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Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma ANNO II | N. 02 2016 MAGAZINE Marco Amoroso Massimo Calzoni Federico Caner Carlo Cappai Mauro Cazzaro Paolo Cesare Andrea Comar Roberto Contessi Paolo Conti Claudio De Albertis Fabrizio Dell’Uomo Gianfranco Dioguardi Alessandro Genovesi Alberto La Rocca Dario Mantovanelli Alfredo Martini Thomas Miorin Vladimir Nanut Lorenzo Orsenigo Marco Panara Mario Panizza Stefano Petrucci Piero Petrucco Fabrizio Rossi Prodi Giovanni Salmistrari Stefano Schiavon M. Alessandra Segantini Graziano Tilatti Sabrina Tonutti Piero Torretta Stefano Usseglio Francesco Venier Alessandro Verona Marco Visconti Paolo Zilli Contributi di: CIVILTÀ DI CANTIERE - ANNO II | N. 2 2016 Poste Italiane spa - spedizione in abbonamento postale - D.L.353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, CNS VI

Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma · ALFREDO MARTINI Direttore di Civiltà di Cantiere ... basata appunto sull’analisi dei fenomeni complessi attraverso l’osser-

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Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma

ANNO II | N. 02 2016

MaGaziNe

Marco amoroso Massimo Calzoni Federico Caner Carlo CappaiMauro Cazzaro Paolo CesareAndrea ComarRoberto Contessi Paolo Conti Claudio De albertisFabrizio Dell’Uomo Gianfranco Dioguardi

Alessandro GenovesiAlberto La RoccaDario Mantovanelli Alfredo MartiniThomas MiorinVladimir NanutLorenzo Orsenigo Marco PanaraMario PanizzaStefano Petrucci Piero PetruccoFabrizio Rossi Prodi

Giovanni Salmistrari Stefano Schiavon M. Alessandra SegantiniGraziano TilattiSabrina Tonutti Piero TorrettaStefano UsseglioFrancesco Venier Alessandro VeronaMarco Visconti Paolo zilli

Contributi di:

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I

Da un paio d’anni Civiltà di Cantiere ha messo al centro della propria rifles-

sione il cambiamento profondo che caratterizza il mercato italiano delle co-

struzioni. Una riflessione che non poteva non trovare un momento di con-

fronto con l’intera filiera. Da qui la scelta di promuovere e organizzare il 23

e 24 settembre a Udine una conferenza nazionale, con presenze di valore

internazionale, i cui atti vengono anticipati in questo numero della rivista.

Tema centrale dell’evento e del numero è l’innovazione come chiave di let-

tura della trasformazione in corso e di interpretazione degli scenari futuri.

La conferenza ha l’obiettivo di presentare punti di vista molto diversi, coin-

volgendo anche manager e analisti apparentemente “lontani” dal settore,

così da proporre una lettura del mercato delle costruzioni dove i contesti

assumono un valore determinante e i processi di innovazione legati alla di-

gitalizzazione, a una percezione diversa delle cose o alle profonde modifi-

che sociali esigono un cambiamento di mentalità da parte degli attori delle

costruzioni.

In tre sessioni e per un giorno e mezzo, in occasione del quarantennale del

terremoto che ha colpito il Friuli nel 1976, favoriremo un confronto partendo

dai principali fenomeni che stanno profondamente mutando le stesse re-

lazioni tra le persone e condizionando i modelli di business del futuro, così

come il rapporto tra produzione, consumo e lavoro. Per poi spostare l’atten-

zione sul mercato delle costruzioni approfondendo, anche con l’aiuto dei

ricercatori dell’università di Berkeley e dello studio Zaha Hadid Architects di

Londra, le nuove frontiere della domanda abitativa, il ruolo della digitaliz-

zazione, le potenzialità offerte da modelli e soluzioni a forte industrializza-

zione. Nella consapevolezza che rispetto al passato il mercato ha mutato e

allargato i propri confini e che la sfida della competizione si vince in misura

sempre maggiore mettendo in campo nuove e più forti competenze. Le best

practice che verranno illustrate nell’ultima sessione caleranno l’analisi nella

concretezza delle cose fatte, evidenziando l’affermarsi di “una nuova cul-

tura del costruire”.

Oltre alla sintesi di alcune relazioni, il numero riporta opinioni, interviste

e contributi sul tema del rapporto tra innovazione e trasformazione arric-

chendolo di prospettive senza tralasciare alcuni temi di forte attualità.

Una riflessione sul rapporto tra innovazione e trasformazione

ALFREDO MARTINI

Direttore

di Civiltà di Cantiere

EDITORIALE

Sommario

EDITORE E PROPRIETÀ

EDITORIALE

Strategie &

Comunicazione Srl

Via P. Carnabuci, 27

00139 Roma

DIRETTORE

RESPONSABILE

ED EDITORIALE

Alfredo Martini

CAPOREDATTORE

Maria Cristina Venanzi

REDAZIONE

Martino Almisisi

Mimosa Martini

Viola Moretti

PROGETTO GRAFICO

E IMPAGINAZIONE

Aurora Milazzo

In copertina

e in questa pagina

L’Heydar Aliyev Center

di Zaha Hadid Architects

a Baku, capitale

dell’Azerbaijan

(foto Hufton+Crow)

EDITORIALE di Alfredo Martini

Una riflessione sul rapporto tra innovazione e trasformazione (p.1)

MANIFESTO

Civiltà di Cantiere: per una nuova cultura del costruire (p.4)

OPINIONI

Affrontare la complessità (p.6) - La rischiosa innovazione del nuovo Codice

degli appalti (p.8) - Normazione, pilastro di crescita e competitività (p.9) -

Le parole chiave per la ripartenza del settore delle costruzioni (p.12)

- Digitalizzazione: serve un percorso di sistema (p.14) - L’ineluttabile

attrazione del mercato estero (p.17)

INTERVISTE

Prodotti e non commesse al centro della strategia imprenditoriale (p.22)

OMAGGIO A ZAHA HADID

Una nuova spazialità, espressione della contemporaneità (p.24)

INNOVAZIONE E TRASFORMAZIONE

Come la quarta rivoluzione industriale cambierà la società (p.29) -

Modelli di business nell’era digitale (p.31) - Verso i Living services (p.34)

INNOVAZIONE E COSTRUZIONI

Il mercato di fronte alla sfida della trasformazione (p.38) – Il futuro sta

nell’industrializzazione (p.41) - Benessere: il nuovo paradigma per l’edi-

lizia (p.44) – Sistemi digitali per sposare qualità e rapidità (p.48)

INNOVAZIONE E FORMAZIONE

Tavola rotonda: Più manager, nuovi tecnici, operai diversi (p.52) -

Il Rapporto Formedil 2016 (p.57)

40 ANNI DAL TERREMOTO

Dare una prospettiva all’industria edilizia (p.62) - Comprendere il

mercato con la forza della collaborazione (p.63) - Il contributo

di artigianato e piccole imprese al cambiamento (p.65) - Recupero

della memoria e identità dei luoghi. L’esempio del Friuli (p.66)

- Udine 2024, ricostruire il futuro (p.70)

INNOVAZIONE E SPERIMENTAZIONE

Edificio 2226, manifesto dell’abitare massivo (p.75) - Una torre

sostenibile a Lodi (p.78) - Cenni di cambiamento a Milano (p.81)

- Una casa per anziani a cinque stelle (p.84) - Edu-Care: ci prendiamo

cura delle scuole (p.87)

INNOVAZIONE E TERRITORIO

Nel Veneto in ripresa costruzioni ancora indietro (p.90) - Dai fondi

europei opportunità per ricerca, manutenzione e riqualificazione (p.93)

- Rinnovare il sistema di rappresentanza, un’esigenza imprescindibile

(p.95) - Le incongruenze del nuovo Piano paesaggistico del Lazio (p.96)

- Premiare sostenibilità edilizia e innovazione progettuale (p.98) - Il

contributo dei giovani imprenditori nel mercato che cambia (p.100)

4 5 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016

Manifesto CIVILTà DI CANTIERE: PER UNA NUOVA CULTURA DEL COSTRUIRE

La consapevolezza del cambiamento è il fulcro intorno al quale imprendito-

ri e imprese di costruzione devono ritrovare una nuova identità e un nuovo

posizionamento. L’analisi del mercato, così come si è venuto a configurare

in questi ultimi anni, deve essere il terreno di studio e deve orientare le

imprese verso scelte rigeneratrici per cogliere le opportunità del futuro. In

questo nuovo scenario dove i paradigmi di riferimento culturale sono com-

pletamente diversi rispetto a quelli che hanno guidato il mercato edilizio e

le relazioni tra domanda e offerta da oltre cinquant’anni, le imprese devono

modificare in gran parte la loro natura. Devono scegliere dove posizionar-

si, comprendere che il sistema di relazioni con la domanda deve necessa-

riamente essere diverso e che i parametri di valutazione saranno sempre

più orientati verso le prestazioni e i servizi a valore aggiunto. Grazie alla

rivoluzione tecnologica e ai nuovi media il cliente è più consapevole e ha

nuovi strumenti per valutare e scegliere. Al centro del mercato non vi è più

la domanda di un’abitazione o di un edificio, bensì la richiesta di garanzia di

Saper cogliere le opportunità del cambiamento

livelli di prestazioni adeguati e misurabili sul piano dei consumi energetici,

dei costi di manutenzione, di isolamento, di comfort e di accessibilità alla

fruizione del bene. E ciò vale anche per il non residenziale, dove sicurezza e

comfort si coniugano con le nuove norme sulla salute dei lavoratori e sulle

caratteristiche dell’ambiente di lavoro. Pertanto sono richieste nuove com-

petenze, in una dimensione di impresa (o di rete di imprese) nuova, in cui

specializzazioni e professionalità si coniughino in un modello organizzativo

adeguato, sempre più orientato a una logica industriale. Le soluzioni co-

struttive che si vanno affermando sul mercato sembrano rispondere meglio

alle nuove esigenze rispetto a materiali e soluzioni tradizionali, ma richie-

dono nuove conoscenze e una gestione del processo totalmente diverso

da quello dominante fino a dieci anni fa. Ingegnerizzazione, industrializ-

zazione e digitalizzazione diventano fattori intorno ai quali l’impresa me-

dia deve costruire e consolidare la sua forza competitiva. La micro edilizia

resterà certo un ambito importante del mercato, ma non potrà più pesare

per il 70 per cento o più come nel passato recente. Una nuova stagione si

deve necessariamente aprire, ma perché essa rappresenti una prospettiva

concreta di nuove opportunità vi è bisogno di imprese diverse da quelle del

passato: più consapevoli, più strutturate, più inclusive, più aperte all’inte-

grazione e alla collaborazione verticale e orizzontale, dotate di competenze

(interne o esterne) progettuali, gestionali e finanziarie.

DIECI REgOLE PER ESSERE COmPETITIVI

1. Rinunciare a pensare che sia possibile tornare alle dinamiche di mercato di dieci anni fa.

2. Accettare di misurarsi con il cambiamento, intravedendo in esso nuove opportunità.

3. Adottare l’innovazione e la ricerca come fattori strategici della competizione, valorizzando in quest’otti-

ca le opportunità di investimento.

4. Sfruttare le potenzialità della rivoluzione digitale applicando le nuove soluzioni ai processi organizzativi

interni, al processo produttivo e gestionale dell’edificio, alle attività di marketing.

5. Analizzare le competenze interne all’impresa, individuando le esigenze formative e di acquisizione di

nuove professionalità esterne.

6. Porre al centro del proprio modello aziendale e produttivo il concetto di sostenibilità economica e am-

bientale.

7. Ripensare il proprio modello organizzativo e operativo, mostrando apertura verso l’applicazione di nuovi

modelli di business.

8. Individuare gli ambiti di mercato più consoni alle caratteristiche dimensionali e di storia dell’impresa alla

luce delle nuove esigenze della domanda, del quadro normativo e delle nuove soluzioni costruttive.

9. Posizionarsi sul mercato in modo inclusivo, aperto e collaborativo, in una logica di rete estesa a tutti i

nuovi attori rilevanti per il mercato.

10. Dotarsi di strumenti di garanzia nei confronti delle committenze e dei clienti finali.

A cura di

A.M. e P.C.

Missione di Civiltà di Cantiere è sostenere un processo di consapevolezza e crescita culturale che abbia come protagoniste le piccole e medie imprese, senza le quali non può esservi una reale crescita qualitativa e di competenze. Per realizzare questo obiettivo Civiltà di Cantiere si propone come fulcro di una piattaforma di servizi in grado di consentire alle Pmi delle costruzioni di adeguarsi al cambiamento e di riposizionarsi secondo le “Dieci regole per essere competitivi”.

Una piattaforma di servizi finalizzata a:• far crescere la consapevolezza del cambiamento attraverso attività di incontro e di conoscenza, met-

tendo al centro esperienze e racconti di imprenditori in una logica di scambio e di relazione tra i diversi operatori della filiera per mettere a fuoco le diverse potenzialità dell’offerta produttiva;

• mettere a disposizione delle imprese aderenti alla piattaforma la rivista Civiltà di Cantiere e la sua rete relazionale, per promuovere attività progettuali e costruttive;

• valorizzare le potenzialità degli strumenti di comunicazione digitali e tradizionali per incrementare la diffusione della conoscenza e delle informazioni a vantaggio delle imprese aderenti;

• sviluppare percorsi di ricerca e di analisi su ambiti di mercato specifici, partendo da esperienze di suc-cesso per trasformarle in modelli progettuali di riferimento;

• supportare imprese e organizzazioni nel dialogo con le committenze (pubbliche e private) e con gli enti locali;• creare tavoli mirati su opportunità concrete finalizzati alla creazione di reti di impresa per attivare pro-

poste e progetti innovativi, sia dal punto di vista delle soluzioni che dei modelli di business;• progettare e realizzare soluzioni digitali a supporto del processo costruttivo e gestionale degli edifici.

LA PIATTAfORmA DI CIVILTà DI CANTIERE

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 20166 7

Affrontare la complessità

Tutti i diversi protagonisti dei processi produttivi, a cominciare dalle imprese fino agli utenti finali, possono contribuire a introdurre inno-vazione nel sistema edilizia.

Il nuovo millennio è sempre più caratterizzato dal cambiamento, ormai

divenuto rapido, intenso, turbolento e quindi di difficile programmabili-

tà, espressione di una complessità che per essere governata impone, in

particolare in ambito imprenditoriale, risposte innovative immediate e

continue nel tempo. Diviene così nuovamente attuale il pensiero dell’e-

conomista austriaco Joseph Alois Schumpeter (1883-1950) che indicava

l’impresa e l’imprenditore quali principali protagonisti nell’introduzione

di innovazione nel sistema economico. E per meglio affrontare le conse-

guenze della complessità emergente è anche utile riandare alla “teoria

dei sistemi” dello studioso viennese Ludwig von Bertalanffy (1901-1972),

basata appunto sull’analisi dei fenomeni complessi attraverso l’osser-

vazione critica degli elementi che li determinano, in costante e continua

interazione fra loro e pertanto in grado di influenzarsi reciprocamente.

Il settore edilizio non è certo esente da queste tendenze generali seb-

bene la sua produzione sia volta a realizzare prodotti caratterizzati da

tradizioni consolidate difficili da modificare. Eppure, la necessità di in-

novazione si impone sempre più e anche in questo particolare settore

l’applicazione generalizzata del concetto di “sistema” può facilitarne

l’introduzione.

Un sistema, quello edilizio, che va anzi tutto considerato nel suo conte-

sto generale individuando con chiarezza le interazioni spesso non evi-

denti fra tutti i diversi protagonisti dei processi produttivi - promotori

pubblici e privati, progettisti, imprenditori, clienti utilizzatori dei pro-

dotti finali – così da rendere ciascuno di essi propositore di innovazioni

da diffondere poi nelle diverse specifiche attività.

Immaginazione creatrice per i soggetti pubbliciLe amministrazioni pubbliche e private devono pensare i nuovi interven-

ti alla luce di un’innovativa immaginazione creatrice. In questo senso

esempi significativi provengono dalla Francia: il sindaco di Parigi Anne

Hidalgo ha promosso un concorso di idee progettuali che ha per tema

Paris doit se réinventer a chaque instant con l’obiettivo di rinnovare tut-

Opinioni

GIANFRANCO

DIOGUARDI

Professore ordi-

nario di Economia

e organizzazione

aziendale al

Politecnico di

Bari, cavaliere del

lavoro, presidente

della Fondazione

Dioguardi,

svolge attività

imprenditoriale

e consulenziale.

Ha pubblicato

numerosi libri

ed è presente

in diversi consigli

di ammini-

strazione,

direttivi

e scientifici

di imprese, riviste,

istituzioni pub-

bliche e private.

Il progetto del

gruppo guidato

da Jacques Ferrier

Architectures,

vincitore del

concorso per

progetti urbani

innovativi

reinventer-paris per

la riqualificazione

del sito Ternes-

Villiers a Parigi,

uno dei 23 oggetto

della competizione

finalizzata a

valorizzare idee

e talenti.

Per saperne di più:

www.reinventer.

paris/fr

te le componenti urbane della metropoli così da proiettare verso il fu-

turo una sperimentazione edilizia di ampiezza inedita proprio quanto

a innovazione progettuale. Si auspica così di poter promuovere ricerca

per soluzioni inedite tese a reinventare gli attuali canoni del costruire.

Ancora, sempre in Francia, il quotidiano Le Monde ha organizzato (per

il 18 settembre 2016) un dibattito esplorativo fra gli architetti Jacques

Herzog e la nostra Paola Viganò riguardo l’evoluzione della professione

di architetto, un’evoluzione che sappia adeguarla alle esigenze imposte

dall’attuale complessità delle megalopoli reinventando regole e proce-

dure relative ai processi costruttivi e al governo organizzativo della com-

plessità urbana.

Nuove alleanze delle imprese con progettisti e cittadini Oggi l’innovazione interessa in particolare gli architetti progettisti im-

pegnati anche nell’applicazione di tecniche progettuali innovative fra

le quali il Bim, Building Information Modeling, da sviluppare in stret-

ta collaborazione con le imprese esecutrici grazie a una nuova alleanza

da rendere operativa proprio nel corso del processo costruttivo. D’altra

parte le imprese di costruzione, pur operando nel contesto di un’antica

alta artigianalità propositrice di elevata qualità, devono impegnarsi in

una sensibile terziarizzazione del prodotto edilizio e delle sue compo-

nenti sempre più espressione di alte tecnologie. Emerge così anche la

necessità di nuovi processi formativi, rivolti al territorio con l’obiettivo

di “educare” gli utilizzatori finali al migliore uso e alla conservazione dei

prodotti edilizi attivando processi innovativi di manutenzione program-

mata grazie ancora a nuove alleanze operative fra imprese e cittadini

impegnati a garantire nel futuro le performance e la qualità d’uso delle

costruzioni realizzate.

8 9 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016

Innovare non sempre è un fatto positivo se tempi e modi non corrispon-dono al contesto su cui si va ad impattare.

Il valore di un’innovazione risiede nella sua capacità di cambiare in meglio un

processo o una condizione. Diverso è quando, pur avendo in sé potenzialità di

questo tipo, per questioni estranee alla sua funzione finisce per produrre effetti

negativi. È questo per alcuni versi il caso del nuovo Codice degli appalti. In par-

ticolare appare evidente come questa riforma debba collocarsi all’interno di un

piano di politiche industriali che, soprattutto per il settore dell’edilizia, non può

più tardare. E questo per diversi motivi: dalle esigenze del territorio che chiama-

no in causa la sicurezza idrogeologica, la rigenerazione urbana e uno sviluppo

e adeguamento Infrastrutturale, a una ripresa degli investimenti che determi-

nerebbero un indubbio effetto positivo sul Pil. Per non parlare dell’importanza

di valorizzare l’attuale assetto di bilancio, innovato con le riforme riguardanti

il pareggio di bilancio degli enti locali, la tempistica di approvazione dei bilanci

stessi e l’inserimento della clausola di flessibilità ottenuta dalla Commissione

europea. Lo scenario sembrava adeguato a consentire una reale ripresa già nel

2016. Un anno di svolta proprio grazie alle potenzialità offerte dalle maggiori

risorse liberate dalla flessibilità e dal superamento del patto di stabilità interno,

cui si aggiungevano le risorse provenienti dai fondi Ue per le opere di interesse

del settore delle costruzioni. Il Centro studi Ance ha dati puntuali sugli effetti

economici derivanti dalla ripresa degli investimenti anche su piccole opere, a

fronte di una pubblica amministrazione in grado di muovere le leve finanziarie a

disposizione in modo efficiente e rapido, senza blocchi derivanti da situazioni di

difficoltà e timori nell’applicazione delle nuove regole.

Ed ecco che un’innovazione, come è stata da molti chiamata, rappresentata dal

nuovo Codice degli appalti, approvato rapidamente per esigenze europee senza

un’attenta analisi degli effetti sul più generale contesto economico e sociale,

sta producendo un effetto di arresto. Una riforma che incide pesantemente non

solo in termini di mancata ripresa del mercato dei lavori pubblici e delle costru-

zioni, ma anche sul piano più generale delle prospettive di crescita del paese e

sul dare risposte rapide ed efficaci a esigenze da tempo non soddisfatte. Non si

tratta quindi solo o tanto di criticare il provvedimento per carenze o criticità pro-

cedurali, quanto di evidenziare come un complesso normativo così importante

e portatore indubbiamente di processi innovativi per cause legate alla gestione

e a scarsa visione politica oggi si trasformi in un fattore ulteriore di recessione.

La rischiosa innovazione del nuovo Codice degli appalti

GIOVANNI

SALMISTRARI

Dal 2015 presidente

di Ance Veneto,

è amministratore

unico dell’impresa

veneziana

Costruzioni e

Restauri

G. Salmistrari Srl,

attiva sin dal 1905.

Opinioni

STEFANO

PETRUCCI

Dal 2008 è

presidente di

Ance Lazio ed è

amministratore

unico dell’impresa

familiare romana

Sarfo appalti

e costruzioni Srl.

Opinioni

PIERO TORRETTA

Dal 2008 è

presidente di Uni,

l’Ente nazionale

italiano

di unificazione

che fa parte anche

dell’organizzazione

di normazione

europea Cen

e mondiale Iso,

in rappresentanza

dell’Italia.

Imprenditore,

in precedenza è

stato presidente

di Assimpredil-Ance

e ha ricoperto

vari ruoli

in diversi altri enti e

associazioni fra cui

Confindustria, Ance,

Assolombarda,

Cnr.

Normazione, pilastro di crescita e competitività

La consensualità che sta alla base della definizione delle norme tecniche ne fa uno strumento essenziale per garantire che l’innovazione vada a van-taggio di tutti, compreso l’utente consumatore.

A fine giugno al Congresso nazionale degli ingegneri italiani è stata presen-

tata la convenzione tra Uni e Cni che consente a tutti gli ingegneri iscritti

all’Ordine una facile consultazione di tutta la Biblioteca tecnica normativa,

costituita da 22.440 norme. La convenzione soddisfa una legittima esigenza

di informazione che, in un mondo che cambia a una velocità sino a ieri im-

pensabile, rappresenta di per sé un elemento di democrazia e di eguaglian-

za sia per l’impresa (solo il 14 per cento conosce le potenzialità di Industria

4.0), sia per i lavoratori, che per il 45 per cento non possiedono conoscenze

adeguate alle nuove economie. Ma se l’accesso all’informazione è importan-

te, altrettanto importante è la partecipazione all’elaborazione delle norme

tecniche, che sono “volontarie, democratiche, trasparenti e consensuali”.

Come in ogni processo democratico la partecipazione può essere diretta o

delegata. I corpi intermedi, i sistemi di rappresentanza, hanno anche questa

funzione: rilevare i bisogni e rappresentarli ai tavoli della normazione in un

confronto aperto e leale con gli altri portatori di esperienze, conoscenze ed

interessi al fine di definire una posizione condivisa. Senza condivisione una

norma tecnica non può essere approvata e, una volta definita, rappresenta

lo stato dell’arte, lo standard di un prodotto, di un processo, di un servizio.

Innovare partendo dalla regola dell’arteLa partecipazione all’elaborazione delle norme riguarda sia le materie com-

plesse che disegnano i nuovi scenari della competitività, sia le materie più

semplici, che definiscono lo stato dell’arte di modi di fare e produrre consoli-

dati e che spesso sono espressione dei nostri valori, della nostra cultura, del

nostro “made in”. La competitività infatti è fare bene le cose tradizionali, per

essere pronti a fare nel modo migliore le cose innovative.

Un auspicio soprattutto per i settori con forte impatto sulla competitività

del paese e sugli interessi delle persone, come quello delle costruzioni e dei

lavori pubblici, ancora oggi governato più da regole amministrative che da

regole tecniche. Utilizzare in modo conforme il calcestruzzo, posare bene un

pavimento, un pannello isolante, un serramento, un impianto idrosanitario

è fondamentale per la buona riuscita del prodotto finale e per la soddisfa-

10 11 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016

zione e la sicurezza d’uso del consumatore utente. Un modo per evitare gli

scivoloni della spesa fuori controllo, ma anche un aspetto imprescindibile se

si vuole che le innovazioni di prodotto non si disperdano nell’installazione e

messa in opera affidata, senza regole, a soggetti non qualificati.

Per fare grandi passi in avanti nell’innovazione, per essere protagonisti di

Industria 4.0, bisogna partire dalle piccole cose di tutti i giorni, soprattutto

da quelle che si danno per scontate e conosciute per definizione. Molti pro-

dotti, molti servizi, se realizzati in modo non conforme non possono essere

richiamati per essere sostituiti e molte imprese non sono in grado di pagare

indennizzi. Per questo la regola dell’arte è un concetto “preventivo” e non

può avere solo applicazione sanzionatoria o repressiva dopo una lite giudi-

ziaria dispendiosa.

Il collegamento con l’innovazione è automatico. Posso innovare solo ciò che

faccio, ciò che faccio bene in quanto ho consolidato conoscenze, competen-

ze, abilità, ho riconosciuto e condiviso modi di fare. L’innovazione non può

essere una fuga in avanti. Un modo per tentare di risolvere ciò che non va,

superando i limiti dei comportamenti o del sapere dell’uomo e del sapere

o poter fare delle organizzazioni. Innovazione non può essere solo la rimo-

dulazione di un sistema che affida all’efficienza della digitalizzazione, della

robotica, della stampante 3D, quanto oggi l’uomo non fa bene o non fa in

modo sufficientemente “economico”.

L’innovazione, l’automazione, la digitalizzazione non possono essere un av-

versario. Devono essere uno strumento per la crescita della consapevolezza

delle persone e del loro benessere diffuso. Per questo servono conoscenze,

competenze e abilità adeguate, l’unico modo per combattere e contrastare le

diseguaglianze, che sono prima di tutto di cultura e poi d’interesse.

Il binomio strategico normazione-innovazioneL’innovazione, la digitalizzazione, l’economia circolare sono elementi cardi-

ne della rivoluzione industriale 4.0 e dei suoi obiettivi per l’ottimizzazione

dei processi, la riduzione dei tempi di produzione e di assistenza, la valo-

rizzazione delle professioni e dei mestieri, la riduzione degli scarti, l’indivi-

duazione delle esigenze dei consumatori utenti. Anche nella produzione si

è aperta la nuova era della conoscenza in nome dell’interoperatività e della

sostenibilità.

In questo la normazione giocherà un ruolo centrale, sia nella definizione degli

standard tecnologici, sia nella competizione del mercato globale, sia nell’ac-

cesso all’informazione a tutti i livelli della filiera della produzione, comprese

le piccole imprese e i professionisti. Per questo molti governi fondano la loro

strategia di competitività sul binomio innovazione-normazione. Così è per

molti partner e competitor europei come la Germania per la manifattura, la

Gran Bretagna per le costruzioni e i servizi, la Francia, il cui ministro per l’In-

dustria e la digitalizzazione ha invitato la normazione francese a un patto

con la normazione tedesca.

“Le norme sono elemento chiave per l’innovazione e il progresso del Mercato

unico europeo”, dicono tutti i documenti del parlamento europeo. “Sono es-

senziali per sostenere la competitività e la crescita, consentono di mantene-

re la leadership nel mercato globale e possono contribuire al benessere della

società in termini di salute, sicurezza e ambiente”.

Per questo, per dare un senso alle parole, per garantire che tutte le realtà

economiche siano rappresentate e tutto non si riduca a una occasione per

pochi, è imprescindibile che si strutturi un “ecosistema italiano dell’innova-

zione”. Occorre però superare l’Italia dei mille campanili, degli interessi par-

ticolari e delle contrapposizioni e affermare una logica sistemica che porti a

una piattaforma programmatica condivisa da tutti gli attori, attraverso cui

coordinare e definire una sinergia tra il mondo delle imprese, delle profes-

sioni, delle università e della ricerca per una “via italiana alla innovazione”.

Gioco di squadra per garantire interessi e opportunità Una sinergia che potrebbe trovare nella normazione - per la sua funzione di

strumento per l’innovazione, sostegno per la competitività e la crescita – e

in Uni per quanto riguarda il nostro paese il luogo ideale dove le esigenze dei

vari stakeholder possono essere messe a fattor comune in un ottica win-win.

Per questo più che idee, progetti, roadmap proposti dai singoli attori serve

un gioco di squadra dei sistemi di rappresentanza del mondo della produ-

zione e delle professioni, per convergere verso una “posizione paese”. Per

questo servono forti, stabili e coordinate alleanze. Il tutto però si colloca in

un contesto in cui politiche e azioni devono essere coerenti. Per questa ra-

gione nel Mercato unico europeo vige il principio del “nuovo approccio” che

è la quintessenza della sussidiarietà (il diritto mite, la regola che nasce dal

basso) e dell’armonizzazione, per cui al fine di garantire la libera circolazione

nel mercato non può esistere una pluralità di norme che disciplina una stessa

materia, ma deve esistere una sola norma comunitaria.

Facile a dirsi, difficile a farsi in un sistema in cui sempre più sembrano pre-

valere gli interessi delle frontiere nazionali. La libera circolazione è però non

solo un’opportunità, ma una necessità inderogabile per lo sviluppo armoni-

co, coordinato, pacifico dei territori e delle genti. Uno strumento per la pace.

Se non si vuole che l’innovazione, l’automazione, la digitalizzazione siano

un’opportunità per pochi è indispensabile che la normazione sia presidiata

affinché siano assicurati le idee, gli interessi e le opportunità di tutti. Serve

però coordinamento e collaborazione: il triangolo della qualità si basa su due

pilastri istituzionali no profit, Uni e Accredia, e su un pilastro privato, gli enti

di certificazione, che operano sul mercato. L’equilibrio del triangolo dipende

da comportamenti coerenti e funzionali dei tre pilastri.

Opinioni

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201612

Le parole chiave per la ripartenza del settore delle costruzioni

Sostenibilità delle opere secondo protocolli affidabili e gestione di tutto il processo di realizzazione con strumenti innovativi sono condizioni ne-cessarie per una ripresa basata su qualità e trasparenza.

Il mercato delle costruzioni è in forte crisi e, da molte parti, ci si lamenta che que-

sto governo non abbia rivolto sufficiente attenzione a un settore che ha un’inci-

denza non secondaria sul Pil nazionale, mettendo in campo scarse risorse finan-

ziarie. Sicuramente questa è una scelta politica. Ma dobbiamo anche chiederci

il perché. La risposta è che c’è la convinzione che si tratti di un settore corrotto,

polverizzato in tante piccole imprese non strutturate, dove prevale la rinuncia

se non l’avversione per la trasparenza e la legalità. È qui che va individuata la

ragione della mancanza di una vera politica industriale per le costruzioni. Gover-

no e Parlamento puntano sui controlli potenziando l’Anac e su un cambiamento

rilevante delle regole con il nuovo Codice degli appalti pubblici. Con l’obiettivo di

moralizzare e cambiare il settore attraverso una riforma sostanziale dei compor-

tamenti dei diversi attori che operano sul mercato. Quel che serve è la volontà

del sistema imprenditoriale di fare una scelta chiara e decisa per far “crescere” il

settore, nel segno della trasparenza e della qualità.

Ecco che allora la qualità del costruire diventa un elemento fondamentale e im-

prescindibile per far ripartire il settore, come prevede del resto il nuovo Codice de-

gli appalti. Qualità non solo degli operatori, ma anche delle stazioni appaltanti.

Ma soprattutto qualità dei progetti e delle opere realizzate. Ma come misurarla?

Con quali strumenti? Si parla ormai solo di offerta economicamente più vantag-

giosa. Come facciamo realmente a oggettivare la vantaggiosità di una soluzione

rispetto a un’altra? Ci vogliono strumenti oggettivi e sistemi di rating, come i

protocolli americani Leed ed Envision, sistemi affidabili che hanno un ampio ri-

conoscimento internazionale, così da assicurare qualità e trasparenza.

Sostenibilità e Bim, due aspetti che si integranoDel resto il diverso valore e la convenienza di una soluzione rispetto a un’al-

tra non possono essere misurati solo sulla base del costo di pura realizzazione

dell’opera, come è stato fatto finora, ma bisogna considerare tutto il ciclo di vita

dell’opera stessa e i costi ad esso associati. È ormai assodato che la mancanza

di sostenibilità rappresenta un onere economico, soprattutto se si considera

tutto il periodo di vita utile. Parametri e criteri che sono alla base dei protocolli

Leed ed Envision. In sintesi la sostenibilità, parte integrante di un protocollo che

Opinioni

LORENZO

ORSENIGO

Direttore

generale di ICMQ

Spa, organismo

di certificazione

operante nel

settore delle

costruzioni. Dal

2011 è inoltre

presidente

di Conforma,

associazione

degli organismi

di certificazione

ispezione prove

taratura.

ne permetta una verifica di terza parte per l’ottenimento della certificazione,

unitamente alla “opportuna” gestione con un sistema Bim (Building Informa-

tion Modeling) che documenti tutto lo sviluppo del progetto, è un elemento

che favorisce la trasparenza e che può dare un contributo determinante al pro-

cesso di rinnovamento del mercato italiano delle costruzioni. Inoltre l’adozione

del Bim, sempre più utilizzato e consigliato sia a livello europeo, sia dal nuovo

Codice degli appalti per la gestione degli appalti pubblici, cambia radicalmen-

te le modalità di gestire il processo di progettazione e di realizzazione delle

opere. È un cambiamento culturale che porta un’innovazione significativa nel

settore e ha notevoli implicazioni sulla “qualità”, intesa nel suo senso più am-

pio. Sono percorsi che il settore manifatturiero ha già svolto da molti anni. È

fondamentale che le aziende evolvano i propri processi aziendali verso una di-

gitalizzazione spinta delle attività che sovraintendono alla progettazione, alla

realizzazione e alla manutenzione delle opere. Le parole chiave per il futuro del

settore costruzioni sono poche ma chiare: sostenibilità e Bim sono quindi tra

queste. E i due aspetti si integrano alla perfezione: non è pensabile sviluppare

il progetto di un’infrastruttura sostenibile, per esempio secondo quanto richie-

sto da Envision, senza una metodologia che sfrutti appieno i sistemi di model-

lazione elettronica. Tutto ciò comporta necessariamente un rinnovamento che

è la condizione essenziale per la ripartenza di tutto il settore.

14 15 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016

Digitalizzazione: serve un percorso di sistema

Opinioni

Introdurre il Bim nel settore delle costruzioni non è solo e tanto una que-stione di software, quanto di processi e di interazione fra i diversi soggetti. E l’ente pubblico può svolgere un ruolo importante.

L’introduzione del Bim (Building Information Modeling) anche nel nostro pae-

se è divenuto di particolare attualità in seguito alla sua introduzione nel nuovo

Codice degli appalti. Il Bim infatti nei paesi del Nord Europa già da alcuni anni è

molto diffuso e in alcuni casi il suo utilizzo è obbligatorio. Sui mercati esteri si

tratta di un modello ormai sempre più considerato come imprescindibile: o si

utilizza il Bim oppure non è possibile partecipare ad alcuna gara. Possiamo af-

fermare che tutti i grandi progetti degli ultimi anni a livello internazionale, sia

infrastrutturali, sia relativi all’edilizia civile o industriale, sono stati realizzati

con modalità Bim. Il nuovo codice ne prevede l’adozione secondo modalità e

tempistiche che saranno oggetto di linee guida Anac di prossima emanazione.

Un progetto comune nel segno dell’innovazioneAlla luce di queste premesse appare indispensabile per il sistema di rappre-

sentanza dei diversi operatori della filiera, così come delle stazioni appaltanti

anche in vista dell’introduzione delle centrali di committenza, avviare un per-

corso comune che faccia crescere una cultura della progettazione e del costruire

nel segno dell’integrazione e di un’innovativa gestione dei dati. La regione ed

enti di ricerca appositamente creati possono svolgere un ruolo importante per

aiutare il sistema imprenditoriale e la pubblica amministrazione a utilizzare al

meglio le potenzialità dell’innovazione. Ciò appare tanto più necessario in re-

gioni come il Friuli Venezia Giulia dove il settore dell’edilizia e delle costruzioni

è particolarmente rilevante, in considerazione anche del fatto che l’affermarsi

del Bim a livello internazionale e nazionale può consentire di ridurre il divario

competitivo. Si tratta allora di mettere a punto un progetto volto a favorire una

crescita degli attori locali attraverso un’adeguata formazione in grado di met-

terli in condizione di cogliere le potenzialità del Bim attrezzandosi per utiliz-

zarlo al meglio. Quel che va perseguito non è ovviamente un semplice piano

formativo per l’introduzione di un nuovo strumento software, bensì un percorso

basato sulla consapevolezza che questi modelli digitali sono intrinsecamente

legati all’intero processo di realizzazione di un’opera pubblica o privata: studio

di fattibilità, progettazione architettonica, strutturale e impiantistica, compu-

tazione, programmazione delle risorse e piano delle attività, quantificazione

PIERO PETRUCCO

Amministratore

delegato di Icop

Spa, azienda di

Basiliano (Udine)

specializzata

in microtunnel

e fondazioni

che compete

con successo

sul mercato

internazionale

delle infrastrutture.

economica, esecuzione, adattamento delle varianti, redazione degli as-built,

gestione dell’opera nel suo ciclo di vita (manutenzione). Un percorso che deve

vedere la partecipazione congiunta, sin dalle prime fasi, di tutti gli attori: impre-

se, associazioni di categoria, professionisti, enti di formazione e di ricerca; così

che ciascuno possa fornire i propri specifici apporti alle diverse fasi dell’ideazio-

ne, della progettazione, della realizzazione e della gestione di un’opera.

Non solo formazione, ma sperimentazioneAccanto alla parte formativa sui sistemi informatici più comunemente utiliz-

zati va prevista dunque un’analisi delle procedure e delle interfacce coinvolte

nelle diverse fasi del processo, implementando sistemi e modalità di lavoro in

grado di incidere in profondità sulla realizzazione di un progetto. Molto impor-

tante sarebbe anche poter sperimentare l’applicazione dei modelli Bim su un

paio di opere (possibilmente una di nuova costruzione e una di intervento sul

costruito), da considerare quali prototipi. così come enti di ricerca appositamen-

te creati. È qui che la regione potrebbe svolgere un ruolo propulsore sostenendo

l’avvio della fase sperimentale con una partecipazione attiva e paritaria dei sog-

getti pubblici e privati interessati. Così come andrebbe individuato un soggetto

di coordinamento che nel caso del Friuli potrebbe essere Friuli Innovazione, con-

siderata l’esperienza di questi enti nella gestione di progetti complessi anche su

scala europea. Un’attività come quella prospettata, dove la formazione venga

inserita in un percorso più ampio di vera e propria sperimentazione, secondo

approcci innovativi e in una logica di sistema, consentirebbe anche la redazione

di linee guida ad uso delle centrali di committenza che in futuro intenderan-

no utilizzare la metodologia Bim. Vi è infine un’altra questione che riguarda i

dati, ovvero l’interoperabilità delle piattaforme “a mezzo di formati aperti non

proprietari, al fine di non limitare la concorrenza tra i fornitori di tecnologie e il

coinvolgimento di specifiche progettualità tra i progettisti” (art. 23 dlgs 50).

Si tratta di un aspetto non certo marginale, ma invece di centrale rilevanza,

soprattutto per un ente pubblico come la regione, chiamata a confrontarsi con

lo stato attuale delle sperimentazioni che non hanno ancora raggiunto la ne-

cessaria maturazione.

17

L’ineluttabile attrazione del mercatoestero

Proporsi sul mercato internazionale è un terreno difficile ma oggi forse necessario anche per imprese di piccole dimensioni e richiede nuovi approcci e nuove competenze.

Oggi per una piccola impresa che opera in un contesto locale è sempre più diffici-

le sopravvivere. Anche per chi da sempre ha un atteggiamento positivo e presta

grande attenzione all’innovazione e alle nuove esigenze della domanda lo scena-

rio resta cupo. Molti sono i fattori che incidono negativamente, ma al primo posto

dobbiamo mettere la questione del finanziamento. Per un’attività di promozione

immobiliare come quella che caratterizza la nostra impresa, così come tante altre

che in questi anni hanno rinnovato approccio, soluzioni costruttive e relazioni con

la clientela, è essenziale poter contare su partner finanziari di fiducia, che credono

in noi. Ebbene, oggi trovarli è molto difficile e forse impossibile. E senza benzina

la macchina non può partire. Il fatto più grave è che il mercato sarebbe favorevole,

in quanto i costi delle aree si sono molto abbassati e con un interlocutore finan-

ziario affidabile sarebbe possibile attivare operazioni dove il nostro know how,

accumulato in anni di investimento sulla conoscenza e su una sperimentazione

avanzata, consentirebbe di offrire prodotti di qualità a prezzi compatibili, rispon-

dendo a una richiesta concreta. Così oggi molte aziende che hanno investito per

riposizionarsi in modo innovativo rispetto alle nuove esigenze della domanda e in

linea con criteri di sostenibilità ambientale e di benessere abitativo non possono

dare il loro contributo e mettere a valore questi investimenti. Ecco che allora an-

che noi abbiamo iniziato a guardare al mercato estero, il che richiede attenzione

estrema, una cultura più aperta, una conoscenza adeguata della lingua inglese.

Condizioni essenziali ma non sufficienti, in quanto è necessario dotarsi anche di

un sistema di servizi che all’estero sono essenziali e che rispetto al nostro merca-

to richiedono competenze più evolute. Ed è qui che entra in gioco il cambio gene-

razionale. Molti di noi stanno mettendo in campo con nuove prospettive la risorsa

rappresentata dai propri figli. Da qui partiamo per una nuova avventura, offrendo

i nostri prodotti sui mercati esteri sotto due profili differenti. Il primo è legato

all’offerta tradizionale, dove a fare la differenza sono la qualità dell’appartamen-

to e la collocazione all’interno di un’area turistica ad elevata attrattività che ha al

centro Venezia. Il secondo profilo è invece quello di diventare partner di investi-

menti all’estero mettendo a valore la nostra qualità progettuale e realizzativa con

un’offerta di forte innovazione. È quell’allargamento dei confini che sta alla base

della lettura di Civiltà di Cantiere e che rappresenta un terreno nuovo e probabil-

mente imprescindibile anche per una piccola impresa tradizionale.

Opinioni

MAURO

CAZZARO

Guida la Cazzaro

Costruzioni,

azienda veneta

a conduzione

familiare che da

sempre pone

un’attenzione

costante

alla qualità,

all’evoluzione

dei sistemi

costruttivi e, negli

ultimi anni, agli

aspetti energetici

e ambientali.

L’impresa è

partner di Civiltà

di Cantiere.

Saletto di Piave (TV) Via Molinetto, 71 - Tel. 0422 686118 - Fax 0422 988154 - Cell. 348 3550200/2/3www.mosolecorradosrl.com - [email protected] - INDIRIZZO PEC: [email protected]

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Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma

Teatro Giovanni da Udine

Giornate nazionali della formazione edile 2016In collaborazione con:

Registrazioni www.constructionconference.it

Governare l’innovazione nel mercato che si trasformaPer riflettere sul ruolo dell’innovazione in un settore tradizionalmente resistente al cambiamento che oggi appare obbligato ad operare una trasformazione sistemica. Una mutazione che si innesta su un tessuto imprenditoriale e di competenze che va rivalutato in una logica industriale, verso un riposizionamento strategico del settore che passa attraverso una rinnovata consapevolezza di cambiamento interno ed esterno e delle nuove esigenze della domanda.

PROGRAMMA

VeneRdì 23 setteMbRe

Ore 10.30

Saluti istituzionaliFurio Honsell (Sindaco di Udine)

Roberto Contessi (Presidente ANCE Udine)

Un manifesto per il futuroCiviltà di Cantiere

Ore 11.00

INNOVAZIONE & TRASFORMAZIONE

Competere nella complessitàAlberto Felice De Toni (Rettore Università degli studi di Udine)

Innovazione, Tecnologia e LavoroMarco Panara (Coordinatore Affari e Finanza de La Repubblica)

Innovation Management & Business TransformationFrancesco Venier (Associate Dean for Executive Education at

MIB Trieste School of Management)

La velocità del cambiamento: l’evoluzione dei paradigmiPaolo Conti (Managing Director Accenture Digital)

Ore 13.00

Lunch Break

MAIN PARTNER

PARTNER ISTITUZIONALI

Da un’idea di Alfredo Martini, Paolo Cesare e Piero Petrucco

TECHNICAL PARTNER

Sabato 24 Settembreore 9.30Saluti IstituzionaliMariagrazia Santoro (Assessore alle Infrastrutture e al Territorio

della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia)

Interventi introduttiviGraziano Tilatti (Presidente Confartigianato FVG)

Carlo Nicolini (Presidente ISTECO)

Francesco De Bettin (Presidente e Amministratore Delegato DBA Group)

ore 10.00INNOVAZIONE & SPERIMENTAZIONE (

Edificio 2226 - Dario Mantovanelli (Marketing Manager Wienerberger Italia)

La torre sostenibile - Marco Visconti (Architetto Studio MARCO VISCONTI

Architects)

Industrializzazione dei processi costruttivi in c.a. - Andrea Floreani (Responsabile commerciale Gruppo Pittini)

Nuovi modi di abitare - Fabrizio Rossi Prodi (Architetto Studio ROSSIPRODI

ASSOCIATI)

RELAXXI, la residenza per anziani a 5 stelle - Mauro Cazzaro (Architetto

Cazzaro Costruzioni)

Educare allo spazio, uno spazio per educare - M. Alessandra Segantini

(Architetto Studio C+S Associati)

Edifici senza pensieri - Antonio Bosio (Product and Solutions Director

SAMSUNG ELECTRONICS)

ore 12.30In ricordo di Zaha Hadid. Metodi e sperimentazione nella ricerca di un’este-tica contemporanea - Marco Amoroso (Lead Architect at ZAhA hADID Architects)

ore 13.00Chiusura dei lavori On. Paolo Coppola (Consigliere Politico per l’Agenda Digitale del Ministro

per la Semplificazione e Pubblica Amministrazione)

Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma

PARTNER CIVILTÀ DI CANTIERE

ORDINI PROFESSIONALI

PARTNER

COLLEGIO DEI PERITI INDUSTRIALI E DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI DELLA PROVINCIA DI UDINE

Architetti (6 CFP il 23 settembre e 3 CFP il 24 settembre)Geometri (3 CFP il 23 settembre e 2 CFP il 24 settembre)Periti Industriali (3 CFP il 23 settembre e 2 CFP il 24 settembre)

RILASCIO CREDITI

Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma

Ore 14.00SalutoAndrea Comar (Presidente Ance FVG)

Interventi introduttiviClaudio De Albertis (Presidente ANCE)Arnaldo Redaelli (Presidente ANAEPA-Confartigianato Edilizia)

INNOVAZIONE & COSTRUZIONI

Il mercato Italiano delle Costruzioni: nuovi confini e nuove competenzeAlfredo Martini e Paolo Cesare (Civiltà di Cantiere)

Benessere: il nuovo paradigma per l’edilizia Stefano Schiavon (Assistant Professor at UC Berkeley)

Riqualificazione e industrializzazioneThomas Miorin (Presidente RE-Lab)

La sfida della digitalizzazione nell’ediliziaPaolo Zilli (Senior Associate ZAHA HADID Architects)

Ore 16.00

Le nuove frontiere della formazione:più manager, nuovi tecnici, operai diversiMassimo Calzoni (Presidente FoRmEDIL)Alessandro Genovesi (Segretario Generale FILLEA-CGIL)Vladimir Nanut (Dean of mIB Trieste School of management)Anna Osello (Solutions Associate Professor Politecnico di Torino)Mario Panizza (Rettore Università degli studi RomA TRE)

Ore 17.00

40 anni dal terremoto. 1976-2016: verso Udine 2024Alessandro Verona (Architetto)

Ore 17.30Intervento istituzionaleDebora Serracchiani (Presidente Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia)

PARTNER TERRIToRIALI

22 23 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016

Prodotti e non commesse al centro della strategia imprenditoriale

Secondo Claudio DE ALBErTIS è quando l’impresa si pone come interlo-cutore qualificato di potenziali investitori immobiliari, e non come esecu-trice di lavori per conto di terzi, che si produce reale innovazione in quanto fattore essenziale di competitività.

Claudio De Albertis non è solo il presidente di Ance e della Triennale di Milano,

è anche un imprenditore che negli ultimi anni, insieme ai suoi due figli, ha ac-

cettato la sfida del cambiamento, avviando un percorso vincente di riposizio-

namento sul mercato. Un percorso dove il concetto di innovazione assume un

significato e un valore trasversale che riguardano innanzitutto l’approccio im-

prenditoriale. “Oggi un’impresa che intenda vincere la sfida della crisi e restare

sul mercato con prospettive concrete di successo deve anzitutto decidere dove

collocarsi. In questo profondo processo di scombussolamento e di ridefinizio-

ne del mercato delle costruzioni, per un’impresa come la Borio Mangiarotti è

stato determinante scegliere cosa volevamo essere e diventare. Un’impresa

che voglia proseguire un percorso di valore come promotore e come costrutto-

re non può che imboccare la strada che porta a un rafforzamento strutturale,

con forti investimenti per dotarsi di elevate e nuove competenze sul piano

dell’analisi di mercato, di strumenti innovativi di gestione e inglobando fun-

zioni strategiche connesse alla progettazione. Il che vuol dire amplificare i

confini tradizionali del modo di essere e di fare impresa. In un mercato dove

circola sempre meno denaro, con un sistema finanziario che considera spes-

so l’investimento immobiliare come una soluzione ad alto rischio, la nostra

strategia è stata quella di diventare un interlocutore a elevata competenza e

capacità tecnica e analitica per potenziali investitori interessati a operazioni

immobiliari innovative e garantite. Questo sia in Italia che all’estero. Di fatto

ha significato innestare su un’attività di qualità ampiamente riconosciuta una

storia nuova, intercettando esigenze emerse dal cambiamento”.

In quale misura le innovazioni intese come soluzioni tecnologiche, ma anche come ingegnerizzazione dei processi e digitalizzazione, costituiscono un fatto-re rilevante di competitività?Alla base di tutto resta la capacità dell’imprenditore di decidere in quale mercato

stare. Volendo sintetizzare al massimo ciò vuol dire scegliere se porre al centro

della strategia il prodotto o la commessa. È qui che l’innovazione fa la differen-

za, ovvero che diventa un fattore centrale sul piano della competitività piuttosto

Interviste

A cura di

ALFREDO MARTINI

CLAUDIO DE

ALBERTIS

Imprenditore

milanese, è

amministratore

delegato della

Borio Mangiarotti

Spa, impresa

familiare milanese

fondata nel

1920. È inoltre

presidente di Ance,

l’Associazione

nazionale

costruttori edili

e della Triennale

di Milano.

che uno strumento indotto cui adeguarsi sulla base della richiesta di un sogget-

to terzo. Nel nostro caso l’innovazione è decisamente un elemento strutturale

che caratterizza il nostro stare sul mercato. Ingegnerizzazione di processo, forte

strutturazione organizzativa, innesto progressivo di competenze finanziarie ol-

tre che tecniche sono tutti fattori essenziali con cui fare i conti e con i quali mi-

surarci quotidianamente. Perché questi sono gli elementi che ci differenziano e

fanno sì che le nostre proposte siano credibili. Garantire quel che si offre è oggi la

chiave per avere successo. Un successo che si misura sulla qualità del prodotto

immobiliare che noi proponiamo e cui si lega tutta la catena del valore, dall’advi-

soring alla progettazione, alla costruzione, fino alla manutenzione e alle relative

garanzie. Totalmente diverso è un approccio che ha come riferimento la com-

messa invece del prodotto. In questo caso l’evoluzione e l’attenzione all’inno-

vazione dipendono dalla capacità esterna di un committente: l’impresa ha una

funzione meramente operativa e di conseguenza i suoi margini di crescita e di

evoluzione risultano limitati. E si tratta della stragrande maggioranza delle im-

prese italiane. È chiaro che il nostro modello di business è molto diverso da

quello di chi si misura su scelte e caratteristiche definite da altri, in un contesto

come quello italiano dove i livelli di competenza tecnica e progettuale risultano

mediamente bassi. Un processo reale e ampio di crescita non può che partire

dal pubblico e da una capacità di pianificare percorsi e processi strettamente

collegati a una logica di politica industriale del settore. Una scelta forte e con-

sapevole che tuttavia non sembra trovare alcun riscontro oggi nel nostro paese,

come dimostra anche la vicenda del nuovo Codice degli appalti.

Oggi si parla tanto di digitalizzazione e di Bim, che la sua impresa ha già utliz-zato. Come valuta il dibattito in corso e quali prospettive vede sul piano della concreta applicazione di questo modello nel mercato italiano delle costruzioni?Non sono ottimista. Si tratta di modelli complessi che richiedono investi-

menti, competenze e soprattutto adeguati tempi di sperimentazione e di

applicazione. Dalla nostra esperienza emerge con forza come sia essenzia-

le una logica di filiera, ovvero una collaborazione consolidata tra i diversi

soggetti chiamati a lavorare sul modello: fornitori, applicatori, consulenti. Il

successo di un buon utilizzo del Bim dipende moltissimo da questo aspetto.

Ho l’impressione che intorno al Bim si stia attivando, come è già successo

in passato con altre improvvise “novità”, una nuova opportunità di business

per tutta una serie di soggetti senza preoccuparsi di garantire un utilizzo

coerente con gli obiettivi di crescita della filiera, in una logica di concreta

integrazione intorno a questo nuovo modello. Anche questa questione do-

vrebbe trovare posto all’interno di una organica proposta a sostegno di una

reale industrializzazione dell’edilizia sotto tutti i suoi punti di vista, in grado

di considerare tutti i soggetti coinvolti, individuando adeguate risorse e de-

finendo un mirato piano di azioni.

25 24 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016

Una nuova spazialità, espressione della contemporaneità

Fra i protagonisti del panorama architettonico degli ultimi anni, Zaha Hadid ha realizzato quello che si credeva impossibile.

La rapidità con cui la notizia della prematura scomparsa di Zaha Hadid ha fatto

il giro del mondo e l’eco che questo evento ha avuto su tutti i media insieme

alle testimonianze di cordoglio dei più importanti esponenti dell’arte e dell’ar-

chitettura hanno fatto subito comprendere l’immensità della perdita per tutto il

mondo della cultura e della società contemporanea.

Negli ultimi trent’anni forse nessuno più di lei ha lasciato un segno così decisivo

nel panorama architettonico attuale insieme a un’eredità di edifici a testimo-

nianza della sua visione del mondo e della sua estetica. Prima donna a vincere il

Pritzker Prize e la Riba Gold Medal, due volte vincitrice dello Sterling Prize, questi

sono solo alcuni tra i prestigiosi riconoscimenti che ha ottenuto nella sua straor-

dinaria carriera.

Oggi Zaha Hadid Architects è un’importante realtà nel mondo dell’architettura e

del design e lo studio, con uno staff internazionale di circa 400 persone, continua

a portare avanti il messaggio e la visione del mondo del suo fondatore sotto la

guida di Patrick Schumacher, partner dello studio sin dai primi anni. La filosofia

L’architetto

Zaha Hadid,

scomparsa il 31

marzo 2016 (foto

Brigitte Lacombe).

Omaggio a Zaha Hadid

dello studio è sempre quella di esprimere e realizzare un’architettura adeguata

allo zeitgeist, espressione del dinamismo e della complessità della società con-

temporanea.

Lo stesso linguaggio architettonico dello studio Zaha Hadid Architects ha subito

un’evoluzione negli anni, riflesso di una società in continua trasformazione. Con-

cetti come ricerca, sperimentazione, innovazione hanno sempre fatto parte del

dna della produzione dello studio e continueranno sempre a costituire lo stimolo

per un’architettura rivolta al futuro.

Gli anni della formazioneLa storia personale di Zaha Hadid e la sua formazione, i suoi studi all’Architectu-

ral Association di Londra nei primi anni ’70, sono fondamentali per comprendere

i suoi inizi e quanto fosse già rivoluzionaria la sua visione di uno spazio nuovo. In

quegli anni l’AA di Londra era una vera e propria fucina di ricerca e sperimentazio-

ne e operava in un generale clima “ribelle” di contestazione che ha influenzato

tutti i settori della società, non solo nel campo dell’architettura ma anche della

moda, della musica e dello spettacolo.

Già i suoi primi dipinti e progetti mostrano qualcosa che non si era mai visto pri-

ma: una nuova spazialità, fatta di prospettive distorte, molteplici punti di vista e

libertà da ogni forza di gravità, che assorbiva la lezione del Suprematismo russo

di Malevich e portava all’estremo i limiti dell’architettura tradizionale.

L’energia della ricerca dei suoi primi anni trova compimento nella prima realiz-

zazione: la stazione dei pompieri per il Campus Vitra a Weil-am-Rhein, dove le

superfici di cemento emergono dal terreno come lame affilate, si intersecano,

definiscono lo spazio che in un continuo rimando di riflessi e punti di vista perde

la sua convenzionale distinzione tra esterno e interno.

Lo spazio come un insieme organico e fluidoIn tutti gli anni successivi la ricerca di questa nuova spazialità e di un linguaggio

architettonico che la esprimesse è sempre stato l’elemento che ha caratterizzato

l’approccio a ogni progetto. Lo spazio, inteso come il territorio urbano o il paesag-

gio naturale, è sempre stato considerato come un insieme organico, un tessuto

continuo dove la transizione tra i diversi elementi (artificiale/naturale, interno/

esterno) avviene senza confini netti ma in maniera graduale e sfumata. Concetti

come flusso, sciame, cluster, campi gravitazionali sono spesso presenti nella ri-

cerca e metodologia progettuale dello studio che negli anni si sono evolute fino

a formare una vera e propria sintassi che include un ampio repertorio di soluzioni

spaziali.

Il gradiente diventa lo strumento principale di una matrice parametrica che per-

mette l’articolazione e la variazione di un elemento, mai la sua ripetizione. Il ri-

sultato di questo processo integrato di relazioni dinamiche, di comportamento

è uno spazio architettonico che ha la stessa complessità e coerenza delle forme

MARCO

AMOROSO

Ingegnere,

dal 2009 collabora

con lo studio Zaha

Hadid Architects

e in questi anni

ha lavorato

ai progetti

della Torre e del

Podium commer-

ciale CityLife

a Milano e del cen-

tro commerciale

Jesolo Magica.

Attualmente è

Lead Architect

del progetto della

nuova stazione

della metro Kafd

a Riyadh (Arabia

Saudita).

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201626 27

della natura. Come la natura trova una sua intrinseca struttura complessa che si

adatta alle diverse condizioni contingenti di spazio e tempo, allo stesso modo lo

spazio costruito contemporaneo è il risultato di un processo integrato e dinamico

di un network di diverse relazioni spaziali e sociali, come i comportamenti dell’u-

tente o i suggerimenti forniti dal contesto.

Esempi di questa spazialità dinamica sono gli atrii di ingresso del Maxxi di Roma

e della Dominion Tower di Mosca, gli interni della fabbrica Bmw a Lipsia, le corti

interne della Jockey Club Innovation Tower a Hong Kong. Tutti accomunati dalla

fluidità e continuità di uno spazio interno che si dilata sia orizzontalmente che

verticalmente e che permette al visitatore in ogni punto di avere una percezione

completa di come si articola lo spazio e di poter comprendere e scegliere il proprio

percorso all’interno dell’edificio.

Edifici come il Maxxi di Roma, il padiglione LF One a Weil am Rhein, il Museo dei

trasporti di Glasgow, l’Evelyn Grace Academy a Londra sono tutti caratterizzati

da una spazialità definita da un sistema di flussi dinamici suggeriti dal tessu-

to urbano circostante, dal movimento degli utenti sia nello spazio interno che

esterno, dalle suggestioni fornite dal paesaggio o dal contesto circostante.

Una ricerca continua, supportata dall’innovazione digitaleNel corso di questi anni la ricerca spaziale è sempre stata supportata da un’ade-

guata ricerca progettuale anche nelle altre discipline. Il Phaeno Science Centre

a Wolfsburg non sarebbe stato possibile senza un innovativo approccio anche

nella progettazione strutturale. Il superamento della tradizionale differenza tra

superfici orizzontali e verticali e la realizzazione di una sorta di paesaggio artifi-

ciale a supporto della piastra principale hanno richiesto di studiare la superficie

d’appoggio dell’edificio come un’unica entità completa, per comprendere – at-

Esterno dell’Heydar

Aliyev Centre a

Baku, Azerbaijan

(Hufton +Crow

Photographers).

Omaggio a Zaha Hadid

traverso modelli di software avanzati - il comportamento di una geometria cosí

articolata.

Una continua attenzione alla fattibilità realizzativa è sempre stata una priori-

tà e anche questo ha richiesto una continua sfida alle metodologie tradizionali

attraverso la ricerca e l’utilizzo di software innovativi. Progetti dalle geometrie

complesse come il Galaxy Soho a Pechino, l’Aquatics Centre a Londra o l’Heydar

Aliyev Centre a Baku sono stati possibili solo attraverso l’adozione di una piatta-

forma digitale sin dall’inizio della progettazione. L’integrazione con un sistema

Bim come strumento principale di gestione del processo progettuale, poi, per-

mette la gestione di queste geometrie complesse, la loro razionalizzazione, la

condivisione di un modello comune tra i progettisti delle diverse discipline ma

permette anche un dialogo con le imprese e il cliente che possono quantificare i

diversi componenti e immediatamente visualizzare il risultato finale.

Tra gli edifici di recente realizzazione quello che forse esprime in maniera più

suggestiva ed emozionante questa nuova spazialità è l’Heydar Aliyev Centre a

Baku. Le tre diverse funzioni, biblioteca, museo e centro congressi, vengono ri-

solte in un continuum spaziale che accompagna il visitatore in una costante ed

eccitante scoperta, mentre all’esterno è lo stesso paesaggio artificiale che si in-

crespa, si solleva dal terreno quasi con un moto ondoso fino a formare il volume

dell’involucro dell’edificio.

L’utilizzo innovativo di materiali tradizionaliLo studio di nuove forme e geometrie, di superfici complesse ma allo stesso tem-

po riproducibili attraverso rigorose regole matematiche - e quindi più facilmente

realizzabili - è una delle principali attività del gruppo di ricerca interno di Zaha

Hadid Architects, Code (Computation Design Group), che si propone come sup-

porto attivo alla progettazione. Attraverso l’utilizzo di modelli parametrici digi-

tali l’obiettivo è creare nuove forme e prevedere le loro diverse prestazioni e il loro

comportamento senza ricorrere più a modelli fisici reali. La ricerca per Zaha Hadid

Architects è stata anche la sfida per utilizzare materiali tradizionali con tecniche

innovative. I pannelli della copertura delle stazioni ferroviarie di Innsbruck rap-

presentano un utilizzo innovativo di un materiale come il vetro, ottenuto attra-

verso lo stampo di forme geometriche definite attraverso un modello digitale. Il

Padiglione mobile d’arte Chanel invece è un esempio di una struttura modulare

leggera che può essere rapidamente montata e smontata per essere trasportata

in un percorso itinerante.

La Serpentine Sackler Gallery a Londra e l’ampliamento del Middle East Centre

al St Antony’s College di Oxford, di recente inaugurazione, sono due interessanti

esperimenti di dialogo tra passato e presente, in cui i nuovi spazi affermano la

loro contemporaneità non solo attraverso una nuova spazialità interna, ma an-

che con la scelta di nuovi e differenti materiali in una dialettica di contrasto con

il costruito. L’ampliamento dell’edificio di Londra, originariamente un deposito

29 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201628

Interno della torre

per uffici Dominion

a Mosca, Russia

(Hufton +Crow

Photographers).

Omaggio a Zaha Hadid

di polveri di epoca vittoriana all’interno dei Kensington Gardens, è definito da

uno spazio interno fluido e scultoreo caratterizzato da colonne portanti aperte

alla loro sommità da cui entra la luce naturale e da una tensostruttura di coper-

tura che, pur essendo parte integrante della struttura stessa, appare sospesa

su una vetrata continua che come un nastro trasparente racchiude l’involucro

e avvolge lo spazio.

Le opere realizzate in tutto il mondo e una filosofia progettuale che si applica

ad ogni scala, da quella urbana fino all’interior e product design, sono un patri-

monio prezioso che Zaha Hadid lascia in eredità. Lo studio, che ha assorbito lo

spirito pioniere e coraggioso della sua fondatrice, continuerà sempre a realiz-

zare architetture che possano emozionare e stupire, cercando di anticipare la

visione di un mondo futuro.

Innovazione e trasformazione

MARCO PANARA

Giornalista de

“la Repubblica”,

attualmente cura

il supplemento

Affari & Finanza.

Ha pubblicato

tra gli altri

La malattia

dell’Occidente.

Perché il lavoro

non vale più

(Laterza, 2010) e

il suo ultimo libro

è Nomenklatura.

Chi comanda

davvero in Italia

(Laterza, 2014).

Come la quarta rivoluzione industriale cambierà la società

Interconnessione e velocità sono le caratteristiche del cambiamento in atto, che non riguarda solo la produzione e il lavoro e che presenta molte in-cognite. L’unico modo vincente per afffontarlo è comprenderlo e governarlo.

Alla quarta rivoluzione industriale, che sta nascendo, l’aggettivo industriale

va stretto. Perché se il mondo della produzione ne sarà cambiato radicalmen-

te, l’impatto su quello che accade fuori dalle mura delle fabbriche non sarà da

meno. Questa rivoluzione cambierà le nostre vite ancora di più, non per tutti e

non necessariamente per il meglio. Ci saranno, come sempre, vincitori e vin-

ti, tra paesi e tra gruppi sociali e le sfide che governi e classi dirigenti saranno

chiamati ad affrontare saranno enormi, sul piano sociale, politico, economico

e giuridico. La prima certezza riguarda il lavoro, e non è positiva. Solo da qui al

2020, secondo il Future of Jobs Report elaborato dal World Economic Forum,

nelle principali economie saranno cancellati oltre 5 milioni di posti di lavoro.

Cinque milioni è il netto tra i 7 milioni che scompariranno soprattutto nei lavori

d’ufficio, nelle produzioni manifatturiere e nell’edilizia e i due milioni di posti

di lavoro che saranno creati nelle attività manageriali, finanziarie, informati-

che, commerciali ed educative. Poi, come è avvenuto nelle rivoluzioni industriali

passate, si creeranno nuovi posti, ma c’è un gap temporale tra la distruzione di

lavoro obsoleto e la creazione di lavoro nuovo. In questo gap le tensioni sociali

aumenteranno e cresceranno anche i costi dello stato sociale mentre diminuirà

il prelievo fiscale sul lavoro e quindi la possibilità di sostenere il reddito di coloro

che saranno espulsi e, indirettamente, i consumi. La polarizzazione dei redditi

aumenterà e con essa le disuguaglianze, che aggiungeranno benzina al fuoco

delle tensioni sociali. Mentre l’aumento della vita media che la genetica favorirà

accentuerà lo stress dei conti pubblici. Poichè in questa partita ci saranno non

solo classi vincenti e classi perdenti, ma anche paesi vincenti e paesi perdenti, si

accentueranno i flussi migratori, con le complessità che comportano.

Industria 4.0, la digitalizzazione dei processiLa parte industriale di questa rivoluzione è quello che in Germania hanno chia-

mato Industria 4.0: l’insieme di innovazioni basate sulla digitalizzazione dei

processi, con macchine sempre più intelligenti e connesse che comunicano tra

loro, e sulla diffusione delle stampanti 3D che consentono di produrre oggetti

accumulando strati di materiale. Già gli effetti della sola parte manifatturiera

di questa rivoluzione saranno dirompenti, in termini di posti di lavoro distrut-

30 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016 31

ti, oltre un milione e 600 mila di qui al 2020 solo nel manifatturiero nei paesi

industralizzati, ma anche di processi produttivi e distibutivi, organizzazione

del lavoro, strategie aziendali. Ma ancora più dirompenti saranno gli effetti sui

prodotti. La comunicazione tra oggetti non riguarderà solo le automobili, i dro-

ni e i robot industriali. Tutti i nostri elettrodomestici, terminali di varia natura

e anche abiti, saranno connessi. È il già famoso Internet of Things, l’Internet

delle cose, che consentirà risparmio energetico, efficienza e gestione a distanza

pressoché di tutto. Le nostre case saranno piene di sensori all’interno e i palaz-

zi all’esterno. La connessione così granulare e reticolare produrrà una quantità

enorme di dati (big data) che saranno elaborabili grazie alle colossali capacità di

calcolo che sappiamo ormai mettere in campo e consentiranno di ottimizzare

quasi tutto, dal traffico nelle città alla logistica. Si vedono già i vincitori proba-

bili di questa epocale trasformazione. La platform economy, i vari Facebook,

AirBnB, Uber, Amazon, sono tutti americani, imprese giovani che stanno cam-

biando il modello di capitalismo: Amazon, il più grande mercante del pianeta,

non possiede un solo negozio, Uber una sola autovettura, AirBnB neanche una

stanza d’albergo. E sono i leader globali nel commercio, nel trasporto urbano

degli individui e nell’ospitalità.

La velocità esponenziale dell’innovazioneQuesta quarta rivoluzione industriale ha due caratteristiche che la distinguo-

no dalle precedenti: l’interconnessione e la velocità. Negli anni a venire si in-

trecceranno sempre di più le tecnologie It, l’intelligenza artificiale, la genetica,

la biologia, i nuovi materiali, i big data e tante altre cose ancora. La velocità

dell’innovazione da lineare diventa esponenziale, con effetti su produzione e

consumi, durata e qualità della vita, energia e ambiente, politica e tasse, occu-

pazione, migrazioni, stabilità sociale, etica, diritto, filosofia. Il mondo si divide-

rà tra i paesi che sapranno cavalcare la trasformazione e quelli che cercheranno

di difendere il vecchio modello.

In questo scenario il primo problema che emerge è chi regola l’evoluzione tecno-

logica. Il livello nazionale sembra non bastare più, si può addirittura scatenare

una concorrenza etica al ribasso tra paesi per attrarre la ricerca sul proprio terri-

torio. Il secondo problema è come regolare l’innovazione senza bloccarla e fare

in modo che resti al servizio dell’uomo. Il terzo, che sta però in cima a tutti, è

in base a quali principi. C’è poi un altro aspetto della regolazione, che riguarda

la privacy e l’autonomia di giudizio, di valutazione, di scelta quando l’utilizzo

avanzato dei big data sarà a disposizione delle grandi compagnie e anche dei

governi. Le inquietudini che il cambiamento porta con sé sono molte, ma il cam-

biamento non si ferma, né sarebbe bene che lo facesse per tutto quello che di

positivo può portare, ed è molto, alle generazioni a venire. Chiudersi all’inno-

vazione è la ricetta sicura per la marginalizzazione e l’impoverimento, l’unica

strada è comprenderla e governarla.

Innovazione e trasformazione

Innovazione e trasformazione

FRANCESCO

VENIER

È Associate Dean

for Executive

Education della

Mib Trieste

School of

Management,

dove dirige il

Master Executive

Mba, è docente

di organizzazione

aziendale presso

l’Università di

Trieste ed è stato

Research Fellow e

Visiting Professor

presso università

in Cina, Regno

Unito e Austria.

modelli di business nell’era digitale

Le nuove tecnologie sono il motore della globalizzazione e stanno cam-biando radicalmente il modo di fare impresa. Il settore delle costruzioni è ancora molto indietro, ma per questo le potenzialità sono enormi.

Non è un’esagerazione utilizzare la parola rivoluzione quando parliamo di

come i modi di produrre, e di conseguenza le nostre vite, sono cambiati negli

ultimi tre decenni. Oggi noi tutti facciamo affidamento sull’Ict, Information

and communication technology e su strumenti che ci permettono di control-

lare e coordinare processi produttivi distribuiti su tutti i continenti come se

fossero svolti in un’unica fabbrica, la cosiddetta global supply chain. I robot

diventano sempre più intelligenti e autonomi e così ce li ritroviamo non solo

in fabbrica, ma anche in cantiere, in ospedale, al ristorante, in casa e sulle

strade dove stanno per arrivare le auto e i camion che si guidano da soli. Le

reti permettono alle imprese di allocare anche il lavoro intellettuale sfrut-

tando i vantaggi comparati dei diversi mercati del lavoro. L’intelligenza arti-

ficiale (Ai) prende sempre più decisioni al posto nostro in sempre più ambiti,

dagli studi medici agli studi legali, alle università, agli studi di progettazione.

Sono le Ict il vero motore della globalizzazione, gli strumenti che, rendendola

tecnicamente possibile, l’hanno resa inevitabile. E la globalizzazione paga,

producendo il più spettacolare processo di sviluppo e creazione di posti di

lavoro nella storia, facendo passare gli occupati dai 2,3 miliardi del 1991 ai 3,1

miliardi del 2011. Tuttavia questo sviluppo non è una mera crescita additiva

dei posti di lavoro, bensì una trasformazione profonda sia del modo di lavo-

rare, sia dei luoghi di produzione della ricchezza, che sta ridisegnando le pro-

spettive di tutti i paesi, di tutti i settori ma soprattutto che sta trasformando

tutti i modelli di business.

Dal prodotto al servizioAlcuni esempi: a San Francisco Uber produce già ora il triplo dei ricavi dell’in-

tero settore dei taxi e delle limousine e vale 10 volte la Hertz. Senza posse-

dere una sola camera AirBnB ha più camere in vendita del gruppo alberghiero

Hilton e vale il doppio, ma AirBnB ha 800 dipendenti, Hilton ne ha 152mila.

Kickstarter, la piattaforma di crowdfunding, fornisce ai suoi maggiori utenti

decine di milioni di dollari, cifre che un tempo richiedevano fondi di investi-

mento di primo livello. Alibaba, il sito di ecommerce, vale 200 miliardi e non

ha un singolo negozio, Walmart ne vale 190 ma deve gestire 11mila punti ven-

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201632 33

dita di proprietà. E la lista continua: upwork.com, freelancer.com, momcorps.

com, helpling.com sono tutte piattaforme di enorme successo negli Usa e

stanno trasformando il lavoro professionale di vario tipo in un servizio paga-

to a consumo. Addirittura, nel caso di Mechanical Turk (mturk.com), il lavoro

di programmazione offerto è svolto da software engineers di paesi in via di

sviluppo ed è un esempio di delocalizzazione, che abbatte il prezzo per quel

servizio nei paesi ricchi e lo alza nei paesi in via di sviluppo. La stessa cosa fa

l’italiana Centervue che offre all’interno dei negozi Wal Mart un servizio low

cost di diagnosi della retina che usa medici indiani.

Tutte queste aziende hanno successo perché invece di usare modelli di busi-

ness tradizionali sfruttano le opportunità offerte dalle tecnologie e dalle reti

digitali per mettere in contatto domanda e offerta in modi nuovi e vendere

sempre di più il servizio anziché il prodotto. E non è una questione che riguar-

di le sole nuove imprese. Sempre più imprese tradizionali che basavano i loro

ricavi sulla vendita di prodotti stanno trasformandosi in fornitori di servizi

veicolati attraverso il prodotto, che diventa di fatto una piattaforma. Si pen-

si ad esempio alle fotocopiatrici e stampanti, un tempo oggetti che si acqui-

stavano. Oggi nessuna impresa ormai le compera più, ma di fatto le riceve

gratis dal fornitore come componente di un pacchetto che in cambio di un ca-

none si occupa di tutto, dalla manutenzione alla sostituzione con modelli più

efficienti e performanti quando è il momento. Attraverso il prodotto diven-

tato piattaforma, Xerox, il venditore delle fotocopiatrici di ieri, oggi offre uno

spettro di servizi a valore aggiunto (e margine) molto ampio: arriva a fornire

formazione ai team di progetto, soluzioni di gestione documentale, servizi

di tutela della proprietà intellettuale, servizi di ottimizzazione del risparmio

energetico, servizi di prototipazione, il tutto usando il suo vecchio prodotto,

abilitato digitalmente e trasformato in una piattaforma.

Creare valore sfruttando le reti digitaliQuesta è l’alba di un nuovo ambiente competitivo. Nei paesi avanzati la

competizione tra imprese non si basa più solo sulla qualità, la velocità, l’ef-

ficienza e l’innovazione dei processi produttivi, ma sulla capacità di inven-

tare nuovi modi di creare valore e trasferirlo al cliente. In altri termini, sulla

capacità di innovazione dei business models.

Ma per vedere e cogliere le enormi opportunità offerte dalle tecnologie di-

gitali servono nuove competenze, capacità, saperi (digital literacy e digital

soft skills), di cui abbiamo bisogno per partecipare pienamente e beneficiare

della nostra società iper-connessa e di un’economia sempre più basata sul-

la conoscenza e sulla capacità di fare e gestire in rete tra persone e con le

macchine.

Le reti digitali stanno cambiano le regole del business. Questa trasformazio-

ne ha già avuto luogo negli ultimi decenni in settori quali l’editoria, i media,

le telecomunicazioni, stravolgendo aziende e modelli di business e oggi sta

travolgendo ogni settore, ogni mestiere, ogni impresa. E mentre gli inve-

stimenti, i migliori talenti e i clienti stanno spostandosi verso organizza-

zioni capaci di capire e creare valore sfruttando le reti, il performance gap

tra gli early e i late adopter si sta allargando. Quindi la questione non è se

le nostre organizzazioni debbano o meno cambiare, ma quando e quanto.

Come titola un libro uscito a luglio 2016 per i tipi dell’Harvard University

Press, siamo di fronte a un Network Imperative, una chiamata all’azione

per tutti gli imprenditori e i manager affinché abbraccino modelli di busi-

ness basati sullo sfruttamento delle reti digitali e sociali. I benefici sono

innegabili. Le aziende che fanno leva sulle piattaforme per co-creare e con-

dividere valore stanno performando radicalmente più del mercato, cresco-

no più rapidamente e hanno costi marginali più bassi.

Saremo capaci di affrontare il cambiamento?Credo quindi che i cambiamenti più grandi debbano ancora venire e che

ogni organizzazione, ogni professionalità dovrà trasformarsi o scomparire.

Per progredire come imprese e realizzarci come individui in questo nuovo

mondo dovremo imparare a vedere opportunità al di là delle risorse che

abbiamo a disposizione, a correre i rischi e accettare le tensioni necessarie

a reperire le risorse per cogliere tali opportunità difendendo la nostra vi-

sione e facendola evolvere, dovremo imparare a collaborare all’interno di

team composti da persone e macchine sempre più intelligenti. L’impresa

dovrà imparare a far leva sul capitale umano di cui dispone in modi nuovi,

governando le persone usando al minimo la gerarchia, creando il contesto

di lavoro adatto alla valorizzazione della conoscenza e sviluppando l’eser-

cizio della leadership autorevole, non autoritaria. Ne saremo capaci?

McKinsey ha appena presentato una ricerca da cui risulta che tra tutti i

settori dell’attività economica non agricola, il settore delle costruzioni è

quello meno digitalizzato, quello in cui i vecchi modelli di business soprav-

vivono maggiormente, ma proprio per questo è anche quello con il maggio-

re potenziale di innovazione e disruption dei vecchi modelli.

Le opportunità per gli operatori sono enormi: chi saprà interpretare e in-

tegrare meglio in nuovi modelli di business le innovazioni nelle tecnologie

costruttive, nella gestione del cantiere, nelle fasi a monte e a valle, inte-

grandosi magari con i progettisti dei sistemi delle smart cities del futuro,

avrà la possibilità di sfruttare i vantaggi di prima mossa. Ma per coglierla

c’è bisogno di un dibattito focalizzato e ad alto livello tra gli operatori,

i ricercatori e i diversi stakeholder politici ed economici. È un dibattito

già avviato nei paesi più avanzati e Civiltà di Cantiere potrebbe essere il

luogo dove innescare e sviluppare questo dibattito in Italia per rilanciare

il settore.

Innovazione e trasformazione

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201634 35

Innovazione e trasformazione

Verso i Living Services

La digitalizzazione modifica il concetto di servizio, introducendo la personalizzazione di massa e servizi digitali evoluti capaci di adattarsi in tempo reale al cambiamento delle esigenze. Anche la fi-liera dell’edilizia dovrà adeguarsi di conseguenza.

La rivoluzione digitale in corso da oltre due decenni ha offerto un

sempre crescente numero di scelte e opportunità a clienti, cittadini e

utenti. Negli anni novanta abbiamo assistito all’alba del web, con la

diffusione dei desktop, l’introduzione della ricerca on line, la cataliz-

zazione di masse di utenti verso il web e i primi esperimenti di econo-

mia digitale. Gli anni duemila hanno portato la penetrazione di massa

degli smartphone, la nascita degli ecosistemi delle app e del cloud

storage (conservazione dei dati su server virtuali e remoti), l’avvento

della geolocalizzazione e dei servizi real-time.

Il decennio attuale sta segnando l’avvento degli ambienti connessi e

dell’Internet of Things, in un contesto sottoposto alla spinta di due

forze imperanti: la digitalizzazione di tutto, prodotti costruiti con

tecnologia intelligente e connessi in rete, e le aspettative “liquide”

dei consumatori, con bisogni mutevoli e sempre alla ricerca della mi-

gliore esperienza. La capacità di individuare le tendenze sociali e di

coniugarle efficacemente con le innovazioni tecnologiche è la chiave

di volta per restare competitivi in un contesto di mercato complesso

e dinamico.

Prevedere i trend digitali per adeguare in tempo il businessQueste tendenze non riguardano solo la tecnologia, ma anche la pro-

gettazione di servizi, prodotti e soluzioni in grado di seguire effica-

cemente il cambiamento sociale in atto, frutto di una fondamentale

trasformazione culturale che sta prendendo piede in molte organizza-

zioni e società. “Alla luce di un’innovazione che avanza con ritmi sem-

pre più serrati e delle aspettative crescenti dei consumatori, è diven-

tata sempre più importante per le aziende la capacità di individuare i

trend digitali che nel prossimo futuro impatteranno sul business” ha

dichiarato Massimo Morielli, responsabile di Accenture Digital. “Solo

così le aziende saranno in grado di dotarsi delle competenze e profes-

sionalità digitali necessarie per affrontare il cambiamento”.

PAOLO CONTI

Paolo Conti è

Managing Director

di Accenture

Digital, con oltre 19

anni di esperienza

in azienda, la

maggior parte

dei quali spesi

su programmi

complessi di Digital

Transformation

and Innovation

in diversi settori

industriali. È

esperto nella

definizione di

modelli di business

per l’applicazione

di soluzioni digitali

innovative e

globali (Internet

of Thinghs).

A riguardo Accenture ha condotto un’analisi dei trend digitali più

significativi che trasformeranno il design, le organizzazioni e la so-

cietà già a partire dall’anno in corso (Rapporto annuale Fjord trends

2016, trends impacting design and innovation). Alla base delle nuove

tendenze, secondo Accenture, c’è una spinta continua verso i Living

Services: una nuova generazione di servizi digitali evoluti, in grado di

apprendere e adattarsi in tempo reale alle esigenze degli utenti e del

contesto d’utilizzo. Oggi siamo in grado di combinare le nuove tec-

nologie per offrire un nuovo livello di intelligenza, rivoluzionando la

nostra capacità di creare servizi interessanti, in grado di trasforma-

re il nostro modo di vivere rimuovendo l’esecuzione di compiti banali

e anticipando le nostre esigenze. Ad esempio, in casa si potrà rego-

lare il riscaldamento, l’intensità della luce o il volume della musica

Dove sperimenteremo i Living Services secondo Accenture Digital

Fonte: Fjord, The Era of Living Services

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201636 37

Innovazione e trasformazione

GLOSSARIO

Wearables

Dispositivi portabili

o indossabili.

Nearables

Dispositivi statici,

ma dotati di sen-

sori che si attivano

in prossimità di

altri dispositivi.

Big data

Raccolta di dati

così estesa da ri-

chiedere tecnologie

e metodi specifici

per il suo utilizzo.

adattandosi alle preferenze delle persone presenti nella stanza, pren-

dendo in considerazione variabili quali il tempo, la temperatura e il

modello comportamentale individuale o di gruppo. I Living Services

riguarderanno tutti i settori dei servizi alla persona (sanità, trasporti,

assicurazioni, utilities, sicurezza, finanza, commercio), richiedendo

un ripensamento anche degli edifici e delle infrastrutture al fine di

adeguare il palcoscenico alle future esigenze.

Dal modello taglia unica alla personalizzazione di massaSecondo il rapporto Fjord trends 2016, l’esigenza di personalizzazione

e la necessità di risposte real-time sono i meta-temi che metteranno

le aziende di fronte a una serie di sfide e opportunità, richiedendo alle

organizzazioni leader soluzioni concrete che vadano in questa direzio-

ne. Tutto sta diventando sempre più piccolo e veloce; questo richiede

alle aziende di cambiare rapidamente, di rendere flessibile la loro tec-

nologia e di evolvere il loro approccio alla progettazione in senso lato.

Il futuro ci proietta verso la transizione dalla modalità one-size fits all

(taglia unica) alla personalizzazione di massa dei servizi, segnando un

cambiamento rivoluzionario nel rapporto tra cliente e fornitori di ser-

vizi che richiederà una ristrutturazione delle filiere industriali e delle

relazioni operative.

Mano a mano che la digitalizzazione cambierà la nostra idea di servi-

zio e che il mondo diventerà sempre più connesso, le aziende avranno

bisogno di comprendere come operare in questo nuovo contesto e tra-

sformare i cambiamenti in opportunità.

Le principali tendenze secondo Fjord trends 2016

Guarda. Gli oggetti ti ascoltano Oggi molti di noi utilizzano dispositivi che ci incoraggiano a correre di

più o mangiare meglio. Dai wearables ai nearables, gli ultimi device di

oggi ascoltano e rispondono. Che si tratti letteralmente di ascoltare i

nostri comandi vocali, oppure i flussi di dati che creiamo, i dispositivi

apprendono dagli utenti e rispondono in tempo reale attraverso la crea-

zione di esperienze ad hoc, “micro-momenti”.

I servizi e le “buone maniere” La crescita dei big data impone una straordinaria responsabilità. Le

aziende leader di mercato sanno che la fiducia digitale va guadagna-

ta. Realtà come Microsoft hanno abbracciato il concetto di privacy by

design e stanno integrando da subito gli standard sulla privacy nelle

nuove tecnologie e prodotti.

La scomparsa delle appTutta quella quantità di applicazioni monouso della nostra vita quo-

tidiana sparirà man mano che le app verranno distribuite su piatta-

forme o atomizzate in servizi di terze parti. La prossima ondata di

app potrebbe anche non richiedere l’interazione umana per essere

attivata.

La democratizzazione del lussoL’esperienza digitale ha democratizzato il lusso ed elevato il nostro

standard di vita rendendo accessibili a tutti servizi una volta appan-

naggio di poche persone come l’autista personale (vedi Lyft) o l’assi-

stente virtuale (vedi Facebook M).

Con il design la pubblica amministrazione si avvicinaI governi stanno ripensando la citizen experience, passando da un ap-

proccio unico valido per tutti a servizi su misura personalizzati in base

ai bisogni individuali. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito la pubbli-

ca amministrazione ha ridisegnato l’esperienza digitale dei cittadini,

producendo anche guide dettagliate in merito.

Salute, la nuova ricchezzaLa capacità di monitorare, attraverso la tecnologia, il proprio stato

di salute non è più dominio di un piccolo gruppo di esperti. Sono

sempre di più i consumatori che usano la tecnologia per misurare il

loro benessere. Negli Stati Uniti agenzie assicurative come Kaiser

Permanente e Aetna stanno aprendo le loro piattaforme a terze parti

per consentire la creazione di servizi di Quantified Self, sulla base

dei dati a loro disposizione integrati con wearables, app e servizi di

terze parti.

La realtà virtuale (Vr) diventa realtàNon più una fantasia futuristica, la Vr vedrà nel 2016 il suo debutto

con le prime versioni consumer di prodotti di aziende come Sony, Ocu-

lus e Samsung pronte a entrare sul mercato. La Vr supererà i confini

del gioco per trovare nuovi utilizzi, dalla ricerca scientifica al turismo

virtuale, all’apprendimento immersivo.

Dover pensare a meno coseLa velocità dell’innovazione porta con sé un ciclo senza fine di deci-

sioni e scelte. I servizi in grado di anticipare le esigenze dei consuma-

tori, suggerendo soluzioni o automatizzando le decisioni più semplici,

come Google Now on Tap, possono facilitarne la vita.

GLOSSARIO

Privacy by design

Tenere conto

delle esigenze

di riservatezza

e protezione dei

dati personali sin

dalla fase di

progettazione di

nuove tecnologie

e prodotti.

Citizen

experience

Cittadino

visto come

consumatore e

quindi abituato a

livelli di qualità,

servizio,

comunicazione

tipici dell’impresa

privata.

Quantified Self

Utilizzo della

tecnologia per

acquisire i dati

riguardanti gli

aspetti della vita

quotidiana di

una persona.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201638 39

Innovazione e costruzioni

Il mercato di fronte alla sfida della trasformazione

Fattori economico-finanziari e socio-culturali hanno determinato un cambiamento epocale della domanda in edilizia, cui gli operatori devono rispondere con un cambiamento nei processi organizzativi e nell’offerta.

Nella seconda metà del Novecento il settore delle costruzioni di fatto ha te-

nuto in piedi l’economia italiana, consentendole di crescere, anche se di poco,

e di non cadere in recessione. Fino alla metà degli anni Duemila, inoltre, le

condizioni di contesto e scelte di politica economica orientate a sostenere

investimenti in infrastrutture e opere pubbliche hanno fatto sì che l’edilizia

costituisse una fetta rilevante del Pil nazionale. La crescita demografica e

l’intensificazione dei processi di urbanizzazione hanno determinato per un

decennio un volume della domanda, soprattutto di nuove abitazioni, supe-

riore all’offerta. Ciò anche grazie a un contesto favorevole sul piano della di-

sponibilità finanziaria da parte delle famiglie e delle imprese, cui hanno cor-

risposto una buona capacità di risparmio e una generale convenienza verso

l’investimento immobiliare. Un contesto che ha favorito anche il potere di

acquisto, visto che mediamente l’estinzione di un mutuo sulla prima casa

avveniva da parte di un salariato in circa 9-10 anni. Queste condizioni hanno

contraddistinto per anni un mercato con bisogni dell’utenza prevalentemen-

te funzionali, legati agli aspetti basilari del “prodotto edificio”, nonché una

domanda tendenzialmente anelastica rispetto ai prezzi. Con la conseguenza

che il sistema dell’offerta, gestito soprattutto dalle imprese di promozione

immobiliare vecchie e nuove, affermatesi sulla scia del boom del mercato

e della facilità con cui era possibile attivare iniziative immobiliari, era foca-

lizzato sull’evasione della domanda, presentando una capacità produttiva

adeguata. Le caratteristiche del prodotto non rappresentavano un fattore di

competizione rilevante per il mercato e il valore del bene era determinato,

in maniera spesso anche artificiale, proprio dall’incremento della domanda.

Solo in misura secondaria alla domanda si abbinava un valore di tipo qualita-

tivo, spesso centrato sulla localizzazione e su “benefit” esterni alla funziona-

lità e alla qualità dell’edificio/appartamento.

Gli anni del disequilibrio e l’affermarsi di una domanda “liquida”L’inversione del ciclo nella seconda metà del primo decennio del Duemila,

inevitabile da un punto di vista congiunturale, per una serie di fattori endo-

geni ed esogeni alle costruzioni è poi sfociato in una crisi strutturale dalle

caratteristiche dirompenti: un calo degli investimenti pari a un terzo del va-

lore del 2007, un dimezzamento delle nuove costruzioni, la perdita di oltre

700mila posti di lavoro e l’uscita dal mercato di decine di migliaia di imprese.

La “naturale” inversione del ciclo si è infatti innestata su una crisi finanziaria

epocale che ancora una volta ha visto l’edilizia esserne causa ed effetto. La

crisi, scatenata dalla bolla immobiliare americana e dal fallimento di grandi

gruppi internazionali, ha determinato anche nel nostro paese una riduzione

del reddito e del potere di acquisto delle famiglie ed è stata accompagnata da

una contrazione delle opportunità di lavoro, da maggiore flessibilità e minori

sicurezze soprattutto per quanto riguarda le nuove generazioni. Senza con-

tare l’effetto non secondario della progressiva stretta creditizia. La conse-

guenza è stata una drastica riduzione della domanda, cui ha corrisposto una

contrazione rilevante delle risorse e degli investimenti. Parallelamente si è

assistito a un eccesso di offerta di nuove abitazioni sul mercato, determina-

ta da un’errata stima delle dinamiche espansive (contrazione quantitativa)

e da un’offerta non più compatibile con le condizioni di contesto (manca-

to o tardivo adeguamento dei prezzi). Si è cioè determinato uno squilibrio

del mercato che è ancora in corso, aggravato da un cambiamento sociale e

culturale che sta producendo una profonda trasformazione sul piano delle

caratteristiche della domanda, che possiamo definire “sempre più liquida e

sempre più articolata”. La crisi è il risultato di una sovrapposizione di fatto-

ri economico–finanziari e di fattori culturali fortemente orientati verso una

crescente attenzione ai temi della sostenibilità e della difesa dell’ambiente.

Cui si accompagnano scelte politiche e un’evoluzione normativa, parte di una

strategia globale che si prefigge obiettivi quali l’abbattimento dei consumi

energetici e una maggiore attenzione agli impatti ambientali. Ciò in un con-

testo di rilevante trasformazione sociale per effetto del ridimensionamento

della natalità, dell’aumento della popolazione anziana, della crescita delle

famiglie mononucleari, della forte pressione immigratoria. Fattori che hanno

determinato un cambiamento del mercato a favore della riqualificazione del

patrimonio esistente in una logica di “consumo di suolo zero”. Con il risultato

che oggi non solo il mercato delle costruzioni è tornato a valere dimensional-

mente come negli anni Settanta, al tempo della prima crisi energetica, ma

che a guidare il nuovo ciclo è una domanda di rigenerazione che si concretizza

in un trend di investimento verso la riqualificazione e la sostituzione edilizia,

così come verso la difesa del territorio e la manutenzione programmata.

Occhi nuovi aperti all’innovazioneLa trasformazione è così radicale che richiede da parte dei diversi attori delle

costruzioni la capacità di guardare le cose con occhi diversi. Perché il mon-

do e il mercato in cui siamo chiamati a operare ha assunto forme nuove

e inaspettate, dove gli strumenti e le soluzioni a disposizione richiedono

PAOLO CESARE

Co-fondatore

di Civiltà di

Cantiere, ha una

lunga esperienza

nella consulenza

direzionale e Ict.

ALFREDO MARTINI

Fondatore di

Civiltà di Cantiere

e amministratore

unico di Strategie

& Comunicazione

Srl, è giornalista

e consulente in

comunicazione

per il mondo delle

costruzioni.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201640 41

competenze diverse dal passato e soprattutto una mentalità nuova, aper-

ta al confronto con il cambiamento e disposta a recepire le grandi opportu-

nità offerte dall’innovazione. Innovazione di processo e di prodotto, digi-

talizzazione, marketing innovativo, nuovi modelli di business sono alcuni

degli aspetti non più trascurabili per approcciare il mercato con efficacia

nel futuro prossimo. Le ripetute ondate di rivoluzione tecnologica e digita-

le, di cui il Bim rappresenta solo una parte, si sono abbattute anche sulle

costruzioni, impattando le modalità costruttive e le relazioni tra domanda

e offerta. Tutto ciò che ha a che fare con l’evoluzione tecnologica - dal-

la centralità assunta da Internet nella comunicazione e nell’informazione

alla diffusione esponenziale degli smartphone, dai servizi connessi alla

mobilità delle informazioni alle nuove frontiere dell’Internet of Things e

delle Smart Things, fino ad applicazioni come il “Rendering immersivo” o

la Robotic Automation – comporta rilevanti potenzialità di rinnovamento

da parte del sistema delle imprese, ponendolo di fronte a utenti sempre

più esigenti e consapevoli.

Nel progettare un edificio, oggi è indispensabile prendere in debita con-

siderazione, oltre agli elementi funzionali di base, tutte le caratteristi-

che che intercettano i nuovi bisogni e le nuove tendenze. Il concetto di

prodotto/servizio si estende, grazie alla rilevanza di aspetti quali design,

accessori, garanzia, tecnologia, servizi inclusi preinstallati, manutenzione

programmata, modalità di pagamento. Per virare con decisione verso un ri-

posizionamento diventa essenziale dare risposte adeguate a queste nuo-

ve esigenze trovando un equilibrio fra investimenti, costi e ricavi, ricorren-

do anche a modelli di business profondamente diversi da quelli dominanti

prima della crisi. Ciò implica prendere atto dei nuovi confini del mercato e

della necessità di inglobare nuove competenze a tutti i livelli organizzativi

e di sistema. La filiera si è estesa a comparti un tempo inesistenti o del

tutto esterni alle dinamiche del settore: provider di contenuti e operatori

dei media, produttori di elettronica di largo consumo, integratori di servizi

digitali, ma anche operatori del mercato assicurativo e bancario diventati,

soprattutto in alcuni mercati quali quello inglese, parte integrante dell’of-

ferta del bene/servizio abitazione.

Questa rivoluzione, calata in un contesto dinamico caratterizzato dalla ri-

duzione della durata dei cicli economici, dalla continua innovazione, da

trend sociali mutevoli e da esigenze liquide del consumatore-cittadino-

utente-lavoratore, richiede la capacità di identificare nuove soluzioni in-

tegrate e l’audacia di trovare il modello più adeguato: sempre più housing

sociale, project financing, rent to buy, noleggio con riacquisto diventeran-

no per gli operatori del mercato alternative valide, la cui implementazione

richiederà una sempre maggiore interlocuzione fra imprese un tempo ap-

partenenti a settori totalmente distinti.

Innovazione e costruzioni

Innovazione e costruzioni

Il futuro sta nell’industrializzazione

Le possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico consentono ampi margi-ni di efficientamento dei processi edilizi. E in prospettiva la prefabbricazio-ne è destinata a incidere per il 60 per cento, diventando il sistema costrutti-vo più diffuso.

Tutti i settori industriali vivono ciclicamente processi di cambiamento che ne

mutano i connotati. Passaggi forti di discontinuità, simili a quelli che hanno

coinvolto il settore della mobilità negli anni ’20 o le telecomunicazioni negli

anni ’90, stanno per interessare oggi le costruzioni, una delle industrie che ha

più caratterizzato il nostro paese. Al punto che la parola stessa “edilizia” non

sarà più in grado di rappresentarne i confini, di definirla.

Le vecchie formule su cui ha vissuto l’industria italiana negli ultimi decenni

non funzionano più. Quando i modelli di business hanno consentito interes-

santi margini di redditività non hanno tuttavia permesso uno sviluppo dura-

turo: l’edilizia è infatti uno dei pochi ambiti in cui l’evoluzione della domanda

e la competizione hanno avuto così poca rilevanza nell’aumentare i livelli di

qualità, innovazione e produttività. I risultati sono evidenti, anche a livello

internazionale: mentre l’industria manifatturiera conquistava nuove vette di

efficienza, la produttività del lavoro nel settore edile ha avuto un andamento

quasi piatto.

Il divario che si è creato è enorme: se l’indice di produttività per addetto nel

manifatturiero è di circa il 90 per cento, quello del settore costruzioni è me-

diamente di poco superiore al 40 per cento. Seppure il settore immobiliare è

caratterizzato da una fase in cantiere, per sua natura con livelli di efficienza

nettamente inferiori all’industria, la sua inerzia all’evolvere diventa evidente

se confrontata con l’industria dell’auto che dal 2010 ad oggi ha aumentato la

produttività del 35 per cento.

I fattori di trasformazioneDiverse sono le cause che stanno portando a questo radicale processo di tra-

sformazione. Una nuova domanda, innanzitutto: il volume delle nuove abi-

tazioni prodotte è infatti calato drasticamente (tornando ai livelli degli anni

’50) e pesa meno del 9 per cento sul totale del settore. Ben il 72 per cento del

valore è invece recupero edilizio e manutenzione, di cui poco meno della metà

ordinaria: una fetta importante dell’edilizia si sta trasformando quindi in ser-

vizi con tutto ciò che questo comporta. Nuovi protagonisti, nuovi contratti,

THOMAS MIORIN

Fondatore di

REbuild, presidente

di RE-Lab e

responsabile

dell’Area

Innovazione

di Habitech,

il Distretto

tecnologico

dell’energia e

dell’ambiente.

È co-fondatore

di Axelera,

associazione

per una nuova

leadership nella

comprensione

delle dinamiche e

tecnologie di tipo

esponenziale.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201642 43

nuova finanza, nuove competenze. Un altro importante segmento dell’edili-

zia è stato inoltre inglobato nelle rinnovabili e nell’impiantistica. Fenomeno

questo che va considerato contestualmente ai relativi sistemi di gestione e

controllo, con l’esplodere dell’Internet of Things, ovvero dell’espansione di in-

ternet al mondo degli oggetti e dei luoghi, che diventano riconoscibili e intera-

genti. Un nuovo ponte che non solo rafforza l’interdipendenza del costruito con

l’energia, ma che apre alla dimensione digitale, virtuale. Fattori non meno

importanti di trasformazione sono l’innovazione e lo sviluppo tecnologico.

Si stanno infatti moltiplicando nuovi materiali, uso di robot e intelligenza

artificiale per la produzione e il cantiere, stampa 3D e tecnologie additive

che vengono ora applicate con successo alle costruzioni. L’edilizia è quindi

un comparto non solo composto da segmenti che acquisiscono una sempre

maggiore dimensione e centralità (impiantistica), ma anche caratterizzato

da processi interni, come la digitalizzazione, che sfumano e ridefiniscono i

contorni, la supply chain e il profilo dei suoi protagonisti.

Industrializzare l’ediliziaTuttavia il fenomeno che più segnerà l’evoluzione dell’edilizia è l’industrializ-

zazione. A differenza di molti altri settori che hanno visto proliferare processi

industriali in tutte le fasi del processo di trasformazione, la filiera edilizia

si caratterizza per una forte industrializzazione delle sue fasi a monte - la

produzione di componenti - e da una gestione in sito del cantiere che lascia

spazio a varianti in corso d’opera, revisioni progettuali, ritardi ed errori ad alto

impatto su tempi, costi e prestazioni.

Se si pensasse all’edificio come a un prodotto industriale, si potrebbe dire che

nel suo ciclo di vita le fasi di ingegnerizzazione e assemblaggio, finitura e ge-

stione post vendita presentano ampi margini di efficientamento. Non solo:

si potrebbe aggiungere che risultano deboli anche altri ambiti: la funzione del

marketing ad esempio – volta a creare domanda o ad accorciare la distanza

dalla produzione al cliente - e l’automazione flessibile, centrale nella sua ca-

pacità di produrre varietà senza perdere i vantaggi della produzione seriale.

I nuovi operatori dell’edilizia futura stanno perseguendo già da ora una chiara

strategia di investimento volta a:

• aumentare esponenzialmente i livelli di produttività ed efficienza attra-

verso un forte incremento della quota di prefabbricazione o di lavorazio-

ne pre-cantiere;

• rispondere in modo flessibile e personalizzato mantenendo altissimi li-

velli di centralizzazione e industrializzazione del processo;

• controllare digitalmente il processo dall’inizio alla fine del ciclo di vita

dell’edificio;

• soddisfare le esigenze di una nuova domanda inglobando parametri ele-

vati di sostenibilità energetica e ambientale, benessere e comfort.

Proprio questi soggetti saranno i primi a definire i contorni dell’edilizia del

futuro.

Le misure di questa prospettiva sono già previste: 20-60-20. 20 per cento

sarà la quota che rimane di edilizia tradizionale, 60 per cento sarà la quota di

prefabbricazione mentre il restante 20 per cento sarà occupato dalle costru-

zioni speciali. Una fortissima crescita per il settore della prefabbricazione,

che passerà da una presenza limitata (già al 12 per cento nel Regno Unito) a

essere il sistema costruttivo più adottato.

Un rinnovato processo di sostituzione Il processo in chiave industriale necessita di un’infrastruttura digitale che

per il rinnovo edilizio parte da una nuova fase di rilievo. La scansione 3D

sarà il punto di partenza di un processo di progettazione imperniato sul

Bim, in grado di gestire il ciclo edilizio e molteplici dimensioni: oltre alle

tre fisiche, dovrà tenere in considerazione i tempi, i costi, l’energia, gli

approvvigionamenti e la gestione del cantiere.

È evidente che il passaggio a forme di prefabbricazione spinta dovrà inclu-

dere la capacità offerta dalla lean production e dal digital manufacturing

di produrre con tempi e costi industriali soluzioni personalizzate. La fase

di cantiere richiede nuove competenze e nuovi strumenti (logistica, as-

semblaggio con riferimenti 3D, automazione, visione aumentata). E nuo-

vi sistemi di controllo e regolazione cambieranno il volto del facility per

garantire un ritorno incentrato sui risparmi energetici e sulla diminuzione

degli oneri manutentivi. Infine, in una prospettiva di economia circolare,

anche le componenti edilizie saranno considerate stoccaggio di materiali

da riportare in funzione in nuovi cicli edilizi attraverso processi di riuso,

rimessa a nuovo, ri-produzione e, come ultima possibilità, riciclaggio.

Le principali multinazionali europee dell’edilizia stanno già procedendo a

tappe forzate in un percorso di ammodernamento che ingloba non solo i

criteri di qualità e sostenibilità più avanzata, ma anche i processi di inno-

vazione citati (robotica, tecnologie additive, processi industriali, gestione

digitale di tutto il processo) riportando significativi incrementi di produt-

tività. Il divario di competenze, capacità e visione tra questi operatori e

le committenze, assieme alla loro capacità di offrire soluzioni chiavi in

mano, li pone di fatto come i nuovi interlocutori privilegiati delle città nei

processi di sviluppo e rigenerazione urbana.

È ora il momento giusto per ripensare l’industria delle costruzioni italia-

na, pena una forte perdita di competitività del nostro comparto. D’altra

parte le potenzialità di questa trasformazione sono enormi sia per il mer-

cato attivabile, sia perché in grado di aprire interessanti possibilità per

l’Italia, che può trovare nuove modalità di valorizzare le sue eccellenze

manifatturiere.

INDICE DI

PRODUTTIVITÀ

DEL LAVORO

NELLE

COSTRUZIONI

RISPETTO

ALL’INDUSTRIA

MANIFATTURIERA

Manifatturiero

Costruzioni

SPRECO

12%

TEMPO PRODUTTIVO

88%

SPRECO

57%TEMPO PRODUTTIVO

43%

Fonte: Elaborazione

REbuild dal lavoro

di Paul Teicholz al

Center for Integrated

Facility Engineering

(Cife), Stanford

University e del

Lean Construction

Institute.

45 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201644

Benessere: il nuovo paradigma per l’edilizia

Nell’ambito di una progettazione sostenibile diventa sempre più im-portante mettere al centro l’utente e il suo comfort, costruendo ambien-ti confortevoli e salubri.

Non c’è alcun dubbio, almeno nell’ambito della comunità scientifica in-

ternazionale, che il riscaldamento globale sia causato dall’uomo e che le

sue conseguenze negative superino di gran lunga quelle positive. I segni

più evidenti del cambiamento climatico in corso sono l’incremento delle

temperature globali dell’atmosfera e degli oceani, la riduzione dei ghiac-

ciai e l’aumento del livello del mare.

Circa il 30-40 per cento delle emissioni globali è direttamente causato dal

settore edile ed è per questo che abbiamo la responsabilità, ma soprat-

tutto l’opportunità, di ridurre in modo significativo il nostro impatto ne-

gativo sull’ambiente. Possiamo farlo investendo di più sull’uso di energie

rinnovabili e sull’efficienza energetica, cioè sulla riduzione del consumo di

energia da parte degli utenti a parità di prestazioni. Questo processo è già

in atto e ha prodotto risultati importanti, ma ha anche messo in evidenza

rischi notevoli per il benessere degli occupanti degli edifici.

Il rischio di edifici “sigillati”Se è vero che i cosiddetti edifici a zero consumo energetico limitano le

emissioni di gas serra e aumentano la sicurezza energetica è vero anche

che possono avere un effetto negativo sul benessere, la salute e la pro-

duttività delle persone.

Negli anni successivi alla crisi energetica del 1973, a causa del rapido in-

cremento dei prezzi dell’energia dovuto alla guerra dello Yom Kippur e alla

conseguente riduzione della fornitura di approvvigionamenti petroliferi,

i paesi occidentali hanno dovuto adottare forti politiche di contenimen-

to dei consumi energetici. Il settore edile ha puntato su case sempre più

sigillate, cioè con poco ricambio d’aria, con l’idea di ridurre i consumi di

energia e azzerare gli sprechi, ma questa strategia ha finito col penalizza-

re gli occupanti di case e uffici causando un aumento dei casi di reazioni

allergiche e asma.

La lezione è chiara: l’obiettivo della sostenibilità energetica deve essere

affiancato dalla necessità di costruire ambienti confortevoli e salubri per

gli utenti. Oggi costruire un edificio deve acquisire un significato nuovo e

Innovazione e costruzioni

STEFANO

SCHIAVON

Dottore di ricerca

in Ingegneria

energetica, è

Assistant Professor

di Architettura

(Sostenibilità,

Energia e

Ambiente) presso

la UC Berkeley in

California. Le sue

attività di ricerca

sono focalizzate

su modalità

innovative per

la riduzione del

consumo di energia

negli edifici che

permettano

nel contempo

di migliorare la

qualità ambientale

interna.

importante perché il 90 per cento della nostra vita si svolge in ambienti in-

terni che ci influenzano in modo determinante. Lavorare in ambienti fred-

di, con insufficiente illuminazione, senza accesso a finestre e con un’aria

poco pulita, porta a una riduzione del nostro benessere e, di conseguenza,

della nostra produttività lavorativa. Poter lavorare in un ambiente confor-

tevole e salubre significa produrre di più e vivere meglio.

Per una qualità dell’ambiente internoSecondo la guida europea sul clima interno e la produttività negli uffici,

la qualità dell’ambiente interno (Indoor Environmental Quality, IEQ) è la

sintesi della qualità dei parametri che lo caratterizzano, quali la tempe-

ratura, il rumore, la qualità dell’aria e la luce. La sempre più ampia let-

teratura scientifica dimostra che la qualità dell’aria, acustica, luminosa

e termica - e la possibilità di controllare questi parametri personalmen-

te - influenzano le nostre prestazioni. Un ambiente deteriorato, con luce

insufficiente, aria malsana e viziata, causa un aumento delle malattie

respiratorie, dei sintomi legati alla sindrome dell’edificio malato, delle in-

fezioni aereo-trasmesse e delle allergie. L’ovvia conseguenza è l’aumento

delle assenze per malattia, la riduzione del benessere degli occupanti e un

calo netto della capacità di apprendimento negli studenti e di produttività

nei lavoratori. Il costo sociale causato da un ambiente interno deterio-

rato è elevato e non è più trascurabile. Ad esempio, secondo ricercatori

del Lawrence Berkeley National Lab, raddoppiare la portata d’aria fornita

all’edificio può ridurre le assenze per malattia e far aumentare le presta-

zioni lavorative di circa l’1-3 per cento.

Cosa si può fare per aumentare la qualità dell’ambiente interno? Una

strategia efficace consiste nell’introduzione di nuovi strumenti di certi-

ficazione che vincolino l’attestazione di qualità di un edificio. Un esem-

pio importante è quello di Leed (Leadership in Energy and Environmental

Design), il sistema statunitense, presente anche in Italia, che ha trasfor-

mato il modo in cui progettiamo e costruiamo gli edifici, nonostante la

sua efficacia nel ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità

dell’ambiente sia limitata.

Il Well Building StandardUn interessante recente sviluppo è stato il lancio negli Stati Uniti del Well

Building Standard, un metodo per misurare, certificare e monitorare le

caratteristiche dell’ambiente costruito che hanno un impatto sulla salu-

te umana e il benessere. Well e Leed sono parte di uno stesso progetto

ideale ma la loro prospettiva è decisamente diversa: Leed si occupa delle

caratteristiche degli edifici mentre Well è unicamente interessato al be-

nessere dell’utente nell’ambiente costruito. Lo standard è composto da

AIR

LIGHT

WATER

FITNESS

NOURISHMENT

COMFORT

MIND

Le sette sezioni

del Well Building

Standard

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201646 47

Innovazione e costruzioni

Fonte: Center for the Built Environment

Livello di soddisfazione degli occupanti di uffici rispetto all’ambiente interno

sette sezioni: aria, acqua, alimentazione, luce, fitness, comfort e mente.

Well si basa su evidenze scientifiche purtroppo ancora molto limitate. A

differenza di Leed, delinea un ambito di intervento che va oltre la comu-

ne definizione di qualità dell’ambiente interno e coinvolge anche settori

distanti dall’intento originario di progettisti e costruttori. Consideriamo

per esempio il parametro fitness, attività fisica. L’esercizio fisico è uno

dei pilastri della buona salute fisica e può ridurre notevolmente stress

e depressione. Lo standard Well promuove l’attività fisica negli edifi-

ci attraverso tecnologie e design che coniugano architettura e fitness e

sono in grado di integrare l’esercizio fisico nelle attività quotidiane svolte

all’interno degli ambienti costruiti. In un edificio certificato Well l’attività

fisica diventa parte integrante della routine quotidiana e la promozione

del benessere fisico è uno dei parametri che identificano un edificio sano,

produttivo e confortevole pensato sui bisogni e sul benessere dell’uten-

te. Un altro parametro interessante del nuovo standard è quello relativo

all’alimentazione (nourishment). La maggioranza degli americani ha una

dieta ipercalorica caratterizzata dall’assunzione di molti zuccheri e gras-

si che, nel tempo, indeboliscono il sistema immunitario e deteriorano la

salute. Negli edifici certificati Well l’offerta di cibi poco salutari è prati-

camente azzerata e tutti gli alimenti proposti negli appositi distributori

sono sani e nutrienti.

E ancora, il parametro mente (mind) rende conto del concetto di biophilia,

il dimostrato legame presente tra gli esseri umani e la natura.

La presenza di elementi naturali in un edificio ha un effetto calmante e

rilassante sulla mente umana: gli edifici certificati Well incorporano ele-

menti naturali all’interno delle costruzioni creando spazi dove poter ridur-

re lo stress e calmare l’animo.

Il contributo del Center for the Built EnvironmentLa certificazione Well ha adottato un idea sviluppata principalmente

dal Center for the Built Environment (Cbe) dell’Università della Califor-

nia Berkeley, ossia quella del ruolo centrale dell’utente di un edificio. Per

valutare efficacemente la qualità dell’ambiente è necessario misurare i

parametri fisici che lo caratterizzano (concentrazione di inquinanti come

l’ozono o le polveri sottili) e, oppure, chiedere agli occupanti di valutare

l’ambiente che occupano. Entrambe le strategie sono importanti, la prima

soprattutto per valutare e garantire una buona qualità dell’aria. Il secondo

metodo però è più economico, rapido e spesso più efficace ed esaustivo.

Da circa vent’anni il Cbe ha sviluppato e testato un questionario compi-

labile on-line, che ha l’obiettivo di valutare le problematiche degli edifici

e quelle dei sistemi presenti. Il questionario affronta i seguenti temi: di-

stribuzione degli spazi all’interno dell’ufficio o dell’abitazione, comfort

termico, qualità dell’aria, illuminazione, qualità acustica, pulizia e manu-

tenzione e soddisfazione generale. Offre un’interessante panoramica sui

bisogni degli utenti degli edifici, anticipa i temi proposti nello standard

Well e lancia una sfida ai progettisti interessati a incorporare il paradig-

ma utente e benessere nei loro lavori. Un esempio dei risultati ottenuti

dall’indagine del Cbe è riportato nella figura, che evidenzia come negli uf-

fici le persone non siano soddisfatte della qualità dell’aria, del benessere

termico e della privacy.

Una progettazione olistica al passo con i tempiLa ricerca d’avanguardia del Ceb e l’innovativo e olistico standard Well

indicano una nuova, importante direzione per una progettazione edilizia

che voglia dirsi veramente moderna. L’interesse per l’utente dell’edificio

è parte di un importante cambio generazionale della forza lavoro, che ha

sostituito ai baby boomers i millennials, giovani professionisti e ricerca-

tori che passano sempre più tempo negli uffici e per i quali il benessere

e il comfort personale hanno un ruolo importantissimo. Se stare seduti

viene ormai identificato come il cancro dei nostri tempi, se la mancanza

di luce adeguata in uno spazio lavorativo può determinare depressione e

scarsa produttività, lo standard Well sembra rappresentare bene il futuro

della progettazione degli edifici. Un futuro in cui l’architetto, l’ingegnere,

il paesaggista, il medico, il fitness trainer, il tecnico, il nutrizionista, l’ur-

ban farmer si riuniscono intorno a un tavolo per costruire edifici migliori.

Per saperne di più

Su Well Building

Standard e sugli

edifici già certificati:

www.wellcertified.com

Sulle ricerche del

Cbe, Center for the

Built Environment:

www.

cbe.berkeley.

edu/survey

Ease of interaction

-3 -2 -1 1 2 30

Amount of Light

Amount of spaceVisual comfort

Comfort of furnishingBuilding cleanliness

Workspace cleanlinessWorkspace

Color and textureFurniture adjustability

Visual privacy

Sound privacy

Very dissatisfied

Very satisfied

Satisfaction level

Air qualityNoise level

Temperature

Building overallBuilding maintenance

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201648 49

Innovazione e costruzioni

PAOLO ZILLI

Senior Associate

dello studio

Zaha Hadid

Architects e

Project Architect

della torre e

del podium

commerciale

Generali in

CityLife a Milano.

Ha contribuito a

molti dei progetti

italiani gestiti

dallo studio

ZHA, tra i quali

il Museo di arte

contemporanea

Maxxi a Roma, la

stazione dell’alta

velocità di

Napoli-Afragola

e la stazione

marittima di

Salerno.

Sistemi digitali per sposare qualità e rapidità

Le soluzioni che danno efficienza e complessità all’edificio a torre delle Generali a Milano, progettato da Zaha Hadid Architects, non sarebbero state possibili senza una gestione digitale di tutto il processo.

La torre progettata da Zaha Hadid Architects a Milano fa parte del centro dire-

zionale e di servizi Tre torri, cuore del progetto CityLife, in via di realizzazione

sull’area della precedente Fiera internazionale. L’imponente edificio, alto 170

metri e 44 piani, ospiterà dal 2018 il quartier generale del Gruppo Generali. Il

volume fuoriterra sarà costituito da 39 piani uffici e una lobby a quadrupla

altezza di cui due livelli seminterrati. In cima alla torre gli ultimi tre livelli sono

dedicati a impianti. Nel mese di giugno si è conclusa la costruzione delle strut-

ture portanti.

La torre Generali, traguardo prospettico lungo i principali assi urbani, contribuisce

a segnalare CityLife alla città. Il leggero disallineamento del lotto rispetto al

tessuto urbano ha suggerito una torsione, un vortice, che è stata l’intuizione

architettonica alla base del progetto. La forma risultante permette all’edificio

di innalzarsi dinamicamente verso il cielo nonostante la sua imponenza e, al

tempo stesso, di avere due diversi orientamenti per i piani alti della torre e per

i piani bassi.

Due profondi tagli nella doppia pelle, diametralmente opposti rispetto al nu-

cleo centrale, dall’esterno individuano gli ingressi ai livelli uffici, mentre incor-

niciano le viste preferenziali della città e del paesaggio. Questi stessi solchi,

leggibili a grande distanza, sottolineano la rotazione e palesano le relazioni

instaurate dalla torre Hadid con il contesto: mentre la parte alta della torre

dialoga con il centro città rivolgendosi verso il Duomo, il Castello sforzesco

e allineandosi all’importante asse urbano che termina su Santa Maria delle

Grazie, ai livelli bassi la torre si relaziona con il contesto prossimo, a est verso

la piazza delle torri e a ovest verso il parco e il padiglione commerciale. Così

come il masterplan CityLife si radica nella città - fondendo il parco con gli assi

del tessuto limitrofo - così l’edificio si radica nell’area CityLife traendo spunto

dalle tensioni in gioco, facendole proprie e ampliandone le chiavi di lettura.

L’idea progettuale: rotazione e scalatura dei pianiLa transizione tra i diversi orientamenti è realizzata tramite una sequenza di

piani che ruotano intorno a un asse verticale. Questo è il luogo deputato per

l’efficiente nucleo strutturale e i collegamenti verticali. Oltre alla rotazione

dei piani è stata introdotta anche la loro scalatura per generare la geometria

desiderata. Questa è controllata da funzioni matematiche che mettono in re-

lazione la quota delle diverse piante con la loro rotazione mentre la scalatura

avviene solo per alcuni valori parametrici caratteristici. Le funzioni di scalatura

e rotazione sono asintotiche - i valori sono maggiori alla base e nulli oltre il 40°

livello - simulando l’accelerazione verticale della torre.

Se la rotazione permette alla torre di dialogare con il contesto ed esaltare il

dinamismo dell’imponente edificio, la scalatura interviene sia per ragioni tec-

niche che estetiche. Non solo infatti, contribuisce a slanciare elegantemente

la torre verso il cielo, ma massimizza i compartimenti di piano a tutti i livelli,

permettendole di posizionarsi ai vertici di efficienza - anche se confrontata

con benchmark internazionali - misurata come rapporto tra area utile e area

costruita.

È noto che ogni edificio guadagna superficie utile al procedere verso l’alto gra-

zie all’assottigliamento delle strutture portanti e alla riduzione delle sezioni

CityLife a Milano:

vista del cantiere

della torre Generali

dalle residenze,

progettate anche

queste da ZHA.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016

do dal profilo base, nucleo e formule di rotazione e scalatura, tenendo in con-

siderazione tutti i vincoli della torre. Lo script, oltre a generare e verificare la

facciata, è in grado di verificare i risultati principali quali superfici (costruita,

urbanistica, commerciale, compartimenti, eccetera), continuità della manica

uffici, posizione e dimensione di ogni pannello di facciata, posizione dei prin-

cipali elementi impiantistici, posizione e inclinazione delle colonne inclinate,

momento torcente risultante e molti dati ulteriori necessari a individuare la

migliore configurazione sotto tutti gli aspetti.

Nel complesso sono state ipotizzate e analizzate più di 300 configurazioni

di torre diverse. La soluzione che meglio poteva rispondere alle necessità di

dettaglio è stata individuata tramite successive approssimazioni e un conti-

nuo confronto con il team di progettazione e il management di CityLife. Ogni

configurazione è stata codificata e confrontata con le altre per individuare la

strategia più promettente. Alle grandi modifiche dei parametri di input è sta-

ta assegnato una lettera, alle modifiche medie e minori un numero. La torre

finale è la H_01.2.

Per la gestione dell’intero modello, del coordinamento e del processo produt-

tivo degli elaborati è stato utilizzato un software Bim, garantendo il coordi-

namento del team interno ed esterno e l’allineamento del progetto al capi-

tolato, gestito tramite una struttura Wbs a matrice. Mentre alcuni elementi

geometricamente complessi sono stati importati come riferimento grafico, la

maggioranza degli elementi a geometria standard sono stati generati e gestiti

sfruttando il vantaggio del software Bim. Un sistema sofisticato e flessibile

che ha permesso all’intero gruppo di progettazione di garantire un prodotto di

grande qualità in tempi limitati.

Anche in Italia il settore è maturo per l’innovazioneLo studio Zaha Hadid Architects, grazie all’attenzione alla costruibilità, al

budget, alle esigenze impiantistiche e strutturali, alle tecnologie di facciata

e alle strategie di gestione e manutenzione, unita all’adozione di software

avanzati governati con passione, è riuscito a guidare il processo di progetta-

zione di un edificio all’avanguardia, realizzando un progetto innovativo nel ri-

spetto dei tempi e del budget previsti. Il general contractor Cmb ha compreso

la necessità di dotarsi di strumenti adeguati e ha colto l’occasione per formare

un’equipe in grado di trarre vantaggio dai nuovi sistemi di gestione digitale del

processo. Non solo il progetto è stato interamente gestito con software Bim

e parametrici, ma anche il controllo delle geometrie è stato monitorato con

sistemi automatici di tracciamento.

Come era avvenuto già per molti altri progetti sviluppati dallo studio ZHA, l’e-

sperienza di CityLife ha confermato che, anche in Italia, il settore delle costru-

zioni è maturo per accogliere metodologie innovative di gestione del cantiere

e della produzione architettonica.

50 51

dei cavedi. Nella tipologia a torre questo fenomeno è amplificato dalla pro-

gressiva riduzione del numero di ascensori a servizio dei piani alti. La scalatura

dei piani non ha compromesso la costruibilità e ripetitività tipica delle tipolo-

gie a torre grazie a un’intelligente accortezza mirata alla standardizzazione

del processo costruttivo. La progressione è governata da due distinte formule

matematiche ma, mentre la rotazione è applicata a tutta la pianta, la scalatu-

ra è applicata solo ad alcuni dei valori che generano il profilo base.

Questa strategia è stata studiata allo scopo di semplificare e standardizzare

il processo costruttivo e di verifica, non solo delle strutture, ma anche di tutti

gli impianti e le finiture interne geometricamente legate alla sagoma ester-

na. Cosí facendo, l’apparente complicazione imposta dalla rotazione e dalla

scalatura è stata ridotta alla realizzazione del piano tipico e alla soluzione di

pochi elementi di raccordo che caratterizzano ogni piano. Al contempo è stato

possibile considerare la prefabbricazione di molti elementi di dettaglio per ac-

celerarne la realizzazione e raggiungere il budget obiettivo.

Qualità e velocità grazie ai software BimDa questi semplici assunti iniziali derivano regole vincolanti per il coordina-

mento. Regole di natura sia geometrica (per costruzione e efficienza di lay-

out), sia strutturale e impiantistica.

Vista l’enorme mole di dati da controllare, originare e controllare, è stato ela-

borato uno script in grado di generare automaticamente l’intera torre parten-

Innovazione e costruzioni

Modello digitale,

intercapedine della

facciata doppia.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201652 53

Innovazione e formazione

MASSIMO CALZONI

Ingegnere e titolare

dell’impresa di

costruzioni Calzoni

Spa, è presidente

del Formedil e di

Ance Umbria e

vicepresidente di

Federcostruzioni.

ALESSANDRO

GENOVESI

Da luglio 2016 è

segretario generale

della Fillea Cgil.

Giornalista, dal

2003 si dedica

esclusivamente

all’attività sindacale.

VLADIMIR NANUT

È fondatore e

Dean del Mib

Trieste School of

Management. Dal

2010 è presidente

di Asfor,

Associazione

italiana per la

formazione

manageriale.

MARIO PANIZZA

Mario Panizza

è Rettore

dell’Università

degli Studi Roma

Tre e professore

ordinario di

Composizione

architettonica

e urbana.

Dirige la rivista

“L’Architetto

italiano”.

Più manager, nuovi tecnici, operai diversi

Il mondo della formazione manageriale e tecnica accademica si confronta con il Sistema bilaterale delle costruzioni sulle direzioni da prendere per as-sicurare professionalità e competenze adeguate al cambiamento.

La profonda trasformazione che il mercato delle costruzioni sta vivendo

chiama in causa in misura determinante la questione delle competenze. Un

aspetto centrale da cui dipende la capacità della filiera di cogliere le oppor-

tunità offerte dai processi di innovazione in atto. Processi che esigono una

formazione di tipo nuovo, finalizzata a creare professionalità caratterizzate

da una sempre maggiore integrazione disciplinare e che chiamano in causa

l’intero ciclo formativo, rivolto a maestranze, tecnici, management. Un per-

corso complesso all’interno di uno scenario formativo profondamente diverso

da quello attuale. È questo uno dei temi chiave affrontati in occasione della

prima Construction Conference di Civiltà di Cantiere e di cui discutiamo qui

con Vladimir Nanut, Dean Mib Trieste School of Management, Mario Panizza,

rettore Università degli studi Roma Tre, Massimo Calzoni, presidente Forme-

dil e Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil.

Professor Nanut, sul fronte delle imprese il cambiamento esige una crescita

dimensionale e una sempre maggiore integrazione, il che vuol dire processi di

aggregazione in una logica di reti sia verticali che orizzontali. Tutto questo in

un settore molto tradizionale, che per decenni ha replicato modelli semplici e

legati a una logica imprenditoriale di tipo familiare. Ciò richiede alle impre-

se una diversa organizzazione cui si collegano competenze e professionalità

come quelle di tipo manageriale in gran parte estranee a questo settore. Come

vede questo processo innovativo e quali sono secondo lei gli ambiti in cui una

cultura manageriale può contribuire ad adeguare le imprese medie alle nuove

esigenze del mercato in trasformazione?

Molti problemi strutturali del settore delle costruzioni sono comuni a quelli di

altri comparti produttivi del nostro paese. Visti dalla realtà odierna, i tempi del

“piccolo e bello” sembrano appartenere a un’altra era geologica, eppure que-

sto slogan è rimasto in voga fino a non molti anni fa, anche quando i processi

di globalizzazione dei mercati ne avevano già evidenziato tutti i limiti e i rischi

conseguenti. I problemi tuttavia non riguardano solo l’aspetto dimensionale

dell’impresa, ma investono profondamente lo stesso modello di governance

e la struttura organizzativa dell’azienda: in troppi casi sono ancora legati al

A cura di

ALFREDO MARTINI

concetto di family business in cui la gran parte delle leve gestionali, strategi-

che, e talvolta anche operative, sono in mano a membri della famiglia, spesso

a prescindere dalle reali competenze manageriali possedute. Anche laddove

sono presenti significative competenze imprenditoriali, specie nei fondato-

ri dell’impresa, queste non sono sempre in linea con le sfide poste dalla

competizione globale e con le esigenze di cambiamento richieste da feno-

meni disruptive come quelli indotti dalla trasformazione digitale. In questo

contesto, a prescindere da ogni altro intervento sui vari aspetti strutturali e

strategici (come ad esempio le aggregazioni di imprese in reti verticali e oriz-

zontali), ritengo necessari e urgenti ampi e diffusi interventi nella formazione

imprenditoriale e manageriale a tutti i livelli di responsabilità, per dotare le

imprese di un patrimonio cognitivo e di un capitale umano in grado di superare

le attuali difficoltà e far riprendere un percorso di sviluppo.

Professor Panizza, lei è oggi rettore di un’università italiana che continua a

crescere per dimensione e numero di iscritti e che ha proprio nel rapporto tra

professionalità e territorio uno dei suoi ambiti di maggiore sviluppo. Come ri-

tiene si possa dare un contributo innovativo a una formazione tecnica che sap-

pia rispondere a nuove esigenze sia per quanto riguarda il sistema produttivo e

imprenditoriale che rispetto a questioni chiave nel rapporto tra trasformazio-

ne, sviluppo e territorio? Come creare un’offerta formativa che orienti queste

nuove professionalità in una logica di sempre maggiore integrazione in termini

disciplinari e di competenze?

Il recente drammatico terremoto che ha colpito l’Italia centrale è solo l’ultimo

episodio terribile di una natura che non sappiamo affrontare con il dovuto ri-

gore. Da qui dobbiamo partire per riflettere su una formazione adeguata a dare

risposte a domande che oggi ci vengono poste con urgenza. Frane, alluvioni,

cedimenti del terreno solo raramente risultano, a posteriori, imprevedibili: il

più delle volte dipendono da incuria o da errori progettuali. Anche nel caso dei

terremoti i danni più gravi si registrano dove non si è provveduto a costruire

con i necessari accorgimenti. Eppure la normativa nei confronti della tutela del

territorio, in continua evoluzione, prevede maggiori e nuove competenze e in-

vita gli operatori a considerarle sempre nel loro insieme e a porre le prescrizioni

ogni volta in rapporto tra loro. È essenziale una conoscenza tecnica approfon-

dita e soprattutto multidisciplinare, cui deve corrispondere un impianto for-

mativo solido nella preparazione teorica sulle principali discipline di base, ma,

allo stesso tempo, aperto allo scambio continuo delle esperienze, soprattutto

pratiche, impostate nelle attività di laboratorio e sviluppate nell’esercizio del

cantiere. Ritengo che oggi il clima culturale e scientifico sia pronto a sistema-

tizzare questo tipo di competenze e a sopperire, attraverso un’offerta consa-

pevole, a una formazione che finora è stata patrimonio esclusivo di chi, per

suo acume scientifico, ha saputo rielaborare conoscenze provenienti da espe-

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016 55

rienze diverse, spesso convergenti nella pratica del cantiere. L’università deve

assumere il compito di predisporre una formazione interdisciplinare e multi-

disciplinare, favorendo il più possibile nuove competenze, professionalmente

definite e ponendo al centro con forza un’attenzione civica degli allievi verso

i problemi dell’ambiente. La ricerca di nuove professionalità che prevedano la

combinazione di competenze specifiche all’interno di tematiche complesse,

in questo caso legate alla tutela del territorio, non dovrà limitarsi a indicare

interessanti opportunità di lavoro, ma dovrà favorire negli allievi un rinnova-

to coinvolgimento etico e sociale. Per questo stiamo lavorando per lanciare

una nuova laurea magistrale volta a formare tecnici dell’ambiente e aperta a

geologi, ingegneri e architetti. Una professionalità in grado anche di rispon-

dere all’esigenza sempre più impellente di assicurare una cultura della tutela

ambientale, sostenuta da amministrazioni pubbliche attraverso uffici tecnici

deputati a raccogliere gli indicatori di conoscenza dell’ambiente e del territorio

per poi trasferirli e trasformarli in progetti di salvaguardia attiva e preventiva.

Presidente Calzoni, il Formedil ha avviato una riflessione sulle esigenze for-

mative determinate da nuove soluzioni costruttive e da un mercato sempre

più orientato alla riqualificazione del patrimonio immobiliare, ma anche ca-

ratterizzato da una maggiore complessità e frammentazione delle lavorazio-

ni. A ciò si aggiunge la necessità di intervenire con attività di aggiornamento

direttamente sul luogo di produzione, il cantiere. Accanto a una formazione

di base che resta necessaria cresce l’urgenza di dare risposte efficaci sul piano

di una formazione continua che sappia intercettare gli ambiti del processo di

costruzione oggi più strategici per quanto riguarda le maestranze e le figure

in grado di gestire attività lavorative così frammentate. Quali progetti stanno

oggi caratterizzando l’attività del Formedil in linea con queste nuove esigenze?

Mi riallaccio a quanto detto dal rettore Panizza per sottolineare l’importanza

di una nuova attenzione al tema della sicurezza del territorio e a sostegno

di una competente cultura ambientale. Il Sistema bilaterale delle costruzioni

deve porsi come riferimento rispetto a questo tema, puntando sulla forma-

zione. E per formazione intendo anche educazione. Costruire deve tornare a

essere un’attività nobile dove imprenditori, progettisti e tecnici svolgono la

funzione sociale di creatori di nuova ricchezza e nuova occupazione. Dobbia-

mo poi operare nell’interesse dei giovani e delle future generazioni, il che vuol

dire non sprecare risorse e territorio, valorizzando la capacità di fare del nostro

settore. Dobbiamo dare prospettive, riconoscere e garantire il valore del lavoro

e delle competenze. La questione su cui riflettere è che pur essendo l’Italia

un paese sismicamente attivo e soggetto a terremoti ricorrenti, quasi l’80

per cento delle abitazioni non sono adeguate a resistere di fronte a un sisma

anche di magnitudo come quello che ha colpito Amatrice e gli altri comuni

dell’Italia centrale. È evidente che deve crescere la consapevolezza del rischio

e che è necessario favorire una cultura della sicurezza. Così come è necessario

un approccio strutturale da parte di chi è chiamato a governare il territorio

e a fare scelte sul piano degli investimenti. Del resto è un terremoto anche

quello che sta sconvolgendo il cantiere, dove a guidare processi e a condizio-

nare le relazioni oggi sono nuovi attori, sempre più forti e determinanti, come

i produttori di materiali e chi propone innovative soluzioni costruttive. Uno

scenario nel quale lo spazio delle imprese tradizionali si restringe. Per questo

si deve guardare al cantiere in modo nuovo, il che chiama in causa le relazioni

industriali così come l’interazione tra vecchie e nuove competenze. Come For-

medil abbiamo lanciato in questi anni alcuni progetti strutturali volti a innova-

re la stessa metodologia della formazione, attraverso una sensibile riduzione

della formazione presso gli enti di formazione a fronte di forme di assistenza

in cantiere, connesse allo svolgimento di carriera e ai relativi bisogni formativi.

Soprattutto puntiamo a una crescita della figura del capo cantiere per ade-

guarla alle nuove domande connesse alla maggiore complessità gestionale e

organizzativa del processo produttivo edile, in una logica di programmazione.

Un percorso di adeguamento professionale mirato a migliorare le competenze

dei capi operativi in cantiere e ad avviare operai di mestiere verso compiti di

coordinamento operativo. Una delle novità principali è un utilizzo intensivo

delle nuove tecnologie legate al web, puntando su logiche di community e di

connettività. Ciò comporta anche la ricerca di nuove figure di formatori sempre

più polivalenti, con elevate conoscenze tecniche, capacità di comunicazione

e consolidate esperienze di cantiere. Un elemento importante riguarda poi la

costruzione di processi condivisi di progettazione dell’evoluzione professiona-

le, in un quadro di dialogo tra impresa, lavoratore e organismo di formazione

finalizzato a facilitare la trasmissione e il recepimento di una cultura forte-

mente orientata all’innovazione.

Segretario Genovesi, lei ha assunto la guida del sindacato di categoria della

Cgil da pochi mesi, ma in passato si è trovato ad affrontare situazioni comples-

se legate a momenti di forte crisi economica, così come gli effetti di processi

di trasformazione sulle relazioni industriali e sul mercato del lavoro. Qual è se-

condo lei la rilevanza dell’innovazione rispetto all’edilizia e in qual modo potrà

contribuire a far crescere e modernizzare un settore molto tradizionale e con

forti criticità sul piano del lavoro regolare? E quale ruolo potranno svolgere il

Sistema bilaterale e la formazione?

Io credo che si debba fare una riflessione attenta evitando di identificare

l’innovazione con una maggiore industrializzazione del processo produttivo

per guardare oltre e connettere l’innovazione a una visione più generale che

chiama in causa la rigenerazione urbana, la messa in sicurezza del territorio

e un mutamento profondo nei modelli di impresa. Soluzioni costruttive più

leggere, così come la sostituzione di un modo di costruire tradizionale con pro-

Innovazione e formazione

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201656 57

Il Rapporto formedil 2016

Dall’inizio della crisi a oggi la formazione nelle costruzioni è andata assu-

mendo sempre più una connotazione strategica nella duplice direzione di

continuare ad assicurare una mano d’opera attenta alle grandi questioni

della sicurezza e della qualificazione e allo stesso tempo di consentire una

tenuta professionale del settore. Attraverso la formazione si sono anche

create opportunità nuove per fasce di mano d’opera destinate altrimenti a

una collocazione lavorativa al di fuori dell’edilizia.

Come ogni anno il Formedil ha svolto un monitoraggio dell’attività svol-

ta dalle oltre cento scuole aderenti al Sistema bilaterale delle costruzioni

(Sbc), sintetizzato poi in un rapporto ricco di dati e di stimoli.

L’unificazione di Cpt e scuole ediliIl primo dato da sottolineare riguarda il processo di razionalizzazione del

sistema attraverso l’aggregazione a livello territoriale dei Comitati pari-

tetici per la sicurezza e delle scuole edili, con la nascita di enti unici in cui

formazione e assistenza nei cantieri in materia di sicurezza hanno trovato

una maggiore sinergia e integrazione, secondo quanto previsto dalle parti

sociali in sede di contratto collettivo di lavoro. Dal giugno 2014 al giugno

2016 il processo di unificazione ha riguardato ulteriori 40 circa realtà pro-

vinciali che sono passate così da 31 a 70. L’unificazione ha prodotto alcuni

risultati importanti sia sul fronte dell’attività esterna che sul piano della

gestione dei nuovi enti, consentendo una crescita professionale così come

una razionalizzazione dei costi e delle professionalità impiegate. Secondo

i dati del Rapporto Formedil 2016 nel biennio 2014–2016 si è avuta una

crescita dei dipendenti del 5 per cento, ma con un taglio drastico dei diri-

genti (-22 per cento) e un aumento del 6,2 per cento di amministrativi e del

7,4 per cento di tecnici. Resta da monitorare insieme a Cncpt il tema della

coesistenza delle due mission formazione e salute e sicurezza sul lavoro.

Dal punto di vista della formazione l’unificazione ha consentito di rispon-

dere in modo più adeguato alla domanda di aggiornamento agli adempi-

menti normativi, con una crescita nel 2015 rispetto al 2014 del 12 per cento

sia del numero dei corsi che degli allievi.

L’attività 2009-2015, al centro sicurezza e qualificazioneComplessivamente dal 2009 al 2015 il sistema che fa capo a Formedil ha

attivato risorse per 565 milioni e 711.669 euro di cui 341 milioni e 249.874

Innovazione e formazione

A cura di

MARTINO ALMISISI

FAVARO MASSIMO SRLSRL

cessi a secco, sono aspetti importanti che danno risposte concrete a nuove

esigenze, ma che non costituiscono di per sé fattori in grado di incidere su

un sistema di relazioni e un settore, com’è quello dell’edilizia, ancorato a

modelli vecchi non in grado di contribuire a quel cambiamento che la società

e il mercato di domani richiedono. È invece essenziale che la riflessione passi

dall’analisi delle tecnologie a quella dei modelli d’impresa, alle relazioni tra

imprese e tra sistema delle imprese e pubblico, tra sistema delle imprese e

mercato del lavoro, tra nuovi modelli di impresa e amministrazione pubbli-

ca. Il che vuol dire lavorare per sostenere un processo di crescita culturale

da parte delle imprese verso una qualità complessiva del processo produt-

tivo, per quanto riguarda non solo tecnologie e materiali, ma anche orga-

nizzazione, analisi economiche, scelte di mercato. Con politiche industriali

e incentivi fiscali che contemplino anche i fattori legati al lavoro, non solo

come rispetto della regolarità contributiva, ma in una logica di crescita pro-

fessionale e di particolare attenzione alle competenze e a percorsi di carrie-

ra. Anche perché fino a quando la competizione sarà sul mero risparmio su

salario, sicurezza, formazione, non saranno facilitate quelle aziende e quei

modelli produttivi che scommettono sulla qualità e l’innovazione. Modelli

nuovi in cui la stabilità e le economie di scala sono il risultato di una pro-

pensione alla crescita o all’integrazione di filiera. Ed è chiaro che allora la

formazione deve diventare un asset strategico per tutti: imprenditori, ma-

nager e lavoratori, associazioni ed enti bilaterali. Una particolare attenzione

deve essere prestata alle nuove generazioni, a un ricambio generazionale da

accelerare e accompagnare con una riconversione al cambiamento da parte

dei quarantenni e cinquantenni, chiamati a confrontarsi con l’innovazione

e con nuove funzioni. Il sistema formativo pubblico, così come quello della

bilateralità, devono avviare rapidamente un piano in questa direzione. E lo

devono fare confrontandosi innanzitutto con quelle imprese che hanno già

avviato il cambiamento, si sono riposizionate scegliendo la qualità e sono in

grado di indicare le competenze e le professionalità necessarie.

Innovazione e formazione

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016 59 58

euro, pari al 60,3 per cento, provenienti dai contributi contrattuali e 224

milioni e 461.795 euro da finanziamenti pubblici. Risorse che hanno con-

sentito di erogare servizi formativi per oltre 2 milioni e mezzo di ore, attra-

verso 82.100 corsi e coinvolgendo 991.867 operatori - circa 810mila operai

e oltre 161mila tecnici - di cui, complessivamente, quasi 193mila stranieri

e oltre 58mila donne.

L’attività prevalente ha riguardato proprio la sicurezza, con oltre metà

degli allievi partecipanti. Sul piano della formazione di base un notevo-

le impulso è venuto dalla nascita del progetto 16Oreprima, poi diventato

Mics 16ore, finalizzato a favorire conoscenza e consapevolezza rispetto

alle principali attività svolte nel cantiere con particolare attenzione al set-

tore delle macchine. Dal 2009, anno di avvio del progetto Mics, al 2015 il

sistema Formedil ha realizzato oltre 31mila corsi erogando 467.530 ore di

formazione a 266.846 operatori del settore. Un altro ambito prevalente

ha riguardato la riqualificazione, l’aggiornamento e la specializzazione,

soprattutto degli operai. Cui si è affiancata un’attività di qualificazione

dei lavoratori disoccupati che soprattutto nel triennio 2010–2012 ha visto

una forte crescita della domanda. Complessivamente si tratta di un am-

bito formativo che ha coinvolto circa il 30 per cento del totale degli allievi

formati.

L’andamento nel 2015, formazione professionale in crescitaLa stabilizzazione dei nuovi livelli di attività del settore ha determinato un

assestamento anche sul piano della formazione: si sono registrati trend

più contenuti per quanto riguarda la formazione sulla sicurezza e la cresci-

ta di attività di aggiornamento e di specializzazione, a fronte di una ridu-

zione della formazione di base. Contemporaneamente è andata aumen-

tando l’attività riguardante ambiti nuovi legati al cambiamento in atto sul

piano delle soluzioni costruttive, della specializzazione e delle tecnologie

connesse soprattutto all’impiantistica e alla costruzione sostenibile.

Nel 2015 gli enti di formazione edile hanno svolto poco meno di 14mila

corsi per circa 300mila ore di formazione destinate a 161.827 allievi, di cui

un 17 per cento stranieri. Come si è già anticipato, rispetto al 2014 si è regi-

strata una crescita del 12 per cento sia dei corsi che degli allievi a fronte di

una contrazione di poco meno del’11 per cento del numero delle ore svolte.

Complessivamente si è trattato di un anno in ripresa rispetto al preceden-

te che aveva segnato un generale calo di attività.

Al progetto Mics, destinato alla formazione di base dei lavoratori, sono

stati dedicati 2.095 corsi che hanno visto la partecipazione di 20.845 lavo-

ratori, di cui 5.671 (27,2 per cento) di primo impiego e oltre 15mila (72,8 per

cento) già occupati.

Un aspetto importante riguarda il rapporto tra formazione rivolta alla sicu-

rezza e formazione professionale o comunque relativa all’attività produt-

tiva. Nel 2015 - a conferma di un processo in atto soprattutto nell’ultimo

triennio - si è registrata una prevalenza netta dell’attività di formazione

professionale che ha riguardato il 75,4 per cento dei corsi, l’85,3 per cento

delle ore di formazione e il 73,1 per cento degli allievi. L’attività di forma-

zione professionale viene svolta prevalentemente nelle regioni del Nord

con 6.397 corsi (il 61,4 per cento), oltre 162.400 ore (il 64,7 per cento) e

70.222 allievi (il 59,4 per cento). Le regioni del Centro svolgono un’attività

pressoché simile a quella delle regioni del Nord Est con un’incidenza in

termini di corsi del 24,5 per cento e di allievi del 26,6 per cento. Infine le

regioni del Sud assorbono il 14,2 per cento dei corsi, in linea con la quota

di partecipazione (14 per cento) rispetto al totale degli allievi a livello na-

zionale.

Il ruolo del Formedil per l’innovazione“Il Rapporto 2016”, commenta Francesco Sannino, vicepresidente del For-

medil, “conferma il ruolo fondamentale degli enti scuola, che continuano a

fornire alle costruzioni italiane un’offerta formativa attenta alle esigenze

del settore, in grado di intercettare vecchie e nuove esigenze. Come ente

di coordinamento vogliamo costituire un riferimento sul piano dell’orien-

tamento e del supporto in termini di progettazione e di messa in rete delle

esperienze innovative, così come un soggetto propositore di nuove mo-

dalità con cui esercitare la formazione. Da questo punto di vista iniziative

come quella finanziata da Formedil rivolta ai capi cantiere tende a indivi-

duare soluzioni nuove volte a un superamento della formazione tradizio-

nale, sia sul piano metodologico che nell’utilizzo degli strumenti formativi.

Analogamente iniziative come quella sulla costruzione sostenibile portata

avanti con il progetto europeo Build Up Skills I-town e la collaborazione

sulle tecnologie innovative con le associazioni dei produttori di materiali

e componenti, come nel caso di Cagema Assogesso, hanno offerto stimoli

e incentivi all’innovazione dei contenuti e delle metodologie della forma-

zione professionalizzante a partire da un piano nazionale di formazione

dei nostri formatori. Ciò nella consapevolezza che si deve guardare con

sempre maggiore attenzione alle tecnologie digitali e dell’informazione

che oggi ci vengono proposte sperimentando approcci nuovi, privilegiando

il tutoraggio e la formazione in cantiere, perseguendo modelli come i Psp

(Piani di sviluppo professionale) in grado di garantire quella formazione

continua che deve essere privilegiata nell’immediato futuro. L’obiettivo è

offrire opportunità di crescita professionale ai lavoratori, collegare la for-

mazione utile a strumenti di settore quali la Borsa lavoro edile nazionale

Blen.it, aumentare la competitività del settore e la qualità del lavoro edile

a partire dalla professionalità”.

Innovazione e formazione

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016

ISTECO: UN TAVOLO mULTISTAkEhOLDER PER IL SETTORE DELLE COSTRUzIONI

ministero della Giustizia; il software applicativo SQuadra 231 (in collaborazio-

ne con Il Tiglio Srl) che consente di predisporre e personalizzare il Modello di

organizzazione e gestione (Mog) ed è gratuito per le imprese associate Ance;

le Linee guida per la predisposizione di sistemi gestionali per la sicurezza e per

l’ambiente; seminari di sensibilizzazione e formazione delle strutture territo-

riali Ance e delle imprese associate.

Formazione in tema di sicurezza sul lavoroIl dlgs 81/2008, Testo unico sicurezza, ha introdotto la possibilità di adottare

modelli organizzativi per la salute e sicurezza sul lavoro come strumento per sol-

levare l’azienda dalla responsabilità amministrativa ex dlgs 231/2001. Dove per

modelli organizzativi si intendono sia la norma Bs Ohsas 18001:2007, peraltro

adottata solo dalle aziende più strutturate, sia modelli semplificati destinati alle

piccole e medie imprese e “asseverati” dai Comitati paritetici (Prassi di riferimen-

to Uni/PdR 2:2013). In questo contesto, Isteco svolge attività di formazione di

supporto sia alla rete dei Cpt per la formazione dei tecnici verificatori, sia alle

associazioni socie per illustrare alle imprese aderenti i benefici dell’asseverazione

del sistema gestionale per la sicurezza e per dare suggerimenti operativi.

Digitalizzazione del settore delle costruzioniIl dlgs 50/2016, nuovo Codice dei contratti pubblici, ha introdotto la previsione

dell’uso di “metodi e strumenti elettronici specifici”, comunemente denomi-

nati Bim. Il processo di adozione del Bim è dunque ormai irreversibile e Isteco

intende rappresentare un tavolo dedicato alla costruzione, su base tecnica e

multistakeholder, di una politica realistica di approccio alla digitalizzazione

del settore delle costruzioni. Attualmente è in fase di costituzione un Comitato

tecnico scientifico per la redazione di un documento guida che identifichi una

via italiana al Bim coerente con il tessuto produttivo italiano composto preva-

lentemente da aziende medio piccole. Sono inoltre previsti seminari informati-

vi e di sensibilizzazione a disposizione dei soci e delle imprese aderenti. 

Ecocompatibilità degli interventi ediliziUna delle tematiche oggi di maggiore rilevanza del settore delle costruzioni è quel-

la della eco-compatibilità degli interventi edilizi, siano essi nuove costruzioni o ri-

strutturazioni dell’esistente. La legislazione e normativa tecnica al riguardo, sia

europea che nazionale, è sempre più dettagliata, ma anche complessa e d’altra

parte per quanto riguarda il recupero la risposta delle imprese è ancora inadeguata

per molti diversi motivi, tra cui la mancanza di incentivi premianti e di capacità

progettuali e organizzative specifiche, oltre che la frammentazione della proprie-

tà. Isteco si propone alle associazioni imprenditoriali socie come tavolo ideale per

sviluppare proposte tecniche e metodologie di intervento sul patrimonio edilizio

esistente, basate sul principio della ottimizzazione del rapporto costi/benefici.

Isteco, Istituto per lo sviluppo tecnologico nelle costruzioni, nasce nel 2016 ma

la sua storia in realtà viene da lontano. Era infatti il 1993 quando le principali

associazioni di categoria e alcuni grandi committenti del settore delle costruzioni

decisero di costituire un tavolo tecnico multistakeholder, per affrontare le prin-

cipali tematiche di innovazione e sviluppo di interesse per il settore. La prima

di queste tematiche che venne affrontata, all’epoca fortemente innovativa, fu

quella dell’adozione da parte delle imprese di costruzione di sistemi gestionali

per la qualità conformi alla norma Iso 9001, appena introdotta dalla cosiddetta

legge Merloni. Per fornire alle imprese associate un punto di riferimento venne

decisa la costituzione di un istituto di certificazione, Icic, che negli anni si è af-

fermato fra gli organismi terzi accreditati non solo per il sistema qualità, ma

anche per i sistemi sicurezza e ambiente e per alcune certificazioni di prodotto

e del personale. Arriviamo così al 2014, quando, come racconta il presidente di

Isteco Carlo Nicolini, “l’Istituto considera completato il mandato ricevuto dai soci

su questa tematica e cede il ramo di azienda interessato all’attività di certifica-

zione. A inizio 2016, nell’impostare un nuovo programma di attività come tavolo

multistakeholder, l’associazione ha cambiato la propria denominazione in Isti-

tuto per lo sviluppo tecnologico nelle costruzioni, Isteco appunto. I soci sono as-

sociazioni di categoria come Ance, Legacoop, Cna, Confartigianato, Oice e grandi

committenti come Italferr, oltre ai ministeri delle Infrastrutture e dei trasporti,

dello Sviluppo economico, dei Beni e delle attività culturali e del turismo”.

QUATTrO AmBITI DI ATTIVITà STrATEGICI“Isteco”, continua Nicolini, “su mandato dell’assemblea dei soci ha concentrato

le proprie risorse su quattro ambiti di attività ritenuti strategici per l’innovazione

e lo sviluppo del settore delle costruzioni nei prossimi anni”. I primi due sono in

continuità con quanto già sviluppato in passato dall’Istituto e riguardano da

un lato il supporto per la predisposizione di codici di comportamento ex dlgs

231/2001, dall’altro formazione in tema di sicurezza sul lavoro, in collaborazione

con i Comitati paritetici territoriali. Gli altri due ambiti riguardano la digitalizza-

zione del settore delle costruzioni, più nota con il termine peraltro limitativo di

Building Information Modeling (Bim) e la eco-compatibilità degli interventi edi-

lizi, insieme a tutti gli aspetti relativi al recupero del patrimonio edilizio urbano.

Il progetto SQuadra 231 Con riferimento alle tematiche di responsabilità amministrativa introdotte dal

dlgs 231/2001, Isteco (all’epoca Icic) ha sviluppato per conto di Ance una serie

di azioni: i Codici di comportamento delle imprese di costruzione, approvati dal

Per informazioni:

www.isteco.com

Partner istituzionale Construction

Conference 2016

61

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201662 63

Dare una prospettiva all’industria edilizia Comprendere il mercato con la forza della collaborazione

La Construction Conference di Udine in concomitanza con il quarantennale offre l’occasione per riflettere sul futuro e orientare tutti gli attori della filiera.

Il quarantennale del terremoto del 1976 costituisce l’occasione per riflettere sul

ruolo che l’industria delle costruzioni ha avuto nella storia, non soltanto recente,

dei nostri territori. Senza cadere nella sterile commemorazione, bensì traendo da

questa fondamentale esperienza sociale e industriale una lezione per affrontare

in modo più consapevole il futuro. Per questo come Ance abbiamo con entusia-

smo sposato la proposta di Civiltà di Cantiere di organizzare a Udine un evento

di dimensione nazionale con relazioni di livello internazionale che, collocandosi

nell’ambito del quarantennale, affrontasse il tema del cambiamento e della tra-

sformazione del mercato delle costruzioni mettendo al centro il valore e le poten-

zialità offerti dai processi di innovazione.

Troppo spesso la quotidianità non ci consente di confrontarci con fenomeni di

carattere più generale che stanno modificando il modo stesso di stare sul mer-

cato e di fare edilizia. Far crescere una consapevolezza dell’importanza di saper

intercettare per tempo questi processi deve essere uno dei compiti di un’asso-

ciazione di rappresentanza imprenditoriale. E la prima Construction Conference

- nostra intenzione è farla diventare un appuntamento annuale - ha proprio que-

sto obiettivo: mettere a fuoco quello che il futuro ci riserva e orientare le nostre

imprese e tutti gli attori della filiera.

Quanto avvenuto negli ultimi dieci anni in edilizia assomiglia molto a un terre-

moto, con investimenti nelle nuove costruzioni più che dimezzati, centinaia di

migliaia di lavoratori usciti dal mercato e migliaia di imprese che hanno chiuso.

Come nel 1976 è essenziale una stretta collaborazione tra tutti gli attori, pubblici

e privati, per individuare un percorso che valorizzi le potenzialità offerte dalle im-

prese, premiando quelle più capaci e strutturate e allo stesso tempo definendo

con certezze anche finanziarie gli ambiti di mercato e le caratteristiche produtti-

ve e funzionali dei prodotti immobiliari in una logica di sostenibilità economica,

sociale e ambientale.

Da qui la necessità di una pianificazione pubblica, di nuovi strumenti normativi

e fiscali, di politiche di incentivazione adeguate e soprattutto di meccanismi in

grado di stabilizzare il mercato, sostenendo la crescita patrimoniale e organiz-

zativa delle imprese. Per invertire un processo di destrutturazione e parcellizza-

zione che mette a rischio questioni fondamentali come la sicurezza e la qualità

prestazionale delle opere da realizzare e da riqualificare.

Utilizzare l’esperienza passata per affrontare meglio il futuro è un prin-cipio cui i friulani si sono sempre attenuti.

Siamo un popolo fortemente ancorato alla propria memoria. E le manifestazio-

ni per il quarantennale lo dimostrano. Per noi imprenditori edili il terremoto e

soprattutto la ricostruzione che ne è seguita restano esempi importanti da cui

continuare a trarre lezioni positive. In primis la grande prova di solidarietà e la

straordinaria capacità di affrontare la tragedia con la forza della collaborazione.

È questo lo spirito giusto che deve continuare ad animare la nostra attività. Per-

ché il momento che, come filiera delle costruzioni, stiamo vivendo richiede an-

cora una volta una grande unità per affrontare con successo una crisi devastante

che ha fortemente ridimensionato sia il nostro mercato che il tessuto imprendi-

toriale e produttivo, con gravi conseguenze sul piano dell’occupazione. La na-

scita negli anni scorsi degli Stati generali delle costruzioni a livello regionale ne

è stata una concreta applicazione. Il riconoscimento anche legislativo da parte

della regione rappresenta un fatto molto importante che ci rafforza e che deve

incentivarci a implementare la nostra funzione di interlocutore propositivo, così

come di attore di una crescita culturale dell’intera filiera. Come Ance Friuli Vene-

zia Giulia crediamo fortemente in un triplice ruolo. Innanzitutto incrementare la

nostra capacità di dialogare con le amministrazioni pubbliche, sostenendone le

iniziative innovative e positive come ad esempio il Regolamento degli edifici ina-

gibili o la legge di riforma organica delle politiche abitative. In secondo luogo ren-

dere più efficace il sistema di rappresentanza attraverso una valorizzazione delle

competenze, aumentando l’interazione e le sinergie tra i diversi livelli provinciali,

in una logica di rete. Infine, è sempre più importante progettare percorsi di cre-

scita patrimoniale e in una logica di industrializzazione, così come diventare un

riferimento rispetto ai profondi processi di cambiamento che il mercato delle co-

struzioni sta vivendo. Tutto ciò con l’obiettivo di favorire l’accesso a nuove oppor-

tunità di mercato per le nostre imprese, ma anche per l’intera filiera. È in questo

ambito che si colloca l’adesione all’iniziativa promossa da Ance Udine insieme

a Civiltà di Cantiere di una Conferenza nazionale sulle costruzioni con un taglio

decisamente nuovo, che incrocia scenari globali e stato dell’arte delle costruzioni,

analisi ed esperienze pratiche di successo, dimensione nazionale e prospettive

internazionali. Ciò nella convinzione che soltanto da un cambio di mentalità e da

una sempre maggiore consapevolezza delle potenzialità offerte dall’innovazione

sia possibile affrontare in maniera più efficiente la trasformazione.

ROBERTO

CONTESSI

È presidente

di Ance Udine

e opera

nell’impresa

Restauri &

Costruzioni Srl

di Tavagnacco

(Udine).

ANDREA COMAR

Titolare

dell’impresa

Comar

Costruzioni di

Staranzano

(Gorizia),

dall’aprile 2016

è presidente

di Ance Friuli

Venezia Giulia.

40 anni dal terremoto

40 anni dal terremoto

65

Il contributo di artigianato e piccole imprese al cambiamento

Il potenziale di sviluppo per le costruzioni del Friuli Venezia Giulia è enorme e gli strumenti per realizzarlo già ci sono. La Construction Conference di Udine è l’occasione per proporre la nostra regione come “laboratorio di innovazione”.

Agli occhi di Confartigianato Imprese Fvg la Construction Conference di Udine

rappresenta un’occasione preziosa per gli artigiani e le micro e piccole imprese

del nostro territorio per confrontarsi con i cambiamenti già in atto nel comparto

delle costruzioni, con il potenziale di innovazione già a portata di mano e con le

sfide stimolanti che si prospettano in un futuro non necessariamente a tinte fo-

sche. C’è un patrimonio fatto di immobili produttivi e abitativi, e al tempo stesso

di contenuti artistici e storico-culturali, che va valorizzato. Ci sono progetti che

attendono di essere realizzati, con coraggio e imprenditorialità. Esiste un insie-

me di tecnologie, applicazioni e modelli organizzativi che già oggi consentono

salti competitivi più o meno consistenti.

Per certo una politica di investimenti pubblici tempestivi, mirati e selettivi gio-

ca in questo quadro un ruolo fondamentale. Di sicuro il mondo delle professioni

ha una funzione cruciale nell’alimentare un circuito virtuoso dell’innovazione,

sia disruptive che incrementale. Senza dubbio, inoltre, le scelte gestionali delle

aziende di maggiori dimensioni possono orientare i percorsi di cambiamento. È

però altrettanto certo che gli artigiani e le piccole aziende di questo comparto

- con le loro competenze e la loro diffusione territoriale, con il proprio bagaglio

di esperienza e di capacità innovativa – saranno determinanti per un pieno di-

spiegamento di questo potenziale di sviluppo. I nuovi modelli di organizzazione

delle aggregazioni, il Bim, i nuovi materiali, le soluzioni avanzate di domotica, le

applicazioni della realtà virtuale, l’evoluzione dei desiderata della committenza,

la sfida dell’economia circolare, il ripensamento in chiave smart del territorio non

solo urbano, l’Internet delle cose e le altre frontiere della digitalizzazione sono i

molti e complessi mattoni a disposizione per (ri)costruire il nostro futuro.

Come imprenditori e come associazione di rappresentanza non possiamo sot-

trarci a questa sfida, per quanto possa apparire difficile e in continua evoluzio-

ne. L’appuntamento con la Construction Conference di Udine rappresenta anche

l’occasione per lanciare l’idea di un Friuli Venezia Giulia “laboratorio di innova-

zione” in cui sperimentare soluzioni originali, soprattutto nel campo della riqua-

lificazione degli edifici. Cogliamo quindi appieno l’occasione per confrontarci su

questi temi e affrontare, ognuno nel proprio ruolo, un compito che solo in manie-

ra consapevole e in forma condivisa riusciremo ad assolvere.

GRAZIANO

TILATTI

Presidente di

Confartigianato-

Imprese Udine,

è titolare

dell’impresa di

costruzioni Tilatti

Rinaldo, attiva

sin dal 1953.

40 anni dal terremoto

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201666 67

Recupero della memoria e identitàdei luoghi. L’esempio del friuli

Cantîrs è un originale museo itinerante che ricostruisce il rapporto fra le tradizioni edili friulane e le specificità dei contesti e delle risorse naturali. Con un’attenzione particolare per i protagonisti di questa storia.

Il Museo del patrimonio edile Cantîrs ha l’ambizione di raccontare, partendo dal

Friuli, l’attività del costruire attraverso documenti, interviste, immagini, video,

evocazioni: i personaggi, la storia minuta, gli aspetti sociali e umani, i valori,

con tanto di simboli e riti del mestiere, di cantieri e persone che animano il

territorio, dando forma e vita alle opere intorno a noi. Strade, case, ferrovie,

ospedali, tubature, acquedotti, ponti e canali, grattacieli e gallerie, sopra e sot-

to terra. Con gli elementi che ne danno sostanza - aria e acqua, argilla, pietra,

metallo, legno, cemento - e che presentano agli edili i contesti in cui ha luogo

la sfida della costruzione: elevare opere in aria e altezza; edificare nell’acqua o

governare corsi e portata delle acque; lavorare la pietra e nella pietra; forgiare

con la terra, l’acqua e il fuoco gli elementi di base della costruzione, i mattoni.

Per ritrovare e non dimenticareParlare di edilizia implica imbastire un discorso sui contesti edificati in cui sia-

mo immersi, sui processi che li hanno generati e sui modi in cui la storia minima

e locale ha intercettato quella con la S maiuscola. Significa anche far emergere

antichi legami fra risorse naturali e specializzazioni lavorative, da cui origina-

no tradizioni edili fortemente collegate ai luoghi. Qui al Nord-est, per esempio:

le foreste della Carnia e della Valcanale e le ardite tecniche della carpenteria; i

giacimenti di argilla del Friuli collinare e la massiccia presenza di fornaci e for-

naciai; gli scalpellini, con i marmi della Carnia, la pietra piasentina del Cividalese

e altre tradizioni legate alle pietre locali; i più modesti ciottoli dei fiumi Taglia-

mento, Meduna, Cellina, cui si collega la spettacolare tradizione di mosaicisti e

terrazzieri dello Spilimberghese; la marna e i cementifici del Cividalese, l’edilizia

idraulica, col sistema delle bonifiche e delle idrovore, che salva la Bassa friulana,

nella sua fascia costiera, dal venir ricoperta dalle acque. E poi, ancora, significa

recuperare la storia delle aziende, i riti del mestiere, i suoi santi, simboli e me-

tafore, gli aspetti associazionistici, la mutualità, le tradizioni edili migrate, le

opere realizzate in ogni angolo del mondo e che qualcosa anch’esse raccontano

delle tradizioni costruttive d’origine. Una ricerca, questa di Cantîrs, che si pre-

figge di ritrovare e non dimenticare i nomi di chi ha fatto le cose, perché dietro a

ogni opera ci sono storie, grandi e piccole, da scoprire e conservare.

40 anni dal terremoto

SABRINA

TONUTTI

Antropologa

culturale, è

curatrice del

museo Cantîrs

e ricercatrice

presso

l’Università degli

Studi di Udine.

Centina del Ponte sul Lumiei, Carnia, anni ‘30 (foto di Umberto Antonelli, archivio Gli Ultimi, Tolmezzo).

Gruppo di fornaciai friulani nelle “Germanie” (foto Giovanni D’Aita, archivio Egidio Tessaro, “Buje Pore Nuie!”, Buja).

Per saperne di più

www.cantirs.it

Un museo itineranteIl Museo del patrimonio edile Cantîrs, promosso dalla Cassa edile di mutualità e assistenza

della provincia di Udine e dall’Università degli studi di Udine, è stato inaugurato nel marzo

2014 a Udine. Si tratta di un’esposizione mobile, itinerante, che prevede in ogni località pres-

so cui staziona l’aggiunta di micro-nuclei espositivi riguardanti alcune specificità storiche,

tipologiche, sociali dell’edilizia locale. Quando non è “in viaggio”, il museo è allestito presso il

Centro edile per la formazione e la sicurezza (Cefs) di Udine.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201668

Draga all’opera, bacino di Fiumicello, Bassa friulana. Impresa Taverna, 1935 (archivio Taverna, Udine).

Costruzione di Torviscosa, ditta Rizzani, 1938 (archivio Cema, Udine).

Cava di marmo sul monte Verzegnis, 1926. Operai all’opera nella sbozzatura dei blocchi (archivio Saim Marmi, Tolmezzo).

Mosaico Saetta iridescente, opera della Scuola mosaicisti di Spilimbergo, nella metropolitana di New York presso il World Trade Center, 2004 (archivio Scuola mosaicisti di Spilimbergo).

69

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201670 71

Udine 2024, ricostruire il futuro

Dopo il successo della ricostruzione è oggi necessario ripensare al rap-porto fra città e territorio in un’ottica di competitività basata sulla specia-lizzazione e con un approccio partecipativo.

Il 6 maggio 1976 nel Friuli, porta ad Oriente italiana, il futuro in corso subisce con

il sisma un drammatico stop: “Prima le fabbriche e dopo le case”, motto della

ricostruzione, testimonia che il processo di industrializzazione e di moderniz-

zazione era già in fase di realizzazione. Fantoni, Pittini, Snaidero, Gemona Ma-

nifatture, le attività industriali principali per numero di addetti insediate nelle

aree prossime all’epicentro, vengono rase al suolo. Le prime tre, in particolare,

riferite all’universo dell’abitare/costruire, mostravano allora aspetti di innova-

zione in avviata fase di sviluppo, dove l’industrializzazione aveva posto al centro

del processo la produzione in serie in grado di soddisfare le esigenze specifiche

del prodotto. Già dagli anni ‘50 il design industriale era riuscito a rappresentare

la modernità che introduceva nuove forme nell’abitare quotidiano, “domestiche

rivoluzioni” determinate dal boom economico.

Collaborazione fra comunità e istituzioni Di fronte all’immediato grande tema della ricostruzione si afferma un mo-

dello “sicuro” dal punto di vista dell’immaginario collettivo e cioè “dov’era,

com’era”, contribuendo a generare quella cultura conservativa che oggi, di

fronte al nuovo e al futuro, talvolta non è in grado di mettersi in discussione.

Anzi, in casi frequenti produce una distorsione del nuovo come stravagan-

te, come espressione personale delle varie “archi-griffe” in grado di risolvere

nell’autoreferenzialità il progetto specifico. Va ricordato, tuttavia, che il caso

friulano della ricostruzione è comunque un unicum nella storia italiana del

post-catastrofe, in particolare per quella necessaria idea di città (storica) alla

quale si è fatto riferimento. Ed è per certi aspetti anche spettacolare come si

sia riuscito in così poco tempo a completare il programma realizzativo, anche

grazie al massiccio sostegno economico in particolare dello stato. È un ritrat-

to del novecento fatto di un saper fare individuale unito a una dimensione

della comunità coesa e solidale, ai quali si aggiunge un modello amministra-

tivo e politico di governo del territorio costruito sulla fiducia. Così, in questa

dimensione personale della responsabilità, in particolare dei sindaci e delle

loro comunità, si fonda la ricostruzione di interi paesi rasi al suolo. Certamen-

te la domanda fondamentale che la seconda e micidiale scossa di settembre

ALESSANDRO

VERONA

Architetto,

promuove,

progetta

e realizza

interventi di

riqualificazione

urbana per

amministrazioni

pubbliche e

soggetti privati.

Partecipa

in qualità di

curatore della

sezione Città al

Future Forum

promosso dalla

Camera di

commercio di

Udine con Ocse,

Uniud e Comune

di Udine.

pone, demolendo ciò che era già in avviata fase di ricostruzione da maggio,

è: come ricostruire? Nasce così la legge regionale del Friuli Venezia Giulia n.

30 del 20 giugno 1977 “Nuove procedure per il recupero statico e funzionale

degli edifici colpiti dagli eventi tellurici” a dimostrazione di come l’insieme e

la condivisione di comunità/territori con istituzioni sia alla base di qualsiasi

azione che voglia incidere sulla realtà e sul contesto.

ricostruzione nel nome di autenticità e appartenenzaPer ricostruire si codificano gli elementi sia della morfologia, sia del linguaggio ar-

chitettonico - fatto di tradizione costruttiva, evoluzione antropologica, sedimen-

tazione storica e materiali -, riferiti a una geografia del luogo che ha come tema

dominante l’arco alpino, in particolare le Alpi Giulie e Carniche. Non solo. Il croce-

via culturale, il corridoio di ingresso e uscita dall’Est Europa verso Venezia e Roma

consegnano in questa parte dell’Italia un eredità fatta anche di caratteri nobili

del costruito che articolano una ricchezza e varietà del linguaggio degli edifici e

degli spazi pubblici, ovvero del modo attraverso cui la storia si manifesta. Emerge

così una idea di ricostruzione riferita in particolare agli edifici pubblici, castelli e

chiese che vengono ricomposti e restituiti ai paesi divenendo fatti simbolici attor-

no ai quali la comunità si ritrova, anche se spaesata rispetto a scelte insediative

e tipologiche residenziali che trasformano il paesaggio urbano. Pietra e legno si

trasformano in archetipi di una dimensione costruttiva alla ricerca dell’autenticità

e dell’appartenenza al luogo. Quell’approccio, tra l’altro, ricorda il “regionalismo

critico” che Kenneth Frampton proponeva per il superamento del movimento mo-

derno. Così, in questa dimensione specifica territoriale e storica autoriferita per

necessità, si è trascurato lo sguardo sulla nascita ed evoluzione dei mega trend

globali destinati a rovesciare, di li a poco, il presente che avanzava.

riflessione partecipata sulla nuova idea di città e territorioOggi quello spaesamento e sradicamento contemporanei richiedono nuovi

strumenti per la comprensione della complessità, che vede la competizione tra

città/territori/regioni che devono specializzarsi valorizzando le proprie compe-

tenze con una rinnovata ambizione collettiva. È questo il tema che dal 2012,

con l‘aiuto dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo econo-

mico), Udine 2024 (Camera di commercio, comune e Università degli studi di

Udine) sta ponendo con metodo partecipativo all’intera comunità economica,

per una riflessione su un nuovo paradigma territoriale in grado di costruire re-

lazioni più strategiche che di prossimità attraverso le quali reinterpretare l’idea

di città. In questa fase storica la città europea sembra confusa, incapace di

decidere o di comprendere la nuova identità specifica necessaria nel mercato e

nella rete globale, nella quale la dimensione temporanea e di sperimentazione,

come in questo caso, sono utili per mettere a fuoco nuove strategie e strumen-

ti necessari per mettersi in relazione con il mondo. La nuova forma della città

40 anni dal terremoto

73 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201672

Sistema connettivo:

il tratto rosso indica

il raddoppio delle

linee ferroviarie Fs

e quello giallo la

proposta di nuovo

sistema urbano di

superficie, mentre

le aree verdi

indicano corridoi

verdi attrezzati.

pone problemi che devono essere osservati attraverso la lente del cosiddetto

suburbano, che ci costringe a ripensare complessivamente la questione urbana

contemporanea. In particolare, per quanto riguarda il contesto internazionale

in rapporto alla posizione geografica della regione Friuli Venezia Giulia, Udine

2024 ha individuato un Tassello/Corridoio di 80 x 80 chilometri attraversato

dai grandi flussi europei di merci e persone e caratterizzato da un fenomeno di

“regionalizzazione urbana”. Le caratteristiche della nuova forma urbana sono:

l’accelerazione dei processi e delle relazioni; l’attrattività determinata dai ser-

vizi che somministra, dagli scambi economici alle diverse scale all’offerta for-

mativa e di accesso alla conoscenza/ricerca, alla residenzialità caratterizzata

dalla qualità di vita; la mobilità e i flussi.

Policentrismo, mobilità, welfare urbanoIn questa prospettiva l’insieme di centri autonomi con proprie competenze

(skills) dovrà essere superato dalla logica di connessione per generare un sistema

territoriale di satelliti (dotazione e polarità) di cui il sistema mobilità/flussi è il

metabolismo. Il nuovo sistema policentrico dovrà intercettare e rompere i flussi

extraterritoriali per generare valore competitivo attraverso i nuovi servizi che po-

trà somministrare. In ciò il sistema intermodale sarà la leva competitiva in grado

di generare accessibilità, attrattività, inclusione. La mobilità del nuovo sistema

policentrico sarà realizzata con l’integrazione dei sistemi di trasporto esi-

stenti ferro/gomma con una nuova dorsale di metropolitana leggera che la

Fuc - Ferrovie Udine Cividale potrebbe estendere, in parte potenziando l’e-

sercizio, in parte con una nuova linea, mettendo a fattor comune del sistema

territoriale le nuove polarizzazioni determinate dalla crescita urbana degli

ultimi vent’anni. Nello specifico, il recente impegno della regione e di Rfi per

il raddoppio della circonvallazione ferroviaria e la prossima realizzazione di

un nuovo scalo merci, con la conseguente eliminazione dell’attraversamento

delle merci su ferro nel tessuto urbano, pongono la necessità di compensare

questo intervento infrastrutturale “storico” con interventi urbanistici di wel-

fare urbano sulle aree ferroviarie urbane in dismissione che saranno riqua-

lificate secondo il principio di corridoi verdi attrezzati di connessione con il

sistema esistente dei parchi extraurbani.

Questo approccio potrà consentire di intervenire in quei punti dove, complice un

approccio urbanistico deterministico e quantitativo, le disuguaglianze spaziali

hanno generato ingiustizie spaziali. Perciò risulta inderogabile, oltre agli investi-

menti sul capitale economico, intellettuale e sociale, l’investimento sul capitale

spaziale che vede, tra l’altro, nella dispersione e nella frammentazione una delle

caratteristiche specifiche europee. Viene delegata a questi nuovi fatti urbani la

costruzione di nuovi luoghi, territori e paesaggi, ma anche quello che la politica

dovrebbe saper fare: costruire visioni future radicate nel presente quotidiano.

75

Innovazione e sperimentazione

Edificio 2226, manifesto dell’abitare massivo

DARIO

MANTOVANELLI

Ingegnere, è

Marketing

Manager di

Wienerberger

Italia e fa parte

del Comitato

tecnico di Andil

(Associazione

nazionale

industriali dei

laterizi) per

sviluppare e

promuovere

soluzioni

innovative in

laterizio.

Un nome, un programma: la nuova sede dello studio austriaco di archi-tettura Baumschager & Eberle riesce a mantenere tutto l’anno temperatu-ra costante fra 22 e 26°C senza impianti termici.

Con l’inizio del 21° secolo l’architettura contemporanea ha iniziato a inter-

facciarsi sempre più con una novità che ne sta, lentamente ma inesorabil-

mente, modificando i linguaggi compositivi: il risparmio energetico. Se fino

a meno di vent’anni fa la forma e la pelle dell’architettura erano perlopiù

legate a scelte puramente formali, oggi è di prioritaria importanza che il pro-

gettista pensi fin da subito alla sostenibilità, all’impronta che l’organismo

architettonico lascerà sull’ambiente.

Questa nuova sensibilità è un punto chiave della ricerca che lo studio au-

striaco di architettura Baumschlager & Eberle sta portando avanti negli ulti-

mi anni. La volontà di mettere sempre più l’accento sul rapporto tra architet-

tura ed efficienza energetica è particolarmente evidente nell’Edificio 2226,

un vero e proprio edificio-manifesto il cui nome identifica l’obiettivo stesso

del progetto: realizzare un involucro in grado di mantenere la temperatura

costantemente compresa tra i 22 e i 26 gradi Celsius senza l’apporto di alcun

impianto termico, né per il riscaldamento invernale, né per il raffrescamen-

to estivo. Questa struttura rivoluzionaria, ubicata a Lustenau, un comune

austriaco di 21mila abitanti situato a un’altezza di 400 metri sul livello del

mare, ospita da inizio 2014 gli uffici dello studio Baumschlager & Eberle.

Semplicità contro complicazione e massa termicaAlla base di questa sfida progettuale c’è stata la volontà di contrapporsi

alla tendenza che si sta evidenziando sempre più nell’architettura con-

temporanea e che vede molti edifici trasformati in vere e proprie “mac-

chine” in cui il comfort interno è garantito esclusivamente da sofisticate

(e complicate) soluzioni impiantistiche abbinate a involucri realizzati con

stratigrafie altrettanto complicate. La strada che segue l’Edificio 2226 è

diametralmente opposta: “Fare le cose nel modo più semplice possibile”,

questo è stato il leitmotiv che ha guidato l’architetto Dietmar Eberle quan-

do ha iniziato a progettare questo volume monolitico, una scultura di sei

piani di altezza che si configura come un cubo di 24 metri per lato, con

quattro facciate uguali tra loro.

La scelta di creare un edificio massivo, in cui le superfici vetrate occupano

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201676 77

circa il 24 per cento dell’involucro totale, non è però legata a preferenze pu-

ramente formali, ma rappresenta la chiave della strategia identificata dallo

studio austriaco per garantire il comfort all’interno di una struttura priva di

impianti termici. L’involucro dell’edificio, realizzato in muratura portante con

un doppio strato di laterizi porizzati a incastro da 38 cm, per uno spessore

totale di 76 cm, garantisce infatti una trasmittanza U di 0,14 W/m²K e un’ele-

vata inerzia termica (massa superficiale oltre 400 kg/m²); questo consente di

contrastare le dispersioni in regime invernale e il surriscaldamento in regime

estivo, grazie a uno sfasamento dell’onda termica superiore alle 24 ore.

Il ruolo degli infissi nel sistema passivoPer far funzionare al meglio questo sistema passivo, altrettanto importante

è stata la progettazione degli infissi: l’elevata altezza dei locali interni -

4,21 metri al piano terra e 3,36 metri ai piani superiori - ha consentito di

realizzare superfici vetrate a tutt’altezza che sono però arretrate rispetto

al filo esterno della facciata, massimizzando in questo modo l’apporto di

luce e minimizzando al contempo l’irraggiamento solare durante la stagione

estiva. Proprio negli infissi troviamo l’unica concessione all’high tech pre-

sente nell’Edificio 2226: un software dedicato al monitoraggio dei consu-

mi energetici regola automaticamente l’apertura e la chiusura di un vano

di ventilazione posizionato a lato dell’infisso, garantendo livelli ottimali di

CO2 e favorendo, durante la stagione estiva, la naturale movimentazione

dell’aria. L’architetto Eberle precisa però che il software può anche essere

controllato manualmente da ogni singolo utente: le finestre possono quindi

essere aperte e chiuse a piacimento quando si vuole, in aperto contrasto con

la “casa adiabatica”, cioè la casa passiva che obbliga l’utente ad adattare le

proprie azioni alle esigenze del sistema-casa.

Sostenibilità a basso costoQuesto involucro/accumulatore termico sfrutta dunque al massimo gli ap-

porti gratuiti, rendendo quindi possibile la gestione dell’edificio anche senza

impianti termici. Il riscaldamento all’interno dell’Edificio 2226 è fornito dall’ir-

raggiamento solare e dal calore umano (che produce circa 80 Watt), ma anche

dai computer, dalle fotocopiatrici, fino alle macchine del caffè.

Il secondo importante messaggio che lo studio Baumschlager & Ebelre ha in-

teso trasmettere con questo edificio è che non è necessario investire ingenti

somme di denaro per progettare la sostenibilità e l’efficienza energetica. Al

netto degli arredamenti, i costi di costruzione dell’edificio sono stati attorno

ai 950 euro a metro quadro. Se si considera l’intero ciclo di vita dell’edificio il

risparmio diventa ancora più evidente, grazie da un lato alla totale assenza di

impiantistica e, dall’altro, all’utilizzo di un materiale dall’elevata durabilità: il

laterizio. Questo materiale, a cavallo fra la tradizione e l’innovazione, garantirà

infatti una bassissima manutenzione ordinaria e straordinaria per questo invo-

lucro low tech che supera il concetto di Edificio a Energia quasi Zero, regalando

all’ambiente un carico nullo di emissioni di CO2.

Innovazione e sperimentazione

Foto

: Nor

bert

Pro

mm

er.

Foto

: Nor

bert

Pro

mm

er.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201678 79

Innovazione e sperimentazione

Una torre sostenibile a Lodi

Per la propria nuova sede la software house Zucchetti ha scelto, anziché di costruire ex novo, di riqualificare un edificio esistente adottando criteri di ecocompatibilità con soluzioni costruttive di forte impatto visivo.

L’azienda lodigiana di software Zucchetti continua a crescere in termini

di organico – la media degli ultimi anni è stata di una nuova assunzione

ogni tre giorni - e questo ha reso necessario ampliare gli uffici nella città

di Lodi. Da queste premesse nasce il progetto della Torre di Lodi, opera

di Marco Visconti Architects che sarà ultimata a metà 2017: la riqualifi-

cazione di un edificio a torre di 14 piani, costruito negli anni’70 e che ha

ospitato la sede della provincia di Lodi, per accogliere circa 400 perso-

ne. Un progetto candidato alla certificazione Gold secondo il protocollo

Leed e che è già stato premiato con l’European Property Award per le

sue caratteristiche di innovazione ed ecosostenibilità.

Il paesaggio agrario lodigiano è un fondamentale elemento di identità

locale e l’edificio si trova al di fuori dei confini del parco naturale del

fiume Adda. Zucchetti ha voluto recuperare la torre esistente riqualifi-

candone sia l’esterno, dal punto di vista energetico ed estetico, sia gli

interni mettendo al primo posto il comfort dei dipendenti attraverso

l’integrazione tra funzionalità ed esigenze del singolo. Una particolare

attenzione è stata chiesta ai progettisti anche per un flessibile impiego

futuro degli interni, garantendo che ogni piano fosse frazionabile e libe-

ramente accessibile attraverso la hall d’ingresso.

Il concept architettonico e tecnologicoIl progetto prende spunto dalla volontà di avvolgere il volume della tor-

re proteggendola come con un drappo. Si è pensato per questo a una

struttura a rete morbida e sinuosa, realizzata impiegando una famiglia

di tubi curvi in grado di creare una forma mossa e naturale applicata a

una certa distanza dalla facciata. La forma del frangisole è legata allo

studio del tracciato solare. La torre si presenta come un grande involu-

cro trasparente, un cristallo, protetto da una rete le cui maglie seguono

le esigenze di protezione dall’irraggiamento solare rispetto alle varie

esposizioni. Un involucro caratterizzato dalle sue linee vibranti: “onde

cerebrali” pensate per rappresentare l’essenza del lavoro intellettuale.

L’insieme dei frangisole costituisce un oggetto tridimensionale caratte-

MARCO

VISCONTI

Marco Visconti

dal 2007 è a capo

di Marco Visconti

Architects, studio

professionale

che si occupa

di sostenibilità

in architettura

per terziario,

industria,

formazione

e cultura.

rizzato da linee fluide realizzate attraverso un insieme di pale rettilinee

in tubo di vetro poste in direzione reciprocamente inclinata. Il sistema,

progettato utilizzando un software Bim, integra la fluidità dei frangisole

con il rigore costruttivo della loro struttura portante: una struttura spa-

ziale tridimensionale, costituita da una serie di travi reticolari in acciaio

verniciato sorrette da cavi, che sostiene il complesso sistema delle pale.

Il complesso è appoggiato su una nuova piastra di base, affacciata sul

parcheggio pubblico: contiene vasche d’acqua che riflettono l’intera for-

ma della torre, è attraversata dal percorso pedonale principale e ospita

un’edicola oltre ad alcuni servizi per la comunità locale.

Il concept funzionale e i materialiIn considerazione della destinazione ad uffici, le superfici lungo i peri-

metri dei piani sono state allargate e si è migliorato l’accesso verticale

all’edificio attraverso la ristrutturazione della scala interna e l’introdu-

zione di due nuovi ascensori. Per aumentare la flessibilità d’uso sono

stati previsti due nuovi accessi alla torre: il primo, per i dipendenti, si

trova al piano terra ed è direttamente collegato al parcheggio e ai servizi

di trasporto pubblico, mentre il secondo ingresso, per i visitatori, si trova

al primo piano.

Dal punto di vista distributivo la pianta del piano tipo è stata pensata

per essere impiegata indifferentemente con sistema open space oppure

con uffici chiusi. In entrambi i casi gli spazi ad ufficio gravitano attorno

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201680 81

a un corridoio perimetrale al nucleo della torre, che conduce a servizi

igienici, ascensori e vano scale.

La torre ospita inoltre un training center collocato sui due livelli imme-

diatamente adiacenti alla hall visitatori e due sale meeting affacciate al

terrazzo dell’ultimo piano.

I materiali impiegati per la Torre di Lodi sono stati scelti in riferimento

alle loro caratteristiche di sostenibilità legate alle produzione, alla dura-

ta e alla facile manutenzione. Le facciate sono rivestite con uno strato

di materiale isolante a base di schiuma di vetro Foamglas® sul quale è

applicata una lamiera di alluminio a giunti verticali.

Le strategie passive

Ottimizzazione delle performance energetiche Un impianto fotovoltaico ad alta efficienza copre gran parte della facciata

opaca a sud e parte del tetto, producendo 120 kWh/anno.

Ventilazione naturaleL’aria dall’esterno viene filtrata e utilizzata per rinfrescare gli ambienti du-

rante le ore notturne.

Energia geotermicaUna pompa di calore ad alta efficienza utilizza le acque sotterranee a 13°C

per fornire il riscaldamento e il raffreddamento all’edificio, il tutto con un

impatto ambientale pari a zero.

Comfort termico e di illuminazionePoiché l’edificio è collocato in una zona con clima continentale, il consu-

mo di energia predominante è dovuto al raffreddamento e all’illumina-

zione artificiale. Si è garantita quindi una buona protezione solare pur

preservando la luce naturale negli spazi occupati, in combinazione con la

ventilazione naturale e utilizzando sistemi Hvac e di illuminazione ad alta

efficienza.

FrangisoleLa protezione solare esterna è fornita da dispositivi di ombreggiatura dise-

gnati su misura, di varie forme in base ai diversi orientamenti della facciata.

Un trattamento superficiale particolare riduce i riflessi. Vetri ad alte presta-

zioni forniscono al tempo stesso una buona protezione solare e un’alta tra-

smissione per una buona illuminazione naturale.

EcosostenibilitàLa struttura pre-esistente dell’edificio è stata completamente mantenuta.

Questo, insieme alla quasi assenza di controsoffitti, riduce notevolmente

la quantità di materiali necessari rispetto a un edificio convenzionale. I ma-

teriali da costruzione impiegati sono per il 50 per cento locali e per il 75 per

cento riciclabili, mentre il legno è per il 100 per cento certificato Fsc o Pefc.

Innovazione e sperimentazione

Innovazione e sperimentazione

Cenni di cambiamento a milano

L’intervento realizzato in via Cenni dalla Fondazione Housing Sociale innova non solo i modi dell’abitare, ma anche le tecnologie costruttive ed è la più alta struttura interamente in legno mai realizzata in Europa.

I principi di comunità e di differenza strutturano il progetto Cenni di cam-

biamento, 123 alloggi in classe A, considerato che una varietà di tipi edilizi,

di servizi e di alloggi crea una maggior varietà da un punto di vista sociale,

presupposto per la vita e la crescita di una comunità.

Elemento generatore è lo spazio aperto, pubblico e semipubblico, visto non

come sistema statico, ma come flusso di attività e di interessi che dà forma

e qualità agli spazi interni ed esterni del nuovo complesso. Gli spazi aperti

sono articolati a diverse scale e in diversi livelli di fruibilità e hanno come

punto di partenza il principio urbano dell’isolato semi-aperto: un fronte qua-

si continuo su strada, ma articolato al proprio interno per creare un luogo,

una corte verde. È proprio questo paesaggio interno, scena di persone e di

luoghi, che costituisce il cuore del progetto e anche un simbolo della soste-

nibilità intesa come valore civile da condividere, ma anche da vivere.

Spazi pubblici, semi-pubblici e privatiIl progetto lavora simultaneamente su diverse scale: una è la scala di vici-

nato, legata alla dimensione più intima dell’abitare, l’altra è quella urbana.

Le soluzioni costruite si fondano sul tema dello spazio pubblico e semi-

pubblico, plasmando i luoghi e articolandone i volumi che li racchiudono,

in modo da modulare continuamente i diversi livelli di fruizione degli spazi

come tanti spazi “intermedi” diversi, sovrapposti e legati fra loro in spazi

aperti e ambiti multifunzionali. La corte aperta interna è il luogo centrale

del progetto: pensata come un piccolo parco con alcuni alberi e presenze

arbustive, vi prevale un’idea di giardino come sequenza di scenari verdi dai

valori cromatici e olfattivi continuamente variati.

Alla base del progetto vi è il desiderio di tenere insieme un elemento basso,

lineare e continuo, a diretto contatto con gli spazi aperti, con la verticalità

delle torri che svettano.

I temi della loggia, del balcone e del bow-window, così come il tema del bal-

latoio semi-pubblico esprimono quella relazione di continuità tra l’interno

e l’esterno, tra la dimensione privata e quella pubblica, che contribuisce a

rinsaldare il principio di coralità e di partecipazione, già suggerito dalla scel-

FABRIZIO

ROSSI PRODI

Architetto,

ha fondato lo

studio Rossiprodi

Associati. Dal

2001 è professore

ordinario di

Progettazione

architettonica e

urbana presso

l’Università

di Firenze.

Attraverso

ricerche e progetti

ha indagato la

città e il suo

futuro, sempre

attento alla

sostenibilità e

alla logica dello

smart building e

della smart city.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201682 83

ta dell’impianto a corte. A questa continuità spaziale tra pubblico, semi-

pubblico e privato, si affianca una progressiva differenziazione degli ambiti

accessibili e di privacy; l’articolazione stessa del volume plasma diversi am-

biti e crea relazioni. Su tutto prevale il ballatoio, una spina che innerva gli

spazi dell’abitare e quelli integrativi; ha un ruolo decisivo da un punto di

vista distributivo ma anche sociale, poiché è, di fatto, un luogo d’incontro

e di scambio fra persone. Il ballatoio, le sue scalinate, i ponti, la portineria,

gli androni e i corpi scala sono concepiti come spazi di relazione e spazi in-

termedi per la comunità. Il ballatoio raggiunge tutti i corpi, si intreccia con il

percorso a terra lungo la corte, dà accesso alle torri e alle coperture, insom-

ma innerva tutto il complesso ed è il suo strumento di percezione e di vita

fondamentale.

Tipologie edilizie e utenze diversificateL’intervento comprende quattro corpi di fabbrica, disposti intorno alla cor-

te verde, con alcune interruzioni dalle quali si entra nella corte o si sale al

ballatoio. Per accedere ai vani scala si deve comunque passare dalla corte

interna. Da ciascuno dei quattro corpi lineari a due piani si eleva una torre

di altri sette piani. Tutte le parti sono raggiunte da un sistema di percorsi

orizzontali posti sia al piano terreno lungo il giardino interno, che al piano

primo lungo il ballatoio, e da percorsi verticali con quattro corpi scala dentro

la sagoma delle torri.

Il complesso è destinato a un’utenza diversificata, compresi giovani, anzia-

ni, famiglie solidali, “mamme di giorno”. Nei diversi corpi edilizi si trovano

essenzialmente tre tipi distributivi variamente alternati e integrati: schiera,

ballatoio e torre; gli alloggi sono di tre dimensioni principali e con diverse

soluzioni e articolazioni. Gli appartamenti più grandi, dedicati ai giovani, alle

famiglie solidali e alle famiglie numerose, sono disposti lungo il ballatoio.

Nelle torri invece sono concentrati i tagli da 50 e 75 mq con ampi terrazzi e

logge. Al piano terreno si trovano alcune abitazioni per disabili. In tutti gli

alloggi è stato privilegiato il ruolo e la dimensione della zona giorno, dotata

sempre di una loggia o una terrazza. Oltre alle abitazioni, l’insediamento

comprende funzioni integrative all’abitare e alcuni spazi per servizi locali e

urbani, che rappresentano il centro di aggregazione della comunità.

La sostenibilità del legnoLa sostenibilità e il rispetto dell’ambiente hanno spinto verso una particola-

re scelta costruttiva: le strutture in legno, che incorporano grandi quantità di

CO2 rigenerandosi, peraltro, nelle foreste in poco tempo, a differenza di altri

materiali che rappresentano risorse non rinnovabili. Le soluzioni struttura-

li prefabbricate in legno assicurano ottime prestazioni antisismiche perché

sono molto elastiche e ottime prestazioni termoisolanti; consentono inol-

tre rapidità nella conduzione del cantiere dimezzando complessivamente i

tempi rispetto ai sistemi tradizionali (e con questo contribuiscono alla sicu-

rezza nella costruzione). Resistono meglio di altre agli incendi, perché hanno

una combustione lenta e non collassano velocemente ad alte temperature.

Se protette dall’azione dell’acqua e dagli agenti patogeni, le strutture in le-

gno presentano anche un’elevatissima durabilità.

Sotto il profilo costruttivo e strutturale, il progetto si compone di una parte

basamentale interrata in cemento armato e, dal piano terra in su, di una

struttura in elevazione a struttura portante verticale e orizzontale in pan-

nelli massicci di legno incollato a strati incrociati (Xlam) e costituita da corpi

lineari e corpi a torre. In particolare la tipologia a torre è composta da un

nucleo centrale col vano scala e ascensore (anch’essi in legno) e da un peri-

metro portante costituito dalle pareti perimetrali; i solai sono orditi perpen-

dicolarmente alle facciate, così che la pianta risulta libera da setti e pilastri

intermedi tranne che per gli irrigidimenti delle pareti esterne, che vanno di-

minuendo piano per piano.

Il progetto prevede un buon numero di solai a sbalzo per realizzare le ter-

razze; l’utilizzo di pannelli in legno si presta bene per sbalzi di questo tipo

e aiuta ad eliminare i ponti termici tra terrazzo e solaio interno. La dispo-

sizione continuamente variata di logge e terrazze aiuta a distribuire i pesi

sulla struttura e a stabilizzarla e contribuisce all’aspetto architettonico del

complesso, che cerca di offrire un immagine di domesticità.

Per saperne di più:

www.rossiprodi.it

www.

cennidicambiamento.it

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201684 85

Una casa per anziani a cinque stelle

Questa residenza sanitaria assistenziale, in Veneto, è progettata secondo principi di estetica, intesa come percezione attraverso la mediazione dei sensi. Un’attenzione verso l’utente che si sposa con la qualità dell’assistenza fornita.

La Rsa Santa Maria dei Battuti si trova a Noale al confine tra la provincia di

Padova e quella di Treviso ed è stata realizzata dalla società Relaxxi del grup-

po Cazzaro costruzioni. Quando ci arrivi davanti pensi che sia un hotel a cin-

que stelle e non una casa per anziani. L’ampia struttura coniuga solidità e

leggerezza e i vuoti di luce sono la sua caratteristica più evidente. E dietro i

vetri si muovono gli ospiti sulle carrozzine. Un edificio progettato e realizzato

da Mauro Cazzaro e dalla sua impresa familiare, coadiuvato da progettisti e

tecnici che ne hanno fatto un’opera bella, funzionale, di elevata sostenibilità

e soprattutto dove oggi si pratica un’assistenza e si offrono servizi a misura di

anziano non autosufficiente. Tanto che ha avuto l’importante riconoscimento

di entrare nella top ten delle case per anziani annualmente stilata dall’Univer-

sità di Berkeley, il santuario americano dell’innovazione e della futurologia.

Cambiare profondamente l’idea di casa di riposoDietro la creazione di Relaxxi vi è una concezione precisa, un’idea del costruire

che contrasta decisamente con la mentalità che ha prevalso sul mercato ita-

liano. “La parola greca aesthetica significa percepire attraverso la mediazione

del senso”, spiega Cazzaro. “Se dovessi definire qual è il paradigma al centro

del progettare e costruire un edificio non avrei dubbi, direi l’estetica come la

intendevano i greci. Abitare un ambiente dove passiamo la stragrande mag-

gioranza del nostro tempo significa per ognuno di noi relazionarci con esso

attraverso i sensi. E allora da qui dobbiamo partire. Del resto costruire non può

che essere un processo mentale, non può che avere alla sua base una conce-

zione dell’uomo con le sue esigenze, il suo modo di essere e di agire. Se non si

ha una certa mentalità - fatta di attenzione a chi utilizzerà gli spazi che andia-

mo a realizzare, così come di una cultura del bello e del comfort – che metta

questi valori al centro del progetto e del costruire, è impossibile raggiungere

alti livelli qualitativi, ma anche di efficienza e di equilibrio economico. Da qui

nasce la Rsa, un progetto che comporta non solo costruire un edificio secon-

do determinati canoni e obiettivi, ma accettare la sfida della gestione. Siamo

entrati in questo mercato - dove l’utente era considerato e troppo spesso lo

è ancora soltanto un numero all’interno di un progetto economico - con l’in-

A cura di A. M.

Innovazione e sperimentazione

tenzione al tempo stesso di avviare un’iniziativa imprenditoriale in grado di

darsi un equilibrio economico e finanziario e di cambiare profondamente l’idea

dominante di una casa di riposo”.

La Rsa, costruita su un’area di 9.500 metri quadri di cui 2.400 edificati, è di-

sposta su tre livelli e ha 160 posti letto. Dal punto di vista delle prestazioni è

in classe energetica A, con riscaldamento e raffreddamento dell’aria con travi

fredde attive, alimentati con fotovoltaico 100 kW e pompe di calore. Ed è do-

tata di Vmc (ventilazione meccanica controllata) canalizzata. Grande atten-

zione è stata posta all’isolamento acustico, tanto che risulta in classe 1a se-

condo la norma Uni En 11367. La caratteristica costruttiva più rilevante è data

dalla struttura orizzontale in soletta piena ad armatura post tesa. L’edificio è

stato costruito, arredato e reso funzionale in 640 giorni.

Un edificio costruito attorno a luce, colori, aria“A guidare il progetto è stata l’attenzione alla qualità ambientale”, continua

Cazzaro. “Le case di riposo sono spesso anguste, poco luminose. Si presta

poca o nulla attenzione ai colori, alla dimensione degli spazi. A guidare sono

logiche meramente economiche e l’idea che queste case siano l’anticamera

della morte e non meritino investimenti e soluzioni per alti livelli di comfort.

Il nostro approccio è stato opposto: al centro abbiamo messo il tema della

luce. E ciò ha voluto dire progettare in questa direzione fin dalla scelta delle

strutture in cemento armato. La soluzione ad armatura post tesa ci ha con-

sentito di raggiungere due obiettivi: maggior velocità di esecuzione e possibilità

di avere più spazi vuoti e quindi più vetrate e luce. Possiamo dire che la casa è

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201686 87

Edu-Care: ci prendiamo cura delle scuole

In uno scenario di continua erosione dello spazio pubblico urbano gli edi-fici scolastici hanno le potenzialità per diventare il manifesto di un approc-cio sostenibile che coinvolge la comunità nella sua attuazione.

Abitiamo in Veneto. Un territorio a bassa densità. Una città rarefatta. Una

metropoli orizzontale, che il senso comune chiama periferia. Questo spazio

di ‘cartongesso’ - il riferimento è al famoso romanzo di Francesco Maino -

senza confini e senza luoghi pubblici di aggregazione sociale, negli ultimi 50

anni si è mangiato il territorio con politiche economiche senza alcuna strate-

gia di lungo termine, ha interrotto le condizioni di equilibrio con l’ambiente e

il rapporto tra terra e acqua che caratterizza questa regione, ha costruito un

nuovo paesaggio fisico e umano desolante che la recente crisi ha messo in

evidenza non solo in termini economici ed ecologici, ma soprattutto cultura-

li. L’idea di “rammendare le periferie” - ci riferiamo al progetto di Renzo Pia-

no - è sicuramente un progetto onorevole, ma mantiene nella definizione un

equivoco fondamentale: etimologicamente la parola periferia presuppone la

presenza di un centro e, in Italia, si riferisce immediatamente alla ricucitura

un po’ nostalgica di un paesaggio intorno ai centri storici, inevitabilmente

relegando le periferie a paesaggi di qualità inferiore.

Nodi urbani alla piccola scala delle comunitàIn questi quindici anni di lavoro abbiamo provato a capovolgere il punto di

vista, considerando per un momento la possibilità di guardare il territorio

come un insieme di nodi, senza attribuire loro alcun giudizio di valore a cau-

sa della loro localizzazione. Abbiamo considerato i nodi come punti di ac-

cumulo di esperienze, comunità e risorse, non alla scala territoriale ma alla

piccola scala delle comunità, per cercare di comprenderne le potenzialità.

Nelle città europee assistiamo a un crescente processo di erosione dello spa-

zio pubblico che non è più spazio aperto, trasformabile: zonizzazione, calen-

dari di attività, materiali e brand, tutti questi elementi sono ubiquamente

standardizzati restituendo “spazi pubblici” globalizzati e noiosi, dove la li-

bertà di attivazione da parte delle persone è sostanzialmente annullata. Ci

domandiamo se sia ancora possibile, in questi spazi globalizzati, pattinare,

ballare, disegnare con il gesso per terra, sporcandoci le mani. È possibile gio-

care nei nuovi spazi pubblici del mercato finanziario globale, senza dover

pagare un biglietto di ingresso? Sul fronte opposto, la metropoli orizzonta-

Innovazione e sperimentazione

CARLO CAPPAI

E MARIA

ALESSANDRA

SEGANTINI

Partner dello

studio C+S

Architects con

sede a Treviso.

Hanno insegnato

e svolto attività

di ricerca presso

il Mit di Boston,

la Syracuse

University School

of Architecture

di New York, lo

Iuav di Venezia

e l’università

di Architettura

di Ferrara. I

loro progetti

hanno ottenuto

numerosi premi

di architettura

internazionali.

costruita intorno alla luce. Ed è l’effetto che dà sia a chi la vive, sia a chi la

guarda dall’esterno. Questa attenzione alla luce ha richiesto una gestione sia

di quella naturale che di quella artificiale ispirata a principi circadiani. Così che

l’edificio è oggi dotato di un sistema di supervisione integrato e centralizzato,

Desigo, che comprende la regolazione delle luci, così come delle tapparelle del-

le stanze. Eguale importanza abbiamo dato ai colori, tenui, pastello, riposanti,

ma allo stesso tempo vivi. Queste persone hanno bisogno di vita. È poi fonda-

mentale la qualità dell’aria. Spesso alle case di riposo si abbina l’odore stantio

di cibo o quello ancora più fastidioso di urina. Un sistema di ricambio d’aria

a elevata efficienza è essenziale e su questo abbiamo investito con risultati

che i visitatori hanno spesso definito eccezionali: nelle aree pranzo dopo die-

ci minuti che gli ospiti hanno lasciato l’ambiente non vi è più alcun odore di

cibo. Sono questi i risultati di una buona progettazione e di un adeguato uti-

lizzo delle tecnologie. Alvar Aalto insegnava a considerare lo spazio non come

un’astrazione pura, ma come atmosfera di luce, suoni e profumi: molte opere

come Villa Mairea profumano di legno di pino e di betulla, alberi tipici dei bo-

schi. A questi principi ci ispiriamo nel progettare e realizzare i nostri edifici”.

Innovazione e sperimentazione

Qualità ambientale e qualità dei serviziRelaxxi non è solo qualità ambientale, bensì assistenza, servizi, attività per il

recupero fisico e mentale. “L’investimento che abbiamo fatto nella costruzio-

ne”, conclude Cazzaro, “trova la sua piena valorizzazione nelle attività che svol-

giamo quotidianamente con i nostri ospiti. L’esempio più evidente è rappresen-

tato dalle attività di giardinaggio nel percorso giardino con orto a quota sedia

a rotelle. Oltre alla fisioterapia vengono svolte attività ludiche e sensoriali, così

che molti dei nostri ospiti migliorano sensibilmente le loro condizioni fisiche

e mentali. Formazione, aggiornamento, disponibilità e attenzione sono fattori

che debbono ispirare l’attività del costruire così come quella di assistenza”.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201688 89

le è caratterizzata dall’assenza di spazi pubblici formali, interni urbani. Gli

spazi pubblici sono un patchwork costruito con gli avanzi di micro-processi di

privatizzazione e zonizzazione. In entrambe le prospettive, le città sono inte-

ressate da processi di erosione dello spazio pubblico, che nel primo caso sono

guidati e controllati dalla finanza globale, nel secondo riflettono la piccola e

media scala dei singoli interventi. Abbiamo compiuto le nostre osservazioni

su Treviso - attraverso laboratori urbani, spettacoli teatrali, il coinvolgimento

della comunità e l’impegno di più soggetti istituzionali - e abbiamo mappato

gli spazi pubblici (parchi, scuole, centri sociali, teatri, eccetera). L’immagine

che ci è stata restituita da questo lavoro è una città fatta di una serie di nodi

distanti tra loro un massimo di 15 minuti a piedi. All’interno di questa rete

già esistente abbiamo scelto le scuole perché il loro uso è obbligatorio, per

la loro ospitalità, per la minima distanza dai centri abitati, per la capillarità,

per il carattere informale e di riconoscibilità all’interno della comunità, per la

loro potenzialità ancora inespressa e la loro forza innovativa. Un esempio su

tutti: la possibilità/opportunità di rendere più efficiente e produttivo l’edificio

scolastico utilizzandolo non solo durante l’orario scolastico. La battaglia ha

inizio e i fronti sono molteplici: primo tra tutti quello normativo, con norme

che risalgono al 1970, vero ultimo momento in cui il paese ha investito mas-

sicciamente nel settore dell’istruzione.

Semi di spazio pubblico aperto e trasformabileLavorare su questi piccoli edifici privi di risorse economiche rilevanti, mere

scatole funzionali generalmente progettate da architetti e ingegneri specia-

lizzati nell’applicazione convenzionale delle normative nel modo più restrit-

tivo, è diventata una delle battaglie del nostro studio. Abbiamo deciso di

prenderci cura di questi edifici in Veneto, considerandoli come semi di spa-

zio pubblico aperto e trasformabile. Colorati, aperti, trasparenti manifesti di

un approccio sostenibile per accogliere i bambini e la comunità circostante.

Come l’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono, abbiamo sentito che il no-

stro compito era quello di mettere in discussione l’intero processo di proget-

tazione per piantare non alberi, ma scuole. E l’abbiamo fatto con tenacia e

passione. Abbiamo messo in discussione il processo economico e burocrati-

co, lavoriamo ora con il tempo e lo spazio: attraverso una serie di strategie di

progettazione, interroghiamo il layout convenzionale degli edifici scolastici

permettendo loro di aprirsi a un uso pubblico oltre il canonico orario scola-

stico. Ripensiamo a una serie di micro-interventi sulle reti pedonali e cicla-

bili per ridurre l’inquinamento e lavoriamo per coinvolgere la comunità nel

progetto, migliorando la sicurezza e il controllo attraverso le persone e non

con la costruzione di recinzioni, confini o tecnologie digitali. A nostro avviso

alcune delle utopie degli anni Sessanta, in cui i cortili sarebbero voluti diven-

tare parti di città, avevano dimostrato la loro debolezza perché mancavano

le persone e il loro coinvolgimento diretto nell’attuazione del progetto. Ma il

nostro è un tempo di condivisione di risorse, di competenze e di spazi che ci

permette una straordinaria rivoluzione creativa su temi come il controllo, la

sicurezza, l’inquinamento, la costruzione di comunità, perché ognuno di noi

possa essere coinvolto nel processo in prima persona.

L’ingresso della

scuola elementare

a Chiarano (Treviso).

Foto Alessandra

Bello.

L’affaccio sul

giadino del centro

scolastico The

Kite a Fontaniva

(Padova). Foto

Pietro Savorelli.

Testo tratto

da C. Cappai,

M.A. Segantini,

Aequilibrium,

2016, pubblicato

in occasione della

partecipazione

alla 15° Biennale

internazionale

di architettura.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201690 91

Nel Veneto in ripresa costruzioni ancora indietro

Secondo gli studi Ance, per il 2015 si conferma il trend negativo degli ulti-mi anni, mentre per il 2016 si prevede un inizio di inversione di tendenza. E nella regione aumenta la spesa dei comuni.

Nel 2015 la produzione regionale veneta, che rappresenta il 9,2 per cento del

Pil nazionale, ha registrato un aumento dello 0,8 per cento rispetto al 2014,

consolidando la tendenza positiva manifestatasi nell’anno precedente. Se-

condo il Centro studi Ance che ha redatto il rapporto annuale sul settore per

Ance Veneto, la crescita è stata determinata soprattutto dalla dinamica po-

sitiva dei consumi privati e da un graduale miglioramento degli investimen-

ti, mentre le esportazioni, che avevano mitigato la contrazione dell’attività

economica durante la crisi, risultano in rallentamento. Le previsioni 2016 per

l’economia regionale mostrano un ulteriore aumento dell’1,3 per cento, più

elevato rispetto alla stima nazionale (+1,1 per cento). Totalmente diverso però

risulta lo scenario se si sposta la lente sul comparto dell’edilizia. Un settore

che in Veneto rappresenta in termini di investimenti il 9,3 per cento del Pil re-

gionale e in termini di occupazione il 19,6 per cento degli addetti dell’industria.

Nel 2015 le nuove abitazioni hanno guidato la flessioneNel 2015, secondo le stime Ance-Ance Veneto gli investimenti in costruzioni

diminuiscono rispetto ai livelli dell’anno precedente dell’1,4 per cento in ter-

mini reali, a conferma di un trend negativo in atto da diversi anni. Nell’analisi

per singoli comparti, la stima per la nuova edilizia abitativa è di una flessio-

ne più sostenuta, del 7,1 per cento, mentre per le costruzioni non residenziali

private il calo si attesta all’1,2 per cento in termini reali. Il recupero abitativo

registra un aumento dell’1,5 per cento rispetto ai livelli dell’anno precedente

e per le opere pubbliche si stima un calo dell’1,3 per cento. Secondo l’indagine

realizzata da Ance presso le imprese associate, la flessione dei livelli produtti-

vi negli investimenti in nuove abitazioni è legata al perdurare del significativo

calo dei permessi di costruire. In Veneto, secondo i dati Istat, nel 2013 sono

stati ritirati 7.210 permessi su abitazioni (nuove e ampliamenti) e complessi-

vamente dal picco del 2004 (40.713 unità) la diminuzione risulta pari all’82,3

per cento. Una contrazione che ha inciso sensibilmente sul tessuto imprendi-

toriale e sull’occupazione. Sempre secondo i dati Istat, tra il 2008 e il 2013 il

numero delle imprese di costruzioni in Veneto si è ridotto di 9.048 unità, un

calo in termini percentuali del 14,6 per cento. Per il presidente di Ance Veneto

A cura di

MIMOSA MARTINI

Innovazione e territorio

Giovanni Salmistrari “sono dati allarmanti, che devono indurre il governo a in-

tervenire nell’immediato, per impedire la scomparsa di un tessuto importante

di piccole e medie imprese”.

Nel 2016 timida ripresa guidata dalla riqualificazionePer il 2016 il Centro studi Ance prevede un’inversione di tendenza, stimando

per il settore delle costruzioni in Veneto una crescita dello 0,5 per cento in

termini reali su base annua. La previsione tiene conto, oltre che delle aspetta-

tive delle imprese associate, degli indicatori finora disponibili e anche degli ef-

fetti sugli investimenti in costruzioni di alcune misure previste nella Legge di

stabilità, come ad esempio la conferma del potenziamento delle agevolazioni

fiscali per ristrutturazioni edilizie e efficientamento energetico degli edifici e il

superamento del Patto di stabilità interno, che ha trovato in Veneto un riscon-

tro superiore rispetto ad altre regioni.

L’inversione di tendenza sarà guidata dalla conferma della crescita del com-

parto della riqualificazione del patrimonio abitativo (+2 per cento rispetto al

2015), dal cambio di segno nelle opere pubbliche (+1,2 per cento) e da un’at-

tenuazione della caduta nella nuova edilizia abitativa (-1,9 per cento) e nel

non residenziale privato (-0,3 per cento). Una previsione comunque accolta

con un certo scetticismo da parte degli imprenditori e di cui si fa portavoce lo

stesso presidente Salmistrari: “I segnali che ci vengono dalla maggior parte

degli imprenditori non sono così ottimistici. La realtà che ci troviamo ad af-

frontare continua a caratterizzarsi per i gravi problemi legati a un sistema am-

ministrativo pubblico che quasi sempre complica le cose o rallenta procedure

e permessi. Egualmente non si riscontrano reali cambiamenti da parte delle

banche, che limitano fortemente le potenzialità imprenditoriali e impedisco-

no al nostro settore di svolgere la sua funzione produttiva e dare il contributo

di cui la nostra economia e la nostra società regionale avrebbero bisogno”.

Opere pubbliche: Veneto in controtendenza positivaNei primi cinque mesi del 2016, secondo il monitoraggio Ance-Infoplus ri-

portato nel XIV Rapporto congiunturale delle costruzioni di Ance Veneto, il

mercato dei lavori pubblici in Italia registra una nuova contrazione, dopo l’an-

damento positivo del biennio precedente. Il 2015, infatti, è stato caratterizza-

to da un aumento dei bandi di gara per lavori del 14,8 per cento in numero e

del 3,7 per cento in valore su base annua, dopo la marcata crescita registrata

nel 2014 (rispettivamente +30,4 e +18,6 per cento). Complessivamente, nel

periodo gennaio-maggio 2016 i bandi di gara per lavori pubblici registrano un

calo dell’11,1 per cento nel numero di pubblicazioni e una riduzione del 28,1 per

cento dell’importo nel confronto con l’analogo periodo del 2015. In particolare,

dopo un segno positivo registrato a gennaio 2016, si sono registrate rilevanti

flessioni nei due mesi successivi, tanto che il primo trimestre dell’anno si è

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201692 93

chiuso con un calo del 13,6 per cento nel numero di bandi pubblicati e del 36,2

per cento nell’importo posto in gara. Ma ancor più grave, come è stato rilevato

da più parti, è che se nel periodo antecedente l’entrata in vigore del nuovo

Codice degli appalti (19 aprile scorso), le stazioni appaltanti hanno accelerato

la pubblicazione dei bandi per rientrare nella normativa ancora vigente, dopo

tale data si è assistito a un drastico calo delle pubblicazioni e il consuntivo di

maggio conferma la fase di grave difficoltà del settore.

Per quanto riguarda il Veneto il rapporto evidenzia una situazione migliore, in

quanto nel corso del 2015 risultano pubblicati 882 bandi per lavori pubblici pari

a 875 milioni di euro, con un aumento nel numero del 30,3 per cento, confer-

mando una tendenza di crescita ormai in atto dal 2012. In crescita dell’1,2 per

cento anche i valori degli importi posti in gara. Ancora più rilevante la crescita

nei primi cinque mesi del 2016: più 77,9 per cento nel numero e più 12,7 per

cento in valore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In netta contro-

tendenza rispetto alla media nazionale.

Aumenta la spesa dei comuni, ma incombe il “rischio” nuovo CodiceIl trend positivo riguarda soprattutto i bandi di importo inferiore ai 5 milioni di

euro, che continuano a manifestare aumenti tendenziali rilevanti (+83,7 per

cento in numero e +45,5 per cento in valore). Una performance che è probabil-

mente effetto del riavvio degli investimenti da parte degli enti locali, grazie al

superamento del Patto di stabilità interno e all’attuazione di alcuni program-

mi nazionali di investimento come quello per l’edilizia scolastica. Una lettura

confermata, in particolare, dall’incremento nei primi quattro mesi del 2016

delle spese comunali per investimenti in infrastrutture per circa 31 milioni di

euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Complessivamente la

spesa dei comuni veneti nel 2015 è aumentata del 47 per cento in numero e del

78 per cento in valore rispetto al 2014 e nei primi cinque mesi dell’anno in cor-

so la crescita è stata, rispettivamente, del 111,6 e del 63,5 per cento. Nel 2015 i

bandi pubblicati dai comuni sono giunti a rappresentare oltre la metà (55 per

cento) del numero di gare complessive nella regione e il 27 per cento dell’im-

porto posto in gara. Nei primi cinque mesi del 2016 il peso di questi bandi sul

totale aumenta ulteriormente, risultando pari rispettivamente al 55,8 e al 31

per cento.

Per il presidente di Ance Veneto “il buon andamento registrato nella nostra

regione costituisce un’eccezione importante, frutto di una capacità delle no-

stre amministrazioni di saper cogliere l’occasione offerta dall’allentamento

del Patto di stabilità interno. Allo stesso tempo non ci mette al riparo dagli

inevitabili effetti prodotti dal nuovo Codice degli appalti che, in mancanza di

direttive in grado di rassicurare le committenze e di consentire una fase di

transizione tra vecchio e nuovo sistema, rischia anche in Veneto di determina-

re un generalizzato blocco delle gare di appalto”.

Innovazione e territorio

Dai fondi europei opportunità per ricerca, manutenzione e riqualificazione

Federico CANEr, assessore alla Programmazione dei fondi europei e al tu-rismo della regione Veneto, spiega quali sono le risorse disponibili e come si intende utilizzarle.

I fondi europei costituiscono una delle principali fonti di finanziamento pub-

blico per le infrastrutture e per opere edilizie. Ma non solo, gli Assi strategici

intorno ai quali la regione Veneto ha costruito le sue scelte di investimento of-

frono alle imprese edili anche altre opportunità. Ne abbiamo parlato con l’as-

sessore alla Programmazione dei fondi europei e al turismo Federico Caner, al

quale abbiamo chiesto di illustrarci le politiche di utilizzo dei fondi europei e

nazionali mettendo a fuoco in quale modo queste risorse e le scelte della re-

gione possono incidere su una ripresa del settore delle costruzioni e sostenere

una maggiore competitività del sistema produttivo edile. Lo scenario di riferi-

mento è determinato dalle scelte della regione di utilizzare i fondi lungo i sei

Assi della programmazione indicata dall’Unione europea. Dal punto di vista

delle costruzioni si individuano sostanzialmente due macro ambiti. Il primo

(Assi 1-3) è orientato a sostenere la competitività del sistema economico e re-

gionale, facilitando ricerca e sviluppo e l’accesso all’innovazione, raggiungen-

do gli obiettivi previsti dall’agenda digitale e attraverso stimoli alla crescita

delle imprese. Il secondo ambito invece prevede investimenti specifici a so-

stegno della riqualificazione del patrimonio pubblico, della messa in sicurezza

idrogeologica e sismica del territorio e di una riqualificazione urbana orientata

all’inclusione sociale. “La scelta della regione Veneto“, esordisce l’assessore

Caner, “è stata quella di individuare obiettivi concreti cui collegare percorsi

in grado di controllare e gestire le risorse disponibili lungo precisi binari pro-

cedurali, evitando una dispersione oggi insostenibile. Obiettivi che debbono

consentire uno sviluppo del nostro tessuto imprenditoriale e produttivo. Il che

oggi vuol dire crescita dimensionale, ma anche e in molti settori come le co-

struzioni una crescita qualitativa che deve prevedere processi di aggregazione

stabile e una maggiore integrazione tra settori e filiere. A questo obiettivo si

lega strettamente l’altro di un aumento dell’occupazione. A questo fine ab-

biamo destinato 114 milioni di euro per ricerca, sviluppo tecnologico e innova-

zione e poco meno di 171 milioni per la crescita competitiva. Qui le imprese edi-

li possono sviluppare progetti per aumentare la propria dotazione tecnologica,

creare sinergie con le università e con enti di ricerca, ma soprattutto avviare

quei percorsi irrinunciabili di aggregazione che noi da tempo sosteniamo e sui

A cura di

MARTINO ALMISISI

Innovazione e territorio

FEDERICO CANER

Eletto in consiglio

regionale nel

2000, è al suo

terzo mandato.

Laureato in

Scienze politiche

con un master

in gestione degli

enti locali, dal

1998 al 2008 è

stato consigliere

comunale a

Treviso.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201694 95

quali stiamo affinando meccanismi e procedure. Si tratta di risorse importanti

che debbono essere viste come opportunità”.

Passando ad analizzare gli altri Assi dove l’attività edilizia è direttamente chiamata in causa, quali sono gli obiettivi e i tempi di avvio dei bandi?Sul fronte del rischio idrogeologico e sismico, dove abbiamo 45 milioni di euro,

selezioneremo due interventi significativi, un bacino di laminazione cui ab-

biamo destinato 14 milioni e la messa in sicurezza di alcuni edifici pubblici di

rilevanza strategica in caso di sisma. Partiremo a breve con un bando per 12

milioni da destinare a un primo intervento. L’ambito di maggiore interesse

per il settore delle costruzioni è sicuramente l’Asse 4 Sostenibilità energeti-

ca e qualità ambientale, dove ci sono 45 milioni da destinare ad interventi

di riqualificazione degli edifici pubblici. Il primo bando, il più consistente dal

punto di vista finanziario, per circa 20 milioni, partirà a brevissimo. Sull’Asse

6 Sviluppo urbano sostenibile, dei 777 milioni di euro disponibili abbiamo scel-

to di destinarne 29 a interventi di riqualificazione e realizzazione di edifici di

edilizia pubblica, con l’obiettivo di dare risposte a forme di disagio sociale, in-

dividuando soluzioni innovative che vadano incontro alle esigenze di recupero

e di inclusione, come ad esempio forme di co-housing. È qui che ci attendiamo

dal settore una capacità propositiva e processi di crescita utilizzando in modo

sinergico le diverse fonti finanziarie disponibili.

Oltre ai fondi Fesr, quali altre risorse intende mettere in campo per una ri-qualificazione del territorio e delle città?Innanzitutto ci sono i fondi per la Coesione territoriale. Si tratta di 400 milioni

di euro che dovremo investire lungo alcune direttrici strategiche volte proprio

a valorizzare le nostre vocazioni, a iniziare dalle potenzialità turistiche. La co-

sta, ma anche le città d’arte e la montagna, sono i tre ambiti in cui intendiamo

intervenire con bandi mirati. A proposito della montagna stiamo rimettendo

in gioco le risorse finora bloccate del “Fondo Brancher”, destinate a rivitaliz-

zare l’economia della montagna e delle aree di confine. Stiamo definendo le

procedure e attivando i primi bandi. A sostegno delle imprese e di una pro-

gettazione innovativa stiamo studiando la creazione di fondi di garanzia che

consentano a operatori privati e amministrazioni locali di operare in tranquil-

lità. Infine, sul fronte della rigenerazione urbana, stiamo studiando un’ipotesi

anche con il governo per inserire la riqualificazione dell’area ex-industriale di

Marghera all’interno del Piano Junker. Crediamo che questo intervento rientri

pienamente nelle finalità del Piano e il suo recupero creerebbe grandi oppor-

tunità per il tessuto imprenditoriale della regione - consentendo la creazione

di numerosi nuovi posti di lavoro e allo stesso tempo recuperando un ampio

territorio oggi degradato - e avrebbe effetti straordinari sul piano della rivalu-

tazione dell’intera area metropolitana di Venezia.

Innovazione e territorio

Rinnovare il sistema di rappresentanza, un’esigenza imprescindibile

Tutti noi imprenditori siamo sempre più consapevoli che un cambiamen-to è assolutamente necessario.

I numeri da un lato e le priorità che ogni giorno ci troviamo ad affrontare

dall’altro ci dicono che vanno trovate nuove modalità per intercettare esi-

genze e opportunità. Il crollo verticale delle imprese iscritte alle Casse edili,

con il conseguente calo di risorse a diposizione del sistema di rappresentan-

za, impone processi di razionalizzazione che - come nel caso delle politiche

di austerità vissute dal settore in questi difficilissimi anni - rischiano di con-

dannarci a una lenta agonia. Egualmente, viviamo ogni giorno il dramma di

imprese che faticano a trovare una giustificazione per continuare ad aderire

alle nostre associazioni, se non motivi affettivi o un’assuefazione al sistema

che si consuma lentamente in assenza di nuove motivazioni collegate alla

ricerca di opportunità economiche e di lavoro. Come Ance Lazio abbiamo av-

viato una riflessione che ci auguriamo porti a salvaguardare le fondamentali

funzioni di difesa degli interessi della categoria, sapendo individuare con

chiarezza l’oggetto della rappresentanza e tenendo conto dei meccanismi di

finanziamento del sistema. Il che vuol dire innanzitutto rappresentare tutte

le imprese segmentando servizi e azioni a seconda della loro collocazione.

I due ambiti da ripensare e rilanciare riguardano una nuova carta dei servizi

e la qualità della comunicazione. Sotto il primo punto di vista appare neces-

saria una vera e propria riconfigurazione a misura d’impresa, non tanto nella

direzione perseguita dal sistema artigiano, attraverso convenzioni e servizi

minimi di base, bensì valorizzando le competenze professionali e tecniche

che oggi costituiscono il valore aggiunto dell’interlocuzione e dell’autore-

volezza propositiva sul fronte delle regole e delle politiche di settore. Con-

temporaneamente va colmato il gap con le altre organizzazioni sul fronte

della comunicazione e delle informazioni utili alle imprese, puntando alla

costruzione di piattaforme digitali e banche dati così come alla creazione

e gestione di strumenti nuovi come le App e alla valorizzazione della logica

della rete e dei social network. Migliorarsi su questi due fronti significa avere

il coraggio di ridisegnare un modello organizzativo più razionale ed efficien-

te da collocare all’interno del nuovo accordo nazionale tra Ance e Confindu-

stria, lavorando per un sistema che sappia ritrovare entusiasmo, funziona-

lità ed equilibrio economico-finanziario. È un percorso ineludibile e prima se

ne acquisisce la consapevolezza, prima sarà possibile trovare una soluzione.

ALBERTO

LA ROCCA

Presidente del

gruppo di lavoro

“Commissione

per la verifica

e riforma

del sistema

contributivo

Ance Lazio” e

presidente del

Cda dell’impresa

di costruzioni

Delta Lavori

Spa di Sora

(Frosinone).

Innovazione e territorio

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016

STEFANO USSEGLIO

Segretario generale

Ance Lazio

96 97

Innovazione e territorio

Le incongruenze del nuovo Piano paesaggistico del Lazio

Il Ptpr è uno strumento fondamentale per garantire compatibilità fra sal-vaguardia e sviluppo. Ma secondo Ance Lazio quello in dirittura di arrivo non va affatto in questa direzione.

È in fase di approvazione il Piano territoriale paesaggistico regionale (Ptpr) del

Lazio, da tempo adottato ma mai approvato definitivamente. Ed è l’occasione

per mettere a fuoco procedure e regole per una nuova gestione del territorio che

sappia coniugare salvaguardia e sviluppo. Ovvero una carta dei vincoli in gra-

do tuttavia di offrire prospettive di trasformazione in una logica di sostenibilità

ambientale ma anche di crescita economica. Il risultato allo stato delle cose tut-

tavia, come ha rilevato Ance Lazio, non sembra rispondere a questa aspettativa.

Prescrizioni basate su uno stato dei luoghi superatoAnce ha evidenziato come il Ptpr non sia in linea con lo stato attuale dei luo-

ghi, dal momento che è stato redatto su carte tecniche regionali con voli del

1996 (aggiornati al 1999) e utilizza la Carta dell’uso del suolo approvata nel

2000. Il risultato sono una serie di incongruenze, specie nei casi in cui vengo-

no, ad esempio, classificati come “ambiti di paesaggio agrario di valore” aree

ad oggi del tutto urbanizzate o, come nel caso del comune di Roma, i 25 ambiti

che, seppur oggetto di osservazioni comunali ai Ptp accolte positivamente dal

consiglio regionale, continuano a mantenere un’erronea classificazione come

ambiti di paesaggio. Particolari non certo marginali, soprattutto se inseriti in

un quadro che se non opportunamente modificato potrà ingessare totalmente

il territorio e che - come si legge nel documento presentato dall’associazione

all’assessore all’Urbanistica – “va decisamente oltre l’indiscutibile tutela del

paesaggio, con gravi ripercussioni sul civile svolgersi dell’attività di sviluppo

sociale in un momento storico in cui al contrario andrebbe incentivata, sotto

ogni profilo, la ripresa economica rispetto alla quale il comparto edilizio può

offrire un contributo importante”.

Inasprimento dei vincoli senza attenzione alle specificità territorialiL’aspetto più penalizzante riguarda il fatto che “non solo sarebbe preclusa, o

fortemente condizionata, l’attività di trasformazione del territorio nelle parti

ancora dedicate allo sviluppo, ma sarebbero altresì del tutto inibite, o quan-

tomeno pesantemente pregiudicate, attività volte al recupero del patrimonio

edilizio esistente e alla riqualificazione del territorio anche su aree che la stes-

sa regione, in sede di approvazione dello strumento urbanistico generale e/o

attuativo, aveva già valutato positivamente”. Pesano sul nuovo Ptpr anche le

modalità con cui va ad investire le aree protette, che secondo Ance Lazio non

tengono in minimo conto, a differenza dei piani di assetto, le specificità e le

peculiarità ambientali di ciascun contesto, operando in maniera generica e stan-

dardizzata. È il caso della classificazione dell’intero territorio regionale in ambiti

di paesaggio, “assoggettando in tal modo tutto a forme di tutela anche laddove

non esistono vincoli di legge né beni o aree da tutelare, il tutto senza badare

alle singole peculiarità territoriali”. Nel caso dei beni archeologici, inoltre, il Piano

ne amplia il numero in maniera difforme a quanto sancito dall’art. 134 del dlgs

42/2004 e oltrepassa l’elencazione di beni tassativamente indicata all’art. 136

dello stesso dlgs, ricomprendendo anche vaste porzioni di territorio dichiarata-

mente prive di vincolo che tuttavia, a parere della regione e della sovrintenden-

za, devono ritenersi “unità di pregio eccezionale”. Il nuovo Ptpr si caratterizza

sostanzialmente per un inasprimento dei vincoli e un allargamento del controllo

anche retroattivamente, finendo per comprendere situazioni giuridicamente già

normate e andando a incidere sulle prospettive di investimento.

Controllo retroattivo su situazioni già normateIn particolare queste situazioni riguardano la normativa di salvaguardia in at-

tesa dell’adeguamento da parte degli enti locali al nuovo Piano paesaggistico,

prevista sia per i piani attuativi adottati prima dell’approvazione del Ptpr, sia

per quelli già definiti. Mentre i piani attuativi adottati dall’approvazione del

Ptpr in poi dovranno essere sottoposti alla verifica di conformità allo stesso Pia-

no paesaggistico, acquisendo anche il parere del ministero, le previsioni dei pia-

ni attuativi già approvati sin dal 1998 potranno essere fatte salve solo a seguito

di una delibera ricognitiva del consiglio comunale che ne attesti la compatibili-

tà o ai vecchi Ptp o al Ptpr. Una previsione, sottolinea il documento dell’Ance,

“del tutto illogica, illegittima e oltremodo pericolosa, potendo determinare solo

conseguenze negative i cui effetti sarebbero, peraltro, paradossali”. A fronte di

ciò l’associazione contrappone un’esplicita e puntuale richiesta di modifica, “al

fine di sancire in maniera incontrovertibile l’intangibilità dei piani attuativi ap-

provati, che pertanto non dovranno essere oggetto di ulteriori valutazioni, ana-

lisi, esami e/o ricognizioni da parte di chiunque, avendo già tutti gli enti compe-

tenti, in sede di loro approvazione o di verifica ai sensi di legge, provveduto ad

effettuare ogni valutazione possibile”. Dalla verifica andrebbero altresì esclusi

anche tutti i piani adottati “conformi a strumenti urbanistici generali approvati

successivamente all’adozione del Ptpr, fermo restando il caso di apposizione

di nuovi vincoli di legge”. L’approvazione di un Piano paesaggistico equilibrato

tra salvaguardia e sviluppo non può prescindere da una serie di norme esistenti

e soprattutto penalizzare prospettive di investimento in grado di migliorare la

qualità e le funzionalità di certi territori. Il confronto è aperto.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016 99 98

Innovazione e territorio

Premiare sostenibilità edilizia e innovazione progettuale

I bandi per l’utilizzo dei finanziamenti regionali devono contenere ele-menti premianti che promuovano e orientino lo sviluppo delle filiere dell’edi-lizia e dell’automazione, con un’attenzione particolare alle Pmi.

Si sa che i fondi europei per il settennio 2014-2020 costituiscono un importan-

te volano economico e di crescita sociale, soprattutto in una fase di carenza

di risorse pubbliche a fronte di un’ampia richiesta di interventi. La scelta della

regione Lazio di lanciare ormai quasi un anno fa una call for proposal al fine

di individuare gli ambiti più consoni a favorire una crescita della competiti-

vità del sistema produttivo regionale si è rivelata giusta, a giudicare dal nu-

mero dei partecipanti e dalla ricchezza dei progetti presentati. La varietà e la

diversificata qualità delle proposte ha richiesto un lavoro di armonizzazione

e di assemblaggio intorno a macro ambiti. Tra questi certamente una linea

di finanziamento riguarderà il tema dell’abitare sostenibile, in cui rientrano

anche le proposte cui Ance Lazio ha partecipato. In particolare troverà sicu-

ramente spazio quella che mira a sostenere modelli e progetti caratterizzati

da un maggior ricorso a soluzioni connesse allo Smart building. Una proposta

che privilegia un’edilizia sostenibile nel segno dell’efficienza energetica, del-

la qualità ambientale e della salute incrociando prospettive di crescita delle

filiere delle costruzioni e dell’automazione. Obiettivo principale è favorire l’a-

dozione da parte delle imprese del settore edilizio di nuovi sistemi per il mo-

nitoraggio e la gestione coordinata e interdipendente di tutte le componenti

impiantistiche e domotiche (Building Management System integrato), attual-

mente compatibili con le tecnologie disponibili nel settore dell’automazione

laziale, creando le condizioni per un processo di industrializzazione anche nel

settore della rigenerazione del patrimonio edilizio.

Linee guida per bandi di garaA questo fine appare fondamentale l’emissione da parte della regione Lazio di

bandi che sostengano finanziariamente progetti e proposte mirati a valorizzare

alcuni elementi concreti di innovazione, nella direzione degli obiettivi indicati

dalla regione e dalla Ue in materia di edilizia sostenibile. Progetti e opere in gra-

do di diventare modelli di riferimento, mirando alla riproducibilità delle soluzioni

e delle metodologie progettuali, costruttive e gestionali sperimentate e appli-

cate. Un aspetto soprattutto dovrà trovare un riscontro premiale, ovvero l’inte-

grazione tra sistema produttivo territoriale, società civile, reti di rappresentanza

e mondo della ricerca (università). I bandi, inoltre, dovranno fare riferimento a

progetti e realizzazioni, relativi a edifici nuovi o a opere di riqualificazione, che

contemplino una serie di elementi cui collegare punteggi premiali quali:

• il ricorso a sistemi di digitalizzazione (Bim) del processo costruttivo, dalla

progettazione alla fase di realizzazione, fino a modelli di gestione e ma-

nutenzione dell’opera in tutto il suo ciclo di vita;

• la scelta di soluzioni costruttive e impiantistiche integrate, in una logi-

ca di edificio a energia quasi zero, ovvero a consumo energetico zero, ad

elevato livello di comfort secondo parametri chiaramente identificabili e

verificabili;

• determinati risultati in termini di isolamento acustico e qualità dell’aria,

prevedendo il ricorso a sistemi di monitoraggio Bms, e di altri fattori di

sostenibilità ambientale quali il consumo/riciclo dell’acqua e la gestione

dei rifiuti;

• una gestione del cantiere a basso impatto ambientale utilizzando proto-

colli di certificazione della sostenibilità;

• la previsione di sistemi di valutazione delle prestazioni energetiche, della

funzionalità e del comfort degli ambienti interni ed esterni, collegati alla

gestione della manutenzione programmata.

Crescita tecnologica, ma anche formazione e comunicazioneQuesta azione di sostegno andrebbe orientata verso interventi relativi a interi

edifici. Una diffusa applicazione di innovazioni tecnologiche connesse all’au-

tomazione avrebbe l’effetto di accelerare un ampio processo di trasformazio-

ne del patrimonio edilizio esistente favorendo la bancabilità e attivando nuovi

investimenti. Il percorso di finanziamento da parte della regione Lazio qui ipo-

tizzato andrebbe indirizzato verso entrambe le filiere interessate. Dovrebbe

infatti essere orientato da un lato al completamento del processo di sviluppo,

messa a sistema e pre-industrializzazione delle tecnologie caratteristiche di

Bms (beneficiari diretti le Pmi operanti nella filiera dell’automazione indu-

striale), dall’altro al sostegno dell’applicazione di Bms nei processi industriali

delle Pmi operanti nella filiera delle costruzioni. Fino a una serie di misure

volte a favorire il ricorso a innovativi sistemi di monitoraggio e gestione delle

nuove funzioni connesse all’efficientamento energetico, alla qualità ambien-

tale e alla sicurezza nella progettazione e nella realizzazione di interventi di

retrofit, di riqualificazione edilizia e di rigenerazione urbana.

Di fronte a prospettive di crescita tecnologica di questo tipo andrebbero altresì

previste in forma integrata e sinergica azioni di carattere immateriale, fina-

lizzate prevalentemente alla formazione di personale tecnico specialistico,

nonché alle necessarie attività di divulgazione e comunicazione orientate al

potenziamento delle opportunità di mercato anche con riferimento a processi

di internazionalizzazione.

A cura di

VIOLA MORETTI

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016100

Innovazione e territorio

Il contributo dei giovani imprenditori nel mercato che cambia

Fabrizio DELL’UOMO, recentemente eletto presidente del gruppo Giovani Ance Lazio, illustra il suo programma: scandagliare nuove opportunità con l’ausilio di strumenti conoscitivi adeguati e di una riflessione condivisa con i “senior”.

Selezionare gli ambiti dove concentrare l’attenzione con l’obiettivo di indivi-

duare le maggiori opportunità per le nostre imprese. Potrebbe essere questo il

leit motiv della mia presidenza. Quel che oggi infatti manca alle associazioni è

la capacità di comprendere come al centro delle esigenze delle imprese asso-

ciate vi sia una disperata ricerca di come posizionarsi in un mercato drastica-

mente ristretto e che troppo spesso è terreno di caccia di pochi, oppure prigio-

niero di comportamenti e procedure che rallentano, quando non impediscono,

la trasformazione di potenzialità in cantieri. Per cui diventa importante una

riflessione sul cambiamento, che ridefinisca il modo stesso di fare edilizia.

Compito dei giovani è provare a indicare un cammino nuovo e allargare gli oriz-

zonti interpretativi, mettendo a valore le competenze interne e consulenziali

di cui il sistema associativo dispone. Dobbiamo individuare obiettivi concreti

cui collegare alcuni strumenti soprattutto informativi e alcune azioni sia di

carattere conoscitivo che sul piano della riflessione ampia e condivisa anche

con i nostri colleghi senior. Vanno inoltre individuati ambiti precisi di mercato

e alcune questioni nevralgiche per la nostra attività imprenditoriale. Sotto il

primo punto di vista credo che si debba mettere al centro la riqualificazione e

la rigenerazione urbana, recuperando strumenti da noi poco utilizzati come

la finanza di progetto. Il che vuol dire poter contare su un sistema creditizio e

finanziario adeguato, aperto alla progettazione e alle capacità imprenditoriali.

La verità è che abbiamo bisogno di interlocutori seri, competenti e in grado di

coniugare giusti interessi di parte con gli interessi generali, nella direzione di

una valorizzazione dei beni comuni e della soddisfazione delle esigenze sociali

prioritarie. Penso alle residenze per anziani, all’edilizia sociale, alle scuole così

come alla difesa del territorio. Sono tutti segmenti di mercato ad elevata do-

manda cui si devono dare risposte rapide e di qualità e che si intersecano con

gli obiettivi di rigenerazione urbana. Finanza e inclusione sociale chiamano in

causa i fondi europei come una delle principali fonti di investimento. Disporre

di una mappa chiara delle finalità alle quali sono destinati e dei meccanismi e

percorsi per accedervi è un altro dei nostri obiettivi. Mi piacerebbe poi mettere

a fuoco le opportunità offerte da programmi nazionali come il Piano carceri e

la riqualificazione delle aree retro-portuali dei porti di Civitavecchia e Gaeta.

FABRIZIO

DELL’UOMO

Dell’impresa

Edil 2000 F.lli

Dell’Uomo

di Anagni,

Frosinone,

da marzo 2016

è alla guida

del gruppo

Giovani

di Ance Lazio.

103

PITTINI: INDUSTRIALIzzAzIONE DELLE ARmATURE PER CEmENTO ARmATO

Il Gruppo Pittini è da sempre un riferimento per il mercato nazionale ed eu-

ropeo nel settore dell’acciaio per il rinforzo del cemento armato e nella sua

lunga storia aziendale ha dimostrato in più occasioni come sia possibile tra-

sformare le avversità in opportunità. In quest’ottica la crisi che oggi attraver-

sa il settore delle costruzioni rappresenta ancora una volta uno stimolo per

investire nella ricerca e sviluppo, al fine di differenziarsi in un mercato poco

innovativo e costantemente alla ricerca di migliori efficienze di costo.

Come già in passato il Gruppo Pittini prosegue così con gli investimenti in

tecnologie e prodotti nel solco dell’innovazione: nel 1962 ha introdotto per

primo in Italia il traliccio elettrosaldato, nel 1997 l’acciaio ad alta duttilità

HD, nel 2002 il rotolo laminato a caldo Jumbo, nel 2005 il rotolo Jumbo 5.0

nella confezione da 5 tonnellate e oggi propone al mercato delle costruzioni

il Sistema di armature elettrosaldate Maplat®.

UN SISTEmA AVANzATO PEr GETTI SU GrANDI SUPErFICIIl Sistema Maplat®, prodotto nello stabilimento de La Veneta Reti di Loreg-

gia (Padova), è un sistema completo di armature elettrosaldate per la rea-

lizzazione di getti su grandi superfici, costituito da pannelli elettrosaldati a

misura, sia unidirezionali che bidirezionali, piani e sagomati. I pannelli sono

interamente realizzati in acciaio HD Pittini e vengono prodotti su impianti

automatici di ultima generazione, all’avanguardia per capacità produttiva

e precisione dimensionale. Il sistema prevede l’utilizzo di barre anche con

diametri diversi, posizionate a interassi variabili in entrambe le direzioni a

seconda delle esigenze progettuali, rendendo il prodotto adattabile a qual-

siasi impiego. Grazie alle dimensioni dei pannelli e agli elementi accessori

presagomati, Maplat® consente di portare la fase di posa delle armature su

un nuovo livello, trasformando la tradizionale posa delle barre singole in un

più sicuro, semplice ed efficiente assemblaggio di armature elettrosaldate

prefabbricate appositamente progettate e verificate. I vantaggi si evidenzia-

no su molti livelli e si traducono anche in un cospicuo risparmio economico.

FLESSIBILITà, PrECISIONE, rAPIDITàLa flessibilità produttiva degli impianti permette di ottimizzare la progetta-

zione delle armature. Ad esempio, l’ordinaria progettazione per platee e setti

prevede armature con passi multipli di 5 cm, per facilitarne la posa, mentre

con il Sistema Maplat® questo limite viene superato: il progettista può otti-

mizzare le armature in zone critiche prevedendo passi e diametri diversi per

l’armatura longitudinale e trasversale, con precisione anche inferiore al cen-

timetro. Questo consente di ottimizzare il quantitativo di acciaio da posare,

con un notevole risparmio nel costo di costruzione. Le tavole esecutive dei

cementi armati vengono rielaborate da tecnici specializzati per convertire le

tradizionali armature con barre in pannelli di rete unidirezionali o bidirezio-

nali, piani o sagomati, compresa la stesura delle tavole esecutive di posa e

montaggio.

La precisione produttiva degli impianti, in grado di operare con tolleranze

dimensionali inferiori al centimetro, garantisce la perfetta conformità dei

pannelli rispetto alle armature di progetto, eliminando di fatto l’errore uma-

no durante la posa in opera. Inoltre l’utilizzo di pannelli prefabbricati elimina

quasi totalmente lo sfrido, garantendo maggior pulizia in cantiere, migliore

efficienza nel rapporto fra acciaio acquistato e acciaio posato e minori rischi

di infortunio. L’utilizzo di tutte le armature elettrosaldate che compongo-

no il Sistema Maplat® consente di armare circa 1000 mq al giorno di platea

continua, con due operatori alla posa e un gruista per le armature più pesan-

ti, oppure con l’utilizzo di pannelli più leggeri movimentati da 4 operatori.

Rispetto ai sistemi tradizionali il sistema consente di ridurre fino all’80 per

cento i tempi di posa e fino al 30 per cento la quantità di acciaio posato.

Le tavole esecutive di posa e le etichette indicanti Posizione, Gruppo, Piano

ed Elemento rendono immediatamente individuabili le armature consenten-

do un drastico abbattimento degli errori di posa. Le consegne possono essere

organizzate con diversi punti di scarico, per mettere nelle migliori condizioni

i posatori e ottimizzare i tempi della posa stessa.

UNA SCELTA VINCENTE SIA PEr EDIFICI ChE INFrASTrUTTUrEIn questi ultimi anni numerosi sono i cantieri che hanno beneficiato dei van-

taggi del Sistema Maplat® e tra questi il nuovo quartiere di Cascina Merlata

a Nord–Ovest di Milano. L’intervento, a carattere prevalentemente residen-

ziale, si estende su una superficie di oltre 520mila mq ed è progettato secon-

do avanzati principi di sostenibilità ambientale. La necessità di realizzare gli

edifici in tempi ristretti ha orientato all’utilizzo del Sistema Maplat®, grazie

al quale è stato possibile fornire e posare circa 450 tonnellate di armature

elettrosaldate in poco più di 3 mesi. Ma il sistema è una scelta vincente an-

che nel settore delle infrastrutture: nell’ambito dei lavori di adeguamento a

sezione autostradale del raccordo Villesse-Gorizia A34, come armatura su-

periore dei viadotti sono stati utilizzati unicamente pannelli unidirezionali a

misura garantendo la posa di 2300 kg all’ora con solo 3 operatori (2 posatori

e 1 gruista).

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016102

Technical partner Construction

Conference 2016

Per saperne di più: www.pittini.it

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016 105

SAIE 2016: PERCORSI, VISIONI E CONOSCENzE PER LE COSTRUzIONI

Appuntamento dal 19 al 22 ottobre a BolognaFiere per la 52esima edizione di

Saie, che non soltanto si conferma come punto di riferimento per l’industria e il

mercato delle costruzioni, ma sarà anche occasione di networking e formazio-

ne: fiera di prodotti e tecnologie, luogo di incontri B2B e seminari specializzati.

L’INNOVAzIONEL’edizione 2016 punterà un faro sull’innovazione. Saranno esposti i migliori

esempi e le tecnologie più sostenibili da un punto di vista ambientale per la

riqualificazione degli edifici e la messa in sicurezza del territorio; si affronteran-

no le novità del Codice degli appalti con un focus mirato sulla digitalizzazione

e sul Bim; saranno presentate le proposte delle software house e le librerie delle

singole aziende. Sul fronte del cantiere non mancheranno le macchine a basso

impatto e a elevata intelligenza. Guardando ai temi centrali dell’agenda po-

litica nazionale si esplorerà in un dialogo aperto con gli operatori quali sono i

nuovi mercati possibili, i progetti di rigenerazione urbana e di riqualificazione

sostenibile che fanno scuola. Concretamente si spiegheranno anche cosa sono

e come funzionano smart building e smart city a tutte le scale del progetto,

inclusa l’ingegneria del territorio. “L’innovazione del settore è da sempre al cen-

tro dell’attenzione di Saie”, afferma Franco Boni, presidente di Bologna Fiere.

“Oggi ancor di più lavoriamo per una rinnovata competitività del settore, per

dare risposte concrete a un mercato in forte trasformazione”.

LA PIATTAFOrmA DELLE COSTrUzIONISaie è al centro di una piattaforma che rappresenta, esplora e attraversa l’intera

filiera delle costruzioni in tutte le sue diverse aree di specializzazione, coinvol-

gendo i migliori professionisti di ogni settore per condividere esperienze, cono-

scenze e prospettive di un mercato in costante evoluzione, sempre più orientato

alla massima efficienza e sempre più proiettato verso temi attuali e di interesse

comune, come la sostenibilità e l’economia circolare:

• All Digital Smart building è l’evento dedicato alle tecnologie e ai servizi digi-

tali per l’edificio in rete all’interno di Saie;

• H2O è la manifestazione dedicata all’acqua in cui, attraverso i percorsi Urban,

Industry e CH4, trovare gli snodi più importanti e attuali del settore;

• Expotunnel è dedicato alle tecnologie per sottosuolo e alle grandi infrastrutture;

• Ambiente Lavoro è l’unico salone italiano dedicato alla salute e alla sicurezza

nei luoghi di lavoro;

• Smart City conference raccoglie gli eventi dedicati ai processi d’innovazione

delle città all’interno di Saie.

Per saperne di più:

www.saie.

bolognafiere.it

Technical partner Construction

Conference 2016

107

Per saperne di più:

www.oneteam.it

www.str.it

ONE TEAm E STR: PARTNERShIP STRATEgICA PER IL BIm

Technical partner Construction

Conference 2016

Il Building Information Modeling (Bim) è una metodologia di progettazione

innovativa basata su un modello digitale intelligente dell’opera progettuale

- civile, architettonica o infrastrutturale - che rende disponibili e integra tutte

le informazioni necessarie per creare e gestire un progetto con quelle neces-

sarie alla gestione tecnico-economica dell’intervento, alla sua realizzazione

e alla successiva manutenzione.

La partnership tra One Team e Str nasce con l’obiettivo di garantire ai propri

clienti consulenza e supporto nell’integrazione e interoperabilità tra i sistemi

Autodesk di progettazione e computo metrico con le soluzioni Str, ossia la

possibilità di scambiare i dati contenuti nel modello progettuale di partenza

tra diverse piattaforme software e applicativi destinati alle diverse attività,

durante la fase di realizzazione dell’opera e nell’intero suo ciclo di vita, dalla

manutenzione alla dismissione.

ONE TEAm, CONSULENzA E SOLUzIONI COmPLETEOne Team, Autodesk Platinum Partner, è una realtà impegnata sin dal 1997

nella consulenza e nella fornitura di soluzioni complete Bim, Cad, Gis e Pdm.

In particolare per l’introduzione e l’adozione del metodo Bim in azienda One

Team ha sviluppato e consolidato nel corso degli anni una metodologia uni-

ca. Dall’attività di Business Process Management alla vendita di soluzioni

software dedicate e personalizzate e soluzioni hardware altamente tecnolo-

giche, alla formazione e all’affiancamento su progetti pilota, One Team è il

partner tecnologico ideale per imprese di costruzioni e studi di progettazione

e per tutti gli operatori nel mondo dell’edilizia che vogliono introdurre il me-

todo Bim nella loro realtà.

STr, SOFTWArE GESTIONALI PEr L’EDILIzIAStr è una Business Unit di TeamSystem ed è leader da più di trent’anni nel

campo dei software gestionali per l’edilizia. Offre soluzioni e servizi per ren-

dere più efficace e competitiva l’attività di professionisti, artigiani, imprese

edili e impiantistiche, general contractor, enti pubblici e stazioni appaltanti,

multiutilities, gestori di patrimoni immobiliari e operatori del facility mana-

gement. Nella visione Str il Bim è l’elemento unificante dell’intera filiera delle

costruzioni. In questa direzione vanno la scelta dello standard Ifc, dell’Open

Bim e della massima interoperabilità con i più diffusi sistemi di progettazio-

ne assistita disponibili sul mercato. Il Bim di Str è il primo software italiano

che permette una più efficiente gestione dei processi di preventivazione e

controllo della commessa, On line Collaboration e Facility Management.

CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016108 109

UDINE3D fORUm: DALL’11 AL 13 NOVEmBRE 2016 LA SESTA EDIzIONE

Gli argomenti spazieranno dall’utilizzo avanzato di software di progetta-

zione e modellazione grafica 3D (Cinema 4D, Autodesk Maya e AutoCAD,

Nemetsheck AllPlan, ArchiCAD, Modo, Blender, ZBrush, VRay, Nuke e Rhi-

noceros, eccetera) alla prototipazione rapida con stampanti 3D di ultima ge-

nerazione, dalla gestione dell’interattività alla progettazione e realizzazione

di videogiochi, dall’utilizzo di schede open hardware (Arduino, Raspberry Pi,

Beaglebone Black) alla virtualizzazione e digitalizzazione delle workstation

per i processi di rendering. All’interno delle attività del Forum saranno inol-

tre organizzati una serie di eventi dì avvicinamento e di confronto (Focus

Group) espressamente pensati e strutturati per accompagnare i professioni-

sti nell’approccio alle principali e più innovative tecnologie 3D e digitali svi-

luppate per i settori di provenienza, come ad esempio il Building Information

Modeling (o Bim) per l’architettura e l’ingegneria.

SPAzIO ANChE A DIVULGAzIONE E INTrATTENImENTOLa giornata di domenica 13 infine sarà interamente dedicata ad attìvità di-

vulgative e di intrattenimento pensate per giovani e famiglie. Riproporremo

le competizioni di robotica, con gare di Segui Linea e di Sumo Robotico, men-

tre per tutta la giornata sarà possibile prendere parte a workshop e labora-

tori che permetteranno, tra gli altri, di vivere attivamente esperienze hands-

on come la costruzione di un piccolo robot. Accanto agli eventi più tecnici e

scientifici, il programma del Forum prevede anche alcuni momenti di convi-

vialità e relazione. Nella serata di venerdì 11 novembre infatti sarà possibile

prendere parte a un aperitivo e a una networking dinner, occasioni di incontro

informale cui parteciperanno anche i relatori del Forum e che costituiscono

momenti di scambio tra professionisti del settore, per condividere esperienze

e progetti e per intessere nuovi rapporti di collaborazione.

Parallelamente, un percorso dedicato è stato pensato anche per gli studenti,

ai quali saranno espressamente dedicati alcuni workshop gratuiti nella gior-

nata di sabato 12 novembre e per i quali saranno organizzati incontri con

importanti creativi del settore.

Udine3D Forum è l’evento indirizzato a imprese, professionisti, studenti e

tutti coloro che sono interessati a scoprire le più innovative tecnologie e ap-

plicazioni nei campi della modellazione, della grafica, della stampa 3D e del

digital imaging. Creato e promosso da Confartigianato Udine, la più impor-

tante associazione di categoria in Friuli Venezia Giulia, con la collaborazione

di Segnoprogetto Srl, società specializzata in grafica 3D, Udine3D Forum può

vantare il supporto istituzionale dei principali ordini professionali, dell’Adi,

dell’Università degli studi di Udine, del comune e della provincia dì Udine, del-

la regione autonoma Friuli Venezia Giulia. ll Forum, che si svolge a Palazzo

Di Toppo-Wasserman, è giunto oramai alla sesta edlzione consecutiva, con

un successo di pubblico sempre crescente (oltre 700 partecipanti nella scorsa

edizione) grazie alla collaborazione con alcune tra le più importanti aziende

del settore e alla presenza di speaker di rilievo nazionale e internazionale.

Udine3D Forum si articola su 3 giornate (con un prequel il giovedì sera) nelle

quali si alternano due convegni, una ventina di workshop tecnico-specialistici

dedicati ai professionisti del settore, laboratori ed eventi di avvicinamento

alla tecnologia e al mondo dei maker, pensati per gli studenti e le famiglie.

CONVEGNI PEr rIFLETTErE I convegni, intitolati Thinking Space, si propongono come un momento di

riflessione offerto al territorio sui temi del digitale e su come le nuove tec-

nologie possano essere efficacemente introdotte nell’operatività quotidiana

di imprenditori e professionisti per rilanciare la competitività del tessuto pro-

duttivo locale, con particolare attenzione al mondo della piccola impresa e

dell’artigianato. Vengono presentate anche testimonianze di imprenditori e

professionisti che hanno basato il proprio successo professionale sull’adozio-

ne di tecnologie digitali o di strategie di innovazione replicabili. Per andare

incontro alle diverse prospettive d’interesse, i convegni sono organizzati in

due sessioni separate: la sessione di giovedì 10 novembre sera sarà dedicata a

imprenditori, professionisti e operatori del settore, mentre quella di venerdì 11

mattina sarà rivolta agli studenti universitari e delle scuole superiori.

WOrkShOP PEr APPrOFONDIrE I workshop tecnici, nelle giornate di venerdì 11 e sabato 12 novembre, raccolgono

un’ampia offerta di contenuti articolati sui tre settori di interesse del Forum:

• architettura e design,

• ingegneria e prototipazione,

• grafica e animazione.

Per saperne di più:

www.udine3d.it

www.

confartigianatoudine.com

www.segnoprogetto.it

gIOVEDì 10 NOVEmBRE

VENERDì 11 NOVEmBRE

DOmENICA 13 NOVEmBRE

SABATO 12 NOVEmBRE

CONVEgNO PRO

CONVEgNO YOUNg

ESPOSIzIONE mAkERLABORATORI

WORkShOP TECNICIVISITE SCOLASTIChE

ESPOSIzIONE mAkERLABORATORI

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Conference 2016

WIENERBERgER: LA TRADIzIONE DEL LATERIzIO SI SPOSA CON L’INNOVAzIONE

Technical partner Construction

Conference 2016

Fondata nel 1819 a Vienna, Wienerberger è il più grande produttore al mon-

do di laterizi e leader assoluto in Europa nella produzione di tegole in cotto.

Detiene inoltre posizioni di rilievo a livello europeo sia nel mercato delle pavi-

mentazioni in cemento che nei sistemi di tubazioni. Wienerberger conta 202

stabilimenti in 30 paesi e un fatturato di quasi tre miliardi di euro all’anno.

In Italia è presente con quattro stabilimenti - ubicati a Mordano (BO), Villa-

bruna di Feltre (BL), Gattinara (VC) e Terni (TR) - che permettono di soddisfa-

re qualsiasi richiesta ed esigenza del mercato nazionale, posizionando anche

qui il gruppo Wienerberger ai vertici del settore.

QUALITà A 360 GrADI Tutte le soluzioni fornite da Wienerberger assicurano elevate prestazioni in

termini di solidità e durata, rispondono perfettamente alle normative antisi-

smiche, garantiscono prestazioni coibenti e benessere abitativo. Le soluzioni

in laterizio Wienerberger, di elevatissima qualità, si adattano a tutte le esi-

genze costruttive garantendo risultati di posa precisi e prestazioni altamente

performanti, con ridotti costi di manutenzione dati dall’eccezionale durata

del materiale.

L’eccellenza delle soluzioni in laterizio Wienerberger è data dalla combi-

nazione tra la tecnologia della rettifica e dei setti sottili. L’innovazione del

sistema rettificato consente di realizzare giunti di malta di appena un mil-

limetro, andando a eliminare completamente il ponte termico della malta e

incrementando le performance energetiche dell’edificio. In aggiunta a questo

sistema, i setti sottili permettono di aumentare le file dei fori e la percentuale

di foratura, migliorando così le prestazioni energetiche rispetto a un normale

laterizio.

Per questo le soluzioni in laterizio Wienerberger contribuiscono attivamen-

te al raggiungimento della certificazione Leed, rafforzando così l’impegno

aziendale per la diffusione di una cultura dell’edilizia sostenibile.

ASSISTENzA TECNICA, IL FIOrE ALL’OCChIELLO Wienerberger, insieme a soluzioni costruttive performanti e prodotti di eccel-

lenza, offre ai clienti servizi puntuali e personalizzati e un’assistenza comple-

ta, dalla progettazione all’esecuzione in cantiere, mettendo a disposizione il

proprio personale per consulenze ai progettisti nella scelta delle soluzioni più

idonee alle esigenze di progetto. L’azienda fornisce, inoltre, personale quali-

ficato direttamente in cantiere per la corretta posa in opera. Per saperne di più:

wienerberger.it

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CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016112

gRUPPO zUCChETTI: UN SUCCESSO BASATO SULL’ECCELLENzA

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Conference 2016

Con un fatturato di oltre 386 milioni di euro nel 2015, in crescita del 7,5 per

cento rispetto al 2014, e oltre 105mila clienti, il Gruppo Zucchetti da dieci anni

consecutivi è il primo gruppo italiano di software.

Il Gruppo sviluppa e vende soluzioni per:

• aziende di qualsiasi settore e dimensione (in particolare gestionali, erp e

applicazioni per la gestione del personale);

• tutto il mondo dei professionisti, come commercialisti, consulenti del lavo-

ro, avvocati, curatori fallimentari, Caf, associazioni di categoria e casse edili;

• ambiti specifici come sicurezza, robotica, automazione industriale, geolo-

calizzazione, telemedicina e molto altro.

rICErCA&SVILUPPO, QUALITà, AFFIDABILITà, CAPACITà DI ASCOLTArEDegli oltre 3.150 addetti complessivi, 1.200 persone si occupano esclusivamen-

te di attività di ricerca&sviluppo e questo rappresenta un unicum per l’indu-

stria informatica italiana.

Nella commercializzazione dei prodotti, per i servizi di pre e post-vendita, di

formazione e di aggiornamento, il Gruppo Zucchetti si avvale di oltre 1.100

partner, dei quali 200 operano all’estero in più di 40 paesi.

Qualità, affidabilità, innovazione e capacità di ascoltare i clienti costituiscono

la forza competitiva del gruppo e il risultato di una strategia basata sulla ricer-

ca dell’eccellenza in tutte le soluzioni sviluppate per i diversi target di mercato.

INNOVAzIONE PEr LA GESTIONE DI APPALTI E CANTIErIIl Gruppo Zucchetti è un’azienda al 100 per cento italiana, con importanti

presenze anche all’estero, leader da sempre nell’innovazione tecnologica an-

che per la gestione di appalti e cantieri.

Con la suite “Safety Solution”, Zucchetti propone infatti un sistema perfet-

tamente integrato di soluzioni software e apparati hardware per la qualifica

di appaltatori e subappaltatori e per il controllo degli accessi al cantiere.

Con la soluzione “Appalti e qualifica fornitori” si può automatizzare la ge-

stione di appaltatori/subappaltatori allo scopo di una corretta qualifica tec-

nico-professionale di aziende fornitrici e lavoratori. Le soluzioni di rilevazione

presenze e controllo accessi permettono sia di profilare correttamente i lavo-

ratori e i mezzi provvisti delle necessarie qualifiche e autorizzazioni all’acces-

so nelle aree di lavoro in cui si svolge l’appalto, sia di monitorarne costante-

mente gli accessi. Tutti questi sistemi per la sicurezza sul lavoro sono attivati

presso il cantiere della Torre di Lodi, la nuova e avveniristica sede Zucchetti

attualmente in costruzione.Per saperne di più: www.zucchetti.it