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MANUALE DI BIBUOCRAnA

Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

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MANUALE

DI

BIBUOCRAnA

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MANUALETEORICO-PRATICO,

DI BIBLIOGRAFIADi

GIUSEPPE H. MIRA

VOLUME I.

PALERMOSTAMPERIA PIOLA E TAMBURELLI

Via Spedalelto N. 68.

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La presente opera è sotto la garentia delle leggi per la proprietà letteraria.

Le copie non munite dalla firma dell’autore si dichia­rano contraffatte.

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AROMUALDO TRI GONA

PRINCIPE DI S. ELIA DELLE COSE PATRIE AMANTISSIMO

DELLE LETTERE E DELLE ARTI SPLENDIDO PROTETTORE

G. M. MIRA QUESTO SUO TENUE LAVORO

D. 0. C.

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im o iH iz im « i i i m o DiLL'oi’im

Essendomi da molto tempo dato intieramente egli studi bibliografici, ed avendo perciò stu­diate molte opere, che di tale scienza trattano di proposito; nessuna ne ho ritrovata che alla teoria la pratica avesse riunita. Ed intanto è questa di sommo interesse; perchè senza di essa la scienza bibliografica altro* non è che un corpo inanimalo, e può rassomigliarsi ad un medico, che .tutta la dottrina teoretica possiede, ma è imperito nell' applicarla alla diagnosi al letto dell'ammalato.

Vero si è, che la teoria somministra tutti i lumi necessari» a tale scienza ; ma se non è accoppiata alla pratica, che è la parte più es­senziale , o se non altro indispensabilenon può formarsi un buono bibliografo-, e deve pre­

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ferirsi piuttosto il bibliografo che sia fornito di superficiali nozioni teoretiche ed ottimo nella pratica, anziché quello che tutta la teoria pos­sieda e sia sfornito della pratica.

E siccome l'ammalato ama meglio farsi cu­rare da un medico di non molta dottrina, ma di mollissima esperienza, anziché da un dot­tissimo, che però sia privo di esperienza; cosi dee tenersi la stessa norma nella scelta di un bibliografo.

La teoria puossi acquistare collo studio dei libri che di tale scienza trattano, da' catalo­ghi, dalla storia letteraria, dalla paleografia etc., ma non è così della praticarla quale non ptiò acquistarsi se non con un lungo e non inter­rotto esercizio e colla conoscenza di libri tari* curiosi e preziosi, esaminandoli con massima accuratezza, e facendone gli analoghi confronti. Nel, che in,qualche modo ho io potuto comè- cìiessia riuscire, perciocché dq quasi metzo sècolo a tali studi mi sono addetto', e per lo esercizio della mia professione di libraio una quantità di libri di tale gènere mi è per le mani passala, ed ho avuto la fortuna di' rir scontrarli nelle pubbliche e privc^e libreriè dì Napoli e Sicilia. 1

Or come un bibliografo sfornito di pratica può indagare e conoscere nelle ancipiti edizioni

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de rie* frammenti di libri di prima stampa còsa foèiero, da ahi, quando e dóve stampati? è più facile ottenerne V intento colla prativa aiutata daUe sole nozioni teoretiche, chè con una teo­ria senza pràtica.

Ora essendo mia intenzione dare al Pub- blito un Mahuale teorico-pratico di biblio- grafia, che possa servire di aiuto alta memoria di coloro che in tale studio sono versali, non che a quelli che a tale scienza vogliono ini­ziarsi; per ottenerne lo intento ho dovuto svol­gere le opere di non pochi autori, che di tale materia trattano, come Trombetti, Tiraboschii Montfaucon, MabiUon, Psomme etc, delle quali mi son servito per la sola teoria. E non po­lendo , nè dovendo inventare delle cose , per dotte come nuove, e segnatamente in ciò che farina la parte istorica, ho esposto le loro dot• trine ed autorità servendomi alle volte dellè stessè loro espressioni. Non perciò mi si déve dare la taccia di rapsodico, o di plag iàrio, mentre il titélo fa conoscer e ciò che detf essere l* Opera; poiché io altro non ho fatto che scegliere ciò che mi è sembrato il più, utile e coordinarlo in ptodo ih facilitarne lo studio, aggiungendovi sòttìmnte da parte mia ciò che alla pratica appartiene♦. Per maggior comodo degli, sladion ho divisf

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IOl’opera in quattro parti, nelle quali tutta tool* gerò la tnaleria teoreticamente e praticamente; di modochè nulla lascerò a desiderare su tale ramo di scibile, corredandola di analoghi fae simile de' caratteri, delle abbreviature, de9 nessi e degli ornamenti usali in diversi secoli nei manuscritti; come pure de* caratteri delle prime e diverse produzioni tipografiche e degli stemmi, marche e segni degli antichi stampatori.

Conterrà la prima parte.—Definizione della parola Bibliografia, e ciò che si richiede per essere un buon bibliografo.—Del Bibliotecario e delle conoscenze che esigonsi, per essere un buon Bibliotecario.—Sue qualità.

Nella seconda parte tratterò. — Dei marni* scritti e della loro utilità.—Materia de' ma­nuscritti.—Carezza e rarità degli stessi.—Dei manuscritti più antichi.—Segni distintivi del- T antichità de' manuscritti.—Delle principali biblioteche dell9 Europa rimarchevoli pe' loro manuscritti.

Nella parte terza mi incaricherò. — Della origine della stampa.—Delle prime produzioni tipografiche.—Della propagazione della stampa nelle principali città di Europa.—Delle cifre, segnature e richiami.—Della soscrizioneedella data.—Segni distintivi delle antiche edizioni.—* Degli stemmi * marche e segni degli antichi

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stampatori.—Del formato de' libri»—Dèlia ma­niera di registrare i libri antichi.—Delle fròdi librarie e tipografiche.—Dei Kbri rari e pre­ziosi.—Quadro cronologico dello stabilimento della stampa in diverse città di Europa net secolo XV.—Progresso della stampa.—W pi* celebri stampatori de’ secoli XVI, XVII e XVili. —Dell' influenza della scoperta della stampa su" prezzi de’ libri.—Della depreziazione dei libri.—De' differenti ornamenti de" libri e par­ticolarmente delle stampe e della legatura.— Della scelta delle edizioni e degli esemplari. ~ Dello apprezzo de' libri.—Della maniera di ristaurare i libri e toglierne le macchie.— Della stereotipia.

Tratterà la quarta parte.—Delle principali biblioteche antiche e moderne.— Maniera di coordinare una biblioteca e della cura che e- sige la conservazione dei libri.—Diversi siste­mi bibliografici tenuti dai sig. Amehilon, Ca­mus, Àchard, Peignot, Debure, Barbier, Brune! etc.—Sistema tenuto nella nostra comunale biblioteca.—Errori imperdonabili di quest1 ul­timo.—Mio sistema.—Dei catologhi e loro u- tilità.—Modo di fare i cataloghi praticamente. —Quadro delle abbreviazioni dei cataloghi.— Elenco delle principali opere che consultare debbonsi dai bibliografi e bibliotecarii.

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»Chiuderò finalmente l’operacolta sto ria tila

introduzione dell* stampa in Sicilia sino qU« metà del secolo XVI.

Spero, che il pubblico mi sarà cortese di suo benigno compatimento ; e che il mio la­voro serva ad altri di sprone, per far meglio di' me.

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PASTE PRIIA

Definizione della parola B iblio c ba fia , e ciò che si richiede per essme un buon bibliografo.— Del B iblio tec a rio e delle conoscenze che esigonsi per essere un buon Bibliotecario.— Sue qualità.

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B

Parie Prima

CAPITOLO PRIMO.

Definizione della pania Bibliografia e dò che ri richiede per essere un buon Bibliografo

La parola bibliografia (1) deriva dal greco ed è composta di due parole greche, cioè /3i'(3Xiov e vpa?o (biblion e grafo), e significa de­scrizione di libri. Or per fare questa descri­zione di libri è mestieri avere la conoscenza

(1) Il nome di bibliografia e di scienza è stato dato da Scali* gero, Saumaise, Casabuono, Sirmond, Petavio e Mabillon. V. D'À- lembert, Eneydopedie des arts et dei sciane**, voi. 8, fol. 316, cdit. Lirourne 1777-

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degli stessi sotto il rapporto del loro merito estrinseco e sotto il rapporto del loro inerito intrinseco, e perciò conoscere, bisogna essere bibliologo; e tale parola parimente deriva dal greco, ed è anche composta di due parole greche /Sc Xcov e ìoyos (1biblion e logos), cioè parlatore di libri. Ha ciò non basta: è giusto che fosse anche bibliofilo, la quale parola ha la etimologia dalgrecoe nell’ugual modo com­posta di due parole greche .Sc Xeo* e <&iXos (éf. blion e filos) e significa amatore di libri. E a buon dritto chi vuol’essere bibliografo, deve essere anche bibliofilo e bibliologo; perchè non può bene ed fMtfuattKAUti descrivere i libri, se non sia parlatore ed amatore degli stessi.

Ernie <anohe la bibliomania, e la bibliota- fia, le quali pafotederfvano anche dal greco, ed è composta ciascuna di due parole, cioè }a prirfìa» da #*J3Xiflfv e {biblion a mania), ?a^ qpadto dira pascià pé’ libri, * indica quelli ohe ;9i aufóoaqo a certi dati libri cari, rari e prefeiQgt* ; ovvero &he amiftaiflaw libri di qgakinque genere senza usarli, 0 conoscerne il loro valore. La seconda da plpìiov e t*9<» (bibUDn&iafo), cioè depilerò, aepipeliilor di libri, e ario quelli i quali li posseggono per loro stessi, senza volerli comunicare a' loro amici.

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Ha queste due qualità non convengono al no­stro assunto : péro è ben giusto averne no­zione.

Il merito estrinseco dei libri consiste nella bellezza deUa>edizione, nella sua coriservazione, nella correzione, nei larghi margini, nella le­gatura, nella bontà, rarità ed antichità dèlia Sua edizione, negli ornamehti tipografici nellb stampe etc. • !

11 merito intrinseco consiste nella.borità delle cose, che esso contiene.

Certamente non vi è scienza, che abbrac­cia tante conoscenze, quanto quella della bi­bliografia. E di quanti a sì fatto studio si ad­dicono, pochissimi giungono a tal grado di dottrina da potersi dire bibliografi perfetta* mente istruiti.

Or a colui, che a tale scienza vuole appli­carsi, è mestieri conoscere le principali lingue antiche e moderne; poiché ai trovano de’ li­bri stampali quasi in tutte le lingue conosciute. E come un bibliografo pptrà descrivere e par­lar ef di tali lfyfi i se ignprale. lingue, nelle quali sono,scritti? Nulla di; .{peno non è ne­cessario che. sappia parlari^,, o avernp una profo*cta scienza;; essendo una cosa diffìcile, per dire iinppssibile, trovare un biblip-

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grafo che alla scienza teorico-pratica unisca la profonda conoscenza delle lingue vive e .morte; ma è solamente bastante ch’egli si abbia una ragionevole nozione, fra le lingue antiche del greco e del latino, e tra le lingue vive del francese, dell’ inglese, del tedesco, dello spagnuolo, e deli’ italiano. Quanto alle lingue orientali ed a certi idiomi del Nord, gli basta possederli tanto quanto possa tra­durre i titoli delle opere scritte in queste dif­ferenti lingue.

lo non dico non essere eccellente cosa che un bibliografo sia poliglotto; anzi sarebbe una cosa più che ottima; ma la difficoltà, anzi la impossibilità consiste a ritrovarsi un uomo di simil tempra. Vero si è che qualcuno si è dato, ma questo è un caso eccezionale; e la storia nomina nel corso di due secoli tre soli insigni personaggi, che in ciò siensi distinti, e sono il Magliabecchi, il Muratori, il Cardinal Mai.

Non deve esigersi in principale la profonda conoscenza delle lingue nel bibliografo, ma piuttosto la teoria e viemaggiormente la pra­tica nella scienza bibliografica. Che ne fate di un poliglotto in una biblioteca senza le de­bite conoscenze bibliografiche? al contrario

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quegli che possegga la bibliografia teorico-pra­tica, ed abbia una superficiale nozione delle lingue, può ben disimpegnare la sua carica, come piena pruova ne fa la felice ricordanza di fratello Ginardi degli espulsi gesuiti, al quale era affidata la pubblica biblioteca del loro Or­dine; e questi appena conosceva le lingue la­tina, italiana e francese. Ma pratico nella bi­bliografia con molta lode « soddisfazione del pubblico disimpegnava la-sua missione; mentre non mancavano uomini poliglotti e di somma dottrina fra quei Padri, ài quali potevasi tale carica affidare.

Dopo lo studio delle lingue è indispensabile una nozione anche superficiale della geogra­fia, della.storia civile, della storia ecclesiastica, della storia letteraria, della storia naturale, della medicina, della chirurgia, delle sciente naturali, della teologia dommatica e morale, del dritto canonico» della giurisprudenza ci­vile e penale, .della economia politica , del dritto pubblico, delle scienze politiche e mo­rali, delle.belle arti, dell’archeologia, della paleografia eie.; e ciò per avere una idea .del­l'intrinseco valore di tale sorta di libri.

Inoltre per ben conoscere l'intrinseco va­lore.de’ libri e per avere una profonda, scienza

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del merito reale, non che del loro estrinseco valore, deve principalmente applicarsi alio studio della storia letteraria, nella quqle potrà raccogliere un'ampia messe d'istruzioni bi­bliogràfiche. L'Italia, la Francia, l’Olanda, l’In­ghilterra e l’Alemagna hanno arricchito la re­pubblica delle lettere eoo eccellenti giornali e libri di tale genere, come il Tiraboschi, TAn- dres, il Basnage, il Ledere, il Ginguenè, 1E- tienne, il Julfen eie., i quali hanno elevato la critica al più alto grado di splendore. Nelle opere di questi dotti deve cercare i lumi chi vuole profondamente iniziarsi nella scienza bi­bliografica. E ciò non basta : deve percorrere le biografie, le quali sono molto istruttive, e principalmente i dizionarii di Bayle, di Chauf- fepier, di Prospero Marchand, dell’ ultima edi­zione del Morerì, del dizionario di Cbaudon, la biografia universale di Michaud, del dizio­nario storico di Napoli in 28 volumi eie.; i quali sono tesor i di erudizione. È giusto egual­mente che si applichi a conoscere gli; autori anonimi e pseudonimi; intorno a che può ser­virsi del non mai abbastanza lodato dizionario di Barbier,. il quale somministra le più prèi ziose istruzioni su questo soggetto e su dif­ferenti altri oggetti di filologia $ di bibliografia

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che è importante sapere; deve rendersi fami­liari il Brunet, il Maitter, il Panser, il Debure, il Denis, il Peignol, il Barbier (Nouvelle bi- blioteque d’un homme de goùt), l’Audifredi, e l’ul • lima edizione del Gamba (serie di testi di lin­gua); il quale per libri italiani è il migliore che vanti l’ Italia. Dai quali tutti posson ri» trarsi grandissimi vantaggi. Deve pure stu­diare la poteografia e la diplomatica; e ciò ap­punto per la conoscenza de’manoscritti e sta­bilirne la loro età. Ed a questo proposito deve servirsi del Fumagalli, del Maffei, del Trom­betti, del Walther, del Monlfaucon. del Mabil- Io d etc., ed all’uopo neU'ultima parte darò l’e­lenco delle principali opere, che consultare debba il bibliografo ed il bibliotecario.

Deve parimente il bibliografo studiare la storia dell’origine e progresso delia stampa, e ciò per conóscere le! prime produzioni ti­pografiche di ógni città, ed i tipografi che ivi furono i primi a stampare.

Deve il bibliografo essere critico, e pon fa­cile a credere tutto quello ehe asseriscano co­loro ebe a tale scienza sono addetti; mp dev# con una sana logica sapere sceverarne gli er­rori; giafcehè non potendo esaminarsi tutti i libri co’ proprii occhi, di sovente accade che,

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l’errore di uno viene successivamente dagli altri: Seguito: come si è verificato con la De­scrizione delle feite ' date dai palermitani in occasione della resa di Barcellona stampata in Palermo, nel 1472 opera ed edizione niegala dai i Logoieia, e seguita dal Tornabene; ed il cónfessionile di s. Antonino che il Roneelti, traduttore del Denis, vuole stampalo inMor- reale di' Sicilia nél 4472; e le Epistole di Fa- laride, che il Veritimiglia asserisce stampate in Messina nel 4472. De’ quali libri proverò il contrario nell'appendice della presente opera.

Tutto ciò che si è detto appartiene alla teo­ria. Essendo però la pratica indispensabile al bibliografo, come di già ho esposto; acquistan­dosi essa con un lungo e non interrotto eser- cizio; mi ingegnerò, per quanto mi sia pos­sibile, è per quanto le mie forze lo permet­tono, a comunicarne i principii; di modo che coll’intelligènza e col genio di chi a tale scienza vuole di proposito applicarsi possa ben giun­gersi alla meta.

Per non allontanarmi dal disegno esposto néllà introduzione dell’opera, passerò ad enu­merate i principali capi che a tale pratica sofìó1 più necèssarii a) bibliografo, e che in se­guito partitamente svolgerò nel corso dell’o­

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pera e segnatamente dopo di avere parlato del bibliotecario.

Deve praticamente il bibliografo coll’ aiuto della teoria conoscere i manoscritti ed i libri ancipiti, e distinguere la loro età; deve pa­rimente applicarsi alta conoscenza del forrpato de’ libri e particolarmente degli antichi e sa­perli registrare ; deve conoscere e guardarsi dalle frodi tipografiche e librarie, le quali sono immense, e sin dagli andati tempi gli stessi hanno messo in opera tutto il loro ingegno ad eseguirle ed ingannare, come diverse fiate è lor riuscito, i primi bibliografi ed uomini di sommi talenti; deve parimente avere conoscenza degli ornamenti, delle stampe e delle legature de’ libri; deve conoscere se vi sieno edizioni falsificate e saperne fare la .scelta, preferendo le genuine e le meglio conservate; d<nvrà sa­liere ristaurare e togliere le macchie ne’ libri danneggiati; deve sapere coordinare la libre­ria e fare i cataloghi generali, particolari e to­pografici; deve essere in grado di .conosce,re tutto ciò che ha rapporto al commercio, li­brario ed all'arte tipografica; deve finalmente sapere descrivere i libri'rari e preziosi, non che i curiosi, e particolareggiarne finalmente i segni distintivi, dandone il corrispondente va-

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loré oòn un laconico saggio de’ pregi o di­fetti che in essi contengonsi.

Fin qui del bibliografo; passeremo ora atrattare del Bibliotecario.

f * *T r * '

CAPITOLO SECONDO

Si

D ii Bibliotecario, e delle conoscenze che si richiedono per un buon Bibliotecario.—Sue qualità.

Non solo il Bibliotecario è in obbligo di es­sere fornito di tutte quelle conoscenze?, che ho di già enumerale, per formare un ottimo bibliografo , delle quali nessuna deve man­cargli, ma benanco delle altre se ne richie­dono. E siccome al dire de' Compilatori della Enciclopedia di Francia (1) è affidata a lui ià custodia, la cura, il buon ordine e V accre-

(1) Bibliotbecaire s. m.«— Celui qui est proposè à la garde, au soin, au boa ordre, à raccroissemcnt des livres d’une bibliotheque. Il y a peu de fonctions literaires, qui demandent autant de fa­lèna. Celle de Bibliotheoaire d’une grande bibliotheque, (elle polir esemplo du Boi, suppose la connoi&sance des langues anciennes e t modernes, celle des livres, des editions et de tout qui a rapport à 1* histoire des lettre s, au commerce de la librerie, et l’art ty- pogtapbique

D’ Alembert Ennydopedie, ou Dictionnaire des sciences7 des arts et métieresy voi 2, fot. 218, edition Livourne' 1771.

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scimenlo della biblioteca, ad esso lai compete la classificazione de' libri e la formazione del cataloghi si generali, come particolari e to­pografici ; non che la cara e la custodia , perchè i libri non si deprezzino, o smarri­scano.

Viene 9 lui affidato lo aumento dei libri ; ed a giusta, ragione «1 Bibliotecario tale in? carico dànno i sopradetti Compilatori della En­ciclopedia; giacché lo scopo delle biblioteche b particolarmente delle pubbliche è il progres­so delle lettere, delle scienze e delle arti, e di tenere presente la memoria del passato. Or sic* come nessun altro è in grado di conoscerei bisogni della biblioteca e i libri che mancano e gli vengono ricercati, non può altri meglio di esso lui provvederli.

É nell’obbligo il Bibliotecario, se ha avuto affidata una,biblioteca particolare, di accre­scerla di quei tali libri che gii saranno ordi­nati dal proprietario :• ma se avrà la cura di una pubblica biblioteca, in questo caso è nello stretto obbligo metterla al corrente dei libri di scienze, bèlle lettere ed arti, e cercare di accrescerla sempre di manoscritti, di libri di primi stampa, rari e curiosi* e non perderne mai l'occasione e particolarmente pei mano-

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scritti, i quali formano la parte essenziale , non che l'ornamento delle biblioteche. Deve parimente cooperarsi a completare le opere periodiche e le collezioni dei classici di o* gni nazione, non che delle edizioni rare; co­me per esempio dei classici latini variomm di Elzeviro, quelli di Brasckerville, di quelli in usum Delphini di Parigi etc. dei classici italiani citati da* vocabolaristi etc. delle edi­zioni degli Aldi, Giunti, Elzeviri, dominio , Stefani etc. e di tutto quello che forma l 'o ­nore ed il decoro di una biblioteca ; ed in­combe a lui tutto ciò non solo come biblio­tecario, ma benanco come bibliografo, ed è sotto la sua responsabilità la conoscenza e lo esame dei pregi, o difetti intrinseci ed estrin­seci dei libri, o manoscritti che si acquista­no, e deve saperli valutare, registrare e collo­care in quel posto che lor compete: e per tutto ciò eseguire è indispensabile la pratica.

Deve cooperarsi allo acquisto di tutti gli opuscoli, delle monografie, memorie e dei fo- gli volanti che si pubblicano alla giornata nel proprio regno e con particolarità nelle epo- che segnalale , facendoli poi legare col loro ordine cronologico e per materie : perchè so* nodi mollo interesse per la storia civile, non che per la letteraria patria.

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/È nell’obbligo il Bibliotecario tenere u» re­gistro , per ivi annoiare tutti quei libri che gli vengono giornalmente ricercati e che man­cano nella biblioteca, e deve eurarne lo acqui­sto al più presto possibile (1).

■ <1) È do «Ulto «sten» in «Icaiie pubbliche biblwted* boulUre esclusivamente i Deputati della «tesse allo acquisto de’ libri; attesoché non conoscendo questi la giornaliera ricerca de* libri che la stu­diosa gioventù • fa al Bibliotecario, acquistano pér lo piè qiiel tati libri di loro particolare gusto, trascurando quelli che sarebbero di bisogno e di soddisfazione ai letterati ed al Pubblico. Difficilìssi- mamente pub ritrovarsi un Deputato che tutte le cure della bi­blioteca avesse, ed usasse il ^agrificio di abbandonare smanco i pro­pri! domestici affari per la stessa. La nostra comunale biblioteca, ed il Pubblico letterario grandi obblighi professano, e ciò sia a sua lode, al signor Agostino Gallo, il quale nella sua gestione di anni nove di Deputato della stessa nel 1986 redasse i regolamenti della libreria co’ quali molti abusi soppresse e tra gli altri quello di essere gli impiegati esclusivamente ecclesiastici, e stabilì i con­corsi.— Le ottenne l'aumento della dote «lonze 1100.— Di ac­cordo col Bibliotecario acquistò circa diciottornila volumi, tra* quali quelli di letteratura tedesca e di archeologia del fu marchese Haus, quasi tutti i quattrocentisti e manoscritti con 150 volumi di edi­zioni Aldine della famosa biblioteca Astotiana , tra i quali vi è l'unico e famoso codice sino a* nostri giorni conosciuto dell'opera ScHptores de re rusticea edizione di Aldo del 1514 impressa in per­gamena; acquistò non pochi libri utili e di lusso e sopratutto al­quanti manoscritti di nostri nazionali, cioè del Di Giovanni, del Di Gregorio, del Morso, del Caruso, del Dichiara ed altri; acquistò il famoso codice delle nostre patrie leggi, da quelle di Federigo sino al 1500, il quale codice fu illustrato dall’ erudito Professore Diego Orlando tanto benemerito della patria storia, ed altre opere

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Dopo avete enumerato le conoscènze che al Biliotecario contengono, passiamo a fare conoscere le sue qualità.

Deve il Bibliotecario essere fornito di me­moria, di mansuetudine e di prudenza; di me­moria per tenere presente, per quanto le sue forze il permettono, i libri esistenti nella bi­blioteca, ed il posto ove sono collocati, ser­vendosi del meno possibile dei cataloghi, i quali a tal uopo deve sempre percorrere nelle ore di ozio.

Deve parimente rendersi padrone di quello «he tratta ogni opera, percorrendone le pre­fazioni e gli indici dei capitoli, e questo per essere di aiuto nelle ricerche, o nei consigli ehe gli verranno chiesti: ed in tal modo man­cando qualche opera, è nell' obligo indicare agli studiosi quegli autori ebe di proposito,o per incidenza trattano di quella tale ma­teria.

Deve essere fornito di mansuetudine e di prudenza per non infastidirsi nelle ricerche che gli verranno fatte in una volta, che ben

che lungo sarebbe enumerare, e dopo nove anni di irreprensibile amministrazione, per non correre di accordo coll'altro attuale depu­tato Marcbeqp Mortillaro, con sommo generale dispiacere rinunzib la sua carie. V. Giorn. di Sicilia.

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di sovente aceade; giacché nelle pubbliche bi­blioteche gli studiosi vi si portano • per iscri­vere qualche lavoro letterario , o perritro- vare autorità, ovvero per riscontrare dottri­ne; e la necessità richiede percórrere in tali essi molti libri e diversi autori.

Deve nella consegna dei libri, é particolar­mente nello affidare libri rari e preziosi, non che quelli di lusso e manoscritti, essere piè che prudente, e con particolarità colla gio­ventù, collocandoli in un locale che fosse sotto la sua sorveglianza.

Deve il Bibliotecario essere accorto nella riconsegna dei libri, esaminandoli se vi fos­sero strappati fogli, o stampe, non potendosi scusare col dire eiò non potere eseguire nella confusione; giacché il BibKotecario tosto de­ve accorgersene alla consegna del libro : ed in questo caso è necessaria la pratica, mentre ove vi fosse strappato il foglio, o tavola, In quel luogo il libro resta sul momento alquanto socchiuso, e i fogli laterali si dissestano dal loro posto , ovvero svolgendo il libro subito si apre ove esiste il delitto.

Deve il Bibliotecario essere molto cauto- 0 prudente nella consegna dei libri proibiti e non deve essere molto rigoróso alla esifeizioae

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del permesso della Santa Sede; mentre non tutti i . libri proibiti debbono niegarsi a: quelli’ non muniti di tale permesso, e non deve il Bibliotecario stare ad literam dell’ indice dei libri proibiti : deve al contrario usare tutto il rigore pei libri lubrici che corrompono i >upol costumi, e gli altri libri, ancorché trattassero contro la nostra sagrosanta religione, può j l Bibliotecario consegnarli a persone probe ed ecclesiastiche, avvertendole di essere tali libri condannati, e dimandando se fossero munite,o pur no del debito permesso; e nella affer­mativa il Bibliotecario userà buona fede, la* sciando a peso della loro coscienza la verità; e lor consegnerà con cautela i chiesti libri; $e servissero però per semplice consulto, al­lora ne permetterà alla sua presenza il riscon­tro.; Di tale maniera progrediscono le lettere, le scienze, le le arti, si ottiene lo scopo della formazione delle biblioteche, il Pubblico, i let­terati e la gioventù restano soddisfatti; ed il Bibliotecario disimpegna la carica affidatagli.

Deve il Bibliotecario esser molto prudente ed accorto negli espurghi delle opere, delle quali fossero più copie nella biblioteca; non dovendo di quelle di molti volumi, di grave importanza e di difficile acquisto per quplun-

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que siasi causa dismeUersehe; mentre posso­no venire danneggiati de’ Volumi dall’ umido dalla tignuola, dai topi, dalla mancanza di fo­gli etc., come si verificò nella nostra sven­turata biblioteca- comunale, che neU’ulUraio e* spurgo inclusero-il Tesoro delle Antichità di Burmanno, il Labbè raccolta di Conditi y H Muratore Rerum lialicarum, etc. : ed avendo dovuto consultare quest’ultimo, disgraziata­mente trovasi mancante di fogli, cioè nel vo* lume 2, parte seconda mancano i fogli dalla pag. 27 al 42, nel voi. 4° dalla pagina 235 al 248, e nel voi: 5* le pag. 278 a 281, e dif­ficilmente può ripararsi a Cale danno. Qual maraviglia che di tali opere rare fosser due copie in una grande biblioteca ? an» ne-avrei» bono accresciuto il decòro.

Deve parimente il Bibliotecario essere sag­gio ed accorto a non includere nei libri di espurgo quelli ove fossero di carattere del­l’autore, o di qualche altro celebre scrittore an­notazioni , postille etc., mentre tali libri acqui­stano per tali ragioni una singolarità e deb­bono collocarsi nei manoscritti.

Deve guardarsi il Bibliotecario di disfarsi di quei libri, che da particolari sono stati le­gati alla biblioteca, e specialmente quando vi

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fossero segni o slemmi de) legatario; perché in ferie oàsò boa si adempisce la volontMeNo stésso, che è quella della consertazfrtòe ndlln biblioteca pel bene pubblico; éd attwra lo. stesso,o gli eredi hanno beii diritto»Wa,nullità del légdtoéd alla rivendica dei libri ; legati., E èìò nonhànnò mai canato 1 BibUolecariideUa nòstra disgraziata comunale biblioteca; imo* tre molti di tali libri sonosi veduti sulle pan* die dei rivendugliuoli di libri Usati, eome ac- càdde precisamente pochi anni or sono, quando Introitarono circa ad onze 900, per fare la scala di marmo eoa sommo lasso in un luogo, che boa pub servire per biblioteca pubblica, per la qutale dovrà scegliersi necessariamente ua al* M*o più comodo ed adUUo.

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PARTE SECONDA

De' manoscritti $ detta loro utilità —Materia dei manotcrUU.—Or­namenti dei manoscritti*—Carezza § rarità degli stessi. — Dei ma­noscritti più antichi.—Segni distintivi de# antichità dei manoscritti. — Delle principali biblioteche dell' Europa rimarchevoli pei loro

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Parie Seeonda

CAPITOLO PRIMO.

Dei manoscritti e della loro utilità*

I Manoscritti formano la parte essenziale di una biblioteca, e sono il più bello ornamento della stessa : ai. medesimi la repubblica lette­raria deve tanti obblighi e col loro mezzo si è arricchita di tanti lumi.

I monaci ne furono i depositari!; li conserva­rono gelosamente e li fecero a noi pervenire colle copie che degli stessi facevano. È da ri­cordarsi il tanto celebre Cassiodoro, che do­po la sua conversione nel principio del ,Vl se­colo avendo fabbricato a sue spese in Squii-

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Ipvi uu HlPIlBWBfv > w / BByl nWWWl Vlu

a copiare manoscritti e particolarmente quelli della Bibbia (1). Egli slesso ne designava le imagini, per adornarli (2) ; ed era tanto il fervore in tale arte che nell’età di 93 anni compose un trattato di ortografia per uso dei suoi religiosi, acciò venissero più corrette le copie (3). Nè a ciò solo erano dediti, ma be- naneo ad accrescere il- numero dei libri nelle lor biblioteche, ricercandoli altrove. Nei tempi a noi più vicini nel monastero di Monleeasi­no Desiderio abbate dello slesso, e poscia pa­pa col nome di Vittorio 111, raccoglieva e fa­ceva copiare gran durnero di eodiei, molti dèi quali appartenenti a diverse materie (4), e parecchi di essi ancora conservatisi in detto monastero (S).. Girolamo abbate del monastero della Pomposa verso la fine dell’Xl secolo cop sommo ardore ricercava da ogni, parte codiai per accrescere la biblioteca del suo monastero cominciata dall’ abate Guido. Fra i naonacf

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<t) Catsitéan», 0» hm. dMm. likr. mp. X II,H§) Ttraboacti, t«L 5, M(5) Pclr. Diacoa. Kb. Ili, cap. 63.(4) Abbai, delle Piace mot. ad Diacon.

( i) ttootfeuieon Oiftr, AeK ic&p.YI*

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di Pescar» e di Casalina era si Contìnuo l’e­sercizio di copiare' codici, che pare non ave­vano altra occupazione se non questa, ed i religiosi Mauro, Giovanni ed Olderico esercir lavano tale arte con somma leggiadria, e con moho fervore raccoglievano codici (1). Or per' tali ragioni quanti obblighi la repubblica let­teraria non professa a’ monaci T Essi, come si è detto, furono quelli che ci conservarono la Bibbiia, le opere dei primi filosofi, degli an­tichi storici, dèi • famosi poèti e dei primi pa­dri .delia Chiesa. Per mezzo dei manoscritti scinosi emendati diversi festi di ▼arti autori, dei quali sarebbe stato impossibile dare delle corrette edizioni; mentre col confronto di va­ri! codici di un autore ci è riuscito correggerli. E non vale il dire di alcuni pseado-letie- rati che.i vecchi manoscritti degù antichi aut­ieri di già pubblicati pr sono inutili. Questo i na errore, anzi un parlare de ignorante ; perebè col confronto di diversi manoscritti è: riuscite darli aUa lor vera lewoue; e alerai autori dj eui non ti 4 cooBstMtto che un ael» Codice, come il Palercolo irp’ latini, e ;l’JJ#i* duo tra’ greci* sqoo cwì pi#»i di .ewori ,d i

( t ) B o rtlo ri,S c rip t. R e c ita l. T ol.^ ,parU 679. — 4S0.

3T

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omissioni e di espressioni oscure, che malgra- do tutte le correzioni fatte dai critici, dopo tre secoli esiste ancora in questi scrittori una quantità di passaggi che sembrano alterati, e che coll’aiuto di altri manoscritti si sareb­bero m eglio corretti e spiegati. Al contrario avvenne di Terenzio, il coi antico manoscritto conservasi nella biblioteca Vaticana e fet se-i guito dai primi editori. Si deve all’ aiiMo & altri manoscritti dello stesso autore la! iresti-, tuzione delle parole ; delle più chiare locu­zioni e di una quantità di utili correzióni. 0 - razio deve le sue a’ manoscritti consultati da Cunningham e Bentley. Ed in tal modo som»1 sparite le oscurità del testo irinahti quelli che Kènnicot percorse. Virgilio le deve al famoso Heyne; Petrarca al diligente Marsand; ef cosf degli antichi classici in varie lingue.

Nè la conoscenza dei manoscritti è solo importante per gli autori classici dell’antichftà: essa è antior necessaria, affin di rènderci fa­miliare l’antica scrittura, e poter così cono­scere i nostri 'antichi classici i tal ianiè stu­diare! documenti storici della nostra patria; che si conservano manoscritti negli archivi? e nelle biblioteche. Coll’ aiuto dei manoscritti si leggono i poeti con più piacere, gli ora-

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lori con 'più di interesse, gli storici con più cdnfideoza* j . filosofi con piè facilità, ed il tutto con più purità e con meno errori gros­solani.

In Francia, in Inghilterra, in Germania e nell’aha Italia questi studii sono molto colti­vati: ma sventuratamente presso noi sono quasi negletti, mentre non mancano iogegni subli­mi e materia da studiare in questo fecondo suolo. Agli uomini addetti a questi studii la repubblica letteraria professa grandi obblighi. Che ne sarebbe della Repubblica di Cicerone e di tanti altri frammenti di uomini sommi in prosa ed in verso tanto greci, quanto Ia­lini, se il tanto valoroso cardinale Mai non avesse reso di pubblica ragione i palimsesti del Vaticano ? ; Che ne sarebbe della nostra istoria a' tempi degli Arabi, se il tanto lodato signor Michele Amari non avesse pubblicatoi manoscritti dcllq estere biblioteche ? . Che ne sarebbero delle leggi Siciliane inedite del medio évo, se non fosse stato illustrato e pub­blicato il famoso codice esistente nella nostra comunale biblioteca acquistato dal zelante pa- triotto signor Agostino. Gallo ? (1).

(1) Se ii ^oolepèè estesa notizia dellé fatithe fitte so queste codice dal Pjrufcwér» Die# )-1 Orlando, plèssi consultóre il giornale

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wChe né sarebber delle croniche di 8icil« al

tempi degli Aragonesi, se il :>C*rosó ed il Di

lèttMario U Favillale p<Jr He oiaggidttieiU farnéeewseere fim - portapca mi è piaciuto riportare la seguente lettera di D 'A lbert de Luynes.

A MÒNStEUR

■ONSltUK L ì DOGTBOR DIIGO ORLANDO

Profltmkr & éroU à CVhfWHti di Pèléhne

à Paierme

(Sktie)

Taarais bien souhaité ne pfs tarder aussi loagtemps à voui re- mercier de votre obligeant et précieux envoi , (Codice di Léggi t diplòmi Sicìlitfni'del Medio Bre); mal* 4es oircon*tanc*s sfoga- )ières m’enoùt empecbé jusqu’àprésent. Le premier exemplàire, égaré pendant longtcoaps, sest retrouvé au. moment où j’en rece- Vàis «a aiitre par !es soins d’uà des V9S amia , et telataci m*ai laH juiqti’àqjour<rhifti metitaeot éttfpdr* votro édresse plus eoi»* pletque je lui avais demandò.

le mè decide donò à nepa* tarder davfcntage et àprtsser Pea- voi de oeUe )ett*e pour véus esprimer, llsnsketrr, coatnen j 't i étó reeoapaissaat de votre envoi efe tout le prix que j’attaché k ce trftvail si in te re ssant pour l’histoire de la Sicflc.

Vous ave* eu le iionbeurde (rotiver uà de* ddeuments lesphis importante ppvr fhistoido (tu u«yon-age, et l’M dftioa eapàb|e d'en tirer tout le parti possible.

Malgréque vos opinions soient en quelque facóii opposéés aux miennes, en ce qui concerne la classification des Constitutions de Frédérfo II» Monaiectr Htìilkvd*Bréholles appréeie toule le valeur de vatre peNàWe» t i lui remi complete: jottiee* QtatA a som ,

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uGregorio no* ! I© ; svasaci» >ptfW>licàle per le stampe ? Lo stesso elogio potrebbe farsi di tanti altri uomiai dotti e 4i tu(te le nazioni che ci hanno fatto pervenire le opere del più squisito gNlUO ftd ìMtarejpe.* diwUw’afldple felli polvere ;netle t»tb|iat^be- Mi egu^o oh* la prettote «pera: sia ; di i»preiQe*d altri «nde •cciogersi all® culaira delle ■ sciente a tal’uopo necessarie,, cioè dglia ipotecato « delle bir bliogr^fia.

je TOii aree un-extrftatt plaiilr e'dojriVUéi IrfilÙMè é rt 'i t tli*- M nfeunct i t rà n q e p*or f» Shita,«*; b*w p«y»qv» i « »taU* deax fou tvee tant de plaisir. Dei savants très distingue* et très serieux y suecedent à des générations d’érudits respertablfes, maih fenb-èt« M a s icù iré* ìaótB h rtpfiort ile; la critiqne et, Alon ap i; Joqmie,Ja SjcUpiei* 4e*|enue,cppaif e|le parali y teiyU^ noe tejre classujae d’ étades et, de Science , e)la aara beaucoup fatlipodrsA gioire et son avenir.: beriaHtfe*j m&ii Mfksiéuiv felimisi {m * 4# < iapw r ^6, afe»»

av;e* |<pclgj}o rpqsej^pement à prendrechez opus , ou qu^lq^e óuvrage a faire venir:je aerai M óreuxde (HMivóit è tri égfaftlé « VWè m*i*HiÌq^€iildesi J #dùU•assi bonorables.

Venillez agreér, Monsieur, je vous p rie , 1* assurance dea me» senUmeotes très distingués.

b’iLUrirr :tóf turfcrt

r

B férv\ fu Jt»u*«V arW b»r«mbn «*S».6

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CAPITOLO SECONDO.42

Ditta notata M manimrUii. •

èli antichi popoli, mancanti delia scrittura, s'ingegnavano di tramandare ili posteri i ri­cordi degli avvenimenti più memorandi, rap­presentandoli in varie guise;'Da principio K indicavano in pitture ; indi con la scrittura geroglifica, la quale fu in uso nella antichità Egizia; poscia fu inventata la scrittura da' Fe­nici, secondo alcuni, o dagli Egizii, secondo altri; e questi nuovi segni del pensiero inci­devano nelle dure pietre:, ed è iofallibile che nejla più rimota antichità scrivevano su tali materie.

Le tavole della legge date da Mosè (1), il Deuteronomio di' Mosè fatto scrivere da Gio­suè sopra pietra (2), ed i monumenti in Róma ed altrove esistenti piena fede ne fanno* In pietre preziose, come agate, corniole, zaffi­ri etc. scolpivano piccole memorie, ohe affinità

(1) Dcditque mihi Domino* dot* Ubalas lapideas tcripUs digito Dei etc. Itaiteron., eap. IX, vero. IO.

(2) Et scripsit saper lapides Deuteroaomiam legis Moysi, qaod illc digesserat «tram fiU» {staci, /om ^ cip. Vili, int$. 32.

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avevano colla (4). ed in pari Lamposervivsnsi awhcj disile lamine di piombo (è), alle quali divano il nonfe:di carta e ue for­mavano una apeoie di pupillari (3).

V*

(1) Museo Fiorentino, lodi. 1, pag. 2, 3,' 4 t, n. 11, tom. pag. 1, 2, 5, 4, et& GuiUanditras, Pctpyhit, pag. 54.

(2) Qtii miU tribuat at toibtotar* sefmones flaei? Quis rnihi det at exarentur io libro stylo ferreo et plumbi lamiua, vel celle sculpantur In silice? loò. cap. XIX, ver». 28, 24.

(I ) I pugillari «rana eompMti di dèe «tardette' 41 diverse ma- tene, cioè di osso, di avorio, di tiglio, di cedro, di bosso o di altri legni, ed anche di pietra ardesia (Aodero adnotat. ad Martial. li- i n XIV, epigr. S, benìevigtte nella patte interióre, nel mesta delle qoaK Inserivano due, o tre lamine di piombo1, e ne' tempi a noi più viqni di pergamena, le quali infilzavano con una fettuc­c ia , un ferro1, òa llra cosa simile e si aprivano a modo di venta­glio; e per lo più vi stendevano nelle lamine della cera, e ciò per renderle facili a cancellare la prima scrittura e sostituirne un* altra, e questi cbiamavansi palimsesti. Nam quod ù» palimsetto, impdtT l**lo égafdtm parimoniam, u à mirar quod i* illa (short*la fm rit y qaod. dtlmrg moiusrfe ; nif* forte formulai tua» : non etrim p * o te mea» epietaia* uj repona* tua*. Cicero ad Trita­ti* * . Gli atriUari ecdesiastiei nei secoli bassi, sentivano pugii- lari certe fistole di prezioso metallo di cui si servivano ne'ia- grifizii. (V* Ducanga, Glossarti/m infima» al mtdHae laMnitaHe.-*- Al­berti, Ukfim* franpaige.)

Vi era nn altra sorta* di pugillari, ai quali davano il nome di IMHM| e questi erano pià grandi a guisa di libri* Io epsi erano MÉlsate le lamine di piombo in ciò che formavane il coperchio; t f le tti debbono intendersi endici adorni di nobili coperte. Didelti Dittici ve ne erano di varie sorti e di dif erse maniere, eioè pub­blici e priviti, sacri e profani, ornati o no. Nei pubblici i gentili acrìvevano i nomi de'Consoli e de’Maeistrati; nei frimi secoli della

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Sènza abbandonare H piombo si servivano dèlie l»mitle di rame» o di broffzo.edi que­sta maleria non si facevano pugillari.

Gli Egiziani di tale materia servivo»si, comelo contesta la tavola di Iside che conservasi nel R- Archivio di Torino, che fu illustrata da Chircherio (1). Dell’ugual modo praticavano gli Etruschi, come viene assicuralo dalle Ta­vole Eugubine. I Greci ed i Romani tale uso conservavano, e la confederazione Ira’ romani ed i giudei (9) e la pace dei romani co’ car­taginesi che fu esposta nel tempio di Giòve Capitolino (3); e le Tavole Piacentine bis trat­tano degli alimenti somministrati a'bisognosi spiegate dal Muratori e pubblicale dal Gori (4),

V ,

Cìnta* ili quelli' SMri «ftno scritti i nomi dei Pipi, del Vescori, Martiri, ConfefooH ed altri fedeli defunti, ed ancora r iti . \

Ve ite erano ornati nella parte interna della tavola eon fregia­tissimi intagli. (Gori, SfthM iet, voi. I l i—Ma*xocdii, Dfptkwn pul- rtntaftuyw

(1) Pignori** M MAMt- Chireàerk), JBéip* p* 71;(2) Scripserant ad eum in tabuli» aerela, m rènWtfe iK « taiai-

tias et societateito, qnéto fecèwni cani loda et fonatila fratriboa ekii Jtftaaè.' Ifb. I, *cap XIV Ver», li.*-*A«stitaKeoi»ipa*IA- ttes atto» et eapttgnavit intaiieds Israel ab efe stafrenmt ei Uber- tàtern et deserlpseraiit in tabtolis aere») et poiuermt In titoftia in monte Siato. Métàb. Ilb. 1, eap. XIV, refi. M.

(5) Polibio, Ub. Hi, pag. 2&1, eilit. Aa^elodami 1670.(4> Gori, tota. HI, SgmMie.

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t»furono nella stessa materia scritte. So dal pro­posito varii autori possono consultarsi (1). :

Gli uomini dediti sempre a fornirsi delle* comodità: della vita; per così sentirne meno il peso « ripararne i bisogni, ritrovarono altre materie più. acconce a potérsene servire per la-loro scrittura; e secondo l’opinioAtdi Pii-1 aio (8) scrivevamo sopria le foglie della palma, è secondò quella di Virgilio (3) e di s. Isw doro (4) ed altri, d i1 fogli di diversi alberi servivansi.

(1) Goliardo, Origin. dé Cwomanl pag. 130,131~Ma|fei, Hi*U Sftom atl pag. SS, 3S—Guilandinus, Papyru*, pag 34 et seg.' 9 ) P ria» Umen *juam dJgrediaajur ab iBgypto et papyri né*

tara dìeetorcum cfaartae usa humanitas vitae constetmemoria. Et hanc Alexondfi Magni victofia repertam, acntns est M. Varrò, condita in /Egypto ÀleiarttMa. Ante non frisse char- turwiL osimi : in. pèlmprpm toliis.primo,strippatimi : fa ta te foo+ ramdam arboram libris etc. Plinii Secondi JBUit. naturai. Iib, XIII^ cap. XXI et seg., edit. Venet. Bettinelli* 17^5.

(5) . . . . qnae rape sdb imiFata canit foliisque notas et nomina mandat,Quaecomqae in foliis descripsit cannine virgo.

Virgil., Eneid. , Ub. HI, v. 444, 415 , Ftfliit ton im i n ecarm tn a manda.

Yfogii., MmiAi, Ub, VI, v. 74.(4) Qoar genera libroni* «p«4 gentile* « rii* modolfs confici**

Iun io r hrevidra férme carmina,, aftquo opiafcJjwì. Atqne vero Usto­rie* maiore modula scribantar, et boa «oline in chirtni vel mèm­b ri nia, sed etiam ky momenti» lephaniini* teaiiUbasque nrtlvtrum foliis, atqae palmarara BU &, biòtto* PtJ& rit vnfitim&i* i ,

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w- Nei tempipK» vicini a noi scrivevano nelle: foglie di tiglio. secondo alcuni (1) ; e nella; scorza dello stosso albero secondo altri (2) : e questi asseriscono cbenel vangelo ritrovato sul: cadavere di s. Barnaba vi erano framme- sebiati alcuni fogli di scorza di tiglio, lo que­sti tempi servivanSi all’uopo delle pelli divi-, tello, di pésce ed aitata della, pelle umana; e di qutesi'ullima ritrovasineifo biblioteeadi, Dresda un calendario!-messiwQo ed hi queU* di Vienna altro della stessa contrada pieno! di figure (3). Asserisce Giuseppe Flavio essersi serviti delle pelli di animali in tempi più ri- moti; e rapporta per prova dì ciò che I libri degli Ebrei mandali da Eleazaro a Tolomeo erano seriltì in pelle ; e quel libri mollo in’ antichità precedettero Eumene (<&); e seguendo l’opinione di Erodoto e di Diodero gli ioni» e gli antichi Persi scrivevano i loro annali sopra pelli di montone.

i * I '

(1) Strida alla parola Qjnua mtarpefcr. d i Wolfio fol. 451, ediz. Basilea 1585.—Isidor., cap. 14—Aleasaodri Monaco nd-l’imitow panegirica di #. Banuèa prMio M op. Ut, . f

i%) Tset«t, Chil. XII, pag. «tó^-8yi»nufc , Kb. IV , Ép *—la id tr,BUmoiog. lib. Vt, (aju < <•

(S) Psomoae, Dfaffot». bMtoirkpkqu», pi M.(4) Flavio, AntkM à Ub. XII.

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»WSeryivaosi nèllo> stesso* tempo della!, scòrza

del papiro; pianta die1 aasbeneifciogbùpaJuf dosidi Egitti? all’ altana di due:braccia ,! la oniteccia della qwaie è cempeeta di varie pel­inole,’ le qualisepararisi con l’aiutò dintn agò; e le. preparavano laccandole, poscia le Verni» clsvaao eòo: orila* di ferina ed iadiontecoìi olio, di eèdro' in una pressa le. levigatane,‘é dòpo aerilie ne formavano rotoli animandoli con un cilindro di metallo e davan loro il nome, dii volumi (1); ed il papiro cosi prepa­rato chiamavano caria di Egitto (2). Final* mente negli antichissimi tempi scrivevano so* pra varie materie (5).■ Tra le diverse pelli di animali, di che sei**

vivami di materia péi manoscritti tiene il pri­mo rango la pergamena. Essa fu inventata in Porgalo sotto iil regno dei re Eumene (4) circa 800 anhi avfanti fiesu Cristo e dopo # divietò deire diiEgHto 4i riso lare il papiro;

(!) Plinio, lib. XIII. cap. XXI e se fu fa 14: ià -'■ (g):àatfiwoliirartlb fcèHrJiHbr*ié*gU»flbe*>>iéléM*

topo, ìa Jamne di piobp, in; j>elk,,ia k |a, in WU e di ffluente io tardette ! incerato sì scrisse.' Maffei, ~BÌèt. àipfomat.

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e sin dal suo fnoeene si à chiamata pefga- «ÌBafiié .o«hsa deil& sua:'origine.:i ' La pergàraeéaò (òenwàta di pelle idi feapra* d-dimonióne p»lita«é» i«<paiportii«evIGM»<- deierar» destrissimi nel riunirle i’ana aU’altri per dar1 loro < la iùiighezza della serjtUira, o dell’opeva die dovevano! scrivere e dopo scritto fe.ff0tolavanò,4oflaei:papiri,e chi*naiavabo tfaéora volanti: «j queiliche li riunitone, aiii* boHavhno ehiari»avahriG/u*m«fdrei.- Vi erano porgam tnèbidncheigialle.edi ebloré rosso accèso', ovvero purpurei», ma «pieci’ ultimo colora età idéslióato a’ libriss«ni ed a’ diplomi degli Itnptfratori,, JL Pe%non,as> serisce, che .fe Al6rotfgn*ecl in feghilMfna fon si conosceva Ite carta difigiUio (jPapitb) e scrii* vévaoo nella perglmeoa.

' L’uaodifecrivelre opialogrtifo,' *ioè>dii luufl éue pèni, oomincio óeHa fiate del I& secolo; metyrq {pria di (ale lempoaiibcriyèYa da>iuiè sola parie. Nella stessa epoca o poco dopo per lo immenso consumo che si faceva della pergamena in Italia, in Francia, in Inghilterra ed in Germania, il prezzo nie Evenne sì) a!jlo die Guì de Nevers volendo Atre dotto di «li­quami vasi di ar^éolo ài CertòsìnÌ, quesli glf dissero che avrebbe loro reso maggiqrie.aeRvi-

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zio fecéndo ler invece dono <H perg»m«ner. E pèr1 tate ekvatezza-di'prezzi,’voieftdo i Bie- nacf scrivere breViarii, méssali, pentécostarii, offizii, omelie etc., servjvanii dt^li antichi ma­noscritti, cancellandoli'e scrivendovi sbpra i détti libri di diie9a; a; buòn diritto siffatti cò­dici chiamami palinsesti (4); :

Scrivevano anche sopra velino, e la febbri- dazione del medesimo è di data posteriore a quella dèlia pergamena, ed è formato dalla pelle di. vitello nato morto, ovvéro di latte; Aia il pni belilo e ricércéto è il primo. S. Gi- rolamò, Taetzé, ed un anonimo scrittore che cita Sélmasio (2) ne attribuisco!! l'invenzione a Grates il grammatica, dacché il re Attila lo inviò in Aoma nella qualità di antbasdadorè.

Il Velino si prepara come la pergamena, ma désto è 'più fiso, più bianco e più cono- patte*: La sua estrèma-bianchezza e finezza wnmiziana la sua antichità e L’antteriorilà al

■ , ■ ■ ■ < ■ : ■ ' .<•> Hi pi*e* indicare a tale propaeit* : la' nuiUort di ravvivare

l’iodiiotlro aoticonei tnano§«riUi.—Si p §U» «aeizo cucchiaio di Intona acquavite, con altrettanto di - acqoa cornane, entro vi si raschia qtisiche poco di noce galla che si lascerà per qualche giorno la fusione; indi con an pezsetto di spugn» Intinta in detta cofe- posizione si passi leggermente sopra il carattere smarrito, e tosto m renderà intelligibile.

(2) SriMMiP) ExmvitatUmes Plmiam*.

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VI secolo. Allorquando i fogli si rotolano e si piegano tra di loro al semplice calore'della mano, è un indizio della loro antichità. Dopo il; IX secolo ha più spessezza e rotola meno.. A tali: materie suecessé la carta di cotone detta bómtacina, la quale è levigata, lucida, flessibile e di uàa spessezza è compattezza ohe si rassomiglia alla pergamena; e fu in­ventala dagli Arabi. La prima fabbrica fu nella Bucaria, indi a Ceula in Africa, Xativa in Va­lenza e Toledo in IspagBa, e circa 1’ XI se­colo si introdusse in Europa. Alcuni asseri­scono enervi stata fabbrica di carta -bombar cioè pria del secolo XI in Sicilia, e ciò è pro­babile; mentre in tale epoca era occupata dai Saracini; ma non lò do per certo, se non sonò assicurato da qualche autorità, malgrado che esista un dipioma'di Ruggiero in data del 1145, col quale accorda a' Bonifacio abbate del mo­nastero di S. Filippo di Fragalà la conferma de’ diplomi del conte Ruggiero, suo padre e dello stesso re Ruggiero e di potere rinno­vare in pergamena gli antecedenti, perchè era­no scritti in caria bombacina. Uno di questi è dell’anno 1103 (1).

90

(1) Ex charU porro io bombacyna non libri modo, sed etiam diplomata exarabaatur, et perspicua esempli» campiaiistràtur. La*

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La Carla' bontbaoina fabbricata nell’ OrieolCi dove tuM’ora è in uso, è pra bella di queliti fabbricata in Ispagna ed in Italia. Indi dal­l'Italia si introdusse nel secolo XI in Francia, in Inghilterra ed io Alentagna*

Succcessea questa materia la earta di IltiOjo canape, l'orjgine della qpaje è luiiona ignota. Alcuni Fattribuiscooo a’ jGreoi. rifugiati in Ba­silea , altri, ira i quali ^effei .e Tir;!boschi agli Italiani; Scaligero ne dà l’onore ai Tede* sebi; Pridaui agli Arabi o Savaciui di Spagija>

culentojn hujusce rei testunQnium babes «pud tlochnm Pirjum la Sicilia sacra io notitia XII, quae spedai ad monastcrium S. Phi­lipp» de Frigalà, olim de Myrtirof ubi pag. 91 adfertur diploma B#ni/»cii Abbati eoncegsqm a Rogerio Bege annq à condito mundb 6658 id est a Christo nato 1145, in quo omnia diplomata ac pri«? ▼ilegia a Rogerio Comite patre Rogerii regis et ab ipso Rogerio rege ipsi maireterio coboessa confirmantur, ac reoovaotQr. Uitque diploma illud agraeco latine versus bis verbi*. « Re^ Rogerius c adjutor cbrislianorum. Ad nostrani Majestatis potentiam pertinet « etc. In sequentibus vere legitur. Àlium sigillutn monstrasli bul- « lam habem plumbeaqv a gloriosissime Regpo nostro (actum et< concessum anno ab inilio mundi 6620, hoo est Christi 1119 In* c dici. V de corta cutttinea in pergamenum renovavimus: quod fecit è Simon frater no6ter, ét felieis memoria Mater nostra* » * .. Men- « strasti nobis sigilldm aliud ex caria euttunea factum anno a crf;a-< tione mundi 66(0 idest Christi 1102 quod renovavimus in p?r-< gameaum catta autefn cuttunea ipsissima bombicina est, atque fiàfi.-

« /ÌUivovy vél &oi*0ixt*o» ltefci io anthographe OBJtóBltottn. habae. «Charta igktir ^fmkyci^q fb aonis ptyis ^ex^ent» in vi^gei?ai• jam vencrat Imp ut sopra diolum est jam seculo decimo adhibebq- « tur ad scriptionem,—Montfaucòn, JPÓtigraphia Graecà, voi. I, |Jà- « gioa 19, e SO. »

Si

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la più parte degli «roditi vuole, che n’ abbia dato i primi saggi il Regno di Valenza, ed in seguito la Catalogna., L’epoca di questa scoperta non è meno in­

certa che la sua origine. Mabillon la colloca al XII secolo, Montfaucon al XIII; Mafflei pre­tende pria del 1300; certo si è, «he su tale carta si trovano scritture del secolo Xfll. M. Golthef Fischer nel suo Saggio tulle figure de­lineate sopra torta, cita l’estratto di un corto dell’anno 1304 scritto su tale earta, e porta per impronta un cerchio sorpassalo da un fusto, alla estremità del quale si vede una stella, vi sono delle vergalure e delle linee che si ve­dono alla luce. Questa carta è densa, granel­losa ed ha mollo corpo.

In generale la prima carta di lini, o di cenci porta 1’ impronta, che si vede alla luce, di una lesta di bove, e la stessa osservasi nella carta impiegata nei libri stampati da Flausl. In seguilo molti fabbricanti di tale carta ag­giunsero a questa testa di bove qualche orna­mento, come una rosa, unq stella, una corona, ed una accetta per distinguere le loro parti­colari manifattore. La Sema Santander in fine del suo catalogo fece incidere più impronte di questa testa di bove che varia per le forme.

5!

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u

M. Camus nel suo interessante viaggio nel Belgio, malgrado 1’ antichità della impronta della testa di bove, asserisce avere trovato negli archivii della città di Bruges della carta con la impronta di una accetta e di un gri­fone anteriore a quella portante la testa di bove.

Finalmente nei posteriori secoli e segnata­mente nei secoli XVili e XIX l'arte di fabbricare la carta è elevata ad un alto grado di perfezione non solo, ma benanco di industria. « di eco­nomia , mentre di una infinità, di materie in Francia, in Inghilterra, iq Italia ed io Ger­mania si forma carta.

E se accurate e curiose notizie si vogliono sopra tale soggetto, si legga l’opera di Cri* stiano Schoetfer di RatisbooQ, che. pubblicò nel 1765 in un volume, in . ottavo. m le di­verse sorti di parta che si può fare senza cenci, con dei modelli della loro fabbricazione.

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uCAPITOLO TERZO

ÉUgU omammti < M K m a o M f .

Per ornamenti rie1 manoscritti intendo^si-i titoli# i fregi, le capoletlere, le, miniature e tutto quello che a tali oggetti appartiene.

Negli antichissimi (empi vi scrivevano nei manoscritti i titoli, le lettere iniziali, la so- scrizione dell'autore, o del calligrafo, ed alfe voltes il nome del primo possessore in carat­tere rosso con l'uso del cinabro, p del minio (1);3 coloro che a tale arte erano addetti si chia­mavano Miniatores, o Rubricatores (2).

Tale uso passò da’ Romani in Egitto, ed i Cofti ed i Turchi ne adornavano i loro ma-, noscritli; indi nelle Gallie. Tale costume con-, servossi sino al XVl secolo, ed alcuni tipo­grafi del XV e XVI ad imitazione ne stampa­vano qualche opera; e sino allo scorso secolo

(I) Non titulus minio, nec cedro cbarta notetivr.Ovidio, Tritt. lib. I. Eleg. I, vera. 7.

(I) Dalli parola Rubricatoti» che deriva da rubra», rosso, na­cque quella di rubrica, la quale determina 1* ordine liturgico che tuttora conservasi ne* libri di UfBtii ecclesiastici e viene dinotata co’ caratteri rossi.

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si vedono libri stampati co’ frontispizii io co­lori ròsào e nero. ;

Non Contenti di decorarè i codici più pre­ziosi con pergamene, o velino colorali, e di scriverli con caratteri di oro, o di.argento, come nello antecedente capitolo fù esposto, e gli altri con titoli, lettere iniziali, e soscri» zioni in rosso; pensarono anche adornarli nelle eapolettere, fregiandone finanche i margini eon colori, e per lo più in azurro, purpureo, verde e con oro.

Le eapolettere sono di forma quadra, ed occupano una parte delle prime quattro linee del capitolo, o dell’opera ornate nell’interno della lettera co’ colori sopra indicati e eoa oro lucidissimo; e spesse volte con figurine analoghe al trattalo del codice. Al di sopra ed al di sotto di dette lettere esce un arabesco, che si estende nel margine sino alla terza parte circa quello di su 'è di sotto.

Questi Arabeschi sono fregiati a spire, o a foglie di pampane di vite variali con animali, figurine e cose analoghe ai costami, «d agli ornamenti delle fabbriche di quel secolo, in cui veniva miniato il codice, o tendenti a di­chiarare il contenuto del libro (4).

ss

(1) Un codice prezioso in carta bombacina del secolo XIII in simile modo adornato si conservava nello archivio del Senato di

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la alcuni codici gli arabeschi occupano tutti e quattro i margini, e nell’interiore del primo foglio miniavasi lo stemma di famiglia del primo i possessore in oro, argento e colorì atta- Jegtó (4). •

Le «apotauere ornato sòno spesse volte tutte della stessa grandezza nél còrpo del libro; è i mhùalori a ciò usavano sottilissime lamine di ratne frastagliate, per servirsene.di modèllo, « sono noli, come distinti in ta le arte, Silvio Ben- zonrad di Spira, Deschamps religioso della

Palermo. Prima del 1823 fa osservato dal signor Agostino Gallo. Esso codice conteneva diversi privilegii accordati a varii cittadini, é ad ognune di essi eravi apposta una eccellente figurina in mi* Matura anàloga hi costume del tfmpo. Il signor Gallo' p tr quesU riguardo giudicandole interessanti per la pittura Siciliana le fece diligentemente lucidare per pubblicarle. Dopo il tremuoto di quel- Fanno àvcfeMo ricercata altra volta il codice, per consultarlo, non lo lui più rinvenuto,, (i) Possiede la nostra comunale Biblioteca un famoso codiceidei

privilegi di Palermo , manoscritto in pergamena nella metà del XV secolo sotto la terza pretura di. Pietro Speciale elegantemente miniato «od lo stemma della città, e negli arabeschi vi si trovano sparsi alcuni ritratti da' nostri Sovrani, che concedettero tali pri­vilegi. Questo codice serviva per la formola del giuramento nella coronazione de* nostri Sovrani, e per la conferma e conservazione di detti privilegi.'

L'ottimo e diligente bibliofilo e paleografo sacerdote Buscemi ne pubblicò la Castrazione nel quarantesimoterzo volume del Giornale di Scienze, ledere ed arti ptr ta SitUia nell’ anno 1983, pagina 128 , al quale rimando il lettore, che desideri maggiori schiarimcnli.

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Troppa, Renard di Liegi « Tommaso Baaer eerUMàfti 4i Maenia. :

il costarne di adornare » codici io tale nodoè antichissimo; e S. Girolamo si lagnava del troppo lusso, e ne raccomandava più tosto la sempl|cilà e la correzione (1%

I còdici più antichi sì decorati, che si co­noscono , sono il Terendb; ed il Virgilio scritti nel V secolo, e conservarsi nella biblioteca Va­ticana , anzi di quest' ultimo il Saoto-Bartoli nel 1670-1700 pubblicò le decorazioni incise in rame. Leone Allazio; asserisce, che i libri di chiesa fra’ Greci del Basso Impero furono ornati di simili miniature : indi lo furono an­che i messali Ialini dpi V secolo e poscia poco prima del X secolo furono più corretti;

Or essendo poco prima del secolo X le arti e le lettere in decadeuza, i colori e l’ oro ne erano languidi e il disegno scorretto, come si argomenta da’ tre codici, rapportati dal Troni- belli (2), cioè due che conservassi in Bologna, l’ uno de’ qtiali è il Rabano de Cruce nella

; r(I) Habeant, qui volimi visiere* libro* , rei io membraoi* pur­

purei*, ^oro argentoque de*criptos, vel uocialibus, ut vulgo ajuot, liUerìs boera ìftagls exarala, quam eodiees : dimmodo mihi meisque permHiant patapere* baber* aphedulas, et nop Uja pulobro* oodioes, qaam emendato*. — S. ffyerónin. io 1 . prokg. in M . ia fine.

(Ì) Trombetti, Arte <tt conotcere i codici.

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8 ’

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libreria di S. Clemente, e l’altro le annotar zioni sopra gli Evangelii attribuito a . Rabano nella bibliotèca di S. Domenico, ed il terzo il famoso Evangeliario eseguito a’ tempi della Contessa Matilde , cioè, circa la fine del X e principio dell’XI secotó esistente nella libreria di S. Benedétto in Mantova; ne’ quali codici le figure analogbe all’opera, al dire di Troni- belli, « sono si sconciamente fatte,' che ecci­tano il riso. »

Non ricomparve questo costume che nel secolo XIII; perchè ne’ precedenti secoli a causa delle invasioni, delle continue guerre, e della miseria, che percuoteva i popoli , le belle lettere e le arti furono nella massima decadenza; e furono I monaci che lor diedero asrlo e ne furono fedeli custodi. Gli stessi ador­narono' ih quei tempi i codici a penna, ma coni diségno «corretto, Come da diversi codici di tali sècòli può rilevarsi.

Nel secolo XUI l’aurora delle lettere spuntò in Italia, principiando in Sicilia da’ Normanni e progredendo a gran passi sotto la corte di Federico lo Svèvo con Giulio di Alcamo, Bug­gerone, Enzo, Nina etc. seguitando nel XIV col famoso triunvirato di Dante, Petrarca e Boccaccio, e quella delle arti con Cimabue e Giotto.

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Iaqaesto secolo l’arte di miniare! codici fece grandi progressi sotto Carlo V il Saggio re di Frància, cioè dal 1364 al 1380. Nel XY se­colo poi raggiunse la sua perfezione (1).

Nella Grecia, dove fu spesso una corte pro­tettrice delle lettere e delle arti, conservavasi sempre lo stile, la vivacità nei colori e la lu­cidezza dell’ oro, ma noii così la grazia eil disegno;- e Montfaucon descrive due co­dici in tal modo ornati, uno del X ed altro dell’ XI secolo con belle figure in fondo di oro, che conservansi nella biblioteca dell’ Isti­tuto di Bologna (2).

Nfel secolo XIV l’arte di adornare in simile modo i codici passò dalla Grecia in Francia e nella Germania per l’Italia, e le eapolettere in queste parti inclinano ad essere lunghe piuttosto .che quadrate , e vi hanno bellissimi codici illustrati con simili adorni del seco­lo XV.

Per l’occorrente e per maggior soddisfazione del lettore indicherò gli uomini più illustri,

(1) Nel monastero del SS. Salvadore di Palermo si conserta nn piccolo codice di sagre preghiere ricavate dalla Sagra Scrittura, che da quelle monache si crede essere stato della Regina Costarne; esso è adorno di eccellenti miniatore e fu illustrato dal sig. Agosti­no Gallo.

(3) Montfaucon, Itfrwr. pag. SK)7.

so

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che ìli distinsero neH’arte di miniare « ador­nare i codici, cioè Oderico da Gubbio cano­nico di Siena vissuto circa il 4233 e ricordato da Dante, Guido da Siena e Simone Menuni nella stessa epoea, Francesco di Bologna al­lievo di Oderico verso il 4250, Cito monaco del XIV secolo, D. Lorenzo, fra Bernardo 4430, Gherardo morto nel 1470, Bartolomeo della Galla 4480, Augusto Deeio,G. B. Stefaneachi, Pietro Cesarei di Perugia, Fouquet miniatore di Luigi X I , Antonio di Compagne, Giulio Clovio morto nel 4870, Girolamo Feeino 4350, Giacomo Argento di Ferrara 4564, Valentino Semellino 1360 , Anna Seghers 4330 e Gio­vanni Hicblieh 4372 (I).

La miniatura dei manoscritti fu abbando­nata poco dopo la scoperta della stampa , e limitata a ventagli, scatole, piccoli quadri eie.

(!) Buggiero portò dalla Grecia, dia in parte area consultata, in Sicilia moltissimi artefici, e stabili una fabrica di tessati di seta con ornamenti e figure. Tra gli artisti vi dovevano essere aneba dei miniatori di codici e calligrafi ; giacché molti Kbri sagri e di chiesa e quello de’ Privilegii M Paterno, testé ricordato, pro­vano esservi stai» » Sicilia tali artisti. Or siccome noi» è passi» bile percorrere gli archivi] a segnatamente quello del Senato di Palermo per altinpre notizie di tali artisti, restano tuttora a noi ignoti.

eo

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CAPITOLO QUARTO

Cmuxa a ritrita ési

È una massima incontrastabile degli eco* nomisti, die delle merci il prezzo cresce a seconda della ricerca e scarsezza delle stesse. Quando un genere fosse molto scarso e ricer­catissimo , allora acquista il prezzo, comune* mente chiamato di affezione. Così accade dei manoscritti.

Moke casse concorreste alla scarsezza dei codici, e la principale si è quella che i co­pisti nelle rispettive Città erano in pochissi­mo numero. Nella Università di Vercelli due erano quelli, che copiavano libri per gli sco­lari e li vendevano a quel prezzo che i ret­tori della stessa ne fissavano (4). Che potean fare due copisti in una Università ed io una Città? in Milano ve ne erano cinquanta; e que­sto numero non era certamente sufficiente in una Città popolala allora di duecentomila: a- bitanti. In Bologna ne era maggiore il nume* ro, e vi. esercita vano tale impiego le donne (2 ),

(f ) Tiraboachi, voli 4 pa§. 76.(t) Sarti Dei professori di Dtfégna, pari. I , pag. 196*

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alle quali si attribuiscono gli errori nei codici.I vescovi a Ridava no questa trascrizione alle ver­gini delle loro chiese; ma esse non copiava* no che libri sagri e quelli degli apologisti della nostra religione, e non gli autori profani (4). Tale ristretto numero di copisti certamente non poteva soddisfare, nè a’ bisogni degli uo mini di lettere, nè a’ chiedenti.

A tali cause debbono aggiungersi altre cir­costanze, che più rari li facevano addivenire.

Le incessanti guerre, che in Italia si veri­ficavano , erano anche causa ad accrescerne la rarità; mentre in tali circostanze mòllissi­mi codici venivano divorati dal fuoco, o pe-‘ rivano nelle rovine, oltre di quelli- che le na*. zioni estere predavano e li portavano seca. E su tal proposito l’Abbate del monastero di Wirmouth in Inghilterra nell' anno 689 rao- comandava a’ suoi monaci, che avessero gran*' de cura della copiosissima e sceltissima bi­blioteca, che seco avea portato da Roma (2), Nel corso poi delle feroci guerre e delle bar­bariche invasioni certo i copisti restavano inoperosi e gli stessi monaci ne sospendeva­no il loro esercizio; mentre erano gli stessi'

(1) DisUmario delle date, yol. 2, pag. ItO*(t) Girariini, tomo 2, pag. 117.

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involtiinun turbine violento, e vani monasteri venivano da’ Bàrbari intieramente rovinati, tra' quaili è celebre quello di Montecasino pel guasto fattogli da’ Longobardi. Concorse, an­che a farli divenire rari il soverchiò ed in­cauto zelo dèi pontefice S. Gregorio, il quale diede alle fiamme;qoantità di manoscritti della, biblioteca Flaviana in Roma Tanno 590.

Non era meno indifferente la circostanza della mancanza della pergamena: e per sup­plire a||a stessa non di rado fecero uso di un mezzo dalla ignoranza suggerito,, cioè, di servirsi dej vecchi codici già scritti in per-, gaineba ; nei quali; dopo di avere cancellata Iantina scrittura, lavandone i fogli con vino,9 con acqua calda, o di calce e rendendoli con pomice altra voJta lisci , atti a ricevere, una tiuova: scrittura (l), scrivevano sopra Sai* ter», Uffìzii, Antifonarii etc. e ciò sino al IX. secolo." .. •!

Muratori scoperse, che* : in un codice della; biblioteca Ambrosiana. di. Milano, contenente alcune opere di Beda, era stata prima un’ al­tra scrittura in caratteri quadrati maiuscoli;e ne potè ricavare alcune espressioni. E lo

ì * ‘ .

(1) Innocenzo 111 Ub. 2. Jk fide intir.

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slesso Muratori attesta, che una quantità di tali codici esiste oelladetta biblioteca, i quali appartenevano al monastero di Bobbio (i).

Un’altrocodice mancante di principio e fine H dotto bibliotecario Bucati scoperse, nel quale sotto la «crittura dell'opera titolata Excerpta ex Augustino di Eugipio si ritrovava un com­mentario dì incerto autore sopra l’Evangèlio di S. Luca molto più antico di quella sopra sostituitavi.

In un altro antichissimo codice di alcuni libri della Bibbia Sagra scritti in lèttere maio* scòle, delle quali parte cancellate, parte gua­ste, erano state sopra sostituite le omelie di S. Efrem; e fu dal Boivin scoperto nella bi­blioteca di Parigi (2). Un altro del secolo VII è rammentato da’ PP. Maurini (3).

Sarebbe lungo a numerare tutti quelli che si sono scoperti. Basta solo quanto il cardi­nale Mai ed il nostro siciliano Matrauga ce ne hanno fatto pervenire.

Tale uso non era solo in occidente, ma

(1) Alti -quideia codice» occarrerunt mitri , in quis novi chara- eteres vetustiore» alio» aqaa calida dilato» perhlbent— Murotod ÀmtaL tom. 4, Dùttrt. 45.

(2) Elog. de M. Boivin le cadet toro. IV Bùi. d$ t aocodm.éet. Inscript.

(8) PP. Maurini, Diplomai. tom. 4, pag. 52.

H

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«beaanco in oriente (1). 11 guasto e la perdita degli àntichi coditi è iftcaleolabile e non vi sono terittim per detestare sì fatta barbarie. Cbi può conoscere la enumerazione degli an­tichi dodici sì guasti ? Chi può conoscere le opere, d ie in tali codici erano scritte ed ora sono perdute ! Non possiamo fare altro che deplorarne la perdita.

Si vede dalle citazioni di Plinio che uu gran numero di opere andarono perdute : di quelle di Strabone 228, di Plutarco 529» di Ateneo 900, di Clemente di Alessandria 600, di Pan- teno e di Taziano quasi altrettante, e non vi è che otto o nove scritti della storia Augu- stale; eppure ve n’ aveva un ben maggior nu­mero.

Concorsero a tale perdita anche i librai, i quali in quei tempi servivansi dei codici per risgaardi di libri, e per incollarli nel dorso per fortificarlo, e pulendoli per le coperte.

Orbelin professore dell’Università di Stra­sburgo assicura avere sottratto non pochi fram­menti di codici che di coperte servivano ad alcuni vecchi libri (2 ). Io stesso ne ho Veduto più volami.

(4) Andres, Origini fogni letteratura, tona. 1, pag. 114.(2) Journal EacycUpcd. àe feóflloB, tom. 7 p. I. Oclobrè 1785.

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Un originale diploma dell’anno F473 di Ga­leazzo Maria Sforza duca di Milano, col quale al suo ducale segretario Gabriele Paleario la facoltà conferisce di essere am messo alla cit­tadinanza di Pavia « fu dal Fumagalli levato ad un libro, cui serviva di coperta (1).

E non servivano forse all’ uso medesimo quei fogli , in cui un lungo frammento era

‘scritto pria inedito di Tito Livio e che poi colla stampa fu pubblicato ?* I Notai lo stesso costume conservavano , come Io prova quel divieto di non servirsi di pergamene vecchie, ma di nuove, per iscri­vervi i loro alti ; il che osservasi nella for­inola del diploma notarile, quando ricevevano la investitura di notaro. Infatti leggiamo, che tre Notai investiti da Francino conte Palatino ne fecero il loro giuramento (2).1 Sono stali distruttori di codici anche gli ar­tefici, che battono Toro e lo assottigliano in tenuissime foglie: al quale uopo si suole im­piegare la pergamena.

Le perdite delle opere degli antichi furono immense; erano facili e frequenti. 1 pagani incendiavano i libri sagri dei cristiani e le loro

(1) Fumagalli, Istituì, diploma/t, tom. /, pag. 49 « t*g.(?) 4rchiv. canon, cathtdral. Bergom.

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biblioteche, che contenevano molté buone o- pere profane, filosofiche e scientifiche. I cri­stiani alla lór volta bruciavano i libri dei pa­gani. * 1 t

Il patriarca di AJessandria Teofilo ottenni; da Teodosio la permissione di demolire il tem­pio di Serapide, ed incendiò il Serapron eòi libri che esso conteneva.-Donatisti e Circo#- celliani in Affrica, Iconoclasti a Costantino­poli, Ariani ovunque abbruciavano a vicenda libri, mentre che le invasioni de’ Barbari, quasi ogni venti anni per due secoli ardevano cittì, biblioteche e libri (1). E in tal modo si me­nomavano i codici senza sostituirne degli al­tri e giornalmente se ne accresceva la rarità.

Contribuiva alla scarsezza e rarità de’ co­dici non solo» ma anche alla elevatezza del prezzo degli stessi il molto tempo che richier- devasi per copiarne e adornarne uno; ed urià Copia della fibbia eseguila in cinque mesi neir abazia di Mayen-Moulier in Londra pàrvè un prodigio di lavoro. La scarsezza delle pergamene, sulle quali allora usavano scri­vere, ed il mollo denaro che abbisognava * per farne lo acquisto, erano tutte circostanze che li facevano divenire più rari e ne accre- sceano il prezzo.

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; ' < i *(1) Dizionario detto date, voi. I , pag. 117.

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l a rarità e la scarsexza de’ manoscritti era tale, che l'Università di Bologna ve&^e ob­bligata pubblicare un provvedimento nqll’an- do 1334 in .questi sensi compreso « che niuno• scolare avesse ardimento di portare alcuna « sorta di libri fuori Bologna senza licenza « bollata eoi sigillo degli Anziani, Consoli e• Difensori dell’avere, sotto pena di perdere « li detti libri e di essere gravemente pu-• n|ti (1) ». La scarsezza degli stessi faceva si che si rimirassero quasi come contrabban­dieri coloro che li trasportavamo altrove, e che fosse allora delitto ciò ehe ora sarebbe degno di lode.

Nella maggior parte de’ monasteri erano attaccati, con catinelle di ferro per timore che non si. smarrissero per negligenza, o che gli stranieri, che andavano a consultarli, non li rubassero.

Dopo di avere esposto talune circostanze, .che rendevano sì scarsi e rari i manoscritti, passerò a farne conoscere le ricerche, che se ne faceano tanto dai nazionali che dagli esteri. 11 che cagionava la conseguenza, che i prezzi per la troppa scarsezza e per le molte ricerche si elevassero al sommo grado.

«8

(1) Sarti, iM. part> 9, pag. SI4.

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Coloro ohe avevano bisogno di consultare le opere di pregio erano costretti di spedire a Roma ed a Costantinopoli persone, che li trascrivessero.

I librai usavano affissare il catalogo dei ma­noscritti. In esso si spiegava il numero dei quinterni di che veniva composto ciascun li­bro, e si fissava ad ognuno il prezzo che dovea pagarsi da chi volesse usarne a leggerlo o copiarlo. Ha il copiarlo non era cosa di tutti; perciocché non piccolo era il prezzo che si pretendeva (1 ).

Un certo Melchiorre libraio di Milano chiese a Filelfo per un codice delle Epistole di Ci­cerone dieci ducati, come scrive lo stesso Fi­lelfo a Pietro Perlone (2), che bramava averlo»

Antonio Panormita, per avere dal Poggio un oodiee della storia di Livio dovette dargli 1 2 0

scudi di oro, e fu costretto perciò a vendere un suo podere, come narra «gli stesso in una sua lettera al re Alfonso (3). Un eodice pa­rimenti della storia di Livio mandato da Co- simo de’ Medici allo stesso Alfonso re di Na­poli, bastò a calmare l’animo contro di lui ir­ritato; e benché i medici del re gli destassero

(1; Sarti, Md. part. t , pag. S II.(t) Filetto, Ub. X, Epist. ss.(*) Panormita, lib V, Bf Ut. 118. • i

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sospetto che entro quel libro avesse Cosimo nascosto il veleno; ei di essi saggiamenté ri* dendosi, prese tosto a leggerlo con sommò piacere (1). Giacomo Piccolomini cardinale di Pavia, incaricò Donato Acciajoli per coni' prargli i Paralleli di Plutarco e le Epistole di Seneca; ed a stento potè ottenere il primo al prezzo di ottanta scudi di oro.

'Verso il 950 uno esemplare della Bibbia, ed un altro delle lettere di S. Girolamo erano posseduti in comune da molti monasteri Spa- gnuoli e servivano loro successivamente.

Nell* anno 855 Loup abbate di Ferrieres scrisse al pontefice Benedetto IH pregandolo di affidargli un manoscritto deir Oratore di Cicerone ed un altro delle Istituzioni di Quin* tiliano, libri eccellenti, dice esso, dei quali non si conosce al di là delle Alpi che qualche frammento, e che non se ne ritrova un solo esemplare in Francia.

In Francia la rarità dei manoscritti era più estrema. S. Luigi IX, quantunque fosse amico delle lettere, non possedeva nella sua biblio*. tecj^ privata che dieci volumi.

Grecia contessa d’ Anjou nel X secolo corn­

ei) Crinitus, D» honesta disciplina) lib. XVIII,-cap. 9 .—» Tira- besebi, voi. 6, pag. 119.

Irò

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prò da Àimone vescovo di Àlberstad una rac­colta di omelie al prezzo di cento montoni, dieci staia di frumento, altrettanti di segala e di miglio e tre pelli di martora. Verso Tan­no 1040 Bòuchard vescovo di Worms riusci dopo molte ricerche e spese a raccogliere cento volumi di autori ecclesiastici e cinquanta di autori profani, che egli considerava come tesoro inestimabile: tanto i libri erano in al­lóra rari e difficili a procurarsi,

Filippo l’Ardito duca di Borgogna comprò una Bibbia manoscritta tradotta in francese per 600 scudi (1 ). Nell'anno 1474 Luigi XI per avere prestata una copia di Razes dalla facoltà medica di Parigi dovette depositar per sicurezza della restituzione dodici marchi di argento colla mallevadoria di un *r ìqco bor­ghese della sua capitale,

Nel catalogo di libri di Giovanni duca di Berry si trovano tre esemplari della stessa opera apprezzati, cioè il primo 250, il se* condo 300, ed il terzo 400 lire sterline. Lo stesso duca comprò nell’anno 4404 il mano* scritto del romanzo Lancelot*du-Lac coperto ton un drappo di seta verde a due fermagli per trecento scudi di oro, e nel suo inven*

J ' * * ! * ■ ' f ‘ ‘ '(1) Registro dtlU Camera de* ponti di. Dijou

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lario fu apprezzalo 155 lire loroesi che cor­rispondono a 945 franchi. Quello di Giton le Courtoìs fu nello slesso inventario apprezzato nel 4416 per 450 lire tornesi equivalenti a 1050 franchi; il manoscritto della Città di Dio in francése è portato nello stesso inven­tario a 2 0 0 lire tornesi che formano più di 1800 franchi.

Un pàrticol&re avendo legato un breviario nel 1406 alla chiesa di Saint Jaùque dela-Ba­tterie a Parigi per uso dei cappellani ed altri poveri preti, si risolse, alio scopo di conser­tare tale dono prezioso, e per soddisfare nello stèsso tempo al volo dei testatore, di chiudere it volutne in una gabbia di ferro ditoanzi la tàvola delle offerte e di sopra il ceppo (1 ).

Finalmente si ammetteva contralto per la loro alienazione, come per quella di un po­dere, o di una casa, e divennero l'oggetto di donazioni, di testamenti, e di legati pii fatti alle chiese, e messi ordinariamente sotto la spedate tutela del santo, di che esse porte* vano il nome (2 ).

Lantimer di Gisor legò il manoscritto del

(1) DigUmario ddk dai#, voi. S, pag. 181.(*) Psomme, Dktim* WMùgrwph.) pag» 81» « Mg»

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Pellegrinaggio della vita umana a Y Hotel-Die» di Parigi col patto di non poterlo trasportare altrove, colla intenzione che egli, sua moglie, i suoi figli, suo padre e sua madre e suo pa­drino Nicolò Dutar, un tempo chirurgo del re Carlo, potessero partecipare de’ buoni per* doni e delle preghiere deWHólel-Dieu. E so­pra diversi manoscritti provenienti da vari! monasteri si vede apposta la formola prò re­mdio attimae contala.

CAPITOLO QUINTO

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• M manmrUtt più mUhM.

Non si conoscono manoscritti pria dell'èra volgare, meno che quelli sopra papiri : ed il più ricco in numero ed in antichità ne è il regio museo erculanense in Portici. Secondo la relazione dataci dall* antiquario Svedese Bioernstahel (I) più di 800 ne possiede, ma pressoché inutili, i quali furono disotlerrali dalla subbissata città di Ercolaao nella eruzione

(I) Bwernstabel, lettori, voi. i , pag. 73.10

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del Vesuvio dell’anno 79. Mortaretti, che ben li esaminò, li descrive come tanti carboni (1 ). Con tuttociò il P. Piaggi delle scuole pie ed il suo allievo Vincenzo Merli col mezzo di una semplicissima macchina e con ammirabile pa­zienza e destrezza riuscirono a svolgerne al­cuni e a leggerne il contenuto.

Essi sono scritti sopra fogli di carta di Egitto (papiro) da una sola parte in piccole colonne separate; dell’aliezza di una pagina in duòdeei e della larghezza di circa un piede in tutta la lunghezza.

Se ne sono sviluppali quattro di questi ma­noscritti. 11 primo tratta della Filosofia di Epi­curo; il secondo è un’opera di morale; il terzo un trattalo di reltorica e l'ultimo un poema contro la musica fatto da Philodemus, autore citato da Slrabone, del quale non si poterono salvare che le ultime trentotto colonne.

II trattato d’ Epicuro fu pubblicato in Lon-

(1) Vidi teligique plurics fere sexagcnos libellos in seraetipsos convolulos universo» papyrinos. . . . Veruna refugit animus dicerc cum Phedro

Sed fato invido Carbonero, ut ajunt, prò tbesauro invenimus.

Phedr. fàb. 6, Kb. 5.Et quidem nihil aliud quam teres negotium vides, et miscrri-

munì, quod si evolvere tentcs, ìq cinerc abit.—Morlarelli, De regia thtea calata, pag. 80 et seg.

n

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dra dal dotto bibliotecario Haiter, e quello di Philodemus da Visconti in Napoli nell’an­no 1793 (1).

La biblioteca del re di Francia in Parigi vanta pure de’ papiri, come pure 1' archivio di S. Dionigi presso quella città ed altri della Francia. Nella biblioteca cesarea di Vienna se ne conservano diversi, tra’ quali due di sin­golare rarità scritti in greco. Alquanti ne esistono in Vienna, Maenza, Venezia, Firenze* Verona, Bergamo, Bologna ed in altri luoghi dell’Italia. Ha dopo lo spoglio fattone dalle armi francesi, pochi se ne ritrovano nella penisola Italiana.

Tra tutti i manoscritti papiracei due sono i più pregevoli. Il primo è un registro latino di circa cento fogli ehe fu già della cancelleria di Ravenna, nel quale sono raccolte varie in­vestiture di fondi, oggi posseduto dalla biblio­teca del re di Baviera (2 ). L’altro è il famoso, se ben mutilato, codice di Giuseppe Ebreo de Bello iudaico probabilmente del V secolo; il quale codice era stato donato da’ monaci ci­sterciensi alla biblioteca ambrosiana di Milano. 11 cardinale Federico Borromeo fondatore della

(1) Psomme, Diciion. Bibliographvoi. 1, pag 24.(2) Bianconi, tettar* sulla Baviera, pag. 95.

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«tessa nc volle serbata la memòria sópra la­mina di argento attaccata alla coperta del libro. Nel 1796 detto codice con altri più rari manoscritti e quadri di eccellenti maestri, ehe formavano il principale ornamento di detta biblioteca, furono trasportati in Parigi, ove tott’ora esistono.

Di tutti i codici in pergamena di tante co­spicue città, ond' erano fornite le loro biblio­teche, come quella d’ Alessandria, di Pergamo, di Roma, di Costantinopoli etc. sino al IV se­colo, nessuno a noi ne è pervenuto, perché jlutli sono periti, e non ce n* è rimasto altro che la memoria. Le guerre, i Barbari, gli ini cendii, l’ignoranza ed il tempo hanno il lutto deplorabilmente consumato. I più antichi co­dici in pergamena, che esistono presso noi sono del V e VI secolo.

Si crede celebre per la sua antichità Pevan- gelo di S. Marco di Venezia : esso è scritto su di un papiro finissimo di Egitto, ma sì al­terato che non ve ne è più che una parte: i caratteri sono talmente scomparsi che non possono distinguersi se sono greci, o latini. La tradizione vuole che sia autografo e che fosse stato portato da Aquilea alla biblioteca di S. Marco. Ma Montfaucon ha provato con

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molla erudizione non poter essere che del IV secolo; e M. Jansen sostiene non essere scritto in papiro, ma in pergamena (1).

Difatti, se il codice in pergamena della Sagra Bibbia regalato da Cirillo Lucari patriarca di Costantinopoli a Carlo I re d'Inghilterra fosse provato essere stato esemplalo da Tecla, come trovasi scritto da quel patriarca nello stesso codice, vai quanto dire nell'anno 325, sarebbe il più antico codice; mentre Tecla visse poco dopo del concilio Niceno. E quantunque dal Saggio de’ caratteri dato dal Buringi si vede essere di forma quadrata e ci si mostri molto antico; con tuttociò non può asserirsi preci­samente di quell'epoca, essendovi codici scritti con tali caratteri nel VI e VII seeolo (2 ).

Più antico di questo si crede il codice greco latino dei quattro evangelii posseduto da Teo­doro Beza e da lui donato alla biblioteca di Cambridge. Il Whiston, appoggiandosi unica­mente alla forma del carattere, lo giudica del principio del 11 secolo, e d i Maurini lo credono del ID secolo '(3). Ma siccome 1’ antichità di tal codice unicamente alla forma del carattere

(1) Borfogio, Ctoni» diplomai., pag. 56.(2) Fumagalli) Islituz. diplomat*, pag. 45.(5) PP. Maurini, tom. 5, pag 57, n. 1*

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si appoggia, fondamento spesso non troppo sicuro; quindi non se ne può far certo giu­dizio (i).

Fra' codici più antichi hanno la preemi* ncnza neirantichità il Terenzio ed il Virgilid della biblioteca Vaticana, e l’altro Virgilio di Firenze scritti nel secolo V (2 ). É da ricor­darsi il Lattanzio di Torino. Pochi altri codici esistono di tale epoca. Quelli de’ secoli VII ed Vili sono meno rari » del IX sono più nu­merosi, dei secoli X ed XI sono abbondanti ed abbondantissimi quelli dei secoli XII e se­guenti, per essersi in tali secoli ravvivalo lo studio delle lettere e delle scienze, al quale mollo contribuì per la moltiplicazione dei eo- dici, la quantità dei monaci per la fondazione di molti conventi fattasi in tale tempo : i quali, come fu detto, moltiplicavano i codici degli aa« ticlii autori.

Tra i manoscritti greci con data certa si riguarda presentemente per il più antico il co­dice di Platone in foglio scritto sopra velino. Esso fu trasportato dall’ isola di Patmos in Inghilterra da lord Clarke nel 1802; le sco- lie sono in lettere piccole capitali. Esso fu co-

(I) Fumagalli, loc. cit.(4) Fumagalli, htUurioni diplomatiche, voi. I, pag. 44 t sog. '

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piato da Giovanni il calligrafo per Arethas de­cano di Patrasso mediante 13 scudi sotto il regno di Leone figlio di Basilio Tanno del mon­do 6404 , che corrisponde alTanno 896 del­l'èra volgare. Dorville dice avere posseduto un Euclide di un anno più antico; e Montfau- con avere veduto un manoscritto greco del- P anno 890. Però questi sono spariti ; ed il Platone ritrovato a Patmos deve tenere il primo luogo di antichità conosciuta tra1 codici greci.

Si debbono quindi considerare come antichi e rarissimi tra i manoscritti latini quelli che sono anteriori alTanno 800 ed al regno di Carlo Magno. Questo principe stabilì pubbliche scuole, protesse i lavori monastici, ed i mano­scritti moltiplicaronsi ; pubblicò capitolari che prescrivevano a1 copisti di rendere i caratteri latini di migliore formato e più corretti e di sceverarli dai segni stranieri che avevano dato loro i Longobardi ed i Sassoni. Questi carat­teri divenuti più netti ed eleganti presero il nome di carlevingieni. Esistono belli mano­scritti in questa forma di scrittura. Fournier nel suo manuale tipografico ci ha dato tre al* fabeti di tale forma, e ne ha attribuito a Carlo Magno la invenziope.

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CAPITOLO SESTO

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Stpti «NWM MTanttchltà tè' codici.

Il fissare l’elà dei codici è una cosa difficilissi­ma; ed aciò eseguire fa bisogno essere il biblio­grafo molto istruito, e fornito di una sana critica e di una fina teoria, non che di una grande pra­tica. Imperciocché tutti i segni, che si additano partitamenle, sono dubbii; e spesse volle si cade in errore; stanlechè lo stile del carattere, l’or­tografia, inessi, le abbreviature e non rare volle gli ornamenti tra di loro differiscono in un secolo e nella stessa città ancora. Quando però si forma un assieme de’ segni distintivi ed il bibliografo è fornito delle qualità sopra indi­cate, difficilmente può ingannarsi. Deve però ad ogni modo guardarsi della falsificazione de’ codici ; poiché molli sono moderni, esem­plati però ad imitazione perfetta degli antichi; e per tale conoscenza é più necessaria la pra­tica che la teoria. Io da parte mia tutta la materia su tal particolare svolgerò teoretica- mente e praticamente per quarto le mie forze ed il mio ingegno lo permettono.

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Quatlrò cose bisogna osservare, per ben conoscere Fetà de’ codici; cioè pria di tutto la materia sopra la quale sono scritti; in secondo luogo gli ornamenti. É di questo diffusamente ho trattato nei capitoli secondo e terzo della presente parte*

Poi gli autori e loro circostanze ; e final­mente la scrittura e suoi aggiunti.

Stabilita a un dipresso l’età di un codice per mezzo della materia, in cui è scritto, e degli ornamenti; deve il bibliografo, per accertare l’epoca precisa, indagare altre circostanze.

La prima è quella di esaminare il codice e conoscerne V autore ; indi osservare se vi sieno citali nomi sincroni allo slesso : ed in tale caso il manoscritto non può essere più antico di quando visse l’autore, o quelli che c ita , n è , per conseguenza, esemplato poste- riormeote a tale epoca.

Se non si trovalo il nome dell’autore, nè citate persone « si che non si possa indicare T epoca degli stessi ; allora si osservi , se è opera storica o cronologica, sino a quale epoca termina la storia, se è moderna. Dal che può approssimativamente ricavarsi l'epoca. Se poi jè una storia antica e non appresta alcun lume, allora si eSaminèranno le frasi, le parole, lo

i l

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stile ; e si confronteranno coi lessici e <?ott altri autori noti, per conoscer l’epoca in che erano in uso. Grandi lumi somministra su tal materia il Glossario di Ducange.

Deve ancora il bibliografo esaminare, se vi sia il nome del calligrafo ovvero del primo possessore, o pure stemma negli adorni; ed in questo caso vi è una quasi certezza del* l'epoca in che fu trascritto. Se librosacro, di ora­zioni, di uffizii, breviario, messale e simili, deve il bibliografo percorrere il calendario, la litania e le orazioni, e conoscere tra i santi quale fu l’ultimo esposto dalla Chiesa al pub­blico culto, non potendo essere più antico di quando fu lo stesso canonizzato.

Tali libri si scrivevano con belli caratteri rotondi bene ornati e dorali.

Bisogna osservare ne’ calendari!, se t mesi e i giorni sono notalipridie kalendas,pridie nonas, pridie idus, e questi appartengono all’epoca anteriore al 1 0 0 0 ; e dopo il 1 0 0 0 *ino al 1400 costantemente scrivevano j / / Kalendas, II No- nas, / / Idus invece di postridie Kalendas, po- stridie Nonas, postridie Idus : e tale costume conservavasi anche in Francia e in Ihghillerra.

Nei codici profani, i giorni de* mesi nei secoli XI, XII, Xffl e XIV gli scrivevano cosi

8?

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nei primi sedici giorni del mese ad eccezione del primo giorno che lo scrivevano primo Januario ; scorsi (ali giorni discendevano scri­vendo decimo quinto , decimo quarto, deci­mo tertio etc. die exeunte Januario sino al penultimo giorno che scrivevano penultimo die Januwrii; e così degli altri mesi composti di 31 giorni e sino al quindicesimo giorno scri­vevano per hanc dictioncm infrante die deci• moquinto aprili e dal decimoseslo giorno di­scendevano con scrivere hac dictione exeunte die decimoquinto aprili* (1).

Deve osservarsi se vi fossero note musi­cali ; giacché nel secolo XI appena si accen­navano le note senza riga in campo aperto; in altri dello stesso secolo vi è una riga con la chiave; se questa manca viene indicata col colore della riga, cioè se rossa, indica la chiave di Fa; se gialla, quella di Do e così si regola tutto il canto.

Nel XD secolo vi scrivevano due righe, nel XM tre ed anche quattro, e le note sono for­matissime e specialmente quadre nei codici italiani e .qualche volta romboidi o di altra forma.

(1) Ducange , De publici* tnstrum. — Idem, Glossar, media* et infima* latinità alla parola mentis intrans, stans et exiens,

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Nel XV secolo e dopo, le Wghe sono quat­tro e talvolta cinque e le note chiarissime. E questo è un bel segno per distinguere l'età di un codiee ecclesiastico. Vedi l’annessa ta­vola.

Negli antichissimi secoli si scriveva in ca­ratteri maiuscoli e qualche volta in caratteri minuscoli; le lettere però erano ugualmente di forma quadra a colonnette e senza spazii nelle parole, ma tutta la linea in continuazione. E così sino all’anno 8 Q0 , ed i codici in tale modo scritti con tutta certezza a detta època appartengono.

Nel IX secolo, ed ai tempi di Carlo Magno si divisero le parole; e dopo del 1 QOO i ca­ratteri maiuscoli servivano per le sole, capo- lettere,

Le aste nella scrit­tura ebber principio nel X secolo.

Nelle lettere b, d, f, h, ed I; come nel presente specimen ;

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ma nelle lettere g. p. q, r le loro aste in­feriori erano molto lunghe.

Nelle lettere f, ed s, la lunghezza superiore ed inferiore delle loro aste superava le altre e special- mente quando la s era unita alla t; la lettera r poi nel- r XI e XII secolo avanzava d’ordinar rio le altre ed era fornita di una codetta all’ in giù.

La lettera A si scriveva senza la linea di mezzo sino al 1 2 0 0 , secondo alcuni; t sino al 1300 secondo altri.

La lettera E nei codici scritti in carattere maiuscolo ed in quelli poco dopo del 1 0 0 0

rassomigliava afl'y greco.Nella lettera i minùscola non vi si faeeva

il ponto prima del 1300, ma ia vece vi se­gnavano sopra rape volte una imperèeltilrile lineetta da sinistra a destra; e dopo il 1300 si principiò ad osare il punto sopra dettt tet­terà.

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Così ancora dovendosi in qualche parola du ­plicare la medesima consonante, ne omette­vano una ed accentavano la vocale, che pre­cedeva la consonante che restava, come per esempio sèra in vece di serra, àseres in vece di asseres. Questi accenti chiamavaqsi Sieili- c i , perchè nella Sicilia inventati, ed indiffe- rentemenle adoperavansi come nei codici , così nelle carte. E tale cos tume era antichis­simo (1).

Poco dopo il secolo XIV venne comune Fuso di scrivere i codici in carattere gotico in I- talia a causa che era dai Tedeschi occupata; ed i codici di questo secolo scritti in tale ca* ratiere sono illeggibili. Esistono codici scritti in simile modo in Ispagna del 4000 e del 4100,

I codici per lo più scrini in caratteri maiu­scoli prima del * 0 0 0 contenevano rarissime volte abbreviature, e per l'ordinario nella dop­pia m e nella doppia n ne scrivevano una eoo qna linea piana sopra ; e talvolta nel mezzo ed in fine della linea , quando terminava la parola con una di queste due lettere, la tron­cavano; ed io vece sostituivano nella vocale. Ohe la precedeva, la sopradetta linea piaaa%

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(1) Fumagalli, Af. D atoti., tom. I, ioL 16Q.

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Si incontrano pure nei codici di detti tem­pi le abbreviature delle porole Dominus e Deus in questo modo Dnus e Ds. Nei mano­scritti poi dopo il 4000 io carattere minuscolo si incontrano discretamente le abbreviature; e quésto sino al XII secolo. Ma nei codici di poeo conto fed in qualche atto notarile ve ne sono delle bizzarre e stravaganti. Yedi 1’ annessa tavola I.

Dopo il 4200 si introdussero delle abbre­viature hella scrittura di una deformità incre­dibile. V edi l’annessa tav. 11. Il che continuò sino a tutto il 4500; ma nel 4400 si introdusse una miglior forma di caratteri e diminuì l'uso delle abbreviature* airinfuori degli scolastici, che tale costume ritennero sino al secolo XVI; e sono sì stranamente abbreviati da non po­tersi quasi leggere. Gli stampatori principiando dall’anno 4460 sino al 4540 circa imitavano tale uso, e particolarmente nelle opere teologiche e filosofiche, come S. Tommaso, S. Bonaven­tura, Alberto Magno, Scolo, Aristotele etc. é questi stampati in carattere gotico* Dal 4500 in poi si abbandonarono le abbreviaste nei manoscritti, restando sino ad un dato tempo Fuso di abbreviare le doppie lettere dell’»», i», ed s colla sopra indicata lineetta*

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bei 'nessi. Rarissimi se ne in*MHiira&o nei codici tatmi ed italiani € qualche folta il T unito bWN io questo naodo; 71 vp«laip iù frequenti sono la fl «avanti 1a t , che scrivevasi eosì g , , e tale nesso l’usavano anche nel mezzo della parola 'Come p^ile, gjam, rg ,in£, eie. petite elram retinel ec; Tale uso durò in Francia sinò al 4100 (4) ed in Italia sino al 4400: e gli stampatori il conservarono sino al seco­lo XVI.

Nei codici latini ed italiani nelle parole che terminavano in us usavano scriverle in questo modo, come per esempio huiusi cuius etc* * hui9 cui* etc. I codici greci sindagli andati tempi sono pieni di abbreviature e di nessi, e par­ticolarmente quelli (tei 900 sino al 4500, nei quali se ne incontrano sì stravaganti, che bi- sogna ricorrere ad altri codici, è per lo spesso alle conghietture per ritrarne il significato*

Negli antichi tempi e sin pria del 4000 in alcuni codici i punti sono molti e quasi ad ogni parola, in altri noti se ne vede nessuno, ed in alcuni si servivano per punto ài : una sottilissima linea da destra a sinistra. Carlo Magno si «cooperò coll’aiuh) di ÀlcuinG e Wal-

(1) Mabilloo, De r« diplmaticaj I, XI. 19*

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nefrido a restituire i codici alla antica loro in­terpunzione. (1 ).

Nei codici appena dopo il tnille la inter­punzione è piuttosto a piacére ; mentre nòft corrisponde all'uso. Le virgole sono rarissime, alle volte si Servivano dello apostrofo per vir­gola. I due punti in quei tempi l'usavano ra* rissime volte. Del punto e virgola se ne ser­vivano talvolta per punto, alle volte pérdué punti ed altre volte per virgola, e la inter* punzione in questi tempi era assai diversa.

Nei secoli XI e XII, il punto e virgola si trova segnato nella parte superiore della lei- tera, e rare volte corrisponde in mezzo òlla stessa.

Nella metà del secolo XV per denotare la fine del senso si servivano di una impercet- libile lineetta da destra a sinistra , facendo quésta le Veci di virgola , di due punti, di virgola e punto e spesse volte di punto. Nella fine del XV secolo la punteggiatura si regolò come al presente osservasi.

Lederò asserisce che negliantichi codici non vi si trovano punti interrogativi, punti am mirativi e parentesi, e che questi si princi­piarono ad usare verso la metà del XV se-

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(I) Mabiliuo, Dt Hi diplomatica, I. n. 15— Alcuino, Epiti. V.

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colo. Il Trombetti afferma, che i punii inter­rogativi erano in uso appena dopo il 1Q0 Q (1 ).

1 dittonghi nei codici prima del 1000 $Lin- contrano rarissime volle. Ne.l 1000 poi si vede qualche varietà, e §i servivano alle volte di ae, ed alle yolle scrivevano la e eoa una ce: diglia al di sotto, in questo modo Nei secoli XII e XIII sono frequenti: e, dopo lale tempo sino al 1400 li omisero assolutamente ma negli scritti degli scolastici se ne incon­tra qualcuno,, come pure in qualche codice copialo d& altro antico. Nejle bolle di Inno­cenzo e Lucio li si osservano due lettele in una. Dopo il XV secolo si ripigliò altra volta l'uso dei dittonghi. Nell’XI, XII e X1U secolo usavano s^olameple nelle parole eccle­sia, episcopus, eleemosyna, presbiter* nella pri­ma e mettendo la cediglia sotlo; e tale uso non era solamente in Italia, ma bepanco ia Francia (2 ).

Nei remotissimi tempi e poi nell’XI secolo sino alla metà del XV nelle parole damnatio* damnum, columna e simili in mezzo alle let­tere tn ed n intrudevano la lettera p e seri?.

(1) Ledere, Ars critica, par. 5, pag. 11.(2) M ab ilio n, De Re diplomatica, lib. Il e I. n. I.

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vevano dampnatio , dampnum, cohmpna eia Nelle parole tentatio, (entatus e simili cam* biavano la lettera n in ni ed intrudevano dopo di questa la lettera p e scrìvevano temptatio temptatus etc*

Nei secóli XII è XIII scrivevano con la let­tera h le parolfe heleenìosyna, hedifìcium, herror hemptus, hemptor, kiriérmis, his, hìdem etc. ed omettevamo la delta lettera nelle vóci exor- tètio e simili. Nelle parole loatines e Iesusj scrivevano tohanne's e Ihesus. Nelle pàrolè errànies ; dulces, steriles , sapientes è simili erano incostanti nello scriverle dulceis, steri- leis, sapienteis etc., come pure nella parola errantes e simili scrivevano errantis etc.

Dal seéolo V sino àll’anno 1150 adoperavano alternativamente la lettera b in vece di t>, e la lettera v in vece di 6 , ed usavano co­stantemente la lèttera t in vece di d e par­ticolarmente nella parola sed9 ed alle volte scrivevano ed in véce di et, adque in vece Ai atque è simili. Poiché l’uso di scrìver tali pàròìe fu molto incostante, non si può darò certo argomentò a stabilirà Y età dei codici. Pfcrò questi segni, imiti ad altri segni e Aà altre circostanze e alla pratica, possono far giungere allo scopo desiderato. Giacché non

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solo nei codiei dei primi secoli, ma beoanco in quelli dopo il 4000, e di rado nel XIV se* colo, e dal 4550 a l i 860abbandonarono tale libertà di scrivere, e scrivevano sed, ef,at- que, etc.

Nell’XI secolo sino alla metà del XV ado­peravano la t per e e viceversa, come offi- tàtmi, judithtm, fatiet, etc.

Nei secoli XI e XII usavano spesso la y in vece dell’ « latina, ed in questi tempi ne era frequentissimo l’uso, particolarmente nelle pa­role ymago.hyrcus, Symonetc. Come parimente usavano la lettera p in vece di b, come op- tempero, oplenlum, oplinet, optulit, etc. in vece di oblempero, obtenlum, obiinet, obtulit, etc.

Dal 1000 sino al 1400 solamente le voci jucundilas,jucundus e loro derivali le scrive­vano con la lettera o cioè jocundiias, jocun- dus, eie. Ma prima e dopo di tale epoca ra­rissime volte tale cambiamento si osserva.

Negli antichi tempi era uso nelle parole composte di una preposizione e di una voce semplice cambiare l’ultima lettera della pre­posizione in quella della prima lettera della voce come per esempio adficio, admonea in, officio, ammonito, etc. : ma ciò era a piacere di chi scriveva il codice.

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Dopo il USO scrivevasi admoneo coi suoi derivati, e da tali argomenti può bene con­getturarsi l’età di un codice.

La « vocale e la v consonante è di recente invenzione (i).

Nessuna cosa vi è più certa per ritrovare l’età dei codici che quella dei numeri in ci­fre arabiche.

Non leggiera contesa fra gli eruditi si agita sulla loro origine e sull’epoca della loro in- iroduafone.

Daniello Uezio (2 ) e Ward, (5) dicono tali cifre essere greche alterate dall’ignoranza dei copisti. Eduardo Bernard (&) asserisce essere state dai Greci comunicate agli Indiani e da questi agli Arabi. Kircber (5), i PP. Mauri­ni, (6 ), Paperbochio (7), Andres (8 ), ed altri ne riconoscono per inventori gli Indiani, e da quelli le fan passare poi agli Arabi, da que-

(1) Questa invenzione è di G. Giorgio Trissino autore notissimo della Sofonisba e dell’ Italia Liberata, che tentò anche introdorre altre lettere. Egli nacque in Vicensa nel 1478: morì nel 1560.

(È) Huetii, Demeeutr. Evangtl. prep. 4-l3) Ward, Obiervat. sur les eerite det m o d tom. 18 pag. 20$.(4) Edvard. Bernard, T r a n s a tti p tu lo s e p h *

(5) Kircher, Aritmalogia park, I. eap. 4.(6) PP. Maurini, tom. Ili pag. 597.(7) Paperbochio Propyl , tom. Ili mal. pararg. S.(8) Andrea, Origine e peogmei etc. touv> I, pag. 126 • iora. IV

pari. I, pag. 49.

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sii ài Mori, dai Morì agli Spaghuòli, e da que­sti alle altre nazióni Europee. Il Nassaro (1) asserisce che dai Cartaginesi, ò Affricani gli abbiati ricevuti gli Arabi. Il Buttneri ed altri moderni filologi attribuiscono la iiivenzioné agli Egiziani. Il Mabillon (2 ), è uno di quelli che le vuole derivate dalle nòte tironiane , ritrovando molta affinità con quelle cifre. Un anonimo le fa derivate da Romana origine (5) è dice riscontrarle nell’ aritmetica di Boezio e di Gerberto che Tu poi papa col noifte di $i(vestro II. Il Vilfaisoh (4), Y Adler (5) e qualche altro abbracciano la stessa opinione, éd il Saint-Leger (6 ) e Schotio vi si uni­formano. L’olandese Rubdec, lo svedese Brix- horne (t7)‘, ed il Wachter (8 ) , le vogliono provenienti dai Celti é dagli Sciti. Il Cai* met (9) industriasi di combinar insieme le tre opinioni intórno gli inventori e l’origine dellev ’ 1 * .

(1) Nassaro, Polygrafia E spano1 a, fol. 19.(J) Mabillon, dè Re diplomatici* pag. 915l3) Dissertazione matematico—critica nella Raccolta di Opuscoli

anno *1753, tom.- XLVJII. pag. 18.(4) Viltaison, Anecdota grate, eie. pag. 159.(5) Adler, Mus, cufie. Itoy- pag. 37.(6) Saint-Leger, Notices des owres dè Schett(7) Brixhorne, Append. abb. Gote». tom, I; pàg* 914.

7 (8) Wechtcr, Memoirts de Trevouoe, avrit 1750 pag. 108.(9) Calmet, Hem. de Trev. scpt. 1707. pag. 3891.

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medesime cifre, cioè dalle note tironiane, flai Greci e dagli Arabi, o piuttosto dagli Indi?ni^ Fumagalli crede più probabile opinione, obe sieno state inventate nell’Indie, diramate indi in Oriente, e per mezzo degli Arabi comuni* cale alle altre nazioni occidentali.

Che dagli Indiani e dai (oro Bramani in ispecie, coltivatori dei più remoli tempi delle scienze, e particolarmente deirarilmelica, in cui le cifre sono di necessario uso, sieno siate queste cifre adoprate , le quali arabiche co* munemente chiamansi, viene dagli Arabi non meno che dai Greci riconosciuto.

Andres (1) rapporta che nella Biblioteca ara­bica dei filosofi si rammenta un opera di Allindi vissuto nel IX secolo tilolata Aritmetica in­diana. Una seconda nel seguente secolo più diffusa di Almogelabi tilolata dell'arte dei nu- meri indiani, ed un’ altra 4i Alkarabissi che porta per titolo della maniera di conteggiare* gli Indiani, sviluppata poi da Alhassan al prin­cipio dell’XI secolo nel suo libro deipjrincipii, del conteggio degli Indiani , tulli scriitopi a*. rabi. Ragel (2 ) con più precisione coleste c\-\ fre attribuisce ai Bramani. Alle testimonianze degli Arabi si aggiungono quelle dei Greci,.

t i. . ,, . I . j . .. ;

(1) Andres Appertd. tom. I. toc. cit. e tom. IV pàrt. I, p4g.56. (i) Appcnd. Kircher. loc. cit. ^

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Il Papebrochio (1) riporta Un codice vali* cano di Massimo Pianude autore greco vis­suto verso la fine del XIII secolo, nel quale codice contiene la x*r IvSo-js, cioèParte calcolatola secondo gli Indiani* e Leo­nardo da Pisa (2) Indiane queste cifre chiama*

Il Kircherio crede essere stati gli Àrabi i primi, o almeno tra i primi ad abbandonare le cifre letterali ed usare queste volgarmente chiamate arabe; e questo verso il X secolo. L'Andres crede ciò neil’Vili, o IX secolo (5) ai tempi di Aroun Roschid e almamon suo figlio, allorquando gli Arabi intraprendevano spedizioni letterarie alTIndie, per acquistarsi dei lumi scientifici che conservano i Bramani.

Qualunque sia stata l’epoca, nella quale gli Àrabi cominciarono ad usare tali cifre, nes­suno può contrastare essere stato ciò prati­cato nei secoli bassi ; e di essere state dagli Stessi ad altre nazioni trasmesse.

La nazione Spagnuola, attesa la di lei ne­cessaria còrrispondenza cogli Àrabi o Mori della Spagna, si dà il vanto di essere stata la prima ad usarle. Le pruove del chiarissimo

(I) P&pebroehio, loc. eft.(1) Àp. Targiooi Toiletti, Viaggi, tom. II. pag 61.(3) JUdres, loc. Hi.

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Andres (4) colla scorta della paleografia spa- grillaia (2) a favore della stessa sono assai convincenti, e distrugge ad un tempo le opi« nioni di coloro che le vogliono di greca ori­gine, e di quelli che asseriscono averle usate prima degli Spagnuoli.

Il codice più antico riportato da Andres (3), nel quale appaiono cifre arabiche è la tradu­zione latina dall1 arabico fatta Tanno 1136 dell9 opera di Tolomeo, la quale fu scoperta tra i manoscritti dell’archivio di Toledo del­l'autore della paleografia spagnuola. Un altro codice accenna il sullodato Andres della tra­duzione dall’arabo in lingua Ialina di un libro astronomico eseguilo Tanno 1171 da Giovanni di Siviglia, nel quale veggousi le cifre arabiche.

Esiste quest’ultimo nella biblioteca Maglia- becchiana.

Fumagalli (i) crede, che avendo gli antichi traduttori delle indicate due opere riscontrato nell’originale coteste cifre, si fossero, facilmente indotti a farne l’uso medesimo ndìe loro tra ­duzioni, riportandole collo stesso meccanismo, che aveano scorto negli originali.

(1) A&4i*es, fot. ett.(t) P<àéo$rù/kÈ Spa§*m<a pag» 102.(5) Atìdres, tom. I. lo e eff., peg 8*1.(4) Fumagalli, Istii. diplomai, voi. I. pag. 178. 13

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11 primo che tali cifre portb in Italia non già dalla Spagna, ma bensì dalla Barbaria fu Leonardo da Pisa dello Bigelli, e Fibonacci t figlio di Bonacci il quale in quella soggiornò lungo tempo, ed ivi apprese la maniera di conteggiare con quelle cifre. Il quale le usò di

questa forma | 2 3 S"* 9 / Y 8 9 Q |in un’opera X r\Jj ^ g 9 0 sua origina- u fle litotata liber abaci, che porla la data del 1202 corretta come si avverte nel principio 1228.

Tale codice conservasi nella biblioteca Am­brosiana, e Zaccaria (1), e Targioni Tozzet- ti (2) ne danno un distintivo ragguaglio. Le cifre sono espresse secondo Yuso orientale* cioè dalla destra alla sinistra,

Dopo l'abaco di Leonardo si novera la Sfera di Giovanni Sacrobosco da lui in Parigi com- posta , e le tavole astronomiche di Alfonso X re di Castiglia vissuti amendue verso la metà del XIII secolo; i quali di tali cifre fecero uso.

Mabijlon (3) asserisce averle usate Petrarca

(I) Zaccaria, Excursus lilter. pag. 229.(2} Targioni Tozzetti loc. cit. pag. 61.(5) Juverit hoc loco quaedam adjicere de ootis numericis, qua

in consignandis diploruatum calculis adhibita sunt ab aotiquia. H e pota duplicis sunt generis, uempe numeri Romani, et Arabici , quo* vulgus cifrai appellai)L. Recenùor est horum cifrarum i^sus,

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oel codice : D. Augustini tu Psalmos, scritto nell9 anno 4375 (1). Si hanno pure codici del medesimo secolo, nei quali la numera­zione dellé pagine è con dette cifre* Uno di èssi di questa età cosi numerato è P Evan­gelo di S. Matteo con note interlineari e mar­ginali, che già esisteva nella biblioteca dei monaci di S. Ambrogio. La fonila di queste cifre è quasi conforme a quella del codice

q o u Àrabes ab fodis steculo X, Hispanos ab Arabibus secalo XIII aceepisse cumaliis censet Athanasius Kircherius (Kirch. Ariibmol. p. I. c. 4) in-arithmologia sua. Addit Papebrochius in Propesle, carota usuai ante bella sacra minime nolani fuisse Europei). Ego vero oalluna deprehendi ante ueculum XIV. Eo quippe sceeulo , id est anno 1375, cas apposuit Petrarcha in codice librorum Au­gustini in Psalmos, ut ejus specimen docci, a nobis relatum suo loeo. Saeculo inseqnenti in designandis librorum mss. paginis eius- modi cifras adhiberi caeptos animadverti. Parum itaque juvat ea- ram tractatia ad propositum nostrum, ut qui in sseculo XIII con~ sistere in animum induximus. Illud unam de bis cifris observo per ea inilia longe aliter quarti ntfne, efformatas fu isso cifras 4 et 7 nerope boc modo (si veda il saggio) ut in speciminibus nostri» ad vertere licet. Existimat eruditissimus iHuetius Demnstr. Evungtl, pag. 647) arabicos numcros esse mcros graecoruin characteres, a librariis graec» lingua; ignaris interpolato* et diuturna scribendi eoosuetudine corruptos, quos Arabes a Grascia acceperint-Mabillon, De Be diplomatica, lib. II cop. XXVIII n 10 pag. 213edit. Lu- tetias Parisiorum 1709.

(1) Cbe le usò il Petrarca nel codice D. Augustini in Psalmos è consuntissimo, ma l'errore del Mabillon è nell’epoca che crede essere stato tale codiee esemplato, mentre Petrarca morì nell’anno 1374 e non poteva quindi scrìvere un anno dopo la sua morte.

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di Leonardo dell1 Ambrosiana , a meno del zero, in cui vece si osserva una linea da de­stra a sinistra nel mezzo; ed in tal modo si vedono altri codici di tale epoca, sebbene qual­che piccola diversità vi fosse fra alcuni di essi.

Nel copiare gli antichi codici seguivano gli amanuensi la numerazione romana, altri la numerazione arabica e particolarmente dal 1360 al 1460, e per lo più il numero 8 si espri­meva sino quasi al 1500 nel seguente modo X .

Era costantissimo Y uso di scrivere pria della invenzione delle cifre arabiche il nu­mero IV in questo modo II1I. E questo è uno de’ segni il più certo per l'età dei codici.

Esistono alquanti codici scritti tu tti, o in parte con caratteri o note tironiane, i quali non possono affatto leggersi , perchè scriVe- vasi più velocemente di come parlavasi (1).

Consistono tali caratteri, o note in sigli, in cifre, in lettere legate , o congiunte, o com­poste , o inclinate, o rovesciate, o poste al contrario , o tronche , o dimezzale. Vi sono pure monogrammi, ed altre abbreviazioni.

*0°

(1) Hic et scriptor crii vclox cui litera verbnm est; Quippe notis linguam superet eursumque loquentis.

Manlio, Aitron, lib. IV.

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Alle volle vi sono note in carattere corsivo, ed altre in majuscolo. Vi sono altresì qualche volta intruse lettere greche, ed altre che chia­mar non si possono lettere, se non impropria­mente. In fine i caratteri e le potè lirooiane non sono altro eh© un aggregalo informe 4' segni diversi, ai quali si è data la loro par­ticolare significazione.

Tali caratteri, o note rimontano alla pijù alta antichità, e sono state adoperate tanto da­gli antichi Greci, quanto'dagli antichi Roma­ni , ed alcuni vogliono anche dagli antichi Ebrei, appoggiandosi al versetto 2 , del sal­mo XLIV (1).

Tra i Greci al dire di Diogene Laerzio (2). il primo che odopcrò tali segni, che eosi pos­sono chiamarsi, fd Senofonte discepolo di So­crate ed emulo di Platone: e ira i Romani, secondo S. Isidoro (3) seguito da altri eruditi, fu il primo ad usarli Ennio, il quale. in­ventò 1000, e Tirone Liberto di M. T. Cice­rone li accrebbe di molto; d’onde ebbero il nome di lironiani. Indi, ne aggiunse altri Per- sannio, poscia Filargiro ed Aquila liberti di

(f) Lingua mca oalamue scriba» velocitar scribenJkis.P*ahn. X ilV . v. 2.

(9) Diogen. Laert., <f» vita, Xe^pktmtit e. XI.(5) S. Isidor., Origin , tife. I, c. f i .

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Mecenate. Finalmente un Seneea, che deter­minar non si può qua) Seneca sia stato, li rac­colse tutti, ed aggiungendovene degli altri, ne formò una raccolta di 5000.

Tali note usavansi per iscrivere i discorsi che in pubblico si recitavano, le aringhe che pronunziavansi nel foro e nel senato, nei te­stamenti , nelle interlocuzioni dei giudizii e negli altri alti giudiziarii; e tale uffizio spet­tava ai notai, che da ciò ne trassero la deno­minazione* Spettava a loro ridurre queste note a scrittura comune*

Alcuni autori costumavano scrivere le lord opere in tali note, ed indi le davano ai così detti libratU o antiquarii (copisti), per iscriverle in caratteri comuni, e similmente facevano con altre opere scritte per'esteso, riducendole in note tironiane.

Dall’uso civile passarono all’uso ecclesiastico, e S. Cipriano nel principio del III secolo ne aggiunse alcune che in particolar modo ap­partener potevano ai cristiani (1) e Pruden­zio (2) riconobbe per maestro in tale scrit­tura S. Cassiano celebre martire del IV secolo;

(1) Tillemont, Hist. Eccleriatt., tom. IV, pag. 04.( t) Verba notis brevibus comprendere malta peritus

Baptimque puoctis dieta prapetibus gequi.Pradentias d§ Coro*.

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S. Genesio di Arles (1) e S. Epifanio vescovo di Pavia (2) tale arte esercitavano nella loro gioventù. L’esercizio di quest’arte presso i no­minali soggetti verisimilmenle sarà stata u?at& in cose ecclesiastiche.

Quello che è di certo si è che talvolta molta differenza passava ira le parole che si reci­tavano e le note che si scrivevano; e S. Gau­denzio vescovo di Brescia lagnavasi degli ex* ceptori nel raccogliere i suoi sermoni (3,) ed alle preghiere di Benevolo già maestro della memoria si indusse il santo vescovo a rivedere ed emendare alcuni di quei sermoni (4).

Nei secoli di mezzo l’uso di oli note nella Francia, nella Germania e nell'Italia era con­tinuo , e vi si trovano scritti codici, diplomi ed altre carte. Codici scritti in tutto, o in parte con tali note conservatisi nelle più celebri bi­blioteche della Francia, e della Germania (5), e molli ne possiedi]'Ambrosiana di Milano (6). In Sicilia la biblioteca dei Basiliani del Salva­

ci) Tillemont, BUt. Ecdaiast., tom. V, pag. 570.(1) Ennod., in vita ejmd*(5) Mca jam non sunt, qua constat precipiti excipientium fo-

stinatiooe esse conscripta. D. Gaudenti! Opera.(4) Gagliardi, prafat. in D. Gaudenti* Opera. pag. IV.(5) Fumagalli, Istitux. diplomata tom. I, fol. 102.(C) Muratori, Anttekit» I t a l tom. I, colon. 67{.

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tore dei Greci di Messina offre una preziosa raccolta di codici scrini di tal modo in carat­teri greci»

Nelle càrie diplomatiche tali note sono molto usale ; ed il Carpenlier pubblicò 54 proto­colli (1) in altrettante tavole in rame appar­tenenti al regno di Ludovico Pio imperatore.

l'ale uso di scriverò con note tironiane fu abbandonato dopo il secolo X e nei diplomi è nelle carte notarili nell1 XI secolo , ed in questi poco dopo tale epoca appena se ne in­contra qualche vestigio ; ed il Fumagalli os­servò due carte del monastero Pavese di Teo- dota, una del 1005 > e V altra del 1009, nel dorso delle quali vi era scritta una leggenda in noie tironiane (2).

Dopo il risorgimento delle lettere diversi eruditi si accinsero alla spiegazione di queste noie , ma gli ostacoli furono tali che dovei- tero abbandonarne la impresa.

Il papa Giulio II incaricava alcuni eruditi a tale opera e le loro fatiche furono indarno (3). Giusto Lipsiò tale lavoro intraprese» ma inutilmeiile , come esso stesso confessa (4).

(t) Carpentier, Aìfitb. Uroiu(S) F li magali i, Iti. diplóth. voi 1. fol.(5) Bembo, Tib. V , gpat. Vili.(4) liut. Lips , Cini. I. ad Bèlgd» tpisl. XXVii.

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fidò non deve recare maraviglia, atteso la strana forma e la molliplloilà di. tati noie;

‘ftdr-cfa,, l'arbitrio <H coloro ► oh«Je usavano e le rèndevano inintelligibili.

-Ed avvegnaché alcuni uomini dotti abbiano intrapreso ad agevolarne i mezzi per arri­varne alla intelligenza, quali furono I’ abaie Tritemio sulla fine del XV secolo, il Grutero che ne pubblicò più di 2600, il P. Mabillon,il P. Carpentier, i PP. Maurini ed a ltr i, è d’uopo confessare che lo studio delle note ti- roniane è ancor lungo e difficile, e nella pra­tica non sempre accompagnato dalla sicurezza di aver colpito nel segno.

Finalmente chi a tale studio vuole applicatisi, è giusto formarsi un diziònario sì delle lèt­tere radicali non. soggètte a cambiamento, che delle finali, con cui tali note sono terminate, ed una specie di grammatica che ne spieghi if hiteccaoisHio; fatica mollo laboriósa, ma di gomma necessità. G pei* dare una idea di que­sta ftdté rtvr è piaciuto riportale il primo ver­setto del salmo Bruciatiti, ricavato dal pre­zioso Salterio in note tironiartè della badia di S.' Germano dei fra li, come Hportasi dai mo­naci Maurini, i quali tutto intiero in note ti-

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roniane lo hanno dato (1). Da questo piccolo saggio si potrà argomentare il resto.

/^ y e w c S 3 , $ e ^Crocia vii cor meum verbopi bonaradioo ego opera mea regi

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CAPITOLO SETTIMO

Dell* principali biblioteche dell' Europa rimarchevoli

pei loro manoscritti,

l manoscritti sono il principale ornamento delle biblioteche e ne formano il loro decoro non solo, ma benanco sono loro molto peces- sarii, onde ridurre alla lor vera lezione |e opere degli antichi autori, come testò si è os­servalo. Agli stessi |a repubblica letteraria ha degli immessi obblighi per le tante cure di uominj dediti agli studii paleografici e biblio­grafici, i quali ci hanno fatto pervenire tante opere di squisito gusto disotterrandole dalla polvere nelle biblioteche pubbliche e private,

(!) Pf. Sanmaimni, tom HI, pag. 396, cel. 7ì.

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t r a tutte le biblioteche dell’Europa, Roma i stala quella che ha sempre portato la palma nella sua preziosa collezione di manoscritti che contiene la biblioteca del Vaticano, la quale i stata sempre la predilezione de’ Papi; ed i dotti ed i curiosi ne ammirano i più rie­chi tesori, che in essa cotìlengonsi.

Contuttoché che la stessa mollo hasofferfò per le guerre degli andati tempi e per gli incendii, saccheggi e devastazioni> pur tutta­via sino al giorno di oggi è arrivata al nu­mero di più di 38000 manoscritti. Essa pos­siede 46 copie di Virgilio, e la più antica è quella da noi ricordata nel capitolo quinto di questa seconda parte insieme al Terenzio della stessa epoca, e sono ornale, come dicemmo, con miniature ed oro.

Contiene questa biblioteca un manoscritto degli Atti degli Apostoli in lettere di oro re ­galato da una regina di Cipro al papa Ales­sandro VI (1).

I Medici arricchirono Firenze di una quan­tità di manoscritti grcci ed orientali. Cosmo

(1) Onesta regina dovette essere Caterina Cornaro, che nel 1469 cedette II regno di Cipro ai Venetiani Siccome Alessandro VI fa assanto al pontificato nel 1492, la Caterina Cornar7 propriamente ira una ex regina

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de* Medici inviò il dòtto GiéivtoBÉi Lascar* pel LevaQtej per sottrarre alla ignoranza dai Turchi tolto quello che ivi poteva dfcgH siwsi fac» cogliere. Su» figlio Loreoao» Seguendo lo «tsero- pia del padre, Inviè mia imbasciata » Bajaaet, pregandolo di favorire le ricerche eh* Pseo faceva faro io tutta la Grecia* QucslO priacIp* diceva, trovare I* sua felicità nella sua bi- JMioteea, ia quale preferiva » tutte le ricevesse del roedo.

Firenze offre l’ Evangelio 4i S- Giwwitni, antichissimo, che lusinganti essere scritto «H inauo (lello stesso Evangelista. Vi si trova il foioso Virgilio, uno dei più antichi roaoor scriitf (li questo poeta, e si crede esemplato nella fine del (V secolo.

La Magliabecchiana di Firenze conta 42000 manoscritti.. La cattedrale di Siena è ricca io manoscritti ornati di miniature del più squisita gusto. Vi si osservano sopratutto le iniziali <)i più libri di canto fermo, le quali souo di un disegno prezioso, e 1’ oro ed i colori conservano la loro primitiva lucidezza.

La biblioteca di S. Marco in Venezia è r i ­nomatissima per i suoi preziosi manoscritti; essa ne contiene 3000.

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- Pàdova , rinomata per la sua università , possiede ancora degli antichissimi e prezió­sissimi manoscritti.

Napoli è egualmente ricca di manoscritti} e nel palazzo di Portici si trovano quelli d ia si sono disotterrati dalle rovine di Ercolano, Pompei e Stabbia. E unendo questi ad feltri manoscritti, ne conta 3000.

La Sicilia ne possiede ancora qualcuno, e la biblioteca comunale di Palermo offre il fa­moso codice delle Coilituzioni di Federico e i Privilegi di Palermo testé ricordati.

Nella biblioteca dei disciolti Gesuiti, oggi nazionale, esiste un buon numero di mano* scritti greci, latini, italiani, arabi ed ebraici in velino, in pergamena, in carta bombacioa e di lino, tra i quali sono da ricordarsi il eo+ dice delle Epistole di s. Paolo scritto in greee sopra pergamena di un bel carattere del 'se­colo XII, due opere di s. Basilio ; ed una di S. Giovan Crisostomo. Quest'ultimo è in due volumi in fqglio scritti ugualmente in greco, di bel carattere sopra pergamena nel seco­lo XIII. Offre uq bel codice delle Epistole dì s . Paolo con la glossa interlineare ed una Bibbia, ambi scritti in bel carattere in latipo sopra pergamena il primo, ed in veliop il se­

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condo con beile miniature del secolo XIII, il Bruniquello, Hist. vet. et novi testamenti scritto in velino ed in carta bombacina ed altra Bib­bia sopra velino, e quest’ultimo con belle m i­niature del secolo XIV, un Tito Livio, un co­dice delle Regole della Gonfralernità della di•/ sciplina ed un Gallensis Comuniloqmum et Breviloquium scritti sopra pergamena con belle miniature e quest'ultimo di uno squisitissimo gusto del secolo XV.

Nella biblioteca dei. PP. delL’Oratorio esiste un famoso Dante in pergamena in foglio. La libreria del princice di Fitalia in Palermo of­fre qualche manoscritto importante pella no­stra storia, fra i quali vi è quello con alcune lettere di Pier delle Vigne inedito, quelli pubbli­cati dal Di Gregorio e dal Caruso ed un mano- scritto della Storia di Sicilia del Malatterra di qualche secolo posteriore all'epoca deirautore; nel quale si contiene la Bolla di Urbano II per la concessione della legazia apostolica in Sicilia.

Questo manoscritto , che ha tutta V auten­ticità possibile per la sua antichità, dovrebbeil nostro Governo acquistarlo a qualunque co*to e depositarlo nella nostra comunale bi­blioteca per essere un bel monumento sto­rico. Abbiamo obbligo al tanto zelante delle

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patrie cose signor Giacinto Agnello dell’ esi­stenza di tali manoscritti; mentre nella ven­dila della libreria falla dal sopradetto prin­cipe D. Pietro Setiimo erano in quella com­presi , ed a vive istanze del detto signor A- gnello furono esentati dalla vendita. Nella bi­blioteca di s. Martino dell'ordine cassinese vi sono belli manoscritti, e tra gli altri molti arabi, uno de’ quali è un trattalo delle pal­me in un volume in 4.' in pergamena di car­te 27 dell’anno 394 dell'egira che corrisponde all’anno 4004 dell’era nostra : un altro è quello che il famoso impostore Ab. Velia pubblicò sotto il titolo di Codice arabo siculo in volu­mi 5 in 4*. Il chiarissimo canonico Di Gre­gorio svelò la impostura; méntre quel manO: scritto conienea tutt'altro di quello che pub­blicò il Velia. Tra I latini sono da ricordarsi una Bibbia sagra in voi. 2 , in foglio soprà velino del secolo XII con bellissime miniatu­re. Un Breviario gallicano in pergamena dèi secolo XII con bellissime figure; quello stesso di cui servivasi il pontefice Urbano V, che ajla’ sua morte fu regalato all'Abale del monastero sopradetto, allora Angiolo Sinesio, coperto con lamine di argenlo. Un mss. cartaceo del 4 348 del vocabolario dell'Ab. Angiolo Sinesio. Un

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. Breviario monastico in foglio massimo so­pra pergamena eotì bellissime miniature delsècolo XV.ì »

La Sàrdegna, Torino, Genova, Parma, Mo­dena, e Ferrara: ne offrono unbudn numero «.(tagli antichissimi.

La biblioteca Ambrosiana) di Milano ne con- tione quindicimila, tra i quali si distingue quello dei Qinque libri delle Antichità Giudai­che di Giuseppe Flavio tradotte in latino da Muffino, sopra papiro di Egitto. Montfaucoalo créde scritto nel VI sepolo, 9 M»l>i|Iop a) tempo stesso di Ruffino. Quella di Brera, nella stessa qiu4> ne conta altri 1000,

le biblioteca Reale di Parigi possiede 80000 manoscritti; ed è la più ricca a| presente .sì pel numero, come per la bellezza ed antichità degli stessi. Essa ne possiede molti in lettere di oro ed ornati di . magnifiche miniature. Le altre biblioteche reali di Parigi posseggono e* gualmente molte ricchezze di questo genere,

Quella dell’ Arsenale contiene 5000 mano* scritti.

Dovrebbero enumerarsi alcune biblioteche dipartimentali, come quella di Lione, e prin­cipalmente l’altra della Mosa esistente aVér- dun, la quale possiede qualche prezioso m a ­noscritto proveniente dal celebre Nicolò Psau-

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me vescovo di questa citlà. Vi sono eerte bi­blioteche di particolari in Francia, che contea* gono molti preziosi ed importanti manoscritti per la loro rarità e per la loro esecuzione.

Ginevra possiede una biblioteca preziosa pei suoi manoscritti, tra 1 quali si rimarca qn trattato sulle leggi di commercio scritto in caratteri mori di Ibrahitn Burhanadra giu­reconsulto di Medina. Gli Evangeli in greco sopra velino con le iniziali in oro. Un ma* noscritlo di s. Atanasio sul quale si esegui la prima edizione greca di questo padre della Chiesa. La confessione di Cirillo Lucar patriarca di Costantinopoli scritta di sua propria mano ec.

Nella Svizzera medesima Basilea, Berna, Stìint-Gall e Zqric posseggono egualmente pre- ziosi manoscritti.

Si vede in Basilea un Salterio greco scrittoio pergamena purpurea, dove le maiuscole sono in argento e le rubriche in lettere di orò, e deli’ugual maniera un Nuovo Testamento scritto in lettere di oro. In qoesta libreria Ca­merario trovò il manoscritto di Tucidide, che essoper la prima volta pubblicò per le stampe.

La biblioteca di Saint Gali contiene dei ma­noscritti in caratteri irlandesi, Scozzesi ed anglo- sassoni , i quali sono dei tempo de’ primi fondatori di detto- stabilimento che erano ori­

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ginarii di Islanda. Ne offre ugualmente in anti­ca lingua alemanna del IX secolo.

La biblioteca di Zuric possiede le opere del suo pastore Zuinglio. I Salmi in greco scritti in velino di colore violetto con le lettere in argento e le iniziali in oro. 11 manoscritto originale di Quintiliano, su ’1 quale si fece la prima edizione delle opere di questo celebre rètore. E finalmente un gran numero di let­tere della sventurata Qiovanna Gray al dotto Bullinger.

Nella biblioteca dello Escuriale in Ispagna esistono numerosi manoscritti, e vi si distin* gue quello degli Evangeli sopra velino scritto in lettere di oro. Si osserva un rotolo in per­gamena contenepte le opere di g, Basilio scriUe in greco. Una quantità di manoscritti arabi e particolarmente T originale del Trattato sul battesimo di s. Agostino preso dalla biblioteca di Huley-Cydam re di Fez e di Marocco.

La biblioteca Reale ,di Madrid ne contie* ne 2500.

Le biblioteche del Portogallo contengono qualche manoscritto, tra i quali i più impor­tanti sono relativi alla storia uatqrale delle Indie ed a quella del paese.

L'Inghilterra è richissima di manoscritti, e su tale genere l'ambizione della stessa è più

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nobile delle altre parti dell’Europa. Ha messo a contribuzione tutto l'universo, per arricchire le sue biblioteche di numerosi e rari mano- scritti.

Il Museo britannico di Londra conliehe 22000 manoscritti, tra i quali offre il famoso Codex Alexandrinus monumento calligrafia, che ere- desi del IV secolo, scritto in lettere maiuscole greche. Si osserva parimente T originale «del Gran Diploma collocalo sotto cristallo, ed un gran numero di lettere autografe de' re d'In­ghilterra riunite in un volume in foglio.

La biblioteca di Oxford è da molto tempo celebre pel gran numero dei manoscritti che essa contiene*

La biblioteca Bodleyena ne conserva 25000.La biblioteca di Buckingam acquistò pochi

anni fa un manoscritto in foglio composto dagli antichi Soft di Persia coperto di stoffa di oro, che gli costò 1500 lire sterline.

La celebre biblioteca Goloniana, malgrado T incendio che devorò nel 1731 la più parte dei suoi manoscritti, ne contiene ancora dei preziosissimi, e tra gli altri YHarmonia Evan­gelica, manoscritto rimarchevole pella sua bel­lezza e su '1 quale l'antico re Athestan ordinò, che i suoi successori prestassero il giuramento alla loro ascensione al trono* Questo è una

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raccolta di Evangeli!} ed i tirimi fogli di ci» ««uno tono scrini in lettere maiuscole di oro» e quelli di s. Malico colorili porporini. Pos­siede ancora questa biblioteca i libri della Gè- nesi e gli Atti degli Apostoli in belli tarai Ieri maiuscoli greci. Si osserva una bellissima B'bbia greca della versione de’ settanta scritta da una donna chiamala Teda*

L’Alemagna è aucora una contrada di Europa ricca di manoscritti. Vi si vede un calenda­rio Messicano con figure; un Tito Livio del V secolo, un piccolo Alcorano sopra velino preso ad un turco dal principe Eugenio ; il primo libro di Mosè sopra pergamena porporina eoa delle lettere maiuscole in oro) gli Evangeli di s. Marco e di s. Luca in lettere di oro e di argento; i libri della Genesi scritti in belli ca­ratteri maiuscoli greci nel IV secolo, ed ornati di miniature; un Dioscoride greco con le fi­gure pinte di animali e di piante; un Salterio in lettere di oro scritto da un franco chia­mato Dagulfo, offerto da Carlo Magno al papa Adriano I, nel 772 etc.

A Francòfone 9ul Meno la biblioteca col­legiale di s. Bartolomeo possiede una raccolta di Omelie perfettamente scritte su pergamena dalla peccatrice Guda, che ha messo il suo ritratto in una delle lettere capitali con que­

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sta tensione Gudd p tecd w t ortilier scripsH et p in tit.

La biblioteca di Fulda offre un manoscritto dei quattro Evangeli scritto da s. Bonifacio coi ritratti degli Evangelisti.

La biblioteca di Dresda conta 2700 mano­scritti, tra i quali si distingue il Liber de n militari in velino ornato di belle miniature 6 dato da Mattia Corvino re di tìngherid.

Esiste in quella di Lipsia ùh calendario in caratteri runici, ed il É/onotesseron, cioè a dire la concordanza dei quattro Evangeli corn ista per ordine di Luigi figlio di Carlo Magnò, e che fu in possesso di Lutero.

La biblioteca Ducale di Wolfenbutel contiene 4300 manoscritti ebraici, greci e latini.

Nella biblioteca di Èuttner in léna si vede un bel manoscritto Persiano del (riordino delle rose ed una raccolta dì poesie turche sopra carta di più colori, ritrovati 1* uno e l'altfo nella levata dell’assedio di Vienna nel 1683 nella tenda del gran Visir.

La collegiale di QuedlinboUrg possiede due manoscritti con lettere di oro, uno dei quali è stato eseguito da una religiosa nel XII se­colo.

La biblioteca di Gotha contiene un bel Mes­sale con canto fermo scritto da una religiosa,

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ad una Bibbia alemanna dei XV secolo scritta su velino ed adornala di belle miniature;

In Baviera la biblioteca reale o centrala di Monaco contiene 46000 manoscritti, tra i quali il libro degli Evangelii scrilto in carta vio* letta con delle lellere di oro nel principio e di argento alla fine, un Messale in tre volumi in foglio di un formato più grande con degli ornamenti e miniature ben conservate; un bel Virgilio antichissimo con delle miniature, ed un manoscritto sopra papiro. Quella dell'uni­versità di Monaco contiene 2000 manoscritti.

La biblioteca d'Inghilterra offre uno dei più bei manoscritti del X secolo, questo è quello delle leggi bavaresi.

Ralisbona, 3alzbourg, Windberg, Nurem- berg, Bamberg, Maenza etc. presentano egual­mente più rhanoscritti preziosi.

la Boemia e la Prussia possiedono ancora una quantità di manoscritti. La Universilà di Praga solamente ne conta circa 8000, de’quali molli sono antichissimi e preziosissimi.

La biblioteca reale di Berlino fondata da FedericoGuglielmo elettore di Brandebourg contiene 5000 manoscritti ed è ricca di quelli del dotto Spanheimo. Essi sono la maggior parte dell1 Vili secolo con le legature coperte

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di lamine di oro e di argento tempestate di pietre preziose.

In fine si noti che delle biblioteche di Ale* magna nel tempo della invenzione della stam­pa si trasse una parte di manoscritti di auto» ri antichi che furono in quel tempo con­segnati alla stampa ; e fu in Spira che Erasmo scoperse i commentar» di Arnobio su i Salmi ed il Senecae ludus e ciò fu nella stessa con­trada che Giovanni Suichard trovò il codice Teodasiano, e Si mone Gryneas i cinque ultimi libri di Tito Livio, e dall’Alemagna il Poggio fiorentino porlo il manoscritto de’libri di Ci­cerone intitolati de finibus et de legibus, che fece stampare per la prima volta.

Molte città de’ Paesi Bassi offrono egualmente dei manoscritti antichi e preziosi. L'università di Lovanio ira gli altri possiede una Bibbia,' che le fu donata dal cardinale Besàartone in riconoscenza del buono accoglimento che esso ricevette.

Quella di Leida è stata dotata da più dotti di un gran numero di manoscritti greci. ■

Gli altri paesi del Nord, quantunque meno ricchi del Mezzogiorno, in manoscritti, pur ne contano apcora de'preziosi, in Polonia là bi­blioteca di Cracovia ne possiede circa .4090»

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Si vedono in Varsavia i tre Evangelii di s. Matteo, s. Marco e s. Luca sopra velino con fninialure e con delle lettere in oro ed ia a r­gento nel testo; un’altro libro di Evangelii so­pra velino oon dei disegni e delle lettere do. rate e conta circa 60Q anni di antichità. Un Breviario di Strasbourg del XW secolo, un Messale romano del X secolo etc,

In Danimarca la biblioteca reale di Capenha- gue ne contiene circa 16000, tra i quali si distingue qn Tito Livio del X secolo. Quell* dell’ università della stessa città ne contie­ne 2000, tra i quali se ne trovano molti Islan­desi ed una collezione di carte e diplomi in caratteri runici.

Nella Svezia la biblioteca reale di Stockolm fondata dalla regina Cristina contiene 3000 manoscritti, tra i quali offre una delle prime copie dell’Alcorano, la Bibbia del Diavolo, così chiamala, perchè termina colla sua figura, il Codex Giganteu,s, il nome del quale deriva dalla sua eccessiva grandezza è scritto sopra velino di pelle asinina; il Codex aureut Evangeliorum* Così chiamato per la moltitudine delle lettere in oro che esso presenta, e dove i fogli sona di colore purpureo, le lettere capitali sono scritte ' in nero eie. 1

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In fine la Russia, la cui civiltà rimonta a poco più di un secolo, ne possiede ancora un grandissimo numero e sopratutto dei mano­scritti asiatici trovali nel 1721 tra i Kalmuki. La biblioteca imperiale di s. Pietroburg ne con­tiene 45000. Molti signori di questo impero accesi della nòbile passione pei libri si ap­plicano al giorno d’ oggi a raccogliere tutte le rarità che possono ritrovare. L’amatore principe di Galitzain possiede il più ricco ga­binetto in manoscritti ed in opere stampate sopra velino. Esso rivalizza con molti Lordi Inglesi per questo onorevole genere di lusso; e sono pochi i particolari in Europa, che ab* biano una si ricca collezione come la sua.

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PARTE TERZA

Della origine della stampa.—Delle prime produzioni tipografiche M a propagazione della stampa nelle principali città di Europa. —Delle cifre, segnature e richiami.—Della soscrizione e della da­ta.—Segni distintivi dette antiche edizioni.—Degli stemmi, marche e segni degli antichi stampatori.—Del formato de* libri.—Della maniera di registrare i libri antichi.—Delle frodi librarie e tipo­grafiche.—Dei libri rari e preziosi.—Quadro cronologico dello sta- bilimento della stampa in diverse città di Europa nel secolo XV, —Progresso della stampa.—De più celebri stampatori de’ secoli XVI, X V if e X V iit.—Dell’influenza della scoperta della stampa mi prezzi de* libri.—Della depreziazione dei libri—De* differenti or­namenti de' libri e particolarmente delle stampe e della legatura. —Detta scélta delle edizioni e degli esemplari.—Dello apprezzo de' libri.—Della maniera di ristaurare i libri e toglierne le mac­chie.—Della stereotipia.

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Parte Terza

CAPITOLO PRIMO

Ortgim (Mia itampa

La invenzione della scrittura fu una delle piò sublimi opere dell’ umano ingegno. Col mezzo della stessa si comunicano gli uomini i loro pensieri non solo, ma benanco ne la­sciano la memoria ai posteri.

Mancava alle nazioni incivilite un mezzo, onde più velocemente si propagassero gli scritti, e durassero agevolmente per lungo corso di secoli avvenire. Egli è vero, che i copisti colla loro arte contribuivano molto ad ottenere tale scopo; ma diffondendosi sempre più la cul­tura delle lettere e delle scienze, non potevano essi appagar sufficientemente i desideri! dei

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dotti, nè tampoco provvedere, che le Opere di costoro si tramandassero sicuramente alla tarda posterità.

Imperciocché il tempo distruttore per se stesso, e per le guerre, per gli incendii, per le inondazioni, pei (remuoti e per tanti altri fortunosi accidenti potea distruggere con faci* lità i pochi esemplari di un opera, che con mol­ta spesa i copisti poteano dare. Laonde di tanti libri di sommi autori conosciamo appena il nome, perchè son citati negli scritti, che an­cor ci rimangono : e di moltissimi altri per avventura neppur ci è giunta la memoria , per mancanza di un mezzo, che con facilità ne moltiplicasse le copie.

Era dunque necessaria un’arte, che prov­vedesse agevolmente alla diffusione e conser­vatone dei libri. E quest’ arte importantissi­ma, alla quale le arti, le le ttere , .1 scienze e tutta quanta la civiltà soo debitrici di lor sommi progressi, fu dall’umano intelletto sco­perta; essa fu la 6tampa.

Con questo mezzo si diradarono bentosto le tenebre deli’ignoi^aza : perciocché .l’istru­zione, si rese per tutto comunisaime:e men­tre prima era il patrimonio esclusivo.del^icoo e. di qualche privilegiata città; ora, mercè detta stampa, è diffusa in .tutte lo. elawi.frj^gliar-

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tigiani e i contadini * nelle splendide metro» poli e nelle cittàduzze, nelle borgate, nei vii-* laggi, nelle campagne.

Il fanatismo dei dispotici governi,cheioUo ha messo in opera, onde impedire il progresso colla: séppreSSione della stampa e colla cen­sura, facendo'in tale modo annidare la Igno­ranza nei popoli, non ha potuto ottenerne lo scopo, se lion temporaneamente, giacché dopo qualche tempo ad onta di tali ostacoli il pro-; gresso si è aperta la via, e tosto ha rovesciato troni e governanti, e le nazioni si sono rese libere coi loro pensieri e coi loro scritti.

Gloria a colai ohe ha inventato 1’ arte di­vina della stampa ; esso è stato uno dei più grandi benefattori dell’umanità.

Per comune opinione si vuole essere l’arte della stampa molto tempo prima nella Gina inventata. Le Gomte sostiene essere ivi stata anni 551 avanti l’èra volgare. Il P. Coupelet prova essere-stata la sua invenzióne in detto impero nell’anno 900 circa dell’ era nostra.

Qualunque siasi l’epoca, l’invenzione di que­sta arte nella Gina è assai anteriore a quella di Eoropa (i).

È certo che questa divina arte nacque inI

(1) Amati, Ricerche 9t<irko—crUiche-4-iwntiflch$ etc. voi. 5 p. 6;

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Europa primitivamente colla tensione , ed è probabile che ebbe origine eolie carte di giuoco.I Tedeschi, i Francesi, e gli Spaglinoli si attribuiscono esdusivamenleqoesla invenzione.

I Tedeschi stabiliscono il luogo e 1’ epoca ia Hulm. o Harlem verso l'anno 1350.1 Fran­cesi diedro le carte inventate in Francia verso l'anno 1393, per distrarre l’umore malinco­nico di Carlo VI : e aggiungono in pruova che le carte .da giuoco di tutte le nazioni portano l’impronta dei gigli. Gli Spaglinoli però prò* ducono in loro favore per titolo gli s 'i 'u tid i un ordine di cavalleria chiamato l’Ordine della fascia istituito da Alfonso IX re di Castiglia verso l’anno 1330, i quali proibiscono a net~ suno dei cavalieri di giuocare denaro alle varie.

Certo dall’ incidere e stampare le imagini dei re e delle dame allo incidere e stampare quelle dei santi e delle sante non vi fu che un passo da fare.

Infatti ciò avvenne; e queste prime ima- gini conservami in un monastero di Alenar gaa, ed hanno la Btessa forma e grandetta delie carte di giuoco, cioè tre pollici di al­tezza, e due pollici e quattro linee di larghezza. Indi l'incisore aggiunse nella incisione il no­me del santo, o della santa , ed in seguito qualche versetto, o sentenza ricavata dalla

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Sagra Scrittura incisa e stampata nel di sotto del santo, o della santa.

Progredendo in tal modo queir a rte , non si limita più a stampare santi particolari, ed alla spicciolata, ma si incide e si stampa una raccolta di figure colle loro spieghe e se ne formano libri xilografici, cioè a dire incisioni in legno, le quali molto precedettero la stam­pa dei libri che offrono data certa.

Si riguardano come i più antichi libri di questo genere la Bibvia dei poveri, la Storia di S. Giovanni V evangelista, la Storia dell*an­tico e nuovo testamento* in 46 figure , V Ars moriendi, V Ars memorandi, e sopra tutto lo Speculum humanae salvationis in 63 fogli.

Queste opere la maggior parte furono stam­pate in Harlem dal 4440 al 1450 circa. Esse non sono stampate che sul recto dei fogli so­lamente. Sono senza data, senza nome di stam­patore e senza indicazione di luogo ove fu­rono stampate. Esse sono i primi saggi delta stampa informe. Le stesse dovevano accele­rarne la perfezione , mentre non doveva al* tro farsi a ciò eseguire che abbandonare la incisione a rilievo e rendere mobili i carat­teri : e ciò è quello che Y arte della stampa ha eseguito.

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Molte città si disputano l'onore della inven­zione della stampa, cioè Harleir, Leida, Ve­nezia, Roma, Dordrecht, Bologna, Asburgo : Norimberga, Basilea, Lubek, Strasburgo, e Ma­gonza, le quali hanno prodotto i loro titoli: ma le più antiche testimonianze, e li più va levoli documenti sono stati prodotti da Stras­burgo e Magonza.

Adriano Giunio, Boxford, Ellis, Marco Box- born, Pietro de B eri, Pietro Scriverlo , Ga­spare Barlè e Gerardo Meermann si sono in­gegnati a provare essere stata Harlem la culla dell'arte della stampi, e quest'ultimo ha im­piegalo tutte le risorse del suo spirito a ciò provare in un opera titolata Origines typo- graphicae in 2 , volumi in i . Ma tutte le sue ragioni sono appoggiate ad un favaioso rac­conto di Adriano Giunio medico olandese nella sua Balavia pubblicata in Leida nel 1558 in t .

Questo scrittore rapporta che Lorenzo Co- ster sagrestano di una piccola chiesa del suo paese nato in Harlem verso il 1370, cammi­nando un giorno nei boschi dei dintorni della cit­tà, scarpellava delle lettere, dei versetti, e delle sentenze scritturali nella scorza di faggio per istruzione dei suoi nipoti. Avendovi applicalo della carta, ivi fecero la loro impressione, c

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concepì subito l’idea della stampa. In seguito con suo genero Tommaso immagina la com­posizione di un inchiostro più vischioso e più tenace del comune, eoi quale stampa Io Spe- culum humance salvationis, i fogli del quale sono stampali da una sola parte incollati nei loro rovesci ; ed avendo perfezionato il suo processo con la invenzione dei caratteri fusi di metallo, prima di piombo, e poi di stagno; fece considerevoli guadagni, aumentò il suo stabilimento, e lo fornì di piò lavoranti, i quali obbligò col giuramento alla conserva­zione del segreto. Soggiunge indi, che la notte di natale mentre Coster assisteva alla messa della mezzanotte, un suo lavorante nominato Giovanni Faust gli rubò tutti gli arnesi rela­tivi alla stampa e fuggendo in Amsterdam , indi in Colonia e finalmente in Magonza, vi stabilì la tipografia nel 1442, ed ivi stampò il Doclrinale Alexandri Galli.

Questo è l’estratto del favoloso racconto di Giunio, e sono si persuasi gli Arlemensi della veritàdi questa romanzesca invenzione, che con sommo orgoglio ebbero l’impudenza collocare nella porta della casa di Coster li seguenti quattro versi di Pietro Scriverlo.

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Vane quid Archetyposet prwla Moguntiajactas ?Harlemi Arehelypos preelaque nata trias.

Extulil hic, monslrante Deo, Laurentius arlem.Dissimularevirum,DissimulareDeum est (4).

Tra le diverse rarità, che si vedono in Har­lem presentano come cosa tutta particolare in uno inviluppo di seta in una cassa di ar­gento il primo libro, secondo gli Arlemensi, stampato col titolo Speculum humance salva- tionis. Esso ha molte figure. La custodia di questo libro è affidata a più magistrati, cia­scuno dei quali ha una differente chiave del luogo ove esso si conserva. Nello stesso luogo vi è innalzata una statua di Lorenzo Coster (2).

Nessuno autore del secolo XV, o del prin­cipio del XVI secolo fa menzione di tale rac­conto, nè tampoco Erasmo nato nel 1467 in Roterdam, che non poteva ignorare un sì glo­rioso avvenimento pel suo paese ; ed aveva occasione di parlarne, mentre era strettissi­mo amico di Thierry Martino di Alost il pri­mo stampatore del Belgio, al quale egli fece l’epitaffio, e quando parla della invenzione della stampa decide sempre a favore di Gut- temberg. (3).

(!) Morerì, Dict. histor. voi. 5. fol. 1507.(S) Misson, Voyage en Italie, pag. 24, 25, 26.(3) Michaud, Biographie universelle, voi. X pag 5&

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Ora quali monumenti tipografici invocano i partigiani di costui in loro favore? Qualche antica edizione senza data e senza £i dell'sone di stampatore, la quale è stata e&»i^£vv.., e si è conosciuto essere stata stampata da Ni­colò Ketelaer e Ger. de Leempt stampatori in (Jtrecht nel 4475 : e le altre edizioni degli stessi stampatori ne fanno prova piena.

Tale scoperta con tutta chiarezza dimostra che la stamperia tanto vantata dagli eredi dell’ Arlemense, ignota nel corso di quasi tre secoli, lutto ad un tratto fu scoperta dall’en- tusiasmo patriottico, solo fondandosi sul fa­voloso racconto di Giunio.

Imperciocché come può supporsi, che es­sendosi già attribuita a Magonza la gloria del- l’ invenzione della stampa, gli eredi del Co­ster, Retro, Andrea e Tommaso, i quali vis­sero sino al 4494, non reclamassero in favor dell’avo loro quel singolarissimo onore ? Del rimanente queste ed altre sì fatte questioni sono state ben trattate da molti scrittori (4).

Tiraboschi nella prima edizione della sua Storia letteraria si conformava all’opinione di Meermann : ma avvedutosi dell’ errore si ri-

(1) Scboepflin, Vindiciae typograpMcae— L. C. D. Lambioet, Ori­gine de Vtmprimerie— Michaud, Biograpk universe!, voi. X pag. 58.

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credette io una sua dissertazione, e nelle po­steriori edizioni della sua Storia letteraria (1).

G*u[jt j, Mentel della facoltà medica di Pa- r ig i^ v ^ ^ sfo rza provare con due sue opere che Giovanni Mente!, nato in Strasburgo, o nei dintorni, fu l’inventore della stampa; e nella sua Parenesis confuta quanto Malinkrot aveva sostenuto a favore della città di Magonza, av­valendosi di un passo di un’ antica cronaca tedesca, ove risulta che Giovanni Mentel, o Mentelin inventa la stampa in Strasburgo nel 1440. Esso aggiunge che l’inventore fece parte del suo segreto a Giovanni Gensfleich suo domestico, e che questi lo rivela a Gut- temberg, col quale si rifugia in Magonza (3), e che Dio punisce del suo delitto il primo colla perdita della vista (4).

Schoepflin dottamente ha dimostrato che Gensfleich e Guliemberg non sono che una stessa persona, e ,che Gulteraberg era di una

(1) Tiraboschi, Dissertazione impressa nel Prodromo delia nuova Enciclopedia ItaUana 4. Siena 1779—Idem, Storia detta letteratura italiana seconda e seg. ed»'*.—-Boni, Quadro star. crii, alla Bibliot, pori, di Artvoood, pag. XXX.

(2) lacob. Mentel, 'Brevi* excursus de loco, tempore et auctore in- ventionis typografiae. Parisiis 1644. — Idem De Vera typographiae origine, Parenesis. 4. Parisiit 1650.

(3) Michaud, BiograpMe umversette, voi. XXVIII, pag. 521.(4) More ri, Dici. histor. voi. 5, fol. 264.

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famìglia nobile, e per conseguenza non poteva essere domestico di Mentel. Infine prova che Mentel era stato istruito nei processi dell’arte tipografica da Guttemberg nei suoi primi an­ni (1). Ma non si è ancora determinala l’epoca precisa, in cui incominciò ad esercitare tale arte.

In un registro della città di Strasburgo del­l'anno 4447 Mentel è qualificato crisografo, cioè a dire illuminatore, ed ottenne nello stesso anno delle lettere di cittadinanza e fu am­messo alla corporazione dei pittori.

Filippo de Lignamine Messinese celebre let­terato e stampatore rapporta che Giovanni Mentel nell'anno 4488 stampò più di 300 fo­gli (S) senza nome e senza data della sua stampa, come gli altri stampatori di Strasbur­go (3), con lo scopo di venderli a carissimo prezzo per manoscritti.

Schoepflin riguarda come, uscita dai suoi torchi una Bibbia in tedesco, che crede stam­pata nel 4466; ma la prima opera con data certa di questo artista è lo Speculum di Vin­cenzo Beauvois stampato nel 4473.

(1) Schoepflioius, Vindiciae typographicae Argentonense» 4. Fran•» «ofurti 1760.

(2) Filippo de Lignamine, Cranio, pubblicata in Roma nel 1474.(3) P. Lairc, Index, tom. / , pag. 31 e 590.

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Intanto non può dubitarsi, che esso abbia avuto una stamperia in piena attività anni prima di tale epoca. Esso di già godeva nel 4466 una fortuna considerevole che si aveva for­mato col suo commercio, e nello stesso anno l'imperatore Federico IV gli accordò lettere di nobiltà.

L’Italia vanta anche il primato nella inven* zione della stampa, asserendo varii autori (4) che Pamfilo Gastaldi da Feltre fosse stato lo inventore di tale arte, e che da lui l'apprese Fausto trovandosi in Feltre, per ivi appren­dere la lingua italiana dal Gastaldi, come rap­porta il P. M. Cambruzzi dei Minori conven­tuali nelle sue Memorie Mss. iella città di Feltre.

L’abbate Triteraio scrittore tedesco quasi contemporaneo, nella sua cronaca Hursaugiense asserisce essere inventata la stampa in Ger-

(1) Fr. Domenico M. Federici, Memorie Trevigiane sulla tipo­grafia del secolo XV per servire alla storia letteraria delle belle arti 4* /tatto. Venezia per Andreoli 1805—Del Corno, Memorie storiche della città di Feltre 4. Venezia per il gorghi 1700.—P. M. Cam* brazzi de* Minori conventuali, Memorie storiche della città di Feltra Mss.—Melchiorre Nadal,. Compendio storto della città di Feltre—~ Effemeridi di Parigi, nell'anno 1712, voi, 2, pag. 470— K. Bali Tommaso, Giuseppe Farsetti. — Sabellico, Storia Veneta — Idem, Storia universale^~Pielro Giustiniani, Storia di Venezia—Gabriello Simeoni.—Tarcagaota, Storia del mondo etc.

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marna e non in Italia come foltamente hanno tcritio (1).

Da ciò chiaro emerge che sia dai tempi della invenzione di sì nobile arte si disputava Ira la Germania e l’Italia a qual dei due paesi toccasse l’onore di aver dato origine alla di* vina arte della slampa.

Marco Antonio Sabellico scrittore contem­poraneo rapporta essere stata l'arte della stam­pa inventata in Italia anni 46 pria di Guttem- berg (2), e Pietro Giustiniani quasi lo stesso eonferma (3).

(1) His temporibus ia civitate JMogtmlioa Germaniae prope Rhe- num, et non in Italia, ut quidam falso scripserunt, inventa et ex­cogitata est illa ars mirabilis eie. Io Thritcfaius, Armalium Hur- $ogUm*tumì voi. II; eàtt. Monasterii 5. Galli 1690 <n fol. pag. 4SI m . 1450.

l3)Pulcherrimi inventi (parla dell'arte della stampa dei libri) auctor IoaonesGuttembcrgius..Moguntiaeque res primum tentata est... an- nis eireiter 16 priosquam in Italia res ceptasit vulgari. Sunt qui inter initia Pie n tini pontificis id opificium Italiae i uvee tu m dicunt (per in- venturo), quod non multo sii diversum ab eo quod alii prodidere, ut in eum ipsum annum Christi Calixti exitus inciderit, et Pii pon- tifieia creatio. Sed utrumque res signanda «si daunerunt plerique ejusmodi opificio sed omnium maxime opibus , et eleganti lit- terarum forma multum caeteros anteceluerunt Nicolaus Jenson, et loaones eoloniensis ambo Teutonici. Reddidit Maripetri prineipatum ad posteros illostriorem libraria impressio. M. Ant. Sabellicus Zito. mhms. Bimead. X. lib. VI, voi. Il, pag» 956, «Kl. Borito* 1560, voi. A, in fo l

(5) Sub Pascbale Haripetro libroram impriwendorum rationem

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11 certo si è che lo stampatore Nicolò Jénson nell’anno 1461 stampò in Venezia il libro inti­tolato Decor Puethrum colla seguente sotto- scrizione c An n o a Ch r is t i in c a r n a t o n e Mcccclxi

PER MàGISTRUM NlCOLA UMJeNSON FBLICKTEftlMtRES-

s m e s t .

Tale libro ebbe di bisogno qualche tempo per fornirsi il tipografo dei caratteri e dell’oc - corrente per istamparlo, ed essendo in buona forma eseguito» fa credere non essere il prima libro stampato in Italia, nia che dovettero pre­cedere molti saggi pria della stampa della stesso.

Alcuni bibliografi credono essere stata tale data errata di un decennio. Altri asseriscono essere stata fraudolehtemenle opposta dal Jen­son; mentre asseverano doversi leggere 1171 e non 1461. Ma V abate Mauro Boni (1) ha giudiziosamente provala la genuitò di detta data.

Non deve recare meraviglia U non incon­trarsi altri libri stampati in Italia con data* anteriore al Decorpuellartm; mentre gli starn-

lufli pramim in Italiani repertam fuisse, adiventunlqiie ipstntt Ger­mani li omini» cieditur. Pietr. 'Giustiniani Stòr. di Vm. pag. 208.

(1) Ab. Mauro Doni, Quadro critico-tipografico alla Bibdot. pbrtat, di Arwoody pag. XLll.

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patori in quei tempi a sfuggire le persecu­zioni de'r copisti non mettevano nelle loro opere nè nome di stampatore, nè di luogo, nò di anno.

%Quesli debbono considerarsi come i primi saggi deirarte della stampa (1).

Or se le scoperte delle valvole e del moto del sangue fatte da fra Paolo Sarpi furono dagli oltramontani attribuite ad Àrveo, e le inven­zioni della moderna architettura militare deb- bonsi a fra Giocondo da Treviso, al Sammi- chele ed al Marchi, e sono state dai Francesi ascritte al lorp Vauban qual maraviglia sa­rebbe, che la invenzione della stampa fos­se fetta in Italia e se uè attribuisse intanto la gloria ai Tedeschi ?

Non potendo "per mancanza di mezzi ac­cingermi a dimostrare, che veramente que­st’arte fu inventata in Italia; mi auguro, che altri più fortunato di me possa con forti ar­gomenti decidere la gran lite.

La opinione pubblica, ed un gran nume­ro di scrittori con molta abilità sostengono

(f)Hey»)keto pag 468.-Laire /nctet Ubrontm sondi XV, tom. I» pag. «126. — Artwood Biblioteca portai; articolo B oetius. — Boni

Quadro oritico-tipagr. allj BibUot» pori, di Annotò, pag. LXU1 — Muratori—Tiraboschi—Rozan—Zapif, ctc.

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essere stata in Strasburgo la eulla della slam* pa, perfezionata quindi in Magonza e poscia divulgatasi in Italia ed in tutta l'Europa, dan­done l’onore a Guttemberg, Faust e Schoeffer, come vedremo.

Guttemberg detto Giovanni Gensfleich di Sulgatoch nacque in Magonza nell’anno 1400 di nobile famiglia, e possedeva due case, una chiamala Zum Gensfleich* cioè casa della carne di oca, e l'altra Zum Gudenberg, ovvero casa di buona montagna.

Nell’ anno 1424 Guttemberg trovavasi in Strasburgo, ed ivi peli’ anno 1436 contrasse società con Andrea Drizchen, e con qualche altro per tutte le sue arti e segreti che ave- vano del maraviglioso, e tra delle arti e se­greti vi era compreso quello della stampa , come difalti il tornitore Conrado Saspach co* struì il primo torchio tipografico (1).

Morlo il socio Andrea Drizchen nell1 anno 1439, Giorgio fratello di Andrea pretendeva essere rimpiazzato nella società; ma Gultem- berg lo ricusa. A questo rifiuto Andrea gli inizia un giudizio e nel processo figurano più testimonii; e specialmente Beildeek domestico

(1) Boni, Quadro critico-tipografico alla BibUotcca portatili di Artcood, pag. XXXIX.

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di Gulleniberg, il quale depose che nel labo­ratorio stabilito presso. Oritzchen vi era un torchio guernito delle sue due viti, delle pa­gine, delle forme etc. e che Guttemberg aveva raccomandalo di scomporre e di nascondere i pezzi sotto il torchio o al di sopra per tema che non si scoprisse il segreto del suo mecca­nismo. Fu condannalo in forza di sentenza Guttemberg dare agli eredi la parte spettante al defunto.

Si crede non essere stali felici i primi saggi che fece in Strasburgo ; e rolla la società , dopo di avere consumalo per tali tentativi della nuova arte gran parte del suo patrimo­nio, fu obbligato tornare in Magonza sua pa­tria.

Si ignora quali sieno stali i primi saggi fatti in Strasburgo. Ma comunemente riten­gono molti scrittori, che Guttemberg nell’anno 1438 avesse impiegato i caratteri mobili in­cisi in legno, e che, o per timore, o per qua­lunque altra causa non messe nelle sue stampe il suo nome, e si crede avere con tali carat­teri stampalo due Donati per li giovani stu­denti , un Catholicon o abbecedario etc. (1).

1(1

(f) Psomme, Dici, bibliogrvoi. I, pag. 47.

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Nell’ anno 4443 aveva Guttembérg localo una casa in Magonza, e nell'anno 1450 con* trasse società con Giovanni Faust (1).

Giovanni Faust o Posterà ricco orefice di Magona* «d era rinomato per le sue co­noscenza nelle àrli. Egli apprestò i fondi qe< eessarii aliaisboietà.

Questi due sodi ammisero ad impiegato « tosto stabilita la società, un tale chiamato Pie­tro Schoeffer, o Schoitler detto Pietro Opi- lione nativo di Gernsheint villaggio idi Darm­stadt, che esercitava in Parigi il mestiere di copista, ove si trattenne sino all’anno 1449, indi nel 1450 fu prima dipendente, poi socio e finalmente genero di Faust (2).

Si crede che questi tre socii praticarono tre modi di stampare, cioè, prima la slainpa tabellaria, ovvero scolpila in legno; secondo la xilografica, cioè in caratteri mobili di le­gno; il terzo finalmente in caràtteri fusi.

(1) Michaud) BiograpMe univerteX, voi. XIX, pag* B38i.(2) Divertii moderni bibliografi niegano essere st^to ^ebaoCfer

genero di Faust, ed ugualmente la persecuzione, avvenuta a qua* sl’ultimo in Parigi per la vendita delle Bibbie per manuscritti : e siccome poco importa al mio assunto essere ciò v#ro, o pur DO) per non essere mia iiiUaziaoe compilare una estesa istoria dd l'origine della stampa, ma piuttosto un Mauuale bibliografico, mi sono contentato seguire in tali passi il maggior numero degli Scrittori.

VA

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Selioeffet*, malgrado le conoscenze dì Faust, che poco concorsero in questa scoperta, in­venta i panzoni dell’alfabeto; cogli stessi for­mando le matrici, fuse i caratteri di stagno, in che consiste l’arte della slampa; ed in pre­mio di tale intenzione Faust gli accordò in isposa l'unica sua figlia Cristina.

A tale società devesi attribuire la edizione della Bibbia latina in foglio di carte 637 a 4$ linee senza data, nò luogo, nè nome di stam­patore eseguila negli anni 1450 al 4435, e si crede esservi stali impiegati i caratteri fusi inventati da Schoeffer.

Delia sopradeUa Bibbia Faust oe portò un numero di copie in Parigi, vendendole per manoscritti, ed invece di 4 , o 500 scudi, quanto era il loro valore se manuscrilte, le cedeva per 60 scudi; indi per 50 e finalmente per 50 scindi. 1 primi accorgendosi della dif­ferenza del prezzo sospettarono non essere tnanuscritle e ricorsero 9II9 giustizia.

Fu obbligato Faust fuggirsene in Magonza e dopo qualche tempo il Parlamento lo di­scarica di tutte le dimande (4).

Da questa circostanza nacque tra Guttem*

1*3

(1) Moreri, Dict. Mstor. tom. IV pag. *35*

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berg e Faust qulstione, e quest’ultimo recla­mando i suoi forti capitali impiegati nella società, venne obbligalo Guttemberg di ab­bandonare la stamperia a Faust nell'anno 1455, che la riattiva con Schoeffer.

Nell’anno seguente Guttemberg aiutalo da Corrado Hornery sindaco di Magonza stabilì un’altra stamperia nella stessa città e senza tema di errare uscì dalla stessa l’opera tito­lata Hertnanni de Saldis speculum sacerdolum di 16 foglietti in 4° senza data e senza nome di stampatore, ma con quella della sola* citlà ( Magonza ). Quest' opera è stampata con ca­ratteri differenti di tutti quelli conosciuti, di che servivansi Schoeffer e Faust in Magonza

M. G. Fischer (1) attribuisce a questo ti­pografo la stampa di dieci opere , e tra le altre quattro edizioni di Donato. Dopo la pub­blicazione dell’ opera di Fischer si scoperse un foglietto di questo Donato su il quale vi è la sottoscrizione di Pietro di Gernsheim (Schoeffer), ciò che autorizza di dare allo stesso Schoeffer le opere eseguite cogli stessi caratteri, i quali sono i medesimi della Bibia

(1) M. G. Fischer, Essai sur les monumenti typographiques de 1 . Gvttsmberg Maence an. X in 4.

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Ialina a 42 linee, che appartenevano prima alla società di Guttemberg e Faust, poi a quella di Faust e Schoeffer. Per lo che è dif­ficilissimo il conoscere a chi di loro apparte­nessero (ali opere stampate.

Abbenchè il Salterio del 1457 porti i nomi di Faust e Schoeffer, è certo che non sia que­sta la prima produzione tipografica uscita dai torchi di detta società, attesa la bellezza della edizione, la forma dei caratteri e la esecuzione tipografica, ma dovettero pria precedere molti saggi della società con Guttemberg per por­tarsi a tale grado di perfezione : imperciocché può riguardarsi questo Salterio come capo lavoro tipografico» e non si può quindi con­trastare la parte di Guttemberg a tale inven­zione. Il che pure vien confermato dalle Lei - tere di indulgenze del pontefice Nicolò V stam­pate in un foglio di pergamena negli anni 1454 e 1455.

Il secondo stabilimento tipografico di Gut temberg, dopo diviso da Faust, che era in attività sino all' anno 1465 gli fruttò essere nominato Gentiluomo della casa dell' Elet­tore Adolfo di Nassau. Tre anni dopo, cioè nel giorno 24 febbraro dell’anno 1468 ces­sò di vivere. Molti scrittori possono consul-

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mJ*rai su la vita di questo principe dei tipo­grafi (1).

Separati Faust e Guttemberg il giorno 6. no­vembre del 1^55 , e rimaso il primo proprie­tario della stamperia, la riattiva con Schoef- fe r , e pubblica ai 14 di agosto del 1457 il famoso Psalmorum Codeso, il libro più antico •che si conosce con data certa. M. G. Fischer scoperse in Asburgo nel 1804 un almanacco del 1455, il quale per la natura del libro do- vette essere stampato nella fine dello antece­dente anno, e che poscia fu ristampato cogli stessi caratteri nel 1459.

I caratteri del Salterio servirono per la ri­stampa dello stesso in quattro epoche diffe­renti , cioè nel 1459, 1490 , 1502 e 1546,

(1) Wolff, Monumenta Typograpbica in 4. voi» 2 Hamburg 1740 — J. J. Oberlin, essai <f orinales de la vie deJ. Guttemberg invenieur de la typograpkie,8. Slrasbourg 1901— Wttrdwéiu, Biblioteca 9fo- guntina 4. Asburg 1787. —J. D. Scheepflin, Vindiciae typographicae 4. Strasbourg 1760.— M. Daunou, Analyie des opinióni diverses sur i origine de V imprimer ie 8. 1803.— Lambinct, Origine de l'imprimerio «f apres lei ttìreo a\ithentiques l'opinion de M Daunou et oMè de M. Van-Ptaet (2. edition) 8. voi. 2, 1810. — J. F. kiohtenberger ; Jnitia typographica ittustravit in 4. 1811. — Idem, Indulgentianan Uterae Nicolai V P. M. prò regno Cypri impressae anno 1484 ma* fricumque epocham viffdicawt\ Initia typographica t/upplebit 4. 1816. ■—Bernard t de l’origine et des debuti de l’imprimerie en Europe 8. voi. 2 Paris 1853.—Morcri, bict. Jlist.—-Mici aud, Biografai» tmt- vertette, eie. eie. , t 1

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Si servirono altresì degli stessi caratteri di qualche linea ir» diverse opere, tra le quali Del Turrecremala, Commentario ai Salmi del 1434,

Stamparono gli stessi nel 1439 la seconda edizione del Salterio, e nello slesso antro pub­blicarono il Durand, Mattonale divinorum of- ficiorum, nel 1460 le Conxtilutiones Ciemett* tis V e nel 146$ la famosa Bibbia latina, la quale è la prima che porta data certa.

Ài 27 ottobre dello stessa anno 446S, cioè due mesi dopo stampata la Bibbia, essendo stala presa la città di Magonza da Adolfo conte di Nassau » venne molto danneggiato il luo- go di lavoro di quella prima stamperia. A questa disgrazia si deve un gran bene. Es­sendosi dispérsi i lavoranti, preserro ad in» trodurre la stampa in parecchie città di Eu­ropa.

Fauste Schoeffei* dopo due anni riattivano la lorò stamperia, nel 1465 stampano il Ci­cerone de Officm e nell’anno seguente Io ri* stampano. Queste sono le opere che portano i nomi di Faust e Schoeffer.

Faust e Schoeffer esercitavano insieme la stampa sino al 1466. In lale àtìno Faust, dopo di esséfc stato discaricato dal Parlamentò di Parigi di tutte le dimande che i compratori

ito

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della Bibbia avevano fatto, andò a Parigi, ed ivi si crede essere morto di peste che in detto anno affliggeva quella città.

Schoeffer resta colla morte del suocero pos­sessore della stamperia che continuò ad atti­vare. Nell’anno 1492 ristampò il Psalmorum Codex ed una quarta edizione ne pubblicò nel­l’anno 1802. In quest’anno si presume essere avvenuta la sua morte, mentre leggesi nell'o­pera Mercurius Trismegistus dell’ anno 1803 in i , « nelle susseguenti edizioni il nome di Giovanni Schoeffer figlio di Pietro.

Succeduto Giovanni Schoeffer figlio di Pietro e nipote di Giovanni Faust nella direzione o proprietà della ereditaria stamperia nell’ an­no 4 803, confessa sino all’anno 1808 nella sot­toscrizione delle opere da esso stampate co­me in quelle di sho padre e di suo avo , e tra le altre in quella di Livio da esso stam­palo nel 1808, che Faust e Schoeffer furono promotori col Guttemberg della invenzione della stampa.

Nel Messale mogunlino però dell’anno 1809 ed in altri libri stampati da Giovanni Sehoef- fer figlio di Pietro cominciò a dare tutto il vanto della invenzione di sì divina arte al­l’avo, sopprimendo il nome di Guttemberg,

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colla seguente sottoscrizione Cujus avus (lo. Faustus) primus artis impressoriae fuil inventor et auctor.

Nella sottoscrizione poi dell’opera di Trilemio, Breviarium historiae Francorttm del 1818 , ne dà tutto il vanto della invenzione al pa­dre, asserendo clie V arte fu tenuta con giù* ramento segreta nella sua casa sino all’anno 1462 e dopo questo anno cominciò a divul­garsi fuori Magonza.

Tale narrazione pose in tutte le successive edizioni ed in tal modo cancella assolutamente il nome di Guttemberg come inventore di tale arte e per tale riconosciuto dall’avo* dal pa­dre e dallo stesso Giovanni Schoeffer, come osservasi nella prefazione del Tito Livio stam­pato in tedesco da quest' ultimo nell’ anno 1508 (1). Giovanni Scotto nipote del summen- tovato Mentel stampatore in Strasburgo rim­provera nella epistola dedicatoria nel tomo primo dell’opera Rertim Hispanicarum da lui stampata a Giovanni Faust la impostura da esso usata.

Finalmente Giovanni Faust con tale illecito mezzo si procacciò dall'imperadore Massimi­liano il privilegio cogli stessi termini della Scho-

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(1) Arwood, JKbi. portai, tom. II, pag. 413.

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f

efferiana, come si osserva nel Livio da esso stampato nel ISIS (1).

CAPITOLO SECONDO

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Prime produzioni tipografiche.

Avendo nello antecedente capitolo inciden­temente parlato di alcune prime produzioni tipografiche, è di giusto che di proposito ora ne tratti teoreticamente e praticamente , di modo che incontrandosene qualche frammento* colla presente bibliografica descrizione si possa facilmente conoscere.

I primi saggi della tipografica arte furono tabellarii, cioè a dire sopra tavole dì legno» come testé si è detto; ed in tal modo varii libri scolastici per le infime classi si stampa* rono, i quali sono totalmente spariti : e que­sto per essere libri di poca mole non solo » ma benaneo perchè essendo di continuo uso,

(I) Wolf, Monito typographica, voi. I. pag. 220, 278 e toI. lf , pag'. 654 , 656 e 656—WìirdLweiu, BMMh, Mogvnt. agli aani della stampa di quei libri.~Booi, Quadro od Anoood, pag. XXXIX. —Àrwood, Bibliot< portatili, toh II, pag. 11$.

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venivano a preferenza degli altri libri sog­getti alla distruzione.

Indi inventali i caratteri mobili, si slam- pavan libri senza nome di stampatore, senza luogo ove si stampavano, e senza anno; e questo per le persecuzioni che gli stampatori soffrivano dai copisti, i quali per non per­dere il solilo guadagno, tutti i mezzi usavano, acciò non si generalizzasse l'arte della stampa.I libri in tale modo stampali cbiamansi an­cipiti edizioni e sono riguardati come primi saggi della tipografica arte.

Or volendo fare conoscere le prime pro­duzioni dell’arte della stampa, intendo parlar? di quelli, che portano data certa.

Inventati i caratteri mobili, tosto la stampa si esercitò nelle opere importanti; ma prima del famoso Psalmorum codex del 1457 com­parvero due edizioni delle Lettere di indul­genze del pontefice Nicolò V , una nell’ an­no 1454 di 31 linee e l’altra nel 14^5 di 30 linee in tutto, stampate in un piccolo foglio di pergamena ti) : e questi possono riguar­darsi come i più antichi monumenti con data ceri? dell’arte tipografica.

(1) Bernard, dt r origini et dei debuti da l’imprimerit «n Europi,voi. MS». '

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Se ne conoscono sino ad ora pochi esem- plari alcuni colla data del 1454 ed altri del 1455, i quali porzione sono stati successivamente esumati negli archivii di famiglia, altri ritro­vati incollati nelle coperte di antichi libri. Leon de Laborde ha pubblicato un interes­santissimo lavoro su questi documenti sto­rici (1).

Credo pregio dell’opera fare conoscere al­cune circostanze sulla origine e sulla causa della pubblicazione di tali Lettere di indt/U- gerize, onde conoscerne la storia.

Verso Panno 1451 Giovanni III re di Cipro della dinastia francese de* Lusignani minac­ciato nei suoi stati dalla potenza de1 Turchi, che cresceva a dismisura per le discordie e divisioni de' popoli cristiani, inviò uno dei suoi consiglieri Paolino Zappe (Chappe) iti di­verse parti della cristianità, e particolarmente in Roma, per chiedere dei soccorsi. Il papa Nicolò V emanò il 12 aprile 1451 una bolla, colla quale accordava indulgenze plenarie per tre anni 9 tutti quelli che dal 1 maggio 1452 al

(1) De Laborde , Debuti de C imprimerle a Hayence et a Bam- berg, ou Detcription 4ee Lettre* d’indulgane e* éu pape Nicola* V prò regno Cypri eie. grand, in 4, a 2 celon-, ornato di tavole ed in­cisioni. Parigi 1840.

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al primo maggio 1455 (1) aiutavano colla loro elemosina la causa del re di Cipro; che era a buon diritto giudicata causa di tutta la Cristianità.

Quest’ultimo incaricò col trasferimento dei suoi poteri con un diploma del 6 gennaro 1452 il suo ambasciatore e consigliere Zappe , il quale delegò per commissario generale nel- l'Alemagna Giovanni de Castro-Coronato e per procuratori Abbel KilchofT di Colonia e Fi­lippo Urri di Cipro. I quali si portarono in Magònza muniti del suggello dell’ intrapresa cd ottennero da Teodorico, allora arcivescovo di quella città, le autorizzazioni necessarie , nominando delle persone incaricale a vegliare la conservazione del prodotto delle elemo­sine (2 ).

Il giorno 4 delle calende di giugno (29 maggio 1453) ebbe luogo la presa di Costan­tinopoli, e ritenendo il de Castro-Coronato la imminente caduta di Cipro, si appropriò e dissipò tutto il prodotto della elemosina, e fu posto per molti anni nelle prigioni.

(1) Per tutti i dettagli vedi Joanni» script. Rer, M’og, tom* III, a IV e Gudemu, Codex diplomaticii» tom. IV.

(>) Gudcnus, Code» diplomai. voi. IV continuato da T. C. de Bari

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2 0

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mQuesta circostanza impediva la propaganda,

e nei 17 febbraro 1454 ebbe luogo una as­semblea in Lilla sotto il nome di Vceu dt# faisan, per eccitare la cristianità e con par­ticolarità gli stati del duca di Borgogna a com­battere contro i Musulmani (1).

Si penso quindi dai proposti formare qn atto, col quale indicava lo scopo e la ragione delle indulgenze^ il nome del donatore * la dal* e lo ammontare della elemosina, il tutto ac* compagnato dalla firma dei proposti e dal sug? gello, che ne certificava la validità.

I preposti di questo atto t che impropria­mente chiamarono Lettere di indulgenze, pria di partire per le differenti direzioni se ne fornirono di un buon numero di copie ma* noscrilte, colle lacune della data, della elemo-. sina che ricevevano* e del nome e cognome del donatario da inserirvisi al bisogno (2).

II tempo, che esigevasi per copiarne si gran numero di esemplari e la inesattezza dei CO-

tf) Olivier de la Marche , Hist. do Charìe VII pag. 567. —- « Messire Lois de Gruthuse voa de servir monseigneur au dit voy%> ge, de son corps et de sa chevance et ne l'abandonoera jusquei à U mort en tous le» vayages oa il sera, ou en son lieu monsei- gAour de Cbarobis, ou monseigneur d’Estampes. » Van- Praet % Richerckes sur Louis de Brages p. 4.

{%) De Laborde, op. <*., p. 4. eoi. V

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ptsti che v^Hfìcavasi, decisero i detti preposti farle stampare in Magonza, ognuno di èssi per suo proprio conto in un foglio di pergamene! da una sola parte colla indicazione deiranno, lasciando in bianco il nome del donatore, la somma della elemosina, il luogo, il giorno ed il mese! e ad ogni contribuente si dava una copia come sopra di dette Lettere d'indulgenze per sua cautela, validata e riempita a mano.

Di tali Lettere di indulgenze stampate se ne conoscono due composizioni distinte e sepa­rate > differenti P una dall* a ltra , una di 50 linee» e l'altra di 51 linea. Di ognuna di esse se ne sono fatte due edizioni. Di quella di 50 linee colla data del 1454, e del 1455 se ne conoscono due sole copie, la prima che porta la data del 1454 , fu scoperta in Lovania e trovasi oggi in Inghilterra nella biblioteca di lord Spencer a Àlthorp ed è stata descritta da Reiffenberg, e ne pubblicò il facsimile, l’altra appartenente a Neigebauer che porta la data del 1455 passò nella ricca collezione del dottore Kloss di Francoforte, il quale gii ha dato il facsimile. Nella vendita poi di que­sta preziosa collezione, che ebbe luogo anni fa, questo stesso esemplare fu acquistalo da M. Heywood-Rright di Bristol per il Briihith museum, ove attualmente trovasi.

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Di quelle di 51 linea colla data del 1454 e 1455 l'edizione è più numerosa e se ne co­noscono 13 esemplari e consorvansi nelle se­guenti città. :

d e ll ' anno 1 4 5 4 .

La Haye colla data di Erffurdie (Erfwrt) del fS no­vembre.

Parigi colla data di Magonza del 31 dicembre. Brunswick, per non avere servito, senza data di luogo,

di giorno e di mese.

d e ll ' anno 1 4 5 4 r ifa t t o a penna 1 4 5 8 .

Cassel dato in Bymbeck (Embeck) del 2 gevmaro Gottinga dato in Limebourg (Hanovre) del 26 gennaro. WolfenbiUel dato in Brunswick del 24 aprile. Capenhague dolo in Capenhague del 29 aprile. Gottinga data in Hildensein (Hanovre) del 30 aprile,

. d e ll’anno 1 4 5 5 .

AUhorp nella biblioteca Spenceriana dato in Wurtzbourg del 7 marzo.

Londra appartenente a sir Thomas Philipps , il gitole rispose averlo perd/iUo al sig. Bernard che gli chie­deva i dettagli.

Lipsia dato in Norimberga del 24 marzo.IHedesel dato in Erffurdie (Erfurth) del 28 marzo. Lipsia dato in Wurtzbourg del 29 aprile.

156

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* . . F,sl57 V n m t C U S j jxutator gen«at>6 Sxxt. wflmt Regi* Cvwi 7 Wtia.paj)a'v^> afflictiòifle

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M. de Laborde inarca una terza composi zione, ma gli esemplari sembra non essere siati impiegati (i).

Intanto le differenti edizioni dell'anno 1454 delle Lettere d' indulgenze provano positiva* mente che in detta anno in Magonza esistevano due distinte e separate stamperie, avendo ognu* na dei caratteri differenti, l’uno grosso e gotica, l’altro piccolo e corsivo; senza parlare delle tre lettere iniziali che in dette Lettere d9 indul­genze si osservano di due punti (due righe) rimarchevolmente differenti in ogni edizione.

In effetto in una delle composizioni, quella di 31 linea, si osserva il grosso gotico del Donato del 1451 e del Calendario del 1455, il quale è di circa 20 punti tipografici, ed un piccolo corsivo di 13 punti.

Nell’altra, quella di 30 linee, si osserva H carattere della Bibbia di Guttemberg, ovvéro un altro rassomiglianlissimo di 18 punti circa ed un corsivo di 12 punti circa; e questa è la sola composizione che può attribuirsi ^ fiut- temberg a causa dpi grosso gotico ebe è ztofo impiegato nejla Bibbi* di 42 linee. Yedi,il j>r4~ sente facsimile.

NelPanno 1804 M. Gottholf Ficher scoperse

(1) Labàrde, ùp. eìt.tol.fi ‘

m

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nella casa dei Gesuiti in Asburgo un Alma­nacco stampato nel 4458.

Questo Almanacco cosi impropriamente detto* altro non è che una disfida contro i Turchi, e l’unico esemplare che esiste di questo cu-* rioso documento trovasi nella Biblioteca reale di Monaco, del quale il barone Aretin ci ha dato un completo facsimile (1).

L'opuscolo è composto di sei carte, ovvero un foglio e mezzo di stampa in 4., la prima carta è intieramente bianca e l’ultima è bianca al solo verso, ciò che riduce la stampa a sole nove pagine.

Esso è eseguito coi caratteri del Donato, cioè a dire gotici di 20 punti; ogni pagina contiene 20 linee, eccettuate la prima e l 'u l ­tima che ne contengono 21 ciascuna. Questo documento fu con tutta certézza stampato nel 1454, mentre termina con un augurio del nuovo anno 1455 con le seguenti parole. « Eyn • gut selig nuwe Jar. »

L’.opera è scritta in versi ; ma siccome la lunghezza della linea è troppo corta 4 attèso la grossezza del carattere,-non può contenere

(1 ) Aretin Utber dt$ friihettm univemlkUimitchm FolgmderXrfin- dung d*r Buehàruck«rkunst. Munich. 1808, in 4.*—li sig. Wetter ha an­che dato un fac-»imiU partiate della Diffida oontro ♦ 7*rffc4, I» ▼. IV•

138

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un verso in ogni linea e sono di seguito. Bisogna dunque avere la cura di maroare i maiuscoli che sono in ogni principio di verso.I paragrafi terminano con punti disposti con un cerio ordine.

Qualche bibliografo contesta la data di que­sto documento ; ma M. Bernardi la riporta nell’anno HP% (4), però senza ragione e senza fondamento. Imperciocché le Lettere di indul­genze, di che sopra già abbiamo parlato, fu­rono pubblicate nel 4454 per lo stesso og­getto.

Il primo libro che porta i nomi di Faust e Schoeffer stampato con caratteri fusi, che si è conosciuto sinora, è il famoso Salterio, le cui copie sono tanto rare, che appena se ne co» noscono sei esemplari,

Questo libro fu pubblicato in Magonza nella vigilia dell’Assunzione di Maria nell’anno 4457; ed è riguardato come il primo libro della per­fezione della stampa e eome capolavoro del­l'arte.

Molti bibliograO hanpo di proposito parlato

1S9

(l)Bernartb, Antichtm voti der Getckickte der Etfndung der Buch. éruckerkunst.

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di questo rarissima libro ,come Van-Praet (1), Heinechen (2), Wurdtwein (5), ec.

Questo Salterio è stampato in pergamena in un volume in foglio un poco quadratole pagine (intendo parlare della parte stampata e non dei margini, che variano in ogni esenti* piare) sono di 20 centimetri di larghezza e 30 eenlimetri di altezza. Il volume completo deve essere composto di 175 foglietti diviso per quin- terni come la Bibbia di Guttemberg. I primi dieci quinterni sono composti di cinque fogli, l’undecimo di 4 fogli, il duodecimo di tre fogli, i l , decjmoterzo e decimoquarlo di cinque, il quindicesiipo di quatlro fogli e mezzo, la di­sposizione del resto del volume è difficilissima a determinarsi, perchè qualche esemplare è sino al quindicesimo quinterno, e gli altri hanno subito delle modificazioni, seguendo il gusto de’ possessori.

L’esemplare della Biblioteca imperiale di Vienna, portato da Lambeccio dal castello di Arnbas vicino lnspruk nel 1665, che passa per il più completo e meglio conservato è corn­

ei; Van-Praet, Catàlogo dei libri stampati sopra velino della B i­blioteca del Re.

(9) Heiueche», Idee generai d'une colleetion d’ettampes, pag. 962 a 9 7 3 4

15) Wunltwein, Biblioiheca Moguntina, pag. 53 a 57.

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posto in questo modo. 1 primi 136 foglietti contengono ì Salmi accompagnati di antifone* di preghiere e di collette. Il verso del foglietto 136 contiene il cantico di Simeone che è se­guito di proghiere e di collette sino al recto del foglietto 37. Al vm o di detto foglietto co* minciano le litanie dei Santi seguite dell’ugual modo di preghiere e di coltelle sino al verso del foglietto 143 che è bianco. Indi sieguono undici foglietti che contengono i notturni del* l'officio dei defunti che terminano al verso del foglietto 154 ugualmente bianco. Gli ultimi 21 foglietii contengono gli inni e gli offici}.

Quasi tutta l'opera è stampata con grossi caratteri di 37 punti tipografici ed ogni pa­gina è composta di 20 linee, solamente qual­che parte è stampata con piccolo carattere di 30 punii. Vi sono molte linee di carattere di 30 punti stampate nel grosso testo. I ca­ratteri di questo Salterio comunemente chia- mansi caratteri di Pietro, Literae Petri, dal no­me di Pietro Schoeffer,

Vi si ammira un gran numero di lettere maiuscole artisticamente ornale, incise in le­gno. La prima ò la più grande, ed è stam­pata in tre colori bieù, rossa c porporina della grandezza di 9 GanUmeiri di alieza sopra dieci

21

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di larghezza , senza tener conio degli orna­menti che occupano tutto il margine e che hanno 32 centimetri di altezza. Questa let­tera rappresenta una B attorniata di arabe­schi, di foglie e di fiori, e vi si vede in una delle sue aste un levriere che insiegue una pernice al volo. Van-Praet (1), Heineken (2)

. Wurdlwein (3) , Dibdin (4) Falkenstein (5 ) , Welter (6) ed altri ci ànno riprodotto il fac­simile dei caratteri e della sopradetta lettera di questo prezioso monumento delibarle tipo­grafica.

Vi è un curiosissimo fatto a notare» il quale è che Schoeffer ha variato i colori di queste lettere ornate nei differenti esemplari del suo Salterio, ed ha fatto subire qualche cambia­mento nel testo; dimodoché gii esemplari che si conoscono di questo prezioso libro non si rassomigliano tra: loro, ciò che ha dato mo­tivo a più dispute bibliografiche,

Questo Salterio termina con una soscrizione, di che molli autori ci hanno dato il fac-simi-

(1) Van-Praet, op. cit.(4) Heineken, op. eff.'(3) Wurdtwein, op. cH.(4) Dibdin, Bibbliotheca Spmceriana, voi. I, fol. 107.(5) Falkenstein, Getchilche etc: pag. 121.(6) Welter, KrUi$ck§ Guchichté etc. fol. VII et Vili.

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le (1), c trovasi nella seconda parola uno stra­no errore tipografico, ed è il seguente colla restituzione delle abbreviazioni.

« Presens spalmorum (per psalmorum) codex venustate capi- « bilioni decoratus, rubricatiombusque sufficienter distinctus-, ad> « inventione artificiosa imprimendi ac caraeterizandì absque calami < ulta exarationc sic effigiatus, et ad eusebiam Dei industrie est « consommatus per Jobanneni Fust civem Bloguntinum et Petrum

. « Scboeffcr de Gernszheim anno Domini millesimo. CCCC. LVfl « in vigilia Assumpcionis.

Sotto questa soscrizione si vede in qualche esemplare un doppio scudo ugualmente stam­pato in rosso colle arme dei due stampatori. Queste arme divennero in seguito la marca artistica della loro stamperia, e Schoeffer la conservò nei libri da esso stampali dopo la morte di Faust, ed i suoi figli e nipoti egual­mente servironsene (2).

Molti autori, niegano essere stato eseguito questo libro coi caratteri di metallo fusi , uno de* quali è Fournier (3); altri lo credono

(1) Heineken, op. eit.— Histoire de V Accademie d'InscriptUm* et belle• lettre», tom. XIV, pag. 254. —Welter, op. cìt. fol. Vili —Falkenstein, op di. pag. 134.

(3} Trovasi questo doppio scudo io un opera stampala nel 153# da Ivon Schoeffer nipote di Pietro titolata Joannit Anchonii Cam­pani etc. (fe Ingratitudine fvgienda in 8. Magonza 1532. Quest o- pera è omessa da Schaab nel suo Elenco dei libri che partano il nomedi Schoeffer.

(3) Fournier, De l’origine de l’imprimeriCj Pag. 981.

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mstampato eoi caratteri mobili di legno e tra gli altri Wurdtwein (1); altri lo vogliano ese­guito coi caratteri di metallo tacisi; ma nes­suno di essi ha precisato la sua critica, atte­nendosi solamente alla generalità, la quale i facile confutarsi, dicendo che le lettere dif­feriscono tra loro, senza avvertire quali sono le dissimili.

Io non posso dar su questo particolare un decisivo giudizio, perchè dovrei osservarne al­meno un esemplare, e presso di noi non si è mai avuto cura di acquistar libri di questa sorta o perchè i preposti alle nostre biblio­teche li han riputato di soverchio lusso, o per­chè non ne hanno conosciuto il pregio e l 'u ­tilità, o perehè finalmente la tenue dote as­segnata ad esse e la necessità dei libri gior­nalmente richiesti dalla gioventù studiosa non han dato loro facoltà di far quelle spese. Certo egli è che siffatti libri dalla Sicilia sono pas­sali nelle biblioteche di paesi stranieri. Ed io stesso ho due volte offerta a questa pubblica biblioteca la Vita di S. Girolamo in 4 . primo libro stampato in Messina nel 1478, il quale ha dato occasione a non poche dispute biblio­grafiche* E anche queste due copie di un li*

(1) Waidtwein, op. cit-

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bro sì raro e importante per noi sarebbero ite all* estero , se non fossero stati il P. Ta­rsilo cassinese che ne acquistò una pei suo monastero di Morreale e il benemerito Principe di Trabia, che ne volle fornir la sua biblioteca ricchissima di opere di storia patria.

Mi contento però di fare osservare che la varietà dei tipi può nascere dall’uso di allora di incidere più punzoni per una lettera ed in tal modo porla qualche piccola varietà; «om* pure puossi verificare che nella fusione dèi caratteri qualche tratto fino può anche man» care in qualche lettera fusa ed a prima vista non facendo un rigoroso esame sembra dif­ferente dalie altre.

Il certo però si è che se fossero i caratteri incisi in metallo; come alcuni bibliografi ere* dono, non avrebbe potuto stamparsi l’opera a quinterni di einque fogli > mentre la com­posizione di «felli fogli richiederebbe la quan» tità di piè di 15000 lettere, e per incidere tale numero di lettere su metallo avrebbe richie­sto un lunghissimo tempo, una estr*»rdinaria fatica «d ima ingentissiina «pesa; ma posto che i caratteri fossero in tale modo «segniti, al­lora ne avrebbero inciso quella quantità di

-lettere sufficienti (ter istanàpare uno, o al più

MS

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due fogli ed impiegarli successivamente nella posteriore composizione; è non si avrebbe1 opera stampata a quinterni di cinque fogli. E per tale ragione credo impossibile essere stata (ale opera stampala con lettere incise in metallo.

A quei bibliografi che credono essere stato stampato tale libro con le ledere mobili di legno, rispondo che è impossibile, attesa la nettezza ed ugualtà dei tipi ; ed ancora per­chè non avrebbero potuto essere impiegate tali lettere nel corso quasi di un secolo, comelo sono stale di fatto, mentre se ne conoscono altre quattro edizioni di questo stesso libro stampato successivamente e cogli stessi carat­teri, la prima nel 4459, la seconda nel 1490, la terza nel 4502 e la quarta nel 4546. Que- st’ultima fu stampata da Giovanni Schoeffer figlio di Pietro ed erede di quella stamperia; e dei caratteri di legno sarebbe stato impos- sibile usarne per tante edizioni, e certamente non si sarebbero impiegati nel XVI secolo, che di già era l'arte della stampa portata al più alto grado di perfezione, ed in tale epo­ca comunemente si conoscevano e si adope­ravano i caratteri fusi in metallo.

Il primo esemplare ed il più completo ri-

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trovasi nella Biblioteca imperiale di Vienna come testé si è dello. Il secondo trovasi nella Biblioteca del re di Francia, il solo che esiste in dello regno, e non contiene che soli 169 foglietti, e mancano nella parte degli inni sei foglietti. Questa copia dei Salterio fu com­prata 1540 franchi nella vendila Gaignat dal signor Girardot de Profond, che lo cedette a MaC'Carty. Esso poi è stalo pagato 12000 franchi nella vendila di quest'ultimo nel mese di febraio 1817. La Francia è debitrice di questo importante acquisto a S. M. Luigi XVlIi che Io pagò col denaro del suo borsiglio. Il terzo trovasi nella Biblioteca della cattedrale di Magonza. Il quarto in quella di Dresda.Il quinto in Londra nella Biblioteca del Be che lo ricevette in dono dalla Università di Gottinga. Il sesto in quella di lord Spencer ebe lo comprò nel 1788 dai Religiosi diRolh jn Suaba pel prezzo di 3000 fiorini di Ale- magna.

Nell’anno 1459 nel giorno 29 agosto Faust e Schoeffer pubblicarono anche stampalo sopra velino una seconda edizione del Salterio cogli stessi caratteri in un volume grande in foglio di carte 136 a Junghe linee di 25 per pagina.

Questa edizione,benché un poco meno rara che

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la precedente, è intanto ancora preziosissima, e si rimarca subito dalla soscrizione per la correzione falla dello errore che trovasi in quella della prima edizione, come pure peril cambiamento delle ultime parole effigiatus et ad laudetn Dei ac honorem Sancii Jacobi est consummatusper Johannem Faust, civem Mo- gunlinum, et Pvtrum Sehoi/fer de Gernzkeym, clericum. Anno Domini millesimo CCCC.LIX ; XXIX die mensis Augusti,

l/i Bonedittini di S. Giacomo della città di Magonza pretendono sostenere che colle pa­role ac honorem sancii Jacobi, fosse stata fatta questq edizione a spese del loro monastero; il che mi sembra assai difficile; mentre tale ri* stampa fu fafla per essere stata esaurita la prima edizione del 4457 ed in seguito si ri* Stampò altre tre volte come sopra si è detto.

Piuttosto sono di parere che tale esemplare fosse stato eseguilo per conto degli stessi e gli stampatori fecero tale cambiamento nella soscrizione; come difatti Gerken e dopo di lui Panzer (4) ricordano due esemplari esistenti allora nel 4786 in Magonza, uno nella Colle* giale di Sanl’Atbano col seguente cambiatneiiló netta soscrizione ad laudem Dei ac honorem

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(1) fatoxer, Annoi, typofr tom. IT, pag. 11*.

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5. Albani e l’altro in quella di S. Vittorio colle parole ad laudem ac honorem S• Victoris.

Lambinel e Van Praet asseriscono tali co­pie essere chimeriche. Detti signori bibliografi mi perdonino, non è niente di sorprendente che gli stampatori Faust e Schoeffer avessero eseguito il cambiamento in ognuno degli esem­plari destinato a queste diverse case religiose. La cosa è più che naturale, cd oggi appo noi nelle opere grandi e costose tale costume usasi dagli stampatori, ed abbiamo in prova di ciò che nell’opera del Ferrario% costumi di tutti i popoli del mondo in ogni copia vi si legge la dedica dello associalo a chi appartiene.

Àdippiù nella edizione del 1490 è citala una copia negli atti eruditi di Lipsia(1) che portail nome di S. Benedetto e queslo per essere stato tale esemplare destinalo ad una casa religiosa che tale santo aveva per patrono. Una copia della edizione del 1516, stam­pata in carta che conservasi nella biblioteca nazionale di Parigi è decorata di un fronti­spizio che porta egualmente il nome di una casa dell’ordine di S. Benedetto così concepito Psalterium ordinis S. Benedicli de observatione Burffeldensi ed è anche ornato del ritratto in

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(1) AcU eroditoram Lipiic anno 1710, pag. S56.

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legno dì detto santo. Per tali ragioni gli esem­plari non sonò uniformi nelle coscrizioni.

Di questa edizione del Salterio non si co­noscono che soli olio esemplari, e la Biblio­teca del Re di Francia ne offre due copie.

Venduto un bello esemplare 2500 franchi Prienne-|*aire—3350 fr. MacCarles.—63 lire sterline (senza dubbio imperfetto) Willet*

Nel catalogo di libri del librajo Edwards di Londra nel 4796 trovasi registrala una copia di Salterio in foglio di 458 carte, che corri­sponde una parie pagina per pagina con quello del 4459, e termina col Canticum haie. Il verso dell’ultimo foglio è tutto bianco, è non trovasi alcuna soscrizione. Il carattere del testo è lo stesso di quello della edizioné del 4459, ma le rubriche e le parole del canto sòno> Uguali a quello del 4457*

Fa^st e Schoeffer appena terminala la se­conda edizione del Salterio nel 4459, pubbli­carono nel giorno 6 ottobre dello stesso anndil Durand, Halionale dMnorùm officiorum inf un volume in foglio di 460 carie a due co­lonne di 63 linee per colonna; stampalo, corti# per abitudine, a quinterni di cinque fogli.

1 caratteri di quest’opera sono dell* intuite} differenti di quelli da loro impiegali nelle due

t70

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edizioni del 8alierio. Quelli del corpo delPo- pera sono di 12 punii tipografici e quelli della soscrizione sono di 15, e sonq di forata tu- tonda simili a quelli del lesto dell'opera, che si attribuisce essere uscita dai (orchi di Gut- lem ber g, del Traciatus de celebrilate missarum; la quale forma di caratteri è di gran lunga migliore del gotico * più conforme alla scrii* tura del tempo.

La soscrizione di questo libro è conforme a quella del Salteri la quale restituita dalie abbreviature dice:

Presens racionali» divinorum codex offlciorvm temutale capitcdittm decaratu* nttnicatiovdbusque diHiwjtus artifeiofù Qdfopentiom eli• (1459; tex die Oc(o rU.

V an-Praet (1) eila un esemplare icfee pf- tre la Biblioteca reale di Parigi $4n#a soscri­zione e la crede omessa* Osservato però A l ­l'accurato bibliografo Bernard (2), questi sicura essere staia raschiata.

Imperciocché guardandosi il foglio del ve lino alla luce, vi si scorge perfettamente h traccia della soscrizione. il che fu operaio per frode libraria, aflìn dj dare un più aito prezzo

(1) Van-Praet, Velin» du Roit tom. I, pag. 62, 63.(£) Bernard^ dell'Origine et det debuti de C imprimerle et Bprtpt)

Pw ù 166®. Voi. I, {»g. £$9, nqt. I-

I t i

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al libro. In generale i bibliografi che non sono versali negli sludii tipografici sono facili ad ingannarsi, e per conseguenza ad ammettere differenza tra diversi esemplari di una stessa edizione.

Vi sono due sorte di esemplari del Durando della presente edizione; gli uni colle capolel- iere ornale stampate, che sono quelle stesse del Salterio; gli altri con le eapolettere illu­minale, ed in questi ultimi la soscrizione non concorda in nessun modo cogli stessi. Ma ciò che vi è di più curioso è che lo spazio la­sciato in bianco nelle eapolettere di questi ul­timi è in qualche parte più considerevole di quello occupato dalle lettere ornate nei pri­mi. Nei libri HI, IV, VII, ed Vili vi fu certa­mente un ffecconciamenlo nello spazio lasciato in bianco dopo una prima impressione, cioè di quella colle lettere ornate del Salterio.

Alcuni bibliografi credono essere stalo que* sto il primo libro stampalo con caratteri fusi in metallo, e sono quelli che falsamente as­seriscono essere stato stampato il Salterio con li caratteri mobili di legno.

La biblioteca del Re di Francia ne offre cinque esemplari di questo prezioso libro, tra i quali vi è quello colla soscrizione raschiata,

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della quale tenni parola sopra, e che alcuni bibliografi credettero omessa.

Venduti 1050 fr. Gaignot, 2700 fr. la Val* liere, 4 01 lira sterlina Pinelli, 2024 fr. Cre- venna,3400 fr. Brienne— Laire, 2100fr. D'Our- cbes, 2000 fr. Mac-Carty.

Nell'anno 1460 si pubblicò il Vocabolario del genovese Giovanni Balbi imbolato Calholi- con e comunemente chiamato Vocabularium ex<quot perchè comincia colle dette parole.

Quesio singolare libro scritto da Giovanni di Genova è la prima.opera puramente lettera* ria che si è pubblicala per le stampe, ed è composto di una grammatica e di un dizio­nario latino curiosissimo per Y epoca e r i ­marchevole per la maniera come sono defi­nite le parole.

Il libro è in un volume in foglio di 374 foglietti, ovvero 748 pagine a due colonne di 66 linee per ciascuna. Principia il libro al recto del primo foglio col seguenie sommario stam­pato in rosso in alcuni esemplari, e mano­scritto in allri.

incipit summa qua vecatur CathoUcon edita a fratr* Johann* d* Ianua ordini* fratrum predicatorum.

Al recto del pienullimo foglio, nella seconda colonna si legge una soscrizione piena di ab-

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breviaiure, chq può «9$e?e restituita in que­sto modo.

Altissimi presidio citjui nutu infantila* lingue /limi diserte, giri qti nuo (t) « i* parmiltf Mudai gwod »«pwrtfi&wi c«Ja/, Aie Uber egre-

Gatholican dominice incamacioni» annis Af. CCCC LX. alma» in urbe Stoguntina, muiorni inelite 0ermqnice, gwam dei denuncia tam alio ingenii lumine donoqùe gratuito ceteris terrarum nacionibus preferre iUustrareque dignatu» est, non calami ttili , aul peune suf* fregio, sed mira patronarum fomarumque concordia prpporcione ai modulo imprestu» piqué confectu» est.

Bine tibi Monete pater noto eia» flamine sacro LoUs et honar Domino trino tribuatur et uno, *,Ecclesie laude libro hoc catholice plaude Qui laudare piam semper non linque Maria».

PPO GftACtAS

Molli bibliografi asseriscono quest’opera es­sere uscita dai torchi di Gullembérg per essere stampata con cavalieri differenti di quelli impiegati da Faust e Schoeffer ; ma Bernard (2 ) prova essere stala stampata da uno dei lavoranti di Guttemberg chiamalo En­rico Bechetermunlze, che acquistò la stam­peria Gultembergiana da Homery detentore

(1) Molto si ha contrastato sa la restituzione dell* abbreviatura di questa parola nuo , la quale offre senza difficoltà la parola numerotepe per satpemunero.

(2) Bernard, de l'origine et de» debuts de l’ imprimerle en Europa wl. II, pag. 4 et sey.

m

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(fella stessa che poi si stabili in Esfeld (Atta* villa) presso Magonza.

Di quest'opera esistono parecchie copré io velino, e la Biblioteda del re di Francia rie offre più esemplari.

Venduto, in carta 4050fr. de Limare, 4840 fr. Crovenna, 4600 fr. d’Ourches, 631ir. stèri. Roscoe, 60 lir. steri, e 48 schell. Willett. Gli esemplari in velino 9222 fr. Gaignat, 2400 fr. la Valliere, e 8620 fr. Mac-Cortes,

* Nel giorno 25 giugno dello stesso anno 4460 Schoeffer pubblicò le Costituzioni Clementine in un volume in foglio di carte 54 a due cò- lonné eoi sommarii in rosso. Questo librò è egualmente stampato a quinterni di cvriqttó fogli.

il lesto delle Costituzioni Clementine è slam* palo coi caratteri impiegati nella sosefiéioné del Durando, ed incorniciata dai Commentario di Giovanni Andrea coi caratteri del testo dello stesso Durando.

Il compositore nel trasporto di questo librò è ammirevole per la intelligenza ed industria «saia nelle varie proporzioni del testo Colle nate, e quello che fa incaricato a tale lavorolo adempì con tutta perfezione.

L’opéracomincia col seguente sommarto ;

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ìneipiunt Consttiutiones Cimenti» p. p. Vvnaeum appuro** dm lo. Andree.

Nel quarantottesimo foglio al verso si legge la presente soscrizione :

Presene Clementie pape quinti constilulionum eodex . . . . per Jokarmem Futi civem moguntin. et Petrum Schoffer de Gemeteh e im .....................anno domi. Jf. CCCC. eexageeimo XXV diemensie junij.

Il detto foglio è seguito dalla Costituitone di Giovanni XXII che comincia col seguente sommario:

Constitutio execrabilis Johannis pape XXII, che occupa un foglio:

In seguito vi si ritrova la regola di S. Fran­cesco che occupa gli ultimi due fogli e co* mincia Exivi de Paradiso etc.

Questo libro è stampato tre o quattro altre volte dallo stesso stampatore e collo stesso formato. Tutte le edizioni hanno a un di presso la stessa soscrizione colla differenza della data.

Nella edizione del 25 giugno 1460 la so* scrizione fa menzione, come nelle antecedenti, che le rubriche ed il resto del libro sono state stampate coiraiuto della nuova maniera di caratterizzare. Nelle eapolettere vi è lasciato il vuoto per essere illuminati dai miniatori.

Questa raccolta delle Costituzioni di papa

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Clemente è rarissima e preziosa. La biblioteca de) Re di Francia ne offre una copia. *

Venduto esemptare in velino 340 fr. Gaignat, 852 fr. la Valliere, 66 lir. steri, e 3 scell. Wiilett ed offerto a 4100 fr. Mac-Garty.

Nell’anno 1461 si osservano stampati diversi libretti senza data contro l’arcivescovo Dielher di Isemburg, che possono collocarsi in questo periodo. Alcuni bibliografi credono essere stati stampati dopo la presa di Magonza cioè nella fine dell’anno 4462. M. Bechstein di Meiningen fu il primo che li scopri e li crede stampati in detto anno.

Nell anno 4464 Faust e Schoeffer si occu­parono a stampare la tanto famosa Bibbia latina, sì ricercata dagli amatori, e la pub- blicarono nella vigilia della Assunzione (14 ago* sto) dell’anno 1462.

Essa è in due grandi volumi in foglio a due colonne con 48 linee per ciascuna. Il ca- radere impiegato in questa Bibbia è quello stesso di cui servironsi i delti stampatori per il testo delle Clementine, di cui sopra feci men­zione. È stampata a quinterni di cinque fogli al solito, come tulli gli altri libri usciti dai loro torchi.

II primo volume contiene 242 foglietti, e23

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termina colta seguente soscrizione stampata in rosso.

Anno M. (qui il doppio stemma) CCCC. LXII.

Il secondo volume contiene 289 foglietti e termina con una soscrizione parimente stam­pala in rosso, che varia in qualche esemplare, e per maggiore intelligenza trascrivo colle loro varianti.

1. Presens hoc opuscutum artificiosa OdinvctUiohe imprimèndi set» caracterizandi absque calami exaratione, in eivitate Moguntina, ite effigiatimi, et ad eusebiam Dei industrie per Johannem Fust civemy et Pelrum Schoiffher de Gemsxheym, elcricum dioeesis ejusdem, est consummatum, armo Domini M. CCCC. LXII, in vigilia Assumpeionis virginis Marie.

2. Presens hoc opusculum finitum ae completimi, et ad eusebiam Dei industrie , in eivitate Moguntina per Johannem Fust civem, et Petrum Schoiffer de Gemsxheym, elerìcum dioeesis. ejusdem. est con- summatum, anno Ineamaeionis Dominice M. CCCC. I l '/ / , in vigilia Assumpeionis gloriose virginis Marie.

La principale differenza in queste due so- scrizioni è 1 omissione sull’ ultima del modo come fu eseguilo il libro. Molli scrittori (1) asseriscono che gli esemplari, ove furono omesse le parole artificiosa adinvenlione im- primendi, seu caracterizandi absque calami

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( 1 ) Gabriele Naudc, Addition a V histoire de Louis XIÌ pag. 280. — Abbé Mcrcicr, Supplìment a Vhistoire dt l'impreineri«j png. 10, eie.

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exaratione, fossero stati quelli venduti per ma­noscritti in Parigi, e che furono la causa della persecuzione contro Faust, e per la quale venne obbligalo fuggirsene, come te&lè Ito più volte accennato.

Nel testo di questa Bibbia si trovano molte irregolarità, ed lia subito considerevoli cam­biamenti » e molli bibliografi erroneamente asseriscono e sono persuasi che tante edir zioni si sono fatte in detto anno di questa Bibbia per quanti sono i cambiamenti; e con particolarità. Seemiler (i) ciò. pretende inde­bitamente sostenere.. In uno esemplare , che offre la biblioteca di Ingolstadt, si-segnala un certo numero di varianti. Di esso si è servilo Masch nella descrizione di questo libro (2).

Esistendo realmente queste varianti in di* verse copie, ed in varii fogli, secondo 1’ as­serzione dei sopradetti! bibliografi, dovettero farsene tante edizioni nello stesso anno per quante sono le varianti in detti esemplari ? Ciò è impossibile, perchè non- era sufficiente un anno per eseguirne una sola edizione, oo-

(1) Secai ilcp, De latinorum Biblierum cwn noia anni 1403 impressa duplici editione Maguntina exercilatio io 4 , di pag. 10. Ingolbtadl 1783.

(2 ) M asch, B ib lio teca sacra d i Le £onj|»

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stando Y opera di circa 800 foglietti, ovve­ro 1000 pagine, e dovettero impiegare lo an ­tecedente anno della pubblicazione per potere eseguire la stampa di detto libro; tanto vero che nessuna opera abbiamo che fa fede essere stata pubblicata da questi stampatori nell’an- no 1461.

Debbono piuttosto attribuirsi tali varianti alle correzioni fatte dagli stampatori tosto accortisene; come difatti nel foglio 21 del vo­lume secondo nel capitolo LVUI di Isaia fu omessa un’intiera linea in alcuni esemplari, principiando questo foglio nella prima colonna colla linea per diem, e negli esemplari corretti eoi foglietto rifatto comincia colla linea omessa clamor etc. E tale sistema è osservato tuttora da tutti gli stampatori, come osservasi in varii libri chiamando tali rifazioni cambio.

Un errore più singolare, ma meno impor­tante nella soscrizione non è stato corretto, ed è la parola opusculum invece di opus che trovasi in tutte le copie. Maitter (1) asserisce esservi degli esemplari colla correzione opus, ma Van-Praet meglio istruito nella scienza bibliografica asserisce il contrario, e deve prestarglisi fede.

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(f) MaiUer, Annoi. typogrrapA.,t.1) part. f, pog. 279, cdtt. 1735.

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Van-Praet (1) annunzia uno esemplare di della Bibbia, sul qua te vi è scritto in latino Tatto di vendita della stessa fatta nell anno 1470 da Hermanno di Alemagna commesso del li* braio giurato dell’Università di Parigi Gio­vanni Guymier a Guglielmo di Tourneville (2) arciprete e canonico di Angers per il prezzo di 40 scudi.

Questa è la prima Bibbia che porta data cerla ed è chiamata per eccellenza la Bibbia di Magonza; abbcnchè non è la prima slam? paia in questa città, e ie antecedenti 'Sona senza data, e deve essa questo onore alla sua soscrizione.

La esecuzione tipografica è.elegantissima pei tempi. Venduto un esemplare stampato* in vq* lino 3200 fr. Gaignat, 4086 fr. la Valjiere^ 3900 fr. Soubise, 175 lirjsterl. Edwards,.4750 fr. Mac-Carty.. Stampato sopra carta 2500 fr. la Valliere, nel 1767, 3212 fr. Crevenna (que­ste ultime due copie legate in voi. 4, in ma­rocchino rosso) 2101 fi*. D’ 0. . . , 105 lir. steri. Willett.

(!) Van-Praet, Coiai, in fol. pag 59.(Sì Mcermann nel citare questo documento {Orig. typo§r.t tom. 1,

Pag. 7, nota x) ha commesso due errori, il primo che chiama Her- manno lavorante di Schoeffer, che in tale epoca non lo era an­cora, ma vi fu molto più tardi*, l*altro che dà il titolo di arcive­scovo di Àogers a Guglielmo di Tourneville, che non lo fu mia.

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La Bibbia di 42 linee senza data è comu­nemente chiamata la Bibbia Gazzerina, pei* essere tale copia esistente nella biblioteca di tale nome in Francia, ed ha attirato l’ atten­zione dei bibliografi; e dell’ugual modo quella di 36 linee è conosciuta col nome Schelharn, per essere stato il primo a segnalarla agli eruditi.

Mi sono contentato dare sin qui le notizie su i libri che furono i primi stampati con data certa e non mi sono di più dilungato per non allontanarmi dal disegno da me pro­posto. Se i lettori vogliono più estese notizie su tale particolare consultino Mailtér, Panzer, Audifredi, Laire, La Serna-Santander, etc., i quali hanno dato la storia delle edizioni del XV secolo con esattissimi indizii e curiose notizie. 11 certo si è che in questo secolo, che fu inventata la stampa, fu nello, stesso tempo portata ad un aho grado di perfezione.

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CAPITOLO TERZO

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Propagazione iella Mampà nelle principali città di Europa.

Dopo scoperta la stampa non fu tarda a propagarsi in Europa. Sciolta la società Fau- sloGutlembergiana i lavoranti della stessa ne portarono notizia Tuori Germania, e ciò ac- cadde Tanno 4458, o 4459. Avendo poi nel* T anno 4462 Adolfo conte di Nassau presa Magonza, e danneggialo in tale circostanza il luogo di lavorò della stamperia Fausto-Schoef- feriana, e dispersi i lavoranti di detta, pro­pagarono viemmaggiormente in pochi anni si utile arte in quasi tutta T Europa.

Diverse opinioni vi sono su la introduzione della stessa, e quale fosse stata la prima città a metterla in uso. Alcuni vogliono sia stata introdotta in Bainberg nel 4461 e portano per documento la Raccolta di Favole in tedesco ac­compagnata di incisioni in legno ivi stampala nel 4464 volgarmente chiamala Liber simili- tudinis, descritto da Heinecken, e conservato nella biblioteca del duca di Wolfenbullcl.Jl

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libro delle QuàtUo storie stampato da Pfisler nella stessa città nel 1462 è descritto da Camus nelTanno VII. Van-Praet allo stesso stampa­tore attribuisce un frammento del Calendario di una anteriore data.

Si vede stampato nell’anno 1461 in Venezia da Nicolò Jenson il libro titolato Decor fuci­larmi Zoè Honore de le Donzelle etc. in fine del quale leggesi la seguente soscrizione:

A nno a C h r is t i in c a r n a t a n e

M.CCCC.LXI PER MAGISTRUM N iCOLAUM

J enson felic k ter im pressiti! e s t .

Alcuni bibliografi seguendo la opinione di Bozc e segnatamente Meerman, Heineken, Sassi, Laire, Mittarelli ed altri posteriori assicurano essere la data di tale libro erronea, ovvero fraudolenta , osando niegare tutte le edizioni italiane anteriori al Lactantius del 1465. As­seriscono però lutto questo per sole conghiet- ture.

Il Boze nella Istoria della Accademia delle Iscrizioni (1) inserì una Dissertazione sulla origine della stampa, nella quale descrivendo

(1) Hìet. de r Accademie dee Ine cripiione, rol. XIV, an. 1743 ? pag. *27 in 4.

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il Dccor Puelbrum vtiol provare con congcl- , ture la falsità o la erroneità di tale data.

Dopo molti sbagli decide essersi servii?. \o stampatore dei caratteri del S. Agostino pub'* blicalo in Roma nell'anno 1467, dK&iaraedolOj il primo libro già rapato m Italia; ignorando,o tacendo il Lactaniius di Subisco dell'unno liti# e gli altri libri di anteriore data. ;

Il tanto celebre Paiioni (1) confuta in qual­che modo il Boxe e suoi seguaci. M dolio bi­bliografo Crevenna (2) nel rispondere alle obie* zioni degli slessi ecòka gli Italiani ad illustrare di proposito questo interessante argomento con documenti per sostenerlo. L’erudttfcpiinQ Tiraboschi (3) non lascia di indicare gli -ar*- gomepti allegati dal Bore e seguaci contro la legittimità della data dei libri stampati in Italia anteriori al Laetantiut de) 446S, i quali non sono, dice esso, di tanta fona, clje non si possa rispondere per ^confutarli {*)i

Essendo io fertliamf ; e spinta <Ja patrizi ca­

ci) Paltoni, Venezia prima città fuori detta Germania dove té «Mf* dtò forte dHlai stampa OisktVrmiohv fin 8j Vcitelia 11/1 .

(i) Creveaoa, Ca(<do(fKlira^otm4t 4. Aim^ei^wiL <17^0, fo l U, P*g* 6J.

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riià , non potando per la mia pochezza con­futare sì eruditi bibliografi, è non permetten* dolo il libro che ho intrapreso a pubblicare; esporrò alcune mie riflessioni che mi lusingo tìon saranno discare al lettore.

Nicolò Jenson nacque nel 1420 in Francia secondo alcuni (1) , ed in Germania secondo altri (2). Avendo Carlo VII nel 1436 espulsi gli Inglesi, stabilì una zecca in Tours nella quote venne il Jenson impiegalo, e vi si di* slinse per modo che ne meritò la direzione.

Venuto a conoscenza Carlo VII della inven­zione dell1 arte della stampa in Germania , nel 1458 inviò colà ad apprenderla il Jenson, il quale non ritornò in Francia, ma andò a stabilirsi altrove per esercitarvi Parte appresa*

Tultò ciò è cerlOi ed il dotto libraio, Ulu* Mratore della storia degli incisori, Marielie,lo conferma, avendo scoperto nel primo foglia di un antico manuscrllto, contenente le rm* prónte delle monete di Carlo VQ re di Francia, u#a memoria scrilta da antica mano colla data del 145& (3), che asserisce il fin qui dello e che non ignora lo stesso Boze.

(1) Michaud, fiiographie uni ver selle voi. XXVIII, pag. 534.(2) M. Ant. Sabcllico, Enneade X , lib. VI. voi. II. pag 958,

edii. di Basilea in voi. 4.(3}c^Cbe essendo venuto a notizia di tarlo VII, esercitarsi a qoci

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Posteriormente ai Manette un'altra memoria simile fu scoperta in un antico librò di mo* nete mss. da Filippo Augusto sino a Ludo­vico XI successore di Carlo VU con l'aggiunta « che il Jenson non ritorni in Francia, ma « andò a stabilirsi altrove con l'ftrte appresa (1).»

Le suindicate notizie, conosciute dal Boze, non altro asseriscono che Jenson Tu invialo nel 1458 in Germania da Carlo VII per ivi apprendere farle della s tam p a le , dopo ap* presala, essersi stabilito altrove ad esercitare delta arie. Ma non era torse a conoscenza del Boze e suoi seguaci bibliografi il de­creto del Senato di Venezia del 1441 , col quale proibiva agli esteri la introduzione e lo spaccio delle carie da giuoco e ligure stam­pate , per non reear danno agli stampatori delle stesse di delta città,. E la parola stani- pido fa conoscere esservi stale delle stampe­rie in Yenezia in quell’ epoca ; come ce lo

• tempi inrtlagoiiza lo nuova scoperta di stampar libri, ordinò agli « Ispettori «Ielle pubbliche secche di iudicargli la persona più intel^ « li gente, che fosse capace di andar colà ad istruirsi destramente « dell’arte. Che gii nominarono Nicolò Jenson giovine di grande ahi- « li là allora direttore detta Zecca di Toiifs e ck« vi fu subito spedito.»

Bariette rapportato da Botti, Quadro ad Arwood, pag. XLIX(1) Bozc, Disserlation dans Its Sfémoircs de i’A:caJemic d*f Ih»

uriptm u voi. VU iu 4.

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conferma M. Antonio Saltellico (1) il quale *s- senscé esservi stale ivi stamperie anni 46 pria dei!’ invenzione della slampa in Germa­nia, ed essendo stato il primo libro con data certa stampato in Magonza nell' anno 1457, corrisponde l’epoca del 4441 , per come celo pruova il sopradetto decreto. Osserviamo finalmente, che tale parola ò tutl’ora presso noi in uso oollo stesso significato in tulle le stamperie di Europa.

( f ) « 31.CCCC. XLI « di XI etabrio. Canciosia che farle et me*» *litr delle carte e fi gore stampide che se faoo io Yenesia è vegnudo a total diffaction , e questo sia per la gran quantità Idé carte da sugar e fegure depente stompide; te qua) vita Cita *lé Suora de Venezia ala qual eosa è da meter remedio, ebe i diti maestri, i quali sono assaii in fameja, habiano più presto utilitade clic i forestieri. Sia ordenado a slatuido come anchora i diti mae­stri ne ba supplieado, obe da s o in avanti lon f>oasa vegnie over CMer eondetto in questa terra alcun lavorerit dela prediola arie, ebe sia stampido o depento io tella o in oarta, oomo sono anebono e carte da zagare, e eadaun altro lavorerio de la io aria fa to « pcneUq e stampido solo pena di perdere i lavori condotti e liv. XXX e sol. XII.. dela qual pena pccuniaria qn terzo sia del cooiun, un terzo di signori justitieri vecbi ai quali questo sia commesso, ed un terzo sia del aceu*ad<*. Cum questa tamen condUion , che i maestri i quali fanno de i predetti lavori in questa terra y non possano vender i predetti suo lavori fuor delle sue botege, sotto la pena predilla, salvo obe de merebore a S. Polo e de sabado a S. Mareo sotto la pena predetta.. . » Lettere pittoriche, tom. V. pag. 5*0. — Ottley, An inquiry fato thè oripn and early hictory of engravivg upon copper and vood, pag. 48 — Tewauia, Zelerà al corte Algarotti.

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Ma se vuoisi aucbe applicare la parola Jftim' fido alle sole carie da giuoco e figure, dallo slesso decreto chiaro emerge che da tempi più rimoti tale erte era io pieoo esercizio io Venezia.

Or dallo stancare carte da gittoco e fi* gure allo slampare libri altro oou doveva darsi die ua solo passo, cioè la coooseeoza e l'uso dei caratteri mobili fusi in che con* «iste l'arte della stampa.

Venuto quindi Jenson da Germania coll'arta della stampa appresa, cioè a dire cella cono* zcenza della fusione de’ caratteri mobili, « provetto nell'arie di incidere, apparteneva ad esso lui la incisióaò dei punsoni. Avetdo poi trovato adulta in Veoezùf l’arte di stampar* figure e carte da giuoco xilograficamente, quale difficoltà potrassi incontrare, per am* mettere, che <J Jenson avesse ivi nel medesimo anno messo in esercizio l’arte altrove appresa di stampare libri, e pubblicalo avesse nell’ ao* no 4464 il libro controverso ?

Nè tampoco era alla loro conoscenza ciò che scrissero due contemporanei scrittori cioè Mareo Antonio Sabellko e Marino Sanudo.

II primo (4), nalo nel 1433 in Vicovaro, fi)(1) t Pulchcrrirai ioveuti (parlaudo dell'arte della stampa) tuctar

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scolare predilettó di Pomponio Loto é di Do- mizio «celebre Veronese, due correttori delle primè stampe romane; e trovavasi in Roma quando Swfcynhefim, e Panttarlz introdussero l’arte della stampa in quella città; e fu inol­tre il primo, ebe d’ordine del Senato di Ve­nezia scrisse VIstoria Veneta su i documenti originali del pubblico archivio e la stampa nel 1487,

Questo coetaneo scrittore asserisce, che Ni* colò Jenson stampava in Venezia ai tèmpi del -doge Pasquale Malipiero (Maripetro), vai quan­to dire non più tardi del giorno 5 maggia 1462 epoca della morte di questo doge* eolie se* guenti precise parole: reddidit Maripèl ti pri nei - pnlum ad postero* iilksiriorem libraria itnpressio., • 11 secondo ne parla nella sua opera Viim ducum Venctorum scritta in italiano, abbenchòJanftoes Gatte mbergense........ Bfoguatiaaqae res prinoam tentalaest.. . . aonis circiter 16 priusquam in Italia reSrCepta sit vul­gati. S.unt qui iuter initium Pieotini pontificis id opificium Italias mvectum (per iaventum), quod non multe sit diversum ab eo quod alii prodidere, ut in eiini ipsum animai Christi Cai isti exitus ìq- eiderit et Pii pontif\cis. Sed utraque res signanda est : clarue- runt plerique cjusmodi opificio, sed omaium maxime opus opit>us t i eleganti littcrarum forma iqultum c®ter©s anticelderunt Nicolaas lenson et loannes Coloaiensis ambo Teutonici: reddidit Maripelri principatum ad postero» ilhistriorem libraria impressio.» Marci An­toni! Sabellici Enneas X lib. VII, pag. 958, voi. II, edit. Basile^ in voi. 4. in (tri.

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porti it titolo Ialino, tanta Iqdota dpi CoiHrtpi* latori della, Biòymfia universale (4 )e pub* blicatd dairerudilo Muratori nella tanto cele­brala raccolta; Rerurri Itfllic&mm Soriptares (2)j

Nell’anno 1459 registra il Sa nudò tra gli inventori dtlla. Stampa il Jensoia, uieerido ìtfhe l'arte Tu trovala da Gimerobergi <|u&nlu4H|uè altri vogliono da Fusto e altri da .Nicolo Jenson (5). /

Giò ia conoscere che neiratmd 44.59 Jenson era io esercizio della stampa e non vale il dire non avercene documenti,;cioè libri slam* pali dal Jenaon con tale data; giacche ironie ben si conosce, i primi saggi dati dagli anti­chi stampatori furono ancipiti, cioè senza luogo di impressione e senza nome di stam­patore*

ft) ■ *T«le t storia {Vita» Ascimi tenmonm) scrllU con mane « eleganza di quell® di Sabetlleo è ad essa ; superiore da) lato € delta esattezza, attesa la diligènza usata «dal Sanudd Dèi citare « gli atti giustificanti e di confrontare i racconti degK storici atta* « nieri » Biografia universale, voi* Li, fot. 00 Veneaia 1819.

(2) Muratori Rerum Ualieanm Scriptores, loia. XXII. ‘(8) « In qu?st’»nh0 (t4&$) l’arte della stampa fu travata da un

« tedesco Dominata GibVanni Guttemberg di Argentkra.Attri yagHuno c che fosse troviate da . / . fusto è attii da fficotò «Jenaact» la • quale^rteriìgofetiaiafu stile motto lodtvofe*. -taratori*, Rerum Italicarum Scriptores, toafc-XKli*fao?l,W9t tol«ina*110*.

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Nett’anno 4461 poi asserisce ohe il Jenson eon l'arte della stampa guadagnò moltissimi denari e divenne ricchissimo sotto il dogata di Malrpiero , e che fa il primo a stampare libri in Venezia (4).

Finalmente nell1anno 4469 fa menzione del. decreto del Senato di Venezia del 48 settem­bre dello stesso anno (3) che concedea a Già* vanni diSpira la privativa di potere esso solo per anni cinque stampare V Epiitole di Cicerone e di Plinio, facendo conoscere essere in queH’epoca l'arte della stampa di già resa di pubblica ragione e non più un segreto (3)

(1) « In tempo di questo doge ( Pasquale Malipiero) Venezia « stette in paee e ih quiete. E in questa terra, poi per tutta « l'Italia fu principiata l*arte dello stampar libri , la quale ebbe « principio da alcuni Tedeschi, tra i quali uno chiamato Nicolò € Jenson Tedesco fu il primo che in Venezia facesse stampare « Uhri e guadagnò asMÙséuni denari, sicché venne rkohissime.

« Questo doge dogò anni 4, mesi 6 , giorni 7. (Muri il di 5 « maggio IMS) ». Muratori, Ber. itoMeanm Scriptum loc. c it , colonna 1168.

(2) Archivio pubblica di Venezia, 19 , carte..#5 segnato n. 1469 a 18 settembre.

<5) « Di settembre (1460) fa prese, Ohe Attesole Jarte dello . « stampare è venuta alla lece, sia conceduto»a Giovanni Spira fc>

i stampare le Bplttol» di ruUfo è di J*Unlb par cinque anni e c ehe altri ooUe stampino ». Muratori Jtov Màhieanm Scripton» , loc eit. an. 1469, cotono* lf89t

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Deve qai riflettersi che le Epistole di Ci­cerone e di Plinio stampale da Giovanni di Spira portano la data del 1469 e perciò l'im­pressione dovette cominciare alcun tempo pri* ina , non polendo stamparsi dal giorno del decreto, cioè dal 18 settembre 1469 sino alla fine di dicembre di detto anno, perchè sono due grossi volumi, uno dei quali (Plinioì. di pagine 750 in foglio a lunghe linee, tutti e due di magnifica edizione per la nettezza, per la rotondezza dei caratteri, per Tegualtà dei tipi e per la bellezza della caria, érarissimi perchè non ne furono stampale che solo cento esemplari.

Molto più ch’egli aveva in pari tempo co­minciato a stampare la Città di Dio di Santo Agostino, allorché la morte lo sorprese. Vin- delino suo fratello Io termina nel 1470 e pub­blica nello stesso anno le opere di Virgilio.

Ora per ciò eseguire necessità richiedeva la occupazione di più di un’ anno , e ragion vuole che all’epoca del decreto dovevano es­sere di già stampati, o per lo meno in fine di stamparsi,

Si aggiunga che per essere stampali con si bella esecuzione tipografica , V arte della stampa non poteva essere in tale tempo bam­bina, ma mollo provetta. 25

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Pietro Giustiniani lo stesso rapporta (1), con asserire che sotto il dogato di Malipiero si stampavano libri in Venezia; e questo mede­simo asseriscono Tarcagnota (2), Gabriele Si- meoni (3) ed altri.

Non avendo sinora potuto provare essere stata in Italia inventata la stampa , per tali ragioni e con tali incontrastabili documenti e testimanianze credo doversi dare P onore al- T Italia e segnatamente a Venezia di essere stata, se non la prima , almeno coetanea a Bamberg nello avere appreso ed introdotta tale nobile arte.

Nicolò Jenson arricchì Venezia dei suoi talenti tipografici. Fu abile incisore di mo­nete. Esso applicò tutta la sua abilità alla in cisione dei punsoni e fu il primo che fuse i caratteri romani, inventò le eapolettere latine, diede una forma ai minuscoli che partecipano dalle lettere latine,spagmiole, lombarde, sassoni

(1) « Sub Paschale Maripetro tibrorum imprimendorum ratio- « nem tura primum in Italia repertam fuisse, adinventumque ip- ■ suoi Germani hominis credilur » Pietro Giustiniani, Star. di Y%- ntsta, pag. 203.

(2) « Lo stampare libri medesimamente . . . . net ducato di « Malipiero primieramente in Italia si vide » Tarcagnota, Sto­ria etc.

(3) ■ La forma di stampare fu ritrovata al tempo di costui (Pa­squale Maripetro). Gabriello Simconi, Commentata etc.

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c francesi ovvero caroline. La forma di tali caratteri fu gustata ed adottata, e, subito resa generale dall uso universale, che si conserva per tutto fino ai nostri giorni.

Ulrico Zeli di Hanau portò il primo la stampada Masonza in Colonia verso il 1465, e ben

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tosto molte altre stamperie si stabilirono nella stessa città.

Nel medesimo anno Conrado Sweinheym, Arnaldo Pannartz ed Ulrico Han di Vienna in Austria chiamato in latino Hulricus Gal- ìus (1), lutti lavoranti usciti dai luoghi di la­voro di Magonza, stabilirono i loro torchi nel monastero di Subiaco nella campagna di Ro­ma sotto il ponteficalo di Paolo II, ove li re­ligiosi tedeschi diedero loro ospitalità. For­marono essi degli allievi e stamparono il Do­nato senza data e le opere di Lattanzio in caratteri chiamali romani con soscrizione e data del 30 ottobre 1465. Essi vi pubblica­rono aneora delle altre opere nel 1467 , co­me la Città di Dio di S. Agostino, ed il ca­rattere che vi impiegarono ritiene il nome dell’autore del libro e lo conserva tuttora, e

(1) Gallus non vuol «lire francese, comc alcuui credono ; ma è la traduzione di Han dal tedesco in francese che corrisponde a ' Coq io francese, Gallus in latino c Gallo in Italiano.

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corrisponde al corpo 12 nella divisione dei punii tipografici. Stamparono le Epistole fa - miliari di Cicerone in foglio, ed il carattere impiegato in delta opera porla il nome del principe degli oratori ddl'antica Roma , che lult’ora conserva, e corrisponde al corpo un­dici ; ed in seguito pubblicarono altre opere.

Verso Tanno 1466 Mentel ed Egestein si stabilirono a Strasburgo, ma la data certa di Menici in detta città è del 1471, che trovasi nel libro dei Decreti di Graziano da esso stam­pato.

1 fratelli Pietro e Francesco de Maximis a- mici e protettori delle arti attirarono in Ro­ma i tipografi Sweynehim c Pannarlz allog­giandoli nella loro casa, ove nel 1467 stam­parono le Epistole familiari di Cicerone.

Detti stampatori erano stali di già prece­duti in quesia Cillàa da Ulrico Han , che il cardinale Turrecremala aveva fatto venire de Subiaco. Questo stampò nel 1467 le Me* dilazioni del suo benefattore in un volume in foglio con figure, il quale è della più grande rarità. Stampò nel 1470 i Commentarti dello stesso cardinale sopra il Salterio. Associò indi nelle sue intraprese Simeone Nicolò di Lucca suo allievo, ed insieme stamparono una buona

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quantità di opere nella casa di Giovanni Fi­lippo de Lignamine Messinese, uomo erudito, che rivedeva e correggeva i codici c le edi­zioni di questi due artisti.

Verso l’anno 1469 il cardinale Caraffa chia­ma in Roma il tipografo Giorgio Lawer di Wurtzbourg, il quale stabilì il suo luogo di lavoro nel monastero di S. Eusebio dell'ordine dei celestini.*

Adamo Rot prete della diocesi di Metz cscrl citò nella stessa Città l'arte della stampa dal 1471 al 1475 e si crede avere introdotto l’uso dei dittonghi. In tale epoca si contano in Ro­ma una ventina di stampatori.

La moltiplicità delle stamperie stabilite in Roma in sì pochi anni è una chiara ed irre­fragabile pruova di quanto erano le arti fa­vorite nell’ epoca del rinascimento delle let­tere ed il più bello elogio dei Papi in quei tempi, i quali non avevano il barbaro siste­ma dei pretesi uomini di stato del cessato go­verno che riguardavano i lumi come pericolosi e nemici della felicità dei popoli.

11 favore accordato agli stampatori dal go­verno pontificio li spronò tutti ad una nobile emulazione di superarsi Tun l’altro, sia per la bellezza e la rotondezza dei loro caratteri,

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sia per la bontà » per la bianchezza , per la- forza e la quadratura della loro carta, sia in­fine per la scelta, pel sapere e pel merito dei correttori e degli editori.

La stessa emulazione regnava tra gli uo­mini di lettere loro contemporanei , loro a- mici e loro proli, che rivedevano, collaziona­vano, purgavano ed inlerpretravano i mano­scritti degli autori greci e Ialini, e rendevano loro in qualche modo la vita.

È molto sorprendente la quantità degli au­tori antichi stampali in Roma nel secolo XV, che, esumati dalla polvere delle biblioteche, riappariscono nel gran giorno, per essere l'am­mirazione dei tempi moderni, come lo furono in quel secolo.

Queste prime slampe formano l'ornamento delle biblioteche, e quelle di Roma e del Va­ticano specialmente ne sono ripiene. Il biblio­grafo Laire dei minimi ce ne ha dato l'istoria nel suo Specimen hisloricum typographics ro­mance XV seculi stampalo in Roma nel 1778 in *.

Indi a non mollo Roma e Venezia ebbero per emuli la maggior parie delle altre città d’Italia , come Bologna , Mantova , Firenze , Vicenza, Parma, Padova, Siena, Udine, Napoli, Palermo, Messina etc.

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Nel 1471 il prete Sislo Riessinger, il quale per esercitare V arte della stampa rifiutò un vescovato, stabili una stamperia in Napoli ed vi stampò nel dello anno l'opera di Bartholi

de Saxoferrato Leclura eie. in foglio.In Palermo circa l’anno 1472 vi fu con cer­

tezza stamperia ed offre la stampa dell’opu­scolo ancipite di Naso il quale in versi latini descrive le feste falle dai Palermitani in oc­casione della resa di Barcellona, in 8 . di 24 carie col seguente titolo:

Joannis Nasonis Siculi Panormi de Speda- culis a Panhormilanis in Aragonei regis lau­dem editis Barchinonia in fidem ejus recepta feliciter incipit. II quale opuscolo fu da me illustralo nelle Riflessioni sutr introduzione deirarte tipografica in Palermo in 8 . 1859.

Il primo libro stampato in delta città che si conosce con data certa è la Raccolta delle Consuetudini di Palermo pubblicate dallo slesso Naso che porta per titolo Consuetudines fee- licis Urbis Panormi comincialo nel 1477 e terminato nel 1478. Essendo in tale tempo pretore di Palermo Francesco Patella, chiamòil tipografo Uyel di Wormacia, e tra la mol­titudine di libri che dovevansi pubblicare per le stampe si scelse il sopradetto libro, come

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trovasi scritto nella prefazione dello stesso.In Messina Enrico Alding stabilì stamperia,

e pubblicò nel 1478 la Vita del glorioso san* ciò hieronimo etc.. e non mai nel 1473, come alcuni bibliografi asseriscono. Nell1 appendice proverò quanto ho detto tanto per Palermo, quanto per Messina.

Quest’ arte si sparse in Toledo, Siviglia f Barcellona, Granata , Madrid, Asburgo ed in moile città di Alemagna, di Francia, d’Inghil­terra, dei Paesi Bassi etc.

Giovanni de la Pierre priore della Sorbona fece venire da Ma^onza a Paridi nel 1469 trer? tDstampatori, cioè Martino Crantz, Ulrico Gering e Michele Friburger, ai quali diede il locale per il lavoro nella casa della Sbrbona. Essi nel 1470 publicarono il libro titolato Episto• l(p Gasparini Peryamensis in 4.

Riccardo Atkins ha preteso rapire la gloria a Guglielmo Caxton di avere introdotto Parte della stampa in Inghilterra, dandola a Fede­rico Corseille, asserendo avere quest’ ultimo nell’anno 1459 circa stabilito ivi una stampe­ria. Ma il dottissimo Midleton ha bene pro­valo con una sua Dissertazione su V origine della stampa in Inghiltena 'stampata nel 4735 in 4. non essere giammai esistita stamperia

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trclla Gran Brettagna pria del 1477, e la prim a

opera ivi stampala essere stata la Raccolta dette stòrie di Troia ; e, seguendo Psomme (1), il primo libro stampalo In Inghilterra fu ’nel- l’anno 1474.

Finalmente Aldo Pio Manuzio il vecchio , onore e decoro deÌP arte tipografica, capo dell1 illustre famiglia dei Manuzi che si è tanto distinto per le sue»bet!e edizioni, fiorì egual­mente in Venezia e pubblicò senza * dubbio nel 1494 il Poema di Museo * greco ‘ Ialino senza data $ ), e nello stesso anno la Gram­matica greca di Costantino Lascari Bizantino di eccessiva rarità, c lo stesso Aldo dichiara nella prefazione ùe\Y Aristoteli* Organum del 1495 in foglio, che selle anni di occupazione nella diffìcile e dispendiosa arto della stampa aveva impiegato pria della pubblicàzioné di tale libro: e ciò fa conoscere che sin dal 1488 aveva comincialo la esecuzione del suo pro­getto nell’arte della stampa. (5).

Nulladimeno questa beffarle non perviene a stabilirsi da perlutto senza incontrare degli

(1) Pftoramc, Dietim Blblioqraph. voi. I, pag. 65.(3) Renonard, Annate* de l'imprimerle de» Al des, voi. II, pag. 9,

tdition 1803*(3) IJ.) I<i.y loc. Kit.

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ostacoli, come tuttora accade quando si sia* biliscono delle macchine ingegnose, che ao* celerano e decuplaoo i lavori degli uomini.

I copisti si slanciavano contro gli stampa­tori perchè perivano della fame. I fabbricanti di carte di giuoco di Asburgo loro intentarono un processo, dimandando che loro fosse proi­bito di servirsi di tavole incise per fare delle carte da giuoeo , atteso ihe essi erano nel godimento di lubricarle por tutta PAlemagna,

I pittori e gli illuminatori che si occupa­vano degli ornamenti dei manuscritti fecero intrighi con tutto il loro potere, per opporsi olio stabilimento ed ai progressi della stampa, perchè essi vedevano ebe i loro particolari interessi soffrivano.

Ma i vantaggi inestimabili , che lo scienze e le lettere ricavano da questa bella inven' lione, T han fatto trionfare di tutti gli osta­coli e di tutte le contrarietà dello interesse personale e della cupidigia individuale.

Tutte le grandi città , e sopralutto quelle che possedevano una Università, si affretta­rono ad adottarla; e gli stampatori che erano Incoraggiti non risparmiavano diligenza , nè spese , per corrispondere alle intenzioni be­nevole» che si avevano a loro riguardo, e per

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dare alla loro arte latta la perfenone che era in loro potere; mentre, come h» di già detto, si vede uscire dai loro torchi una irt- fkiità di belle edizioni dei migliori autori in varie lingue e di vario genere d» scienze; sì che ci sorprendono gli immensi progressi, che questa felice scoperta fece sin dal suo nascere.

CAPITOLO QUARTO

Qéaàro cronològico ièlla stabilimento della stampa In diverse Città di Europa nel corto del XV eccolo.

1437. Magona. Piabnorum eodtx, tot ma*, stampatori Gitfvdrtrtt Fdtist e Pietro 9etioefT<*r*.

i lf if . R&ctolt* di fattole, in tedesco,fofgftrmenfé chiamato Liber skitilHudt- nis ini lui; stampatore Alberto P. Pfi- stèi*.

1464. V«>neztA. Ùecor pueMafum, ta 4» stólto* pMor(6 Nicolò Jetisort.

446$', Scrtutoo. LftcUttUii Opéra> fot. pie. staili potori Coflr*d0 SMreyrtehim eé Arnoldo Pannartz.

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14-67. Roma. CiceroniìEpisltdae ad familiare», in 4. gli stessi stampatori*

1467. EltBvil, o ELféiì). (AllaviUa). Vocabu■> larium ex quo e tc ., in 4. stampatori

• Enrico e Nicolò Bechtérmunlze.*

I caratteri di questo libro sono gli slessi di quelli im*piegati da Gultemberg nella edizione del Cutholicon del 1460.

1467. C o l o n ia . S. Augustini de singui cleri- cor., in 4. stampatore Ulrico Zeli di Hanau.

1468. àsburg. Meditationes vitae Christi, in fol. stampatore Ginther Zainer di Reut- lingen.

1469. Milano. Miracoli dela glor. V. Maria, . in 4. stampatore Filippo de Lavagna.

1470. Norimberga. Comentarium viliorum, in fol. stampatore Giovanni Sensenschmidt-

1470. Parigi. Epi&tolae Gasparini Per gameti' .sist in; 4. stampatori Ulrico Gering, M. Cranlz e M. Friburgo di Colmar.

1470. Fougno . Leonis Arcti. de Bello Jtaficp * in fol. stampatore Emiliano de Orfinis.

1470» TREfERi. ffistoria de indulgenti* B. Fran: cwc/\ in 4. Stampatore Giovanni Bey- nardi.

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ao*4470. Verona. La Batracomiomachia, in fol*

s tam pato re Giovanni de V erona.

4471. Strasburgo. Gratiaiti Decrelum, in fol» stampatore Giovanni Mentelius.

Benché ajppaja che Giovanni Mentel io abbia stanlpato pria del 1471, la prima edizione che porta data certa è questa.

4474. Spir a . Postilla super Apocalipsin, in 4.stampatore Pietro Dfach.

4474. T reviso. Mercùrius Trimegister, in 4.stampatore Girardo de Lisa di Fiandra.

4471. Bologna. Ovidii opera, in fol. stampa* (ore Baldassarc Az2oguidi.

Azzoguidt nèlla sua soscrizione si dà come il primo che fece conoscere l'arte della stampa nella sua patria*

4474. F errara. Martialis Epigram, in 4. stam­patore Andrea Belfortis.

Quésto Andreà Beiforte era sopranotninato Gallo, perchè nativo di Fhmcfa. *

4474. Napoli. Bartholi de Saxoferralo lectura* in fol. stampatore Sisto Riessioger dì Strasburgo.

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Questo Rlessmger era prele di Strasburgo e ricusò ilvescovato per esercitare Iurte dello stampa»

1471. Pavia. Johann. Matthaei de gradibus opera medica, in fol. stampatore An* tonio de Carrono.

1471. F irenze. Commenta Servii in Vir gii. in fol. stampatore Bernardo Getintni.

1472. Cremona. Amjeli de Perumì Lectura ,

in fol. stampatori Dion. de Paravisino 6 Stefano de Meritai» di Letico.

14721 Fivizano. Virgilius, in fol. stampatori Jacobus, Baplisia Sacerdos et Alexander.

1472. P adova. La Fiammetta di Boccaccio, in 4. stampatori Bari, de Valdezochio e Mari, de Septem Arboribus.

1472. Mantova. Tmctatus mateficiorum, in fol. stampatore Pietro Adamo de Mielfe» libus.

1472. Mondo vi. Sancti Antonini de instruct. coììfess. , in 4. stampatori Ani. Mattia di Anluerpia e Baldassare Corderio.

Questo libro pori» nella soscrkwona Mokbf.alk* ed.iitra-duWore df Denis non conoscendo essere Mbrreale fa citta

M<5fldtoiìv,i: aggiunge nelfa sttt tradizióne : di Sicilia;•ome Io proverò nell’ Appendice.

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1472. J esi. Commedia dì frante, in fol. stam­patore Federico di Verona.

1472. Mu.vstkr in Argqyia. Roderici Specuhtm %in fol. stampatore Elia di Llonfen.

1473. Parma. Trionfi di Petrarca, in fol. stam­patore Andrea di Potiiglia.

1473. Brescia. Statuto Brixiae, in fol. s tam ­

patore Tom rnaso F e rran d o .1473* Ulma. Opus de mysterio Missac, in 4,

stampatore Giovanni Zeiner di Reut- lingcn.

1475. Buda. Cronica Hungarorum, in fol. s ta m ­patore Andrea Hess.

1473. LiAV jngen, 5. Augustini de consensu Evan- gelisiarum, in fol. senza nom e di stani- p a to re ,

1473. Mersbourg. 5 . Augustini de questioni* bus Ormi, in 4, stampatore Luca Bran- dis.

1473. Alust. Speculum conversionis peccatore in 4. stampatore Teodorico Martens.

1473* Utrecht. Historia scolastica novi Testa­menti, in 4. stampatori Nicolò Ketelaer e Girolamo de Leempt.

1473. Sant-Ursio.Jo. Dun Scotus super tertio sententiarum, in fol. stampatore Gio* vanni de RhenO.

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147*. V icenza. Ditta mundi, in fol. stampa* lore Leonardo Achates di Basilea.

4474. Como. Traclalus de appellai io nibus, in fol. stampatori Ambrogio de Orcho e Dionisio da Paravisino.

4474. T orino . B rev ia rìum ro m a n u m , In 8. s tam ­

patori Gio. Fabri e Giannino de Pelro.4474. Genova, S u tnm a p isa n e lla , in fol. su .in •

paiori Mattia Moravo e Michele de Mo­naco.

4474. Savona. B o eliu s de C onsolatione p h i la •

sophice, in 4. stampatore Bonnus Joan- nes,

4474. E sungen. Th. de A q u in o in J o b , in fol stampatore Corrado Fyncr.

1474. B asilea . D e r S a s s c n S p ieg e l, in fol. stam­patore Bernardo Richel.

1474. V al*Santa-M aria. B re v ia r iu m M o g u n ti-

num% in 4. stampatori Fratfes vii® co- munis.

4474. V alenza. Trobes de la S . V . M aria, in 4* stampatori Alonzo Fernandez di Cor­dova e L. Palmorl. '

1474. Lovanio. C om tyodv ru r a lia /\ t i fol. s ta m ­

patore Giovanni di Westfalia.Questo stampatore, conosciuto, col sopranome di Aken

luogo della sua nascita presso Podeborn, stampò con dei

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caratteri suoi particolari parecchie belle edizioni. Esso porta' il titolo di Maestro dell’ arte della stampa Magister ariis impressorice. Questo è il solo, secondo M. Lambi- n e t , che ha avuto la gloria di portare si utile arte nel Belgio.

4474. W eshunster. The Game ut ch'est, in fol. stampatore GugliefmoCaxlon.

Riccardo Alkins ha voluto rapire a Guglielmo Caxton la gloria di avere introdotto la stampa in Inghilterra; ma gli è stata restituita dalPerudilo Midletén nella sua dotta Dis­sertazione, su Vorigine delia Btanvpa* in Inghilterra stam­pata nel 1735.

1475. LmEK.Hudimenta noviiiorum, in fol.stampatore Luca Brandis.

1475. B urgdorff. Traclalus de apparitionibus, in fol. senza nome di stampatore.

1475. Blanburren. Ob ein Man sey zu nemen Weib etc.' stampatore Corrado Mancz.

1475. Ca g li. Mufei Vegii de morte Astiamoti*, in 4. stampatori Roberto de Fano e Bernardino da Bergamo.

1475. Casola. Vitie Sanctorum, in 4. stampa­tore Giovanni Fabri.

1475. Modena. Virgilius, in fol. stampatore Giovanni Vnrslcr di Ganfipidotìia.

1475. Perucha. Verri lami de art & malica,27

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in 4. stampatore Enrico Clayn di Ulm.1475. P ieve di Sacco. Qualuor oMines hebrai-

cce, in fol. stampatore Mercullam detto Rotzi.

1475. P iacenza. Bibbia latina, in 4. stampa­tore Gio. Pietro de Ferratis.

1475. Reggio. B . Salomon Jarchi iti Penta* teuchum, in fol. stampatore Àbramo Garlon.

1475. Barcellona, Vaiasti de Tarenta de epi­demia , in 4. stampatore Nicolò Spin- deler,

1476. Anversa. Thesaurus pauperum, in fol,

stampatore Teodorico Martens di Alosi.

\ 476. Bruges. Bocace du dechiet des nobles etc. in fol. stampatore Golard Mansion.

1476. Bruxelles. Gnotosolitos# in fol. stampa* tori Fratres vitse comunis.

Questo volume è stampato in carattere piccolo goticocorsivo, e rendesi difficile alla lettura per le abbreviaturee per le congiunzioni delle lettere.

4476. Nova Plzna. Statuto synadalia Pragcn- sia, in 4. senza nome di stam patore.

4476. Eostock. IAdattiti opera, in fol. slampa tori Fratres vita: comunis.

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4476. Polliamo. Petrarca Degli uomini fumosi, in 4. stampatori Innocenzo Zileto e Fe­lice Antiquario.

1476. T rento,. De Obitu pueri Simonis# in 4.stampatore Ermanno Schindeleyp.

1476. L ione. Legende de Jac• de Voragine , in fol. stampatore Bartolomeo Buyer.

Questo Bartolomeo Buyer non fu mai stampatore, come l*han credulo alcuni bibliografi, ma fu un ricco consigliere della città di Lione protettore delle lettere, che, ad esem­pio di Pietro e Francesco Maximis che chiamarono in Roma Sweynheim e Pannartz e diedero loro un asilo nel proprio palazzo, chiamò nella sua pairia lo stampatore Re- gis, o del Re e lo stabilì nella sua casa.

1476. D e l f t . Bibbia belgica 9-in fol. stampa­tori Giacomo Jacoles e Maurizio Yc- mantz.

1477. D eventer . Beductorium Bibliae in fol. stampatore Riccardo Paflroef.

1477. Guda* Ephtolen en evangelica, in fol.stampatore Gerardo Leu, o Lecw.

1477. Angers. JUanipulus curalorum , in fol. stampatori Giovanni de Turre e Gio* vanni Morelli.

1477. Palermo. Consuetudines Panormi, in 4.

stampatore Andrea di NVormaeia.

21!

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1*77. À9G#u. Cronica de S.Jsidona iMe*orit% ii> 4. stampatore Guglielmo de Linis.

1477. Lucca. I . Trionfi di Petrarca, in fol. stampatore Bartolomeo de Civitali.

1477 . S iviglia. Sacramentale in 4 . stampatori A. M. de la Talla» B, Segura c AlonzQ del Puerto.

1478. Cosenza. Dell' Immortalità dell* anima t in 4. stampatore Ottaviano Salomooio di Manfredonia.

1478. Colle . Dioscorides latine ih fo l. stam­patore Giovanni Allcmano di Medem- biick.

1478. SciABijfe. Le Livre des bonnes moeurs, in fol. s tam pato re P ietro le R ouge.

1^78. G inevra- Le Livre des saints A&ge$t ia fol. s tam p ato re Adamo S leynsehaw er di Schvinfordia.

1478. Messina. Vita di sanclo. Hyerqqima in

4. : stampatore Enrico AJding.

Molli bibliografi sì aniichi, ebe moderni, e Ira quesPill­imi il tanto erudito bibliografo Ludovico llairi (1) segnano falsamente tale libro stampato da fWieoÀlding nett'aano 14ÌB mentre cbn tutta sicurtà. deve ; regi? Irm i neir anno

(A) Hai* LudQTicus Repprtoriom biblipgrapfiicum , in quo libri canne» ab arie typographica inventa usque ad annum jfcf. t>* typi»

I pag. 01 ri* 8639. ’

212

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4478,„ coi c saràppi; provare nety’uppepjJicfc pressoopera :

1478 . OXfoiù). Exposilìoin Simbótum , in i ,’ stampatore Teodorico Ròqd.

1 4 7 8 / Praga. Slatutum utraquisticorum arliculi, in fol, senza nome di stampatore*

1478. Soreth in Suabe. Leonardi Aretini comae- dia in fol. senza nome di stampatore.

1478. Eichsteit. Stimma- Hostiensis in fol. stampatore Michele tteysèr.

1479. W crtzèourg. fìreviarhm Herbipohnfe > in foi, stampatoci Stefado Dòld, Iono Ryser ^ Giovanni Éèkenhub.

1479. Zvvoll. Sumulae Petri Hispani\ in f(}l.. stampatore tjiòvferim di Vòllhéoe.

1479.* NrMEGYAr Epistola d&privilegiis ord. men. di cani, in 4. senza oorrié di.sl^uxpa-

1479. Pigner*#.. BobliUS1 de Càtiitìttitìone p iù - tbsophìtìe ;*ìn for. starti patere Gfdcomo Aè FÌufelers ;

1479. Tusculano. JÉibpirfttbiitd, ìh 4. slam- A phtd>e ;(^V H ^Ìì PetrT.

ÌV W 1 Tòlò^a'. Wckl'atìcs cté ljurer tyhphitculico ' iiì l^ . ^tampaiòfe tìiòVahfri ;TGutbnÌdo.

1479. P oitiers. Breviarium \ ASWò /afe , in 4.

mo Botìtfi*(!

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4479. Skgorba. Constitutione* Sy nodale* t in fol. senza nome di stampatore*

4480. àudenarde. Herm. de Petra Sermone*,

in fol. stampatore Arnaldo Cesaris.4480. Hasslt. Epislolen en evangelien9 in 4.

senza nom e di s tam pato re .

4480. Nonantola. Breviarium IÌQmanum, in 4. stampatori Giorgio ed Anseimo de Mi- schinis.

4480. F riuli. Platina de honesta votuplate, in 4. stampatore Gerardo di Fiandra.

4480. Caen. fforatii Epistolae, io 4. stampa* tori Giacomo Durando ed Egidio Qui- joue.

4480. Sant'Alano. La ut. Guil. de Saona rhe- torica nova, in 4. senza nome di slam* patore.

1481. Lipsia. Glo&a super Apoca lipsipi, in 4. stampatore Marco Brand.

1481. Casale. Ovidii Epist. heroides , in fot. stampatore Guglielmo di Canepa Nova di Campanalibus.

1481. Urbino. Marii Pkilelphi epistolarium f in 4. stampatore JÈnrieo di Colorai.

1481. V ienna in F rancia. Nicol. de Clemangis, de lapsu justitice.

1481. Aurach. Leben der heiligen, in fol. stam ­patore Conrado Fyner. „

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1493. àquila. Vile de Plutarcho in fol. stam­patore Adamo Rotwil.

1 48 2 E rfort. Questiones in libros Aristot. de anima. in 4. stampatore Paolo Wider e Hornbaeh.

1482. Memmigen. Fasciculus temporum, in fol.

s tam p a to re A lberto K unne.

1482. P assa w . Epistola de morte Hieronimi f in 4. stampatori Conrado Sthael e Be­nedetto Mayr.

1482, R eutilingen. Summa Pisani, in fol. stam­patore Gio. Oiunar

1482* Vienna in Austria. Slanipulus Curalorum in 4* .stampatore Gio. Winlerburg.

1 4 8 2 . P romentour. Doctrinal de sapience, in

fol. stampatore Luigi Guerin.1483. Magdepourg. Officium rnissae, in 4, stam­

patori Alberto Ravenstein e Gioachino Westvai.

1483. Stockhqlm. Dialagus creaturaruin. in 4.

Stampatore Gio. Snell.1483. Gand, Guil. Relhonca divina, in 4. s ta m ­

pa to re A rnoldo Caesaris.

1483. T ro y es. Breviarium Trecence, in 8 . s t a m ­

pato re Gugl. le Rouge.1483 . Schiedam. le Chevai déUbère, in 4. senza

nome di stampatore.

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1483. Atrlbm. Formulàe novitforutn in 4* slam* pai ore Gio. Àntfriesson.

1483. Oclembourg. Specutum humanac*salva- tionis, belgico in 4. stampatore Giovanni Veldener.

1483. Leida, de Crònìke vati Hottand. eie. in 4. stampatore Hèinricus Heynricii.

1483. P isa. Frane, de Accollis Concilia in fol. stampatori Lorenzo ed Angiolo F io­rentini.

1484. Boisle-Dcc. TondalusVysioen, in 4. stam­patore Gcr. Leempt di Novimàgio.

i i ‘84. W inTerpbrg. Albertus Magnus de eucha- ristia stampatore Giovanni Aìacraw.

1484. 'Chamberry. Baudoyn conte de Flandres in fol. stampatore Antonio Neyrct.

1484. Loudehàc. Le Songe de la pucelle in 4. stampatóre Robin Foaquet.

1484. Rennes. Coustumes de Bretagna, in 12.' stampatori Pietro Belleesculée e Jos-

ses.1484. Siena. Paulus de castro lectura9 m fol.

stampatore Enrico di Colonia.1484. Soncino. Deleclus margaritarum hebraiec,

in 4. stampatori Josuas Salomon e comp.

1484. Novi. Summa bvfAistiniana, in 4. stam ­patore Micolò Girardengo.

2fG

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1485, Heidei^brg* /fojfwi/* Sermones, in fol, stampatore Federico, Misch.

1485* R atisbona. Liber MissalU Batisbonncnsis, ip fol, stampatori, (Jioy, Seusensclie-

t : jnidt e, Reekenliaub.,1485, V ercelli. Nic. de Auqmo sttjyH. sum,

pisqnel.t ìji S. stampatore Giacobini. Suigo di S. -Germano,

448^, Percia. La Confessione da & Beni. c(& S h n m , iu 4. stampatore Francesco Cenni.

1485, Udine. Nicolò Peroni rudim. grommai., in 4. stampatore Gerardo de Lissa.

1485* Rurgos, Andy Gaterii Opus gmmnalic., in fol. stampatore Federico di Basilea.

1435. Saragoza. Epistolas y Evangelios, in foi, Stampatóre Paolo Uurus.

1485. S alamanca. Medicina* da la peste, in 4,

stampatore Antonio de Barreda.1486. Abeville. La Cile de Dieu de Sqini Au-

gustin, in fui. stampatoci Giovanni Ou* prè e Pielro Gerard,

i48t>. Briun. Agenda chori olotmìcemis, in 4. stampatori Corrado Sthac) e Malica Preinlein. . %

H 8 6 . Munster. Budofphi Lungi carmina, in 4*

Stampatore Giovauni Lim burgo,- v ‘ T x t t

28

Page 219: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

1486. Si.eswick. Mutale Sleswicense, in fol. stampatore Stefano Arndcs.

4486. Casal-Maggiore. Machasor, hebraice, in 4. Senza nome di stampatore, seguendo la Sema; ma seguendo altri bibliografi questo libro fu stampato dal Giudeo Concinnate.

4486. Chivasso. Angeli de Clavatio tumma, in 4. stampatore Giacobino Suigus.

4486. Vogherà. Alex, de Immola postiUae in fol. stampatore Giacomo di Santo-Na- zario.

4 486. Toledo. Petri Ximenes confutatorium, in 4. Stampatore Giovanni Vasquez.

1487. Besanzone. Liber de Pettilentia, in 4. stampatore Giovanni Comtet.

4487. G a e ta . Formolario epistolare, in 4. stam­patore A. F. (Andrea Fritag).

4487. M ursia. El Valerio de lai hist. de E- apatia, in foi. stampatore Giovanni de Roca.

4487. Rouen. Cronique de Nomandie, in fol. stampatore Guglielmo le Talleur.

4487. Ix a r . Ordo orba Turim, hebraitc, in fol. stampatore Eljezer, Filius Alanla.

4488. T a rra g o n a . El Conde Perlenoples, in 8. stampatore Giovanni Rosembach.

1488. V ite rb o . Servii Jlonorati de metrorum

218

Page 220: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

ffemr. , in è. senza nome tli Stampa­tore.

1488. àguenau. Cornutus Joan. Gàrlùndia, in 4. stampatore Enrico (ìrari.

1489. Kuttemberg. Biblià Bohemiee, in fol. stampatore Martino Vah 'tiscfmiowa.

1489. Lerida. Pett i de Castro vai in libros nat. Arist., in fot. senza stampatore.

1489. S. Cuojfàte. El Àbad Isach de religione, in 4. senza nome di stampatore.

4489. Lisbona. Rabbi M. Ifachtnanidis in Pen- tal., in fol. stampatori. Samuefe Zorba e Rabano Eliezer.

4490. Orleans. Manipulus curatorutri, in 4. stampatore Matteo Viviart.

1490. Ingolstadt. Rosarium telvstis óuriae, in fol. stampatore Giovanni KacHeloferiL

1490. Portesio. Statata 'conìthun. rippertae, in fol. stampatore Berartliol Zanni.

1490. Zamòra. Los Evangelio* desdé advtèn- to , ih fot. senza nome di stampatore.

1491. Digion. Cisterc. oréLprivilegia,\ 11*4. stam­patóre Pietro Méttinger.

1491. àngolemm.a* Auctorés V i t i , €a to, Fa- celué etcì, ih 4. sonica nom ad i siain- patore. ' J

1491. Amburgo. Laude* B. IH. Virgìikis, in fol. stampatori Gio. e Tommaso Brocltard.

210

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1 4§1 . Nolano P . Turretini Disputano jvris, in fol. stampatori Enrico «li Colonia eJ Enrico di Arlem.

1492. Dott**j<>an. lUberlingde epidemia, ih ( , 4. senza nome di stampaloré.,

4492. Leyra. Proverbia Salomonis, hebraice \ in fol. stampatore Abramo Dort.^s.

1492. Tzenna. Psalterium Beatae il arine Yir- ginis% in 4. senza nome di stampatore.

1493. A lb a . Alex* de Villa doclrinate* in fol, senza nome di Siampatorè,

1493. Clugny. Nissale Cluniacense, in fol^lam-» palore Michele Wensslcr.,

1493. F ribu rgo . S. Bonai\cntura in IV sqh-

tentiarum in fol* stam pato re Kiliamta

P iscator.

1493. Lunebourg. Thomas a fcempis de liiìi- lalione Christi, in 8 . stampatore Gioy. Luce.

1493. N a n te s . Les Lunetles des princes, ip 8 .

stampatore Stefano Larcher.1493. GoPENAQUp. Regula de fig. conttruet.

gramma,licin ,4. stampatore Godofrido de Gl?eipcn.

1495.; Oppenheim, Wigandi Virt Dialogus apo- logét. etc. in 4. senza nome. di slam- patqrf.

Page 222: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

H9ÌJ. F o r l ì . Nicolò Ferretti de Efog.Hng^lqt. servando', In 4 . ‘stampa toVctiironfrrto Medesanò. ' • • ' ; ' ‘ 5

1495. FreisIngen. Compendiosa mài:prò juvent. inform. in-4. slarhpaloretìiovanfìi Schoèf-

' flei\ .1495. L imoges. Breviarium Lemoviccnse, iti 8 .

- . - ■ • -, 1’ • ;stampatore Giovantii Bértòrt.

1495. Scandiano. Ajypianus, in fot. st^mpatofe Pefegrfao (ie Pasqtfalfaui^ ,

1493. S<MòfcNrioyEN. Èrevimum Tràjectense, j a fol. senza nome di stampatore.

1496., BarCO. §elicoth, hebraice / i n fpl, stop­patore Gersone Mentzlén.

1496. ÓffeNBOURG. Quadragesimale de Litig, in 4. senza nome di stampatóre.

1496. P rovins. Là Regie dès inarchands# in 4.stampatore Guglielmo Tnvernier.

1496. 'foURS Le vie de "saint Martin, in fol.stampatore Mattia Laléròn.

4496. Pa m pe a n a . Petri de Caslrovole^s^p. Ijò. Ycottom. A f i s t In fol. stampatore Ar­naldo Guinaume.

1496, G ran ad a . F ra n e . X im cn es de ì(i(q Ch f i ­

s ti , in fot. s tam pato re Menarrfo lln g u t.

1497. ÀyiGNÓNÈ. Luciani Pàlinums f tc?v io 4,aiamptfiM $coip Upc,

Page 223: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

1497. Carmagnola. Facirii Tibergee in Alex, de Villa e tc ., senza nome di stampa-

. ture.1498. Tubingbn. Paoli Lectrau in pritnam Sen-

tent., in fol. stampatore Giovanni Ol- mar.

1499. Tregujeb. Il Chatolicon senza nome di stampatore.

1499. M o n fe rra to . Mettale Benedictinum in . fot. stampatore Giovanni (juscbener.

1500. Cracovia. Ciceronit rhet. libri IV, in 4.. stampatore Giovanni Haller. ...

. 1500. Monaco. Aug. Mundi Oràtio; in 4. stam­patore Giovanni Schobser. ,

150Ò. Olmotz. Aug. de Olomvoz contro Wal- . . dentes, in 4. stampatore Courardps

Bomgathem..1500. Pfortzhfjm . Joan. AUemtaig Vocabvlp-

rium, stampatore^. Tommaso Anselmo Badense.

1500. Perpignano. Breviarium Elnenée, in 8.stampatore Giov. Rosembach di Hei-

. delberg. . f15Ò0. Jaen. Petri Dayuitrìactfitut dè‘differèn­

ti», senza nome di stampatore. .. .1500. Albia. Enae Sylvii de amorit remedìo,

in 4. senzii nome di stariipatore.

3 »

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1900. R henbn. fìat teeven van H. maget S. Ru­tterà, senza nome di Stampatore.

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CAPITOLO QUITTO

Dei caratteri gotici, immotici, romani, italiani, greti ed atraici, degli imterUmi, del regie tra, dette cifre, dette n p r t i i e ri­chiami, ,

Avendo nel capitolo terzo fatto conoscereil modo come si. propagò la stampa nelle prin­cipali città dell’ Europa, e nello antecedente capitolo con un quadro cronalogico espostolo stabilimento. della stessa nel . XV secolo in questa parte del globo; opportuno mi sembra trattenermi ora nel modo come progrediva si bella arte, e come ebbero principio i ca­ratteri gotici, semigotici, romani, italiani, greci ed ebraici, gli interlinei, il registro, le cifre, le segnature ed i richiami, riserbandomi di parlare nel seguente capitolo della soscrizione e della data, per così potere con faciltà pra­ticamente conoscere le ancipiti edizioni.

Le stampe senza data , che sono anteriori

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alle Lettere d'indulgerne di. Nicolò. V , comeIo Speculum'humanae salvationis, il Donalo, le Bibbie eie. sono tulle eseguile con carat­tere gotico. Moltiplicatosi il numero degli stam­patori, ognugtrdiloró aveva un «arallere prò. prio, differente l’un daU’altro, tanto di forza tipograflca, quanto di forma di tipo, ed in tale tempo cominciarono ad usarsi i caratteri semigctlici. E Schoeffer ed Eggeslein tali ca­ratteri osarono in aleune prime loro edizioni; e, seguendo molli bibliografi e tra gli altri Ber­nard (1), nel 1465 Corrado Sweynheinrj ed A r­noldo Pantiarlz stamparono il Lattanzio secon­do libro pubblicalo dagli slussi in Subiaco (2), ed impiegarono un grosso carattere di nuova foripa di circ^ 19 punii tipografici che si di­stinse col nome del paese ove nacque, chia­mandosi carattere mpano e che presentemente tale nome conserva

Non deve confonderai tale carattere con l’ italico , perchè detto nome fu dato molto più tardi ad altro carattere, di cui alcuni bi-

(I) Bernard) Del'origine de l' ùtyrùr\erie etc. vuj. IJ, p*g. $37 e seg.

(3) Molti bibliografi asseriscono avere dotti stampatori pubbli­cato prima del Lattanxio’m Subiaco un Donato nel n. di 360 seatplari, secondo Dibtldin (.BibUogr. Decani, I, 555, uoU),'c se ne conserva una copia io uàa biblioteca u'italia.

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Mkigf afì tiUribui^cèné'té iiivén^fène ad Àldcf Manuirió sC£>mj)olore in Venèzia, e di cui tut^ tor» gli stampatori £ervonsi per distinguere qualche posso m i mezza deltesto, c mi sono riserbato più diffusamente parlarne net capi­telo1 Dei fiiiì cèlebri slàtftpatavi dei secoli XVI, XVil è XVIti, che in seguilo tratterò.

Questo cantiere romano conservava àncora H vestigio delgotieo, é sopratuKo nette tei* teró iniziali* non'avendo arteòra gli'artisti te­deschi abhaodoootoj dell' intuito l’antica forma da loro usila (1).

Entrata però la stampa in Italia» non do­veva tardare a re-alhszaret buoni tipi diehe- gli antichi manoscritti lè offri vano il modello; e difaui cosi verificassi.

La gloria dell9 invenzione di tali caratteri devesi a Nicolò Jenson» Tulli gli storici e bi­bliografi di accordo ne convengono, e con tutta precisione Bernard to contesta (21 con dire che. la stampa è debitrice di que&ti ca-

(1 ) B e rn a i;d, op.cif lou i. II. t* g . 1 3 8 . ■

(2) « L'iuiprimcrio est roticvablc tle co opraulère (roiuain), <jur est Ucveuuc colui Uc 1‘Europe « un Francata ftumiuè Nicola» Jcu-' s o a . . . . Il forma up carnei òro compose d«& capitale» lalihtis, qui scrvircul de luaju&cuU» fuiuut ptiMW d'aut*cs IcUrcs Ialine») aiuti (|ite «Ics espaguotcs, loiuburdcs, saxoiics, francaiscs, oiicanditi*» \ iFournier Manuel typogr. Ioni li pag. Cello opinion a ciò

29

2:>n

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ralteri rotmni a Niellò Jenson per averlie«o ipvej>lati,,«Cra|>^el (l) più chiaro si spiega con dire ch® « weUeodo a profili# (Nicoli» len- »on)i suoi .lalenti P£T II itìciritìne, immagina i caratteri romani *•

Tale invepftiooe è un' altra prtiova delta genuinità della d^la del j *>ol libro da ^sfo l^i ;»fa9Wlfl l 'ia to fiecor pwllurum* e np# ffpva dir*0 *h* fiM .stampatori di Subiac* nel lora LtUqmifi fodero «tati i primi ad u-adeffléc tìc m i jeans « m M eiio m par M. Crapelet) Voje* #w Ètudes tyfojrapklqui» pag. Il— Bernard op. di. Aovì. |( pK <ftW.tnota-

(I) « On ne volt pa* des lellres capitale* dans ces preraióres prodacllons; eHes n‘exrstoient pas ancore. tJn Francois, Nicolas Jepfep, .grami? <fc» moitnaìes • ole envoyc « Mayaneepar Sharie VII, vers 1458, ftour apprexvire I art de l'iraprimorLe cbet SchonfTor; mais, au lieu de rcvenir en Frane?, il se rendit aVenise, où il é tabi il unc imprimerie. Meltaift alors à prtffit son latoot pour 1? .gfavure, jl imapna les caraelcres vopiains doni il «mpnlnta Ics majtiscules , ou capiUlcs à 1 ècrilure latine . el il doona aux roinnseules urie forme qtri partieipoit de celles des letlres (alinea, Ifwtardcs, saganes et fraafaises* «Ce caraelére lu i appalli romalo* parcc que c' éloil avec 1 ecrilure roroainc qu’ il avoit le plus d’ana­logie, el c est celui qui est aujor d*hui universellement en usagc dana rtmpriiqerie $ earaclère dant les forme* sont si agréables , si amica de l’oeil, lorsqu’ elles ne sont pas tourmentées par le bu- rio des artistes, lorsque les pleins n en sont ni trop grfles , ni trop gras, lorsqve Ica letlres ne sont ni trop serróes , ni trop largai, ni trop roodes, ni trep anguleoses, loraq* en fin efles réa- aiasenl la justesae des proportiens àlèlèganee et à la'simpKcfté firn dessin. » Crapelet «fwfc# yraHqwt et Ktf#rafrww fa typogra- fhU pag. II.

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sane ta te ewaMére, «:cl»é e s s i lo attìss«r<i> di cattiva ferm a itftem aw * cheJten^onl© kvéise perfefcfoliafo: m entre tuttf gli aitticfti ef modfclr- ùr storici e biWibgrtlfi dsso ?ùi fPèorrosccJnd p e r inventore dtel carattere tornano t '■ tW p'ft tw to deve c réd e rs i, fch« n« lr anno 14611 in* venta Jenson tale carattere, e stam patilo còllo- Mésso in detto1 amló ft flètòt' petéllàiittìi, ve- m ito a éoghiztohe dlSweynfcWtrt è Pannartz, «Néra s ta m p a t i ite SòbiWfe, pér '#ai*e ài loro tip? una n o v ità , ilNftàtò* tòte «‘« to tte i^ noti’ abbandonando totalffléhté'ftitoN» tèndfcrf/aal gotico, nòri potendosi s p d ^ W ’dlilNl péllef dèi-' l'oem o Vecchio, e etampariocjifHlttè Anni dopò' del OtiSot pueNurum N lo ro Lnttnmfo.’É incontrastabile ch<> Nicolò Jeflsórt M hel

1458 inviato da LuigK VII m Germania aif; apprendere to’ miovtt arté detta stérripà. ■ ’

ÉmfaHibìfe «he coll ane appresa àf ptìrftò' in Venezia ad esercitare la àtumpn.

É innegabile &ié ai tetto pi! dèt dftge'Msrti- pierc, 'vai ifunttoUif* «MW pià’terdi dèi Ì4W ,;| epoca della/ tttflrllé df^tlWto'Dejge y Wi'ese^* citava Farle di, >tórtlpare fibri, é per* fsilé ra­gione réS(S: SJpgUaWw IT e^rfea '-Jéd1 t^ lrité tale Doge ; ^ fttolltf ritto con taleesef*cteitt> corile testé abbiérno osservato. ‘ '

tó ?

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Ora., quale, . jneomnipsi,.:.ejbe, al ritorno di Germania m Veopgfli il Jen-, son avesse inveniutio e d . inci$9 pei ponzoni tali caratteri, ifidi fusi, e cogli pt$s$i: avesse ijel 1461, vai quanta dire, un' anno pria i^ortie del doge JtaJipjero, stampata il Peeof file tta r*»? .

Quaji altra dilUaallà pptrassi; iiwionlnyrs Mi», dopo la pubblicazione del libuo. contfovereoi <|i Jtn^on ae ,avessero: <9as$rvf(Oi,o posscdii«i; qualche ctopia gjU; stappatoci, ^vvoyneliim,.#); P?i>n^rU( ed «Vfls^ro, pur d#re jjqviìiMù loret tipi; imitato il.oprft'tere invaia to rtaJonson, non abbaodoffando, totalmente I' uso e I» in­clinazione al,gotico ohe non ee*» loro, nacqui,», eiqqajjtro apoi dopo, tempo m a te r ia :per. «jsser loro pervenuto M Iffòra» incidere i, punzoni;.] fondere i caratteri e, stampare; uo wtatw» in. fQglio, avessero pubblicato eòi dAti lataMcHil loro Latlauxjol , . . ’ • • • ■

A lali argomenti nessuna tfifllcoiliè a partr mio crqdtt potersi opporre. Ma; m* si polrpbl'è'j dire, chei i ln o ite imposto ai «aratore, «!*«»♦, mqno fa conoscere essere sialo preso dot luogo , deila ^qa n aprila , v a^ . quanto dire ncH« oamv pagnc.di Roma, e p«r- ta|e,iv*gioftechiamaMt. romano ; diw,pdo<^., se .jfosjse, sialo, ,in*MW« ,

m

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«• Ui^sbctìit 418Ó' (Lii Jflouw ic; Ycorliu «tóa-tMTiAihòti vtntzivm . ' : >:'•*> ;, ■■' ':■

Rispondo! per *oi* <diluflgarmi co» Crit pelel(4)» chei il (fello eor«ilct*:fu «hianotto rodano per laVorè ona itrrtlissinAa analogia coll» scrilturj!: romana , e iwn < girirtimai per essere , strilo inventato lin-iRoma >c»mn fai* samcnioi si oradere Psoirtrae^) asserisce eti la­ttarsi venttian» e 1'; usava Vindelino da Spi-* ra. sla.mpM<tr« ìnV.eneaia nei 4488» e gli s* i ,ir^ Q ÌJ ft<vn(h * fafl^a eh# JJkrico llnn ed altri^slnmpalori di Romq.SQ, p& Sfrviy^n9lVpc| tocp tprchi.

Avendo, provaloquiadi di doversi.toÀnven,-? «ione ^ 1 ^ r i^ te re wp»4fip Al J* i»W ft Wfc pruova irrefragabile; e s^ re jLa ^ a^ : del <£&**;. puellcpm fa l fep^pn.,gpnvioa. e nqn,,jcrr<»ncao fraudolenta, àpnw a|rcrrpaooL ?|cfpi, WWkv |r»fi > i guati pffciyscpnp.’ di.. doversi ;lfigger©. 147J c, 110/1 giammai 146J*ì

Ioiai>to w ,^ 'V ^ in p o dfl ntoki^ampaio*^ si spgui4gy,r rusq.dej, ca IJUoi*i;,go.Uci e f$«Wr>

(Ti Ciwpclet focaci/. ! , ; ,, f ()' (2) «‘E11 vmddlln d e ’Sj»irc, qui imprimati h'VcnisfJ $c

« servai! <1* un caractcro «I* une belle forme auquel on HoinlJitléi

*<aw"|fe SW C-« quel il est plus conni), ()orce que 11irie non , el «l'outres ini- « primeurs tic Home, s’en servaieut ausai ». P&ommc Dietionnaire tfibliograpkiquJlHQÌ l, pagi) >5**7 -to' *‘!j '1 ,f' Ut,i ' *

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gotici. Alomlstamiwtorl i»haB» verso ÌH470 per dare una novità ai loro tipi servfrafasi de­gli) tiessi caratteri, eome< osserva Bernard (4), e te 'offre il dotument» A un contralto di wciétà' di Antonina Zarol dr Parma' stampa­tone in Milano om altriqaattro consocii sottoil ^ionw >20 «naggioi 1473 . col quale il Zarofe si obbligava fcrtxtirelasttcietà di tutti i ca^ ratferi abbièogneVoW antichi e moderili, cse#* dire gotici è iromaÌN v greci e latini, e di sonimmistrar loft l'inchiostro necesiario per la sténipa.

Circa T anno 4480 si rese il cantere go- tittò eertwnc e dire ime caratiére. di' moda, riott andandone eséttte lo stesso Jetoson, per seguire ' il gustò di <jtiél tempo.

Finalrtnénte dal 419t)'sino al prihctyiò dèi Secolo %YÌ si stampava còti detti caratteri, e nei libri scolastici, come Aristotile, Scoto,. ÀI* berlo Magno, S. Tommaso eie. si usava utta adrta di carattere gotico più complicato del corrente e pieno zeppo di abbreviature, die rendeano quasi impossibile la lettura di tali libri.

Nei libtri di’ prima stampa non si vedono

(I) Berntrd, op. c it voi. II pag, SIA « ÉBgrtcaU auto*

m

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sucjurf^erj gr&ì. ma fi è. lanciato il vuoto g stm ftoatiupitò lp parole greche ^manoscritta.

Il prhno libro ,che Q&re «jualcbe parafo, greca LocUìa e .non fysa£ il Cicerone de Offxciit Cam­pai» d* Sohoeffpr io Magonza #eJranu/o 446J)u Nel- L*tìe»zip pubblicato nello M em pnooki Su biaeo da Sweyneheim e Pannarla siesaer- vano passi greci con dei caralieri fugft e.q«*- 6(0 «eU’ultiwa quarta parte del volume; ©ciò fa conoscere essersi fornito di tale carattere dopo Mente stampalo «rea ire parti rmenuis nei primi fogli, anri quasi in Ira parili del vo­lume. ove occorrono dei passi greci vi sono lasciate le lacune e poscia sostituiti manoscritti. Tale carattere è senea legatura « acazi (ac­centi ad imitazione dei beUi manoscritti dei secoli VII ed Vili, e puossi osservane il faa- temile nella Stmv'u. delia stampa di Falken- atei* (4> Questo LatlanaSo ,è il primo libro «he offre caratteri greci-fusi.

Nell’anno 4476 si vede stampata in Milano i* ■Gt$m m fic« igr<e*9 di to se rà dalla stampa- 4or,e JPionigi P^rami ino, fi fu terminata il 59 g#npsMH); wufldi sflPMi ileina pvò fissarsi V er pooa in ftafw ‘della stampa dei l$r,i greci tvsi- J’anno 4 A7,&.QueatQ$ il primo Jibrx» U><Uo gretto

<1) FalketistafA Gfdkkhw fete. pag. 'SO#.

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stampato ih 'EtoVopay é (fctcsi 'bft’RaKa fc prò* priairrènteà Wiltinò t; fé gloria di essere staisi la jtfirna a Stampare libri greci. ^

^Quésta grammatica cohliene 72 fogliétti fn i . eil è estrcmòmente ràra. Il dòttófe Àskétf rie 'ttlpiistò ufìa eojtfa péì* 21 lir. steì'i.é'i'Ò sohcH./ ma i fciMtegrafl la jtorfanò da 4000 a 1200 franchi. * - • ■

L’editore di «lotta gramitièiicfr fu ftéfnetrio Cfodtenso, ritti trovava^ iir Milano, pokfcè peìr -te presa *di .Cost;uiimo}x><i e^per le- altre Vit­torie oMciigt^ dai Turchi Venne obbligato con

^alirs proscritti ubtmndouare la sua patria è stabilirsi altróve. -

I primi libri ebraici furono stampati eircà ranno 4486 nei contorni di Milano à Soricmo nel Greinonese (1). V '

All'Italia dunque c segnatamente alla Lom­bardia dévesi attribuire il vaino singolare di essere stata la prima a stampare libri io lin­gua ebraica.

Divisato avendo svolgere in tutte le sue parli la bibliografia è non volendo esserè molto prolisso * essendo mia intenzióne fere uh Manuale e non altro; avendo già terminato di parlare del diversi caratteri,oraitìi occu­però, per terminare il p resele capitolo, degli

t i) I t e i , de Ucbr, lypogr. orig. 4.

-32

Page 234: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

interlinei* del registro, delle cifre, delle se­gnature e dei richiami.

Gli interlinei sono piccole laminette di me* lalto di lunghezza e spessezza variabili a se­conda del bisogno, e si piazzano in mezzo alle linee per dar ad esse una distanza tra loro, e per essere pi» comodo il libro alla let­tura.

Da principio si interlineavano le lineec’ort istrisce di pergamena ,• ovvero di carta , ma neli'anno 1465 Schoeffer, che era tutto dedito alla perfezione della sua arto, inventò ed usò gli interlinei di metallo nella sua edizione del Cicerone de Òfficiis nello slesso anno slam-' palo, e questo è il primo libro più antico re* golarmentc interlineato.

Le antiche edizioni non contenevano ci (ré/ segnature e richiami,, ma per riunire i fogli ed i quinterni in fine del volume, e precisa*" mente nell ultima carta mettevano if registra che serviva ai legatori per riunire e legare i fogli in quinterni e poscia in volumi.

Chiamasi regi* irò una tavola che indicava la prima parola di ciascuna delle prime cin­que carte al recto di ogni quinterno, delle prime quattro se quaderno, delle prime due se duerno, et-c»

50

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Tale tavola è coordinata in una o piò co­lonnette a seconda della quantità dei fogli ed il bisogno lo richiedeva. Vi è una distanza di una linea bianca nelle parole di un quinterno all’ altro per conoscere il numero dei quin­terni di quanto è composto il volume;e que- sla era Tunica guida con cui si regolavano i legatori.

Tale registro manca sempre nelle prime edizioni e spesso nelle antiche a causa che trovasi stampato nell'ultima carta e facile ad csseré soppressa; anzi probabile nelle prime edizioni essere stata ordinata dallo stampatore la soppressione al legatore, tosto coordinalo e legato il volume per rendersi più facile agli stessi la vendila di tali libri per manoscritti. E quando si annunzia dai bibliografi mancare Fullima caria bianca in qualche antichissima edizione, sono di opinione che doveva conte­nere la stessa il registro.

Meermann crede essere il più antico libro , che offre il registro, il Virgilio, di Ulrico Han del 1473 : ma oggi si conosce che nel Ceswc e nel Lucano pubblicati in Roma da Swey- nehim e Pannartz nel 1469 conlenevasi il registro; ed alcuni bibliografi stabiliscono tale uso nelPanno 4469. Ma io sono di parere che

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l’uso del reghiro nacque culla stampa o poco iempo dopo, e che gli stampatori ne ordina­vano la soppressione ai legatori,, particolar­mente aei libri , che non contengono soscri­zione e data, alToggetto di vendere tali libri per «QaMScriilij come praticava*! nel primo periodo della invenzione della stampa.

Tale uso si conservò sine al principio del secolo XYL ma differentemente dopo Tanno 1490, in Tuso delle segnature era gene­rate, con tutto ciò che alquanti libri di tale epoca contenevano le segnature, i richiami e le cifre; pure non erano esenti del registro, il quale non qra più formato a tavola con le prime jw ?le e neUtjhima carta volante, ma iOMnediatamente come termina va il libro sotto Tultiiaa Iin69* cd indicava una ripetizione delle segnalarne contenute oel volume; dichiarando se sono tutti quinterni, o pur nò, facendo cono* scere quelli che contenevano più o meno carte.

Si chiamano cifre in termine tecnico i nu­meri progressivi posti sopra le pagine.

Qualche bibliografo falsamente asserisce es­sere stato il primo ad usare le cifre arabiche# che si adoperaron le prime, Giovanni de Spi­ra nel Tacito senza data ; mentre tifò . libro eccessi vameute raro è seuza cifro st segnati

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mà con soli richiami come asseriscono Paoni* me (1), Bernard (2) ed altri bibliografi , al quali deve prestarsi ogni fede.

Marolles (3) asserisce essere il primo libro che porta le cifre arabiche nelle pagine il Boc* caccio, De Claris Mulieribus stampato in Ult pia da Gio. Zainer di Reullingen nell’unno 1473, e il trattato di Alberto Magno , Compendtum vcritatis che erede stampato nello stesso anno. Chevalliér (4), Meermann (3) e Laire (6) sta* Oliscono Tuso di tali cifre nell'anno 4477 e ne attribuiscono la invenzione ad Ulrico Gè* ring.

Finalmente La Sema (7) e Ficher (8) pro­vano che Arnaldo Ther Hoernen stampatore in Colonia fu il primo ad usarle nella sua edi­zione del certosino Adriano De Remedis Ulri- ttsque fortune* in 4. stampato nel 1471. Oggi però si è trovalo un altro libro pubblicato in Polonia dallo stesso stampatore nell’anno 1I7Q

(t) Pwramc,op. eit voi. I pag. 70.(?; Bernard, op. eit. voi. If pag. 190.(Z) Marolles, Recherche» bibliograph.(4) Cfaerallier, Hitt, de l'imprimer.($) Meerajann, op. ci(.(6) Lfùrp, Special.(7) La Sema, op. cU.(S; Ficher, op. eit.

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titolato Sermo predicabilis in fedo presentai io- nis beatissima Morite per impressionem multi- plicatus sub hoc eurrente anno M. CCCC. LXX, piccolo voi. in 4. di 12 foglietti di 27 linee per pagina.

Di questo libro ve ne sono due edizioni nello stesso anno dello stesso stampatore, senza nominarsi nella soscrizione, tutti e due con cifre ; ma una di queste edizioni è pre­ceduta da una prefazione che rivela il nóme dello stampatore, e la citlà, ove es6o eserci­tava la stampa con queste parole in eivitate Coloniensitpiar discretum virumArnaldum Ther Hoernen.

Un altro stampatore però disputa l'onore di tale invenzione ad Arnaldo Ther Hoernen,

ed è Elia Louffen stampatore in Hunster di Argau, che stampò nel 4470 il Mammolrectus, seu expositio vocabulorum quee in Bibliis.......occurrunt in un volume in foglio di 899 fo­glietti a due colonne di 32 linee in ognuna, e seguendo Bernard (1) è il primo libro cHe offre tali cifre nelle pagine.

(4) Au reste l'oavragede Looffen (Mammotrectas) diffère com- plétement de celai de Schoeffer 5 et il est accompagnò de torà tables t doni noe quoque dtoe J'èditioó de ee deroier. .De* pta»' il se distingue par l'emploi de chiffres arabe*, qui n* ataient passa-

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NeVanfM) 1482 Leonardo Hall di Ulni per' fejienò la forma di queste cifre, come si vede O0)a sfoa bella «dizione della Geografia di /^o/otfìffo. Final meale nel Tanno 44$9 Widmaon e Kacheloffen di Lipsia diedero l’ulUma forma alle cifre arabiche, oome tull’òra si conserva. Qualche tempo dopo si Abbandonò l’uso di tali cifre e si sostituirono le cifre romana, ma fu tale moda di poco durala»

Nel secolo XV e nel principio del setolo XVI le cifre si collocavano nelle pagine al solo reolè, Indi si usarono , come tuttora si osserva, in tutte le pagine al redo ed al verso.. Si cliiainanft segnature le lettere o cifre

piazzale «I basào di certe pagine di ogni fo­glio, e particolarmente pel primo di ogni quin­terno per indicare al legatore l'ordine dei fo­gli e dei quinterni.

Nelle antiche edizioni gli stampatori si ser­vivano p e r le legnature delle lettere dell'al-

. fabeto, e ie collocavano, se quiaterno compo­sto di dieci carte, (ielle prime cinque, se qua­derno nelle prime quattro , se duerno nelle

* r e flgttré f u n i lei *ìjgnto lypafertpb&iifrfs, qaotqiM depoitUmg- UMft éta «Sigi d*os Técrllure. • tro ii‘4 , ep. vìe. voi. U , |*§gun l t l i i i t

13$

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prime, due eie. in questo modo, nella prima caria del primo quinterno si sérvivaao della lettera A maiuscola, neHa seconda carta A ii, nella tèrza carta Airi,nella quarta Aiv, ov­vero A Kii, nella quinta A v, se quaderno siti» alla lettera A tifi, ovvero A iv , se duerno alla lettera A if, dell’uguat modo nel secondo quinterno si servivano della lettera maiuscola fi, nel terzo dèlia lettera C e cosi progres­sivamente.

Se i quinterni assorbivano le lettere delfb alfabeto si servivano del segno £, e del M c se questi non bastavano duplicavano e tripli' cavano le lettere dell’alfabeto colle minuscole a lato delle maiuscole.

Midlelon (4) asserisce avere usato il primb le segnature Giovanni di Colonia stampatore in Venezia nell’anno 4474 nella sua edizione di Baldus in Codicem, nel Commento di Cal­derina su Marziale, nel Valerio Massimo etc.

Il P. Laire (2), La Sema Sanlaoder (3) e G. Fischer (4) hanno provato che Ktfelliolf di

(1) Mirileton, Dissertai nUVorig. della $iampa in fygkiHfrta pub­blicata nel 1794.

{ÌV Laire, op* cit>(3) La Seina Sanlander, op. eit.(4) G. Fiscbcr, op. Hi.

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Lubek l’avevaimpiegato nel Preceptorivm di- vinae legis di Giovanni Nider stampato in Co­lonia nel 1472 in fol. (1) -

Finalmente Peignot fa rimontare tale uso nell’anno 1470 e lo attribuisce ad Ulrico Gè' ring. Seguendo Bernard sino adì’ anno 1472 non erano le segnature generalmente usate.

Bisogna nei libri antichi guardarsi della presente circostanza, ohe l’uso delle segnature non era uguale, ed ogni stampatore come ogni copista adottava il modo che gli sem ­brava il più commodo, per facilitare la riu-' Dione dei quinterni del suo libro.. Vi sono manoscritti, in cui (e segnature sono collocate al verso dell’ ultimo foglio di ogni quinterno. Nei libri alcune volte sono poste nel centro, altre volte a sinistra, ovvero a destra della pagina. Nel libro JZnece Syl­va Piccolomini Epistola familiares scampato di un bel carattere romano di 15 punti tipo­grafici in Lovanio da J. de Westphaliar neP Tanno 1483 le segnature sono nei margine di dritta in questo modo *■“ i:f?

Nel presente secolo si abbandonò l’uso delle lettere nelle segnature e con tutta ragione si sono sostituite le cifre arabiche, rendendolo* più semplice.

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(f) Psomme, yoI. I. pag. 05.

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f richiami sorto sftillchfesifttf e là loro ori- gine ci viene dagli antichi manoscritti. Si chia­mano richiami certe parole piazzate al di sotto dell’ ultima linea della pagina, che indicano la parola colla quale deve cominciare la se­guente pagina.

Quest’uso era comune uri manoscritti e si metteva nella fine di ogni quinterno e serviva per regolare il legatore nella riunione degli stessi a volume.

Nell’anno 1480 si rese comune tale oso nei libri e durò sino al principi» del presente secolo. Conosciuta indi la inutilità di tale se­gno tipografico fu abbandonato, servendosene semplicemente gii stampatori quando deve segnarsi una intercalazione di una tavola, o di qualche altra cosa piazzata al}'esteriore della pagina per indicare al lettore esservi qualtihe cosa di essenziale a vedersi nella se gwenie pagina.

Prima dj tale, epoca non si conoscono che cinque, o sei libri che li posseggono o sona il $qrpius sopra| Virgilio in fo|. Milano (Ani. ZarOto) 4475. I* Teseide di Boccaccio in fui. Ferrar» (Orwe^ius) 4475, il Pti^ciani Optra grMttwliM fol. VtutliiA impensi» Marci de CmiUiim* \ 476 , e Y Eusebio pubblicato iu

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Mantova nei 4479. In Francia fu posto in uso verso il 1520.

CAPITOLO SESTO

tìtila totcrisioM • dalla data

La soscrizione è la forinola che gli stam­patori del XV secolo collocavano alla fine del volume, ed ordinariamente concepita nel seguenti sensi Explicil libcr qui dicilur etc, ed in seguito indicavano il nome della città, quello dello stampatore, la data dell’ anno , del mese èd alle volte del giorno quando era sialo terminalo.

Tale soserizione nei libri antichissimi, o per meglio dire del primo periodo della stampa ìion esisteva; ma alle volte vi si ritrova ma­noscritta o dall'illuminatore, o dal possessore.

Il primo libro che porta hi soscrizione e la data certa è il Psalmorum Codex di Faust e Schoeffer dell’anno 1457 come testé abbiamo osservato. In qualche altro libro più antico si irova la soscrizione, ma senza indicazione di

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anno e di stampatore, e qualche volta senza indicazione di città ove fu stampato.

Spesse volte sotto la soscrizione che non iodica città, anno e stampatore vengono di­chiarati lutto o parte con alcuni versi sotto la stessa. Vi sono moltissimi libri di " detto secolo, anche posteriori al Psalmorum Codex che ne sono affatto privu. . - ,

La data si trova scritta in, p.'u maniere ; alle volte estesamente con ftyaljteriY qualche volta in cifre arabiche, ma per lo, pia in ci­fre romane. Le prime due nrarriere rìofi spna soggette a variazioni ; ma poa è così delle cifre romane,. ippQlr? gli sluqiptil^rv le mod - fieavano spesse volte a piacere e co® bizzar­ria. 5Ì che han dato occasionerai kràghe me­ditazioni ai bibliografi, ondo ’ inter jjretrarne la certezza.

Credo opportuno dare un quadro delle ci­fre romanc regohn’rm'Me usàliv ptfr faceindi conoscere la differenza di alcune 4?ifr© cifre gli stampatori mjaVaho capriceiasaiiieiite «ojJ al*, tré sner essile qtiadrti.

I, Ul)0 !U. due>III fre.IIII. ovvero IV quattro

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2V4V. cinqueVI. seiVII. selle Vili, ottoVilli, o IX. noveX. dieciXX. ventiXXX. irenlaXXXX, o XL. quarantaL. cinquantaLX. sessantaI.XX. .settantaLXXX, o XXC. ottantatXXXX, o XC. novantaLXXXX1X, o IG. aovanianoveG. «otoCC. d ««centoCGCG, o GD. quattrocentoD. cinquecentoOC. seicentoDCCCC, o CM. novecento M. milleCon questo quadro si vede be«c d ie

la cifra minore precede «Ut cifre maggiore ne diminuisce il valore della sua quantità ; aumentandolo se trovasi collocata dopo. E questo è regolarmente nelle cifre rèma ne e

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facile a designare e leggere j* epoca fissata dallo stampatore. Ma non è cosi in alcuni li­bri ' del XV è seguente secolo , ayejido gli stessi stravolto l'ordine naturai^ di tsle cifre e particolarmente gli stampatori olandesi perlo più in quelli stampali nel loro paese. Io ne rapporto nel seguente quadro qualcuna ct>e .è più singolare , di fui reqdesj difficile indovinarle la vera epoca.

MCCCCiiiiXXVni. 1488 Mlificmiviil 1488 MLCXV 149^MC0XCy 149SMiìijD 4498MiiiD . 14?7MCCCCXCviij 1498 MCD1GIX 1499,Mccpcip . , 4499

. ì wCÌ3DXC 1590oo DIIG 1598C I ^ C 1600<x> DCII 1602oo IgClI 1602Alle volte'la data parte si trova scrittalo

lettere, ed altre volte in cifre romane, o ara­biche come per esempio Anno millesimo CCCC nonagesimo IX, 1499, etc.

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-- 1 ,.In alcune opere di più. volumi si vede nel

frontispizio una data diversa in ogni volume; ed in tal niodo il prima sembra meno antico degli altri; dimodoché chi non è versato in questi studii facilmente si inganna, ritenendo essere raccozzala di più edizioni, ma non.è cosi, come per esempio il Tito Livio di El­zeviro in 12. voi. 3: il primo volume è da­talo 1654 e gli altri due volami del 1653, il Cicerone de’ Giunti il primo volume porla l'an­no 1537 il secondo 1534 ed il terzo 1536; mentre l’una e l’altra, non sono . ebe unica edizione: e tale bizzarria nei libri ?nticbi si incontra bene spesso.

Vi sono tali altri libri con faUa data, .altri con data errala, qlquqnli senza data., come sopra abbiamo detto. Per conoscere là genui­nità delle stesse, bisogna essere, versato ne­gli stupii bibliografici ed essere fornito di una lunga prailica.

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CAPITOLO SETHItO

Segni Mstintibi M e ùntieke edizioni

Avendo qe) primo capitolo del primo libro dell^. p resa le opera fatto conoscere ciò che si richiede ad un buon bibliografo, il quale per essere tale deve trovarsi fornito di una lunga pratica e di una sana critica non solo, ma anche delle conoscenze tipografiche; farò conoscere nel presente capitolo quanto neces­sarie ed indispensabili sono tali doti pelìa co­noscenza delle antiche edizioni.

Moltissime sono le antiche ed ancipite edi­zioni, e spesse volte delle stesse se ne incon­trano frammenti, come pure in alcuni libri di antica data si verifica essere mancanti del­le prime c delle ultime carte, le quali, tanto le uno, quante le altre, potrebbero sommini­strare nuovi elementi e servire di documenti nella storia della invenzione della stampa, come spesso é avvenuto* Quindi tali frammenti

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e libri mancami non debbono tenersi in non cale , ma con (utla scrupolosità ed esattezza debbonsi esaminare , onde conoscer V epoca della loro impreniofle, il Iwfp» ove fossero stampali, ed il nome dello stampatore.

Ora comc mai il bibliografo sfornito delle sopra indicate qualità e conoscenze, e con particolarità delia pratica può arrivare allo scopo prefisso ? Ciò non può darsi : è più probabile con una grande pràtica ed una' su­perficiale teoria ciò eseguire, ebe eòo unti profonda teoria sfornito deità pratica.

Or 1 avendomi io ad tvn si arduo lavoro accinto , mi coopero, per quanto le tnie de* Itoli forze ed il mio poco ihgegno lo pentòdi- krtKV fore conoscer^, se non tutti, alfhcno i prìfterpaH degni distintivi delle antiche edi­zioni.

Tali segni sono molti, e quasi tutti fattaci, e non si può giudicare della certezza che of- fre uno degli stessi; fra bisogna riunirli tutti per formarne un sano giudizio. Or io per non dilungarmi tra tanti ne ho scelto nove I più principali, e sono :

f. L'assenza del titolo in fòglio separalo. 8v t ’assérlza delle lettere maiuscole nel

principio dette divisioni.

2W

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3. La rarità di queste divisioni.4. L'assenza delle virgole e delle virgole

e punti.5. L* inegualtà e la grossezza dei tipi.6. La mancanza delle cifre sopra le pagine,

delle segnature e richiami in piè delle stesse.7. La solidità, la spessezza e le marche

della carta.8. La mancanza del nome dello stampatore,

della città e della data o deiranno.9. La quantità delle abbreviature./ . Dell'assènza del titolò in foglio sèpafatù.Il titolo deiropera è quello che trovasi staili

pato nél primo fogliò, che al giorno «li oggi chiamasi frontispizio 5 e nel principi* <Mhi stampa gli antichi stampatori nòli odsttxhftavàtitt nei loro libri Stampare il titolo in foglio se­parato; ina ‘ alte’volte M titolo trovasi nel prio • «ipio delT opera , seguito dall* prima pagina della s$e£sa, altre volte vi esiste il vqoio, :e qualche volta sostitirito manoscritta, , .

Circa Tanno 1476, al .più laridU 4.480 prift- erpttreoo sa fare uso gli stampatori iti ^deltif titolo. e losiacnparanofielLa prima jcarta ol rece dei pnimo; qiuintemived ò\g*M vóllenl

peir toijiàjeea^poètsoiifi una sola linea nel centro della pagina,

•2t9

5 2

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mobai 4490 iq jw)j, esclusi Aldo, Giunti e qual­

che altro stampatore* che non abbandonarono se non alquanto tardi tale sistema , veniva composto di più linee, e per lo spesso in forma piramidale al rovescio. Nel principio poi del XVI secolo gli stampatori cominciarono ad usare i frontispizii come oggi si costuma, ma con differente gusto.

Nelle prime edizioni gli amichi stampatori lasciavano per lo spesso il primo foglio tutto bianco, e qualche volta nelle antiche edizioni vi si trova al verso di detto foglio stani pala qualche lettera, o dedica ; quindi tutti i libri che sono privi del titolo in foglio separato appartengono cqn tutta certezza ad un’epoca anteriore al 1480.

Bisogna però il bibliografo essere cauto nel profferire tale giudizio, e deve registrare H primo quinterno» e trovando le carte di nu­mero'pari, il libro appartiene con tutta sicu­rezza 9 tale epoca; ma se le carte del quin- temo sonò dr numero disparì manca allora la prima carta; nella quale non si conosce se]Vi fosse stato il titolo^ se bianea, ovvero al,0*30 qualche kUera o dedica, ed, i natale caso p e r ben giudicare bisognai chq atocerrèsseronltri' segni.

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S. DeU* mancanza dette lettere tnaiuscotó at principio delle divisióni.

Da principio gli stampatori lasciavano nei capitoli del libro un vaiolo nella prima lettera della distanza di quattro ovvero sei linee di forma quadra, e questo airoggetlo di colorire tali capolettera con colori ed oro ad imitazione degli antichi manoscritti, e nelle ediaioai più; amiche se ne incontrane con bellissime minia­ture exli squisito gusto: questo segno accompa-. gfiajo da qualche altro è infallibile.

Debbo avvertire che deve il bibliografo eoa questosolo segno essere molto riserbato nel dare il suo giudizio» a causa che dopo qualche tem­po dall1 ipvcn&ione della stampa , cioè circa, il 1A6& gli stampatoli in detto vuoto collo- cavano una lettera minuscola nel centro, quella stessa che mancava nella prima parola, del capitolo, come si osserva nel fac simile portalo da Bernard (1) della Grammatica ve- tus rhtihtyka stampata in tylagonza in detto anno da Sehoefler , clip offre la mancanza 4e|la leileca maiuscola S della prima parola, *upctioribus , ed è sostituii a colla maiuscola in mezzo al vuoto* Nei libri quindi can celli*

- * i . j - (V; Bernald, q)J> Uva a iX. q.14. ?

2*1

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tenere maiuscole miniato non pulendo cono- scere, se vi fossero state sostituite in mezzo al vuoto le minuscole non si può dare on adequalo giudizio dell’epoca caria, se non Con 1» concorrenza di altri segni.

3. Della rarità dèlie divisioni dei capitoli.Nelle edizioni pia antiche la divisione dei

capitoli è più rara; nelle edizioni del 1460 se ne vede qualcuoa più spesso; e dopo lfan - no 4470 in poi sono quasi regolari.

4. Deir assenza delle virgole e, delle virgole e punti.

L’uso delle virgole è antichissimo, e nac­que dai manuscritti: ma oggi la forma è dif­ferente nella stampa* Negli antichi manoscritti le virgole non sono altro che una sottile li­neetta da destra a sinistra della lunghezza della lettera, e collocavasi in centro della li­nea e non nella parte inferiore della stessa, come oggi costumasi.

Nelle antiche edizioni in alcuni libri sino all’ anno 4468 non si osserva nessun segno di punteggiatura come sarebbero lo Speculain humanae salvalionis senza anno, le Lettere di indulgenze del 4455 e 1464, la Grammatica vetus rhithmica del 1468 eie.

Nel Codex Psalmorum del 1457 si vedono

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delle virgole poste nel basso della linea nella forma del numero sette.

Nel libro titolato Becueil des ffisloireg de Troges senza dala e nelle lettere di Gaspa- rino da Bergamo stampate in Parigi da Ge- ring nel 1470 vi si osservano i punti in Corina quadra e le virgole della forma di una sot­tile linea da destra a sinistra ad imitazione dei manoscritti, colla differenza che nel primo sono collocati nel centro della linea, ed oc­cupano la lettera intiera e nel secondo prin­cipiano dal centro e scendono al basso della linea.

Nelle lettere d'indulgenze del 1454, nel Du* rondi del 1459 nel Chalolicon del 1460 nella Bibia del 1462 si vedono dei soli punti di forma quadra. • -

Nel Ciceronit del 1457 si osservano i soli due punti di forma quadra, ■

Finalmente nella Bibbia senza data a SS linee» nel Laclantius del 1465, nel Ciceroni* di Han t Roma 1467 , nel Ciceroais di Spira del 1469, e neU.Euipè/o di Jenson dei 1470 si osservano il' punto ed i due punii di ftnv ina quadra.

Da tali esempi si vede che gli stampatori in quei tempi erano incostanti .nell’uso della

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punteggiatura) foia risulta bemi che sino al- I# anno 1470 non erano in uso le virgole e punto; quindi tutti i libri mancanti di tale segno credo appartenere all'epoca anteriore al 14.70) e se concorrono altri segni, allora potrà senza lentia giudicare appartenere a tale època.

5. Della grossezza dei tipi e della inegualtà degli stessi.

Superfluo è il parlare della grossezza ed inegualtà dei tipi delle prime edizioni, e sa­rebbe una ripetizione di quanto ho detto ne- gli antecedenti capitoli; cioè nella stampa ta- bellaria i tipi erano ineguali e grossi e quindi tutti quei frammenti, o libri die presentano tale qualità di tipi a tale epoca , senza peri-, eolo di errare , appartengono, ludi colla in­venzione dei caratteri rrjobili fusi i tipi ma­no mano prendevano la forma regolare , e progredivano nella egualtà e nella differente grossezza e si portarono al più alto grado di perfezione , e vi sono edizioni di tale epoea ehe sono preferibili a quelle del presente se­colo. Nel 1480 cominciarono i tipi a prendere la cattiva forma del goticò e tutti quasi gli stampatori tale modo seguivano sino ni prin­cipiò del XVI secolo. Quindi è mollò diÀieilo eoHa sola teoria conoscere con questo solo se*

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, gito a quale epoca appartenessero alcuaill ihri ancipiti, ovvero frammenti di libri alitici*», perchè sono iieccssariissirae, anzi indispensabili una lunga pratica e le conoscenze tipografi­che.

Vero si è che in quei tempi ogni stampa’ to re possedeva un suo proprio carattere dif­ferente nella grossezza e nella egualtà deitipi di quello degli altri stampatori* e per tali ra­gioni si erede potere dare un asseverante giu­dizio;, ma non è cosi; perchè piiole succedere per causa della morte di qualche antico stam­patore, ovvero perchè qualche ahro si fosse dismesso della sua stamperia, i tipi di uno stam­patore passassero nelle mani di un a ltro , e questi avesse ristampato cogli stessi tipi in una epoca a noi più vicina qualche libro già.stam­pato dal primo possessore in epqca più rimota, e a prima vista sembreranno unica edizione.

Il bibliografo però fornito di pratica e,delle conoscenze tipografiche de,v£f)6saminar& il xnt • lo4*)VS|i&doMo stampatore nellacamposuioive con qualche altra copia stampata cogli stessi t ip ic h e si dubita essere di differènte edjzténc, esam inarcela Spaziatura, la coIIqcwìoiw vdfi punti e dei due punti se ne offre; e tutto ciò che appartiene al metodo differente ch$ qgni

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stampatore tiene a se nel comporre; e in tal (nodo può bene dare il suo giudizio , come avvenne * Bernard (4), ebe giudicò del Foco* bolarium eie quo ristampato sopra, quello diGiit* temberg da un silo lavorante chiamalo fie- chetermunize, che. acquistò la tipografo gut- tèmbe^giana dà Homery do tonto re (fella stessa, « si stabilì anni dopo in Elfeld (Altavilla) ove ristampò tale libro. Ecco quanto necessarie aono per la conoscenza delle antiche edizioni la pratica e le conoscenze tipografiche.

6. Della mancanza delle cifre sopra le pk- ■'fine,'-e dèlie segnature e richiami in piè delle Vtekte.■' Di tali segni ho parlato nello antecedente espitelo, e il dirne di nuovo sarebbe un- ri­petere quello che ho di già delio/

- 1. Delia solidità , della Spessezza e dette ■ ntarcke nella caria.

Netta maggior parie, anzi in quasi ' tutti i librò stampati nell’epoca (feti a ittvelwkwie detta stampa .gli stampatori aervivaési duvetine1, ■« della pergamena.

il primó libro- Ui cui si conosce qualchèpé- pàa stampata in carjtn.èMI VoóaM ariw* eie

■ i : it. • . - • *t. . t •(1) Bernard^ op. citi

àS6

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tjuó di tìiovàani di (jeAoVà stampato nel* 4 460.Quésto ìibto fti stampato da Bechetermun*

iie in Èlfeld, ùotoè soptà hò fatto òi$ervarejIndi Faust e Sòhóetfer f>er la carezza , a

ScarSézzà del velino, o della pergamena prin­cipiarono ad tosate nei lóro libri là carta di cenci di lino. La Carta da èssi loto ifopiégata i solida, forle, di ftiolta Spessézza è di rarà bianchezza che tmtora conserta ad ónta dellé ingiurie del lefopo, è noà và soggetta a mac/ chic nere come là carta pii Moderna, e coti pattiéòfaritè di Germània.

La più amica marca nella Caria è quella Ai on cerchio sorpassalo da un fusto/ alla estre­mila del quale védesi à ia Stélla,'eoòliéné dell# vergalure è delle ftoeé th€ tédòàfff téttat colla léce. 16 seguito nella càttà èie S p ie ­gavano Fauil é Sdfioeffet rtéi tot litri si vèdéf alla lueé la rfnatca di unà testa di 4oté; indi i fabbricanti di càflé per distiAgàeré le tot# toanifatWire àg^nséró^nàlcfce ornamento alla? festa di bore còme «da tosa, una còtonà, tìfl accetta eie. Si óssérta ehé la catta quanto e più antica/ tanlò è merió pesante ad onta della* sua spessezza. Si può quindi senza te tira giu­dicare; concorrendo’ le crtcjjstanzé sòfrta iridi- éaiey tifiti i Hbri stampati in detta carta d#

iSi

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appartenere all’epoca di Faust e Schoeffer.Dopo tale epoca la carta si trova meno so­

lida» di meno spessezza, più pesante, più gra­nellosa « soggetta alle macchie nere , meno bianca, e con differenti segni, o marche, che variano a seconda del gusto dei fabbricanti. Se si vuole notizie di delle marche si con­sulti La, SernaSantander , Camus, Cristiano Schoeffer etc*

8. Della mancanza del nome dello stampa­tore, della città e deiranno-

Tali edizioni si chiamano ancipiti e sono per lo più i primi saggi che gli stampatori davano della loro arte, quando volevano sta­bilirsi in una città 9 per conoscere se V arie loro della slampa era accolta, o pur n o , e per evitare le persecuzioni dei copisti. Tali saggi debbono considerarsi come le prime e- dizioni di quel luogo ove sono stampate.

Bisogna però avvertirsi che vi sono altri libri ancipiti più vicini a noi e non sono i primi saggi, come sopra ho fallo osservare, ma gli stampatori o per bizzarria, o per loro fini particolari dopo stabilitisi in qualche città occultavano una, o più di tali cose, ed alle volte tutte; e quindi non si può dare giudi­zio da questo solo segno, ma bisogna che ne- concorressero degli altri.

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9. Finalmente della quantità delle abbre­viature.

Molte sono le abbreviature che apparten­gono al XV secolo. Le più antiche e le più spesso usale sono la lettera t senza punto , ovvero con una sottile lineetta per punto, so* pra obliqua; e quando doveva significare im, in etc. vi si vede una linea sopra orizontale ; indi si servivano della z, £> e ^ per et, *£ per que, quibS per quibm, § per quam e quod, ? per com, con, £ in vece di per, prò e par ed anche per presene ; xpo , xps per christo christus, xpm per chrìstum, per rum eie. ma delti segni in generale sono quasi tutti fallaci, e bisogna essere versalo nella biblio­grafia, essere fornito di una lunga pratica e delle conoscenze tipografiche, per farne un applicazione sempre giusta e concluderne.

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UNTOLO OTTAVO

#•*« manb» t W* **u WW HampVepi-

Per distinguere |é loro opere gli antiahi plapipatopi, ciascuno di loro metteva nei librf da esso stampati un segno, una marca, uno flemma. Pgni stampatore servivasi di una d| psse, e spesse volle il successore di una stam ­peria variava colla morie del suo predeces. pope, con aggiungerli, o toglierli qualche parte pegli stemmi particolarmente.

Tali segni venivano fn differenti modi rapi

(>resenialir Vi erano coloro che preferivano g soscriziope, per faro conoscere (e opere

fftpropato pelle joro stamperie , ed avevano (0gnaian)epte una forcola lutto particolare , PVVero delle frasi varie tra loro,

Altri praticavano Uff modo differente da qpesti, dichiarando, il loro nome , e spesso Vo|le la cill& oye era stampato e l’anno della pubblicazione in uno, o più versi in fjne dp| libro,

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Vi erano quelli che ai facevamo conoscere nella priu»a capolettera , la quale conteneva pao scudo eoo qualche emblema e la impresa dello stampatore, ovvero una delle due eose, SJeryivansi altri di un fregio tutto particolare differente di quelli usati dagli altri stampatori. Piversi usavano una vignetta tutta propria,

finalmente molli stampatori alla fine del libro, ovvero {n foglio separalo stampavano yqo stemma o di famiglia , o emblematico , e spesse volle col loro nome e cognome per intiero , o cpo lettere iniziali, ovvero eoo sigle.

Nei tempi meno antichi tale uso si rese ge­nerale, e lo stemma lo stampavano nel fron* (fsplgio, od in fine del libro neD’uIlirpa carta, p in foglio separato,

Non comportando l'opera che ho intrapreso, ch’io descriva minutamente tutti i segni, tulle |e parche e stemmi, mi sono contentalo farne conoscere alcuni di quesij ultimi, ohe possono servire d| norma a coloro ohe agli studi! bi­bliografici vogliono applicarsi; avvegnaché perI segni e per Je marche sarebbe lungo e difficile il descriverli. Ma piuttosto è facile comprendersi da coloro che son versati in tali sludii forniti di una lunga pratica, hv-

MI

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vezzo l'occhio agli esami e colle osservazioni, ritenendo a memoria i segni da me antece­dentemente espressali pella conoscenza delle antiche edizioni renderebbesi lor facile indo­vinare lo stampatore, e di conseguenza il luogo e 1' anno delle ancipiti edizioni e dei fram­menti delle stesse.

Lo stemma di Schoeffer, di cui si serviva nelle sue edizioni, e quello dal suoi succes­sori sino al 1832 venne impiegato da Ivone Schoeffer nipote di Pietro, consisteva in un pezzo di ramo di albero trasversale con due gemme , in una di esse vi sono appesf due scudi incorniciali legali con un nastro , en­tro dei quali si osserva, in. quello di destra un capriolo accompagnato da tre stelle, ed in quello di sinistra una, croce di S. Andrea ; tulli c due bianchi in fondo rosso.

Ulrico Gering » Martino Granlz e Michele Friburger si servivano di un sole di oro.

Gli Aldi erano uso mettere per loro stemma un ancora con un delfino attorcigliato accom­pagnali dal loro nome diviso Aldus nelli due lati del centro.

Meritando [tutto il riguardo le edizioni al­dine per meriti lellerarii e tipografici, ed at­tesa la loro rarità e bellezza, ho divisalo trai-

*62

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Tav'IPa* 264

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icnermici alquanto » .onde fare conoscere li cambiamenti ricevuti da dt*tta ancora in dif­ferenti epoche , le falsificazioni delle aldina edizioni, e finalmente registrerò alcuni stam­patori che di detta ancora per loro stemma si sono servili, ovvpro che l’hanno in varie maniere modificata.

Tale ancora come sopra ho detto fu da Aldo il vecchio immaginata e fatta incidere; e vol­garmente viene chiamata ancora secca perla sua magrezza. Vedi tav. I. num. I. Ed Aldo l'an­tico la impiegò ili qualcuno dei suoi libri stam­pati nel principio del XVI secolo. Nei volumi grandi è di maggior dimenzione con o senza incorniciamenlo.

1 primi libri nei quali si vede tale ancora sono il Filosttato del 1501,. 2, 4 , in foglio , il Sedulius in 4. del 1502, ed Erodoto 1502, in foglio.

Debbo avvertire che il Giovenale del 1501 con Yancora è una ristampa fatta dieci o do* dici aoni dopo, e non può registrarsi come il primo .libro di Aldo che porla Vancora.

Tale marca (to». I n. I) fu impiegata mollo tempo come era falla eseguire. Separati i suoi figli nel 1540 dai figli di Andrea , non la cambiarono , contentandosi dichiarare nel

*3G3

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libro ufna nilova formcrla apud Aldi fttios, é i incisero un altra ancora uguale aliai prima * Aia con più grazia e maggiorei eleganza (iatiI n. 2.)

Nell’ anno 4#46 lai fornita dii detta àricàrd provò tfn considerevole cambiamfento # sosti*

x ttfendo lef parole Aldi F*ilii ai qitella di Àurvrf (tati. IL nf. 5.)

La irtaggior {farle dei libri stamfpali coi (orchi aldini con questa mtovaf ma refa sorte* fa\ Ì U 6 al 15$4.

Pàolo Manuzio l'abbandoni? nc/ 1&55 epocaf che probabilmertle divefnne proprietario dfeftaf stamperìa, e riprése quella dell'antica format d ie qualche Voltar f adorna cotf ornfcmfeirttf ovale di due maniefe (lav. ftf. n. £.)

Poco prima della rotarle di suo' padre Aldo' Jl giovine vi aggiunse lef arnti accordale dal- F imperatore Massiirtiliano a P^aola-Manuzio [lav. IV n. 8) maf senza abbandonare Vancord della tav. L fìg. % la quale si vedtf in mollef edizioni di tale tempo senza la parola Al dvs;

La famiglia di Turtesantf conservava la? marca delia tav. f. n. % Jfopo il i862 nellef sue edizioni stampate fuori la stamperia al­dina portano nella soscrizione Ex Aldina Bl- iliùthcca.

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Pag.263 TavMI

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Pag 2,65 Ta.v*IV

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Malcontento Aldo il giovine, della concor­renza dei suoi, cugini immagina e fa incidere una marca più complicata (ta\. IV n. 5) per distinguere le sue edizioni, ed al verso della quale vi aggiungeva il ritratto inciso in legno del suo avo con un avviso, col quale faceva conoscere essere tali edizioni manuziane. Qual­che volta nel titolo sostituiva all* ancora il ritratto di Aldo il vecchio ; e sotto il titolo del libro titolato Pauli JUanutii Anliquilalum liber de Senatu 4584 in 4. si vede il ritratto di Aldo il giovine.

Nel 4581 non si vede che l’antica ancora della tav. I n* % e Nicolò Manassi, che pro­babilmente dal 1585 in poi fu possessore della stamperia aldina , la continuò ad impiegare dopo il 1597, anno della morte di Aldo il giovine ; mentre si vede impiegala nel libro titolato Ragionamenti spirituali di Anton. An~ tonii nell'anno 1649 in 4.

Bernardo o Bernardino Turrisano fratello di Andrea e di Girolamo e figlio di Francesco o Federico si servì delf ancora aldina colle parole In Aldina Bibliothcca in tutte le edi­zioni che fece in Parigi dal 4554, al 1568 , o solo, ovvero in società con Guglielmo Morel.

Dopo lui Roberto Golombel, o Coulombel34

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iftVfiiegò ìo stéssa marca é le 6tesse parole In Aldina BibUtHhttU nè) tftta titolato Alex, ab AlestMcbo Geniulium dieftim libri aex nel 1579 in1 8. é nél PaScMlli Censura ani'• mi ingrati riell’àrittò I6ÓÌ ffi 8<

ÀVéndoI'tincora àldìrislaltirata l’atténziòne di ritòftì sfàrrtpatótì rrìolttì tempo prima di questa èpòtjàf e firédentit» da ré fiomé ullt* loro cdfzioni, Se tìè sérviróSo &lcani col loi o riOrne, altri ésat- (amertló cofjiatìdolif, ovvéro impifgfer vàrio quii- òhe altr^ marca analoga. ÀfciM pérò niéhd delicati la conirafacevano e'véritltfViftaféloro Adizioni cóme sfàrrtpaté' dà Aldé.

6. Operino «Onft'HféCe in- BaSiléa vfcrso il 4545, stampando sènza data, rtia éòll'ancofa, T òpera di Strozzi CaUnMU ih' 6. scampata he? 1513 da Aldò.

Gli Giunti contVttfociéirtf hèlf’s/tlfltf fS'iS l’O- vidìo Stampato da Aldo nel 15518 indlcuhi esemplari si vede VaricoM, il tibntié di Aldo é la1 data del ÌBIS, 6 parimenti1 coiitrafecéro Id Grammatici Latititi dello iléSsó’ Aldo. Fr.

Asola fortemente e eon ragiorié se né lagna bella prefazione del Suo f . Livio dèi 1818 iti foglio. Tale lagnanza non fede veruna ina- jtfeésrotìe ai Giunti, nterttrenell'anrio Seguente sff Védé YOóidio éotìtrafattd eoi rt otite di Aldo e l'ancora, come sopra abbiamo veduto.

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Teodorico Thierry Martino di Alosi socio di Giovanni di Weslfalia , che aveva portato la stampa in Lovauio, fec« uso dell'ancora in molli suoi libri, $ qualche volta impiegava una doppia àncora, come si vede peli’ Odissea di Ornerà greca del 1523 iu 4» eoo questo di' sticon.

Ne iacnpes^almn vis aufecat. An/Qbpra a#cra;Quo men^em figas, e&l j accada tibu

Questo Thierry Martino stampa molti libri e sopratuiio fece delle belle edizioni greche che sono divenuti rari. Morì in Alost nel 1533. Erasmo, che molte opere aveva tolto stam­pare presso lui, gli fece l’epijaSìo col quale allude la sua ancoro.

Nicolas le Riche (Nicolaus Dives) stampò pel 1547 in Parigi molti libri eoo u« bellis­simo carattere Italico- ad Hnitaaione- di quelli di Aldo inciso a spese di Giovanni de Gaigny cancelliere dell'Untversità. Le, fyiahp presti per inarca due ancore a croce con questi veg$t intorno.

Non satis una tenotcecatas Anotapra pappe»

Al d| scoio, si leggono questi' altri quattro versU

ll(. CESIMI AjCHOKÀ»

Fundàbat salis Aonias uua apchora puppe&Dum tantum Ausonns musa nataret aquis

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Nane quum Palladiae sulcaut maria omnia navesVisa quod una parum est anchora, facta dùplex.

II primo libro stampato da Del Riche con questo carattere italico e colla doppia ancora è titolato Psalmi Davidici septvaginta (jvinqve in lyricos versos redacti etc. authore Joanne Ganeio in 8.

Le sue edizioni si approssimano per la ele­ganza, per le correzioni e per la buona carta a quelle di Aldo e sono divenute rare. Intanto non si hanno attirato l'attenzione degli am a­tori.

Geronimo Scoto in Venezia nell'anno 1555 si serviva di un ancora tra due alberi con queste parole In tenebris futget con molti ac­cessorii.

Francesco e Pier TMaria Marchetti messero nelle loro edizioni verso il 1565 un ancora ed un delfino, ma in senzo contrario di quella di Aldo. Le loro adizioni non sono rimar* chevoli.

Giovanni Crispino di Ginevra impiegò nel suo grazioso Omero greco latino in 12. del 1560 , 67 , e probabilmente sopra altre sue edizioni» un ancora attorcigliata da un ser­pente e tenuta da due mani che escono dalle nuvole colle due lettere L G.

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Eustachio Vignon della stessa città , forse possessore della stamperia di G. Crispino nel 1578 usava la stessa marca senza le due let­tere iniziali, ed alle volle vi aggiunse ài di sotto un mare, nel quale vedonsi dei mostri ed uomini marini con questi due versi a] lati,

Anchora sacra Mari jaclatos unica Chrlsto Fundat, et est omni tempore sola salus.

Pietro d’Aubert nelfanno 1626 nella stessa città, si serviva dell1 ancora aldina, e Ira le oltre sue edizioni si vede nel liblro titolato Relation de V etat de la Religion par Edwin Sandis 1626 in 8. In fine sopra un Nuovo testamento in greco volgare si vede la detta ancora , che Le Long crede essere stalo tale libro stampato da Pietro Chouet.

Renouard è di opinione ohe la stamperia di Crispino sia passala a Vignon, indi a Pietro Àuherl e finalmente a Pietro Chouet.

Giovanni Le Fevre stampatore in Caen ser- vivasi di un ancora tenuta da due mani ed iulorcigliala da un serpente, ed osservaci nei libro intitolalo Ricerche ed antichità della prò• vinciti di Neustria appresso Normandia eie# da Carlo di Bourgueville deiranno 1988 in 8.

Evangelista Duellino in Vene^ianell aaue

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'4607 u$ava due ancore con queste parole ; Bit tuffala.

Gerardo WoJffclwt jq Anvers* circ* il 4619 aveva per isteiqma un ancori temala, da due mani, che uscivano dalle nuvole ed {il dj so­pra le parole C oncordi a , nel basso dell’ancora vi ò scritto A n co ra sac ra . Deus , I’ alto forma una croce con le lettere P. X. e due lettere greche a a nelle due braccia della stessa.

J. Reppius, stampatore in Strasburgo nel 4643, aveva ppr q^arca un ancora interrata poi fusto iityprcigliajto da un serpente e nel* l’alto un augello Ivi Msatp.

J. Phil. H !#it|s della fte?s« ciità pel 4643 «t Wrviva, 4i ujja |jB)il« «W<5a ma posata «Wr* ujbo afteeolo.

Nelle Lettoni familiari Ai Citatone e d’altri auWm tammcutalo in lingua volgane da Gio. FuMni da Fighiera etc. in Venezia 1648 ap­presso Ogaiben Glasseei si vede ancora aU dina; come ancora in qualche libro poco im­portante stampato* in> Roma nel principio del secolo XVI.

dietro Hauboldfc m Capeuhaguo nel 46ÌH- u- sava per- moitoa-un medaglione cottimo donna che tiene nelle-moni un orologio-, oaltro stru ­mento che non- si può bone riconoscere; in­

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nanzi di essa vi 6 un ancora, ed intorno al medaglione si legge Sai cito si sai behe, ed al basso unii P ed ófn H Hgati;

In akiahi libri stampati iri Parigi da Seba­stiano Cfattftisy dal 4641 ài 1682 riell* 4ba nnrcà bell» t>arte superiore t i k una phieo- lisshna ancóra sorpassata dà tre slellè inr un medégHmNf.

TeoBto LttAewig in Wirtemberg nel 1700 si serve deff àhcòrà aldina éori l’ esèrgo Fe­dina lenii iar «fr piccolissimo medaglióne per­iato da dtté affgkrfi è genii àliti éd abbelliti eoo molti adiri accessori.

Se piè dettagliate, istruttive e curiose no­tizie si VóieS# SÉ P edfaròni aldine -, puossi consultare Ani. Remuwrd. Annate* ttó r hnpriiftèfti Sei Atdes ih vói'» S. iti18. Pàtffe.

Nei secoli a noi più vicini altri Stampatóri* àer vi vaitei Ai altri swmttìi, ciotr Abelé L&n- glier del Sagriiìzio 4) Abele; Antonio/ Biado di Rom a, Betonrnes e G n^tlm o Rovifie di Lione di un gqttild ; gli Stefarfi, gtt EfzéViW di Arwsieirdalft, SMtnei'r è Patisson’ di un Ulivo. Giunti di' tfn giglio; li' Wechoiis di' una mazza; li Cramoisy della Cicogna; IfeldiaSséré Moreto e Gristofaro Piantino di Anvéi*sà di un com­passo; Gilles Corrozet di un cuore in una rosa;

*7*

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Ànlonio Vi Ir è di un Ercole con questa epi­grafe Virlus non lerrHa montfr**; Guillot, Du* pret di un elmo; gli Anisson di Lione di un fiore di giglio colla parola Anisson; Giansonio e Bleu di Amsterdam dei globi celesti e te r rostri in una bilancia, Sebastiano Grifo di Lione di) un Grifone; Morel di Parigi di un gelso bianco; Giovanni de la Caille, Simeone Piget della prudenza con queste parole Vidi pru­denza vires ; li Dupuis della Samaritana.; Si* meone di Colins, Claudio Chaudiere di Saturno eoli1 epigrafe Virius sola relundit; Giovanni Bonfons di un serpente piegato a cerchio ed in mezzo una colomba sopra un albero eon questa legenda Estote prudentes sicut serpen- tes et simplices sicul columbe; Fròbenio di Ba­silea di due serpenti coronati intorno ad un palo con un augello; al di sopra, Josse Badius di una pressa di stampa; Giovanni Gaminat di un tosone di oro etfc.

Coloro che desiderano avere più pmple no­zioni su questo soggetto possono consultare la curiosa opera di fiath. Schollz, Thesaurus symbolorum; ac emblematum bibliopolorum, ac typographorum ab incunabilis typographiw. Norimberg Ì730, 32, in foglio.

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CAPITOLO SONO

Dd formato M tòri

Dìcesi formato nei libri la distinzione che si fa de! differente sesto, onde come gli slessi sono stampati; e tale differenza non si cono* sce dalla sola grandezza del libro, ma daUa maniera come sono piegati i fogli.

Molti bibliografi sono caduti in errore nelfo indicare il sesto dei libri, ed ànno dato luogo a molle dispute bibliografiche; giacché un li­bro di unica edizione indicalo in varii formati h supporre esservi state tante edizioni di quanti formali sono stali indicali, mentre non sono che di unica edizione.

Bisogna il bibliografo, ad evitare tali incon­venienti, avere conoscenza della carta, nella quale è stampato il libro; se in caria grandeo piccola; mentre un libro in foglio stampato

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'in carta piccola , portando la dimensione di libro in 4* a prima vista sembra tale, al con­trario un libro in 4° stampato in carta grande presenta la forma di quello in foglio.

Deve parimente esaminare i quinterni, per conoscere di quante pagine è composto cia­scuno.

Or la conoscenza del formato reale dei li­bri non è tanto facile come si crede, ma è necessaria una grande pratica ed una forte conoscenza tipografica. Da parte mia mi in­gegnerò per quanto le mie forze il permet­tono disimpegnare il mìo assunto; e credendo necessario fare pria di ogni altro conóscere i differenti sesti dei libri col numero delle pa­gine che contener dovrebbe ogni foglio per ciascun formato, l'ho esposto nella seguente tavola. Un foglio del libro di formato in fo­glio deve contenere: pag. 4

in 4* in 8* in 12° in 16* in 18* in 24° in 32* in 56”

816243236486472

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2731. io 48* 961. io 64° 1281. in 72° 1441. io 96° 1921. in 128° 256

Il foglio di un libro si intende un foglio di stampa di qualunque quantità di pagine fosse formalo, e la le foglio impropriamente dicesi quaderno, ovvero quinterno, mentre il foglio è quello che contiene realmente un foglio di caria, il quale piegato come ricevesi dalla fabbrica forma due carte * e quindi 4 pagi ne , e questo formalo chiamasi in foglio , e quando in tale formalo sono due fogli uno entro l'altro contiene 8 pagine chiamasi duerno, se tre porta 13 pagine e chiamasi terno, se quattro offre 16 pagine e chiamasi qualerno, se cinque compongono 20 pagine e chiamasi quinterno; e regolarmente:in tale modo stam pavasi dagli antichi stampatori, come ne fan piena prova i primi libri stampali da Schoef­fer, siccoioe abbiamo osservato, e da tale si­stema nacque il nome di quinterno» ed in questo modo costumasi dagli stampatori de nostri tempi.

Il lòglio della carta piegata altra volta fon ina quattro carte e si verifica il formata

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in 4° e contiene otto pagine e <lovrebbesi chiamare, (come anticamente tale nome gli davano) duerno; ma quando come tuttora si usa, sano due fogli uno entro l'atro e formano otto carte con 16 pagine, dovrebbe chiamarsi quaterno.

Il sesto in ottavo è quando se ne aggiunge alla sopradetta piegatura un'altra ed il foglio della carta offre otto carte con 46 pagine.

Il formato in 12° è composto di un’ 8* ed un cartosino di 8 pagine che metlesi in mezzo all1 8% e forma 12 carte con 24 pagine, cioè 16 pagine Fin 8* e 8 pagine il cartosino di mezzo, e la carta non si piega regolarmente come Fin fol., Fin 4° ed in 8*, ma al contra­rio dalla parte più lunga del foglio.

Il formato in 16* si taglia dopo stampato il foglio neh mezzo e dona due ottavi , cioè a dire due mezzi fogli ciascuno dei quali in ottavo di forma ma non di sesto,

L’ in 18* si piega come il foglio in 12* la carta, cioè a dire per la sua parte più lunga e se ne formano tre parti, le quali due re­golarmente restano uniti e forma un in 12* come sopra, e la terza parte si stacca e for­ma un foglietto di forma in 4* cioè di 8 pa­gine ed un cartosino che collocasi in delia foglietto composto di 4 pagine,

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Il formato in 24* è lo stesso che V in 12* colla differenza che si divide il foglio in due e forma due in 12°.

Il sesto in 32° si divide. la carta in quattro ed ogni quartino si piega in 8* e contiene eia* scuno 16 pagine.

Il formato in 36* sono 3 in 12* che si di- vide la carta in tre parti, e ciascuna contiene un foglio in 12°.

Quello in 48* si piega la carta come Pin 12° e si divide in quattro parli e ciascuna delle quali contiene 24 pagine e forma un foglio in 12*

Il sesto in 64’ è formato in otto parti, quali divisi formano otto fogli in 89.

Il formato in *72* si divide la carta in sei parli piegala come Fin 12n e forma sei fogli m 12\ ciascuno dei quali contiene 24 pagine.

Finalmente il sesto in 128° si piega la carta in 8* ed ogni ottava parte si piega in ottavo e contiene 16 pagine ciascuna parie.

Or ritrovandosi stampati libri in carta gran­de ed in caria piccola, ne sorgono pei bibita* grafi , che vogliono indicare il sesto .alcune dubbiezze; e altre maggiori ne offrono I libri stampati in foglio in 4° e in 8°, che son te seguenti, se un libro smarginato di sesto in foglio composto a duerno , vai quanto dire

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di quallro carie ^ di otto pagine offre la di- menzione di un libro in V, concorrendo anche il modo come stampato, cioè a duerno, certo che un bibliografo sfornilo della pratica non esilerebbe un momento ad indicarlo in 4’ , mentre il libro è in foglio, come tante volle si è verificato. Dell’ ugual modo un libro in 4* composto a quaderni, vai quanto dire di due fogli uno entro l'altro che presenta 16 pa­gine , è smarginato ed offre la dimensione in 8°, si è stabilito appartenere a questuili- odo formato, mentre è di sesto in 4" e non in 8' £ siccome gli antichi stampatori stam­pavano con larghissime margini è difficilissi­mo senza l’applicazione della teoria alla pra­tica andare esenti da errori.

Ad evitare tali inconvenienti deve il biblio­grafo osservare le linee che vi sono nella caria, le quali si vedono colla luce : di modo che se tali linee si presentano verticali allora senza tema il libro si può, anzi si deve indicare per sesto in foglio ; se si presentano orizontali, allora è in quarto; e se il libro e dubbio tra il sesto in 4° ed in 8°, allora se si vedono dette linee verticali, a quest’ultimo sesto ap­partiene, perchè piegata altra volta la carta dopo di essere piegata in 4" ripiglia le linfe

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nello stesso posto come trovavansi. E per que­sta ragione ho spiegato la maniera come pie­gasi la carta nei differenti sesti.

Finalmente se si vuole conoscere la gran­dezza della carta nei libri smarginali, e quanto doveva essere il margine primitivo, indico il modo come ciò eseguire; e questo può ser­vire di norma per quei libri, la cui carta è priva di linee.

Per dare gli stampatori ihm» giusta simme­tria alla forma dei libri, quasi generalmente gli antichi, usavano dividere 11 margine de­gli stessi1 ilei' segnénte modo: una parie nel margine sinistro, «d una' uguale in qadia di sopra, 9 doppio nel mangine destro ed tn quello di basso: quindi il bibliografo misura quella del lato sinistro che non va soggetta ad essere menomata, e calcola quanto doveva essere quella delle altre parti; e con tale me­todo facilmente, anzi certamente, conósce la dimensione della carta , eon euJ fu stampalo il libro , e decide francamente del sesto dello stesso.

Concbiudo questo capitolo, affermando, che è impossibile darsi un-buon bibliografo senza la pratica e le conoscenze tipografiche.

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CAPITOLO DECIMO

Èfanétra di rtgiitrer* i Ubri antichi

' Per registrare i libri inlendesi il modo ili collazionarli ; di modo che con la collazione si assicura se il libro sia completo, se vi. siano delle macchie, del tarlo, delle laceratale, delle trasposizioni ; in fine delle imperfezioni che possono diminuirne il valore ed autorizzare il compratore alla restituzione del libro al venditore.

Tale operazione non è così facile come si crede, anzi è difficilissima in alcuni libri , e segnatamente in quelli del secolo XV; e per bene registrare un libro non basta la sola teo­ria, è anche neces9ariissima la pratica, non solo per assicurarsi, se il libro sia completo, ma benanco per guardarsi delle frodi librarie e tipografiche, che non sono poche, c mi hanno

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somministralo tanta materia da formarne un intero capitolo, che lerrà dietro al presente, e questo per evitare per qùanto sì può, che si cada in tali inganni.

1 libri di prima stampi sono difficilissimi a registrarsi e ctrn particolarità quelli che non offrono cifre, segnature e richiami.

In questi ultimi bisogna ricorrere al regi­strò se non sia stato soppresso. Perciò* ho fuito conoscere nel capitolo quarto come è compo­sto tale registro; cioè a colonnette, indicando la prima parola delle prime carte al recto , come debbono cominciare le pagine nella primn metà del quinterno , e questo se il libro è stampato a foglio , della sola prima pagina; se duerno delle prime due pagine, se terno delle prime tre pagine , se quaderno delle prime quattro carte, se quinterno delle soiè prime cinque carte éte. Esssendovi tale wgi- tiro allò fine del librò, come era costume u* sare gli antichi stampatori, ili questo caso il libro si collaziona numerando coll1 indicazione del registro di quanti quinterni è composto il libro; indi di quante carte;è.dompjòstft ciascun quinterno , e dopo verificato si collazionano col'detti) retfhti'ò' le pniMe pagh*v$e'otfm- spondbno le pfrime parola delle stesse* come sono segnale nel detto regisiro. 5i>

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: Se tale registro.sia siaU) soppresso, come spesso arcade nelle «prime edizioni, allora si rende più difficile la collazione dei lib ri, e bisogna maggiore diligenza e pazienza per Ottenere lo scopo* In questo caso bisogna ri­correre a più bibliografi, che presentano la descrizione del libro che vuole collazionarsi, e sc sono di accordo nella numerazione delle pagine di quante deve essere composto il li* -bro , numerando le carte , se corrispondono col numero dagli stessi indicato , vi è una quasi certezza di essere tale libro completo. Dico quasi certezza, perchè può essere acca*

'duto che tale libro sia stato descritto da qual* che antico bibliografo, il quale si fosse io* gaunalo nel dichiararlo completo, mentre non è , E non potendo essere per la sua rarità ostensibile agli altri bibliografi per potersi con più diligenza esaminare, questi, serven­dosi della descrizione fatta dal primo, sono stati anche essi ingommi. E così di seguilo saran tratti in errore quelli che verranno ap­presso.

Bisogna quindi, per esserne più certo della integrità di tale libro, ancorché corrispondesse colla descrizione falla da altri bibliografi, col­lazionarsi nel seguente modo. Leggere un pe­

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riodo se in prosa, o quattro versi se in poe* sia del primo foglio al vmoche continua colla seguente pagina al recto, e questo nelle prime due carte se duerno, nelle prime tre seterno, nelle prime quattro se quaterno, nelle prime cinque se quinterno, e cosi progressivamente sino all'ultimo quinterno. Dell'ugual modo deve praticarsi in ogni fine di quinterno col prin« cipio del seguente. Deve collazionarsi una earta di più in ogni quintèrno, a causa che gli antichi stampatori, come abbiamo esser* vato negli antecedènti capitoli, non erano co* stanti a seguire unico metodo nella composi1 zione dei quinterni , ma spesse voltè in uu libro composto a quinterni si verifica esservi terni, quaterni e sesterni nel Còrso della detta distribuzione; e nel libro composto a quaterni se vi si trova qualche terno o duerno sembra mancante, mentre che non lo è; é se vi sarà qualche quinterno, non collazionandosi con diligenza, e manca di qualche foglio, si ritiene per completo mentre trovasi mancante. Deve guardarsi nel collazionare tali libri il biblio­grafo dell'ultimo quinterno , perché oltrepas­sando Ia materia da stampare il quaterno, se composto in lai modo, supplivano con qual* che foglietto in mezzo dello stesso forma rida!ò

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quinterno. £ questo è l'unico melode ili col* (azionare i libri, che sono privi di registro , segnature, cifre e richiami.

Quei libri antichi che offrono segnature , cifre e richiami, ovvero un solo di questi se­gni , si collazionano con i sopradetti segni non abbandonando il metodo sopra indicato in ogni (lue di quinterno con il principio di quella che lo siegue e nelle due carte di cen­tro degli stessi, perchè potrebbe verificarsi mancare qualche foglietto intermedio,

Lo stesso metodo deve usarsi nelle opere ipoderne, che compongono più volumi : ma questo non. è necessario in tutte le darle, ba­sta solamente usarlo nel solo centro del quitir terno per timore che manchi qualche foglietto intermedio ; e nel fluire lo stesso , eoa quel quinterno che lo. siegue; e questo perchè può verificarsi mancarne qualcheduno ed esservi costituito altro che non appartiene allo stesso Yolunje delfopera. Così, per esempio, il quin­terno Urzo con segnatura Q ovvero 8 di un opera in 8° composto ogni foglio di pagine 16 termina colla pagina 48» il quinterno seguente deve offrire la segnatura D, ovvero 4. e la pagina 49, e siccome regolarmente tutta l'opera é composta in tale njodo può verificarsi il 4'

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foglio appartenere ad altro volume, e ai pufr restare ingannalo 90 non si U9a tale'diligenza.

Altre cure ed allré conoscènte richiede la. collazione dei libri con figure. Dopo di avere registrato il testo, debbono collazionarsi le figure. Bisogna usare molla attenzione tanto pel numero, quanto pel la qualità delle stesse. In quautQ al numero vi sono alcuni libri in cui non si trova indice delle stesse; altri che non: hanno In slesso numero di figure in tutte le copie; cd alcuni hanno tale varietà anche quando le figure sono intercalati ndl testo, corno per esempio il Bante commentale da Landino stampalo in Firenze nel 1481 info-» glio, il qqale non. porta lo stesso numero di figure in tutti gli esemplarle allora, il prezzo vanta a seconda della maggiore <0 minore quantità delle figure che si trovano interea*, late nel ilasMh'Inoltre .vi sono siate aggiunte delle altre figure dopo stampato r e questi ultimi esemplari sono stati venduti unaeopia 1030 (r* nella vendili di Brienne,. che fu còid*

prala dalla Bibli oteca di Francia, ed un ah ira 10Q; cbinea da Ifrrd Spencer.

Deve, usarsi attenzione ad altra sorta di H- bri* i quali sono ornati oltre il comun^fròn^ tispizio di* qualche altro^o ritratto* dt autore,

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ovvero di colui, al quale è dedicalo, incisi da mano maestra; e questi per lo sposso sogliono mancare. Cosi la Vita di S. Ignazio di Bar• (oli, edizione di Roma, è ornata di una stampa allegorica, che precede il frontispizio, incisa del celebre Bloemaert,

Deve usarsi diligenza in quei libri , nei quali non viene dichiarato il numero delle fi­gure che lo adornano. Alle volte ancorché sia dichiarato il numero ed il posto ove deb­bono collocarsi, deve il libro contenerne delle a ltre , che non formano parte nell' indice a causa di essergli state aggiunte dopo termi­nala l'opera; E queste spesso mancano, come per esempio nell’opera di Satnl-Non, Voyage piltoresque de Naples et Sitile, Parte, \ 781*6, tom. 4. in voi, 5. in foglio ornala di 460 gure , nella quale opera nel voK 11 pag. 52 deve trovarsi una figura rappresentante gli antichi Phallum, ed alla fine del tomo 4 parte 2 . deve contenere 44 tavole di medaglie delle antiche città di Sicilia, le quali spesso man­cano per non essere indicali nell' indice delle figure. Come ancora nell'opera di Marolles, Tebleaux du Tempie des Muses tirè da cabi­net de M, Favreau aaec des remarq. et annui* Paris 1685 in fol. fig. Le stampe furono’ iti:

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cise dal celebre Bloemacrl e di so vènie mancalo figura di Satmufis e sostituita con un altra dello stesso soggetto. Nello stesso libro., ri* stampato in Amsterdam nell’anno 1733 con 60 figure, Spesso mancane lé dtìe grandi stampe.

Nell’ Ariosto eòlie annotazioni del Ruscelli in 4VYenezia 4584 colle figure incise da Porro nel canto 34 per lo spesso manca la figura che gli spetta» ed è sostituita da un altrfc che ad altro canto appartiene, e così di molti libri, che lungo sarebbe enumerare*

Riguardo alla qualità bisogna avere molta conoscenza e cura neirosservarc.se le figure sono avanti lettera , se sono prime pruove % se fresche» ovvero già logore confrontandoli coi segni, che gli incisori hanno posto nelle stesse per tale conoscenza. . ^

Bisogna conoscere ed osservare in alcuni} figure qualche circostanza che rende raris­simo il libro e nc rende il prezzo straordi­nario, come sarebbe nel Bayle, Diclionnaire hislorique et crìlique in voi. 4. in foglio Ro- terdam 4720 dedicato al duca d'Orleans, la quale edizione viene ornata da una vignetta col suo ritratto, al di sotto della quale deb* bonsi trovare incisi 49 versi di Limiers in lode dello stesso duca , i quali furono tosto

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Soppressi. Questo edizione è mollo ricercala dagli amalori, e per la rarità di tale circo- stanza, se ne sono, con detti versi, vendute delle copie sino a 1400 franchi. Nell’Àrioslo di Birmingham di Baskerville, voi. 4. in 4* del 1773 con le figure di Bartolozzi, devoti trovarsi nella figura del canto XLllI in mezzo all'urna di Brandemarte le seguenti parole : Asino, Poltrone, Animale, le quali furono to­sto soppresse. Ed ecco come tali parole iró- vansi incise in della stampa.

Il Bartolozzi sorpreso dall9 editore nel mo* Mento che vi lavorava, e vilipeso per man­canza di sollecitudine con le parole indecenti di Mino, Poltrone, Animle, intagliò suiristante le stesse parole in mezzo all'urna di Brau- demarte. L’editore non poiè oltenere ch'esse fossero cancellate , e , per minor male alla parola Asino si aggiunge una A avanti V A e si procurò di rendere le altre di poco chiara intelligenza.

Bisogna guardarsi delle frodi degli incisori, i quali conoscono il metodo come nascondere le iscrizioni piazzati afl basso delle figure per ingannare gli amatori facendole credere avanti lèttera.• Bisogna esaminare sé le figure di un libro

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sano di uguale bellezza, ovvero raccozzale ; perchè in lale caso sarebbe un esemplare mediocre, ed il prezzo sarebbe altro di quello che conterrebbe tutte le figure di ugua.le bel­lezza.

Deve bene osservare se le figure stampate a colore, ovvero colorate sono tutte eseguite con diligenza uguale o pur no, etc.

Vi sono molte opere composte di varii trat­tati, ognuno dei quali contiene una segnatura ed una paginatura tutta propria. Tali opere sono di una grandissima difficoltà nel colla­zionarle , non conoscendo di quanto pezzi è composta l'opera; e per ciò eseguire bisogna avere delle positive informazioni nell’ordine di riunione, in rapporto ai tempi quando sono stati composti, e riguardo alla materia. Deve quindi, chi volesse un esemplare completo, ricorrere alle bibliografie ed alle biografie.

Esistono varii autori, i quali hanno stam­pato degli opuscoli sopra qualche soggetto in varii tempi, ed oggi sono divenuti rari, dei quali se si volesse collazionare qualche co­pia , bisogna ricorrere alla storia letteraria, alle bibliografie ed alle biografie.

Occorrono altre opere le quali sono anche difficili a collazionarsi , e sono quelle , alle

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quoti gli autori, dopo averle terminato, hanno aggiunto qualche trattato, qualche disserta­zione etc. che formano parte integrale del­l'opera, e non sono ricordate nelle stesse, per essere state qualche tempo dopo pub­blicate. Dette opere sembrano complete sen­za tali trattali, appendici, dissertazioni etc. mentre non lo sono : come sarebbe la Teolo­gia del Collegio dei Salmalicesi voi. 6 in foglio» che deve contenere un altro volume che ab­braccia il trattato della Bolla della crociala. Nel Gesneri 1Ustoria naluralis animalium voi. 8 . in foglio, Tiguri 1551, 1555, 1558 e 1587 il trattato dei serpenti e dei dragoni. Nell’ii/- dovrandi Opera omnia, fol. voi. 13. nel vo­lume che traila dei mostri deve trovarsi un supplimenlo alla storia degli animali. Nel Le* blanc Trattato delle monete di Francia deve trovarsi la Dissertazione su qualche moneta di Carlo Magno etc.

Finalmente la collazione è difficilissima in► 0altra sorta di libri, esorto quelli che nel corso deU'opcra offrono cambii% o vero cartosini9 dai francesi chiamati carton. Tali cambii sono quelle pagine, che nel corso dell'opera l'au­tore ha rigettato, perchè ha cambiato qualche teoria o dottrina, o si è avveduto di qualche

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orrore, e sono sostituite ad esse altre pagine ristampate in cambio delle prime; ovvero dopo pubblicata l'opera la censura avesse soppresso qualche pagina nella medesima, e l’autore è stato obbligato ristamparla a secondo della inten­zione della stessa e sostituita alla vece di quella.

Or siccome gli amatori desiderano tanto le pagine soppresse, quanto quelle sostituite, nel collazionare tali opere bisogna, che il biblio­grafo sia diligente ed abbia cognizione di tali carnbii, per ollenero degli esemplari completi.

Così nell’operd di Galileo Galilei Dialogo sopra i due sistemi del mondo Tolemaico e Copernicano Firenze Gio Ball. Landini 4652, nell’ errata non essendo indicato uno sba* gl io massiccio corso a face. 92, vi fu omessa una risposta di Simplicio con interrogazione che fa al Salviati, la qualé fu stampala in un cartosino di sei righe e mezzo in carattere più minuto del testo per collocarlo sul libro. Di questo cartosino un perfetto esemplare noo deve esser mancante.

Credo per un Mannaie es sete sufficiente quanto ho dello pella collazione dei libri; e non volendo più dilungarmi ho dato fine al presente capitolo.

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CAPÌTOLO UìlOKCniO

Dell* frodi librarie e tipografiche

Tùlio le merci che portano prozzi elevali sorto soggette a falsificazioni; e quanto più alto è il prezzo, tànto più ha luogo la frode.

Tra le merci si enumera quella dei libri, tra i quali ve ne sono alcuni fche portano, a càusa della loro rarità, un prezzo molto ele­vato , e sono quelli di prima stampa. Ve ne sono altri, il cui prezzo parìmeilli è molto forte, i quali per la loro bontà intrinseca ed estrinseca ben lo meritano. ■

L’uomo in generale ingordo per natura a- guzza T ingegno per accrescere il proprio pa­trimonio, non curandosi se a bene, o a malelo applica. Vi sono quelli che al mal fare non sono inclinati ; ma tale classe è ben circo­scritta. Nella generalità però non sono esenti d'ingordigia alcuni librai e tipografi, i quali

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tulio il loro ingegno hanno messo t mettono tuttora alla torturi pei* falsificare alcuni con­notati nei libri» onde ingannare gli amatorie trarre da costoro un non onesto profitto.

Moltissimi messi e modi usano gli stessi, per arrivare allo #oopo propostosi, dei quali difficilissimo rendesi la scopriménto, è per to spesso hanno dato luogo a non poche dispute bibliogralivh** , 6ino a| punto di dare cadere in errore fuolti bibliografi.

Essendomi n«tl mio continuo esercizio di li­braio possati molti di tali libri per le inani; e colla m>a lunga pratica e col miei accurati esumi essétodorar riuscito di scoprire molti modi, dei quali si sono serviti gli stampatori e librai per ingannare gli amatori; nel pré­sente capitolo, come promisi, li dichiarerò ; e ciò per istruzione di coloro, c ie acquistano libri, affinchè, jn qualche modo passànoguar­darsene. Dico ip qualche modo, perchè non sono tutti facili a «coprirsi, sa non si ha una lunga pratica.

In varii libri del secolo XV trovasi dii li­brai e st?mp0t?ri falsificata l'epoca d#Ua k»to> pubblicayioae; e questo pef farli'credere più antichi di quello che sooo. Ingannato un bi­bliografo, descrivendo un libro falsificato1 per

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quello che dod è, per non pòlere tale libro essere ostensibile ad altri bibliografi suoi suc­cessori, questi lo ritengono per tale e nello stosso modo lo annunziano.

Vi sono però altri bibliografi forniti di una lunga pratica e di una sana critica, i quali, ancorché il libFO controverso non trovasi nelle loro mani per esaminarlo, confutano i primi. Donde nascono le dispute bibliografiche. Ma finalmente quest* ultimi ne ottengono la vit­toria; come la ottenne l’accurato e critico bi - bliografo Bernard nella controversia dell'opera di Durand, Raliomle Divin. offxc., stampato in pergamena da Faust e Schoeffer nel 44?>9 mancante della soscrizione, che conservasi nella biblioteca reale di Parigi, e che Van- Praet (1) credeva omessa, ed altri bibliografi ritenevano per altra più antica edizione. E Bernard ch’ebbe la Ibrtuna averlo nelle ma­ni , osservato il foglio del velino aHa luce, scoperse le traccie della soscrizione che era stala raschiata per frode libraria.

Una copia di D. Augustini de Civitate Dei stampata da P. Schoeffer pel 1473 passò per le mie mani coiranno falsificato 1467, ed ecco

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(1) V«n-Pr*et, F«Kw (fu JM, tom. ». pag. 62 63.

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IUMÉ«VU

come. L'anno trovasi stampato in cifre romane in questo modo M. GCCC. LXXIIL Vi era ra­schiata l'ultima cifra X, e sostituita impressa una V, vi era anche raschiata l'ultima cifra I ed il punto « e sostituito nel luogo della I il punto e si leggeva M. CGCG. LXVII. Non potendomi persuadere che tale edizione fosse appartenuta all’anno, falsamente indicato , e che P. Schoeffer avesse a tale epoca stampato il libro in esame , ma persuaso anzi che aveva pubblicato tale opera di S. Agostino nel4473 in volumi due in foglio, mentre la ere* duta edizione del 4467 è in un volume in foglio; ne feci il più rigoroso esame. Final- mente avendo osservato il foglio della caria, ove era la data, alla luce, scopersi essere stata raschiata e falsificata , e mi accertai essere l'edizione di Schoeffer del 4473. L'unico mezzo di veder le falsificazioni fatte colle raschiature è quello di osservare il foglio sospetto alla luce.

Vi sono alcuni libri dei secoli a noi più vi-* fini, e molto più del présente, nei quali gli stampatori ed i librai hanno falsificalo i fron- lispizii. Molli dei quali si trovano falsificali nel nome della città , nel nome dello stam­patore e nell’anno, e questo per venderli, in­gannando il Pubblico, per edizioni estere, co*

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me <#i Le Motmiéf di Firenze , e di quatehe altro stampatore di nonie, mentre sono scor­rettissime adizioni di Napoli, e qualche volta di Sicilia. Questo non è facile a scoprirsi, se non si ha una pratica e conoscenza tipo­grafica.

La cossi piò bizzarra e ridicoli è quella chd in alcuni libri vi è soppresso il proprio fron­tispizio, e ve ne è sostituito un altro éhè non appartiene nè all’opera , nè airantore ; cosa che vi eccita il riso, è si vede bene la igno­ranza crassa del libraio, dello stampatore, e vie maggiormente del éompratore. Passò per le mìe mani una copia di Baratta, Costanti- nopoli effigiato è descritto, nella quale man­cavano le figure, vi era soppresso il leggio timo frontispizio* e sostituito quello di Viag­gio in Costantinopoli di Guerrazzi, Vedete che ridicolaggine e che ignoranza!

Per iscoprire tali frodi, devon pria di ogni altro esaminarsi la carta , ed i caratteri del frontispizio, se corrispondono con quelli del corpo delPopera; indi esaminare se il fronti* spizio fa parte o pur no del primo foglio; in quest’ ultimo caso, quando accompagnalo da qualehe segno sopra indicato, con tutta cer­tezza è falsificato.

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Tale falsità suole anetie adoperarsi da quei librai, che trova nsi a magazzino varie copie di qualche opera invendute, e per la' diffi­coltà di venderle con l’originale titolo, é del­l'autore ne cambianoi frontispizii, sostituendo al soppresso un atiro’con differeote lifoloed autore.-' i.i ' ■■ i • 1

Vi sonò altre fhlslfieazieni fatte da 'a ltra s o r ta l i librai, e questo per lo spesso; èd è quella die quandoun opera di più' volumi trovasi mancante degli ultimi, per venderla per completa usano due mòdi. Il primo è U seguènte : per esempio in un òpera che do­vrebbe essere formata ;di dicci volumi, man­cano gli ultimi einque , ilei quinto volume trovasi stampato originariamente ftHe del quin­to volume, raschiano detto parole, e vi impri­mono un bel fine in carattere maiuscolo. Questo però si conosce dal carattere, e dal­l'inchiostro, perchè spesse volte lo imprimono col fumo della candela, e si conosce osser­vando il foglio colla luce. L'altro modo è quello che alle paiole fine del quinto volume che non raschiano , aggiungono sotto detta linea la parola ed ultimo : e questa frode si scopre non solo col paragone dei caratteri e dell’ inchiostro , ma bene osservando che se

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fp?3? .ctelJjO.«/fa? genuino sUeggewbbp fine dèi Quinfq (4 vllimq vofmn? , .« '.fnqf fine (fel vpìwne quinto ed ultima, q.sarsbte sta»- jpalo, ip una p non. maj ip .tluie* ,

.fins|lavente;, per ,PW ,più 4,i|upgawn« . Ti$<mbo- vkujifi cj^re .che.nwpcano^'iiHfth^lume intermedio, ed alcuni librai u£90Qi>Ja ftqdcfli .dividere un vaiti mg f# «lue, Wsifi- ,c>ao il >fronti4pwi^ jiMtqa -paftò itti Aciko \o- ìwm, e iWflnrtoao 1’ op#ra percowfclettu.l^- ^Iefc<>d*$i ccwoaqe .eol coUflaianane lìtìpena non ,wlo nfli volumi, majHM*aM«nflifog|tf

.TwHte de .stili# ionume^voji -fr^dj, tj»«„gas- ,*000 wripcÀrpi, Je quali porto «he .p** Wqhbe fftcniar^ew! un wlwmB « non un ifi - pUoilo di un si conoscono per «ve*»dello praticai e <|eUa critica.

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CAPITOLO DUOimttAO

tiri Klfri rari n prwibsi'

L» : cMXHOcnza dffl i tibrii rMr/ c pwxwsib ufci paiU*‘ iw|po»(a«Ì8sró>a delfa' wfehad bi- Uiogi'afie»; e acconce lati Jibri foti/nanotfor- namenlo ed il dooorovddiw Ì»bNelebhe) biso- gn» , etfe ili bii)liotee*riòivben> li>conaseir lèo- relitta mentt, sevvondon Aìltasciofizo, «' irapieàle peb gtiabdsfrsi< dulie frofdi libraria ertfogrnfic)»*,‘ Dè y» fà¥e o95erv»^o oh«' l©- due paralcrth'»* e -pretiiki etóeilwatftìeùUìi differriséowo Strato w enbnsonó « Tallò sÌilonjrmyJ>6 clwe kidietln^ tsiniBnfeJiiHI-dttipnitaiiqoni' àpf^Wc&rjèflglico^ gstfà thdK8<»H> 6»9oewilwlii:o delt' ùnti’’ O'dèfJ ràhro’.

Uar>iibn8*'>pu^ébtere rifro seata cdsebe pre­ziosa ettthé'ìiWtfypveyktuo «ènaìr uesHorcJ 'riéo; ef qtratetoè'w*mt può'Wovmi' *oseeWibii«'(l» it»i(w e diie'qaqtiiàt'

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Essendo mia intenzione fare servire questo mio qualunque siasi lavoro di guida a coloro, che in tale scienza vogliono iniziarsi, non che per aiuto di memoria ai provetti in tale ramo di scibile, ho divisato' pria parlare dei libri rari; indi dei preziosi ; Analmente di quelli che sono suscettibili di tutte e due qualità.

1 libri rari sono quelli ebe non si trovano nel commercio, e la concorrenza di alcune circostanze li (a divenire più o meno raffi.

I bibliografi distinguono iti quattro gradi la rarità deli Sbri, «ioè poco nomati, rari, r è i

rissimi ed eccessivamente rari.I: libri poeo. comuni sono qudlll. ehe non

sempre si trovano ia eomtnerero; i rari sònoi quelli che presentano, qualche difficoltà per acquistarli, i rarissimi offrono maggiori diffi­coltà, e.difficilissimatHento si presentino delle occasioni «elle: vendite; feralmente gli ecces­sivamente rari tanto quelli, dei quali retidesi quasi impossibile lo acquista» perchè (afe qua­lità' di libri sorto di un quasi dea^aalole spa> ruto numero di copie, e quasi mai si vertfii eano delle oceauaui'di vendUaJin:c«mtner>cio.

Molto cweoataiwe ecoeorropp fe r fare di vo­lare varissimi, ovvero, eoctosivamentelitari i libri. Quelli stampati nella primoiépopa ditlla.

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stampò sm» al 1460 sodo lutti di eccessiva rarità, a causa che gli antichi stampatori r i ­tenevano per nn segreto l’arte della stampa, e vendevano i lóro libri stampati per mano­scritti, ne: stampavano un limitato numero di copie a 9eeonda delle richieste che lor veni­vano fatte; quindi per ilpoeo namero che ne stampavano e per le ingiurie del tempo, che gli stesai nel corso di più secoli hanno sof­ferto sono divenuti ecceuivamente rati « non se ne eonoseonoeheunr ristrettissimo numero di copie che trovatisi piazzate nelle primarie htbliotéelie del gkbo,i quali sarebbero la Bibbia' dei poveri, il Danaio, lo Speeuhm kamanm' talvalioni» , la Bibbia ialina, il Codex Psul- akeruM d i Magopza etc. , i quali sono quasi trilli spariti,, e eoa particolarità dei libri eie- locatari: per le. scuole, come il Donato, so­no state intieramente consonati e non si emisero vano 'eh® poChi ftamtneMi da qualche amatole, e ee oe offre il facsimile, il bibliografo La Val^ lieré nei tuo prezioso catalogo del 1383-... j . 1 libri stampati dal 1461 al 1478 sono qiosip

tatti di tcettMoa rarilà, dioo quasi;, perchè; divulgatasi l’iarte della staabpa. in finrafa seo varii- stampatori pnbMicameate esecpitanda<ia> loro brlie in.idivetsej ctolradatdi'jquesUi-paqiea

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dei gtafea, il> Ubrlt ai»H)lliplifca!va**ie dwremK va«Q. più ; oomioiì. £ .sietìomd aacàcogli 9(ési < per. la loryo : antichità. sono- simà soggetti alio) ingiurie ;d«l lewp^ djispuuer* ,j o.«per lfl-;l»i-> bliotaefae «he si.&WP^orinftK*, so»» .quasi, < liitt* spariii n|el «JommMiPi oa$L^i,&lcuf»t di «bsì; s* ite' re4d«) i|»iasir, ii«ipei»|bile, l«k acqttftiot

Dal 14-79 sfl itWQ i liiiri 8prw> <iBeno,nrì> dèi primi» quantunque! alcuni'aiebai e qualcuno Aleeeettim rorttiu Impbreiooehè) la1 stampa in tale epoca,asévai eataaomtinaflia)-' mentó progredrto. o gli auinpolcml -cm^o li*: b«rjt ntel lonodaereijtiot di sfeé»pia4editeti él la;! Imo art* noft«ra piùlun segMlé; anrzi' < erd U1» Ibro und ÌBfQdatàéno'.»] ìneglUy - fartiy>e?. ne» ureiimooKpiù' soggetti « persitelitrioni «du ost«ol>*anaiéraiaa dai£ovprwpco utili; Quindi sitnoliipiitaftaito «straordiocrofninbntq iiiibtpy; oisé neniknraao cianniasinaim :y.,-.u on/>fto itale epoèa$ind ai ■mossenUó.' l’arteitleH*/

sUutfpaklUenMii ÒdmiHiissiBta^nlilufld Jeicaa-s tradeòdèl’ Ebr*pav,3(sot(U>iau)k|i[iikatÌMÌi lifoàl quasi paltuaftìil Ut, le ^fctoèsàigqeaB» ité tt la ntaÉrinp .pacty aonluQii\jVayidi poftaionL) Drii conMpcToÀ,:é pnpMBusetotfoittinrèssara-jtoQóij coitniml s rari, rartaaànéjèU denfàantmfemUé rani. t E^queg w peòbmfcfcikèto <àewni6naè eb«dian»i

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«« concorso a farli:' jJiv$»iir*: Idli t Ubine <pi*r ssetopi* pércbè ««*• edizione sia iiaschn ew neHfe&tef e pflcfonifaUè -dllc <aifre, opererò ■di’Rabicheclibrò «é nesè !f»H* uirasaéa odi- alone «1 pòchissimo >nùroeito (liesomptari, o

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nPfiV Wfci JWPGPI il» -qp.QlU dfli remoti secoli. jTra», moW e m p i i glie la storia ai,presenta ,W jooo gufili della edizione Prìncipe (f) del

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doni 1679. Il primo per essere slato total­mente dylk> eccessivo zeto di fra Girolamo Savonarola dato alle fiamme tosto pubblicato, fu una copia venduta nei primi anni del-pre­sente secolo 100 ghinee, poscia rivenduta nel 4842 in Londra per 2260 lir. steri, pari-* 92,000 franchi, ed indi la stessa popia tór- nota a rivendere nel 4819 p,er 918 lir. steri, e 4 5 seell. prezzo anche molto elevato.

La Machina caelegtfg è un’opera in due vo­lumi , dei quali il primo si vende diciòHo franchi, e il' secondo per aversi-incendiata la casa dell’ autore ove era riposta la Intiera edizione dello stésso che fu divorata dalle fiamme divenne eccessivamente raro, fu ven­duto 1100 fiorini a M. Dantzig. L’astronomo La Lande conosce solo trentaquattro esemplari completi -di quest’opera.

Vi è un altro genere di libri, i qual! erano eccessivamente rari in talune epoéhe , é che al giorno di oggi non lo sono p là , e nem­meno si ricercano, e sono quelli che si pub­blicavano ai tempi di Calvino e Lutero e dei suoi settarii, i quali tosto che comparivano erano con tutto il rigore possibile soppressi; e quindi divenivano eccessivamente rari come quelli di Mathias, Franeowits col nome di

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Fiacco illirico, di Viret, di Teodoro Beza eie. Le opere di tali autori, attesa la loro ecces­siva rarità # si vendevano a prezzi di biblio­mania.

L’ opera di Serveti (Mich.) (Revès) de Trif nitalis envribus lib. viij 1531 , Etusdem de Trinitate dialogorum libri duo et de lustitia Ré­gni Christi cap. IV 1552 in 8 . riuniti in. un volumetto luron vendute 700 fr. La Valliere, 396 fr. Crevenna , 10 li»\ steri, e 15 schil. Paris; ed attesa la ricerca che di (ale opera vi era , se ne fece una conirafazione in Ale- magna. •

Dello slesso autore l’opera titolata : Christi a- nistni restitutio in 8 . Viennae Allobrogum, fu venduta 3800 fr, Gaignal,e 4420 fr. La Val- liero, e dell' ugual modo gli scritti dei Soci- niani, quelli di Gcoflfroy Vallò, di Simone Mo- rin, di Vannini, di Spinosa, di Achin, di Bru­no Nolano, di Guglielmo Postel etc.

L'opera di Btuno Nolano (Giordano) Spac­cio della bestia trionfante, unito alla Cena delle ceneri in un volume in 8 . Parigi 1584 si è . venduta da Mac-Carty 549 franchi. .

L’opera di Valleè Geoffroy titolata la Bea• titude des Chretiens, ou la Fleau de la Foi in 8 . di carte dieci seaza nome di luogo nè di

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30$

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306 rstampatóre e ééfizà data fu venduta 851 fr, (JaignaL

Questi e sìmili libri un tempo rarissimi ed eccessivamente rari, oggi non servono ad al* irò che per appagare la sola curiosità degli ama* tori, e si vendono a bassissimi prezzi, aline* no in Italia.

lln altra specie di libri sono ugualmente rari, ma temporaneamente, cioè a dire per un dato tempo, e sono le satire , i fibelli contro i governi, contro persone polenti, i quali sono soppressi tosto usciti alla luce; ma scorso qual* che tempo non si ricercano più e divengono di nessuno interesse.

Non è cosi dei libri erotici, i quali in ogni tempo sono ricercati, e particolarmente quando sono adornate di figure bene designate ed iti' cise. Questi libri sono, e saranno sempre per­seguitati , e questa persecuzione è la causa della toro rarità. La Francia ne hà molto ab­bondato.

1 prezzi degli stessi, anche senza nessun merito intrinsecò, sono sempre elevati, per es­sere per lo spesso ricercati da persone libertine* Tali libri non adontano lef biblioteche; se non quando sono o di àutori classici ovverò àr* ficchiti (li figure incise da mano maestra.

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Uri opera di tale genere eccessivamente rara è quella tilolata Tableau des moeurs du lewps dans differente age de la vie in un.volumc in 4. la quale è adorna di licenziosissime c i j c c q c I t

lentissime stampe colorate; e si asserisce serne stata Stampala una sola copia, e fa parte del gabinetto dei Jibri pr e zio-si del principe di Galilzin, e dal catalogo di questo ricco, sjgftwQ se ne può ricavare la desemione.

Ciascuo regno ha una specie di libri se, i quali possono servire di documenti pf4 l$ storie municipali, c questi sono le collezioni; di opuscoli, libelli, fogli volanti eie. pubbli­cati in alcuni segnalati jtempi, come sarebbero, per la Francia quelli stampali nei secoli di Luigi XIII, XIV, XV, e XVI; le arniche colle* zioni col nome di Mazaripade, rd ancora quelli dei tempi a noi più vicini. Per la Sicilia quelli che hanno avuto luogo nei cambiamenti i\\ governo, c nelle rivoluzioni, e nei tempi a noi più vicini, quelli stampati negli anni 4812,4$ 20 , *8 e 60.

In Francia ed in altri regni vi è una grande evra , diligenza e filantropia di coloro die sooo alla somma del regime delle pubbliche biblioteche , e dei bibliotecarii a raccoglierò: il tallo efoffnjarae delle collezioni, conoscendo.

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la utilità, là rarità e la celebrità che si acqui­stano tali collezioni nei tempi posteriori , i quali divengono tanti archivi! storici di quei periodi di tempi. Vero si è che oggi non hanno un interesse, come lo avevano negli scorsi secoli ; mentre allora le note diplomatiche erano occulte , ed oggi dopo pochi giorni o mesi o al più dopo alcuni anni sono di pub­blica ragione. Intanto però non lasciano di essere di somma utilità ai poster) per cono­scere lo spirito pubblico di quei: tempi , ed ove gli stessi possono attingere i materiali storici del nostro gran dramma rivoluziona* rio; del quale certo si renderebbe impossibile dclineare il quadro, senza ricorrere a tale grande repertorio di documenti.

Tali opuscoli, fogli etc. debbono raccogliersi tosto che si pubblicano e con molla diligen­za, perchè trasandando qualche giorno si rende difficile , anzi impossibile il lutto rac­cogliere e formarne delle collezioni complete. Sia lode al sig. Nunzio Mancini, il quale par* ticolare amatore delle patrie cose non ha ri­sparmiato cura, diligenza e spese per formarne delle compiete' collezioni ; mentre le nostre sventurate publiche biblioteche sono prive delle collezioni in discorso complete , non offren­done che pochi, pochissimi brani.

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Sono anche rare le collezioni complete di alcune opere di laluni stampatori, come là Collezione delle opere stampate preséo gli Al­di, quelli degli Stefani, degli Elzeviri, dei Co­mmi, del Bodone, la Collezione dèi Classici greci e* latini variorum , dei Classici latini di Mait- taire stampati in Londra da Giacomo Tonsort e Giovanni WaUs, quella degli autori latini (tì Barbou , quelli ad usiim Delphini di Parigi , quelli di edizione di Londra di Brindtey, quelli stampati da Birmingham da Gio. Baskerville; quella dei Classici greci e latini cominciata in Dupont e continuata in Strasburgo da Treut- tei e Wurtz, quella degli Autori italiani stam­pata in Parigi presso Praull ed a spese* di Durand, Delalain e Molini, quella delle opere stampate dai signori Francesco Ambfogio Di- dot il maggiore e Pietro Didot figlio per la educazione del Delfino, la Collezione dei Clas­sici italiani di Milano col seguito, la Collezione della Serie dei testi di. lingua registrata dal Gamba etc. ' " ' ’ .

Tali Collezioni acquistano il merito di una eccessiva rarità e divengono preziose allorché* sono complete. Ma talune Collezioni si rendano' quasi impossibili a completarsi per mancanza di alcune òpere che ne fanno, parte, che sonò

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di eccessiva rarità, couie per esempio Della Collezione Aldina le opere di Aristotele in greco del 1495, 98, la Grammatica greca di Lar scari del 1494, 95, la Bibbia deM590 oltre poi degli opuscoli di poohe pagine che sono di eccessiva rarità. Nei classici latini in tlsum Deìphini è quasi impossibile procurare P ori­ginale edizione del solo primo volume che si stamp? in Parigi nel 1G98 di Ciceronis Ope, ra phiìosophica cum infcrpet. et notis Frane, VHonorè ad usum Deìphini venduto di questa edizietne 461 fr. SaMe Sylvestre nel 1806.

Per non igunnarsi il lettore a confondere la edizione originale di tale libro con la se­conda deve conoscere che la nujnerazione delle pagine comincia e termina in ogni trai* tato, e nella seconda edizione la foliazione sie- gue sino alla One del volume; e non offre li due primi libri degli Offìcii di Cicerone clic si vedono nella originale edizione. La secon­da edizione si vende anche al prezzo elevato di fr. 36. Lo stesso dicasi di altre Collezioni che lungq sarebbe enumerare e delle opere, clie ciascuna deve contenere difficilissimi ad acqqislarsi,

Vi sono alcune opere compiste di molti \otumi, le quali soqo di rado complete, a

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causa chè alcuni volumi o perchè se ne sono stampale titì minor numero di copie, ovvero per essere siate soppresse, o per qualunque caso fortuito, è impossibile potersi acquistare. In questo caso 11 prezzo di tali pochi volumi e ptu elevato della maggior parie che còm- pongono l'opera, eome per le Memorie della. Accademia delle Scienze il prezzo di taluni pochissimi volumi, che mancano, fe moltissimo elevato e supera di gran lunga quellò dèi 450 volumi che si trovano nel commercio.

Esistono talune opere composte dì pochi, cd anche di due volumi « thè è impossibile completarle, perchè la parte che manca non si trova mai.

Vi sono anche opere di un sólo volume che raramente sì trovano complete; a causa che T autore, dopo più tempo stampata V o- pera, ha da4o qualche supplimento che forma parte integrale della stessa, e che molli han- no negletto procurarsela pria éi farla legare. Questo è quello che a un bibliografo importa sapere.

La rarità di un libro è qualche voWt rèla- tiva; e può essere raro in un paese, e che trovasi comunemente in un altro. Ma ordi­nariamente la carezza che occasiona ia sua

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rarità locale non si sostiene spesso , perchè r equilibrio si ristabilisce subilo o lardi dalla diligenza che hanno gli speculatori di ritirare i libri cercali ove abbondano, per diffonderli in quello che ne manca.

Spesse volle vi sono cerli libri il cui prezzo si sostiene sempre elevatissimo in un paese, mentre è bassissimo in un altro.

Le belle edizioni di Louvre sono di gran prezzo in Inghilterra, e quasi niente ricercate in Francia ; e così di molti libri e di varie edizioni che lungo sarebbe enumerare. ’

Malgrado tale anomalia nei prezzi di certi libri, che in generale è vera, bisogna convenire che una buona opera diviene cara e rara al­lorquando se nè stampalo un piccolo nume» ro di copie e la edizione si trova esaurita * e non è probabile che si ristampi, se non dopo un lungo spazio di tempo, e nel caso di una ristampa l’edizione nuova non sia pre­feribile a quella che esiste. Nelle opere ornate di figure/JLe prime edizioni superano sempre quelle che le hanno seguilo.

I libri preziosi senza essere rari sono quelli che si elevano ad un prezzo considerevolis­simo nel commercio, e che non possono am­mettersi che nelle grandi biblioteche, e che

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mtìllré il merito deila esecuzione tipografici sono di una reale utilità, fa!i sono le operé di storia naturale con figure coìoraté, i grandi viaggi magnificamente eseguiti a spese di ric­chi amatori come il Viaggio di Napoli e &'• cilia di Sai ni-Non : i Campi flegrei di ilo* uej, il Viaggio in Creda di Cboiseul-Cfouflìer, quello di Svizzera, di Spagna, di Austria etc. di M. Alessandro de Laborde, quello dello sven­turato Lapeyrouse, la bella Descrizione diEgittó stampala per ordine del governo, le superbe opere su I* Architettura dei Pirenei le Colle­zioni di stampe conosciute col dome di Gal6 terie e di Gabinetti; come quelli di Firenze, di Lussembourg, di Versailles , di Grozat di Aguiles etc. Le stampe del Gabinetto del Rè di Franciaf l'opera di Alberto Ddro» di Callot* le Logge del Vaticano di Raffaello, YIconolo­gia diSandrart etc» le Antichità Siciliané spiegate dai duca di Serra di Falco, le Colle* zioni di antichità di tirevio e ùronovio, Sal- lengre, Montfoticon* le Antichità di Èrcolanoi del Conte di Caylus di Hancarville etc. il Mu­ratori rerum Italicarum scriptores, VÀcla sancto• rum dei Bollondisli etc.; i capi d’opera usciti dai torchi di Didot, di lbarra* di Bodoni, diPankouk, la Vita di Napoleone di Asnault* é

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molle altre produzioni magnificamente esc. guiti in questi ultimi tempi con tutto il lusso tipografico e di incisione.

Finalmente altri sono rari e preziosi sia per il numero dei volumi e per' la materia che trattano, sia per la bellézza* detta loro esecu­zione e per le circostanze particolàri che deb» bono aumentarne il prezzo, e sopràtdtto' per la difficilià di potersi avere bene completi.

Tali sono la Cottection dT estampés coftnue sous lu nom de Ùabinet du Rai enumerate nei I bri preziosi, la quale è impossibile tro­varsi compieta , Gli esemplari "imperfetti a causa della sua rarità si sono Vendute dà 900 a 1500 franchi- La Mosaico, di Palestina, del quale un piccolo numero di esemplari sono stati colorili colla massima diligenza, abben- chè la ristampa ne ha fatto diminuire il prezzo il Gabinetto ,di Scba di Àldrovandi etc.. A tali ed ad altri simili libri devòno attri­

buirsi tutte le due qualità sopra espressale di rari e preziosi, perchè ne sono suscettibili.

Un istruito bibliografo non sarà mai ingan­nato dà taluni .ciarlatani librai, che pèr ven­dere con prezzi più elevati, qualificano un li­bro apperta suscefttibfle di rarftà per rarissi­mo e prezioso.

3.1 V

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CAPITOLO DECinOTERZO

.. Dii progmti dilla stampa

Quantunque avesse la stampa fatto de! sor- prendenti progressi dal suo nascere sino al Ì455; nulla, <Ji meno essa èra ancora in un certo stato dì imperfezione. Le lettere erano scolpite, senza grazia e simetria; si adoperava upa, quantità di ahbreviature, che rendevano quasi inintelligibile la lettura; le lettere maju- scole eraiu> sproporzionate col corpo del ca­rattere col quale era stampalo il libro; non si conosceva regolare puntazióne, eccettuato il punto, e nessun segno distingueva le cita­zioni dal testo; non erano in uso le interli­nee etc.

Quello che era più interessante, e che nje-

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rilava riparo, erano gli errori che si cominci* levano nelle prime stampe a causa della i- gnoranza dei primi stampatori, che servivaosi dei manuscritti senza esaminare quale fosse il più corretto. E non solo .lasciavano gli e r­rori che pello stesso incontravano, ma ben- anco li accrescevano, non andandone esente alcuni dei primi libri stampali da Aldo, con lutto che questo celebre stampatore usava lutti gli sforzi per renderli corretti « e pan landò Erasmo delle opere di Omero, di Pia­tone e di Cicerone stampate da costui le dice Iìepxavatissimae.

Ciò non deve recar maraviglia; mentire tutti quasi i primi stampatori del XV secolo non erano istruiti nelle lettere, ed i manoscritti erano pieni zeppo di errori cagionati dalla ignoranza dei copisti, Ignoranza che era quasi generalo pria della invenzione della stampa.

Intanto la stampa rapidamente progrediva e faceva dei maravigliosi progressi verso la più grande perfezione.

La punteggiatura prendeva una regolare forma; le abbreviature cominciavano a spa­rire; si servivano delle lettere accentate; usa* vano le virgolette per distinguere le citazioni daj testo; le miniature divenivano rare,

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I caratteri tli che si servivano i primi stam­patori dal 1450 al 1457 erano di forma quadra, carichi di angoli e scalpellati con ruvidezza, e di ima rimarchevole grandezza, e si chiama* vano Lettere di forma. Verso il 1459 si costi­tuisce un altro carattere meno grosso e più aggradevole airoòchio, un poco meno gotico deiranlico.

Si inventa finalmente un nuovo carattere nel 1461 di una bellissima forma, della quale tuttora a modello se ne. servono in tutte le stam­perie di Euròpa. Devesi all1 Italia la inven­zione di tali naovi caratteri allora chiama­ti V^heziani , ed indi Romani : e tale gloria deveéi a Nicolò Jenson stampatore in Venezia, come negli antecedenti capitoli abbiamo os­servalo.

Devesi anche all'Italia la invenzione del carattere Italico mollo necessario per distin­guere le citazioni dal testo, e devesi tale glo* ria a Francesco Raibolini detto il Francia e comunemente Francesco da Bologna, degno contemporaneo e compatriotla di Leonardo , Raffaele e Michelangiolo; gran pittore, grande incisore, gran coniatore, gran niellista , in­tagliatore senza pari di caratteri da stampa, ornamento cospicuo della illustre e dotta Bo-

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iogna» E falsamente se ne attribuisce ad Aldo la invenzione, come dottamente lo prova A. Panizzl nel suo prezioso ed eruditissimo opu­scolo di carte 9 di testo e di altre carte 12 contenenti 4 .documenti e d iversifac-simili titolalo Cài era Francesco da Bologna*! di for­mato in 16 stampalo in Londra nelle case di Carlo Whitiingham nell'anno 1858.

ÀJI\Italia devesi anche la prima edizione del primo libro tutto greco stampalo è di al­tro lutto ebraico.

Alla stessa e segnatamente a Bologna de­vesi la gloria di avere stampalo nel 1487 il primo trattalo .sulla musica con molle figure incise. Nel 1491 offre Firenze il primo libro di aritmetica, e nella stessa Città comparvero le prime opere ornate di incisioni in rame.

La magnificenza nella stampa videsi in, Ita- Ija nel suo più allo grado, come osservasi ne\\'Antologia greca e nel Poema di Apollonio da Rodi stampali in lettere capitali trilla stes­sa Città, il pr{mp;»eiranno 1494 §d il secondo nel 149&, ed a iuMglianza dei quali molli altri libri si stripparono come osserva Mait- laire (1).

. *. - i ^ * ; ^(I) Maittalre, Annoi, typ*$r vol.I. pag. 101.

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NeM’anoò 4470 Ulrico Geriti» stampatore in Parigi fu il primo che impiegò il cobite rossi» nei libri stampali e sflgnataineftfe il jilfljo della Leiiera di Flsehet al Cardinale Rollln, indi Io impiegò per distinguere le rubriche ne| Salterio, nel Diurnale, nel Breviario, nel Messale , e nelle Ore ad uso della diòcesi di Parigine tuttora usasi la tali libri da tutti gli stampatori..

Nuttladùneno per poco tempo f*4p(e si' vide retrocedere coir uso del caratteri gotico : e non fu esente di tale fatto I" Italia e partico* larmente Venetfa. Vi furono taluni stampatori che per bizzarria serviv«n9Ì di uri miscuglio di caratteri gotici è romani nello stesso ilibro,'. ed . alcuni stampatori dèir&Uuate ieeòlo igno­rantemente si servono del gotico in qùalctie lineo nei jrnntisptón ; sèlle dediche e nelle prefazioni. Yi sono 4i tati caratteri df una forma (nintelKgibile, e che debbono panico- larmente da -noi Italiani abborrirsf.

Alla eleganza ed alla magnificenza delle sjanipe, iplia.ne ai congiunse ancor? comune- meateula correzione.

Tutti gli stampatori erano oltre modo sol* leciti. ,di avieri uomini dotti a correttori dei libri che da essi si pubi tea vano. I.dotti-dal

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più allo merito non ricusavano di «eccitare tale carica.

P. Schoeffer servivasi pella correzione dei suoi libri, che stampava, di Francesco il Gram­matico.

Nell' anno 1470 Ulrico Geriti# stampatore in Parigi si serviva di Crhard de Windsberg per corregergli i libri che esso pubblicava.

Circa il 1461 Nicolò Jenson stampatore in Venezia adibiva per correggere le opere, che esse stampava, Cristofaro Bcrardi da Pesaro Giorgio Alessandrino e Omnibonus Leoniceno.

Quest'ultimo era uno dei più celebri grani- malici del XV secolo. Fu scolare di Vittorino da Feltre uno dei restauratori dejle estinte scienze in Italia ; indi studiò il greco in Ve­nezia sotto il famoso Emmanuele Chrysoloras, ove si crede avere apparato le belle lettere (!)• Affermano essere divenuto il direttore della stamperia di Nicolò Jenson in Venezia. Morì nel principio del XVI secolo (2).

(4) Lairc, Specimen typogr. Rotti m f pi?, 225.(2) Aut. Orlandi nella sua Origine e procreiti detta stampa Ca­

sa la ritorte di Omnibonus Leoniceno ncM’anno 1524 ; ma qnesto è un errore, ed Orlandi lo h t evidentemente coniuso con. Nicola Leepiceno che morì lo stesso anno nettata di 9 6 anni. Si Ita una lettera di Omnibohus datata del 1441, celila quale si eonoiee che t t a t i t e v a terminal* i suoi studii e che di già fi occupava d<ll*

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Nell* anno 1470 Ulrieo Han stampatore in Roma, il quale fu il primo ad ornare con fi­gure incise in legno i libri stampati in Italia; e Sweynheim e Pannartz , stampatori neHa slessa città, si servivano per loro correttori; il primo di Antonio Campano vescovo di Te­ramo ed il secondo di Giovanni Andrea uomo assai dolto ed altrettanto povero , dividendo con esso loro il non poco guadagno che rica­vavano colio stampare libri. Questi si doleva amaramente coi suoi amici nelle sue lettere di ritrovare la maggior parte dei manoscritti della biblioteca del Vaticano, di cui era dive* nulo bibliotecario, sfigurali in modo tale da­gli errori grossolani , che contenevano, che veniva obbligato cambiare delle parole per fare sparire i conirosensi e rendere le frasi intelligibili.

Giovanni Andrea de Bussi nato in Vigevano nel 1417, dopo di essere stato scolaro di Vit­torino da Fellre, venuto in Roma, vi si trovi* in taleTnecessità, che/ com3 egli slesso con* fessa (1), non aveva denaro che bastasse per

traduzione delle Favole di Èsopo, si 'può congetturare chc esso al­lora aveva alineup venti anni, o che nel 1524 ne avrebbe'avuto più di cento.

(1) Aule Auli Gclli edjt. 1469.

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farsi radere in barba. Indi per sei anni fu ■ella corte del cardinale Cu*a; poscia fu fallo vescovo di Acci in Corsica e trasferito da Paolo II al vescovado di Aleria nella stessa Isola senza abbandonare Roma. Sisto IV lo fece suo bi­bliotecario. Queste sue dignità non Io distol* saro dalla sua carica di correggere le edizioni di delti stampatori, e tulle le edizioni uscite dai loro torchi offrono una lettera dedicatoria del vescovo di Aleria a Paolo II/e dopo morto questo, a Sisto IV. Egli mori in Roma ai 1 di febbraro 1475 ed il C. Mazzocchelli (1)» rapporta la iscrizione sepolcrale.

Giovanni Filippo La Ligname (3) , indi de Lignanine, medico, nativo di Messina in Sicilia, uomo dottissimo, decoro d’ Italia , si rese in Roma sotto il ponteficaio di Paolo I I , che mollo lo aiutò. Stabili nella sua casa verso il 1470 una stamperia, e pubblicò tra le molte opere una edizione della Cronica dei Sovrani Pontefici che contiene delle informazioni cu* riosissime su i primi stampatori di Magonzi, di Strasburgo e di Roma. Si crede essere

(t) MaxiuccheUi, Scrittori Italiani, tom. I, part. II, pag. 7Q8.(2) Il tuo vero cognome era La Ligname, il quale latinizzalo sì

metteva nelle coscrizioni de Ligoamine. Gallo, iwia't di Jfmtita» voi. II. pag. S15-

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tato il continuatore di ftteofcàMo di Ferrara. Stampò sino al 1481, ed il suo stabilimento era in pinta regione via Pupe prepe Sanctum Afareum, come I» provano le BOScriftlohi di Quintiliano e di Soetonio da esso stampali nel 1470. Esso correggeva le opere che Stam­pava e le adornava di eruditissime prefazioni!

Circa lo stesso anno Giovanni di Spirà, Suo fratello, e Cristofaro Valdarfer stampatori Iti Venezia per lé loro edizioni e per quelle (atte in società con Giovanni di Colònia per le cor­rezioni delle loro opere servivansi di Grillo- faro Berardi da Pesaro e di Giorgio Alessan­drino.

Girar do de Lisia stampatore in Trevisonel4474 adibiva per correttore dei suoi libri, die pubblicava, Fr. Rholfendellus.

Il correttore di Domenico da Pistoja stam­patore in Firenze nell’anno 4480 era Barto­lomeo Fohzio.

Finalmente, per dir solo degli Italiani, èrano correttori non pochi celebri per sapere è per opere da èssi date alla luce. Tali sooo Enea Volpe, Agostino Maffei; Aulo Sabino» Bartolo­meo Parternio, Benedetto Brognoli, Bernardino Collenio, Buonaccorso Pisano, Calfurnio, Fran­cesco da Pozzuolo, Gabriello Fontana» Giorgio

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Merula, Girolamo Squarcta6co, Gianluigi To­scano, Giovanni Creslone, Gianfrancesco Fila- muso, Giovanni Taberio, Giulio Emilio Ferrari, Michele Zerno , il Platina, Pomponio Leto, filade da. Brescia, Sulpizio Verulamo, Taddeo Ugolelli ed altri.. . Questi correttori esaminavano diversi co­dici dell’aalore che doveva stamparsi, li con* frollavano tra loro, scieglievano quello di mi­glior lezione ed il più corretto, sul quale ese­guivano la stampa. Nel lavoro di tali con* fronti singolarmente si esercitava Angiolo Poli- siano, come lo avvertono non pochi codici postillati di sua mano (1).

Se maggiori notizie si vogliono dei correi- tòri del' XV seeolo, si può consultare MaK- taire (2), che ci ha dato uso «stese catalogo degli stessi.

Finalmente nel XV secolo fu tale il pro­gresso della stampa in tutta l'Europa e se­gnatamente in Italia chein questo solo paese conlavansi circa cinquanta città , che aveono stamperia. E per non ripetere quello che ho poco ansi detto rimando il littore al capitolo IV del presente libro, olio contiene il Quadro

> (1) Biodìni, Ragion, topra U cdlpxioni delle pandette, pag. 43, f r-(t) Maittaire, Armai, typ o g rvoi. I, pag. 108 « seg.

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tronotygico dello slajbilimenlo della stampa in diverte Città di Europa nel corso del XV se* colo.

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CAPITOLO DKCIHOQUVHTO

Bti piii ctlebrl itampatari dti ueoli ZVl, XVII e I M I . •

Avendo -connato nello antecedente capitolo • Icimù stampatori, chc nel suo nascere por­tarono questa bell* arte in molte contrade di Europa ; nel presente capitolo parleremo di quegli stampatori, che si sono resi celebri Mi posteriori secoli.

Benché i primi stampatori furono degni di essere annoverati nella storia per la loro in • venzione non solo, ma benanco pel perfezio­namento, in qualche modo, di sì utile a rte , non pertanto gli stessi ebbero successori de­gni di loro.

Quello che merita il primo posto negli an­nali delia stampa sul Coire del &V e priMi­

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pio del XVI secolo è Aldo Pio Manuzio, il quale devesi considerare sotto un triplice rapporto, di letterato, di stampatore e di dotto editore.

Aldo Manuzio altre volle Manulio, Manuccio Manucio, o Mannucci nacque nel 1446 o!447 in Bassiano piccola città situata nel ducalo di Sermonela vicinissima a Velletri ed alle Pa­ludi Pontine (1), ove trovasi Bassiano, e non mai in Roma, come falsamente alcuni credono. Vero si è che circa il 1500 nelle soscrizioni ab# bandona il nome della propria patria e sosti, luisce quello di Roma, ma ciò fu per meglio farsi distinguere.

Il nome di Aldo è diminuilivo di Teobaldo, nome imposto nella sua nascita, e quello di Pio fu aggiunto nel 1503 in riconoscenza di Alberto Pio principe di Carpi nipote di Gio. Pico della Mirandola, il quale ricevette da Aldo la prima educazione ed i primi elementari studii.

Aldo apprese i primi elementi della lingua latina da uh ignorante pedagogo colla oscura ed inadatta grammatica titolata Dottrinale Ale-

(I) Perotti Comocopium in praefai in fol. Ventt. 4lJu> 14$6. —Aristoteli* Opera in praefat, voi. 1 . c 2 . in fol.Tenet Aldus 1495. W.A*- Aldus Manutius Paul» d ii et Aldi nipotis in Qutsttoi per

iib. RI iu Dedica in 8 . Venfct. Aldus 1576.

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xanHri de Villadei. Ed egli stessa lagnasi del tempo perduto con tale precettore e con detta grammatic* (1). Mandato in Roma per gli stu­di!, ebbe per precettori Gaspare da Verona e Domizio Calderino della stessa città, celebri professori di belle lettere, sotto i quali fece i più rapidi progressi, e compose una Gram­matica latina , da esso più volle stampata» Non volendo nella età virile limitarsi al s o Iq

studio della lingua del Lazio, portossi in Fer­rara per apparare la lingua Ialina e la greca col celebre G. Ballista Guarini allora catte* dratico di taji lingue in detta città # sotto di cui divenne un ottimo latinista ed ellenista e compose una Grammatica greca pubblicata coi suoi torcivi ed un Dizionario greco, e questo ultimo fu da esso stampato nel 4497 e da Paolo Manuzio ristampato nel 4524.

Trovandosi Aldo in Ferrara ad attender*? ai surf sludii dava scuola privatamente ad Al­berto Pio allora giovinetto, di cui sopra feci cenno, e poi signore di Carpi, e ad Ercole Strozza illustre poeta del XVI secolo.

Avendo i Veneziani, nel 4482 mosso guerra

(I) Apostolo, Zeno ffotixie dt'Manuzii • noi* al Fontanili, toni. I. p»g. 57.

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ad Ercole I duca di Ferrara, venne costretta Aldo abbandonare questa città; e portossi alfa Mirandola presso Qio. Pico uomo dottissimo eprotetlore delle lettere (1); ivi fece conoscenza con Manuello Adramitteno. Riunitisi in Carpiil Pico, il Pio e l’Aldo (2), formarono il dise­gno questi tre uomini dotti rendere corretti e di pubblica ragione colla stampa in eleganti edizioni gli autori greci o latini, onde agevo-. lare lo studio di tali lingue ; e che Aldo ne assumesse lo incarico, fornendolo dei neces­sari! mezzi. Mirandola e Pio, attesa la loro ricchezza e la modesta fortuna di Aldo-questiio sovvenivano con denari e terre delle loro signorie (5).

Nell’anno 4438 Aldo si stabilisce in Vene* zia, per dare esecuzione a tale progetto, ap­profittandosi che in detta città fiorivano le lettere; e dopo selle anni di lunghe medita­zioni e dopo molti saggi eseguili, come af­ferma nella prefazione di Aristotelis Organuni da esso lui stampato nel 1495, pubblicò il Poema di Museo di Heronc c Leandro in 4 .

(1) Aldo Lettera ad Angiolo Poliziano.(2) Zeno Vita di Aldo*.(5) Aristotelis de Phitico audito , ed altre opere di Aris^otela

pelle Dediche ad Alberto Piy.

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greco e latino senzadata; indi la Grammatica greca di Lascari anche in 4, e varii altri li­bri senza data; e nell’ anno 1498 compiè di stampare le opere di Aristotele in greco in vo­lumi 5 in foglio principiato nell’anno 1494,95 prima edizione delle opere di questo celebro filosofo. E per la scarsezza di buoni e -cor­retti codici, Aldo non risparmiava cura, dili­genza e spesa per acquistarne diversi, aflìu di collazionarli tra loro, e sciegliere il più eorretto e di miglior lezione sul quale ese­guirne la stampa, ricercandoli e ritirandoli da oltrementi e da oltremare e sino dalla Polo» ma e del l’Ungheria. Adibiva i migliori lette* rati per la correzione della stampa e per la collazione dei codici; ed in tale letterario la­voro nelle opere di Aristotele mollo si distin­sero Nicolò Leoniceno e Lorenzo Maggtolo genovese, uomini dottissimi di quei tempi. Ma ad onta di tale diligenza, cura e spese, per mancanza di corretti codici ovvero per vo­lere eseguire Aldo scrupulosamenle la lezione del codice, copiandone anche i falli, alcune delle sue prime edizioni riuscirono scorrette; e lo stesso Erasmo le biasima, e lo confermalo stesso Aldo, dolendosene fortemente nella Epistola a Leone X , che precede la impor*

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tante e rapa edizione di Piatone da es$o faUa nel mesq di settembre 1513, corretta da ÌL Musuro e dallo s/esso Aldo*

Leone X soddisfallo databile e dolio slam, palore, il quale era stato il primo a pubbli* care in greco lo opere dei più grandi filosofi della antichità, gli rinnova i privilegii conce­duti dai suoi predecessori Alessandro VI a Giulio II che sono tutti e (re inseriti nella opera di Pertili Cornucopia, in foglio da esso stampato nel mesp di novembre dello anno.

Circa l'anno 1500 Aldo sposi) la figlia di Andrea Torresano * della quale si ignora il nome, nativo di Asola, stampatore in Vene* ?ia , il «|uùle con molta riputazione sin dal* ranno 1480 circa esercitava tale arie in delta città, e divenuto suocero dì Aldo lo forni dei mezzi necessari per estendere le sue intra­prese,

Dedito Aldo alla perfezione della sua arto cd al progresso delle lettere, conoscendo la necessità di avere presso di se uomini som* mi per la correzione e la collazione dei di­versi codici, nello stesso anno avvicinava i più dotti del secolo e li adibiva a tali lette­rarie fatiche. Alcuni dei quali tale incarico accettavano , per servire Aldo come amico,

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e per èssere di giovamento al progresso delle ledere; altri erano compensali con equivalente onorario; e diversi convivevano*in famiglia coMo stésso AMod spésef di questo celebri stampatore. ' ‘

Questi «dotti si: riattivano in casa di Aldò in giorni fissi*; per trattare interessanti que­stioni letterarie , e si occupavano sopraiutlò sulla migliore scelta dei libri da stampare ; dei ttKinascWili da consultane , delle lezioni da preferirsi irà quelle, die presentavano qual­che incertezza etc. ed Aldo chiamava tale riu­nione Aldi Akacadtmia.

Tale Accademia fu formata da Aldo versòil 1501. 1 componenti la stessa erano Aldo, Andrea Navagero Senatore Veneziano, Pietro fiémbo, poscia Cardinale, Daniele Io Rinieri Senatore Veneziano, indi Procuratore (fi San Marco, Marino Santidò, abile storico e Sena­tore Veneziano, Angelo Gabrieli Senatore Ve- neziano, Scipione Fx>rliguerri, o Fortlguerra, detto Carteromaco di Pisloja , Urbano Vale- riano Bòlzani, di Belluno, religioso debordine dèi Mirtoti, Desiderio Erasmo di Rotterdam , Girolamo Avanzio da Veroria, Benedetto Ram- berci Veneziano, Pietro Alcionio Veneziano , Gio. Battista Egnazio professore di eloquenza

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in Yenezia sua pairia , Alessandro fiondino chiamato in diverse sue opere col nome greco Agalhemeron, Marco Musuro di Candia, indi lettore, nello studio di Padova ed in seguito arcivescovo di Malvasia, Marco Antonio Coc­chio S&bellico di Vicovaro nella campagna di Roma, Benedetto TirrenQ © Tyrrepo, Alberto Pio principe di Carpi, il quale non isdegnava prendere spesso parte in questi interessanti dialoghi, Andrea Torresano di Asola suocero di Aldo, Federico e Francesco Torresano fi­gli di Andrea.

Oltre dei sopradelti membri dell'Accademia Aldo aveva stretto legami di amicizia con altri letterati, i quali anche cooperavsnsi ad aiutarlo nelle sue edizioni. Tali furono De­metrio Chalchondyle, venuto dalla Grecia versoil tempo della rovina di Oriente e la presa di Costantinopoli dai Turchi, il quale corresse molte edizioni greche di Aldo, Girolamo Ale- andrò ed altri.

Nel mese di aprile 1501 Aldo stampò il Virgilio, primo libro stampalo col carattere italico, chc Francesco Roibolini da Bologna inventò ed incise per solo esclusivo conto di Aldo , come lo confessa lo stesso Aldo nella

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breve prefazione premessa allo stesso Virgi­lio coi seguenti tre versi.

Iv Giaunatogetptae

Lll'DKtt

Qui graiis dedit Aldus, cn lalinis Dal nunc grommata scalpta daedaleis Francisci mambus Bonouiensis.

Poco dopo (ale epoca si obbligò il Raibo» lini non incidere (ali caratteri ad altri stam­patori, fuorché di Aldo, ed in lai modo que- sfultimo usurpò a Francesco Raibolini di Bo­logna T onore dell’ invenzione di tale nuovo carattere, ed indebitamene ottenne privilègi dal Senato di Venezia, da Papa Alessandro VI da Giulio li e Leone X come lo prova la de­dica al duca Valentino , che precede la edi­zione del Pelrarca stampato in Fano nel mese di luglio 4503 da Gersone, ovvero Girolamo Sonctno, nella quale legge si così < E per mia « exhortatione non solo sonno venuti quivi li «compositori tanto notabili,et sufficienti, quan- ■ to sia possibile adire: ma anchora un nobilis- « situo sculptore de littore latine, graece» et he- « braice, chiamato, M. Francesco da Bologna, « Tingono del quale certamente credo ché iti

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«lai? cxeriiiio non Irò ve uqakro er|uakk. Per- « che non solo le usjtale stampe per fedamente « sa fare : ma eliam ha excogitalo una nova « forma de lillera dieta cursivn, o vero canee!- « laresca, de la quale non Aldo Romano, ne al- « tri che astutamente hanno tentato de le altrui « penne adornarse. Ma esso M. Francesco è « slato primo inventore et designatore, el quale « e lucte le forme de littere che mai habbia* stampato ditto Aldo ha intagliato, è la prae- « sente forma con tanta gratta e venusuiie * « quanta facilmente in essa se comprende. >. Versp T anno 4502 alcuni stampatori Lio- nesi contro facevano le edizioni di Aldo, come questi le andava pubblicando; e così succes* tivamente contrafecero il Virgilio , Y Orazio,il Dante, il Petrarca, il Giovenale e Persio , i) Marciale, il Lucano, TOvidio erte, collo stesso formato e con un grazioso carattere iudico un poco più goffo dj quello impiegato da Aldo* Tali contraflBznmi sonò senza data e senza Flemma aldino, e sono ancora rare.

Dall'anno 1501 al 4505 la stamperia di Aldo fu ta grandissima attività e pqbbtieò i migliori autorj greci» latini ed italiani, e per Iq meno ne stampava un volume al mese, ed il) tale modo si, moltiplica roBo«straordiwia*

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niente le opero dei più classiciletterolàra cd in filosofìa; e per renderle di focile acqui» 6(o dava loro il formato economico in 8 \ •

Oltre le edizioni greche, Ialine ed italiane Aldo stampò in ebraico la Infrodazione alta lingua ebràica che trovasi unita alla Grammatica greca di Lascari del 1501, e non mai hi quella del 1494, 95, come pensano Unger, panzer ed altri bibliografi ; il saggio di una Bibbia poliglotta eoi caratteri ebraici melai da Fran­cesco Raibolini da Bologna, in uu foglio di stampa; la quale Bibbia venne eseguila fra non guari, cioè nel 1514,. 4 5, 17 dal dotto Cardia naie Ximenesa sue spese, cura e diligenza.

Avendo la guerra nell'anno 1506 desolato l'Europa o sopratutto l'Italia, Aldo fu costretto abbandonare Venezia, ed invitato da Goffredo Carlo Viceoaneelliero del Senato di Milano a recarsi in questa città , vi si portò di fatto. Al ritonno poi eadde nelle mani dèi soldati del Marchese di Mantova; ritenendolo perso^ spello, lo spogliarono di ogni cosa e lo car* cerarono nelle prigioni di Canneto. Avendo Gof­fredo Carlo di ciò avuta conoscenza, usò dei buoni officii a favore di Aldo col Senato di: Milano, e fu prontamente liberalo (4).

(I) Horatii, Optra t Ven«t. Aldus 1509 in_ pm«faL. —* P*id?ri. Opera, Vcnet Aldus 1513 in dcdi«. a l Andr. Nuugei i.

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Riprese quindi i suoi lavori tipografici net 1* anno 4507 con un modo mollo angustialo per mancanza di mezzi, avendo negli ante*- cedenti anni per causa di delle guerre tulio perduto. NeH’anno seguente contrasse società con suo suocero nel commercio della slam* p a , e viene ciò contestalo nella soscrizione delle lettere di Plinio stampate neiranno 4508 nella quale leggesi : Vcneliis in Aedibus Aldi et Andrene Asulani Soceri Mense novembri M. D. V ili

Per non cadere in errore bisogna avver* tire clic tale soscrizione anche leggesi nel Giovenale del 1501, che porla tàncora aldina, ma non forma la stessa testimonianza, per* chè detta edizione coWàncora è una ristampa fatta circa anni duodcci dopo sopra quella del 4501, la quale non offre, nè V àncora, nè detta soscrizione,

Per causa dei disastri della guerra negli anni 4510 e 4511 fu obbligalo Aldo restare ozioso, e nessuna edizione abbiamo di que­sto celebre stampatore in tali anni (1).

Alcuni bibliografi citano qualche libro stam­pato da Aldo in detta epoca , ma questa ò assolutamente una chimera»

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( |) Pindari, in praefat. Ven. Aldus 1515 in-#.

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Nell'anno 1542, attuo della nascila dei suo terzo figlio Paolo Manuzio Pridie Idus Julii riaprì la stamperia. Esso aveva ire. altri fi­gli, il maggiore chiama vasi Manuzio dei Ma- nuzii, che fu prete e viise in Asola col pa­trimonio di famiglia, il secondo Antonio, che coltivò le lettere, e se non fu qualche tempo stampatore, come da alcuni si erede, fu con tutta certezza librajo in Bologna, ove pubblicò molle edizioni» mori in delta città nel 1558o 1559. Si ignora la data della sua uascila , ugualmente che quella della figlia di Aldo, ed il nome della stessa, semplicemente cono- scesi che questa sposò Giulio Catone di Man­tova ed ebbe un figlio, come lo contesta Paolo Maniizio nella sua oliava lettera del libro V.

Aldo pubblicò molte edizioni negli anni 1513 e 1514; ed un gran numero di opere erano preparale per islamparle, allorquando nell'anno 1515 la morte lo rapi alle lettere ed alla sua famiglia nella età di circa 70

auni.1 buoi quattro figli di minore età furono

allevati dalla loro madre in Asola, e non mai a Domo d'Ossola, come si crede da qualcuno, sotto la tutela del loro avolo materno, il quale prese la direzione della stamperia coi due suoi

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figli Francesco e Federico sino alla su» morie avvenuta nel 4529.

Aldo come letterato scrisse e publicò,diverse opere ed arricchiva le sue edizioni di doite pre- fazioni, di erudite note e di opuscoli alle stesse attinenti. Come editore la repubblica delle let­tere molti obblighi gli professa per la ottima scelta che faceva delle opere più classiche dairaritichità greche, latine ed italiane, disot­terrandole in molti luoghi e rendendole di pubblica ragione. Come tipografo , debbono riguardarsi tutte le opere uscite dai suoi tor­chi come capi d’ opera dell’ arie tipografica , non avendo risparmiato cura, diligenza e spesa per le correzioni , e per la collazione di di­versi codici che con forti spese acquistava da oltremare o da oUrernonle, avvalendosi a ciò eseguire dei primi uomini doni del suo secolo.I libri da esso stampati sono eseguiti con buoni caratteri, e la composizione sempre uguale e bene estesa; i tipi sono di eccellente inchio­stro e sempre uguali, corretti bene, come ab­biamo osservalo, e formano l’ornamento delle biblioteche e la delizia degli amatori, e sem­pre più acquistano merito e rarità.

Morto Aldo Pio Manuzio restarono i suoi quattro figli minori sotto |a tutela del loro

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ivolo alaterno, il quale prese la direzione della «tamperi;*, come sopra abbiamo osservalo; i lavori della quale non furono sospesi; ana i Andrea d* Asola coadiuvato dai due suoi tigli Francesco e Federico, i quali con una lode­vole emulazione , usavano lulti e (re la più grande diligenza nei libri che essi stampavano, non obbKava di consultare i dotti amici di Aldo Pio. Essi diedero principio ai lavori tipografìe! con terminare le opere dallo stesso incorniti- date, ricavando dalle sue cartiere tulle le re­visioni e le collazioni dei diversi codici, che ne lasciò un buon numero, indicando nelle pre­fazioni dei libri da essi loro stampati gli an ticipa ti lavori.

Stamparono per la prima volta in greco il Pausania e lo Strabane; nel 1516 la Bibbia greca dei settanta ; T Artémidoro e T Eschilo nel 1518; le Vite di Plutarco nel \§\§;YApol­lonio Rodio nel 1521 ; il Senofonte è tulle le opere «li Galeno in voi. 5 in fol. nel 1525 ; Ylppocrate nel 1526 ; e V Egineta nel 1528.

In latino stamparono le Vite dei duodeci Ce- tari di Svetonio, che ristamparono nel 1521, ed il Prisciano col Jamblico nel 1516; Y Au-»m im o ed il Terenzio nel 1517, e quest’ultimolo ristamparono nel 1521 ; lo Svetonio de

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Grammatici* con Plinio Secondo, il Tito Livio, che ristamparono nel 4549, 20 , e 21 , e le Epistole di Plinio nel 1518; lo Stazio, gli Of­fici i e le Otazioni di Cicerone nel 1519 ; il Q. Curzio e gli Adagi di Erasmo nel 1520 ; il Quintiliano e le Epistole di Cicerone ad Attico nel 1521*; il Plauto ed il Giustino nel 1522;il Silio Italico, il Valerio Fiacco ed il Claudiano nel 1523; il Cornucopio della lingua latina del Perotto , le Otto parti dell' orazione del Prisciano, il Virgilio, ed il Parto della Vergine del Sannazzaro nel 1527 ; il Cornelio Celso, ed il Macrobio nel 1528 (1). Stamparono a di più una moltitudine di opere greche , latine ed italiane, che lungo sarebbe enume­rare, e la maggior parte per la prima volta stampate.

Alcune di tali opere riuscirono molto scor­rette , perchè Andrea d’Asola frasi nimicato con alquanti letterati, che coltivava Aldo , e particolarmente con M. Musuro ; il quale pub­blicò in Firenze nel 1515 P Appiano , di cui ('Asolano fece una edizione nel 1517, la quale riuscì scorrettissima per averla eseguila sopra un cattivo codice, senza consultare l'edizione

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(1) Debbo avvertire che questo libro non fu mai stampato nel 1517, come alcuni bibliografi asseriscono.

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Fiorentina fatta per cura di M. Maturo ; la quale è correttissima.

Morto A.'idrea d’Asola nel 1529, si verifica­rono discordie in famiglia cagionate dalla di­visione della doppia eredità di Aldo e di An­drea, essendo probabilmente restali in comune gli interessi della stamperia, la quale rimase oziosa sino all’anno 4533 (4).

Nello stesso anno accomodate Se cose in qual­che modo. Paolo Manuzio nella età di 2( anno riapre la stamperia chiusa sin dal 4529' nel­l’interesse degli eredi riuniti di Aldo e di An­drea, come osservasi neHe soscrizioni di tale tempo; In Aedibus kceredum Aldi et Andrea Arnioni Soceri.

Paolo nella sua prima età fu Istruito da al­cuni cattivi pedanti; indi da Benedetto Ram- berli uomo assai dotto, col quale fece grandi progressi. Avvicinò in questo stesso anno i sin­ceri amici di suo padre, cioè P. Bembo, Sa- doleto, Bonamico, Reg. Polo, e con particola­rità Ben. Ramberlo, Gasp. Contarini e G. B. Egnazio, i quali eoi loro consigli lo ammae­strarono e gli spianarono la strada nelle let­terarie conoscenze.

(1) Ab. Pietro Laseri, MiteéU. Coti, 1lem ; voi. H pag. IM — Apostolo Zeno, Titodti Marnai.

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Indi si applicò allo studio della lingua la* lina, ed appassionalo per le opere di Cicerone, si occupò senza interruzione a formarsi lo stile sopra quello di questo ammirabile scrittore, come evideolejiiente si vede dalle sue lettere, scolii, annotazioni e prefazioni, che tuttora sono ammirevoli per la eleganza dello stile, e si annoverano ira quanto ci rcsla di meglio scritto in qqesta lingua dopo la rinascita delle lettere. ., Le Opere Rettoriche di Cicerone in un vo

lume in 4, fu il primo libro da, esso stam­palo nel 1533 (1), il quale fu una ristampa delle precedenti jetji ioni del, 1514 e 21. Si applicò intanto alla rivisionc delle Lettere fa­miliari del principe degli oratori , e le pub­blicò verso la fine del mese di ottobre dello

' > * % •

(1) Apostolo Zeno si inganna del passo nella prefazione di Paolo che precede la edizione delle- Lettere famitiari di Cicerone, ove diee ; Primo» labones et vigilia* nostra*, ad. emendando* Ciceroni* Epistola*, qua* familiare*, vocant > conferre voluiy ritenendo tal* libro per la prima tipografica produzione di Paolo Mauuzio ; mentre Della stessa* prefazione dichiara avere impiegato otto mesi per collazionare il testo con dodici juanoscntiti. Nella prefazione poi dei Libri Jtettorici di Cicerone dice ; Nane primam industriam in excudtndo nostram etc. te quali parole caratterizzano essere stata questa la sua prima produzione. Finalmente nelle soscriiioni si osserva che i Libri Rettorici furono pubblicati nel mese di marzo e Je Lettere Famitiari nel mese di ottobre.

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stesso anno. La quale edizione riuscì di gran lunga superiore alle precedènti aldine del 150212 e 22 ; e da qui principiarbno i suoi lavori ciceroniani, ai quali esso consagrò sì utilmente per la letteratura la più gròn parte della sua vita. . ^

Nciriniervallo della pubblicazione di questi due libri stampò la Quinta deca di Tito Livio, il Cortigiano, il Petrarca èd «il primo volume di Pantano; semplici ristampe delle anteriori edizioni, ma con più diligenza corbelli.

Ad esempio di suo padre richiedeva l’aiuto dei più dotti, come di G. B. Egnazio, G. P. Valeriano, Lazzaro Bonamico, Ben. Ldtripfidio ed altri non meno abili, i quali 'ristabilirono il bel tempo di Aldo; e nei primi ahni dello stabilimento di Paolo Manuzio le edizióni al­dine ripresero la superiorità che; sub padre aveva dato su loro.

Nello slesso ànno e Dèi Seguente pubblicò Paola molle edizioni latine ed italiane, te quali sono tutte eccellenti e cerrellissime. La prima edizione greca di questo celebre stampatore fu V Opera di Temisto, la quale Tu seguila da hocrate e da Aezio Armdeno ; le quali edizioni sono correttissime, e provano la cottosctMiza che Paolo aveva di tale lingua.

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Nell’anno 4535 Paolo si portò io Roma con grandi speranze ; ma non ritrasse altro utile di questo viaggio che il legarsi in amicizia con i più dotti uomini, che ivi fiorivano e principalmente con Marcello Cervini, che fu papa col nome di Marcello li, Bernardino Maffei ed Annibai Caro. '

Tornato in Venezia, ad esempio di suo padre formò una accademia di dodici nobili giovani, che egli istruiva nei buoni studii : si crede , che Mali. Senarega e Paolo Contarmi fossero stati due meritòri di detta accademia. Rober- lello assicura in uua sua lettera scritta da Ve­nezia nell'aprile del 1550, che Paolo teneva pubblica o privata scuola.

1 contrasti tra le due famiglie non erano ter­minati; e nel 1537 ricominciarono ad agitarsi, e la stamperia fu altra volta oziosa per altri tre anni.

Nell'anno 1538 lasciò Paolo di nuovo Ve­nezia per percorrere le antiche biblioteche ; e si fermò per sei mesi nella biblioteca dei Francescani di Cesena , occupandosi al con­fronto degli eccellenti manuscritti lasciati a questo convento da Malalesta Novello.

In questo stesso tempo gli vennero offerte due cattedre di eloquenza, cioè, quella di Ve-

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nczia occupata dal suo amico Egnazio dive­nuto mollo vecchio, e quella di Padova, va­cante per la morte di Bonamico , che esso ricusò per la sua cattiva salute, è molto più per la passione della sua professione che tanto aveva suo padre illustrato, e nella quale era stato esso sì facile a distinguersi, che gli fece preferire la vita penatamente laboriosa che esso menò sino alla morte.

Finalmente nell'anno 4 540 la società si sciolse; e restalo Paolo Manuzio proprietario della stamperia, nelle soscrizioni da laj epoca in poi si legge Apud Aldi filiosi e non si vede più il nome di Torresano in alcuna edizione Aldina, eccetto in qualche esemplare del 1°. e 2# voi., del Plinio del 1536 , 57 che porla il titolo e la soscrizione colla dalax rifalla del 1540. In questo stesso anno cambia Paolo l’antico stem­ma aldino e sostituisce quello che testé ab­biamo esattamente rappresentalo al n. 5 nel capitolo degli stemmi. Torresano si stabilisce in Parigi; e si hanno di lui edizioni sino al 1581. Più lardi si vede il nome di Torresanot in di­versi libri greci non più come comproprie­tario delia stamperia, ma come editore; c si legge nelle soscrizioni: Expensis Fed. Torre- sani.

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Paolo fece un altro viaggio in Roma e m\ 1546, sposò Margherita Odopi figlia di Giro*' lamo e sorella di Carlo e Rinaldo. Quest’ul­timo fu ecclesiastico e gran letterato, Si ha di lai un Discorso sull'immortalità deU’anima stampato da Paolo Manuzio nel 1557 in. 4°.

11 primo figlio di Paolo Manuzio fu Aldo nato nel giorno degli Idi di febbraio 1547(1). Esso aveva altri tre figli.

In questo tempo Paolo Mqnuzio si abban­donò a|lo studio delle antichità, e la sua primi* produzione su tale genere di letteratura fu l’opera titolata Anliquitaturn Romanarum liber de lègibus stampata dallo, stesso nfl $557 in foglio,

te sue edizioni si moltiplicavano cpp eco essi va rapidità ad onta della sua cattiva sa* Iute, che sin dalla sua gioventù lo tormen­tava. Nel 1554 fu colpito da una febbre ter­zana; indi da un acre umore agli occhi, die mollo lo affliggeva; e non fu intieramente gua­rito che nel 1559 dall’abile medico Gabriele Falloppio. Disprezzando Paolo tutti gli inco­modi e tormenti che gli cagionava tale ma*

(1) Ccnsorini, Di Die natali in praefat. in 8* Aldus 1581.Cicer. de Opt. gcn. orai., loro. lldcH’ediz. in fol. in praefel.

Aid. 1583.

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lattia , non sospese i suoi lavori tipografici, come lo contestano una moltitudine di edi­zioni uscite dai suoi torchi e da esso invigi­lati dall'anno 1554 al 1558. • • ^

Nell’ anno 1555 Paolo si reóò in Bologna, od il Senato di quella città gli fece delle of­ferte di tenerlo a se : ma per varie difficoltà nòli ebbero luogo. Lo stesso accadde col car­dinale Ippolito d’ Estè il giovane , che non ebbero effetto per la peste che infieriva ih Ferrala e per la cattiva salute del Manuzio

Federico Badoeró, uno dei Senatori più di­stinti della Repubblica di Venezia nell’ alino 4556 formò in sua casa una accademia chia­mata Veneziana, che si distingueva con lo sleriiuvJ di una Fama con te pai-ole io volo al del per riposarihi in bio, cotopdsta di cento persone le più abili ih letteratura éd in tutti i rami di scienza , e secondo 1* opinione di Quadrio e di Zeno il cancelliere era Bernardo Tasso padre di Torquato; ma ciò non è stato provato da niuri documento.

Il progetto di Badoero et‘a quello di aprire una stamperia per conto di detta accademia e di stampare con (fccellenii edizióni le mi­gliori opere ; come di fatti venne eseguito làl'e progetto; ed aperta una stamperia per

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conto di delta accademia con nuovi caratteri, venne affidata la direzione della siessa a Paolo Manuzio che di buon grado V accettò, e te­neva sotto i suoi ordini varii stampatori, trai quali Domenico Bevilacqua.

Negli anni 1558 e 59 in della stamperia si stamparono una quindicina di opere come preludio di quello che si doveva eseguire. Tali edizioni sono siate /atte tolte per cura di Paolo Manuzio e riuscirono correttissime e sono divenute rarissime. Tali libri portanolo stemma dell’ accademia sopra enuncialo , e la data degli anni 1558 e 1559. La durala di tale accademia fu brevissima.

Libero Paolo Manuzio delle cure, chc esi­geva lale stamperia v ricevette nel mese di marzo 1561 lettere del cardinale Seripandi, che gli attestavano il più vivo desiderio del papa Pio IV di volere pubblicare con diligenza ed esattezza i libri sacri e le opere de' Padri della Chiesa, e lo avvertiva che S. S. proget­tava lui e lo invitava ad eseguire lale lavoro.

Tale progetto non era nuovo. Verso il 1559 due uomini di gran merito, il cardinale Mar- celio Cervino ed Alessandro Farnese, avevano avuto F idea di stabilire in Roma una magni­fica stamperia, alFoggelfo di pubblicare i mi-

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gliori codici greci e latini della biblioteca Va­ticana, ed avevano scelto per la direzione della stamperia il celebre stampatore Antonio.Biado di Asola, il quale portossi in Venezia da Paolo Manuzio per fornirsi dri caratteri e dell’occor- rente per la stamperia. Il progetto fu in parte eseguito; e Biado onorò il suo nome con di­verse belle edizioni greche e latine eseguite in delia stamperia , ira le quali si distingue sopra tutte la preziosissima e rarissima edi­zione dei Commentarti greci ad Omero di Eustazio del 4542- 50 in voi. i in foglio, ven­duta sino a 55 lir. steri. Grafton.

Benché le condizioni proposte dal papa Pio IV a Paolo Manuzio fodero vantaggiose, questi era indeciso ad accettarle, per non distrarsi dai suoi amati studii. Finalmente le accettò con le condizioni fissate dal cardinale Seripandi, le quali erano, le spese di viaggio e trasporto della stamperia ed altro a peso del Pontefice, ed uno stipendio di 600 scudi all’anno, secondo Zeno, e di .500 scudi giudicando da una let­tera dello stesso Paolo Manuzio.4i Circa il mese di agosto 4564 Paolo Manu­zio si portò in Roma, ove fu bene accolto; indi richiamò la famiglia, cd ivi stabilitosi cominciò i suoi lavori di stamperia con un

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opuscolo iu 4. di càrie 28 , cioè 27 di lesto ed una con I' ancora titolalo Reginaldi Poli Rtfòrtnaiio Angliae ex decretis etc» Romae 1662; Tuie opuscolo è divenuto rarissimo* Di­verse altre edizioni di poco conto seguirono questo opuscolo sino al 4564.

La principale produzione di tàle anno fu la Raccolta dei Decreti del Concilio di Trento ; per la stampa della quale il Pontéfice aveva il più forte desiderio di erigere tale Statoperla. Paolo Manuzio fece in questo stesso anno molte edizioni di tale libro* Suo figlio Aldo che era ritornato in Venezia, al quale Paolo aveva af­fidato la* cura della stamperia ivi lasciata, lo stampò più volte colla stessa data. La Soseri» zionc di questo libro è In Aedibut populi Ro­mani, la quale fu conoscere essere stato il Io- Cale di delta stamperia nel Campidoglio» sino che Sisto V fondò la slam péria Vaticana, che divenne sì celebre.

La prima edizione di tale libro è eccessi- vomente rat a e preziosissima, e per maggiore istruzione ne descrivo i connotali.

Essa contiene 259 pagine numerate con cifre ioni a ne, senza indice. Principia col seguente titolo.. ’

* Canones , ei Decreta sacrosanti oecv-

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menici , et generali* ConciJu Tridentini «vii Pavlo 111/ Ivlio III, Pio IIII, Pontifieibvs Ma*. — Itomae , Apud Paulum Manulium Aldi F. M. D. LXIIII. Cura privilegio Pii IIII. Pont. Max »

Questa prima edizione riusci scorrettici- ma, e si incontrano degli esemplari corretti a mano in tatto il volume.

Si conoscono di questa prima, c dello se­conda edizione degli esemplari collazionati ed autenticati dal Segretario e dal Notaro tlel Con­cilio. II loro attestato è scritto al verso della pag, 239 in questi termini.

« Nos sacri oect&nenici, et genoralis Con cilii Tridentini Secretarius , et Notarij infra- scripti Decreta ipsius Sacri Concili] in pnti uolu- mine contenta cum originalibus contulimus. Et quia cum eis concordare reperimus, Ideo hic in fidem manu pp* subscripsjmus.

« Ego Angelus Massarellus Epus Thelesin' sacri Conc. Trid. Secr*>J<

« Ego Marcus Antonius Peregrintis clericus Comensis eiusdem sacri Concilij Tridentini No-, tarius.

Egò Cynthius Pamphilus Clicus Cameri- nen Dice, sacri Concilij Triden. Notus. »

Si crede da alcuni che soli 12 esemplari

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fossero stati autenticali, da altri 30; ciò è dif­ficile verificarsi.

Tali copie sono rarissime e altrettanto pre­ziose, ed equivalgono per la loro autenticità alla originale minuta degli atti del Concilio di Trento.

Una Copia della prima edizione cosi auten­ticala è stata da me venduta al chiarissimo sig. Rocco Mazzarese bibliotecario della Far- delliana di Trapani per la della biblioteca , ove attualmente trovasi. Nella biblioteca Cor-

sini in Roma si conserva una copia della prima edizione cogli attestali man uscriiti del Segre­tario e Notaro del Concilio di altra forma e più lunghi del precedente.

In qualche esemplare si osservano oltre l'au­tentica due suggelli, o impronte nere denotanti le cifre, o marche dei due notai. Tali impronte esistono nell* esemplare della prima edizione che conservasi nella biblioteca dei sig. Moreto in Anversa, proprietari della celebre stamperia Plantiniana; e Le Piai li fece incidere nella pag. XXIV della sua edizione del Concilio di Trento 1779 in 4.

Nel 1563 Paolo Manuzio stampò in Roma la bella e corretta edizione di S. Cipriano ; asserendo Baluzio essere la più bella di questo celebre Padre della chiesa.

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Poco dopo Paolo Manuzio fa incaricalo di riformare in miglior Ialino il Catechismo del Concilio di Trento, come contesta il p. Lago- marsini (1). Ma venne affidato a tre teologi per ciò ehe riguardava la dottrina. Esso lo stampò nel 4566 in foglio, e più volte in Venezia in 4. e in 8, ed in seguito molle edizioni occuparono i suoi torchi.

Vivente il pontefice Paolo- IV , in qualche modo Paolo Manuzio non aveva da dolersi, e se non divenne ricco', aveva onestamente mezzi di sussistenza. Morto questo Pontefice,' peggiorò di gran- lunga la sua condizione, ed a grandi stenti gli si pagava il dovuto stipendio. £ per questo e perchè travagliato anche della sua cattiva salute desiderava ripatriarsi.

Finalmente dopo di avere per nove anni faticato senza alcun fruito in Roma, nel mese di settembre dell’anno 1570 abbandonò questa Città e ritornò in Venezia.

Nel suo soggiorno in Roma la sua stamperia di Venezia era stata affidata a suo figlio Aldo, il quale aveva una capacità maggiore della sua piccola età, e non la tenne un momento oziosa in tutto il tempo dell’assenza di Paolo:.anzi

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(!) Poggia»., £p., voi. Ili pag. 99.

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pubblicava in ogni anno colla stessa onn quan­tità di edizioni.

Tosto che Paolo ebbe lacerata Roma, venne colpito da una malattia, che lo* travagliò per beo nove mesi ; ed in tale tempo si occupò della cura della sua saltile , e poco o niente della, stamperia ; indi per cambiamento,d’aria e per amore alla solitudine si ritirò a Pieve del Secco, ove cominciò nel VI degli Mi di novembre 4570 i suoi commentar» alle Ora­zioni di Cicerone.

In ottobre 4571 deliberò di fare un viaggio per i’ Italia. Si portò in Genova, in Reggio e finalmente in Milano, ove passò l’inverno con Bartolomeo Capra e con Ottaviano Ferrari suoi amici.

Nell'aimo 1572 nel mese di maggio ritorna in Veneaia; indi non taitda a ripartire per Ro­ma* ove nel 1570 aveva lasciata sua figlia in un monastero per. ricevere l'educazione. Gre* gorio XIH pootefioe regnante, protettore degli uomini, dotti, e delle lettere gli assegnò un annua pensione senza obbligo nessuno, lascian­dolo in assoluta libertà, a patio però di non partirsi da Roma* Paolo» accetta la liberalità del Pontefice, e tormentato dalla sua cattiva salute si applica a continuare i suoi lavori

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sopra Cicerone «cominciati a Pieve del Sacco» ed in Ire mesi termina leiiiterpretrazioni ed '‘innotazuviji alle Orazioni di Cicerone ad ecce­zione di quelle Pro Ligario et Pro Decoloro. I l . commentario dcU’Orazioue Pro Archia poeta fu stampato separatamente in Roma nel 1572, da Giuseppe de Angelis con una dotta pcefa- zione di Paolo Manuzio e G» Boncornpagnot .

Neil’ anno 1575 sposò sua figlia con utr gio­vane <li buona famiglia cbe godeva qualche riputazione nella professione di avvocato* Fi­nalmente la sua cattiva sftluie peggiorava di giorno m giorno, gli sopravvenir una gran fievolezza di rm i ed un violetto dolore di testa» e dopo di avere messo iu opera lutti i rimedii ebe la medica arte appresta» cessò di vivere il 12 di aprile 1574 neU’anno ses- santaduesimo di sua età, lasciando inconsola­bile la famiglia e con grave perdita la repub* blica delle lettere.,

Paolo Manuzio fu degno successore di suo padre Aldo Pio, e le sueedizioni superarono di gran lunga per la: correzione quelle di suo padre.

Cosi restò proprietario della stamperia Aldo figlio di Paolo Manuzio e Margherita Odorò nato iJ 15 fébraro 1547, come sopra abbiamo

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veduto; il quale aveva ricevuto da suo padre una fina educazione, non avendo risparmialo cura e diligenza, onde farlo divenire suo degno successore. E Aldo fin dalla sua tenera età diè prova del suo valore; poiché, lasciato dal padre direttore della stamperia di Venezia, ben corrispose^ alle concepite speranze di lui e meritò gli elogi del Mureto.

Nell'età di soli 12 anni compose le Elegan­ze delle lingue toscana e latina, che stampò due volle nel 1858 e molto spesso negli anni seguenti. Alcuni critici asseriscono non essere stalo tale libro scritto da Aldo; altri credono essere stato suo col soccorso di suo padre; comunque siasi, il certo si è che all’età di 14 anni, cioè nel 1561 pubblicò coi suoi torehi la tanto stimata sua opera titolala Ortographiae ratio, la quale essendo di gran merito, e tut­tora tenuta in pregio, presentando un eccel­lente metodo di ortografia latina fondata sulle antichità , e segnatamente su le iscrizioni, medaglie e manuscritti, fa con tutta certezza credere essere state da lui composte le Eie• ganze.

Nell'anno 1562 avendo Paolo richiamato Aldo in Roma, approfittandosi questi del suo breve soggiorno nella più ricca città del mon­

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do, (ter antichità ed oggetti di belle arti, visitò le grandi biblioteche ed i più ricchi musei ; ed avellilo acquistalo moltissime cognizioni perfezionò la sua Ortographia e la ristampò nel 4ltó6, aumentandola di iscrizioni e di una dissertazione sulle abbreviature degli antichi monumenti titolata De veterum nolarum ex- ploratione; e poi nel 4575 la ridusse in com­pendio, che tuttora è utilissimo a coloro che vogliono scrivere la lingua del Lazio. Contut- tociò che Dausquio Cellario ed altri dotti scrissero posteriormente sulla materia, non si è dimenticato oggi il libro di Aldo.

Vivente Paolo Manuzio, Aldo di età sì te­nera aveva la direzione della stamperia di Venezia, come abbiamo veduto ; ed in tale epoca pubblicava opere nuove; ma sopratutto si applicava a' ristampare le principali opere che mancavano nel fondo della libreria, e per lo spacrio che si verificava delle opere di Cicerone, le riproduceva più spesso; e sino all’ anno 4575 non passava anno senza pub­blicare un’ opera di Cicerone, ovvero un commentario sullo stesso.

Nell’ anno 4574 il dotto CI. Dupuis diede' ad Aldo il Patercolo colle sue annotazioni, per istamparlo per conto di Aldo; ma questi

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noa * consultando la prima idiofone fatta in Basilea per curo di Beato Renano nel 4520, c non essendo stato stampato da suo padre,, n i dal $go avo, credette opportuno non pub­blicarlo secondo le intenzioni del Dupuis; ma al contrario si servì di ciò che gli conveniva, aggiunse delle annotazioni a sua voglia, cor­resse a suo modo il testo, ed il lutto pubblicò come suo. lavoro, all’ opposto di come prati­cavano suo padre ed ir suo avo, i quali scru­polosamente indicavano i nomi di coloro che lavoravano nelle opere da esso loro pubbli­cate. ;

Questa letteraria frode dispiacque al ulti i lei* terati e lo dichiararono colpevole di lale de­litto e disapprovarono giustamente tale edi* zione di Palercolo, per averlo lutto svisato»

Dispiaciuto il Dupuis della cattiva aziona di Aldo fece altri lavori sopra Palercolo, cor* reggendolo ed annoiandolo, colla intenzione di pubblicarlo colla sua vera lezione; ma per la morte avvenutagli nel 4594 non lo rese di pubblica ragione.

Nell’anno 4608 CI. Auberl publicò uua ec­cellente edizione di Tacito coi) note di varii dotti, e vi aggiuase io (ine it Palercolo coi lavori lasciali dal Dupuis» e eoo tale edizione può conoscersi ciò che praticò Aldo.

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Nel seguente anno Aldo sposò Francesca iLueerzia della famiglia de’ Giunti di Firenze, un ramo della quale da molto tempo con onore esercitava V arte della stampa in Ve­nezia.

Nello stesso andò crede Zeno avere Aldo publicato un Discorso intorno alt eccellenza delle Repubbliche in 4 ; ma l'edizione in tale formalo non si conosce, nè tampoco vedesi citata da*bibliografi; trovasi però unita alla (ine dell1 opera di G. Coniarmi delle Repub­bliche di Venezia in 8. stampata in Venezia da Aldo nel 1591.

Aldo non interrompe i suoi lavori tipogra­fici; anzi divenuto nflt’anno 1574 pel la morte di suo padre proprietario della stamperia, come sopra abbiamo osservato; neiranno 1575 pubblica le sue Eleganze delle Epistole di Cicerone in 8. e riproduce le Epitome Ortogra- phiae kì 8., aggiungendo in quest’ùltimo una piccola dissertazione de Epistolis diretta a Mureto. Da tale volume in poi si serve dello stemma, che abbiamo segnato, di n. 5 nel ca­pitole degli sievnmi eie.

Neiranno 1576 pubblica un suo dottissimo Commentario m l* Arte poetica di Orazio in un piccolo volume, e P opera De Qua*$it($

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per Episiohm, nella quale discute 50 quistioni di antichità, e si è più volte riprodotta in diverse raccolte.

Verso questo tempo fu nominato professore di belle lettere e professore nelle scuole della Cancelleria, ove si istruivano gli aspiranti a segretari della Republica.

Nel 1580 riprodusse le sue Eleganze ed il Censorino pubblicato da suo padVe nel 1528, corredato di sue annotazioni, ed essendosi servito di un cattivo codice 9 tale edizione riuscì scorretta; c L. Carrion provvedendosi di un migliore codice ne fece un" edizione in Parigi nel 1585, presentandocela bene retti* ficaia e con una nuova divisione di capitoli ; la quale è slata seguita uelle susseguenti edi­zioni.

Aldo fece un viaggio in Milano nel 4582 ; ed ivi. si legò in amicizia con Goselini ; indi si portò iu Ferrara; Analmente ritornò in Ve­nezia ; ove nel 1583 pubblicò tutte le opere di Cicerone con amplissimi commentarli.

Bisogna avvenire che tale opera non fu pubblicala in un solo anno; ma furono stam­pali sei volumi negli anni 157.8, 79, 81, e 82, e nel 1583 stampò i libri filosofici ed oratori. In questo slesso anno rifece i fronlUpizii agli

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antecedènti volumi colla stessa data, per farla comparire una uniforme edizione.

il primo volume principia con un fronti­spizio inciso in rame* nel quale si vedono i ritraiti di Cicerone e dei Ire Aldi, e l'antica e nuova, àncora. Al verso del titolo di qual- ebe volume alcuna volta si trova il rilratto di Paolo Manuzio in un ovale inciso in rame. Questi dieci volumi» allorquando sono completi è ben conservati, sono ricercatissimi e man­tengono tuttora un elevalo prezzo.

Nel 15&5 abbandonò Venezia e si portò in Bologna, e trovandosi vuota la cattedra di elo­quenza, già occupata da C. Sigonio morto l'an­tecedente anno, i Bolognesi la offrirono ad Aldo, ebe di buon animo accettò.

L'ultima opera che stampò Aldo in Venezia in quest' anno fu Le Locuzioni di Terenzio.

In questo stesso anno si stampò cogli stessi torchi il libro titolalo Aggiunta alle Rime et Prose del sig. Torquato Tasso in 12. di pag* 90. L'opera comincia con 12 foglietti, nel primo dei quali si vede il ritrailo di T. Tasso inciso in legno , ed alla (ine contiene Ire fo- glielli bianchi. La prefazione di questo libro è. di Nicolò Manassi, che dopo qualche tempo si vede alla testa della stamperia di Aldo.

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‘Pùbbtfca indi Aldo con altri tornhi in Bo­logna il suo ‘Commentario su fode diOrazia De landibas vitnc rusticaé* in i. e la Vita di Cósimo de'Mediti nel 4586, e quest’ukima là de­dica a Filippo Il re di Spagna. Zeno elogia mnlicv qoesfòpèra per la pulitezza, eleganza è purità‘d<Wa lingua, facendo conoscere éhè sfcriv^va fcnllà* stessa proprietà le lingue fai?- tra;*d’ ifafltona. •

Nello stesso anno si vedo Nicolò Marvass) come direttore nella stamperia aldina, e ere- desi ptuUoslo esserne divenuto proprietario, il quhlc* stampava poche cose, e la sua atli ! vita la prestava alla vendita dei libri restati a magazzino* Nei libri rarissimamente pub­blicali dopo tale epoca si vedon gli antichi caratteri ed altri accessorii, di che servivahsi antecedentemente nella stamperia aldina.

Aldo trovandosi poco favorito dalla fortuna in Bologna , si occupa di sola letteratura ed abbandona Parte tipografica ed il commercio librario. Restando quasi oziosa la languente stamperia^ quei pochi libri che la.stessa pub­blicava erano quasi presso tulli gli altri stam­patori di Venezia.

La stamperia di Tòrresano era in simile decadenza, se non era quasi cessata; mentre

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oon si vede: che qualche Volume con la so/ scrizione Eoe Biblfatheea Aldina, èd 'alla fjnd del libro si legge il hook: dello stampai ar è,o del venditore, e non più quello di Torr>e~ sano. ': Nel :5otfo*//0 ttel 458B ;St vede.la sopra dei t la soscriziooe, e l amica àncora con b parola: Al m^, che non era, più usatala mollo leni-* po da Paolo Manuzio e da Aldo figlio, ma da’ Torresani; nella fìoe det libro &i. legge il nonio del vendilore apudQuram* e del !’ù guai modo, si osserva nel Mc&ut de, femjrficipurga­tivi eie. Si crede che Gara avesse* cotnpraftx il fondo della loro libreria», e per dare, qual­che rilievo - alte sue edizioni, conlinuava ad impiegare la sosemióne e la'nuirca del fcuo predecessore. ; /

Francesco del Medici duca regnante e figlio di Cosimo l 'ueir a afro 1587 offerse ad Aldo la cattedra di belle lettere nell1 Università di Risa, Che, accettò di buona voglia; quindi, preso tìoiigeéo dai Bologntìsi\ parU per Firtenzive'dh questa si fvòrlò in ;Pi$a oVe fu onorato eòi liuyto di dottore, ia ulròque jìtrè. Appena ac* cenala detta eaueJra* gli vennè offerta fucila di Roma , la quale èra vuota sin dal 1585 pel la, rnocte avtfbntttta di Mare. Aut. Murelo;

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Aldo la ricusa, ed i Romani nella speranza di possederlo per Io avvenire lasciarono vuota tale cattedra, e lo annotarono nella lista dei professori.

Nel seguente autunno approfittandosi delle vacanze si portò in Lucca per raccogliere i materiali necessarii per compilare la Vita di Gastruecio Castracani, che designalo aveva di scrivere» e frugato varii archivii, Ira i quali quello di Bernardo AntelmineHi, uno de di­scendenti di lale famiglia, si fornì.in quest’ul­timo di una quantità di documenti, la cer­tezza de’quali non gli davano idea di sospetto.

Scorsi due anni, da che Aldo era stato in Pisa, fu chiamato in Roma da varii suoi amici e da Sisto V. Esso risolve abbandonare Pisa ed accetta la cattedra si alagli poc'anzi offerta.

Tosto arrivato in Roma, pubblica due opti* scoli da esso terminati da qualche tempo, il primo titolato Istruitone politica di Cicerone scritta in una pistola a Quinto il fratello tra* dotta in lingua volgare, Roma per il Santi e Comp. 4588 in 42 ; ed il secondo Vatie de* 8criUioni di Ville di C. Plinio Secondo volga• rizzate da Aldo a petizion di Camillo Pùleotto•

Stabilitosi Aldo in Roma, richiamò la sua librerìa da Venezia e non da Verona, come

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falsamente scrive Tefcsièr noi sue elogio* fbr mala dal suo avo e da suo padre, e da esso accresciuta ad.oitanta mila volumi (I).

Terminala Aldo nel 1590 la Vita di Castruc* eio Castracani, a quale oggetto si era prov­veduto dei documenti in Lacca; la pubblica nello stesso anno in Roma col seguente titolo : Azioni di Caslruccio Castracani degli Anlelmi- nell» signore di Lucca, con la genealogia della famiglia estraila dalla nuova descrizione d'I- tuli a di Aldo Mannueci.V iene quesl'opera mollo lodata da de Thou e da altri dotti scrittori Italiani ed esteri. La presente edizione è assaf pregiata e rara.

Avvenuta la morte di Sisto V nel 1590 e succeduti al ponteficaio Urbano VII, indi Gre­gorio XIV e poscia Clemente Vili, questi af­fida ad Aldo nel 1592 la direzione della stam­peria Vaticana precedentemente fondata da Sisto V e diretta da Domenico Basa ottimo stampatore Veneziano, che fu dato per col­laboratore ad Aldo. In questo stesso anno si ristampò in detta stamperia per cura di Aldo la tanto eccessivamente rara e preziosa Bibbia cogli stessi torchi stampata nel 1590, volgar­mente chiamata la Bibbia Sistina.

f i ) Tirabosdii, Lett*rat. Ital,y toI. VII, pari, f, pag. 170.

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La edizione originale di (al Bibbia stampata nella stamperia Vatùcaoa nel 4590 pér ordine di Sislo V eon tónti preparativi, e come prò* totipo di tuile* le gussègtocvitt edizioni, riuscì così scemila che eccitò il malcontento uni- versale. ; Si credette dapprima rimediare égi» errori stampando sopra piccole siriseie di caria la1 correzione de' passi alterati per incoi» larveli sopraw Gregorio, XIV» che successe al pònleficato di Urbano VII successone di Sisto V trovò1 piò conveniente / sopprimere' don tutto rigore ^ii esemplari ; ciòcche li ha4reso di una eccessiva rarità, demente VUI successóre di Gregorio XIV la fece ristampare nel 1592 collo stesso formato per cura di Aldo. E que- sta ediuione riusci correità , e^ iatliiataieiiltì è' il testo della Pti/ja/a. Questa ristaftpà, ben­ché meno rara della originale del !l390<, è molto pregiala; ma siccome la prioia edizione sostiene tutt’ora un altissimo.prezzo e là data è in cifre* ronxme ita avuto luogo qualche frode libraria^ la quafe è facilfssiitoa^raschiah-, do lè ultime duq cifre; ed a ciò evitare, e non essere* ingannato qualche amatore, descriverò ambe le ediiidni, .

Edizione drigitoate del 1890:L'opera è: iu re, parti iu m volume in fogli*)-

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Comincia Iti frinì» parie" con un . frontispizio inciso ie rame eoi seguente titolo.

B iblia Sacra Vvlgatae editionjs ad Concim i

T ridentini praescriptum emendata el a Sixtov P. V. n’Cogniia et approbata^

Questo fpònlispisio inciso .è seguilo da un altro col seguente fitelo ‘stampato in rosso e «ero*,

B iblia Sacra Vvcgatae E ditionis T ribds to-

u is distincta. R ohab E x Typographia Aposto­lica Vaticana H. D. XC.

Sieguono .olio carte; la prima contiene il Decreto del'Concilio di Trento; indi le altre sei car^e offrono la bolla di Sisto. V riguar­dante ^approvazione .della stampa, e la sco­munica contro gli stampatori, editori etc* che non si’ servono del presente lesto? Pulir* ma di queste otto carte bianca; siegue un’al­tra carta che‘contiene l’ indice dei libri del Vecchio Testamento. al verso della stessa si. vede una mappa de’libri dei Vecchio e Nuovo Testamento; siegue un altra carta chercontiene l’indice dei libri del Vecchio Tesiamolo con­tenuti ne| primo volume, cominciando dalla Genesi fino al .libro di'Qiobbe;: al verso di detta carta si legge per .epigrafe un .versetto : del primo capo di Giosuè. In lutlOiiarle Auor. deci preliminari.

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Immediatamente comiqcta il primo volume della Bibbia numerato sino alla pagina 479, il verso bianco.

Comincia il seeomlo volume con due carie non numerate, contenenti la prima il falso titolo, e la seconda l'indice de1 libri dell’An­tico Testamento contenuti nel 2* volume co­minciando da'Salmi sino a’ Macabei , ed al verso si legge per epigrafe uri verdello del capo VII de'Proverhi. La iiùttierazióne In con* tinuazionc ed arriva alla pagina 88!>: il verso bianco.

Il terzo volume comincia colle stesse due carte non numerate, che contengono la prima il falso titolo, e la seconda V indice de' Kbri del Nuovo Testamento, al verso della quale si legge per epigrafe un versetto deir ultimo capo dell’Apodalisse. La paginatura siegue in continuazione sino alla pagina 1141 : il verso bianco. La numerazione in cifre arabiche.

L'edizione del 1592 comincia collo stesso frontispizio in rame seguito da un altro stam­pato col titolo rosso e nero perfettamente1 uniforme all’ originale, colla sola differenza deiranno M. D. XCH. Sieguono altre tre carte non numerate, immediatamente comincia la Bibbia numerata coti cifre arabiche di segùho

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sino &Ha pagina 1151, \\ verso bianco, sieguo- no alta Bibbia altre duodeci carie, che corneo * fono FOrazióne di Manasse t i i libri HI « IV di Esdra numerati sino alla pagina 23 , il verso bianco. La numerazione è di seguito come l'originale, ma senza i falsi litoli egli indici dei volumi.

De Bure il Giovine erra nella descrizione che fa della detta Bibbia originate del 1590, e credo averne fatta la descrizione con qual­che esemplare mancante ; giacché asserisce essere dieci i fogli prèfiminari con quello bianco; Mentre sono duodeci, e nel Nuòvo Te- stamenio ne indica un foglietto; mentre sono due.

La descrizione da me falla è stata eseguita tanto quella del 1:590, qtianto quella del 4592, sopra l'esemplare tanto dell’una, quanto del­l’altra che offre la nostra biblioteca nazionale £ià degli espulsi Gesuiti, la quale ne conserva un bellissimo esemplare di ciascuna edizione che mi sono stati esibiti dal cortese bibliotecario Sac. Evola..

Della edizione dal 1590, attesa la sua ec­cessiva rarità, gli esemplari ben conservati eé in carta grande nelle vendile hanno oltre* passato il prezzo di franchi 1000.

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(Nel 1592 Alfdo pubbli^ in Roma le Lek lere volgari j)rts$o il Sapli, « Comp.in V con ima dedica 9 Ludovico Riccio. Queste JLetten sono scriite con una buona lingua, ed al dire di JSeno con molla pulitezza. ,

Negli ultimi cipque anni pria di morire non pubblicò nessuna sua produzioiie all’ infuori del Piscorso di Aurelio Lippo Brandolini lilo* lato Qraliq de virlulibus fi. N- Jesu Christi in ej,us passione Menfiit. Komae ex Typogra- pliia Dominici Basae 1596. Si applica sola med­ie a dare ,le sue. pubbliche lezipni , ed alta cure che erigeva la stamperia del Vaticano ad esso lui. affidala come direttore con Dome­nico Basa.

Zeno osserva che in quesf ultimi anni i tor­chi ili Aldo in Venezia non restarono oziosi, ma continuarono a stamp^e spilo la direzione di Nicolò Manassi con altri abili proposti» Re* nouard, al quale si deve prestare fede» erede che poco prima, o poco <|opQ del 1585 fosse divenuta la stamperia di proprietà, del Ma* nassi. .

Aldo dopo avere soggiornato dieci inni.in Roma nel giorno 28 ottobre del 1597 cessò di vivere nella età di 51 anno, e con esso lui si estinse la famiglia distinta degli Aldi,

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che nei corso -di un intiero secolo pnorò e portò ad ua si alto ; gradò di perfezione l 'a rte della stampa in Italia. La repabWica letteraria di moiti' obHghi; ter va-debitrice noé solo per la scópert* di alquanti codiei greci;' latini ed italiani pella prima voltai da toro» pubblicati coi- loro torchi» bentnao pelle opere da essi laro-scritte, le quali resero ibi • mortale il foro nome.

Non solo gli Aldi in Italia ai distinsero nell’ arte detta stampa, ma uei secoli XVI e segueati molti altri: stampatori degni di lode meritano essere ricordali, tra’ quali debbono preferirsi :

Alessandro Minuzia no letterato e stampatore, il quale natque a S. Severo nella Puglia verso il J450Ì Fu professore in Milano nel 1491, ed ottenne la cattedra dell’ Arte oratoria e della Storia, che occupava Ludovico Maria Sforza. Esercitava l’ arte della stampa in Mi­lano nel 4498, e pubblicò perla prima volta -co’ suoi torchi tutte le 0/)ere di Cicerone io volumi 4 in foglio nogif a noi 149&.-99; ed iudi continuò a stampare altre edizioni di diversi eia siici latini ed italiani, le quali seno

correttissime^ Esso stesso ne collezionava i vari codici e «on tutta diligenza ne eseguiva le correzioni.

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La più importante, opera è te prima edi­zione che si pubblicò co'suoi torchi- di tutte le Opere di Ciceróne testé citata. Vero si è che erano stale pubblicate tali opere antece­dentemente da altri stampatori, maseparata- mente e non mai riunite in unico corpo: p questo è quello die praticò il Minuziano.

Amato GuiUo9i èira nell’attribuire la glòria a questo stampatore di essere stato il prifao a stampare H trattalo dell^dfore di Cicerone in 4. senza data f credendolo anteriore alla edizione di Roma di Ulrico Han del 1468 ; mentre Minuziano in tale epoca non contava che soli 18 anni; e per islamparlo prima di tale data avrebbe dovuto essere più giovine.

Si osserva di piti che nel primo volume delle Opere di Cicerone da e$so stampale nel 1498, 99 sì legge il nóme de’ fratèlli Si* gnore colla data del t4§8, nel secondo volti* me il nome di Minuziano éoHa data di novem­bre 1498, e gli ultimi due son senza data. Ri­sulta da ciò che Minùziano non fu stampatore prima del 1499.

La stamperia di questo celebro stampatore era in sua casa, c sopra i libri da esso stam­pati teggetoi ora Mhmlianus • impressi? , ofa induslrfct MiwUiani, ottì Apud Minulittnuf*.

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Guillon nella Bibliografi* dell» Francia (I) inserì una nòtizia intórno a Minutano ed «Ile. sue edizioni nel numerò di 17, e la più 'Cu­riosa e rara rimarca; quella delle Lettere pa­tenti di Luigi XIJ date a Vigevano agli 11; di novembre 1499 m 4. di pagine 16.

Tale edizione i ignota al Maituice. ed al Sassi, agli autori della Bibliotèca Storica dalla Francia e ad altiibibliografi. Lo sfesso Gliilr. lon la fece conoscere, e riguarda eome unico- esemplare queUo ehe si conserva negli Archi' vii di Milano, dà ésso stesso eoa molta dili­genza esaminato. PetitKadel fece inserire nellé detta Bibliografia della Francia una lettera riferibile a questa notizia (2).

Mmuziano continuò à stampare sino al 1931, ed il non vedersi il suo nome sopra alcun libro di data più recente fa presumere chc morisse in questo stesso anno, o poco dopo. Lasciò due figli, uno de’ quali Vincenzo, vi­vente suo padre, pubblicò nel 1&14 una edi­zione di Terinxio arricchita di commentari) di varii dorfi e de’ suoi proprii.

Fiftppo Gitinta , Zonta, celebre stampatore

l i ) BibUografia detta Francia, • Giornali detta libreria del 1810, |>ig.3!7, 331, MS.

(9) ld. Ita» p»g. *07.

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nella fine del XV secolo e princìpio del XVI, nacqrie in Flrenzé nei 1450 , èd esercitò 1» stampa dal <497 al 4547 in delta città, e Bel

1546 ottenne dèi Papa Leone X il privilegio per dieci anni pella staitìpà (fcgfi autori greci e latini»minoccipndo.la scowiiihita avverso i contraffattoti. : i .

Gli «redi" deito stesso stdmporooo.dal 1{H$ al 1330. KeHe? Stanze Hi M. Angèùo Polizhnè stampale nel 4 518, e mAYOnomastico (li Giu­lio. Polluce d(*l 1520 si Tede il solo nome di Bernardo Mitrata uno de" figli di Filippo; ma dii 1531 in poi si vede costantemente il suo nome in tutte le sue edizioni.

Bernardo morì nel 1951.1 libri di irte data pbrlaiiò alcuna volta il suo nome, altra vòlta quello degli eredi;: Tr* gli oredi di Bernhrdovi era un Filippo' detto il Giovine. Un Qgllo di qtiesV idi imo passò indi in Venezia.; La stamperìa de’ Giunti di Firenze durò in

Venezia fiuo al 1642 ; èd in lale opaca era posseduta da Modesto figlio di< Filippo il Gio­vine : il loro ’ stemma ^ i l grande giglio.

Nei 448*2 vi;fu in Venèzia un Ltiea Antonio Giunta, e nel Virgilio e nell’ Omero da esso stampali si legge il suo nome e la data del 1537, e queste sono le uliinursuc edizioni nelle

3 n

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quali si veda il suo. nome. Dal 1&38 al l&iQ si vede il nóme de’suoi eredi nelle loro edi­zioni. Tra «questi eredi si irova un Tommaso Giunca.

Giacomo Giunta stampò in Lione nel 15301I suoi eredi stamparono dal 1561 al 1570. Nel 1592 esisteva ancora in quella città una stamperia col nome de’ Giunti.

Le edizioni de’ Giunti di .Firenze e di Ve­nezia sono stimaté e particolarmente quelle delle opere italiane; ma quelle di Filippo il Vecchio sono tenute in gran conto é vene so d o delle rare (1). • ..

Giovanni Giolito ile' Ferrari nacque a Tritio nel. Monferrato „ dopo avere nella sua'<patrid esercitata l’arte dellaf stampa si trasferì in Ve* nezia. Egli» poaeia Gabriele di lai figlio ed iodi Giovanni, e .Giampaolo : figli di Gabriel* si distinsero colle loro leggiadro edizioni Haym ne .qualifica qualcuna per bella è nsrta.

Il loro st^mmq presenta una fenice, che guarda il sole,, e brucia in Un globo alato.; ove si leggono le tre lettere G. G. F, E son ­da ogni parte delle fiamme le patate «emper

(l)Aogel. M. Bandini, De Fiorentina Juntarum typograpMa ejus- qm csnsoribm rfeuote 1701 parie 3. m 8 .'*-€vevertàav€*af. de h CoUéd. des 4tìfrf$ im . Y l p«f. lift»

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muletti, d1 mtofnt) alto fenice si legge: De lé mia morie eterna vita io vivo.

Gabriele ebbe per correttóri parecchi uo­mini dodi, come il Brucioli, il Sansovino, il Dolce, il Betus6i ed altri (1), e con tulio ciò le sue edizioni sono non rare volte più leg­giadre che corrette. :

Gabriele cominciò la stampa della Collana Greca immaginala da T; Poreacchi. Esso di­resse la Collana Ialina su lo stesso disegno ; e amendtìe riuscirono mollo graziole, e sono difficili a completarsi, e formano tuttora l’og­getto dell’amore e delle ricerche defi bibliografi.

Remigio Fiorentino rivide l'antica versione della Imitazione di 6. C. per i figli di Gio-: Iti» e per la loro madre Lucrezia Giolito. Que­sto stampatore la ristampa successivamente, di bellissime edizioni, più volte negli anni 1556, 57 e susseguenti.

Dagli stessi torchi nell’ anno 1969 usci.la stessa, opera ritoccala dal Poreacchi, ed in una copia posseduta da M. GenCe della bellis­sima edizione del 1562 nél frontispizio iti vece del globo si vede un vasò alalo, da dove partono le fiamme, nel mezzo delle quali pre­

ti) Zw * Jfott ai rmumMt, tom. I, pèg. MS, *1*.—Tlr»bo- •dii, UUw.Uol., tom.YII, pari I, pag. 171, *Kz.in 4.

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senta la fenice, e <f intorno alla incornici - tura si leggono le seguenti parole Vìvo motte re feda mea.

Gabriele mori nel 1581 , lasciò due Tigli Giovanni e Giampaolo» che continuarono ad' esercitare Parte della stampa»

Giovanni non si limila alla sola arie della stampa, ma coltiva ànche le lettere, e secondo Haym aveva talenti per la poesia, ed in ef* fello tradusse in versi toscani ila} latino il Poema del Parto delta Vergine del Sannazaro libri 111, che stampò in Venezia nel 1588, ed' indi fu ristampato in Verona nella stamperia della Fenice nell’anno 1752 ìn 4. Si ha ancora di lui la Vita del P . Ignazio dì Loiota tradotta dallo spagnuolo in italiano 1586 in L

Pietro Paolo Porro celebre stampatore ita­liano nacque verso la Pine del secolo XV io Milano. Esercitava da principio con suo padre la professione di orefice e di gioelliere in To­rino, e si rese celebre nelPintagliare e cesel* lare i metalli; indi in società con suo fratello Galeazzo stabilì una stamperia , e pubblicò nel 4544 un libro liturgico (corale) che de­dicò al Duca di Savoja Carlo Iti. Poco tempo dopo si portò in Genova, ove nel 1516 ad inchiesta di Agostino Giustiniani Vescovo di

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Nebbio, e colla sua protezione stampò il Sal­terio pentaglolto in foglio.

Tale libro è un capo lavoro tipografico, e con tutto ciò non sostiene un forte prezzo , ebe si meriterebbe, per non essere raro, per aversene stampato 2000copie. S’ignorala mor­ie di questo stampatore. Il suo stemma è un porro coronato tra due P.

Alcuni bibliografi s’ingannano credendo es­sere stato Pprro il primo ad impiegare i ca­ratteri arabi; mentre il primo stampatore che impiegò tali caratteri fu Gregorio Giorgio Veneziano, il quale eresse in Fano a spese di Giulio li la prima stamperia con tali ca­ratteri; ed il primo libro che pubblicò il Gior­gio fu un opuscolo ascetico in arabo : Le ielle ore canoniche nel 4514. La Biblioteca di Mo­dena ne offre una copia di tale rarissimo li­bro (4).

Lorenzo Torrentino stampatore celebre nato verso il principio del secolo XVl, è credulo da taluni essere parente di Ermanno Torren­tino, e lo qualificano originario di Zwol.

Esso aveva una stamperia in Firenze nella strada chiamata il Garbo. U Duca Cosimo,

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(1) Sohnurrer, Bibliot. arabica, n. 385.

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che voleva rendere di pubblica ragione i te­sori letterari! riuniti dai suoi antenati, serven- dosi all'uopo de’ torchi di questo stampatore, dà luogo a credere, che lo avesse chiamato dall'estero; ma comunque siasi, esercitò l’arte della stampa sino alla sua morte in Italia.

I suoi torci» furono io attività nel 1547; e Negri ed Haym s’ ingannano indicando edizioni anteriori a tale epoca.

Nella notte del 28 dicembre dell'anno 1556 fu arrestato con due pugnali e venne condan­nato, a tre colpi di corda e ad una ammenda di 20 fiorini d'oro, che bisognò pagare, e per grazia fu esentato dalla pena de’ colpi di corda.

Nell’ anno seguente provò una maggiore persecuzione, per avere stampato clandesti­namente i Commentarti di Sleidan tradotti in Italiano, ed ebbe di bisogno di tutta la pro­tezione de’ Medici per sfuggire il rigore della legge.

II nome di Torrentino era sparso in tutta l’ Italia, ecclissando la riputazione de’ Giunti e di Busgrado celebri stampatori di Firenze e di Lucca; fu invitato da Emmanuele Filiberto di Savoia a stabilire una stamperia nel Pie­monte, chiedendo il consenso al Daca Cosimo, che annuì.

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Dato avendo il Torrentino tutte le dispo­sizioni per trasportare una parte della sua stamperia in Mondovì, facendosi precedere da suo .figlio Lionardo, in questo frattempo nel* Panno 4863 morì.

Le opere stampate dal Torrentino sono 22*t delle quali due sono senza data, e tre colla rubrica di Pescia, ove nel 1554 e 4555 si era reso.

In generale le sue edizioni sono più tosto belle che co rette, con lutto ciò che le corre* 2Ìoni erano eseguite da Arnaldo Harleni dotto Olandese e da Luigi Domenichi uno de’ più distinti letterati italiani di quel tempo.

I figli di questo stampatore continuarono a stampare in società con Carlo Pettinar! e Bernardo Fabroni sino all’anno 4570.

Tra le opere stampale dal Torrentino sono pregevolissime le edizioui delle Opere di Cle­mente Alessandrino in voi. 3 in foglio, Firenze 4554, rivedute da Genziano Hervet, e la prima edizione delle Pandette Fiorentine, Firenze 4551 in foglio data da Torelli, e quella del Guicciardini, Firenze 1564 in foglio (4).

(1) Morelli, Armai, detta Ttpogr.di Lorenzo Torrentino. Ffrense 1811, ed m 1819 in 8 .—tirassi, ifv n sulla tipo§r, Monefa lese^ Veglie de* Pastori della Dora. Torino 1801 iq 8. — Psauipw* Dici. Bibliogr. voi. I, pag.SOQ.

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Molti altri celebri stampatori italiani si di­stinsero in questa bella arte nei secoli XVI e XVII come Valgrisi, Sermarlelli, Gottardo, da Ponte, Ventura Comin, Paolo Godaldino, Alessandro Paganino, Selli Viotto, Pietro Per­ita, ed altri. Molli altri celebri stampatori ita­liani si stabilirono oltremonti ed oltremare, e lungo sarebbe lo enumerarli tutti.

Nel secolo XVI11 illustrarono con tale arte l’ Italia col loro nome Giuseppe Cornino e so­prabito Giambattista Bodoni, l’ultimo dei quali rese immortale il suo nome ed onorò in modo singolare l'Italia.. Giuseppe Cornino nacque in Cittadella 16

miglia distante da Padova sulla strada di Bas- sano. Fu proto in tutta la sua vita nella slam-? peria dei fratelli Gianneltasio e Gaetano Volpi istituita in Padova nel 1717, che continuò sino al 1756, e nelle edizioni che ivi si pub­blicavano si legge il nome del Cornino, il quale si fece chiarissimo pel merito princi­palmente dell’ assistenza le tte ra riache gli prestavano i fratelli Volpi, i quali tra loro gareggiavano per la maggiore esattezza nelle correzioni, singoiar merito del pregio di quelle edizioni (1). Cornino morì verso il 1762.

(1) La lode per le corrette edizioni cominiaoe devesi ai Fra-

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Angiolo suo figlio acquistò la stamperia dagli eredi Volpi e ristampò varie «dizioni volpiane

felli Volpi proprietarii della stamperia, i qeali tra loro gareggia­vano nelle correzioni.

Dcll'uguul moilo devesi al sig. Pietro Notarbartolo Duca di Vii” laresa. per le edizioni pubblicate in Palermo, dallo stampatore Giuseppe Assenzio

Il Duca di Villarosa nel suo viaggio in Italia esemplò diligen­te mente diversi manoscritti di varli classici Italiani, editi ed ine­dili, si in prosa, come in verno, eolia Menzione di diHgentemeule e correttamente renderli di pubblica ragione.

Fu in parte effettuilo tale progetto. Nel ,1817 stabilì una stamperia ili sua casa, servendosi per proto della stessa del mediocre stampa» tore Giuseppe Assenzio, sotto il cui nome volle ehe<si pubblicar» aero le opere ivi stampate.

La prima e la più pregiata opera che si pubblicò in detta stam­peria fu la Raccoka 4i Ritte antiche Toccane Palermo Ginseppe Assenzio 1817 voi. 4. in 4. piec.

Il Villarosa raccolse in un sol corpo le Rime antiche degli Au­tori che fiorirono dal XIII al XV secolo; e questa collezione, im­pressa in buona carta, e con caratteri corsivi, raechiade tutte le Rime di Bindo Bonichi, di Brunetto Latini e di Roberto n , tolte dall* edizione di Torino 1750; quelle di Guido Cavalcanti copiate dall* eplitione di Firenze 181S, quelle di Dante co’ Sette Salmi , Ielle dall'edizione di Venezia,. Zatta 1758, tutte quelle del J?oc>

caccio dell edizione di Livorno 1802 , quelle di Cimo da Pistojjn delTédizione 1813, e tutte quelle de’due Buonaccorsi da Montemagno defedinone di Firéoze 1717. Dalle Raccolte poi dell'Allacci del (siiinM e da altre trasse lfe Rime di molti altri antichi, e princi­palmente di Fra Guittone & Aretta, di Dante da Majano, di F atio degli Vberti, che sono in maggior copia, oltre a quelle in iscarso nomerò di Bonaggiunta Urbici ani , di Cecco JngioUeri , di Guido GniniteUi, di Utpo Gianni, di Meo Akbraeciavacca, di JSarv éeite Vigne, di Oneeto da Bologna, di Francetco da Barberino, di Dino

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ed altre operette col nome di suo padre, sér» vendosi alle volte dello stemma de' Volpi. Morì ottagenario nel 1814.

Compagni di Dino e Jfatteo FraecobaldÌt dìJacopo Colonna, di 5#n- miccio del Bene etc.

Ciò che rende più pregevole questa Raccolta si è il Dottrinale dt Jacopo AHQhieri, io essa per la prima volta publicato ; come non aaeoo lo sono le non poche Rime di Fra Domenico Cavalcai di Antonio Pucci e di Franco Sacchetti che nelle Raccolte delt'AU lacci « de* Giunti non si trovano*

Sta in fine la ristampa della Compagnia del Mantellaccio tolta dalla edizione unita alle Rime del Burchiello 1651. V. Gamba Serie dei Testi di lingua 8. Venezia 1859 pag. 247 n. 809.

Ristampi indi il Seneca Volgarizzamento delle Pistole e del Trai* tato della Provvidenza di Dio. Palermo Giuseppe Assenzio 1817 in 4.

Questa ristampa merita essere apprezzala per avergli il Villa­ne» om solo corretto qualche errore, ma raddrizzato, colla scorta ddl'originale latino, 1 trami proprii , a fine di non recare confu­sione ai lettori.

Fastello {Tommaso) Le due Deche de#istoria di Sicilia, tradotte da Memifio Fiorentino. Palermo 1817, voi. 8 in 8.

GiamMlari (Pier Francesco) istoria di Europa dall'anno 800 sino 913 In 4.picc.18l7.

Boccaccio rumorosa «Mom Palermo 1919 in iBdeari (Feo) Vita del B. Giovarmi Colombini et di alcuni Je*

ruoti. Palermo 1818 in 4. picc.Finalmente ave ve «omfoclato s stampare una antica traduzione

M ie Deche di Tito LMo e dopo avere completati i primi due volimi in 8. si disfece della stamperia il Villarosa, e la detta opera lo venduta per carta ad un mereiaio. Avendo avuto di ciò conoscenza I librai ricomprarono dallo stesso il residuo che gli fera ri matto, ed accozzarono circa un eeutinaio di copte de' due primi volumi di sì pregiatissima opera e furono messi in commercio. Oggi tale •pera, benché imperfetta, è rara assai.

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Le edizioni del Gglio non banaa il merito di quelle del padre per non essere siate eor- rette dai celebri letterati fratelli Volpi. Quelle del padre però sono tenute in gran conto. Una delle migliori edizioni riuscite correttissime è quella del Dante la Divina Commedia con un doppio rimario e tre indici, in voi. 5 in 8*

* 4727; e generalmente le opere italiane di for­malo in sono rare e formano la compia­cenza legli amatoti.

Giambattista Bodoni nacque il 16 febbraio. 1740 a Saluzzo città del Piemonte. Si crede che questa famiglia fosse originaria da Àsti, che indi si fosse stabilita in Saluzzo, e che il bisavolo, o l'avolo di Bodoni avesse posse* duto stamperia alla morte di Nicolo Valauri di cui aveva sposala Tunica figlia ed erec!e (i).

Sin dalla sua fanciullezza Giambattista mo­strò essere nato a non comune gloria.. Scri­veva in verso ed iir prosa, e ne conseguiva la meritala lode, e coltivava Tarte deNa stam­pa, che mediocremente esercitava suo pa­dre. Pensò quindi recarsi in Roma per ivi trovarsi fra tanti oggetti di grandezza e frà lauti uomini di merito, acciò meglio appren-

m

(I) Vita di Bodoni, vói. I, pag. 158, not.O.

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dere F arte da esso cftltivala, e con seguir «e gran plauso.

Capitalo colà fu ammesso per compositore nella stamperia ■ della Propaganda , e trovò protezione dal porporato Spinelli prefetto della stessa, il quale accortosi dell" indole del gio­vine, lo consigliò a studiare le lingue oripn* tali per ciò che perteneva all’ arte di* lui coltivata.

Docile Giambattista a' consigli dello Spinelli si diede allo studio di dette lingue nel colle­gio della Sapienza, e si rese sì esperto, chi* trovandosi il compositore delle opere esotiche ornai .cadente per gli anni, fu prescelto ift Mia Vece, e fu tale il progresso del Bodoni in dette lingue e nell’arte della stampa, che nelle edizioni del Messale arabocoplo e deirl'Alfabeto Tibetano del P. M. Giorgi Procuratore degli agostiniani diretti dal Bodoni, volle lo Spinelli che a proprio decoro vi ponesse il suo nome, come leggesi nelle spscriziofvi di tali edizioni con le seguenti parole: Roma? excudebal Johannes Baptista BQdonus salulien- ?i>, anne JH* DCC. F.XII, ed in questa epoca il Bodoni non contava che appena 22 anni della sua eia.

,Ibvaghilo Giambattista delle cose che si,bue-49

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clnavano stilla splendidezza britannica, dimen­tico de' favori ricevuli da Roma, pensò cam­biare il Tevere eoi Tamigi. Arrivato in patria fu colpito da una malattia , ed in tale occa* sione cambiò pensiero e subi to ristabilitosi da Saluzzo pa*sò in Parma.

Tosto arrivato in questa città , il ministro du Tfflot, il quale lo stimava pella fama che il Bidoni si era acquistata, gli diede la carica di direttore della R. Stamperia.

Accettata tale carica, Giambattista non potè far mostra, per allora, del suo gusto, perchè doveasi servire de’ caratteri ond' era fornita detta stamperia, fusi ed incisi da altri.

lì primo libro da esso stampato in Parma porta il titolo / Voli canto per la felicemente restituita salute di S. E. il sig. D. Guglielmo dù Tillol Marchese di Felino primo Ministro Segretàrio di Stato di S. A. R. in 8. di carte 12; Parma 1768.

Nell’anno 1771 fece mostra del suo genio e gusto per Parte della stampa, facendosi cò- noscerc degno di un eminente posto tra* di­stinti stampatori con pubblicare il Saggio ti­pografico di fregi e maiuscoli da esso incisi c fusi.

Tale Saggiò fu bene accolto in tutta TEu-

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ropa, ed animalo Giambattista da tali acco; glienze, ire anni dopo pubblicò altro Saggio di 20 carotieri orientali, ed un terzo Saggio nel 4775, applaudendo con quello alla nascila del primogenito di Roma D. Ludovico, e con questo alle nozze del Principe del Piemonte Carlo Emmantiele Ferdinando.

Maravigliala l'Europa, come un solo arte ' fice avesse potuto in sì breve tempo , oon tanta grazia e nitidezza , scolpire sì grande copia di fregi ed alfabeti 9 che non vi era stato nomo, per quanto celebre neH'arte della stampa elle in sì poco tempo tanti ue facesse, gli diede la pià meritala lode.

Nello stesso anno stampò l’opera tilolata Epiihulaìnia exoticrs tiuguis reddito in foglio di carte 105. Tale edizione da principio ai vendette 6 zecchini e ne fu porlato il prezzo sino a 30. Conviene però notare che vi sono esemplari con pbreeebte varietà tanto negli ornati, quanto nella stampa. , • t

Le «dizioni da esso eseguite acquistarono tale celebrità in Europa, che Pontefici, Impe­ratori, ite e Duchi meritamente lo accarezza* vano e spesso lo premiavano. 1 premi per suo grato animo accettava solo a favore dei Parmigrani. 1 letterati io amavano e Io cele>

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bravano; gli arietici lo delinearono e lo scul* pirono; le accademie si gloriavano nd averlo per alunno, e taluni si reputavano felici se Io avevano potuto vedere, o possederne qualche edizione; e nel concorso decennale di Francia tanto si distinse, che gli competè la medaglia di premio come il più valoroso degli slam» palori.

Le sue edizioni, vivente lui, erano celebrate, e dopo la sua morte avvenuta in Parma nel 1813 acquistarono più celebrità.

Sono da annoverarsi con particolarità lo seguenti Essai de cwaclei'es Russès gmvés et fondus par Jean Baptisle Bodoni Thypogra• phe de S. M> le Roi d' Espagne, Direcleur de lp Imprimerle Royale, et Membre de l'Aca* demie des Reaux Arti a Parme 1782 in lòglio di .22 carte. Raro assai per essere stato di* sfribuito solamente alle LL. MM. Russe, alle LL. AA. RR. ed ai principali cortigiani del loro seguito. Una copia ne possiede il sig. Gaetano Zjliani di Parma, ed un’altra esisteva nella libreria Trivulzio di Milano; arrieehisce oggi la collezione bodoniana della Ducale Bi­blioteca Parmense.

VAnacreonle del 1784 in 8. grande di car* le 95. Superba e rarissima edizione veodtito sino a 25 zecchini.

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il Longo Sofista gli Amori pastorali di Daf­ne e Cloe tradotti dal Giuro del 4786 in 4. di carte 13$. Bellissima e riputatissima edizione*

L1 Aminia del Tasso del 1789 in 4. Renouard per celebrare questa eccellente edizione còsi si esprime. « L’une des plus belles editiones « de Bodoni ».

L'Orazio del 1791 in foglio mass. di carte 186 di testo, a carte 9 numerate con cifre romane compresi il frontispizio ed il falso titolo.

11 Caliimato del 1792 in fot. Di questa ope~ ra nello stèssè anno il Bodoni eseguì,tre edi­zioni, cioè la sopradetta, altra in ;foglio ed altra in 4. La prima contiene 52 corte di testo e carte 58 per la versione, V ultima delle quali bianca, la seconda ha carie 49 per il testo e Si per ia versione. Quest’ ultimai la migliòre, e Renouard dice « Edition d'une « beaulòachevèe Ùrèe 160 exemplaires» elle c fut épuisée au9sitót sa pubblieation »: L'edi­zione in 4. contiene 50 earte per il testo e 57 per la versióne.

Il Virgilio in foglio del 1795.La Gerusalemme liberata del Tasso AiA 4794.

Questa edizione fu eseguita in tre qualità dì carta, cioè in voi 2. infoglkrpictotoin<5a*la

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fio»; in voi. S. in foglio in «aria «pezza ve­lina i ed in voi. 2 in foglio mass, in gran carta reale. Quest’ullima è la migliore.

Il Dante del 1793 in voi. 3. in foi.il Tacito dello slesso anno in voi. 3 in Col;

ed in voi. 3 in 4. grande ed altra in voi. 3 in 4. carta reale.

La Religion uengèe penane en dix chmites Parme dans le Palaia Royal M. D. CC. XCV; in foglio, e servendosi il Bodoni della slessa composizione la pubblicò anche di formalo in A. I Compilatori delle Effemeridi Letltrurie citano questa .edizione , nel n. XXVU. % luglio 1796 in questi (ermioi « Sono ambidae di< una magnificenza e perfezione tale (credei* « lero quella in 4. diversa di quella in foglio) « in ogni pregio tipografico, che occuperanno< sèmpre distiulo luogo fra le bellissime edi- « zioni del celebre sig. Bodoni, il quale ha « assicuralo alle Btaknpe d'Italia un decaro « dèi tulio nuovo, e al sue nome utta me- « moria che neo cesserà.

11 Petrarca del 1799 in voi. 2. io foglie edio voi. 2. in 8 . grande»

U SaUutUo del 1799 in voi. 2. in i . im ­periale.

VOment del 1805 gr. lai. io fol.masa. im- per. aperto.

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U' Pater notltr titolalo Orqtio Dominila in CLV lingua» vena el exotfcis charactmbu» plerumqut escpresta. Parmae (ypis Bodooianis 1806 in fol. pioc. di 16$ carte. Libro preziosis­simo dw fa epoea nella tipografia e rarissimo ei- imlio tipografico. Tutti gli esemplari furooo comprati da Eugenio Beauharnais, allora Vi. cerè d'Italia, al quale l’opera è dedicata.

L’ Omero del 1808 . in 3 voi. in fol. mass. Magnifica edizione dedicata a Bona parte con una epistola dedicatoria in italiaoo., francese e latino. Di tale opera vero capolavoro di stampa se ne tirarono soli 170 esemplari, de He quali 120 in carta comune, 30 in earta velina d'Italia, 18 in bella caria velina di Francia « 2 solamente in velino di Baviera espressa ■ mente preparalo. Uno di quest’ ultimi è pos­seduto dalia Biblioteca del Re di Francia, e l’altro apparteneva al Principe Eugenio Beau- harnais. Le copie in carta ordinaria si vendono da 300 a 600 franchi.

Il Telemaeo del 1812 in voi. 2 in fol. mass. Questa magnifica edizione tirata a 180 esem­plari solamente è la prima* opera d» una ob ­iezione; di tjI&ssìcì francesi che Gioachino Mu­rai fece stampare per la educazione dfl suo Gglip primogenito, mentre occupava il Mono di Napoli.

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Il Teatro di lincine del 1845 in vai. 3.1 in fol. mass, che è la seconda opera della pre­cederne collezione. Pervenuta la tiratura al 34. duerno del 5. tomo il Bodoni cessò di vivere: prescritto però aveva alla sua consorte di terminare questo classico autore , e di sosti* tuire nella soscrizione del frontispizio de Vlm> primerie de la Veuve Bodoni, alla vece di T Imprimerle Bodoni. Élla con un più ampio tributò di affetto e di gratitudine tutte ancora terminò le edizioni lasciate imperfette, oltre delle Opere di Lafontaine del 4814 in voi. 2ì in foglio mass; e le Opere di Boìleau dello stesso anno fa voi. 2. in fol. mass, che com­pletano la collezione dei quattro clàssici fran­cesi stampati perula educazione delprimoge- niW di €iodthmo Murai. *

Non potendo tutte no me rare té belle edi­zioni del Bodoni , non permettendolo questo libra per la toro quantità , mi sond limitato alle sopra descritte; ma se maggióri ilòli’zieie dilucidazioni: vblesse ili lèttole, potrebbe Con­sultare U .Vita di Bodoni, il 2 volume 4eIU quale contiene per ordine cronologico tutte le edizioni eseguile da questo principe degli stampatori.

Le edizioni bodoniane nella massima parte

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sono divenute rare, c lo diverranno più a causa della loro bellezza, correzione ed ese­cuzione , e essersene tirato poco numero , e perchè trovansi collocale nelle principali biblioteche sì pubbliche che private.

Vero si è che r Italia vanta celebri stam­patori, come abbiamo osservato , ma nondi­meno la Francia , Y Inghilterra , la Spagna , rOlanda, la Germania, eie. segnatamente, hanno avuto anche quelli clic si sono distinti nell'arte della stampa e si sono resi celebri.

Nella Francia il primo posto viene occupalo dagli Stefani, i quali debbono anche conside­rarsi sollo un triplice rapporto, cioè, di let­terali, di stampatori e di dotti edilori.

Il primo della famiglia degli Stefani fu Er­rico I, nato in Parigi nel 4470, il quale eser­citò Parie della stampa in detta eiltà neiranno 4503, ed il luogo della sua stamperia era nella strada delle scuole del drillo.

Il suo stemma era uno scudo con tre gigli, ed una mano che esce da una nube e tiene un libro chiuso colle parole plus o/e/, quam vini.- Antiche armi della Università.

Esso slesso eseguiva le correzioni nelle sue edizioni, le quali riuscirono mollò corrette.

Le migliori opere pubblicate da questo ce-50

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fetore stampatore set» il P n*m im f Érfwpfturdi Le Fevre d’Estoples 1309 e 1513, VMmt- Mnràn di Antonia* ib i 2 e Guglielmo Mora de Tribù* Fugiemdit: Ventre, Piuma ti Vene** /ifol/i ir» 1510 io 4. Libro raro • singolare.

Questo stampatore fu il primo ad orafe la errate corrige per avvertire i lettori dei bili scorsi nella «dizione.

Si erede essere morto il 24 luglio 1999. Lasciò tre figli, Francesco, Roberto e Carle, ebe tutti e ire esercitarono eoa gran decoro l’arte della stampa.

La vedova di lui sposò Simooe difioliaM, 3 qaale è probabile essere stato dapprima lavorante di Errico Stefano, ed iodi socio, come osservasi nella edizione di Chlichtove del 1519 (1).

Dall’ epoca ebe divenne proprietario della stamperia di Stefano pubblicò un gran numero di edizioni notabili, la maggior parte, per la correzione» per la bellezza della carta e perlo eleganza dei caratteri. Si servi in principio di quei caratteri, dei quali era fornita detta stamperia, di forma temigotici-, indi «e fece fondere varii di forma romani.

Colines pubblicò pochissime opere greche,(1) CheviUier, Orig, detki slgtty. di Parigi,

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e Maittaire ne etto* quattro. La piè beHte b più rara è quella del Nuovo Tesiameni* del 4534; netta quale edizione gli si rimprovera di avere alterato il testo iti qualehe luogo, e di avere omesso per intiero il famoso passo della prima Epistola di S. Giovanni, cap. V. t. 7 .Quoniam irei sunt qui lestimonium dànt in coelo eie.

Questo stampatore era versatissimo nelle lingue antiche, ed ottenne contrassegni di sti­ma da parecchi dotti nazionali e stranieri.

La data dell’ultima sua edizione è del 1546, e si crede essere morto in questo stesso anno o nel susseguente.

La sua impresa era Virtus sola aciem re- tundit islam, e la sua impronta una figura di Saturnio * o del Tempo : ma non sempre la usava.

Francesco Stefano il maggiore dei figli di Errico I esercitò I’ arte della stampa ii\ so* cietà con suo padrtgno Simone de Golines.

La più antica opera nella quale si trova il suo nome è il Vinctum ( 1537 ) e I1 ultima VAndria di Terenzio 1547. Si valeva qualche volta dello stemma di suo padre, ed altre volte di uno suo particolare; cioè un vasd di oro a tre piedi posato sopra un libro, e sor-

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montato da un toppo di vite carico di frutti.Mori celibe, e MaiUajre erra credendo che

avesse avuto un figlio dello stesso nome, che stampava nel 1570. Questo Francesco era fi* glio di Roberto c per conseguenza nipote dr Carlo.

Roberto I Stefano secondo figlio di Errico I* il più celebre stampatore di questa famiglia, nacque in Parigi nel 1503. Si applicò allo studio delle lettere, e vi fece rapidissimi pro­gressi, specialmente nelle lingue latina, greca ed ebràica..

Morto suo padre, Inverò molti anni col so- pradetto Simone di Colines, ed in tale epoca pubblicò una edizione del Nuovo Testamento più corretta e di una forma più comoda di quelle fino allora stampate. Questo libro ebbe uno rapidissimo e straordinario spaccio.: I dottóri della Sorboria non potendo soffrireil rapido moltiph'cdrsi delle còpie di Cale òpe­ra, nella quale i partigiani delle novelle opi­nioni altingévano la maggior parte dei loro argomenti* usarono tutti i mezzi por ottener* ne la soppressione, ma invano.

Roberto poco dopo sposò Pietronilla figlia del celebre stampatore Josse Radio, donna letterata e di raro mèrito. Insegnò ella siessa

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gli elementi del laiino ai suoi figli ed ai suoi domestici, e nella di lei casa non vi era per­sona che non intendesse e parlasse il Ialino.

Josse Badie soprannominalo Ascenzio nac­que in Assche vicino a Brusselles nel 1462. Studiò in Fiandra ed in Italia, e professò belle lettere in Lione dal 1491 al 1311, e fu tratto in Parigi da Roberto Gaguin.

Lo stampatore Treschel servivasi di Badio per correttore nella sua stamperia, ed indi gli diede in isposa sua figlia.

Badio fondò in Parigi la celebre stamperia solto il nome di Praehtm Ascensianum, donde nuscirono rapida me te gran numero di libri dassici corredati di sue note.

Il bisogno di mantenere la sua famiglia lo eestrinse a sospendere i suoi lellerarii lavori e consacrarsi (ulto al mestiere di stampatore sino alla sua morte avvenuta neiranno 1535.

Lasciò un figlio chiamato Corrado, e tre figlie. Queste si maritarono a tre celebri stam­patori, Michele Vascosano, Roberto Stefano e Giovanni di Roigny. Quest'ultimo continuò ad esercitare la stampa nella stamperia di suo saocero.

Alcuni bibliografi a torto atlribuiseopo es­sere, stato Badio ri primo ad introdurre i csr

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rtttterr tondi io Francia; mentre vi sorto libri stampati netta Sorbona in (ali caratteri da Ulrico Gerin$ nel 1469 e 1470.

Josse Radio è autore di parecchie opere, e meritano particolare menzione le seguenti: JV«- vicula stultarum mulierum, tradotta in francese da Giov. Droyn in 4. gotico senza data (1501) Parigi Petit-Laurens, pour Geoffroy de Manief. Venduto un esemplare in velino nella vendila Blac-Carly 400 franchi; e P opera Navi* stai­ti ferae collectanea in versi latini 1513 rara.

Corrado Badio figlio del precedente nacque a Parigi nel 1510. Restato giovinetto alla morte di suo padre abbracciò il mestiere di stampa­tore, e le sue prime edizioni sono del 1546 colla data (fi Parigi.

Adottato il protestantismo, per isfnggire le persecuzioni che si esercitavano cóntro i pro­testanti, si portò in Ginevra e si associò eon Giovanni Crispino celebre stampatore di quella città. Sciolta detta società, si uni a suo cognato Roberto Stefano che era venuto a raggitiugerlo, come vedremo, e pubblicarono un gran nu­mero di riputate edizioni, tanto per la bel­lezza, quanto per la correzione, principale merito delle edizioni.

Corrado Rladio tradusse dal tafino in fran*

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cese l’opera di Erasmo Aiber intitolala Alco­rano dei Francescani, Ginevra 1596 in 12. Pubblicò in Ginevra nel 1562 una sua opera titolata Le virtù del maestro nostro Notlrada~ «a, ift 9.

La maggior parte dette so* eóizkwi smo arricchite di sue doCte preteiefti; e Prospero Mareband ricorda quella premessa aita Àrea phagia, o Cyelope di Teod. Beza.

Alcuni bibliografi credono essere morto qi Ginevra nell'anno 1562, altri eoa piè proto' biliti nell’ anno 1868 della età di eirca 88 anni.

Nell’ anso 1526 Roberto Stefano ai divise dal Coline» ed apri nello stesto quartiere selloil suo pome una stamperia. La prima opera che usò da’ detti torchi fu quella ebe porlail titolo Partizioni Oratorie di Cicerone, pub­blicata il 7 delle calende di marze 1827. Da tale epoca in poi non passò anno ebe esso non pubblicasse, almeno un’opera dei classici superiore alle precedenti edizioni per le cor­rezioni e per le annotazioni importanti di che le arricchiva.

Si dice ohe per assicurarsi delle correzioni delle opere che ssampaw» ne affiggeva!* prove,

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promettendo ricompensa a chi avesse scoperto errori (1).

Nell’anno 1532 fece fondere nuovr caratteri di una forma più elegante, ed il primo libro che stampò con tali caratteri fu la Bibbia la­tina che comparve lo stesso anno.

Tale Bibbia fu eseguita con tutta diligenza da Roberto per farla riuscire un capo lavoro delibarle della stampa. Collazionò il lesto so* pra due manuscrilti, cioè con quello di Saint- Germain-des Près e con l'altro di 5. Dionigi, e consultò più teologi , dai quali ne ottenne la approvazione.

Nulladimeno fu perseguitalo, per tale edi­zione, da’dotlori della Sorbona, e vi fu di bi­sogno della proiezione di Francesco I , acciò non patisse disastro, e per amor della pace, e per dar termine alle sue imprese bisognò condiscendere a tutte le condizioni che gli vennero imposte dagli stessi a segno di obbli­garsi a non islampare niun libro senza il con* senso de’dotlori della Sorbona.

Pubblicò indi la prima edizioni nel 1532 ed una seconda nel 1536 in Parigi del suo Thesaurus linguae latinae, indi un'altra edi­zione ne comparve nel 1563 in voi. 2. in fo­

ci) Firmiti Didot, BwmAiques, pag. 261.

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glfo, e fa (ale la accoglienza di questo libro che Roberto Costantino nel 1573 ne pubblicò un’altra edizione in Lione in voi. 4. in foglio» la quale, quantunque più ampia, è meno sti­mata dello p red en ti. Fu ristampata in Lon­dra nel 1734, 35 in vai. 4 in foglio, e se ne stamparono solo dieci esemplari in carta gran­dissima, clic sono rarissimi, ed uno esemplare in (ale carta fu venduto 12 lir. steri. AskeW. Un’ altra edizione se he fece in Basilea nel 1740, 43 in voi. 4. in fOgHo per cura di Ari*' ionio Birr , il quale lo aumentò delle note scritte da Enrico Stefano su i margini di ftn esemplare conservalo nella Biblioteca di Gine­vra diligentemente correità, ma la caria non corrisponde ai pregi di delta edizione, la quale è preferibile alla precedente a causa delle sopra indicate aggiunte e correzioni. Se nc stamparono pochi esemplari in caria forte, i quali sono rari c ricercati. Venduti in tate carta franchi 158 nel 1813. Finalmente il dotto' Gesner ne pubblicò uno edizione in Lipsia nel 1749 in voi. 4 in foglio*

Tale opera gli fruttò la stima dei letterali e vie maggiormente quella di Francesco I, il quale nel 1539 l'onorò col titolo di suo stam­patore , ed a vive istante di Roberto queèto

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sovrano fece fondere da Garamond i bei tipi Ialini ed ebraici, i quali tuttora) possiede la (leale stamperia di Parigi.

Nell’ Anno 1540 pubblicò Roberto Stefano una nuova edizione della Bibbia. In questo frattempo furono fusi ed incisi dallo stesso Caramanti i caratteri greci di forma più ele­gante, il prillo libro stampato con tali carat­teri fu l’Opera di puxebio Preparalio et De- momlratio evangelica in foglio. Nel 15/45 pub­blicò altra edw'opt della Bibbia con una dop­pia ventane ed alcune note di Vatpble.. I dottori della Sorbona gelosi della eoofi-

deaz» che il Re poneva in Roberto, cercavano la occasione di convincerlo di eresia. e sic* come Leone de Juda partigiano di Zuinglio era tutore di una di tali versioni, lo accusa- rovo di eresia, e , poiché le note erano di Vatable, lo denunziarono come corruttore delle stesse. Tale acepsa menò molto rumore ; e Francesco I fu obbligato spiegare tutta la sua protezione » favore del suo stampatore.

Morto Francesco I , Roberto voleodo dare un segno della sua riconoscenza stampò con particolare diligenza \'Orazione funebre di es$o Principe scritta da Duehatel. L'oratore avendo dciio che Fr fratesco I epa passato da questa

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vita all'eterna gloria, Idea comune ché occorre in (ulti i discórsi di late genere, i dottori della Sorbona accusarono Roberto Stefano di dvere stampalo un libico contrario allò dottrina della Chiesi irttorno al purgatorio*

Roberto Stefano dopò avere molli anni lot­tato contro i suoi avvers&rii vedenddsi privò della protezione del Principe, per essere mor­to, féce risoluzione di ritirarsi in Ginevra Coti la famiglia.

Arrivato in quest* città Roberto, nel prin­cipio delTahno 1552 si (mi in società con suo cognato Corrado Badio, come testé abbiamo veduto, e stampò in detto anno il Nuovo Te­stamento in francese. In seguito stabili una sua particolare stamperia, colla quale pubblici molte buone opere, e nel 4556 fu ascritto cittadino di Ginevra, ed in eissa città nel gior­no 7 settembre 1959 cessò di ti vere.

Roberto Stefano ebbe molli figli, ma I soK che meritano essere ricordati sono Enrico H, Robèrto 11 e Frandesco II.

La stemma di questo stampatore è un olivo, di cui molli rami 9ono staccati coh queste parole Noli altutn sapere, alle quali fu aggiunto alcune volte Sed Urne. Le opere che pubblicò come stampatore del re sono contrassegnale

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da una lancia, alla quale stanno avviticchiati un serpente ed un olivo ed in Tondo si legge questo verso di Omero r *>*03$ xpanpc»

(j). Carlo Stefano, Turnebio, Morel, Bicnné e lutti quelli che avevano il permesso di adoperare i caratteri greci del re adottarono tale emblema. Le opere che Roberto pubblicò in Ginevra non portano il nome di essa città, ma soltanto Polivo con queste parole in Tondo Oliva Roberti Stcphani.

Alcuni bibliografi ingiustamente affermano di avere questo stampatore inventato il me­todo di dividere il testo della Ribbia per ver* setti; mentre trovasi usalo tale metodo nel Psalterium quintuplex del 1509, nella Ribbia latina di Pagnino del 1527 ed in altre opere.

Tra le belle edizioni useite da'suoi torchi si distinguono con particolarità la Bibbia latina del 1538 , 40 in foglio. L’ esecuzione della quale è perTetta ; ma i curiosi e gli amatori non ne ricercano che gli esemplari in carta grandissima. La Bibbia ebraica del 1539. 44. in voi. 4. in 4. La stessa del 1544 in voi. 8 in 16. Gli studiosi prefrriscono quest’ ultima per la commodilà del Tormato. U nuoto Te. slamento greco del 1550 in foglio. Questa

(fl) Omcr. Iliaci T, 179.

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bella edizione lu stampata coi caratteri di Garamond , ed i punzoni degli stessi tuttora conscrvansi dalla Reale stamperia di Parigi, Quest'opera è riputala come il più bel libro ehe siasi mai stato stampato. La stessa opera stampata nel 4546 in volumi 2 in A6. chia* mata comunemente 0 Mirificam, per essere fregiata di una prefazione latina di Roberto Stefano che comincia con detta parola. La slessa opera stampata nel 1549. Nella prefa. zione di questa edizione la parola plures fc. stampata pulres, e fu asserito che questo era il solo fallo di slampa che vi fosse nell’ope.ra. Maittaire però ne ha trovato quattro nel lesto greco ; vero è che questa edizione non ha errata; ma a giusta ragione, per essere siati i dtiodeci errori indicati nella edizione del 1546 corretli nella presente. Dionigi di Alicarnasso, Dione Cassio ed altri classici greci* de* quali pubblicò il lesto eolia scorta de1 manoscritti della biblioteca reale. Le opere di Terenzio* Plauto eie., le quali edizioni la maggior parie sono arricchite di sue dottissime prefazioni e note.

Roberto Stefano oltre di essere stato autore del Thesaurus linguae latinae sopra enunciato»lo fu di molle altre opere, ira le quali il Di•

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Ctionarinm latino gatlicum Parisiis 4842 in 2. voi. in foglio, e questo 6 il pii antico Dizio­nario Francese é latino. La Grammatica France­se !#58 in #’ Tale òpera fu ristampata in Parigi nel 4569 in 8. da Roberto H Stefano. Tale somiglianza di nomi è stata càusa di gran numero di abbagli. Maitlairé erra attribuendo a Roberto I una traduzione francese della Ret- lorica di Aristotile, la quale ò di Roberto 111; ma è stato ingannalo da una falsa indicazione del 4529. Divisava altresi pubblicare il Dizio- nariù della lingua greca su ’1 disegno del The* saurus * ma tale onore era riserbato a suo figliò Enrico , a cui rimise tot ti i materiali che a tal uopo aveva raccolti.

Beza, Dorai, e Saint-Martbe gli sono stati prodighi decloro elogi. De Thou mette questo celebre stampatore al di sopra di Aldo Pio Manuzio e (ti Fi'oben. Vero ai è che Roberto Stefano si diatinse e si rese superiore ad Aldo Pio nelle correzioni debile sue edizioni, ma Aldo Pio Manuzio fu il primo a rendere di pubblica ragione i classici amori greci , latini ed ila* liani, i codici dei quali sepolti erano nella polvere, e fu il primo a disumarli e farli co* ndseere al mondo letterario, non risparmiando spésa, cura e. diligenza eome testé abbiamo

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osservato. Roberti) Stefuoo ristampando le edi­zioni aldine le rese più diligentenaente corret­te; e se la repubblica letteraria è debilriee a' Stefano per averli reso intelliggibili e più cor- rolli di quelli di Aldo; molto più grata dev’es­sere ad Aldo; die fu il primo scopritore degli stessi ed arricchì le lettere di si iaestiroabill tesori. Devesi quindi somma e prineipal glo­ria all’Italia c segnatamente ad Aldo, per es> sere stalo il primo colla pubblicazione di tanti classici a recare immensa utilità alle lettere : e gloria non comune si deve poi Alla Francia e segnatamente agli Stefani, per averli meglio, corretti o portati a miglior lezione.

Carlo Stefano figlio di Enrico 1 e (rateilo di Roberto 1 fu educato nelle cognizioni delle belle lettere e delle lingue auliche, si applicò in seguilo allo studio della medicina e fu dot­tore di tale facoltà.

Lazaro Baif gli affidò l’ educazione di suo 6glio e volle che lo acmmp*g«a$se nelle sue ambasciale di Germania e d’Italia, perché por ' tesse continuare nelle sue cure vtìrso il suo allievo, e durame il suo soggiorno, io Venezia . contrasse amicizia «on Paolo Man«*lo.

Nel 4531 cominciò ad tìser Citare la proibir sfepe di slampa ipre, e pubblicò k siesdo awK»

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colla scòrta dei manuscritli della biblioteca del re e coi caratteri di Garamond la prima edizione del lesto greco di Appiano. Ne! 26 di febraio 1552 ebbe il titolo di stampatore del re, come vèdesi da una patente di tale data. Fu chiuso ne lloChàtclcl per debiti nel 1561, ed ivi morì nel 1564.

Maittaire dice, die le belle edizioni dj Carlo Stefano non sono mai state sorpassale, e che ha Uguagliato per la sua erudizione i più dotti stampatori, e*che pochi hanno pubblicato più opere di Idi in si breve tempo. Vero si è che le edizióni di Carlo Stefano sono eccel­lenti; ma il sig. Maittaire rfti perdoni : egli è mollo parziale per questo stampatore.

Carlo Stefano scrisse molte opere che pub­blicò co’ suoi torchi, delle quali si trova la lista compila nelle Memoriè di Niceron to­mo XXXVI.

Enrico II Stefano figlio di Roberto 1 nacque in Parigi nel 1528. Diede sin dalla puerizia grande speranza per U letteratura. Suo padrelo affidò ad un professore per istruirlo negli elementi dèlia grammatica. Questi spiegando la Medea di Euripide, Enrico fu tanto sorprèso dall’ anpionra della lingua greca che ri90&e appararla. Fece tali progressi nettò studio di

m

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delta lingua che in pochi giorni acqo&tò Tin- telligeuza della grammatica , ed a memoria riteneva-quasi tatto VEuripide; indi continuò i suoi studi sotto il celebre Pietro Danes, e, frequentando le lezioni di Tusano e di Turne- bio, in pochissimo tempo, mercè le loro cutfe, divenne abilissimo ellenista.

Cone^ceva bene la lingua latina,* ed ali-età di: foli, 20 anni pubblicò le soe nole’ad Orario ed ,efa anche abiJe nell’aritnietfea, nella geo* m elriaed in altre sciente, non e sc i la l'astro- I< gia giudiziaria,, scienza allora in moda»

NelPanno 1547 Enrico fece un viaggio per T Italia col disegno di visitare le biblioteche e collazionarne i manoscritti degli antichi'au­tori, che si era* proposto pubblicare in segnilo. E di fatto ne redasse alcuni di preziose ope­re, ]Qorpe la Jpoliposi di Sesto’Empirico; aldine parti detta Storia di Appiano; le Odi di Ana- trepttfeeic.

. • Ritornato d’ilalia, ove aveva aj>preso l’ita- liaao, visitò T Inghilterra# indi i Paesi Basai, ed apparò lo spagnuolo in Fiandra,.e nei 1551

• si. restituì in Parigi. In late lempo suo padre disponevasi a ritirarsi in Ginevra^ cìorneHcalè

. abbiamo osservato, e con tale occasione si erede ; averlo, ivi accompagnato.

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tlòNeiràwio 1884 istittti hi Parigi una stam­

peria 'e pùbblico ncltó stesso anno la bellis* ■Slitta ed originale ediiiine délfe Odi di And• Creonte greche le fatine ih 4. da èsso lui an­notati e tradótte iti tigtiàl mètro. Tète edi* zione è la grinta thè jftfrté fi sub noittè; mi molti bibliografi sóhò di opinióne che téle li­

t r o sia stato stampato cò’ torcfti di Carlo Ste­fano, e che Enrico nòrt ebbe stamperia prò* pria fche ne) 1557 , tiellà quale epfoca si vede pobblicata co’sóói (orchi Oh òpera da esso lai scritta cfhe pórtà il tìtolo Ciceitmia- num Lexicon graecaiaiinàm. %d éèt , Lèxicon eie vàriis'graccorum scriptctrum iocis a Cicérbite interpretati* colle cVUth. ih 8. Tale òpera fu ristampata iti Toriùo nel 1743 in 8. Questa edizione, benché meVio rà'ra delP originale, e più Stimata. Alla prima edizione trovasi perlo spossò aorta l1 altri sùa opera tìiiolata A» Ciceronis quam plurimos locos castig'atìohes fn 8. Parigi 1587; indi «fello stesso ànriò Vub- bKtfò attre òpere che con molto sienio si era procurate.

Le immense spese falle da Enrico ne'sàoi Viaggi avevano esaurito là sua modèsta fortuna, e WóvaVasi nello sialo di ’rton potere più so­stenere la stamperia. Ufrico Fuggcr gli spiegò

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MIprotezione e gli apprestò le somme qecessarie per affrontare le spese abbisognevoU al man- lenimento della flessa. Enrico però grato a tale cortesia in segno di riconoscenza ‘ assunse il titolo .di stampatore di Fugger che conservò sino alla morte dell'illustre $uo mecenate.■ La morte di suo padre accaduta nelPanno 1589 lo accorò in modo ebe $i assoggettò ad un segreto languore, e provava nello stesso tempo il disgusto della vita. I suoi amici io consigliarono ad ammogliarsi; ed accolti i con­sigli degli stessi, menò moglie (1); ed in tal modo si ristabilì della sua rftalallia, e riprese con molta attività i suoi lavori letterarii e tipografici

Neiranno 1866 Enrico pubblicò una nuova traduzione latina di Erodoto fatta da Valla , diligentemente corretta, e da lui arricchita di un» sua Apologia, nella quale discolpa Erodoto della taccia che gli si dava di credulità. Nello stesso anno tradusse Enrico in francese detta Apologia, e la pubblicò in 8. col seguente ti­tolo Jnlroductioty au Trailè de la conformità des merveiUes anciennes avec les modernes , ou> Tmiiè preparalif a F apologie pour Herodoter (J\ (laiUaire prede essere stata la moglie di Enrico «Iella fami­

glia degli Scaligeri.

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1566 di pagine 872, aggiungendovi nella detta traduzione* mollissime particolarità , apprese in Italia, di traiti satirici, di epigrammi contro i preti e le monache eie., che divènne una violenta satira contro la Chiesa Romana. Di­versi storici, biografi,, e bibliografi asséfiscooo essere, stato condannato l’ autore ad. essere bruciato vivo; ed avendo Enrico in q desta opera occultato il suo nome, venne eseguilolo arresto dello'incognito autore in un ritratto. Sallengne al contrario pruova oliimartiénle, thè tale opera non è stala mai giuridjcamèate condannala (i). . '

Esist.ono due ristampe, di detta rarissima edizione, colla stessa data: una contiène: 57,9 pagine come l’originale, ma non presenta l ’o­livo degli Stefani nel frontispizi/). L’ altra è stampata eon caratteri più grossi e contiene. 680. pagine. Tali ristampe, sono mutilale e st vendono ia basso prezzo. Sallengre .indica altri $4gfii per, riconoscere meglio X originale; ma quelli testé da me annunziali sono sufficienti,, perchè un bibliografo non s’inganni. Lo stesso registra altre duodeci edizioni di tale libro, stancato fino all’ anno 16107. Le Duchàt ne. pubblieò altra edizione falla all’Aia nel 4735

(3) Sallengre, Memor di Ietterai., voi. t. ' '

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US ,

in voi. 5 in 12. con osservazioni, la quale a riserba della-rarità eri originalità delta (pri­ma edizione, è superiore e preferibile a tutte le>aUre.

Essornlosi Enrico per anni duodeci contìnui occupato a completare il lavoro da suo padre iniziato del Tesoro della lingua greca collo stesso disegno di quello dèlia fingila latina da Roberto per la prima/volta, pubblicato nel 4532, come testé abbiamo osservato; non cessò mai per tale tempo di accumulare nuovi materiali.per compire l’ iniziato lavoro di sì grande opera.

Nell'anno 4572 comparve tale tesoro’ di ecudizione e di critica, che solo basterebbe ad assicuraré al suo.,autore la pltt àtta repu­tazione.

L’opera porta il seguente tìtold: Th'isdurus lingule t/recae ab ,H. Stephano cotislruclus Excudebal H. Stephqnus IS7-2-iìn Voi.- 4. in foi;

A .questi quattro volumi btéògria’aggiungere il seguente Glossaria duo gr. lat„ si ve Lexica ino antiqua, unum lat* gr}. allerUtit gr. lat. 1573 in .fol. Il presente volume è diffìcilissi­mo a trovarsi, ed eccovi ladesferiziòrie.

4.* piarle 3>foglì preliminari/contenenti un

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Mfcfrontispizio , una epistola dedicatoria ed un avviso al lettore , indi il Glossario lat. gr. col. 2.—666.

2.* parte De atticae linguae teu diabeti, idiomatis . ... , 4 fogli preliminari, compreso il titolo, in seguitai il corpo dell’ opera pag. 12.— 247. E siccome questo. volume è sotti­le, trovasi qualche volta legato col 4. volume; ma per lo più separatamente, formando il 5. volume.

Nel 1812 se ne fece in Londra, una bella edizione di cento esemplari in carta comune e di 25 in carta grande. Questa esattissima fi bellissima ristampa fece diminuire la rarità di questo libro, ma senza, fare molto ribas­sare il prezzo della originale edizione.

Tutti i cinque volumi riuniti di questa sti­mata e rara edizione sono stati venduti in perfetta condizione 36 iir, steri. Pocson; 482 fr. Larcher; 42Q. fr. Bosquillon. Esistono degli esemplari in carta grande. Venduti in tale carta 435 fr. Caillard; 490.fr. d’Oqrches;,1275 fr, Ma\c-Carty. I quattro volumi del Tesoro si trovano spesso senza il volume de’ due Glo^tfùria, ftd in (ale caso n^n valgono clie da 120 a 160,fr* Il 5. voi. però siccome è più rarq fu venduto 126. fr. net 1811.

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Questa opterà porla delle differenze: in ai- cuoi esemplari offre la data del 1572, altri sonò senza data; ed al di sotto dell’olivo nella parte, che dovrebbe occupare la data, si leg­gono le seguenti parole Henr. Slephani Oliva. Vi si osservano molte altre differènze.

1 dotti fecero tiìeri'tanrtente a tale, ój)erà molti elògi. Gli storici ed i bibliografi Asse­riscono, che pei* l’alió prezzò impóstole dalVab- lore, per rifarsi dette spese, rie ritardò la Ven­dita; èd avendo nell’ anno 1580 Scapula pub­blicato un compendio di tale opera, per la mo­dicità del prezzo impèdi totalmente lo spaccio del Tesoro, é di conseguènza apportò la roviiia di Enrico Stefano.

Attesa la differènza che trovasi negli esem­plari di tale opera, divèrsi bibliografi asseriscono che Enrico avesse soppresso il frontispizio degli esemplari invenduti, sostituendogliene uno nuovo, nel quale leggesi un epigramma contro Scapula, il di bui plagio gli cagionava ùnà perdita considerevole. Altri asseriscono essere due differenti edizioni; ed a tale parere si uniformano MaiUaìre, Psaumme e Brunèt (1).

«(1> Psaumme, Did. Mliogr. > yo\ II ppg. 3 5 0 . «Bruqet, Ma­

nuel du Ltbrairty voi. IV, pag. 259. edit di Bruxelles. 1839. — ìlaittaire, ctc.

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Avendo io lam inato più copie di detta opbra mi sona accertato essjere due-differenti edizioni ; e itti unifoFmfo. a quanjo questi ul­timi tre bibliografi giustamente asseriscono ; piovendo, per certo che la seconda edizione trovava,sUjiofyrala nel 1580, epoca nella qua­le Scapuia pubblicò il suo compendio; nè po­tendo Borie? sospenderne la esecuzione, venne obbligalo terminarla, benché per la modicità del prezzo (issato da Scapula al tuo compen* dlo vOnne assolutamente 'paralizzala la ven- dii a di. questa seconda edizione., Nell?'anno 1&15 al’ 1822 si fece*di questo

bellissima edizione in Londra in 8 voi. in fol. piccolo Aedibus Volpianis con molte Aggiunte, ma diretta con. pofa- crkica. I pre-

, liminari che costello di pag. 568 ramerati ^on cifre rnmane nel 1. voi. contengono • le

''Prefazioni, di Enrico Stefano; e li (estinwnia , ; v^ii trattali sulla lingua greca di Kuster , Jablomki,Siurzel<\ 1 Glossaria gr<Jat. occu-

rp^n*>4. fascicoli. Tale edizione si-vende da 20 a 25 lir. steri.

t t Altra edizione , che supera* di. gran lunga le antecedenti , ne venne fatta in Parigi da Àthbr. Firmili Didot negli anni 1831 e seguenti con nuove aggiunte per cura di Car. Bened.

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Hase, G. R. Lud< de Sinuet' e Tfco baldo FIx, la quale può riguardarsi come una biblioteca filologica della lingua gt*eca.

Le delle moderne edizioni hanno ridotto per rm'lè il flre^ao della originale.• Per distrarsi da* svoi affanni, ovvero per procacciarsi dimezzi, cui non poteva ottenere in patria, Enrico fece un viàggio neU’Alemagnft» Lo poca .riconoscenza desuoi concittadini, so*- lito u$o di calpestare e òi troncare im ezsi ^gli uomini di mento loro* patrioti! , non al- ter? i $eMlimerai che per i connazippali nq? triva, e co’gifoi discorsi e co’ suor scritti l’o ­nore della Francia ne' paesi stranieri fu *enH pfe <& U*iso&lenuit> ed accresciuto* :

I suoi meriti gli fecero acqulsiare la bene­volenza di Enrico 111, il quale in prenrio della! sua opera ijtolalaProjpt d’un livre inlitulè de laPreepcellence du langu§e franews, Paria Mattiert PjUÌ6$òn 1579, iti 8» gli accordò 3000 lire ed Una pensione di 300 lire per irteortg* giat'Io a Ha iDv.e$tiga^ond dei maoOs0riUi; lo* invitò a dimorare in corW, Io ammise più volto à% fcóoi consigli, ed ordibava òhe gh ài\ pagassero somme cdnssiderèvoli , le qvali gfi venivano mille pagate, e pei* lo spesso non» |>agald pel disordine , iebé in quei iempi vi era nelle finanze. 53

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blSRisolse Enrico abbandonare la corte per tro­

vare altri mezzi a sostentarsi colla famiglia; e diede principio ad una vita erran te , e si trovò a vicenda in Orleans, in Francfort, in {Ginevra, in Lione , fuggendo la sua patria, comunque la disiasse, e terminando, con le sue incertezze, di esaurire gli scarsi mezzi ohe gli restavano. In un ultimo viaggio, che fece in Lione, vi cadde infermo e fu traspor­tato all’ospedale, dove morì nel mese di mag­gio 1598, lasciando tre figli del primo letto, Paolo stampatore in Ginevra, e due figlie, una per nome Floreoza che sposò Isacco Casau- bono.

Tale fu la vita deplorabile di uno dei più dotti uomini che siano vissuti in Francia. Qua­le terribile accusa dovrebbe lanciarsi contro un governo che lascia morire sul letto della miseria un erudito personaggio, onore del pro­prio paese; mentre che tanti, obbrobrio e fla­gello della umanità, vivono carichi di dignità e colmati di tutti i favori della fortuna ! i

Le circostanze, in cui trovavasi Enrico, non gli permisero di usare la stessa diligenza, die usava suo padre, nella venustà delle sue •dizioni ; nulla di meno ne pubblicò un più rilevante numero che le uguagliano pel me-

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il#rito delle correzioni. Tali edizioni sono dive* nule la base del lesto di quelle ebe in seguito si sono pubblicate. Wittembacb lo rivendica nella sua predizione alle Opere Morali di Plu­tarco dell’ accusa di alcuni dotti moderni, e sopratutto Tedeschi, di avere introdotto nei testi delle lezioni viziose senza essere auto­rizzato da’manoscritti.

Le opere pubblicale da questo celebre stam­patore sono quasi tutte arricchite di sue dotte prefazioni e note; tra le quali si distinguono Poetae graeci principe» heroici carminit i 866 in fol. Magnifica raccolta, di cui ilpregiosempre più si accresce. Venduta in carta gr. 674 fr. Le- pelletier-Saint-Fargeau ; 845 fr. e 1000 fr. Caillard.

CaeterorumodoLyricorumcarminai560 66, 1586 in 24; Mattimo di Tiro, Diodoro, Seno- fonte, Erodoto, Sofocle, Et chilo, Diogene Laer­zio, Plutarco, Apollonio di Rodi, Callimaco, Platone, Erodiano ed Appiano tra' grtei; Ora­zio, Virgilio, Plinio il Giovine, Aulo GeUio, Maerobio, gli Storici latini etc. tra'latini.

Tradusse in latino dal greco Anacireonte, Teocrito, Rione e Mosco, Pindaro, Sesto Em­pirico, le Tragedie scelte di Etchilo, Sofocle, ed Euripide , Omero , le Sentente de1 Comici

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. • t * ì . * I

greci, degli Epigmmmi dell9 Antologia, molle 'delle Vite di Plutarco , il Poema di Dionigi Alessandrino etc.; le quali versioni possono ri­guardarsi cotone modello in lale genere ‘ !

Arricchì la repubblica letteraria con molte sue opere, tra le quali Admonitio de abusu linguae graecae, in quibusdam vocibus quas la­tine usurpante 1563. Àlmeloveen ne cita una edizione del 1373, e Guglielmo Koloflf ne pub* blicò una con le note di G. Kromayer, Ber­lino 1736.

Artis Typographicae querimonia de illiteratis quibusdam typographis, 1369 in 4. Àlmeloveen e Maittaire inserirono poscia tale poemetto nel-

Toperà'che pubblicarono intorno agli Sterani. Lottin lo ristampò con una traduzione fraù céàe tri Parigi nel 1785 in 4. nella quale tro­vasi la genealogia degli Stefani daranno 1500 in poi, . t

Epistola qua ad muftòs multofum amicorum respóndef jde suae typographiae slatu, nomi­natine qyae de suo Thesauro tinguae grecati, 1569 in 8. ristampato da Àlmeloveen e Malt­i e r e /

Discorsi maravigliasi della vita e della con dotta della regina Caterina de9 Medici, 1575 in 8. Tale violenta satira è generalmente at-

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ktitribuna ad Enrico Stefano. Èssa venne ristami pala più volle ed inserita in varie raccolte di scritti relativi alla Storia di Francia. Uqo Scrittore protestante la tradusse in latino col titol^Legenda sanctae Catherinae Medìcea*, lS7{f in 8. La CaiHe , compilatore poco riflessiva» dice, che la Vita di Caterina de' Medici fu un? delle opere per te (piali Stefano ebbp una ri* con) pensa dal Re. Non si conosceva a ti ora altra vita di questa Regina, che quella ora citata; e se Stefano l'avesse confessata 9tia, è probabile che gli avrebbe fruttalo altrd eosa che una ricompensa.

Schediasmatum variorum, id est, observatiù- num, emendationum, expositionum, disquisiti*- num libri ires, 1W8 in 8 . Questi tre libri por­talo i nomi del tre primi mesi dell’ann*. Ve ne sonor stéli aggiunti allibi tre che compar­vero nél 14J89. Questa seconda parte è la più rara: Gruterò ha inserito la sudetia opera uél Supplvmeriìù del toma V defi sao Thesaurus cntlcus. Scrisse artcora molte altre operfe che sarebbe lungo enumerare; ma basta il sojo Thesaurus ttnguae grecae, per conoscere i me­riti di sì celebre letterato.

Se il lettore volesse più estese notizie del­le opere di questo scrittore, potrebbe eonsùl*

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tare le Memorie letterarie di Nkeron, voi. XXXV, nel quale vi i una nota estesa delle opere di Enrico Stefano.

Roberto 11 Stefano figlio di Roberto I nac­que in Parigi nel 4530. Possedeva nel 1556 una stamperia provvista di bei caratteri. Il primo libro uscito da' suoi torchi porta il ti­tolo Detpaulére Rudimento. Indi si associò con fiuglielmo Horel altro celebre stampatore, di cui a suo luogo parleremo, per la stampa di alcune opere, tra le quali le Poesie di Anu- creonte corrette e tradotte in versi latini da Enrico II suo fratello. Assunse il titolo di stampatore del Re nel 1561. Mori in febbra­io 1571.

Dal suo matrimonio con Dionigia Barbè ebbe tre figli Roberto, Francesco, morto gio­vine, ed Enrico. La di lui vedova sposò nel 4580 Mamert Patisson celebre stampatore di Parigi, nativo di Orleans nel XVI secolo, mollo lodalo da Lacroix-du-Maine (4) e da Regnier (2).

1 ) Laeroix do-Maine nella stia BibUat. Frane, volendo celebrare qneito stampatore dice : « Ei non iscieglie ehe buone copie e c composte da uomini dotti, le stampe correttissime , sa buona « carta e con ampli margiui, ebe sono latte le perfezioni dell» « stampa, ed in ciò non degenera dagli Stefani , con la casa dei « quali s» imparentò, sposata avendo la vedova del figlio di Ho- « berlo Stefano padre di Enrico ».

(9) Reignier nella Satini iV indiritto a Mot in desidera che le

tH

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Alcuni biografi fissano erroneameote la sua morie nell'anno 1606, mentre mori neH’anno 1600 come assicura Casauliono (1).

Francesco II Stefano terzo fi glio di Roberto I seguì suo padre in Ginevra, dove esercitò l'arte della stampa dal 1562 al 1582 in so* cietà con Francesco Perrin ottimo stampatore. Sposò Margherita Cave della provincia* di Nor­mandia, e n'ebbe molti figli, di cui niuno si fe reso chiaro. Gli attribuiscono le seguenti tre opere. Trattato della danza in 8° Parigi 1564. Della potenza dii principe sul popolo etc. scritta in latino da Stefano Giunio Bruto (Dber­to Languet) tradotto in francese (Ginevra) 1581. in 8* e Rimostranza caritatevole alte dame e damigelle di Francia su' laro ornamenti dis­soluti. Parigi 1577 in 12. e 1581 e ristam­pata nel 1585 in 8. Libro raro.

Roberto 111 Stefano figlio di Roberto II fu educalo dal cèlebre Desporles che gli ispirò il gusto per la poesia. Esercitò Parte della stampa nel 1572. Ebbe il diploma di Slam-

opere di un suo amico fossero stampato da Mamerto Patissoo , esprimendosi eoo questo parato. M M imprimi* in main» 4$ P*~

(1 ) Casaubooo in una sua lettera del 15 luglio 1G01 dice, par- . laado di Mamerto Patissoo, Anto Miitnton trmtiiit.

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palore del Re nel 1574# Stampò nel ì6St9 i ^rincri due libri della Retorica di Aristotile da esso tradotti dal greco in francese, nella fluale opera assume il titolo di;Interprete del Re per le lingue greca e Ialina. Morì nello stesso aono senza prole.v Lasciò Je seguenti ire opere Versi cristiani t al Conte He Boucha- ge 1587 in i. Discorsi in vieni al Gòntestn- bile Montmorency 1598 in étf una Epistola di Gregorio Nisseno tradotta in frariceao.

Enrico^ IH figlio di Roberto H o fratello del precedente ebbe la panca di leaofcifcVe ityflfe fabbriche Reali. Prospera Mhroliaud ò d’ av­vilo che avesse esergifMO T arie della staili pa nel 1615; m# non. W c<mo«ee ne«ùna opera da esso stampala, Ebbe duefig/t Etìrróa 6 Robertq, e<J upa, figlia : maritata al notar* Fougesole, . ' .

Enrico IV ? Stefano figlia del prfccedettte Signore des Fossès sorifcse (Arte di ftire le imprese con unlrallQtodelle facezie Parigi; e tradotto in lingua iflgte&ekdaT. Blount, Lon­dra 1656 in 4. Scrisse altresì il Ritratto di Luigi XIII e gli Elogi de' Primipi e Gene™ rnH 4i armaiu eke famnb servito solfò ftiè t monarca nell'opera titolai$ / Trionfi d iL iu g t il Giusto, Parigi 1 «*Jol> Finalismo *§"

m

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sunse il titolo di intèrprete dal Ré per le Un* gue greca e latina, ed era in grido di buon poeta.

Roberto IV Stefano fratello del precedente fu avvocato al parlamento e Bailo di S. Mar­cello. Terminò la traduzione della Retloma di Aristotile incominciata da suo zio Rober* to III, come tostò abbiamo osservato • e la pubblicò in Parigi nel 1630. Gessò di stam­pare verso il 1640.

Paolo Stefano figlio di Enrico II nacque nel 1566, fu educato con la massima diligenza. Suo padre lo destinò ad esercitare l'arte della stampa , ad all* uopo lo fece viaggiare , per metterlo in relazione di amistà co* dotti stra* ilieri, nelle principali città di Germania, nel- rOlanda, in Leida, ove si fermò per qualche tempo presso Giusto Lipsio,. ed in Inghilterra, ove contrasse strettissima amicizia con Gio­vanni Castolio giovine versatissimo nelle lin­gue antiche.

Nell'anno 1599 instituì in Ginevra una stamperia, colla quale pubblicò parecchie edi­zioni greche e latine arricchite <li sue dotte note. Queste edizioni soqo stimate per Ja esattezza della loro correzione: ma son meno belle di quelle di suo padre e del suo avo.

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Paolo mori iti Ginevra nel 4627 lasciando due figli Antonio e Giuseppe. Il primo nato in Ginevra nel 1594 studiò in Lione e nella età di diciotto anni si portò in Parigi , ove nell'anno 1614 fu decorato col titolo di stam­patore del Re e del Clero, con una annua pensione di 500 lire che gli fece ottenere il Cardinale Duperron, la quale cessò di godere dopo la morte di esso porporato.

Ristampò per la società dei librai di Parigi i Padri greci e molte altre opere importanti, come la Bibbia di Mvrin, VAristotile di Duval» Strabone, Senofonte, Plutarco, etc.

Sposò Giovanna Ledere e ne ebbe molti figli, irai quali Enrico, che dovea succedergli nella stamperia; ma morì nel 1661 per eo cesso di crapula , a cui si era dato coi suoi camerati.

L’altro figlio di Paolo per nome Giuseppe fu stampatore del Re a la Rochelle, dove morì nel 1629,

Antonio divenuto infermo e cieco fu obbli­gato morire nell’ospedale nel 1674 in età di 80 anni, terminando la sua vita con una fine deplorabile, solita accadere a quasi tutti gli uomini di genio, non curando, coloro che hanno in mano la- somma delle cose , impe-

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dire Cali sventure, usandosi anzi per lo spesso in taluni governi tulli i mezzi per avvilirli.

Paolo Stefano scrisse nella sua eslrema gio­ventù Epigrammata graeca anthologia latinis versibus reddita Ginevra 1573 in 8. luvenilia, ivi 1593 in 8. Tra le edizioni uscite dai suoi torchi si distingue quella di Euripide 1602 in h, la quale è mollissimo ricercala dai dolli e dagli amatori.

Secondo taluni, questi fu rullimo rampollo della illustre famiglia degli Stefani, il nome dei quali sarà sempre celebralo e pronunziato Con riverenza dal mondo letterario ed a glo­ria ed onore della Francia. Ladvocat però nel supplimenlo del suo Dizionario storico, inse­rendo il quadro genealogico di questa ono­randa famiglia, la la quasi tuttora esistere. Io a scanzo di errore nei nomi, che sono gli stessi, ina di differente grado di parentela, mi sono contentato dare la qui annessa tavola genea­logica di quegli Stefani, di cui ho fallo cenno.

Se migliori schiarimenti si vogliono di tali celebri stampatori, possono consultarsi Th. Jamori ci ab Almaloveen Disserlatio èpi- tiolUa de vilis Stvphanorum* Amsterdam;1685 in 8.; Ma inaire, Mistoria Siephatiorum, Londra 1709* in 8 Niccron , Memor., tom. XXXVI;

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Prosp.Marchattd, Diction. alla voce Etienne etc. Nelle prime due opere vi si trova il catalogo delle principali edizioni degli Stefani.

Enrico I■■■ * •

FrancHsc» Roberto Carlo E nricóT T ™ ^T òbert^ff^Fràncèsco Jl

ì _____Paolo Enrico 111 Roberto HI

| Enrico *1V ìtoiierto IVAntonio Giuseppe

Guglielmo Morel nacque a Tilleul borgo della contea di Mortai» nella Normandia da poveri genitori. Trovato il mezzo di studiare, fece nelle lingue auliche si rapidi progressi, che portatosi in Parigi, diede lezioni di greco a varii giovani.

Giovanni Loys, comunemente chiamato Ti* letan, stampatore in Parigi, conosciuti i ta­lenti di Morel, lo ammise nella sua stamperia nella qualità di correttore, ove pubblicò gel- l ' anno 1544 un suo Commento sul trattato di Cicerone de Finibue, che dedicò a Giovanni Spifame cancelliere dell’ Università. Questo Commento ottenne una fortunata accoglienza dal pubblico; indi nell’anno 1548 si unì con Giac. Bogard per la alampa delle Istituzioni oratorie di Quintiliano da esso annotate.

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NeU'anno 4549 Guglielmo fu ammesso nella eorporazione degli stampatori di Parigi , ed aprì una stamperia nel Collegio di Reims, dalla quale uscirono varie edizioni di opere greche stimale 3opraiutlo per le loro correzioni.

Si associò indi neiranno 1552 col celebre Andrea Turnebio stampatore del Re per le edizioni grecho, e questi lo propose per suo successore nella direzione della stamperia reale; e nel 1555 Morel ne ottenne il brevet­to. Da tale epoca in poi pubblicò molte belle edizioni arricchite di sue note e di varianti tratte dai migliori manoscritti. Queste fatiche furono compensate (al solito) cou la cessazione di una pensione che gli era stata accordata, sotto pretesto che le rendite dello stato erano consumate dalle guerre civili (1).

Si associò indi a Roberto II Stefano per la stampa di alcole opere, tra le altre delle poe­sie di Anacr'jonte, corrette e tradotte in versi latini da Enrico 11 suo fratello , come sopra abbiamo osservato.

Questo dotto e laborioso stampatore morì il 19 febbraio 1564 lasciandola sua famiglia

(1) Lettera di Turnebio a Carlo IX. in beate alle opere di S. Cipriano.

A *

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in una assoluta penuria. Una delle sue figlie sposò Stefano Prevosteau buono stampatore. La sua vedova si rimaritò con Brieune. Gio­vanni Morel suo fratello cadetto morì io età di 20 anni nella prigione del ForU'Eveque per causa, di religione nel 1559.

Tutti i conoscitori ed amatori asseriscono che le edizioni greche di Guglielmo Morel uguagliano per la loro bellezza e per le loro correzioni le edizioni di Roberto Stefano il più celebre ed il più dotto stampatore che abbia avuto la Francia.. Lo stemma particolare di Guglielmo Morel è il theta & intorniato da due serpi con un amorino seduto nel ventre.

Si han di lui, oltre le opere citate, molte altre produzioni originali, e varie annotazioni a diverse opere greche e latine (1).

Federico Morel , detto T antico stampatore del R e , nacque di nobile famiglia nel 1523 nella Champagne. Recatosi in Parigi studiò le lingue antiche e vi fece si rapidi progressi, che nel 1552 corresse il manoscritto del Les- sico greco di Tusano; e nello stesso anno in* dusse Carlotta Guillard vedova del libraio CI. Cheyallon a pubblicarne la prima edizione.

(1) Mailtaire, op cit.t pag. 35, 40.

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Neirarmo 1557 sposa una figlia del cclebrfe stampatore Vascosano, ed aprì una stamperia nella strada diS. Giovanni di Beauvais all’in­segna di Frane Maurier , e fece tali rapidi progressi nell’arte della stampa che gli scril lori più celebri del suo tempo, approfittandosi anche della di lui erudizione, gli affidavano la pubblicazione delle loro opere.

Nell’anno 1571 fu onoralo col titolo di stam­patore ordinario del Re, che assunse di rado, e per lo più negli ultimi libri da esso stam­pali. Morì sessagenario il giorno 17 di luglio del 1583, lasciando un figlio per nome Fede­rico, al quale ottenne il permesso di trasmet­tergli il titolo di stampatore ordinario del Re.

Morel visse sempre unito con suo suocero; e pubblicarono insieme parecchie opere, tra le quali dislinguonsi le Declamazioni di Quinti* liano 1563 in 4. e sopratutto V Architettura di Filib. de Lorme. Scrisse varie operette.

Federico II Morel primogenito del precedente nacque in Parigi circa il 1558; fu mandato a Burges per gli studii, ed applicatosi alla lingua greca, divenne uno dei più dotti ellenisti del suo secolo, e frequentò le lezioni del celebre Cujacio.

Avendo in questo tempo Amyol publicato

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Aioa parte delle Opire i i Ptutarco tradotte in francese, Federico comparò col testo greco la detta traduzione; ed avendo trovato in alcune parti non essere la traduzione fedele al testo, partecipò le sue osservazioni al traduttore, il quale lungi di prendere in sinistra parte lo 9rdimento di un giovine appena uscito dalle scuole , r accolse e gli diede segni di vera stima.

Due anni pria di morire suo padre ; cioè nel 4581, Federico li successe nella stampe­ria coir incarico e coir onore di stampatore del Re, ed Amyot s* impegnò fargli ottenere il brevetto. E siccome non aveva ancora com­piti gli anni 25, età necessaria a potere tale titolo assumere; non mise il suo nome nelle opere, che stampava che dal 4583 in poi. Queste edizioni sono notabili pella loro bel* tozza e per la esattezza nelle correzioni. Ei le arricchiva inoltre di eccellenti annotazioni e di dotte prefazioni.

Avendo Federico II sposato la figlia di Leger- Duchesne professore di eloquenza nel C0H^gio Reale, nelTanno 4585 Amyot si cooperò fargli ottenere quella cattedra, che Duchesne renon- ziato aveva pella sua provetta età.

I doveri, ebe gli imponera tale cattedra ,

ttt

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non gli fecero sospendere i lavori della stam­peria , anzi. non passava un anno che non publicasse una nuova edizione degli autori greci arricchita di sue erudite annotazioni, o di eccellenti sue traduzioni, che tuttora sono stimale.

Enrico IV in ricompensa del progresso, che Federico apportava alle lettere, gli aumentò gli stipendii di professore, e gli accordò varie gratificazioni per agevolare la stampa delle opere che co* suoi torchi pubblicava.

Il fratello di Federico II Morel per nome Claudio, nato nel 1574, era stalo ammesso nella corporazione degli stampatori di Parigi nel 1599, nella quale epoca era associalo con Marco Orry e Stefano Prevousteau per la pub­blicazione di varie opere. Nell’anno seguente Federico, per dedicarsi con maggiore ardore alla collazione dei manuscrilli ed alla verbale critica degli antichi autori, affidò a suo fra­tello Claudio la direzione della stamperia, non avendogliela ceduta totalmente che nel 1617. Quattro anni dopo lale cessione assunse il titolo di stampatore del Re e morì il 16 di novem­bre del 1626 nell'età di anni 52.

Si crede avere rinunziato Federico allo eser­cizio della sua arte nell’anno 1617 per non

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essersi Gnora scoperta nessuna opera da lui stampata da tale epoca in poi. Nell’anno 4619 però Federico pubblicò coi (ordii di suo fra­tello Claudio una nuova edizione del Plutarco di Amyot migliorata da numerose correzioni e con un curioso avvertimento trascritto da Maittaire (1).

Si accinse Federico a terminare la tradu­zione di Libanio da esso incominciata; e Colo- mies rapporta avere appreso dalla bocca di Vossio, che mentre Federico era applicato al lavoro di tale versione, gli venne avvisalo che sua moglie moribonda anelava vederlo» ed egli rispose « Non mi rimangono che due pa- » role da scrivere; vi arriverò ad un tempo » con voi « In tale tempo sua moglie spirò, ed in fretta fu di ciò avvertilo. » Oimè, disse » ne sono dolentissimo , perocché ella era » buona donna. « E continuò il suo lavoro.

Federico Morel morì decano degli stampatori e dei professori del Re il 27 giugno 1630.

Olire alle numerose edizioni da lui pubbli­cale con prefazioni, annotazioni, avvertimenti e correzioni, tradusse varie opere greche in Ialino ed in francese; ed uno dei suoi figli

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(1) Maittaire, Vita$ typogr. Parmeni. pag. 135.

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per nome Nicolò inserì in diverse edizioni pubblicate da suo padre alcune sue brevi poesie.

Lo edizioni di Claudio Morel fratello di Federico II sono mollo lodale per la bellezza delta esecuzione e per la esattezza nelle cor ­rezioni; ma pressocchè tulio Tenore deve ri­dondare a suo fratello.

Le più notabili edizioni uscite dai torchi di Claudio sono quelle delle Opere di S. Basilio di 5. Girilo, di 5. Gregorio Nazianzeno , diS. Gregorio Niceno, di S. Epifanio, di 5. Dio­nigi l Areopagita, di S. Giustino, di Eusebio eie. di Archimede, di Filostrato, etc.

Carlo Morel primogenito di Claudio, nato verso il 1602, fu ammesso stampatore nel 1627 e nell’ anno seguente onorato del titolo di stampatore del Re. Intraprese la pubblicazione di nuove edizioni delle Opere dei Padri Greci; e nel 1639 rinunziò all’esercizio della sua arte, e si crede aversi nello stesso anno comprato la carica di segretario del Re. Mori nel 1640 secondo l'opinione di Lottin. (1)

Egidio Morel successe suo fratello Carlo e fu ancora onorato del titolo di stampatore del

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(1) Lollin, Colai, alphabel, voi. Il, pag. 138.

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Re. Nel 1646 si comprò la carica di consi~ gliere nel Grande Consiglio e cesse la stam­peria al suo socio CI Piget, e si crede essere morto nel 1650.

Egidio non pubblicò che un piccolo numero di edizioni, ma di opere importanti, e la più considerevole è la Grande Biblioteca de9 Padri in voi. 17 in foglio.

Se si volessero più estese notizie intorno a tali celebri stampatori, petrebbesi consultare Maittaire già citato, nel quale si trova, oltre delle più particolareggiate notizie, una estesa nota delle opere da essi pubblicate.

Michele Yascosano nacque in Amiens. Suo padre esercitava l’arte delio spadaio; ed avendo abbandonato nella sua piccola età la casa pa­terna , si portò in Parigi , ove si dedicò al- T arte della stampa. Sposò Caterina Badius figlia del celebre stampatore Josse Badius, e divenne cognato di Roberto Stefano e di Gio­vanni di Roigny, come abbiamo veduto.

I suoi torchi furono in pieno esercizio sin dal 1530, ed ottenne il titolo di stampatore dell'Università; indi quello di stampatore del Re. Vascosano fu uno dei primi che abban­donò l’uso de’ caratteri gotici in Parigi.

Rimasto vedovo, sposò Robina Coing; e dopo

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di esser fiorilo socio, i regni di Francesco I, Enrico II, Francesco 11, e Carlo IX morì soUo quello di Enrico III nellfanno 1576 lasciando tre figli, due maschi ed una femina marilata a Federico Morel, come abbiamo veduto , il quale pubblicato aveva parecchie opere con suo suocero.

Le edizioni di Vascosano si raccomandano pella scella delle opere, per la bellezza della carta; per la eleganza e sopralutlo per la cor­rezione. Il Trattalo di Cardano De Subtilitate. stampato da questo celebre stampatore nel 1557 in 4. non ha che un solo errore. (1)

Il P. Laire attesta, che i più severi critici non hanno trovalo che tre errori nell' opera di Budeus de Asse in un voi. in fol. stampata da Vascosano , come attesta Y errata in fine della stessa.

Di questo celebre stampatore sono tuttora ricercale le edizioni delle Vite di Plutarco tradotte da Amyot 1567 in voi. 7 in 8. com­preso il volume d’Allegra, e le Opere Morali dello stesso 1574 in voi. 6. in 8.

In generale però le edizioni di Vascosano non sono tenute in pregio, in quanto le opere

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(i) V. Scaligeriana.

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non perdettero il loro merito letterario. Infattiil Diodoro Siculo tradotto in francese di Àmyot, Parigi Vascosano 1554 in foglio, si vende a bassissimo prezzo, e cosi di altre opere.

Cristiano Wechel nato in Germania si recò molto giovine a Parigi , dove nel 1522 fu ammesso nella corporazione degli stampatori, e sino allanno 1527 stampava coi torchi di Simone Dubois, come lo contesta lo slcmmp di questo stampatore , apposto nelle prime opere che portano il nome di Wechel (1), il qual.k era un albero con due pettirossi, uno posalo e l'altro a volo con le parole Unum arbuslum non alil duos crilhacos.

Nello stesso anno Wechel comprò una stam­peria, e le opere che uscirono da9 suoi torchi sono bene corrette e di bella esecuzione , e gli acquistarono grande riputazione.

Si deve a Cristiano Wechel la felice idea di pubblicare le opere in greco ed in latino a due colonne per facilitarne il confronto col testo. AIIq slesso devesi anche la pubblica­zione separala di differenti parti delle opere degli autori classici per facilitare gli alunni alla compra di quei trattati che loro abbiso-

m

(I) Caillc, stor. della slampa, pag. 95.

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gnuvano per lo studio, ed in (ale modo pub­blicò i primi libri della Bibbia in caratteri ebraici di rara nitidezza.

Neiranno 1530 e 1531 stampò in Parigi I* Ermogene in 4. ed i Dialoghi di Luciano in greco solamente. Bayle rapporta che (ali opere furono possedute da M. Van Dale (1): ma secon­do Chevallier, questo stampatore non istampò in tale epoca libri in greco solamente (2). lo mi attengo alla opinione di Bayle, per essere que­sti un profondo critico.

Neiranno 1534 questo celebre stampatore impresse il Trattato di Erasmo De u*u inter- dicto carnium , il quale fu censurato dalla Facoltà teologica e venne Wechel condannato ad una multa (3).

Viene celebrato Cristiano Wechel con una epistola del dotto Conrado Gesner, colla quale gli dedica il XIII libro delle sue Pandette , lodandolo per le belle edizioni e per avere riprodotto le migliori òpere greche e latine.

Esercitò r arte della stampa sino air anno 1554 e credesi che morisse nello stesso an*

(1) Bayle, Dict. histor. critiqus, vel. V, pag. 529(1) Chevallier, Orig. (Mia stampa, pag. *56.(S) 1(1. Id. pag. S5S*

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MOno (1). Lasciò un figlio, il cui nome era An­drea, che gli successe nella stamperia.

Nelle sue prime edizioni servivasi per stem­ma dello scudo di Basilea; ciò che fa conghiel- turare essere originario di tale città. Indi sostituì quello di due mani che sostengono un doppio caduceo, da cui escono due corni di abbondanza, sopra i quali sta un Pegaso.

Nell’ anno 4544 pubblicò in 8. il Catalogo delle opere greche, latine, ebràiche e francesi da esso stampate, il quale venne inserito da Gesner nel libro delle Pandette da noi sojìra citato, e con aggiunte e correzioni venne pub­blicato da Maittaire (2).

Andrea Wechel figlio di Cristiano, non meno celebre di suo padre , nacque in Parigi nel­l’anno 4540; indi fu ammesso libraio nello anno 4535, e nel susseguente anno colla morte di suo padre entrò invece di lui come stam­patore; finalmente nell’anno 4560 comprò la stamperia di Enrico Stefano (3).

Era Andrea molto zelante per la riforma; e questo zelo gli fece correre molli pericoli,

(1) Garasse, 5umma theologica, pag. 19.(i) Maittaire, Armai, tipograf. rei. II, pag. 405.<5) Baillet, Giudice dé dotti.

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UtImi quali ud ranno 1869 la plebe accanita contro gli Ùgonolti , ritenendolo giustamente per ta le , gli saccheggiò la stamperia, e gli bruciò pubblicamente tutti i libri credati so* spetti. E se non fosse stato per la protezione del Presidente di Harlay, che gli salvò la vita, obbligandolo a fuggire dn Parigi, avrebbe avuto la stessa sorte de'suoi libri (1).

Verificatosi indi la strage di S. Bartolomeo, ebbe salvata la vita da Alberto Lèfnguet, eomfe esso stesso narra nella Dedica (tetta Vandulla di Alb. Kraniz. Pensò quindi trasportare la sua stamperia a Francfort, per ivi stabilirsi; ed in questa città si servi per correttori di J. Opsopeus (2) e del dotto Fcd. Sylburg.

Spaventato Andrea della infelice situazione della Germania, pensò fare ritorno in Parigi nell'anno 4579 e stabilirvisi dell* intutto. Ma non avendò di quei tempi trovato in Francia maggiore tranquillità di quella che gòdeasi in Aleinagna , ritornò altra volta a Francfóri, ove mori il IT di novembre delTanno 1581.

Andrea non lasciò figli: quantunque alcuni erronéamenle asseriscono avere avuto un fi-

(lì Melch. Adam, Vitae Jurfacorufottornm pag. 431.;2) ZcUner* Thcutr. vlror. erudilor. pag .'380.

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« glio per nome Giovanni stampatore a Frane- fori negli anni 138* al 1594. An^i è certo, che Audrea Wechel istituì suoi eredi univer­sali Claudio Marni e Giovanni Aubri, phe at­tivarono in società la ereditata stamperia a Frane fori, ed indi ad Hanau» Essi servi vansi dello stemma Wecheliano, aggiungendo nelle soscrizioni le parole ex lypi$ Wechetianis.

Giovanni Aubrì morì alla fine deiranno 1600,o al principia del 1601.1 loro eredi sciolsero la società che da molto tempo sussisteva q stamparono per proprio conto fino all’ aq* no 1629.

Esiste un Catalogo pubblicato a Franeforl in 8* delle opere stampate da Wachel ante* cedenti al 1890.

Francesco Didot nato in Parigi nel 1689 fu il prototipo di qqesta illustre famiglia di celebri stampatori e letterati Fu ammesso nella corporazione dei librai nell* anno 1713 e fu onorato del titolo di sindaco della stessa corporazione.

Noto per le sue grandi ed onorevoli intra­prese, TAbate Prevost, di cui Francesco era intimo amico, nell’anno 1746 gli affidò la sua Collezione di Viaggi, che nello stesso anno cominciò Didot a stampare, e la terminò nel-

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Tanno 4789 in 20 volumi in 4. di bellissimi! esecuzione e diligentemente corretta, ed a r­ricchita da un gran numero di incisioni c carte geografiche.

La libreria di Francesco Didot era allora stabilita nella strada Pavée; indi trasportata insieme colla Stamperia in quella di Quaìs • des Augusti ns. La sua insegna era una Bib­bia d\>ró.

Morì il 2 novembre 1757, lasciando varii figli, trai quali due figlie ebbero a marito, una Guglielmo de Bure, e l’altra Giacomo Bar- rois celebri librai. Dai suoi figli maschi due seguirono la stessa onorevole carriera del pa* dre, cioè Ambrogio. Francesco Didot e Pietro Francesco Didot.

Il primo di questi due Francesco Ambrogio nacque a Parigi nel 1730. Ricevette una fina educazione xla suo padre, il quale non rispar­miò cura e spesa, per fargli acquistare tutte le conoscenze, che l'arte della stampa esige.

Francesco Ambrogio sotto il regno di Luigi XV istituì una fonderia di caratteri di stampa, e cominciò a perfezionarli dando loro ui a nuova e più elegante forma ed una esatta proporzione. Ndll’anno 1777 immaginò i mar­gini di getto ed inventò i torchi di stampa

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a<1 una sola stretta, de'quali è divenuto ge­nerale l’uso in (ulta l'Europa.

Tra le molle opere da esso stampale ine rilano essere elogiate la Collezione di Romanzi francesi in 64. voi. in 48 eseguila per ordiec del Conle d’Arlois, di cui Francesco Ambrogio era lo stampatore, e che comunemente viene chiamata la Collezione di Artois: Stampò pa­rimenti per ordine di Luigi XVI e per la edu* eazione del Delfino la bella Collezione dei Classici francesi in Ire formati , cioè di vo~ lumi 48 in 18. di volumi 17 in 8. e di vo­lumi 12 in 4; In (ale Collezione va compresa la Bibbia del 1785 in 2. volumi in 4. ovvero in volumi 8 in 8. Di tale Bibbia in ambi i formali se ne stamparono verie copie per uso del Clero di Francia , di cui Francesco Am­brogio era anche lo stampatore. Del formalo in 4. se ne stamparono soli 250 esemplari» i quali sono poco comuni e mollo ricercati dn tutta l'Europa ; ed uno esemplare in veliito , fu venduto nella vendita di liangard 1350 fr. nel 1789. Del formato in 8. se tip stampò otjche uno esemplare in velino e fu venduto fr. 650 Ceran. Queste e molle altre edizioni, di. questo celebre stampatore per la c&aliezza della correzione c per la eleganza nella ese-

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445- -cuzione tipografica sono di giorno in giorno più ricercate dagli alatori.

Francesco Ambrogio mori il IO di luglio i 804 sfasciando due figli per nome Pietro D.dot a cui cesse la stamperia nelPauno 4789, e Firmin Didot suo successore nella fonderia, in quella stessa epoca entrambi distinti nella loro arte vivente il padre, ed una figlia ma­ritala ad Antonio Jomberl libraio molto istruito, ed amico delle belle arti. Si ha di lui qual­che opera di Architettura (4).

Pietro Francesco Didot fratello del prece­dente nato a Parigi nei 4732, fu stampatore, libraio, fonditore di caratteri di stampa, fab­bricante di carta, e si distinse per le tue co* punizioni bibliografiche.

Fu ricevuto nella corporazione degli stam­patori nel 4777. f<onlribuì moltissimo al mi­glioramento nella forma dei caratteri, e nella perfezione della carta.

Pubblicò delle rimarchevoli edizioni, tra le quali devono noverarsi il Telemaco in 3 vo­lumi in 4. gr. del 4785. ht qùesta beJJa edi­zione vi si aggiungono ordinariamente le fi­gure incise da Tilliard* Le. copie eon* queste

( I ; Moiiluelp„ Storia dtlU Matmoitiche. ,

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figure si sono vendale da 60 a 70 fir.; e colle figure avanti lettera da 450 a 180 fr.; con le figure colorate da Mftete 205 fr., ed tm esem* piare eoi diségni originali di Monne! Ai ven­duto 595 Sv. Detienile. Se ne sono stampale di questo Telemaco quattro copie in velino e furono véndute colle figure colorate 4021 fr. Lamy; 4280 fr. Mac-Carty, c qualche volta sino a 2000 fr. Una di queste copie colle fi­gure colorate da Marchab è stata venduta 3000 fr.

Sono anche ricordevoli di questo celebre stampatore le edizioni de\\'Imitazione di Ge­sù Cristo in foglio del 4789, e ^Descrizione dell’Impero Ottomano in foglio.

Morì Pietro Francesco il 7 di dicèmbre A 795, lasciando Ire figli, il primo per nome Enrico,il secóndo noto col nome di Didol Saint Lèger, ed il terzo col nome di Didot il Giovine.

Enrico, il primo dei figli di Pietro France­sco, nato noi 4765, si rese più celebre nella incisione e fusione dei caratteri di stampa. Nell’ «anno 4834 inventò ed incise i punsoiii de* caratteri conosciuti col nome di microcco- pici, che sono ir non plns uitra deli'arte, at- tesa la loro estrema piccolezza. Per fonderli, inventò un nuovo modello, cui diede il notine

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<li polyhalndhfpe, col quale fondeva cento let­tore in una sola volta. Con tali caratteri stampò rOrazio e le Massime di Rochefaucauld,i quali sono due gran capi d' opera dell'arte «Iella stampa. Queste due preziose edizioni furono stampate da suo fratello Didot il Gio* vine colla composizione eseguila dai figli di Enrico.

Egli aveva in isposa Madamigella Saugrain appartenente alla famiglia degli stampatori del XVI secolo. Questo celebre incisore e fon­ditore di caratteri di stampa morì nel 4882!.

Didot Saint-Legef, figlio di Pietro Francesco e fratello di Enrico, aveva la direzione della cartiera di Essonne (4).

Uno degli ispettori di detta cartiera per no* me Robert concepì la primo idea in Franoa di fabbricaré la carta detta, infinita (2) ; ed avendo fatto molli infruttuosi tentativi con Didol Sainl-Leger tiella sua propria cartiera di Essonne, ed al MesnH vicino Droux, furono indi dalla perseveranza di quest’ultimo realiz-

(!> Le piò antiche fabbriche d ic a la ohe vanta: là Prarieia, tono quelle di Essonne e di Troyts, e furono erette od l'anno 1500 it V. Didol Saggio sulla tipografia.

(3) La etnia infinita è quella che oggi sf fabbrica della lunghezza e larghezza senz^ limili; ed Indi sf, taglia a' qufctta Misura che li vuole.

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zati nella proprietà del Maresciallo Oudinot.Essendosi Didot Saint-Leger reso in Inghil­

terra all’epoca della pace dj Àmiens, e aven­do visitato lo stabilimento de’ sig. Foudriner a Tvvo Waters; ivi vide fabbricare tale carta e secondato da M. Donkin, la messe in opera nel suo ritorno in Francia nel 4816, portan­dola ad un si alto grado di perfezione, che le macchine adatte alla fabbricazione dello carta infinita ih Inghilterra sono note col no­me di macchine di Didot. I primi tentativi ftffono realizsali a Sorel nello stabilimento dei sig. Berthe, e Grevenich, ed in seguito' perfezio­nati in Jean-d’-Heures nella proprietà del Mare­sciallo Oudinot, ove Didot Saint-Leger morì la­sciando un figlio per nome Odóardo, il quale è au­tore della stimata traduzióne delle Vile dei più celebri Poeti Inglesi del Dr. Johsòn stam­pata da suo cugino Giulio Didot figlio dì Pie­tro e nipote di Francesco Ambrogio nell* an­no 1823. Odoardo mori nel 1828 all'età di 28 anni,

11 terzo figlio di Pietro Francesco Didol noto col nome di Didot il Giovine continuò a stampare nella stamperia di suo padre ; e tra le opere da esso pubblicale merita essere ricordata quella di Bartkelemy, Viaggi del

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giovine Anacani in volumi 7 ed uno di Atlante in due formali in 4. ed in 8. anno VII (1799): ed in quest'ultimo formalo in caria di Olanda è segnata dui bibliografi da 200 a 300 franchi.

Pietro Didot figlio maggiore di Francesco Ambrogio nacque nel 1760 e cedette nel­l'anno 1789 la stamperia a suo figlio Pietro. Questi si distinse nell’arte della stampa a i-*4* segno, che meritò di essere nominato cava­liere dell’ Ordine di S. Michele e venne ono­rato a stabilire la sua stamperia al Louvre, ove eseguì le preziose edizioni comunemente delle edizioni del Louvre che sono le seguenti:

1. Il Virgilio del 1798 in foglio gr. con 23 stampe di Girard e Girodct. Questa magnifica edizione è una delle più belle produzioni ti­pografiche uscite dai torchi di questo celebre stampatore e si raccomanda anche per la sua scrupolosa correzione, e la bellezza delle stampe corrisponde alla magnificenza del te­sto. Non ne furono stampate che soli 250 esemplari, 100 de" quali sono ornati dalle fì: gure avanti lettera , e sono segnali 900 fr., e gli allri a 600 fr.; ma oggi non conservanoIo stesso prezzo , malgrado la loro bellezza. Uno esemplare stampato in velino coi disegni

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originali fu annunziato nel catalogo di F. Di­dot, ma oggi trovasi in Inghilterra.

2. L’ Orazio del 1799 yn fol. gr. con 12 graziosissime vignette designale da Percier ed incise da Girardet, stampalo a 250 esempla* ri, 100 de’ quali colle vignette avanti lettera.II prezzo di quest’ultimi è di fr. 360, e gli altri 240 fr. Se ne stamparono due sole copie in velino ed una di queste coi disegni origi­nali era posseduta dal Generale Junot duca di Abranles, la quale fu venduta dopo la sua morte in Londra 140 lire sterline.

3. Il Racine anno IX (1801) , 3 volumi in foglio gr. Quest’opera è il più bel monumento tipografico, che siasi mai pubblicato, e meri­tamente nella esposizione dei prodotti d’ in­dustria del 1801 il Jury la riputò perla più perfetta produzione tipografica di tutte l'epoche, Essa è ornala di 57 incisioni eseguite da’ più celebri artisti di Parigi dietro i disegni di Prudhon, Girodet, Gerard, Chaudcl eie. Se ne stamparono 250 copie, 100 delle quali eolie stampe avanti lettera, il cui prezzo pei soscrit- tori fu di 1800 fr. e di 1200 fr. per le altre. Questo cimelio di stampa è talmente ricercato da tutta l’Europa, chc il prezzo è aumentato di un terzo di più di quello della soserizione.

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Una sola copia fu stampata in velino f nella quale vi sono gli originali disegni, e trovasi attualmente in Inghilterra.

4. Finalmente le Facole di La-Fontaine 1802 in volumi 2. in foglio gr. ornate di 12 vi­gnette designate da Percier. Di questa magni­fica edizione se ne stamparono anche 250 copie, 100 delle quali con le vignette avanti lettera , e queste sono segnati da* bibliografi da 400 a 450 fr. Se ne stamparono due sole copie in velino; una delle quali coi disegni originali fu venduta nel 1816 in Londra 170 Kre steri.

Pubblicò inoltre questo celebre stampatore molte altre opere non meno rimarchevoli per la loro perfezione tipografica, per la-esattezza nelle correzioni e per la loro importanza : tali sono l’Iconografia Greca di Visconti 1808 in foglio mass, figurata. Opera eccessivamente interessante e di una magnifica esecuzione. Questo libro non fu messo in commercio, ed è di tale rarità che non si trova ne anche per 5 o 600 fr. L'Iconografia Romana dello stesso autore 1817 con 17 incisioni. Questo altro libro non fu nemmeno posto in commer­cio, e contiene una tavola e duodeci articoli di supplemento per la Iconografia Greca. 11

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Viaggio nel Basso ed Allo Eggiflo di Denon nella spedizione del Genevaie Bonaparte. 1802 in volumi 2 in foglio atlantico. Opera inte­ressantissima e di una eccellentissima esecu­zione venduta da 5 a 400 f r . , ed in carta velina da 450 a 600 fr. La ristampò indi in un volume in 4. ed un volume d’ incisioni in foglio massimo contenente 145 stampe; che si vende da 180 a 200 fr.. Il testo di tale opera fu ancora stampato in 3 volumi iu 12. M. Pellier pubblicò ugualmente in Londra nel 1802 una edizione di tale opera in 2 volumi in 4. con un volume di tavole. Questa edizione costava 150 fr. in carta comune e 250 fr. in carta grande. Ma contuttociò che questa ristampa contiene delle aggiunte, che non si trovano in quella di Parigi , essa è molto inferiore, tanto per la esecuzione tipo* grafica, quanto per le stampe che sono in minor numero. Se ne fece nello stesso tempo un'altra edizione con un testo inglese.

Dietro a queste e molle altre opere di non minore interesse pubblicò anche una Collezione di capi d'opera Francesi di formalo in 8. che dedicò agli Amici dell'arte della stampa; de­dica degna della sua destinazione.

Questo celebre stampatore si distinse ancora

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nelle lettere. Tradusse in versi francesi il IV libro delle Eneidi di'Virgilio 9 il primo libro delle Odi di Ora zio; compose una Raccolta di favole , che dedicò a Luigi XVI, stampata nel 4786 c seguita da una Epistola su i pro­gressi della stampa. In un1 altra Raccolta di Favole che pubblicò nel 1819 in 8. cól se­guente titolo : Essai de Fables nouvelles etc. diede lo Specimen de’ differenti caratteri della sua stamperia servendosi in ogni pagina di- versi di un differente carattere.

Pietro Didot morì il 31 dicembre 1853 la­sciando un figlio per nome Giulio , il quale seguì la carriera del padre e diede molte belle edizioni, tra le quali le Opere di Rabelais, \ Quattro Poeti Italiani, la Storia d’ Italia di Carlo Rotta in 8, la Collezione de"Poeti Greci in 32 pubblicata da M. Boissonade , la Colle­zione dei Classici francesi nello stesso formalo, la Biblioteca portatile Italiana, i Classici Fran­cesi in un volume e le Opere di Voltaire in 3 volumi di edizione compatta; una graziosa edizione di Don Chisciotte in 32. etc.

Firmin Didot secondo figlio di Francesco ÀmbrAgio è fratello di Pietro nacque a Parigi nel 1764, si distinse ollreniodo nella incisione e fusione de’ caratteri da stampa, non che

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nell'arte della stampa. 1 caratteri di Scrittura da' esso incisi e fusi sorpassarono in bellezza ed in simmetria tutti quelli che si erano sin allora fatti. I caratteri Romani, che servirono per le edizioni del Louvre di suo fratello Pie­tro, furono anche da esso incisi e fusi; ed era sì celebre in detta èrte che Franklin gli af­fidò suo nipote per insegnargli l% arte della incisione e fusione dei caratteri da stampa.

Si rese anche celebre nelTarte della stampa e perfezionò la stereotipia (1) , ed il primo libro che stereotipò fu il Calici, Tavole loga­ritmiche. Indi stampò in tale modo tutti i Classici Francesi, e la maggior parte dei Clas* sici Italiani ed Inglesi di formato in 18.

Queste edizioni stereotipe sono di una ri­gorosa correzione e costano a bassissimi prez­zi; il Virgilio esente di errori ed ornato di varie vignette si vende 15 soldi.

Le principali edizioni uscite dai torchi di Firmin Didot sono il Camoens iu lingua por­toghese 1818 in 4. Questa magnifica edizione eseguila a spese di M. de Souza non fu mes­sa in eommercio ; essa è arricchita di dieci incisioni eseguite dai primi artisti di Parigi.

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(1) Parola inventata da Firmin Didot

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Fu eseguita tale edizione sopra il testo della prima del 1572, ove trovasi il bel ri­tratto di Camoens. Ma avendo avuto dopo conoscenza P editore della seconda edizione con la stessa data del 1572, fece stampare a parte un secondo avvertimento in portoghese, posto in fronte dell'opera, che discute le va­rianti delle due prime edizioni. Nel 1827 questa magnifica edizione del 1818 fu ven­duta 860 fr. Brilo. Però questo libro, che è stato portato a più alto prezzo, non conserva oggi lo stesso valore.

La Enriade di Voltaire del 1819 in 4. con due incisioni. Firmin Didot stampò questa magnifica edizione cogli stessi caratteri di che si servì pel Camoens in portoghese da noi sopra citalo.

Il Sallustio del 1819 in foglio. Edizione di lusso stampato in piccolissimo numero di copie; ma non e oggi ricercato.

Coi suoi figli insieme pubblicò un gran nu­mero di edizioni, e le più rimarchevoli sono:

Les ruines de Pompei dessinès et mesureex par Fr. Mazois (et depuis) ouvrage coniinuè par M. Gau Àrchilecte; 1812 et ann. seg. in fo­glio, gr. Questa eccellente opera contiene le scoperte fatte dopo il 1757 siivi al 1821, ed

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è divisa in 5 parti. Si pubblicò a fascicoli, ciascuno de1 quali contiene sei stampe colla loro spiega. Il prezzo di ogni fascicolo fu di fr. 20 in carta Colombier fina, e fr. 50 in carta Colombier velina; 33 fascicoli di quest’ opera comparvero in febbraio 4833. Les anliquiles de la Nubic, ou Monumcns inedits des bords da N ily sii uè entre la premiere et la seconde calaracte, dessinéx et mesurnes en 1819, par F. C. Gau de Cologne; 4824, 27 in fol gr. con 60 stampe. Questa eccellente opera costò in carta comune fr. 252 ed in carta velina fr. 420. Un altra edizione di questa bellissima opera se ne eseguì in Slulgarda col testo tedesco presso Cotta negli anni 4820, 26 in foglio Le Pantheon egyptien par Champollion le jeune 4823 e seg. in voi. 2 in 4. con circa 200 stampe colorate di eccellente esecuzione. La Collezione de' Classici Greci e Francesi. Les Tournois du Rat René de M. Champollion Figeac. Les Contesdu gai savoir9 e P Historial da Jongleur, stampati questi ultimi in caratteri gotici con vignette, ed adornati ad imitazione delle antiche edizioni di Pigouchet stampatore del XV secolo.

Lo stabilimento di Firmin Didol riuniva tutte le branche, che all'arte della stampa appar­

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tengono, ed era sì ben messo che i più distinti uomini della Francia e dell’estero si compia­cevano visitarlo. L'Imperatore di Russia nei­ranno 1814 l’onorò con una sua visita, e fu tale la compiacenza che provò che risolse af­fidargli due giovani Russi, per essere istruiti in tutte le parti che V arte della stampa ri­guardano. Gli stampatori di diversi paesi lon­tani gli inviavano i loro tìgli per essere istruiti nella sublime arte della stampa. Dal suo sta­bilimento uscirono istruiti varii stampatóri, che si resero celebri; tali sono Paolo Renouard, Paolo Dupont, Claye, Rignoux, Pinard, Bruii ed altri. Nello stesso stabilimento appresero tale arte i primi stampatori di Atene Koro- melas, Dobras, Àposlolides etc.

Firmin Didot fu decorato col titolo di Ca­valiere della Legione di onore, e fu membro della Camera dei Deputati. Nell’ anno 1827 venne eletto Deputato a Nogent la Rclrou e nel Parlamento in più occasioni difese gli inte­ressi de' librai e la libertà della stampa. Nello stesso anno cedette lo stabilimento ai suoi figli per nome Ambrogio Firmin Didot, Gia­cinto e Fcder ico, per abbandonarsi totalmente ai pubblici affari.

Firmin Didot oltre di essere un celebre58

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stampatore , incisore e fonditore di caratteri di stampa, si distinse anche nella letteratura. Si ìian di lui due tragedie, la Regina di Por- togallo rappresentata a Parigi, e la Morie di Annibale che nello stile qualche volta non la cede a] celebre tragico francese Gorneille ; tradusse in versi francesi la Bucolica di Vir­gilio, i Canti di Tirteo, e gli Idillii di Teo­crito; e queste traduzioni godono nella repu- blica delle lettere una meritata stima. Scrisse anche una Notizia sop-a Roberto ed Enrico Stefano etc. Queste produzioni dovevano schiu­dergli le porle dell accademia francese, allor­quando la morte lo rapi ai vi vculi il 24 aprile del 1836 nelfetà di 72 anni.

Ambrogio Firmin Didol figlio maggiore del precederne nacque a Parigi il 20 dicembre deiranno 1790, e presentemente con suo fra­tello Giacinto nato li 11 marzo 1792 dirige la casa paterna Firmin Didol.- Ambrogio Firmin Didot studiò la lingua greca antica e moderna sotto Coray, e tale studio perfezionò nel ginnasio di Cidonia eitlè dell'Asia Minore. Indi, pria di occuparsi alia direzione della casa paterna, percorse la Grecia, la Turchia, l’Asia Minore, la Siria, la Palestina* r Egitto ; ed in tale viaggio scoperse nel-

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Tanno 1816 «ella pianura ili Troia nella estre­mità, o\e si crede essere il Pergama, o Cit­tadella di Troia, diverse costruzioni ciclopicheo peflasgiche, che sfuggile erano alle investi* gazionidi Cltoheul-Gouffier e di Ghevalier c che pubblicò In pochissimo numero di copie destinate per gli amici. Scrisse indi le sue Osservazioni sulla Grecia e le Note del suo Viaggio nel Levante, le quali furono inserito da Poeqncville nel suo Viaggio in Grecia.

Questo principe degli stampatori del pre­sente secolo non si limita solamente all’arte della stampa, ma è ancora celebre incisore e fonditore di caratteri da stampa, eccellente e dotto librajo, ed ottimo bibliografo; e meri­tamente è stato onorato membro del Consi­glio municipale della città di Parigi, ed antico membro della Camera di Commercio.

Amico FirminDidot di una saggia libertà fu il primo rhe propose a favore della Grecia insorta nel 1823 una soscrizione con un suo opuscolo, e promosse il Comitato Greco di Parigi , che componevasi dei primi uomini politici e letterari! della Francia, cioè di Rou- chefoucauld Liancourt, di Chateaubriand, dei due Fitiz-James, di Choiseul, di Dolberg, dei Conti <li Saint-Àulaire, di Matteo Dumas, di

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Sebaslian, di Alessandro de La*Bordc, di La- sleyrie, di Alessandro de Lamelh, di Harcourt, de’ Sig. de Siael, di Laffilte, di Villemain, di Beniamino Delessert, di Heyriard , di Lainè, di le Ville-l’Eveque, di Andrea Collier; e nel corso di cinque anni Ternaux sostenne la carica di Presidente ed Ambrogio Firmin Didot quella di Segretario di tale comitato, il quale rese grandi servigi alla causa della Grecia, ed eccitò un grande entusiasmo in suo favore.

Questo celebre stampatore ha pubblicato con suo fratello Giacinto un gran numero di importanti opere di una magnifica esecuzione tipografica e di correzione .scrupolosissima, tra le quali i Monumenti di Egitto e della Nubia di Champollion il Giovine, il Viaggio dell' India di Jacquemonl. la Spedizione Scien­tifica dei Francesi nella Morea, la nuova edi­zione del Dizionario dell9Accademia, il Dizio­nario francese arabo di Bochlor, la Francia letteraria di M. Querard, la Grammatica egi­zia di Champollion , il Glossario della media ed infima latinità di Ducange colle aggiunte a lor luogo dei Benedettini, di Dotti. Carpen* tier, di Adelung e quelli dovute all* editore Henschel,

La più sorprendente intrapresa di si celebri

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mmpalori, colla quale; resero immortale alla posterità i loro nomi, e particolarmente quello di Firmin Didot come editore, che sgomenta la stamperia e la republica delle Ietterò i quella, del Temo detta lingua greca di En­rico Stefano.

Vero si è che il fondo di si celebre tesoro di erudizione devesi ad Enrico Stefano altro celebre letterato e stampatore, come sopra abbiamo osservalo; ma la edizione data da Firmin Didot sorpassò di gran lunga nel ine­rito e nella esecuzione tipografica l’originale edi­zione non solo, ma benanco l’altra di Londra degli anni 4815 al 1825, e meritamente fece ribassare una metà di prezzo alle precedenti edizioni.

Per sostenere tale colossale impresa, e per contentare le brame di suo padre, avea neces­siti dello aiuto degli uomini più dotti ed eru­diti dell’Europa: e questo per essere la scienza di gran lunga in tre secoli progredita ; come pure per gli errori corsi nelle antecedenti edizioni, per la scorrezione dei testi nei ma- nuscritli e nelle edizioni allora publicati, di quelli che erano ancora inediti. Firmin Di* dot per ottenere lo scopo propostosi stabilì una vasta corrispondenza cogli eruditi più

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distinti di varii paesi; la maggior parie dei quali risposero all’ appello lor fallo a nóme della scienza, ed animali dalla zelo dell’edi­tore i Sig. Ast > Boissonade, Gramer , Hase, Jaeobs, Osano, Rosi, Scoeffcr, Slruve, Tafel eie. si affrettarono secondarlo , ed i fratelli Dindórff professori in Lipsia presero unita- meMe con Hase la direzione di questa ono­revole intrapresa, allora cominciala col con­córso de’ Sig. Sinner e Fix.

Ambrogio Firmin Didol per accrescere mag­giori meriti alla sua intrapresa dimostrò l'au­tenticità delle note ed addizioni scritte di mano di Enrico Stefano nella copia che conservasi della biblioteca di Vienna, aggiungendole nella sua edizione.

Collo stesso zelo i più eruditi di varii pàesi hanno assistito, e tuttora assistono Ambrogio Firmin Didot nella sua tanto sorprendente impresa della eccellente Biblioteca degli autori Greci, il lesto de’ quali è collazionato su varii itioiìoscrilli ed anliehe c moderne edizioni, aggiungendovi un gran numero di frammenti inediti accompagnali di fedeli traduzioni laliue intieramente rivedute e spesso tutte nuove, e Arricchite di preziosi commenti ed ornati di Vttii copiósi indici più completi dei precedenti.

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I fratelli Didot hanno ancora pubblicato la bellissima Biblioteca latina francese dirètta da M. Nisard, e la Biblioteca francese accompa­gnata di note de* critici i più eminenti. Tali Biblioteche formano circa 200 volumi in 8. c contengono il materiale di quasi 1000 volumi ordinarli.

Non è meno indifferente la loro intrapresa dell’ Universo pittoresco , nella quale opera i dotti, i viaggiatori ed i dislin r letterati ani­mati di zelo per rendere popolare le scienze storiche e geografiche hanno contribuito coi loro lavori, colle loro scoperte e colle loro osservazioni alla prefissa mela.

Non meno utili ed interessanti sono VEn­ciclopedia moderna e la Nuova Bibliografia generale redatte da dotti di gran merito, e molle altre opere che lungo sarebbe enume­rare.

Le edizioni da esso loro pubblicale sono di grandissimo merito sì per la loro bellezza ed esecuzione tipografica, coinè per la esattezza nella correzione e per la modicità del prezzò.

Negli amii 1844 e 1849 Ambrogio Firmin Didol come membro delle Commissioni per resposizioni di detti anni fu incaricalodal/ury di fare il suo rapporto su tutte le industrie che hanno relazione colla slampa.

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Nellyanno 4851 fu nominato dal Jury in­ternazionale a relatore della prima esposizione universale in Londra, ed il suo Rapporto stam­pato nella stamperia Imperiale, ed il suo Sag­gio sulla tipografia sono due opere che moltolo onorano; provando colle slesse i progressi della stampa e delle arti che alla medesima sono inerenti a cominciare dalla loro origine sino ai nostri giorni.

Come incisore Ambrogio Firmin Didot incise ed inventò un nuovo ed elegantissimo carat­tere Inglese corsivo. Incise parimenti un ca­rattere greco per la edizione di Tirlco, ed i punzoni di un altro carattere ugualmente nuovo, ed un gran numero di tipi greci, fran­cesi, russi etc. Sino all’anno 48(0 spedivano dalla loro fonderia caratteri da stampa, fregi, vignette etc. in tutti i paesi; ma disgraziata* mente pella moltipliciià de’ loro affari, i fra­telli Didot in questo stesso anno furono ob­bligati cedere alla Fonderia generale la parte del loro stabilimento relativo alla fonderia dei caratteri da stampa.

Non vi è stato stampatore che abbia riunito in una sola casa le diverse branche che al* l’arte della stampa appartengono; ed i fratelli Didot sono stati i soli che il tutto hanno in

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una sola casa riunito, cioè la incisione dei punsoni, la fusione dei caratteri per uso di stampa, la stamperia, la stereotipia* la libreria e la fabrica della carta. La loro stamperia è fornita di una quantità di torchi meccanici, ed un solo lavorante di dieci torchi a macchina stampa ogni giorno 440 risme di carta.

La loro fabbrica di carta nel JlSesnil (Eure) presso Dreux ed a Sarei (Eure et Loir) osano i più nuovi ed i più ingegnosi processi, ed esegui- scono in un giorno dei fogli di carta détta infinita della larghezza di un metro e mezzo e della lunghezza di SO metri. In Sorti fu eseguita per la Francia la prima carta infinita e nel Mesnil si inventò la macchiya per asciut­tare la carta coi cilindri riscaldati col vapore.

É da ammirarsi l'ottima morale di questi due fratelli» Ambrogio Firmin Didot ccaoscendo che la invenzione di tali macchine rendeva inoperosa una gran quantità di lavoranti e condannavali a perire della fame; riparò a tale inconveniente con una impareggiabile carità, stabilendo nel Mesnil una stamperia nella loro fabbrica di carta, facendo dirigere ed istruire nelF arte della starnpa , da abili capi questi giovani della campagna, i quali presentemente eseguiscono la composizione di una gran quan-

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lità delle opere pubblicale dalla loro casa...Giacinto Didol fratello di Ambrogio titolare

dello stabilimento di Metnil e Membro del Consiglio generale del dipartimento di VEure stabilì ivi una scuola gratuita diretta dalle Sorelle della Carità per la loro educazione.

Federico Firmin Didot il più giovane dei fratelli Didol aiutava degnamente i suoi fra­telli maggiori negli infiniti dettagli dei loro stabilimenti, i quali vengono occupati da circa mille lavoranti; e dirigeva particolarmente la fabbrica della carta in Memil e fu rapito da immatura morte n«U'anno 4836 nell’età di 37 anni, giorni pria della morie di suo padre.

In tutte le esposizioni dì industria la me­daglia d’oro è stata sempre aggiudicata da padre in figlio ai Sig. Didot. i quali possono riputarsi gli Stefani del secolo XIX.

A non cader’in equivoco su'loro nomi e per conoscere i gradi della parentela di sì celebri stampatori, mi è piaciuto dare la geneologia di coloro, di cui ho fatto cenno.

FrancescoFrancesco-Arnkr Pietro • Firmi• Firmin Enrico D.-S.-Leger Ih-Giovioe

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Se si vogliono più dettagliale notizie su la distinta famiglia dei Didol, puossi consultare Rienzi Encycloped. des G. da M. avec addi- lions par M. Hoefer, — Ercli et Gruber Alty. Ency-,—Conversai. Lexic,,— f Illusiration an•

1855,—Biografia Universale eie.Molli altri stampatori si distinsero nella

Francia, come Antonio Yerard , Sebastiano Nivelle, Dolel d’Orieans, Millanges di Bordò, Grifo di Lione, Vilrè, Sebastiano Cramoisy , Giovanni Anisson di Lione, Goustelier, Guerin e Latour, Barbou, i Gillè, i Causse di Digione, i Grapelet ed altri; che lungo sarebbe il solo enumerarli tutti, non comportandolo il libro che ho intrapreso a scrivere.

Nella Germania Ira gli stampatori di merito possono ricordarsi i Froben; il primo de'quali fu Giovanni nato in Hermelburg nella Fran- conia neirullima melà del secolo XV, ove stu­diò le lingue antiche , e si legò in amicizia con Erasmo e coi più dotti del suo secolo.

Passalo indi nell' Università di Basilea nel 1491 esercitò Farle della stampa, e venne molto lodato da Erasmo nelle sue lettere, e fu uno dei primi che in Germania fece cono-, scere il carattere romano, e lo perfezionò.

Questo celebre stampatore stampò il Nuovo.

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Testamento greco e latino per cura di 6. Eco- lampadio e Nicolò Gerbel nei 1516 in due lomi in foglio in un volume; rara e ricercatissima edizione per essere stata la prima del Nuovo Testamento in greco; giacehè quella di Alcalà, benché stampala nel 1514, non fu pubblicala che nel 1520.

Il volume contiene 14 fogli preliminari» com­preso il titolo. Gli Evangeli e gli Alti degli Apostoli contengono 324 pagine, il seguilo dei Nuovo Testamento è numeralo pag. 1. a 224 le noie seguono pag. 225 a 672 per errore, che doveva essere 676; indi un foglio non cifralo che contiene una lunga errala ; final­mente un ultimo foglietto che contiene il re­gistro e la soscrizione, il quale per lo spesso manca.

Venduto 3 lir. steri, e 15 scili, de Missy in Londra nel 1776; una lira steri, e 14 scili. Pinelli; 8 lir. steri. Williams; 10 lir. sieriini Hibbert. Un esemplare stampato in velino an­nunzialo colla data del 1519 nel Catalogo di Mark Maslermann Sykes parie li, n. 551, che fu venduto 140 lir. sieri, nel 1814 , è della edizione del 1516 mancante delle annotazioni che occupano le pagine 225 a 676. Questo alesso esemplare fu acquistato dal libraio Wei-

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gel di Lipsia per il modico prezzo di 200 thal. Un altro esemplare stampalo in velinaIo annunzia Dibdin nella sua Bibliomania a pag. 296 noia , che si conserva nella Catte­drale di York.

Giovanni Froben ristampò questo Nuovo Te­stamento nel 1549; indi nel 1522 e finalmente nel 1527 in Basilea e nello stesso formato.

II testo nella edizione del 1549 fu nuova­mente riveduto e corretto in 330 passi. In Francia tale edizione non è cara, ma in Inghil­terra un esemplare fu venduto 40 lir. ster­line e 40 scili. Sykes, e k lir. steri, e 4 scili. Hibbert. L’edizione del 4522 è stata venduta K lir. steri, e l scili. Sykes, e 3 lir. sterline Hibbert. Finalmente l'edizione del 4527 ordi­nariamente ha poco valore in commercio; ma una sola copia con l’autografo dell’ Arcivescovo Cranmer nel titolo fu venduta 10 lir. steri, e AQ scili. Hibbert.

Questo Nuovo Testamento in greeo colle note di Erasmo fu ristampato nella Collezione delle opere di questo dotto in Leida Vander Aa, 1705 in foglio e forma il sesto volume. Se ne sono stampate degli esemplari a parte con un titolo particolare.

Giovanni Frobtt stampò a spese di Erasmo

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una raccolta di PP. latini e sono S. Girolamo nel 1516 in voi. 9 in foglio, ristampalo nello stesso numero di volumi e formato nel 1520; ed una terza edizione nel 1524 in voi. 6 in foglio è riportala nel Catalogo della Biblioteca di Berna 1764 in 8.; S. Cipriano e Rullino nel 1520 in foglio, Tertulliano nel 1521 in foglio e ristampato nel 1525; S. Ilario Vescovo di Poiliers 1523 in foglio e ristampato nel 1526. e S. Ambrogio nel 1527 in voi. 4 in foglio. Tale raccolta è molto lodata da Erasmo (1).

Giovanni aveva incominciato alcune edizioni dei PP. greci, c, tosto pubblicalo il libro di S. Giovan Grisoslomo de Babila marlyre in greco nel 1527, nello stesso anno morì lasciando due figli per nome Girolamo e Giovanni.

Si ha di lui una prefazione alle Concordati- iiae Maiorcs 1523 in foglio.

Girolamo nato nel 1501 fu tenuto al fonie battesimale dai Deputali della Confederazione Svizzera, che trovavansi in Basilea, per rice­vere il giuramento di essa città che in quella epoca era stata aggregata al corpo Elvetico, come primo fanciullo nato dopo (ale aggre­gazione.

(1) Intra triginta annoi nullum optu tmausum typi», pari fid $ , pari cura, pari impedio. Erasmo.

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Girolamo e Giovanni succeduti, nella stam­peria del padre continuarono V esercizio del? l’arte della stampa. Essi ristamparono parecchi PP. latini sopra enunciali e pubblicarono le Opere di S. Agostino nel 1528, 29 in IO vo­lumi in foglio, che si crede essere state in­cominciate dal loro padre, stamparono il San Giovan Grisoslomo nel 1530, 33 in voi. 5 in foglio, S. Basilio in greco nel 4532 in foglio e le Opere di Erasmo nel 4540 in voi. 8 in foglio.

Nell1 anno 4537 ristamparono le Opere di S. Girolamo in società col loro cognato N. Bi- schop, come si vede dalla soscrizione di tale opera, ed in seguito pubblicarono le opere di S. Agostino nel 4544 in volumi 41 in foglio e le ristamparono nel 4556 in 40 volumi in foglio.

Ambrogio ed Aurelio Froben fratelli ristam­parono in Basilea questo stesso Padre nel 4569 in voi. 40 in foglio.

Lo stemma di Froben è un colombo, che posa sopra un bastone, al quale sono attor- cigliati due basilischi.

Il più celebre stampatore di Anversa fu Cristofaro Piantino nato nel 4544 a Mont-Louis nella Touraine da poveri ed oscuri genitori.

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Si recò giovine a Parigi, dove apprese il me­stiere di legatore di libri, col quale riparava ai bisogni della vita; indi apprese Parte della stampa nello stabilimento di Roberto Macè stampatore a Caen, e tosto perfezionato in tale arte si portò in Lione ed a Parigi per ivi col­locarsi ed esercitare Y ultima arte appresa; ma le turbolenze, che ivi vi *rano per le con­tese in materia di religione, glielo impedirono e passò nei Paesi Bassi , ove poco dopo si ammogliò. Finalmente si stabilì in Anversa, ove cominciò ad esercitare Parte della stampa nell’anno 1585.

Piantino studiò la lingua latina, ed in modo particolare la sloria naturale e segnatamente la botanica. Ed avendo incoraggialo Mal. de Lobel a pubblicare la sua opera titolata Pian• far am seu Slirpium Historia in foglio figurato (Antuerpiae 1576), assistendolo nella incisione delle tavole, siccome Piantino sottoscrisse la dedica, Vari-der-Linden e Mereklin credono t ehe Io stesso avesse avuto parte nella compi­lazione di tale opera. Ma giustamente è siala rivendicata la debita lodo a Lobel autore della stossa e di altre opere di botanica.

Balfeac pretende che Piantino non aveva che una imperfettissima cognizione della lin-

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gua latina (1), ed asserisce che Giusto Lipsie - stretto amico di questo celebre stampatore gli scriveva le prefazioni e le lettere latine, che metteva in fronte alle opere da esso pub­blicate» mandandogli nello stesso plico le tra* duzioni in fìamingo. Vero si è che è autore dei Dialoghi francesi e fiaminghi pubblicati nella sua stamperia nell'anno 1579 in 8 « nel IX dialogo descrive con molta esattezza le macchine ed i melodi della stampa; ma non era erudito come gli Aldi e gli Stefani, e nemmeno privo di istruzione.

Questo celebre stampatore si rese amico dei primi letterali, e la sua casa era Y asilo dei dotti, soccorreva quelli che erano in bi­sogno, offrendo loro uno stipendio onorevole, e non passava giornata che non ne aveva parecchi alla sua mensa, ed i correttori della sua stampa erano i primi uomini di raro me­rito, come Cornelio Kilian, Teodoro Palman, Vittore Giselin, Francesco Rafelcngio etc. ed esponeva le prove nella sua porta promettendo ricompensa a coloro che scoprivano errori

Le sue edizioni sono di merito sì per la carta che impiegava, come per la esecuzione

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i l ) Bilzac Lettere a Cltopelainc, 1, 27.

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tipografica e sopralutto per le correzioni, principale merito della bellezza delle edizioni, le quali gli fecero acquistare subilo una gran fama , che gli arrecò una considerevole for- tuna.

Il Re di Spagna Filippo II conoscendo i meriti di Piantino lo elesse primo suo stam­patore col titolo di Archi-lypographus, e lo incaricò di pubblicare una nuova edizione della Bibbia poliglotta di Alcalà, di cui gli esemplari erano divenuti rari, approntandogli delle considerevoli somme dal tesoro reale per eseguirla.

Piantino chiamò da Parigi il famoso Gu­glielmo Labe, per fondere i caratteri neces­sari! per la stampa di tale opera e Filippo II gli spedì da Spagna il dotto Arias Montano per la direzione di lale importante lavoro.

Questa Bibbia poliglotta fu pubblicata da Piantino negli anni 1569 al 1572 in voi. 8 in foglio mass. Essa con tutto ciò che riuscì un capolavoro dell’arte della stampa, oggi non è ricercata che per le grandi biblioteche. Se ne stamparono parecchie copie in velino , una delle quali esiste nella biblioteca del Re di Francia.

Tale lavoro gli accrebbe una grande ripu-

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fazione, e per poco non fu cagione della sua rovina; mentre i Ministri Spagnuoli lo vessa­rono indefessamente per la restituzione delle somme che gli erano state prestale del reai tesoro sino al totale rimborso; ma a forza di cure e di costante lavoro equilibrò le sue fi­nanze.

Piantino possedeva altre due stamperie una in Leida, e l’altra in Parigi. Morì il primo di luglio 1589 e fu sepolto nella cattedrale di Anversa con un onorevole epitaffio (1). Lasciò tre figlie, le quali successero nelle stamperie, alla primogenita maritala a Fr. Rafelingio spettò quella di Leida, all’ullima, che sposata aveva Egidio Bèys, toccò quella di Parigi, e quella di Anversa fu retaggio della seconda figlia maritala a Giovanni Moreto , il quale continuò nell’esercizio della stamperia in so­cietà con sua suocera. La stamperia di An- versa era collocala in una vasta casa ed è riguardata come uno dei principali ornamenti di questa città (2), e tuttora appartiene ai Morelo e suoi successori (3).

(1) Foppeos, BibUoth. Bèlgica.(3) Lud. Guicciardini, De script. German. 4. obL Harnemii 1616,

pag. 155.(3) « La casa Plautino appartiene sempre ai Moreto, suoi di

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Le edizioni plantiniane sono tuttora stimate. Lo stemma di questo celebre stampatore è una mano che tiene un compasso aperto, intorno al quale si leggono le parole Labore et Con- stantia.

NeirOIanda vi sono stati anche degli stam­patori celebri, e sonosi distinti per la bellezza dei loro caratteri e per la eccellente carta da loro impiegata nt>n solo, ma benanco per la eccellente esecuzione tipografica e per le cor­rezioni r che sono il maggiore merito delle edizioni. Sonosi con particolarità distinti gli Elzeviri, il vero nome dei quali è Elzevier, ed in latino Elseverius, famiglia originaria di Liegi, o di Lovanio, e forse anche di Spa­gna. (i)

Stipite di questa famiglia fu Luigi , primo di questo nome, il quale si crede essere stato libraio, per la vendita che esso faceva dello Eutropius edizione di Leida 1592 in 8. Ma siccome si vede nella soscrizione di varii li* bri e segnatamente nell’opera titolata Satiri»

« scendenti e successori, ti si stampa tuttora, la eorte è ornata « di busU di Giusto Lipsio e di altri dotti, che Sostennero l'onore « di tale casa. » Camus, Viaggio mi Dipartimenti Uniti. Catalogo della biblioteca di un dilettante.

(1) Biografia Universale, voi. XVIH, pag. 88.

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dute di Leida <617 annunziato il suo nome come socio di Giovanni Maire ; ed in altri unito a quello di Isacco suo nipote, fa cre­dere che abbia anche esercitato V arte della stampa. ‘

Nello stesso anno 1617 credesi essere av­venuta la morte di Luigi, il quale lasciò quat­tro figli per nome Maltco, o Matthis, Egidio, Àrnousto, o Àrnanlo e Joost, o Giusto. Questi ultimi due non esercitarono 1’ arte del loro comune padre, e di dodici stampatori della famiglia degli Elzeviri sei si distinsero colle loro belle edizioni rn Olanda, nel XVII secolo, cioè Isacco, Bonaventura, Àbramo, Giovanni, Luigi e Daniele, come vedremo.

Lo stemma di Luigi era uu’aquila sopra un ceppo con un fascetto di sette strali, accom­pagnata dalle parole Concordia re$ parvao crescunt.

Matteo primo figlio di Luigi]I nacque nell 565 e il efa libra ip in Leida; indi si associò a Bo­naventura suo figlio, come lo contestano le soscrizioni di due opere ; cioè la Castrarne• fazione di Stevin, e la Nuova Fortificazione per cataralte del medesimo autore. Matteo morì a 6 dicembre 1640 lasciando sei o sette figli, cinque dei quali maschi per nome Isac­

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co, Arnauslo II, Àbramo, Bonaventura e Gia­cobbe.

Il secondo figlio di Luigi I per nome Egi­dio fu libraio all’Aja sin dal 1599, e si vede il suo nome nel Linchot stampato ivi nello stesso anno.

Isacco figlio primogenito di Matteo e nipote di Luigi I fu il primo di tale famiglia che si distinse nell'arle della stampa, e le sue edi­zioni sono dell'anno 1617 sino all’anno 1628. Tra i libri stampati da questo celebre stam­patore merita speciale menzione il Primo Can­to dell’ Illiade di Omero in greco, nel quale frammento leggesi la seguente soscrizione : Typis Isaaci Elseverii sumplibus Henrici Lati• reniti 1619. L’ultima opera, su la quale tro­vasi il suo nome, è l'Hymnus Tubaci di Tho- rius 1628 in 4. Il che fa credere essere morto in questo stesso, o nel seguente anno.

Per qualche tempo Isacco adottò nei libri da esso stampati lo stemma di Luigi 1 suo avo; io seguito usò quello di un albero, in­torno al quale è una vite che attorciglia i suoi rami ed un solitario colle parole Non solut, il quale stemma fu seguilo da Bonaventura, da Abramo e da Giovanni Elzeviro.

Àbramo e Bonaventura, fratelli di Isacco ,

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figli di Matteo e nipoti di Luigi I , furono i più distinti stampatori della famiglia Elzeviri. Bonaventura nell’anno 1618 fu socio con suo padre, e nel 1626 si associò con suo fratello Àbramo, e nel giorno 15 maggio dello stesso anno ottennero il privilegio dagli stati di Olanda per le loro piccole Repubbliche, alle quali per formarne una intiera collezione possono unirsi altre opere, e sul proposito si possono con­sultare Sallengre (1) e Brunet (2).

Questi due fratelli resero illustre la fami­glia degli Elzeviri ed immortalarono i loro nomi coi loro capolavori tipografici, e pubbli­carono essi soli un gran numero di edizioni, che non diedero tutti gli altri stampatori riu­niti dello stesso nome. Essi erano egualmente abili nell'arte della stampa e nel commercio dei libri, e fecero molli viaggi , onde perfe­zionarsi nell’una e nell’altro.

Le loro edizioni si distinguono pella ese­cuzione tipografica, per la bellezza della carta e de’ loro caratteri, c parecchie delle loro edi­zioni hanno tuttora un grandissimo merito.

Essi non istamparono chc in Leida, e non

(1) Sallengre, Memorie di Letteratura, tom. Il, pag. 149 a191.(8 ) Brunet, Manuel du librairne etc. voi. V. Cullect. des Elzc-

vircs.

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esistono che pochissimi libri stampati altrove a loro spese. Nell' anno 1652 si vede il loro nome in qualche opera da essi stampata; ma questo nelT ultimo loro anno. Àbramo morì il 14 agosto 1652, lasciando un figlio per nome Giovanni ; e Bonaventura poco tempo dopo, cioè nel 1653*, lasciando un figlio per nome Daniele,

Stamparono un catalogo in Leida nell' an­no 1654 in 4. di pagine 80. a due colonne col seguente titolo: Calalogus librorum qui in bibliopolio elzeviriano venates extant, ed un secondo catalago fu stampato dai loro eredi nel 1653 col seguente titolo: Calalogus t aria rum el insignium in quavis {acullale, maleria et lingua librorum Bonavenlurae el Abrahami Elsevir, quorum auclio habebilur.. Lugduni Ba- lavorum in officina <lefunctorum ad diem 16 aprilis stylo novo el sequentibus 1653.

Giacobbe quinto figlio di Matteo, fratello dei precedenii e nipote di Luigi I era stam­patore ali" Aja e noti si conosce di lui altro libro ivi stampato che la Tavola dei Seni di Alberto'Girard nel 1626.

Giovanni figlio di Abramo nacque a 27 di febbraio del 1622. Si ammogliò con Èva Van- Alphcn neiranno 1647, e negli anni 1652

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al 16#4 fu socio eoo suo cugino Daniele, fi­glio di Bonaventura nato nel 1617, e durante

. lale società stamparono, la più bella, la più, rara e la più cara edizione degl' Elzeviri, il libro titolato de Imifalione Christi senza data in *2, venduto $ijio a 120 fr. Mac-Carty.

Sciolta nell’ anno 1654 la società dei duo cugini nel seguente anno Daniele si associ^ con suo cugino Luigi II figlio di Isacco in Am­sterdam, il quale fu dapprima capitano di va­scello; indi verso il 1640 si slabiH in Amster­dam esercitando il commercio librario e morì il 21 loglio 1662.

Morto Luigi lì Daniele continuò solo il suo commercio fino alla sua morte avvenuta il 13 settembre 1680, lasciando due figli per nome Luigi e Daniele, i quali non stamparono mai, Ma la loro madre Anna Boerning stampò n«r gli anni 1680 al 1682.

Nell'anno 1681 pubblicò il Corpus jurh ci­vili* in volumi 2 in 8. ed un catalogo col seguente titolo: Cataloga* lil-rorutn qui in bi- bliopoliq D. Elseverii venale» extant, et quo­rum audio habebilur in aedibus defuncti, 1681 in 12. di. pagine 491. Questo catalogo è per ordine alfabetico e ciasouua lettera è suddi­visa in libri iheohgici, jutidiei, medici., mi-

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scellanei; libri di teologia, di legge, di medi­cina, dì belle lettere. I libri italiani, spagnuoli, e francesi formano un quinterno separalo dì 22f pagine, ed i libri sono disposti per ordiné di alfabeto in ciascuna lingua.

Nel 1682 stampò il Tiberio di Amelot de la Houssaye. in 4 , che porta la soscrizione degli Eredi di Daniele.

Di Daniele vi sono parecchi cataloghi. Il primo col seguente titolo: Catalógni librorum qui in bibliopoli D. Elseverii venales exlani 1674 di pagine 770, diviso in 7 parti, cioè Libri fheologici, Libri Juridici, Libri francesi di teologia , di legge, di medicina, di belle lettere. Libri italiani, spagnuoli ed inglesi. Li­bri tedeschi. Libri medici, Libri miscellanei. Ciascuna parte ha la sua numerazione parti­colare e disposta ad ordine di alfabeto. Un secondo catalogo porta il seguente titolo. Ca- talogus librorum offìcinae Danielis Elseverii, designans libtos qui eius typis, aut impensis prodierunt, aut quorum alias magna ipsi copia suppetit 1674 io 12 di pagine 36. Disposto anche per ordine di alfabeto.

Daniele fu l'ultimo della famiglia degli El­zeviri che esercitò l'arte della stampa; e Gio­vanni dall’ anno 1655 sino alla sua morte

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«vvenula alli 8 di giugno 1664 soVenne solo la sua stamperia io Leida, dandole un nuovo lustro; Questi lasciò due figli, uno per nome Damele, ehe era Vice-ammiraglio e morì il 96 b-hbrajo .4688, e l’altro Àbramo che fu Magi» strato in-Leida.. Si ha di Giovanni Elzeviro un catalogo stara» palo, in Leida in i< di 407 pagine a lunghe linee: eoi seguente titolo: Catalogu» variorum et rariwum inomni fondiate et lingua libto- rum (Or» compaclorum, quarti non eompaetorum officina Jhoannis Elteverii accad. typogruphi quorum audio habebilur ad diemiO februarii Ì659 tlylo novo. :

Èva Van-Alphen vedova di Giovanni dal* l’ anno 4664 al 4674. continuò a stampare a suo nóme .ed a quello dei suoi figli sotto la ragione della: Vedova ed Eredi di Giovatati Elzeviro. .

Pietro 1 figlio di Amatilo H e nipote di Matteo nacque, in. marzo 4645. Fu stainpatora ad Utrecht dal: 4669. al 4680. Egli ebbe per­dite eoosidwevoli cagionate dalla conquista dell’Olawla fetta da :Lyigi XIV. S’ ignora l’anno della sua morte.

Pietro 11. figlio del precedente e nipote di Arnanto 11 fu Consigliere ad Utrecht e stampò

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Solamente negli anni 4669 e 4670; e si han fio lui stampale le Mitcellanee di Colomie».

Debbo avvertire che nelle Memorie de U Hòuckefoacaull stampate in Amsterdam nel 1668 in 12, e negli Ultimi Dttcorti di Mona sta ra­pali ivi nel 1680 si leggono nella soscrtaione del primo libro i nomi di Gabriele e Luigi Elzeviro; e nel secondo qàellò di iéaeeo Da­niele Elzeviro ; nomi che nón sono mai asi> siiti; e perciò giustamente .qualifica tali libri Il dotto Adry per falsiElzeviri. Questo blblio* grafo scrisse un Catalogo ragionato di tutte It edizióni faHó dagli Elzeviri, e pubblicò nel Magazino Enciclopedico del ihese di agosto e settembre 1806 un Ragguagli» internò agli stampatori della famiglia degli Elzevirit ' Se più estese notizie si volessero di questi celebri stampatori! potrebbe il lettore consul­tare Brunel, Manuel da librairc voi. V. la Biografìa Univenale voi. XV1H, pag. 85 e seg. Pietòr Amale» Eiscviriennes etc. 1

Affi» di sfuggire qualùnque equivoco nèi n o m i# questi celebri stampatori mi è pila* «iotv dare là geiièoìdgia di cétorò, del quali ho fatto cenno.

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Le edizioni degli Elzeviri sono la delizia degli amatori e tengono un distinto posto nei gabinetti degli stessi, formando una collezione a parte. Dapprima si limitavano a raccogliere quei volumi che si fanno rimarcare per la loro bellezza, per la eleganza della stampa e pel loro contenuto* i quali ascendono al n*. di 80 come sono registrati da De Bure. Non contenti gli amatori di tale circoscritto nu­mero di volumi, ne hanno a giusto titolo ag­giunto degli altri, che meritano essere am­messi in questa elegante collezione, e con tutto ciò non formerebbe (he un regolare numero di volumi. Oggi però hanno riunito a tale collezione lutti i volumi, non esclusi quelli di piccolo formato» che portano il nome degli Elzeviri, come ancora quelli che non lo portano, ritenendo quesl’ ultimi essere usciti dai torchi di quei celebri stampatori Olandesi; ed in tale caso la collezione che originaria­mente non conteneva che 80 volumi, oggi è portata ad 800 e p iù , i quali non hanno lo uguale merito; anzi ve ne sono alcuni asso­lutamente inutili.

Da poco tempo a noi vicino è piaciuto agli amatori riunire alla collezione degli Elzeviri le graziosissime edizioni in piccolo formato

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(fi Àbramo Wolfgank , o Wolfganck e Wolf­gang.

Questo tipografo inolio si distinse nell'arte della slampa dall’anno 4662 sino all’anno 4693. E siccome non portano le sue edizioni nome di stampatore, alcuni a torto ritengono, attesa l’epoca, la bellezza dei caratteri, la eleganza della carta e la eccellente esecuzione delle stesse, essere uscite dbi torchi degli Elzeviri,' e li hanno riunite alla sopraindicata collezione. Di tale opinione è H. Berard (4), il quale a- guzza tutto il suo ingegnò a sostenere essere tali edizioni degli Elzeviri, rilenendo Wolfgank libraio e non già stampatore in Olanda.

A provare il contrario mi è piaciuto fare le seguenti osservazioni. Le edizioni di Wolf­gank offrono nel frontispizio uno stemma lulló proprio, cioè quello di una volpe che osserva la sua preda vicino ad un albero colla parola Quaerencfo e nell’ interno dei libri stam­pali da questo celebre stampatore si vedono delle vignette e dei rosoni che offrono delle volpi, degli augelli ed altri animali; stemma, vignette e rosoni non mai usati dagli Elzeviri, ma dal sol.o Wolfgank : Inoltre nel catalogo

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sugli .Elzeviri pag. 17, c scg.

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dei libri di fondo di D. Elzeviro,-al quale p» trebbonsi falsamente attribuire, attesa l’epoca e la bellezza della loro stampa, vi sono segnate varie edizioni coi nomi di Jacques le Jeune* di Sambix eie:, e nessuna se ne inoontra eoi nome di Wolfgank. Finalmente toglie qualun­que dubbio la edizione del Teatro di Quinauft del 1665, in fronte della quale leggesi una epistola dedicatoria di Wolfgank che si di­chiara stampatore di delta opera con queste precise parole «: Ge sont les Qeuvres de M.* Quinault que je vous offre .en qoalitè de > celui qui les a rammassez et impriinez ». Ciò prova ebe Wolfgank era non solo libraio, ina anche stampatore in Olanda, e ta$ edi­zioni ad esso lui appartengono e non mai agli Elzeviri.

L' Olanda non. si limita ai soli Elzeviri e Wolfgank come celebri stampatori, ma ne con­ta molli, i; quali hanno portato ad un alto grado di perfezione l’arte della stampa, come Hakio, Blen, Weslenio, Giansonio, Maire, Van- der Aa eie. che lungo sarobbe tutti enumerare, e qqI comporterebbe il libro che ho intrapreso a scrivere.

Le edizioni di Giovanni Baskerville eseguile in Inghilterra, e segnatamente in Birmingham

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meritano un distinto posto nelle biblioteche degli amatori.

Giovanni Baskerville nacque a Wolverley nella contea di Worcester nel 4706* :Da prin­cipio era maestro di carattere ed inverniciatore a Birmingham; successivamente nell'anno 4750 intraprese l'arte della incisione e fusione dei caratteri da stampa, e dopo avere fatto per parecchi anni molti tentativi con ingenti spese, giunse ad incidere e fondere un bellissimo carattere di nuova forma; indi fornitosi di una propria stamperia nell’anno 4756 fece il primo saggio stampando il Virgilio in un voi. iq 4. che pubblicò il seguente, anno.

Tale J#>ro riuscì di una bellissima esecu­zione , ed è, giustamente riguardato come il capo d’opera dell’arte della stampa di questo celebre stampatore. Inglese. Una copia di lale Hbro legato in 2 voi. con le figure dell’ edi­zione di Ogylvi fu venduto 120 fr. d’Ourches. Esiste una ristampa di tale Virgilio colla stessa data e nello stesso formato, che è me­no bella della originale edizione e questa si vende da 18 a 24 fr.

Acciò non s’ ingannino gli amaiori mi è piaciuto dare j segni onde, conoscere la origi­nale edizione e la ristampa. Nella prima edi-

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zione a pagina 342 nel titolo del X libro del- l’Eneide si legge Liber decimus JEneidos invece di /Encidos liber decimus; e la stessa traspo­sizione trovasi nel principio dell’ XI libro, e non trovasi nella ristampa.

Nell’ anno 1739 stampò il Milton in iglese in 2 voi. in 4. e lo ristampò nel 1760 in 2 voi. in 8. grande. Nel 1763 stampò la Bibbia in inglese in un volume in foglio grande, la quale riusci di una superba esecuzione tipo­grafica e si vende 100 fr. ed anche dì più. Stampò ancora un libro delle Comuni preghiere anche in inglése in diversi formati : e per ottenere il permesso di stampare questi ultimi due libri venne obbligalo pagare una consi­derevole somma all’ Università di Cambrige. Stampò l’Orazio nel 1762 in 12 e nel 1770 in 4. La prima edizione è graziosissima, r i­cercata e poco comune, ed è la più corretta edizione uscita dai torchi di questo celebre stampatore. Uscirono dai suoi (orchi il Te- ronzio, il Catullo, il Lucrezio, il Giuvenale, il Sallustio, il Floro, eie. di formalo in 4. ed in 8. Parecchi classici Inglesi, la tanto celebre edizione delMriosfo in v')!. 4 in 4. nel 1773 colle incisioni di Bartolozzi da me ricordalo a pag 288, che si vende da 3 a 400 fr; lo stampò

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ancora nel formalo in 8. quale riuscì pure bene eseguilo e si vende da 72 a 96 fr. ed altre opere si hanno pubblicate da lui.

Giovanni Baskervilie portò l’arte della stam­pa ad un piò alto grado di perfezióne di quella che era allora in Inghilterra; e per non avere trovalo mezzi di incoraggiamento, anzi incon­trato ostacoli, come sopra abbiamo osservalo per la stampa della Bibbia e delle Comuni preghiere, non fece mostra dei suoi grandi ta­lenti. Le sue edizioni sono reputati di gran merito, ma non uguagliano quelle di Bòdoni e dei Didot.

Questo celebre tipografo morì il giórno 18 gennaro 1775 nell’età di 69 anni. Dopo la sua morte non si trovò in tutta Inghilterra nessun compratore che facesse acquisto dei suoi ca­ratteri di stampa» Essendo stali dagli eredi inutilmente offerti alle Università ed ai librai della stessa, restarono sepolti ed inoperosi sino al 1779, epoca nella quale il celebre Bou- marchais li acquistò pel prezzo di 3700 lir. steri, e li impiegò nella tanto bella edizione da lui fatta delle Opere complete di Voltaire in 70 voi. in 8.' eseguila negli anni 1784 al 1789.

V Inghilterra non vanla il solo Baskervilie

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come celebre stampatore, ma molli ne enu­mera, Come Brindley, Tonson» Foulis, Martins etc. che lungo sarebbe tulio passare a rasse­gna. Basta però questo solò stampatore ad onorare quella grande nazione nella nobile arie della stampa.

La Spagna va ftncbe fastosa del tanto ce­lebre stampatore Gioacchino lbarra. Questi nacque in Soragoza nell’anno 1725, ove aveva una stamperia, dalla quale uscirono edizioni di stupenda «secuzione, e le edizioni di questo «elebre stampatore sono ricercate, e formano l’oggetto della compiacenza degli amatori, oc­cupando un posto nei loro gabinetti. -

lbarra inventò la eilindratara della carta dopo stampata, die le dfc una lucidezza e bel­lezza clic meglio fa risaltare la stampa. Si erede di avere inventalo un inchiostro per uso di stampa capace di subire a volontà una maggiore o minore tenacità nell'impiegarlo; da alcuni gli si contende il merito di questa invenzione. Il certo si è che in Ispagna cia­scuno stampatore ha un metodo lutto proprio nel fare detto inchiostro.

- Si ha di questo insigne iipografo la tanto stimata edizione della traduzione spagnuofa di Sallustio dell’ infante D. Gabriele in un vo­lume in foglio figurato, Madrid 1773. Questa

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edizione è meritamente riguardata come un capolavoro dell’arle della stampa, e la mag­gior parte degli esemplari furono regalali. Si sono venduti 210 fr. Bnrlheleiny; 231 fr. De* lero, ed ancora più cari. Vi sono esemplari stampati in carta parte bianca, e parte az­zurra e tali copie.non valgano più di 80 a 100 fr. Uscì anche dai suoi torchi la bellissima edizione dell'opera di Cervantes de Saavedra Istoria di Don Chisciotte in lingua spagnuola in voi. 4 in 4. Madrid 1780 con le figure di Cornizero incise da Cannona e dà altri cele­bri incisori. Questa edizione a giusto titolo è riputata un filtro capolavoro della- tipografia ed è ricercata da tulli gli amatori di Europa. Vénduta 231 fr. Còillard. La 'ristampò ivi nel 1782 in voi. 4. in 8. picc. e questa si vende da 27 a 30 fr. Stampò ancora una magnifica edizióne della Bibbia ed un Mtssale- mozara- bico. Morì questo celcbrie stampatóre a Madrid nel 1785.

Lungo sarebbe il volere passare a rassegna lutti gli stampatori che colla loro arie si sono resi celebri, non permettendomelo un Manuale, che ho Intrapreso a scrivere, ini son© cofl- tcalato ricordare colóro che si Sono più "4fl- ftinti nell’ arti* déllit stampa ed titaniomotto onorato la loro patria.

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CAPITOLO DECIMOQUINTO

Influenza iella scoperta iella stampa sui pressi i t i libri.

Avanti l'epoca della invenzione della stampail prezzo dei libri era eccessivamente caro a causa della poca quantità degli stessi, come abbiamo osservalo antecedentemente.. Inventala intanto l’arie della slaippa, gli inventori della stessa formandone allora up segreto, i primi libri da essi stampali vendet­tero come manuscritli, e di conseguenza a prezzi elevatissimi.

Indi propagata l’arte della stampa in varie città dell’Europa, non essendo più un segreto e resasi comune e di pubblica utilità; divenne oggetto di commercio e rapidamente moltipli* caronsi le .stamperie, le quali pubblicando un

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immenso numero di libri, veniva il prezzo degli stessi sensibilmente ribassato.

Cosi la stampa cominciò ad avere influenza sul prezzo dei libri dal 1468 in poi. Di fatto si osserva che in tale anno Pietro Schoeffer vendette al Collegio Eduense di Parigi una copia della Somma diS.Tommaso Seconda secon­da per il prezzo di 15scudi di oro, come risulta da una quittanza dallo stesso rilasciata a fa­vore dei maestri, sedar i , e borsari di detto Collegio, di sua propria mano scritta evali* data col suo monogramma (1) che conservasiio Parigi nell’armadio di ferro dell’ Archivio generale della repubblica S. 6346. Da ciò si

(1) « Ego Pelrus. Gernsziehcm, impressor librormn dyoeesis< Maguntincnsis, confiteor vcndidis&e vencrabilibas magislris et< scolaribus bursariis collegi! Eduensis Parisins fundati quendam « li brani noncupatum Suouna Secunda seconde parlis sancti Tbomc,• in pergamene, in quaternis, non illumfnatam, incipiente in se- « cundo folio ut Augustimu d/et f , e t fintante in penultimo folio « ante tabulam ingretsus ted, eie. prò prctio qoindecim scutoram « auri, que vere et rcalilcr ab cis recepì; et de predicta somma « quindecim scutorum auri quito ante dictos magistros et borsa- « rios, et prcdictum librum garentisare promisi et promitto ad* « versus quoscumquc. Et in fidem et tcstimonium premissorum « liane presenterò quitanciani mea propria manti Parisiu» scripsi « et subsignavi. Anno Domini millesimo qaadringenlesimo sexagc- « siino ectavo, die vero vige si ino mensis Julii» Qui il monogMnhma. Bernard, De l’orig. et des debuto de l'imprim. Taris 1S68 lena.* I, pag. 270, fac-simile n 5*

«95

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4im osirache era ancora allo il prezzo dei libri. , .. Tre anni dopo, vai quanto dire nell1 an­no 4471, lo stesso. Schoeffer vendette una copia delle Epistole di S. Girolamo stampate in pergamena a Giovanni abbate di S. Vittore pel prezzo di 42 scudi dr.oro, colla condizione di celebrargli un ansi versano per suffragare le anime di Pietro Schoeffer, Gonrado Henlif, Giovanni: Fausti, pelle loro mogli, figli, parenti, -amici1 e benefattori; eotìje osservasi dal necro­logio di delta chiesa (4).

Tale vendila fa conoscere una diminùizione di prezzo nei libri: cho invece dì vendersi un volume in foglio 45 scudi di oro, fu venduto per 42 ed un anniversario, e quindi si os-

(1) « B 111 Kal. Novembris ©biit Arnulfus etc . ......................* Itcm Anniversarium konorabilium virorum Pclri Scofer, et Con- « rordi Ilcnlif, ac Joliannis Fust, civium de Mogunlia, impresso- « rum librorum, nee non uxonim, filiorum, pareotum, amicoruiu « et beticfacloruua corumdcm. Qui Petrus et Conrardus dederuot « nubi» Eyislulas beali lhcronion,•ìmprcssas in pargatneno , ex- .« ccpla Unico stimma duodeciiu seniorum auri, quam prefati im- « prcs*ores rcccperunt per manus domini Johanms, abbatis liujus « eecle&ic». Scverus, Paroch. Urbis Mogmt. Aschofieinburg 1768 — W«t*llweiii, Bibbliot, Mogutti n. 17 doe. 251, 23-. —Schaab, Die 6 escitiehie etc. (pm. J , pag 443,— Bernard, oj>. et!, toro. I, pag. Sai, fjc fiutile n. 5.

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serva che sensibilmente di in anno in annoil prezzo dei libri diminuiva.

Intanto l’arte della Stampa fuori Germania e particolarmente nèllìlalia era moko progre­dita, ed il numero delle stamperie era di gran lunga aumentato, e segnatamente in Roma ed in Venezia, e là quantità dei libri si era sor­prendentemente accresciuta. Lo spaccio dei quali non corrispondeva alle brame degli stampatori, e per conseguenza, non potendo far fronte alle ingenti spese pel mantenimento della stam­peria e riparare ai ioro bisogni giornalieri. cercavano con diverse epistole soccorso alle persone potenti tra le quali è curiosa quella del Vescovo di Aleria in data del 20 marzo 1472 a nome degli stampatori Sweinheim e Pan- narlz diretta a Sisto IV, nella quale rendono conio delle opere da loro stampate ascendenti al n. di 12475 volumi, la quale trovasi collo­cata per Io- più nel principio del 4. voi. della Bibbia glossata di Nicolò de Lira da loro stam­pata. Ed io credo far cosa grata ai dotii bi­bliografi riprodurla in questo Manuale col supplemento delle opere pubblicato dagli slessi ' tipografi dopo aver diretto quella epistola al Sommo Pontefice Sisto IV.

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Communis ac trita olira inter genliles opinio fùit, pater beatissime Xyste IIII, pontifex, maxime, celerà diis, deos ipsos, duodecim eliam ttlqs principesselecAos et magnos appellatos , uni necessitati continuo paruisse : eam enim inler numina omnia abSque prò vocalionc imperiosum exer- cuissc magislratum, Id ne inler chrislianos quoque vere dici cen6eatur, tua potissimum sapicntia clèmentiaque oc- curri potesl, et ut digneris misericordtler occurrere, ser- vuli tue sanclitatis Gonradus Suueynhém etArnoldus Panr narlzs, impressores nostri, ac utilissime bujus llcloric ar* tis primi in Italia opifiecs, maximi in urbe operarii, arile sanclissimos pedes tuos tcrram veslìgiis tuis impressam dcosculantes, implorante Nanque fcgo ipse, creatura tu a ', ceterasepislolas proprio» hanc iUorum nomine et deoessoris antea et poslraodum tuo numini divino inscrispi. Vof\qui< Jcm impressorum sub lanlo jam carlharum fasce laboran- tìum, et, nisi tua liberalllalis opitulclur, defìeienlium, isla est, pater beatissime. Noè de Germaniis primi tanti com­modi artem in Romanam curiam tuoni multo sudore et impensa, decessoris lui tempestate, deveximus, Nos opi- fices librarios cclcros, ul idcui auderent, exemplo noslro incitavimus. Nos reliquis propter impcnsarum magnitudi- neni a lanlo negolio, vel omnino, vel maxima ex p arie , quasi in salebra herentibus, recenti ore animo viribusque geminatis, cimi summa difficultatc rcslilimus- Jam tandem defedi nervis et sanguine, divinam oj>cm tuam imploramus, lndicem si pcrlegeris impressorum a nobis operum , mi- raboris, tanle majeslatis et apostolici culminis p a te r , vel carthas buie librorura copie potuissc vel ljnamenta suflì* cere. Et ut pcrlegere valeas usque adeo curis pontificali- bus dislriclus , nibil aliud Iiec ad le epislola conlincbit. Nam, auditis nominibus tantorum aulorum dunlaxat, fucerc

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non polcris, si bene luam pietalem noviinus, quin statini nobis subvenias; nec ulla rerum qualiumcumque occupa- lione diflìcullateve valebis delerreri. Impressi sunt nostro studio, pater beatissime, libri qui in subjcctis suo ordine libi reccnsebuntur: .

Donali prò puerulis (l), ut inde principium dicendi su- mamus , unde imprìmendi inilium sumpsimus (2). Nu­mero (3) . . . . . . 300

Lactanlii Firmiani Insti tutionum con tra genti - Ics , et reliquorum ejus auctoris òpusculorum , volumina . . . . . . . 825 (4)

Epistolarum familiarum Ciceronis volumina. S50 , (5)

(1 ) Di tale libro non ci resta vestigio (Vedi ciò che rapporta Dibdin sul proposito nel Blbìingr. Decameron. Voi. 1, pag. 353 : nota). Le 300 copie di questo opuscolo erano destinale al ragazzi, (prò puerulis) e non potev ansi nelle loro mani motto tempo con­servarsi-

(2 ) Era costume degli antichi stampatori di cominciare i loro lavori lipograGci col Donato 11 grande consumo che si faceva di tale libro, assicurava loro lo spaccio di ogni edizione , ancorché bratta.

(5; Per economia di spazio e a rendere più facile il calcolo ho dato i numeri in cifre arabiche, mentre trovansi nell’originale tutti in iscritto ed iu cifre romane a colonna.

(4) Swelnheim e Pannarti comunemente stampavano i loro libri a 273 esemplari. Il numero di 8*25 volumi comprende tre edizioni in foglio di questa opera, cioè 275 per l'edizione del 1469 fatta a Subiaco, 275 pér quella del 1468, e 275 per quella del 1470 Queste ultime due edizioni eseguite in Roma: totale 825.

(5) Questi 550 volumi comprende due edizioni,' oioà 273 per quella del 1467 in 4. e 275 per quella del 1460 in foglio, ambe eseguite in Roma.

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Epistolarum Ciccronis ad Àtticum volumina. 275 (1) Speculi humane vite volumina. . . 300 (2) Divi Augustini De eivitate Dei volumina , 825 (3) Divi Hieronymi Epistolarum et libellorum vo­

lumina ............................................................1100 (4)M. Tul. Ciceronis D6 oratore cum ceteris vo­

lumina . .................................................. 550 (5)M. Tul. Ciceronis operum omnium in plifloso-

phia volumina . . . . . ' . 550 (6) I . Apule» Platonici cum Alcinoo volumina. 275 (7) A. Gèlii Noctium Àtlfcarum volumina . 275 (8)C. Cesaris Commentartòrum Gallici et elvilium

bellorum v o l u m in a ........................................ 275 (9)

(1) Edizione del 1470 in foglio ; 1*esatto titolo è il seguente: Epistolae ad Jtf. Brutum , ad Q. fratrem, ad Octavium et ad Atti- eum etc.

(2) Edizione del 1468.(3) Questa cifra comprende tre edizioni di 275 ciascuna dei

1461, 68 e 70 La prima è senza nome di luogo, ma eseguita a Subiaco, le oltre due sono* colla data di Roma.

(4) Questa cifra comprepd? due edizioni di due volumi cadauna la prima del 1468 e l’altra del 1470, cioè quattro volumi a 275 per ogni volume. Sono state eseguile tutte e due le edizioni in fyma.

(5) Questa cifra comprende due edizioni in foglio, l'un* senza data e senza nome di luogo, ma stampata a Subiaco verso il 1466^ l'altra colla data di Roma e del 1469.

(6 ) Questa cifra comprende due edizioni, una del 1469 in 4L con questo litoio : De Ofjiciis ad M. filium libri I li ; paradoxa ad M. Brutum etc. e l'altra del 1471 in foglio col titolo di Opera phi* losophica eie. tutte e due di Roma.

(7) Ristampa dei 1460,(8 ) Idem.(2 ) idem

500

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Defensionis divi Platonìs volumina . , 300 (l) P. Virgilii Maronis operum omnium vola-

m ina........................................ ......... 530 (2)T. Livii Patavini cum epitomale omnium de-

cadum volumina..................................................275 (3)Strabonis geographi volumina , , 275 (4) M. Anne! Lucani volumina . . ' . 275 (5) C. Plynii Veronensis De naturali hisloria vo-

luraina . . . . . . . 300 (6)C. Suétonii Tranquilli De duoderim Cesaribus

volmijiha . . . . . . , ?7$ (7)D. Leonis pape sermonum volumina., . 275, (8) ]tf. Fabii Quintiliani Institutiomnrt oratoriarum

volumina • * • *. . • » • 275 (9^ Continui, id est Cathene auree Divi Thome

Aquinatis volumina . . , . . 550 (10)Divi Cypriani episfolaruin volutiti na . 275 (11)

t

(I) Edizione senza data, ma dèi 1469 ( Vedi Brunet, Manmìt etc. 4. ediz. yoI. I, pag» 507).

(3) Questa ei ra comprende due edizioni ambi senza dala, ma stampate nel 1469 e 1471.

(5) Udizione senza data (14G9)(4) Idem.(5) Edizione del UGO.(6 ) Edizione del 1470.(7) Idem.(8 ) Idem.(9) Idep.(10) Questa cifra comprende, i due volumi in loglio di <iuc*t%

edizione del 1471.( I I ) Edizione del 1471*

sol

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Bibite cum opusculo Àristce volumina . 550 (1)Silii Italici cum C. Calphurnio et IIcsiodo volu­

mina. . . .................................................. 275 (2)Orationum M. Tul. Ciceronis cum in vedi vis

omnibus in Antonium, Vèrrem, Catilinam, et ce- teros volumina . . . . . 275 (3)

P. Ovidii Nàsonis Metàmorphoscos et Elegia- rum omnium volumina , 550 ( i)

Nicolai De Lyra volumina . . . 1100 (5)

Ho credulo cosa utile continuare la lista delle opere stampale da questi due celebri

(1) Questa cifra comprende i due volumi di questa edizione Stampata nel 1471.

(2) Edizione del 1471.(3) Edizione del 1471. Ua esemplare di questo libro fa pagato

2 ducati di oro il 20 gennaro 1473 (Yan Pract, Calai. in foglio pag. 272).

(4; Questa eifra di 550 comprende li due volumi di una edi­zione, il primo volume dei quali c colla data del 15 delle calende di agosto (18 luglio) 1471.11 secondo volume e senza data, ma probabilmente dello stesso anno.

(5) Questa cifra di 1100 comprende quattro volumi dei cinque chc si compone lopera intiera ; il titolo della quale c Glossa in universa Bibita ex recognilione Johan. Andreae.

I. Volume stampato nel 1471.(18 novembre) . . . 275III. Volume stampalo nel 1471 (14 gennaro) . . . 275IV. Volume (senza data, ma del 1472) . . . . 275V. Volume stampato nel 1472 (13 marzo) . . . 275In quanto al voi. II , qui non figura a causa chc fu terminato

il 26 maggio 1472 , cioè a dire dopo 1* invio di questa petizione datata del 2 0 marzo dello stesso anno. Quel volume trovasi unito al 3. c qualche volta al 4. o 5. volume.

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tipografi, per completare I’ elenco delle loro edizioni.

1472 *

T. L id i Patavini Historiarum liomanarum dccadcs trcs, in foglio terminalo il 16 luglio 1472.

A. Gelili Noclcs Atticae, in foglio 6 agosto.C. Iulii Cacsaris Commentarla, in foglio 25 agosto, il/. Tulli Ciceronis Ejnstolae adfamiliaresy in foglio 5

settembre.Justini Historiarum ex Trogo Pompeio libri XLJX, in

foglio 26 settembre.C. Suclonius Tranquillus, De XII Ccsaribiis, in foglio

27 settembre.Fiori Epitome, in foglio senza (lata, talvolta aggiunto

alla precedente opera.P. Tcrmcii Afri Comacdiae, eie., in foglio 6 ottobre.

. Roberti de Litio, ord. Min. Quadragesimale, etc., in fjglio 17 novembre.Mia Donali Commentarii in V Terentii comacdias, in foglio 10 dicembre.

31. Tullii Ciceronis Philip}>icac, in foglio (1472).L. Apulei Medaurensis Opera, in foglio 1472.

1473

Aristotelis Ethicorum libri X, Ialino, in -foglio 11 gen-

naro.Strabonis Geographiae libri XVII, latine, in foglio 12

febbraro.Nicolai Perotli Pont. Sipontini ad Pijrrum Peroltum

nepotam ex fìatre suavissimum Rudimenta Grammati­ca , in foglio 19 marzo.

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so*Valerti MarticUia Epigraiwiala, in foglio 30 aprile.Plinti secundi Naturalis historiae libri XXXVIÌ, in

foglio 7 maggio.Plularchus, latine, in foglio 1473.Polybii Historiarum libri V piores, latine, in foglio 31

dicembre.1474 Pannarlz solo

Ncoìai Perotti Rudimento, Gr ammalio es, in 4. 2 di­cembre.

1475.

/,. Annaei Senecae Epistolarum ad Lucilvum libri XXV, in foglio picc. 1 febbraio.

Herodoti Halicamassei Historiarum libri XI, latine, in foglio 20 aprile.

laurentii VaUae de Elegantiae linguae lalinae libri VI, in foglio 2 luglio.

Slatti Papinii Sykarum libri V, ex emendatione et cum commentariis Domita CaUierini, in foglio 1 agosto.

S. Thomae Aquinatis De Ventate catholicae fidei, etc. in foglio 20 settembre.

Hieroclis philosophi Stoici in aureos versvp Pithago- rae opusculum, latine, ex vei'sione Jo. Aurispae, in 4. picc. 21 settembre.

Ex libris historiarum C. Crispi Sallustii Orationes et epistola#, eie., in 4. piccolo, 25 settembre.

Flavii Josephi Historiarum de Bello Judaico Ubri VII, in foglio 25 novembre*

1476

5?. Thomae Aquinatis Qucstiones disputatele de vcriiate,

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tx TGcenHone Jo. Frontisti Verni, etc., in fogli» 20 gea- naro, *

Nicolai PerotU RwUmenki grammaHces, in foglio 25 febbraro.

S. Eieronymi TractatvMm et Epistolarum, in fogHo voi. 2, cioè il primo volume stampato da Pannarli il 28 marzo, ed il secondo da Giorgio Laver nel 1479.

Horura omnium voluminum summa, ut tua pietas per- spicit, pater beatissime, nisi fallimur, elBcit codicesduo- decies mille quadringentos septuaginta quinque (1): acer- vum quidem ingenteani et nobis impressoribus tuis ad ferendum, qua parte resta i iniplerabiJtfn, pfopter eam , qaam in iuitio epistole posueramus, necessitateci; Nani ingens sumplus ad viclum necessarius, cessanti bus empio- ribus, ferri amplius a nobis' nequit. Et emenles non esse nullnm est gravius testimonium, quam quod domus nostra satìs magna piena est quinternionum, inanis rerum neces- sarium. In te igilur, clementissime pater, qui es Bapiea- tissimus doctissimusque, spes nostra sita est, in te sub- vcniendi nostre necessitati est copiarum * ne pereamus. Da nobis subsidium de excelso throno majestatis tue. Pa­rati sumus prò clementie tue arbitrio de nostra merce; id est de knprcssis quinternionibus nostris , tibi tot tradere quot volueris et quibUs volueris. Tua ìncredihiiis mansoe- tudo subveniat nobis de aliquo officio, unde possimus nos et noslros alere. Impensa est facta in solius Nicolai de Lyra a nobis voluminibus tanta, ut amplius nihil nobis supersit ad \ivendum. Si venderemus opera nostra , non

(1) La espressione nisi fallimur è ben detto; mentre neH’addi- zionc de’ numeri dei volumi si trovano 11475 d ’autore della epi­stola sbaglia annunciandoli 1000 di più.

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solum a tua pietale nìhil peteremus, sed ullro in prese»- tium temporum ar li culo, in qno te plurhira egere non ne- scUnus, ipsi nostra offerremus; faciemusque quotieos tuo adjumento fortuna nobiscum usa esse videbitur fronte se- remore. Inlerea, pater sancte, adjuvent nos miserationes tue, quia pauperes Cacti sumus nimis. Sis perpetuo sospes et felix, pater beatissime.

Rome, XX. marcii M. GCGG. LXXII. pontificatus tui clementissimi anno primo.

Tale epistola chiaramente fa conoscere, che abbenchè delti stampatori facevano più edi­zioni di un’opera, era lale l’ influenza della stampa nel prezzo dei libri, che non era suf­ficiente il poco guadagno che ricavavano dalla vendita degli slessi a poter far fronte ai loro bisogni ed alle spese necessarie pel manteni­mento della stamperia. Per Io chè vennero obbligati ricorrere al Pontefice per essere soccorsi.

Osserviamo ancora che nell’anno 1473 Pie­tro Schoeffer stabilì coi Domenicani di Ma'gonza un altro anniversario per Giovanni Faust e Margherita sua moglie pria del ,giorno di S. Valentino martire (1), vai quanto dire qualche

<1) Anniversariutn Johannis Fasti et Margaretae uxoria, et suo- rum, prò quo conventus recepii Epistolare leroaimi et Clcmentioas a vcuerabili Petro Gernshein , impressore, suo 'genero, ano»

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giorno prima del 14 febbraro quando occorre la commemorazione di detto santo, e proba­bilmente all’epoca della morte di Margherita moglie di Giovanni Faust.

Tale anniversario fu pagato con una copia delle Epistole di S. Girolamo, ed una copia delle Clementine, senza che Schoeffer avesse ricevuta veruna somma dai Domenicani.

Ecco come sensibilmente influiva l’arte della stampa nei prezzi de' libri, e questo di giorno in giorno, mentre nell’anno 1471, come testé abbiamo osservato, lo stesso Schoeffer ven­dette una copia-di S. Girolamo per 12 scudi di oro ed un anniversario ; nell' anno 1473 poi vende lo -stesso libro per un solo anni­versario, ed alla vece di ricavarne un soprap- più bisognò al contrario aggiungere l’ altra opera delle Clementine.

Verso l'anno 1475 Pietro Schoeffer non si occupa più della vendita dei soli libri da esso lui stampali, ma ancora di quelli stampati nelle altre stamperie.

Infatti in tale epoca Pietro vendette a Gio­vanni Enrico cantore del Capitolo dì Parigi

M. CCCC. LXX1II. Joannis, Rer. ìdogunt. script, tom. Ili,pag. 428. — Bernard, Op. cft., tom. I, pag. 155.

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l’epera di1 Giovanni Dunt tilolata tn guartutn Sententiarum scriptum in un volume in foglio se#*»' data 6 luogo; irta stampata in Norim­berga da Antonio Knrbturger neiranno 1474, pel presso di tre scudi, Come viene assicuralo da.ll» quittanza. tatia disu» proprio carattere» e munii? del solila frucr monogramma nell’ ul­tima pagina dello stewo libro (1) < il quale* munito di. » prezioso documento conservasi attualmente nell» Biblioteca deH’Arsenale,

Finalmente. Sardi*» (2) asserisce avere lo Schoeffer coi suoi sofiii venduto in Parigi

(1) Ego Pctruft Schoeffer, inapressor libroru^n Mogunlicius, re- eognosco me recepisse a venerabili magistro Johannc Hcnrici, can­tere Parisiensi- (*; Iria scala prò pretio bujas libri, qood prolesior amoD propria. Il moiwgramma.'^Beraard op. cit. voi. Il, p*g_5?7.

(S) < Aggiungeremo che nel 1477 la stamperia Fausto-Scoeffe- « riana vendè a Parigi l'opera Fascieutus iemporum> che non tro* « viamo di sua impressione, e che nataral mente in vista del r£> « goardevol p reso era quella ornata di figura del Valdener nel « precedente anno entro* 1* Università d i. Levante. presso Già di Wesfalia »* Sardi ni, Esame etc.' voi. I, pag. 69*

OSehaaby Ist. dell'invenaione della stampa in tèdesco tonu f . f . 121; e La faHUert tam4Ì addi*. pag. 36* leggo** maeckinakmento Pisieneis ed hanno fatto di Giovanni. Ervrioo m oantore dt • fisa ; mentre è notissimo «Ae fu nel Capitolo di Parigi morto nel 1483. Vedi Guerard, Cartulaire de l'Eglise de Paris nella Collection des documenta infidits de l ' Histoire de Frante, Ioni. iT y pag. l i — B Jnard, ep. cit., tom. II, pag. 328, nota I.

SOS

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so»nell’aonoi 1477 l’opera lilolala> Fatciculu» tim­porti»* io un volume to' foglio grande > ador­nato delle figure di Vaidener stampalo in Lo* vanto nei 1476 pér un- ragguardevole prezzo, ma d»> a causa delle figure che conteneva late libro.

M» par* avere > abbastanza -provalo la io-1 fluensa> «folla stampa sui prezzi dei libri; pas­serò ora a fare conóscere nel seguente eapi* tolè» la cau9*, ehe influiscono alla deprezia­sione degli stessi.

CAPITOLO DECIMOSESTO

M ia iepcuicaiont M

MoHa -Mno le cause che. influiscono alla dfpftìaiaaione de* libri; la prima e la princi­pale è quella «leUq ristoro p#. Le nuove edi- ftoni di. un Qpefa, . allorquando sono meglio «seguile, e 008 «giuntò, eoo annotazioni, o con eocre£Ì.60Ì, queste certamente fanno cadereio oblio le precedenti/edizioni, e di consegueoM le deprecano. : ,

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l'ale teoria non deve applicarsi in tutti i libri, mentre vi sono quelli che ad onta delle migliori ristampe, con aggiunte, con varianti, con correzioni etc. non depreziano mai le antiche; e queste.sono le edizioni princept ; come per esempio del Decamerone di Boccac- ciò so ne sono .{atte una infinità di edizioni con annotazioni, ridotte alla sua vera lezione, confrontate con diversi testi a penna, se ne sono ancora falle delle edizioni di gran lusso tipografico, con eccellenti stampe incise dai più rinomati incisori etc. e con lutto ciò que­ste non hanno mai depreziato la rarissima edizione fatta in Venezia nel 1471 da Cristo* faro Valdarfer, che tuttora conserva, e con­serverà sempre il suo elevatissimo prezzo. Dell’ugual modo del Dante del 1472, del Pe­trarca del 1470, di Museo il Poema di Ero e Leandro di Aldo senza data (1494) etc. Queste tali edizioni non perdono mai il loro valore a causa della loro rarità e per essere edizioni prineeps, che servono di monumento per la storia dell'arle della stampa non solo, ma per essere eseguile ancora sopra antichi codici; e se per poco tali edizioni soffrono qualche volta -varietà nei prezzi., ciò viene cagionato dalla maggiore o minore ricerca degli amatori; ma

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purlullavia sostengono sempre il loro elevato prezzo.

Dell'ugual modo debbono considerarsi ta­lune opere che sono state stampate sotto gli occhi del proprio autore» come per esempio le Opere di Meli, edizione del 1814, la cui stampa fu eseguita in casa dell'autore e dallo stesso corretta. Il Giambone Storia del Regno di Napoli, edizione del 4723 in voi. 4. in 4. etc. Queste tali edizioni, abbenchè se ne sono fatte delle migliori, non perdono mai N loro inerito, e di conseguenza il loro valore.

Altre opere ancora, delle quali se ne sono falle altre edizioni, alle quali sono stati obbli­gati <li sopprimere qualche passo, non perdono le originali edizioni il loro merito o valore, come per esempio il Guicciardini, Storia d'Italia del 4561, abbenchè non completo, contiene taluni passi, che furono soppressi in alquante posteriori edizioni. Ed alle volte è preferibile per tale ragione, una cattiva edizione ad un altra meglio eseguita , come del Leo, Storia d’ Italia tradotta in italiano, si preferisce la bruita edizione di Napoli colla data falsa di Lugaoo a quella bella stampata in Firenze, per trovarsi soppressi in questa varii passi che non lo sono in quella di Napoli.

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I libri- delle edizioni citale dai Vocabolaristi della Crusca non si deprcziano nemmeno, a causa ché tali edizioni sono state dai Depu­tati della Crusca scelte e giudicate per le pai corrette, e di conseguenza conservano sempreil loro prezzo.

Vi sono talune opere che pel poco numero che si trovavano in commercio sostenevano un elevato prezzo; Scoperto però un numero di copie nei magazzini di antichi librai, o ri­chiamati dagli speculatori dall'estero e messi in circolazione, tosto tali libri si depreziaoo.

Delle opere di scienze e dei Dizionari! le antiche edizioni vengono depreziate dalle mo­derne, e queste sono sempre preferite» come per esempio del Dizionario di Bayle, tosto pubblicala l'edizione del 4824, nella quale si racchiudono tulle le aggiunzioni e correzioni che esistono in tulle le svariate antiche edi­zioni , fece deprcziarc le precedenti ; cecetlo semplicemente quella di Rojerdam del 1720, allorquando vi si trovano incisi in piè del ritrailo del Duca d’Orleans li 17 versi in lode dello stesso, i quali furono tosto con tutlo rigore soppressi. Allora si sostiene il prezzo elevalo.

1 Dizionarii delle lingue antiche c moderne

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c di arti e scienze vengono subito depilasti, allorquando vi sono delle nuove edizioni, per­chè queste sono sempre corrette, «ttmenmo e poste in migliore ordine, e raggiungono i posteriori progressi delle arti e delle scienze. Cosi per esempio dello Scaputa, Dizionario della lingua greca, l’ edizione di Oxford fece ■depreziare te antiche edizioni. Il tesoro della lingua greca di Enrico Stefano pubblicato dal celebre Didot fece depreziare l'antica edizione non solo, ma benanpo quella di Londra. La Enciclopedia di arti e mestieri di d'Alembert si depreziò, per essersene publicate delle mo­derne edizioni, le quali sono al corrente delie scienze. ♦

DelP ugual modo si depreziàno i libri di Filosofia, Pedagogia, Chimica, Fisica, Storia Naturale etc. che di giorno in giorno tali scienze progrediscono, e le nuove opere, ovvero le nuove edizioni con aggiunte e correzioni tosi# fanno obliare te antiche, ovvero te antecedenti edizioni.

Molte ahre circostanze concorrono alla de- premiazione dei libri. Un cambiamento politico,o legislativo, una abrogazione di legge , di consuetudine, di privilegio fa subito depre­ziare i libri sul proposito; come per esempio

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nell'anno 1819 presso noi si promulgò il nuovo codieeed un nuovo sistema di procedura, dopo di essersi antecedentemente abolito il dritto feudale ed il fedecommesso. Ciò importò una assoluta depreziazione di tali libri, e taluni degli stessi non servono ad altro che per eru­dizione , oVvero come monumenti di storia patria, tranne alcuni libri, ohe possono gio­vare nelle cause iniziate nell’ antico sistema. Si avverta pero che i libri di antica procedura sono tuttora necessari! per le cause ecclesia­stiche, perché in forza della bolla di Urbano li, colla quale accordò alla Sicilia il tanto ce­lebre privilegio della Apostolica Legazia, tutte le cause che si trattano innanzi il R. Giudice della Monarohia vengono regolate coll1 antica procedura e per conseguenza sono tali libri necessari! per tale uso.' 1 cambiamenti politici hanno ancora cagio* nato un rovescio alla Geografia e per conse­guenza tali libri publicati antecedentemente vengono deprecati, come per esempio la Si­cilia era allora un regno indipendente ed era divisa in tre valli, poscia unita al regno di Napoli fu divisa in sette provincie e 23 di­stretti, ora unita al Regno d'Italia e per conr sequenza provincia dello stesso. Dell* ugual

SU

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modo tutta l’ Europa ha avuto la sua parte nei cambiamenti politici. Si aggiungano le nuove scoperte d’ isole e continenti, e le es­plorazioni recenti dei già scoverti falle.da ardili e sagaci viaggiatori. Per queste ragioni i libri di geografia antica vengono depreziati dai mo­derni, e gli amichi ad altro non servono che per la sola storia o per erudizione.

Finalmente vi sono taluni libri che portano sul momento pubblicati un elevato prezzo, è poscia son posti in dimenticanza. Questi sono le satire ed i libelli contro persone polenti, ovvero di governo, i quali sono al loro ap­parire perseguitali; e quindi per la curiosità, ovvero per particolari interessi vengono ri­cercati e pagali a carissimo prezzo. Scorso qualche lempo, sono assolutamente dimenticati e-di nessun valore. Altri libri che si intro­ducono, ovvero furtivamente si stampano in paesi dispotici* ove la slampa viene vincolata dalla censura, i quali contengono teorie contro tali governi, sono tosto perseguitali con for­tissime pene anche inflitte ai detentori. Tali lijbri pel. momento portano un elevato prezzo; ma tosto cha la censura non più vigila $«t di essi, ovvero accade un cangiamento di go­verno, allora gli stessi o cadono in dimenìi*

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éanza, ovvero si vendono a prezzi ordinarti. Hi lusingo avere detto abbastanza per ciò che riguardà la deprezìazione dei libri, non com­portando di più un Manuale.

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CAPITOLO DECIMOSETT1MO

Dei differenti ornamenti dei libri e particolarmente delle stampi e delle legature.

I primi libri usciti dai (orchi degli inven­tori della stampa venivamo ornati nelle loro eapolettere con nfiiniaturè, figure, arabeschi, fogli di vite, frulli; fiori, animali ètc. eseguili eori isquisito gusto a varii colori, con oro, ó eon argento ad imitazione delle eapolettere tornate, che si osservano nei manoscritti.

Ndi libri destinati a persone titolate, ovvero a coloro, cui si dèdica variò, la prima capolet­tera ornata ehi seguita dogli' stessi adorni in iùtti i quattro margini, e àel cèntro del'mar­gine irifèrioré collocavano le armi gentilìzie, ovvero stem m aèì coloro , cui èra destinato

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il libro; e tale costume si conservò sino * quasi la fine del XV sècolo.

Nello stesso segolo alcuni altri libri veni­vano ornati con capoleltere incise in legno ad imitazione di quelli miniati nel modo di sopra indicato, e venivano stampati in nero,o in rosso , ovvero di varii colori , facendo tante incisioni, e stampandole tante vohe per quanti colori vi si osservano, come lo con­testa la capolettera del Codcx Psalmorum di Pietro Schoeffer stampato nel 1487.

Dopo qualche tempo inventata la stampa servivansi delle Stesse capolettere , non più incise in legno, ma senza abbandonare queste, fuse di mélalto, o per mèglio dire di stagnòo piombo, e di queste se ne osservano miglior gusto. Tale costume si conservò in questo modo sino circa alla fine dello scorsó secolo, abbandonando in quel tempo le inci­sioni in legno. Oggi però siffatto uso è dive­nuto generale e nei libri stampati di gran lusso e nei libri di chiesa se ne osservano designati, ed ineisi dei primi artisti con isquisitissimo gusto ad imitazione degli antichi.

Non contenti gli stampatori di ornare i lr- bri in tal modo, nella fine del XV secolo, co± minciatono a decorarli con fregi <e segnata'

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mente in testa della prima paginà ove comincia l’opera. Il primo ad usarli fu Aldo Pio Manu* zio nella fine del XV e principio del XVI secolo.

Nel XVI secolo poi ornavano i libri di varie vignette nei frontispizi!, nel corpo dell'opera e nella fine. Tal costume è conservato tuttora « si osservano vignette di nuova fantasia e di squisito gusto ed eleganza.

Non erano compiti ancora gli adorni nei libri, mancando loro il principale ornamento, il quale è quello delle stampe. Questo articolo merita somma attenzione a causa che le an­tiche stampe, «5 segnatamente quelle incise in rame portano un elevato prezzo maggiore o minore, a misura della loro antichità; bisogna quindi, che il bibliografo sia molto istruito ed accorto nello esame dei libri antichi, per­chè alcuni librai, ovvero possessori di quella epoca, per ornare i libri intrudevano negli stessi qualche stampa che loro non apparte­neva; in guisa che trovandosi qualche opera in simile modo ornata acquista doppio pregio.

La incisione in legno si conosceva pria del- l’invenzione della stampa; avendo avuto ori* gine dalle carte da giuoco come testé abbiamo osservato, « taluni libri ornati venivano di

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incisioni in legno verso la fine del XV secolo.Non è cosi della incisione in rame. Vero

si è che questa si conosceva sin dai più re» moli tempi delTantichilà ; mentre gli antichi Greci e Romani della stessa servivansi, inci­dendo sulle lamine di rame, bronzo, od altro metallo, colle quali lamine incise con carat­teri, sigle ed emblemi dinotavano ciò che di pubblica o privala ragione volevano espri­mere; ma non mai per moltiplicarne le copie in carta.

Oggi però scoperto il metodo di moltiplicare le copie col mezzo della incisione in rame* si rendono di ragion pubblica i capi d# opera delle belle arti, e colla stessa si moltiplicano i disegni, i lavori architettonici, ed i quadri di tante belle invenzioni, che la industria e la delicatezza del bulino ha reso comuni, del- r ugual modo come moltiplicò e diffuse la stampa con un incommensurabile beneficio le opere della mente umana , imprimendo quei codici preziosi che erano un tempo il retaggio dei ricchi e dei cenobiti, e che questi con tanta pena, fatica e diligenza esemplavano.

Mi è piaciuto intanto, per quanto un Manuafo10 comporta, fare per sommi capi conoscere11 modo come ebbe principio la moltiplica

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ziooe delle copie in carta della incisione in rame , ed i progressi fatti sino ai di nostri registrando il nome di alcuni professori che in tale arte si distinsero. Egli è di grande necessità, che un diligente bibliografo ne abbia una nozione, aflin di potere, nell'esame degli antichi libri, conoscere ed indagare l'epoca c l’ incisore di quelle stampe che nelle stesse •possono incontrarsi, abbenchè loro non appar­tenessero. Se maggiori notizie poi si volessero sull1 assunto , potrebbero consultarsi Vasari, Baldjnurci, Gori Gandellini, Tiraboschi, Cico* gnara, Zani* Schoepflin, Bariseli ed altri che (di proposito lale materia hanno trattalo,

Fioriva in Firenze nella metà del secolo XV Naso, ovvero Tommaso Finiguerra , o Fini- guerri, celebre orefice, argentiere, scultore, intagliatore e niellisi», il quale costumava, terminale le sue incisioni nei suoi lavori niel­la l i , pria di riempirli di niello (1) Carne la pruova nel seguente modo.

(1) 1 lavori di niello erano una lami iva dì argento purissima , ove veniva diligeateraente incìso col bulino quel soggetto che ivi voleva rappresentarsi, marcando profondamente H fondo e le parli osco re eoo tagli serrati per avere risalto le parti luminose., Si formava indi un inchiostro metallico composto di argento pi», rissimo, rame, piombo e zolfo, i quali fusi bene, mescolali e raf­freddati venivano rotti a pìccoli granelli alla grossezza del miglio*

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Calcava il suo lavoro inciso,nella (ina.ar­gilla, cd otteneva il trasporto in rilievo dello stesso; e gettandovi pòi sopra del zolfo lique­fano, ne ricavava il fac simile della sua inci­sione. Finalmente riempiva gli intagli di .detto zolfo con inchiostro formato di nero fumò cd òlio, ed applicandovi in seguilo una carta timida, facendo su con un cilindro pressióne* veniva improntato nella medesima caria il suo lavoro di bulino fatto nelPargento, come se fosse stalo designalo con penna.

Tale magistero però non era fallo coir in­tenzione di moltiplicarne le copie in carta , ina per sua semplice istruzione, come lo con­lesta la prova in carta delia Pace incisa dal Finiguerra, rappresentante la Assunzione di Maria, che conservasi nella Biblioteca di Francia

Stesi indi questi sopra Ja lamina incisa con un poco di resina di> borace per meglio verificarsi la coesione metallica, mclleasi a fuoco b lamina per liquefarsi la composizione, spianandola nella super­ficie intagliata con un ferretto caldo a modo di coloro che stagnano i metalli. 6endo il tutto raffreddato, si levava con lime e raschiatoi il più grosso del niello finché si scopriva l'argento; il quale sco­perto, per non ferire la incisione, si sostituiva a questi una stecca •li tiglio, ovvero di canna dalla parte del midollo, slroliuaudo la lamina con acqua, carbone c.triplo, finche àcoprivansi le parli luminose, rimanendo il lavoro liscio c spianalo e tulio traccialo 4i ucj%> sulla splcmlcnltt superfìcie ikllargcnlo

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per una scoperta fatta dall’AbateZani in Parigi, nona quale leggesi la iscrizione ohe indica Tanno 4 482 al rovescio, cioè da destra a si­nistra all’orienlale. E ciò fa conoscere essere stata incisa da sinistra a dèstra , mentre se la incisione fosse stata destinata a moltiplicarne le copie, allora avrebbe dovuto essere incisa la iscrizione nella Pace al rovescio, di modo che nella impressione in carta si otteneva in senso dritto.

Domenico M. Manni (4) celebre critico si oppone a quanto hanno scritto molli sommi antichi e moderni scrittori, e segnatamente Vasari (2), Baldinucci (3). Tiraboschi, (4), Ber* nard (5), Cicognara (6) Bartsch (7), Zani (8) ed altri, in riguardo all'epoca della sopra in-

(1) Nanni in Baldinucci, voi. V, pag. 569, 70 noi. 1. cJu . di Milano 1811.

(2) Vasari, Opere, pag 581, ediz. di Milano 1829.(S) Baldinucci, Opere, voi. V, pag. 309, 70, ediz. cit.(4) Tiraboschi, Stor. della tetter. Hai. voi VI, pari. 5. pag. 1083

nota a Yen. 1799.(5) Bcrnaid, de l*Origine et des debuti de l'imprimerle, voi. I,

rag. n.(6) Cicognara , Memorie spettanti alla Storia della Calcografia,

pag. 10.‘ (7) Bariseli, le Peintre gruvmr, voi. XIII, pag. 1 et srg. Vien­

ne 1811.

(8) Zani, Endcloped. melod.

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dicala Pace volendo provare con un alto no* tarile (1) essere morto il Finiguerra prima del 1424, e di conseguenza apocrifa la so­scrizione di detta Pace.

Il signor Uanni mi perdoni, se affermo, che è stato poco riflessivo questa volta nel giudicare; chè, anche ritenendo per vero il documento notarile prodotto, avrebbe dovuto usare più riflessione pria di opporsi a scrittori di mollò peso, ed avrebbe dovuto accertarsi pria di giudicare se tale documento è riferibile allo orefice Maso Finiguerra, ovvero ad altri della slessa famiglia che portava lo stesso nom e, come per lo spesso accade; giacché non si la cenno nel documento del mestiere dell’ indir viduo che registra.

11 Gori 1.2) però produce un documento in» contrastabile coi quale distrugge quanto asse* risce il sig. Manni e prova avere bene scritto

(1) Manni in Baldioocci, Tot. V, noi. 1, pag. 269, 70 cosi ra­giona. c Se fioriva dal 1450 (Maso Finiguerra) non ben si spiega < eib nel proemio dell'opera dell' intagliare in rame, ove si dice « che l’arte ebbe suo principio nel secolo del 1400 mediante la « persona di Maso Finiguerra orefice ete. e meno si verìfica qui « quando noi sappiamo che nel 1434 egli era già morto. In ser ««Jacopo di Silrtistro Notajo Fiorentino abbiamo»* 9 , Niedqlota fi" Uà otim Tommaxi Finiguerra» de FMguerris uxor Manni quond. Benincase Mannuccii Legnaiuoli pop. Sanata* Felicitali*.

(2) Gori, Thetaurut vet. Diptycu, voi. Ili, pag. 315.

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altri asserendo essere siala la Pace del Fini- guerra incisa nel 1452 , producendo il libro segnato AA4 Dell*Arte dei Mercanti tuttora esi­stente in Firenze, nel quale leggesi notato il prezzo pagalo nell’ anno 1452 di fiorini sei, una lira ed un denaro all’ orefice Maso Fini- guerra dai Consoli deir arte per il lavoro di niello da esso eseguilo nella Pace rappresen­tante T Assunzione della stesso anno. Nello stesso libro si trovano ancora pagali allri fio­rini 68 al celebre nielHsta Matteo di Giovanni Dei fiorentino nell1 anno 1455 pei* un lavoro somigliante fatto nella Pace, ebe rappresenta la Crocifissione del Redentore, clic anche con­servasi in Firenze. Tale documento toglie cer­tamente ogni dubbio, e pienamente praova essere stata tale Pace eseguila di niello da Maso Finiguerra, e segnatamente nell’ anno 4452 in Firenze#

1 Tedeschi contrastavano il primato all'Italia per la invenzione dell’ arte della incisione in metallo, Ma oggi è stato provato dagli stessi Tedeschi doversi all’ balia, (i) e non occorre far nè'altre parole.

1 primi tentativi di intagliare in rame fu-

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(1) Bartsch, loc. cit.

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rono fatti in Italia da Caradosso e Daniele Arcioni Milanesi, da Farzore Spinelli Aretino, da Nicoletlo da Modena, da Giovan Antonio da Brescia, da Amerighi, da Michelangelo Gua* nenli (1)-

Appena divulgatasi tale arte utilissima, di subito furono pronti a servirsi di dette stampe, per oroare i libri/infatti nel 1477 comparve il primo libro in Firenze decoralo di tre stam­pe incise in rame, il quale porla il seguente titolo: H Monte santo di Dio scritto da Bellini da Siena in'foglio stampalo dà N. Di Lorenzo, U quale è rarissimo e si è venduto 600 fr<

11 disegno delle stampe di tale libro viene comunemente allribuilo a Sandro Botlicelli, e la incisione a Baccio Baldini, per essere que* sl’ullimo meno abile nel disegóo: del primo (2) : ambi orefici e niellisti, e si erede essere stali allievi del Fiuiguerra.

Antonio del Pollaiolo, vedute le slampe del fialdini, intéramente si dedicò all* afte della incisione. E sic&nne cra in quel lempo sin­golare nel disegno e mollò intelligènte dello ignudo, per avere investigalo col mez20 dèlia

(t) Zani, Endcìop. mefodf.(%) Tiraboschi, voi. VI, pari. 2- pag. 399: Napoli 1781 in 4.

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anotomia la muscolatura del corpo um ano, scorticando cadaveri ; intagliò rami, di gran lunga superiori a quelli del Finiguerra e del Baldini. 11 Pollajolo mori nel 1498.

Nell’anno 1478 comparve in Roma la Geo? grafia di Piolomeo in Ialino in foglio ornala di 27 grandi carie geografiche incise in rame, stampala da Buckink. Tale libro è rarissimo e si è venduto sino a 31 lir. steri, e IO seill. WiUelt.

In questo stesso lempo Andrea Mantegna pittore ed incisore npto Bel 1431 molto mi­gliorò farle di incidere io rame e morì nel­l'anno 1517.

Nel 1481 comparve in Firenze il Dante col commento di Crisi. Landini fiorentino stam­pato da N. Di Lorenzo della Magna io lòglio decorato di figure incise inorarne, il sumero delle figure che lo adornano non è sempre eguale nelle copie, ed in alcuni esemplari, oltre di quelle ohe sono stampate nel testo se ne contengono delle altre alla fine. Il prezzo di questo rarissimo libro varia a secondo delia quantità pia o meno delle stampe che vi si trovano. Una copia fu venduta 1030 fr. Brien- ne, e Lord Spencer ne acquistò una copia per 100 ghinee.

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Neiranno 1490 in Germania fiorirono duo celebri incisori, cioè il Tedesco Israel di Mentz, c Martino, i quali con somma diligenza inci' devano le loro stampe. Alcuni Asseriscono avere appreso da questi due l'arte deir inci­sione Alberto Duro, o Durerò, il quale molto si distinse coi suoi intagli di gran lunga su­perando i maestri.

Di Alberto Duro trovansi varie incisioni in diversi libri ; ma il migliore fornito di suoi intagli è quello titolato Albert Durer les Chars de Triomphey féte interessante, imaginée sur la fin de sa vie par l'empereur Maximilien / grav. sur les dessins d'Albert Durer et de Jean Burghnair in fol. gr.con fig. incise In legno.

Questo prezioso monumento dell'arte del - l'incisione in legno è considerato corte la più bell’opcrà di questo genere clic si ha di Al­berto Duro, e si vende ad elevatissimo prezzo.* Indi Luca di Leida , Aldogravc ed altri si resero molto celebri sull’arte della incisione.

Appena comparso il XVI secolo l'Italia ebbe it tanto celebre Marco Antonio Raimondi, il quale ridusse alla buona maniera farle della incisione a segno tale che lo stesso Raffaello volle che Marco Antonio gli intagliasse non solo tutte le sue pitture, ma benanco gran

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quantità dii stioi disegni delle. più belle sue invenzioni.

Giulio Romano discepolo di Raffaello, che si era astenulo per rispetto al suo maestro dal fare intagliare le sue produzioni ; morto questo, fece intagliare a Marco Antonio tutti i suoi quadri, disegni ed invenzioni, tra le quali fece incidere venti, secondo alcuni, e se­condo altri sedici carte da esso disegnate tratte dall’ Elefantide, menzionate nella Priapea de­notanti tante rappresentazioni le più oscene che concepir potesse la fantasia di qual si fosse mal costumata persona. Queste incisioni vennero accompagnate \da altréttanti sporchis­simi sonetti dello scostumato Pietro Aretino. Tale opuscolo venne soppresso con tutto il rigore possibile dal regnante Pontefice e di­venne di veramente eccessiva rarità.

Da tale epoca in poi J’ arte della incisione fcce i più rapidi progressi, e discepoli ed imf- talori di Marco Antonio furono Agostino Ve­neziano, Silvestro e Marco da Ravenna, Gio­van Jacopo Coraglio, Lamberto Suave, Gio,van Rallista Mantovano.

Enea Vico si rese anche celebre in quest’arto e fregiò diversi libri con molte sue stampe, e pubblicò varie opere adorne di sue incisioni

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tra le quali si noverano le seguenti : yEneao Vici Omnium Caesarum veriss. imagines, ex antiq. numismatis demmptae, addita per-brevi cujusq. vilae descript. (Liber primus). Venetiis 1554 in 4. fig. Alcuni attribuiscono la edi­zione di tale libro a Paolo Manuzio, e ertouard la registra per tale (i). Imagines Augustarum cum eamm vitis bremter enarrali*. Venetiis 1558 in 4. fig. ambe rarissime. La prima edizione del primo libro fu pubblicata nel 1538 in ita­liano anche senza nome di stampatore.

Si distinsero ancora Giulio Buònasone, Bat­tista Franco, Girolamo Cock Fiammingo, Hans Collaert, Cornelio Cori ed altri che lungo sa* rebbe enumerarle,

I n nuovo metodo di incidere in legno fu indi inventato da Ugo da Carpi. Dapprima con due incisioni, mostrando colla prima il tràt- legiar dell’ ombre, e colla seconda il colore, affondando questa nel legno, ove i lumi biso­gnavano, facendo restare il bianco della cartaio modo che la stampa pareva lumeggiata di biacca. Altro miglior modo ioventò poscia , facendo tre stampe di tre tinte, cioè il mag­gior scuro, il minore, e la me/za tinta, fa-

(1) Henonard Annoiti i t Aide voi 1. pag. 281 edir del 1803.67

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cendo apparire i lumi nel bianco della carta.Tale metodo fu seguito da Baldassare Pe-

ruzzi, da Francesco Parmigiano, da Antonio da Trento, da Giovan Niccola Vicentino e da Domenico Beccatami, e quest'ultimo molto si distinse in tale modo di incidere. A costoro successe Cornelio Cori Fiammingo.

Antonio Tempesta pittore ed incisore Fio­rentino scolare di Santo Tito, nato nel 1555 e morto nel 1650, nell'ultima metà del seco­lo XVI inventò il modo di incidere in acqua­fòrte, cioè, distendendo nella lamina da inci­dere una palina di cera, di vernice, o di co­lore ed olio, indi disegnando la stessa con un ferro di sottile punta sgraffiando la vernice, saturatala poscia di acqua da partire, questa corrodeva la lamina ove era tracciato il dise­gno, ed in breve tempo la incavava in modo che levalo il tutto e pulita la lamina franca* mente si poteva stampare. Ornò il Tempesla varii libri di stampe in tale modo incisi tra i quali due libri di cacce diverse, uno di as­sai piccola proporzione e l'altro alquanto mag­giore , e li dedicò a Mons. Jacopo Sennesio Segretario della Sagra Consulta , indi Cardi­nale. Intagliò nello stesso modo le stampe delle Metamorfosi di Ovidio piene di bellissime pii*

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loreschc invenzioni. Intagliò parimenti per la stamperia Medicea istituita in Roma dal Car­dinale Ferdinando I de’Medici diverse stampe per fregiare alcuni libri dalla stessa stampati, incise molte sue invenzioni in legno per adorno di libri, e molti fronlispizii, stampe di divini uffìcii, Evangelii e simili. Mollo si distinse que­sto celebre incisore sulle figure che rappre­sentano cavalli. Le sue stampe sono e saranno sempre ricercati, è dell’ugual modo i libri fre­giali dalle stesse, perchè han veramente le qualità pittoresche.

In pari tempo si distinsero nella incisione Marlin Rota, Cherubino Alberti, è sopratutto si rese molto celebre Agostino Caracci sco­lare dell* incisore Domenico Tebaldi. Le carte , di questo celebre incisore acquistarono tale celebrità oltremare ed ollremonli, che gli stampatori delle sue incisioni compravano a carissimo prezzo i suoi rami; ed era sì grandelo spaccio delle stampe incise dal Caracci, che divennero molto ricchi. Fu Agostino aborrilo per le molte stampe oscene da esso inventate ed incise. Varii libri sono ornati di sue stampe, tra i quali è da ricordarsi quello che porta il titolo seguente : Ani. Campo Cremona fedelis- sitna città etc. rappresentata in diségno col suo

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Contado, ed illustrata di una breve istoria delle cose le più notabili appartenenti ad essa. Cre­mona 1582 in foglio figurato. Libro poco co­mune, stimalo c ricercalo a causa delle stampe di Caracci che lo adornano. Esistono vari esem­plari di dello libro colla data del 1585; ma tale differenza di data a nulla influisce.

Il Villemene di Assisi fu anch’esso bravo e facile incisore c di buon disegno.

NeirAIcmagna nel tempo di Ridolfo Impe­ratore si distinsero Giovanni e Raffaello Sa- dalaer fratelli e il loro nipote Egidio Sadalaer.Il primo incise un libro diviso in tre parti. La pr ima parie è intitolala Imago bonitatis t ed esprime le prime giornale della creazione del mondo ; la seconda parte Boni et mali scientia , ed esprime la creazione dell’ uomo con altre cose della Genesi, e la terza Bono- rum el malorum consensio e contiene diverse rappresentazioni. I disegni delle stampe sono eseguile da Martino de Vos. Giovanni Sadalaet incise anche le stampe dei quattro libri degli Eremiti coi disegni di Raffaello suo fratello e parie di de Vos.

SI distinsero ancora in quest' arte Raffaele Guidi Toscano, Armanno Muller, Enrico Gol­zio Olandese, Filippo Tommasini, Matteo Greu-

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ter Tedesco , il quale ritoccò le: stampe del libro delle Caccie del Tempesta; Teodoro Gru- ger , Saenredam , Suaneburg v Jacopo Callol, Stefano della Bella, il quale si rese molto ce* lebre e fu di fama europea, e molto si di­stinse nelle piccole figure, acquistando le sue incisioni f ugual merito di quelle del celebre incisore Jacopo Callol. Vi sono molli libri ornali di frontispizio e di ritratto incisi da questo celebre incisore Italiano, tra gli altri si possono noverare il fronlispi2ÌQ alY Orazione di Pietro Strozzi recitala in S. Lorenzo per l’esequie di Ferdinando II Imperatore il 2 a- /)n/e 1657.11 fròntispizio delle Opere di Scar- ron Parigi Quinet 1649.11 frontispizio del Co- smo9 ovvero Italia trionfante. Numero 25 carte di capricci diversi. Moltissime piccole carte col frontispizio che porta il seguente litolp: Re- cueil de diversa pieces necessaires a la forti• fication a M. Armand de la Porte. Dodiei carte bellissime di teste con busto di maschi e di femine vestite in abili Ungaresi,Turchi e Ar­meni, che porla il frontispizio che rappresenta un giovine che tiene in mano una eartp, dove è scritto P/a&eure testes coiffesa la Persienne fait par Est. D. Belle. Cinquanladue carte di femine figurale per diverse provinde, e vestita

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al modo delle medesime con una breve iscri­zione in ciascuna in lingua francese. Diverse carte di simile grandezza ove sono figurate altre femmine rappresentate per altre provin- e ie , o città al modo delle sopradette. Arme per frontispizio per V Esequie di Ferdinando II Imperatore fattesi in Firenze dal Gran Duca Ferdinando II Vanno 1637. Il frontispizio nel libro titolato Spinola, Compendio di meditazioni sopra la vita di Gesù Cristo, in 4. Firenze 4659, per TOnofri. Nell'opera di de’ Franchi Istoria del patriarca S. Giovanni Gualberto, in 4. Fio­renza 1632; vi sono 3 o 4 stampe molto ce­lebrate dal Manette. Si crede anche che le stampe del Barberino Documenti di amore, in 4. Roma 1640, fossero state incise dal Della Bella.

Vanrein di Reimbrònd, ovvero Rembrant del Reno, pittore ed incisore nato nel 1606 e morto nel 1670. Si distinse molto nell'arte dell9 intaglio e si rese celebre pel modo di come esso incideva.

Rembrant intagliava in rame ad acqua forte con una maniera molto bizzarra tutta propria e da nessuno usata, cioè con freghi e freghetti, con tratti irregolari e senza dintorni, dai quali faceva risaltare un profondo chiaroscuro e di

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gran forza , dandogli un pittoresco gusto e sorprendente nello stesso tempo; ed a seconda del colorito ch’ei voleva dare alle sue figure lontane o vicine, tingeva in alcuni luoghi il campo in nero, lasciando il bianco della carta in altri, usando talvolta pochissim’ombra, altra volta un semplice dintorno e nient’altro.

Le sue incisioni sono tuttora tenute in pre: gio. Nelle sue carte si trova il nome di Rem* brani inciso con informi e strapazzale lettere.

Si distinsero anhe in Italia Pietro Testa, Salvatore Rosa, Sac. Pietro Aquila Palermi­tano secondo alcuni, Marsalese (1) e Romano secondo altri, ed altri che lungo sarebbe enu­merare.

Nella Francia si sono molto distinli M. Me* lan, il quale inventò il modo d’ incidere ad una sola taglia, M. Lane, M. Roussellet, M. Anlonio'Bos, il quale intagliava ad acqua forte e bulino in un solo rame, e con tale metodo incise le figure appartenenti alle Opere di Ma-t tematica di Desargue. Da questa epoca in poi cominciò quest’ arie a risplendere col modo di incidere ritratti per opera del celebre Nan~ teuil, e Francesco Poylli.

l i ) F. De Boni,-Biografia degli artisti, pag* 54. Venetia 1881.

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In Roma Cornelio Blocmaert molto si di­stinse colle sue incisioni « e si hanno di lui diversi libri ornali con sue stampe, ritratti e frontispizii ; tra gli altri è bellissimo il fron­tispizio dell'Asia di Bartoli. Non meno valente fu Francesco Spierre; e col loro metodo di incidere si resero celebri in Parigi M. Bulet, M. Bodel, M. Vansculp Fiammingo, M. Masson, la signora Claudia Stella in Parigi, Edclink Fiammingo e molti altri.

Finalmente nei tempi a noi vicinissimi si sono resi celebri Voollet, Berlolozzi, Mullrr, Morgtien, Gandolfi, Bervick, Toschi, Longhi, Pinelli, e tanti altri che sarebbe andare per le lunghe il voler tutti enumerare, e noi com* porterebbe un Manuale.

Sino alla fine del secolo XVIII i materiali che bau servito alla incisione ad oggetto di moltiplicare le copie, cioè il rame ed il legno si sono adoperati in opposta maniera, il primo presentando nella sua superficie I* oggetto a forza di solchi, il secondo offrendo in rilievo tutto ciò che vien colla penna traccialo nel piano di una tavola levigata, di modo che con una forte pressione a mezzo di grossi cilindri si ottiene lo scopo dal primo, e col mezzo dei torchi da stampa quello dal secondo.

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Dedito sempre l'umano ingegno al progres­so, un altro modo per ottenere con maggiore economia la moltiplicazione delle stampe in­vernò, e fu quello della litografia.

Il sig. Luigi Senefelder di Monaco nelPanno 1801 inventò un nuova metodo di stampa, per moltiplicare 1 disegni, da esso chiamalo po- lyontografia, ed indi per meglio esprimere la esecuzione di tale modo lo chiamò litografia, cioè scrittura in pietra.

Si crede da taluni che siffatta scoperta sia stata falla antecedentemente da un botanico, il quale tale metodo usava per moltiplicare i disegni delle piante. Si osserva però che primu di (al epoca la usavano! Cinesi, come di fallo nella nuova edizione dell’ opera titolata : Lo specchio della lingua Mandchoux, pubblicala per ordine dell* Imperatore della Cina Kiaw- Loung nel 1772 vi si trovano due squarci che evidentemente addimostrano che prima di quell’epoca i Cinesi tale metodo usavano; ve­nendo dall’ autore indicali due luoghi, l'uno ove si tracciano sulla pietra li fac simile in grandi e piccoli caratteri, e l'altro ove si spal­mano di nero le pietre sulle quali sono im­pressi quesli ordini dell* Imperatore, e slam- pansi in carta bianca.

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La litografia si ottiene nel seguente modo. )1 litografo si serve della pietra calcare di grana finissima, rendendola perfettamente pia­na e levigata, nella quale si scrive e si dise­gna con inchiostro, o matita preparata. Dap­prima vi si scriveva con un inchiostro grasso composto di sego, sapone, gomma lacca e nero di fumo; indi il sig. Miterer, ancora di Monaco* trovò una preziosa invenzione di una compo­sizione equivalente alla matita , composta di cera vergine, sapone e nero fumo, con cui si disegna sulla pietra resa leggermente scabra, e il disegno vien eseguito come se fosse fatto con pastello di Francia. Mediante gli acidi che ren­dono porosa la pietra, e per conseguenza su* scedibile a ricevere T umidità nelle parti e negl' intervalli ove non vi è disegno 6 scritto, e mantenendosi ogni qual volta bagnala con acqua, con un cilindro vi si passa l'inchiostro da stampa , il quale è parimenti grasso ed oleoso, si attacca ai soli segni della penna o della matita, venendo ripulsato dalla pietra ove non esiste scritto o disegno; vi si applica quindi la carta umida, e con la pressione del torchio litografico viene Io scritto, ovvero il disegno impresso nella carta, ed in tal modo si moltiplicano le copie, le quali vengono tanti

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fac simile di quello che è sfóto tracciato sulla pietra.

Tale metodo da principio si rendeva utile per ogni sorte di tabeMe, di compartimenti, df scrittura, di note musicali, i quali vengono di perfetta esecuzione; è non poteva in Vérurì modo uguagliare la incisione ih rame nelle opere d* arte; come per esempio nelle opere di architettura, dovendo tracciare le linee con penna metallica e cori inchiostro grasso noa iscorrevole, ovvero con altro strumento, ma sempre collo stesso inchiòstro, le rettilinee non potevano essere tracciate con la massima pre­cisione e delicatezza. E dell'ugual modo tutto ciò che veniva designato con matita litogra­fica anche dai più celebri artisti, abbenchè offra il vantaggio la litografia della morbidezza maggiore dell’incisione in rame non si poteva ottenere che in pochissime copie di prima ti­rata c senza difetti; giacché la matita, oi tratti della penna tracciati sopra |a pietra venendo espressi in rilievo , dopo stampato poco nu­mero di copie il disegno sbava e perde la sua primitiva grazia e porta nei lavori finiti un aspetto dì lana o bombace che vela fa super­ficie, ed attenua molto la vaghezza del lavorò.

Finalmente non si poteva facilmente otte-

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stonere colla litografia un armonia generale e costante in un lavoro finito, e difficilmente una lucentezza di tratti che equivalgono al taglio,o alla punta.

Oggi però tali inconyentenze si sono tolte, e la litografia è portata all’ ultimo grado di perfezione, e rivalizza colle incisioni in rame. Per ottenere nelle copie maggiore freschezza moltiplicano i litografi il disegno in varie pietre stampandone una copia del primitivo disegno in carta porcellana, e lo trasportano con que­sta in altra pietra preparata, e formano tante pietre designale a piacere e quanto il bisognolo richiede, colle quali stampano quel numero di copie incarta, che vogliono moltiplicare.

Finalmente si è scoperta la maniera di in­cidere sulla pietra litografica, sulla quale ven­gono,bene tratteggiati le linee ed i contorni, dandogli ancora i chiaroscuri; ed i litografi incidono nella pietra nel seguente modo.

Dopo resa ben levigata la pietra calcare, si fa una pozione di gomma arabica sciolta nel­l'acqua, vi si aggiunge una decozione di noce di galla e si incorporano bene. Questa si spalma nella pietra, dopo asciuttasi lava, lasciandole, una leggerissima patina della composizione , si tinge poscia con matita rossa e si incide

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colla punta secca ovvero colla punta del dia­mante ciò che vi si vuole rappresentare ; dopo incisa si unge la pietra di olio, lavandola; scorsi cioque minuti vi si passa V inchiostro con un lampon di panno, e si stampa nel torchio litografico colla carta umida , ed in questo modo si ottengono delle bellissime stampe, schivando i difetti che si verificano col disegno o colla penna.

Nella litografia molto si sono distinti il signor Orazio Vernel in Parigi colle sue stampe di cavalli impressi a matita litografica, ed il ce­lebre signor Voogd in Roma cogli studii di paesaggio che in piccol numero pubblicò a de­lizia degli artisti.

I signori Chevalier et Langhemfe ed i si­gnori Tudot et Lemercier in Parigi hanno por­tato la litografia al più alto grado di perfe* zione.

Nell’ anno 4835 il signor Weischaupl in Nuremberga inventò la Cromolitografia 9 val quanto dire stampare in colori colla pietra ed usa il seguènte modo; si leviga la pietra cal­care senza veruna preparazione, poscia si dise­gna colla penna metallica coirincbioslro pre­parato a semplici contorni ; indi con questa pietra se ne stampa una copia in carta por­

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cellana, si trasporla questa imprimendola in un altra pietra defogliai modo levigata , la quale tosto stampata rimpronta; dopo di ciò si dannò le masse dei colori in.queste due pietre e si stampano due volte con i colori uno sopra Y altro di ifiodo che stampala là carta con il colore rosso in una pietra , si torna a stampare con un colore bianco nel­l'altra pietra sopra il rosso; e in quésto modo si ottiene il colore di carnè. E così per ogni colore che si desidera, stampando là eaftàcod tante pietre e tante volte per quanti colori si desiderano, e con questo mezzo si Ottengono delle stampe colorate colla màssima precisione, grazia ed eleganza, come se fossero pinti a#olio od a miniatura (1).

Il signor Engelmann in Miihlhauscn ha dato delle stampe di paesi e di figure in Cromo* litografia di una perfezione tale che sorpren­dono chiunque le osserva.

Finalmente è più sorprendente, e d'immen­surabile vantaggio sopra tutti i riguardi l'ul­tima scoperta fatta dai signori Perkins e Fair- mans Inglesi della Sidografìa, vai quanto dire scrittura sul ferro*

(ì) Fòd. Krauss e Fran. Mallè, Handbuck fur litographen tm i Steindruker, Sltitgard 1855.

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11 signor Perkins ritrovò il modo di ren­dere le lamine di acciaio duttili e molli come il rame e Toro, e dopo essere tali lamine in­cise con quel maggior grado di finezza e di facilità a cui sia mai pervenuto V intaglio il più lino sul rame, le ritorna senza la menoma alterazione di forma alla massima durezza. E con tale metodo possono stamparsi delle carte da una lamina incisa in acciaio il decuplo di quanto se ne possono ottenere da una lamina incisa in rame.

Ma questo non è tutto il ritrovato del si­gnor Perkins. Il maggiore utile è quello della moltiplicazione delle stesse lamine incise, usando il seguente metodo. Indurita così come abbiamo esposto la lamina di acciaio incisa , prepara un cilindro dello stesso metallo della periferia, o diametro della incisione, e lo rende ancora duttile e molle. Girandolo indi sul piano della lamina incisa, col mezzo di una macchina all* uopo destinata , con una forte pressione ottiene la stessa incisione a rilievo sul cilin­dro , e tagliente quanto la punta acutissima dei bulini che servirono ad aprire i solchi nella lamina. Indi torna ad indurire con una fortissima tempra il cilindro 3enza fargli per­dere neppure una minima parte della sua in-

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cisione a rilievo, e postolo nella macchina al­l'uopo preparata, gli fa imprimere ed inciderelo stesso soggetto quante volle si voglia su lamine di acciaio rese molle, ovvero dì rameo di altro metallo qualunque, ripetendolo an­che su varie lamine a piacere e secondo il bisogno, formando in tal modo tanti facsimile della originale incisione, potendone trarre da un tipo della più squisita esecuzione una infinità di copie senza che fosse alterato nella minima parte del merito e della perfezione l’originale.

Sono le stampe, e particolarmente quelle incise col metodo del signor Perkins, al giorno di oggi il principale ornamento dei libri, ed una gran quantità di opere di arti, di scienze, di storia etc. sono ornati con grandissimo lusso di tali stampe, che non lo furono pel passalo.

Non & meno importante, l’ornamento della legatura nei libri, il quale ebbe origine pria della invenzione della stampa, e di lale epoca si osservano dei libri manuscritti mollo io* formemente legati.

Nel XY secolo cominciò la legatura nei libri a formare uno dei principali ornamenti degli stessi, e le arricchivano di lastre di oro, di argento cesellate, ovvero niellate, di tartaruga,o d'incrostatura in avorio, come ne fanno piena

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fede l’Epistolario, rEvangeliario ed un Messale miniato di Paolo IL i quali erano legati in la­mine di argento niellate con cornioi massicciee borchioni dorati, che sventuratamente furono nel 1798 da coloro che manornessero i pa­lazzi vaticani comprese le due cappelle sistina e paolina venduti a peso, salvo le lamine niel­late, che passarono in commercio ed oggi for­mano parte del gabinetto Hamiltoniano.

Diversi Messali miniati furono comprali dal Cardinale Hertzan insieme ad altri preziosi oggetti, e furono dallo stesso spediti nella sua Chiesa di Ungaria , ove attualmente conser­va n si. Questa è stata sempre la sventura del­l’Italia, o di essere stata mal governata, ov­vero manomessa, cercando sempre gli avidis­simi stranieri depauperarla e spogliarla dei suoi più preziosi oggetti di arte. Ma dobbiamo ad onor del vero aggiugnere ancora, che mol­lissimi dei nostri o per ignoranza o per in­gordigia di guadagno han contribuito in ogni età a spogliar lìtalia dei suoi capolavori e di assai rari e preziosi oggetti.

Adornavano quel Messale due grandi lamine poste nei centri delle facciate dello stesso ed otto angoli, cioè quattro per ogni faccia , il tutto niellato di squisito gusto , che rappre*

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sentavano tutte oggetti tratti dalle sacre carte, e relativi al carattere del libro, il quale erano destinati a fregiare. Ed il miglior lavoro di niello è quello di centro di una delle faccie, che rappresenta Daniele nella fossa dei leoni.

Non mi dilungo di più nella descrizione par­ticolareggiata degli altri lavori, che tali libri ornavano. Poiché questo sarebbe più proprio di un libro, che tratti di belle a r t i , anziché di un Manuale di Bibliografia. Però ho voluto cennarli per averne il lettore una qualche idea. Se poi sulfassunlo si volessero più minute no* tizie può il lettore servirsi dell Opera di Ci­cognara che porta il titolo Memorie sulla Cal­cografia.

Nel XVI'secolo per rendere le legature più solide coprivano i libri di tavolette di legno, e spesso queste vestivano di cuoio, o di velluto ordinariamente di colori blù o vermiglio.

Le opere di piccolo formalo coprivano di pelle, che pingevano con varii colori in com* parlimenli separali con (ili di oro che forma* vano una specie di mosaico.

Si osservano delle legature di tale epoca con disegni ed arabeschi di una immagina* zione graziosa, e di una squisitezza e finitezza incredibile nei libri di Enrico 11 e Diana Poi*

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tlers, ed in quelli della biblioteca di DeThou stretto amico del dottissimo Giovanni Grolhier.*

Giovanni Grolhier era un prodigio di eru­dizione, amico dei più dotti del suo lempoe particolarmente di Buddeo, di cui fece stam­pare il trattalo de Asse dagli Aldi nel 4522. Possedeva una grande, scelta ed elegante bi­blioteca, che De Thou paragonò a quella di Asinio Pollione , la più antica di Roma. Nel 4675 ne furono venduti gli avanzi; e Bona­ventura d’Argonne dice, che gliene toccarono alcuni volumi, « cui nulla mancava per la « bontà delle edizioni, nè per la nettezza della « carta e la nettezza della legatura; sono « egli aggiunge « tulli dorati con una delicatezza « ignota agli indoralori di oggi giorno, i com- « partimenli sono dipinti a diversi colori per- < fellamente disegnati, e tutte di varie figure. « Ciascun volume avea da un lato le seguenti « parole in lettere di oro / . Grolleri et ami- « corum e dall1 altro il seguente bel motto « Porlio mea, Domine, sii in terra viventhtm »

I libri ornali da tali legature sono molto prezzati e ricercali dagli amatori e si vendono a carissimo prezzo. Le legature poi ad imi­tazione di quelle sono comunemente intese col nome di legature alla Grolliere e sono dagli amatori ben pagale.

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* Finalmente il lusso delle legature degli an­tichi libri fu disteso a tal segno che oltre le stoffe tessute in oro ed argento , colle quali li rivestivano » per lo spesso le arricchivano di perle fine e di pietre preziose.

1 primi legatori eran da priucipio analfabeti*, e la toro ignoranza era riguardala necessaria al loro mestiere. Infatti si osserva che nel 4492 la Camera dei Conti di Parigi scegliendo il legatore gli faceva prestare il giuramento di essere analfabeta, affine di non isvelare lo stato delle somme dei conti.

Le moderne legature ordinariamente si fanno in pergamena » velino, in tela preparala , in pelle di scrofa, in cuoio di Russia, in pelle di pesce comunemente detta sagri, ed in maroc­chino di diversi colori. Si ornano i piani dei libri con certi fregi di squisito gusto in oro, vi si imprim&no delle armi gentilizie, divise,o nomi dei proprietarii io oro, od in rilievo.Il dorso dei libri viene ornato in oro con dif­ferenti disegni. I diversi colori , di cui sono decorate le legature, li fanno distinguere coi nomi di vitello fulvo* screziato, marmoreo , porfido, radicato, blu, rosso, etc. Qualche volta le coperture di marocchino vengono ornate fon altro marocchino di differente colore» raso,

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0 stoffa ed arrlcclme^driarga bordura di oro*Nell'arte della legatura la Francia e V In­

ghilterra si sono sempre distinte. Nello scorso secolo tale arte era decaduta; oggi però è alla pari eoa tutte le arti che concorrono alla perfezione di un libro.

I legatori di Francia e segnatamente quelli di Parigi rivalizzano con quelli dell' Inghilterra,1 loro lavori si perfezionano di giorno in giorno» e sono degni dei capo d’ opera della stampa che escono dai torchi dei più celebri stampa­tori di Parigi*

In tale arte acquistarono la più alla ripu­tazione nella fine dello scorso secolo ed ai giorni nostri nella Francia Deseuille» Padeloup* Bozerian, Thouvenin, Courteval, Ginain* Bro­de!, il quale fu V inventore della mezza lega» torà, che è quella coperta nei piani del libro ' di certa carta che perfellamente* imita la pelle» Deromroe, Sitnier, Vogel, Lorlic ♦ Raparlier, Bauzonnet, Capè legatore del Duca d’Òrleaiis ed altri. Questi ultimi alcuni sono attualmente in esercizio della loro arte, e di altri esiste tuttora la loro casa.

NelPanno 1824 i sig. Simier e Thouvenin presentarono nella pubblica esposizione al palazzo del Louvre molti capi d’opera di le*

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gature, tra gli altri un magnifico esemplare della Storia di Enrico IV ed un altro ancora più ammirevole di Paolo e Virginia, che si rimarcavano per la franchezza del disegno , per la ricchezza degli ornamenti e per la purità dello siile.

Il sig. Simier intraprese colla più rara for­tuna la rinnovazione dei sontuosi mosaici delle antiche legature, delle quali pareva essere perduto il segreto.

Le legature di questi due maestri celebri si distinguono dalla loro estrema purità , da una severità di gusto , che non esclude la ricchezza dalla precisione e dalla finezza, e niente lasciano a desiderare al pensiero. I loro fortunati rivali furono i sig. Vogel, Courte vai e Ginain.

I legatori Inglesi Signori Kallhoeber, Baum- garten, e sopratutto Roger Payn si sono an­cora resi celebri. Lord Spencer pagò a questo ultimo 15 ghinee per la legatura di uri Esehilo. Roger Payn si distinse sopratutto nelle lega­ture degli antichi libri, e le sue dorature a piccoli ferri sono di squisito gusto.

Questo legatore malgrado Tallo prezzo che rieavava dal suo lavoro non era ricco e morì nella più estrema povertà. M. Peignot dice.

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> Lavorando solo in un piccolo tugurio, lutto » si trovò alla rinfusa ; andava sempre ad » impronto per qualche pezzo di moneta a » conto del prezzo delle sue ricche legature,> Su la stessa banconata erano confuse delle » scarpe vecchie, dei fogli di libri preziosi, » del pane, del formaggio, delle edizioni del> XV secolo . . Finalmente non avrei giam- » mai credulo che da un uguale lugurio do- » vevano uscire queste magnifiche legature » destinate ad ornare la biblioteca del ricco » e nobile Lord, e sopratutto che esse doves- » sero uscire senza essere sporcate, ne mac- » chiale di grasso ». Le legalure più difficili erano quelle che superava Roger Payn.

Ai nostri giorni molto si è distinto in questa arte il celebre Thonson.

Si distinguono i legatori Inglesi anche nel- l’arricchire i libri da loro legati nella dora* tura che essi danno nei tagli , che a primo colpo d’occhio paiono semplicemente dorati ; ma traversandoli un poco , come si volesse aprire il libro, fugge la doratura e si osser­vano pitture di paesi, vedute ed altro.

Questo lusso è dispendioso. Un esemplare di Joseph di Bitaubé edizione di Didot V amò legato in Londra con un paese nei tagli fu

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venduto 96 fr. nel 1797 nella vendita di M. Le Fevre a Parigi, lo ho veduto ancora libri legati in (ale modo in Italia nello scorso se* colo, ma di cattivissima esecuzione.

Non parlo delle legature tedesche, italiane e spaguole, perchè non sono ancora portati a quel grado di perfezione in tali paesi da po­tere rivalizzare colle legature francesi ed in­glesi, a riserva dei libri di Chiesa, pei quali in Italia si è cominciato in qualche modo ad imitare quelli eseguiti in dette estere con­trade.

CAPITOLO DECIMOTTÀVO

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Della stella delle edizioni e degli esemplari.

Per rendersi una biblioteca distinta uopo ò che non sia fornita di soli libri rari, preziosi, di bella esecuzione e di scelti esemplari; ma ci vuol altro per tale nome meritarsi.

Dovrà il bibliotecario, ovvero colui a cui è affidata la biblioteca, conoscere a fondo la bi- bliografia tanto teoreticamente, quanto prati­

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camente. Teoreticamente, per essere alla por* lata di'conoscere le edizioni da preferirsi, e farne la scelta ; praticamente per lo esame degli esemplari, .aceto fossero esenti di difetti i quali difficilmente da chi è sfornito di pra­tica possono tutti conoscersi. Questo è lutto quello che un bibliografo istruito, ed un oW limo bibliotecario debbono conoscere; e di prò» posilo debbono applicarsi ad acquistare laK conoscenze, che sono Ja base di tutte le altre, perchè senza di esse vengono obbligati a com­mettere dei gravissimi errori pregiudizievoli alla loro riputazione non solo pia benanco alla loro fortuna.. A scampare tali errori parlerò paratamen­te, per quanto le mie forse il permettono ed un Manuale lo comporla, pria della scelta delle edizioni; indi dello esame e della scelta degli esemplari.

Bisogna pria di tutto il bibliotecario, ovvero il bibliografo scegliere tra le edizioni di una opera quella stampala coi più belli caratteri, in carta migliore, e che conservi la purità del testo. Tali qualità costituiscono fai bontà della edizione. Quest'ultimo qualità però è indispeb- sabije per le opere scritti) hellè lingue dotte; perchè il piùjeggiero errore, come pereaem-

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pio,. una lettera falsa, omessa, o duplicata; ov­vero un difetto di punteggiatura renderebbe un passo inintelligibile, e spesse volte cam* bierebbe il senso della frase.

Per tali ragioni ho all’uopo parlato dei più celebri stampatori che col loro nome hanno reso un lustro all’arte della stampa, e la loro reputazione è una sufficiente guarentigia della bontà delle loro edizioni ; e per maggior co* modo degli studiosi della bibliografia ho voluto antecedentemente negli svariati luoghi, e se* gnatamente nel capitolo XIV registrare alcune di tali edizioni.

È necessario ancora che il bibliografo o bi* Miotecario abbia non solo conoscenza delle col­lezioni, come per esempio quella degli Elze- virr comunemente intesa col nome di' Vnriorum, quella ad UsumDei/ihini etc», ma benanco deve conoscere le falsificazioni per fare la scella dei volumi die compongono tali Collezioni.

Merita particolare attenzione la Collezione degli Elzeviri, la quale £ preziosissima, rara e di prezzo elevato, quando completa delle originali edizioni. H bibliografi, o: biblioteca rio deve quindi avere molta cognizione e guar­darsi non solo dalle edizioni contraffatte, ma ancora delle ristampe fatte dagli stessi Elze­

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viri, ovvero dai loro sueeessori.Tali ristampe sc>no stale eseguile con mollo meno diligenza e con caratteri logori, ed il merito di queste è di gran lunga minore delle originali edi ­zioni , e di conseguenza il prezzo mollo più basso. Per ciò conoscere bisogna rendersi fa* miliari il Brunel ed ad altri bibliografi che sul proposito hanno bene aerino.

L nomi de’ Brotier, d'Olivel, Crevier, Val­lar!, Caperonier , Lallemant, DaVisius, Bur- manno etc. si resero mollo celebri nel XV11I secolo, i quali ci diedero delle eccellenti edi­zioni e di gran merito, rimarchevoli per le loro annotazioni, per la loro bellezza, per le loro varianti e sopralutlo per la correzione del testo; e le edizioni coi lavori e colle cor­rezioni di sì celebri letterali sono da prefe­rirsi ad alcune degli antecedenti secoli.

Sono anche degni di occupare un posto nelle preziose biblioteche le edizioni intraprese dai Foulis.Westcin. Brindley, Sandby eie., le quali, benché racchiudono un piccolo numero di all* lori, hanno ancora il loro merito.

Merita pure essere ricordata la Collezione stampala da Coustelier ed indi cpnlinuata da Barbou, la quale rivali/za con quella degli Elzeviri per la bellezza dei loro caratteri ,

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per la sua bella esecuzióne e per la eorrezioné del tosto. II prezzo di (al collcziorte compirla, allorquando i voltimi sono della prima edizio­ne, è molto caro. Quella poi in carta fina èili elevatissimo prezzo.

Tra le moderne edizioni sono da preferirsi quelle slampale in 3/anheim , Deux Pont; Oxford, Londra, Basilea, Lipsia eie., con lutto ciò che la carta non corrisponde alla esattezza ed alla diligenza del testo nelle edizioni di queste ultime due città.

Tra le moderne collezioni meritano un postò nelle biblioteche le edizioni dei Classici Ialini intraprese da M. Lemaire in Parigi, e da Pomba in Torino, come ancora è preziosa la colle­zione dei Classici latini pubblicata dai signori Carlo Gosselin e Masne-Delaunay, nella quale il testo ed I con\mcnlari furono rivisti dagli antichi professori dell’ Università coi membri della nuova. La quale edizione nel formato in 8. fu stampata in piccolissimo numero ed il prezzo della, stessa si è elevato sino a 30 fr.il volume. *

Nei tempi a noi più vicini i signori Didot hanno reso alla repubblica delle lettere un grande servizio non solo colle loro belle edi­zioni , ma benanco colle loro collezioni dei

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classici greci, talini e francési, i quali dietro di essere stati bene eseguili sono diligente­mente Corretti e forniti di buone annotazioni e formano la delizia degli studiosi, e Torna*» mento delle biblioteche.

Non è meno interessante la collezione di formato in 32 dei classici greci, latini, francé­si, inglesi ed italiani eseguila da Giulio Didol.

Per le edizioni dei Classici Italiani sonopref* feribili quelle citate dai Vocabolaristi della Crii- sea; ed una guida sicura per ben conoscere le contrafTazioni è l'ùltima edizione dell'opera di Gamba , che porla il (itolo Serie dei testi di lingua.

Merita anche un posto nelle biblioteche la Collezione dei Classici Italiani stampata in Mi­la n o n e l i 811 ed anni seguenti.

Si rende ancora preziosa una biblioteca quando è fornita delle collezioni delle edizioni dei più rinomati stampatori; come per esem­pio quella degli Aldi, ed una guida sicura per conoscere ancora le contraffazioni è l'ultima edizione del Renouard, Annali dègli Aldi, quella degli Stefani, dei Comini, del Bodoni eie.

Adorna in modo particolare una libreria la collezióne dei quattrocentisti, ossia delle edi­zioni del secolo XV, \ù quale con solo è di

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grande ornamento, ma si rende aneora neces­saria per la storia dell'arte della stampa e per gli studi! bibliografici, e nello stesso tempo è ancora utilissima per le prefazioni, dediche ed epistole che le stesse contengono, dalle quali si attingono molte notizie e documenti relativi alla storia di quei tempi. Questa col­lezione è stata sempre riguardata sventurata?» mente da colorò che hanno preseduto alle nostre mal regolate biblioteche, come libri di semplice lusso e di nessuna utilità; e per con­seguenza siamo sforniti ancora delle prime edi­zioni, anzi per meglio dire , di tulle le edi­zioni dei secoli XV e XVI stampale nel nostro regno , le quali per la incuria ed ignoranza degli stessi formano oggi il pregio delle estere biblioteche. |l che è per noi cagione di gran* dissima vergogna ; non potendo presentare ai viaggiatori stranieri nessun monumento del­ibarle tipografica in Sicilia.

Nelle moderne edizioni sono sempre prefe- ribili quelle stampale sono gli occhi dell'auto­re, ovvero da essi approvate, eccello quelle opere che nol)e ristampe vi fossero aggiunti pezzi inediti interessanti riconosciuti essere stati scritti dallo stesso autore; mentre per lo spesso aceade che gli editori, anche a rischio della

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riputazione di an autore, per ispeeulazione e per aumentare il numero dei volumi aggiun­gono pezzi sotto il nome di un autore , ehé non li ha mai scritto.

Di quello poi che riguarda gli annotatori degli autori moderni non occorre parlarne * mentre la pubblica opinione ed il giudizio dei dotti formano la sicura guida di colóro che debbonsi preferire. Ni>n occorre nemmenq par­lare per la scelta dei Dizionarii e dei libri di scienze e di a r t i , per non ripetere ciò che nell1 antecedente capitolo della Depreziaziont dei libri ho detto.

Dopo'la scelta delle edizioni è di giusto oc-, cuparci della scelta degli esemplari.

Si deve in primo Ipogo osservare la gran­dezza dei margini, senza dello quale non può dirsi un bello esemplare, e per tale ragionei libri intonsi acquistano uno non ordinario valore.

Bisogna ancora osservare se i fugli sono bene piegati ed i quinterni uniii egualmente perchè essendo un esemplare malamente piegato, ov­verò con i quinterni disuguali si verifica in al*» cubi foglietti 0 che il lesto sia mutilato, o cheil margine sia strettissimo , mentre iu altri V molto largo. 1

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Deve osservarsi se vi sieoo fogli stampali falsi di registrò (1), ovverò messi falsi a bassp (2), perchè nel primo caso debbono, e particolarmente nei libri di piccolo formalo , per necessità nel legarsi mutilare il testo, e nel secondo caso non si trovano le pagine col loro ordine. TaJi difetti non si possono a primo colpo d'occhio osservare, ma si richiede molta diligenza per iscoprirli.

Bisogna ancora osservare se vi sieno stale delle piegature nella caria pria di essere stam­pala, mentre dopo stampalo il foglio della carta con qualche piegatura nel. centro o altrove, levando lo stampatore della piega e lor&afdo a slampare il foglio dall'altra parte, iq quella antecedentemente stampata resta una verga- tura bianca in mezzo al lesto della larghezza della piegatura. Se il foglio viene stampalo da tulle le due faccio eolia piegatura, allora se

(1) Da foglio folto di registro, cosi detto nel termine delibarle, si vertine «piando lo stampatore mette in torchio il foglio stam­pato dalla prima faccia per istamparlo daH'altra ma néu nei punti stessi nei quali fa posta quando venne la p rim volta stampato; e per consegbenaa le Uoee nou baltouo una sopra l'altra e ven­gono le pagine alte e basse.

‘ ($) Falso a basso, termine dell'arte, è quel foglio, le cui pagine boa fan «allocato uef torchi por ihtaapfarsi coll* ordine voluto ; e di conseguenza non corrisponde la paginatura, saltando le pagiuo in mo.lo irregolare.

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il legatore leva la piegarla vergatura bianca resta in ambe le facce. Il che rende molto dilettoso l’esemplare.

Qualche volta Io stampatore negligentemente stampa il foglio della carta con qualche an1 golo della stessa piegalo; ed indi tolta lale piegatura e stampato dall’altra parte, viene la stampa mancante nella grandezza della punta piegala in quella parte che fu stampata colla piegatura, e tale difetto è molto positivo.

Si deve anche osservare se vi sieno pagine manciate per difetto della fraschetta, perchè in lale caso manca nella pagina qualche linea, parola, o sillaba. Tali difetti non si possono conoscere, se un bibliografo non è fornito della pratica e delle conoscenze tipografiche, non potendosi a primo colpo d’occhio scorgere.

Parimenti deve osservarsi se vi sia qualche foglio fallato (1), e questo difetto si vede su­bito da qualunque persona.

I buoni esemplari non debbono essere mac­chiati nella carta di un certo colore rossastro:il chc è un notabile difetto, e la carta por lo spesso in simile modo macchiata trovasi in tutte quasi le edizioni di Germania.; ed in questi

(1) Dicesi foglio fallato , quando è impresso in qualche parte senza inchiostro.

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sodo preferibili i meno macchiali. Come an­cora non vi devono essere fogli lacerali, ov- vero racconciali sia per fortificarli, sia per co­prire qualche difello.

Gli esemplari tarlali, e particolarmente nel teslo sono da ricusarsi assolulamente, a meno che non sia qualche libro di eslrema rarità, che non vi è mezzo di potersene avere qual* che altro esemplare.

Bisogna osservare se vi sieno macchie di inchiostro, di olio, di grasso. Benché siasi sco­perto il mezzo di fare sparire lali macchie, è nienlemeno un difetto essenziale, perchè si deve scucire il foglietto per togliergli le mac- ohie e nel rimpiazzarlo si verifica trovarsi in qqalche parte più basso e forma difetto.

Molli hanno l'abitudine di interlineare i passi che vogliono rimarcare sia coll'inchiostro sìa colla matita: lali interlinee sono macchie e fanno torto al libro. Altri riempiono i libri di osservazioni, credendo essere le loro note di inolio peso. Queste fanno molto torto al li­bro, perchè spno macchie disaggradevoli agli amatori. ^1 contrario pero se tali osservazioni sona di un uomo nolo pei suoi talenti allora l’esemplare acquista mollo pregio. É neces­sario però che le stesse sieno autenticate dalk

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segnatura di colui che le ha scritto , ovvero che il carattere fosse ben noto e confrontato con originali manoscritti.

Finalmente quando un libro porta l’impronta delsuggello, o delle armi gentilizie di un ama­tore nolo per la sua delicatezza nella scelta degli esemplari che componevano la sua biblio­teca, è a giusto titolo mollo ricercalo. Imper­ciocché si può tenere qual cosa certissima, che siffatti esemplari sieno stati diligentemente esa­minali e trovati senza alcuno degli accennati difetti. Così nelle vendile i volumi provenienti dalle librerie di Grollier, de Thou, Hory ecc. si acquistano a un prezzo maggiore.

Essendo sufficienti tali regole per la scelta delle edizioni e degli esemplari, passerò a trai* tare nel seguente capitolo della maniera di ristaurare i libri e toglierne le macchie.

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CAPITOLO DECIMONONO

JMta monterà di ristaurare i libri e toglierne le macchie.

Una delle essenziali cose, che il bibliografo deve sapere, ò quella di ristaurare i libri dan* neggiaii, sia dalla antichità , sia dall’ incuria dei loro possessori, o per qualunque altra siasi causa.

Yero si è che i libri motto danneggiati perdono il loro merito e valore. Ma siccome tra questi ve ne possono essere dei prezio­sissimi e di grandissima rarità; così è neces­sario che il bibliografo conosca l’arte di ristau- rarli e restituir loro, almeno in parte, l’antico valore.

L’ arte di ristaurare i libri consiste nello imbiancare la carta allorquando trovasi deni­grata dalla sua antichità, di toglierne ogni sorta di macchia, sia d’ inchiostro, sia di olio, di grasso, di frutti etc., di riparare i guasti del tarlo , di ristaurarli quando sono lacerati.

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di fortificare ia caria allorquando ha perduto la sua primitiva fortezza etc.

Pria di ogn’allro è necessario per imbian* care la carta di un libro, ovvero toglierne le macchie che si sagrifichi la legatura, sciogliendoi fogli intieri, restaurarli, e dopo rilegarli ; perchè non volendo perdere la legatura po­trebbe facilmente , anzi con tutta certezza* verificarsi che asciuttato il libro dopo imbian­cata la carta, ovvero fatto sparire le macchie, che le carte si attacchino una con V altra, e nel separarle, si lacerino.

Parimente è una saggia prudenza, che pria di imbiancare la carta, ovvero di togliere le macchie ad un libro raro e prezioso si faccian precedere varii saggi in un libro vecchio mac­chiato e inutile, per assicurarsi del modo di esecuzione; ed indi si passi all'operazione^ nel libro che si voglia rislaurare.

La carta dei libri annerila dall’ antichità, ovvero macchiala di frutti, di tabacco etc. si imbianchisce e vi si fanno sparire le macchie tuffando i fogli anneriti, o macchiati nell’ac­qua pu ra , aggiungendovi qualche goccia di aeido muriatico ossigenato , lasciandoli stare per qualche tempo in detta acqua, agitandola di tanto là tanto sia che la carta si rende

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bianca e spariscono le macchie. Bisogna però usare la diligenza a non strofinare la c a r ta , perchè polrebbè facilmente distruggersi allor­quando è umida. Una stampa affumicala con questo mezzo può essere rimessa nel suo stato di bianchezza più brillante di una nuova con una immersione prolungata in detta acqua senza che i tratti più delicati ricevessero la menoma alterazione.

In quanto alle macchie di inchiostro nella carta si fanno sparire in uno o due minuti applicandovi sopra con un pennello un pò di soluzione di clorato di soda ; indi si dà alla carta un poco di gomma arabica, ovvero di albume di ovo e ritorna liscia com’ era pria. Si possono tali macchie ancora fare sparire facendo uso dell’acido muriatico ossigenato.

Le macchie di olio, o di grasso spariscono tuffando i fogli in una lisciva , agitandola di tanto in tanto senza strofinare la carta; perchè tale strofinamento si renderebbe dannosissimo alla stessa.

I fogli macchiali nei margini di un grasso proveniente dai dili del lettore, e sopratutlo di coloro che fanno grand’ uso di tabacco, devono stare molto tempo (ufifatti nella liscivia

• caustica per farvi intieramente Sparire tali macchie.

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I libri danneggiati di vermi cioè déll'aca- rus cruditus, dal termes fatale, dal linus far,0 dal tinus perlinax, i quali rodono quei libri meno adoperali e li riducono bene spessa ioservibili, per essere ristabiliti di tutto quella che han perduto, sia nel margine , sia nelle lettere, ovvero nèlle vignette e perchè la caria racquisli la forza perduta, hanno bisógno di uomini pazienti, i quali abbiano la sofferenza ed il talento di ristaurarli sagacissimamente, incollando della nuova carta ove esistono le lacune cagionate dai vermi, facendo con tale mezzo sparire le punture degli stessi. Tale rimedio però si rende ulile su’margini dei libri, ma non è senza inconveniente quando1 vermi hanno danneggiato la slampa. In que­sto caso è necessario per sorreggere tale di­fetto di un abile e destro stampatore.

Alcuni legatori credono potere evitare questi danni aggiungendo deH’allume di rocca nella eolia, ovvero collaquintide. Tali preservativi sono di nessuno effetto. 11 migliore riparo per preservare i libri del tarlo è quello di servirsii legatori della colla composta di •/» di farina, ovvero amido ed */» di colifonia, il lutto bol­lilo insieme; l'unico effetto che produce tale colla è quello che talvolta col lempo altera

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ed ingiallisce la. carta attaccata con essa sul rovescio dei cartoni dei libri.

Per conservar bene i libri e preservarli dal tarlo basta spargere nelle librerie della coli* fonia polverizzata, ed è anche all’uopo indicato tenere nelle stesse varii pezzi di bulghero.

Del resto può consultarsi il Dizionario di Industria, ovvero il Dizionario tecnologico.

CAPITOLO VENTESIMO

Dello appretto del libri

Lo apprezzare i libri sembra a prima vista cosa facilissima e di poco interesse. Eppur non è cosi; mentre è cosa difficilissima e di sommo interesse; e per ciò bene eseguire deveil bibliografo essere mollo istruito nella pra­tica e nella teoria, tanto pei li^ri che acquista per suo proprio conto, quanto nello interesse dei terzi e pel proprio onore quando viene adibito nelle perizie. Tale istruzione dovreb*

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bona avere i bibfiotecarii, ed i librai che con libri antichi commerciano.

Il bibliografo , o colui che viene adibito nelle perizie dei libri diviene ipso facto giudice nell' interesse dei terzi, e deve essere molto coscenzioso quando i libri da apprezzare ap­partengano a vedove od a pupilli. Oh quanta responsabilità in questo caso gravita su le sue spalle! Se apprezza i libri a vile prezzo per malignità ed ignoranza, ed allora in que­sto caso è responsabile nel foro della coscienza alla rifazione dei danni che ha cagionato ai proprietarii della libreria, perchè ha colla sua erronea perizia concorso a far rubare i libri da coloro che al commercio dei libri antichi sono addetti.

E* anche obbligalo in foro di coscienza alla rifazione dei danni apprezzandoli con elevati prezzi o per ignoranza o per superbia, dan­dosi tuono di istruito bibliografo, mentre nonlo è. Ghè per conseguenza gli eredi non po­lendo sostenere i prezzi della perizia, e restandoi libri invenduti, si rendono infruttiferi i loro capitali e vengono obbligati dirigersi ai Tri­bunali competenti per avere riestimali i libri, sprecando per ispese una parie dell’eredità a loro spettante. E con tulio ciò difficilmente

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svapouono venderli, a causa che gli acquirenti persuasi uoa volta di esser* siati già apprez­zati mollo etri «M inler vengono nelle ven­dite»

Ora tali inconvenienti presso noi si verifi­cano quasi sempre, a causa di avvalersi igno­rantemente gli eredi, o coloro a cui spetta la scelta del perito» di persone che o per beni di fortuna, e per intrighi si hanno falsamente acquistato nome di istruiti bibliografi, ovvero che avessero la sola teoria senza la pratica, o questa senza l'altro. A questi lali ò impos­sibile potere a giusti prezzi estimare i libri che alia loro perizia sono stali affidati. Così per esemplo scégliendo un libraio che com­mercia con soli libri nuovi, è impossibile che questi non commetta degli errori madornali a danno sempre degli ered i, perchè natta conosce di libri antichi. Se adibiscono, come spesso accade, dei bibliotecari! di pubbliche o privale biblioteche ; questi, ancorché sieno istruiti nella bibliografìa teoreticamente, come giova sperare e supporre, non conoscono la pratica ed i prezzi córrenti dei libri antichi che corrono nella piazza ove si trovano, per* chè « oh possono essere alla portala di cono­scere i prezzi della giornata di tutti i libri

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antichi, e nemmeno del numero degli acqui­renti ) quali fanno crescere o decrescere i prezzi negli stessi» E per conseguenza le loro perizie sono sfate sempre soggette a nuovo riestinto, come fede ne fanno le cane effe rie dei tribunali. Se adibiscono' KbrrtendoH; questi la maggior parte sono analfabeti e non possedono che una meschina pratica ed apprezzano i libri, per mettersi af coperta, a peso quasi di carta, travisando nette note, per essere cfuarsi analfabeti, i nomi degli autori ed r titoli delle ©pere, come pué osservarsi «fagli inventarti eredHarir che conservatisi dai Notai. £ quando1 a» è verificata vendita al pubblico incanto di Bbrf apprezzati da quest’ ultimi, ovvero dei primi, mi è succeduto comprare varie volte dei libri rarissimi per pochi franchi, che ho rivenduto più centinaia di franchi,

If feiMografo adibito nelle perizie deve essere fornito di teoria e di pratica. Della teoria per la conoscenza dei libri che deve apprezzare, e della pratica per guardarsi dalle frodi libra­rie e tipografiche non solo, ma per sapere pralieamente registrare i libri di valore ed accertarsi, pria di segnarne il prezzo, se sia; o pur no completo; e per ciò eseguire deve usar» moka diligenza.

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Se deve* apprezzare uianuscrilli, deve con somma diligenza esaminarli e conoscere la jiialeria di, che trattario, ed indagarne l’ età. Dei ch$ ho trattalo di proposilo nella seconda parte del presente Manuale. Deve osservare se vi sieno capoleltere miniale e dorale e conoscere se queste sieno siale eseguile da celebri artisti. Deve conoscere la materia su di che sono scritti: se in velino, pergamena, carta bambagina, di lino etc. Deve conoscereil merito inlrinseco dello stesso, cioè del con­tenuto, e se sia di interesse alla sloria pairia, alla letteratura etc. Deve ancora conoscere se pubblicato ovvero inedito, se autografo o esemplato; ed in quesl’ultimo caso accertarsi dcll’epoca scorsa dalla morie dell’autore alla esemplazione del manoscritto. Deve osservare la legatura, se antica, ovvero naia col mano­scritto, ovvero se sia moderna; ed esaminare gli adorni che accompagnano la slessa. Tulle queste circostanze diminuiscono, ovvero accre» scono di gran lunga il prezzo degli slessi., Se vi siano dei libri antichi e di prima slampa, deve il perilo bibliografo conoscere a quale grado di rarità appartengono, se poco comuni, rari, rarissimi, di eccessiva rarità, ovvero pre­ziosi. Del che antecedentemente a bella posta

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ho parlato. Deve ancora osservare se vi sieno decorazioni, ovvero capolellere miniale o do­rale, e conoscere se eseguile con gusto e di mano maestra. Se adornati di incisioni in legno, ovvero in rame e se ve ne sieno di queste non appartenenti al libro e se di più antica data dello stesso. Se stampato in velino , in pergamena ovvero in carta. Se sieno di lale rarità che non sono siale ancora scoperte e ricordate dai bibliografi. Se sieno edizioni an­cipiti, stabilirne l’epoca, il paese ove furono stampate e lo stampatore che l'abbia pubbli­calo. Deve diligcniissimamente esaminare la legatura ed osservare se vi sieno risguardi , ovvero se coperti di antiche pergamene o velino manoscritti cancellali, ovvero stampati, perchè, come antecedentemente ho fatto co noscere, gli antichi legatari servivansi di tali pergamene, per coprire le loro legature e per li risguardi, ed è riuscito a molti istruiti bibliografi scoprire negli stessi de* frammenti di classici autori aneora inediti, e dei fogli di Donato » delle Lettere di Indulgenze etc. ; le quali sono tutte cose che grandissimo prezzo farebbero acquistare ad un libro e potrebbero mollo interessare alla repubblica letteraria f ovvero servire di documento alla storia della arte della stampa.

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Deve finalmente in delti libri e satninare lo .stato della conservazione, se vi sieno pagine (ar­iate macchie, postille, e queste se di uomini di merito , ovvero dell' epoca della stampa del libro; se vi sieno fogli, raccomodali, se a lar­ghi margini, intonsi, ovvero smarginati , e deve per ultimo registrarli per assicurarsi se vi sieoo mancanze di fogli.

Nei libri di moderna data il bibliografo perito deve conoscere il merito intrinseco del libro, cioè del contenuto, deve parimenti co* noscerc il merito estrinseco, cioè le edizioni da preferirsi, se stampato da celebri tipografi, se sia' stata depreziata la edizione dalle posteriori, se edizione falsificala, se vi siano delle parti* «solarità, che accrescono pregio, indicate dai bibliografi, se deve contenere dei passi o p a ­gine soppresse, se dovrebbe contenere dei cambii, se la edizione è ricordata come rara, ovverò rarissima, ed alle volle preziosa, se la edizione di un libro sia stata messa in commercio,opar no, ovvero se sene sia stam ­pato un sumero limitatissimo di copie, o qual* che accidente di incendio, naufragio ec. hanno fatto divenire rarissima una edizione. Se sia Stampato in carta comune , ovvero in carta distai*, te pergamena o velino, sé l'esemplare

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da prezzarsi sia proveniente da qtialelte bi­blioteca di nome, ovvero era stato destinalo per dedica o premio. Deve finalmente esami- n&re la conservazione e la legatura, e se libro di interesse registrarlo per assicurarsi sé sia completo.

Nei libri ornati di stampe deve*il perito bibliografo esaminare se le stampe sieno ti­rate avanti lettera, e che all'uopo i bibliografi hanno indicate i segni distintivi degli incisori per ciò conoscere, ovvero se sono sWiripate dopo di essere il rame stracco; se le stampe corrispondono colf indice ; e deve conoscere se vi appartenessero altre stampe senza essere indicale nell'indice; e molte altre cose deve conoscere ed esaminare il bibliografo perito, che per brevità tralascio.

Dopo tali diligenze ed esami il bibliografo perito stabilirà il prezzo. Ma per poterlo fare con tutta esattezza, è bene che sia informato delle cose seguenti. Deve pria di ogni altro conoscere i prezzi segnati da Brunet, Gamba, De Bare, Crtfvenna, La Valliere, Haym etc. non per adottarli nei libri da apprezzare, per­chè tali prezzi sono quelli delle vendite ese­guile in varie epoche ed in diversi paesi ; e le piazze non sono tutte eguali, uè concorrono

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gli slessi amatori in ogni luogo. Ma (ali prezzi solamente possono giovare per conoscere il grado della rarità di un libro. Deve quindi il bibliografo conoscere la piazza ove deve ese­guire la perizia, i libri che sono ricercati nella stessa, il numero degli amatori acquirenti che concorrono alla compra di tali dati libri, il gusto del paese, quali sono i libri ivi di fa­cile, o di difficile spaccio etc. Messo tulli» a calcolo, il perito bibliografo apprezzerà i libri con prudenza, non calcolando mai i prezzi di vendila registrati nelle bibliografie, a seconda del merito degli stessi e di tutte le circostanze sopraindicate che concorrono ; e se debbono apprezzarsi per vendita all'asta giudiziaria, i prezzi debbono segnarsi non alti, non bassi, ma medii, per dare largo campo alla gara negli amatori. Ed in tal modo si verifica la vendita dei libri con sicurezza e giustizia; anzi non rare volle si vendono più del dovere nella gara dell'asta. Tali regole mi sono sembrate sufficienti per lo apprezzo dei libri, non com* portandone di più un semplice Manuale.

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CAPITOLO VENTESIMOPRIMO

Thìla Stenotipia

■ La parola stereotipia deriva da due parole greche da stèro», solido e tipo», tipo, impronto e vai quanto diro stampare con tipi solfidt.

Tale modo di stampare ebbe origine dal priit* cipio della stampa colle edizioni labeltàrie, come antecedentemente abbiamo osservato» le quali furono i primi saggi degli inventori deHf stampa pria della invenzione dei caratteri mo­bili. Questo metodo rendevasi molto dispen­dioso non solo, ma grandissimo tempo ancora richiedeva; e fu per tali ragioni giuslameule abbandonato.

L’industrioso stampatore di Parigi signor Ga­briello Valleyre meditando i vantaggi cfae ri­cavare poteva dalla stereotipia, non servandosi come gli anlichi stampatori della incisione per ottenére delle pagine solide, per istamparc

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libri stereotipi, ma dei caratteri di stampa , si prefisse ed inventò cogli stessi un nuovo metodo molto economico e di grandissimo vantaggi#,,

Economico, perchè con un ristretto numero di caratteri da stampa può ottenersi un numero indefinito di pagine di composizione formate a piastre di poco volume e facili a conservarsi, colle quali può stamjiaRsi a, volontà ed a mi­sura che il bisogno Io richiede quel numero kldefiaita di es«wplari,oli* si desidera», senza «fa. vi fosse biaogop di «ina nuAva «oa^po^j' zia»* di pagine che- m^lto *pqsa, costerebbe ;

■ q #cM M gaeaju i libri oon (oIq io^ M a pali fiMUdon i ai bassissimi pregai*

Dii grandts9ÙM vaiaiaggio per ottenersi qna> perfetta correzione: nei libri stereotipi';: slanr tcohi dopo formale le pagine, in lanwae oa.a? tene olii » «nnaiier» i ammobili; seongeadoviqwifr ckemendp, pria di stampare tosto si oorneggo bucando la. làmina' con; uno slrumftftUt, SQPr primendo quella parola errala, sosliiue*d«w quella cornetta, saldandola di dietro, in pile modo ima vdia cornetta non vi è piùvperieolp che le- lettere saltino-o in qualunque modo la pompostaione si guasti ed alteirù •

|t i»o dopo vari» saggi falli pubblicò

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ad 0 5 8 ièn Vatimhtri* stampati) stereotipo cm pianòle inriUevo di rame M inute colse* gì ente (processo. Bopo avere composto le pa­gine coi caratteri ordinari! di stampa , feeò sopra >le stessè 11 modèit» di gessò, ed ottenne lè matnier colle lettere cowcavej gettando >pol tu dj questo del rame fuso, ottenne il fase si' mite in rilievo delle pagine di eetnipostaione dei ebratterr da stampa , ce4le quali stampò il dettb taiendario. Tali tavole tuttora di-con* servano, « difftostrano daf modo «ioine sono eseguite l’kìfantia deHa stereotipia, manca*d* dalla, nettezza oeH’etchfb dei cantieri;, ohe si ottenne piò Dardi.

Poehi anni dopo l’oreftae seozrteae W. Ged e Funkter stampatore di Erfurt atalearte si aecktsew e fecero f lore saggi, feqjnlr èikber» (.'uguale risultato di qneHi di YaHtoJM starna panda Ebri intieri stereotipi. • ,

Tale innovauoso <all’ avi* della *U*»pa f« dalla gelosia degli stampatori inglesi aftrftven- sata, e £ed venne obbligalo ritornare In ipa- tria p ove cor suo flglk) fii^cotiio Yiel 1344 -, stamparono su tavole • di rtaaner in rilievo if Soffratio> nella 6nfr del %uàlè l»6ro Je^gesi la seguente soscrieionte non iypit 6t»biHb%s «# mìqp foritfUi, »«d ad perpetuata rei memoriamo

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Verso il 4780 il celebre Foulis di Glascovia stampò 246 pagine di Virgilio stereotipi ed o t­tenne privilegio per 45 anni per stampare in tale modo. Il non conoscersi nessuna altra opera stereotipa stampala da tale stampatore fa credere che non messe a profitto tale pri­vilegio , ovvero non essere stato accolto dai letterali tale nuovo metodo di stampare.

I/asiacio Hoffmann nel 4780 secondo alcuni, e nel 4784 secondo altri, apprese dà M. Darcel membro dell'istituto il modo di come rendere alcuni incidili molli come cera da potersi im­pastare c poi ritornarli alla sua prima durézza; raccolse l'idea dello scozzese Ged di fare nella òrda (ina le forme delle pagine di composi­zione di caratteri da stampa imprimendo que­sti nel metallo rèso molle; indi indurilo o t ­tenne il fac simile delle primitive pagine, e con queste stampò molti fogli del suo giornale da «sso chiamato polytipo, annunziandolo iti tale modo stampati, ed ottenne con suo figlio un privilegio di 45 anni per tale riuova arte di stampa. Nell1 anno 4787 stampò ancora in tale modo un opera in 3 volumi in 8. che porta H seguente titolo Jtecherches sur les Mau- res par Chènier pére„ Nello stesso anhò Tu per 'dee&fétie del Consiglio private della sua slam-

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peria. Finalmente net 1792 ottenne brevetto di esercitare per 45 anni la nuova arie poti- typa e logotypa. Tale brevetto lo cedette a Giovanni Daniele Saltzmann di Strasburgo.

Carez stampatore in Thoul nel 4784 fece degli altri tentativi migliorando molto la Stereotipia. Nel 4785 comincia il primo saggio da esso chiamato omolypo per esprimere la riunione di molti tipi in un solo, e nel 4786 stampò in questo modo un libro di chiesa iti due volumi grandi in 8. di più di mille pa­gine per ciascun volume. Successivamente stampò collo stesso modo più di venti volumi di libri di liturgia e di continuo uso. ' ;

Indi nel 4798 F. Didot ed Heran si ossocia- rono sul proposito e perfezionarono tale arte usando due metodi. Didot applicando le pa­gine composte con caratteri mobili di stampa fasi di rame in vece di piombo con forza sopra una materia 'metallica particolare, ricalcando poscia questa su di una lamina di metallo resa allo, stato di pasta, ovvero di cera otte­neva il fac simile in rilievo della primitiva pa­gina.

Heran si serviva dei caratteri da stampi ancora fusi in rame pel suo processo; ma in­vece di essere in rilievo incavati, c colli stessi

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n»componeva le pagine, sferra <deHe «piali get­tava il materiale e. formava delle (amine ih rilievo per stampane senza avere Insogno d i intermediario.

Mei 1801 i signori Pietro e Firmin Didot Od Heran pubblicarono un programma stereo* tipo, col quale anawuiavano essersi vaiti per dedicarsi ai nuovi processi 4i stereotipia ► (4m ali’ uopo avevano otleaulo privilegio, fa­cendo osservare nel programma che le loro edizioni stereotipe avevano il vantaggio] di yna perfettissima correzione, avvertendo dw pe negli esemplari vi fosse corso qualche er­rore , tornava loro facile correggerlo nelle lamioe permansati pria ohe si fossero stam­pati dei nuovi fogli.

l a pubblicazione di tale programma portò una specie di rivoluzione alla tipografia ed usa quantità di critici e di censori, come è solito in tutte le invenzioni, si scagliò per contro » asserendo che con tale metodo 1’ arte -della stampa in vece di progredire, indietreggiava.

Seoza arrestarsi a tanto scalpore gli inven­tori seguitarono i loro lavori nel perfeziona­mento di tale arte, formando le pagine «oli più coi caratteri di rame, ma servendosi per la composizione dei cavalieri ordinarii di stam­

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pa> Scendo i modelli tost del gesto fbo éè umido, ovvero con pasta A cartQde ohe ascimi lavano a fuoco, indi vi gettavano aspra il ma- leriale dei caralleri da stampa liquefatto ed ottenevano il fac simile in rilievo delle primi­tive pagine di composizione in lamine alla spessezza di un rovescio di coltello, nelle quali supplivano una base di legno , per dar loro l'altezza ed essere suscettibili della pressione del torchio. Con tato metodo pubblicarono una quantità di opere di autori classici francesi, inglesi, latini ed italiani correttissimi di for­mato in 42 ed in 48 che &i vendono tuttora a prezzi vilissimi.

Tale processo è adottalo oggi comunemente non solo per le pagine di stampa, ma ancora per le vignette in legno ed in rame moltiplican­doli collo stesso mezzo delle pagine dei caral­leri, ad eccezione di una semplice preparazione sul legno.

La stereotipia al giorno di oggi è divenuta oggetto di applicazione universale. M. E. Du- verger nel 4844 P applicò alla riproduzione della musica, delle carte geografiche etc. Se maggiori schiarimenti se ne vogliono, possono consultarsi V opera interessante di Camus su l'origine e lo sviluppo di quest’arte stampata

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•«H'arino 4822 col seguente titolo ; Un predi tur la itereotypie ed altre, che sul proposito sonosi scritte.

884

FINE DEL VOLUME PRIMO

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INDICE

DEI CAPITOLI DEL I. VOLUME

Introduzione e disegno dell’opera . . . . pag. ^

PARTE PRIMACapitolo I , Definizione della parola Bibliogra­

fia e ciò che si richiede per es­sere un buon bibliografo . pag. lo

» II. Del Bibliotecario e delle conoscenze che esigonsi per essere un buon bibliotecario.—Sue qualità . * 21

PARTE SECONDAC apitolo I . Dei manoscrilli e della loro uti­

li.III.IV.V.VI.

VII.

Capitolo I .

» IL3) 111.

lità .......................................... }>Della materia dei manoscrilli . » Degli omamenli dei inanuscrilli. ;; Carezza c rarilu dei raanuscrilti > Dei manuscritti più antichi . . » Segni distintivi dell'antichità dei co­

dici. . . . . . ' « • « ) ) Delle principali biblioteche dell'Eu­

ropa rimarchevoli pei loro manu- scrilli ......................................:>

PARTE TERZAOrigine della stampa . . . . ? Prime produzioni tipografiche . > Propagazione della stampa nelle prin­

cipali città di Europa . . .

334251CI73

80

100

12

150

18;

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C apitolo IV. Quadro cronologico dello stabilimen­to della stampa in diverse città di Europa nel corso del XV se­colo.......................................... » 203

» V. Dei caratteri gotici, romani, italiani, greci ed ebraici, degli interlinei, del registro, delle cifre, delle se- gnàture e dei richiami. . . , » 223

» ¥1. Della soscrizione e della data . » 242 » VÌI. Segni distintivi delle antiche edi­

zioni ......................................n 248» Vili. Degli stemmi, marche e segni degli

antichi, stampatori . . . . » 260 » IX. Del formato dei lib ri. 213» X. Maniera di registrane i libri anti­

c hi . . . . . . . . . » 280)) XI. Delle frodi librarie e tipografiche. » 292 « XII. Dei libri rari e preziosi. . . » 299 )) XIII. Dei progressi della stampa . . » 315 » XIV. Dei più celebri stampatori dei se­

coli XVI, XVII, e XVIII. . » 325 )) XV. Influenza della scoperta della stampa

su’prezzi dei libri . . . . » 494 j) XVI. Della depreziazione dej libri . a 509 n XVII Dei differenti ornamenti dei libri c

particolarmente delle stampe edella le g a tu ra ......................» 516

n XVIII. Della scelta delle edizioni e degliesemplari................................ n 552

» XIX. Della maniera di ristaurare i libri etoglierne le macchie . . . » 564

» XX. Dello apprezzo dei libri . . . » 568 » XXI. Della s te re o tip ia ..................... «511

686

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INDICE

PELLE TAVOLE

Tavola I. Fac-siraile delle note musicali . pag. 84)) Fac-simile dei nessi ed abbreviature. . » 81» JH7 Idem ................................................ » ivi)) Idem iti » JK Fac-simile del codice svevo-angioino pos­

seduto dal principe di Filalia . . » 110 » Jffl Fac-simile delle lettere d’ indulgenze di

Nicolò V. degli anni 1454 e 1455. » 151» VII. Stemma di Aldo Pio Manuzio . . » 263» Vili. Stemma di Aldo figlio . . . . » 264» IX. Alro stemma dello stesso. . . . » ivi» X. Stemma di Aldo il giovine . . . » 265

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NASCALE

DI

BIBLIOGRAFIA

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MA N U A L ETEORICO-PRATICO

DI BIBLIOGRAFIADI

GIUSEPPE M. MIRA

VOLUME H.

PALERMOSTAMPERIA PIOLA E TAMBURELLI

Via Spedaletto N. 68.

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La presente opera è sotto la garentia delle leggi per la proprietà letteraria.

Le copie non munite dalla firma dell'autore si dichia­rano contraffatte.

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PARTE QUARTA

Delle principali biblioteche antichi e modem*.—Maniera di coordinar» una biblioteca e della cura che esige la conservazione dei libri.— Diversi sistemi bibliografici tenuti dai sig. Amehilon, Camus, Achard, Peignot, Debure, Barbiert Brunet etc, - Sistema tenuto nella nostra comunale biblioteca.—Errori imperdonabili di quest’ultimo.— Mio sistema.—Dei cataloghi e loro utilità.—Modo di fare i cataloghi praticamente —Quadro delle abbreviazioni dei cataloghi.Sleneo delle principali opere che consultare debbonsi dai bibliografi e bi­bliotecarii.

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CAPITOLO t»&MO

Ptllp principali biàtiotethe amichi e moderne

Benché non fosse ancora conosciuta l'arte della stampa dagli antichi popoli» nientedimeno esistevano delle biblioteche sin dalla più ri­mota antichi^. Non essendo mio divisamento occuparmi della loro origine* nò discutere le controversie di coloro che con un vano or­goglio, con una stolta arditezza e con un leu terario fanatismo cercano provare esservi state biblioteche antidiluviane, chè sarebbe un tempo perduto nè conveniente ad un Manuale, mi sono contentato cominciare da quelle più antiche ricordate dalla storia.

La più antica biblioteca, secondo Diodoro di Sicilia (1), fu quella di Osimandia re di

U) Diodoro Siculo, lib. I, pag.

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Egitto, collocata nel ccntro del suo maestoso palazzo di Tebe; all' ingresso della quale leg- gevasi: Farmacia dell'anima.

Indi Aulo Gel lio (i) asserisce, che Pisistrato aveva raccolto un gran numero di scritti let­terari! e scientifici e fondata una biblioteca, la quale venne accresciuta dal zelo degli Ate* niesi. Conquistala Atene da Serse e messo tutto a fuoco, eccedo la Cittadella, furono i libri trasportati in Persia. Scorso alquanto tem­po, furono da Seleuco Nicànore restituiti.

C Che i Greci non furono alieni dal racco* gliere libri e formar biblioteche si deduce da quanto narra Ateneo. Questo scrittore ricorda le biblioteche di Policrale tiranno di Samos, di Euclide l’Ateniese, di Nicocralo di Cipro, del poeta Euripide e di Aristotele. La biblio­teca di quesfuliimo, dietro essere appartenuta a Tenfraslo ed a Nelee, fu acquistala da To­lomeo Fifadelfo.

Tolomeo Sotero che mori 283 anni avanti 6. C. fondò la più celebre biblioteca dell'an- tichilà, collocandola nel quartiere di Bruchium in Alessandria. Tale biblioteca venne accre­sciuta da Tolomeo Filadelfo figliò del prece­

8

(1) Aulo Gelilo, lib. VI, cap. 17.

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dente e da* suoi successori, trai quali E ver­gete 11 aumentò i libri al numero di 700,000 volumi (I).

Accresciuta la biblioteca io simil modo la, divisero, trasportando i libri nuovi nel Scra- peo, formando un altra biblioteca di 300,000; volumi.

Reso padrone Cesare di Alessandria, incendiò il Bruchiam e con esso furono preda dello, fiamme i 400,000 volumi della biblioteca ivi, esistente, restando illesi i 300,000 che erano stali antecedentemente trasportati nel Serapeo,(2). Indi fu accresciuta dai re di Pergamo. Finalmente Antonio la presentò a Cleopatra, e sussistette) sino alla distruzione del Serafico sotto Teodosio (3).

Eumene figlio di Aitalo I nel secolo II avanti G. C. (il fondò la biblioteca di Pergamo.

I Romani furono tardi a coltivare gli stu­dii, o di conseguenza a formare delle biblio-

(1) Aulo Gelilo, lib. VI, cap. 17.(2) Non deve recar maraviglia se le antiche biblioteche fossero

composte di un sì estraordinario numero di volumi, perchè ciascun Toluine non era che un solo libro della slessa opera.Considerando quindi la piccioleua. degli antichi volumi si può bea comprendere il contenuto delle auliche biblioteche.

(5) Eticyclopedic moderne, >ol. VI pag. 151* Paris 1847.(4) Strabono.

Voi. li. 2

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teche; Di fatto sottomessa Cartagine dàlie ar- lini di Scipione, lè biblioteche ivi esistenti fu­rono abbandonale ai realtini di Affrica; riser* bandosi solamente i soli 25 volumi di'Macóne suH'agricoltura che fecero tradurre in latino per essere foro utili.

Paolo Emilio fu il primo che formò biblio­tèca in Roma (1) coi libri di Perseo ré di Ma­cedonia da lui vinto e condotto in questa Città (2) l’anno

Tiraboschi è di avviso che i libri portali da Paolo Emilio in Roma non erano tanti da forcare una biblioteca (5); e dà la gloria di avere il primo formato in Roma una bi­blioteca a Lucio Cornelio Siila nella occupa­zione di Atene l’anno 667, allorquando seco portò T immenso bottino in Roma, nel quale era compresa la biblioteca él ÀpelIrconeTejo,’ sulla testimonianza di Plutarco (i).

Mólti particolari ad imitazione di Siila for­marono per proprio uso delle biblioteche. Tali furono Tirannionc c Lucullo^ il primo

(I) S. Ibidoro, O r ig in lib. VI, cop. 5.(8) Plutarco, Vite.(3) Tiraboschi, Letteratura f t a l v o i . I, pag. 287, ediz di Na­

poli 1777 in 4. ,(1; Plutarco in VUa Siila*.

10 ;

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schiavo, pd »l secondo uno ; dei ■ più. splendidi cavalieri di Roma. Tirannioae formò una bi­blioteca di 500,000 volumi (1), è Lucallo ne raccolse mollissimi scritti con Somma fcle- ganaa (2), e permetteva 1’ accesso neUa sut biblioteca ai dotti e particolarmente ai filosofi greci (3). LucuHo fu il primo protettore delle lettere, in Roma (4). Tito Pomponio Attico, inlimo amico di Cicerone, possedeva- una scelta c copiosa biblioteca , della quale questi era invaghito a segno che più volte il pregò- di non pr/v^r^onc colla, speranza di esserne epso il possessore (3), con iutlo ciò che possedeva ancora la sua (6). Cicerone riputava la sua più grande sventura I’ essergli stali rubati molli, libri da uno dei suoi schiavi per forile Dionigi (7). Il fratello di IL, T. Cicerone pei? nome Quinfo Cicerone;aveva raccolto quantità di. libri e fom^kosi uo? bibliot<ca(8).Final-;

; ; ' m

(1) Sujdh, Leafson,ad voc.Tyrannior ■(2) Plutarco, in Vita Lucuìli. : I(5) Tirobbschi, tetterai, /fai., voi; T, pag 230*.' J

. (4) Cfedroioe/d* M è u s^ m . MI, n. ' . ! 1(5J Id. Epfsf., lib. ; I Epist, IV, X, XI- /(6) ld. ìib. IV: Epist. IV, V, VII. Libi II. Epist., VI. — Epist r

arffVtmtf.lib. VII, Epist. HXVHf. ‘ i » i(7) Id Epist. fornii, lib. XIV. fcpwt. fcXXVII. 1i*y ià.mpi#4 mtQ. fc**. W; 5- lt ^

j I I i •; ■« ; * • • r « « - • -- i.1 , * * .. r. ,v« i \ ' .i —

t l

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ménte un cèrio Fàusto possedeva ancora la sda biblioteca <4).

Conosciuta Giulio Cesare la necessità delle pubbliche biblioteche pel progrèsso delle let­tere è delle sciente, tra le altre cose che a vantaggio di Roma dedignàva, ebbe il pen- Siero di aprire delle* pubbliche e copiose bi­blioteche di libri greci e latini ; ed all' uopo scelse il celebre Yarrone, il più dotto uomo del suo tempo. Tale disegho però andò fallito a causa della morte di Cesare.

Ciò che non venne eseguito da Giulio Ce­sare per la morte avvenutagli, lo coodusse in effetto Asinio Politone, il quale fu il primo che fòndò Una pubblica, stupenda e copiosa bibliotèca colle spoglie raccolte nella guerra della Dalmatia, edificando un sontuosissimo atrio nel tempio della Libertà in Roma, ore collocò tale biblioteca composta di autori greci e latini.

Indi Ottaviano Augusto apri tre altré pu­biche biblioteche in Roma, una delle quali nei tempio di Apollinc sul eolie Palatino, da esso ancora fatto costruire , di Ittyfi greci e latini, detta la biblioteca di Apottioè (2); altra

(1) Epiit. fornii., lib.JV, Epist. ?» ,(*) Srctonius in Augni, papi. md 5h*

fon. loc. cit. — Muratori, Thesaurus inscript. voi. II pag. CMXXX1I. —Oratiti* lib. 1. Epitf. 5. lib. Il, Epitt, I,

IS

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nè crasse nel portico detto ili Ottavia (1) ed una terza al dirè di Dione nello stesso loca- le (2).

Intanto continuava I’ òso delie private bi­blioteche ed ogni particolare di formava In Ma nello domèstiche mura. Persio ne avevi, un» di 700 volumi thè legò alia stia morte al su» amico Annefo Cornuto filosofo (3), Gin* lio Marziale, (4), Siìio Italico (5), Erennio S#‘ tò ro (6), possedevano biblioteche. Celebre peri èra quella d) Epafìrodito, il quale m colse Bna bibliotèca composta di 30,000 seelti e rari volumi (7)i '

Plinio il Giovine fondò rima biblioteoa id domo,. antorizzando , come si erede, >3 pre* siilo dèi libri" fuori dèlia stessa.

Tiberio fondò una biblioteca (8), c eredesi collocata nel’ tempio da tSsò innalzato ad Ab* gustò.

(1) Plutarco, tu' Vit. WarcelU.(2) Diouis, lib. XLIX pag: 4 I1 -O tì» I. Triti. Ubr. IH. Bkg. I.(5) Svetonius, in tjut vita.(4) Hartial. Jib.VIl, Bpigram. XVI.(5) Plinio, lib. 111. Episi VII.(«) Id. lib. IV. Epist. XXTOI. > .

■'(#)' &<•,'’CcÀ«l'* • '• J- ' - ■ ' ■ ■ ■(8) Aul. Gellitu lib. XIII. eap. XV11I—Vojhmo, in P n M « 4 1

*. - t m u a m i . » . y t v i U u r : . -

13

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' . L'impeto di Nerone però fu molto funesto file biblioteche (li Roma. Alcuni scrittori as­seriscono chc questi avesse fatto incendiare Roma (1), altri ne dubitano (2) ; ma comun­que siasi te biblioteche furono in grari partei preda dellé fiamme. A questo..incendio un altro di tre : giorni continui $e. ne. Aggiunse pochi anni dopo, cioè ai tempi di Tito, e fu pabolo del fuoco il portico di Ottavia colla biblioteca (3). Galeno, in tale, occasione mollo si dolse per essere ivi periti molli libri da esco composti e nella , stessa depositati (4).

Si crede che Vespasiano avesse fondato una biblioteca Mi tempio della Pace (b).colle sf>o- gliej di . Gerusalemme (G). La gloria però di avere riparalo ai battìi aolecedpptemenie ca ­gionati dagli incendi! devesi g Domiziano, il qnfelb .si tdifedo.lutto 9 rinnovare le biblioteche distrutte dal fuoco (7), e particolarmente la

(1) Sveton. in Neron. cap. XXXVII, ~piopef lib. LXIII. j ( % ) Ijb, V f • cap. XXXVUL

(3) Dione, lib. LXVI.(4) Galeno, de libri* propnty, /(5) Gelilo lib XVI cap VHÌ e jfc, V. cap.. £XI. — Gafcooflib.

I.de Comporti, medicam secunda , , ,, ,(6) Svetonio in Vespasian. cap. IX. Joseph. Qp fello Jydafco.

. .

(7) Sretonio in homitian. cut.XX* / ; • . ,

.1*

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Palatini», il quale non soìamet>ffl i*aCcogEeV* quami libri' poteva, ma spedì ancora uomini dotti in Alessandria, ove in quel tempo motte fiorivano le’ lettere, per copiare tutti quei \t* bri che ivi trovassero.

Giusto Lipiio è d'avviso che la biUiotecb dei Campidoglio, distrutta dall’ incendio sotto Commodo , fosse stata fondata da Doorizia- no (l). Trajano aveva fondata una nuova pub­blica biblioteca che fu dèlta Ulpia (2)*

Era allora divenuto Fuso tarilo oomune ili Roma di formare delle biMioiedie* che il ce* febre Vilruviò nei suoi libri di architettura indica il modo come fabbricarsi le biblioteche, acciò i libri ivi.contentili non sieno 9'oggelti al tarlo ed ad altre :incon\enienze (5).

Por dafe una idea delle ricchezze delle antiche' biblioteche descriverò la toro costru­zione^ Esse erano composte di armadii di legno prezioso, ornali di avorio e di eriàlallio, attac­cati nel muro/come lo sono situai mente, ov­vero collocate nel centro delle sale in modo

(1) Ju>t. Lipsii, Syntagma de tibliolh, qap. VII.

(2) Af«'(]\ol)atl»n \ JìòtnÀn. rtumisfnata, pag. 160. — Aul.

GeU. Itb. XI- cap. X V n .- r V o p is c p v 'in ' Aureticim cap. II. Idem in Probo. c»p. I I .— Livio, Dcca I. lib. IV — Plinius lib. XIII. cap. XI.

DonaliMJ?owa vetus et recem, Ub. l l jC ip i lX , édizionc del 1648.

(T.) Vitruvius lib. VI. cop. VII.

H

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da potersi girare mlprpo, in Cale modo sono costruite alcune biblioteche delle Uni* wersiià di Germana, e segnatamente quella di Bonn. I manoscritti di Erodano furono trovati in un gabinetto di circa 50 metri qua­drati* in uno armadio isolato, ed i muri erano ornali di altri armadii all’altezza di un uomo. Le sale, che contenevano biblioteche, erano ancora ornate di marmi e di oro e vi èrano collocate statue e ritratti di uomini cèlebri. Nelle btMioiecbe considerevoli gli armadii erano numerati ed i libri registrati in cataloghi

Esisteva ancora nella città di Ninivenel II secolo avanti G. C. una considerevole biblio­teca. Vaiarse re di Armenia, per ordine di suo fratello Àrsaee, adibì per accrescerla il più celebre storico di Armenia Maribas de Calbine per frugare gli archivii di Ninive ; nei quali rinvenne una quantità di manoscrilli, risguardanli la sua patria, che erano stati trasportati ivi da Alessandro Magno nella sua conquista.

Scorso qualche tempo, sotto il dominio dei Romani i libri dei tempi di Misibe e di Sinope furono trasportati in Edessa, ove formarono

(1) Pancerol, Notizie deita dignità dcll'lmpcm, pag. 109, 110.—> Schwarr, De R§ libraria.

i l

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ima bibbdteoa.drviqain doe parti, una della quali destinata per le opere scritte in iioiace; e l'altra pai* le opere greehe. ; ,

EW IH sìbcoIo' J ell’ èra cristiana vi .fu uttà bibtiatecà helja chieSp di Gerusalemme ; ed indi agni chiesa,, che si stabiliva* era provve­duta di una collezione di libri. Tali colicsiom tfiftno-contMislle di libriecclesìaSlici per Ber» vif« bgli'fctaidit sagoi* 11 primo pd lnlrodntre t a le . uso sji m deeefcereitato S. Alessandra vescovo di Gerusalemme (1). Ma erano di poei d u r a l a ,causa1 delle per*eCuzi<wu, conche i pagani affliggetano i; cristianie hmetartano i tempii coi libri ivi esistenii. Tosco dUehatató pace nella,Chiesa» tale eostupaefu conservatoci tuttora si conserva ne’monasteri ene'oeaventi. Il Sas$i (2)«daUri scrittosi aaserisoctoOicheiSì An>br,ftgio aveva «ella sua chiesti.una copiosa biblioteca. S. Àgo$tin<» (3) possedeva atlwna lasy,a,«proee$so .stesso dipbisravn, H quale vicino a ;na|orire reocflmaikllva aifiuoi succes­sori la cura della biblioteca della chiesa & Ippon^. S. Isidoro da_Pe]^sip inuna sua apo­logia invoca la maledizione dal cielo contro

* 1 li'*] / / : : f : *(1) l*.ust\>io) , /tjf. Écclesiost. .lib. VI, cap.20.<2). Sassi, ,De siudiis mqnaslfcixì; cpy?111. J. „•(3)t l>uS3Ìi]< in Fii. ap. àXX.1,

n

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eoloto ebe non volevano preclare libri, parar gonandoli ai monopolisti di grafto.

Circa il tempo di Onorio, o di Valenliniaiio Ili, ovvero nei IV secolo lo stato delle lettere in Roma era molto deplorabile, *d il numero delle biblioteche ivi esistenti si crede essere state di 29. Tale opinione viene molilo còn- trastata' da Tiraboschi (1) e da altri sommi scrittori. Le più celebri però erano la Palatina fondata da Augusto e ia Utpia > formata da Trajono. ■ '

Trasportata nel IV secolo la sede dell’ Im­pero Romano in Costantinopoli, furono le bi­blioteche gelosamente conservate e ricca niènte accresciute colle spoglie di altre contrade non sólo, ma ancora per uno legge di Teodosio (2), còlla quale comandava che selle copisti fos­sero occupali nella biblioteca imperiale per moltiplicare i codici colle loro copie sotto la vigilanza del bibliotecario, quadro dui quali erano destinali ad esemplare i codici greci e tre i latini (3):

(1) Tiraboschi, Le Iterai. Ital., — Mura lori, theiaurus inscript tot. IV, pag. MMCXXV c MMCXXXlì. *

(2) Codex Theodotianut, lib. XIV, tit. IX voi. V, pag 1.8!.(3) Tale sistema bene inteso dai governi c dalle culle persone

per lo accrescimento dei lumi era divenuto presso noi oggetto di anatema nella nostra comunale biblioteca; non potendosi tic anche

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Cdstnniino ncir^Rfio 3$4 di G. C. fonda due biblioteche lina ir» Costantinopoli e l’altra ih Amiochia. La prima sventuratamente venne sotto Basilisco incendiata e cònteneva più di <20,000 volumi, ira i quali erario comprese te Opere dii Omero scritte in lettera di oro.

Le prifoe pubbliche biblioteche saerc in 'Rema furono istituite da S. Ilari# papa nel V secolo nella basilica di Luterano, una delle fjuaii destinò per gii ardirvi. Tale liso molto tempo dopi® fu eseguito da S. Gregorio Magntf.

Nello stesso secolo Cassiodoro formò una bi­blioteca nel suo monastero, non sólo di libri fittigli da esso stesso e dai $uoi religiosi copiati, elic erà la* lóro prmclp^le cura ed :il loro esclusivo e$ercisiio, ma ai>cora di libri, copv

ì , l ' * * f l ■ t » r 1 i * * * i * ’ 3eònsvltyre i manoscritti* fcjnoit precedeva una supplica alla pulazionc della stessa, indicando quaic doveva consolarsi, per de­cidere la medesima se doveva, secondo i barbati rfuofei regolamenti, aèco&a(gti£|.il p^rpessò, © por pò. Lia esemplatiti!* poi ertt un delitto di lesa maestà; come di-fatto avendo necessità il celebre storico sig. Cherricr di un documento della cli:esa di Cefalù pei suoi lavori storici, pregò il sig. Agostino Gallo per ottenerne co­pta, ebe gli fu a questi niegata, e dove tic rivolgersi all’archivio della chiesa slessa di Oefalir dove fortunatamente ne esisteva fedele copia. Grazie alla attuale deputazione, la quale giustamente di- sprezzando gli insussistenti nno'vi regolamenti ha ordinato ai bi­bliotecari eseguire lutto il contrario di quanto, per questa parte, viene dagli stessi duipoticanienle prescritto.

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méttendoli pure in paesi esteri e lontomY tanto di materie sagre tome di profane. DelPugual modo gli altri conventi praticavamo.• Anche in Francia di quell’ epoca aUuni pri­vati uomini ebbero biblioteche. Sidonio Apol­linare (1) registra quella posseduta da Loup professore a Perigtiaux, quella dei console ìfagnus in Narbònna, qu«Ua di Rurico vescovo di Bruges e sopratutto quella dèi prefetto Tonace Ferreo! collocala nella sua casa di Prussionc sita nei Gordon, la quale era ricea di autori latini e di greci tradotti in Ialino, «he era divisa in tre parli, permettendo lo accesso nella prima parte alle donne, nelk seconda ai letterali di professióne, e f» terza età destinata pel volgo. I monaci in Francia imitavano quelli d'Italia raccogliendo libri e 'formando delle particolàri biblioteche net loro monasteri e conventi. ,

Nel cominciare dèi VI secolo nel centro della Frància vi èrano delle biblioteche monastiche, come lo prova una donazione fatta .alla biblio­teca di Mici presso Orleans di una Collezione di libri che esistettero sino ài IX sccòlo.

Nel XII secolo San Vandrillo inviò suo ni-

20

(1) Si don Apullin. IX, lib. IT, pdg. 4», c«*. fn 4. del 1W».

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potè in Róma f>©r ricevere dal Papa dei ma mscritii desdnaii per lo biblioteca del mona­stero di Fontenelle presso Rouen.:

Santa Gellrude in questo stesso tempo tarc- coglieva ancora dei libri per formare trna ftf- blioleca, ed all’uopo spediva degli uomini dotti «ielle lontane regioni con lunghi e penosi viag­gi, per ivi raccogliere ógni fòbro non eurafxfd spes* aleuna. Biscop abate di CantorbcrV ri­tirò da esteri paesi varii manoscritti in tirigli* grefea.

Nel convento di Sainl-Gall Carlo Magno fori- dò una biblioteca eoi libri cita esso possedevi provenienti dàirisolii di Barbe vicino Lione, e di Ài^la-Ctiapelle, cd alla sua morto ordiriò orò testamento che delta biblioteca fosse* di­sposta a profitto dei poveri. '

Da Luigi n Bucna sino a Carlo il Calvo esi­steva una bilioicca nel palazzo Reale di Fraft- cia, e quest'ultimo alla sua morte pe legò dufc terae parti ai conventi di S. Dionisio c di Comprègne. Ebbon arcivéséovo di Reims , il Poeta Garivard ed Hilduin abbate ' di Saiht- Beriin fùreìn* «accessivamente proporti alla custodia di deità biblioteca.

Sant’Aagelberlo pria dell'anno 814, epoca della sua morte, aveva fermato una biblkrtetà

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nei suo convento di Portivi ed aveva raccolto 200 voltimi, c Santo Àgesildo abbate del coor vento di Fontenellc con grandi stenti riuscì dij arricchire la sua monastica biblioteca di jjJtri 31 volumi.

Tali biblioteche però erano por lo più conr* pQSle di Trattati dei Padri della Chiesa , di Bibbie e di opere della classica antichità.

In questo e nei seguente seeoto le biblioteche à\ Costantinopoli furono dalie Cure di moiti Imperatori, e particolarmente da Leone il Fi­ssolo e da Costantino VI detto Porfirogeftitó accresciute ed abbellite.. ÀJ ILikem 11 re diCordova figlio e successore di Abderano 111 pria che fosse salito al trono* efoè alcuni anni avanti del 963, avevasi for­mato una biblioteca , ed è sue spese mante­neva persone in Affrica , in Egitto , in Siria ed in JPersiir per acquistare tutti i libri di ogni genere a qualunque prezzo (1).

Nella fine delio stesso secolo la biblioteca di, Sahcb ibn-Àbad Visir di Persia conteneva H 7,000 voIu*iu

Da questo secolo sino all’XI le lettere eranb in decadenza in Italia , ed i monaci furono

(1) Histoire di la Ùomination dei | Arabès èn Ejpógnè IrtH de l'&ftygiiol de J. CothIc par MarWs 1845. voK I> pfg« 472✓

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quelli che di conservarono le opere triassiche dell’antichità che sono a noi oggi pervenute, i quali, abbenchè f Italia era vessala da conti­nue calamità, non lasciavano di esemplale 1 codici per moltiplicarne la copie, e facevano di tutto per arricchire le loro biblioteche, e ricercandoli in Italia non solo, ma riefriaman* doli ancora dall’estère nazioni ; e eredesi cha ogni monastero era fornito di biblioteca.

NrfTXI secolo il primo che si diede a rae* eogliere un gran numero si codici ed a mai* liplicarne rapidamente le copie per formami nwanumcrosabibliotèca fu il cèlebre Desiderio abbatte di MoÀtccasirid, indi papa col nomi» éì Vittorio IH il <jòale formò una preziosa bi­blioteca in detto monastero, reso taiito celebro per la moltipliciià dei codici che ivi conser* vavansi.

Gfroldmo abbate della Pomposa accrebbe h biblioteca dd suo monastero cominciala éàlf*àbbart6 Guidò, il quale andava in cerca negli esteri paesi di antichi codici per vicmaggioi^ mente à^riccAiMa. > ‘

1 monaci di Pescara, o Casauria ricercavano ancora codici io tulio le eslere conlratje qon grande avidità e molli ne copiavano ( 1 ) /*

(1) Giuratori, Rer. Hai. Script., voi I, pari. 2, pog. 870/88Ó,‘.

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4eU' ugual {nodo praticavano tutti i monne» d’IfcU».

La Mciropolilanp chiesa di Milano possedeva fino biblioteca (1)* . ohe. fu oon sommo cordo­glio ,cd imparabile'perdila pr^da delle fiamme itell’weeadiio del 1075;Ptìiebè neWanno 899 fu incc*ttlioiala famosa : biblioteca di Nsnan-i loia, qUei ' religiosi si diedero di bel nuovo a raccogliere urt gran numero di' cedici che si crede os&erio $taU trasportali 6*1 XYH secolo i* Roma nella biblioteca di Saot*.Croce ia Gerusalemme.

. ( Papi, i . prioclpi; ed i privati,coi loro dosi di cediti arricchivano in questi ,tempi le bi­blioteche monastiche, li espilato di Verona possedeva «oa biblioleca. s I’Arcidia#0i»o Paci­fico gli dopò SI8 codici, Stefano V verso l’an­no 886 donò alcuni codici alla Basilica di S. Ptfeflo fte.r accrpscere la bihliolQpa che ivi esi­steva. Tt'obaUlo nel principi? del X secolo dwiò diversi codici, alla biblioteca della cjbifsa di S. Se|>asiiaqp io Ron^,.

Il monastero di Bobbio possedeva, vipa buo-i

(1) Àfriclfo, #/or. dì Hfìlùnòi lib. Ut,* càjr. àO'.^Mtfratort,&alK S c r i p t .voi- W-?Gi*Jifni;, di IV *p9g. 180.

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ria btblioltfcn* ^ Muratori (4) ci. ha pubblicalo SI. calatago 4i quei librrscritlo nel X «colo.Il itìonosWo di Novolesa possedeva uua cele­bre WMiote**, «4 essendo quei monaci obbli­gali fuggite pel timore (Mia invasione ,$ara- eefifb-porttìrdrw swo «oli 6(560 codici (2), la­scimi «lotte altri BQQ a Riqolfi> allora pro#osl9 Vescovo di Torino (3), abbandonando il resto per : <kfiri«ma di mesti di trasporti» e di. cn»p hi-Torino..Giunti i Saraceni in Npwalesa, saq- .dii^iar<oiM il tesoro e bruciarono gli avanzi Arila bibliotèca... - , .

d a tale l'esercizio continuo de’napnaci nel copiare codici in Italia, che era divenuta la più ricca: contrada dell’Europa, ove.spesso si iiKxmtravafiade’ codici', che ipoiti forestieri

idi regioni lontane ivi pi portavano per farnp acquistp. Lup . o Lomp abbate di Ferriere? pel l'anno 8Sii scriveva al pontefice Beoedel-, to ( i l , predandolo .volergli rimettere i Com- iDAcp^rj'ji Cjcrenjia; 4* * Girolajno, il CicerQ- ^ lcJe,,PFf»tQre, lelsiituzioni di Quintiliano, ed il Commento di Donalo a Terenzio, i iwfàHMl P^I X « s e g a t i secoli perleqon-

i: : (1) MniWitì’/jìrt-, lial. -Striftt , tol. HI, pai 187.* pag, $5, Ì 6 . . .

l3) Btarfclp»* far. Jtpl,\Script. port. £^p$g,

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linue guerre, per le fierissime dissenzionì, per gli incendi! continuali, per Je rapine éd r saccheggi, che travagliavano l'Italia, perirono una infinità di codici, come ancota per la man­canza delle pergamene* e per la ferie spesa che si richiedeva per esemplarli in tempi sì calamitosi. Per tali ragioni vi era ona scar­sezza tale di codici in Italia, che una seìa Bibbia per antonomasia chiamava?! bibliote­ca (4), come viene contestalo dal testamento di Jacopo Bertinoro fatto in Bologna nel 14 99 (2), noi quale legava due biblioteche, trns\ oih| chiesa di-S. Vittore e l'altra a ^ creila di San Giovanni in Monte. Tali biblioteche in altro non consistevano che in due sole Bibbie. :

Nel XIII secolo cominciarono te lettere a risorgere ih Italia e fondatisi nel principio questo secòlo i primi conventi di frali , cioè quelli dell* Ordine dei Predicatori è quelli de'Minori, si diedero tosto i frati éd i parti­colari à formare delle biblioteche, gli ohi nei loro cotivcnti, é gli altri nelle lorodorrie^iéhe mura.1 Ih Perugia si formò una ritea bibliotèca. La biblioteca, del giureconsulto AecQrsp era

(1) Ducange, Glost. mèi. H. lalimt. a i ooom BN wikee*, Sarti, do Proftu. B<mon, Tot. I, pàrl.1* p % t i 4

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Celebre in quei tempi» e non conteneva altro che spli SO volumi di scrittori legali. Il figlio di Pepone pei* pome Buonaggiunta dottore io legge legò nell’ anno 1262 la sua biblioteca di libri legali ai monaci Cisterciensi della dio cesi di Volterra. Federico 11 possedeva anco* ra una ricca biblioteca (1). Il Cardinale Guale legò , la sua biblioteca al monastero di S. An­drea in Vercelii. Jacopo Cornario proposto di Vercelli legò con Suo testamento i libri di teologia al convento di S. Paolo dell' Ordine dei Predicatori in quella ciuà9 colla condizione che i libri di legge e di canoni éd alcuni di teologia si . dessero ad un certo chierico per nome Giovanni di Raddo, ed i libri di fìsica e di arte si distribuissero gratuitamente ai poveri chierici e studenti della stessa città.

1 frati dei conventi di Santa Croce dei Mi: nori e quelli di Santa Maria Novella dei Pre­dicatori di Firenze raccoglievano^ con ardore codiei e formavano le loro biblioteche* e questi ultimi ne possedevano una ricchissima (2). In Torino un frate deir Ordiné dei Predicatori per nome Giovanni della stessa città nell'an-

(1) Librorum volumina, quorum muUifuri§ multùque modi» disti*- cta ehirographa noitrarum armaria divitiarum locupletami. De ne», Epiet. lib. Ili, cap. 67.

(£; MchtfS; Vii. Ambr. Camaldul, pag. 5 9 9 , 341*

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no 4SW2 fondò nèf suo cònventò unabrbtio teca, it di cui catalogo manóserrttò conservasi presso la Società Patria di Torino.

Intanto nel XIV secolo le lettere in Italia avevano fatto rapidissimi progressi e molti lette­rati si diedero a ricercare codici in ogni angolodi monasteri, conventi e case particolari, ed il primo ad accingersi a tale impresa fu Fran­cesco Petrarca, il quale non risparmiava cura c diligenza nel raccogliere, collazionare, cor­reggere e copiare i'còdici preziosi dell* anti­chità, disumandoli dalla polvere* Esaminan­doli, giudicava con una sana critica della ge- nuinità, o apocrifi là degli stessi non solo, ma ancora con somma diligenza, erudizione e dot­trina correggeva gli errori introdotti dagli ignoranti copisti confrontandoli con altri, che erano ben pochi, menò scorretti ed in tal modo scoperse molti scritti di classici autori non solo df quelli che ci erano pervenuti imperfetti,o scorretti, ma ancora di altri autori, di cui non si conosceva che il solo nome, per essere stati rimòrdati da altri antichi scrittori.

V Italia , T Europa intiera é la repubblica delle lèttere molto devono al Petrarca per avere colle sue fatiche iniziato il progresso delle lettere coi tesori scoperti degli autori

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classici 4éll’ antichità, » quali molti himi ci baialo apprestato e ci appresteranno sempre.

Nell’anno 1580 Petrarca in un suo viaggio in Roma scoperse in Firenze un codice molta scorretto delle Istituzioni di Quintiliano, e ie Lettere familiari di Cicerone in Verona che cònservansi di unita a quelle di Àttico* copiale dallo stesso Petrarca, nelhi Laureaziana in Fi* renze (1). Il Poggi più lardi ritrovò un altro codice di Quintiliano più corretto.

Boccaccio, ed altri letterati ad esempio^ di Petrarca si accinsero a ricercare . collazionare, correggere ed esemplare eolici formarsi le loro particolari biblioteche. Boccaccio si formò una ricéa biblioteca che legò con suo testa­mento dell’anno 1574 a Ira Martino de’Segni dei Romitani dir S. Agostino del convento ili Santo Spirito di Firenze, e questi alla sua morte al medesimo convento1' (2)-y e Nicolò Niccoli fece ivi •fabbricare una stanza petta conservazione di delti libri (3)v ■ —

1 monaci del ixioadtitero* diScMariino dello Scale ne* dintorni di Palermo raccolsero più di 400, codici, numero vistoso ia quei teiHp^

’ - . ; J(1) Mchus, Vii. Ainbrot. Camqldol. pag. 215 i l i .(?) Manui, Stalr.def DteatiieÀne, pari. I, cafh St.(5) Blchus, Pìàrf * . ad Jfyim Ambi Carnali., pog. XXXl. .

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wme vienfe confermato da tjuel càUJogò rè* dallo ip quell’ epoca dagli stessi monaci. Que- 6la biblioteca è alala dai religióni di quélriio- naslero di «mJlQ) accrésciuta e contiene òggi più di ISjQOO ,stampali e d u n à quantità di inamabili e ma mi scrini dé' quali ve ne sonò greci ed arabi» cd un buon numero di diplor Ufi de’Monarchi di Sicilia. Quelli da ricordar­si'sono stali da me registrali nel voi. i a pag. HO.

1 teligiosi di Santa Cróce in Firenze avegno formato la loro biblioteca e si occupavand ancora ad esemplare codici, come lo conte* alano diversi chirografi, che trovatisi negli slessi, ohe portanò i nomi di fra Teobaldo della Gasa, fra Malico Guidone eie. ludi frati dello stesso convenir di quelKepoca.

Molli particolari che si accinsero a ricercare Codici, come testé abbiamo osservato, si far* marono le loro biblioteche. Un certo- Salutato àvevd raccolto una bùona quantità, di codici e si formò txna ricca biblioteca. Roberto Re di Napoli fu il primo a formare biblioteca in quella capitale, e questa principe permetteva l'accesso agli amici (4) ed affidò la custoditi della stessa airerudilo Paolo di Perugia.

(1) Boccaccio, Qmeolog. litor., lib. XV -, cap. VI.

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1 Marchesi d’ Esie si crede avWé’formato la loro biblioteca Estense frt Modena nel XIV secolo (1); e‘d osservasi che non solo Nicolò III raccoglieva libri, imi benfàneo i suoi progeni- lori, "V ; ' f ’ ! ■ '

Galeazzo Visconti nella Università da lui rondata in Pavia aggiunse torta biblioteca^) e n£ affidò la cura al Pétfarca. il l'irabòschi prova doversi la lode dèfla' formazioiié di lale biblioteca a Qiovanni Galeazzo-Visconti òolle autorità del Manzini é di altri scrittori (5). Alcuni credono essere sfata tale biblioteca formaiain Milano, altri in Pavió, .ma (liovio e Pier Caqdi.do Decombuto asseriscono essere siala fondata in Pavia (i)f

Questa biblioteca verso Panno 1527 fu.sà<j- cheggiaja d?i Francesi e totalmente dispersa, gioiti preziosi codici furono trasportpti in Fran?cia^come avvenne ancora di altre biblioteche.t ' ' * ì ' * ' è i i ' ’ 1 *

Vfamoso cpdice di Virgilio scritto da manot . 1 1 . t > * ( ’ ' ' r* - ' \ • i * f

, (i1 ) 1Jacopo di DelaHo in Muratori, ke+. àai/sétipt,, to l.’JfVìft, ^ } 4 0 6 . d «TJ* ' . < ’uM <•*::- ii' f Hr>

(S) De Sade, Hemoir. de Petrarca, voi. Ili, \ \»(3) Misceli, eoli. Rom.x voi. I, j>ag. 109. Platone, Politica Ira*

dotta da Manuello Crisalorsi e correria da Ubertò 'ì)eeeitài>rìir nel Prologo, jf^rgel a ti, BiUiot. Script ^tÀìol > vói. pdrt. 2 ,pag. 5106.

tfSf. .

(4) Jo*pp j t y , Io, Galfat*— S^fi, Jfttf. Ty%, Mt$ol.y

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del Petrar^, ci>e, osservava?! allora in Pavia jodpixa bibliote^, oggi conservasi nella Am bro&i^rw di Milano,

Luigi Gonzaga*^ il di . lui primogenito si­gnore di Mantova aveva ancora formata una biblioteca (i). P^ndolta MaUtesta e BaimQndo Soraozo avevano formato le loro bibliote­che (2). Il (Jran Siniscalco Nicolò Aceiajoli nel

.fondare la Certosa plesso Firenze vi aggiunse .una ricca biblioteca (3); cd ,aliri% clic lungo sarebbe descrivere < avevano /ormalo biblio­teche.

t . La lode però di essere sialo il primo in Europa ad avere il pensiero di aprire una pubblica biblioteca (feve$i a| Petrarca, il quale avendosi formala una celebre biblioteca nel- Tanno i'SGS, la donò alla Repubblica di Ve­nezia a patto di renderla pubblica, 11 Senati) con decretò del 4 settembre dello stesso anno ordinò che col pubblico denaro si prendesse una casa e si facessero le spese perToccor- ffpnle i4);e?si pre^c essere stati allora collo­cati tali libri in una stanza sopra la ebiesa di S. HàvttK

(1) CqIiic ìo SaluUto, vp|, ìl. Epitt. XVI., (*) Pctrar**,Santi. . '

(3) Mail. Palincri in Muratori, iter. Itat. Script, voi. £111, p. t^Ht.(4) Petrarca, Rime ciliz. «Ti Cornino p a |/L fl — P. Degli

Agostini, Scrittori Vàìéztanl,vói. 1/ PrèfatÌbM,'pà%. XXVIII,

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Inventala indi verso la nietà del XV secoli la stampa, mollo eoiiiribuì a fare accrescere il numero delle biblioteche e ad arricchire quelle di già formate còme or ora vedremo*.

Il-Cardinale Bessarione si aveva formala urr» ricca- biblioteca, che gli costava 50,0(f0 scudi d’oro (4), e 4a d(niò nclfanno 44G8 alla bibltbleca di S. Marco (2), e lutti quei codici ev libri che racquietò ile" ire anni ehe soprav­visse dopo tale* donaziohe , per viemaggior* mente accrescere della biblioteca, li donò ac­cora alla stessa.

Nel 4545 la Repubblica di Venezia avendo molto accresciuta la biblioteca di codici e di libri, ordinò innalzarsi un magnifico edilìzio presso la Basilica di S. Marco, e fu tòsto ese­guilo dalT archi letto Jacopo Sansovino è ter­minalo -neiranno 4329 (3). r ‘-Molti illustri personaggi cooperàronsi, e tut­

tora contribuiscono ali’accrescimene di della biblioteca coi loro dofti di libri e di codici.* Questa bibKoteca dopo il 4842 fu Irasférita nel palazzo Ducale ove attualmente osservasi, e contiene oggi più di 400,000 volumi trai

(15 Ialina, Panegir. in Bessarion. ,nl '(2) Morelli, Ùiuert. della Pubblica BlbUot. di S. Jfartfo, cap. II.[%} Morelli, Diss. della pubblica Bibl. di S, Varco*

Voi. lì. s

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quali circa 8,000 manoscritti greci, Ialini, ita­liani ed orientali piazzali in differenti sale (4).

Venezia oltre la pubblica biblioteca altre private ne possiede nelle case de' Regolari, e sono da ricordarsi quella dei monaci Armeni che è ricchissima di manoscritti orientali pre­ziosissimi, e la loro antichità rimonta tra l’VUI e IX secolo; quella di S. Giorgio de' monaci Cassinesi; quella de' Canonici Regolari di San Salvatore e quella de’ SS. Giovanni e Paolo de1 Domenicani.

Nella prima metà del XV secolo gl' Italiani sì .accinsero a . tutta possa con una lodevole emulazione Ira loro a ricercare codici, e tutta T Europa deve all'Italia lo scoprimento delle opere degli autori classici deir antichità, ed alla formazione delle pubbliche biblioteche. Gl'Italiani furono ancora j primi a moltipli­carne le copie colla nuova arte della stampa di fresco in questa contrada introdotta.

Il Siciliano Aurispa insieme a Filelfo si portò io Costantinopoli a ricercare codici. II

(I) Se si trova tjualche varietà nel numero de’ manoscritti in alcune biblioteche , ciò è per essermi servito nel primo volume delle notizie del nostro Giornale di Statistica. Ora però mi soa servito dell’ tpltima Guida d’Italia di Artaria. Credo dovere darò più credito a questa che all altro. ,

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primo ne spedi molti in Sicilia'1) sua patria e 258 ne portò seco in Venezia, tra’ quali la Storia di Procopio; Senofonte del modo di vaicare, ambi ricevuti dallo stesso Imperato^ re; le Poesie di Callimaco, di Pindaro, di Op­piano, e quelle attribuite ad Orfeo; i Commenti di Eustàzio all'Iliade di Omero, tutté le Ojjere di Platone, di Proclo, di Plotino, di Senofonte; di Luciano; la Storia di Arriario, di Diòhe,-di Diodòro Siculo; la Geografia di Strabono; al­cune òpere di S. Gip. Grisostomo ; sèi còdici delle Vite dei Santi di Sfmeone Metafraste c molti altri codici di sommo pregio, che lungo sarebbe tutti enumerare. Tali codici furono da Àurispa pòrtati in Italia nel 1425, e Fifelfo nel 1427 ne portò ancora, ma in minor quan* tità. Guarino da Verona ne aveva, acquistato due casse nelPèàtére contrade e nel prttarlè in Italia una cassa disgraziatamente nel viag* gio naufragò (2). Questi era amantissimo della greca letteratura é T Italia ad esso deve Id propagazione dèlia Ellenica cultura. Ciriaco di Ancofta rècbòlse molti còdici greci. •

II Poggio Fiorentine) si diede a ricercare‘ - * ’ • ' > * ' i : ** s i . r

Vi) Aurispa, Bp. ad Àmbr. Camaldol.t lil>. L. Èp. XLVU et seg.<t) MalEdi, Vtroba iUuftrata, patl.II. p. 1*4. : { •

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codici Ialini, e. la repubblica letteraria molto deve a sì celebre letterato per la scoperta ^ esso fatta di molti classici autori .latini del* l'antichità. Nel 1414 nel monastero di S. Gallo v.epji miglia distainte da Gostanza scoperse pa­recchie opere di scrittori latini. Furono an* cora celebri nel ricercare e ritrovare antichi cpdici Gherardo Landriani, Gasparino Barzia- za, Giorgio Carrara, Giordano Orsini, Ambro­gio Camaldolese, Antonio Beccadejlt Palermi (ano dello il Paaormtta, Torpmaso da Sarzana, poi pontefice col nome di Nicolò V,il quale fu il primo che fece conoscere a lulta l’Eu­ropa i Sermpni di S. Leone Pppa e le Postille di S. Tommaso sopra S. Mallep, Taddeo Ugo- letti , Giaimantonio Campano, fra Giocondo. Veronese e molli altri, i quali intraprendevano lunghi e penosi viaggile non cifravano spese per ritrovare antichi codici.

In Firepze Niccolò Nicoli aveasi formala una biblioteca composta di 800'codici, è nd l’aono 1430 qonsuo testamento ordinava, che dopo la sua morte doveasi trasportare nel monastèro di S. Maria degli Angioli de’ Camaldolesi e ren­derla pubblica. In un altro testamento da esso fallo up giorno pria di morire ordinò rendere ancora pubblica* lasua* biblioteca* affidandone

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però la.sceltadel lo c a k .a j t id i la t i . ( i),ira i qu«lir A mhrogio. Cama I dple^., JMfto^dp ,ppnni, pAgglor Carlo Jiafisufiphii^ .Cpsimo ^. (Lprenzo de’ Medici, Leon .Ballista, Albani, e Giannozzo Manetta (ulti u«mini dotlie probi da non du­bitare della pronta .estectizione^elltalriiua s.uq volontà-,.«d in jquesloinpdQ i l ,primo a fon­a r e .pubblica biblioteca in Firenze fu il Mie*COlì, ' ..... :■ ■ , • ,

Questi possedeva una modesta fortut^,, o per-raccogliere, tale, numero (Jicqdicj pv&va naorendollasciaiirnollj debitU. Cpaitnqdq,’: l e ­dici, u a a d e ’ fìdeconimissarii testg^ntarH di NiccoJir personaggio che .molto prplfgge^a.je lettere, amante di. libri .«.facoltoso* come viepe aesiouratob da .diverse bibliotecbe.da e,s$o top-' date non più esistenti» cioè unti ft)pdqga> nel. UB3 nel tempo' del suoe^lio jn.Vepeq? qel monastero di S~ Giorgio, Maggior,e,, e. du* altre in, Firenze, una in S. Francesco del Bqscq jn, Mugello e 1’ altra nel .monastero de’ CJano.nici Regolari. dj & Bartolomeo alle .falde, del W<?nt« di Fiesole, pagò ,lutti i jJpbiti lasciali. da Nic­colò Nicoli,'e scrupolosamente eseguì quanto, questi aveva nel suo testamento prescritto.

(1) Tiraboschi, fletterai. Hai. ,• loc cit.

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Scelse1 per opportuno locale per aprire una pubblica biblioteca il convènto di S. Marco deirOrdine de’ Predicatori, alla cui costruzione egli aveva nello stesso anno dato principio. colla spesa di $5,000 ducati (1)', e compì nel­l’ anno 1444 (2) la fabbrica della* biblioteca riponendovi precàriamente 400 volumi di au­tori parte greci e parte Ialini, servendosi di Tommaso Sarzana per collocarveli in buon ordine. f ' : *

Non contento Cosimo dia vere fabbricata la pùbblica biblioteca ed avergli posto i codici dal Niccoli lasciati volle anche con ingentissime spesò accrescerla , inviando letterati altrove per fare acquisto (li ogni codice; come di fatto da Siena ne acquistò alcuni per la somma di 400 fiorini di oro e da Lucca altri pel prezzo di 250 ducati, che donò tutti alla detta biblioteca insieme agli aJtri da Filippo Pieruzzi, dal Salutato e da Ambrogio Camal­dolese comprati per conto ed ordine di lui.

Nell’ anno 1453 la biblioteca fu rovinala dal tremuolo avvenuto in quelVanno in Firen­ze, e Cosimo quattro anni dopo la fece con

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(1) Vasari, Vita di Michelangelo, pag. 9.(2) Mehus, praefat. ad Ambra. Cam aldolpag. 76.

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signore magnjficeoja rifabbricare, aggiuogen- dovi un* altra stanza, ove collocò i libri scriniio lingua greca, indiana , araba, caldaica ed ebraica, continuando sempre ad accrescerla di nuovi codici. Nello stesso tempo ad esempio di Cosi ino molti religiosi di quel convento e molte altre persone concorsero ancora ad ar­ricchire detta bibiiolecp.

Pietro de’Medici figlio e successore di Co­simo seguì gli esempi del padre nel raccogliere codici per accrescere delta biblioteca. Lorenzo nipote di Cosimo spedì due volle il celebre Giovanni Lascari al Sultano Bajazzette per ot­tenere la libertà di girare tutta la Grecia per acquistare tutti quei codici che lro\ava. Nel secondo viaggio Lascari aveva acquistalo a gran prezzo 80 codici greci non ancora co­nosciuti , e nel ritorno dalla Grecia Lorenzo non era più.

Pietro de1 Medici figlio di Lorenzo cacciato nell'anno 1194 da Firepze co’suoi fratelli, ed occupala questa città da Carlo Vili Re di Fran­cia, nel novembre dello stesso anno fu sac­cheggialo dai Francesi il palazzo n^ediceo e con esso la biblioteca ivi esistente formata da’suoi predecessori. Indi i Fiorentini volendo assicurare gli avanzi di delta biblioteca li fe­cero trasportare in San Marco.

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Scorsi/due anni, cioè nel 1496, la Repub­blica di Firenze iròvàridcréìIh gfrdvt circostanze e'sentendo bisogno di Manafro cercava d ife n ­dere la bibnóleca. 1 frali di S. Marco per non fare disperdere un :sitailè leébrtt di*codici con ariimirèvb1e'firanlfQpfé,;pl^slaronof af la* Rèpub- blicà %OdO ducati dì òro 'coi paltò di rimfa- nere la stessa presso lóro come ;pègno. Scorsi altri due anni, trovandosi la Repubblica nella siessa cnhdizioiife di prima, cercava allra volta dismettersi della bibliotèca. I frati 'in questa occasione le diedero altri mille ducati di oro e la comprarono per loro esclusivo cónto e si diedero con molle cure a riacquistare quei codici perduti nel sacco alla stessa biblioteca già appartenenti.

Eccitati i tumulti da Savanarola in Firenze, i frati per evitare i danni che in tali circo* stanze poteva soffrire la biblioteca, tanto dei codici che un tempo appartenevano alla par­ticolare biblioteca di Lorenzo, quanto di quelli che formavano la pubblica biblioteca, messero i Fiorentini alla loro custodia. Scorsi pochi giorni, furono i codici tutti trasportali nel pa­

lazzo della Repubblica, per essere messi in serbo in uu lupgo più sicuro. Ucciso finalmente Savanarola, furono gli stessi tosto restituiti ai frati.

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Passati pochi anni» cioè nel 4508 trovandosi detti frali in imperiose circostanze per avere antecedentemente sborsato quelle Torti somme per lo acquisto della biblioteca, vennero ob­bligati venderla nello stesso anno al Cardinale Giovanni de’Medici, poi papa Leone X, pel prezzo di 2,652 ducati di oro, il quale tosto che Tebbe acquistata, la fece trasportare in Roma.

Clemente VII sette anni pria di salire al ponleficato, cioè nell’anno 4516 restituì a Fi­renze detta biblioteca, ed ordinò che si innal­zasse 'un maestoso edifizio per I’ uso di una pubblica biblioteca presso la basilica di S. Lo­renzo, commettendone la esecuzione all# im­mortale Buonarroti, con assegnarle diverse stabili rendile per la manutenzione ed accre­scimento della stessa. Detta fabbrica fu comin­ciata per ordine di Clemente VII col disegno del Buonarroti, e terminata dal Gran Duca Cosimo collo stesso disegno, ma colla direzione di Giorgio Vasari nel 4574, e fu in questo stesso anno riaperta al pubblico uso.

Il Gran Duca Cosimo non contento di quanto aveva operato in prò di detta biblioteca volle ancora a dismisura accrescerne il numero dei codici, che all’uopo ricercava, commettendoli anche da’ più lontani paesi (4).

(1) Pier Vittori, Epist. pag. 24 e 159. 6

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Lo slesso Cosimo animava coloro che col­lazionavano e copiavano i codici della delta biblioteca a renderli di pubblica ragione colla stampa, ed ordinò a Cosimo de Lelio Torelli pubblicare le Pandette sul famoso codice dai Gran Duca portalo da Pisa > ed a questi si deve tale celebre edizione.

Francesco e Ferdinando figli e successori di"Cosimo seguendo gli esempi del loro co­mune padre accrebbero di gran lunga il nu­mero dei codici di della biblioteca e fu chia­mata Mediceo Laurenziana. Questa biblioteca acquistò una grandissima fama, ed oggi a giusto titolo viene registrata come una delle più illustri di Europa.

Venne indi arricchita coi codici della biblio­teca Gaddiana, con quelli raccolti dal Senatore Carlo Strozzi, cogli altri della privala biblio­teca de’Gran Duchi, da quelli della biblioteca Lotaringico-Palalina, dai manoscritti orientali illustrati da Monsignor Evodio Asscmani Ar­civescovo di Apamea, dai codici Biscioniani, Segnani e da tulli quelli che furono mano mano trovali nei monasteri soppressi, prima e a tempo della dominazione francese, e con altre private donazioni.

Nel cominciare di questo secolo Angiolo

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Maria d* Eie» fece una donazione, degna ve­ramente della Medicea biblioteca, di una com­pleta collezione delle edilia princeps declas­sici autori Greci e Latini, da esso riunita con molte spese e non pochi stenti. Per vie mag­giormente accrescere detta collezione ed il duno, fece petizione a S. A. I. R. Ferdinan­do III volergli accordare permesso acquistare con soddisfacenti compensazioni quei libri posseduti dalle corporazioni religiose che al* 1' uopo giovassero. Dalla saggezza di questa Principe gli venne tosto accordata, conside­rando che taluni tesori di libri di prima stam­pa, rarissimi e preziosi, in tali particolari bi­blioteche vengono ad essere sepolti, che nonlo sono nelle pubbliche biblioteche. Obbligato d’Elci per politiche vicende portarsi lontaoo dalla sconvolta sua patria, profittando della occasione si diede con tutto zelo ad arricchire sì pel numero, come per la bellezza degli esem­plari si preziosa collezione.

Sedali gli sconvolgimenti della Toscana e restituito alla stessa Ferdinando III, fa da questo principe ordinato fabbricare presso la Laurenziana biblioteca un conveniente gabi­netto, per ivi collocarvi sì rara collezione.

Eccitalo d’Elci dal patriottismo di Ferdinan-

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do, e per appagare le brame del suo cuore pieno di patria carità, aggiunse a tale dona­zione la collezione degli Autori Biblici nel loro testo originale stampati nel primo secolo della stampa, dell’altra quasi completa delle Aldine edizioni dette dell'àncora secca, ed altri libri stranieri alle dette raccolte, tra’quali si con­tano 17 volumi stampati in pergamena. Si adoperò ancora a completare la tanto celebre e preziosa collezione detta del Memoriale di Pannartz. Collezione sì rara che possono so* lamenle vaniarsi possederla Lord Spencer e la biblioteca di Parigi, questa però con alcuni esemplari imperfetti. Le vaghe legature, che adornano tali libri, sono degni degli stessi.

A tanto patrio amore del d* Elei, ordinò Ferdinando collocarsi nella nuova sala desti­nala alla conservazione di tali libri il ritratto del donatore da mano maestra sculto in mar­mo con analoga iscrizione. Il Senatore Con­sigliere Giovanni degli Alessandri compilò il catalogo deìibri donati dal conte Angiolo Ma­ria d’Elci alla I. e R. biblioteca Mediceo-Lau- renzinna in 1. voi. in 4. stampato in Firenze ndl'anno 1826 (1).

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(1) Devo tali notizie all' esimio bibliotecario della Laurenriana, ed eruditissimo bibliografo Cav. Luigi Grisostomo Ferrucci, che graziosamente mi fece tale catalogo tenere.

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Il Bali Francesco Saverio Redi, ultimo delta sua famiglia, fece donazione alla stessa dei manoscritti del celebre Francesco Redi areti­no. Il pitttore cavaliere Francesco Saverio Fabri di Montpellier le donò i manoscritti originali di Vittorio Alfieri con molti libri a stampa di classici Greci e Latini da esso po­stillati o tradotti. Finalmente il marchese Luigi Tempi le fe’dono di alcuni codici della sua privata biblioteca, -tra'quali è da notarsi une de’più bei codici della Divina Commedia di Dante lodalo dai letterati per la buona le­zione.

La biblioteca Mediceo Laurenziana è ricchis­sima non solamente di codici scritti in va­rie lingue e specialmente in lingua Ebraica, Arabica, Siriaca, Cofta , Greca e Latina, ma ancora di un gran numero de1 più celebri scrittori del nostro idioma dal secolo XIV al XVIII.

Questa biblioteca offre oggi 48,000 stampati e 9,000 manoscritti. Vari dottissimi biblior grafi si sono accinti a pubblicare diversi par- ziali cataloghi dì sì pregevole biblioteca. Mon­signore Evodio Assemani pubblicò in Firenze nel 4742 in un volume in foglio il catalogo dei codici Arabici, Persiani > Siriaci ed altri

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Orientali. Anton Maria Biscioni pubblicò nel 4852 quello dei codici Ebraici e Rabinici. Fi* nalmente Angelo Maria Bandini compilò e le­ce di ragion pubblica in Firenze in undici volumi in foglio dal 4764 al 4795 il catalo­go dei codici Greci, Latini, Italiani e di altre lingue moderne. Oltre della Mediceo Laurei*- ziana Firenze possiede ancora molte altre pub­bliche e privale biblioteche degne di ammira zione e meritevoli di essere da noi registrate.

Poiché gli stampali della biblioteca Lolarin- gico Palatina furono per ordine di Leopoldo nell1 anno 4771 riuniti alla Magliabecchiana ed i manoscritti nel 4785 alla Laurenziana; purnondimeno Ferdinando III Arciduca d'Au­stria c Gran Duca di Toscana creò la biblio­teca Palatina, la quale per Io zelo del suo successore è divenuta nel brevè periodo di 50 anni una delle più ragguardevoli biblioteche di Firenze.

Venne questa biblioteca arricchita coir ac­quisto fatto della collezione dei testi di lingua posseduta dal Poggiali. Offre parecchie raris­sime antiche edizioni, tutti i Classici Greci e Latini, la serie dei Variorum completa nei suoi tre diversi formali con la maggior parte degli esemplari doppii, cioè in carta comune

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e distinta, la serre Ad usttm Deìphini completa; la celebre collezione delle edizioni Elzeviriane in 42. completa con molle opere doppie e con parecchie di quelle non menzionate dai bibliografi e molte preziose edizioni antiche e moderne.

I manoscritti posseduti da questa biblioteca sono più di 4600 non compresa la collezione delle lettere originali di uomini celebri di ogni nazione con molli autografi di Galileo e tutte le opere pubblicate contr'esso viventeo da lui adoperate e postillale; gli Alti del- P Accademia del Cimento e con essi gran parte degli autografi del Viviani, Noferi, N ar di, Torricelli e di quanti altri furono inter* preti e seguaci delle istituzioni del sommo filosofo; quindici volumi in foglio di letlere indirizzate a Galileo dagli uomini i più illu­stri del suo tempo e di ogni nazione; varie filze di carte appartenenti a Niccolò Machia­velli, le quali, oltre a parecchi suoi scritti autografi, contengono gli originali delle lettere e delle commissioni avute dalla Repubblica Fiorentina, con parecchie altre lettere spedi­tegli da persone distinte; varii scritti di Ben­venuto Cellini ; molte lettere di Lorenzo il Magnifico; gli scritti autografi di Gregorio Fon lana ; due copialettere della Repubblica Fio

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rentina, uno di mano di Goluccio Salutati, l'al­tro di Bartolommeo Scala; molli codici del buon secolo della lingua, ed il celebre codice mem­branaceo del secolo XV che porta per titolo LancelloUo Romanzo di Cavalleria in prosa italiana con disegni a penna in ogni pagina tramezzali qoI testo.

La biblioteca Pitti contiene circa ‘ 15,000 stampati ed un gran numero di manoscritti cu­riosi, tra'quali è rimarchevole un sonetto del Tasso, qualche altro di Machiavelli, una quan­tità di lettere autografe dello immortale Ga­lileo e di altri uomini celebri.

La biblioteca Riccardiana dal nome del suo fondatore Riccardo Romolo Riccardi era priva­ta sino al 1812. In questo stesso anno correndo pericolo d’esser venduta all'incanto, per opera degli Accademici della Crusca e dei Ministri To­scani a Parigi fu autorizzato il Comune di Firenze di acquistarla e renderla pubblica.

Questa biblioteca offre oggi 25,000 stam­pati tra'quali più di 600 voi. di edizione del XV secolo e si distinguono il Lattanzio di Subiaco del 1465, il Monte Santo di Dio di Antonio Bettini da Siena del 1477 , esemplare nitido in foglio con tutte le ligure, il Dante di F i­renze del 1481 con 20 figure etc. Offre an*

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cora questa biblioteca 5,800 Ira' quali 400 scritti in lingua greca ed ebraica. Uno depri­mi contiene le Omelie di S. Gregorio Nazian- zeno, membranaceo in foglio del secolo X mutilo in principio ed in fine. Tra’ latini si distingue il codice membranaceo del X secolo della Storia naturale di Plinio in parte mu­tilo che viene spesso coliazionato dai dotti : è pregevole ancora per le splendide miniature un codice di Virgilio del XV secolo. Tra’co­dici italiani sono da ricordarsi alcuni scritti nel buon secolo della lingua e citati nel Vo­cabolario degli Accademici della Crusca, gli autografi di Giovanni Lam i, quelli di Anton Maria Salvini etc. e molli stampati postillali ed annoiali per /nano di quest’ultimo.

La Marucelliana eretta per proprio uso dal fondatore dello stesso nome, fu resa pubblica nel 4752 e fornita di rendite assegnatele dal fondatore ed accresciute dal Ft. Erario. Viene questa biblioteca arricchita di giorno in gior­no di libri di Scienze, Lettere ed Arti.

La Magliabechiana così chiamata dal nome del suo fondatóre, il quale nel 4744 donò la sua biblioteca pel pubblico uso, che fu in seguito aumentala nel 4734 coi libri del cav. Anton Francesco Marmi ; indi fu resa doviziosa da

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Pietro Leopoldo nel 1771 con avervi riunito la biblioteca Mediceo-Lotaringico-Palatina , ed alquanti libri della Gaddiana e della Strozzia- na , e di quelli delle soppresse corporazioni religiose. Fu resa pubblica questa biblioteca nel 1747 regnando Francesco di Lorena. Pos­siede presentemente più di 1.$0,000 stampati, tra'quali una numerosa serie di edizioni del XV secolo e si distingue tra questi il prezioso Dante col commento di Cristofora Landino stampato in pergamena nel 1481 in Firenze adorno di miniature, e la coperta fregiata di antichi nielli. Questo esemplare è segnata- mente quello presentato dal medesimo Lan­dino alla Signoria di Firenze. Offre aneora questa biblioteca una copia in pergamena della prima edizione di Omero fatta dal Calcondila nel 1488; TAntoIogia Greca del 1494 egual­mente in pergamena, e molti altri quattrocen­tisti preziosi.

Possiede ancora questa biblioteca circa 12 mila manoscritti, in maggior parte di autori dassici italiani e scrittori di cose patrie. Di- stinguoosi tra gli stessi gli sbozzi autografi della Storia del Varchi, e quelli dell1 Arte della Goerra del Machiavelli; i Discorsi originali di Monsignor Viaceozo Borghiqi ed una copiosa

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Cdtteziorie di Lettere autografe di insigni let­terati di varii secoli.

Possiede ancora Firenze la biblioteca del* T Arcispedale di S*. Maria Nuova; quella dgi- rAccademia delle Belle Arti; la Rinuccini; queHa di Pietro Bigazzi, di Capponi, di Tar- gioni-Toaseui, di Martelli, di Adami, di Riè» cardi, del Vernaccia* ec.

Nello slesso tempo che i Medici si occupa^ vano a formare biblioteche, i Marchesi di Este emulavano cogli stessi è co’Rbtavani Pontefici nel raccogliere libri e fermare biblioteche. Succeduti Leonello, Borso ed Ercole, continua­rono con gran fervore ad accrescere la ioro biblioteca dia’predecessori formata.

NeH’ anno 4b39 succeduto Alfonso 11, nel tempo del suo governo le sue cure rivòlse alla biblioteca, accrescendola con somma ra­pidità di codici e di libri con profusione di molti tesori.

Morto Alfonso e smembrato lo stato, fu la biblioteca trasportata in Modena, ove attuai* mente esiste, colla perdita di non pochi co­dici. Il Duca Francesco 11 affidonne la cura all’erudito Iacopo Cantelli da Vignola. Nel 1698 succedette a questo colla qualità di bibliotecario

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ssil padre Bacchiai. Finalmente nel cominciare del XV11Ì secolo il celebre Ludovico Antonio Muratori la illustrò rendendola famosa colla pub­blicazione di non pochi codici della slessa. Deesi ancora dare la meritata lode al Duca Fran­cesco HI per lo accrescimento dei libri e co­dici che in delta biblioteca conservansi, come ancora pel sontuoso edilìzio da esso lui fatto innalzare per la collocazione e conservazione della biblioteca. Attualmente questa biblioteca contiene 400,000 stampati e 3,000 manoscritti. Reggio offre ancora una pubblica biblioteca composta,di 50,000 volumi.

Là più bella e la più ricca biblioteca di Italia è quella del Vaticano non tanto pel nu­mero de’ volumi, quanto per la preziosità di molli codici antichissimi chc in essa conser­vansi.

Abbenchè questa biblioteca è antichissima di origine, non pertanto dal XIV secolo in poi cominciò ad illustrarsi senza essere ancor resa pubblica. Trasportata la Sede Apostolica in Avignone nel principio di detto secolo da Clemente V, ivi recò la pontificia biblioteca che sino al 1447 era colà rimasta. Assunto nello stesso anno al pontefìcalo Martino V , fece trasportare da Avignone in Roma la detta

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biblioteca, lasciando colà alquanti manoscritti. Tale biblioteca sino ai tempi di Eugenio IV / vai quanto dire dal 1431 al 1447 era scar­sissima di codici. Succeduto però Nicolò V al ponteficato, pensò aprire una pubblica bi­blioteca nel Vaticano. Il quale progetto non ebbe effetto a causa della soppravvenuta morte di questo pontefice. Per eseguire i suoi dise­gni Nicolò si diede ad accrescere la pontificia biblioteca con la ricerca di ogni antico codice non solo, ma colla esemplaziane degli stessi spedendo sino nelle più remote contrade uo­mini dotti all’uopo destinati, non curando spe­se e fatiche per appagare le brame del suo cuore; ed aumentò in questo modo la biblio­teca di 5,000 volumi (1).

Succeduto a questo Pontefice Callisto 111, seguì il disegno del suo predecessore e si diede ancora a raccogliere codici, ciò die non fecero Pio II e Paolo II suoi successori; anzi sotto questi due Pontefici non curandosi gli immensi tesori di codici che in della bi­blioteca conservavansi, con grandi speseestenti da Nicolò V e Callisto lU raccolti, per le vi-

(1 ) Vespasiano Fiorentino in Muratori Rer. Hai. Script, voi. XXV, pag. 281.

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cetode dèi tempi, e mollo pià per loro colpa ne perirono diversi (1).

La gloria però di avere Collisto 111 eseguilo H disegno di Nicolò V devesi al pontefice Si* sto IV, il quale, occupala la Sede Apostolica nell’anno 1471, non solo raccolse da tutte le eontrade del mondo codici, ma ancora rese pubblica là biblioteca del Vaticano , facendo disporre in buon ordide ed in luogo oppor­tuno tutti i codici e libri acquistati da’ suoi predecessori, e da esso accresciuti; assegnan­do vistose rendile per lo acquisto di nuovi libri e codici, non che per gli stipendii di coloro che dovevano quella custodire e so- praintetidefe e per tutto l'occorrente, pei man* lenimento e conscrvaàione di detta biblioteca* affidandone la cura al Platina.

Giulio H nel cominciare del XVI sècolo fondò una particolare pontificia biblioteca per semplice uso de’Pònlèfici, nulla curandosi della Vaticana (3).

(1) Filelfo Kb;XXVI Bpùt. ad le» k it. Cr*l»U. —Si dctepcrò notare, che Pio II, il quale fu il dottissimo Enea Silvio Piccolo- mini, favorì immensamente le lettere. Quanto à Paolo 11 è vero che perseguitò gli Accademici Romani per la morale e pei riti e modi pagani che introducevan per tutto, m a, oltre all’esser dot­tissimo, fu quegli che introdusse in Roma l’arte della stampa.

(2) Bembo, Epist. fornii, lib. V, Epist. Vili.

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Leone X della famiglia de Modi ci successore di Giplio H «ulte le sue cure rivolse alPacere- sciroento della biblioteca Vaticana, ed all'uopo inviò persone dotte nelle lontane regioni per raccogliere ed esemplare codici con gravissime spese (1); ma la sua breve durata nel ponti­ficio governo non gli permise accrescerla nel oc odo <la esso idealo.

Succeduto Adriano VI ed indi Clemente VH, riguardando il primo come gentilesche profa* nità tutti quei libri che non appartenevano ad ecclesiastiche scienze, nulla si curò della biblioteca. Clemente VII della famiglia d e f e ­dici però, benché di animo grande, avvilup­patasi nelle cose politiche, espose Roma all'or­ribile sacco del 4527, che fu fatale alla Vati­cana biblioteca, in cui perirono quantità di codici che furono preda deir ignoranza e fu­rore dei Barbari (2).

Paolo HI di casa Farnese succeduto aCle- niente nel 1534, tenutosi saggiamente neutra­le , pensò a rimarginare le piaghe di Roma cagionate dall'orribile sacco, e con particolare cura si accinse a ristabilire la biblioteca Vati­cana.

(3) Fausto Sabeo, Epigram., pag. 402 Ronpae 1556.(I) Schelornio, Amaenit. letter., voi. VII , pag. 120. — Fausto

Sabeo, Epigramm, pag. 846.

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Aggiunse in della biblioteca due copisti, de­stinalo uno a copiare i codici greci e l’altro i Ialini, che per vecchiaia, o per danni-sofferti vi era pericolo di perdersi (4).

Succeduto Marcello U, ne’pochi giorni di suo governo si dedicò a vantaggiare detta biblioteca e vi aggiunse due correttori che aveva destinalo valersi ancora per la stampe­ria che avea ideato aprire nella Vaticana, per rendere di pubblica ragione quelle opere gre­che e latine, di cui in detta biblioteca con- servansi i codici (2). Tale disegno fu vano a causa della morie sopravvenuta a questo Pontefice.

Succeduto Pio IV della famiglia Vedici di Milano a Paolo IV, aggiunse altri due corret­tori di libri greci, ed ordinò ad OnolrioPan* vinio ed a Francesco Avanzali che cercassero ogni sorla di codici in (ulte le lingue non escluse quelle scritte nelle lingue orientali per lo accrescimento della Vaticana bibliote­ca (3).

(1) Asse mani* Prefai. ad voi. i Coiai, cod, mss. Oriini BiU. Va- tic. pag. XXII.

(3) Rocca, de Bibliot. V a t ie pag. 56. — Pallidori in Vii. Mar­celi., voi. II, pag. 185.

(3) Rainaldi, Jitnol. Ecclesiast. ad an. 1564.

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Succeduto S. Pio V nel potrieOcató, il pri­mo suo pensiero fu quello di richiamafé da Frauda quei manoscritti che ivi erano rimasti, tra’quali vi erano 458 volumi di lettere e bólle de'Papi ivi regnanti e li riunì alla Vaticana (<).

Gregorio XIII succeduto a S. Piò V, dono molti codici e libri stampati, da essó raccòlti, alla biblioteca Vaticana per accrescerla (2;.

Succeduto Sistò V a Gregorio XJH tra le tarile magnificenze dà osso fatte in Roma ag- giunse quella della biblioteca Vaticana , ed ordinò fabbricarsi un celebre edilizio di un maestoso disegno, Commettendone la cura al celebre architétto cavaliere Domenico Fontana, che si compì con una estraordinaria velocità in un anno.

1 successori di Sistò V mólto si Coòperàrohò ad accréscere, adornare e rendere celebre (a-, le biblioteca. Paolo V fece innalzare dué al­tre ampie stanze per ivi collocarvi' molti co-* dici greci e latini da esso donati alla biblio­teca, e le frtimehtò le rendite per viemtnag- giormfente accrescerla. Gregorio XV uni alla Vaticana la biblioteca Palatina ricevuta ih do­

ti) Asseroan ■> Praefat. ad voi. I Coiai. Cod. mst.BibUot. Vatie. pag. XXI.

(2) Assentati., Praefat. ad voi. / . Coiai Cod. va». Bibl. Va(ic

Voi. il. 8

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no. nel 1622 dal Duca di Baviera Massimiliano, che conquistò nella vittoria di Eidelberga, la quale era ricchissima di preziosi codici scritti a penna.

Urbano Vili spedì in Eidelberga, per ese­guire il disegno del suo predecessore, il ce lebre Leone Allacci, per ritirarsi quei codici da ffassimiliano donali a Gregorio XV9 affine, di unirli alla vaticana. Urbano fece fabbricare un' altra sontuosa stanza per collocarvi tali codici.

Alessandro VII, estinta la famiglia de’Duchi di Urbino e ritornalo lo sialo sotto il domi­nio de’Romani Pontefici, ordinò che i codici manoscritti appartenenli a quella famiglia, che eran molli e pregevolissimi, fossero fraspor lati in Roma ed uniti alla Vaticana. Aggiunse nella biblioteca un interprete di lingue orien­tali, ed all'uopo richiamò da Francia Abramo Echellense Maronita.

Questo Pontefice arricchì ancora detta bi­blioteca di altri 1900 codici ricevuti in dono dalla Regipa Maria Crisiina di Svezia e vi ag­giunse un’altra sontuosa stanza per collocare in buon ordine detti manoscritti (1).

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(J) Asscinani, loc. eit.

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A questi tesori altri se ne aggiunsero in questa biblioteca da altri Pontefici ; cioè da Clemente XI i manoscrilli del Marchese Cap­poni , quelli deir Olioboni duca di Fiano e molli codici arabi, siriaci, caldaici eie. Da Pio VII le collezioni del Cardinale Zelada e molti preziosissimi libri stampali. Da Leone XII la celebre biblioteca di antiquaria ed artistica del conte Cicognara acquistala da questo Poni- lefice.

La biblioteca Vaticana oggi offre 100,000 stampali e più di 25,000 manoscritti ed è una delle principali biblioteche del mondo e la prima per antichità di codici. Tra1 manoscritti sono da ricordarsi, oltre il Terenzio e le 46 copie di Virgilio da me registrale nel voi. 1. ppg. 107 del presente Manuale, una Bibbia del IV secolo, gli Atti degli Apostoli in let­tere di oro. Questo manoscritto era ornalo da una copertura di oro tempestala di pietre preziose, ed era stato regalalo dalla Regina di Cipro al pontefice Alessandro VI, e sven­turatamente nel sacco di Rema i* soldati di Carlo V lo spogliarono di quei preziosi orna* inenti. Sono ancora da registrarsi molli mano­scritti in lingue orientali cd una celebre col* lezione di stampe del XV secolo.

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L’eccellenza dell’edifìzio e (e ricchezze della pittura, delle sculture, de’bassi rilievi, di varii oggetti di antichità e d'arte, che adornano la biblioteca vaticana, la distinguono sopra tutte le altre del mondo intiero.

Se volessero più particolari notizie di questa singolare biblioteca possono consultarsi Miìkìo Pansa , Ragionamento della Biblioteca Vaticana 1590; Bocca. BiblioL Valic. 1591; As- semani, Calai. Cod. mss. Orient, Btbliol. Va- tic.; Artaria, Nouveau Guide de voyaqewr en M ie 1855; Niby, Itineraria di Roma e delle tue vicinanze secondo il metodo del Vasi ac­cresciuto da Agostino Valentini 1853; Tirabo­schi, Stor. delia Lettera/. hai. etc.

Oltre della Vaticana Roma offre delle altre preziose biblioteche degne di osservarsi e da noi essere registrale. La più rimarchevole dopo della Vaticana è la Càsanatese nel con­vento dello Minerva deH’Ordiue de’PP. Predi­catori.

Il Cardinale Girolamo Casanatta napolitano licU'anno 11>98 donò ai PP, deH’Ordinc de’Pre­dicatori del convento della Minerva la sua celebre biblioteca con l'assegno di 4,000 scudi di rèndita per l'accrescimento c manutenzione della stessa coli'obbligo di renderla pubblica.

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Questa biblioteca chiamasi Casanatese dal nome del suo fondatore, ed oggi è la più com­pleta che s'abbia in Roma per libri stampati, come lo è la vaticana per manoscritti. Con­tiene una copiosa raccolta di prime edizioni, tra le quali vi è una Bibbia creduta da alcuni bibliografi stampata chirografìcaroenle, cioè cei punsoni a mano, ritenendo essere Panello trai manoscritti e la stampa (1)»,

Contiene più di 120,000 stampati riguardanti scienze, lettere ed arti di ogni genere e di ogni lingua. . ,

Inoltre è ricca di una bellissima raccolta delle migliori stampe dei rumi posseduti dalla calcografia Camerale* La statua del Cardinale fondatore, opera di Pietro le Gros, si aipniir# in fondo all’anppio salone.

(1) Uno drfbifelìagftl^ éhe crede esservi stata la ehtogrrifia' è il sig* Vinceueo Rcqucnd* il quale( eoo tutto il suo acume diogegQp cerca provarlo in un suo opuscolo che porta il seguente titolo : Osservazioni sulla chirolipografia, ossia antica arte di statopefre à viano, in 8. Roma ISiO lo però sono di contrario parére t sicuté di non essere possibile di, essere esistito un tale modo di stan)r pare. t,a ragione da me addotta è semplicissima, ed è quella c.He non può in ve rim modo la forta (iella tailno dare la prbssfofcfo de caratteri nella pergamena. Del rtó to non avendo -potuto per«\?^

- fieienza ili mez?i portarmi in qualche biblioteca .ove si erede, cho esistano libri in tale modo stampali non posso dare il mio circo- stanziato avviso, augurandomi ebe qualche bibliògrafo piùistruitò di me e ebe abbia 1 mezzi nccc*ari deciderà la lite. <

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Oltre della Vaticana e della Casanalese Roma offre altra preziosa biblioteca ancora rimarche­vole quale è I* Angelica dal nome del suo fondatore Angelo Rocca agostiniano.

Questi nell’anno 1605 fece donazione della sua ricca biblioteca al suo convento a patto di renderla pubblica. Indi fu accresciuta dalla biblioteca del Cardinale Passionei, acquistala dal P. Vasquez per 3.000 scudi romani che donò air Angelica. Finalmente è stata arric­chita da altre donazioni.. Oggi offre 146,000 stampali tra'quali 2945 manoscritti.

L'Università della Sapienza fondata da Leo­ne X ed eseguita sul disegno del Buonarroti, proseguita da Sisto V e da Urbano Vili e ter­minala da Alessandro VII, contiene una cele* bre biblioteca da quest'ultimo fóndala coi libri della Basilica di Urbino, che fece trasportare in Roma, meno de'manoscrilti che riuniti aveva $lla Vaticana, come sopra abbiamo osservalo; fondò della biblioteca nel 1663 e prese il nome di Alessandrina dal suo fondatore, col disegno di servire ai professori ed agli sco­lari di detta Università. Questa biblioteca venne indi notabilmente accresciuta dal pontefice Leone XII e contiene una gran copia di libri relativi alle scienze che vengono professate

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in della Università; ed è aperta al pubblico nelle sole ore scolastiche.

La biblioteca Barberini fondala nel XVII secolo dal nipote di Urbano Vili contiene cir­ca 50,000 stampati e molti codici manoscritti, tra’quali ve ne sono preziosissimi.

Nel palazzo Chigi avvi una biblioteca fon­data nel XVII secolo da Alessandro VII di casa Chigi, dal quale prese il nome delta biblioteca. Questa è ricca di manoscritti greci, latini ed italiani. Non essendo questa biblio­teca pubblica; per visitarsi uopo è di ottenersi un permesso.

Un’altra celebre biblioteca esiste in Roma fondata dal cardinale Neri Corsini nei primi anni del XVIII secolo nel suo proprio palazzo v chiamato Corsini dal nome del suo fondatore. Questa biblioteca è composta di dieci grandi sale e distinguevi sopra tulle le altre per una ragguardevole raccolta che contiene di libri stampati nel XV secolo e di una quan­tità di manoscritti in differenti lingue, la mi­glior parte de' quali riguardano la storia dei bassi tempi. É da ricordarsi sopratulli quello della Cronica di Giovanni Villani. Contiene questa biblioteca ancora una celebre raccolta di incisioni in rame che gareggia colle più famose collezioni dell'Europa,

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La bibliotèca Lancisiartd esiste neirOspédale di S. Spirito e fu formala còlla biblioteca del celebre medico Gio. Maria Lancisi e contiene20.000 stampati.

Dal XVI secolo in poi tutte le contrade d'Italia gareggiarono tra loro à formare pub­bliche biblioteche, e, qual prima é qual dopo, ogni città Italiana fondò là sua.

Padova possiede delle belle biblioteche. Quella deir Università contiene circa 50,000 stampati e Circa 8,000 manoscritti. La biblio­teca del Seminario * ancora ricchissima e bene ordinata. Quella ddl'Accadcmia delle Scienze, Lettere ed Arti ha una biblioteca tion nume­rosa, mài ricordevole pei manoscritti ed edi­zióni di prima stampa, che offre.

Bergamo ha lina bibliotèca che òòntiene45.000 stampati.

In Brescia si osserva la biblioteca Quiriniana, cosi chiamata dal nome del suo fondatore Car­dinale Quirini. Questa bibliotèca contiene molti oggetti curiosi per la loro antichità, una quan­tità di libri rati, ed una abbondante quantità di incisioni antiche é moderne tanto in legno quanto in rame.

La biblioteca di Mantova è composta di40.000 stampati e 5,000 manoscritti. NelPAr-

GV

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chivio Reale conservanti! una quantità di do­cumenti storici interessantissimi.

Milano offre varie biblioteche. Quella del* ^Università di Brera deve il suo accrescimento a Maria Teresa, e contiene una quantità scelta c considerevole di opere classiche in ogni gene* re nel numero di 17006 volumi stampati e 4000 manoscritti.

La Ambrosiana è una delle principali d’itaKa fondata dal Cardinale Federico Borromeo ed aperta al pubblico uso neiranno 4609. Il por» por alo Borromeo profuse moki tesori per rac­cogliere codici in tutte le lingue* e libri pre­ziosi , spedendo alt9 uopo molti uomini dotti nelle estere contrade con fortissime spese ad •oggetto di arricchire la biblioteca da e&so for­mata.

Dopo tanta generosità aggiunse a questa bi­blioteca l’assegno di sufficienti rendile pel man- lenimento di quattro impiegati pella conser­vazione e custodia della stesse, non che perlo accrescimento dei libri.

Non si limitò questo porporato ai soli libri e manoscritti, ma volle viemaggiormenle ar­ricchirla e renderla utile ancora alle belle arti Tornendola di preziosi oggetti di antichità, disegni e stampe; ed all* uopo spedì Ceramo

Voi. II. 9

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in estere contrade per raccogliere una ricca e pregevole collezione di stampe e disegni.

Questa biblioteca venne accresciuta dal Car­dinale Giliberto della stessa famiglia; indi dal Barone Custodi e filialmente da altri celebri patriotli.

Il numero degli stampati oggi ascende a circa 60000 volumi e 10,000 manoscritti, irai quali sono principalmente rimarchevoli un Vir­gilio colle note marginali autografe del Petrarca, una notizia autografa relativa a Laura dello slesso poeta, le Antichità Giudaiche di Giuseppe Ebreo tradotte in latino da Ruffino scritte su papiro, il codice di S. Cirillo scritto in carat­teri slavi, i Commentari di S. Ambrogio su

* ('Evangelio di S. Luca, le Vite degli Arcivescovi . di Milano ec.

Possiede ancora un museo di belle arti, molta numismatica, molli oggetti di antichità, una squisita pinacoteca, più migliaia di inci­sioni, disegni non pochi de1 più celebri artisti, Ira’quali le fantasie di Leonardo da Vinci ec. (1).

Molli dotti bibliotecari hanno preseduto in questa biblioteca, tra* quali il celebre Muratori

(1) Diverse ootixic di questa biblioteca l'ho avuto cortesemente comunicata dal chiarissimo abate Bernardo Gatti bibliotecario delta stessa

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sino all'anno 4700, epoca in cui passò in- quella Estense (4).

In Torino la biblioteca dell’Universiià fu ron­data dal Duca Amedeo li, accresciuta da Em- manuele Filiberto e da suo figlio Carlo; ma l-attuale importanza devesi al Re Vittorio Ame­deo II. Questa biblioteca possiede 200,000 stam­pali, e 5000 manoscritti, tra’ quali 170 ebraici e 370 greci. Quella dell’ archivio dello Staio possiede un Lattanzio in onciali del VI secolo.

La biblioteca privala del Re conliene 30,000 stampati e 2000 manoscritti storici e mili­tari ed un centinaio di arabi; ma ciò che rende singolare e molto celebre questa biblioteca è la interessante e preziosa collezione di circa 2000 disegni originali; Ira'quali di Raffaello, di Leonardo da Vinci, di Correggio e di Ti* ziano.

L'Accademia Reale delle Scienze possiede una ricca biblioteca di opere riguardanti let­teratura e scienze nel numero di 60,000 stam­pali « 2000 circa manoscritti.

In Vercelli la biblioteca della cattedrale è ricca di stampati e di preziosi manoscritti e

(1) Bosco, De Origin. et statu Bibliot. Ambrosianae. — Rivola; YUm del Card. Federico Borromeo. — Sassi, De Studiis Mediolan., cap. XII. — Tiraboschi, Letteratura Italiana, voi. Vili, pag. 64.

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mollo si distingue per ('Evangeliario che offre, che dicono del vescovo suo S. Eusebio disce­polo di S. Ambrogio; ma che cortamente non è posteriore al VII secolo. Olire di questa bi­blioteca un'altra nc possiede chiamata Àgne* siane e contiene circa 20,000 volumi ed una collezione di medaglie.

Nella piccola e graziosa città dlvrea si os­serva il famoso codice delle leggi Longobarde contemporaneo agli ultimi di quei R e , cioè del 6 al 700 (I).

Genova offre diverse biblioteche, tra le quali quella deir Università che fu fondala da’ PP. Gesuiti in S. Girolamo. Soppressi questi, la Deputazione degli Studii ne affidò la custodia al celebre abate Oderico. il quale notabilmente l’aumentò cogli interessanti acquisti dal me­desimo fatti, e venne dallo stesso saggiamente coordinata.

Neiranno 1797 fu questa biblioteca traspor­tata nella strada Balbi, e riunendovi tutti i libri di ogni Collegio degli espulsi Gesuiti fu in quello stesso anno aperta al pubblico uso.

Contane questa biblioteca più di 50000

(1) Devo al chiarissimo Cavaliere Domenico Promis degpo bi> bliotccarip di S M. il Re d* Italia la maggior porte di tali aoti** per avermele corlcscmcnte eorauaicaU».

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stampati, compresa una preziosa collezione di libri del XV secolo e 279 manoscrilli, tra i quali si distinguono e rendono celebre questa biblioteca un Q. Curzio in pergamena con elegantissime miniature , diversi manoscritti in lingua Cinese ed Àraba ed una quantirà di manoscrilli riguardanti la storia di Genova.

Un' altra civica biblioteca si osserva in Ge­nova chiamata biblioteca Serio dal nome del suo fondatore V abate Carlo Giuseppe Vespa • siano Berio, la quale fu da suo nipote il mar­chese del Porso successore ed erede dello zio donata al Re Vittorio Emmanuele; ed il colto e generoso Principe rivolse il dono in prò della città, ordinando renderla di pubblico uso.

Nel 4857 venne accresciuta col dono della nobile dama Clelia Durazzo Grimaldi di molte preziose opere e di un gabinetto erborio dì 50000 piante con altri 500 volumi di boia' iiica; oggi offre questa biblioteca circa 22000 volumi, un buon numero di manoscritti, ed un corredo di edizioni del XV secolo. 1

11 Patrizio Girolamo Pranzo ni del fu Dome­nica della Congregazione degli Operar Evan­gelici fondò qn’altr* biblioteca chiamata Fran* zouiana dal nome del suo fondatore. Contava allora questa biblioteca 22000 volumi, fu indi

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nella rivoluzione del 4797 dilapidala; e final­mente in questi ultimi tempi fu arricchita col dono de1 libri fatto dal Conte la Barde già

* amministratore di detta biblioteca, e con quello di Alessandro del medesimo nome* Questa bi» blioteca possiede un rispettabile tesoro di rare ed antiche edizioni. Fu resa pubblica nel 4774, ed è aperta a comune uso in lutti i giorni , non esclusi i di festivi di qualunque natura dal­l'aurora sino alle 44 pomeridiane.

L'Abate Girolamo Franzoni del fu Paolo della Congregazione de' Missionari Urbani fondò nel 4727 un'altra biblioteca e fu resa pubblica nel 4739. Contiene oggi circa 22000 volumi, tra1 quali molti di prima stampa.

La biblioteca dell'Università di Ferrara con­tiene 80,000 stampati e 9,000 manoscritti. Rendesi questa biblioteca preziosissima e ce­lebre per gli autografi, che possiede, di varii dotti ed illustri poeti , tra' quali quelli del Tasso, del Guarini e delI’Ariosto, e di questo ultimo conservasi la sedia ed il calamaio.

La biblioteca dell'Accademia delle Scienze di Bologna è ricca di preziosi manoscritti, tra' quali si rimarcano gli autografi del suo fondatore Marsigli, non che quelli del natura­lista Aldovrandi, che formano 487 volumi.

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Benedetto XIV legò ad essa i suoi manò* scritti e moltissimi libri che espressament e furono spediti da Roma. Questo pontefice volle aggiungere a tale dono molte macchine e stru­menti preziosi.

Tra' libri stampati si distinguono la prima edizione di Lattanzio stampata in Subiaco ed una copia del libro di Enrico Vili contro Lu - tero dedicato a Leone X che porta la segna­tura autografa Enricus Rex. Questa biblioteca offre più di 100000 stampati ed un gran nume­ro di manoscritti. Oltre di questa è in Bologna un’altra pubblica biblioteca ddl'Università, an­cora pregevole, e numera 80000 stampati e4,000 manoscritti.

Ravenna possiede una pubblica biblioteca composta di 40000 stampati e 700 mano­scritti. Oltre di questa offre quella de1 monaci Camaldolesi, nella quale si osserva ancora una abbondante collezione di oggetti di antichità. Finalmente i Benedettini annessi alla Chiesa di S. Vitale posseggono una eccellente biblio­teca.

Pavia possedeva la celebre biblioteca fon­dala da’ Visconti nell’anno 1500. Però Ludo­vico XII occupando gli Stati di Milano la tra­sportò in Francia. Possiede oggi quella della

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Università che fu aperta al pubblico Tanno 4772 d'ordine dell'imperatrice Maria Teresa; e fu molto accresciuta neiranno 4778. Oggi contiene più di 50000 Tolueni.

La biblioteca di Siena contiene da circa 30000 stampali e da 5 a 6000 manoscritti*

Nel palazzo Ducale di Parma esiste una t e I- lissima biblioteca che contiene circa 60000 stampali e più di 3000 manoscritti, ira1 quali sono rimarchevoli quelli ebraici raccolti dal celebre abbate de1 Rossi e donati alla biblio- teca di Parma daU'Arciduchcssa Maria Luisa. Si osserva ancora in detta bihiio&oca una ec­cellente collezione di circa 60,000 incisioni in legno ed in rame. Finalmenle offre la com­pleta collezione delle edizioni del celebre Bo­doni che rende molto celebre questa biblioteca.

Perugia offre ia pubblica biblioteca deirUni- versilà o contiene 50000 volumi. La biblio­teca poti del iCapitoJo possiede preziosi mano­scritti, ira’quali un Evangeliario deirV1U secolo.

Napoli vanta molte pubbliche e private bi­blioteche. Quella del Re contiene una quan­tità di opere preziose e raire ed una collezione di 40000 incisioni e disegni de* migliori ar­tisti antichi.

La bibiioXeca Reale degli studii (inaugurala

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solennemente eòa questo notile nel 4^04 è coih- posta di circa 200,000 volumi, tra ’quali una quantità di preziose opere, e 4,000 libri di prima stampa e di un Certo nùmero di ma­noscritti, tra'qiiali sonò da ricordarsi la Bibbia latina del XIII secolo detta Alfonsina, perchè* postillata dà Alfonso, la seconda parlò delle Epistole di S. Girolamo, molti libri di preghière, uno dei quali fregiato di eccellenti miniature di Giulio Clovio eseguile d’ordine di Alessan­dro Farnese, un Breviario in 4., differenti au­tògrafi di S. Tommaso d,Aquihò, ]di Torquato Tasso, ecc. L

Tra’libri stampati sono ila ricordarsi la ce-; lebre Bibbia del 4460; il Lattanzio del 4465v il S. Agostino De Civilate Dei del 4467, ecc. Quello che rende singolare e celebre questa biblioteca è la quantità di papiri che possiede; che sono quegli stessi * trovati negli scavi di Ercolanò nel numero di 4756. ’ 1

La biblioteca Brancacciana dal nome del sud, f * i i ' %

fondatore Cardinale Brancaccio, fu creata nel 4675; vènne indi accresciuta colle particolari biblioteche di. Giuseppe; e di Andrei Gizzi e di quella di ' Domenico Greco. Oggi1 contiene 8Ó,(J00 stampali ed un graii rtunaerodi mah nòàcriiti.

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Quella de' PP. Gerolamini, oggi nella casa de9 PP, di S. Filippo Neri fa nello antecedente secolo accresciuta dqllu biblioteca dell' avvo­cato Valletta. Contiene oggi circa 18,000 stam­pali ed un buon numero di manoscritti, trai quali è celebre quello delle tragedie di Seneca colle miniature di Solario, secondo alcuni, o di Zingaro, secondo altri.

La biblioteca dell’ Università degli studii stabilita in maggior parte coi libri del Mar­chese Taccone nel 1828 contiene circa 25,000 stampati tra9 quali molti di prima slampa e di edizioni bodoniane. Questa biblioteca è a- perla la sola mattina in quelle ore che i pro­fessori danno le lor lezioni*

La biblioteca deir Armala è composta di circa 24,000 volumi e trovasi annessa al reai Ufficio Tipografico.

Quella della Nunzialella, e l'altra della Ma­rina sono sotto la cura di apposita Commis* sione, e sono ancora ricordevoli pel numero de9 volumi e per la scella delle opere.

Lungo sarebbe il volere enumerare tutte le biblioteche del Continente; e non compor tan? dolo un Manuale, mi sono contentato far cenno delle principali. Parlerò ora di quelle della Sicilia, indi di quelle di Malta e finalmente di quelle possedute dalle estere nazioni.

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In Palermo la biblioteca de PP. deirOratorio di S. Filippo Neri detta dell’Olivella, fu fondata da Francesco Sclafani nell’anno 1647, il quale con testamento legò a quei PP. U sua biblio­teca composta di 6,000 volumi, coll' obbligo di renderla a pubblico uso quattr’ore al gior­no, cioè due ore la mattina e due ore il dopo pranzo.

11 P. Antonio Guarrasi palermitano accrebbe questa col dono della sua biblioteca e di una rendita di 125 scudi annui per lo acquisto di nuovi libri. Finalmente colle donazioni di altri padri della stessa Congregazione è stata sen­sibilmente accresciuta* I volumi che attual­mente la compongono son circa 21 ,000 stam­pati, e un buon numero di manoscrilli, trai quali merita essere ricordato un Dante in per­gamena del XV secolo.

La biblioteca Comunale di Palermo fu fon­data nelfanno 1759 dal dotto Alessandro Vanni e La Torre coadiuvato da altri filantropi cit­tadini, e coir annuenza di Carlo III, il quale non pochi volumi donò alla nascente biblio teca.

Monsignor la Cava aveva legato all’Univer- sità di Palermo una piccola annua rendita , la quale per agevolare la nascente biblioteca,

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Carlo. |U con sua ordinanza la invertì a favore della slessa.v Furono da principio questi pochi libri col­locati in poche stanze che le furono assegnate nel Palazzo Pretorio; indi furono trasportati nel palazzo, del Duca Castelluccio ove stet­tero per anni l i continui.

La Deputazione del Regno per dare un più agiato e degno locale alla biblioteca spedì il bit>l(<H$carjp; abate Tommaso Maria Angelini in Napoli d3 Ferdinando ili poi 1 per ottener? le due Congregazioni che esistevano nell? Casa tPi'ofe$sa degli espulsi Gesuiti..Trovando giuria la petizione della Deputazione del Re­gno* Ferdinando con suo dispaccio del 27 agosto, 1770 gli accordò le due sopradette Congregazioni, ove attualmente trovasi.

Nel Giorno 25 aprile del 1775 con un di- .scorso recitato dal bibliotecario Angelini fu solennemente , inaugurata Paperlura al pubbli* co di detta biblioteca.

Veniva intanto di giorno in giorno còlle donazioni di libri di molti filantropi cittadini sensibilmente accresciuta , e fu mestieri che il Pretore Federico Napoli Principe di Resul­tana aprisse un nuovo braccio per ingrandire dell? biblioteca.

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A tale rapido progresso animato il fonda­tore, donò la sua biblioteca, per accrescere il numero de’volumi. Ferdinando le donò ancora diversi libri preziosi^ ira’quali i quattro Clas­sici Francesi stampati da Bodoni per Tistru- z’one dei figìi di Murai, e per viemmaggiormente accrescere detta biblioteca ordinò questo So* vrano che gli stampatori , autori, o editori desserov,una copia di ogni libro che ristam­pava in Sicijia alla pubblica Comunale biblio­teca. Il quale dispaccio reale fi* nel 20 luglio1 §18 rinnovatola S. A. R. il Luogotenente Generale, e finalmente con altra ministeriale del 1. aprile ì§22 ebbe la sua rigorosa ese­cuzione. ......

t Rapidissimo pra frumento de’libri in della biblioteca; e dell'ugual .modo cresceva il nu­mero degli studiosi, e necessità richiedeva dell’aumento dell’annua dote allora tenuissima dit onze 80. La Deputazione l’aun^entò di a l ire onze 104 e nel 1813 di alire.orue 228 tO c(ie a (ale epoca formavano onze 412.10 apr nuali.

Scelto a deputato amministratore il chia* rissjirno abate Domenico Scinà, coadiuvalo dal-> T otiiipo sig. Agostino Gallo benemerito pa- t r i l la e membro della stessa deputazione si

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cooperò a fare aumentare la dote annua della biblioteca. Conosciuta la necessità della stessa, il Consiglio civico l'aumentò di altre onze £06 annue. Finalmente nel 1822 nuove istanze si fecero dallo Scinà e dal Gallo per altro au­mento di dote, conoscendo I' utilità della bi­blioteca e le spese necessarie per gli impie* gali, per la manutenzione ed accrescimento della stessa, il Decurionato l'aumentò di altre onze 251 20 che in tutto forma oggi la dote in onze 1070 annue.

Ottenuta sì pingue dote, sotto il reggimento della Deputazione di Scinà e Gallo la biblio­teca molti acquisti fece di preziosi libri. Morto Scinà, il Gallo pose in opera tutta la sua eoo* perazione a vantaggio della biblioteca come abbiamo veduto nel 1. volume del preseule Manuale a pag. 27 in nota.

Molti cospicui cittadini pieni di patria ca­rità contribuirono co'loro doni di libri e ma­noscritti allo accresciménto della biblioteca, tra' quali sono da ricordarsi Filippo Paruta, Francesco Serio, Mongitore, Asmundo Pater- nò, Cangiamila. Scavo, Papè, Garofalo, Lan* cellotto Castelli Principe di Torremuzza, Mon- taperto, Bologna, Bonanni, Diblasi, Br a nei for­te , Giuseppe Coppola, Ventimiglia, State Ila,

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Tommaso Tomnrusi d'Emmanuele, Emmanuele Gaelani Marchese di Villabianca , Monsignor d'Angelo, Nicolò Filangieri Principe di Calè, Cavaliere Cesare Airoldi e molli altri illustri personaggi.

Questa bibioleca oggi si compone di più di100,000 stampati e più di 1200 manoscritti. La rendono celebre i manoscritti che offre in abbondanza, di autografi d’ illustri Siciliani sì antichi come moderni. Sono ancora pregevoli diversi codici tra’ quali quello delle Leggi di Federico ed i Privilegi di Palermo da noi ricor­dato nel 1 voi. della presente opera, la Seconda Seconda di San Tommaso in pergamena del XIII secolo un Orario, con preziose postille e molti altri antichi manoscritti. Sopratullo è da osservarsi il celebre e singolare libro De Re Rustica stampato da Aldo il vecchio in per­gamena nell’anno 1514, unico esemplare cosi stampalo in tutto il mondo, non conoscendosi dai bibliografi di questa edizione che due sole copie in carta cerulea.

La biblioteca degli espulsi Gesuiti oggi Na* zionale, esistente nel Collegio Massimo, fu fon­data colle {biblioteche degli stessi padri e con quelle altre biblioteche del Regno della me­desima Compagnia, > . •

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Questa biblioteca fu résa pubWicà nel 1782 nel medesimo locale ove aUùalmeiite trovasi. Offre la slessa 50,000' stampati ed un buon numero di manoscritti. Tra gir stampali sono da ricordarsi il celebre Pamphyton di Cu pani in 3 voi. in 4 ., la Bibbia Sistina del 45Ó0, l'altra del 1592, le Consuetudini di Palermo del Naso stampate in Palermo nel 1477 e:7& e molti altri preziosi libri di prima stampa. Tra* manoscritti oltre di quelli"da me citati a pag. 109 dèi 1. voi. del presente Manuale ', meri1’ lano special ricordanza un irtcarta bómbacina, un Q. Curzio tradotto da Can­dido nel secolo XlV, un Breviàrio Romàno àncora del secolo XIV, la Stòria de* (ioti di Leonardo d’Arezzo in pergamena, uri Ehchiridion greco in carta bombacina ed altri che lungo sarebbe enumerare. /

Oltre di queste molte altre bibliotèche par­ticolari esistono in Palermo,7 tra re quali sòno da ricordarsi quella di S É. Roriìtialdo Tri­gona Principe di si. Elia/quella del Duca, di Serradifalco. Questa bibliòìecd èónliétte "un buon numero di libri jjreXid&féSifni di belle arti è<J antichità, coriSèrVà" ancori una copia delie Rime di Pél raria ètàVtìpfàtè In rj)^gameni' da Aldo il vecchio nel 1501, te q Gestri é il de

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cimo esemplare conosciuto stampalo in simil modo. Quella del Principe di Trabia si rende singolare per la raccolta di tutti gli Storici Si­ciliani non solo, ma ancora di quasi tutti gli autori Siciliani che ham*o scritto su varie ma­terie. Offre questa biblioteca il famosissimo opuscolo ancipite di Naso , la Descrizione delle feste fatte in Palermo per la re$a> di Bar­cellona. Questa è la seconda copia conosciuta: Palira è posseduta dal celebre Lord Spencer. Quale opuscolo provai essere stato stampato in Palermo nel 1472 colle mie Riflessioni sul- Cintroduzione dell'arte tipografica in Palermo, pubblicate nel 1859.

Contiene ancora la Vita di S. Girolamo stam­pata in Messina nel 1478, non poche edizioni del XV secolo e molti manoscritti autografi di celebri Siciliani.

La biblioteca del Principe di FiUlia con­tiene una quantità di eceelleàti opere moder­ne, un buon numero di edizioni Aldine e di prima stampa, e molli manoscritti preziosis­simi, ira' quali sono rimarchevoli quello di Malalcrra da me ricordato testé, i manoscritti dell'epoca Aragonese pubblicati da Caruso e da Di Gregorio nelle loro Biblioteche, ed il tanto celebre codice Svevo-Angioino, di che

Voi. IL H

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ho dato il facsimile nel primo volume della presente opera a pagina 410, ed altri ancora non pubblicali di non minore interesse, che lungo sarebbe tulli registrare.

La biblioteca deirUniversilà degli Studii con­teneva un buon numero di preziosi libri cd una quantità di libri di prima stampa che presentemeule arricchiscono la nostra Comu­nale biblioteca.

Sono infine da tener presenti le biblioteche del Seminario Arcivescovile, quella de9 PP. Teatini, de’ PP. Domenicani, de' Minimi, dei Cappuccini, e di molti altri conventi e case particolari, le quali contengono un buon nu­mero di libri.

Nei dintorni di Palermo sono da ricordarsi quelle di Monreale, cioè la biblioteca dei PP. Benedettini Cassinesi, nella quale conservasi un buon numero di preziose opere, molte edizioni di prima slampa, non pochi mano­scrilli, ed una quanlilà di diplomi dei Re di Sicilia, e quella del Seminario arcivescovile; bellissima pei suoi manoscrilli e libri di prima stampa che offre.

Nel Monastero dei Benedettini Cassinesi di S. Marlino delle Scale, cinque miglia disiarne da Palermo, esiste una bellissima ed antica

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biblioteca, la quale per la sua antichità è stata da me descritta a pag. 29.

In Messina, Ira le tante biblioteche che pos­siede, sono da ricordarsi quella deir Univer­sità degli studii, la quale offre più di 20,000 volumi, tra' quali molti pregevoli e non pochi di prima slampa : e quella del Salvatore, che fu molto accresciuta da Scolano Graffeo con molti doni di libri.

La biblioteca de’ Basiliani del Salvatore dei Greci, olire de’molti libri che la compongono, contiene una gran quantità di manoscritti trai quali ISO greci, alcuni scritti criptografici ed altri latini in note tironiane. Questa biblioteca sarebbe stata molto più ricca se non fossero stati involati molti preziosi manoscritti. L’ab­bate Mannini nel tempo del suo governo di questo monastero regalò molti preziosi codici a Carlo V nel 1526, e presentemente ador­nano la biblioteca dell’ Escuriale di Spagna. Quei manoscritti lasciati dal Lascari alla sua morte, avvenuta nel 4502, al Clero di Messina, furono nello sconvolgimento politico del 1679 involati dal Viceré Francesco Bonadies e tras­portati con molti altri oggetti preziosi d’arte in Lspagna (I).

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(1) Gallo, Annoi, di Messina, voi. Il, pag. 436 e seg.

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La biblioteca del monastero de1 Benedettini, sotto il titolo di S. Maria Maddalena, è ricca di antichi codici originali trasportali dalla Pa­lestina, che ascendono al numero di 4710, oltre di non pochi volumi di prima stampa ed un gran numero di pergamene.

La Università degli studii di Catania con­tiene due biblioteche. La prima fu fondala dal dottissimo abbate Vilo d’Àtnico, ed aperta al pubblico nel 1755. Venne questa biblioteca accresciuta collo acquisto della copiosa biblio­teca del celebre storico Giambattista Caruso, indi venne mollo arricchita nel 1767 colle bi­blioteche degli espulsi Gesuiti del Val di Noto per ordine del Governo, e da tale epoca fu sempre aumentata coll’annua dote alla stessa assegnala. Contiene questa biblioteca 32,500 stampati, oltre le pregevoli collezioni di an­tiche e rare edizioni, di quelle dei più rino­mati stampatori, e dei classici greci e Ialini. In questa biblioteca abbondano opere di dril­lo, di scienze nalurali, di medicina, di storia e di belle ani (1).

(I) Queste notizie mi sodo stale graziosamente comunicate <1*1 chiarissimo Canon. Michele Haugeri sotto-bibliotecario della sics*», per mezzo del celebre professore di Storia Natnrafe sig. Carlo Gemme Ilare.

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La stessa Università un'altra biblioteca con. tiene chiamata Ventimilliana dal nome del fon­datore Monsignor Ventimiglia già Vescovo di essa città, il quale nel giorno 16 settembre del 1783 donò all'uopo la sua biblioteca con l'obbligo di non potere fare altri acquisti, per accrescerla.il governo però conoscendo r i n ­conveniente dello stabilimento e gli ostacoli che *i verificavano con eseguire la volontà del fondatore; saggiamente nel giorno 20 di* cembre 1830 ordinò di poter essere gratuita­mente accresciuta con doni spontanei deT par ficolari, con la condizione, che i libri donati fossero conservali in distinte e separate sean- zie da quelli Ventimilliani, e venissero contras* segnati con apposita iscrizione indicarne il nome del donante. Dopo tale autorizzazione venne questa accresciuta col dono della bi­blioteca del profess. Canonico D. Francesco Strano già bibliotecario della stessa neiranno 1829 e della biblioteca del celebre matematico cav. D. Agostino Sammartino nel 1855, com­posta quest' ultima delle più rinomate opere moderne di fìsica, matematica, architettura, astronomia e tecnologia. La biblioteca Venti-

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milliana offre 11,000 stampati e pochi mano­scritti (1).

La biblioteca dei Benedettini di Catania con­tiene più di 20,000 volumi compresi i mano* scritti; tra questi si osservano una eccellente Bibbia con bellissime miniature e molti altri pregevoli manoscritti. Nell’archivio si contano 3000 pergamene.

In Trapani havvi una graziosissima biblio­teca fondata dal benemerito cittadino Tenente Generale Giambattista Fardella dei Marchesi di Torrearsa, con averle apprestalo V idoneo locale i nobili della confraternità della dei Bian­chi, cedendole con ammirevole esempio il loro edilizio di S. Giacomo il giorno 17 marzo 1826.Il Fardella molti tesori profuse in questo in­teressante stabilimento cogli acquisti giorna­lieri di preziose opere che faceva a sue spese, e donava alla nascente biblioteca, e se la morte non l'avesse rapito ai viventi nel 1837, questo zelante cittadino avrebbe di gran lunga accre­sciuto quel letterario ed interessante stabili* mento, emulando gli antichi fondatori di bi-

S6

(0 Le notizie di questa biblioteca le ho avute gentilmente dal chiarissimo Canonico Stefano Tosto bibliotecario della stessa per messo del suddetto professore Geminellaro.

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blioteche nelle ricerche di preziosi libri c codici.

Fu questa biblioteca aperta al pubblico nei primi di gennaio del 4830. Nel novembre del 4834 venne fregiata del busto scullo 4n marmo del munificente fondatore. Fu indi la stessa dotata dalla Provincia e dalla Comune, e con mollo zelo il Consiglio Provinciale aumentò la dote per lo accrescimento della medesima. Dal 1848 in qua gl'intendenti sotto il cessalo go­verno, poco curanti del progresso, con sub­dole arii non fecero mai pagare lale dote, c di conseguenza la biblioteca non progredì; oggi però che siamo sodo un governo protettore del progresso mi auguro che il Consiglio Pro­vinciale conoscendo rutilila di si nobile sta­bilimento cercherà tulli i mezzi di farle te­nere gli arretri c mettersi al corrente, onde venire arricchita la biblioteca e servire di ec­citamento e di aiuto al progresso ed alle let­tere.

Questa biblioteca contiene più di 43,000 stampati e pochi ma interessanti e pregevoli manoscritti, tra'quali 6 con graziose minia­ture del XIII secolo. Tra gli stampati sono da ricordarsi le Consuetudini di Palermo del Naso del 4477-78, le opere più rare delle edizioni

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Bodoniane, il Tacito di Pankouke in 4 volumi in foglio imperiale, una piccola, ma interes­sante collezione di libri di prima stampa, e molti altri libri che lungo sarebbe enume­rare (i).

Generalmente parlando, tutti quasi i Comuni della Sicilia posseggono biblioteche, alcune pubbliche, altre private. Il Vescovo Alagna fondò la biblioteca di Siracusa, e vi si osser­vano bellissimi manoscrilli. Lucchesi Palli fondò quella di Girgenii, che, oltre un copioso numero di libri e manoscritti, offre un gra­zioso medagliere. Giuseppe Cipri fondò quella di Termini nel 1802, e molti àllri cittadini hanno contribuito allo accrescimento delia stessa. E così in altri Comuni ; ed ove non esistono delle pubbliche biblioteche, si giovano di quelle dei conventi.

In Malta vi è una biblioteca fondala dal Bali fra Luigi Guerin Tencia a Valletla co’ suoi libri; venne indi accresciuta coi libri della biblio­teca del Cardinale Porto Carrero, con quelli del Commendatore Saintiay e della libreria di S. Giovanni. Questa biblioteca contiene pre­sentemente 60,000 volumi.

. (1) Le preseuM notizie le lio ricevuto dal benemerito i>ibliole- cario della slessa sig. Rocco flfamrese.

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soNella Francia le biblioteche furono rese pub­

bliche più tardi dell1 Italia, e la prima fu la Mazzarina che venne aperta al pubblico uso ne'H’anno 1644-e fu fondala da Gabriele Naudè. Affili di arricchirla, per lo spazio di dieci armi fu percorsa tutta l’Europa da molti commessi per l'acquisto di libri manoscritti; indi nel- r anno 4652 lu eseguila per ordine del Par­lamento una parziale vendila di libri. Morto il Cardinale nel 4664 , con suo testamento formò i regolamenti di della biblioteca , che furono poscia confermati con lettere patenti di Luigi XIV nell’anno 4665 (4).

Vero si è che la Francia possedeva ancora negli antecedenti secoli delle belle, preziose e ricche biblioteche, ma non erano destinate al pubblico uso. Infatti nel XII secolo molti abbati fecero saggi regolamenti per la conser­vazione ed accrescimento delle loro monasti­che biblioteche; e nel 4 445 Udone abbate di Sainl-Pere en-Vallèe a Chartres con un suo regolamento impose una tassa a tutti i monaci e chiese di sua dipendenza per la manuten­zione ed accrescimento della biblioteca e per dare incoraggiamento coll’esempio, esso fu il

(1 ) Pctit-Kadrtl, Histoir. de* bibUoteques ancien*** *t modern**, 1819 in-6.

Voi. II. 12

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primo a tassarsi. Un anno dopo ad imitazione di Udone praticò k> stesso Macario abbate di Fleury, ed in progresso di tempo fu tale aso seguito da altri (1). •

Nella metà del XIII secolo S. Luigi aveva raccolto una quantità di libri, e si crede da taluni scrittori che questo sovrano avesse dato un saggio di volere formare una pubblica biblioteca (2). Ma è certo che non lo fu; come di fatto alla spa morte legò una quarta parte della sua biblioteca ai Domenicani di Compie- g n e , ed il resto ai conventi di Royaumont, dei Domenicani e dei Franceseani di Parigi, ed in tal modo fu dispersa questa biblioteca nella stessa maniera come quelle degli ante­cedenti monarchi Carlovingi e di Filippo it Bello nella fine del XIII secolo.

Carlo V di Francia persuaso che i libri delle biblioteche reali alla morte di ciascun sovrano di disperdevano, trovò il modo di trasmettere le biblioteche ai posteri; ed ordinò che si depo­sitassero tutti i libri che aveva riunito in una dette torri del Louvre , che venne chiamata fa Torre della biblioteca, la Tour de la Li« brairie, ed il numero dei volumi da esso riu-

(fi m *t. Litter. de Frane*, voi. 1%, pag. 14.(*) Duchesne, Hist. Francorum Scriptor*«, voi. V, pag. 497.

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aiti «stendeva, secando il catàlogo redatto fa Gilles Malet nel 1373, a novecento dieci.

Questa biblioteca sotto Carlo VI fu saccheg­giata dagli zii del Re e dalle persone alla 9tessa corte appartenenti. Resisi indi padroni di Parigi gl'inglesi nel 1429, il Duca di Red- ford comprò gli avanzi di detta biblioteca per il pnezoo di *200 lir. steri, che pagò agli ap­paltanti del mausoleo di Carlo VI ed* lsa betta di Baviera.

Il Duca Luigi d’Orleans avea formato una preziosa biblioteca per la eleganza dei volumi che a sue spese avea fallo eseguire, e trova- vasi collocata nel palazzo di Blois insieme ad altri oggetti di arte. Carlo figlio di Luigi pri­gioniero in Inghilterra, venuto a conoscenza che gV inglesi «elfanno 1427 preparavano una spedizione su la riva del Loire, temendo che cadessero i libri e gli oggetti di arte nelle mani dei nemici, ordinò trasportarli dapprima a Saumur ed indi a la Rochdle, e eoo tale occasione il professore licenzialo in legge Gio­vanni de Tuilieres ne redasse catalogo (1). Questa bibioleca era composta di Bibbie, Evan- geliarii, Messali, Opere teologiche, e Romanzi;

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(1) Leroux de Lincy, Biòl. de VEooU d£* Chaifre*, voi. V, SStt.

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in quanto a libri latini della classica antichità non si trovano altri registrali in dello cata­logo che Giovenale, Terenzio, Stàzio, Virgilio e Valerio Massimo, senza un libro greco.

Filippo PArdito avea fondato una biblioteca, che passata al Duca di Bori^gna era divenula una delle più considerevoli dell’ Europa. Que­sta fu accresciuta dapprima coi libri di suo suocero Luigi de Male conte di Fiandra; indi da Filippo il Buono, e questi giornalmente la accresceva a sue spese, ed all' uopo mante­neva io diverse contrade chierici, oratori, tra­duttori e copisti per acquistare e copiare co* dici.

Carlo il Temerario ne' dieci anni di suo reggimento acquistò molli codici di bella esc suzione con isquisite miniature ed eccellenti legature, ed il contenuto di questa biblioteca era simile a quella dei Ducili di Orleans.

Sotto Luigi XI fu fondala la biblioteca del Re di Francia. Questo principe ordinò riunirsi tulle le private biblioteche sparse nei reali palazzi, c tosto riuniti li aumentò coi libri di suo fratello il Duca Guycnne e con una parie dei libri del Duca di Borgogna. Fu indi 4n- cresciuta da Carlo Vili e da Luigi XII coi più belli , rari e preziosi codici e libri che pos­

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sedevano le migliori biblioteche d1 Italia, spo­gliandole questi principi di tutto quello che di prezioso contenevano; ed a spese della sem­pre sventurata nostra penisela, la biblioteca del Re di Francia si rese la più celebre del- l’Europa. Fu involata a Napoli ancora la ce­lebre biblioteca de1 principi della casa di Ànjou, a Pavia l'antica biblioteca fondata dagli Sforza, e così di altre città d'Italia che lungo sarebbe enumerare. Nel 1499 fu successivamente spo­gliata r Italia da Luigi XII, nel 1526 da Lau- trec, ed in seguito altre volte, donde gli per­vennero le più belle e rare edizioni del XV secolo che tuttora possiede la biblioteca do!- Re di Francia: e con tali rarità bibliografiche si è resa questa biblioteca la più ricca, in que­sto genere, del mondo tutto. Acquistò e riuni ancora in detta biblioteca Luigi XII nel 4492 quella di Luigi de Bruges signore drlla Gru- thoyse morto nello stesso anno.

Questo principe arricchì ancora la biblioteca fondala da Francesco I in Fonfaincbleau coi libri del suo avo Giovanni Conte di Angoule- me, con quelli di suo padre e colla gran col­lezione de' principi della casa d' 0: leans che avevano riunita a Blois, e sino a questo punto la biblioteca componevasi, come osservasi dal

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catalogo di quél tempo, di Ì7&Ì aiaMseriUi e 409 stampati ; indi V arricchì di altri 940 naanoscriui greci, da esso acquistali sino al- l’cpoca della sua morte.

Enrico 11 emanò neiranno 4556 una ordi­nanza , colla quale obbligava i librai, slam palori, autori ed editori dare aUa biblioteca una copia stampata in velino e beo legala di ogni libro stampalo con privilegio. Tale ordi­nanza nel tempo delle guerre dì religione Tu dimenticata.

Sotto Carlo IX la biblioteca di Foniaineblcau fu accresciuta da altri 449 manoscritti, e fu nello stesso secolo XVI più volte dilapidata dalle persone che successivamente fro>avarisi alla somma delle cose pubbliche.

Enrico IV nell’apno 4595 per evitare atlri danni che si avrebbero potuto a della biblio­teca arrecare, la fece Irqsportare io Parigi, e segnatamente nel Collegio di Cleriponl. Ritor­nali dal loro esilio i Gesuiti, e restituito il Col­legio venne precariamente la biblioteca tras­portata nel convento de' Francescani; indi nella strada la Harpe. Nell’anno 1600 fu questa bi­blioteca accresciuta da altri 900 preziosi ma­noscrilli , quelli stessi un tempo appartenuti a Caterina de' Medici. Morto Enrico IV, fu

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ancora accresciuta questa biblioteca dei libri del suo particolare gabinetto, c dopo la morte di questo principe tale uso fu da9 suoi suc­cessori conservato.

I libri pervenuti a questa biblioteca dal par* ticolare gabinetto di Luigi XIV furono più di40,000 folli rimarchevoli per la bellezza delle edizioni e per la eleganza delle legature.

Sotto questo principe venne affidata Tam ­ministrazione di questa biblioteca a Colbert, indi a Louvoys, sotto dei quali prese uno svi­luppo degno di quel re. Dall" inventario re­datto nell’anno 4648 risulta che ili detta epoca questa biblioleca componevasi di 40,900 ma­noscritti e 40,000 stampati.

Un secolo dopo il regno di Luigi XVI verme questa biblioteca accresciuta cogli acquisti fatti di diverse celebri collezioni, cioè nel 4706 con quella di Bigot , nel 4745 con quella di Gaignieres, nel 4747 con quella di Hozier, nel 4748 con quella di de la Marre, nel 4732 con quella di Colbert, nel 4733 con quella di Cari- gè, nel 4756 con quella di Du Cange, nel 4766 con quella di Fontanier, e di una parte della collezione del prezioso gabinetto del Duca de la Valliere, In seguilo venne arricchila da diversi legali, donazioni ed invii fatti da varie

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persone, ed in tale epoca si componeva la biblioteca di soli stampati di 152,868 volumi senza contare i manoscrilli.

NelFanno 1724 la biblioteca Reale fu tra­sferita nel palazzo di Nevers strada Riciielieu. Nell1 anno 1750 fu divisa in quattro diparti­menti, cioè manoscritti, stampati, titoli e ge­nealogie, e incisioni e stampe. Nell'anno 1757 fu resa finalmente pubblica.

Sotto il minislero del Cardinale Fleury, per meglio dire nelfanno 1772 fu questa hihlio* teca accresciuta da altri 10,000 manoscritti iratti dal Levante, dalle Indie Orientali e dalla Cina, ed in tale epoca contava 200,000 stam­pali e 50,000 manoscritti (1).

Dopo tale epoca detta biblioteca fu mollo accresciuta coi tesori, che i Francesi rapivano dalle Città ove entravano colle loro armi vit­toriose, spogliandole degli oggetti più preziosi di bibliografia e di arie, a segno che nei trat­tali di alleanza e di pace, che conchiudevansi, si conveniva restituire un dato numero di ina* noscritti, di libri di prima stampa, pitture, statue, ec.

Sopralutto si arricchì questa biblioteca nel

(1) f i t a i historique sur la Bibliotheque du Boi, et sur chaeundes depart que la composen^ etc.

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principio del presente secolo colle rarità bi­bliografiche e manoscritti preziosi, che l'Italia possedeva è che furono da’ Francesi involali. Sicché è divenuta oramai la più celebre e la più bella biblioteca del mondo. Offre presen­temente più di 826,000 stampati e più di 80 mila manoscritti.

Nella Francia altre pubbliche e privale bi­blioteche esistono. In Parigi quella del Con­vento di Saint-Viclor, che fu resa pubblica nel 1702, fondata colla donazione della4biblioteca dello stesso convento e dotata di lire 1000 di rendila dal presidente Cousin.

La biblioteca Nazionale fu arricchita nel tempo della Repubblica e l’impero colle spo­glie di molli conventi francesi e cogli avanzi delle preziose collezioni involate ai paesi con­quistati dalle armi francesi e particolarmente con quelle d’ Italia.

Nell’anno 1815 una buona parte dei tesori che questa biblioteca conteneva le furono ra­piti; e tuttora senza tener conto della sua ric­chissima collezione di disegni e di stampe, che conserva, si compone di 900*000 stampati ed 80,000 manoscritti , oltre di centinaia di migliaia di documenti storici conservati nelle cartiere.

VoL II 13

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La biblioteca di Sainle Genevieve fondata nel 4623 venne arricchita colle donazioni del Car­dinale la Rouchefoucauld e di Atelier Arci­vescovo di Reims. Contiene oggi circa 460,000 stampati e 3,500 manoscritti. Questa biblio­teca è aperta al pubblico uso la sera.

Quella delFArsenale fu fondata dal Marchese Paulmy e venne in parte accresciuta da taluni libri della preziosa collezione del gabinetto del Duca de la Valliere acquistati dal Conte d'Ar- tois nel \78i colle somme di Luigi XVI e do- nati a questa biblioteca. Oggi offre più di 170 mila stampati e 6,000 manoscritti.

La biblioteca de la Ville fu composta nel 4795 da diverse collezioni letterarie che esi­stevano in quell'epoca e contiene 45,000 stam­pali.

La biblioteca dell’Università, composta col sopravanzo di quella della Sorbona e di altri scelti libri nel 4795 del deposito letterario, offre più di 40,000 stampati.

Quella dell' Istituto contiene più di 95,0Q0 stampati, e di giorno in giorno viene accre­sciuta cogl» acquisti e colle donazioni.

Oltre di queste biblioteche molle altre ne Cotono in Parigi, cioè, quella del Museo di £toria Naturale, quella della Facoltà di Prillo,

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*•Quella della FdcoltÀ di Medicina, quella del Conservatorio delle Arti e Mestieri, quella del Conservatòrio di Musica , quella della Scuola normale, quella della Scuola politecnica, quella del Collegio di Francia, quella degli Archivi! del Regno, quella del Deposito della Guerra, quelle di differenti Ministri, quella del Louvre, quella della Camera dei Pari, quella della Ca<> mera dei Deputali, quella della Corte di Gas* sazione, quella delTribunale di prima istanza, quella delPAccademia di Mèdicina, quella de» gli Invalidi, ecc.

Tali biblioteche furono di mollo accresciute eoi libri di quelle esistenti pria della rivo­luzione , cioè dalla biblioteca degli Avvocali fondala nel 1704 da Stefano Gabriau Signore di Ripafond avvocalo a) Parlamento > e resa pubblica nel 1705, la quale era composta di40,000 tra stampati e manoscritti, con quella de’ PP. della Dottrina fondata da Miron e resa pubblica nel 1718, con quella di SainuGemain* des Pres, una delle più importanti della Fran­cia in Quei tempi. Nella rivoluzione i mano* scritti di questa biblioteca furono riuniti alla Nazionale, e quasi tulli gli stampali perirono nell' incendio verificatosi nella notte del 49 al 20 maggio 1794. Con quella della Sorbona

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fondata da Richelieu, la quale conteneva 800 edizioni della Bibbia, e tutto quello che \ i era di più prezioso in questa biblioteca nel 1794 fu riunito alla Nazionale biblioteca, con quella del Collegio di Navarra fondata dalla Regina Giovanna, indi dispersa sotto Carlo VI, e final­mente ristabilita sotto Luigi XI, con quella degli Agostiniani, con quella dei PP. deli’Ora- torio fondala da Berulle, con quella deFeuil- lanls, con quella del convento di Saii-Martin- des-Champs, con quella de Petils Augustins, con quella de' Religiosi di Picpus, con quella dei Recollels , con quella de1 Minimi, con quella de'Francescani, con quella de9 Jacobins, con quella della Certosa ; queste ultime tre deb­bono la loro origine a S. Luigi come sopra abbiamo osservato; e finalmente con quelle di la Ville fondata, da Moreau procuratore del Re pel 1763. I 20,000 volumi di che era com­posta quesia biblioteca servirono nel 1795 per formare il fondo di quella dell' Istituto.

Altre, biblioteche esistono neirinierno della Francia» Trenta città della stessa posseggono biblioteca da 10 a 15 mila volumi, cioè Agen, AbeviJle, Ajaccio, Albi, Avtaoebes « Beau ne, Catara* Chalon suP'Saòne»Gtermont, Ferranti, Eperftay, Evreaux» Le Havre, Limoge», Macon,

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lieaux, Melun, Montauban* Montbelliard, Moni* brison, Namours, Pau, Per pigna n, Rambefvil- lers, Rodez, Saint-Dié, Semour, Toulon, Vo- lagnes, Verdun.

Quindici città posseggono biblioteche com­poste da 45$20,000 volumi,cioè Angouleme, Blois, Bourges, Brest, Carcassone, Chalon-sùr- Harne, Epinal, la Fioche, Laon, Moulins, Niort, Perigueux, la Rochélle, e Saint-Quentin.

Venticinque città da 20 a 50,000 volumi, cioè Angers, Auxerre , A vignon , Boulogne, Coen, Cambrai, Carpentras, Gharleville, Douai, Langres, Lille, Montpellier, Facoltà di Medicina e Museo Fabre, Nancy, Nantes, Nimes, Orleans, Poitiers, Reims, Rennes, Rouen, Sainl-Brieue, Saintes, Soissons, Toulouse, Valenciennes.

Dodici città da 50 a 40,000 volumi, cioè Amiens, Chartres, Chaumont, Colmar, Dtjon, Fontainebleau , le Muns , Metz , Montpellier 9 Saint-Omer, Tours, Versailles.

Quattro città da 40 a 50,000 volumi, cioè Arras, Grenoble, Marseille, Troyes.

Finalmente Besan^on offre uni biblioteca che contiene 60,000 volami, quella di Lionef 70,000, Aix e Strasbourg 80,000, e Bourdeaux 4 iO,000 volumi.

Iolrighrlierra il primo che pensò a formare

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una pubblica biblioteca dopo quella fondata da Petrarca in ' Italia fu Riccardo di Bury Ve­scovo di Durham nel 4353, indi Gran Cari- celliere nel 4334, e finalmente Tesoriere di Inghilterra* nel 4336, e fu il secondo che in Europa diede l'esempio di formare pubbliche biblioteche.

Vero si è che nel 4300 esisteva nella Uni­versità di O&ford una collezione di libri con­servati ne9 forzieri e collocati in Santa Maria, ma non era permesso al pubblicò l'uso degli stessi. Il Vescovo Durani nella metà del XIV secolo creò in questa città una biblioteca , e si servi per fondo della stessa sua copiosa libreria, per la quale aveva ritiralo da varii paesi de* famosi codici con ingentissime spese, dotandola di ricche rendile per la manuten­zione e r accrescimento dèlia stessa, renden­dola comune a lutti gli scolari della medesima Università. Se si volessero più minute notizie su la fondazione di questa biblioteca, si può consultare un trattalo Ialino di bibliografia che porta il lilolo Filobiblion, il quale indica luttii particolari sulla fondazione e donazione della slessa.

Nelfanno 4440 Humphrcy il Buono Duca di Glocesler fece donazione a questa biblìo-

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leca di circa 600 volumi. Nell’anno 4597 Tom­maso Bodley riparò a sue spese il fabbricato della biblioteca e le donò i suoi moltissimi e importanti libri con una proprietà. La rendita che rilraevasi dalla stessa doveva impiegarsi per acquisii di libri e codici e per le ripara­zioni abbisognevoli del fabbricalo.

Da tale momento la biblioteca dell1 Univer­sità di Oxford prese il nome di Bodleiana e fu.in seguito accresciuta da molli altri illustri personaggi, tra’ quali il Conte di Pcmbroke, 1’ Arcivescovo Laud , Fairfaux etc. Presente­mente offre questa biblioteca più di 300,000 stampali e più di 25,000 manoscritti, h*Uni­versità di Oxford possiede ancora altre 16 rimarchevoli biblioteche.

La biblioteca del Brilish Museutn in Londra è celebre, ed oggi maggiore celebrità ha ac­quistalo , e devesi, sia a sua lode, al tanto distintissimo bibliografo sig. A. Panizzi biblio­tecario della stessa cogli acquisii da esso fatti, e si è reso di nome europeo colle sue dot­tissime opere da esso lui pubblicate, avendo io tale modo onorato la sua patria e V Italia tutta. Questa biblioteca offre 200,000 stampati e più di 30,000 manoscritti»

1$. biblioteca 0e| Collegio del|a Trinità a

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Cambridge contiene 100,000 volumi. Quella degli Avvocali in Edimburgo offre 10,000 stampali e 6,000 manoscritti. Quella del Col* legio della Trinità in Dublino conta 50,000 volumi, c molte altre ne possiede V Inghil­terra.

In Ispagna Carlo V fondò la biblioteca del* l’Escuriale nel convento di S- Lorenzo, e F i­lippo H considerevolmente Tacerebbe. I libri in quell'epoca erano collocali negli scaffali di legno deir Indie a cinque ordini di armadi», uno sopra f altro. Nel 1671 vi accadde un incendio , causalo da un tuono, vi perirono molli libri e più codici, non contenendo altro 5ino all’anno 1764 che 17,800 stampali e 4,300 manoscritti. Mercè la cura e T accrescimento di. molle donazioni di varii distinti personaggi offre al presente questa celebre biblioteca più di 130,000 stampati e più di 5,000 manoscrilli, tra’quali 3,000 arabi.

Madrid possiede tre pubbliche biblioteche, cioè la Biblioteca Reale fondata nel 1712 da Filippo V, e vi si osservano 400,000 stampati ed un gran numero di manoscritti, la biblio­teca di S. Isidoro che contiene 60,000 staili pali e quella di S. Fernandez.

Nel Portogallo in Lisbona vi sono molte

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biblioteche, tra le quali quella del Re fondata da Alfonso V nel secolo XV, quella di S. Vin­cenzo de Fora, quella di Alcobace, quella dei Benedettini ec.

Nel Belgio la biblioteca della Città contiene440.000 volumi, la biblioteca di Borgogna offre45.000 manoscritti senza stampati, la quale collezione apparteneva un tempo agli antichi Duchi di Borgogna. NcU’anno 483? fu fondata la biblioteca Reale coll’ acquisto de' libri di M. Van Utihem ed al presente conta 60,000 stampati ed 44,000 manoscritti.

La biblioteca deir Università Cattolica di Lovanio contiene 405,000 stampali e 246 ma­noscritti.

La biblioteca di Liegi offre 60,000 stam­pali e 437 manoscritti.

Quella dì Gand contiene 54,600 stampati e 556 manoscritti.

Nell'Olanda Guglielmo 1 principe di Orange fondò nel 4586 la biblioteca di Leida e con­tiene a l presente 65,000 stampati e 40,000 manoscritti, tra' quali 2000 orientali. La bi­blioteca Reale dell* Aja possiede 400,000 vo­lumi.

Nell’Alemagna, Berlino possiede 7 pubbliche biblioteche. La più importante è la Reale fon*

Voi. IL 14

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data da Federico Guglielmo Elettore di Braa- Uebourg e contiene 200,0Q0 stampati e 2000 manoscrilli.

Nel cominciare del XVI secolo Alberto Y fondò la biblioteca Beale di Monaco ed offre al presente 540,000 stampati tra’ quali 42,000 inclinabili e 46,000 manoscritti. La biblioteca dell*IJniversilà contiene 200,000 stampati e 644 manoscritti.

L'Elettore Augusto fondò neJl'anno 4556 la biblioteca reale di Dresda, cd al presente con­tiene 220,000 stampali e 2,700 manoscrilli, Iva’ quali si osserva il celebre Calendario Me&- sicapo scrino su pelle umana.

La biblioteca di Maenza contiene 90,OOOi stampati; quella di Veimar 95,000; quella di Stutgarda 480,000; quella di Hannover 70,00Q, stampati e 2,000 manoscrilli; quella di Got­tinga 200,000 stampali, e 440,00(1 disserta- ^ioni e discorsi accademici, oltre 5,000 ma­noscrilli; quella di Wolfambulel 490,000 stam­pali, 40,00Q dissertazioni e 4,500 manoscritti; quella di Italia 50,OOP volumi; quella di No-* rimberga 20,000 volumi; quella di Cassel 60 mila ; quella di Morbourg 56,000 ; quella di Darmstadt 30,000; quella di Eidelberga 45 {nila stampati e 4,000 manoscritti, questa &

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itòl'antica biblioteca Palatina; quella di Amburgo50.000 volumi; quella di Francoforté sul Menò40.000 volumi; la biblioteca Paolina di Lipsia80.000 stampati e 2,000 manoscritti ; la bi­blioteca Thomana 40,000 stampati e 2,000 hianoscriui.

La bibliotèca imperiale di Vienna capitalé deir Impero d'Austria fu folidata nèl 4480 dà Massimiliano, e contiene 300 mila stampati é 42 mila manoscritti* La biblioteca dèll’Univer- à ità , offre 90 mila voltimi. In‘Vienna si oS- servano àltrè sei pubbliclie biblioteche.

Nell' Impero d’ Austria si òssèrvano altre biblioteche; cioè Quella di Praga contiene 450 mila stampati ed 8 mila manoscritti ; quella di Stiria 400 mila stampati; quella dell'Uni­versità di Pesth 50 mila stampati, e quella dell* Università di Buda 65 mila voltimi.

Nella Svèzia la Regina Crisiina fondò la biblioteca reale di Slocolm è possiede òggi 40 hiila stampati e molti preziosi manoscritti ; quella di Upsàl, nella quale si osserva il ce­lebre Vangelo di Ulphilos, contiene 80 milst Stampali:

Nella Danimarca la biblioteca reale fondatd dal 4648 al 4680 contiene 200 mila stampati Ì0 mila manosèritti.

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Nella Russia Pietro il Grande fondò la bi­blioteca dell'Accademia delle Scienze di Pie­troburgo co' 2,500 volumi che $1 impadroni nella Svezia colla vittoria ivi ottenuta, e con* serva presentemente più di 100 mila volumi

La Gran biblioteca Imperiale fu composta da quella fondata iti Cracovia da Zaluski, indi trasportata-in Varsavia, ed innalzata da1 Russi nel 1795, e contiene circa 300 mila stampati e 13 mila manoscritti.

Mosca possiede due biblioteche, cioè quella dell’Università e quella del santo Sinodo, ri­marchevoli non meno pel numero dei volumi stampati, che pei manoscriui greci ed orien* tali.

Nella Svizzera la biblioteca di Basilea con­tiene 50 mila volumi; quella di Berna 30 mila stampati e non pochi preziosi manoscritti; quel­la di Ginevra 50 mila volumi; quella di Zu­rigo 40 mila; quella di San Gallo contiene molti preziosissimi manoscritti latini.

Nella Grecia la biblioteca di Atene contiene circa 15 mila volumi. In varii monasteri e conventi si osservano biblioteche ricchissime di manoscritti greci, tra9 quali sono celebri quelli del Monte Athos e di Palhrpos.

Nella Turchia vi sono in Costantinopoli 55

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pubbliche biblioteche, nelle quali rendesi dif­ficilissimo lo accesso agli Europei. Selim I fondò la biblioteca del Serraglio ed offre da 5 a 4 mila volumi arabi, turchi e persiani ira' quali 1294 manoscritti. I libri greci che offriva que­sta biblioteca furono nel XV1H secolo venduti, dispersi e distrutti.

Non comportando un Manuale di più esten* dermi sul presente capitolo, e volendo intanto appagare la curiosità de’ lettori mi è piaciuto dare un elenco di alcune opere ove si con* tengono delle più estese e particolareggiate notizie sul proposito.

E. Jacob , Trai té des plus belles bibliothc- ques, 4644 in 8. — Lagallois, Traité des plus belles bibliotheques de VEurope, 4680 in 42* — 1. Lomeier de Bibliolhecis liber, Ulrecl 4680 in 8. — D. Moichelli, Introductio ad Historiam lillerariam ptaecipuis bibliothecis Parisiensi• bus, Cantabrigiae 4724 in 8. — Nic. Th. Le* prince, Essai historique. sur la bibliolheque du Roi, 4782 in 42. — Namur, Histoire des bibliotheques de la Belgique , Bruxelles 4844 in 8. voi. 2. — Fred. Ch. Golt. Hirsehing* Sag< gio di una descrizione delle più curiose Ad* Uioteche deW Alemagna scritto in tedesco, Er- lang 4791, voi. 4 in 8. — A. Balbi, Essai sta-

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tistique sur les bibliotheqùes de Vienne, 4855 in 8. •— Repertorium bibliographicum or some accoUni of Ihe tnost celebrated british librar ties, London 4819 in 8. — Brunel, Manuel du libraire, IV eiliiion voi* V, pari. 2, p. 680 e seg. — Curiosile# bibliographiques, Parte 4845 in 48. — Tiraboschi , Storia della letteratura Italiana, Napoli 1777, voi. 14 in 4.—Nibby, itinerario di Roma 1855 in 12. — Ariaria, Non- veau guide du voyageuren Italie, Milan 1855 in 12. — Encyclopedie moderne, Paris 1847/ Voi. VI, pàg. 154 a 169 ec<

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CAPITOLO SECONDÒ

Maniera di coordinare una biblioteca • la cura che esigi la conservaiiortè de* libri

Per bène coordinare una biblioteca molle tose concorrono e la più interessante è Iff l>uonà costruzione della stessa. Quindi per non? lasciar nulla a desiderare nel presente Mànualé per quanto lé mie forze lo permettono, mr

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sono contentata parlare in questo secondo ca­pitolo della maniera come deve costruirsi una biblioteca per essere capace di una buQna coordinazione, non intendendo dare regole è norme architettoniche pel fabbricato e per le decorazioni, che ciò speda agli architetti. Ed all'uopo molte opere possono consultarsi che ad architettura appartengono, tra le qqali di proposito ne trattano il celebre Durand nella sua opera che porta il titolo di Le$ons d' Arckiteclure, e T altra di Reineau titolata Court d’ Architetture. Ma devo parlare della costruzione dello scaffale, e questo per ovviare a molti inconvenienti che nascono da una cat­tiva costruzione dello stesso, avendo più vohe osservalo delle biblioteche formate con ingen­tissime spese collo scaffale mal costruito.

Ritenendo taluni inesperti architetti esservi libri di estraordinaria grandezza, i quali sono pochissimi, capaci di occupare tutta in giro l a . scanzia di piede di una biblioteca, credono opportuno costruire la stessa di un metro- circa di altezza, ed altrettanto di fopdo, e non potendo pai trovare la quantità de'libri disi straordinario formato si verificano tre gravi iocon venienti; il prioio è quello della perdita ^el locale; il secondo la deformità che si o%*

u t

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serva restando «ina metà di scanzia scoperta perchè si rende visibile il vano del fondo; il terzo finalmente restando i libri in tale modo scoperti si caricano di polvere e vengono sog­getti al tarlo.

Per evitare quindi tali inconvenienti darò le norme come simmetricamente costruirsi ló scaffale di una biblioteca , ed indi passerò a fare conoscere le cure che esige la conserva­zione dei libri, riserbandemi trattare nel ca­pitolo seguente della maniera di bene coor­dinare una biblioteca e de’diversi sistemi te­nuti da varii bibliografi.

Pria di tulio si devono scegliere le stanze destinate per uso di biblioteca in un piano superiore anziché a pian terreno, e che non fossero umide o esposte agli ardori cocenti del sole, ed a venti umidi. Vitruvio saggia­mente avverte doversi preferire le stanze espo- stè al Levante, acciocché fossero luminose e uon soggetti i libri al tarlo ed alla muffa; men­tre se riguardassero il Mezzogiorno o Ponente, soffiando quésti venti umidi genererebbero le tignuole non solo, ma le nutrirebbono ancora» <id i libri sarebbono pascolo di tali insetti non Sfolo, ma ancora verrebbero esposti alla cor-

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ruzione per causa della muffa (1). Pero a me sembra dovere aggiungere, che in questo par­ticolare si deve consultare la topografia del paese, dove eriger si vuole la biblioteca. Im­perciocché può bene accadere, che le circo­stanze speciali topografiche facciano mutar consiglio.

Ciò che abbiamo detto riguarda alla scelta ed esposizione delle stanze destinate per uso di biblioteca ; passeremo ora ad indicare il modo come bene costruire lo scaffale della stessa.

Per ottenere una buona costruzione di una cosa qualunque è mestieri la scelta di buoni materiali. Di conseguenza per costruire benelo scaffale di una biblioteca uop’ è che si fac­cia una buona scelta del legno a ciò desti­nalo.

11 legno da preferirsi, come sono di avviso

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(1) * Cubicula et bibliotbecae ad orientem spedare debenl: usua » e n im roatutinum postulai torneo: itein in bibliothccis libri non> putrcsccnt ; natn iu hi», quae ad meridicm et occidentcm ape* • c ta u t, a tineis et h umore viliantor , quod venti humidi adve- » niente» procreant eas et aloni, inftindeotesque humidis spirita»> pallore volumina corrumpuot ». Vi travio, Architettura, lib. VI, cap.VlI, pag. 957, Napoli 1758 in fol.

Voi. II. 15

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Orazio (1), Plinio (2) ed altri uomini celebri dell'antichità, non che i moderni autori, è il cedro» il cipresso, ed in mancanza di questi si può sostituire il legno di quercia. Sono tali legni da preferirsi per due validissime ragioni, la prima si è quella che sono quasi esenti di produrre tarlo; la seconda che col loro acuto odore che tramandano non fanuo stanziare il tarlo che producono i libri e la polvere.

Dopo scelto il legno si misura l’altezza della stanza per indi simmetricamente dividere lo scaffale in scaffe e pluii. Volendo praticamente dare le analoghe misure figuriamo una stanza di metri 7 a lta , metri 12 larga e metri 24 lunga.

Pria di dividere lo scaffale in scaffe e pluti tre regole debbono indispensabilmente osscr* varsi, cioè, la prima è quella di formare lo scaffale centimetri 10 distante dal muro acciò giri un' aria libera ed i libri non sieno sog­getti alla muffa, e per maggiore precauzione sarebbe cosa ottima ungere il muro due o tre

l / l ) ..........................Sperami» carmina fingiPosse linenda cedro et levi serveuda cipresso?

Horat. Art poetica ver*. 333.(4) Cedri oleo peroncta materie* uec lineato, oec cariem sen­

ili. Pini. lib. XVI, cap. — Idem ad versus earicm tineasque Èr­missima. Lib. XVI, cap. 40, 42

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volte di olio bollente, o meglio di asfalto; la seconda è quella che (ulte le scaffe, di qua­lunque altezza sieno, abbiano un fondo di 40 centimetri; la terza finalmente che lo scaffale sia ancora distante dal pavimento, ed all’uopo si forma nelle biblioteche uno zoccolo in giro della stessa fornito di balconata , sopra del quale si costruisce lo scaffale.

Avuto ciò presente si comincia la costru­zione dello stesso collo zoccolo in giro alla biblioteca, come sopra abbiamo esposto, il qua­le, attesa la larghezza della stanza, ad oggetto di camminarvi sopra e di commodamente ap­poggiarvi la scala per pigliare i libri nelle scaffc alte si costruirà della larghezza di un metro, cioè 40 centimetri per la distanza del muro allo scaffale , 40 centimetri pel fondo delle scaffe e 50 centimetri da sporgere dallo scaffale.

Ciò eseguito si passa a dividere i metri 1 dell* altezza della stanza nel seguente modo :

Attesa 1’ altezza della stanza si formerà dettozoccolo a l l o ............................................... metri » 60

Sopra dello zoccolo si formerà una fascia in giro alla biblioteca, larga , . . » » 10

Sopra detta fascia vi si costruirà la prima scafò colla luce alta...............................................» » 50

115

A riportare metri 1 20

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116Ri porto metri 1 20

Indi la seconda come sopra alta . u » 45La terza « • » » 40La quarta . t « • » » 35La quinta . • « • • » » 32La sesta . • » m 32La settima . • • » a 27L'ottava • • » » 27La nona « • » )) 25La decima .Si considerano

......................................»per cornice e grossezza di la-

» 20

vole * . . . . . * w Arrivato a tale altezza lo scaffale ad oggetto di

» 60

evitare l’ inconveniente di servirsi di una scala lunga per pigliare i libri collocati nella scatta in cima si formerà on secondo piano nel seguenle modo :

Si costruirà un loggiato in giro della biblio­teca sopra la cornice della decima scaffa girala di balconata della larghezza di metro uno e cen­timetri dieci, cioè, centimetri dieci per aria Ira il muro e lo scaffale, centimetri quaranta pel fondo e centimetri sessanta per sporgere fuori dello scaffale, e si divide indi il secondo piano nel seguente modo :

n loggiato si farà allo. . . . » » 15 Vi si formerà sopra una fascia di. . » » 5 Sopra di questa la prima scaffa alta di luce » » 35 La seconda come sopra . . » » 32La terza come sopra . . . . » » 21

A riportare metri 5 71

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« 7Riporto metri 5 11

La quarta come sopra . . . . » » 24 La quinta come sopra . . . . » n 20 La sesta come sopra . . . . » » 20 La settima come sopra. . . . ' » a 20 Si considera per cornice e grossezza di ta­

vole . ...............................................» u 39

Formano 1’ altezza di metri 1 —

Diviso lo scaffale in scaffe nel modo indicato si passerà a dividerla in pluti nel seguente modo :

Si comincia la divisione della lunghezza di metri 24 formandola uguale di destra e sinistra, contentandomi dare la misura di un solo lato.

Si costruiranno quattro aperture , cioè due a destra e due a sinistra, alti metri 3 e centimetri 20, larghe metro 1 e centimetri 60.

Per larghezza di due aperture come sopra a metro 1 e centimetri 60. . . . n 3 20

Per 2 spiche composti di centimetri 40 di fondo e centimetri 10 per aria, cioè centimetri50 c ia s c u n o ...............................................» 1 »

Si formeranno 12 pilastri con base e capitello della larghezza di centimetri 45 ciascuna forma-n o ..................................................................)) 5 40

Si dividerà indi lo scaffale di deslra e sinistra in 11 pluti, due dei quali destinati per le aper­ture sopra calcorate ne restano 9 per la conser­vazione de’libri della larghezza di metrò 1 e cen­timetri 60 ciascuno, e questo per non ripiegarsi le tavole col peso specifico dei libri, formano » 14 40

Totale della lunghezza metri 24 —

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Divisa la lunghezza passeremo ora a dividere la larghezza dello scaffale in pluti t into di in­gresso, quanto di fondo arabi uguali, comincian­do con l’apertura in centro di ingresso e dell’u- gual modo in fondo alte metri 3 e centimetri 32 e larghe metro 1 e centimetri 66

Per larghezza di uifapertura. . . » 1 66 Per due spichi si considerano centimetri 10 di

aria e centimetri 40 di fondo formano . » 4 »Si dividerà lo scadale in 5 pluti e si forme­

ranno 6 pilastri come sopra di cenlimetri 45 di larghezza ciascuno . . . . . » % 70

Dei 5 pluli uno destinato per apertura resta* no 4 per la conservazione di libri larghi metro 4 e 66 cemtimelri formano ~ . . » 6 64

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Formano la larghezza di metri 12 —

Debbo avvenire che i pilastri debbono co slruirsi che si aprono per formarci entro delle scaffe di maggiore altezza capaci a potervisi conservare libri di estraordinario formato in foglio, atlanti, e cartiere di stampe.

Ciò eseguilo, si costruiscono quattro scale a lumaca nei quattro stipili delle due porle, cioè in quella di ingresso ed in quella di fon­do, e ciò per trovarsi pronli ne’ due punii estremi della biblioteca gli impiegali per pi* gliare i libri del secondo piano.

Finalmente si formerà un gabinetto dietro

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la porta in fonda della biblioteca da servire per la conservazione de1 manoscritti, libri di prima stampa, libri preziosi, di eccessiva ra­rità, et di piccolissimo formato. Vero si è che questi ultimi sono da schivarsi per uso di bi­blioteca, ma purnondimeno. ve ne sono degli indispensabili per la loro eccessiva rarità e taluni sono necessarii per completare le col- lezioni, come quelli di Elzeviro ed altri, e di­vengono adorno di biblioteca, e non possono meglio custodirsi che in un gabinetto sepa­ralo. '

Avendo fallo conoscere la maniera di bene costruire una biblioteca, passeremo ora a trat­tenerci sulle cure che esige la conservazione dei libri.

La principale cura è quella che deve usar&i di dare aria alle stanze quando il tempo lo permette, e di non lasciare aperie le finestre nella sera, perchè vi si introducono le farfalle e vi depositano le loro uova, i quali produ­cono vermi e sono il più gran flagello dei libri.

Bisogna ancora per quanto sia possibile di non fare introdurre polvere nelle biblioteche, la quale non solo oscura le legature e lor rapisce il primitivo colore che è uno dei principali ornamenti delle biblioteche, ma .ac­cora genera delle lignuole.

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Debbonsi senza meno spolverare i libri al­meno tre volle all’ anno , per colendoli forte* mente un coll1 altro , come ancora debbonsi spolverare le scaffe. Dopo percossi in tale modo i libri è utilissimo spargervi sopra della polve di colaquinle, e sarebbe cosa utile nelle biblioteche farvi due volle all’anno una fumi­gazione di zolfo, chè fa morire tulli gli inselli ed animali distruttori de1 libri. É indicalo an­cora fregare i libri con un panno di lana satu­ralo di allume polverizzalo. Tali operazioni hanno luogo1 specialmente nei mesi di marzo, luglio e settembre.

Gli odori acuii e particolarmente quello del cuoio di Russia non solo preservano i libri dal tarlo, ma ancora dislruggon quello v/vente. Quindi i libri legali con tale cuoio non sola­mente sono esenti di tarlo, ma ancora pre­servano di tale flagello quei libri che sono collocali vicino a questi. In una preziosa bi­blioteca si rende necessario che vi sieno al­quanti libri con tale cuoio legati e sparsi qua e là in diversi luoghi, come ancora è utilis­simo mettere in diverse parli nel fondo delle scanzie dei ritagli di questo cuoio.

Finalmente i sorci sono un altro formida­bile flagello de* libri, i quali fanno pochi

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guasti nei luoghi frequentati. Tulli conoscono le precauzioni da impiegarsi contro tali ani­mati, come i varii modi di trappole, di pap­pe ec. Niente di meno è utile nelle bibliote­che mettere in varii punti della stéssa diversi recipienti pieni di acqua capaci a poter som­ministrare da bere a questi animali, i quali, secondo la esperienza, trovando da bere fanno pochissimi danni. Bisogna avvertire di aste­nersi dal mettere nelle biblioteche gatte per distrurre i sorci, perchè ove non vengono i libri danneggiati dai sorci,.lo verranno da quell1 animale, il quale fa molti danni coi suoi artigli a* libri non solo, ma allo scaffale ancora.

I9t

CAPITOLO TERZO

Diverti sistemi bibliografici tenuti dai signori Àmsllkon, Camus, Achard, Peignot, Debure, Barbier, Brunet ec.

Avendo nello antecedente capitolo fatto co­noscere il modo come costruirsi lo scaffale

Voi. lì. 16

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di una biblioteca per essere capace di una buona coordinazione de1 libri che la compon­gono, nel presente capitolo farò parola di bea eoordmarla e ile' diversi sistemi tenuti da varii bibliografi.

La bibliografia dividesi in due parli, in ma­teriale > ed in scientifica. La prima consisti^ nella conoscenza e descrizione della qualità materiale de1 libri in rappòrto alle diverse edizioni, alla rarità, al prezzo, al formato, alla data ed a tutte le circostanze che ili riguar­dano. E di tutt^ queste cose bo già ampia* mente ragionato.

• La seconda parie, cioè la scientifica consiste nel sapere bene coordinare una biblioteca, di formare i cataloghi e tutto ciò che a detta scienza appartiene.

La maggior parte degli uomini si immagina essere facilissimo riuscire in tali operazioni. Già non è a credere che le persone istruite non si formano una grande idea su di ciò e su la sciènza che deve possèdere un biblio­grafo. Molto più che la maggior parie delle nostre pubbliche e private biblioteche sono state sempre affidate ad uomini sforniti delle conoscenze bibliografiche^ che ad un bibliote^ cario sono indispensabili.

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Convengo che vi sono stati de’ bibliografi e.bibliolecarii nelle nostre biblioteche, i quali con una pratica da loro acquistata hanno for­malo de1 cataloghi ; ma esaminandoti scienti­ficamente si trovano pieni zeppi di errori an­cora nella parte materiale della bibliografia* Cdsi pure non disconvenga esservi siati dei librai istruiti nella bibliografìa tanto Italiani quanto esteri che molto si sono distinti neHà parte materiale e mòlio più nella parte scientìfi­ca della bibliografia, come Gamba , Debarq>Bi?U* net ed al|ri/iY|a questi sono beh pochi. ‘

Noli intendo con queste osservazioni discre­ditare la bibliografia nella parte materiale ; anzi sostengo esser necessàrio che un bibliogra-

a istruito nella stessa per conoscere?la rà^ rità ed il mevito di convenzione di tali libri;

Per coordinare una biblioteca e per formare de' buoni cataloghi della stessa non basta ohé ri bibliografo abbia una Vaga idea della tua- teria che tratta ogni libro; ma ci vuotatilo. Apparténeiido ognl libro ad una scienza è fre- cessérìo che un bibliografo a ciò bene esè* guire, èia alto portata di avere conoscenza di tutte té Sèietizè 'oo* loro rami />ereseguirne la /coftcttlenazitóne biella coordinazione di um.

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biblioteca, e la collocazione di ciascun libro nel posto che gli spetta, con assegnare la ra­gione perchè la tale opera è collocata in quel rango in vece di quelì’altro.

Vi sono alcuni libri che sotto differenti rap­porti possono appartenere ad una o più classi nello stesso tempo, come per esempio le Ora­zioni funebri di Bossuel ove li collochereste ? Nella scanzia degli oratori, in quella dei Mo­ralisti , o in quella della Biografia ? E certo che questo libro appartiene ad ognuna di que­ste tre classi, ma siccome il principale scopo deiraulore nel distinguersi è quello della elo­quenza, per tale ragione sono di avviso do­versi collocare tra gli Oratori. In quale scansia piazzereste voi quegli autori che hanno scrii, to di oggetti appartenenti ad un genere de­terminato in una forma ed in uno siile chc hanno la loro particolare classe? per esempio Lucrezio e Polignac li collochereste nella classe della Filosofia, Manilio e Boscovich in quella della Astronomia, la Georgica di Virgilio e i Giardini di Delille Ira i libri di Agricoltura, il Colombajo di Costantini e le Api di RuceeL lai trai libri di Storia naturale? certo che no; ina sarei di avviso piazzarli nella Poesìa, per­

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chè in essi predomina la qualità di Poeti, e collocandoli diversamente si darebbe un ad­dio alla classe de* poemi didattici e didasca­lici ed a quasi tutte le opere di poesia.

Tra i Poligrafi ve ne sono di due generi , gli uni o sono stati talmente eccellenti, ovvero mediocri in tulli i loro scritti, che si dubita della classe ove collocarli;gli altri o si sono occupati specialmente in un genere, ed il re* sto delle loro opere sono di meno interesse; ovvero la fama acquistata con uno dei loro scritti ha ecclissato gli altri, e per conseguenza sono conosciuti per quel genere ancorché aves­sero scritto su diverse materie.

I Poligrafi della prima sorta debbono collo­carsi nella classe che loro specialmente è at­tribuita , gli altri nella classe di queir opera ove si è più distinto l'autore, ovvero che è la più conosciuta. Collochereste voi tutte le opere di Cicerone e di Montesquieù nella classe dei Poligrafi? certo che no; ma quale classe loro spellerebbe? Io sarei di avviso riunire agli Oratori tutte le Opere di Cicerone, con tutto ciò che riusci bene in tutti i suoi scritti; ottimo nello siile epistolare, e malgrado la eccellenza delle sue opere filosofiche, le sue

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Orazioni hanno acquistato più celebrità degli 'altri scritti dello stèsso autore, e per: tali ra­gioni crederei unirlo agli Oratori; dell* ugnai modo Montesquieù ai Politici, abbenchè abbia scritto un romanzo eccellente* Là scerei Ira i Poligrafi Plutarco e Fontenelle 4 Luciano- e SaintEvrempnl, e collocherei nella classe del Filosofi Moniaigne e Charron.

lo lio inleso parlare di latte le opere di un autore riuniteHn uno, o in più volumi; noto mai delle opere staccate;; perché in questo caso compelerebbe ad ogni òpera il posto che le spèlta secondo la materia che irauaj Cosi per esempio il Dizionario di musica di Rous- seau devcf collocarsi nella classe delle Arti cd al Contratto sociale dello stesso autore spella il posto nella Morale pubblicale così delle altre opere.

Sarei ancoradi avvisò di non dividere mai le Collezioni; ma formarne una claise sepa­rata, come sarebbero la preziosa Collezione óer Classici Greci e Latini degli Elzeviri cono­sciuta col nóme di Vartòrum, quella ad Usum Dtiphini di Parigi^ qaelfcà di Lemaire> quella di Pònrbaf, le illre de* Classici Latini, Greci e Francesi di Didol; quella de’ Classiti Ilali&m di

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Milano, la ellcollezione de edizioni Aldine se. la collezione delle opere statnpaté nel XV se- eolo ec. Tali collezioni ritmile forgiano il in ­coro di una biblioteca, e sarebbe una barba­rie dividerle e disperderne le membra/ '

Debbo ancora avvertire, che per non cor­rere rischio di errare nella descrizione dei libri e nel collocarli in quel postiche loro compete non deve II bibliografo prestare cieca fede nella descrizione del dorso di ogni libro,,per* chè per lo spesso lali descrizioni sono state adeguile o da legatori, o da scribenli ignoranti, e non sono veridiche. Come ancora non deve fidarsi ai froniispizii dei libri, perchè spesse volle questi sono fallaci # ed è facile ; cadere in errore; come per esempio l’opera di Bar* tholus che porla per titolo Traclatus procu• ratoris edilus sub nomine dyaboli 1475 in>4. Il titolo (frontispizio) di quest’opera fa credere essere libro appartenente alla giurisprudenza, ed un bibliografo prestando fede al titolo cer­tamente'si sarebbe ingannato collocandolo nella elesse della giurisprudenza; mentre l'autore in quest'opera non pa*|a nè di procuratore , nè di procura, ma della sua illuminata « faT natica opinione che crede sostenere contro la religione cristiana, e quindi gli spetta quest'uU

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lima classe e non quella. Bisogna quindi che scorra il bibliografo gl’indici e le prefazioni di ogni libro per conoscere realmente la materia che contengono, e così senza tema di errare sarà ogui libro collocalo in quel posto che gli spetta: in caso contrario è facile fallare, ed al­lora collocato un libro in uno ramo di scienza che non gli compete, questo libro ò perduto, cioè inutilizzato per gli studiosi. Cosi per e* sempio un libro di astrologia giudiziaria col­locato nei libri di astronomia, cercandolo que­gli che vuole studiarlo negli astrologi non lo ritrova e non verrà mai studiato 9 o consul­tato.

Per $iò bene eseguire un bibliografo e se* ^natamente colui, al quale viene affidata la custodia di una pubblica biblioteca nella qua­lità di bibliotecario, deve essere fornito di lali conoscenze per rendersi una viva biblioteca; mentre questa non è altro che un sepolcro pieno di cadaveri, ed il bibliotecario è l'anima della stessa, e per ciò è necessario che il bi­bliotecario conosca ogni ramo dell’ umano scibile, e non deve essere ignaro di nessuna parte di che si compone il cerchio delle u- mane conoscenze. Senza di ciò come potrebbe un bibliotecario rispondere alle quislioni che

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spesse volte-si- fd tino dalle persone -che 'fre­quentano le biblioteche ? conte'provvedere a coloro che lo consultano su’ loro studi» e su le sorgenti donde potessero trovare dei mate? riali pe’ loro letterarii lavori? come offrire altro libro della stessa materia invece di quello che gli viene Ricercato e manca nella biblio- teca, se tl bibliotecario ne è Ignaro ?

Per tali, ragioni il bibliotecario di una pub* blica biblioteca deve essere bibliografo in tutta la sua estensione, cioè profondo nella parte materiale, non che nella scientifica.. . •

Vero si è che la esistenza di tali uomini è un fenomeno : ma è pur vero tuttavia che.io Italia e negli esteri paesi sono in ogni se:; colo apparsi,* e ebe sventuratamente la Sicilia* ne è stata..priva.- Pur non deve ciò attribuirsi a. mancanza di ingegni appo noi, ma più tpstq devesi la colpa a coloro che reggevano 1 cosa pubblica nel- cessalo governo; mentre la stipendio del bibliotecario della nostra cowUt naie biblioteca non è maggiore del soldo di un fabbro (1).

(1) Il capo bibliotecario della nostra Ctmtanàle biblioteca gode io stipendio di onte 100 alfanno ed onze 89 per Indennità deità ct«a «he avfelilHe dovalo dargfisi nella stessa biblioteca. Vi sonò altri 5 impiegati, cioè an Vice bibliotecario con onse 00 annue,

Voi. //. 17

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Può quindi un uomo di ingegno applicarsi alla scienza bibliografica per riuscirvi colla speranza di essere piazzalo al posto di biblio­tecario, per avere un riposo nella età avan­zala con un conveniente stipendio agli «studii da esso lui indefessamente fallile se qualche genio sorgesse, che a tale scienza si appli­casse, si esporrà ad un concorsò per ottenere unacariea mollo laboriosa còn uno stipendio si meschino? certo che no: e pei*'tali ragioni non ha mai posseduto bibliotefea¥ii là nòstra comunale biblioteca.

Sarebbe desiderabile che l'atftiale governo amico delle lettere e del progresso riparasse a tale inconveniente con ordinare di aumen. tare i soldi a! bibliotecario ed agli Impiegali della nostra pubblica comunale biblioteca, per eccitare i Siciliani ad addirsi a tale interessati* tissimo studio. E poi dovrebbono a quegli odi* ci scegliersi uomini i quali godano riputa­zione di dotti e di bigliografit>t)Ì questi anche

i .. • un secondo vicebibliotecario con onze 54 ed ap amanuense con onze 36 annui. Gli impiegati devono prcslarecóre 7 al giorno di servizio e l'amanuense tre ore colla condizione che se manca qual­che impiegato deve lo stesso prestare il servizio di 7 ore?' Oltre di questi impiegati vi sono tre barandieri un* c«l sol4o c gli altri di onze 36, più un supplente baraniUorc w»' onw lfi cd un facchino con onze *4 '

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la Sicilia od* ha; e il pubblico li conosce e li addila: ma ancora non si vede bene che si pensi provvedere ai posti e non alle persone.

-Non* è cosi dei resto d'Italia e degli esteri paesi, nei quali sono sempre comparsi in ogni secolo 4e* gemi; e più volle eslraordinarii, ehe in tale (studio si sono versati e tuttora si versano (1).

Dapo d i ave r e parlato delle conoscente scientifiche necessarie ad un bibliografo per potere coordinare una biblioteca, e dopo di avere dll> uopo dato alcune regole; passeremo ora af descriverei varii sistemi tenuti da di*• - • » » • * *t (1) Irritarla si sono resi di chiaro nome negli scorsi secoli sino

a* gioriff nostri licìla &ienza bibliografica come bibliografi e come bfòUotecfaru. iTisabosthi,*Muratori, Magliabecchi, Aprooio, Argelati, Assemani, Àudifredi, Bandini, Biscioni, Cintili, Colombo, Coronelli, Mezzofanti, Mai, Matranga , Crescinibeni, C re vanna , De Róssi, Doni, Fabroni, Fonlanini, Gamba, Giustiniani, Maini, Macsucohelli, ftlillaretli, Moretti, Moreui, Orlandi, Paitoni, Poggiali x Quadrio, Ronghiasi, Zanetti, Zeno e molti altri che lungo sarebbe enume­rare. Tra i Francesi si sono distinti Labbé, Lacroix-du-Main, dii Vérdier, Naudé , $.ck>ng, Marchand, Heibclot, Goujet, Debure, Rive, Psoummc, Mercier-Saint-Leger, Barbier, Boulard, Van Praet, Camus, Capperonnicr, Nodier, Dupin, Quatremere , Fortia d’ Or­bita, Bfeuehdt, AmeiWton, Quérard, Le Glay , Weiss, Renouard , Merlin eo. Tra i Tedeschi si sono resi celebri Fabricio, Slruvio, Vogt, Mcermann, ec. Tra gli Inglesi Maittaire, Midleton, Dib !in cc Tra gli Svmeri Gessner ed altri che lungo sarebbe registrarne tutti i nomi e noi comporterebbe un JMarniate, oltre dei viventi chc ho taciuto per giuste ragioni.

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sari per agevótare coloro che studiavano nella ricerca de1 libri. Anzi dalla testimonianza di Cicerone chiaro emerge che la sua particolare biblioteca era ben coordinala. Figuratevi poi che avrebbe dovuto essere di una pubblica biblioteca! Il certo si è che un si considerevole numero di volumi non doveva nè poteva essere collocalo alla rinfusa,perchè non avrebbon po­tuto studiarli, e ragion vuole con tutta certezza che tali biblioteche dovevano essere coordinate con un buon metodo e fornite di cataloghi. Ma' sventuratamente nessuna traccia ci è perve­nuta debordine che essi davano alle loro ric­che biblioteche, nè del modo come erano for­mati i loro cataloghi.

Nell’XI seeolo però l'Italia fu la prima a dareil primo saggio della scienza bibliografica e della formazione de’catologhi delle biblioteche; e fu Girolamo Abbate della Pomposa in Mo­dena, il quale formò il catalogo della sua bi-‘ blioleca , che venne pubblicato dall’ erudito Monifaueon (1). Ad esempio di Girolamo la. Francia diede un altro saggio di questa scienza nella Bibliotheca Mundi e nello Speculurn hi- storiale del monaco Vincenzo di Beau vais, nella

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(1) Moaifaucoa ZKar. /fai. cap. VI.

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qUole ,opera descrisse lu biblioteca di S. Luigi re di Francia con dare un sunto delle opere per j ’educp%ion$ dq* figli di quel Monarca.; Inventai* . la stampa , si aumentò infinita? ironie il nunpero dei libri e si cominciarono a; classificare le .biblioteche in un modo infor* 0ic^ e Flpriano Treffer fu il primo che pub­blicò jin metodo per la coordinazione di uaa, biblioteca in Augusta nelfanno 1560; indi Cor­dona nel 1587 e Scholl nel 1608 pubblicarono i loro metodi, oggi obbliati.

JSeirannQ 1635 Claudio Clement Gesuita pubblj^.ò in Madrid un volume diviso in qual- irò libri ?ulla formazione e distribuzione di una biblioteca pubblica o privata, il quale con­tiene una quantità di osservazioni inutili ^ed estranee al soggetto. Esso separa le opere scritte in lingue differenti, la latina dalla gre­ca ecc., in seguito gli stampali dai manoscritti, e dopo divide i libri in 64 oggetti di studio conpinciandq colle opere di Grammatica, indi Dizionari^ Trattati sull’arte di scrivere, Favola Poesia, Storia, Cosmografia, Filosofia, Giuris­prudenza , Arti, Bibbie, Padri, Commentatori della Scrittura, Concili!, Dritto Canonico e le ultime due classi le riserba per gli Scolastici ed Autori di compendi! di Teologia. Tale di­

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stribuzione fu conservata in parte nella biblio­teca dell’Escuriale.

Nell’ anno 4637 Naudé pubblicò in Parigi un’opera che porta per titolo Àdis poh? dresstr une biblioteque in 8., e nel'<?a*tàlogo d a ‘esso formato della biblioteca deF'CSn^iifcd^CòHft!#, che tuttora viene dai dotti ritornato; fclasSSfteà i* Tibri nel seguente modo. Oóffóca tìfel ‘prftno rango le Bibbie ed i libri dt Teologia; indila Bibliografia, la Cronologia, hrtieografiaiclaSto­ria,-l'Arte militare, il Dritto; T’Còntìlii'ed^il Dritto canonico. la Filosofia^crPoTlllcà,'iflfifle le Belle lettere. Nello stessa' feifi|rtì di Saint Charles pubblicò uiTalff^opfcPa tMé porla per titolo Des pltis ììeltyé^ùMébléifU&à' pubbliques, ou particuliers. ' ,,n> ; * i:' ^

NeH’-anno 4678 il P. GarnlèFtFèfcdttti'^nfPa'j rigi pubblicò un bel s is tem i la coordinazione delle biblidtlfché*, e ^ è ^ à inazione dei cataloghi dellé!,%Rps e: ojfòra chc porta per titolo. Systemtk'Bibllbtk'ècóh Collegii Parisiensis Sotiet8ti&"Jfcste», itf'lv Quest’ opera servì di ràtidelteptàl filmato» Marito per varii cataloghi dher qtròstficompili* di molte biblioteche, i quali tuttora sono dai dótti ricercati. Il sistema del P. C a rn ie re quello, di dividere-in cinque g ran d fd a^ s r^ H rb r i 6ol

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seguente ordine : Teologhi, Giurisprudenza , Scienze ed Arti, Belle Lettere, e Storia. Tale /sistema.è stato dalla maggior parte dei biblio* grafi seguilo sinoggi con varie modi6cazioni nella suddivisione e nell'ordine di (ali cinque classi, cominciando alcuni colla Storia , altri eolia Teologia ecc.i II celebre Michele Casiri nella sua dottissima opera che porta per titolo Biblioiheca Arabico- Èitpanica Escurialensis stampata in Madrid nel 4760 distribuisce le; classi nel seguente modo (4): Grammatica, Rellorica, Poesia, Fi* lologia, Miscellanea, Lessici, Filosofia, Politica, Medicina, Storia naturale, Giurisprudenza, Teo*

v logia, Geografia, Istoria.Nell'Inghilterra il celebre Bacone creò l'al­

bero delle scienze secondo i rapporti delle co­gnizioni umane, tarmando una Enciclopedia; indi venne perfezionato da d’ Alembert e da Diderot (2); e molli bibliografi si sono servili di quesf ordine per la classificazione de* libri. Per non dilungarmi di troppo mi sono con* tentato dare coll’annessa tavola l'albero delle sciente perfezionalo da quesl'ulliini. Midleton

(I) Casiri, BibUoth. Arab.-Http, RteuriàUnsis rol Y, praefal*pag. G.

■*> Dinoàrt prdiminaire de lEncjfdopedie in 12.

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” ‘ Itiama** inglése p r e t t e dotì ttm Memurla, berim m latino* il nitido di aotrrdihàr# In biblibteva di Cambridge

I Tedeschi s« sono più disviti m qiie3lf$tu* dii ed hanno poetalo più énltl&iasiàó ebe gitelo aUc rieerohe. Nell'opera di Slfuvio rifusa dk Jugler nel 1775 ohe poèta j>ei* titolo Sibilo** theque ehoièie de VHistèitk lìuérdire Vf è tm trattato de Seriptis et bibtióthiéls untldHwPiu- nis e belli Polhìslori* di Merbof Vi è un ca** piloto su ta dìtposieione chi’ liMi nellé biblio- teohfe) e LeibaiMo pubblicò ancor* le sae> ide* su questo soggetto» Dopò IH 756 éovnpirvmrf diverte òperd sa questo gehere o Ir» le aHre uAa *pideola «ol titolò seguente: Etobi éur <*> foittMion d* uhe pibliolhèqut, stifiripata Mi Asburgo nel 1788.

Denis primo cclstede detta biblioleea Impè- riale di Viénna puèbKbd in seguito (in quadro •per la eiassificanioné dei libri in uriòpera ebe' porta per litòfo Introductìon dlacórintiissemce d « ’tó»&s,e&llaquale dassifioa le saienie in : selle élassi;, cioè Teologia’, Gkirrs^rudeaz» , ] Filosofia* MmMcrna, .ISatieéaalfea■/ Storia, e Fi* lologtàt Questo classi <|iòi suddivide mgerieri e specie, £ cnedd .Denis «on ^uerfòrdine? fotf* màrie no1 enckto^dia; co*rsle»oftdo allaj T«o>:

Voi. IL 18

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logia la Giurisprudenza co’ Concilii, la Giuri­sprudenza alla Filosofia col Drillo dì natura la Filosofia alla Medicina colla Storia naturale, la Medicina alle Matematiche con l'Anatomia, le Matematiche alla Storia colla Cronologia , ristoria alla Filologia colle Favole eroiche, e la Filologia alla Teologia colla Mitologia.

Nell’Olanda, nel Belgio, nella Spagna, nel Portogallo, nella Russia ecc. tengono sistemi diversi nella classificazione delle biblioteche, e sarebbe mollo lungo e noioso lutti descri? verli e noi comporterebbe un Manuale. Coloro però che volessero all’uopo più minute notizie possono conoscere da dove attingerli nell'ultimo capitolo del presente volume , in cui darò l'elenco delle opere di bibliografia ohe consul­tare deve un bibliografo.

La Francia però mollo si è distinta in que­sto ramo di umano scibile, e vari dotti colle loro assidue meditazioni hanno formato nel sistema bibliografico le loro suddivisioni se* guendo la più parte il sistema del Gesuita Garnier , che si è tenuto sinora per il mi* gliore , perfezionato dal libraio Marlin ; altri poi haono seguito quello di Bacone-perfezio­nato da d’ Alembert e da Diderot. Mi è pia­ciuto quindi trascrivere di tali due sistemi hi*

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biografici le suddivisioni fatte da illustri bi­bliografi e bibliotecarii, per conoscere le dif­ferènze che tra loro passano e per essere nello stesso tempo utili a coloro che a tale scienza sono addetti, non che a quelli che vogliono nella stessa iniziarsi.

Il sistema di M. Ameilhon i tracciato sopra quello di D’Alembert e comincia colla Gram­matica; indi pone la Logica; la Morale e la Giurisprudenza; la Metafisica e la Fisica, le Arti e le Lettere, in fine la Storia.

M. Camus immagina l'uomo nello stato della natura e dispone le parti dell’ umano scibile nel l’ordine che debbono colpirlo. « I suoistu- « dii, dice egli, si portano da prima sull’uni' « verso intiero, sul mondo, sul cielo, sugli « astri che Io abbelliscono , sulla terra che « abita. Dopo osservati questi, sospetta la esi- « sten za di una sostanza distinta sia del suo* corpo, sia di ogni altro corpo che può es- « sere il soggetto del suo pensiero e studia « la natura di questi esseri spirituali. Dopo « percorso le maraviglie dell’universo torna « su la sua persona per istruirsi, perfezionarsi,« misurare le conoscenze di cui è suscettivo;« riunisce tulio ciò che è stato scritto sulla « natura dell’ uomo , sulla sua educazione ,

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« st lbt fcrpipzian? dello lingue» sul loro $t> « $tema generale e particolare, sul vocabolario « di ciascuno; di là passa a Uè scienze, dalle « scienze alle arti, e dalle arti alla letteratura. « Indi vie^e il drillo saturale, il drillo delle € genti, i codici civili e religiosi, la diplomazia, « U politica, i tradati di pace, reoonomia, il % commercio, le finanze. Alla classe ultima « succede la storia sia politica, sia civile, sia* religiosa , dei differenti popoli ». Termina finalmente il suo sistema biltografieo su le tracce che tanno risentire l'ordine enciclope­dico eolie collezioni accademiche, poligrafiche e letterarie.

Il dotto Peignot siegue le tracce delle tre gcandi divisioni dell’Enciclopedia, cioè, secondo Perdine osservato da Bacone, d’ Àlemberl e Diderot, in tre classi: Storia, Filosofia, Imma­ginazione; facendo della bibliografia una classe separala come introduzione; ecco la sua di- visione e suddivisione.

iy ELIOGRAFIA

Bibliologìa, o Introduzione atta, conoscenza della bi­bliografia teorica pratica', ragionata o tecnica. Biblio­grafi generali. — Bibliografi parziali. — Diplomatica.—Ti­pografìa.— Cataloghi di pubbliche biblioteche.— Cataloghi di privale biblioteche. — Cataloghi di libri. — Dizionari* bibliografici.

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HI

<• CLASSE

8T01UA

Proleffemerti storici.— Cosmografia elementare.— Astro­nomia. — Geografia. — Idrografia. — Viaggi antichi. — Viaggi intorno al mondo. — Viaggi generali o particolari in Europa. — in Asia. — in Affrica. — in America.— At­lanti e Carte geografiche. — Atlanti e carte idrografiche. Dizionarii geografici.— Cronologia. — Storia universale.— Storia antica generale o particolare di differenti popoli dell’Asia. — dell’Affrica. — dell’Europa. — Storia moderna generale o particolare di differenti popoli dell’Europa.— dell’Asia. — dell’Aifri ca.— dell’America. — Storia generale di ciascuna delle quattro parti del mondo. — Croniche. — Memorie storiche. — Biografia, — Giornali storici.— Dizio-

' narii storici.stoma w rram juA

Prolegomeni.—* Storia letteraria universale*Storia let­teraria generale antica. — Storia letteraria particolare an­tica degli Egiziani.— degli Ebrei.— de’Gr$ci.~» de’Romani.— de’Popoli del Nord. — de’Popoli dell’Oriente ecq, — Sto­ria letteraria generale moderna. — Storia letteraria parti­colare moderna d’Italia. — di Francia*— d’ Alemagna. — del Nord ecc.— Storia particolare di ogni scienza. — Me*, morie letterarie. — Biografia de’dolti. — Giornali leiferarii— Dizionarii storici degli uomini dottL

STORIA DELLE RELIGIONI

Prolegomeni. — Storia universale delle religioni. — Sto-

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ria antica generale delle religioni. — Storia antica parti­colare delle religioni degli Egiziani.— degli Ebrei. — dei Greci. — de’Romani. — de* Popoli del Nord. — Storia mo­derna generale delle religioni.— Storia moderna partico­lare della religione Cristiana. — Musulmana. — Storia mo­derna particolare della religione de’ popoli che non sono sommessi nè al cristianismo, ne airislamismo in Asia. —» in Affrica. — in America. — Storia sagra degli Ebrei. — Storia Ecclesiastica. — Storia de* SS. Padri. — Storia dei Concilii. — Storia monastica. — Storia della Inquisizione. — Giornali ecclesiastici.— Dizionarii storici delle religioni.

STORIA NATURALE

Prolegomeni. — Trattali generali di storia naturale.— Geologia. — Idrologia. — Meteorologia. — Trattali partico­lari di storia naturale. — Regno animale.— Storia natu­rale * dell'uomo. — de’quadrupedi. — degli uccelli. — degli insetti. — de’rettili. — de’pesci. — de’crustacei. — de’testa- cei. — de'polipi e polipai. — Regno vegetabile. — Trattali generali di botanica. — Nomenclatura dei vegetabili.— Cul­tura de’vegetabili.— Proprietà de*vegetabili.— Trattati par­ticolari di botanica. — degli alberi.— delle piante.—deco­ri ecc. — Trattati di agricoltura — Trattati della coltiva­zione de* giardini. — Regno minerale. — Trattati generali di Mineralogia. — Storia della terra. — Storia dell’ acqua.— Trattati particolari di mineralogia. — delle terre. — delle pietre. ~ d e’fossili. —de’minerali. — dei metalli, — delle con­crescenze. — delle petriflcazioni ecc. — Traviamenti della natura. — Mostri. — Prodigi ecc. — Dizionarii generali di sto­ria naturale. *- Dizionarii particolari di storia naturale. ~ Della Chimica.

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% GLASSE

FILOSOFIA

Trallati generali di Filosofìa* —Trattati generali e par­ticolari di metafisica. — Errori dello spirito umcrno. — del- l’Astrologia. — della Cabala. — della Magia. — degli Incan­tesimi, —dell*Alchimia ecc.

SCIERZE DI |> |0

Teologia naturale. — del Deismo Teologia rivelata. — Testo de'libri sagri di differenti religioni. — Commentatori de’ testi. — Teologi, — Liturgie. ~ Teologia eterodossa. — • Ateismo.

SCIENZA DELL’UOMO

Della lo g ica .—Dell’arte di pensare. —di ritenere.—di comunicare, — della grammatica. — della sintassi. — della Rettoriea. — Rettorici ed oratori antichi e moderni. — Dei­to Filologia o critica. — della poligrafia. — degli Episto­lari. **DeUa Morale. — Trattati generali di morale. — Trat­tati particolari di morale, — della Giurisprudenza natura­le, o de’doyeri dell'uomo sole. -rDella giurisprudenza econo* mica, o 4ei doveri deiruomo in famiglia, — dellagiurippru- denza politica o de’ doveri dell’ uomo in società. — dell^ giurisprudenza propriamente delta, — del drillo di natura, ; —del drillo delle genti. — del dritto pubblico, — dei dritto civile o romano. — del dritto francese. — del dritto sira^ niero. — del dritto canonico, >rdel dritto ecclesiastico’d i Francia, ** del dritto ecclesiastico straniero, « della poli- * tica. —delibi diplomazia, ^rdel commercio» -

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SCIENZA DELIA NATURA

DeUe Matematiche. —Trattati generali delle matemati­che. — Trattati particolari di matematiche elementari. ~ dell’ Aritmetica. — dell* algebra. ~ della geometria. ~ della trigonometria*—Trattati particolari di matematiche trascen­dentali. del calcolo infinitesimale ecc. — Della Fisica. - Trattati «generali di fisica. — Trattali particolari di fisica. - Fisica sperimentale.— Ottica.— Meccanica.— Statica.-* Della Medicina. — dell’igiene. — della Patologia. — della Semio­tica. — della Terapeutica. — della Chirurgia. — dell* Anato­mia. ** dell'Oaleologta o delle oBSa. — della Ittiologia o dei rousityoli. — della Spteoenologia, o de’vi sceri. — dell'Angeo- logia o 4eUe arterie. — della Necrologia o do’ncrvi. — del- l’Adenologia o delle glandole. — Della Farmacia. — della Me­dicina veterinaria. - della, Ginnastica.

3" GLASSE

IMUfAGTlVAZIOrfE

Poésia. **Trattati generai? o particolari (fi poetica. ~ Trattati getoterafl! ó particolari di mitologia. — Della versi­ficazione o m o n is m o decersi Greci. — Latini. ^-Francesi

licitarti’, Sagrinoli. — Inglèéi. — Tedéschi. — ecc.—del Poema epico.-* del Poema didattico. dèlia Satira.** deHa Favola. —della Poésia bticéolica. — tJefffti ?k)ééià lirltìà. *- de’Pezzi feggititf o Operétte, ^feefla Pttòsia feéfrifriicétaénfe narrativa. ^ détte Novelle. *-* decoriti; delte SlWlefW.*- DéUa Poeéia prosaica. — Def Romanzi gotici, i l cavalle­ria O’ eroici — storici aHógttriei. — favolosi. morali.— galanti.— Conti e noveHe. — Adafgr, facezie eco.— flelte

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fteUè Arti. — Dell'Archi lettura civile, —navale, — militare. — Del Disegno. *- Della Pittura. —Della. Scultura. —Della In* cisione. — Dell’ Arte militare. — Della Musica. — Delle Arti meccaniche o mestieri.

Sistema di M. Achard bibliotecario di Mar­siglia.

INTRODUZIONE

Bibliografia.*- Storia delle lettere e delle lingue. *- Storia della stampa.— Storia delle università, accademie ec.— Trattati sulle biblioteche. — Bibliografi generali. — Biblio­grafi nazionali. — Bibliografi professionali (1). — Trattati degli anonimi e pseudonimi. — Bibliografi periodici.—Ca­taloghi di manoscritti. — Cataloghi di libri stampali. — Ca­taloghi delle bilioteche.

4* CLASSE

STORIA

_ Introduzione generale. — Trattati sulla maniera di com­porre e studiare la storia. — Geografia. — Geografia anti­ca. — Geografia moderna. — Dizionari! geografici. — Piccole repubbliche.—Alianti e carte geografiche.— Viaggi.— Trat­tati preparalorii allo studio dei viaggi. — Collezioni gene* rali di viaggi. — Viaggi intorno al mondo. — Viaggi in dif­ferenti parti del mondo. — Viaggi in Europa. — Viaggi in Asia. Viaggi in Affrica. — Viaggi in America. — Viaggi

(1) Bibliografi professionali sono quelli che fanno la bibliogra­fia di una sola opera.

Voi. IL i9

ite

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imwafiaaril ^ Cwnotafifa e Stono* mtemale. Crac- logia tflCDioa. Cronologia. s ty w q .- $ loria um v*m k «n/ic*. M» Storia universale mocbema*~ Storia Eyzl&suk- stica. ~ Sloria di differenti religioni» — Storia del popolo ]£br$0‘ Sloria ecdesiagliea generale. *- Sloria de’cQ&cilii.— Sloria dei Papi e dei Cardinali. — Marlirologii e Vite di Sanli. ~ Sloria generale degli ordini religiosi. — Storie degli ordini di S* Benedetto e di S, Bernardo. — Sloria degli ordini di S. Francesco. *- Sloria de’Gesuiti. —Sloria de'Figli dell'infanzia. — Storie declinimi, Servili, Carmeli­tani , Cerlosini ecc» — Storie degli ordini di cavalleria. — Storie de’luoghi santi e delle reliquie. — Storie particolari delle Chiese cattoliche. — Storie delle eresìe. — Storie delle Inqu sizioni. — Storia antica. — Storia moderna. — Storia moderna dell’Eurnpa, — dell'Asia, —degli Arabi e dei Tur­chi. — Storia del Blasone. — Scienza del Blasone. —Storia geneologica delle famiglie. — Antichità. — Riti e costumi degli antichi. — Istoria lapidaria o marmi anlichi. — Me­daglie. — 3Ionele.— Pesi e misure antichi e moderni. — Miscellanee di antichità.— Collezioni di gabinetti, catalo­ghi di medaglie ecc. Vite di uomini illustri. — Vile de- gSi eroi Greci e Romani. — Vite di illustri Francesi. — Vile degli uomini illustri delle altre Dazioni. — Estratti e miscellanee storiche.

2* CLASSE

BELLE LETTERE

Grammatica. — Grammatiche e dizionarii ebraici, — greci,* — lattai,:— francesi, — tedte&t&i, — schiavimi e di altri popoli del nord,— italiani,— spagnuoli*— portoghesi,

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— tm th i. mbi> fNrtfeftl, m in a l i tee* — ffettorfa, — Retori ed oratati gt* ci antichi* — latini, f r a n t i * Ili» Nani eèr.,+*- francesi moderai che tan to Scritto in tatto#*— Poetica. — Trattali dettarle di fare versi. — Poeti fretti o latini antichi, — latini moderni, «— latrai drammatibi,*** meccatronici o burleschi,— francesi antichi e raoéerni,— provenzali e 4anguedoci, —* italiani e spagnuoli* «—ingltèi « tèdeschi. ^ Lirici francesi. ■— Romanzi francesi,—Str®* ju e rf .^ J lfù o to ^ a .^ Mitologici antichi e moderni.— Ft* i®to ed apologhi. — Conti e facezie. — Filologia. — Cri­tici onlicfei è moderni. Salire, invettive. apologie. Sentenze e proverbii.—Emblemi, imprese* edgrafi. — Poligrafi antichi e moderni. — Dialoghi e conver­sazioni.— Lettere ed epìstole di differenti autori. — Mi* scellanee.

3» CLASSE

SCIENZE ED ARTI

Filosofia. — Trattati generali preparatoti! allt fltosetìt.— Filosofi antichi greci e latini.—Filosofi mddemi>^Mo­ralisti antichi. Moralisti moderni. — Economisti. ** Poli* tici. — Metafisici. — Trattati particolari di maleficii, sorti­legi i ec©. «Trattali degli energumeni e degli esorcismi. Fisica.Trattati generali, —trattati particolari. ^StorianaH i tuie g&nerale.—‘particolare dell' àcqua e degli elementi,— delle acque minerali. —Agricoltura e coltivazione dei giar­dini. —botanica. Storia naturale degli alberi, piante, frutti t fiori.— Storia naturale generale degli animali, — dèi quadrupedi, — degli uccelli, — dè’ pesci, — degli insetti,— delle conchiglie.—Gabinetti di storia naturale. — Medici­na. — Medici antichi greci, latini ed arabi. — Opere de’me­

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dici moderni. — Trattati di fisiologia ed igiene. — Trattati di patologia. - Opere di anatomia e di chirurgia. — Opere di farmacia e di chimica. — Matematiche*-Aritmetica ed algebra. — Geometria e trigonometria. — Astronomia ed astrologia. — Ottica e prospettiva.— Statica o forze moventi.— Idraulica e navigazione. — Meccanica e musica.— Gnomo­nica, o arte di fare i quadranti. — Arti. — Arte della me* moria, — della scrittura, — del disegno, della pittura, della incisione e della scultura. — Architettura civile, « militare, navale. — Fortificazioni. — Arte del fuoco. — della reJro- ria ecc. Arte ginnastica, della caccia , hallo e giuochi differenti. — De'diiTerenti mestieri.

I* CLASSE

GIURISPRUDENZA

Dritto naturale. ~ Dritto della natura e delle genti. — Dritto pubblico. M Dritto civile o Romano. — Dritto france* se. — Dritto civile straniero. •*- Qrilto canonico. — Dritto canonico antico. — Trattati della gerarchia ecclesiastica , del primato del Papa ecc.— Trattati della potestà ecde* siaslica e reale. — Trattati del celibato de’preti e della pò* lizia ecclesiastica. — Dritto ecclesiastico Francese. — Ca- pitolarii, prammatiche, concordati e libertà della Chiesa Gallicana. ~ Trattati de’dritti e prerogativi della Chiesa di Francia. — Dritto ecclesiastico Straniero. « Dritto ecde* elastico de'Regolari. « Regole, costituzioni e privilegi dei monasteri. — Regole e costituzioni de’ Gesuiti. — Regole e costituzioni degli ordini militari,

US

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TEOLOGIA

Sagra Scrittura, — Bibbie poliglotte, — ebraiche ed ara­be, —greche, —latine, — francesi, —spagnuole ed italiane. — Interpreti e commentatori della Bibbia. — Interpreti la­tini. — Interpreti tradotti in francese. —. Diverse lezioni, esposizioni ecc. di diversi passi della Sagra Scrittura.— Concordanze e dizionarii della Bibbia. — Scritti ed Evan­gelii apocrifi. — Liturgia. — Trattati del divino ofllzio e delle cerimonie della Chiesa. —Liturgia della Chiesa orien­tale, o greca, — della Chiesa occidentale, o latina, — della Chiesa gallicana, — particolare di differenti paesi, — mona­stiche. — Miscellanee di liturgia, ottici, messali, ore ecc.

ConctUiù — Trattati generali de* Concilii. — Collezione di eoncilii. — Concilii particolari, sinodi ecc. — Santi Padri ~ Collezioni ed estratti dei Padri della Chiesa. — Opere de’Padri greci e latini secondo il secolo che sono vissuti, r- Opere che si piazzano in seguito ai Patri della Chiesa. Teologi. Teologi scolastici e dommatiei. — Trattati sin­golari di Dio, della Trinità e degli Angioli. — Trattati della grazia e del libero arbitrio ecc. — Trattati dell'incarnazione, del culto, della S. Vergine, e de’santi.— Trattati de’quat- tro fini deU’uomo, deU’Anticrislo e della fine del mondo.— Miscellanee di teologia scolastica. — Teologia rttorate. — Trattati generali degli alti umani, della giustizia, de’con­tralti e dell’usura. — Trattati de’ sagramenti. — Miscellanee di teologia morale. — Teologia catechetica. — Teologia pa- renetica, o sermonisti. — Teologia mistica. — Trattati del- l’amor di Dio, del quietismo ecc. — Trattali della perfe­zione cristiana. — Teologia polemica. *- Miscellanee di con-

149

5* CLASSE

Page 739: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

traversie. — Teologia ttoròdotoa.*- Riformatori antichi. ~ Riformatori nuovi. — Autori anglicani. — Trattati contro i dommi e le cerimonie della Chiesa. — Conciliatori, o tol­leranti. — Anlilrinitarii e sociniani. — Quacqueri, prote­stanti, preadamiti ecc. — Filosofi, atei, deisti ecc. — Teo­logia dei Giudei e de'Maomettani,

Sistema di de Bure (4\

1* CLASSE

TEOLOGIA

s E tto n e I .

Sacra Scrittura cró suoi interpreti, critici t commen­tatori. Prolegomeni dèlia Sacra Scrittura, o Trattali ge­nerali preparatorii alla lettura della Sacra Scrittura.—Te­sti e versioni della Sacra Scrittura. — Armonie e concor­dante evangeliche estratti dai libri degli stessi Evangeli­sti. — Storie e figure della Bibbia. — Scritti ed evangeli apocrifi. — Interpreti e commentatori della Sacra Scrittu­ra, taoto dell'antico, quanto del nuovo Testamento. — Fi^ lologia sacra.

BÈ1IOPIE IT.

Contini. Trattali generali e particolari della celebra­

ti) Il celebre bibliografo de Bure siegue il sistema di Gabriela Martin, che mi sono astenuto d inserire qui per non molto ililutf gai mi. Ed bo ancora omesso le suddivisioni di ogni sezione per non poterlo comportare un Manuale. Ma coloro ebe desiderano conoscerlo per esteso possono consultare il primo volume della sua opera che porta il titolo Bibtiographie instnutiv*.

f»0

Page 740: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

zione de* concili, della lerci potestà, forma e tenore. Collezione di concili generali. — Concilii e sinodi nazionali di differenti paesi.

se z io n e I I I .

Liturgia. — Trattati particolari del divino Officio e delle cerimonie antiche e moderne della Chiesa. — Liturgie del­l’antica Chiesa greca o orientale, rituali, libri di preghie­re ecc. — Liturgie dtU* Chiesa latina o occidentale.

S E ttO tt IV.

Santi Padri. — Trattati stagetari della lettura dei SS. Padri, del loro uso, della loro morale e del frutto eh© se ne ricava. — Collezioni ed estratti de* SS. Padri gred e latini , scrittori ed altri monumenti ecclesiastici. ~ Opere de* SS. Padri greci e latini classificati cronològicamente se­condo Tordi ne de*seco£ ehè sano vissuti.

smifra V.

Teologi. — Teologia scolastica e dommalica, contenente le opere de’teologi della Chiesa latina, o occidentale, da cominciare verso Tanno 105Q, epoca in cui Pietro Lomhardo la redasse il primo in unica corpo. — Teologia morale, — Teologia catechetica, o> istruttiva. Teologia pajenetica, o setmoriisti. — Teologia mistica o contemplativa. — Teolo­gia polemica^ o trattati concernenti la difesa della religio- mt cnttfefta «dolio*. — TeoloQù* eterodossa.

151

Page 741: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

152

2* CLASSE

GIURISPRUDENZA

SEZIONE I .

Dritto canonico. ~ Dritto canonico universale. — Dritto ecclesiastico di Francia. — Dritto ecclesiastico straniero. — Dritto ecclesiastico de’Regolari e de’Religiosi.

SEZIONE II.

Dritto civile. — Dritto di natura e delle genti, e dritto pubblico. — Dritto civile generale. — Dritto romano nuovo* ~ Dritto francese colle sue differenti parti. —Dritto stranie­ro e di differenti nazioni.

5* CLASSE

SCIENZE ED ARTI

SEZIONE I .

Filosofia. ~ Trattali generali e preparatori} allo stadio della filosofia, introduzioni e trattati che contengono la storia , 1' origine ed i progressi della filosofia. ~ Filosofi antichi; opere degli antichi filosofi greci e latini, Trisme* gìsto, Pitagora , Democrito , Socrate, Epicuro , Platone, Aristotile ed altri che scrìssero sino alla fine dell’impero Romano, co* loro interpreti e settari. ~ Filosofia moderna, opere de’filosofl moderni, Abelardo , Ockam, Descartes, Pereira, Gassendi, Malebranche, ed altri che hanno scritto

Page 742: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

sin* al presente, ~ Corsi universali e generali di filosofo scolastica e particolare, istituzioni, regole e metodi eco, *-* Logica e didattica. »- Etica e Morale. Economia. — P i ­tica. *- Metafisica.

SEZIONE l i .

Fiaic*. •- Introduzioni, corsi e trattati generali di fieic*. -Trattati particolari di fisica.

sezione III.

Storia naturale. — Introduzioni e trattati preparatori! allo studio della storia naturale. — Storia naturala generale ed universale, contenente le opere generali dei naturalisti antichi e moderni. Storia naturale particolare: t . gli ele­menti e eiò che vi ha rapporto; 2. agricoltura e botani­ca; 3. gli animali, insetti, conchiglie ecc. 4. prodigi, mi­scellanee e collezioni di studio.

sezsome IV.

Medicina. *— Introduzioni, corsi pratici, dizionarii e trat­tati generali di medicina. »— Medici antichi e moderni, gre­c i, latini ed arabi co* loro interpreti e commentatori. ~ Trattati particolari di tredicina. — Chirurgia- Anatomia.— Farmacia. «—Chimica. ► - Alchimia, o filosofia e medicina ermetica, paraceltica, ohe & to scienza della trasmutazione de’metalli, o del lapis phìlosophorum, dell’oro potabile ec.

s e z io n e V.

m

Matematiche. Istituzioni, corsi universali e trattati ge­n e r i delle matematiche, ~ Aritmetica ed algebra. — <*$o-

Vol. //. 20

Page 743: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

melria. — Astronomia. — Astrologia. — Gnomonica , o trat­tato della scienza dei quadranti e degli orologi solari. — Idrografia o la scienza della navigazione. — Ottica— Statica, o la scienza delle forze moventi. — Idraulica, o la scienza della elevazione delle acque per gli acquedotti, cascate, grotte ecc. — Meccanica o la scienza delle macchine. — Trattati particolari degli strumenti di matematica e di tutto ciò che gli appartiene, — Musica o scienza delTannonia.

s e z io n e VI.

Arti — Dizionarii e trattati generali delle arti liberali e meccaniche. — Arte della memoria naturale ed artificiale, e differenti pratiche per esercitarla. — Arte della scrittura coi trattati delle cifre e delle differenti maniere di scri­vere segretamente. — Arte della slampa, o la scienza della stamperia. — Arte del disegno, della pittura, scultura ed incisione. — Architettura o la scienza degli edifizii.—Arte militare. — Arte pirotecnica o del fuoco, fonderia, vetra­ria ecc. — Arte ginnastica contrattati del maneggio de* ca­valli e del loro trattamento, della lotta, della caccia, della pesca ecc. — Trattati particolari dei giuochi di esercizio e di divertimento, del salto, del ballo ecc. — Trattati parti­colari delle arti meccaniche, pellicciere, foderatore, tin­tore di lana, fabbriche particolari comunemente chiamate mestieri.

4* CLASSE

BELLE LETTERE

SEZIONE I .

Grammatica. — Principii e trattati generali e ragionati

m

Page 744: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

della grammatica. — Istituzioni, grammatiche e dizionarii delle differenti lingue.

SEZIONE II.

Rettorica. — Rettorica o trattati generali della rettorica o arte oratoria. *- Oratori antichi e moderni.

s e z io n e III.

Poetica. Introduzione alla poesia o istituzioni, eie* menti e trattati generali di poetica. *- Trattati particolari di poesia, contenenti Farte di comporre versi, commedie, tragedie, poemi epici, della loro costruzione ecc.— Poeti antichi greci e latini. — Poeti latini moderni. — Poesia fran­cese antica e moderna. — Poesia francese antica e moderna che comprende i teatri ecc. — Poesia italiana. — Poesia spa- gnuola e portoghese. — Poesia inglese, olandese, scozze­se. —Opere di poeti tedeschi, fiamminghi, settentrionali ec.— Mitologia. *- Poesia prosaica.

s e z io n e IV.

Filologia. *- Crìtici antichi e moderni. — Gnomi o sen­tènze, apoftegmi, adagi, proverbii e collezioni di scherzi e detti spiritosi che sono comparsi col titolo di Ana. — Geroglifici o emblemi, imprese, simboli, enigmi ecc., coi trattati particolari dell’arte di comporli.

s e z io n e V.

Poligrafia. — Poligrafi latini antichi e moderni, ovvero rlrc hanno scritto diversi trattati in uno o più volumi su

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Page 745: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

diverse materie e sa differenti Soggètti. — Dialoghi e con­versazioni sa differenti soggetti mischiati. — Miscellanee di poligrafia o collezioni di questioni curiose e varie, estratti e diverse istruzioni di discorsi mischiati in latino ed in francese. « Epistolare.

5* CLASSE

ISTORIA

s e z io n e 1.

Prolegomeni storici. — Introduzioni e trattali prepara­tóri! allo studio della storia- — Trattati particolari dell’uti­lità della storia. — Trattati particolari, critici ed apologetici prò e contro la storia e gli storici.

SEZIONE II.

Geografia. — Introduzione e trattati preparatori allo sta­dio della geografia. — Geografia propriamente detta o co­smografia e descrizione delfuniverso. — Geografi antichi e moderni, greci e latini, francesi ecc. Descrizioni e carte geografiche. — Yiaggi e relazioni.

SfiZIO^E. IXL

Cronologia. Introduzioni e trattati preparatori! allo studio della cronologia. ■- Cronologia tecnica o trattati dom­inatici del tempo e delle sue parti. ►- Cronologia storica o la storia ridotta, e disposta per quadri» divisioni crono­logiche. e per anni. ~ Storia universale.

16*

Page 746: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

SEZIONE IV.I»7

Storia ecclesiastica. —Introduzioni e trattati preparatori! allo studio della storia ecclesiastica. — Storia generale delle cerimonie religiose di differenti popoli della terra. — Sto­ria ecclesiastica propriamente delta o storia della Chiesa antica e moderna, giudaica e cristiana.— Storia ecclesiastica particolare distinta per ordine di Chiese e nazioni. — Sto­ria cattolica e pontificia. — Sloria monastica e degli ordini religiosi e militari. — Storia santa. — Storia ecclesiastica delle eresie e degli eretici.

s e z io n e V.

Storia profana delle antiche monarchie. — Storia dei Giudei generale e particolare. — Storia generale delle quat­tro antiche monarchie o imperi. — Storia bizantina o del­l’impero di Costantinopoli dopo Costantino sino alla presa di questa Capitale dai Turchi.

SEZIONE VI. — PARTE I.

Storia moderna o delle monarchie esistenti in Euro­pa. — Storia d’Italia, — di Francia, —di Alemagna, —de’Pae- si Bassi, — generale e particolare di Lorrena, — degli Sviz­zeri e popoli federati, — di Spagna, — del Portogallo, — della Gran Brettagna, ovvero de’tre regni Inghilterra, Sco­zia ed Irlanda, — de’paesi settentrionali, Danimarca , Sve­zia, Moscovia, Polonia, Ungheria, Transilvania ecc.

SEZIONE VI. — PARTE IT.

Storia moderna, ovvero delle monarchie esistenti fuo-

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ri dell’Europa. — Storia generale orientale. — Storia degli Arabi , Saraceni e Turchi. — Storia asiatica. — Storia di Affrica. — Storia dell'America, ovvero delle Indie occiden- tali.

sezione VIL

Paralipomeni Storici. —Storia araldica e geneologica. — Storia genealogica delle case reali e delle illustri famiglie di tutte le i>arti della terra.

sezione Vili.

Antichità. — R iti, usi e costumi antichi e moderni. — Storia lapidaria, iscrizioni e marmi antichi. — Storia metal­lica, o medaglie, monete ecc. — Diversi monumenti di an­tichità, o frammenti, descrizioni e trattali particolari degli edili zìi pubblici, anfiteatri, obelischi, piramidi, sepulture, statue ecc. — Diverse anlichilà, pietre incise, sigilli, bolli, lampade ed altri oggetti che a noi restano dagli anti­chi. — Miscellanee di antichità, contenenti delle collezioni mischiate, di dissertazioni, gabinetti antiquari ecc. Sto­ria delle antiche solennità, pompe, spettacoli ecc.

sezione IX:

Storia letteraria, accademica, b ib lio g ra fica Storia del­le lettere e delle lingue, ove si tratta della loro origine e dei loro progressi. — Storia delle accademie , scuole, università , collegi c società di letterati coi loro trattati particolari riguardanti la loro origine, fondazione, progressi, utilità ecc. — Bibliografia o descrizione dei libri.

158

Page 748: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

\ 159SEZIONE X.

Vite di uomini illustri. — Vite di uomjni illustri antichi, greci e romani. —Yite ed elogi di uomini illustri tra’mo- derni. — Vite ed elogi di uomini illustri nelle scienze e nelle arti.

s e z io n e XI.

Estraiti storici, — Diverse collezioni degli storici antichi e moderni. — Dizionarii storici.

Sislema di M. Barbier antico amministra* tore delle biblioteche del Re di Francia e del Consiglio di Stato (4).

4* CLASSE

TEOLOGIA

SEZIONE I .

Introduzione.— Opere relative alla libertà delle coscienze e dei culti. — Teologia naturale, — Trattati della religione naturale, dell’esistenza di Dio, ecc.

(1) Abbenchè M. Barbier ha adottato li sistema di Debore in cinque principali classi, nientedimeno siccome le sue saddivisioni sono in qualche modo differenti e presentano dei miglioramenti, ho creduto giusto di qui trascrivere tutto intiero il suo sistema, e con altrettanto più di ragione, che trovandosi inserito nel cata­logo da esso redatto della biblioteca del Consiglio di Stato, il quale non hi posto in commercio, ma complimentato alle persone distinte e dignitose dell’impero di Francia; è impossibile potersi acquistare tale catalogo.

Page 749: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

sezione 11.

Teologia rivelata. — Teologia giudaica e cristiana. — Testi e versioni della Bibbia. — Storia e figure della Bib­bia. — Scritti ed evangelii apocrifi. — Interpreti e com­mentatori. — Armonie, concordanze , dizionarii della Bib­bia. — Filologia sacra. — Riti giudaici, cose menzionate nella Bibbia..— Verità della religione cristiana. — Opere dei sociniani, — calvinisti, — prò e contra la religione cri­stiana. — Opinioni particolari. — Liturgie e raccolte di pre­ghiere. — Concili, decretali, bolle. — Collezioni o estratti de* SS. Padri. — SS. Padri greci e latini.—Teologia sco­lastica , morale , mistica. — Catechisti. — Sermoni sii. — Trattati sulla Chiesa Romana ecc. — Controversie sulla mo­rale de* Gesuiti. — Ceremonie, superstizioni. — Trattati sul cielo, l’inferno ecc.

s e z io n e III.

Teologia de' Chinert, de’Persi, de* Greci, de9 nomarti, de* Galli ecc.

8K Z10R IV.

Teologia de* Maomettani.

3* CLASSE

GIURISPRUDENZA

SEZIONE I . '

Dritto pubblico universale — Introduzione. — Trattaligenerali delle leggi. — Dritto di naturo e delle genti. -* Memorie , negoziazioni e trattati di pace. — Dritto deHa guerra e della pace. — Dritto marittimo.

Page 750: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

SEZIONE If.

101

Dritto civile antico, — Introduzione. — Trattati gene­rali sul dritto civile. — Dritto de* Greci e de* Romani. — Corpi di dritto civile , commentatori. — Giureconsulti ge­nerali, collezioni di trattati sul drillo romano.

H j 1 4

SEZIONE III.

Dritto italiano, o ecclesiastico.

se z io n e IV.

Dritto francese. — Introduzione. — Trattali generali sul dritto francese.-' Trattati di drillo pubblico di Francia. — Convocazioni degli Stali generali cd altre assemblee na­zionali. — Processi verbali di queste assemblee. — Editti ed ordinanze de’ Re di Francia. — Leggi e costituzioni de­cretate dalle assemblee nazionali di Francia. — Commen­tatori delle ordinanze reali. — Commentatori delle leggi della republica francese. — Decreti db* parlamenti' e córti sovrane. — Consuetudini delle provincie e delle città.'" Giureconsulti francesi. — Trattali particolari relativi ai ma­trimoni, testamenti ecc. — Stile e pratica de’tribunali di giu­stizia. — Difese, esposizioni di cause , memorie ed ar­ringhe. * . . !

se z io n e V.Dritto criminale.

s e z io n e VI.

Dritto straniero. ~ Dritto antico de’popoli moderni del­l'Europa. — Gosltfuzioni di differenti stati dell’Europa. — Drillo pubblico e giurisprudenza dell' Italia, —- della Spu-

Vol. //. 21

Page 751: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

gna e del Portogallo, — deU* Alemagna,— de'Paesi Bassi,— dell'Inghilterra,— de’paesi orientali, — de’paesi settentrio­nali,— degli Stati-Uniti di America.

2* GLASSE

SCIENZE ED ARTI

SEZIONE I .

Trattati generali e preparatori. — Filosofia. — Storia della filosofia e de’fllosofi.—Filosofi antichi.— Filosofi mo­derni.

SEZIONE l i .

Logica e Dialettica.

s e z io n e H I .

Etica o Morale. — Moralisti antichi e moderni. — Delle virtù, de* vizii e delle passioni. — Miscellanee di filosofia morale.

s e z io n e IV.

Economia. — Trattati generali tull*educazione. — Dell’e­ducazione del popolo, degli uomini e delle donne, de’figli, della gioventù, de*fanciulli, de’sordi-muti, de’ciechi,— Do­veri di differenti stati della società.

s e z io n e V.

!62

Politica. — Trattati generali di politica. — Trattati delle fondamenta della società civile e del dritto de* popoli.*—

Page 752: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Delle”differenti specie di governo. — De're, della loro edu­cazione, delle corti, de*magistrati, ministri ed ambasciato­ri. — Trattati di politica, i principii della quale sono ri­cavati dal cristianesimo.— Trattali politici sulle religioni.— Della sovrana autorità sulle religioni. — Politica ed in­teressi delle potenze di Europa. — Miscellanee di politica.— Repubbliche immaginarie.

8EZIONE VI.

Economia politica. — Trattati generali e miscellanee;— Statistica di diversi stati dell'Europa.— Del commercio in generale. — Storia antica e generale del commercio. — Commercio della Francia. — Commercio de'Paesi Bassi, deir Olanda, della Danimarca, della Spagna e dell*Italia.— Commercio dell'Inghilterra. — Commercio dei grani.— Dizionarii di economia e di commercio, Giornali. — Finan­ze.— Dazii. — Pesi misure e monete antiche e moderne.— Banco e carte di credito. — Capitali e tasse dell* inte­resse politico.—■*Prodotto di manifatture, lusso, mendicità, ospeda li, popolazioni. — Pratica di commercio.— Colonie.

SE2IONE VII.

Metafisica. — Trattati generali di metatisica. — Trattati dell' anima, della ragione, dello spirito dell* uomo, delle sue facoltà. — Trattati degli spiriti e delle loro operazioni.— Trattati dcU’arle cabalistica, de’m^ghi e delle operazioni magiche.

SEZIONE Vili.

Fisica. -* Trattati generali di fisica. —Dell'universo, del cielo. — Dell’ uomo e degli animali* — Degli elementi, del

163

Page 753: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

fuoco, ,<Je|Ieract£Gre,d#lla-putrefazione^ imitati dell'aria e del vuoto, —filò tinteli lo e* misura delia tèrra, terremoti ec.— Trattati deircleltricisino. ~ Scoperte microscopiche.

s e z io n e IX.

Storia naturale. — Sloria naturale generale della lem . delle montagne e de'vulcani. — Sloria naturale particolare de’differenli paesi. — Regno minerale, — Trattali sulle mi­niere e su* loro governi. — Storia mineralogica di differenti paesi. *- Storia naturale de-’ metalli,-cristalli e pietre pre­ziose. — Storia naturale delle acque, fiumi, fontane ed ac­que minerali. *r Regno vegetabile. — Trattati sull’economia. rustica, coltivazione,de*giardini ed agricoltura. Botanici generali antichi e moderm. r* Botanici particolari. ~ Cata­loghi di piante. — Trattali sugli alberi ed arbusti. — jRé#ne- animale^*-* Quadrupedi. — Uceelli. — nettili ed insetti. — Pesci e conchiglie. — Sloria naturale de mostri, prodigi ec.

s e z io n e X.

Medicina, — Introduzione. — Trattati preparatori allo studio della medicina. — Medici antichi e moderni. — Trat­tati generali di fisiologia. — Della verginità, della genera­zione e della vecchiaia. Del regime di tTta fe degli ali­menti. — Dellé malattie e de* rimedii propri i , dèlie morti subitanee .ò apparenti, v ite lle malattìe epidemiche, della peste èèc. — Miscellanee di medicina. — Medicina veteri­naria.

se zio n e XI.

C/wrurgftuWTrallati^geiìerali e preparatorii. — Trattati particolari e miscellaneo!

m

Page 754: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Anotomia. — Trattati generali e particolari.

s e z io n e XIII.

Farmacia. — Trattati generali e particolari de’ medica­menti.

se z io n e XIV.

Chimica. — Trattati generali e particolari.

se zio n e XV.

Alchimia. — Trattali generali e particolari.

se z io n e XVI.

Matematiche. — Trattali generali e preparalorii. — Mate­matici antichi. — Matematici moderni. — Miscellanee delle matematiche e di fisica. — Aritmetica. — Algebra. — Calcolo differenziale ed integrale. — Geometria. — Trigonometria , logaritmi. — Geometria pratica, planimetria, stereometria.— Del cerchio, delle sezioni coniche è di altre curve.— Calcolo di probabilità. — Meccanica. „

s e z io n e XVJI. ,

Astronomia. — Storia e trattati generali. — Trattati par­ticolari, cosmografia, uso della sfera. — Delle stelle fisse c dei pianeti.

se z io n e XVIII.

Astrologia. — Trattati generali e particolari, — D.qlla^* ;

165SEZIONE XII.

Page 755: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

scita, dei sogni e loro Interpretazione. — Centurie, predi­zioni astrologiche.

se zio n e XIX.

Prospettiva, Ottica e Diottrica

s e z i o n e XX.

Idrografia, o scienza della navigazione ed Architet­tura navale.

se z io n e XXI.

Idraulica, o scienza di condurre ed elevare le acque.

s e z io n e XXIL

Gnomica o scienza de*quadranti.

se z io n e XXIII.Jtfuaica.

s e z io n e XXIV.

Miscellanee su differenti parti delle scienze.

se z io n e XXV.

DeUa costruzione degli strumenti di matematica.

3* CLASSE

ARTI

Introduzione alla teoria ed atta pratica. Vile di uomini illustri nelle loro arti.

166

Page 756: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Arte della memoria naturale ed artifkiaU.

s e z io n e II.

Arte deUa scrittura e della stampa.

s e z io n e III.

Arte del disegno, détta pittura* deUa incisione e deUa scultura.^ Raccolte di stampe.

s e z io n e IV.

Arte delT architettura. — Trattati di architettura civile. —Descrizioni di edifìzii antichi e moderni, de’giardini, fon­tane, ponti eoe. — Trattati di architettura militare.

s e z io n e V.

Arte militare. — Trattati generali dell'arte militare pres­so gli antichi. — Trattati generali dell'arte militare presso i moderni. — Trattati di tattica. — Trattati suirartiglieria.— Guerra, campagne, accampamenti. — Disciplina milita­re. —* Miscellanee sull'arte della guerra.

s e z io n e VI.

Arte di fare le armi.

s e z i o n e VII.Arte pirotecnica.

s e z io n e V ili.

Arte di maneggiare e di trattare i cavalli.

SEZIONE I .

Page 757: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Arte della caccia.SEZIONE X .

Trattati dei balli e dei giuochi.

se zio n e XI.

Ginnastica e nuotazione.

SEZIÓNE XII.

Diverse arti meccaniche.

i* CLASSE.

BELLE LETTERE

SEZIONE I.

Introduzione generale allo sludio delle belle lettere.— Lingue diverse.— Trattali generali sulle lingue.—Gram­matiche e dizionarii di differenti lingue.

SEZIONE' IL*

Lingue orientali.—Grammatiche e dizionarii delle lin­gue ebraica, caldaica e siriaca,—delle lingue araba, etio­pica, persiana e turca,—delle lingue chinese, giapponese, georgiana, caraiba ecc.

T T T l ì ’ ' v i N i l ' , t , *SEZIONE III.

Lingua greca.—Grammatiche della lingua greca.—Trai-

IWSEMOHE IX.

Page 758: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

tati particolari su la lingua greca.—frizionarli deUa lingua greca.—Grammatiche e dizionarii della lingua greca volgare.

s e z io n e IV,

Lingua lattaia.—Grammatiche della lìngua Ialina.—Trat­tati particolari della lingua latina.—Dizionarii della lingua latina.

se z io n e V.

Lingua italiana.— Grammatiche e dizionarii delta lingua italiana.

s e z io n e VI. \

lingue spagnuola e portoghese. — Grammatiche e di­zionarii di queste lingue.

sezione VII.

Lingua francese. — Trattati sull' origine della lingua francese. — Grammatiche della lingua francese. — Trattati particolari sulla lingua francese. — Dizionarii della lingua francese.—Grammatiche e dizionarii in dialetto.

s e z io n e Vili.

Lingua o la n d e s e Grammatiche e dizionarii dalla lin­gua olandese.

se z io n e IX:

Linguajedesca-* Grammatiche e dizionarii della linqua tedesca.

s e z io n e X.

Lìngua inglese.—Grammatiche della lingua inglese.—

Voi. lì. 22

*09

Page 759: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Trattati particolari della lingua inglese. — Dizionari! della lingua inglese.

se z io n e XI.

Lingua irlandese.— Grammatiche irlandesi.

s e z io n e XII.

Rettorica, o arte oratoria. — Retori greci. — Retori latini antichi. — Retori moderni.

s e z io n e XIII.

Oratori.— Oratori greci.— Oratori latini antichi.—Ora­tori latini moderni. — Oratori francesi.— Collezioni di di­scorsi, di elogi, di orazioni funebri e di panegirici. — Di­scorsi, elogii, orazioni funebri, panegirici per ordine alfa­betico.

se z io n e XIV.

Poetica. — Trattati dell’arte poetica in generale. — Trat­tati particolari di differenti generi di poesia.

s e z io n e XV.

Poeti. — Poeti orientali. — Collezioni ed estratti di poe­ti greci. — Poeti greci. — Collezioni ed estratti de’ poeti latini. — Poeti latini antichi. — Poeti latini moderni.— Poeti maccaronici. — Poeti italiani. — Poeti francesi — Introduzione alla poesia francese e raccolte di poeti fran­cesi.— Poeti francesi per ordine cronologico.— Poeti fran­cesi epici e didattici. — Poeti in dialetti. — Poesia e let­teratura spagnuola.. — Poesia e letteratura portoghese. —

170

Page 760: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Poesia e letteratura tedesca. — Poeti inglesi. — Letteratura orientale. — Poesia e letteratura Russa.

SEZIONE XVI.I

Autori di favole e di apologhi.

s e z i o n e XVII.

Romanzi. — Trattali su’r ora anzi. — Collezioni cd estratti de’romanzi.— Romanzi greci. — Romanzi latini.— Romanzi francesi. — Romanzi di cavalleria. — Avventure amorose sotto nomi finti della favola e deUa storia. — Avventure singolari sotto diverse denominazioni per ordine alfa­betico. — Novelle e conti. — Conti morali. — Conti di fate ed altri conti maravigliosi. — Romanzi filosofici e morali, la più parte in forma di lettere. — Romanzi po­litici in differenti lingue, o tradotti da differenti lingue.— Romanzi spagnuoli, novelle, conti. — Romanzi italiani, no­velle, conti. — Romanzi tedeschi. — Romanzi inglesi.

sezio n e XVIII.

Detti piacevoli, pezzi burleschi.

se z io n e XIX.

Filologia e critici — Interpretazioni, schiarimenti su gli autori. — Trattati della critica. — Critici antichi e mo­derni. — Satire, difese, apologie. — Gnomici, sentenze, apoflegmi, adagi, proverbi**, molti scherzevoli, Ana, spi­rili ecc. — Gieroglifici, simboli, emblemi ed imprese.

171

Page 761: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

172sezione •

Poligrafi, o autori che hanno scritto sopra differenti soggetti. — Poligrafi che hanno scritto in greco, — in la­tino, — in italiano, — in francese, — in tedesco, — in in­glese.

s e z i o n e XXI.

Dialoghi e conversazioni su differenti soggetti.

se zio n e XXH.

Epistolari. — Trattali dello stile epistolare.— Lettere di autori greci, — di autori latini, — scritte in francese, scritte in italiano, o tradotte dalTitaliano, — scritte inte­desco— o tradotte dat tedesco,— scrìtte in inglese, o tra­dotte dall’inglese.

S« CLASSE*

STORIA

Introd/nzione generale. — Trattati sulla maniera di com­porre e di studiare la storia.

• s e z io n e I .

Geografia. — Geografia antica. — Geografia moderna.— Collezioni di piccole repubbliche detti degli Elzeviri per ordine di alfabeto. — Quadri e carte geografiche. — Dizio- natii geografici.

SEZIONE l ì .

Viaggi. — Trattati preparatorii allo studio'dei viaggi.

Page 762: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

-* Collezioni generali di viaggi.—Viaggi intorno al mondo, — in differenti parti del mondo,— in Europa,— nel Levan­te, in Turchia, in Grecia,— nell'Asia, nell'Affrica e nell’A- merica, — nell'Asia, — nell*Affrica, — in Egitto e nella Nu­bi a, — in America, — pittoreschi e descrizioni di luoghi,— immaginarii e piacevoli.

s e z io n e 1IT.

Cronologia. — Cronologia tecnica, o trattati dominatici del tempo e sue parti. Cronologia storica, o la stori? ridotta e disposta per quadri e per anni.

s e z io n e IV.

Storia universale antica.

SEZIONE V.

Storia universale moderna. — Giornali storici, gazzette.

se z io n e VI.

Storia religiosa. — Storia di diverse religioni. — Storia del popolo ebreo. — Storia della Chiesa cristiana. — Mi­scellanee sulla storia della Chiesa cristiana. — Storia dei concilii generali e particolari. — Storia de’papi e de' car­dinali. — Martirologi e vile di santi. — Storia generale de? gli ordini religiosi, secolari e regolari. — Storia dell'or­dine di S. Benedetto, — dell’ordine di S. Francesco, — dell’ordine de’Gesuiti, — de* figli dell’infanzia, — degli ordini militari e di cavalleria. — Storia delle eresie,— delle inquisizioni.

173

Page 763: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Storia antica degli Egizi, Assiri, Medi, Perei e Ma* adoni,

se z io n e VIII.

Storia greca, — Scrittori antichi della storia greca.— Scrittori moderni della storia greca. — Storia delle repub­bliche della Grecia e delle antiche colonie. — Miscellanee sulla storia Greca.

SEZIONE IX.

Storia romana. — Collezioni di storia romana. — Scrit­tori generali ed antichi di storia romana.— Scrittori ge­nerali e moderni della storia romana. — Scrittori antichi e moderni di sloria romana sotto i re e sotto la repub­blica sino alla morte di Augusto. — Scrittori antichi della storia degli Imperatori. — Scritlori moderni della storia degli Imperatori.— Miscellanee su la sloria romana.

se zio n e X.

Storia bizantina o del basso impero,

se z io n e XI.

Storia d'Italia. — Storia generale d’Italia, — di Genova, di Lucca, di Parma, — di Milano. — di Venezia, — della Toscana, — dello slato della Chiesa, — di Napoli, — di Si­cilia e di Sardegna, — dell’isola di Corsica, — di Savoia e del Piemonte.

se z io n e XII.

Storia di Francia. ~ Geografia della Francia. — Raccolta

m

SEZIONE Y1I.

Page 764: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

di storici e storie generali della Francia. — Storie degli antichi Galli e dello stabilimento dei Franchi. ~ Sloria po­litica di Francia. • - Diplomi, carte e titoli concernenti la storia di Francia. — Storia militare di Francia.—Storia ec­clesiastica di Francia. — Miscellanee su la sloria di Fran­cia. •- Storia dei Re di Francia. •- Storia della prima e seconda dinastia, — della terza dinastia, — della branca de'Valois, della seconda branca de’Valois, — di Enri• co II e Francesco II, — di Carlo IX e di Enrico III, di Enrico IV, ~ di Luigi XIII, ~ di Luigi XIV, — di Lui­gi XV, — di Luigi XVI, — Storia delle assemblee nazionali sino al 1. lendemiario anno IV.— Costituzione dell'anno III.— Costituzione deiranno VIII, consolato di Bonaparte. Ceremoniale di Francia. — Trattato degli officii di Francia. Storia delle provincie e città di Francia. — Parigi e Viso- la di Francia —'Picardia, Artois, Fiandra francese, Hair naut — Normandia, Bretagna, Poitou, e Aunis. «- Orlea- nese, Anjou, Maine, Berry. — Bourgogne, Lionnese, Au- vergne. — Guyenne e Guascogna. — Provence, Délfinato.— Avignone — Lorraine e Alsace.

se zio n e XIII.

Sloria della Svizzera.

se zio n e XIV.

Storia di Ginevra.

se zio n e XXV.

Storia de'Paesi Bassi. — Storia generale dei Paesi-Bas­si. — Storia particolare. — Brabante , Anversa e Malines.— Fiandra, Hainaut austriaca. — LussemburgoRepub­blica di Olanda.

175

Page 765: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

176SEZIONE XVI.

Storia di Alemagna. — Storia generale dell’ Alemagna. —Stona degli Imperatori dell* Alemagna. — Storia partico­lare delle assemblee e città dell* Alemagna. — Austria- Souabe e Franconia. — AUo e Basso Reno — Weslfalia, Alta e Berna Austria. — Baviera. —Silesia, Boemia, Un- garia.

se z io n e XVII.

Storia di Spagna. — Storia generale di Spagna. — Storia dei re di Spagna. — Storia delle cillà di Spagna.

se z io n e XVIII.

Storia del Portogallo.

SEZIONE XIX.

Storia df Inghilterra. — Descrizioni geografiche e viaggi d'Inghilterra. — Collezioni di storici e storie generali, d’In­ghilterra. — Storia politica d’ Inghilterra. — Storia navale d’Inghillerra. — Storia de’re d’ Inghilterra sino a Carlo I.— Sloria di Carlo I e della repubblica. — Storia di Carlo li, Giacomo II, Guglielmo e Maria, Anna, Giorgio I , Gior­gio II e Giorgio I I I .— Storia di Scozia e di Irlanda. ~ Storia ecclesiastica di Inghilterra. — Miscellanee sulla sto­ria di Inghilterra.

se z io n e XX.

Storia del Nord in generale.

se z io n e XXI.

Storia di Svezia.

Page 766: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

BEZTOftE XXII.177

Storia di Danimarca.

SEZIONE XXIII.

Storia di Prussia e di Polonia.

se z io n e XXIV.

Storia di Moscowia e di Russia.

s e z io n e XXV.

Storie degli Arabi, dei Saraceni, dei Turchi^ detta Morea e dell'isole dell'Arcipelago.

se zio n e XXVI.

Storia deWAsia. — Storia della Persia, — della Palestina,— delFIndie Orientali, — di Siam e del Giappone, della Tartaria e della China.

s e z io n e XXVII.

Storia deU’Affrica. — Storia generale dell’Affrica.— Sto­ria di Egitto, di Barbaria, e di Etiopia.

se z io n e XXVIII.

Storia di America. Storia di America in generale, — America meridionale, Perù, Brasile, — America settentrio­nale, Messico, — America inglese, Stati-Uniti,— Isole della America settentrionale.

se z io n e XIX.

Stona del mare del sud. Voi. II. 25

Page 767: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

SjRIOffe X X X y

Storia araldica e gencologica. frittati ttu l’anttoa fco- bilia. *- Sloria geneologica delle famiglie.

s e z i o n e XXXI»

Antichità, — Collezioni di antichità, studii di antiquari!.— Scienze , arti ed usi degli antichi. — Feste e spettacoli degli antichi. — Riti ed mi dfegli Egizii e dei Gréci; — Riti ed usi dei Romani. — Rili ed usi dei cristiani. — Sloria la­pidaria e delle iscrizioni. + Slótfà Metallica, medaglie, mo­nete. — Collezioni di medaglie, — Medaglie macedoniane e romane.' —'tóedagliè delle moderne monarchie. — Antichi monumenti. — Diverse antichità, Pietre incise, suggelli. — Solennità e pompe.

s e z io n e XXXII.

Storia letteraria, accademica e bibliografica. — Sloria delle lettere e (Selle lingue. — Storia della slampa. — Storia delle università , accademie e società di letterati- — Trat­tali su le biblioteche. Bibliografi generali. — Bibliografi nazionali.—Trattali su gli scrittori anonimi , pseudonimi ed òttionìnih — Bibliografi professionali. ^ Bibliografi pe­riodici, o giornali letlèteirii. — Storià dè'giorrtoH lèftérùPi*'— Giornali letterarii stampali in Francia che trattano di opere francesi. — Giornali letterari! stampati in Olanda o concernenti V Olanda. -» Giornali letterari! stampali io dif­ferenti luoghi dell’Europa, o «he le concernono, — Catalo­g h i ^ differenti biblioteche. — Cataloghi di opere «ano- scritte. — Cataloghi di opere stampale»

s e z ix w e

Vite di Uomini illustri. — Raccolta di vite $ uon Hii

Page 768: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

iiustrì. — Vite di donne illustri» •— Vite particolari d4 uà»- mini illustri. ** Trattali sulle buone qualità, difètti è lv # > ture dei dotti. Dizionarii ed estratti storici.

tSistema di Brunel (i).

i* CLASSE

TEOLOGIA

SEZIONE I .

Scrittura sacrò,. — Testo e versioni delia Bibbia. — Bib­bie poliglotte,— ebraiche,—Versioni arabe, armene e copte,— Versioni greche, — latine, — francese,— italiane, spagnuo- le e portoghesi, — tedesche ed olandesi, — schiavone, po- lonesi, ungaresì, russi., e danesi, — in g le s i,- i i j diffe­renti lingue di Asia, di Affrica e di Àftieffca. Libri se­parati delTAntico Testamento ìn differenti lingue. — Testi del Nuovo Testamento e de'suoi libri separali. — Versioni «lei Nuovo Testamento e de?suoi libri separati. — Armonie e concordie degli Evangelii. — Libri apocrifi. — Concordan­ze della Sacra Scrittura.— Storia compendiata e figure della Bibbia intiera. — Storie e figure relative à qualche parte della Bibbia.*-Interpreti ebrei deila Sacra Scrittura. In­terpreti cristiani. — Interpreti dei libri separati dell’Antico Testamento. — Interpreti del Nuovo Testamento.

s e z io n e l i .

PitaiDgia sacra. * introduzione alle studiò defW SrHtu-

(J) è traodalo sopra quelli dj Ppfew*?Barbier ccp , ine porta molta differenza nella wddivUioae, e sic­come a mio avviso c il più ragionato ho creduto opportuoo^ulto trascriverlo.

Page 769: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

ra Sacra. — Trattati crìtici su i Testi e Versioni della Sa­cra Scrittura. — Interpreti critici della Sacra Scrittura. *- Dissertazioni critiche relative a differenti cose menzionate nella Sacra Scrittura. — Dizionarii della Sacra Scrittura.

s e z i o n e III.i

Liturgia. — Trattati su gli officii divini, riti e cerimo­nie della Chiesa. — Collezioni di liturgie in differenti lin­gue. — Liturgie delle Chiese greca ed orientale. — Litur­gie della Chiesa romana. — Liturgia della Chiesa gallicana.— Liturgie particolari. — Liturgie inglesi.

s e z io n e IV.

Concila. — Trattati riguardanti i Concilii ed i Sinodi.— Collezione di Concilii. — Concilii generali. — Concilii nazionali, provinciali e diocesani.

s e z io n e V.

Santi Padri. — Introduzione allo studio de’ SS. Padri. — Collezioni, estratti e frammenti di opere de’SS. Padri.— Opere de’SS. Padri greci. — Opere de'SS. Padri latini.— Opere de’SS. Padri Armeni.

s e z io n e VI.

Teologi. — Teologia scolastica e dommalica. — Intro­duzione e dizionarii. — Opere di teologi scolastici. — Corsi e trattati generali di teologia.— Trattati particolari su gli angeli, su la grazia ecc. — Trattati riguardanti la incar­nazione , la passione C la morte di Gesù Cristo. — Trat-

189

Page 770: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

tati riguardanti la Chiesa, i sagra menti, il culto religioso, le cerimonie ecclesiastiche ecc. — Trattati de’quattro fini dell'uomo.— Teologia morale.— Trattati generali.— Trat­tati morali su’sagramenti, istruzioni a’ confessori, casi di coscienza ecc. — Trattati morali sulle virtù è vizii, sugli atti umani, su’di ver li menti permessi o vietati ai cristiani, sii l'usura ecc. — Dispute e conferenze su digerenti punti di teologia morale. — Teologia catechetica. — Teologia parenetica, o sermoni. — Teologia ascetica, Mistica lati­na.— Mistica francese, italiana e spagnuola.— Trattati par­ticolari di teologia mistica. — Opere sul quietismo. — Eser­cizi! di pietà , meditazioni cristiane e preparazioni alla morte. — Regole e doveri di differenti stali. — Teologia polemica. — Trattati sulla verità della religione cristiana.— Opere in favore della religione cattolica contro i gen­tili, gli ebrei, i protestanti ecc. — Teologi separali dalla Chiesa romana. — Avanti Lutero. — Luterani. — Sacra- menlarii, zuingliani, calvinisti,'anglicani ec.—Aniilrinitarii, soci ninni* quacqueri. — Scritti contro la Chiesa romana , su* dommi, sulle cerimonie e particolarmente contro il sa­crificio della messa. — Scritti contro il Papa e le persone ecclesiastiche. — Scritti in favore della riunione e della tolleranza.

SEZIONE VII.

Opinioni singolari; illuminati ed altri fanatici.

SEZIONE Vili.

Religione degli Ebrei e de'Gentili.

s e z i o n e IX.

Religione de'Chinesi. degli Indiani, de Maomettani e deSabini.

181

Page 771: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Deisti, increduli etl atei.

S. CLASSE

GIURISPRUDENZA

{SEZIONE I.

Introdottone ulto Bludio del dritto, e trattati generali sulle leggi.

sezione II.

Drillo di natura e delle geniti. — Trattati generali. Dritto delle genti tm le nazioni. — Dritto politico.

sezione UT.

Dritto cii'ile e criminale. — Introducono. — Drillo de­gli antichi popoli avanti i Romani.— Dritto romano.— Introduzione e storia. — Dizionarii por Y Intelligenza del drillo romano. — Dritto romano avanti Giustiniano.— Dritto di Giustiniano co'suoi commentatori ed abbreviatori.— Giu­reconsulti che hanno scritto per Y intelligenza del dritto romano. — Collezioni di pezzi e di Irallati particolari re­lativi al dritto romano antico e moderno. — Drillo roma­no dopo Giustiniano, e dritto de’Goti, Visigoti ccc.— Drillo

romano applicato al dritto Francese.—Dritto francese, pri­m a parie.— Drillo francese antico.— Trattali generali e di­zionari.— Dritto francese pollo Je prime due dinastie dei re. — Dal principio della lena dinastia sino al 1789.— Consuetudini..*— Scolcme, difese e memorie. — Trattali su

Page 772: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

tutte le materie di dritto vcQtfwtoni di opere de* giure- consulti. — Trattali particolari su diverse materie di dritto civile. — Giurisprudenza di feudi e materie feudali. — Pro­cedura civile e procedura consolare. — Dritto francese, se­conda parte. — Nuovo dritto dopo il 1789.—- Introduzione e trattati elementari. — Collezioni di leggi fatte dopo il 1189 su tutta sorta di materie. — I cinque codici. — Co­dice civile; testo e commentarli generali. — Trattati par­ticolari su differenti titoli del codice civile. — Codice di procedura civile; testo, commentarli e trattati relativi. — Codice di commercio; testo e commentar». — Codice pe­nato e procedura criminale* ^ Codice turale. -t-Hepettotfi dizionarii e miscellanee relativi a tutte le br&tfthe delta nuova legislazione. — Corte di Cassazione. — Consiglio di Stato. — Sentenze, difese, memorie ecc. — Opere relative all’esercizio di talune funzioni giudiziarie ecc. — Giuriagriì- denza amministrativa, polizia, demanio, registro, acque e foreste. — Giurisprudenza militare e di marina. — Drillo criminale. Dritto marittimo. — Dritto straniero* Itali».— Spagna e Portogallo. — Belgio, Alemagna, Ungheria e Polonia. — Danimarca, Svezia, Russia e Turchia. IagM* terra, — Asia, Affrica ed America,

66ZIQSE IV,

Dritto tccle&iastwQ. Introduzione, — lettere pwtìft- cie, canoni, decretali e Ijollev Trattali particq^i materie canoniche. — Trattali prò e conlro 1* autorità ec­clesiastica. — Chiesa gallicana, — Sfitto ecclesiastico stra­niero e statuti degli ordini religiosi.

m

Page 773: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

18V

3» CLASSE

SCIENZE ED ARTI

Introduzione e storia. — trattati generali, dizionarii en- :iclopedici ecc.

SCIENZE.

se z io n e I .

Filosofia. — Introduzione, storia e dizionarii. — Filosofi antichi. — Filosofi moderni.

se z io n e l i .

Logica.se zio n e III.

Metafisica.— Trattati generali.— Metafisici antichi.— Trat­tati particolari. - Trattati sull’uomo, suH'anima, sue facoltà c sue sensazioni.

SEZIONE IV.

Morale. — Moralisti antichi. — Moralisti moderni.—Trat­tati sulle passioni, le virtù , i vizii ecc. — Miscellanee di filosofia morale contenenti i trattati sulla buona e cattiva fortuna, sul suicidio, sulla felicità, sul piacere ecc.

se zio n e V.

Economia. — Trattati generali. — Regole della vita civi­le. — Trattali particolari suireducazione, ed opere destina­te airistruzione de’fanciulli.

Page 774: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

SEZIONE VI.m

Politica. — Trattati generali, raccolte. — Scritti degli an­tichi. — Della società politica.—Trattati sull’arte di gover­nare. — Differenti sistemi di governo ed aforismi politici.— Del principe nell’esercizio della sovranità. — Trattati par­ticolari su’dritti rispettivi del popolo e del principe e su i limiti dell’autorità. — Trattati particolari relativi agli amba­sciatori, ai ministri, ai consiglieri di stato ed ai corlegiani.

SEZIONE VII.

Economia politica. — Trattati genérali sull’ amministra­zione pubblica. — Popolazione, industria, polizia, metodicità lusso. — Finanze, monete e carte di credito. — Commercio. ~ Colonie. — Navigazione interna. — Statistica generale.

s e z io n e VIII.

.Fisico. "-Autori antichi. — Storia, dizionarii, corsi e trat­tati generali. — Trattati particolari su differenti branche della fisica. — Meteorologia. — Elettricità, magnetismo e gal­vanismo. — Esperienze di fisica.—Miscellanee di fisica.— Magia naturale e ricreazioni fisiche.

se z io n e IX.

Chimica. — Introduzione. — Trattali generali e miscella­nee. — Trattati particolari su differenti branche della chi­mica. — Chimica applicata alle arti.

se z io n e X.

Storia naturale. — Dizionarii, sistemi, trattati elemcn-Voi. II. \ 24

Page 775: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

tari. — Opere di autori antichi e moderni, relativi a diffe­renti parti di storia naturale.—Sloria naturale della terra, delle montagne e de vulcani. — Storia naturale delle acque—Regna minerale.— Introduzione, dizionarii, sistemi, trat­tati elementari. — Trattali generali e particolari. — Trattati generali e particolari su la metallurgia ed il governo delle miniere. — Storia naturale de'minerali di differenti paesi. —Storia naturale delle pietre, marmi, cristalli, e pietre pre­ziose. ~ Petrificazioni. ~ Agricoltura ed economia rurale. Introduzione, dizionarii, trattati elementari. — Trattati ge­nerali antichi e moderni. — Trattati particolari sulla cultu­ra delle terre, piantagioni ecc. — Trattati sul taglio deHe legna delle foreste ed attivazione dei boschi. — Trattati sulla monta, su l’educazione ed il trattamento delle greg­gi ecc. — Cultura dei giardini. — Botanica. — Introduzione, dizionarii e trattati elementari. — Fisica, fisiologia ed ana­tomia delle piante. ~ Vegetazione, natura e caratteri delle piante. Raccolte di figure di piante e di fiori. — Fonda­menti della botanica. — Sistemi di botanica. — Osservazioni ed opuscoli botaniche. — Sloria generale delle piante, de­gli alberi ecc. — Dendrologia , o sloria naturale degli al­beri ed arbusti. — Opere nelle quali trattano di più piante riunite e di certe classi o famiglie di piante in particola­re. — Sloria particolare di diverse specie di piante e di alberi classificati per ordine di alfabeto. ~ Piante ed alberi usati in medicina. — Piante marine. — Piante di differenti paesi, — di Europa, — della Francia, — dell’ Italia e della Svizzera, — della Spagna e del Portogallo, •— de'Paesi-Bassi, di Alemagna, di Ungheria, di Prussia ecc. — della Svezia, Danimarca, e Russia, — dell’Inghilterra, Scozia ed Irlanda,— della Grecia, — dell'Asia, — dell'Affrica, — dell'America. — Collezioni di piante di giardini pubblici e particolari.— Zoologia, o storia naturale degli animali. — Dizionarii,

185

Page 776: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

sistemi di classificazione, e trattati elementari. — Anatomia degli animali. — Storia generale degli animali. — Storia de* gli animali di differenti paesi. — Descrizione degli animali di varii serragli di bestie. — Storia naturale dell’uomo. — Mammiferi o animali quadrupedi. — Storia particolare di diverse specie di quadrupedi. — Uccelli. — Sistemi di clas­sificazione e trattati elementari. — Storia generale degli uccelli. — Storia particolare di varii uccelli. — Animali an- fibii e rettili. — Pesci. — Storia generale. — Storia partico­lare. — Storia dei pesci di diversi paesi. — Cetacei. — In­setti. — Introduzione, trattati elementari, sistemi di classi­ficazione. — Storia generale degli insetti. Storia partico­lare di varii inselli. — Storia degli insetti di differenti paesi.— Aracnidi. —Crustacei. — Insetti di mare e di fiumi, po- lipi, vermi ecc. — Molluschi. — Sistemi di classificazione, trattati elementari e storia generale delle conchiglie.— Sto­ria particolare delle conchiglie. — Storia delle conchiglie di differenti paesi. — Storia naturale de’corpi ohe percepi­scono dell’ animale e delle piante. — Storia naturale di differenti paesi. — di Europa > di Asia , Affrica ed Ame­rica. — Miscellanee di storia naturale. — Aborti della natu­ra , m ostri, prodigii, giganti. Gabinetti e collezioni di storia naturale.

s e z i o n e XI.

Medicina. — Storia della medicina e de'medici. — Storia dei sistemi di medicina antichi e moderni. — Trattati prò e contra la medicina ed i medici. Dizionarii, raccolte e biblioteche di medicina. — Trattati generali elementari. — Medici greci. — Medici latini antichi. — Medici arabi.*- Me­dici moderni di differenti nazioni che hanno scritto in latino , o nelle lingue viventi, e che le loro opere sono riuniti in un eorpo. — Anatomia. — Storia dell' anatomia ,

187

Page 777: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

e raccolte anatomiche. — Anatomici antichi e moderni. — Osteologia, necrologia, miologia, ecc.— Miscellanee di ana­tomia. — Fisiologia. — Trattati elementari e generali. — Trattati concernenli il corpo umano, le sue parti, i loro rapporti, usi e funzioni. — Fenomeni fisiologici.—Trattati generali e particolari su la generazione. -Ig iene.— Trattati generali e particolari su Y arte di conservare la sanità e di prolungare la vita. — Dietetica o trattati sul regime della vita, gli alimenti ecc. — Trattati sull'arte della cucioa e della credenza —Patologia. — Elementi, principii e trattati generali. — Terapeutica. — Trattati generali di medicina pratica. — Trattati su l'uso di diversi rimedii per la gua­rigione delle malattie. — Trattati su diverse mallallie. — Trattati sulle febbri. — Trattati sulle malattie epidemiche.— Trattati sulle malattie acute, putride, croniche ecc. *- Malattie verminose. — Trattati nslle malattie della pelle , de' tumori, delle ulcere e delle piaghe. — Trattati sulle malattie dei nervi, vapori, o della malinconia, malattie mo­rali, e rabbia. — Trattali sulle malattie della testa, del pill­inone, del cuore e del fegato. — Trattati sulle malattie ve­neree. — Trattali sulle malaltiè delle donne e del bambi­ni. — Trattati sulle malattie degli ospedali, delle genti di guerra e di mare. — Trattati sulle malattie particolari di alcuni paesi.— Medicina legaleMateria medica.— Trat­tati generali. — l>ell’uso di diversi medicamenti.—Trattali sui veleni, tossichi ed antidoli. — Segreti medicinali.*- Miscellanee di medicina. — Chirurgia. — Storia. -Trattali generali ed elementari.— Chirurgi antichi e moderni, clie le loro opere sono riuniti in un volume. — Trattati gene­rali d^Jle operazioni chirurgiche. — Trattali particolari di diverse, malattie ed operazioni chirurgiche. — Trattati gene­rali e particolari su l'ostetricia. — Miscellanee di chirurgia. ^Farmacia e Farmacopee. — Medicina veterinari e trattati di Ippiatrica. -

188

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SEZIONE XII.189

Matematiche e scienze dipendenti. » Storia delle mate • maliche. — Matematici antichi, greci, latini ed indiani. Dizionarii, elementi, trattati generali. — Opere di matema­tici moderni che hanno rapporto a più parti della scienr za. — Matematiche pure. — Aritmetica. — Algebra elemen­tare ed infinitesimale.— Geometria elementare e trascen­dentale, trigonometria. — Geometria pratica. — Logaritmo e tavole di uso nello matematiche.— Istrumenti di mate­matica. — Matematiche applicate.— Arte di congetturare* e calcoli di probabilità.— Meccanica, — Trattati generali.— Statica e dinamica. — Idrostatica ed idrodinamicà.— Idraulica. — Raccolte di macchine.— Astronomia. — Sto­ria.— Astronomi antichi.— Trattati elementari e generali.— Opere di astronomi moderni che hanno rapporto a di­verse parti della scienza. — Sistema del mondo, fisica e meccanica celeste.— Trattati particolari sul sole , su' pia­neti, loro satelliti, le stelle e le comete. — Osservazioni astronomiche.— Quadri astronomici.— Descrizione ed uso della sfera e degli strumenti di astronomia.— Atlanti ce­lesti.— Misure dedotte dalla grandezza della terra. — Trat­tati su il calendario.— Gnomonica ed orologeria Ottica, diottrica e catottrica.— Prospettiva.— Marina.— Sloria, dizionarii, trattali elementari e generali. — Costruzioni * manovre de’vascelli.— Navigazione e tattica navale.— Ta­vole d’uso per la navigazione. — Arte militare. — Storia e trattali delFfirle militare degli anltehi.— Trattati'gene­rali sull’ arte militare moderna. — Genio e fortificazione, attacco e difesa delle piazze.— Armi ed artiglieria.—Tat­tica.— Storia delle operazioni militari. — Cento eft ponti e strade.

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m• E lio n i XIII.

Appendice aUe scienze.

Filosofia occulta.— Trattati sulla cabala e la magia.— Trattati sulle apparizioni degli spirili, su' demonii, incan­tesimi ec.— Trattati prò e conlro della magia.—Divinazioni dei sogni, segni della mano, ec.—Fisiognomonia.— Alchi* tuia.— Storia dell’alchimia e collezioni di opere alchimi- che.— Opere degli alchimisti antichi e moderni.— Medi- cina 8pagirica e chimica. — Astrologia e predizioni a- strologiche.

ARTI E MESTIERI

Dizionarii e trattati generali.

se z io n e I .

Arte della memoria naturale ed artificiale. — Arte della scrittura colla poligrafia, stegonografia, tacheografia e telegrafia.— Arte della stampa.

SEZIONE II.

Selle arti.— Introduzione, storia , dizionarii e trattati generali.— Trattati relativi a diverse parti della teoria delle belle arti. — Iconografia; monogrammi. — Arte del dise­gno. ~ Pittura.— Trattati elementari e generali.— Trattati particolari sopra differenti generi di pittura.— Raccolte di stampe tirate da' quadri de* maestri, classificati per scuole.— Gallerie e gabinetti di quadri.— Raccolte di stampe ti­rate dai disegni.— Incisione.— Trattati generali e partico­lari .— Storia della incisione, dizionarii degli incisori e cata­loghi di incisioni.— Raccolte di stampe disposte per scuole.

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— Raccolte di costumi. — Scultura. — Architettura. — In* traduzione, dizionarii e trattati elementari. —Trattali gene­rali antichi e moderni.— Trattati particolari sopra differenti parti deirarchitetlura civile.— Raccolte e descrizioni degli edifici! antichi e moderni, giardini ec. — Arte del legna­iuolo, fallegname, magnano.—Musica.—Storia della mu­sica.— Autori antichi che hanno scritto su l'arte della mu­sica.— Trattati generali e particolari su l’arte della musica, la composizione, il canto.—Musica strumentale.

SEZIONE ni.

I r t i meccaniche e mestieri, — Pirotecnia, o arte del fuoco, della fonderia, vetraria.— Arti diverse.

s e z io n e IV.

Esercizii ginnastici.— Scherma.—Equitazione.—Nuota­tone ed arte di volare nell’ aria.— Rallo.— Caccia e pesca.

SEZIONE V.

Giuochi di società, di azzardo, e di calcolo.

4* CLASSE

BELLE LETTERE

Introduzione allo studio delle belle lettere e corsi di studii.

s e z io n e I .

Grammatica— Trattati sull' origine e la formazione delle lingue.-* Trattati sulla grammatica in generale. — Trattati

191

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comparativi delle lingue, alfabeti e dizionari! poliglotti. — Lingue orientali.— Lingua ebraica,—caldea, siriaca, e di Paimira,—egiziana o copta,—araba,—persiana e giorgiana,— turca,— armena,— etiopia, abissinia, e punica— Lingua greca.— Introduzione.— Trattati generali e particolari.— Lessici antichi e moderni.—Lingua greca moderna.— Lin­gua, latina. — Introduzione. — Trattati generali e partico­lari.— Dizionarii. — Lingua francese.— Trattati sull’ eccel­lenza e l’origine della lingua francese.—Etimologia della lingua francese e lingua romanza.— Trattati generali e par­ticolari di grammatica. — Dizionarii, — Dizionarii francesi­greci e francesi-latini. — Idiomi e dialetti in uso nelle differenti parti della Francia.—Lingua italiana. — Lingue spagnuola e portoghese.—Lingue fiamminga ed olandese.— Lingue tedesca e svizzera.—Lingue epirotica , illirica , ungarese ec.— Lingue settentrionali antiche, — Lingue set­tentrionali moderne.—Lingue inglese ed irlandese. — Dif­ferenti dialetti indiani. — Lingue giapponese , chinese, e tartara.—Lingua malese ec.—Lingue americani.

se z io n e II.

Rettorica.— Introduzione. — Retori greci ed armeni. — Retorì latini.—Retori francesi, italiani ed inglesi.

s e z io n e III.

Oratoria.— Oratori orientali.— Oratori greci.— Oratori latini.— Oratori latini moderni.—Oratori francesi, italiani ec.

se z io n e IT.

Poetica.— Trattati generali sulla poesia.

192

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103

Poeti, — Poeti orientali. — Poeti greci. — Trattati sulla poesia greca.-* Collezioni ed estratti di poeti greci.—Poeti greci antichi.— Poeli greci moderni.— Poeti latini.—Trat­tati sulla poesia latina. — Collezioni ed estratti di poeti latini.—Poeli latini antichi.^ Poeti latini moderni.—Storia, collezioni ed estratti di poeti latini moderni.—Poeli latini moderni di nazione italiana.— Poeli latini moderni francesi.— Poeli latini moderni tedeschi. — Poeti latini moderni fiamminghi ed olandesi. — Poeti latini moderni inglesi,— Poeti maccaronici.— Poeti francesi.-* Introduzione alla poesia francese.— Collezioni ed estratti.— Prima epoca dopo il^XII secolo sinoaVillon.— Seconda epoca dopo Yillon sino a Ifarot.— Terza epoca dopo Marot sino a Malherbe.— Quarta epoca dopo Malherbe sino ai noslri giorni.— Poesie di diverso genere.—Poemi sagri, epici, eroici, mitologici, didattici, descrittivi, erotici e scherzevoli.— Favole, conti ed idillii.— O d i, epistole, satire, epigrammi , madrigali.— Canzoni e conti.—Poesie lubriche e burlesche.—Poesie in dialetti.— Poeti italiani.— Introduzione alla poesia italiana.— Col­lezioni di poeti.—Poesie diverse.—Poemi sacri e morali.— Poemi epici , eroici e romanzeschi. — Poemi didattici, erotici e scherzevoli ec.— Favole, conti, poesie pastorali.— Stanze, epistole, satire ec.— Sonetli, inni, odi, ditiram­bi, epitalamii ec.~ Poesie burlesche e lubriche.— Poeti spa- gnuoli e portoghesi.—Poeti tedeschi, llamminghi ed olan­desi.— Poeti dei paesi settentrionali.- l’oeti inglesi e scoz­zesi.

se z io n e VI.

SEZIONE V.

Arte drammatica.* Introduzione alla poesia dramma*Voi. IL 25

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tica.— Autori drammatici greci.—Autori drammatici latini antichi.'» Autori drammatici latini moderai.— Autori dram­matici francesi.— Trattati sull'arte drammatica e sull* arte del commediante ; storia del teatro francese.— Collezioni di poeti drammatici francesi e stranieri.— Teatro francese.— Prima epoca. Misteri, moralità, farse e scioccherie. Pezzi antichi con data incerta.— Dopo il 1450 sino a io­ti elle.~ Seconda epoca dopo Jodelle sino alla fine del XVI secolo.— Terza epoca. Pezzi di autori che sono morti nel secolo XVII.— Quarta epoca. Autori morti c viventi dal principio del XVIII secolo sino ai nostri giorni. — Acca­dèmia di musica, teatri italiani, del melodramma comico, delle commediole interpolate di canti ecc. — Pezzi dram­matici storico-satirici.—Pezzi in dialetto. — Autori dram­matici italiani.—Opere drammatiche in lingua illirica. — Autori drammatici spagnuoli e portoghesi.—Autori dram­matici tedeschi, danesi e russi—Autori drammatici inglesi.

SEZIONE >11.

Mitologia. — Trattali generali antichi e moderni.—Fa­vole ed apologhi.—

s e z i o n e Vili. *, i

R o m a n z iStoria dei romanzi, e collezioni di romanzi.— Komanzi e conti arabi, persiani, turchi, indiani, e chi- nesi.—Romanzi greci.—Romanzi latini. ~ Romanzi fra cesi.— Romanzi di cavalleria.— Introduzione.— Romanzi di cavalleria della Tavola rotonda.— Romanzi di Carlo Maglio, di dodici Pari e di nove Prodi.— Romanzi degli Amadis,— Romanzi di cavalleria differenti delle precedenti classi.- Romanzi di differente genere classificati per ordine crono­logico. — Romanzi storico-satirici relativi agli amori di

19V

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diversi gran personaggi della storia moderna.—Poemi in prosa considerati come romanzi. — Romanzi di incanti e viaggi immaginar».— Conti e novelle in prosa.— Romanzi italiani.— Romanzi di differente genere. « Conti e novelle— Romanzi spagnuoli e portoghesi.— Romanzi tedeschi ec.— Romanzi inglesi»

se zio n e IX.

Facezie e pezzi burleschi. — Facezie scritte in latino. Facezie scritte in francese.— Facezie scritte in italiano.— Dissertazioni singolari, piacevoli e leggiadri su differenti soggetti.—Dissertazioni sull’amore.— Trattali singolari prò e conlro le donne. — Dissertazioni sulla preeminenza del sesso feminile.

SEZIONE X.

F ilo lo g ia Trattati generali di filologia. Dizionarii per la intelligenza degli autori antichi, e dizionarii di lettera­tura— Critica— Critici antichi greci e latini. —Critici mo­derni che hanno scritto in latino.— Critici generali e par­ticolari che hanno scritlo in francese, miscellanee di let­teratura.—Critici italiani, spagnuoli ed inglesi.-* Satire ed invettive.—Gnomici, sentenze, apoftegmi, adagi, provèr­bi!’, detti scherzevoli , Ana, spiritosi. Gieroglifici, sim­boli, emblemi e stemmi.

SEZIONE XI.

Poligrafi.— Poligrafi greci.—Poligrafi latini antichi,*— Poligrafi moderni che hanno scritto in latino. — Poligrafi francesi. — Poligrafi italiani.—Poligrafi spagnuoli e porto*, ghesi. Poligrafi tedeschi. — Poligrafi inglesi. * 1 Poligrafii svedesi, danesi ec.—Collezioni ed estratti di', opere di dif­ferenti autori, miscellanee e raccolte di pezzi.

195

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196SEZIONE XII.

Dialoghi e conversazioni.

se zio n e XIII.

Epistolarii.— Epistolarii arabi ed orientali, — greci, - latini antichi, — moderni chc hanno scritto in latino, - francesi,— italiani,— spagnuoli, portoghesi ec.—inglesi.

5* CLASSE

STORIA

se z io n e I .

Introduzione. Trattati sulla maniera di scrivere e di studiare la storia. Atlanti storici ecc.

s e z io n e II.

Geografìa.— Introduzione e dizionarii — Geografia antica. Geografia moderna.— Atlanti generali e carte particolari.

— Geografia marittima.

SEZIONE III.

Viaggi— Introduzione.- Storia generale e particolare dei viaggi.-Collezioni di viaggi. —Viaggi intorno al mondo.— Viaggi in Europa, Asia ed Affrica.-Viaggi in Europa, Affrica ed America.— Viaggi in Europa ed Asia. — Viaggi in Europa ed Affrica.— Viaggi in Europa ed in America.— Viaggi in Asia, Affrica ed America.—Viaggi in Asia ed Affrica. — Viaggi in Asia ed America. — Viaggi in Affrica

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ed in America.— Viaggi in Europa.— Viaggi in più parti dell’Europa , — in Francia, — in Svizzera,—in Italia , — in Spagna e Portogallo,—in Olanda, ne* Paesi Bassi, in Ale­magna ed in Ungheria,-in Polonia, Svezia, Danemarca, Russia ecc;—nell’ Isole Britanniche,—nella Turchia Euro­pea. — Viaggi in Asia. —Viaggi in differenti parti della Asia.—Viaggi nella Turchia Asiatica, in Siria ed in Pale­stina,— nell’Arabia,— in Persia e nell* Indie orientali,— nella China ed in Tartaria.— in Siberia e Kamlschalka. — Viaggi in differenti isole dell’Asia.—Viaggi nei mari e terre au­strali dell’Asia.—Viaggi in Affrica — Viaggi in differenti parti dell’Affrica.—Viaggi in Egitto,—in Barbaria, in Tu- nis , Algieri ecc. — Viaggi nella costa d’Affrica da Capo Bianco sino al Capo di Buona Speranza.— Viaggi al Capo di Buona Speranza ed in Cafreria. — Viaggi nell’ interno dell’ Affrica, in Nubia, Abissinia ec.— Viaggi nell’ isole di Affrica. — Viaggi in America.— Viaggi in differenti parti dell’America.—Viaggi allo stretto di Magellan, nel mare del Sud e nelle isole che vi si trovano.— Viaggi nell’Ame- rica meridionale.— Viaggi nelle isole dell'America meri­dionale.—Viaggi nelle isole Anlille,— nell’America setten­trionale, — allo slrelto ed alla baia di Hudson. —Viaggi intrapresi per trovare un passaggio nord-ovest nella parte settentrionale dell’Oceano Pacifico.

SEZIONE IV.

Cronologia.—Sistemi e trattali di cronologia generale. —Sistemi e trattati di cronologia particolare di certe epo­che e di certi popoli. — Cronologia storica, o la storia ri­dotta in quadri.

se z io n e V.

Storia universale antica e moderna. — Trattati parti­colari relativi alla storia universale.

m

Page 787: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Storia delle religioni e su p e rs tiz io n iSloria generale delle religioni.— Storia della Chiesa Cristiana.— Introdu­zione.— Storia generale e particolare , antica e moderna dèlia Chiesa Cristiana. — Storia ecclesiastica di differenti paesi. — Storia de’ Concilii. — Storisi de’ Papi, Cardinali e de* conclavi, — dell’ inquisizione, — degli ordini religiosi e militari, — Areligiosi regtfl;iri e de’canonici, — degli ordini di cavalleria istituiti per la difesa della Chiesa.—Vite dei martiri, de'santi ed altre persone celebri per pietà.—Sto­ria deluoghi santi, de’cimiteri, delle reliquie ecc.—Storia delle eresie e delle scisme. — Sloria e pratiche particolari di varie società conosciute còl nome di fratelli Rosa-Croce, Frammasoni, ecc.

SEZIONE VII.

Storia a/ntica. — Sloria delForigine delle nazioni.— Sto­ria generale e particolare di diversi popoli antichi.—Sto­ria degli Ebrei. —Sloria particolare de’Fenici, Babilonesi, Egiziani , Persiani ecc. — Storia generale e particolare della Grecia. — Autori antichi. — Autori moderni. — Storia generale e particolare del popolo romano e de’suoi im­peratori — Autori antichi. — Autori moderni.

SEZIONE Vili.

Sloria Bizantina, o del Basso Impero.

SEZIONE IX.

Storia mo dema, — Europa. — Storia generale dell'Eu- ropn cilla storia particolare di varie epache. — Storia di

mSEZIONE VI.

Page 788: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Francia. — Geografia e statistica antica e moderila .di que­sto paese. — Storia de’Celli e degli antichi Galli. — Qri- gine, costumi ed usi de’Francesi coi monumenti che vi hanno rapporto. — Storia generale. — Collezioni di opere relative alla storia di Francia. — Opere relative a diverse epoche. — Dissertazioni particolari. — Sloria particolare dei re di Francia sotto le tre dinastie sino al 1328. — Sotto la prima branca de’ Valois 1428 al 1498. — Sotto la seconda e lena branca de’Valois 1498 al 1589. —Branca dei Bor­boni; Enrico IV 1589 al 1610. — Luigi XIII. 1610 al 164? Luigi XIV 1643 al 1715. — Pezzi satirici relativi al regno di Luigi XIV, — Luigi XV e Luigi XVI sino al 1189. — Ri­voluzione 1189 al 1800. — Governo di Napoleone Bonaparte.— Ristaurazione. — Sloria delle regine di Francia. — Storia delle famiglie nate di sangue reale. Ceremoniale francese.— Miscellanee di storia politica di Francia, governi, ofllcii civili e militari, milizia, marina, monete ecc. — Storia par­ticolare delle antiche provincie e delle città di Francia. — Storia del Belgio contenente le antiche provincie del Bra- banlc, della Fiandra, di Hain^ut, di Namur, di Lussemburgo, de’ paesi di Liegi e di Olanda. — Storia del Belgio in ge­nerale. «— Storia particolare delle antiche provinole d«l Belgio. — Storia di Olanda. — Storia d'Italia. — Geografia, antichità, costumi ed usi. — Storia generale e particolare,— Savoia, Piemonte, Genova, Parma e Piacenza. — Milane, Mantova, ti Friolo, Venezia e Dalmazia. — Toscana ecc. — Stato della Chiesa. — Napoli e Sicilia. — Isole di Corfù , Zante, Sardegna, Corsica, e Malia. — Storia della Svizzera. —Storia di Spagna. — Sloria di Spagna sotto differenti domimi. — Storia delle provincie di Spagna. —Miscellanee di storia di Spagna. — Storia del Portogallo. —Storia delle isole Maiorca, Minorca ecc. — Storia generale di Alema­gna. — Storia degli imperatori di Alemagna .colla stqfia

199

Page 789: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

particolare delle case d’Austria e de* suoi Stati compresa l’Ungheria.—Antiche assemblee di Alemagna. — Sloria degli Stati del Re di Prussia colla storia delle città Anseatiche.— Storia deUa Grcm Brettagna e delYIrlanda. — Geogra­fia stalisticu, antichità, costumi ed usi.— Collezioni di an­tichi storici, croniche ed istoria generale. — Storia parti­colare di differenti regni. —Sloria metallica deiringhillerra.— Storia delle conlee e delle ci Ila d* Inghilterra. — Storia della Scozia e dell'lrlanda. — Storia generale de’popoli set­tentrionali dell’Europa. — Storia della Polonia. «-Storia di Danimarca e Norvegia. — Storia della Svizzera. — Sloria della Lnpponia, dell'lrlanda e di Groenland. — Storia del­l’impero di Russia. — Sloria generale deH’iinpero Ottoma­no. —Storia di alcuni popoli erranti che percorrono l’Eu­ropa. — Asia. — Geografìa e storia di differenti popoli d’A­sia. — Storia degli Arabi, Saraceni ed Armeni. — Storia di Persia. — Storia di differenti contrade dell* India, del Mo­gol ecc. — Storia della China, de’Tarlari ecc. — Storie delle isole dell*Asia. — Miscellanee di storia dell’Asia e dell'A- merica. — Affrica. — Storia generale. — Sloria dell’Egilto. — Sloria degli Stati Barbareschi, dell’ Etiopia ecc. — Storia delle isole di Affrica. — America. —Storia generale.— Sto­ria del Perù, del Chili, del Paraguai, del Brasile, e di Caienna. — Storia del Messico, della California, della Lui- giana, della Florida e degli Stati-Uniti. — Storia delle isole Antille.

s e z / o n e X.

Storia deUa cavalleria e della nobiltà, colla storia araldica e yeneologica.

s e z io n e XI.

Antichità. — Dizionarii, trattali generali e miscellanee.

200

Page 790: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Costumi ed tu*. Usi religiosi dagli antichi in gene­rale.** Usi civili e militari. Monete, pesi e misure dagli antichi. — Usi religiosi, civili e militari degli Ebrei, degli Egizii e degli antichi popoli orientali. — Usi religiosi, ci­vili e militari de* Greci. Usi religiosicivili e militari de* Romani. — Usi religiosi, civili e militari de'GalU e di altri antichi popoli. — Monumenti antidivi. Raccolte di monumenti antichi di ogni genere. — Descrizioni di musei e delle collezioni di antichi monumenti. — Monumenti an­tichi di ogni genere trovali in Ercolano e Pompei.— Mo­numenti di architettura, ed altro di differenti paesi.— Obe­lischi, piramidi, colonne, archi trionfali. — Pitture» Mo? saici. w Sculture. — Pietre incise. ^V asi. — Strumenti, jno* bili, lampade, suggelli ecc. — Numismatica. — Introduziopf e trattati generali. — Raccolte e gabinetti di medaglie, -r Medaglie di popoli, di città, di re e di uomini illustri. — Dissertazioni sulle medaglie particolari. — Iscrizioni e mar­mi. — Introduzione allo studio delle antiche iscrizioni. — Collezioni di iscrizioni e m arm i.Iscrizioni Fenicie, Chi- nesi, Greche, Latine ecc.

SllfOJtE XII.

Storia letterària. — Introduzione. — Storia generale e particolare delia letteratura. — Storia delle llftgue e diplo­matica. — Storia generale delle scienze 0 dejje arti.— Sto­ria dette dotte society e delle università,

SEZIONE XIII.

Bibliografia. — Introduzione. Trattati generali su’libri e le biblioteche. — Storia della slampa. — Dissertazioni sull’ origine della stampa. — Storia delle produzioni del primo secolo della stampa. ~ Storia della stampa in dftfò*

Voi. Ih 26

I t i

Page 791: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

centi paesi. — Dissertazioni relative a qualche parte della storia della stampa. —Bibliografi generali. —Bibliografi che hanno scritto sugli autori anonimi, sulle opere condan­nate. — Bibliografi nazionali.— Bibliografi degli ordini re­ligiosi. — Bibliografi professionali. — Bibliografi periodici,0 giornali lelterarii. — Cataloghi di manoscritti delle biblio­teche pubbliche e di gabinetti particolari. — Cataloghi di libri delle pubbliche e private biblioteche.

s e z io n e XIV.

Biografia. — Biografia universale antica e moderna. — Biografia antica. — Biografia moderna. — Raccolte di vite, ed elogi di uomini illustri nelle scienze, arti e lettere.— ▼i te ed elogi di uomini illustri nelle scienze e lettere coordinate per nazioni.*- Vite ed elogi di artisti celebri.

s e z i o n e XV.Estratti storici.

Ho vululo esporre nel presente capìtolo1 più comuni sistemi tenuti da diversi biblio­grafi nella classificazione di una biblioteca per servire di aiuto di memoria a coloro che pro­vetti sono nello studio bibliografico, non che a quelli che a tale scienza vogliano addirsi, acciò abbiano una sicura guida nella coordinazione di una biblioteca e nella formazione dei ca­taloghi della stessa.

Trascriverò quindi nel capitolo seguente il sistema bibliografico tenuto nella nostra co­munale biblioteca*

*09

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CAPITOLO QUARTO

Sistema tenuto nella nostra Comunale biblioteca

Volendo fare conoscere la erroneità del si­stema bibliografico tenuto nella nostra Comu* naie BjJjlioteca mi è piaciuto fedelmente tra­scriverlo , sì come trovasi inserito nella pa­gina X del \ volume del catalogo di detta biblioteca che porta il seguente titolo Indice topografico ed alfabetico della biblioteca del Co­mune di Palermo in 8. voi 3. Palermo 4855 e seguenti ; riserbandomi di esporre nel se­guente capitolo gli imperdonabili errori com­messi dal compilatore di detto catalogo e dei- Perroneo sistema nella stessa tenuto.

CLASSIS PRIMA

HISTORIA

I. XXXVIII. Archaeologia. *II. XXXIX. Archaeographia.III. XL. Geographia.IV. XLI. Chronologia, Historia universali»* ltio-

graphia, Genealogia.

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V. XLII. Historia velus.VI. XLIU. Historia romena et byiantina.VII. XLIV. Historia italica in genere.Vili. ) Historia italica in specie.IX. | XLV. Historia neapolitana.X. Historia sicula in genere.XI. XLVL Historia sicula la speeie.XII. XLVII. Historia gallica.XIII. XLVIII. Historia universali recens , et bisWria

diversarum nationum.XIV. XLIX. Historia Iiferaria.XV. L. Bibliographia.

CLASSIS SECUNDA

SC1EHTIÀE ET ARTES

XVI. Ideologia et pbilosophi yeteres.XVlI. Èthica.

LL Philosophia.xvni.i 2. Lf. j Mathesis pura*XIX. J ( Mathesis mixta.XX. U t. Physica et chymica.XXL i Historia naturalis in genere, Geologia,

Minérologia.XXII. LIII. Zoologia.2.XXII. Botanica, Agricultura, Pastoricia, Vete­

rinaria, Cynegetica Halieutica.XXIII. LIV. Technographia, Artes liberales, Ars mi-

litaris, GymnasUoa, PhUosophia oo* culta, Ludi.

XXIV. Medioma in genere, Aanatomia, Physio-logip, Alienali# mentalis.

Page 794: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

XXV.

XXVI.2.XXVI.

XXVII.

xxvm.

XXIX.XXXXXXI.XXXII.XXXIII.*XXXIV.XXXV.XXXVI.xxxvn.

Pttfhòldgta, Cl)fti€a , Nosologia, Seme­iotica, Hygicne, Politia medica, Medi­cina legalis.

LV. Medicina physica.Chirurgia.Therapeutica, Materia medica, Toxico-

logia, Pharmacia, Diaria literaria.2.LV. Chirurgia, Therapeutica, Materia medica,

Toxicologia, Pharmacia, Diaria lite- rana.

CLASSIS TERTIA

JURISPRUDENTIA

Jurisprudentia in genere, Jus naturae, Jus criminale*

. Jus publicum, (Economia politica, Constitu- tiones.

Jus genlium, Foedera, Legationes.Jus romanum vetus.Tractalus varii.Jus forense.Jus municipale vetus.Jus gallicum et diversanun nationum.Jus municipale receos.Allegationes, Diaria et miscellanea.Jus ecclesiasticum.

KB

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K t

•LX1V.LXV.LXVI.LXYII.

LXVIII.LXIXLXX.

LXXI.

LXXIf. ì LXX III. 5rxxiv.LXXV. LXXYI. LXX VII. LX XVIII. LXX IX. LXXX.

LXXXI.

LXXXII.}LXXXIIIfLXXXIV.LXXX V..LXXXVI.LXXXVII.LXXXVIII.

CLASSIS QUARTA

THEOLOGIA

Prolegoinena biblica.Bibliae ebraicae, graecae eie. et polyglottae» Bibliae lalinae.Bibliae itali cae, gallicae, anglicae, germani-

cae eie.Intcrpretes Veteris Testamenti in genere. Interpretes Veleris Testamenti in specie. Versiones et interpretes Novi Testamenti in

genere.Versiones et interpretes Notì Testamenti in

specie.

Àrchaeologia biblica

Prolegomena Sanctorum Patrurtl. Bibliolhecae Patrum.Patres saeculi I, II et III.Palres saeculi IV.Patres saeculi V.Patres saeculi VI usque ad XIII saeculum, Scriptores ecclesiastici.Miscellanea ecclesiastica, lexica. Diaria li-

teraria.

Theologia dogmatica.

Theologia thomistica.Theologia scholastica.Theologia heterodoxa.

Theologia polemica.

Page 796: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

LXXXIX.xc.XCI. I XCII. ]xeni.xciv.xcv.xcvi.XCVII. XCVII1. XCIX. c .

CI.CII.CUI.CIV. CV.

evi. )CVII. ) CVIII. I CIX. ]ex.CXI.CXIV.cxm.

CXIV.CXV.cxvi.CXVJI.

Theologia catechetica.

Theologia apologetica.

Libri liturgici. sInterpretes librorum liturgicorum.Theologia moralis in genere.

Theologia moralis in specie:

Theologia moralis casistica, QuaestionesThee- logicae morales.

Oratores sacri latini.Oratores sacri italici anteriores.Oratores sacri italici saeculi XVIII e XIX. Oratores sacri gallici, hispanici, anglici,

germanici.

Ascetici latini.è

Ascetici italici anteriores.

Ascetici italici saeculi XVIIL e XIX. Ascetici gallici.Ascetici hispanici et anglici.Historia ecclesiastica in genere, et historia

Pontificum, et Cardinalium.Historia ecclesiastica in specie.Historia ordinum religiosorum.Biographia sacra.Antiquitates sacrae.

Page 797: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

CLASSIS QUINTA

HUMAN IQRES LITEBjE

cxviu. Gramatici et lexiea.CXIX. Ars rhetortea, Oratore* graeci et latini.cxx. Poetae graeci.CXXI. Poetae latini.CXXII. Poetae italici anteriores.CXXIII Poetae italici saeculi XVIII. e XIX.CXXIV. Poetae gallici, anglici, hispanici, germanici.

CLASSIS SEXTA

POLTGRAPHIA

CXXY. Encyclopediae, PoJyanteae, lexica universa-lia, Polygraphi graeci et latini.

CXXYI. Polygraphi italici anteriores.CXXVII. Polygraphi italici saeculi XVIII. e XIX.CXXVIll. Polygraphi gallici.CXXIX. Polygraphi anglici, hispanicit germanici.cxxx. Itinerantes.CXXXI. Sono le eoanzie di supplemento d'eW ordineal CXXXVI. superiore.CXXXVIf. Diaria literarfa Ialina et italica saeculi XVIII.CXXXVIII. Diaria lìteraria italica saeculi XIX.CXXXIX. Diaria lUerarra gallica saeculi XVIH.cxl : Diaria lileraria gaelica saoculi XIX*CXLI. Diaria literaria anglica, germanica.CJTLlf. Acta academica saeculi XV111.CXXIII. Acta academica saeculi XIX.

A P P E N D I XCXLIV. Editiones saeculi XV.CXLV. Editiones aldinae.

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CAPITOLO QUINTO

Érrori imperdonabili del sistema bibliografico tenuto nella nostra Comunale Biblioteca

Non v’ ba dubbia che la più difficile cosa □ella scienza bibliografica sia il sistema dé te­nere in una biblioteca* Vero si è che una moltjr plicitè di differenti sistemi sino ai giorni nostri sono comparsi; e cbi più, chi noeno presen­tano {loro compatibili .difelli, perchè non può giammai verificarsi perfezione nelle umane opere. Ma non si osservano degli errori $i ma­teriali che meritano l’epiteto d’imperdonabili come nel sistema tenuto nella .nostra Comu­nale Biblioteca. Il che or ora vedremo.

L’autore dei sistema divide tutta la biblioteca, come nell'antecedente capitolo abbiamo osser­vato , in sei classi. La prima la dedica alla storia, la quale suddivide in quindici branche, due delle quali destina all'archeologia ed al- l’archengrafia, ed omelie la sloria ecclesiastica ed i viaggi. La prima la colloca alla fine della

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teologia, e la seconda la dimentica assoluta­mente.

Poteva dispensarsi Fautore del sistema di suddividere in due branche ranlicliilà & de­dicarne piuttosto una ai viaggi, perchè omet­tendo questa si verifica che volendo qual­che studioso consultare o studiare un viaggio, non conoscendo ove sia collocato è mestieri svolgere tutta la* intiera classe della sloria per ritrovarlo, se vi sia, e necessità richiede di sprecare più tempo di quanto forse si aveva questi prefisso impiegare allo studio di tale opera.

Deir ugual modo chi potrebbe supporre es sere collocata la sloria ecclesiastica nella classe della teologia? certo nessuno può imaginarsi che Fautore avesse dato tal posto alla storia ecclesiastica. %

La secónda classe contiene le scienze ed arti: e nella suddivisione dedica la ventesima se­conda branca alla botanica , agricoltura , pa­storizia, veterinaria, caccia e pesca. Nella ven- tesimalerza/ branca colloca la tecnografia, le arti liberali, l'arte militare, la ginnastica, la filosofia occulta ed i giuochi. Si conosce da ognuno che la botanica, l'agricoltura, la pa­storizia , e la veterinaria appartengono alle

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scienze, e delFuguàl. modo la pesca e la cac- eia alle arti ginnastiche, .Intanto Fautore fa seguire la caccia e la pesca dalla tecnografia, dalle arti liberali , dall’ arte militare , dalla ginnastica, e finalmente dalla filosofia occulta e dai giuochi.

Da ciò si osserva che dopo la veterinaria, la quale è una scienza, colloca la caccia e la pesca che forrnan parte delle arti meccaniche; queste vengono seguile dalle arti liberali; indi dall’arte militare che forma parte delle scien­ze; a questa siegue la ginnastica che appar­tiene alle arti meccaniche e mestieri, ed in questa dovrebbono comprendersi la caccia e la pesca; alla ginnastica fa seguire la filoso* fia occulta' che appartiene alle scienze; final­mente questa viene seguita dai giuochi, ai quali spetta ij posto alla fine delle arti mec­caniche e mestieri. Può quindi ògnuno giudi­care essere questa seconda classe suddivisa in modo da formare un informe zibaldone per non dire un pasticcio di grasso e di magro.

La terza classe comprende la giurispruden­za : e nella seconda branca dopo il dritto pub­blico colloca la economia politica che fa se­guire dalle costituzioni. Quale rapporto ha la economia politica colla legislazione e giuris­

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prudenza ? qual nesso può avere col diritto pubblico e colle costituzioni ? nessuno. Asse* gnata una branca separata alla giurispruden­za, avrebbe dovuto collocare V economia po­litica nelle scienze, e segnatamente dopo la politica.

La teologia occupa la quarta classe, nella quale comprende erroneamente ^a storia ec­clesiastica, come abbiamo osservato.

Finalmente la quinta classe contiene le belle lettere che suddivide in sette sole branche, cioè:!, grammatica e dizionarii; 2. arte ret­torica, oratori greci e latini; 5. poeti greci; é. poeti latini; 5. poeti italiani antichi; 6. poeti italiani del secolo XVIII e XIX; 7. poeti fran­cesi, inglesi, spagnuoli e tedéschi, e con que­ste sette branche termina la suddivisione delle belle lettere. E l'arte drammatica? le favole ed apologhi? i romanzi? le facezie e pezzi bur­leschi? la filologia? i dialoghi e conversazioni? gli epistolarii? Che questi forse non formano parte delle belle lettere? Nessuna branca a lali rami di letteratura si è assegnata dalfautore del sistema. Ciò importa che volendo uno stu­diare, o consultare un libro burlesco, un roman­zo, iin’opera di filologia uopo è che percorra tutta la intiera classe delle belle lettere, e forse

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(ulto l’intiero catalogo composto di tre volumi di pagine 1000 eirca ciascuno, onde potere tro­vare un libro per istudiarlo o consultarlo. E questo per lo erroneo sistema, come ancora per essere i libri in tal modo collocali nelle branche e classi che loro non appartengono, come or ora osserveremo. Tale ostacolo agli studii fa sì che la nostra sventurata biblio­teca viene poco o niente frequentata dogli stu­diosi; mentre non dovrebbe esser così, essendo la stessa fornita di un ricco numero di volumi capace a soddisfare le brame della maggior parte degli studiosi per così progredire nelle scienze lettere ed arti.

Questo è quanto ho di volo osservato riguar­do al sistema; passeremo ora a notare le imper­fezioni del catalogò.

La più interessante e difficile cosa in una biblioteca è di essere fornita di un buon cata­logo: e da questo dipende la conoscenza della esistenza de" libri che si posseggono e la faciltà di ritrovarli nel posto che loro spelta; al con­trario un erroneo catalogo forma il maggiore ostacolo al progresso, perchè non polendosi trovare i libri che voglionsi studiare per la inesattezza del cataloga, collocandoli nelle branche o posti che loro non ispeltàno, tali

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libri non vengono mai studiali o consultati e si reputano perduti pel pubblico.

Il catalogo della nostra sventurata biblioteca è erroneo a segno che le mende sono imper­donabili, come mi accingo a dimostrare.

Il primo errore è nel frontispizio che porta il titolo : Indice tipografico alfabetico; mentre è prettamente topografico e non mai alfabetico.

La cosa però che più interessa si è quella di avere abbandonato, anzi soppresso gli antichi cataloghi generali e per materie in ordine di alfabeto, per avere l'autore dato una nuova divisione alla biblioteca ed una differente col- locazione ai libri in quei posti che egli sognava convenienti. Così per ritrovare un libro uop’è spesse volte percorrere tutto intiero il nuovo catalogo, come per esempio volendo consul­tare l’opera che porta il titolo Conformità delle cerimonie chinesi con l9idolatria greca e roma­na, che Fautore colloca nell’archeologia, sarà quasi impossibile il trovarlo. Imperciocché chi potrebbe supporre essere tale libro collocalo nell’archeologia, mentre gli spella il posto nella sloria delle religioni e superstizioni?

Or essendo tale catalogo pieno zeppo di im* perdonabili errori, e non essendo mia intenzio­ne tutto passarloa rassegna, non comportandolo

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un Manuale, mi sono contentato marcare irai mollissimi, una parte degli stessi nella sola prima classe cioè nella sloria, fasciando alla discrezióne deMeltori le correzioni da fare nelle altre classi.

Si trova collocalo nella prima classe della sloria e segnatamente nella branca destinala a 11’archeologi a Topera di Pelili (Sam.) Miscel• laneorum libri novem, in quibus varia veterum scriptorum loca, quephilologiam, hi$toriamtphi- tosophiam, chronologiam spectant; mentre lale opera appartiene alla filologia e segnatamente alla classe degli autori critici moderni che hanno seritto in latino. Trovasi aneora collocata nella stessa branca dell’archeologia l’opera di Pietro Lebrun Storia critica delle pratiche su­perstiziose. Chi ignora appartenere tuie opera alla storia delle religioni e superstizioni? il solo autore del catàlogo. Trovasi ancora collocata nella nrcheografia Toperadi Lupi (Marii) Codex diplomatica eivilatis et ecclesiae Bergomalis, che avrebbe dovuto occupare il posto nella storia d’ balia.

Nella branca della geografia &i trova l’opera di Salmon, Stato presente di tutti i popoli del mondo. Tale opera non ha nessuna analogia eolia geografia, ma avrebbe dovuto piazzarsi

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nella sloria universale moderna. Trovasi an­cora nella slessa branca V opera di Ferrarlo il Costume antico e moderno di lutti i popoli antichi e moderni provato coi monumenti del- rantichità. Quale rapporto ha colla geografia late opera ? nessuno. Il posto da occupare è quello delle antichità, ovvero dell’archeologia. Trovansi ugualmente collocate nella branca della cronologia, storia universale, biografia e genealogia le opere di Millol Histoire de France e 1’ altra dello siesso autore Hisloire d* AngUterre, l'opera di Clinton Fasti Ellenici. The d v il, and literary cronologi) of £réj|r, l'opera di Usserio A tinaie* veteris et novi Te• slamenti. Nella branca della Sloria antica fi­gurano le opere di Pluiarco Fifc degli uomini illustri; Laulier, Voysge d'Antenor en Grece; e quest’ultimo appartiene all? belle lettere, e segnatamente alla branca dei viaggi imma­ginarli. Si trovano ancora nella stessa branca della storia antica le Vile di Cornelio e gii Opuscoli di Plutarco.

Nella branca della Storia romana e bizan­tina compariscono le Lettere di Cicerone a Bruto. Nella bianca della Sloria generale d'Ita­lia si trova piazzato il romanzo di Stael-Hol- stein la Corinna oC Italia. Nella branca della

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sloria di Napoli F opera di Rodriquez Descri­zione del viaggio a Rio de Janeiro della flotta di Napoli„ Nella Storia particolare di Sicilia si trovano piazzati il romanzo di Ondes Reggio titolato Giovanni Barresio signore di Militello, l'altro di Didier Carolina in Sicilia, l'opera di Grysaris de Dorienstum comoedia quaestiones; le Epistole di Falaride; il romanzo di Linares titolato Maria e Giorgio, o il cholera in Pa­lermo; il Fichera Trattato su diverse acque mi­nerali di Palermo, F opera di Rovere che porta il titolo di Memorie storiche ed economiche so- pra la moneta bassa di Sicilia, l'opera di Gra­no titolata lnscriptiones et carmina, il romanzo di Milo Cuggino titolato II caso di Sciacca. Chi non conosce lali opere tutte non doversi collo­care nella storia particolare di Sicilia? il solo autore del catalogo.

Nella branca della storia di Francia si ve­dono T opera di Micbaud Storia delle Crociate che appartiene alla classe della storia generale moderna di Europa colla storia particolare di certe epoche, quella di Botlin, Statistique an• nuelle de l9industrie, l'altra di D\Ao\.,Annuaire général du commerce et de Vihdustrie; V opera titolala: Statistique gènerale et particulière de la France, et des ses colonies, l'opera titolata: Isti-

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tuzione, riti e cerimonie dtU' ordine dei Francs• Magona, ossiano Uberi Muratori.Tutte opere che propriamente non possono dirsi storia di Fran­cia.

Nella branca della Storia universale moder­na e di diverse nazioni si trovano registrate le seguenti opere tulle estranee alia detta bran­ca. Heeren, Manuel du systèrne politique des èiats de f Europe, Siael-Holslein, Y Aiemagne romanzo; Marlens, Cours diplomatique, ou ta- bleaux des relations exterieures des puissances de VEurope e^c. Bolingbroke, Letlres historiques, politiques, philosophiqucs ecc. conte neri l le se­cret des nègociations de la paix d' Utrecht etc; Mich, la richesse de VBollando, ouvrage dans le quel on expose C origine du commerce, et la puissance des /follandois etc. Dupin, Discours et lecons sur l'industrie, le commerce, la marine el sur les spiences appliquees aux arls; S«*yberl Annales statistiques des Etats-Unis; Campany y de Monipalau, Memorias hisioricas sobre la marine, comercio y artes de V antiqua ciudad de Barcelona ; Betzki, les Plans et les sta- tuts des differenti etablissements ordonnès par S.+ M. imp. Catherine 11 pour C èducalion de la jeunvsse; Thomas (Arlus), le Triomphe et vicloire de la Croix conire. les erreurs de Maho•

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met. Discours au q\iel les impertinences de C Alcoran sont dèiftonstrées et que' le signe de nostre rèdemplion rogne encore triomphant sur les trosne ile ses ennemis; Ma (te! Ignalii Loìolae vita; De cullu Confucii ettprogenUorum apud Slnas. Mirabeau, Essai sur la secte des illumìnèsA1 lettore potrà ben giudicare se' tali opere appartengono o pur no nella branca ove sono collocate.

La branca della Sloria moderna universale e di diverse nazioni è seguila da quella della Sloria letteraria, la qliale è un vero pasticcio di magro'e di grasso, come or ora vedremo.

Figurano nelle stesso, opere di ogni genere non escluse le vite degli uomiiti celebri nelle scienze, lettere ed arti colle loro opere, e le storie di ogni scienza; vai quanto dire della filosofìa, teologia, medicina, malemalica, fisica, astronomia ecc.

Vero si è che la biografia dei letterati ed artisti, come ancora le storie delle scienze pos­sono appartenere alla storia letteraria. Ma è pur vero che una volta assegnala una branca alla biografia le vite tulle degli uomini cele­bri nelle scienze, leltere, arti ecc. debbono ne- cessarianienie ivi collocarsi; e deU’ugual modo una volta assegnala una branca a ciascuna

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scienza, la storia ed i dizionarii della stessa debbono necessariamente collocarsi in princi­pio come introduzione di quella scienza, alla quale appartengono e non mai nella storia let­teraria, perchè tali libri collocati in quest* ul­tima branca farebbero nascere V inconveniente che volendo uno consultare o studiare la vita di uno illustre personaggio nelle scienze, let­tere, arti ecc. ovvero la storia di una scienza, certo questi va a riscontrare la branca della biografia e di quella scienza di cui vuole co ­noscere la storia, e non mai nella storia let­teraria per essere loro assegnale le partico­lari branche, e non trovandole ritiene che la biblioteca non le possegga. E in questo modo tali libri non verranno mai consultati o stu­diati e resteranno perduti pel publica.

Figurano ancora nella slessa classe tra le molte opere estranee alla storia letteraria le seguenti: Winkelmann, Storia delle arti presso gli antichi; Napione,Monumenti dell1architettura antica; Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno; Benileii, Opuscula philologica disserta- tionem in Phalaridis epistolas ; Portalis , De rasage et de l’abus de l’èspril philosophique du­rarli le XVII/siede; SlexvùvliEssais philosophi- ques sur les syslemes de Locke, Berkeley ec,;

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Oli, Hegel et la philosophie allemande; Schei* ling, Systerne de Uidealisme trascendentale; Co* lebrooke, Essai sur la philosophie des Hindous; Orlolan , Histoire de la legislation romaine ; Sillig, Catalogus artificum si ve architecti, scul* ptores,pictores ecc.; Choran, Dictionnaire histo• rique des musiciens artistes et amateurs ecc.; Berlini Dizionario storico-critico degli scrittori di musica; Observations critiques sur l'ouvrage intitulè le Genie du christianisme de Chateau­briand; Delambre, Rappoìi historique sur les progres des sciences mathematiques depuis 1789 etc.; Cuvier, Rapport historique sur les progres des sciences naturelles depuis 1789; Rousselot Etudes sur la philosophie dans le moyen-age; Boechk, Economie politique des Atheniens; Du- cazelle Grece, Italie, enfance% progres, deelin et renaissance de la statuaire et de la peintu• re; Gnlluppi; Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia; Lerminier, Introduction generale à r histoire du droit romain; Hugo, Histoire du droit romaine, Pasloret, Historie de la le* gislation; Baldinucci, Vocabolario toscano del V arte del disegno; Gaye Carteggio inedito di artisti dei secoli XIV, XV e XVI; Spolorrtò, Codice diplomatico Colombo-Americano, o sia raccolta di documenti originali e inediti spet-

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tanti a Cristofaro Colombo, alla scoperta ed al governo dell America: Dupin, Nouvelle bibita- theque des auteurs ecclesiastiques etc.; Haller, Bibliotheca mediceae practicae; Idem Bibliothe• ca chirurgica; Bertololti, Serie di vile e ritratti dei famosi personaggi degli ultimi tempi; itfon- lucla,Storia delle matematiche; Delambre, Sto­ria dell*astronomia; Galileo, Lettere memorie inedite; GoSselin, Becherches sur la gagrophie syslematique des anciens; Idem geographie des Grecs analysée ec. ZuvhtDisserlazioni di Marco Polo e di altri viaggiatori; Passeri, Vite dei pittori, scultori ed architetti ecc.; Temanza , Vite dei più celebri architetti e scultori vene• ziani; Vasari, Vite dei Pittori ; Serie di vite e ritratti di uomini illustri toscani con gli e lo- gii storici de9 medesimi; Argelaii, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium ; Titon du Tillel, le Parnasse francois; Terrasson, Histoire de la jurisprudence; Mangiti, Bibliotheca smpto- rum medicorum; Cave, Scriptorum ecclesiasti- carum; Le Tombe ed i monumenti illustrati dItalia, descritti e delineati con tavole in ra­me; Swifl, Le conte de Tonneau, contcneni tout ce que les arte et les sciences onl de plus sublime ecc. ; Caielani Besponsio apologetica prò Joanne Gerson ecc. Bcllarmini de seri-

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pluribus ecclesiasticis; Baldassarri, Vite degli autori allegati nei libri della sagra, liturgia ; Baschi n i , Descrizione delle pitture della città di Venezia; Bardi, Dichiarazione di tutte le storie che si contengono nei quadri posti nelle sale del palagio ducale di Venezia; Dizionario storico degli autori ecclesiastici ; Malvaslra , Discorso sopra le vicende del dritto romano ; Clerc, Storia della medicina; Eloy Dizionario storico della medicina; Vedriani, Raccolta dei pittori, scultori ed architetti modenesi più cele­bri, nella quale sì leggono le opere loro insi­gni e dove l'hanno fatto; Verci, Notizie intorno alla vita ed alle opere dei pittori, scultori ed intagliatori della città di Bassano; Dupin, Ri- bliotheque des auteurs separez de la commu- tìion de Veglise romaine du XVI e XVII sic* de; Sprengel, Storia della medicina; Thomasii Naevorom jurisprudentiae romanae antijustinìa• neae; Chrisl, Dictionnaire des monogrammes, chiffres, lettres initiales, logogrhyphes% rebus, cc. sous les quels les plus celebres peintres, graveurs et dissineateurs onl desine leurs noms; Satani, Historia critica theologiaé dogmaticae et ma- ralìs; Biographia degli uomini illustri di Na­poli; Jorio, Storia del commercio e della navi­gazione ; Reismelè, Histoire generale de la

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marine; Erizzo, Trattato detCistrumento e via inventrice; Pope Blount, Censura celebriorum auctorum ecc.; Brencmanni, Historia pandecta* rum; Panziroli, De Claris legum interprelibus: Orlandi, Abecedario pittorico ed una moltitu- dine di alire opere che non apparlengono alla classe della storia letteraria e che lungo sa­rebbe tutte enumerare.

Finalmente l'ultima branca della prima clas­se dedicata alla sloria Fautore la destina alla bibliografia, ed ancora questa branca non va esente di imperdonabili errori, con tulio ciò che T autore abbia studiala ed esercitata la bibliografia, e si vedono in questa branca re­gistrale opere che per nessun verso alla stessa apparlengono, come per esempio 1* opera di Jourdan, che porta il litoio Recherches criti• (jucs sur Vage et lf origine des Iraductions la- tins d* Ari slot e et sur des cornmentaires greci ou arabes employes par les docléurs scholasti• ques. Chi non couosce che quest'opera appar­tiene ai filosofi antichi ? il nostro autore.

Si vedono ancora collocale in delta branca le collezioni pubblicate da Matranga e da Hai, cioè Matranga, Anecdota graeca e mss. biblio• thecis vaticana, angelica, barberiniana, volti- celliana , medicea , vindobonensi deprompla ;

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Mai, daswomtm ùuotorum e vaticanis codivi- bus ediUxtum; klem, Scn'ptomm veierum nova eotlectio i vaticani# todiciòus edita.

Tali collezioni altro non contengono die hi pubblicatone di varii codici e patimsesli inediti *éi'aiilori e I assiri deiroiiiichita greche lattili «he «wlervamì péUe aopra indicai* biblioteche; le quali pubbKca&loni qano la Re* pubticxt di Cicerone, i frammenti di 'Diodoró, gU Opuscoli ,e fiwntntenii .medili >cli Oritoasios di Vewiislo, di Virgilio Giammai i co, di Tzétaà; di Rrodide , di Oos imitino Grammatico , di lgittrio Diacono * Ru fo ,. Proctip*© , <Jj>rgtfÌ0 Mafaioile, Sallustio, Archimede, Aristide', E«* sebio , jJi<n>é , $Wie ,• Dionisio Àliòan^asseo, S. Ambrosio .ecc.

Ora quéste collezioni , (ali autori e i loro scrini quale rapporto hanno colta bibliogra*

nessuno. Ma senza tema di errare <pos- .sìam dire, che lor compete il posto fri poiS- ■grafi e segnatamente nella branca delle icoi- lezioni od estraiti di opere d*i differenti;autori, miscellanee «e raccolte di ‘pezzi , e Don moi mila bibliografia; perchè seguendo1 il orstemà del nostro autore dvvebbmto itavtito ancaria collocarsi nella branca'della bibliografia tulle Je ipubblioaeioni «òi ogni oedic«, e le«oit«2toRi,

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come Muratori, Rerum llalicarum scriptores; Baluzio, Miscellanea ecc., ed in tale caso quasi (ulte le opere apparterrebbero alla bibliogra­fia.

Si incontrano ancora nella stessa branca della bibliografia le seguenti opere: Reimmanni, Idea systemaiis aniiquitatis literariae genera- lioris, et specialioris; dello stesso autore An­tiqui tates literariae AEgyptiorum ; Heumanni Compectus reipublicae literariae; Du Pin Me- thodus studii theologici, etc.; Saxi Onomasti- con literarium; Morhofii Polystor literarius, philosophicus ece. F ic k e r , Manuale della Mo­ria della letteratura classica antica; Buddei Isagoge Historico theologica ad iheotogiam u niversam ecc. e molte altre opere, che io nessun modo appartengono alla bibliografia e che lungo sarebbe enumerarle.

Ognuno che sia o no bibliografo può ben decjdere degli errori da me sopra marcati, e di tutti gli altri che per brevità ho lascialo tanto nel sistema bibliografico tenuto nella nostra comunale biblioteca, come ancora per la erronea collocazione delle opere nella classe toro competente, e conehiudo il presente ca­pitolò cogli Enciclopedisti moderni i quali saggiamente dicono che per la imperfezione

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del catalogo, per la insufficienza delle persone addette alle biblioteche, e per non essere re­stituiti i libri dopo studiati nel posto loro assegnato, la maggior parte delle ricchezze di lali eccellenti depositi sono perdute pel pubblico (4).

CAPITOLO SESTO

2-27

Mio sistema

Sarebbe una massima impudenza la mia se volessi stabilire un nuovo sistema biblio­grafico; mentre è una delle più difficili cose alla scienza bibliografica pertenenie. Adunque dietro molti illustri bibliografi e letterati che coi loro indefessi sludii e lunghe meditazioni ci hanno fatto pervenire i loro sistemi, non credendomi da tanto, altro non farò nel pre-

(1) Uulhcurcuscmcnt par suite de l’imperfeclion du calalogue, de r insuffissance du personel attaché a ce grand etoblissement, da nombre des livres prète au dehors, et de ceux q u i, chaqne jour , ne sont pas remis a leur ve ri tabi e plaee , la plus grand partie des riebesses de ce magnifique depòt est perdue pour le pabUque. Bneycloped. moderne. Paris 1847 voi. XI pag. ìè ì .

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Mote capitolo, ifaflaftdòsi di opimoti* lettera­ria « eba esporre come eladfrifitherei una bi­blioteca; lusingandomi che se non sarà accollo een favore supero almeno sarà dalla repubblica letteraria e dai bibliografi compatito.

I molti sistemi bibliografici tenuti da varii bibliografi possono restringersi a due (non tenendo conto degli altri di minore valore), che sono stati seguiti e perfezionali da diversi illustri letterati e bibliografi , e sono , cioè , quello inventato da Bacone e perfezionalo da d'Alembert e Diderot, il quale ha avuto per seguaci tra gli altri i dotti Ameilhon, Camus, Peignot ecc. come abbiamo osservato, e l'al­tro datoci dal Gesuita Garnier * perfezionato dui libraio Martin, ohe è staio ign ito dagli illustri AehahJ, de Bure, Barbiti, Bfuwet ec&; <* ultimo sistèma è sfatò il piò eomane- tiléiite additato éome il piò lògico é fileno ewttpFreàlfr,

Persuaso io che quantò più Semplice è H *teterrtfr latito piti reAdosi facile? rton solo, irta si evitano ancora delle confusioni e degli er­rori; dopo molle meditazioni sarei di avviso (fi dividere ima biblioteca in tre sole classi, cioè BeHe Lettere, Scienze ed Arti, e Storia, sendo certo non eservi libro che ad altra classe

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possa appartenere fuori delle ire sopranne.Per maggiore facilitazione {?o credulo op­

portuno dare le presemi (re tavole» contenente ciascuna una classe colte loro divisioni e sud- divisioni^ di modo che volendosi coordinare una biblioteca possano servire di guida a co* toro che il mio avviso volessero seguire.

Per introdottone al sistema da me ideato ho collocalo la bibliografia, seguendo Àehard e Peignol, convenendo con essoloro che la stessa è necessaria ad ogni bibliotecario non solo, ma aneora a lutti gli studiosi, i quali volessero studiare o consultare libri pei loro lavori letterari!. Perciocché lai bibliografìa lor somministra la conoscenza nella scelta dei più classici autori in »^ni ramo dello scibile, e delle più accreditate edizioni degli stessi.

Ho creduto opportuno collocare la Teolo­gia nella classe dello scienze, appartenendo alla stessa, dopo la metafisica, per av*re que­sta perfetta analogia coila teologia dommaliea e morale, facendo seguire questa dalla mirale per avere colla stessa molto rapporto.

Ho aneora collocalo il drillo canonico che appartiene ancora alle scienze nella stessa classe dividendolo ir> due sezioni, cioè la parie legislativa, ovvero i canoni, decretali, bolle ec.

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dopo la civile legislazione; ed i commentatori, trattatisti ecc. dopo la giurisprudenza civile, per appartenere gli stessi alla sagra giurispru­denza e non mai, alla parte legislativa.

Ho ugualmente collocalo dopo la storia ci­vile la ecclesiastica, per essere la stessa parte integrale della civile, non potendosi studiare questa senza di quella, nè quella senza que- st’ultima.

DelPugual modo ho collocato la storia ed i dizionarii di ciascuna scienza per prolegome­ni alle stesse; essendo di avviso di mai sepa­rare la storia dalla scienza, alla quale appar­tiene ; mentre la sloria di una scienza altro non è che il risultato delle osservazioni e della esperienza, e siccome in ogni secolo vi sono nelle slesse dei progressi e si rinnovano le loro storie, formano quindi parte integrale delle scienze e sono necessarie a coloro che le stesse volessero studiare, mettendoli a parte dei progressi verificatesi e degli autori che nella medesima si sono distinti. Ho ancora dato lo siesso posto ai dizionarii per essere di facilitazione allo studio di qualunque ramo dello scibile.

Finalmente ho annesso li tre presenti ta­vole, contenenti ciascuna una classe colle sue

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divisioni e suddivisioni , per servire di mo- * dello a coloro che alla scienza bibliografica volessero iniziarsi, e ancora per aiuto di me* moria a coloro che provetti sono nella detta scienza per la classificazione dei libri di una biblioteca/ Possono dette tavole molto giovare per la formazione dei cataloghi per materie trovando nelle stesse un largo campo di po­tere formare quel numero di cataloghi per materie, che la necessità ed il numero dei volumi di una biblioteca richiede.

Spero, che il pubblico voglia con animo benigno e indulgente accogliere questo mio qualunque siasi progetto.

23 f

CAPITOLO SETTIMO

Dei catàloghi o loro utilità

Qualunque siasi il sistema, che in ogni bi­blioteca si tiene, dipende la faciltà, o la dif­ficoltà di ritrovare i libri in essa contenuti dalla buona o mala formazione del catalogo

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deila slessa, il quale deve considerarsi tome la bussala della biblioteca. Se il catalogo è formato secondo ie regole che la scienea bi­bliografica richiede, ancorché il sistema tenuto in una biblioteca sia erroneo, si rende facile H trovare i libri nella s?e*sa; al contrario se in m a biblioteca il si s t o m a sio ottimo ed il catalogo erroneo, o mal costruito; in questo caso è difficilissimo il ritrovare i libri netta stessa contenuti, e sarebbe meglio che non vi fosse tale catalogo, perchè rendesi fkù fa­cile ad un istruito bibliografi! ferii Uo della pratica ritrovarli senza lo stesso, 'thè con «no erroneo o mal formato catalogo.

Parecchie biblioteche pubbliche sventurata­mente ne sono prive, ovvero posseggono dei cataloghi male formati, e questo per la insuf* tìcienza delle persane addette élla custodia delle biblioteche. Ad cssoloro spetta la for­mazione dei cataloghi per fare conoscere lo stato attuale delle ricchezze, che le stesse conservano non solo, ma ancora per pronta­mente ritrovarli; essendo agli stessi stato af­fidato no sì sacro deposito letterarie, ©ilio esame del catalogo di una bifetioieca si gta- dica de'talemi del bibliotecario; «lenire la re* 'dazione dello stesso esige le piti grandi co­

m

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noscenze sul merito estrinseco ed intrinseco dei libri come più volte abbiamo osservato.

Il catalogo dei libri nòn è solo necessario nelle pubbliche biblioteche , mi» ancora fo è delle private. Ogni amatore, che possiede una biblioteca, è giusto che he sia fornito, iloti solo per conoscere i libri che ha, ma ancori per non caderé in errore negli acquisti chè giornalmente fa di non duplicare le opere ò le edizioni.

É ancora necessario nelle private bibliote­che per essere gli stessi la porzione più pre­ziosa di unà eredità, e dalla formazione di un buono, o di un cattivo catàlogo dipende il più o meno da ricavarsi dalla vendita di una ereditaria biblioteca. G per tali ragioni è giusto che ogni amatore ne sia provveduto; e se questi non avesse la capacità di formarsi un buon catalogo, ùópo è che si diriga àd un istruito bibliografo per la formazione dello stesso.

I cataloghi possono costrùirsi di tre ma­niere. La prima è quella del catalogo gene* ncrate per ordine di alfabeto, e nello stesso si descrivono lutti i libri che contengonsi nella biblioteca, indicando in ciascun libro il posto Ove è collocato ; ed il catalogo di tale

Voi. II. 30

233

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maniera formalo è necessario per avere la conoscenza di lutti i libri che la biblioteca possiede e per la facilità di ritrovarli.

La seconda maniera della formazione dei cataloghi è quello diviso per materie, formando dal catalogo generale (anti cataloghi in or­dine di alfabeto quante sono le scienze di quei libri che compongono la biblioteca. Tali cataloghi sono necessari y anzi indispensabili in una grande biblioteca, oltre il catalogo ge­nerale, per ritrovare i libri con più faciità, richiedendo minor tempo nella ricerca di quanto è necessario impiegarne nel catalogo generale; di modo che volendo upo studiareo consultare un libro non ha bisogno di per* correre tutta la intiera lèttera dell’ alfabeto nel catalogo generale, servendosi di quel par­ziale catalogo di quella scienza o materia di che tratta il libro che vuole studiare o con­sultare.

La terza maniera di formare il catalogo è il topografico. Tale sorta di catalogo è ancora necessario, anzi indispensabile in una grande biblioteca, e non ha altro scopo che per fare l’inventario de4 libri che nella stessa conser­v a c i , e non mai per agevolare gli studiosi nella ricerca dei libri; mentre è un gravissi*

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ma errore nella nostra comunale biblioteca il pretendere di ricercarsi i libri pér istudiare col catalogo topografico. Il che rende labo­riosissimo il ritrovarli, per non dire quasi impossibile; avendo avuto alcuni già bibliote­carii della stessa il barbaro sistema di sop­primere il catalogo generale e quelli per ma­terie V per apportare una novità che molto nocumento ha arrecato al progresso.

I libri nel catalogo topografico si descrivo­no progressivamente come trovansi collocati nei pjuli e nelle scan/ie e non mai in ordine alfabetico, e questo per rendere facile lo in­ventario della stessa; mentre non potrebbe ciò eseguirsi coi cataloghi sopra indicati in ordine di alfabeto, o almeno renderebbcsi la­boriosissimo, e mollo tempo richiederebbe vo­lendosi con detti cataloghi inventariare una biblioteca. Infàlto volendo inventariare una biblioteca coi cataloghi in ordine di alfabeto nasce Y inconveniente di percorrerla tante volte per quanti libri nella stessa vi si con­tengono. Per esempio avendo colui che inven­taria la biblioteca la lettera' B del catalogo nelle mani e trovando segnata l’opera di (ta­glivi, deve portarsi per conoscerne la esistenza nei pluli che contengono i libri di medicina.

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Popo tale opera trova segnate le opere sto­riche di Barloli ; uop’ e dunque portarsi nei pluli e scanzie della biblioteca che contengono la storia. Sotto trova registrata l'opera di Ber- noulli; dalla storia ove trovasi, deve passare nei pluli e scanzie che contengono le mate­rna lichc. Dopo di queslo figura l’opera di Bud- deo theologia; deve per conseguenza dalle ma­tematiche passare alla teologia. Più sotto si trova 1’ opera di Bynkersoek che appartiene alla giurisprudenza, e dalla teologia viene ob­bligalo portarsi nella classe della giurispru­denza. E così di ogni libro, per tali ragioni è impossibile, o per lo meno laboriosissimo il volere inventariare una biblioteca col ca­talogo generale, o eon quelli per materie di­sposti in ordine di alfabeto ; come ancora rendesi mollo laboriosa e lungo tempo richiede la ricerca dei libri per isludiarli o consultarli Del catalogo topografico, perché volendo cer­care un libro in detto catalogo è mestieri percorrere , quando fosse formato senza er­rori, la classe intiera di quella scienza. alla quale il libro apparirne ; e se il qatalogp è erroneo, uopo è percorrere lullo l’ inliero ca­talogo. Ciò non è luUo. Volendo fare mostra della scienza bibliografica posseduta dall’ au-

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(ore del catalogo della nostra comunale biblio* teca, ottenne tale catalogo stamparsi; ciò im» porta che ogni anno per gli acquisti di libri giornalieri che dalla biblioteca si fanno è ne­cessario stampare in ogni anno un supplì* mento, e scorso un decennio si sono ottenuti dieci supplimenti che sorpassano quasi una terza parie del primordiale catalogo, e volendo cercare un libro deve percorrersi la branca di quella scienza, a cui appartiene nel cata^ logo primordiale, e non trovandolo percorrere tulli i supplimenti. G desiderabile che Fattuale Deputazione composta di sennali cittadini ri­medii ad un errore si grave apportalo da coloro che (ale metodo introdussero, il quale ba cagionalo e tuttora cagiona molli ostacoli» agli studiosi ed al progresso.

La formazione dei cataloghi esige grandis­sime conoscenze e particolarmente nella clas­sificazione, divisione e suddivisione dui libri, ed i cataloghi bene formati sono una sorgente di istruzione per coloro che nella scienza bibliografica vogliono iniziarsi non solo , ma a'ricora ai provetti in delta scienza, presen­tando gli slessi le giuste conoscenze sul ino­rilo, sulla rarità e sul valore delie edizioni e colle loro piccole descrizioni si forma dai

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bibliografi il sano giudizio nelle collazioni de­gli esemplari, e spesse volle si scoprono delle edizioni non conosciute per la loro rarità, co­me ancora si dirimono diverse questioni sulla genuinità o falsità di alcune edizioni.

1 cataloghi bene formali ci conducono alle grandi scoperte e sono utilissimi, anzi indi­spensabili ad ogni bibliografo per gli studi! della scienza, e coloro che asseriscono il con­trario li considero con Maittaire (1) spiriti li­mitali ed incapaci al progresso nella biblio* grafica scienza. Lo stesso Maittaire seguilo da molti dotli bibliografi riguarda i cataloghi come tanti processi verbali letterari! capaci a decidere una infinità di questioni che si elevauo nella bibliografia, ed esorta questo dotto bibliografo coloro che dirigono cataloghi a niente omettere per renderli rigorosamente esatti. L'ilalia, la Francia, l'Inghilterra ecc. posseggono un gran numero di buoni catalo­ghi di pubbliche e private biblioteche si ge-

(S) Intdligunt periti et accurati teriptores quantom horam oa- gnitio (levioris ótcumque momenti esse videatur) eonferat ad ve* ritatem in qnaestionibus aliquaodo litterariis iDrettigandam et confirmandam, quiotique idcirco intersit ornai accaratione uti in eontlruendis iis catalogis, quorum fide unica rei controversae fe­rita» coustat. Maittaire, Epis. dédie in Bili, Bari,

*38

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nerali, come per scienze che uop’ è consul­tarsi da coloro che ag'i studii bibliografici sono addetti, come ancora è necessario che si consultino, per formare dei buoni cataloghi, i giornali letterarii e le biografie.

Finalmente i cataloghi per materie debbono classificarsi secondo l'ordine della materia che ciascun catalogo tratta : ed a ciò eseguire mol­lissime conoscenze bisognano, acciò non si fac­cia figurare un libro in una classe che non gli compete, essendo tale inconveniente un forte ostacolo al progresso; poiché un tare libro è perduto pel pubblico, come più volte abbiamo osservato. Per evitare tali errori è giusto che il bibliografo si familiarizzi colla storia letteraria, coi giornali scientifici e let­terarii, coi rinomati cataloghi e colle classiche biografie.

Oltre i cataloghi di libri stampati vi sonoi cataloghi dei manoscritti, i quali molto a r ­ricchiscono la bibliografia. Tali cataloghi esi­gono molto lavoro, pena e diligenza nel de­scrivere i manoscritti, perchè essendo questi di meno numero dei libri stampati e spesse volte unici, uop’è che con tutta diligenza si descrivano. L'Italia, la Francia, PInghilterra ecc. molti saggi di tali eccellenti cataloghi ci

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han dato che formano la delizia dei dotti e dei bibliografi. In Italia si sono molto distinti nella formazione di tali cataloghi Zanetti, Don­giovanni, Morelli, Miilarelli, Assemani, il pa­dre Paulino di S. Bartolomeo, Rossi, Bandini ecc. In Francia Móntfaucon, Mei lo t, la Vallic- rc , Van-Praet, de Landine ecc. In Inghilterra Hyde, Smith. James ecc. In Germania Lainbe- cius, Nessel, Denis ecc. In* Alemagna Brano, Gottched ecc. In Svizzera Sinner, Sennebier ec. In ispagna Iriate ecc. Di questi cataloghi è giusto provvedersi le pubbliche biblioteche e coloro che vogliono negli studii bibliografici inoltrarsi.

Credo avere sufficientemente parlato riguar­do alla utilità dei cataloghi ; passerò ora a descrivere nel seguente capitolo il modo pra­tico come formarsi.

2M>

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CAPITOLO OTTAVO

Modo di fare i cataloghi praticamente

Dopo di avere parlalo dell'utilità dei cala* loghi, farò nel presente capitolo cenno del •modo di formare i cataloghi praticamente, come promisi!

, Nella formazióne dei cataloghi due opera­zioni si distinguono, cioè la materiale e la scientìfica.

La operazione materiale consiste pel rile­vare ! titoli ,dcì libri copiandoli diligentemente evitando di inserirvi cose inutili ed estranee, uè tampoco tacere ciò che è essenziale. Tale titolo deve essere pr.cccdulo dal nome dell'au­tore, se vi sia. Se pseudonimo si calenda ri nome come sta scrinò nel frontispizio, m<H- lendp dopo di questo in mezzp paréntesl, ov* ,,verp in carajlcre corsivo , per marcarsi , il vero nome dello autore, se si conoscè; indi si annota il nome dell’editore, se vi sia; deve ancora indicarsi, se vi sono annotazioni, dissero

Voi. IL 31

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tazioni, schiarimenti, varianti, ecc., la data, il nome della città ove stampato, quello dello stampatore, il numero dei volumi, quando sono molti, il formato e la condizione esterna; devesi ancora fare menzione delle diverse qualità che possono fare accrescere il valore di un libro , cioè le figure, se queste sono incise in legno, in rame o acciaio, se a lito­grafia, o intercalale nel testo, se sono state eseguite da classici incisori. Devesi ancora menzionare la materia, su cui è stampato il libro, se in velino, in pergamena, in carta collata, grande, velina, soprafina ecc.; se tro* vasi intonso, di prima legatura, ovvero rile­galo, se legato in marocchino, velino ecc.; se le legature sieno state eseguite da qualche celebre legatore, cioè alla Grolliere, da Pa- deloup, Bozerian ecc.

Dopo registrate tali cose, vi si faranno delle piccole osservazioni bibliografiche e letterarie chiare e precise sulla rarità e merito dellV pera e della edizione; se questa è falsa o ge­nuina, se il libro è stampato in poco nume­rò, se sia stato messo, o pur no in commer­cio, segnando finalmente il grado della rarità del libro.

Queste cose si scrivono per ogni opera o

2V2

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libro su di una scheda separala, registrandovi ancora il posto ove è collocato, cioè il pluto, la scanzia ad il numero progressivo, ovvero secondo il sistema tenuto nella biblioteca, della quale si forma il catalogo.

Descritti tutti i libri in tante schede sepa­rale , si passa alla seconda operazione, cioè quella di classificare dette schede in ordine di alfabeto colla prima lettera dell1 autore o del titolo del libro. Coordinate in tale modo le schede , si procede a classificarle secondo l’ordine ddl'alfabeto per sillaba come vengono disposte le parole nei dizionarii come per esempio Abbadiet Abbatius, Abelinus, Abclly, Abencufian ecc.

Classificate in tale modo le schede, si co* piano fedelmente collo stesso ordine nel regi* stro, o sia nel volume di carta bianca desti­nato a servire pel catalogo, marcando con carattere distintivo il nome deir autore o la prima parola del titolo, quando anonimo il libro , lasciando in ogni differenza di sillabe uu vuoto di più linee nel registro per calen- darvi i nuovi acquisti, come per esempio tra Napione e Napoli si lascia nel centro di que­sti due autori il sopradetlo vuoto da servire per i nuovi acquisti o di altre opere dello

2 *a

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stesso autore , ovvero di altro che porti le stesse prime sillabe.*

Ciò terminalo , si passa alla operazione scientifica, cioè alla formazione dei cataloghi per malerie, spogliando il catalogo generale e registrando ogni opera nella classe ò branca clte le spetta e nel catalógo di quella scienzao materia all’uopo destinato; seguendo; ovvero conservando lo stèsso metodo del catalogo generale.

Questa divisione e suddivisione delle opere rion è mica di pòco immesse, dipendendo da làle operazione la erroneità, ò la eccellctìza di un catàlogo. Per seguire la divisione e sud* divisione che la natura di ogi>i libro compor­ta uop’è conóscere non solo i titoli, ma bi­sogna ancora avere una conoscenza letteraria, còme più volle ho radicato, e segnatamente riè! capitolo terzo della presènte quarta parte, astenendomi di ripetere dò che ho detto. Può benanche coliti, il quale volesse formare qualche eaialogó e classificarlo indi per. ma­terie, servirsi delle tre tavole; che indicano il mio sistema, delle quali si conosce la classe, branca e posto che' spetta a ciascun libro.

A ciò bene eseguire e senza tema di errare è necessario che ri compilatore de) catalogo

2VV.

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sia sicuro dèi conltnuto dei libro c ndn pia­sti cicca fede al frontispizio, il qudle si tpoyft: spesse volle fallace. In queslo modo si collo* cheranno le opere nella scienza o materia loro competente senza tema di errare. Tale è il mio sislema di formare i cataloghi , e mi auguro, che debba essere da altri seguito.

24*

CAPITOLO NONO

Quadro dello abbreviaxioni dei cataloghi.

Nei cataloghi varie abbreviazioni si incon­trano, delle quali alcuni non conoscono il si­gnificato. E siccome le stesse indicano le qua.*; lità e le condizioni dei libri, per non andar-è errati coloro che consultano i cataloghi per lo studio bibliografico, ovvero per fare acqui* sto di qualche opera, e per non lasciare cesia a desiderare nel presente Manuale, mi sono contentato dare un« quadro della spiega delle abbreviature che incontransi nei cataloghi fran- cesi ed italiani, che sono differenti le une

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dalle altre, eccèdo quelle che indicano il for­malo dei libri, ehe son le medesime.

Abbreviature del formato dei libri nei cataloghi francesi ed italiani,

in foglio in quarto in ottavo in duodicesimo in sedicesimo in diciottesimo in ventiquattresimo in trentaduesimo

Abbreviature dei cataloghi francesi

» 6

eh. mag. . . chartà raagnàgr. pap. . . grand papierpap. d*Holl. . papier d'Hollandepap. iel. . . papier vélinflg. . . . figurès1. r. . . . lavé régléHI. . . . flletsd. s. t . . dorè sur trancilet. d. . . . tranche dorèdent. . . . denteilem. r. . . . maroquìn rougein. tìoI. . . maroquin violetm. t. . . . maroquin vertin. bl. . . maroquin bletim. cil. . . maroquin citronm. é comp. . maroquin à com parli mens

in 4.- in 8.* in il.* in 16.* in 18. in 24. in 32.

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2VTdo. de m. doublé de maroquindo. de tab. doublé de tabisTel. ▼élinvel. d’Holl. . vélin d'Hollandeparch. parcheminv. m. teau marbrév. f. veau fauTOv. éca. veau écaillev. jasp. Tcau jaspév. m. all. Tcau marbré allemandcuir de Rus. cuir de Russiep. d. Iruie peau de lruiobas. basaned. rei. demi-relieur$cart. carlonnébr. broché

Abbreviature dei cataloghi italiani

c. gì. caria grandec. coll. caria collalac. mass. caria massimac. di 01. carta di Olandac. Tel. carta velinac. col. . • caria coloralalìg. figuratodor. alle c. dorato alle cartec. d. . . . carte doratom. r . . marocchino rossouq. tìoI. marocchino Tiolacem. Ter. o. m. v. . marocchino ferdem. bl. . . marocchino bleu ^m. m. . - marocchino raarmorato

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2t8vel. . . . Telinorei. di 01. . . Telino di Olandaperg. . . . pergamenac. di Rus. . . cuoio di Russiap. di tr. . . pelle di troiam. 1. . . mezza legaturaleg. in lei. . . legalo in telabod. . i . legalo alla bodonianabr. . . brosciurainlon. . . . intonsosmarg. . . smarginato

CAPITOLO DECIMO

Elenco delle principali opere che consultar debbonsi dai bibliografi e bibliotecarii.

Se volessi dare un catalogo completo di (ulti quei libri che sono necessari! a constil­larsi da un bibliografo» sarebbe lo stesso che riempire un altro volume , mentre -non soloi libri di bibliografia debbono consultarsi, ma ancora alquanti di Sloria letteraria, di.biogra­fia, e giornali letterari, i quali presentano una sorgente di cognizioni bibliografiche. Non comportando (anlo un Manuale, mi son con­tentalo dare un breve indice di alcuni libri che sarebbero, a creder mio, i più adatti ai lavori bibliografici.

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2W

A

A chard ( Claud. Frane. ) Cours eletoentaire de bibliogra- phie; 8°. Murscille 1806.

Compilazione male accozzata e scorretta di un. opera restala imperfetta per la morte dell*autore, la quale altro non con­tiene che un ristretto del Manuale tipografico di Fournier e del Dizionario bibliologico di Pcignot. Achard compilò ancora il catalogo della biblioteca dell’ abbate Rive in 1. voi. in 8. nel 1795.

A dlea (Jo. Georg. Clir.) Biblìotheca biblica Wurtember- gensium ducis olim LorViana; 4.° Chrisliani, scu Ham- burgi 1787.

JEgypiiorum codicum reliquiae in bibliotheca naniana os­serva tae; 4.° Rononiac 1785.

A f fò ( P . Ireneo) Saggio delle memorie sulla tipografia parmese del secolo XV; in 4." Parma 1791.

Opera accurata.

A m a r o r i (Joan. 0«) Hisloriota artis typographicae in Sve­zia; 8.° Roslochii 1725.

Opera eccellente divisa In quattro capitoli e piena di inte­ressanti ricerche. La prima edizione in pochissimo numero fu «seguila nel 1712.

Ajies (Jos.) and* H e r b e r t (W.) Typographical antiquities;4.* toI. 3. London 1785.

In quest'opera si trovano dettagliate notizie su’primi stam­patori d’ Inghilterra, ed un catalogo di libri ivi stampati dal- Tanno 1471 al 1600. Trovasi ancora un supplemento conte­nente i progressi della stampa in lscosia cd in Irlanda. La prima edizione fu eseguita nel 1749.

— Typographical antiquities or thè history of printing in England, Scotlland and Ireland, augumcnted by TVill-

Voi. 11. 52

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Herbert and now greatly cnlarged by Thom. Frognall Dibdin; 4.° voi. 4. London 1810*19.

Nuova ediiione della precedente molto accresciuta.

Analectabiblion, ou Èxtraits critiques de divers litres rares, oubliè, ou peu connus tirè du cabinet du Mar» quis D. R**#: 8.° voi. 2. Paris 1836*37.

Annalen der alkern deutschcn littcralar; 4 f* Nuremberg 1168.

L'autore di detta opera è il dotto Panzer.

Annales lypographiae liebraicac Sabionettenses; 4 / Par- mae 1180.

^ torelli ( Gius. ) Ri cerei) e bibliografiche sulle edizioni ferraresi del secolo XV} in 4t° Ferrara 1830,

Aretin (J. Cf de) Catalogus codicum mss, biliolhecae reg, Bavariae; 4.° voi. 5. Monacliii 1806.

Il presente catalogo è dovuto a! celebre Ignaiio Hardel, non essendovi altro dell* Aretin ebe una prefazione di dof pagine in fronte al primo volume, l'avvertimento di uoa pa­gina che leggesi in principio del quinto volume , una noti di 15 righe alla pag. 4 1 0 , ed un altra di 7 righe nella pa­gina £20 del voi. 3 . Molti esemplari hanno doppii i fronti? spiiii, di cui uno non contiene che il nome di Hardet, men­tre nell’altro vi si trova unito quello di Aretin.

Argelati (Ph,) Bibliotheca traductorum italo rum; 4f° v. 5. Mediolani 1161.

Opera ricercata. Il laboriosissimo e dotto autore pria di arerei data questa eccellente opera aveva publicato l'altra di uguale valore titolala Bibliotheca tcriptarum Medioloneruium fol. ro- Itimi i . Medio!. 1745.

Arwood Biblioteca portatile degli autori classici greci e latini; 12.* voi. 2 . Venera 1193.

Rende molto interessante quest* opera il quadro crilico-U- pografico deir&bb. Mario Boni, che trovasi spesso legalo fine del secondo volume,

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ÀssfiMAiii (Simone) Catalogo dei codici mss. orientali della biblioteca naniana; 4.° voi. 2. Padova 1187.

— (Jos. Siro.) Bibliotheca orientalis Clementina-Vaticana recens manuscriptos codices syriacos, arabico» etc. fol* voi. 4. Romae 1719 e seg.

Questa cccclleolc ed erudita opera uscita dai torchi della Propaganda forma il più bel titolo della gloria di Giuseppe Simone Assenna i.

— ( Steph. Evod. ) Bibliolliecae Mediceo-Laurenlianac et Palatinae codicum mss. orientalium catalogus; fol. voi. 2. Florenliae 1742.

Le note di quest'opera sono del celebre Gori.— (Steph. Evod, et Jos. Simon) Bibliolhecae Àpostolicae-

Yuticauae cod. mss. catalogus; fol. voi. 3» 1756-59.Questo eccellente catalogo fu compilato da Stefano Evode

Assonano di unita a suo aio Giuseppe Simone dello stesso nome. Per la sventura accaduta dello incendio del gabinetto degli autori e con esso dei materiali che servivano pel compi­mento dell'opera restò imperfetta. Del voi 4. se ne erano stampati pochi fogli.

(Rice.) Origin and growlh of prinling; 4.” Lon­don 16G4.

L'autore di questa ottima opera morì in prigione per de­biti.

A i j d i f r e d i (Jo. Bapt.) Catalogus historico-criticus edictio- nujn romanorum saeculi £Y; in 4.° Romae 1783.

Questo stimalo catalogo contiene gioite ediaioni omesse da Haittaire, Orlandi e taire.

—- Specimen istorico-erilicum editionum italicarum sae­culi XV; in 4.° Romae 1794.

La presente opera fa seguito alla precedente.

— Catalogus bibliolhecae casanaltensis librorum typis im­pressori! m; fol. voi. 4. Romae 1761-88.

Tutte le opere di questo celebre e dotto bibliografo sóno

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stimate. L’abb. Mercicr di Saint-Leger riguarda qnesi*talliaa opera come un capo lavoro di bibliografia e letteratura. Srea- turatamente non fu terminata , e non arriva che alla let­tera L.

ÀuiuviLuo (P. F.) Catalogus librorum bibliothecae Acade- miae Upsaliensis; 4.° voi. 3. Upsaliac 1807 al 1815.

✓B

B a e r LcLtrcs sor l'origine de r imprimerle, servanldere- ponse aox observalions pubi, par Fournier jeune sor l'ouvrage de Schoepflin inlilulé YiruHciae typographiau 8.” Strasburg (Paris) 1161.

Schoepflin rispose vittoriosémeate all'autore. Nlenteduacaa però tale lettera di Baer non lascia di essere interessaci le-

Banditi (A. M.) Catalogus cod. mss. bibliolhecac Mediceae- Laurenliaiiae; fol. voi. 8. Florentiae 1164.

— Bibliotheca Leopoldina-Laurenliana ; fol. voi. 3. Flo- renliae 1191-93.

Quest* opera deve unirsi alla precedente- Il celebre SteL Evod. Assemani aveva già pubblicato il catalogo dei mss. o- rientali della biblioteca Med Laurenz.

— de Fiorentina Juntarum typographia; 8.# voi. 2. Lueae 1191.

Tulle le opere di Bandirò sodo eccellenti e meritano estere consultate per la loro erwtisioae.

B a k d tk i (G. S.) Histoire de ì* imprimerle cn Pologne;8\ voi. 3. Cracoviae 1825.

Buona opera di una particolare storia dcHa stampa.

— Histoire de rimprimerie à Cracovie; 8.® Cracoviae 1818.Opera dell* ugual merito della precedente.

B a r r i e r Catalogue des livres d e la b i b l i o l h c q u e d a Con* scil d’Klal; fol. Paris 1803.

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— Diclionnaire des ouvragcs anonymes et pscudonymes; 8.° voi. 4. Paris 1822-27.

Questa è la seconda edizione accresciuta di altri 25647 articoli, stante la prima edizione di questa eccellente opera * eseguita nelfanno 1806 non ne contiene che 14000 circa ar- ticoli.

— Bibliotheque d'un liommc de gout (par Chadon et de la Porte) entierement rcfondue par M. Barbier; 8.° voi.5. Paris 1808.

Benché trovasi in questa opera nel fronti$pizio in alcune copie il nome di Desessarls, lo è perchè questi era socio nelle spese coll'autore.

Barbier si rese illustre nella scienza bibliografica coi suoi scritti a segno di meritarsi la stima di tutti i dotti. I più rinomati bibliografi dell* Europa lo consultavano. Ad esso dcvesi la formazione delle biblioteche*di Fontanebleau , di €ompiegne, e di Saint-Cloud, che arricchì di rare e curiose collezioni, delle quali redasse ottimi cataloghi. Questo dotto bibliografo nel compilare il catalogo della biblioteca dei Consi­glio di Stato, conservò nello stesso l'ordine che in detta bi­blioteca tenevasi, malgrado lo spirilo di notila che in quella epoca regnava ; mentre i suoi confratelli, ai quali era stata affidata la cura delle biblioteche, volendosi av\icinuje col loro sistema all’albero enciclopedico ili Bacone sconvolgevano Cor­dine delle stesse a segno Iole di nulla più capire eglino stessi, come si é verificato ai giorni nostri nella disgraziata biblioteca comunale di Palermo. Compilò ancora Barbier il catalogo della malaugurata biblioteca del «*onle di Bautourlin, la quale perì nell* incendio di Mosca. Nulladimeno tutte le opere di sì fe­condo scrittore sono di uguale merito e necessarie allo stu­dio bibliografico.

B a r a t t i ’ s (Jo.) ltalian library; 8.° London 1757.B a r l e t t i de S airt-P a il Nouveuu sysleme typographique,

dont les experiences ont eló fai le en 1775 aux frais du gouvernemenl; 4.° paris 1702.

II sistema di questo autore è quello di impiegare i carat­teri da stampa a sillabe alla vece di lettere isolate.

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B a r r o i s (Jacq. M.) Cataloguc des livres de Falconet; 8°. voi. 2.1163.

Questo è ano dei buoni cataloghi francesi. L'aulore era li* braio in Parigi ed aveva immense conoscenze. Compilo on gran numero di cataloghi tutti stimati, alcuni dei quali sono indicati nella Francia letteraria,

— Bibliotheque protypographique; 8.° Paria 1830,Opera che ha qualche merito.

B a r t h o l o m a e i a S. P a u l i r o Musaei borgiani oodices aven- ses etc.; 4.» Romae 1193.

Bamboli ni (S. Ant.) Saggio epistolare della tipografia del Friuli nel XV secolo; 4.° Udine 1198.

Uteressante storia della stampa del XV secolo sei Friolfr

B a r t o l o c c i o de C e l l e n o (S.) Bibliotheca magna rabbinica de scriptoribus et scrlptis rabbinicis ; fol. voi. 5. Ro- mac 1615.

Opera dottissima piena di ricerche ed enjdizionf, un* delle più belle che sono comparse ai giorni nostri. L’autore era professore di lingua ebraica nel collegio de' Trasmarioi io Roma.

Baruffaloi Saggio della tipografia Ferrarese; 8.» Ferrara 1111.

Dotto bibliografo, nipote dei bravo poeta dello stesso nome. La presepio sua 'opera è piena di erudizione e curiose ricer­che. Venne la detta opera confutata da Domenico Barbieri. L'autore voleva ristamparla col titolo di Ammli tipografici Fer­ram i. Sorisae aocora il catalogo delle edizÀom tulle dell’Or- lando Farioso che pubblicò in Ferrara n*U>nne 18W, e que­sta -è le migliore bibliografia che si abbia di ai gran poeta.

B a t t a g l i a i (Angelo) Dissertazione accademica sul commer­cio degli antichi e moderni librai; 8.° Roma 1181.

B a v e r ( J. J. ) Bibliotheca librorum varìorum universalis; 8.° part. 1 , cum tribus supplemenlis ; Norimbergae 1110-91.

%>%

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Baver era dotto libraio in Norimberga. Vivente 1’ autore comparve una parte della sua opera; venne quindi pubblicata co*suoi scritti da Will cd Hummel. Nel 1774 vi aggiunsero due volumi di supplemento, ed nn secondo siipplhnento com­parve nel 179t.

Bei.oe s (Will.) Anecdotes of lilerature, and scarce books; 8.* voi. 6. London 1801-12,

Opera dottissima, la quale non contiene che un repertorio estremamente interessante, nel qoate trovasi una moltitudine di particolarità fino allora del tutto ignote.

B e r t k o w s k i (Fcld) Histoire de la lilleralurc polonaise; con* lenent un calalogue des corivains etc, ; 8»° voi. 2. Var* savie et Vilnae 1814,

P era rd (A. S. Louis) Essai blbliograpblquo sur les editions des Elzevirs; 8,° Paris 1822,

Catalogo eseguito con molla diligenza e contiene delle ec­cellenti noie nella maggior parte delle edizioni uscito dai tor­chi di questi celebri stampatori olandesi.

Pergel (Jo, Arnoldi de ) Enchomium calchographiae ; 4°, Mogunliae, Behpim 1541,

Opuscolo di 454 versi in onore della stampa e ne attribui­sce lautore la scoperta a Guttemberg.

P e iu n g to p t (Jos,) Histoire litteraire des Grecs pendant le moyen age, trad, dé Tanglais par A, M. IL Boulard; 8,® Paris 1822,

Bernard (Aug,J de FOrigine et des debuts de 1* imprimerle en Europe; 8.° voi. 2. Paris 1853.

Opera interessantissima piena di eccellenti ricerche e di una sana critica, la quale puossi riputare una delle migliori su questo genere comparsa sino ai giorni nostri. Corredata di 20 interessantissimi e diligentissimi fac-simile*

Beughen (Coro, a) Incuti abula lypographiae ; 12.° Arnsle- lodami 1688.

L'ìKitorè era libraio in Emmcrich e pubblicò numerose opere,

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di cui ai giorni ncslri poco conio si fa dagli istruiti biblio­grafi.

B f y e r i (Aug.) Memorine liislorico-crilicae librorum vario- rum; 8.° picc. Dresdae 1131.

L A utore pubblicò altre tre opere di bibliografia di mioore conto della presente.

— (Georg.) Noliline auclorum juridic. et juris arti inser- vientium tria specimina; 8.° Lipsiae 1698 e 1705.

Quest'opera è stata più volte ristampata con supplementi. Una edizione se ne eseguì con aggiunte nellanno 1727. Je- nieben nel 1738 ne pubblicò un'altra edizione con altri sup­plementi. NcH'anno 1749 Hummelius un altra edizione diede co* suoi supplementi; altre due edizioni se ne eseguirono nel 1750. Finalmente un’altra ne pubblicò H. Gotti.Frank nel anno 1758.

Bibliografia italiana, o sia elenco generale delle opere di ogni specie e di ogni lingua stampate in Italia, e delle italiane pubblicate all'estero; 8.* Milano 1835 e 1846.

— pratese, compilala da uno da Prato ; 8.° Prato 1844.Bìbliographie agronomique, ou Diclionnaire raisonné des

ouvrages sur l’economie rurale el domeslique; 8.° Pa­ris 1801.

L autore di questa speciale bibliografia è Masut— de la France, opera periodica.Bibliomania (thè) Or books madness. a bibliographical

romance in six parls, illuslraled wilh cuts; 8.* London 1811 seconda edizione.

L’autore di questa eccellente ed originale opera è il non mai abaslaoza lodato bibliografo Thomas Frognall Dibdin, la quale rifuse e di gran lunga aumentò in questa seconda edizio­ne 11 volume contiene 800 pagine ed è ornato di molte eccel­lenti incisioni. Vi si trovano nell* opera interessantissimi e singolari particolarità relative alla bibliografia d'Inghilterra. Il prezzo della stessa è carissimo c particolarmente delle co­pie stampate in carta imperiale, che se ne tirarono sole 19

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divisa in due volami e seno ornate col ritratto dell' autore di eccellente esecuzione del quale ritratto dopo stampato il nume­ro relativo alle copie di carta imperiale fu rotto il rame. Il li­bralo Loogmann di Londra ( secondo Brunet ) chiedeva 100 ghinee di un bellissimo esemplare arricchito di una quantità di incisioni e ritratti, legalo in 5 volumi*

Bibliotheca Angio poetica; 8.® London 1815.— Smitiana; 4.° Veneliis 1755.

L* autore di questo catalogo è G- B. Paschalis, nel quale fa una esatta descrizione delle edizioni del secolo XV che arricchivano la biblioteca diram atore inglese Smith.

— Askeviana; 8.® Londini 1775.Catalogo malissimo redatto, ed ha qualche valore allorquando

vi si trovano annotati i prezzi. La biblioteca di Tommaso Askew era rinomata per la scelta delle belle edizioni che la componevano.

— Firmiana; 4.# voi. 9. Mediolani 1783.Bellissimo catalogo della numerosa biblioteca del conte Fir-

mian che raccolse in Milano.

— Graeca et Latina com. de Rewiezki; 8.° Berolini 1784.Pellà numerosa oollezione dei classici Greci e Latini chc

racchiude detta biblioteca si rende il presente catalogo ricer­catissimo; bisogna però riunirvi i due supplimenti. In Ber­lino nel 1704 se ne fece una ristampa con supplimenti.

Bibliothecis (de), atque archiviis virorum clarissimorum libelli; 4.° Helmstadii 1699.

L'autore di quest* opera è J. J. Vaienti.

Bodom (G. B.) Manuale tipografico; fol. picc. voi* 2. Par­ma 1818.

Il presente Mannaie offre lo epedmen di tutti i caratteri e- seguiti ed usali dal Bodoni, e molto giova per la conoscenza delle genuine edizióni bodoniane; ne furono stampate pochis­sime copie.

Voi. II. 33

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B o h e m e r i Bibliotheca scriptorum historiae naturali» ; 8°, toI. 9. Lipsiae 1785.

Bibliografia speciale esatta e ricercata.

B o l l i a u d - M e r i e t (Louis) de la Bibliomanie; 8.° Paris 1761.Utile trattato. L'autore scrisse varie opero di letterature.

— Essai sur la lccture; 8®. Paris 1765.B o t f i e l d (Beriah.) Notes on (he cathedra! libraries of Ea*

gland; 8°. London 1849,B o ic i i e r de la B ic i ia rd e r ie Bibliolheque universelle des

voyagcs; 8*. voi. 6 Paris 1808.Bibliografia speciale, utile e piacevole , che dà ragguaglio

di tutti i viaggi antichi e moderni. È desiderabile che qual*

eh’uno desse mano a fornirne una migliore.

B o u la rd (S.) Traité elemcntairo de la bibliographie ; 8°. picc. part. 2. Paris 1801.

L’autore era stampatore, libraio ed ottimo bibliografo. Scris­se varie opere, la più utile è la presente. Vi si trovano saggi avvertimenti diretti alle persone che vogliono formarti delle

biblioteche.

B o u r k a r d t (Aug.) Scelta di libri i più stimati dalla nuova letteratura in tulle le scienze ed in tulle le arti, tanto in lingua tedesca, quanto in lingua francese ecc. Opera proposta ai suoi amici ; 8°. Berna 1787 scritto in te­desco.

B o w te r t de Origine typographiae historia; 4#. 1777,Questa dotta opera del celebre stampatore Bowyeri meri­

tatamente gli procacciò Canore di essere ammesso a socio nella

Società Reale degli Anliquarii di Londra.

Ànecdotes byographical, and literary; 8tt. London 1778.B o x i iò r m i (Zuerii) Dissertai, de lypographiae artis invcn-

tione 4. Lugd. Bai. 1740.Opera dotta e critica , colla quale 1' autore si sforxa d i

dare l'onore della invenzione della stampa alla città di Arlem.

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Brami (P. Plac.) Notiti» h istori co-li tterari a do libris ab arlis typographicae invenlionac usque ad annum MD rmpres- sis; 4®. voi. 2. Auguslae-Vindclicorum 1188.

—Notitia de libris ab arlis typograhicae origine ad annum MD impressis in bibliotheca SS. Uldarici et Afrae ex- tanlibus; 4°. Augustae-Vindelic. 1188. (

— Notitia de codicibus mss. in bibliotheca monastcrii SS. Uldarici el Afrae extantibus; 4*. pari. 6. Augustae- Vin- delic. 1191.

Tutte le opere del eolebre e dotto bibliografo Brano sono interessantissime e ricercate.

B r a v e t t i Indice dei libri a stampa citali per testo di lin­gua nel Vocabolario della crusca; 8°. Verona 1198.

Bristisu bibliografer, by thè sarne ; 8°. voi. 4. London 1810, 13.

BmgejiaVs (L. W.) View of tbe cngl. editions, and tran- slations of thè anc. greck, and latin authors; 8#. Lon­don 1191.

Bbunet (I. Ch.) Catalogue des livres de (Leond’Or- ches); 8°. Paris 1811.

Eccellente catalogo redatto dal principe de* bibliografi dei nostri tempi.

— Manuel du libraire et de l'amateur des livres;. 8*. voi. S. Bruxelles 1845.

Per la giusta riputazione ed accoglienza fatta dal colto let­terario pubblico alla preseote opera, è stato obbligato 1* autore

farne in pochi anni varie edizioni, oltre di quella che trovasi in corso di stampa, la quale è aumentata di grande numero

di articoli e corredata di diversi fac-simili che la rendono in­dispensabile ai bibliografi. * bibliotecarii ed amatori di libri.Il pubblico con molta impazienza ne atUnde il compimento.

Bvubmajiki (J. Lud.) Notitia scriptorum artem typographiae ittustrantium; 4°. Hanoviao 1140.

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Opera molto ricercala c di grande interesse. L*antore seri»' se altre opere bibliografiche di non minore merito ed inte­resse della presente , tra’ quali quella che porta il titolo di Osservazioni e supplimento agli Annali di MaiUaire

Birii (Rich. de) Philobiblon; 4°.L’autore era prelato inglese e chiama vasi Riccardo Anger*

ville. Fondò ima ragguardevole biblioteca in Oxford. Scrìsse varie opere, tra le quali la présente in cattivo latino in onore dei libri e del loro uso che pubblicò colle stampe di Spira nel 1183 in 4 ; fu indi ristampata in Parigi nel 1500 ed in continuazione in Oxford nel 1590 ed in Lipsia nel 1674 in

seguito dell’opera che porta il titolo seguente PMlotogitanm epistetanun centuria una.

c

Caille ( Jean de la ) Histoire de la imprimerle ; 4*. Pa­ris 1689.

L'autore era libraio in Parigi. La presente opera seguendo

Marchand, Fournier jetme, Desmezure e Ncè de la RocheUe la considerano trascurata e poco stimata. Scorso qualche tempo e restandogli varii esemplari invenduti gli sostituì varii fogli di supplimenti e correzioni. Tali copie sono bea poche e ri­cercate. La Biblioteca storica della Francia al n° 47937 della

edizione di Fontette dà uno esatto ragguaglio dei foglietti e delle aggiunte.

Cailleau (Andr. Ch.) Dictioimaire bibliographique et crili- que; 8°. voi. 4. Paris 1790; 1802.

Abbenchè quest'opera sia stata attribuito al libraio CaOleaa; nientedimeno 1* autore è l'abbate Ducloe amico di Cailleau a

cui vendette il mss. a vile prezzo. Quest' ultimo ne ottenne hi gloria ed il profitto che non fu mica poco per avere avuto

l’opera un felice successo, per cui se ne fece un» contraffa- zione in Licgc. Il quarto volume fa compilate da B nuet e

360

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to la prima opera di questo dotto bibliografo allora di età

molto giovane. Il Dizionario di Cailleau oggi è dimenticato, ed i prezzi sono fallaci.

Casus Notice d’ un livre imprìmée a Bamberg en 1462. in 4°. Paris 1719.

Questa curiosa notizia ha per oggetto il libro delle Quattro storie stampato da Pfister.

— de Mà zier es (Nic.) Lettres sur la profession d'avocat; 12°. Paris 1712, e 1777. e voi. 2. in 12. 1805.

La migliore e la più completa edizione di questa dottissl- ma ed accurata opera è quella del 1805. Opera stimata per la parte bibliografica, nella quale trovasi un catalogo di libri di dritto colla indicazione delle migliori edizioni.

C a r r e r i (Jos. Bart.) Catalogue raisonnée de§ ouvfages qu' ont eté publié sur les eaux minerales; 4A. Paris 1785.

Opera dottissima.

C a sir i (Mich.) Bibliotheca arabica-ispana Escurialensis; fo l.

voi. 2. Matriti 1760.Questa dottissima opera offre la serie de* mss. arabi della

biblioteca dello Escuriale nel numero di 1841 articoli. Tale

opera è un iodispeosabile repertorio utile non solo a coloro che si applicano allo studio della orientale letteratura, ma an­cora a quelli che agli studi bibliografici sono addetti. Nulla- dimeno vi hanno osservato qualche mancanza di critica e di­fetto nella conoscenza del testo, come ancora è stato rimpro­verato di avere in qualche passo confuso il earaltere cufico

col mogrebino.

Catalogo ragionalo dei libri stampati in Vicenza nel se­colo XV in 8°. Vicenza 1796.

Eccellente catalogo delle prime edizioni di Vicenza.

— delle storie particolari delle città d'Italia ; 4*. Vene­zia 1779. •

— ragionato dei libri rari di arie ed antichità posseduti dal conte Cicognara; 8°. voi. 2. Pisa 1821.

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— de’ libri del conte d’ Elei; 4*. Firenze 1826.

Per conoscere l'autore di questo interessante cd istruttive

catalogo v. pag. 44 del presente voi.

Catalogne. des livres du cabinet de M. dè Boze fol. Pa­ris 1145.

La presente edizione di questo catalogo è rarissima, per es­sersene stampate soli 36 copie. Oltre la sua gran rarità è ri­cercato, perchè offre delle notizie che non si trovano nella edi­

zione in 8°.

— des livres de Burette; 12°. voi. 3. Paris 1748.Questo catalogo fu compilato dal celebre libraio Martin ed

è molto ricercato.

— des livres de la bibliotheque du president de Laraoi- gnpn; fol. Paris 1770.

Catalogo rarissimo per essersene stampati solo 25 copie so­pra carta di cotone. 11 redattore dello stesso fu L. F. de la Tour.

— des livres de Crevenna; 4*. voi. 6. 1775.Curiose catalogo di on grande amatore di libri, ma molto

utile.

— Idem; 8°. voi. 5. 1789.Benché il presente catalogo è una ristampa idei precedente,

nulladimeno offre nuove notizie.

— de la bibliotheque de M. Hue de Miremenil ; 4*: Pa­ris, Valada 1781.

Di questo catalogo non se ne stamparono che sole 12 co­pie e fu redatto da M. Le-Prince.

— des livres du cabinet du conte d* Arlois ; 4*. Paris, Didot 1783.

Di questo catalogo se nè stamparono un piccolissimo nu­mero di copie.

— des livres de la bibliotheque de M. de la Scrna-San- tander; 8°. voi. 5. Bruxelles 1803.

Catalogo istruttivo e ben ragionato diana ricca biblioteca,

m

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che fa da Parigi trasportata io Brasselle, e fu ivi posta jn vendita nel 1809.

— raisonné des livres de botanique d’un amateur ; 8°. Lyon 1809.

Questa speciale bibliografia contiene delle precise ed istrut­tive note.

— des livres rarcs d’Ant. Bern. Gaillard ancien ambas- sadeur; 8*. Paris Debure 1810.

Catalogo stimato.

— de Bozarian; 8®. Paris 1811.,La biblioteca di Bozarian conteneva degli eccellenti libri

ornali delle piò belle legature.

— de Chenier; 8°. Paris 1811.Questo buon catalogo offre uno scelta di eccellenti libri ed

è preceduto da una breve e buona notizia di questo stimato scrittore.

— di M. Firmin Didol; 8*. Paris, Debure 181!.Questo catalogo fu redatto dal celebre bibliografo Deburc,

ed offre le belle e numerose edizioni uscite dai torchi di que­sto celebre stampatore.

d’une bibliotheque d’un amateur , avec des notes bi- bliograpliiqucs, criliques et lilleraires ; 8*. voi. 4. Pa­ris 1819.

Questo è il catalogo della particolare biblioteca di M. Rc-

nouard, il quale è bene compilato e le note sono curiose ed

istruttive e di grandissimo interesse.

— des livres imprimès sur vel in de la bibliolheque du Roi; £•. voi. 5. in tom. 4. Paris, Debure 1822.

Il primo tomo contiene la Teologia il 2. la Giurisprudenza,Il 3. le Scienze cd Arti,' il 4. le Belle Lettere, ed il 5. la Storia. Nella fine dcll’ullimo volume vi si trovano otto differenti ed

interessanti tavole.Per fare l'elogio a questo catalogo basta dire essere stato

redatto dal celebre bibliografo M. Van-Praet, ed è fornito di curiosissime ed istruttivissime note scritte chiarissimamcnte e bene.

363

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— des mss. du cabinct de Cambis; 4°. Àvignon 1710.— of thè large , valuable library of. Mie. Maittaire; 8°,

part. 2. in 1. voi. London 1748.Catalogò ricercatissimo io Inghilterra allorquando vi si tro­

vano marcati i prezzi.

— of thè Jandowpe manuscripts in thè Rritish Museum fol. London 1812,

Catalogus librorum qui ex typographia S. Congregalionis de propag, Ade variis linguis prodierunt cum praefa- tione Io. Chr. Amadutio; 8°. Romae 1773 di pag. 55.

La presente edizione è la settima di questo catalogo. La prima è quella del 1659 , la ottava del <782, la nona del 1793. Quest* ultima non contiene che 51 pagina. Una nuova edizione di questo importante catalpgo comparve nel 1817

senza prefazione col titolo seguente Elenchi» librorum etc. in 16° di pag. 23.

•— librorum Dan, Elzeviri; 12». Amstelodaml 1674, librorum bibliolhecae regiae; fol. voi, '10. Parisiis 1739.

Il presente catalogo fu compilato da Sallier, Boudot e Carp* peronier.

bibliolhecae Bunovianae; 4°. voi. 7, Lipsiae 1750.— bibliolhecae Bruhlianae; fol. voi. 4. Dresdae 1750.

I libri della presente e della precedente biblioteca furono

riuniti a quella del Re in Dresda.

— bibliolhecae Casanatlensis librorum typis impressorura fol. voi. 4. Ropiae 1161.

II presente catalogo fu compilato dal celebre Audifredi, e disgraziatamente non arriva che alla lettera I. Il cardinale Gi­rolamo Casanatta già bibliotecario della Vaticana legò la sua biblioteca ai Domenicani della Minerva in Roma.

— bibliographicus libroruiji bibliolhecae accademiae The- resianae; 4°. voi. 13. Viennae 1782.

Prezioso inventario di tutte le ricchezze letterarie del col­

leggio Teresiano. L’autore del presente catalogo fu Giuseppa

36*

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do Sartoria o se no stamparono iole 100 copie cd il preczo ordinario è di 500 fr. Vi sono classificate metodicamente tutte le memorie ed opuscoli diversi che trovami sparsi nelle col­lezioni accademiche, nei giornali e nelle diverse raccolte chc possiede la biblioteca Teresiana. Brunet asserisoe, che l’ im­portanza di questa biblioteca corrisponde al merito del suo catalogo.

— bibliothecae Toltianae; 8°. voi. 7 Hanoviae 1759.Catalogo rarissimo in Francia.

— sive nolilia mss. qui a E. D. Clarkc comparati lo bi- bliothcca Bodlciana adservanlur; inseruntur scholia quae- dam incdilac et in carmina Gregorii Naziameni; 4°. voi.2. Oxonii 1812.

C a t m r i s o t (i\ic.) de Arie typograpfciae; 4°. Bourges 1685.Cave (Guill.) Scriptorum ecclesinslicorum historia litlera-

ria; fol. voi. 2. Oxonii 1740.L* autore di questa dotta opera arrivò sino al XIH secolo,

la continuazione è di Warthon. Un* altra edizione se ne fece in Oxford negli anni 1745 e 49.

C o l l i e r (Rem.) Histoire gèncrale des auteurs sacrès et ec- clesiastiques; 4°. voi. 25. Paris 1729 a 63.

L*ultimo volume di questa dotta opera comparve nel 1765

due anni dopo la morte dell'autore. Bisogna aggiungere alla

stessa il volume delle tavole compilato da Rondet e Drouet colla scorta di quelle che trovansi in ciascun volume per cura di StrQbbel. L'opera di Ceillier venne lodata dal dotto Be­nedetto XIV con due brevi. Nella stessa trovasi il catalogo e la critica delle opere ecclesiastiche, come ancora la enume­razione delle loro edizioni.Ci duole non averla l'autore ter­minata , che per la sua esattezza è preferibile a quella di Dupin.

C h a m p o l l io n ( Jean Frans.) Observations sur le catalogue des mss. cophtes du musóc Borgia a Vcllèlri par G. Zoe- ga 8°. Paris 1811.

Voi. II. 34

265

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Catalogale des papyres du Vaitela; 4°. Romae 1826.f lio .F r .’CtoainpOflion autorete! presente catalogo, singolare

genio di archeologi* , paleografia e bibliografia da immatura

morte rapito alle lettere al 57° anno di sua età. Si distinse a segno per Je mie dottrine da esso lai hi rarie «pere pubbli- ètte ebe me reamente aeqnirtesSi 1* «mtol raa ione del non mai abbastanza lodato Cardinal Mai. Onde interrogano i lettori i compilatori della Biografìa oniversale cen le seguenti pcc- cise parole. « Ma chi non si compiacerà di vedere 1* illustre e veochio lettore dei palimsesti dar la mano al giovane letlore ée’ geroglifici? » Ciò basta per far conoscere la eccellenza delle presenti due opere non solo , ma anoora di tutte quelle da esso lui fatteci pervenire,

Chasse (la) aux bibliographes et aux antiquaires mal avi*

sés; 8«. voi,. 2. 1789,Opera piena di eeiensa, di acrimonia e della più pedante»

sca alterigia. L'autore ò 1 abbate Rive*

CtJEvubifvt (André) Origine de la imprimerie a Paris; 4°. Paris, de lattine 1094,

All’autore della presente opera, già bibliotecario della Sor­bona, devoti la conservazione dello Speculumhumanme «ab»* tfonù, acquistato da esso lui nello scarto di un libraio per po­chi paoli, preservandolo dalla destruzione dei libri di scarto al quale era destinato, ed oggi nella biblioteca reale di Fran~ eia conservasi. La presente dotta c curiosa sua opera è tra tutte le altre dello stesso autore la sola ricercata, c da llaìt* taire spesso citata; nientedimeno non è esente di errori. Il Chevillier adotta la opinione di Tritetnio, senza fondamento, riguardo alla prima produzione tipografica di una Bibbia cho esso crede stampata nel 1450.

Giaco imo (Alphonsus) Bibliotheca scriptcruni ad annuui 1583 cum nolis Fr. Dion. Camusali; fol. Parisiis 1731.

La, presente eccellente opera disgraziatamente non arriva che alla lettera E parola ^pimemde, la quale ebbe poco. spaccio, abbenchè le note del Camusati la resero molto pregevole, la

9 6 6

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uà* pubblica vendila i librai olandesi Àrkatée e Merkos acqui* alarono il fondo, i quali soppressero i primi quattro fogli e gli sostituirono un nuovo frontispizio cd una prefazione,«li 6 . Kappius, per farla credere upa nuova, edizione.

Clexkrt (Claud.) AI usa e i , sivc bibliothecae oxlructio, in- slruclio , cura, usus, libri IV , accessit d«6criptio bi- bliothectie S. Laurentii Fscurialis; 4°. Lugduni 1635.

Quest'opera contiene molta erudizione, e molte cose inu­tili, offre ancora una descrizione della biblioteca dello Escu- riale. Il sistema bibliografico di Clement si avvicina molto a quello che oggi generalmente si adotta in Francia.

— (David) Bibliolheque curieuse, ou calalegue raisonoé des livres rares et diflìciles a trouver; 4*. VoL 9. Got- lingue 1150.

* Quest’opera stimata dai bibliografi non arrita ehe alfe let­tera II alla parola Hestus. Desia non contiene una sola nomenclatura di libri, ma ogni libro somministra all'autore l'argomento di ima dissertazione utile ai bibliograft; bisogna però coloro che agli studi bibliografici si addicono guardarsi bene mentre nel novero de' libri rari vi colloca molte opere di po­chissimo valore, e dell ugual motto al contrario.

C o lo m b d e R a tix e s (Visconte) Bibliografia Dantesca, ossia Catalogo delle edizioni, traduzioni, codici mss. e com­menti della Divina Commedia e dette Opere minori di Dante; 8*. Prato 1845.

C o lom bo (Michele) Catalogo d i alcune opere selenitiche; 8*. Milano 1812.

Com olli (Angelo) Bibliografia delrarchilettura civile ed arti subalterne; 4°. voi. L Roma 1788.

Bibliografia speciale stimata e poco comune in Francia.

Caapelbt (G. A.) Etudcs praliques et litteraires sur la ty- flographie; 8°. il solo 1. volume; Par/s, Crapelet 1837.

Molto ci duole uon essere stata portata a compimento una gì erudita opera di un Unito celebre stampatore ed ottimo bi~ bttogwfo.

m

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Cmhui (Th.) de Furibus librarils; 8*. Lvgd.Bat. 1116.Il vero nome dcH'antore era Tommaso Teodoro C ruift

Nella pretente opera vi si trova erudizione, ma mancanza di ordine. La prima edizione fu eseguita m Leida nel 1703. Una seconda disseriazione sullo slesso argomento fa pubblicala dal Crcnio nel 1707, ed una terza nel 1700. Tulle e tre le dis­sertazioni furono riunito a pubblicate in 8*. nel 1716»

D

Daunau Amtlyse des opinions sur Torigine de V imprime- rie’; 8° Paris, Rcnouard 1802.

Opera chiara, metodica, sostanziale e degna del suo st ia » bile autore per lo spirilo di analisi che la earelterizza. Tale memoria è divisa iu tre parli. Nella prima parte l'autore esa­mina le produzioni delia stampa pria del 1460, nella seconda

i documenti sott'origine della stessa, e nell» tersa le opinioni sui primi saggi eseguiti in Arlem, Strasburgo, e Magonza.

D m n E (Guill. Frans. le jeune) Bibliographie instruclive, ou traile des livres rares et singuliers; 8° . v o i. 1 . Pa­

ris 1163, 68.Opera eseguila eon un sistema bene ordinato. Ogni classe

contiene una tavola ed altra generale alla fine dell’opera che

rendesi utilissima per le ricerche. Libro manfani* per la su» antichità e per essere oggi la scienza bibliografica molto pro­gredita. Venne tale opera criticata da Mcicicv de Saint-Leger

. cd ingiuriala dall'abbate Rive. Nientedimeno è oggigiorno ri­cercata per essere un* opera la più importante che in questo genere in quel tempo abbia data la Francia, e poossi dire quella che servì di sprone al progresso della scienza. Mercicr de Saint-Leger aveva fatto inserire nel Giornale di Trcvaux del 1763 tre lettere criliehe che riguardano il primo volume della bibliografia di Debure, e quest'ultimo pubblicò in saa difesa 1. Appello ai dotti ed ai letterati) 8 voi. due 9. Lettera a M*** che serve di risposta ulta detta critica 3. Supplimento

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alla Bibliografia istruttiva, o Catalogo di libri di M. L G. G ai- gnat; 8°. voi. 2 .1769 , con cui corregge alcuni errori cd ag­giunge varie omissioni. Nce de La Rocbelle compilò un cata- logo di libri anonimi che pubblicò in Parigi nel 1782 ebe for­ma supplemento all’opera di Debure.

— Museum typographicum , seu collcclio in qua omnes fere libri rarissimi notaluque dignissimi accurate recen- senlur; 12°. 1155.

Quest’opera fu stampata eoi nome aaagrammalico di Rebude nel numero di soli 12 copie. Ilarissima.

— Catalogue des livres de M. Gaignat ; 8°. voi. 2. Pa­ris 1169.

Questo è il catalogo di cui sopra abbiamo parlato e forma supplimcnlo alla Bibliografia istruttiva dello stesso autore.

—■ (Guill.) Catalogue des livres, de la bibliolhequi* du due de la Valliere; 8°. voi. 3. Paris 1183,

La biblioteca del duca La Valliere era la pia ricco biblio­teca particolare di Francia. Guglielmo Do-bure cugino di Go* glielmo Francesco redasse detto catalogo (e non mai questo ultimo, come erroneamente credono alcuni bibliografi), tranne la porte che riguarda i mss. che fu eseguita dal dotto Van- Praet. I libri rari e mss. ebe formavano la prima parto del catalogo nel n. di 5668 furono venduti 4M , 677 fr. e 40. cent. La seconda parte del catalogo fu pubblicala l'anno se ­guente da Nyon.

— (M. M.) Catalogue des livres de Mac-Carly; 8°. voi. 2. Paris 1815.

Catalogo bene redatto di una preziosa biblioteca di libri .rari e sopratulio di quelli stampali in velino.

Deris (Mich.) le Curiosila della biblioteca Garelli ; in 4". Vienna 4130 scritto in tedesco.

L'opera offre grande dottrina e molle conoscenze ed è di. vi sa in quattro parti, nelle quali parla delle edizioni del XV secolo, cominciando dal 1482 al 1560; indi dei libri rari atam-

• pati dall'anno 1500 in poi; finalmente di quelli che senza ca­lere rari sodo d i grfla valore ne) Commercio dei l ib r i . _ j

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— Storà della stampa di Vienna; 4°. voi. 2. Vienna 1181 scritta in tedesco,

Parla in questa dottissima opera degli artisti chc introdus­sero l'arte della stampa in Vienna; rassegna indi 132 opere uscite dai loro torchi, con erudite notizie , dall* andò 1482 sino al 1560, e crede essere le prime due opere stampale in Vienna fl. * Traetatus distinctionum Johannis Meytr 1402. 2. Hyeronymi Balbi utriusque furi* doctoris epuscuhtm epigram- mtton 1402 per Giovanni Winterbury.

— Supplemento alla Sloria della slampa di Vienna ; 4*. Vienna 1193 scritta in tedesco.

Questo supplimento offre circa 800 articoli che fautore «re* va omesso nella sua precedente opera.

— Annalibus lypographicis a Maittaire supplementum 4189.Qdlsto celebre bibliografo comincia il suo supplimento dat

Salterio stampato nel 1459 da Faust e Schoeffer ed offre va­rie . notizie bibliografiche con la descrizione di più di 600 edizioni del XV secolo omesse da Btaittaire.

— introduzione aUa conoscenza dei libri rari; 4°. voi. 2. Vienna 1195 sciitta in tedesco.

Quest* opera della più profonda scienza merita essere tra­dotta in tette le lingue. Essa è divisa in due parti, cioè le biblio­grafia e Ja storia letteraria. L'esprit d$s joumcnuc negli «ani 1770, 80 ei ha dato molti estratti dettagliati di tale opera.

— Codices mss. theologici bibliolhecae Vìrtdobon; fol. 5. part. in voi. 2. Viennae 1195, 1800.

Quest* opera è un dottissimo repertorio , e forma seguito aH'eceellentè ed erudita opera di Lambeeeio. È divisa in cin­que parli che formano due volumi. L*ultime volume che com­prende le ultime due parti fu pubblicato dopo morto l'autore: i mss. del 5. volume lasciati dallo stesso non sonQ stati pijb- blicati. In quest* biblioteca l’autore scoperse 1* Bibbia latina scritta per. ordine di Rodone già abbate di S. Was&t dal 795 idi'. £18, e la raccolta dai Setmofi di §. Agostino mss. nel se- cofo XJI, tra » quali vene erano 25 isediti ed ignoti «i PP. Maurini. Tale mas.apparteneva alla badia di S^Searera In Na­

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poli. Carlo VI re di Napoli e di Sicilia por accrescerò ed or* nare la sua biblioteca di Vienna obbligava i monasteri ed i conventi dargli i migliori codici, ed in tal modo la depaupe­rata Italia è stata dagli stranieri spogliata degli oggetti i più preziosi.

— JJibliolheca typographica vindobooensis usque ad 1560 in 4 \ Tiennae 1782 scritta in tedesco e latino.— SufTragium prò Johanne de Spira primo Veneliarum typographo; 8°. Viennae 1794.

Questo opuscolo è una dissertazione cóntro il Quadro cri­tico dell* abbate Mario Boni, colla quale sostiene non essere stato Giovanni Spira il primo stampatore di Venezia.

Descrizione delle rarità tipografiche e dei mss. rimarche­voli, con i materiali per servire alla storia della scoper­ta della stampa; 8°. Norimberga 1801 scritta in tedesco.

D e s e s s a r t (Nic. Lemoyne) le Siede liltcraire de la Fran­co; 8*. voi. 7. Paris 1800.

Opera interessante e buona a consultarsi, malgrado gli er­rori che la fanno un poco scomparire.

Desrocres (Jean) Nouvelles recherehes sur l’ origine do r imprimerle 1777.

L* autore pretende In qoest’opera che la stampa fu inven­tata nel Brabante in Anversa verso ranno‘ 1442 e che la in- Tenzione della stampa coi caratteri fusi devesi a Luigi di Vaelbcke. I sig. Chesqtùcre e Lombinet hanno combattuto c distrutto tale opinione.

D hduv*s (Thomis Frongoll) Inlroduction lo Ihe Knowledge of editions of greek and roman classics; 8n. London 1801.

— Specimen bibliothecae brilanniac; 8<>. London 1808.— Specimen of english Debure; 8°. London 1810.— Book rarities; 8*. London 1811.

BiWiolheca Spenceriana or a descriptive calalogue of Ihe books printend in Ihe fifteenlh cenlury and of mnny valuable first edilions in tlie library of George

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John Earl Spencer; 8 \ mass. voi. 4. London 1814,13.Tulle le opere di questo dotto bibliografo sono stimatissi­

me ed offrono immense cognizioni bibliografiche. La presente opera è un prezioso catalogo della piò ricca particolare bi­blioteca che abbia mai avato l* Inghilterra ; ivi si trovano i libri descritti colla massima esattezza con delle interessantis­sime notizie che formano un tesoro di conoscenze bibliografi­che. L’opera è aoeora freg ata di varii fac-simUi dallo stesso Dibdin diligentissimamente disegnati; quali incisi colla massima esattezza offrono i caratteri , gli ornati c le stampe dei li* bri rarissimi da esso lui descritti. Il catalogo è diviso nel se­guente modo. I primi due volumi contengono la deaerili—e de' libri posseduti da questa ricca biblioteca stampati nel XV

secolo ornati di incisioni in legno; le Bibbie antiche in diffe­renti lingue e le loro parli separate; i libri di liturgia: i PP. della Chiesa ed i classici greci e latini disposti in ordine £ alfabeto. Gli a’tri due volumi offrono la descrizione delle an­tiche edizioni delle opere latine, italiane, francesi cd inglesi che formano parte della precedente classe. Chiude finalmente il catalogo con uo copioso indice. La edizione è eseguita eoa

lusso tipografico.

— Aedes Allhorpianac, or on account of thè mansion . books, and piclurosal Allhorp Ihe residence of George

John Charl Spencer, to wich is added a supplemenl lo thè bibliotheca Spenceriana; 8°. mass. London 1822.

Il dotto bibliografo Dibdin colla descrizione che in questa

opera fa del palazzo e dei quadri della galleria di Allhorp, si incarica ancora di diligentemente descrivere la biblioteca ivi esistente, rendendo conto della collezione delle Bibbie in differenti lingue , de* classici greci e latini stampati in gran

carta, delle principali opere scritte in lingua inglese t della

serie delle più preziosa edizioni deH’Arinsto e delle opere or­nate di classiche incisioni che in delta biblioteca conservane. L’opera è adorna di 3t incisioni in acciajo di squisito gvsto rappresentanti la maggior parte ritraili della famiglia Spen­cer. L’edizione corrisponde al merito dell' opera.

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— Supplement to thè biblioteca Spenceriana or a descri- plion catalogue of llie books prinlend in Ihe fitteenlh ccntury in Ihe library of George. JoJm Earl Spepcer; 8". tnas.s. London 1822,

Il presente, volume forma supplemento alla Bibliolheta Spen• jeeriana dello slesso autore, cd eseguito dell* ugual modo. Gli articoli sono disposti per prdine di alfabeto cominciando dal n. 1005 al 1318

-— a Descriptive catalogue of thè books printed in thè iifteenlh ccntury lalely formano pàrt of. thè library of ihe duke di Gassano Serra and now thè properly of €eorg« John Eail Spencer Tri 111 a generai index ofau- ihors ajid edtttons ccntained in thè present volarne, and in thè bibliotheca Spenceriana and aedes althorpianae; mass. London 1823,

Questo volume è ancora prezioso per la diligente descri­zione dei libri che offre.

«— thè Bibliographical Decameron; 8% mass. voi. 3, Lon- VJon 1811, '

Qaesto volume forma seguito alla Bibliomania dello stesso, autore, ed è adorno di una quantità di eccellenti incisioni. L ’opera è divisa in dieci dialoghi; il primo de* quali «ontiene la sloria della calligrafia e della pittura riguardanti i mss. sino circa al XIV secolo; il secondo ed il terzo riguardano gli antichi messali «1 iu generale i libri del primo secolo

della stampa ornati di incisioni ; offrono i quattro seguenti dialoghi la storia degli stampatori del Continente eogli analo­ghi fac-simile delle marche e degli stemmi de’ più celebri stampatori del XVI secolo, contenendo inoltre molti cu­riosi dettagli su i moderni stampatori inglesi i più di­stinti ; si occupa 1’ ottavo dialogo delle legature e degli or­namenti dei libri ; il nono tratta delle vendite pubbliche; il decimo finalmente descrive la sloria della bibliografica lctter

Voi. IL 3tj

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ratura di Italia e di Francia, coi dettagli de’ principali amatori di libri che hanno esistito e che tuttora esistono in Inghil­

terra.Il dottissimo bibliografo Dibdin ba ancora pubblicalo al­

tre opere , una delle ultime non di poco interesse , c il Viaggio in Normandia , in Francia éd In Alemagna sotto il rapporto della bibliografia , delle vedute pittoresche e delle antichità, hi. voi. 3. in 8 ° .arricchiti di eccellenti incisioni e dello stesso modo stampati del Bibliographical Decameron.

Dori (Ani. Frane.) la Libreria; 8°. Venezia 1557.L'operg è divisa in due parti, la prima edizione della prU

ma parte comparve nel 1550, e la 9. parte nel 1551.Lapre?

sente opera & la più utile del Doni, cd Apostolo Zeno sul proposito scrisse nelle sue note a Fontani ni osscrvaztooi eu­riose, utili a consultarsi.

Drmjdio (Georgio) Bibliotheca classica ; V*. picc. voi- 2. Francolurli 1625.

La più importante, utile ed eccellente opera di Draudio è la

presente» offrendo la bibliografia più completa de’libri stampa­ti nel suo tempo cd essendo la prima che presenta un saggio di sistema esteso bibliografico. La prima edizione fu eseguita io Francoforte nel 1611. in 4 *. Quella da noi registrata offre degli aumenti e la nota de* libri stampati dal 1611 al £5. A que­st'opera debbono aggiungersi le due seguenti scritte dallo stesso autore. 1. Bibliotheca librorum germanonim clastica, 4. Francofurti 1625 di pag. 800. S. Bibliotheca exótica 4 *. di pa­gine 307. La prima comprende i, libri tedeschi e la S* ililri francesi, italiani, spagnuoli, inglesi, fiaminghi ed ungheresi: di quest'ultimo idioma non sono altro che sette articoli.

Drta^tdèr (J.) Catalogus bibliolhecae hisloriac naturalis Jos. Banks; 8°. voi. 5. Londini 1796 al 1800.

Prezioso catalogo, poco conosciuto in Francia, della biblio­teca del celebre cav. Banks. Esso ò un repertorio universale

di tutto ciò che sino a* suoi tempi si è pubblicato in lotte le parli della storia naturale, il tutto ordinato metodicaméotc

per classi, mollo facilitando gli studiosi nella ricerca

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Depi* (L. Eilics) Bibliotheque/des auteurs. eegtqsta&tjques; 8\ voi. 61. Paris 1*86> 98.

Opera dotta, metodica, e bene scritto. Abbenchè vi si rim­proveri qualche errore bibliografico e letterario; nientedimeno sono scusabili in un si lungo lavoro.

— (Docleur cn droit et avocat a la cour royale de Paris) Bibliotheque chofsfe a Tusage des etudiarts en droit, et des jeunes avocais, ou Nolice des livres qui leurs sont les plus ncccssaircs , contenent 1* indication des meil- leurs editions du temps, ou les auteurs ont vécu . du mcrile de leurs ouvrages et de leur degré d’utililé ; 8°. Paris 1821, nouvelie edilion.

— Notices historiques, et bibliograpbiqucs sur plusieurs livres de jurisprudence francaise , remarquables pour leur anliqufté, ou leur originalité, pour faìre suite ala Bibliotheque cIiqUIq livres dei droit ; 8J Paris, Fa­rei 1820.

Queste due opere del dotto Dupin sono non solo indispensa­bili ad un bibliografo : ma bcnanco a coloro che sono addetti agli studii legniì. Dessi presentano le migliori opere di dritto e di giurisprudenza come pure le edizioni preferibili.

Dujiey de N u isv ille (Jac. Bern. ) Table alphabetique des dictionnaires en tous sortes de langues; 8°. voi. 2. in1. picc. tomo Paris 1758.

Il tempo h^ t eso imperfetta la presente opera. Vi si trova spes­so legata una Dissertazione sopra le biblioteche, con una ta ­vola per alfabeto .Unto de' libri pubblicati col titolo di Biblio­teche , quanto de* cataloghi stampati da parecchi gabinetti di Francia e di paesi stranieri.

D i 't e r s (31. L.) Bibliotheque complete choisfe dans toutes les, classes et dans la plupart des langues 1812.

D c v e rd ie r (Ani.) Bibliotheque francaise; fol, lyon Sono­ro* 1?84.

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Opera piena di errori nei titoli e nelle date delle edilioni; rendesi però raccomandevole per avere svelalo molli autori

-anonimi, i quali senza di essa farebbero restali ignoti. Dna seconda edizione colla Biblioteca di Lacroix du Moine se ne fece nel 1772 in voi. 6 . in 4. per cura di Rigoley de Juvigny colle note di quest'ultimo e di quelle di Lamonnoye, Bouhier, e Fclconet. I primi due volumi appartengono a Lacroix da Maine ed i voi. 5 al 6 a Duverdier. Colomiez e Baillet prefe­riscono lopera di Lacroix du Mainc, ed al contrario Lamon­noye quella di Duverdier.

E

Edaircisscniéns sur r inveri li on des caftes a jouer ; 4# Paris, Didot 1780.

La presente è una delle -migfiori opere delVabbale Rive.

Elenchits librorum qui ex typographia S. CongregaUorris de propag. fide variis linguis prodierdnt ; 16% Ro- mae 1817.

Tale Elenco è l'ottava edizione di questo catalogo.

Ellis (H.) et Baber (H.) Librorum iinpressorum qui in Museo britannico adscrvanlur catalogus; 8*. voi. 4. Lon- dini 1812.

Engel (Sam.) Bibliotheca seleclissima: 8°. Bernae 1743.Catalogo pregiato per gli aneddoti e per le note che vi si

trovano spàrse.Ekgelmak.i (Guill.) Bibliotheca scriptorum classicorum et

graecorum et latinorum; 8°. Lipsiae 1847. E r b e r t il Ritratto del bibliotecario; 4°. Lipsia 1820, scru­

to in tedesco. — della conoscenza de’mss.,; 8*. Lipsia 1825, scrif to in

tedesco.— Lessico bibliografico; l \ toI. 2. Lipsia 1821, 30. scrit­

to, in tedesco.

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Eccellenti opere di un dolio bibliografo che Meritano *>• sere tradotte in diverse lingue.

£ b s c h (J. S.) la France lillcrairc depuis 1771; in 8\ voi. 5. Hambourg 1797.

Opera che presenta una secca nomenclatura; nientedimeno è molto utile.

Manuale di letteratura tedesca; 8". Lipsia 1812 e 1814 scritto in tedesco ;

Quésto Manuale è più bibliografico che letterario.

Examen critique et complemenl des diclionnaires histori­ques les plus repandus depuis le diclionnaire de Moreri, jusq’ a la Èiographie vniverselle inclusivemcnt, par l’auleur du Biclionnairc des ouvrages anonymes (Bar­bier); 8°. Paris 1819.

La presente preziosa opera é del tanto celebre Barbier, del quale a suo luogo abbiamo parlato. Dessa presenta de* docu­menti bibliografici di grande interesse.

F

F a b r i c i i ( I o . Alb.) Bibliotheca Ialina, sive notilia auclorum velerura latinorum, quorum scripta ad nos pervenerunt; 8°. toI. 3. 1721, 22.

Di questa dottissima ed utilissima opera bibliografica e let­teraria, piena di sana critica e di molta erudizione, se ne sono fatte sette edizioni. La presente è la quiuta preferibile a tutte le altre. La settima edizione fu fatta da Ernesto in Lipsia nel 1773 in 3 voi. in 9*. nella quale quest'ultimo cambiò l'or­dine in miglior -modo, soppresse differenti inutili opuscoli) di­versi articoli e capitoli che ri serbato ave vasi trattare nel 4® volume che tuttora non si è pubblicato. Se la edizione di Ernesto fosse stata completata sarebbe sopra tutte le edizioni preferibile, onde ottimo sarebbe che un bibliografe le. posseg» ga ambedue. t

$77

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— feibliolheca gracca: 4#. voi. 13. 1190 al 1838.Opera dottissima che meritò dal tanto celebre dolio Nee*

dbam l'epiteto di Maxtmus antiquae eruditimi#, c dall’erudito Hcumann quello di Museum Greciae. La prima edizione fu ese­guita nel 1705 al |7*8; fu indi nel 1708 e 1718 ristampalo il primo volume, ed è preferibile quest' ultima ristampa alla prima edizione. Tulli gli altri volumi furono ancora ristam­pati senza nessun cambiamento, almeno notabile. L* edizione del 1790 al 1858 fu eseguita dal dotto Harlcs , ebe la rese piena di migliorazioni cd aggiunte ed è preferibile a tulle le altre edizioni, abbenchè non completa.

— Bibliotheca antiquaria , sive notitia inscriptorum qui auliquilale» hcbraicas, graecas, romanas el chrislianas scripsit illuslrantur; 4°. 1760.

Opera dottissima. La prima edizione fu eseguila nel 1723, una seconda nel 1726, e quella del 1760 è dovuta al cele­bre P. SchafTshausen, che la corresse, e vi aggiunse l'indicazione di quanto era comparso dopo la morte dell’autore, e per con­seguenza è la edizione preferibile sopra tulle le altre.

— Bibliotheca latina mediea et infimae lalinitatis cum sup­plemento Ghrist. Scoetgen et Mansi 1154 voi. 6 . in 44.

La prima edizione di questa dottissima opere in 5 vel. in 4a. non arriva che alla lettera P, e segnatamente alla parola Poggio. Nel 1738 Gr. Schoetgen intraprese ad istanza di W df 1% coDtifluaziooe, a nel 1746 pubblicò un 6 '* volume che com­pleta l'opera;, indi nel 1754 un altra ristampa nefqce G..D. Mansi di FabricÀo e Schoetgen* accrescendola e .correggendola, facendo ancora sparire le doppie ricorrenze degli stessi nomi*, e si rese ,q«indii questa, edizione preferibile sopra lulle le al- tne. Se si. volessero pw distinte notizie su le opere del dot­tissimo Patrie*» poasoqo Heimar, N^roo*. Ckanf- fepié e«.

— BifetioiheoaeeetesMslfoa; foJ. Haanburgi ,17i$4— Imp. Acgnplr teiwporbroseripteruin notaio; 4*i H am -

burgi 1727.

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‘ iw* Opusculorum hislorico-criUcum sylloge; 4*. picc. llam- burgi 1138.

Queste (re opere sono meno stimalo dì tutte le altre dello stesso autore.

F e d e r i c i (I*. Domen. M.) Memorie Trevigiane sulla tipo­grafia del XV secolo; 4°. Venezia 1805.

Buona opera. Questo infaticabile ed erudito domenicano cer­ca sostenere doversi 1‘ invenzione della stampa alla città di Feltre.

f ( Fortunato ) Annali della tipografia Volpi-Cominiana colle notizie intorno la vita e gli sludii dei fratelli Vol­pi; 8°, Padova 1809 ed Appendice 1811.

F i s c h e r ( G o l l h f . ) Essai sur les monumenls typographiques de Jean Gutlemberg; 4°, Mayence 1802,

*— Nótice du premier mopumcnl typograpliiquc decouverte; 4°. Mayence 1804,

F l e i s c h e r ( H. L. ) Calalogus cod. mss, orient. bibliolh, Drcsdensis; 4°. Lipsiae 1830.

Foktakiri ( Gius. ) Biblioteca dell'eloquenza italiana colle note di Apostolo Zeno; 4°, vel, 2.

Quest’opera molto interessa alla bibliografia italiana , e la note del Zeno offrono delle curiose cd interessanti cose che la rendooo necessaria.

F oppens Bibliotheca Belgica; 4°. voi. 2. Brusselles 1139.1/ autore rifuse in quest’ opera tulto quello che avevano

seritto intorno agli scrittori Belgi Valerio Andrè, Oberto le Mire; Antonio Sander e Francesco Sweert, malamente conti­nuandoli sino all'anno 1680, aggiungendovi 560 articoli. Nul- ladimeno le opere di questi ultimi sono indispensabili , per non avere il Foppens saputo fare tesoro delle opere degli stessi. Se maggiori notizie si volessero all'uopo si può consuU tare Prospero Marchand pag. 101 a 109 nota G.

JrORMtY Conseils pour former unc bibliotheque pcu nom- frrcijsc, mais choisic 1155.

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Opera molto superficiale come la maggior parte delle opere uscite dalla penna di questo scrittore.

Tossii (Ferdin.) Catalogus codicum seculi XV impresso- rum bibliolhecae Magliabecchianae ; fui. voi. 3. Flo- renliae 1793,

Eccellente, raro e ricercatissimo catalogo.

Foirmer (Simon Pierre) Table des proportions des cara- cierrs d* imprimerie; 4 \ 1737.

Quest’opera ha molto contribuito al progresso dell'arte della stampa.

?— Modéles des caracleres de Y imprimerie, et des choses necessaires audit art; 4°. Paris 1745.

L'autore ha piazzato ia quest’opera lo specimen delle let­tere e degli ornamenti tipografici di diversi corpi della sua stamperia.

«— Disserlalion sur Y origine et les progres dè 1* ari de graver en bois; 8°. Paris Barbou 1758.

Prctemle l'autore in quest'opera che Gultemberg non fa il vero inventore della stampa, cioè a dire dei caratteri fusi e mobili, ma che pubblicò solamente libri xilografici , orvpro stampati con piancc di legno , ed attribuisce a Schoeffer la invenzione dei cara* Ieri metallici.

r - de 1’ Origine et des proiluclions de l’ imprimerie pri­mitive en laille de bois; 8’. Paris Barbou 1759.

In qoesta dotta e ricercata opera esamina 1 autore le pre­tese di diverse Città alla scoperta della stampa , e fissa la culla a Strasburgo ed i pregressi in Magonza, offrendo inte­ressantissimi dettagli su i diversi saggi incisi in legno da Gut- temberg e Faust -e su lo Speculum Kumanae salvationis.

<— Observalions sur le Vindfciae typogralìcae de Schoep* flit); 4*. Paris, Barbou 1760.

Dotta e sana critica all'opera di Schocpflin, colla quale cop»- batte le pretese di quest'urtimo che attribuisce la invenzione della stampa con caratteri fusi a Strasburgo. Il bibliografo Fr. C. Baer in risposta alle osservazioni di Fournier pubblicò una Lettera sullOiigiuc della stampa V.Bacr.

2 8 0

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ftemarque polir servir de suite au Traiti sur Vorigine de V impnrnerie; 8\ Paris 1761. Manuel typographique; 8°. voi. 2. Paris 1764.

Manuale mólto stitnato. Il primo volarne offre la descrizio­ne della incisione dei caratteri e della lord fusione; il fecondo i modelli dei caratteri romani ed italici deU'antore. Fournier si era accinto a scrivere altri due volumi che trattar dove­vano del meccanismo della stampa , e la storia dei celebri stampatori, e per la morto dell'autore avvenuta in Parigi nel 1768, la repubblica letteraria ne restò priva.

Traité historique et crilique sur l'origine et les pro­gres des carnei eros de fonte pour 1* ifriptessiott de la musique;*4°. Berne 1765 fig.

Il primo che incise i punzoni dei caratteri per musica fu P. Hautin nel 1525.

-— Essai porlalif de la bibliographie; 8°. Paris (1796. *— (F. J.) Diclionnaire .porlalif de bibliographie; 8°; Pa­

ris 1809.L'autore della presènte opera, la quale ebbe molto sùcééi-

so, è un altro Fournier. Essa non contiene che un compendio del Dizionario di Cailleau.

F r e y t a g ( Fr. Got. ) Analecla litteraria de libris rariori- bus; 8«. tipsiae 4780.

Catalogo disposto per ordine di alfabeto, pieno di erudite note colle citazioni del luogo, da dote furono attinte.

«— Apparatus litlerarius, ubi libri parlim antiqui, partim rari recensentur; 8°* voi* 3. lipsiae 1752.

Continuazione alla precedente opera , ma senza ì’ ordine primitivo dell'alfabeto. Quantunque sia fornita di varii indici, nulladimeno l’uso di quest'ultima opera riesce incornando.

28t

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m

GttlOM ( Pierre te ) Trattò des pk»s belles biWiokheques de l’Kupope; 1ST. Paris 1680.

O pen mediocre e superfleiale. L W ere altro non fece ebe tradurre l'opera di Lemier de Bibltothecis. I capitoli più impor­tanti , ma superficiali**nte t ra t ta t iso n o quelli cbe parlano della invanitone della stampa , delle prime edizioni del se­colo XV, e della scoparla dei mss. nei secoli XIV, XV, e XVI. Chauffepié cita di qtwsta opera un* ?di*iepe di Parigi del 1685, e Niceron altre due , cioè una di Parigi del 1689, 0 l'altra di Amsterdam del 1601 in 12.

Gamba ( Bartolomeo ) -Seri e de* tesli di lingua ; 8% mass. Venezia 1839.

La presente opera è la migliore bibliografia che si abbia per libri classici di lingua italiana. Quasi tutti gli articoli sono corredati di note letterarie e bibliografiche, degne del dotto bibliografo autore della detta Serie.

Gai^q QbservaUoj>$ sur 1<a TvvUè d& carniere* efe fonte pg,r F<m%ier le jb%ne'r 4n. Berne f7G5u

Gando e Fournier furono eqlftn$i fondàMw 4i caratteri, ed ugualmente trattarono saggiamente della loro arte.

Gehueksi (Dyonisio) Bibliotheca Scriptorum otdiuis capu- cinorum; fol. Genevae, Sdonici 1691.

Gerdesii Florilegium l\islvrico-crilh?u$, Hbwuift wiQjum; 8°. Graningae 1763.

Questa è la terza edizione ed è da preferirsi.Gessnero (Cenrado) Bibliolheca universalis; fol. voi. ì.

liguri, Frosohover 1545, 49.La presente opera è la più eccellente bibliografia che sia

stata prodotta in quel tempo. È tuttora interessantissima, per­chè contiene tutte le opere in ebraico 'allora conosciute, e quelle in greco ed in Ialino esistenti o perdute. Quasi totli

G

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gli articoli sodo corredati di un sommario del loro contenuto, di un giudizio del loro merito e di un saggio del loro stile. Il primo volume è disposto in ordine di alfabeto dei nomi e sopranomi degli autori, e fu pubblicato in Zurigo nel 1545. Il secondo volume è disposto per materie, diviso in 19 libri» e si pubblicò ivi nel 1518 col tilolo di Pandecìae, e Tanno seguente fu di pubblica ragione il XXI libro che contiene la teologia ; il libro XX che doveva comprendere le opere di medicina non vide la luce perchè l'autore non giunse a perfe­zionarlo.

Goigh (Rich.) Catalogue of books relating to british lo- pography, and Saxon, and Northern litterature, bequea- thed Iho thè Bodleiana library in 1199 ; in 4°. Ox­ford 1814.

Questo catalogo fu compilato dal R. P. Bandincl.

G o u e t Bibliotheque frangaise; 12°. voi. 18 Paris 1740.Opera dotta e diffusa, la quale non contiene la Storia let­

teraria francese come promette nel frontispizio, ma una esatta esposizione dei libri poco conosciuti. L’ opera non fu termi­nata. I primi 8 volumi furono ristampati con éambiamenti , aggiunte e correzioni. I voi. XIX e X X , ebe dovevano com­pletare l'opera» non furono pubblicati» ma esistono mss.

Graed Cedices mss. apud Nanios as$erv»U ; 4°. Bono- nlae 1748.

G r e s w e l i A view of thè early parisian greek press ; 8°. voi. 2. Oxford 1833.

G r o n o v i o (Laur. Theod.) Bibliotheca regni animalis alque lapidei; 4°. Lugd. Bat. 1760.

Opera dotta.

GuERifl (J.) Catalogue des livres du marcchul Estrées: 8°. voi. 3. Paris 1740.

Catalogo stimato.

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t t t

n

I I a e r e l Catalogus librorum mss. in bibliolhecae Gailiae, Uclvetiae, Hispaniae etc. 4". Lipsiae 1128, 30.

Hai* (L.) Reperlorium bibliographicum; 8°. voi. 2. in tom. 4, Stultgardiae 1826. 32,

Diligentissimo ed erudito catalogo delie edisioni del XV secolo, necessariissimo per gli studii bibliografici, ed ottùsa a consultarsi.

H a l f d a s i K i r e r i Historia luterana Trlandiae ; 8 \ Hauniae 1186.

La presente opera dà una esatta notizia dei libri irlandesi.

H a l l e r (Alb. von) Consei'ls pour forrner une bibliotheque historique de la Suisse; 8J. Berne 1111.

—* Bibliotheca botanica; 4°. voi. 2. Tiguri l l l t . Bibliotheca anatomica; 4°. voi. 2. Tiguri 1174.

— Bibliotheca chirurgica; 4°. voi. 2. Basileae 1174.— Bibliotheca medicinae pralicae; 4*. voi. 4. Pernae 1116.

Il solo nomo di Haller forma il più bello elogio delle so* pradette opere. Le quattro indicate biblioteche sono altret* Unti cataloghi speciali, classificati per ordine cronologico, ed offrono tutte le opere sulle materie che 1* autore conobbe, comprese te tesi e le memorie particolari, che formano la parte più interessante degli stessi. Cpntengouo in tutto 52000 articoli, che l'autore arricchì di sue dottissime note letterarie, bibliografiche e biografiche, con la indicazione de* giornali e degli scritti, da cui posson trarsi più estese notizie.

H a l l k r v o r d t ( l o . ) Bibliotheca curiosa, in qua plurimi ra­rissimi , alque pauci cogniti scriptores , interque eos anliquorum ecclesiae doctorum praecipuorum el claris- simorum auctorum fere omnium aetas, oflìcium, prò-

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fessio, obitus, scripta , hurumquc oplirnne ac tiuvissi- mae editiones indicantur; 8 \ Francofurli 1676.

L'autore aveva destinalo la presente sua opera per supple­mento aUaBibliothecaUniosrtcUit ili Gessnero, ma siccome Mar­tirio fratello dell'autore libraio di Konigsberg in Prussia, stam­pò a sue spese l'opera, per non iscemare interesse nello spac­cio, inibì l’autore di mettervi il froulespizio destinato, lutanlo 1' opera non offre quanto promette nel titolo, e Strovc e Fa- bricio la dichiarano molto imperfetta ; nulladimcno vi souo alcune note interessantissime , da questi ultimi marcati , su pochi moderni autori. Fabricio nel suo Catalogut bibliotheca» Fabricianae voi. V. pag. 459, registra varii errori di Haller- vordt. L* autore piomeUea nella sua prefazione un secondo volume, ma non venne pubblicato-

H a a a k e r Specimen catalogi codicurn mss. orientaliuni Àcad. LtUgd, Batavae; 4°. Lugd, Baiav. 1820.

U a j u i e r (J. de) Calalogus cod. arab., persie., turcic., bi- bliolb, palata Yindobonensis; fol, Vindobonac 1812.

H a r t w e l H o r j ie (T h .) introduclion tho Ilio study of bi- bliography; 8°. voi. 2. London 1814. % .

Uartzuei.v (Jos,) Bibliotheca poloniensis, in qua vitae et libri typo vulgati et mss. recenserunt omnium archi- dioeoeseos Goloniensis indigenarum et iucolarum scri­ptorum ; accedunt vilae pictorum chalcographorum et typographoruin; fol. Coloniàe 1747.

Tale dotta biblioteca è in ordiue di alfabeto di pronomi ; ma le diverse tavole che trovansi alla fine del volume ne rendono facile I’usq. Jugler nella Bibliotht diStruvio pag. I15& desidera, per la sua rarità, cbe vi fosse un altro dotto capace a pubblicarne una uuova edizione con aggiuate.

Harvood’s View of thè various edilions of thè greek anct roman classics; 12". London 1790.

Quest'opera è stata tradotta io varie lingue, e Maffeo Pi* q$Uo ne pubblicò una traduzione indiana, col titolo di fra"

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spetto di varie edizioni ecc. 8. Venezia 1780. La piò ricercata è quella aumentata da Mario Boni e da Bartolomeo Gamba; 19. voi. 3. Venezia 1703 V. artic. Arvood.

— Bibllographical dictionnàry, including Harvood’s t ì c w

of Ihc classic; 12*. voi. 6. Liverpools 1801.Della presente stimata opera se ne pubblicarono altri

due volumi in supplimento nel 1806. L’opera offre una buona dissertazione sulla .Poliglotta di Walton che fu stampata a parte nel 1805.

Haym (N. Fr.) Biblioteca italiana; 4°. voi. 2. Milano 1171.Heineim (Ch. Henr. de) Idee d'une colleclion d'estampes,

avec unc Disserlalion sur 1* origine de la gravure ; 8*. Leipsick, Kraus 1771.

La presente sommamente stimata e ricercata opera offre dei saggi sulla incisione e su' primi libri di immagini. L’au- toro vi ha aggiunto una quantità dei più antichi monumenti dell’arte bene eseguiti. L* opinione di Heinekin è quella che le carta di giuoco diedero a Guttemberg la prima idea della stampa, dapprima con tavole di legno, iodi eon lettere sepa­rate.

H e iu s iu s (G.) Dizionario universale dei libri stampati in Alemagna; 4°. voi. 5. Lipsia 1793. scritto in tedesco.

— Dizionario universale dei libri stampati in Alemagna dopo il 1700 sino al 1800 in 4°. voi. 4. Lipsia 1812 scritto in tedesco.

— Supplimento dal 1811 al 1815 scritto in tedesco.Hbbissaat Bibliotheque phisique de la Franee ; 8°. Pa­

ris 1771.Hirsgh (J. Chr.) Bibliotheca numismatica; fol. Norimber-

gae 1760.Opera stimata.

Hirscmng (Fed. C. Gott ) Versuch einec Besebreibung ; cioè a dire Saggio di una descrizione delle più eurio­se biblioteche di Alemagna ; 8°. voi. 4. Erlang 1786, 91 scritto in tedesso.

Opera curiosa e ricercata.

3 6 6

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Hoam ( R. C. ) Catalogne of books relat. to Ihe hislory and topography of Italy; 8*. London 1812.

— Catalogue of books relat. to thè history and topogra­phy England, Wales, Scotland etc. 8«. London 1815.

Uqffwam (S. F. G.) Lexicon bibliographicum, sive Index edilionum et interpretationum scriptorum graecorum turo wcrorum, tum prophaaorum ; 8". voi. 2. Lipsiae 1832, 36.

Dottissima e diligentissima opera eh* io credo indispensabile agl) studH bibliografici

— (Io. Dan.) de Typogrnphiis earumque initiis et incre- mentis in Kcgno Poluniae et Lilbuaniaa ; 4°. Danti- scii 1140.

Horaa bibljcae, o# Recherches Uttoraires et bibtiographi* ques sur la Bible; 8°. Paris, Gamery 1810.

H y d e (Th.) Bibliotheca Bodleiana; fol. Oxford 1614.Questo catalogo compilato dal dotto orientalista e biblio­

grafo Hyde offre molla utili là. La biblioteca del gentiluomo inglese Bodley fa legata all’Università di Oxford.

I

I l a r i (Lorenzo) Indice per materie della biblioteca comu­nale di Siena; 4*. voi. 8. in tom. 6 Siena 1844, 48.

Index Codfeim biWiethecae AJoobaliae ; 4°. OJissipo- nae 1115.Itavù&imus lihtoruin ppohibilorin» et expufgandorum

fol. Madrid», Woz. 1640kQuesta interessante Indiee di libri condannati dalla- CorteR#ma, C f fw tatto** è AoIobìq d« Sotomayor.

laéme topograilco* ed alfabetico delta biblioteca del Co­mune di Palermo; voi. S. Palermo 19% e seg.

£87

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L'autore del presento catalogo è il laborioso can. (mpafé Rossi, già bibliotecario della Bibliot. Comunale dì Palermo. Il dello catalogo fot dei meriti, non così nel sistema e nella collocazione de* libri, mentre in questa parte è tutto erroneo come ho provato antecedentemente. Merita lode per la esat­tezza nella descrizione de’ titoli non sólo, ma ancora per la dettagliata ed esatta descrizione del contenuto delle raccolte, avendo l'autore seguito il metodo usato dal tanto celebre de Sartoris autore del catalogo della Tereslana. Offre ancora lo stesso catalogo parecchie interessanti note. Ci duole non ave­re l'autore completato il catalogo «le* mss. della slessa biblio­teca, del quale non ne esiste che un voi. incompleto. Tale catalogo inerita essere da perito bibliografo continualo per le interessanti note storico-critiche che varii mss. offrono, e se­gnatamente per quelle riguardanti la storia letteraria di Si­cilia, a malgrado le adulazioni profuse a taluni viventi letterati.

I r i a r t e (I.) Bibliolhecae Mairi tcnsis C o d . graec. fol. Malr. 17C9.

I s i d o r o (D.) Praefalio hisloricò-critiCa in veratri el gennn nani colleclionem velerum Canonuth Ecclesiae Hispanae 8 \ Bruxclle, Gdbobtia 1800.

L'autore di questo scritto è Laserna Santandcr già biblio* tecario di Brusselle.

ì

J a c o b (Louis) Traile des plus belles bibliolheques; 8 \ Pa* ris 1644.

Quest’ opera manca di esattezza nei fatti, e prova quante

era allora poco avanzata la scienza bibliografica.— (Lud.) Bibliographia Parisiana; 4". Parisiis 1645

Questa bibliografia offre le opere pubblicate in Parigi dello spaaio di cinque anni. Si crede avere dato Jacob eoo questa opera la pi ima idea dei giornali letterari!.

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I a s s o m i ab A l m e l o v e e n (Tb.) de Vilis Stephanorum Dis­serta tio; 12". Amstelodurai 1693.

Judice (Matlh.) de Typographiae inventione et de praelo- fum legilima inspectionc: 8°. Copenhagtie 1566.

In questo scritto 1’ autore attribuisce la invenzione della stampa all'oréfice Giovanni Faust lo credè socio di Schoeffer e Guttemberg-

Juhu (Adriani) Balavia; 4°. Lugduni Batavorum 1588.L’aulorc della presente opèra si sforza provare che la in*

Menzione della stampa devesi a Lorenzo Còater e che Arlem Sia siati la culla dèlia stessa.

X

K a h u i (Lud. Mart.) Bibliotheca phitosophica Strùviana e*

irtendata; 8*. voi. 2. Gotlingae 1140.Buona biblioteca, speciale delle Opere di filosofi^.

K i o t z i i (Jos. Chr.) de Libris aucloribus suis fatalibus l i ­

ber; 8°. Lipsiae 1161.Opera stimata.

K o e c h e m (H. Frid.) Bibliolheòa hebraica; 4°. voi. 2. Je- nae 1183.

Opera molto erudita, riputatissima e ricercatissima.K o e r l e b i (J. D.) Sylloge aliquot scriptorum de bene ordi-

nanda bibliotheca; 4°. Francofurti 1128.K r e s i o (Georg. Chr.) Bibliotheca scriptorum venalieorum;

8°. Altenburgi 1150.Buona bibliografia épeclalè, relativa agli autori ehe hanno

Scritto su la caccia.IUhmi (C. G.) Bibliotheca medica; 8°. Lipsiae 1194.

Eccellente bibliografia, speciale delle opere di medicina.

48d

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L

Lacknakn (Andr. H.) Annalium typographicarum sciceli quaedam capita; 4°. 1140.

Opera stimata da*bibliografi.

L a c r o i x du M aiìib (Frane. Grudè) Bibliotheque fran$aise: fol. Paris, YAngelier 1584.

Di questo catalogo di scrittori francesi , benché inesatto, se ne sono falle parecchie edizioni, ed è stato ricerca tissùao da' bibliografi.

L a i r e ( Fr. Xav. ) Memoires pour servir a l’histoire de quelques grands hommes du quinzieme siede, aree un supplement aux Annales typographiques de Maillaire; 4«. 1776.

— Specimen historicum lypographiae rornanae XV sae­culi cum indice librorum; 8°. Bornae, Monaldiniill%.

Opera men che mediocre, contenendo delle mende. Veooe criticata dall’Audifredi colto scritto intitolato Lettere tipofa/t- che dell'abate Nicola Ugolini ed P. Fr. Sav. Laire Magonza tRoma) 1778 in 8 di pag. 56, alle quali critiche rispose Laire con uno scritto titolato Ad abbatem Ugolini epistola 8 Argen­torati typis hacred. Menlellii [ Parigi Didot) 1778. Di qoesta replica ne furono stampale soli 18 esemplari-

L'opera di Laire è divisa in due parti. La prima parte of* fre la storia dell’origine della slampa e della introduzione della stessa in Italia, segnatamente in Venezia, in Bologna ed io Milano. Parla inoltre dell» origine delia stamperia di Subiaeo e della sua traslazione in Roma, e degli stampatori Hi essa città nel XV secolo. La seconda parte presenta il catalogo delie edizioni romane del XV secolo.

— Dissertalion sur l’origine et les progres de 1* imprime- rie en Franche-Comté pendant lu XV siede ; 8*. Dolt 1785.

Opera curiosa.

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Index librorum bibliolhecae de Brienne ab inventa typographia ad annum 1500 in 8\ voi. 2. Senonis , Tarbé 1191.

Lai re era il bibliotecario del cardinale di Brienne, sì rino­mato pel gusto sui libri e per la sua ricca biblioteca. In lai qualità l'autore fece nell* indice in discorso la descrizione delle antiche edizioni e dei libri rari di delta biblioteca, accompa­gnando il suo lavoro di dottissime noie , che lo distinguono per la migliore opera di questo dotto bibliografo. Lasciò egli mss. un corso di bibliografia, un supplimento a Mai t lai r e , il catalogo delle edizioni variorum, ed altre opere. Se si voles­sero più estese notizie di questo bibliografo, puossi consultare il Magatine enciclopedico negli anni HI, VII, e IX, nel quale trovasi un esatto ragguaglio su lo stesso.

Lalakde (Jer. de) Bibliographie aslronomique ; 4°. Paris 1803.

Quest' opera è un utilissimo repertorio di pag. 1 0 0 0 circa, contenente 5300 articoli di libri astronomici , accompagnali di brevi e g.udiziose osservazioni di uno stile chiaro e fa­cile. L’opera è esposta con un bell’ordine metodico, alla quale il principe Colte aggiunse una tavola clic ne rende più co- nodo l ’uso. L’ opera fu stampata a spese del Miuistro dello interno Fr. Ncuf-Cbateau , e non vi si trova il catalogo dei buoni libri di navigazione, per averlo la autore unito al suo Compendio di navigazione storico, teorico, pratico colle tavole orarie calcolate da madama Lalandesua nipote in 4 1793, com­pendio divenuto rarissimo.

L a m a (Gius.) Vila di G. B. Bodoni; 4°. voi. 2. Parma 1816. Lahbkccii (Pél-rij Comraent. de bibliotheca Caesar Vindo-

bonensi; fol. voi. 8. Vindobonae 1665, 79.11 presente preziosissimo catalogo restò imperfetto per la

morte di Lambcccio. Seguendo J1 metodo dell’autore credesi che I' opera sarebbe contata almeno* di 17 volumi, onde si avrebbe avuto il più vasto catalogo che siasi mai intrapreso. L’opera e divisa nel seguente modo. Il 1. voi. forma due parti, la prima delle quali descrive la storia della biblioteca fondati

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4& IfassimiliaDp nel 1480. Contiene la 9. la deserisioite dei più preziosi mss; tra* quali l'unico di Niceforo Callisto. De- scrive il 2. voi. parecchi mss. della citU di Vienna, ed of­fre la notizia de* libri recentemente pervenuti io detta bi­blioteca da Inspruk. I voi. 3, 4 e 5* contengono la descrizione

mss. grepi di teologia. Finalmente gli ultimi tre voi quelli di giurisprud^oza, di medicina, di filosofia e di sloria eccle­siastica. 11 presente catalogo è divenuto rarissimo, per avere gli eredi, morto Lambeccio, venduto tutto il fondo per carta alla direzione dell’artiglieria di Vienna per uso di cartueeie (v. Struvio B bl. stor letler pag. 594'- Venne indi nei 1766, 82, pubblicala una nuova edizione da Rollar in voi. 8 in fol. Nel voi. X pqg. 97 a 115 dell'opera di Schelorn, titolata Amotr pitale* litt\ venne pubblicato un frammento del IX voi ritrg vaio nelle carte dell'autore, bisogna unire a questo catalogo il supplemento si mss greci ed oriantali di Wessel, biblio­tecario di Vienna, successore a Lambeccio titolato Breviari** §t supplementum commentationum Biblioth. Vindob. fol. voi 6

in tom. 2 . Vindobonae 1690, un altro supplimento di Rollar pubblicato nel 1790 col titolo Kollari (A. F.j ad P. Lambeceii cvmment. libros supplement. lib. primu$ , e la continuazione di Michele Denis in voi 2 - in fol. pubblicata nel 1793, 94. Finalmente Federico Reimann nella sua Biblioteca acroama- fica Annover 1712 in 8 , esamina i lavori di Lambeccio e di Nessel.

I ì m b i n e t ( Pierre ) Origine de 1* imprimerle df apres les titres authentiques, Topinion da M. Daunou el celle de M. Yan-Praet, suivie des etablissements de cel art dans la Belgique et de 1* histoire de la stereotopye; 8". voi. 2, el nouvelle edition aqgmentée ; 8°. voi. 2. fig. Pa­ris, Nicolle 1810.

La prima edizipne di questa eccellente opera del dotto bi­bliografo LambineL fu eseguita in Brusselle nel 1799 io 8 . col seguente titolo: Ricerche storico-letterarie e critiche suWori- yine della stampa particolarmente sopra i primi stabilimenti mi Belgio nel secolo XV. L’ opera di questo dolio bibliografo è

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)a più esatta su tale materia. Vi si trova trascritta per iu. tiero V Analisi delle opinioni diverse tuli' origine detta stampa di Daunou. I/utorc publicò ancora altri ottimi opuscpli di bi- biografia.

Luno 'J.) Catalogus codioum mss, bibliothecae Ricciar- dianae; fol. Liburnii 1156,

Dotta opera’ L’autore aveva inoltre pubblicalo due decadi di un catalogo dei mss. di Firenze nel 1745, 46.

G a n c e t t i (Vincen.) Pseudonimi;!, o vvcp .» Tavole alfabetiche de' nomi finti o supposti degli scrittori Italiani con la contrapposizione de’ veri; 8°. Milano 1836.

Buona opera. B desiderabile che qualche altro si applichi a perfezionare una tanto necessaria parte di bibliografia ita. liana.

L ard ine (de) Mss. de la bibliolheque de Lyon , ou noti- ces sur leur anciennelé, leurs auteurs , les objets qui on y à traites etc. precedèe6 d’une histoire des ancien- nes bibliotheques de Lyon, d’un essai sur les mss. etc. 8°. voi. 3 Paris (Lyon) 1811, 12.

:— Bibliotheque de Lyon, catalogue des livres qu’elle ren- ferme; 8°. voi. 4. Lyon 1815, 19.

Jja s t r i (Marco) Biblioteca georgica, ossia catalogo ragio­nato dagli scrittori, di agricoltura, veterinaria, agrimen­sura, meteorologia, economia pubblica , caccia, pesca ecc. spettanti alP Italia; 4°. Firenze 1187.

L’ autore della predente speciale bibliografia omise i libri agronomi italiani, ma venne in questa parte supplito dn Fi­lippo Re col suo Dizionario raffionato dei libri di agricoltura ecc. Nulladimeno 1’ opera di Lastri è utilissima V* 1 articolo Re.

Lettre d’ un Accademicien a M*** sur le catalogue de I4 bibliolheque du Roi; 12% 1149.

Questa curiosa lettera è attribuita al dotto ab.Baa*.

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— Neuvieme relative a la bibliotheque publique de Rouen, traduit de Vanglais, avec des notes par M. Thom. Lic- quet conservateur de cette bibliotheque; 8*. mass. Pa­ris, imprimerie de Caprelet 1821.

La presente lettera è estratta dal Viaggio bibliografico , archeologico ecc. in Francia ed in Alemagna, del non mai ab­bastanza lodato bibliografo Dibdin *

— Trenlieme concernenl 1* imprimerie de Paris , traduit de l’anglois par G. A. Crapelet imprimeur ; 8°. Paris, imprim. Caprelet 1821.

La presente lettera fu estratta come la precedente.L ew is Life of W, Caxlon; 8 . London 1738 fig.

L'autore dà in questa vita un curioso saggio delle ediaioni di questo primo stampatore d* Inghilterra. Le prime edizioni però di Caxtou non rimonlano’a prima del 1477, come abbia­mo osservalo nella terza parie del presente Manuale.

Lichtesbergkr ( J o . Fr.) lnitia typographica opus Schoe- pflini Vindicias typogr. elucubrans, nec non eorum con- tinualioncni oITcrens; 4". Argenlorati 1811.

— Indulgenliarum lileras Nicolai V impressas anno 1454 malricumque epocham vindicavit inilia typographica sup- plevit; 4 \ Argentorali 1816 di pag. 16.

Linderius , scu j , a, Vander L i.\dk:i de Scriptis medicis lib. II in 4“. Noriinberizae 1686.

La presente speciale bibliografia, imperfetta anche nel lem* po in cui fu scritta, non è esente di errori , nientedimeno fu utilissima a coloro che hanno sopra lo stesso argomento lavoralo. Merklin la pubblicò con considerevoli aggiunte col titolo dj Lindentus renovatus, rive de scriptis medicis ecc. e 6 . G. Maugeti la inserì con aggiunte nella sua Biblioth. script, medie.

Linjtei (Gar.) Bibliotheca botanica; 8°. Amstelodami 1751.Bibliografia speciale dotta e melodica, secondo il sistema bo­

tanico -dall’autore.

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Lipewii (Marlini) Bibliotheca realis theologica ; j uri dica , philosophica et medica; fol. Voi. 6 Franco fu rii 168$.

Vastissima compilazione utile per le molte ricerche e per ana quantità di titoli di opere ignote che vi si trovano; dei resto è piena di inesattezze cd i nomi francesi sono quasi tutti svisati. La biblioteca filosofica è la meno imperfetta.

— Bibliotheca realis jtiridica; fol. voi, 4. Lipsiae 1157.La presente & una nuova edizione di una parte della pre~

cedente biblioteca corretta ed accresciuta da Jenicben.

— Bibliotheca realis juridica suppleraentis ; fol. voi. 3. Lipsiae 1830.

Lipsh Bibliotheca nummaria; 8°. Lipsiae 18A1.In quest* opera vi sono inserite le Osservazioni del dottoHeyne.

Lohg (Pere le) Discours historiques sur Ics principales editions des Bibles polyglottes; 12ft. Paris 1713.

Quest’opera contiene curiose particolarità su le Po1iglottey e segnatamente sopra quella di Parigi.

— Bibliotheca sacra; fol. Par'siis 1723.La presente opera di immenso lavoro è la più ampia , la

più metodica e la più esatta che sia comparsa in tale genere. La prima edizione fu eseguita in Parigi nel 1769 in voi. 2. in 8 »; una seconda edizione nello stesso anno ne pubblicò Bocrner in Lipsia con aggiunte e note storiche e critiche trat­te da* mss. e d a '1. bri stampati in Germania , omessi dal Lr* Long. Quest’ ultimo aveva già preparala una nuova edizione con molte addizioni, aumentandola di una seconda parte che comprende il catalogo di tutti gli autori che hanno trattato su la Bibbia. Ma per la sua morte la pubblicazione fu fatta dal suo amico, ed all uopo incaricato Padre Desmolels nel 1793 in un volume in foglio , preceduta da una notizia sulla vita e sulle opere del Pre Le Long. Tale edizione è la più faeNa e deve preferirsi a tutte le altre. Una nuova edizione per le cure di A. G. Marsch se ne intraprese in Halle nel 177& 90, ma non ne comparvero ehe sole due parti in cinque voi. in 4*.

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— Bibliotheque de France aupnienlèe p;irTVvrct de Fon- tette; fol. voi. 5 llcrissant 1168.

Opera dotta, condotta 6on metodo, infiorata di bibliografi - che eradizioni, e pregevole moltissimo per la raccolta degli scritti che riguardano la Storia di Francia, bai terzo atl’ulti- nrto volume fu pubblicata per le cure di Fevret de Fontette e di Barbeau de Bruyeres. Duole vedervi mancare alquanti articoli sulUTstoria di Francia, che Iasciar.nsi dimenticati;

t.oxKYEM (Joan< ) de Bibliolhccis liber ; in 8*. Ullraiecti 1680.

Quésta è una seconda edizióne preferibile a quella stampata da Zutphén 1069. Gio. Andrea Schmidt ristampò questa eru­ditissima opera insieme a quella di Mader de BibtiaUmcis, at- que archiviti.

Dividesi in Ì 5 capitoli, nei quali si registra la sloria della Origine delle biblioteche a cominciar da Mosè, e va dichia- falò il modo, con cui conservavasi memoria dei falli mag­giormente importanti. — Parla delle biblioteche degli E brei, dei Caldei ee. aioo a quelle dei Cristiani -anche dopo i Secoli barbari.—Descrive le più celebri e le più belle biblioteche dell’ Europa e delle altre parti del globo, ricordando le di­verte ripere , doliti quali non si conosce che un solo esem­plare. — Intrattiensi sui talenti e sogli obblighi del bibliote­cario, sulla situazione, sullo distribuzione e sugli ornamenti necessarii in una biblioteca, e finalmente acceùna agli insetti che devastano i libri e le biblioteche. -—La parte p ii curiosa è quella che si riferisce alle biblioteche dejjli antichi.— Le Gallois copiò nell' opera sua il trattato del signor Lomeyeri senza che si fosse degnato di nominarlo.

Traile historiqùe et érilique des plus celebres biblio- Iheques anciennes el roodernes; 12 \ Zutphen 1699.

Opera piena di erudizione , non esenta pero di o ra ri «4 omitsiooù

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L o tt in ainé Catalogue chronologique des libraìres-impri- ineurs de Paris depuis l’an 1470 jusqu’ a presenl; 8\ Paris 1789.

Opera rara, ricercala ed interessante per gli studii biblio­grafici. L'autore pubblicò inoltre altre opere di bibliografia.

L ow rdes (W. T.) Bibliographer’s manuel; 8*. London 1828.

M.

M aigh elli (D.) Introductio ad bistoriam litlerariam de pre- cipuis bibliothecis parisiensibus; 8». Cantambrigiae 1721.

Opera pregevole per interessanti particolarità.

M a i t t a i r e (Mich.) Historia Stephanorum; 8". Londres 1709.Questa è la prima opera uscita dalla penna di un sì dotto

scrittore. Ricca di erudizione e per utilissime ricerche, essa superò quella pubblicata da Almelovecn. Sta però oggi al di sotto dell' opera del celebre Renouard. Debbo avvertire che ad essere completo un esemplare vi si debban trovare nella prima parte un'appendice di quattro pagine, in cui si dà un breve ragguaglio interno a Turnebio, G. Morel, G. Bienné, Feder. Morel, CI. Morel, Martin il giovane ed A. Vi tre; o nella seconda parte, dopo la pag. 135, uri Appendix librorum sub Stephanorum nominibus impressorum in data del 4 novem­bre 1709 di pag. 7.

Ho fatto questo avvertimento perchè ho visto degli esem­plari che mancano delle dette appendici.

— Historia lypographorum aliquot parisiensium; 8°. Lon­dres 1717.

Opera curiosa e piena di ricerche, divisa in dne parti. Contiene le vite di Simouo de Coliries» di [Michele Vascosa- iio, di Guglielmo Morel, di Adriano Turnebio , di Federico Morel e di Giovanni Bienué.

Voi. II. 38

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— Annales lypographici 4*. voi. 9 tiagae-Coiuiluin et Len­dini 1119.

Interessantissimi ed indispensabili agli studi! bibliografici. Contengono siffatta mole di lavoro per quanto parrebbe in* credibile chc un uomo solo abbia potuto fornirlo; tali e taote sono le ricerche alle quali dovette provvedere con uoa instan­càbile pazienta. — L'opera è piena di sana critica, e va tut­tavia reputala la migliore fra quelle del suo genere. — Ciò nonostante Mercier di Saint-Leger, competente in simili ma­terie, e di avviso che laddove venisse .perfezionata si otter* rehbe la migliore Storia della Stampa. — Avendo Lamoonoye fattovi delle critiche osservazioni io lettera diretta all'autore che stampò iu Dresda presso Augusto Beyer nel 1753, egli, rispondendo con lettera indirizzata a Desmesaux • la quale trovasi nel tom.VII* parte 1, pag. 14* della Biblioteca Bri­tannica, replicò con nobile schiettezza alle fattegli obiezioni.

Marchand, Rive, Laire, cd altri bibliografi tentarono sup­plire colle loro opere alle omissioni di Maittaire. Fra i più noti che si accinsero a tal lavoro sono Schèlorn , Loescber, Seclen, Leich, Haeberlin, M ente, Denis, Nyerup, e soprat­tutto il dotto Panzer. Se si volessero più estese notizie di questo celebre bibliografo, e del merito dell'opera in esame, potran consultarsi la Bibliog. classica, Struvio, Biblioth. hist. lett. pag 2238 e seg. Peignot, Reperì, pag. 255 e seg.ee.

$Tallinckrot (Bern,) de Orlu et progressu arlis lypogra- phicae 4°. Coloniae-Agripp.

Quest* opera trovasi inserita in quella di WoU Momment* typographica pag. 547 e seg. L’autore prova giudiziosameute d essere stata Magonza la culla della stampa, e crede doversi considerare Faust il vero inventore della stessa. Le opere sol riguardo posteriormente comparse fanno in qualche modo obliare 1» presente.

Mwhwsio (Prospero.) lìibUolheca Romana, scu Roinsuorum scriptoraiM eeuluriae 4°. ilomac 1682.

£ un’opera mediocre, sebbene niente affetta ordinata. Vi

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si trova alla l a e m a tavola in ragion di alfabeto ohe na age­vola 1* ricerca. Va reputata di qualche interesse per le par­ticolari e curiose notizie ebe somministra sulla vita dei 500 personaggi ebe descrive.

M aigeti ( i o . J . ) B iblio theca se r ip lo ru m m ed ico ru m ; foglio

toI. 4°. G enevae 1731.L autore ristampò ìu questa biblioteca 1’ opera di Vender

Linden de Scriptis medicis con le aggiunte di Merttin. Vi cor­resse però gli errori di entrambi. V. l'articolo Lindenius. Pub­blicò eziandio altre opere di bibliografia speciale; la più rara e ricercata è la Bibliotheca chemica-curiosa, fol. voi. 2, Ge­nevae 1703, la quale offre una raccolta completa di opere di alchimia.

Manne (de) Nouvean dictionnaire des ouvrages anonymes et pseudonimes la plupart contemporaines, avec les noms. des auleurs , ou editeurs accompagné de notes historiques et criliques 8°. Lyon 1862-

Opera dotta ed eseguita con diligenza. Interessa molte per gli studii letterarii e bibliografici, per le precise e chiare note storiche e critiche die contiene , e può servire, di seguito a quella dello stesso genere dataci da Barbier.

M am m ripti cod. hebraici bibliolhecae J. B.Me Rossi ; 8. voi. 3. Parmae 1805.

M archand (Prosp.) Histoire de lf imprimerie ; 4°. La Haye 1740.

Opera che costò molte ricerche, e non (scevra di erudizio­ne. Manca però d’ordine, e contiene varii errori, aleuni dei quali sono stati indicati dall'abb. Mercier di Saint-Leger.

M a r o l l e s (G. F. Magnè de) Recherches sur l’origine et le prem ier usages des regislres, des signatures , des re- clames el des chiffres de page dans les livres imprimé; 8 ° . Paris 1785.

Costa di pagine 5 1 , e ve se ne aggiunsero altre otto per

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le nuove osservazioni. — Non manca di dottrine , me per le ulteriori scoperte bibliografiche fatte sino ai nostri giorni, dm

conviene fidarsene, segnatamente in ciò che riguarda l'epoca della invenzione delle chiamate e dei segni a piè di pagina.

Marsand (Ant.) Biblioteca Petrarchesca ; 4 \ Milano 1826. — 1 manoscritti italiani della regia biblioteca parigina

descritti ed illustrati; 4°. voi. 2 parigi 4835-38. Marsdew’ s (W.) Catalogne of dictionnaries, grammars; 4".

London 1196.Eccellente bibliografia sulle grammatiche e sui dizionarii

delle lingue.

Martin (Gabr.) Bibliotheca Fayana; 8°. Parisiis 1123. — Catalogus bibliolhecae H. comilis de Hoym: 8°. Pari*

siis 1138.— Catalogue des livres de l’abbe Rolhelin; 8«. Par. 1145.

Gabriele Martin libraio in Parigi, autore dei tre precedeoti cataloghi, fu colui che perfezionò il sistema bibliografico del Gesuita Ctarnier. Comp io molti cataloghi , tutti pregevoli e rari, offrendo assai materia per gli studii letterarii e biblio­grafici. Il Dizionario ragionato di bibliologia fa ascendere il numero dei cataloghi compilati da questo dotto libraio e bi­bliografo al numero di 148, ventidue dei quali eon indice di autori.

Masch (A. G olii.' Bibliotheca sacra post Le Long e l Boer- neri cura; 4°. pari. 2, in voi. 5. Halae-Magd. 1118-90.

La presente opera è quella del Pre Le Long , accresciuta da Masch. Le Memorie di quest'ultimo, per servire alla sto- ria dei libri curiosi stampati a Wisman nel 1769 al 76 fa­scio. 9, è buono che fossero consultate.

Maton (Guil. Georg) et Hackett (Th.) Bibliotheque chro- nologique et syslematique des auteors leslaceologisles traduit de Tanglais par M. Boulard 1811.

Meerxam (Gerard) Origines lypographicae; 4. y. 2*. Hagae- Coraitum 1765.

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Questa dotta ed erudita opera forma il più bel titolo del­l'autore. — Va essa ornata del di lai ritratto ioeiso da Doullé, da quello di Coster intagliato eoa gusto squisito da Houbra- ken, e di nove tavole diligentemente eseguite, rappresentanti diversi tipi primitivi. — In quest’opera l'autore fa ogni sforzo per difendere la causa di Coster, che è stata ormai giudicata irretocabilmente una favola dopo 1* autentico documento esi­bito dal tanto celebre bibliografo Renouard, in cui va dimo­strato che gl’ informi saggi di stampa attribuiti a Coster , e che si supposero eseguiti dal 1436 al 1442, oon sono che del 1467, come resulta dal suo Catalogo della biblioteca di un dilettante, voi. Il, pag. 155, 58.

Nè giova la persistenza con cui Koning, pubblicando una Dissertazione intorno all'origine, ali invenzione ed al perfeziona­mento della stampa di pag. 180 , Amsterdam , 1819 , con 7 tavole incise, mette a tortura il suo ingegno per la difesa di Coster. — Questa dissertazione altro non è che un compendio dell’altra opera dallo stesso autore pubblicata Ih olandese, e coronata dalla Società delle scienze di Harlem nel 1816.— A fronte del documento innegabile esibito da Renouard sva­nisce qualunque persistenza.

Enrico Gockinga pubblico in olandese un* appendice a Meer- mann in 8 ° , Amsterdam 1767, aggiungendovi alla fine un catalogo compilato da G. Visser dei libri stampati nei Paesi- Bassi sino al 1501. — In seguito Jansen tradusse 1’ opera di quest’ultimo, ed incorporandovi quella di Aleermann, la pub­blicò in Parigi nel 1809, Schoell in 8 . , col titolo invenzione della stampa, aumentando di circa 2 0 0 articoli il catalogo di Visser.

— Pian du traité des origines lypographiques, traduit <!u lalin par Goujct 1762.

É una traduzione dell' opera di Meermaun titolata Conspe-• ctus originum typographicarum ec.. con note del traduttore.

Mehdez (Fr.) Typographia Espanola; 4*. Madrid 1796.Opera stimata.

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Mektellio fjflc.) Excursus de loco et mictnre inventionis typographiae; 4". Parisiisl644.

La presento opera non porla nome di autore, eri attribui- vasi allo stampatore Vilrè. Oggi però , scoperta una copia piena di note ed aggiunte dì mano di Mentel che conservasi nella biblioteca del Re di Francia, non se ne dubita piò Wolf la inserì con le aggiunte nell’ opera sua titolata Mommenta typographica, voi. II, pag. 197.

— De vera typographia origine prraonesis ; 4*. Parisiis, Ballard 1650.

É una Dtssertaxione diretta a Malinkrot, con lo intendimento di dimostrare come avea preteso nell* opera antecedente , di essere stnto G. Mentel, suo parente, l’ inventore della stampa. Queste opere sono state confutate opportunamente dal dotto Schoepflin. Nulladimeno dispogliando le opere di Mentel di ciò che riguarda l'onore attribuito al di lui parente qual in­ventore della stampa , vi si vede confermato che Strasburgo sia stala la culla di sì mirabile arte , e che Guttemberg ( il vero inventore ) abbia fatto i primi saggi della stampa nella stessa città.

Questa Dissertazione è inoltre inserita nella sopradetla opera di W olf, nel tom. II, pag. 211 e seg. con le noie di Menici su 1* Orìgine della Stampa e sui principali stampatori, tratte dai mss. della biblioteca del Re di Francia.

Merch:r (abbé de Sainl-Leger) le tlres sur la bibliographic de Debure; Paris 1163.

Questo lettera sono una critica ragionata alla Bibliografia di Debure, ma difettano per soverchia asprezza di anodi. Un bibliografo come Debure meritava essere trattato con riguardi e circospezione.

— Suppleuient a Y Histoire de V imprimerie de Prosper Mnrchand; 4". 1773.

In qaesto Supplemento l'autore avvisa che dopo le stampe xilografiche, ossia con piance di legno, stampava*! con earat-

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teri mobili di legno , ed in lai modo crede di esserè Mali stampati il Confc$*ionaie e<l un Donato, come pure opina che le prime produzioni coi caratteri fusi fossero state le Lettera di indulgenze di Nicolò V, indi il Salterio del 1457.

— Letlres sur differenti* edilions du XV siede r.u barou de H. lftiiss; 8 ‘. Paris, Hardovin 1783, di f.tifj* 80.

Le presenti lettere, come tutte le altre de!lo stesso autore sulla bibliografia , sono interessanti pei curiosi aneddoti cbe contengono.

Nélla prima delle presenti lettere , incaricatosi delle più minute ricerche sopra la prima opera stampata con adorni di incisioni In rame. dice con tutta buona ragione di essere stata la prima il Monte Santo di Dio di Bellini , stampato in Fi­renze nel 1477. La seconda lettera tratta della edizione di Dante del 1481, della Geografia di Fr. Berlinghieri e di altri libri stampali da Nicolas. £ la terza del Dita mundo di Fazio degli Uberti.

Merly library, of thè library of Ralph Willell ; 8°. Lon­don 1813.

La vendita di questa preziosa biblioteca produsse la somma di 15,500 lire sterline.

Michaud Bibliographie des Croisades, contenent V analyse des croniques d' Orient et d’ Occident qui parlent des Croisades; 8°. voi. 2. Paris 1822.

Middletor’s (Conyers) Dissertation concerning thè origin of prinling in England; 4 \ Cambridge 1735.

Con questa dissertazione dimostra 1’ autore essere italo Caxton il primo che diffuse l'arte della stampa in Inghilterra, e segnatamente in Westminster , e ciò contro 1' opinione di coloro che credono di essere stata diffusa da uno strauiero in Oxford.

Miiahesi (Carlo) Catalogo de’ mss. posseduti dal marchese Cino Capponi; 8°. Firenze 1845.

Mmeiorri (Luigi M.) Catalogo de* codici mss. esistenti nella biblioteca di S. Antonio di Padova ; 8°. Padova 1842.

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M o i . l e r o (Doni. Guill.) Disscriatio de typographhi; 4". Al- torf. 1692.

Dottissima dissertazione cbe fu io seguito ristampata colla Vita di Giovami Luft io tedesco, per Zaltner, Norimberga 1717, ed indi nell'opera di Wolf titolata Monumenta typogra- phicay tom. II, pag. 607, 14.

I I o x g i t o r e (Antonino) Bibliotheca S i c i l i a , sire de scripto- ribus Siculis, qui tum vetera, tum recensiora saecula illustrantur noliliae locuplelissimae; fol. voi. 2. Panor- ini 1708, 14.

La Biblioteca Siculo del Mongitore, oltre all’esser ricca di erudizione e di notizie interessanti , registra i nomi degli stampatori, indicazione obliata da alcuni bibliografi aazionali, i quali forse non considerarono quanto simili dettagli influi­scano a coloro che si mettono a serivere la storia della stampa di un paese.

L’opera non è sccvra di errori e di omissioni, compatibili però in un lavoro che richiede molte ricerche e costante pa­zienza.

11 Can. Gasp. Rossi già bibliotecario del Senato Palermitano erasi accinto ad un lavoro che avrebbe fornito le desiderate correzioni e nuovi supplimenti, ma quasi al punto di arric­chir la Storia patria e le lettere d'un'opera tanto interessante, la morte lo rapì agli amici, e di alquanti pregevoli manoscritti di lui non si è avuta contezza. Chi sa cbe a non guari un altro nome oon abbia a fruire di un onore immeritato?

M o n t f a l c o h (J. 13.) Precis de bibliographie medicale; 18*. Paris 1827.

M o n tf a u c o * Bibliotheca bibliotheearum ; fol. voi, 2. Pari- siis 1739.

Elenco di tutti i mss. che nel corso di 40 anni 1* autore giuose ad osservare nelle biblioteche di Europa. Quest'opera venne criticata con insolita asprezza dall abb. Rive. Però Le- grand d’Aussy avverte che debbasi consaltare eoa oculatezza.

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— Bibliotheca Coisliniana , olirti Seguieriana, sive niss. omnium graccorum quae in ea continentur ; fol. Pari- siis 1715.

Opera dottissima e ricercatissima. L* autore vi inserì i t opuscoli greci, con una traduzione latina, tuttora inediti.

Monumenta typographica bibliolhecae canonicorum in Reb- dorf; 4*. Aichstacdl 1787.

Monumenti di un mss. di G. Boccaccio; 8«. Firenze 1827. Mohelu (Giac.) Biblioteca mss. di Tom. Gius. Farsetti ;

in 12. voi. 2. Venezia 1771, 80. *Le prefazioni ed alcune note del primo voi. sono del bali

Farsetti. Il volume secondo difficilmente rinvienti per esser* sene stampate sole 250 copie.

— Dissertazione storica della libreria pubblica di S. Mar­co; 8°. Venezia 1774.

Il presente opuscolo fu ristampato in seno del voi. primo di tutte le opere di questo autore, pubblicate da Bartolom. Gamba nel 1830. Una copia della prima edizione di questa Dissertazione, con note cd aggiunte di mano ddl'autorc, con - servasi nella biblioteca di S Marco.

— Codices inss. L.tini bibliolhecae Nanianae; 4*. voi. 2. Veneliis 1776.

Questo dotto catalogo offre delle brevi ed erudite note del- (autore.

— Bibliotheca cod. mss. monasteri S. Michaelis; fol. Ve- neliis 1779.

— Bibliotheca Mophaei Pinelli; 8°. voi. 6. Venetiis 1787.Catalogo stimatissimo della preziosa biblioteca Pinelli che,

venduta in Venezia ad nn Inglese fu trasportata in Londra e messa all'incanto. Tutte le copie di questo catalogo sono stampate in carta grande, ed ornate del ritralto di Morelli, inciso da Bartolozzi. Nel quinto volume havvi un' appendice dei monumenti antichi, delle, monete veneziane e delle me-

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da|Ke di nomini iNsitri ek i faeenn parie della detta bAli*> lece. Date a Iute questo catalogo il libraio inglese Robsoa, oe redasse tosto un compendio, e lo pubblicò col titolo H>

, Uiotkeea PineUUftfa; io 8. Londini 1790, ma la «attira com­pilazione non risponde al merito dell’opera.

i— Bibliotheca S. 3I;irci Vcncl. mss. graecaeet la i.; 8*. jBussani 1802.

Della presente opera in cui van descritti inoltre i mss. dello stesso Pinelli e quelli del canonico Lnigi ex Gesuita, comparve il 'solo primo votame, del quale una copta con note ed aggiunte di mano dell* anfore conservasi nella biblioteca di 8, Marco?

«!— Monumenti del principio della stampa in Yeneiia; 4*. Venezia 1193.

Con quest’ opera 1’ autore distrugge quanto aveva scritto prima a favore del Decor puellarum , stampato da Jepsoq in Venezia nell’ anno 1461 ; e crede provare sul privilegio del 1469, aecprdato dalla Signoria di Venezie , che da Gio­vanni Spira sia stato in quell# stesso anno stampato il primo libro in Venezia.

MoREHf (Domenico) Bibliografia storico-ragionata della To­scana, ossia Catalogo d gli scrittori che luinno illustrato la storia della città, luoghi e persone della medesima; 4°. voj. 2. Firenze 1805.

— Annali della tipografia Fiorentina di Lorenzo Torren- tino; 8°. Firenze, Carli 1811,

Moss* s (J. W.) Manuel of classical bibliogr^phy; 8°. voi. %. London 1825.

Muccioli, Catalogus cod, bibliolhecae Cqescnalis; fol. voi. 2. Caesenae 1181,

Mubhard (Fred. Will. Aug.) Biblioteca M;.tematica: 8°. voi. 5v Lipsia 1.191, 180a,. scritta in tere»co,

JIdrr (Chr. Teoph. de) Bibliolliequetle peinturc, sculptaro lH gravurc; *8\ voi. 2. Franeforl

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t uà esteso oaUlagft cagionato fle' U|»ri di diMgno.Bitturi ecc., ottimo por lo scopo, ma non ben.QOiBrdioalo,. a m modo che si possa senza confusione farsi la ricerea.

*— MerhoFabilia bibliolhecaruin publicarum Norìmbergen- sium; 8". voi. 3. ftoriiribcrgue 1786 al 1791.

Quest'opera a parte di essere un catalogo, offre . nato ragguaglio frammisto di sunti tratti dai mss. inediti »

Iavoio che può considerarsi come un modello io taletgenere. Oltre la descrizione della biblioteca di Norimbeigp vi ha quella delle biblioteche di Solger, di Fenice , dì Ebner, di Billier ecc. oggi divenute pubbliche, ir primo Volume fa stampato nel 1786 e contiene 8 stampe; il secondo nel 1788 e contiene 14 stampe, ed il terzo nel 1791 e contiene due stampe.

— Biblioibeque glypfographique; 8°. Drestfe 1804.Il presente volume altro pon è che Una ristampa, mol­

tissime aggiqnje, del quinto capitolo delja Biblipteca <Ji pit­tura dello stesso autore, che tratta delle pietre incise. Il vo­lume costa di pag. 296.

Musacum lypographicum; Ili 12. Parisiis 1Ì55.II presente opuscolo è la prima produzione dèi tàhto cele­

bre bibliografo Guglielmo Francesco Debure, stampata in 19 sóli esemplari , molto ricercata dagli amatori per la sua ec­cessiva rarità. L'opuscolo composto di sole 43 pagine contieni un numero di titoli di opere rare.

Ilru i ( Jo, ChrisL) Bibliotheca anonmiofum et psctfdoni- morum; fol. Hamburgi 1740.

La prima edizione fu eseguita io 9 vilumi in 8 * La pre­sente fu stampata in fol. per servire di supplimento aU’oper» di Piaccio. £ preceduta dallo Schediasma di Haumann, arric­chito dì aggiunte (e correzioni ; iudì offre inoTtfe gli articoli anonimi e<Ì infine gli pseudonimi. Gii articoli sono disposti per ordine di alfabeto ma confusamente; son seguite però d» varie tavole tihé ne agevolano loricerca. Spesso l'autore omette In nata e ia felina , e tàlvèfca trftduee to lalin» Olitoli dei

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deslibri francesi. Quantunque con tali difetti» il libro a lire u * molto per gli stodii lètterarii e bibliografici.

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N a b b o r e (Alessio) Bibliografia sicola sistematica, o Appa­ralo metodico alla Storia lettoraria della Sicilia; 8°. voi. 4. Palermo 1850, 55.

Opera molto elaborata c piena di ricerche. Offre un con­fusissimo sistema che rende difficilissima la ricerca, abbenchì corredata di diverse tavole. É scevra di critica e contiene delle oraisnoni, come ancora omette i nomi degli stampatori* difetto notabilissimo nelle nazionali bibliografìe. Nulladimeno è di grande interesse per la bibliografia siciliana per essere corredala di varie notizie biografiche e storiche degli scrit­tori siciliani ed esteri che di Sicilia hanno scritto , con an i esatta notizia ove sono inseriti i loro opuscoli.

Naudè (Gabr.) Avis pour drcsser une bibliolheque; 8® pie. Paris 1621.

Il merito di quest’opera del dotto Naudè è stato oggi su­peralo ; nulladimeno trovatisi in essa utilissimi consigli per formare e custodire le pubbliche biblioteche. Nel 1644 fu ri­stampata con l’opera di Jacob che porta il titolo di Trattato delle più belle biblioteche. Una traduzione latina anonima ne comparve nell’ aggiunta della Raccolta di Madero, titolata d§ Bibtiotheci».

Nèe de la Rochelle (J. Fr.) Supplement a la lable de De- bure; 8°. Paris 1182.

Forma il compimento alla Bibliografia di Debure da mie sopra indicala all* articolo Debure. Nèe era libraio a Parigi, e pubblicò inoltre la Vita di Dolet, la quale non è senza in­teresse per gli studii bibliografici.

— Eloge historique de J . Guttemberg; 8°. Paris 1811.L'autore, entnsiaslato per Guttemberg, non isviluppa bene

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j nodi die cingono la Verità in riguardo alia calla delle stampa* Nettelbladt (D«) Inilia historiae litterariae juridicae uni­

versa! is; 8b. Halae 1114.lo questa dottissima òpera, dopo di avere esposto la storia

della legislaxione, 1' autore presenta tre bibliografie interes­santissime; la prima Specimen biblioth. script, juridic. anonym. et pseudonymontm ; la seconda Specimen catatogi script, jurid. rarionm ; e la ien a Index alfabetica scriptorum in tractatu tractatmun Jwrie, necnon Ottoni*, atque Heermanni contentorum. Tutti e tre questi cataloghi sodo utilissimi agli studii legali e bibliografici.

Nichols’ s, BiographicaJ anecdotes of W. Bowyer printer; 4°- London 1782.

10 quest'opera trovasi descritta la vita e le belle edisioni eseguite dal celebre stampatore inglese Guglielmo Bowyer.

N i c o l , Catalogue of thè duck of Roxburgc ; 8' . London . 1812*

11 preseote catalogo è ricercatissimo, moltoppiù le copie di esso ove si trovano segnati i prezzi. Quando si ebbe venduta questa biMioteca, il tanto eelebre Decamerone di Boccaccio di Valfarder fu pagato 9960 lir steri* pari a 59000 fr. Per per­petuare la memoria di lale estraordinaria vendita, i biblio­mani inglesi furmarono una società col nome di Éoxeburge club, sotto la presidenza di Lord Spencer, e nel giorno 17 giugno di ogni anno i socii la celebravano in un banchetto « e la festeggiavano con i seguenti brindisi l. In onore della bibliomania del mondo intiero 9. All* immortale memoria di Cristofaro Valdorfcr. 5. A Guglielmo Caxton primo stampatore in Inghilterra. 4. A Wykynde Worde. 5. A Riccardo Pin- son. 6 . A Giuliano Nolary. 7. A Guglielmo Faques. 8 . Alla famiglia de’ Manu*!. 9. A quella degli Stefani. 10. finalmente a John duca di Roxburgue. Era tenuto ogni socio di presen­tare a turno, annualmente, ai consoeli ima ristampa di qualche antico libro divenuto rarissimo, non asciasi i libri francesi»

fficoLsw (Bishpp) The eoglish historical library giving a

309

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s t io tt^ iu w swd ^aracter of most, of <iur fa storiati?: fui,

London 4136 or f 71-6 in 4^»La presente dotta ed iotetCss&nlis*ii»a opera e composta

èi th l gpetitfi hlblfegnlSc y d u è ì , Entflish kit/orfeol' library ehfe fu étampaìa là pttma v)olta Jict !096,00 »rv 3 volilo S. Landra; S. Scottisk htotorioal 4tbrar$ stampata nel 1709 in S. ivi; quali due bffelfogratìe furono iudrristam pate o d 1714

Hi un voi. iu tv\:'wv;li: triih iitorical library stampala net 1724

in &. ivi: Morto l'autore furono tinniti tulli a t re - le biblia- grafte e stampate in Londra nel 1756. Questa ultima edìzioae è la più bella, la più completa c a più rara, contenendo una esattissima notizia di lotte le .opere che erano comparse salii storia civile ed ecclesiastica dei suddetti Ire regni.

3taftic« (CI).) Bulteliti t biMiophile publiè par Tpehrr aier •aoled de MM» J< C« firtmei« Cintoci* Deimolle, Duples- sifij Leber, OliTter* Pfeignol ete .t 8”. 1834 e se".

É soverchio raccomandare tale opera, i soli nomi Jegli autori òhe la compilarono’soni» H più bel Ut*le della stessa.

•*— BiblkHlie<|ue sacnie l’rttiquo» Ialine eie.; S \ 4>arò-lì26.Nomnnclalor a tic tortini Omnium Quorum libri estoni in

bibliolhecri nCiideiiirne: 4°. I u^ij. Bai. 1595.

. Quest' opera rpra fu composta da P. Bertius, ed **. descrizione dei libri della biblioteca dell'accademia di J eid*.

^«luiANifo, Disserlalio acaderaica de Tienasccniis lillsniu- rae ministra lypogtaphia; Upsaliensi 1G89.

Normanno asserisce che Guttérribcrg fece le sue prime pro­duzioni tipogrftflchfe in Strasburgo, e'non in Magdft'za.

Notice el exfraits des mss, de la i)1l)liòthèqi|c du Roi; 4 \ voi. l t . Paris J 7 8 7 7 1831.

r - sur le? iinprimgpjr» de la faiq&te d#$ EUe-vir par un ancien bibliolheaaijre; 8\ Paris 1606.

II. Adry fri*anfore di questo éilrioso, dotto ed ftoteressante opuscolo, chè fa eatrétto dal JVagazfne enciclopedico. Duo)* di

310

Page 900: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

non essere stati publicati, per la morte dell* autore, i lavori dia lui fatti sopra questi celebri stampatori olandesi.

Nouveau gysteme bibliographique mis en usage pour la connoissancc des encyelopcdics en quelques langues qu’ elles soieijt ecriLes; in 12, Paris, Troultel 1821.

a

Obkbih (Jitc,) Essai d’Annales sur la \|e de Jeiw GuUchìt terg; 8". Sl^asbqurg i§01,

,li« proscalc opera è piena di «ariosissimi delLagli Apra GuUembcrg. Sostiensi in essa essere stala Strasburgo la culla della stampa Alla line, dell'opera registrami tutte le produ­zioni uscite dai torchi di Faust e Schoeffer. Il volume è or» nato del ritratto di Guttembprg e di varie stampe.

O r l a n d o (Pellegrino Ai)l.) Origine e progressi della stam­pa; 4 \, Jpologmi, 1122.

La presente opera £ piena di. ricerche, ma manca di me­todo « 4 » e?aU<ì*M.

O r la n d o (Diego) Biblioteca di antica giurisprudenza sici­liana; 8°. Palermo 1851.

Lavoro pieno di ricerche, in cui oltre di aversi notizia delle opere di antica giurisprudenza Siciliana, vederi ogni articolo ricco di un brevissimo sunto biografico di ciascun au­tore. Non vennero però indicati gli stampatori dei libri messi ad esame, difetto notabile nelle bibliografie nazionali.

O s j b o n t (J.. Bf ,H.) Dicliorinaife lypographique des livres rareS; 8". voi. 2. Paris 1168.

Dizionario altre volte ricercalo; oggi obliato per la pubblU cazione dei lavori posteriori di tal genero. Del rwt© non f»

^tjepza merito ed occorre consultarsi.

311

Page 901: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

315

P a i r to j i (Ginc. M.) Venezia la prima città fu o ri d e l la Ger­mania , dove si esercitò Y arte della s ta m p a , lùsserta- zione; 8°. Venezia 1112.

Il presente opuscolo di 48 pagine è eruditissimo e ricce di notizie bibliografiche. La prima edizione fu eseguita in Venezia nel 1756. In esso I' autore sostiene di essere stata Venezia la prima città d* Italia cbe introdusse I* arte della stampa. Foudasi sul Decor pueUanm del 1461 stampato da Jenson, e confuta quanto asserisce Sassi, di doversi questo onore a Milano. Epprrò, ntalgiado gli sforai del Pailoii», non è stato ancora deciso se il Decor puellarum sia s tem p io nel 1461, ovvero nel 1471.

— Biblioteca degli autori antichi greci e latini volgariz­zali; 4". voi. 5. Venezia 1166.

I primi saggi di questa preziosa opera furono dati dall’aa- tore nei voi. XXII e XXVI della Roccoli* Calogero** ; iodi pubblicata iutiera. I primi quattro volumi offrono la destri- fiooe esatta degli autori antichi per ordine di alfabeto; il 5 . volume le traduzioni della Bibbia ed i libri di chiesa. Quasi Ogni articolo è arricchito di note bibliografiche e letterarie non solo, ma ancora «li osservazioni critiche di molta impor­tanza che reudon l'opera superiore alla Biblioteca dell* A f f ­lati.

P a lm e r s, Hislory of printing; 4*. London 1732,L* autore era un celebre stampatore di Londra , ed ebbe

1* onore di avere per allievo il celebre Francklìa. lu questa opera Palmer* s vnol sostenere essere stati gli inventori della stampa Faust e Schoeffer, e cbe Gutlemberg ebbe parte nella scoperto per aver soltanto apprestato i fondi.

PAitizzi (A.) Chi era Francesco da Bologna? in 16. Lon­dra 1858,

P

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tl presente oposcoto i composto di pag. 18 di lesto ed no* appendice di 1 9 ‘carie , che contengono 8 documenti, tra i quali 4 facsimile diligentemente eseguiti. Se ne stamparono sole 250 copie per non essere messe in commercio, li dot­tissimo bibliografo prova eccellentemente in dello opuscolo di non essere stato Aldo l'inventore del carattere cancellere­sco detto aldino\ ma che fu esso inventato ed inciso dal ce­lebre Francesco da Bologna detto il Francia.

P a n z e r (Georgio Wolfango) Descrizione delle più antiche Bibbie tedesche; 4°. 1717. scritta in tedesco.

— Storia delle Bibbie stampale in Norimberga 1118. scro­fa in tedesco.

— Descrizione dei libri tedeschi stampali dopo la inven­zione della stampa sino al 1520; in 4°. Norimb. 1188, con un supplimento, 1802, ambi scritte in tedesco.

— Sloria della stampa; 4*. Norimberga 1189, scritta in tedesco^

— Annales lypographici emendali el aucli ; 4°. Voi. l i . Norimbergae 1193.

Il dolio Panzer rese più illustri i lavori di Mailtaire e di Denis per le addizioni falle colla presente opera agli Annali tipografici di Maittaire con lé aggiunte di Denis. Brunet dice « É lopera più compiuta che esiste su tale materia: per altro non tiene totalmente vece degli Annali di Mailtaire, e lascia ancora molto a desiderare; specialmente dal lato delle edi­zioni dal 1501 sino al 1556, di cui non contiene che la metà». V. articolo Mailtaire.

P a s i k i ( J o s . ) et aliorum Codices mss. bibliolecae Tauri- nensis athaenaei; fui. voi. 2. Taurini 1149.

P a t e r (Paulo) de Germnninc miraculo oplimo lypis liltera- rum eorumque diflerenliis Dissertalo; 4®. Lipsiae 1110.

La presente curiosa ed ottima dissertazione fu inserita nel­l’opera di Wolf, titolata Monumenta typographica voi. II pag. 705 ad 8 6 6 . Va essa divisa io sei capitoli, dei quali il primo

Voi. IL 40

8l3

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offre la storia degli inventori delia stampa adottando la opi­nione di IfluUcr che i primi seggi tipografici siano stati ese­guili da Guttemberg; il secondo parla della fusione «lei carat­teri, dcll’iochiostro, della caria e del torchio ; il te rso delle varie forme di caratteri; il quarto delle prime ediaiooi della Bibbia e segnatamente della prima edizione latina della stessa e degli Ufficii di Cicerone; il quinto de* celebri stampatori d'Italia, di Fraocia, Germania ec; finalmente il sesto fa varii quesiti colle risposte sulle prime spese necessarie per aprire una stamperia, sugli ugge Ili di cui deve essere provveduta ec.

P aterson’ s (S .) B iblio lbcea O c rfls iaaa ; 8 \ L e n d in i 4182 ,

Raro in Francia.

P e ig h o t (G abrieli M anuel tó b liog rap lriqu o , ou E ssa i s u r la

co im o issance d es livros o t d e s b ib lio lh eq u cs; $®. Paris

Dcse$sarl8 1800.Opera utile cd interessante, la prima scritta da questo fe­

condo scrittore, e che gli schiuse Is carriera alla bibliografica scienza.

— Dictionnaire raisonnó de bibliologie; 8\ voi. 3. Paris Villier 1801, 4.

•— Essai des curiusites bibllograpliiques: 8'*. Paris 1804.Oj>cra interessante per la voriclà delle ricerche.

— Dictionnaire criliquc, li II crai re el bibliographique des principatax livres eondomnes m feu, Mipprimes eie.; 8*. \ol. 2. Paris, Henvu&i'ii 480ik.

iVignot fa mostra in questa 'òpera delle stie •oonoeeenae bi­bliografiche e di essere tin buon cattoKoo.

— Bibliographic curieuse; 8". Paris 1808*Della presente opera se tic stamparono sole 1 0 0 copie ;

venne dappoi inserita nel di lui Beperiorio bibliografico. Bei- gnot registra in questa bibliografia i libri stampali il cui nu­mero di cqpie non sorpassa il 1 0 0 .

— Kqprrloirtó b ib h o ^ nap h ies specinles* w r i c u s e el in-

s iru c tiv es ; 8". lU ris. JiefHmard. 1810 .

314-

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Eccellente ed interessante, opera divisa in 4 parti. Nella prima va inserito Io anteeedente lavoro sui lib ri, dei quali fermio stampate poche copie ; nella seconda si accennano i stampati in carta colorata; nella terza si cafendano i libri, il di eoi testo è interessante; nella quarta finalmente van regi* strati i libri comparsi sotto ri nome di Jtna.

— ltepcrtoirc bibliographiquc universe], conlennui le nn- tice raisonnéc des bibliographies spccialcs ; 8°. Paris, Renouard, 1812.

Opera interessante ed utilissima— Trailé du choix des livres; 8°. Paris 1817.

Di quest'opera interessante ed istruttiva se ne fece una seconda edizione.

— Varielcs , notices et raretes bibliographiques, recueil faisanl suite aux curiosilcs bibliographiques ; 8°. Paris 1822.

— Manuel du bibliophile; 8°. voi. 2. Dijon 1823. de l’ancienne bibliotheque des ducs de Bourgogne;

8°. Dijon 1829.Tutte le opere di Peignot sono molto apprezzate.

P e l l e g r i n i ( D. M. ) Della prima origine della stampa in Yenezia; 80. Venezia 1794.

L'autore a forza di ragionamenti e d'induzioni vuoi soste­nere di essere errata la data del 1461 del Decor puellarum stampato da Jenson e ciò contro l’opinione dell'ab Boni ex- gesuita e di Paiioni somasco. Pellegrini ritiene che la prima edizione di questo stampatore fosse stata quella di Ciceronii épiiiolae ad familiare» del 1469*

P e l l t c f r y S a f o r c a d a (Juan. Ant.) Ensayo de una biblio­teca de traductores espanoles; 4*. Madrid 1718.

Opportunamente l'autore chiama Saggio questo suo lavoro, dapoichè in esso non parla che di 37 traduttori. Le notizia sono chiare e condotte con metodo; i tildi esattissimi, perché desunti dagli stessi libri. Il saggio *è preceduto da notizie

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letterarie e critiche sulla vita dì tre autori spagnooli, cioè dei due fratelli Lupcrcio Leonardo y Argensola, e Bartbolo- tneo-Juao Leonardo y Argensola, e di Miquel Cervantes, prora che quest'ultimo nacque in Alcalà de Henares e fu bittezsato il 9 di ottobre 1347, e non in Siviglia come asserisce Nicolò Antonio, nè ìq . Madrid come crede Mayans.

Petite bibliographie ronuinciere, ou Dictionnaire des ro* manciers tant anciens que moderncs , lant nationaux, qu* elrangers, avee un mot sur chacun d'eux, el la no- lice des romans qu’ ils ont donné, soil comme auleurs, soit comme traducteurs; 8*. Paris, Pigorcau 1821.

P e t j t - R a d e l (L, Ch Fr.) Recherches sur les bibliolhcques ancienncs et moderncs , jusq’ a la fondation de la bi- hliotheque Mazarine, el sur les causes qu* onl favorisé l’accroissemenl du nombre des livres ; 8°. Paris 1819.

P e z z a t a ( Ang. ) Notizie bibliografiche intorno a due sua- vissime edizioni del secolo XV; in 8*. Parma, Bodone 1808.

Il volume è di pag. 91 di una bella edizione, ed è opera dotta, meritevole di essere più conosciuta.

P h o t i i , Myriobiblion Gr. Lai; fol. Kolhoin. 1553.L’ edizione di quest' opera dotta è la più ricercata dagli

amatori e la più cara in commercio, quantunque non può dirsi

corretta.

Puccii fVincentii) Theatrum anonymorum el pseudonymo- rum, ex editione Fubricii; fol. voi. 2. Hamburgii 1108.

La presente opera è piena di errori ; vi campeggia una serie d'inutili citazioni; i titoli de' libri sono tradotti ia la- lino; i nomi degli autori spesso svisati e per lo più le opere attribuite ad autori a* quali non gli appartengono. Prospero Marchand le dà l'epiteto di Mare magnum errai ontm. Cionono­stante 1* opera può essere utile, consultandola eoo precauzio­ne. É ricercata dagli amatori.

PocGiiM (Gaetano) Serie dei lesti di lingua stampati; 8% VQl. 2. Livorno 1813.

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Pobt.4 (La) et d* H k b ra il, La Frante litleraire; 8‘ piccolo, voi. 4. Paris 1769.

Nomenclatura molto «rida.

PòssF.vm (Ani.) Bibliotheca selecla; fol. Coloniae-Agrippi- noe 1593 c 1607.

Questo lavoro del Gesuita Posse vino non è pregevole per osservata esattezza. Fra le altre cose ei dà la preferenza a libri non iscelli con la dovuta diligenza. Nompertanto Tira- boschi è di parere che ove quest'opera fosse corretta ed au­mentata la sarebbe uno de'libri più utili. La seconda edizione con correzioni ed aggiunte è quella in voi. 2 in foglio del 1607.

P rix ce (Le) Essai historique sur la bibliolheque du Roi ; in 12. Paris 1782.

Piccola opera ed interessante.

Prospectus sur V essai de verificr l’ sige des minialures peintes dans les mss. , depuis le qualorzieme siede , jusq’au XVI! siede inclusivemenl ; in 12. Paris 1782 et Planchcs de Y essai sur 1’ art de veri 11 er 1’ òge des minialures; fol. mass.

Questo eccellente lavoro é dell* ab. Rive già bibliotecario del duca della Valliere. Niun altro avrebbe potuto così ese­guirlo, perchè niun altro avrebbe avuto tutto V agio di stu­diare la storia delle miniature sui libri di così ricca e preziosa biblioteca tenuta da un dovizioso personaggio che lo forniva d* ogni necessario bisogno. Le stampe che fan parte di que­st’opera sono 96 incisi a contorno, pinti in oro , in argento e a colore.

Pseaumme, Dictionnaire bibliographiquc ou nouveau ma* nuel du librairc et des livres; 8°. voi. 2. Paris 1824.

Quest* opera annunzia la sola lettera iniziale dell* autore.V opera è giudiziosa ed esatta. Quasi tutti gli articoli sono «ccompaguali di brevi ed erudite note non esenti peiò di cri-

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licà Preeede al Ditkoari« no Saggi* eterne» lave di bibliogra­fia, che mollo mi ha giovalo nel prestale tarerò.

Q

Q cijiqcet (Bertrand) Traité de r imprimerle; 8". Parts 1799.Opera importante per fa pratica tipografica. V antere ri

descrive il 'mezzo di cui servivasi per politipare i fiorooi e le vignette da stampa.

Quirixi (Ang. M. card.) De optimorum scriptorum edilio- nìhus primis romanis; 4". Lindaugiae 1761.

Opera di merito per le notizie che dà esatte soUe prime romane ediiioni.

K

IUym (l)iosdado Cab.) De prima lypographi«e Hispanirae aetalc; 4". Romae 1793.

Batkalb! (Theopb.) Erolemala de malis, ac bonis libris : 4". Lugduni 1653.

La presente opera è la migliore produzione uscita dalla |>enna di sì felice scrittore. I dotti meli? la stimano per es­sere piena di curiose ricerche.

Re (Filippo) Dizionario ragionalo dei libri di agricoltura, di. veleniiwria, di economia, «ampeslrc ec. ; 8V voi. 4. Veoezja 1808, 9.

L* autore aveva pubblieato DeUa secondi edieieoe 4 » suoi Elementi di agricoltura , nn saggio di bibliografo georgica, ma indicava i soli titoli. Essendone stala criticata la brevità egli pubblicò il presente Dizionario , nel quale registrò nel numero non indifferente di 1400 articoli, disposti per ordine di alfabeto , tutte le opere da essolui vedute, acquistate e consultate, sulle quali dà con chiarezza e precisione belli e ragionali gtaKcii. É opera preziosa sopra tutto per essere più

3*8

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ertesi della BibUóteoè urifyicù <di L u lr i ia 4. 1717 , cose pure per la conoscerla che appresta degli agronomi italiani, omessi nella biblioteca di quest* «Uimo.

Reflexiom sur deux picces relnlives a l’ liéstoire de l’im­primere; 8°. Nivelles 1780»

M. Chesquiere con queste riflessioni pretende provare di «ssere itala Iti stampo scopèrta a Bruges verso il 14 ÌS* Ma venne saggiamente coufatato da Lambiuet.

Rerouard (AnU Aug.) Annales de V iinprimorie des Alcfces, ou bisloire des Ires Manuces et de leurs editions* uvee notice sur la fanaUle de Juale et liste soimnaire de leurs editions jusq'^a 50, trwsienie edition; 8”* Parts 1634.

Quest'opera, ammirevole per eirudikiooe letteraria e biblio- grafita, è ricca di giudiziosa critica , piacevole per lo stile, ed eleganza |»er bolla edóiout

— Amaal«s de i’impriigerie èù* EliccMie, ou tostante de Ja funulle «des Slionme^ et do £es edilwns; 4K Vtl. 2. fraris 1887, 38.

Di inerito non minore -fretta precedente.

Repcrlorium biblìographicum ; 8 ‘. Londini 1810.

R euss’ s ( Jer. Dav.) Al fabel ical regisier of aìl ihe aulory aclually living in Great-Brilain; 8”. voi. 4. Berlin 1791,1804.

Opera dello stesso genere della Biblioteca di Erscb. I pri­mi due volumi comparvero nel 1791.

Reynaid (Abbé) Lettre a M. le baron Silvestre de Sacy sur la colleclion de monumens orienlaux de S. E. M. Te comte de Blacas; 8fc. Paris Didot 1820.

IUgm.£y de JtovicifY, Bìbliotlitrques flran^aiscs de la Croix du Maine et de Duverdier; 4°. voi. 5. Paris 1772.

La presente edizione è molto ricercata per le dotte note e per le numerose osservazioni fattevi dall editore.

R itso k ’s Bibliographia poetica a catalogne of englìsh poets from 1201 to 1600 wilh a short account of their Works: 8w. London 1801.

3 1 9

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Catalogo de’ poeti inglesi de’secoli XII, XIII, XIV, XV, e XVI) con brevi note sulle opere loro.

Rive Notices sur deux mss. du cabinet du due de la Val-

liere; 4 \ Paris 1119.— Nolices sur le Traité mss. de Galeotto Martino inlilulé

de ExceUcntibus; 8°. Paris 1185.— Notices d'un mss. de la bibliotheque de la Yallicre le

Roman de fortune; 4°. Marseillc.— Notices calligrapbiqucs et typographiques; 8\ 1795.

L’ab. Rive era istruito bibliografo, onde la maggior parte delle sue opere trovatisi piene di erudizione e di minuziosa critica, ma per lo spesso peccano di maldicenza.

R iviro (Aodr ) Hecalomba laudimi et gratiarum ob inven- tum in Germania calcographiam; 8°. Lipsiae 1640.

La presente opera è una imitazione del Carmen seeulare di Orazio ed è seguita da alcuni epigrammi. L’autore afferma la culla della stampa in Magonza, ed attribuendone la inven­zione a Giovanni Faust, gli crede socii Guttemberg e Scboef- fcr. Trovasi inserita nel Wolf Monumenta typographica toI. 1.

Rossi (Jo. Bern. de) de llebraicae typographiae origine; 4“. Parmae, Bodoni 1776.

—* de Typographia hebraeo ferrariensi eommenlarius hi- storicus; 8°. Parmae, Bodoni 1780.

— Annales hcbraeo-typographici seculi XV; in 4°. mas. Parmae, Bodoni 1795.

— Annales hebraeo-typographici ab anno j\ll)I ad MDXL: in 4". Parmae Bodoni 1799.

— Bibliotheca judaica anlechrisliana 8H. Parmae. 1800.Opera poco conosciuta meritevole per i suoi pregi di essere

mollo propagata.

— Dizionario storico degli autori Ebrei e delle loro ope­re: 8". voi. 2. Parma 1802.

Dizionario utile ed erudito.

— Dizionario storico degli autori Àrabi; 8". Parma 1807#

3 * )

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— Libri stampali di letteratura sacra, ebraica ed orientale della biblioteca del D. G. Bern. de Rossi con note; 8\ Tarma 1812.

— (Frane.) Cenni storici e descrittivi intorno all' Imp. R. biblioteca di Brera; 8«. Milano 1841.

R oth-Scoitzii (Fr. ) Icones bibliopolorum el lypographico- rum; fol. Norimbergae 1726.

Opera molto interessante.

K o w e M ores (Edw.) Dissertation upon english typographi­cal fondres and fonderies; 8°. London 1776.

S

S a l d e » , De libris varioque eorura usu e t abusu, libri II in 4°. Amslelodami 1688.

Opera di qualche merito. L* ab. Dueos ne dà lunghissima noi ioni nel suo Dizionario bibliografico, conosciuto sotto il no­me di Caillcau.

Salva ( Vincent ) A catalogue of spanisi! and portuguese books; 8*. London 1826 and 1829.

S a h f l t (P. Calom.) De aureo ss. Evangeliorum cod. mss. monaslerii S. Encerami; 4°. 1786.

S a n ta (Leopoldo della) Trattato della coslruzione e rego­lamento di una pubblica universale biblioteca colla pian­ta dimostrativa; 4°. Firenze 1816.

S a rd ik i (Gìac.) Esame sui principii della francese ed ita­liana tipografia; fol. Lucca 1796.

L* autore paragona i processi e la bellezza della stampa italiana e francese.

Sciiaab Die geschichte der enfindung der bucfrdruckerkunst, cioè a dire ta storia daWinvenzione deUa stampa; 8°. voi. 3. Mainz (Magonza) 1830, 31.

Voi. II. 41

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Sckelorhvi (Jo. Georg.) Amaenilates litterariae, quibos ra- riae observationes , scripta item quacdam anecdota et rariora opuscula exhibenlur; 8 °. voi. 14. Francofiirti, Barlhelemy 1123.

La fortunata accoglienza ebe ottenne la presente raccolti obbligò l'autore di ristamparne nel 1750 i primi 4 volami.

— De antiquissima latinorum bibliorum editione, seu pri- mae arlis lypographicae foelu diatribe; 4% Ulmae Gaum 1160.

L'autore descrive una Bibbia, ritenendola come primo sag­gio tipografico eseguito in Magonza. Oggi però è stato pro­vato che la stessa fu stampata da Alberto PBster in Bamberga nel 1460, o più tardi nel 1462; e che la prima Bibbia stampata in Magonza fu eseguita per lo meno cinque anni pria di qoclla desciitta da Schelorn. La biblioteca del Re di Francia ne possiede un magniGco esemplare. Ved. il Catalogo di Van-Praet. Nulladimeno l'opera in esame è interessante e rara.

ScHAUiutEit (C hr. F r . de) B ib lio theca arab ica a t ie la in nunc

a tque In leg ram ; 8\ I la llae 1811.

La presente biblioteca di Schnurrer, che è un esalto cata­logo di libri arabi stampati sino al 1811, divisi in sette classi, ricche di curiose notizie , con una scrupolosissima esattezza nella esposizione dei fatti , non desunti da semplici conget­ture.

ScnoEL (Fr.) R eperlo ire <le li lte ra lu rc an c ienn e , ou Choix

d ’au teu rs c lassiques grccs e l ro m ain es ; 8". vo i. 2. Pa­

r is 1808.

Schoepflin (Jo. Dan.) Vindiciac lypographicae; 4*. Argen* torati 1160.

L* autore era professore di storia nell* università di Stra­sburgo, e volle con la presente opera pretendere che la io* venzionc dei caratteri mobili di legno sia dovuta a Strasburgo nel 1435. Tale opinione fu però ben confutata dal tipografo e bibliografo Fournier , e da altri. Nulladimeno la opera i molto interessante agli stndii bibliografici perche contieoa

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molti documenti relativi allu invenzione di si nobile arte e segnatamente sui pezzi giustificativi del processo di Guttem­berg contro i suoi socii strasburghesi.

Scnonzii (Fr. Roth.) Thesaurus symbolonim, ac emble- matuni; fol. % . Norimbergae 1730.

In questa interessantissima opera l'autore offre i fae-timilé degli emblemi, delle marche e delle divise degli antichi stam­patori. Mollo ne duole di non trovarla terminata.

Scmur, (Adam.) Historiae typographiae Argenlorali inventa 1640.

L* autore pretende provare che la slampa sia stala inven­tata in Strasburgo da Menici ed introdotta indi in Mug9 nza da uno dei suoi allievi.

Schvhak ($. Ag.) R eperto rio della le tte ra tu ra ita lian a ; 8 \

Lipsia 1806,Opera che pel suo merito dovrebbe essere più diffusa,

Schwartz (Chr. Golllieb.) Primaria documenta de origine typographiae; 4*. Astorfii 1740.

Opera molto stimata. L’ autore deduce dulia lile tra Gut­temberg e Faust che il primo stampava avanti il 1449, epoca della società tra essiloro , che di conseguenza abbia pria di tal epoca fallo i primi saggi, e che Faust altro non sia sluto se non colui che somministrava i fondi alla società. Schwarlz prova inoltre con molli titoli che Guttemberg nacque in Ma­gonza da nobile famiglia, ed esservi stati due Schoeffer, uno chierico della diocesi di Magonza, inventore delle lettere frise, e l'altro col soprannome di Gersheim, semplice lavorante di Guttemberg il quale sposò la figlia di Faust.

— De ornamentis librorum el varia rei librariae veterum suppellettile etc.; 4r. fig. Lipsiae 1756.

La presente opera costa di sei dottissime dissertazioni. Quelle Ululate De Ornamenti» librorum apud vetere* uittùtis furono dapprima stampate in Lipsia nel 170$, 0, indi in Al- torf con figure nel 1711, 17; quelle de libri* plitaiiUbu». vé~ tcrum in Allorf nel 1717, e qnellc de varia suppeìlectile rti;

m

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librarioe vttcrvm io Altorf nel 1725. Dappoi vennero rmnitc • ristampale con una prefazione di Chr. Leuschaer in Lìpsu nel 1756. Que^t'ultima edizione è la migliore e la preferibile sopra tutte la altre. Tali dissertazioni sono piene di erudi­zione e di curiose ricerche, ed offrono il più ampio trattale sulla forma dei libri presso gli antichi, sulla materia cbe ia essi impiegavano, e sui colori e sulle miniature di cui li ador­navano.

ScftivEJUi (Pel.) Laurecrans voor Cosler van Harlem; io 4*. Harlem 1628, scritto in olandese.

L’autore crede con la presente opera comprovare di essere stata inventata la stampa ia Arlem circa il 1450 da Lereoxo Coster, il quale avrebbe ivi eseguito circa al 1450 varii saggi xilografici ornati di figure. Venne indi tradotta in latino da Giorgio Quapner ed inserita nei Monumenta typograpkLc* di Wolf nel voi. I, pag. 209 a 451.

S eehillek i (Scb.) Excrcilalio de latinorum b ib lio rum cum

nula anni 1462 impressa duplici edilione inaguntina; 4*. Ingolstadii 1785.

Lo scopo della presente dotta Dissertazione è la descrizione della Bibbia magontiua del 1462.

— De bibliis polyglollis compleclensibus nolitia hisluricj- litleraria; 4°. Ingolstadii 178o.

L’autore in questo scritto dà delle interessantissime notizie sopra la Poliglotta di Ximenes.

— Bibliolhecae academiae Ingolstadensis incunabula ly- pographica; 4°. Ingolstadii 1787.

In quest' opera 1* autore dà notizia di circa 1800 ediùaai del XV secolo. Tulle le opere latino di Scemillero sono sti­matissime per la seria erudizione e pel profondo spirito filo­sòfico che vi campeggia.

S e itz ii (J. Chr.) Àiiuus lerlius arlis lypographicae: in 8 . Horlemi 1142.

Storniti, Gutalogues dea mss. de la bibliotheque de Ge­nève; 8*. Genere 1779.

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Il presente catalogo è preceduto da aleuue riflessioni dello autore sull'utilità dei mss. e sui vantaggi che si ritrarrebbero dalla pubblicazione dei cataloghi. Nel corpo descrive i mss. della biblioteca di Ginevra che divide in tre classi ; nella prima registra i mas. orientali al n. di 47 ; nella seconda i latini al n. di 115, e nella terza finalmente gl* italiani, i fran­casi e gli spagnuoli al n. di 210. Ogni orticolo è arricchito di utili e curiose note sugli autori e sulle loro opere; talvolta ▼ i si trovano delle particolari esposizioni.

Sengi’Edio (Wolf.), G roroy io (Jac.) e t Heymax (Jo .) Biblio- Ihcca uni versi ta tis Lugduno-Batuviae; fol. Lcydc Vander Aa 1115.

S e p tie r (Ani.) Manuscrits de la bibliolheque d’Orleans, ou notices sur leur ancienneté, leurs auteurs , les objets qu’on y à traites, le oaracterb de leur ecrilure, l’ indi- calion de ceux à qu’ ila ont appartenu eie. précédés de notes historiques sur les anciennes bibliotheques d'Or- leans, et parliculierenient sur celle de la Ville ; in 8*. Orleans 1820.

Serie delle edizioni aldine ; in 12. Pisa 1190 e Venezia 1192.

L'autore della presente Serie è il P. Laire. La prima edi- zione fu eseguita in Pisa nel 1790 indi fu ristampata nel 1792 in Venezia con aggiunte. Laire era bibliotecario del cardinale di Brienne, e si crede che quest'ultimo vi abbia pur lavorato Oggi però Renouard , coi suoi dotli e critici lavori sul pro­posito, ha fatto dimenticare l'opera del Laire. V. I*articolo Renouard.

Sisrha S an tan d er 'de la) Memoire sur T origine et le pre­mier usage des signalures el des chifìres dans Tari ty- pographique; 8*. Bruxelles, Gabobria 1196.

Col presente interessautissimo opuscolo di 50 pagine l’au­tore prova di esser dovuta la invenzione delle lettere di re ­gistro nella stampa a Giovanni Koelhof di Lubecca, stampatore

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in Colonia, che le usò «I H 7 i nel Preparatorium divinaelegit di (ìiowiNyder) deduccndone che le edizioni anteriori a tal data, le quali parlano delle lettere di registro non essere che apocrife. Prova indi doversi l'uso delle cifre a Ter Hoerncn stampatore in Colonia, che le adoperò il primo noi Liber de rimedii* uttivsqu* fortuna e di Adriano Certosino, stampato nel 1471 ; due anni prima del Boccaccio de Ciarit mulieribu* Ulmae147o, libro che Marolles rapporta di essere stato il primo cosi stam­pa lo. ■ • ■ 1 '

li presente opuscolo, quello delle Osiervaùoni tuli a filigrana della carta adoperata nel X F secolo di sole sei pagine con cinque grandi tavole offrenti le marche delle fabbriche di Germania, de’ Paesi Bassi, di Parigi e.dell Italia ; e l’altro scritto in latino col titolo Pra*fatlo hi storico critica in veroni et genuinatn collectionem veterum canonum Entrine ffispaniae a U. Isidoro Hispolenrte metropolitana antccedentcmcne stam­palo in Brusselle nel 1900 e da me rapportato all* articolo Isidoro'y furono riuuiti ed inseriti nel voi. quinto del catalogo de’ lihri della biblioteca dello zio dellaatore, Simone Laseroa Svntander allora stampato in Brusselle nel 179*.in voi. quarto in 8. Quale biblioteca fu venduta e per ignota causa restituita al venditore. Fu in questa circostanza che Sema soppresse i frontispizii «lol catalogo e vi sostituì quelli di più receute data, 1803 , aggiungendovi varii* cartosiiii indicanti i uuovi ae piisti falli, ed un voi. di supplemento chc contiene i sopra descritti opuscoli. Tale prezioso volume è indispensabile alle pubbliche biblioteche essendo molto interessante agli studii bibliografici.

Diclionnuire bibliograpliique; 8°. voi. 3. Bruxelles 1805.

La presente opera, frutto di laboriose ricerche, è pregevole sommamente. In essa l’autore con solidi argomenti confuta la favola imaginatu da Innius, doversi cioè attribuir ( inven­zione della stampa a Lorenzo Coster di Arlem , favola con destrezza avvalorata da Mecrraan ; e prova cbe la città di Arlem lunyi di potersi attribuir cotesto vanto, non fa nep­pure la culla Sellarle della stampa, poiché noti vi si esercitò in tutto il corso del XV secolo.

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U primo volume contiene un Saggio storico sull* origine della stampa, e sul come fu introdotta nella città, nei borghi e nei monasteri dell'Europa, enumerando gli stampatori noli del secolo XV. Gli altri due volumi racchiudono per ordine alfabetico l'indice di circa 1500 edizioni le più ricercale. Alla fine dell'ultimo volume vi si trova un quadro sinottico, il quale offre per ordine cronologico e col nome dei primi stampatori num. SOI luoghi, in cui l'arte della stampa fu esercitata nel secolo XV.

S ihlf.ro (Jos.) Kpilomac bibliolhecae Gcssneri: fol. Zuri-

ch 1574.Il presente compendio è preferibile all* opera grande di

Gesnero. La prima edizione di Simlero fu eseguita in Zurico nel 1555 ’m foglio. La presente però pubblicata da Fries è preferibile ad ogni altra edizione poiché è accresciuta di più di tOOO artieoli, indicati con asterisco.

Sinceri (Th.J Notitia veterum librorum r<iri<>ruin; 4 ’. Fran- colurli 1753.

Il presente lavoro e stampato iti latino cd in tedesco. If vero nome dell’autore è quello di Giorgio-Giacomo Sebwindel, il quale pubblicò molte altre opere di bibliografìa, scritte in tedesco.

S ink er (I. R.) Catalogus cod . mss. b ib l ia h e c a e B ernen-

sis; 8\ voi. 3. Bernae 1760.Il presente catalogo è preceduto da una prefazione che of­

fre alcune particolarità sopra Bongars e dà alcune norme per conoscere l'età dei codici con 4 tavole contenenti diversi fac­simile di scrittura del VI all’Vili secolo. Il catalogo è colmo di transunti, di analisi e di note piene di erudizione e di curiose investigazioni, che lo rendono molto utile agli studii Ictterarii e bibliografici.

Som a (Fr.) Memorie degli Storici Napolitani ; 4". voi. 2. Napoli 1781, 82. ' 1

Specimen bibliolhecae Hispano-Majansianae ex musaci» David dementisi 1”. ITanoviac 1753.

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Spcdmens of editions of thè socrcd Scriptures in thc ea- stern long; 4*. Serampore 1818.

Stephani (Henr. ) Epistola de sua typographia statu ; 8*. Parisi is 1569.

In qnest'opera il celebre stampatore Enrico Stefano da no> tizia delle belle edizioni uscite dai suoi torchi.

S tra n o (Frane.) Catalogo ragionato della biblioteca Yen-

limilliana esistente nella R. Università degli studii di Catania; fol. Catania 1830.

Eccellente catalogo, pieno di dotte e di erudite note.

Strvvii Bibliotheca juris selccla; 8°. voi. 2. Jenae 1158.— Biblioteca hislorica instimela, ancia a Chr. Gol. Bu-

dero et J. G. Mauselio; 8°. voi. 22 Lipsiae 1182*.Duole che questa dotta opera neo fu condotta a termine.

T

T eissk ro (Aut.) Bibliotheca Rummnria; 4°. Genevae 1686.Opera mediocre ed incompleta; eioMonoé tanta ha dall* inte­

resse.

Tessi*» Essai philologiqoe s u r le commencement d e l 'i in -

primerie a Metz; 8*. Melz 1828.T ho has (Isaiah) thè Hislory o f prinling in America wilh

a biography of prinlers, and an account of new-papers; to which is prefixed a concise vlew of thc discovery and progres of thè art in other parls of 1he world; 8 . voi. 2. Worcester 1810.

Torelli (Fr. Biblioteca bibliografica antica e moderna di ogni nazione; 4 \ voi. 2. Guastalla 1182, 83.

Tornasene (Francesco) Sloria critica della tipografia Sici­liana dal 1411 al 1536; 8”. Catania 1839.

Opera erudita , la migliore che si abbia su questo genere in Sicilia. Nompertanto vi si osservano delle mènde, e a* ispi­ra allo spirito di parte.

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T b a i t e de l'usage dune biWiolhocpie; 8°. Miliwa 1606. TWthemio (Johan.) Ànnales monasteri Hirsaugiensis ; fol.

voi. 2. Saint-Gafl 1690.La presente opera fu stampata nel monastero di Saint-GàU

sopra an antico mss. lasciato dall'autore. Annuncia che la stam­pa Cu scoperta da Guttemberg in Magonza, notizia ohe ebbe comunicata da Piatro Opilio ovvero Schoeffei socio di Gut- temberg.

U

iT.oLm (Nicola) (G. B. .AtttJi/>C(Jt.) Lettere tipografiche; 8°. 1778.

Upcgtt’s (Vili.) Bibliograpbical account of thè works on thè British topography; 8°. voi. 3. London 1818 lìg.

V

Vas-Phaet Notice sur Colard Mansion libraire et impr. de Bruges: 8 . Paris 1829.

La prima edizione di quest* opera comparve nel 1780 col titolo Rechtrchet sur le vie les ecrits et editions de Colard Man­sion ; 8". Paris. Per essa si ha contezza di tutte lo opere u- soite dai torchi del celebre Colard Mansion, stampatore in Bruges dal 1473 o 74 sino il 1484 ; e ranno inoltre ricor­date le edizioni omesse da Prospero Marcband e dall’abbate di Saint-Legèr. Van-Praet pretende cbe Mansion fosse francese sulla ragione di aver tradotto molte opere, ed essere tutti i libri da lui stampati appunto in quella lingua.

— Reeherches sur Louis de Bruges seign. de la Grulhu- sc; 8 '. Paris 1831.

Vatea (J. 9.) Catalogus linguarura alphabeticus, quarum grammaticae, lexica, colleclioncs vocabulorum indican­t e ; 8°. Berolini 1815.

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Il titolo e la narrazione storica di ciascuna lingua sono in latioo cd in tedesco. Nella narrazione bavvi la indicazione delle grammatiche e dei dizionarii da consultarsi per ciascuna lingua.

Vesicgas de Busto DilTerentia de libris; 4#. Toledo 1546.Questo autore con la presente opera stabilisce l'epoca della

stampa in Magonza essere il 1440 e quella in eoi fu adottata in Italia il 1459.

Vermigligli (G. B.) Lettera della tipografia Perugina dei XV secolo; 8". Perugia 1806.

— Principi! della stampa in Perugia ; 8*. Perugia 1820.— Bibliografìa storico-perugina; 4 \ Perugia 1823.— Bibliografia degli scrittori Perugini; 4*. voi. 2. Peru­

gia 1828, 20.Versazza (G.) Lezioni sopra la stampa; 8°. Cagliari 1178.— Appendice alla Lezione soyra la stampa; 8®. Torino

1787.— Osservazioni tipografiche sopra i libri impressi in Pie­

monte nel XV secolo; 8*. Bassano 1801 di pag. 91.Tir.ti.ns (Steph. llier. do) Bibliotheca chirurgica; 4 \ voi.

2. Viennae 1181.Questa speciale e rara bibliografia comprende per ordine

alfabetico tutti gli scrittori notevoli che hanno tritia te 1 di­versi rami della chirurgia sino al 1779.

V ili , (Fr.) Biblioteca matematica di Agostino Murhard: 8*.

voi. 5. Lipsia 1191 scritta in tedesco.Ottima spedale bibliografia degli scrittori di matematica.

Vintosi (Frane.) Sul modo di compilare il catalogo di una biblioteca; 8*. Milano 1845.

V o g e l (Joan. Nic. de) Specimen bibliothecae Germaniche Austriae, sive notitia scriptorum rerum Austricarum quolquol auctori innotuerunl cum observat. Leop. Gru- ber; 8“, voi. 3. Viennae Austriae 1119, 85.

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V o g l e r i (Val. Henr.) Introducilo in notitiam bonornm scriptorum cum notis Henr. Mei boni i; 4°. Helmstdatl690.

Tale opera fu ristampata ia Hclrastdat nel 1700.V o g t Catalogus historico-criticus libror. rar. fol. Franco-

furti 1793.Catalogo assai stimato. Questa è la quinta edizione.

V o l p i (Gaetano) la Libreria de’ Volpi e la stamperia Co- miniana illustrate; 8°. Padova 1756.

Catalogo ragionato e stimato delle belle edizioni Cominiane.

Volta (Leopoldo Camillo) Saggio storico-critico sulla ti­pografia Mantovana del XV secolo; 4°. Venezia 1786.

Vossius (J. G.) de Historicis graccis et latinis libri ; 4°. voi. 2. Lugd. Bat. 1651.

Opera p;ena di erudizione.

W

Waicsu (Jo. Georg.) Bibliotheca theologica selecla lilte- rariis adnotationibus instructa ; 8°. mass. voi. 4. Je- nae 1757, 65.

W a r h h o t z (C. G.) Biblioteca storica della Svezia, o indi­cazione delle opere sia stampate, sia mss. relative alla storia di Svezia con notizie critiche, continuata dal pro­fessore Aurivillius; 8\ voi. 15. 1782 al 1817 scritta in lingua svedese.

W a t (Rob.) Bibliotheca britannica or a generai index to thè litterature of Great-Britain and Ireland ancient and modera , including such foreing works as have been translated into english, or printedin thè british domi- nious; 4*. voi. 2. Glasgow 1819.

W o l f u (J. Chr.) Bibliotheca hebraea ; 4 \ voi. 4. Ham- burgi 1715.

Opera molto erudita.

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— Monumenta typographica; 8°. voi. 2. Hamburgi 1140.Ripu latissima raccolta, preceduta da una biblioteca tipogra­

fica contenente I* elenca di tutte le opere relative alla storia della stampa, e seguita da cinque tavole; delle quali la pri­ma indica le Città dove fu reputato essere stata la calla alla stampa; la 2. cifre le differenti date assegnate alla scoperta della stessa; la 5. registra i nomi di coloro che venner ere» duti inventori dell* arte; finalmente le ultime due accennano le pagine della raccolta( in cui si tratta de* vantaggi e degli abusi della stampa. V. Peignot. Uep. bibl. pag. 340, 41.

Wi'KTWEiji (Sleph. Alex ) Bibliulhcca Moguntina; 4*. Àu- gustae-Vindelicoruin 1187.

Offre l'autore nella presente opera dei curiosi dettagli sulla vita e sui lavori degli inventori della stampa , indicando i loro stemmi, ed il loro metodo nelle abbreviature e nella punteggiatura. Il lavoro è fornito del facsimile della soseri- zione del Salterio Magontino del 1457 , e riporta esatte no­tizie su tutte le prime Magontine edizioni.

Z

/Za c c a r i a {Fr. Ani.) Bibliotheca riluabs; 4°. voi. 3 Ramae

1176. Z a k e t t i (A. M.) Graeca, lat. et ital. D.. Marci bibKothea

cod. mss. fol. voi. 2 Venetiis 1140. Zape (Georg. Guill.) Annales typographiae Augustanael778.

Opera dotta.

Z k l t s e r i (J. Cora.) Theatrum virórum erudìtorum qui spe- ciatim typographiis laudabilem operam praesti tenni t: 8-. Norimbergae 1720.

Opera stimata.

— Correctorum in typographiis ernditorum centuria; 8’. Norimbergae 1715.

V autore in quest’ opera rapporta la vita ed i lavori dei

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primi correttori di stampa, cbe si reter distinti pel loro sa­pere.

Zemrer (I. Th.) Bibliotheca oricntnlis. Manuel de bibliogra- phie orientale. Contenent 1. les livres arabes, persans, turcs imprimes depuis V invention de 1’ imprimerle jusq’a nos jour tant en’Durope, qu’en Orient disposés par ordré de matiers 2 Table des autèurs des titres orien- taux et des editeurs; 8*. Leipzing 1846.

Zeno (Apostolo) Dissertazioni Vossianc; 4°. t o I . 2 Vene­zia 1752.

Zoega (Georg.) Catalogus codicum coplicorum mss. qui in musaeo Borgiano Velilris adservantur; fol. Romae 1810.

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FINB DEL MANUALE

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APPENDICE

Storia dell* introduzione e del progresso del­l’arte della stampa in Sicilia sino alla metà del secolo XVI.

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PROEMIO

A ben arduo lavoro uop’è si sobbarchi colui il quale formar voglia la Sloria deir inlroduzione e del progresso deH'arte della slampa di un paese, quando , oltre al de- fello di mezzi indispensabili, si veggono accresciute le difficoltà dal non trovar le pubbliche biblioteche ricche di libri bibliografici, e mancar sinanco le indigene edi­zioni, le quali potrebbero in cerio qual modo provvedere ad una parte degli inevitabili bisogni.

Questa penuria di mezzi si sperimenta maggiormente in Sicilia, si perchè coloro ai quali incumbeva non curaron mai di apportarvi rimedio, si perchè fu negletto lo studio bibliografico, e si ancora perchè al riguardo letterario fu­rono stoltamente reputate di nessun utile le paesane edi­zioni.

Non v’ ha dubbio che in sostanza taluni di cotesti libri non siano di inconleslabile utilità , ma spesso una sola particolarità, scritta bene a proposito, appresta un tesòro di influenze alla patria storia civile e letteraria, ed esem­pi non mancano a comprovai4 come talvolta una semplice prefazione, una semplice dedica, una semplice epistola di un editore sia valso a stenebrare pairii falli dalla storia nonjconsacrati, a correggere erronee narrazioni, e sussi­diar di nuovi cenni gli eventi riportati.

*3

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Il progresso dell* arte della slampa è un documento dì fatto, da cui si attingono i gradi del perfezionamento in­tellettuale e dello sviluppo della civiltà avvenuti in un paese.

Or come mai potrà tracciarsi sul vero , in quanto alia stampa, la storia di cotesto progresso , di cotesto perfe­zionamento se non si avranno sotto agli occhi i libri che furono stampati? Come polran mai conoscersi i nomi de­gli stampatori che bene o male esercitaron l'arte, se non si potranno esaminare le opere uscite dai loro torchi, e che sarebbero la parte dommatica di questa storia spe­ciale?

Non mancheranno certo coloro i quali credono che a tanti difetti possa supplirsi con consultarsi le bibliografie. Ma chi ne assicura che nel redigger quelle non siasi ca­duto in inganno? Ove sono le indigene edizioni da met­tere in raffronto? Come pnssar pel crogiuolo d una critica diligente i giudizii emanati ? Gli errori dei primi biblio­grafi riportati in buona fede dai loro successori, sono siati la fallace eredità venula ai posteri, e si tramanderebbero ancora così, se ogni studio bibliografico non si adoperasse, capace a sostituir la verità ove furon registrali gli errori, spesso indiscussi per la mancanza dei necessarii docu­menti.

È pertanto grave stoltezza quella, di cui si rendono col­pevoli coloro che slanno alFamministrazione delle pubbli­che biblioteche quando trascurano lo acquisto di qualun­que libro si slampi nel proprio paese, abbenchè non giu­dicato di positivo intrinseco valore. E peggio ancora si rendon essi meritevoli delle più aspre censure lorquando con cinica indifferenza rifiulansi ad acquistare alcun libro pregevole e raro. Queste fortunale occasioni difficilmente van ripetute, ond’ è che gli amatori delle lettere ne vanno

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sempre solertemente in traccia, ed una volta rintracciate, le accolgono quale un insperato tesoro (1).

(1) Negli anni scorsi roloro che att'ammìnistrazione della nostra comunale biblioteca presiedevano, varie di simili occasioni lascia-

ro n perdute; fra le altre ricusando d'acquistare una lopia del Pe-

trnrcu di Aldo del 1501 iu .veline, che forma la decima copia che £i conosce stampala in simile modo, e che conservasi attualmente nella biblioteca del Sig. Duca di Serradifalco.

La rarissima opera di Naso, nella quale van descritte le feste

date dai palermitani in occasione della resa di Barcellona, edizione oneiptfe Palermitana, che stabilisce l'epoca della introduzione del­l 'a r te della stampa in Sicilia, eome vedremo a suo luogo, fu per

la sua rarità dai primi bibliografi creduta edizione chimerica, noa conoscendosene che due copie soltanto. (Ina delle quali conservasi nella ricca biblioteca del celebre bibliofilo lord Spencer in Inghil­te rra , e l'altra, onde non uscisse di Sicilia fu dall’ottimo Principe di Trabia comprata a carissimo prezzo, di unita alla Vita di 5<jn Girolamo, primo libro stampato in Messina nel 1478.

LVullra opera della stessa edizione della Vita di 5. Girolamo fa acquistala dall erudito P. Tarallo Bcnedittino per la monastica bi- bl oteca di Morrcatc, ore tuttora conserrasi.

Il cav. Giovanni d Ondes Reggio comprò l’unico codice di Filippo

Ingrassi a portante il titolo Informazione della peste di Palermo av­venga in questa Città negli enni 1575 e 1576; in 4°. edizione di

Palermo presso Maida 1570; libro tutto postillato di carattere del­l’autore per le osservazioni raccolte da lui nel tempo che la peste infieriva iti Palermo con la intenzione di farne una seconda edi­

zione; come rilevasi dalla dedica al Pontefice allora regnante, scritta

e *o>erilta di pugno dell'autore stesso al verso del frontispizio. Og­gi conservasi nella ricca biblioteca dell'amatore delle patrie cose Principe di S. Elia

11 Sig. Rocco Mazzarcse bibliotecario in Trapani acquistò per

quella pubblica biblioteca Fardelliana l’unico codice cartaceo di Pa-

nonnita, in cui va registrata la corrispondenza tra il Pontefice ed

il Re di Sicilia d'allora, relativamente alle concessioni , privilegi,

indulti, indulgenze ecc. della bolla della crociata in Sicilia, codice

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Al compito difficile di fornir la storia dell* introduzione e del progresso dell’arte della stampa in Sicilia, potrebbe riuscirsi è vero, a mezzo di viaggi per l’ interno , ed al- 1* estero, poiché frugando nelle pubbliche e nelle private biblioteche, nei pubblici e nei privati archivii potrebbero ottenersi necessarie ed utili scoperte; ma a ciò non può bastare il solo zelo df un onesto studioso. Dovrebber con­correre all’uopo le facili elargizioni di coloro che presie­dono alla pubblica cosa , o doviziosi mecenati dovrebber rinnovare i nobili fatti, pei quali, lor venendone lode im­peritura, si ebbero V Inghilterra, la Germania, la Francia e 1* Italia illustri bibliografi e storici di polso (1).

In Sicilia è ancora ignota tal merco di bcnefizii, anzi è deplorabile il vedere come, lungi di essere avvantaggiati di aiuti disinteressati, debba spesso lottarsi con gli osta-

del XV secolo che ia detta biblioteca FardeRiaoa aneor conser­

vasi.E così di molti altri libri e codici preziosi che luogo sarebbe

di enumerare, e cbe non fan mestieri per potersi giodicare qnaato pochissimo conio siasi tenuto celle nostre biblioteche di opere tanto

pregevoli, che ora le farebbero ricche c rinomale.(1) Aldo Pio Manuzio non avrebbe arricchitole lettere colle soe

prime pubblicazioni se non veniva proietto da Pico della Miran­

dola e da suo nipote, i quali deuari gli apprestarono e terre delle loro signorie. Nè Muratori avrebbe dato le colossali opere eoo le quali illustrò la italiana storia, se non era con valevoli mezzi ala­

talo dal Duca di Modena; Nè gli Assemani, nè gli Argelati avreb­bero arricchito la letteratura colle loro pregevoli opere bibliògra- fichey e così tanti illustri italiani ^n za la protezione del Governo, e

di ricchi mecenati non sarebbero giunti ad una meritata celebrità,

nè avrebbero giovato alla repubblica letteraria.

In Francia i Barbier, i Maittaire , i Chevillier , i Rive e tanti

altri non avrebber fornito le loro opere eccellenti senza il soccorso del Governo e del Duca de la Valliere, cui grandi obblighi ppo-

3*0

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coli che si veggon frapposti nei lavori che al postutto riu- scirebber proficui alle scienze, alle lettere ed al patrio decoro (1).

Privo impertanto dei mezzi indispensabili ai varii biso­gni, e legato come sono dalle mie promesse, mi limiterò a fornir brevemente la storia deir introduzione e del pro­gresso deirarte della stampa in Sicilia, cosi come le sole mie forze ed il mio debole ingegno mi aiuteranno. Se ad onta di qualunque impegno non riuscirò gradito ai miei lettori non diffido del loro compatimento , avvegnacchò ogni difetto non mi si vorrà imputare a vizio di volontà.

fessa fa bibliografia per aver, senza risparmio di denaro, appre­stato i mezzi all'ab, Rive che diede l’opera elaboratissima del Sag­gi* di verificare l'età delle miniature.,

V Inghilterra non vanterebbe un Nicol , un Dibdin , senza gli aiuti del Duca di Roxeburg, di' Lord Spencer ec.

La Germania non conterebbe un Panzer un Lambeccio, ec. IUn, garia un Rollar eec. se costoro non avessero avuto degli aiuti nei

loro bibliografici lavori.E molti altri esempi potrebber ricordarsi , ma tralasciatisi per

amore di brevità.(1) I Deputati che sotto al passato Governo amministravano la

nostra comunale biblioteca avevano in un articolo dei loro rego- lamenti statuito di non esser permesso ad alcuno di consultare , esemplare , o pubblicare i manoscritti conservati in delta biblio­teca senza un permesso in iscritto della Deputazione. Ciò era un atto arbitrario possibile* sotto un regime di arbitrio e di assolu.

tismo. Però i nuovi Deputati, ispirandosi all'elevatezza venuta dal-

T italiano risorgimento, ordinarono di non darsi esecuzione a quel­l’articolo, ch'era un ostacolo alle premure degli studiosi.

Questo principio che trova le sue ragioni nella libertà accordala alle intelligenze, si vede negletto, anzi disconfessalo dagli attuali

regolamenti deila nostra biblioteca nazionale, nei quali v’ ha scritto> Art. 54 I manoscritti noo potranno consegnarsi a chiccbcsia, se

341

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Introduzione dcWa/rte detta stampa in SiciUa.

Poi che fu da Guttemberg inventata l'arte della stampa, fattine i primi saggi in Strasburgo tra il 1440 al 1450, con-

« non previa permesso in iscritto del Presidente delta Deputa- « zione, nè sarà lecito ad alcuno farne per intero la copia, seaxa• che la Deputazione medesima ne abbia dato espressamente la « facoltà ».

Or come mai si è potuto far rivivere una eccezione cbe mal risponde ai tempi , al progresso letterario ed ai sistemi generai’

mente tenuti in Italia, in Francia, in Inghilterra , in Germania ,

anche in Russia, ove non solo accordasi lo studio dei manoscritti

ma se nc permette la csemplazione e la pubblicazione? In Bologna

di fatti esiste una R. Commissione appellata dei Testi di lingua, ad oggetto di pubblicare lutti i manoscritti sui lavori storici, sulle

antiche croniche, statuti e bandi, e romanzi cavallereschi, che tro-

vansì nelle pubbliche biblioteche d'Italia. Ciò ì consentaneo al

vigoroso impulso che vuoisi dato dal nostro Governo in tutto quanto

riguarda gli studii e l ' istruzione in generale.Cosa vuol dire che star deve all’arbitrio del Presidente dare, o

negare tali permessi ? É necessario dunque che un nomo di let­tere , uno studente debba far degli andarivieni per fruire di un benefizio che dovrebbe esser di tutti per la natura pubblica della biblioteca nazionale ? E se occorrerà ad un viaggiatore di consul­

tare alcun manoscritto, dovrà dirsi a costui. Il manoscritto esiste, ma non posso darvclo, perchè non avete il permesso del Presi­dente. Ma questo è un assurdo lorquando si riflette che havvi un

bibliotecario responsabile de’ lib r i , de* manoscritti e di tutto ciò

che conservasi nella biblioteca. Se puossi lasciare al bibliotecaria la ragione di dolersi di una tale diffidenza, non può lasciarsi inos­

servata la formula di un assolutismo che riesce di ostacolo all’eser­cizio di un dritto fecondo dei migliori fru tti, fra i quali la pro­pagazione del buono e dell’utile che rimarrebbe oscuro cd igoo-

il

Page 932: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

trasse egli società in Magonza con Faust, ed entrambi am­misero dopo a loro socio Schoeffer. È attribuita a questa società la edizione della Bibbia latina di 637 carte a 42 li­nee, la quale, sebbene mancasse dalla indicazione della da­ta, del luogo e del nome dello stampatore, credesi purtulta- via di essere stata eseguita Ira gli anni dal 1450 al 1455.

Scioltosi poi Guttemberg dalla società, Faust e Schoeffer pubblicarono il Salterio Magontino nel 1457, primo libro stampato con data certa, e Guttemberg, come si crede slam­

m

rato. E se il Presidente vorrà negare il permesso per una ragione eh* è soverchio d* annunziare , chi potrà giudicare sulla giustizia

del rifiuto? Nè vale il dirsi che in tal modo v’ha provveduto ai pericoli possibili di involamento, di mulilazione, a di depreziazione dei manoscritti, perchè il bibliotecario non ne consegrierebbe nes­suno se non fosse sicuro dell' onestà del chiedente ; nè lo lasce­

rebbe inosservato al minimo sospetto.E che sarebbe la letteratura ai nostri giorni se negli andati

tempi coloro che possedevano preziosissimi manoscritti si fossero

rifiutati a farli esemplare per moltiplicarne le copie, e s« il Go­verno Mediceo non avesse spedilo nelle regioni lontane con ingen­

tissime spese abbondanza di copisti all uopo? Cosa sarebbe la leu taratura ai nostri giorni se molti Italiani illustri nelle storie e nelle scienze non avesser pubblicato con l'aiuto del Governo tanti e tanti

manoscritti, come fecero Muratori, Baluzi, Gori, Matragnà, Mai ed a l t r i , i quali con le loro opere arricchirono la repubblica delle lettere? Quanti tesori di sapienza non sarebber rimasti ignorati,o lasciati all'opera del tempo che nulla risparmia e lutto consuma? E come potrebbero scriversi le storie , se non si potessero con­sultar maturatamente i manoscritti ? Dovrebbe soltanto la nostra biblioteca nazionale presentare un assurdo mal definibile?

É desiderabile che II Governo voglia prendere in considerazioné

queste riflessioni, e torre un ostacolo che si frappóne al bertv

delle scienze; delle arti c delle lettere.

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pò nel 1454 e 1455 le Lettere d'indulgenze di Nicolò V in nn foglio di pergamena (1).

Nel 21 ottobre 1462 assediata e presa dal conte di Nassau la città di Magonza, molto soffersero gli stabilimenti di Guttemberg e dei socii Faust e Schoeffer: i loro lavoranti si dispersero per le principali città d'Europa dove riducevansi per propagare la nobil arte della stampa. Ma essendo presso ogni Università buon numero di copisti destinali ad esem­plare le opere in volumi, costoro si diedero a perseguitare gli stampatori^ allegando presso i Magistrati i loro privilegi e ricercando indennità e compensi a non patir d* indi­genza (2)

Dappria gli stampatori ad evitar sifratte persecuzioni, re­cando nei paesi le loro stamperie, occultamente stampavan qualche libro senza indicazione dei loro nomi, dell'anno e del luogo, e questi lavori, che furon chiamati ancipiti, sono \ primi saggi dell'arte dai medesimi esercitata (3). Cosi ne son pervenuti tanti libri magontini, romani, veneziani, padovani, trevigiani, veronesi, bresciani, napoletani ecc. stampati coi caratteri dei Yindelini, Jenson, Spira, Colonia, Yalfarder ecc. menzionati negli eruditissimi cataloghi di

(f) Leggesi nel Giornale Officiale di Sicilia del 18 aprile 1856 :

» Si è trovato a Magonza nello scavare un pozzo , il frammento » di una stampa che porta le iniziali di I. Guttemberg e I* anuo

» 1441 in cifre romane ».(3) V. Muratori, Tiraboschi Rozan ecc.(3) » Sono le ancipite edizioni utilissimi, perche primi moou-

* menti dell'arte.................. Non può negarsi che molte di queste

» edizioni (ancipiti) non sieoo i primi saggi degli artefici dati alla » luce, o nel tempo che non era permesso il publico esercizio

* dell’arte loro, o per fare sperimento se quei caratteri, o quella* maniera di stampare incontrava il gradimento dei letterali». Boni Quadro critico tipografico premetto alla Biblioteca port. di Arvood pag. LLXV.

3M

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Crevenna, Pinelli, Denis, Laire, Panzer, Brunet, Gamba, Fabricius, Hoffmann, Psaumme, La Valliere ecc.

Laire (1) rapporta che nel 1474 i copisti di Genova pre­sentarono una supplica a quel Senato chiedendo che fossero scacciati gli stampatori (Mattia Moravo di Olmutz e Michele Monaco), i quali stampando in quella città il libro titolato. Nicolai de Ausonio Pisanellae supplementum in fol. carat­tere gotico, ebbero l'imprudenza di mettervi il loro nome e la data del luogo e dell'anno. Furon'difatto obbligati a fuggi­re e portarsi in Napoli ove vennero bene accolti (2).

Un simil caso accadde in Savona a frate Giovanni Bonó (3)* il quale dovette salvarsi recandosi in Milano ed in Augusta frettolosamente (4).

Di tali ancipiti edizioni una ne offre Palermo, ed è l'opera di Naso, in cui fu descritta in versi latini la festa dai Paler­mitani solennizzata in occasione della resa di Barcellona ; opera che io affermo con tutta convinzione di essere sta­

ci) Laire Index libr. saec. XV tom. I. pag. 526.

(2) Laire a torto dice che la inchiesta dei copisti di Genova fa innoltrata nel 1474, mentre la fa nel 1472, come da Urta lèt­

te ra di Gazzera all’ abate Amati, che ho creduto di riportare in estratto. » In Genova esiste veramente tuttora nella biblioteca> privata di un Durazzo la supplica o memoriale diretto alla sa- » prema autorità dello Stato del corpo dei copisti, acciò si scac-

• ciassero dalla Città gli stampatori venati. Esso è dell'anno 1472

* Io n'ebbi notizia certa da an coltissimo è cortesissimo ebfoliere* Genovese amante dei baoai studi , il quale lo ebbte sottocchio;» in esso era detto Nonnulli estranei qui fabricant et imprintùht• Volumina divsrtorum tnateriarviH et qualitatum . . . . btoìutnéta> et infinita volumina quae imprtmunt et imprimete pùssmt. Ciò » prova che nel 1472 esistevano stampatori ih Genova «.Bernard

de l'Orig. de l'Imprim. en Europi voi. II pag. 256.

(5) Àrtvvood Bibliot. portaUlè articolo Boetius voi. I pag. 850- .(4) Heineeken pag. 468 e Zapf.

Voi. IL U

345

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la stampata in Palermo nel 1473, come mi darò a provare con evidenza.

Ma pria di parlar di questa edizione, la quale serve a sta­bilire Tepoca della introduzione della stampa in Sicilia, e segnatamente in Palermo, è necessario che dimostri la in­sussistenza di una Grammatica ebraica, creduta stampata in Sicilia nel 14G1, di altre due edizioni del 1472 e 1481 erroneamente atl ribui le a Morreale, città di Sicilia, e di un’altra stampala in Messina da Enrico Àlding senza data e che si suppone falsamente di essere stata stampala nell'an­no 1472.1 lo son certo di riuscire allo assunto di provare in qtul città di Sicilia ebbe culla l'arte della stampa, ed a cui devesi l'onore per essere stata la prima ad accettarla.

L’erudito Buxtorfio (1) asserisce di avere il dotto Giusep­pe Scaligero posseduto un libro stampato in Sicilia col titolo Mosis Kimckii Grammatica hebraica, e la sua asserzione è seguita da Wolflìo (2) e da Chevillier (3). i quali non sea- ton dubbio sulla esistenza di detta edizione. Anche Laire (4) asserisce che molti, bibliografi dividono la medesima opi-

3tó

(1) Ioan. Buxtorfius Biblioth. rabbinica 1013.(2) Wolff Monumenta typographica c.XV.

(3) Chevillier Becherch.de l'origin. de Vimprim. hebraique.(4) » Multarum quoque opinio est in Sicilia eo ipso anno 11461)

• eustisse praela hebraica, et videre est in Bibliotheca rabbinica » Buxtorfi (edit. Basileae 1G43 in 8* pag. 302) ubi legitur losephum » Scaligcrum habuisse Grammaticam hebraicain R. Mosis Kinki in » Siciliani impressam ante anno 152, qui proinde numcrus si de> » matur ab anno 1613 quo haec scribebat respondit anno 1461 ». Laire {Frane. Jav. ) Specimen hist. lypogr. Botnanae edit. saeculi XV8 ' Romae 177S pag. 21.

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nrone (1); MafTei (2) e Logoleta (3) la tengon per supposta; Amati (4), Capialbi (5), e Rodrigues (6) convengono sulla insussistenza di essa, ed asseriscono che il primo libro ebraico fosse stato stampato in Reggio di Calabria nel mese di Aeler dell’anno 5225 della creazione, che corrisponde tra i mesi di febbraio e marzo dell’èra cristiana 1415; E lirabo- schi è d’avviso che il primo libro stampato in lingua ebraica fu in Bologna, ed è il Pentateuco del 1482 (7). •

Finalmente Gio. Bernardo de Rossi, ragionando sulle sup­poste edizioni dimostra con certissimi documenti la in­sussistenza della controversa edizione siciliana, provando che il più antico libro in ebraico fu stampalo a Soncino nei dintorni di Milano nel Cremonese al 1486 (8).

A voler meglio rimuovere ogni dubbio amo di riportare in nota per intiero le ragioni dedotte di sì erudito biblio­grafo.

(1) Questi errori sono avvenuti, perchè non avendosi sottoc­chio le edizioni controverse, i bibliografi si son «optati scambie­volmente, ed i posteri han raccolto la falsa eredità. Così avverrà ancora se con sana critica non saran gli errori osservati e corretti.

(5) MafTei Verona illustrata,(35j Logoteta Spicileg. typogr. pag. 21.

(4) Amati Ricerche storico critiche sull' origine e scoperte nelle arti ecc. voi. V. Milano 1830.

;5) Capialbi Mem delle tipogr. celebrit con appendici sopra alcune biblioteche di Calabria Napoli 183 », 36.

(6) Effemeridi scientifiche e letter. per la Sicilia n. 52 anno 1838 , pag. 52.

(7) Tiraboschi Stor. della lettprat. ital. tom. VI pait. I lib. I c. IV n. 33.

<8) > Rabbi Mosis Kimkii Grammatica hebraica cui titulus Maa- » lach scevilé adahad , seu iter per semitas scientiae in 8. Ortonàe » in Sicilia anno 1461, 1176, 1486, 1496. .Diversa® ac tot piane

» celeberrimae hujus editionis epochas irfnuimus, quot sunt in iis

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Dopo di aver col do Rossi fatto conoscere io modo cosi brillante lo errore dei varii bibliografi, i quali teneano sull* edizione ebraica siciliana del 1461, parlerò ora dello errore

» designandis eruditorum sentcntiae. Johannes Buxtorfios omnioa » primus in bibliotheca rabbinica anno quo eam rulgavii, 1613 te- » status est Sealigerum hujusce operis editiooem possedisse in Si* 9 cilia enratam ante annos 152. Quam annorum summam oescio » quam recle supputarit Scriverius, qui nostra hac Kicnckiana edi- » tione tanquam invioto exemplo utebatur, nt anno 1476 io Siei- » liara usque typographicam artera penetrasse «stenderei, gra»is- » simam pia eterea in hanc rem Heinsii ac de Dieu auctoritalem » subjieiens. Rectius annum illuni in annum 1461 incidere obserravii » Chevillcrius, qui etsi primo non videatur certam Buxtorfio fiden » adhibcre, ea tameu subdit qime illius teslimonium miri fìce con - » Bimani. Illud porro certuni est, iiiquit ipse, quod antiquissimae » exlant hujus grarnmalicae edilìones. Est earuin una in biblio-• Hicca sorboiiica Ortonae perfecta in Albrutiana provincia Re&ni » Nenpolitani anno 11 Caroli regis Siciliae ac Hiemsalent, sciiicet t Caroli Vili regis Galliarum, qui anno 1496 respondet. Iti qua

> i|iiide:u edttioue quum note tur eam esse tertiam hujus lib ri edi*

» tionciii, consequens est duas alias antiquiores editioucs extitisse.

• At vero uoh animadvertit 'clarissimus vir editioneno hanc prto- » ncu?rm esse ipsissiniam Siculam Scaligeri, ut ex catalogo bibliothe- » cae Lu^iluno Batavae, ubi ea nunc servatur, luoulenlis*ime constai, » qui eam describit tanquam tertiam et Ortonae in SieUiti cvratam » tempore Caroli imperatori»f Annum editionis non recle a Cbevil-

» lerio statuì dhsorvavìt jainpridem Wolfitis. Constai eniin, inquit » ipse (Bibllolh. hebr. tom IV pag. 448 seg. \ ex historiarum motto- » mi ntis Carohim illum palre anao 148 ì defuncto, anno 1484 aelatis » suae XIV Rcmis solcnmiler inatignratuin fuisse. Hoc posito aonns 9 imperli ejtis secuudus inciderei in annum Christi 1486. Veruni » hi omnes auclores insigiiiter hallucinantur, dum putanl Carvium

• illum, sub quo perfetta esl hacc editio, esse Carolum Vili Gatl-• liarum regeni, nude et variae illae epoehac quac huic editioni

9 statmintur, su ut supposititiac. Sane Ncapulitani regni dominion

318

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di quegli altri che attribuiscono a Morreale di Sicilia le due edizioni Tuna del 1472 e l’altra del 1481.

Roncetti nella sua traduzione di Denis (1), registra co­me edizione siciliana e segnatamente di Morreale in Sici-

» «a aetate tenebat Ferdinand!» filius Alphonsi, siqae Carola» Vili » anno 1494 ab Alexaudro VI ejus regai pofcestatem sibi tradi 9 ciyavit victorque Neapolim aono sequenti ingressus esfc,,eam » paucis post mensibus arnisit. Ad haec editio de qua agimus, » frontem libri praesefert, seu separatum titulum, et aeram, et » locum, et typographum in eo designatura, quod est recensioris• aetatis indiciam. Fai su m enim est qood asserit Wolfius, ea in » calce notari. Ad receatiorem etiam aetatem eam refereodam• esse ex eo colligitur, quod in froote aperte dicatur III editio. » Quaeoam porro sant binae illae editiones quae, non dicaci jam• anoum 1461, quod rìdiculum est, scd annum 1476, vel 1486,• vel etiam 1496 praecesserunt? Beatissime Bartoloccius ac Seab-• taeus pisaurensem editiouem anni 1508 tanqaam omnium pri- » mam constituunt. Antiquiorem nemo memorai, nemo vidit. ltaque » Carolum illum esse Carolom V imperatorem Hispaniae ac Siciliae » regem existimo, qui regnum assompsit aono 1517; ita ut editio » haec quae perfecta dicitur anno ejus regni secando, nonnisi anno » 1519 prodierit. Eo autem verosimilias eredendam hoc est, quod » ipsissimo tempore Ortouae alios libros impresseriot typographi son- » cinates, ut constai ex Galatini arcanis catholicae veritatis quae » illic anno praccedenti, scilicet 1518, edidit Hieronymus Soncinus » ejusdem familiac clim Gersone Kimckianae nostrae grammati- » cae editore. Si autem commemorati auetores antiquiorem quam » par est, editionem hanc statunnt, ea nimis recentiorem facit le » Longius qui, nescio quo ductus argumento, illam nonnisi ad an- » num 1555 retalit ». Ioban. Bern. Rossi de Hebraicae typogr. orig. 4° Parmae 1776 pag. 79, 73 n. 4.

(1) » Anton Maria d*Anversa e Baldassare Cordier stamparono » a Montereale in Sicilia un S. Antonius de Irutruetione eonfessorum » 1473 io 4., ma dopo il 1475 non si trova più in alcuna edi- » zione il loro nome ». Denis tradotto da Roncetti pag. 112.

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lia il Confessionilc di S. Antonino stampato in Monreale nel 1472 da Anton filaria di Anversa e Baldassare Cordero. Ed Orlandi (1) vuole che alla slessa città appartenga la edi­zione delle Favole di Esopo nel 1481 stampate in Mon~ reale da Domenico Vivaldi.

II primo libro vien ricordalo da Denis ,2), da Vernazza (3), da Pinelli (4), e da altri bibliografi, senza la precisa indi­cazione Sicilia, A me é piaciuto trascriverlo nella sua in­tegrità con la restituzione delle abbreviature.

Traclalus venerabilis Palris fratris Antonini Archiepi­scopi Fiorentini ordinis predìcatorvm De institutionc confessorum.

Termina il libro con questa soscrizione.Explidt summa confessionum, seu interrogatoriumpro

simplwibus confessoribm editum ab Archiepiscopo Fio­rentino videlicet fratre Antonino Ordinis predicatorurn. Finita in Monte Regali anno Domini M. CCCC. LXXI. die XXIII mensis octobris.VE questa soscrizione ó seguita da otto versi, i primi due

dei quali indicano i nomi degli stampatori così :

Qutm genuit quondam Qsrmania Antuerpla potens.Baldassar et socius Cotdnrius omnia sopra.

Come si ò visto non v’ ha in uessuu luogo indicata in questa soscrizione la precisa parola Sicilia voluta dal Ron- cetti, e non poteva esser diversamente, poiché la edizione in discorso appartiene a Mondovl città del Piemonte, e non a Morreale città della Sicilia.

( l j Orlandi Orig. ed invenx. dàlia stampa.Denis Annal. tipogr. Michaelis Maittaire sxtpplem. 4. voi. I

pag. 10 n. 45 Viennae 1789.(5) Vernazza (Giuseppe) Lezioni sopra la stampa 8. Cagliari

•1778 pag. 86.(4) Pinelli Biblioth. Maph. a lacobio Morellio descripU 8. Vene-

tii» 1787 voi. 1 pag. 114.

m

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Roncetti cadde in errore, perchè dimenticò che oltre al Morreale di Sicilia, Mondovì del Piemonte chiamavasi pur Morreale, e per questo asserì, che quei due stampatori, stamparono quel libro nel 1472. » e che dopo il 1473 non » si trova più in alcuna edizione il suo nome (1). »

A dimostrar vie meglio che in Mondovì del Piemonte sia stato fuori ogni dubbio stampato il libro in contesa, non che l’ altro registrato da Orlandi nélle edizioni sici­liane (2) AEsopi phabulae latino carmine per Dominicim Vivaldis una cum fUiis Monteregali 1481 octava martii in fo l, veggo indispensabile di dare l'elenco dei libri stam­pati da Antonio di Anversa e da Corderio e suoi succes­sori nel XY secolo in Morreale, o piuttosto in Mondovì, acciocché si vegga che apparlengono tulli a quest* ultima città e non mai a Morreale di Sicilia.

lì primo libro è quello antecedentemente descritto, ov­vero il Confessionile di S. Antonino, stampato da Antonio figlio di Mattia di Anversa e Baldassare Corderio nel 1412.

11 secondo è il Juvenalis Junii Aquinalis salirne oc* cedit P. Ovidii Nasonis liber Epislolae Heroidus in fol. con questa soscrizione ExplicU liber Ovidii Epistolarum in Monteregali in Plano Valis per Antonimi Matlhiae quondam Andreae de Antuerpia Et BaUiièalum Corde- riumque socium. Anno Domini M. CCCC. LXXIU die XVIII mensis februarii.

11 terzo AEsopi fabulac latinis lersibus redditae. Mon- tercgaìi per Dominicum de Vivaldis ejnsque filios die XVI novembris M. CCCC. LXXVL

Il quarto Liber llymnorum, vel soliloquiorwm. Inci­pit Psalmus Davidù Primus lieajus t ir eie. Nella lino

(1) Roacetti loc. cit.(2) Orlandi, op. cit.

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dei Salmi e dei Cantici si legge : Lawrèntius impressa natus Dominico Vivaldo ab Urbe Montis dieta regali. Qwte didonis quidem Sabaudiae, e nel fine degli Inni Milesimo CCCC. LXXX de mense videUcet Frébruarii (sic.) Opt» LaurenUs Dominico olim Jacobidis vwaldi a Monteregali in 4. picc.

Il quinto che è il libro in controversia e che daff Or­landi erettesi siciliana edizione porta il seguente litote AEsopi phabulae latino cannine per Dominicum de Vi­valdis una cum fUiis Monteregali 1484 octava morti* in fol.

Finalmente l'ultimo libro comprende le Costituzioni dio­cesane del vescovo di Mondovì Girolamo Calegrani, e porta il seguente titolo : Calegrani Hyeronimi Episcopi Monito regalis et Comilis Constitutiones Synodales. Impresso in Plano Vattis Inclitae Civitatis Montis Regatis M. CCCC. LXXXXV die V octobris per Laurentium de Vivaldis cir vem Morti& regalis, ac tertii ordinis divi Fraudaci re- ligioswn in 4*.

Dal superiore elenco risulta che i primi due libri fu­rono stampati nel 1472 e 1473 da Antonio figlio di Mat­tia della città di Anversa e da Baldassare Corderio di Mor­reale con la interessante particolari là che legges» nella soscrizione del secondo libro, cioè la indicazione del luogo di lavoro in PUmo Vallis. 11 terzo fu slampato da Dome­nico Vivaldi e dai suoi figli nel 1476. Il quarto da Lo­renzo Vivaldi figlio di Domenico nel 1480, ed in questo nella soscrizione dichiarasi di appartenere al Piemonte come colle parole Quae didonis quidem Sabaudiae. 11 quinto libro fu stampato da Domenico Vivaldi e figli nel 1481. L’ultimo finalmente da Lorenzo Vivaldi figlio di Do­menico nello stesso luogo di lavoro in Plano Vattis nel 1495 e tutti in Morreale.

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Or ammesso .che tali libri fossero stali stampati tutti nella stessa città, Morreale, consecutivamente dagli stessi stampatori ed eredi per ordine cronologico di anni e nello stesso luogo di lavoro ne deriverebbero che tulli appar­tenere dovrebbero o a Mondovì, o alla Sicilia, segnata­mente a Morreale, e non mai la prima e quinta edizione a Morreale di Sicilia, e le altre a Morreale del Piemonte, cioè Mondovì.

Però a far viemaggiormente conoscere che tali edizioni senza tema di errare appartengano a Mondovì, io dico che bisogna consultar (Jghello (1), il quale rapporta essere stato Girolamo Calegrani creato vescovo della diocesi di Mondovì da Innocenzo Vili nel 1490, ove morì nel 1497, e che infatli l'ultimo libro stampato dagli stessi stampa­tori in Morreale (Mondovì) offre le Costituzioni diocesane di questo vescovo per la diocesi di Mondovì. £ ciò a parte della considerazione che Mondovì chiamavasi ancora Morreale; occasione questa che ha dato luogo agli errori, ed ha fallo porre un dubbio su cosa oggi evidentemente provata , quella cioè di essere stali stampati tutti i libri in esame iu Mondovì, che è il Morreale del Piemonte.

Parleremo adesso della edizione che senza indicazione di anno fu stampala da Enrico Alding in Messina e che va creduta di essere slata eseguita nell'anno 1472.

(1) c Hicronimus Culcgranus civis Fossaneusis alias Gyjc in ca c quippe fumili» fueiat abscriptus ab lunocentio VII! Pont. Max. c a (pio ex Protouctario Apostolico iutimoque cubiculario eadem « dignitate nobililatus est anno 1490 die V mensis novembris Ba- « silicac Vaticanac capitalo quibusdam de causis ab eodeui Pon- « tifico .delegalus anno 1492. Hanc rrxit Ecclesiam annos &pteiu c obiitquc anno 1497, sepultus ili Calbedrali ». Ughellus Italia sacra fol. Venetiis 171 voi. IV, pag. 1090, 1Ó91, nura. 9 JUons regali* Mondovì.

Voi. II. 45

353

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lì chiarissimo Tomaberie mettendo a tortura il suo fan geirno sforzasi a provare che la edizione delle Lettere di Falaride senza data eseguita in Messina da Enrico Alding sia stata stampata nel 1412, e che di conseguenza l’arte della stampa sia stata allora introdotta in quella Città (1).

Tale opinione fu seguita dal sig. Domenico Ventimi* glia (2) come da una sua lettera diretta al sig. Agostino Gallo in occasione di un'opuscolo da me pubblicato nel­l'anno 1859 titolato Riflessioni suìVintroduzione delTarte tipografica in Palermo, in cui sostenni, come oggi ripeto, di essere stata introdotta la stampa in Palermo nel 1413, Volendo ora stabilire l'epoca effettiva della introduzione della stampa in Sicilia, indicare in quale città ebbe pri­mieramente la culla, è giusto che faccia conoscere come sia erroneo il credere che la edizione controversa di Mes­sina sia stata eseguita nel 1472, quando da argomenti ìst cidissimi si ottiene che essa appartenga all'incìrca plTast- no 1480.

Ottenutomi 11 libro in esame dalla cortesia del Sacer* dote Piazza correttore de' Minimi di S, Francesco di Paola, nella cui biblioteca conventuale conservasi, l'ho attenta­mente esaminato, ed eccone la descrizione,

11 volume è in-4° di carte 43 senza numeri, richiami e segnature, con eapolettere piccole in mezzo al vuoto, in carattere rotondo a lunghe linee, contenente linee 29 nelle pagine intiere.

Il libro comincia col seguente titolo eolia restituxionc delle abbreviature (V. l'annesso facsimile).

Frontisti Aretini eloquentissimi viri in Phaìaridis ty-

(1) Tornatane (Francesco) Storia critica della tipografia mcnUana dal 1471 al 1536 in-8" Catania, Salvatore Sciuto 1859, pag. 33.

( t) Giornale Officiale di Siciliani e 29 Agosto 1839, num. ftS e 189.

35V

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ranni agrigentini epistole. E greco in latino traductus : a d iUustrissimim prindpem novellimi Malatestam proe­m im i incipit*

Tale titolo occupa cinque linee, siegue il proemio che termina alla terza carta al recto col 23° lineo, ed imme­diatamente cominciano le lettere col seguente sommario

Phalaris Aciboo

seguilo da quattro linee di testo»NelFultima carta al recto terminano le lettere di Pala-

ride all’ottavo lineo, e siegue una epistola di Aretino di* retta a Francesco Pelato col seguente sommario che oc­cupa tre linee.

FtaaldsciLS Arethinws Clarissìnius atque preslantim- mus iurwcomullus Franciscq pelato patavino Regio con* miliario : Saiutem*

Tale sommario è seguilo da 14 linee di testo, sotlo del quale leggesì la seguente soscrizione ;

Qui modo ntitu» erùt nulli pmUusque Ixitebat Nune phalòris doctum protxdit ecco caput Nobili in wbe Mestano per Henricum Àldin$.

Le abbreviature sono spesse; la punteggiatura in soli punti e due punti e si osservano dei punti interrogativi ; le divisioni delle linee orizzontali da destra a sinistra; la carta leggiera» oscura, in qualche modo levigata.

La presente edizione viene rapportata da Panzer (1), da Brunet (2)* da Brienne Laire (3), dall* autore dello Spìci-

(1) Panzer Ànnal. Typegraph. voi. 11, pag. ì l i .(2) Brunet Manuel du librato* etc. 8° Paris 1820, voi. II, pa­

gina 67.(3) Brienne Laire index iibrorum imo. I V , voi. I , pag. 168 seg.

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ltgio delle edizioni Messinese del secolo XV (1), da! Lo- goteta (2), e da Alessio (3), ma nessuno di questi biblio­grafi ricorda di essere edizione del 1472, epoca voluti dal Tornabene e dal Ventimiglia.

Il Tornabene chiama ancipite cotcsta edizione di Fab- ride, ma essa non è tale. È vero che in istretto senso, edizione ancipite significa edizione dubbia, ma così non è, attenendoci all’esclusivo linguaggio bibliografico, secondo cui ancipite chiamasi queiredizione in cui mancano le tre indicazioni, cioè il nome dello stampatore; ed il luogo, e l’anno ove fu l'opera stampata. La mancanza di una o due di queste Ire condizioni si accenna coll'indicarlo e non mai col nome generico ancipite : cosi per una edizione che non ha data si dirà: è una edizione di incerta data, ma non si chiama ancipite, qualifica che suppone il difetto di tutte e tre le condizioni.

E come attingiamo dalla soscrizione del libro in discorso ch'esso fu stampato in Messina dallo stampatore Alding, oc­correrà soltanto di indagare l'epoca in cui fu stampato di fatto.

Il Tornabene (4) asserisce colla testimonianza dì Pie­tro Apulo (5) che Alding coi suoi lavoranti fu chiamato da' Catane»! per esercitare ivi liberamente la sua arte e ciò nel 1411. Soggiunge il nostro autore che in tutto il tem- p o che Alding soggiornò in Catania la di lui stamperia per mancanza di lavoro restò oziosa, laonde fu precisato trasfe­rirsi co* suoi lavoranti e con la sua stamperia ih Messina,

(1) Spicilègio delle edizioni messinesi del secolo XVy pag 12,(§) Logo tela Spicilégiunt typogrophicum pag. SO(8) Alesai Storia critica di Sicilia.(4) Tornabene op. cit. pag. 86.(5) Btgal, Constitut. fol. Mtfssanae Andr. de Brugr* 1 597,

Crotulatio peracti operis Un. 401

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ove stampò nel 1412 le Epistole di Falaride « Certo che « egli sen venne a Zancla nel 1411 fallilo nel progetto di « stampare a Catania, o meglio defraudato dalle promesse « fatte da questa città come si disse: ma può supporsi che « portavasi a Messina ove era incerto della permissione d’e- c sereitare la sua arte, mentre qui (in Catania) l’avrebbe po­ti tuto liberamente sendovi sialo invitato ? Qual dunque il a motivo? Penso più tosto che la data delle Pistole sia del « 1412, cioè di quell’anno stesso in cui si fissò stanziare il a tipografo a Messina, ed ivi, o perchè l’esercizio della sua « arte non eragli stato fin allora concesso, o perchè ignorava « con qual gradimento i letterati avessero accettato i nuovi « caratteri, amò darne saggio stampando un opera molto « utile e lusinghiera a Sicilia ed a Zancla anco più, per le « lettere che il tiranno vi diresse, apponendovi il suo nome « non solo, ma il cognome ed il luogo, benché la privasse « di data.

E sopra questo argomento si sforza a sostenere d'essere stato stampato il libro contraverso da Alding in Messina nel 1412, adducendo per ragione con Mario Boni « che le edi­li zioni -ancipiti non siano che i primi saggi degli artefici « dati alla luce, o nel tempo che non era ancora permesso « il pubblico esercizio dell’arte loro, o per fare esperimento c se quei caratteri e quella maniera di stampare incontrava « il gradimento dei letterati (1) ».

Or se Alding non aveva ancora ottenuto in Messina il per­messo del pubblico esercizio dell’arte sua. come mai poteva indicare nel libro il suo nome ed il luogo ove stampato? Co- teste indicazioni provano all’incontro ch’egli stampò quel li­bro dopo di avere ottenuto il permesso di pMcr esercitare

(1 ) Mario Boni Quadro critico alla Biblioteca portatili di Arvood pag. LXVI.

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pubblicamente la sua arte in Messina. E che tale permessol'ottenne nel 1478 lo prova il primo libro da lui stampato eoa data certa in Messina, cioè la Vita, di S, Girolamo, Messina, per Enrico Alding, 1478, in 4°. Mi affretto a soggiungere che Tornabene crede che la edizione in discorso sia di quelle che il Boni chiama ancipiti, essendo uno de'primi saggi che gli artefici davano alla luce nel tempo in cui non era ancora lor permesso il pubblico esercizio dell’arte loro.

Ma è stato detto che dessa non possa chiamarsi ancì­pite edizione, perchè non manca di tutte e tre le condi­zioni richieste per addimandarsi tale. Sorge anzi dalla espe­rienza che gli stampatori eseguivano siffatte edizioni dopo ottenuto il permesso di poter esercitare la loro arte ; e comechè si è veduto con tutta certezza che Alding ottenne questo permesso nel 1478, ne viene di conseguenza che l’opera in parola non potè essere stampata prima di tale epoca.

Se poi Alding, come asserisce Tornabene, avesse stam- palo quel libro per conoscere come e quanto venivan gra­diti i nuovi caratteri dai letterati, ciò non vuol dire che egli lo avrebbe fatto prima di ottenere il necessario per­messo/ Se cosi fosse stato, se in somma avess’egli stam­pato in frode il libro , non. avrebbe certamente messo il proprio nome, e l’indicazione del luogo, ove lo stampava.

E che dire della gratuita asserzione con cui senza do­cumenti e senza testimonianze vnol sostenere il Tornabene che Alding abbia soggiornato a Messina dal 1471 al 1478, mentre che nel 1476 egli è in Napoli ed in società a Ber- mentlo stampa un Salterio, e poi da se solo nel 147?V Astrologia di Porlerio?

La contraddizione sorgente dallfesislenza di tali edizioni non isfuggiva al Tornabene, ma egli che si era messo in impegno a provare il suo assunto cerca di provvedere col

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seguente sforzo d’ioimaginazione : » Piuttosto ad opinare* mi spingo ch’ei lasciò la sua tipografia (Alding) alle cure » dei suoi collaboratori in Messina, mentre a Napoli por­li tossi ad accattare miglior forluna ; quelli intanto lavo- » rando delle edizioni a noi non pervenute (1) »; e sog­giunge più sotto » Dopo quest'anno (1417) mancato ai vi­li venti Bermcntlo, o tutto il' negozio di questi comprò » Alding, veggiamo questo tipografo dar solo il nome ai » libri. . . . . Indi veggiamo il nostro artista di bel nuovo » in Sicilia , e dopo sette mesi da che stampò la delta v opera (l’Astrologia di Pomerio Napoli Vili delle calende » di settembre 1411) dar di mano in Messina ad altre opere » e portate a buon fine ».

Da questo racconto dovrebbe supporsi che Alding da Roma andato in Catania, vi soggiornò per poco, e poi siasi nel 1411 trasferito con la sua stamperia e coi suoi lavo­ranti in Messina, che stampato quivi senza indicazione di anno il Falaride, abbia lasciato alle cure dei suoi Javoranti la stamperia in Messina, e siasi ridotto in Napoli, ove con­tratta società con Bermentlo, esce un libro col nome dei due socii, e poi un altro nel 1411 stampato dal solo Al­ding, e che finalmente , lasciata Napoli, sia ritornato in Jfessina, vi si sia stabilito, e vi abbia stampato altri libri.

Senza timore di meritarmi la taccia di presuntuoso io dico che questo racconto sia favoloso come quello dello stampatore Lorenzo Coster. Come avrebbe mai potuto uno stampatore in quei tempi disastrosi, afTcttuare tanti viaggi conducendo seco stamperia e lavoranti? Come provvedere al mantenimento di dile stamperie, una delle quali, quella di Messina senza alcun dubbio infruttuosa ? Perchè, quali libri han conosciuto tutti i bibliografi di essere stati stani­

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ci) Tornabene op.cit. pag. 3$.

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pali da Alding in Messina sin dal 1411 al 1418? Nessuno, È il Falaridc circi stampò in Messina, ed a cui il Torna- bene, ad onta di ogni evidenza vuol fissar l'epoca del 1412.Io per parte mia non divido cotesta opinione, lo credo che a fronte dei miei argomenti non istando nemmeno contrarie induzioni debba ritenersi che il Falaride in esa­me abbia vislo la luce dopo il 1418, e non dubito che i miei leggitori non crederanno lo stesso.

Un altro ritrovato pone in campo il Toroabene, e lo de­duce dall» soscrizione del libro.

Jlope sapersi che il Falaride fu ristampato in Tarvisio nel 1411 da Gerardo d<* Lisa, il quale alla fine del volu­me, per indicare il nome dello stampatore ed il luogo o v e

fu stampato pose la seguente soscrizione:Qui modo notiti erat nulU pentiutque latebat.Nuc Phalaris doetum protulit ecce caput.Flandria quem genuit priut namque atre Girwrdui.Torvi sii hoc rerum Lisa notuvit opus.

fd Alding nella edizione del Falaride in esame soppresse gli ultimi due versi e sostituì il m>me suo ò quello della cillà ove lo stampò nel moda seguente.

Nobili in urbe Mestano per Enrirum Alding.

Or prendendo argomento da questa differenza tra la so­scrizione di Aldini» e quella di de Lisa, dice il Tornabene che Alding soppresse gli ultimi due versi della edizione tarvisiana e ve ne sostituì un altro colla sola indicazione del suo nome e della città, acciocché non conoscendosi Tanno in cui fu stampata quesla edizione, avesse potuto credersi di essere stata la prima fra tutte le edizioni del Falaride.

Senza entrare in una critica filologica per fare conoscere rfe 1 ultimo lineo ò verso, o pur no, e se la parola caput

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debba riferirsi a Fahirtdc, ovvero ad non compor­tando d' altronde Sttnflr esami un semplice Mcmuale mi limiterò semplicemente a mostrare come lu ragione addetta dal Tornabene non ha nessun peso dèi nostro assnnitì.

È da sapersi che gli antichi «lampatori tenevano come formolo le soscrizioni e tra loro le oopiavam) > in effètti si osservano varie edizioni di diversi slampalorl colle stébse formale di soscrizioni, ed alle volle culle stesse parole ; ▼ariano soltanto nella indicazione, se vi è, del nome dello stampatore, del luogo ove il libro è stampato e deiranno.

Alle volte trovansi esemplari di una edizione di un li­bro in cui le soscrizioni differiscono tra loro solamente in alcune parole, essendovene s< ppresse lalune e sostitui­tevi delle altre.

Le soscrizioni in versi poi si veggono accomodate a mo­do loro, cd a seconda delle circostanze, come ne fa prova piena Hain , registrando nel suo Repertorio bibliogra­fico (1) sette edizioni del XV secolo, del libro contro­verso stampato in differenti anni, in varii luoghi e da di­versi stampatori, cominciando da quello ancipite stampato in Roma nel 1469 da Stefano Plannk e terminando con quello stampato in Lipsia da Giacomo Thanner nel 1498; quali edizioni tulle offrono nella soscrizione i primi due versi ìn esame colla sostituzione in alcune del nome dello stampatore, del luogo ove stampalo e dell’anno della pub­blicazione, come osservasi da quest’ultima soscrizione che mi è piaciuto per intiero trascrivere.

Qui modo notus ernl nulli: penitusque latebut Nune Pha'uris doctum protulit ecce caput

(1) Hain (Ludovici) Repertorium bibliographicum 8 '.voi. 4. Stut- gartiae 1837, 38, num. 12875, 12877 , 12879 , 12880 , 12887 , 12892, e 12900.

Voi. Ih 46

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Imprttium Lipetk per Jacobum Thamner Berbipolensem Anno taluti* christianeM. CCCC.LXXXX Viij. He vero ultimoMay

Ciò prova che Alding non soppresse gli ullimi due versi defila tarvisiana edizione ad oggetto di far credere di es­sere stato il Falaride per la prima volta da lui pubbli­calo; ma piuttosto a seconda dell'uso dei tempi si servi della formola della soscrizione apposta nella edizione di Lisa, come ancora questi si servì di quella di Plannk del 1469 e deiregual modo servironsi gli ulteriori stampatori negli anni posteriori sino al 1498.

Non deve quindi recar maraviglia il cambiamento e la soppressione de’versi eseguila da Alding, essendo stato ciò comune nelle antiche edizioni.

Ma come ammetter l'idea che Alding avesse voluto spac* ciarc per prima edizione la sua? Qual vantaggio poteva ricavarne? Nessuno, perchè in quell'epoca non si cercavano le edizioni Princeps ; volevasi soltanto la buona esecu* zione della stampa, la esalta correzione e )a modicità nel prezzo, É oggi cbe si ricercano lali edizioni all'oggetto di stabilire l'epoca della slnmpa. per servirne alla storia let­teraria, e per la rarità consentila dai bibliografi e da'tel* terali. Ma in quei tempi poco valeva se un libro fosse di prima, di seconda o d'altra edizione.

Finalmente è da sapersi che nei libri ancipiti va a ri* cercarsi l'identità dello stampatore dai caratteri, dalle vi­gnette, dagli stemmi, se l'edizione n'è fornita, e dal modo in cui essi furono stampati.

11 luogo ove fu eseguita la slampa ricercasi dal risul­tante metodo adoperalo nella stampa e dai caratteri usati sia in Italia, sia in Francia, sia allrove.

Le maggiori induzioni però le appresta la materia su cui è stampato il libro, e per queste induzioni viene a desumersi con certezza l'epoca assegnabile aU'cdizione.

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Gli antichi stampatori stampavano in velino ed in per­gamena; indi senza abbandonare tale sistema stampavano sopra caria di lino, e poche copie in velino ed in per­gamena per offrirle a persone ragguardevoli ed a titolate. Ogni stampatore usava una carta quasi propria, come os­servasi dal marchio impresso sulla stessa che vedesi colla luce; marchio ch'è pure sicuro indizio a conoscere lo stam­patore che esegui l'edizione ancipite. Volendosi però co­noscere la sola età di un libro è da avvertire che la carta di cui servivansi i primi stampatori sino al 1480 circa era granellosa, bianchissima, non soggetta a macchie nere, spessa e forte. Da tale epoca in poi la carta fu più leg­giera, meno granellosa, meno ruvida, meno spessa, e quel che è più soggetta ad annerirsi. Or la carta del Falaride in esame è deH'ultimo modo; quindi senza bisogno di fare tanto viaggiare Alding, e di sforzar l'ingegno ad accreditar gli errori può dirsi senza dubbio che il libro appartiene all’epoca posteriore del 1480.

Chi volesse assicurarsi delle mie ragioni, potrà esaminar questa edizione, di cui, come avanti bo detto, conserva­sene una copia nella bella biblioteca de'Minimi di S. Fran­cesco di Paola.

Diverse altre edizioni controverse di epoca posteriore offre la stampa in Sicilia, ma comechè lo enumerarle tutte sarebbe lungo ed impossibile per la mancanza dei mezzi, come ho premesso, accennerò nella presente Sloria quelle che reputo essere di un qualche interesse.

Avendo provalo impertanto la insussistenza della edi­zione del 1461 che alcuni bibliografi vogliono di essere stata eseguita in Sicilia. Avendo dimostrato che le due edizioni attribuite a Morreale di Sicilia, appartengono a Mondovì, che è il Morreale del Piemonte. Avendo distruttolo sbaglio per la quale ritenevasi che la edizione delle

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Lettere di Fàlaride eseguila fci Messina sia del 1472. Imssi3tei»8, errori e siagli che producevan dublezza nello assegnare l’epoca certa alla introduzione dell'arte della stam­pa in Sicilia, mi accingerò a dimostrare qual sia davvero Tepoca di tale introduzione, e quale sia stala la città che prima abbracciala.

V arte della stampa dalla sua invenzione non fa mollo lardi ad introdursi in Sicilia, e secondo i miei studii. io dico che fu Palermo la prima citlà che ne diede il pri­mo saggio.

Tero si è che il primo libro con data cerla stampato in Palermo fu neH’auno 1418, come a suo luogo vedremo; ma ciò non ostante un altro libro ancipite, e che contiene tulli i connotati voluli dal Boni e da altri bibliografi per chiamarsi tale, presenta uno dei primi saggi delTarte della stampa eseguilo in Palermo nel tempo in cui non era per­messo agli stampatori il libero esercizio deir arie loro.

£ perchè debbo dimostrare che questo libro aociptte sia stato con tutta certezza stampato in Palermo nel 1413. conviene che io smentisca coloro che non han creduto alla esistenza di questa edizione, dal perché essa è appunto di una eccessiva rarità. Proverò il mio assunto non con sem­plici induzioni, ma con sufficienti ragioni, con testimonianze e con fatti irrefragabili.

Il libro ancipite che offre Palermo conservasi nella ricca biblioteca deH’amatorc delle patrie cose Principe di Trabia. Contiene la descrizione dello feste falle dai Palermitani in occassione della resa di Barcellona neiranno 1412 in versi latini de) nostro Giovanni Naso, senza indicazione del luogo ove fu stampato, senza nome di stampatore e senz'anno, non ricordato dalla maggior parte dei bibliografi (1), c

m

(!> La ricordano j£la«toula~ DcnlfJnrist. (pofraph. MitM. Moti-

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Tav. I .f(s . 2

fT Ftancifci Aretini eloquentiflTmi viri in Phalaridis t^ràuiagrigentiniepPas E greco in latinù traductas: ad illuftnf (Tmu principem nouellum Malateftam prohemium Incipit*

Qui modo notuserat nulli penitufi| latebat:Nunc phalaris doctum protulit ecce caput.

( [ Nobili In vrbe Mxflana*Per Henricu aldingj-

/iy . / .

Ipannes Nafo Siculusad .D. Ioanne Bonannum

Ioanim Nafonis Siculi Panb or in is de fperta colisa Pan hormitanis in Aragonei regis iaudcm editis Bar chinonia in fidem eius recepta fòeliciterincipit.

f Acracano feftofq) dies:quos Io?tapanbormò Expecìata fui poftcj uicloria regis

A udirut: celebtat. fed tu rex indite nobij

Ad laude dei S tipa tris ac Regis aragonei li onore-

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cancellato dàl Logoteta (1) e dal Tornabene (2) che loritennero per edizione chimerica. Eccone la descrizione.

Il volume è di formato in ottavo di carte 22 (3), senza nota di anno, di luogo e di stampatore, eccellentemente stampato, in carta forte e bianchissima, granellosa e spessa, in carattere rotondo a lunghe linee, con segnatura a, d, senjja numeri e richiami, con eapolettere. piccole in riiezao al vupto (costume delle edizioni del secolo XV e dei mss, per miniarne e dogarne le capolettera); nelle pagine intiere contengonsi linee 24; nel primo foglio al recto vi è la dedica a Giovanni Bonanno in 46 versi, che termina al verso, preceduta dal seguente sommario con la restituzione delle abbreviature.

Jownnis Naso Siculm ad Joarmem Bonaimum virpm optimum et iureconsultum egregium (V. Tav. L F igI).

Nella seconda carta al recto trovasi la descrizione delle feste in versi latini col seguente sommario.

Joannis Nasoni$ Siculi Panhormi de SpectacvMs a Pa- nhormilanis in Aragonei regis laudem editis Barchmo- nia in /idem eius recepta foelicitcr incipit.

Comincia quindi l’opera col seguente verso :Sacra cano festosque dics quos laeta Panhormwn.

taire SuppUnu pag. 62* •*- Pinser ÀrmaL typograpK t«l. IV. n. 465 pag. 165—Logoteta SpieUe§Hm typograph* 2 5 * Giornale ài Si­cilia iv. 17 anno 1799—e Dibdin lo traMrive per iutiero nella su» Bibliotheca Spenariona voi. VII. pag 77, e seg. n. 117.

(1) Logoteta op. cit. pag. 22.(9) Tornabene op. d i, pag. 99.(5) ir volume doveva costare di carte 94. in 8 , essendo coni*

ponto di quinterni Ire di carte 8 .ciascuno: quindi mùncando la prima ed ultima carta bianca , il nostro esemplare è di carte 92• « o rà r ia colto segéaftiuti o, SI.

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Termina la descrizione delle feste eolia carta 22 che con­tiene 22 linee. Sotto l'ultimo lineo leggesi.

Ad laudem dei et in patriae ac Rcgis aragonei.Dopo lunghe ed accurate ricerche che in una quantità di

bibliografi ho fatto, non l'ho trovato in nessuno per intiero descritto. Soltanto 1* eruditissimo Dibdin Io trascrìve nel prezioso catalogo delle edizioni di prima stampa della bi­blioteca Spenceriana, colla sola differenza di quello da me descritto della prima ed ultima carta bianche, di cui trovasi mancante il nostro, che comincia colla segnatura a, 2, quan­do la prima carta dovrebbe cominciare a, 1;

Eccone la descrizione fatta dal dottissima Dibdin.n Io non posso comprendere perchè il Duca di Cassano

» colloca questo volume elegantemente stampato tra le pro- » duzioni della stampa napoletana, se cosi fosse, sarebbe n stato eseguito da Moravo , ma io inclino a tenerlo come » una produzione della stampa veneziana, e come probabil- » mente stampato da G. Rubcus, o da Bernardo, o Luca » Veneto. L’opera comincia con un indirizzo in versi dello » autore a G. Bonanno: uomo eccellente, e rispettabile giure- )) consulto. La prima carta a, 1; è colla segnatura a, 2, ove » leggesi il seguente titolo;

Jomnis Nasonis Siculi Panhormi de Spctaculis a Pa- nhormitamis in Aragonei regis laudem edilis Barchino- m a in fidem eius recepta foeUeiter incipit » con 19 linee di seguito: nelle pagine intiere vi sono 24 » linee.

» L'opera è eseguita col registro a , 6, c, in8%eccettuato « a, 4, che sembra essere mancanti*, quantunque a, 1, sìa » errpneamenle stampalo a, 2,(1) formando il foglio bianco

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(1) Mi perdoni il dottissimo Dibdin. Non è errore l’essere se-

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« a, 1. Ivi non appare essere alcuna interruzione di senso » tra a, 3, ed a, 4, L’opera concbiude così al verso di c, » 7, ed il foglio bianco forma c, 8,

Ad Umdem dei et inpattiae ac Regi* aragonei onorem. » La presente è una molto bella ed intiera copia recen-

» temente legata in marocchino giallo. Sembra primitiva* » mente essere appartenuta ad una famiglia del nome di n Beneventano. Sul recto del foglio volànle vi è segnalo » Codice d e l 400 (1).

gnalo il primo foglio a, 3; (neutre in lutti i libri «li prima stampa in cui il primo foglio è bianco non vi Ita colesta segnatura, che gli stampatori lo calcolavano nel registro a, 1.

(1) | do not know wby thè Duke di Cassano places this d e ­gan! ly prinlcd volume among thè productions of thè Ncapolitan prcss Jf it be so, it must bave been executcd by Mcravus. ButI incline to consider it as a production of thè Venetian press , and as probably prinled by I. Rubcus, or by Bernard , or Lucas Venetus. The traci commeitces wit a metrical addrrs by thè author ito* I. Bonannus , an cxcellent man and admirable jurisconsutist*. This on a l .o n a 9 cuipmencos thè work withjeht following litle*. Joannit Nasonis Siculi Panhormi de Spectaculis a Panhormitanis in Aragonei regi« laudem editis Barchinonia in fidem ejus recepta foe- JUcitei*incipit'. Therc are eighteen lines bclow A full page has 24 lines. The work is execuled on o, 6, ct in eights, except that a, 4 seems to be wanting: uni e ss a, t be erroneusly prinled for a- 3 a blank loaf forming rat 1 There does not appear to be any hia­tus in thè scuse between a, 3 and a, 4. The work condad.es Ihus ,on (he reverse of c, 7 a blank leaf forming c, 8.

Ad laudem dei et in patriae ac Regie aragonei onorem.The present is a very fair, sound copy; recently bound in ycl-

low morocco. It appears to bave formerly belonged lo a family of thè name of Beneventanus and on thè recto of thè fly leaf is mar- ked’ C o d ic i p e l 4.00.— Dibdin, Bibliotheca Spenceriana voi. VII. pag. 77 e seg. n. 118.

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Non può dunque dubitarsi della esistenza del libro, andar deve anzi smentito lo asserto del Torn&bene e del Logoleta, che nelle loro opere la chiamano edizione chimerica (1). In­fatti il Tornabene dopo di aver cosi ragionato « essere im- » possibile tale operetta esistere, perchè se possibilità vi fos- » se della esistenza, avrebbe dovuto esserestampata in Paler- 9 mo nel 1472, epoca in cui veri fi cossi la r«'sa di Barcel- » Iona ; e siccome la introduzione della stampa in Palermo » fu nel 1477, come provasi dalle Consuetudini d i Paler- o mo pubblicate dal Naso, principiato a stampare in dello » anno e terminato nel 1478, come dalla data di detto li­ft bro rilevasi (2) ». Soggiungendo ancora « uscir dovettero » nel tempo di quella festa; o poco dopo, altrimenti nessun » effetto avrebbero potuto ingenerare negammo dei leggi- » tori. Che se stampate si fossero, ed allora al più presto » avrebbero potuto veder la luce circa il 1**78, sendo la » prima edizione palermitana finita in quell’anno, per quan- » io si è detto, cioè anni sei da che quella festa avvenne n nella capitale, ciò posto è da supporsi che la descrizione t di una semplice festa si desse fur di tempo alla luce? (3)i la cancella dai cataloghi ritenendo impossibile la esistenza dell’opuscolo in parola.

Vinte le turbolenze di Barcellona il viceré Lupo Ximcnes de Urrea convocò un Parlamento straordinario pria in Po- lizzi a 1° Novembre 1472 e poi per ragion di sopravvenuta­gli malattia in Palermo (4). In questo Parlamento ordinò lo Ximenes e spedi lettere circolari alle Università di Sicilia, che si rendessero le dovute grazie a l>io, e si facessero festeg-

(1) Tornabene op. cit. pag. 52(2; Id. Id. pag. 5 >.(5) Id. Id. pag- 55 e 54.(4) Di Blasi Storia dei Viceré di Sicilia 4° Paleflno 1790 to).

1. pag. 275 e seg.

808

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giumenti e luminarie > poiché la riporlalu nitori a cagionava la tranquillità nei regni di sua Maestà (1).

Tali feste eseguite in Palermo descrive in versi latini il nostro Naso, e questi versi a seconda quel che dice Torna­cene « Usc r dovettero, nel tempo di quelle feste, o poco do­li po, altrimenti nessuno effetto avrebbero potuto ingenera­li re nell'animo dei leggitori..............Ciò posto è da sup-» porre che una descrizione di una semplice festa si desse » fuor di tempo alla luce? ».

Se tale libro non ci fosse pervenuto alle mapi, allora di­

remmo che avesse ragiooe il Tornabene a dubitare in quel modo, ma oggi constatata la esistenza del libro, anzi cono­scendosi che un’altra copia si trova in Inghilterra nella bi­blioteca Spenceriana, come testé si è osservato, le riflessioni del Tornabene fortificano il mio argomento, di essere stalo, cioè, stampato quel libro in Palermo nel 1473 (2) poiché se fosse stato stampato dopo sei anni da quando sollennizza- vansi le feste, cioè nel 4478, epoca del primo libro pubbli­

ci) » Non erano appunto terminate le sessioni <lel parlamento » ebe giunse al viceiè la giuliva notizia, che già la città di Bar-> cellona si era sottomessa all’ubbidienza del re Giovanni. Di que- » sto lieto avviso ne fu dato conto a tutte le Università del Re-* geo con una circolare, in cui si ordinava che si rendessero le a dovute grazie a Dio e si facessero dei festeggiamenti e delle H-> luminazioni, essendo stata questa vittoria la causa per cui ces-> sava la guerra e si tranquillavano i regni di Sua Maestà». Di Blasi Storia cronologica dei Vicari di Sicilia voi- 1 pag 276 e 277. — Reg. di Stefano 1fiacri Segretario dell’anno VI Ind. 1472 e 1475, segnalo n. 59 conservato netta Regia Cancelleria fol. 35.

(2) Credo essere stato stampato nell’anno 1475 per essersi or­dinate le feste in novembre 1472, e dovette scorrere qualche mese dacché I* autore compose Y opuscolo in parola e lo stampatore lo rese eoi suoi torohi di pubblica ragione-

Voi. II. 47

369

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cato con data certa in Palermo, nessuno effetto avrebbe prò* dolio ncH’animo dei leggitori.

Si é proposto essere stati i libri ancipiti i primi saggi dell’ arte, come non v*ha bisogno di ripetere che gli stam­patori di quell’epoca, temendo le persecuzioni dei copisti, pria di stabilirsi in una citlù, stampavano un’opera ancipite per iscandagliare il terreno e vedere in qual modo venisser accolli dalle popolazioni.

Palermo è una delle primarie città d'Italia, capitale di un Regno c madre feconda di elettissimi ingegni.

Non può mettersi in dubbio per tanto che le sue Univer­sità non avesscr un vasto numero di copisti, i quali certa­mente non avrebbero potuto di buon animo accogliere la in­troduzione di un’arte chc veniva a rovesciare tutte le loro economiche risorse. E quindi qual meraviglia che uno stam­patore neirintcndimcnlo di fermar*isi, avesse profittato di produrre quell’ opuscolo che certo esser dovea l’argomento più gradito del giorno?

A doppia ragione deve rispondersi affermativamente, perchè quell’opuscolo era piccolo di mole e ricercato dai contemporanei.

Che poi la edizione appartenga al secolo XV e segna­tamente circa al 1473 non è da dubitarsi, non solo per le accurate osservazioni da me fatte, ma benanco per au­torevoli testimonianze.

Il bibliofilo Duca di Cassano la colloca tra le produ­zioni della stampa napoletana e crede essere stata eseguita da Moravo, Il dotto bibliografo Dibdin la ritiene come pro­duzione veneziana, probabilmente eseguila da G. Rubeus,o da Bernardo, o Luca Veneto, lutti stampatori di quel­l'epoca, e la registra nel prezioso catalogo delle edizioni del secolo XV, possedute da lord Spencer, facendo notare

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nella descrizione esatta che fa del libro di avervi trovalo

sc ritto sul recto del foglio volante Co d i c e d e l 400.

E se ciò non bastasse, avremmo una incontestabile pruo- \a in Seguritano discepolo di Lucio Marineo, e questi del nostro Naso, il quale dice a Illc Nasus cui extat opus » heroicum de celebritale rerum, quas Pax o r m i e d i d i t

» quum Barcinona Gothakma civitas rebellis in dedìtio- n Ilem post dccem annós se subjecit » , rapportata dal Mongitore, il quale tra i libri dal Naso pubblicali per le stampe e che cronologicamente trascrive registra per pri­mo il sopradello opuscolo, ed indi le Comuetudini stam­pate nel 1477 (1478) (1).

Bisogna riflettersi che Seguritano scrisse alla One del secolo XV e pubblicò per le slampe le sue opere nel prin­cipio del secolo XVI, epoca in cui Varie della stampa era non solo introdotta, ma propagala e resa di pubblica ra­gione in Sicilia.

Quindi la parola Edidit Panhormi deve necessariamente tradursi pubblicò per la stampa in Sicilia, e non mai com­pose come erroneamente la volta in italiano il Tornabene (2).

( l ì » Edidit.» 1 .D e eelebritate rerum opus heroicum Panhormi ex Alphonso

> Seguritano loc. cit (ex Alphonso Seguritano in Epistola de lau- » dibus Ludi Mar ine l inter ejusdem epistolas lib. VI.) ait enim de> Marineo scribens. Post annum inde Panhormum ad Joannem No*• tonem cognomente Siculum transit. Hic est Me Joannei Naso, cu- » jus extat opus heroicum de ceiebriUUe rerum, quas Panhormi im* » d i t quum Barcinona Gothalana dvitas rebellis Joannis Regi in de-• ditionem post decem annos se subjecit ».

2. » Consuetudines Foelicis Urbis Panhormi. Panhormi apud An- dream de Wormacia 1477 (1478) in 4°

» 3. Supplementum ad Cristopharum Scobar etc. Venelis 1520. Mongitore Bibliotheca Sicula fol. Panhormi 1707 voi. 1 pag. 355.

(2) Tornabene op. cit. pag 55.

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€hc sto lo decifrato Dtbtfin credè essere stato tale opuscolo stampato in Venezia, ed il Duca di Cassano, ottimo biblio­filo, la ritiene edizione di Napoli (1), ciò essi asserirono in ' buona fede, perchè ignoravano la teslimonianza di Se- guritano rapportata dal Mongitore. In diverso caso son certo che avrebbero asserito quello che io ho fin qui detto e dimostrato, essere stato, cioè, il libro di Naso stampato in Palermo nel 1473, epoca della introduzione della stam­pa in Sicilia, sejgnatamenle in Palermo.

5 lì.

Primi libri stampali in Sicilia con data certa

Avendo nello antecedente paragrafo fatto conoscere le supposte edizioni siciliane, e quelle di incerta data che pre­sentavano dubbiezza a stabilire l'epoca della introduzione della stampa in Sicilia, come ancora provato essersi lale arte qui introdotta e segnatamente in Palermo nell* anno 1473 coll* ancipite edizione del libro che contiene la de­scrizione delle feste date dai Palermitani nella occasione della resa di Barcellona in versi latini descritti da Giovanni Naso; mi oceuperò nel presente paragrafo delle prime edi- sioni siciliane cbe oftrouo data certa.

Cottpooeva&i il Senato di Palermo Bdl’aono 1417 di Fran­cesco Palella barone di Carnmarata, nella qualità di Pre­tore, e dei Giurati Manfredo la Muta Protesilao Efefanto, Scipione Sottile, Raimondo Diana, Matteo Campo e Gio­vanni Omodeo.

Nello stesso tempo occupava la carica di Sindaco della stessa città V insigne giureconsulto Rinaldo Sottile. Cono-

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(1) Dibdin Bibliotheca Spenceriana voi. VII. pag. 77 e 78 n. 18-

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stèndo questi ì* utile die avrebbe arrecato alle lettere fa introduzione della statnpa in Sicilia, con sue reiterate istante animò quel Senato ad invitare qualche stampatore di Ger­mania per istabilirsi in Palermo, concedendogli il liberto esercizio delfarle e fornendolo ancora di lavoro.

Invitato Andrea Uyel di Vormacia dal Pretore Francese*) Patella a stabilire in Palermo la sua stamperia coìla pro­messa del pubblico esercizio della sua arte e di fornirlo ancora di lavoro; annui a tali convenzioni e diede prin­cipio rUyel a’suoi lavori di stampa.

Tra la moltitudine de* libri, chc necessario era a rendersi di pubblica ragione con la stampa, fu Scelto il libro delle Consuetudini di Palermo che raccolte aveva Giovanni Nàso(l).

À tale lavoro accintosi lo stampatore Uyel, lo fece di pub­blica ragione con una eccellente esecuzione ndl'anno 1418, come vedremo nella presente descrizione del libro in pa­rola.

L’opera è di un volume in 4°di carte 51 è l'ultima branca, in carattere rotondo a lunghe linee. Ogni pagina intiera contiene 28 linee, colle capolettera piecole in mezso al vuoto per poter essere indi illuminate* cioè con colori ed oro,

(1) € Et none buie quoque nostrae felici Panormitanae urbi ne » baec tanta deesset felicita» tu, Praetor nobilissime , cura sacro » hujus anni panormitanoruttì juialorunrt coflcgiò, Manfredo la Mu- » la, Protesilao Elepbanto, Scipione Snctilé -, ltàìmutìdò frittili, » HAttheo Campo, Jeanne Hótnodeo, vlris darittiibis) procurante 9 Babai Jo Stfctile, insigne jnreetontulto, tìrbisqoe syhdiéo, ewra-> slis et effeoistis, ut Andreas de Vormacia, ejus artis profeaeAr, » Panarmi offieioam Mipreteariam cxcrceret, atque inUr estera9 imprimenda volumina panormitanas Conuietmlines imprecarci. » CormMtudine* Urbis Panhormi Epist. Jomn. Nasoni» in audio editio 1478.

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come era costume di quel tempo, senza numeri e richia­mi, con le segnature differenti di quelle clie era uso ser* virsi gli stampatori del XV secolo, cioè, alla vece di of­frire le prime quattro cario di ogui quinterno le lettere deiralfabcto accompagnate da'nuineri, cioè a /, a a 3, a 4, offre il presente libro a, b, c, d, e così in continua* zione in 0£ *i quinterno sino alla lettera et, ed il quinterno che siegue quest’ultima lettera offre a /, a 2, a 3, a i t c >\ quale termina il libro.

L» prime cinque carte contengono 1* indice, di cui non posso trascrivere il sommario per essere la copia da me esaminata , che conservasi nella nostra nazionale biblio­teca esibitami dal cortese bibliotecario della stessa Sac. Evola, mancante delle prime due carte. L’ indice termina alla quinta carta colle seguenti parole Explicit Deograciat.

Nella sesta carta al recto leggesi una epistola di Gio* vanni Naso già segretario del Senato di Palermo , a cui è diretta, che comincia col seguente sommario colla re­stituzione delle abbreviature.

Joannee naso siculus felicis urbis pedinarmi rethor et Ca/nceUarius praetori Juralisque panlvormUanis Salutem.

Detta epistola termina al recto della ottava carta con h seguente soscrizione:

Valete apud felicem urbem panhormi Idibus Aorcm- bìis Anno Jesu christi Milesimo quadrijentesimo sepluu- gesimo septimo. Valete.

Tale soscrizione viene seguita da un epigramma di sei ▼ersi di Antonio Baiamonzio che termina con le parole Deo grada*; la detta carta al verso è bianca.

Nella nona carta al recto cominciano le Consuetudini col presente sommario.

Incipiunt consuetudines felicis urbis panhormi.

m

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Tav. II.

* 9 - 3-

Ioanes nalò ficulus Peli ci s urbis pan bòrni rctbor bc Cancellarius prartori luratifcp panbormìca nis Salutem.

Incipìùt cófuetudines felicis urbis panhormi

Anborrnitanà urbè qua in fedéeoyebc Regni caputdiui Reges bc princìpi de geni t multi modis amenitatatìbusnó

foium rep natura confpicuàreddidituepi etià Cxr

Explitùmt confuetudines felicis urbis panormi. I mpreffd per mapiftru A ndream Vyel de vuor macia «Anno dni .M . CCCC LXX Vi l i .

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Le consuetudini occupano 45 carte e terminano al recto dell ultima carta con otto linee, sotto dei quali leggesi la seguente soscrizione.

E x p lic iu n t consuctudines fe lid s urbis p a norm i Im -

pressura p er M agislrum A ndream B vyel de m o rm a cia . A nno dom in i M. CCCC. LXXVIII. (V. Tav. II. fig. 3.)

Le Consuetudini vengono seguite dalla papale conferma, ' da alcuni privilegii ec. che cominciano al verso di detta carta e terminano al verso dell'ultima carta; indi una carta bianca.

L'ultima carta bianca manca nel nostro esemplare e non si conosce se lale carta contenesse il registro, ovvero so fosse in realtà tutta bianca.

Or la data del 1477 dell’Epistola del Naso, che trovasi nel principio del libro e segnatamente dopo l’indice, come testé abbiamo osservalo, ha dato luogo ad uno errore, del che si sono molti storici e "bibliografi ingannali, tra i quali Psaumme (1’, Mongitore (2), Hain (3), Tornabene (4), ec. con ritenere di essere stato stampalo tale libro in due epoche, cioè nel 1477 e 1478 , e con tutta certezza per tale il Tornabene lo ritiene, in questo modo esprimendosi; » La prefazione cessò di stamparsi allo scadere del no- » vembre 1477 , e le Consuetudini terminarono entrato » Tanno 1478; sicché due date porta a ragione «d accu* » ratamente questa edizione » (5).

Senza tema di errare l’opera controversa una sola epoca offre di sua pubblicazione, che è quella del 1478 che leg-

(1) Psaumme, Dict. bibliograph. voi. I, cap. XIII, pag. 66(2) Mongitore, Bibliotheca Siculo, voi. I, pag. 355.(3) Hain, Bepertorium bibliographicum, voi- III, p. 477, n. 11674.{4) Tornabene, op.eit. pag. 47.(5) Idem.

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gasi alla fine del libro nella soscrizione dello stampatore, coma, sopra abbiamo osservato. La data poi del 1411 ebe leggesi nella fine della Epistola del Naso diretta al Pre­tore ed ai Giurali di Palermo, ebe dedica puossi piutto­sto, chiamare, non è quella della sua pubblicazione , ma quella del tempo in cui fu la. stessa scritta, cbè parla Ve­ditore e pon lo stampatore , come chiaramente rilevasi dalle sue stesse parole, esprimendosi il Naso in questo modo: Valete ajmd felkem Urbani Panhormi idibus no­vembri* Anno Jesu christi Milesimo quadrigentesimo se- ptuagesimo seplimo. Valete.

Il Tornabene a torlo critica gli eruditi Hortillaro e Lo­go tela, i quali saggiamente ritennero quanto io sostengo, esprimendosi il Tornabene in questo modo: a Laonde a* mal dritto il Morlillaro (1) scrive aver tratto il Mongi- » lore gli storici posteriori in errore dando la data del » 1411 alle Consuetudini palermitane, e male ancora mi# penso è lo giudicare del Logoteta nel dire: Edilio » vero male hucmque relata ad annum 1477, quippe » referenda ad annum 147S (2) ; doveva il Mongitore » citare la prima data a far valere 1* anno in che si in- » trodusse la stampa in Palermo, e perchè in fatto quella a data portavasi dalla pr im a pa r t e d e l l 'o p e r a ; anzi le Con- » suetudini in quel Tannò stampato furono ed ebbero fine » al 1418 (3j.»

Di gran lunga il Tornabene s’ inganna ritenendo, e quel che è più asserendo essere il libro dette Consuetudini di­viso in due parti in questo modo esprimendosi: « perchè

(1) Mortillapo, Studio bibliografie^ parte !!* § 1U . Appendice ptrsmutb(t) Logoteta, Spicilegium typogiapkififfm^ p%g. a.(5) Tornabene, op. e loc. cit.

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« In tato quella data portavasi dalla prima parie 4éWo- « pera ; anzi le Consuetudini in quelPanno stampate fu­ti reno ed ebbero fine al 4418. n

È da sapersi che una dedica, una epistola, una prefa­zione ecc. non formano inai una parie d’opera, loper tali ragioni sono di avviso col Morlillaro e col Logotela di es­sere 4tato pubblicato il libro in esame in unica volta e segnatamente nell’anno 1418.

Nulladimeno non è fuori proposito essere stato comin­ciato a stampare il libro nel 1417 epoca del soggiorno dello stampatore Uyel in Palermo e del libero esercizio dell’arte della stampa, ina non mai che fu pubblicato in due epoche cioè la Epistola nel 1477 e le Consuetudini nel 1478.

Deve quindi con tutta certezza e senza tema di errare stabilirsi l’epoca del primo libro stampalo in Palermo «on data certa nell’anno 1478, come rilevasi dalla soscrizione dello slesso Uycl nella fine del libro controverso.

La introduzione dell'arte della stampa in Messina non fu tardi; anzi pareggia con Palermo nell’epoca certa di lale introduzione , come si osserva dal primo libro stampalo con data ccrla in questa città da Enrico Alding nel 1478 titolato la Vita di S. Girolamo.

Dopo di avere soggiornato lo stampatore Enrico Alding in Napoli sino al mese di settembre 1477, come ricavasi dalla soscrizione del libro da esso lui ivi stampato nd giorno ottavo delle calende di settembre 1477 titolato Por- Iteri Astrologia, venne nella fine dello stesso anno a sta­bilirsi colla sua stamperia in Messina.

In questa città detto stampatore impresse il primo li­bro che si abbia con data ccrla del 1478, cioè la Vita di S. Girolamo, di cui mi è piaciuto dar la esatta descriziicme, aggiungendo il facsimile dei caratteri.

Voi. II. 48

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11 libro è in un volume di formato in 4°. di carte 105 ed una bianca di una eccellente esecuzione, senza numeri, richiami e segnature; senza capolettere, con le consuete lettere piccole in mezzo al vuoto , costume delle antiche edizioni, per essere indi colorate e dorate; con carattere rotondo a lunghe linee e con i sommarii in carattere go­tico; in ogni pagina intiera contiene 30 linee; la punteg­giatura consiste in due punti e qualche volta offre il punto; le divisioni delle lUice sono orizontali da destra a sinistra; poche abbreviature leggibili.

Il volume comincia al recto della prima caria con la tavola, che occupa tre pagina, col seguente sommario in carattere gotico,

Comincia la tavola sopra la vita et transito del bea- tissimo hierowimo doctore excellentissimo chc termina con due linee nella seconda carta al verso, sotto delle quali comincia la Vita di S. Girolamo col pre­sente sommario in carattere gotico.

Comincia la vita del glorioso saneto hieronimo do­ctore cxceUentissimo.ed immediatamente comincia la vita di detto santo in ca­rattere rotondo col presente primo lineo.

(A) vegna non me dubite a molte persone esser inIl volume termina al recto della carta 105 colla seguente

soscrizione in carattere rotondo.Finita e questa opera nela magnifica cita Messina di

Sicilia per Mastro rigo da lamania con diligentissima e- mendacione nel anno di la salute 1478 a di 14 di aprii sotto della quale leggesi in carattere gotico

Deo Gracias

Al verso di detta carta osservasi il regislr.) in carattere rotondo col seguente sommario in carattere gotico.

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Comincia la tavola dili qualemi e carli

Come abbiamo osservato la data è scritta in cifre ara­biche e l'ultima cifra deiranno è il numero 8, che per, la su a forma a prima vista sembra 3, come ancora la cifra 4 , del giorno 14 di aprile per la sua forma si scambia pe r 5. Per tali ragioni la epoca della soscrizione di tale libro ha tirato in inganno varii storici e bibliografi, leg­gendola 15 di aprile 1473, ritenendo falsamente per con­seguenza essere stata introdotta la stampa in Messina nel 1473, essendo questo il primo libro stampato in essa città con data certa.

II Vinci fu il primo ad ingannarsi (1), registrandolo stampalo nel 15 di aprile 1473. Tale errore fu da molti storici e bibliografi seguilo, Ira* quali si sono ingannati Psaumme (2), l»enis (3), Gallo (4), Tiraboschi (5), Hain (6) ecc., i quali ritengono essersene state falle due edizioni del libro controverso dallo stesso stampatore in Messina, cioè, la prima nel 15 di aprile 1473 e la seconda nel 14 di aprile 1478, e per conseguenza sostengono essere stata introdotta l'arte della stampa in Messina nel 1473.

Tale errore venne corretto da vari letterati e bibliografi siciliani, tra i quali sono da annoverarsi il prelodato Mar­chese Vincenzo Morlillaro (7) ed il chiarissimo canonico

(1) Memorie per servire alla Storia letteraria di Sicilia voi. 1. pa*.4.

(2) Psaumme, Dictionnaire bibliograpk., o. XIII pag. 63.(3; Denis, Annal. Tipograph. Supplem. pag. 26(4) Gallo Annali della Cuttà di Mestino fol. Messina 1758 voi. Il

pag. 375.(5) Tiraboschi, Stor. letteraria d'Italiat voi. VI. lib. 1 pag. 136.(6) Hain, Repertorium Bibliographicumy voi IV. pag. 61 n. 8640.(7) Morlillaro, Stndio bibliografico. Appendice per la Sicilia, § III,

Palermo 1836. .

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Gaspare Rossi (1) già bibliotecario della nostra comunale biblioteca, che facendo il confronto delle cifre della data con quelle che trovansi nei capitoli del registro, osserva­rono l'ultima cifra che segna l’anno essere 8 e non 3: quindi doversi leggere la data 1478 e non mai 1473, come fal­samente la leggono alcuni.

Non tennero costoro conto se il 14 di aprile deve Un­gersi 14 ovvero 15 ci lasciano qualche dubbiezza del giorno della sua pubblicazione.

A scanso di errore e per togliere ogni dubbio, acciò co­loro che volessero accertarsi della data del libro in esame essere quella del 14 aprile li78 , non potendo per la sua grande rarità essere alle mani di ognuno; mi è piaciuto dare l'esalto facsimile delle unità delle cifre arabiche di cui si servì l’Alding nella slampa del controverso libro (V. Tav. Ili) e così ognuno convincersi essere unica l’edizione messinese della Yita di S. Girolamo stampata da Enrico Alding e se­gnatamente nel 14 aprile 1478, epoca del primo libro stam­palo in Messina con data certa, che senza verun dubbio in tale anno stabilisce l'epoca della introduzione della stampa in Messina.

Air infuori di Palermo e di Messina nessun’ altra edizione del secolo XV si è scoperta che sia siala stampata nelle al­tre città della Sicilia.

380

(1) Giornate di Setenx*, lettere ed arti per im Sicilia a. 110.

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C Cominciala tauola fopia la v ita et tran fi'to et li miracoli del beatiffimo A leroni mo doctoie excellenttfftrno

Tav. IH

Mi racolo dune cjuaher a liberato vnu fuo ca ualo cig

([Comincia la vita del gloriufo làncto bie ronim odoctcnc cjrceUentiflTt'mo

a Vcgna non me dubite a molte pfoneeflfrmanifefto il loco doue nafeete hieronimo & fotto quali prec ep io re foffe erudito z in

quaHoco doppo la morte il fuofanfliffimo corpo fo

Finito e quella opera nela magnifica ci/ ta Meflìnadiftcilca perMaftro rigoda la mania con dflfgentifTiTna emendacioe: nel anno di la lalule i ^ g a d i fc, Ò aprii*

CDeo<Sracia8-

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Edizioni siciliane del XVsecolo

Dopo di avere parlalo delle prime edizioni siciliane, che olirono da la certa, ci occuperemo nel. presente paragrafo delle allrc edizioni del \Y secolo; onde osservare l'anda­mento dell'arte della slampa in Sicilia per indi conoscerne il progresso.

Nessuna allra edizione palermitana del XV secolo si è si- noggi scoperta ad eeceizione di quelle delle Consuetudini di Palermo del 1478.

Non posso però persuadermi come può veriQcarsi, che nel corso di più di venti anni non siasi nessun libro o opu­scolo stampato in Palermo. Non è da credersi, che dopo di avere il Pretore Palella richiamato lo stampatore Uyel da Germania con ingentissime spese, accordandogli il libero esercizio dellarte della stampa non solo, ma colla promes­sa ancora di fornirlo di lavoro, che non gli mancava, come piena fede ne fa la Epistola del Naso nel principio delle Consuetudini palermitane dallo stesso stampatore nell'anno 1478 impresse in Palermo (1,; questi dopo essersi allonta­nalo dalla sua patria e portatosi in una regione sì lontana ubbia lenula oziosa la sua stamperia sino alla sua morie.

Non v’ha dubbio che il tempo tulio consuma. £ chi sa quanti documenti preziosi van perduti; Ma non può non la­sciarsi inosservato l'essere stalo appo noi negletto lo sta­

ci) » Ut Andreas de Vormacia eius artis professor , Panormi » oflìcinam impressoriam exerceret, atque iuter cctera imprimenda c volumina panormitanas Gonsueiudines impressaret.

Consuet. Panormit. edil. 1478 io prefat.

5 HI*

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dio bibliografico tanto utile e necessario alla sloria ed alle lettere, per mezzo del quale possono farsi delle interes­santi scoperte, che apprestar potrebbero forse un tesoro di notizie alla patria storia civile e letteraria.

Da taluni si ritiene non essere la bibliografia una scienza credendo questa consistere nella sola conoscenza e descri­zione esteriore de’ lib ri, confondendo la biblionotognosU con la bibliografia, e per tale ragione nei concorsi degli impiegati nelle biblioteche, nei candidati il meno che si cerca è la bibliografia teoretica e niente assolutamente della pratica: Perciò non potranno mai ottenersi degli im­piegati capaci di scoprire documenti da rischiarare la no­stra patria sloria dell'arte della stampa tanto utile alle let­tere , di classificare con un buon ordine una biblioteca, di formare degli ottimi cataloghi tanto generali , quanto per materie , di cui sono sfornile le nostre biblioteche , di aiutare gli studiosi ne* loro letterarii lavori con sosti­tuire altri libri della stessa materia di quelli che vengono ricercati e mancano nelle biblioteche, quali cose tutte sono tanti ostacoli al progresso, e per conseguenza siamo sem­pre retrogradi.

Messina però più diligente di Palermo molti documenti ci ha serbato della introduzione e progresso delKarte della stampa di quella città, e varie edizioni ci olire stampate ivi nel XV secolo e cosi di seguito-, il che ci fa conoscere avere in tale epoca l’arte della slampa mollo progredito in Messina,

Difatto Messina ci oltre la edizione di un Salterio ivi stampato nel 1478. vai quanto dire nell’epoca della prima edizione messinese con data certa t eseguita dallo stesso stampatore Enrico Alding, del quale mi piace darne la de­scrizione.

Il libro è di formato in 4° senza segnature, numeri e

382

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riehiami, con caratteri nitidi e rotondi, con poche abbre­viature, stampato in bella carta con larghi margini. Nella prima pagina leggesi il seguente titolo.

SS. Psalterium ad honorem et gloriam omnipotentis Lei ordinatum.

Nella fine del libro si osserva la presente soscrizione.Impressum nobilissima est Urbe Messana per Henri-

cum Halding Octavo k. decembris anno salutis 1178:La presente edizione viene rapportata da Panzer (1) da

Nicolò Rossi (2j dall’autore dello Spicilegio delle edizioni messinesi (3) , dal Logoleta (4), dal Tornabene (5), da Hain (6), da Brunet (7) ec.

Una copia di sì eccellente e rara edizione serbasi in Roma nella Biblioteca Corsini.

Nell'anno 1480 Io stesso Alding stampò un Messale di rito gallicano, cui per la magnifica esecuzione tipografica varii bibliografi gli danno l'epiteto di capo lavoro dell’arte della stampa. Eccovi la descrizione.

11 libro è di formato in foglio di carte 133 ed una bianca con segnature e numeri nelle sole pagine al recto; la pun­teggiatura consiste nei soli due punti e rare volte si os­serva il punto, stampato in carta bianchissima , solida e forte con larghe margini. Nella prima carta al recto leg­gesi il presente titolo:Missale secundum consuetudinem GaUicarum.

In fine offre la seguente soscrizione:

(1) Panzer, v o l j l , pag. 110.(3) Catalogus biblioth. Nicol. Rossi, pag 44.<5) Spicilegio delle antiche edizioni messinesi, pag. 4.(4) Loco tela, Spicilegium typograph.t pag. 8.(5) Tornabene, op. cit. pag. 65. 1(6) Hain, Repert. bibliograph. n. 1*484.(7) Brunet, Manuel du libraire. Bruxelles 1889, vok 111, p. 605.

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Impremiun Messanae per ffenrìeum Holding M. CCCC. LXXX èie XXXI. Mai.La presente edizione tiene ricordala dallo Spicilegio

delie edizioni messinesi (1), da Panzer (2) da Denis (3), da Mailtaire (4), da Logotela {31, da Cordaro, (6), da Lambi- nct (7), da Tornabene (8] ce.

Uno esempi.ire dfi si rara e bella edizione serbasi nella Biblioteca di Londra, cd altro in Loranio presso Huyprcz.

Orlandi e dopi lui M iillaire (9), Marchand flO), ed Ou* din (11) registrano una edizione messinese del 148C col seguente titolo:

liistoria prcliorum Alexundri Mar,ni Macedonis Ec- gis Mcssanac 1486 in fui.

Tale edizione all* infuori dei sopradetti non ò ricordata da nessun bibliografo; anzi Panzer la dichiara spurio edi­zione per essere erronea la descrizione e sostiene appar­tenere tale edizione ad Argentorato e non a Messina.

La opinione di Panzer è da riteuersi per essere con di­

ci) Spie il eg. delle ediz. messinesi pag. 5.(3) Panzer, Annoi, typogr. voi. Il pag. 5(5) Denis, op. cit(4) Maittaire, op. eit.(5) Logotela? op. eft. pag 10.(6) Corparo, Osserva*, sulla Star, di CatatHo rul. IH pag. 318

—Raguagli bibliografici pag SI(7) Lami)inet, Rechtrches histor sur lorig ds V imprimer. parti-

cularment sur les premira etablissements au X V siede dame le Bei- gique pag. 543

(8) Tornabene, op. dt, pag. 68.(9) Maittaire, Annoi, typograpb., Q.X, pag- 479.(10) Marchand, Bist. de l'origine de Vimprim. «ecL XII, m. CXX.(11) Oodiu, De Scriptoribus eedesiastifiist voLill, coL27i#.

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Tav. IV.

/ì y. 2. fy . 3.

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ligente ed erudito bibliografo e giudice competente in si­mili casi.

Altra edizione messinese senza anno viene dal Torna­bene registrata nel 1492 (1) della quale giova dar la de* scrizione.

II libro è di formato in 4* di carte 65 in carattere ro­mano, senza numeri e segnature, con soli richiami con capolettere ornate in legno mollo rozze; ogni pagina in­tiera offre 32 linee. Nella prima carta al recto leggesi il presente titolo.

Fiore di virtù che tratta di tutti i vitti humani... e come si deve acquistare la virtù.

Sotto del titolo leggesi:Questi sono li capituli overo mónche di questo libro

et primo ecc.11 verso di detta carta offre il prologo ed una brevis­

sima prefazione che termina colle seguenti parole:Laude sia a Christo: amen:

e vengono seguite dall'Evangeìo di S. Giovanni in trittici italiani.

Neiruliima carta si legge la presente soscrizione»Finisce la presente opera chiamata Fiore di virtù

con sommo studio emendata: stampata in nobile ìfes- sina.

Sotto della quale soscrizione si osserva il registro col presente sommario.

Comenza la tavola deli quatemi et carte sive regi- strum.

Detto sommario sottostà allo stemma tipografico de* due stampatori Porzio e Scadeo di Wesftalia (V. tav. IV. fig. I.).

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(1) T ornabene, op.cit. pag. 81.

Voi. IL 49

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Urto esemplati della presente edizione conservasi nella biblioteca Magliabecchiana di Firenze»

ta le edizione viene ricordata dal Tornabene (1), dallo autore dello Spicilegio delle edizioni messinesi (2], da Fossi (3), da Panzer (4), dal Logoteta (5) e da Hain (6j, e pruova avere gli stampatori Fort io e Scadeo esercitata la loro arie in Messina netta fine del XV , ovvero nel cominciare del W l secolo.

I sopra citali bibliografi sono incerti dell’ epoca della stampa di lale libro. 11 solo Tornabene registra tale edi» zione nell’anno 4492 sulla sola induzione di essere stato tale libro più volte antecedentemente ristampato in Ve­nezia ed in Firenze col sopra indicalo titolo, e nell’anno 4492 venne allra volta ristampato in Venezia col titolo seguente Operetta utilissima a cadann christiano chia­mata Fior di virtù; e siccome la edizione messinese porta l'antico titolo la colloca al più tardi nell’ anno 4492 (7)*.

Questa sola induzione non è sufficiente a stabilire l’e­poca di tale edizione; mentre per istabilire l’età di un li* bro ancipite, o senz’anno ci vuol altro. É necessario esa* minare il modo come stampalo, la carta, i caratteri, le abbreviature, gli ornali» l'epoca dell’esercizio degli stampa­tori, da cui trovasi stampato il libro nella città, dove fa eseguita la edizione, e molte altre cose bisognano per dare

(1) Tornabene, op. etì. pag. cit(3) Spicilegio delle edizioni messinesi, pag. 12.(5) Ferd. Fossi, Catal. eodicum saee. X V impressorum qui in pub.

NbHoth. 9fagliaòèrfèkikrta Flotthtiab adJervantu?, voi. I, pag. 681.(4) Panzer, Ahndl* typograph., v6l.lV, pag.(5) Logoteta, op.cit , pag.SI.(6) Hain, Bepert. b ib liographvoi. II, pag 384, d .7 0 9 4 .(7) Tornabene, op.cit-t pag. 85.

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un adequato giudizio suirassunto cIjc jkt provila tralascio, e che non sarebbero che una ripetizione.

Non potendo esaminare Ja controversa edizione per non trovarsi nelle nostre pubbliche biblioteche, non posso giu­dicare della età della stessa Mi auguro che qqalch* al­tro più fortunato di me, che coltiva gli stridii bibliogra­fo? ed avrà i mezzi necessarii che fiancano a me, possa accertarci della data della edizione in esame.

Il Logotela (1), l’ autore dello Spicilegio delle edizioni messinesi (2), il Vinci (3 ) , il Mongitore (4), il Grosso Cacopardo (5), lo Schiavo (6), *d il Tornatene (7), ri­cordano una edizione messinese di alcuni versi latini di G. P. Apulo del 1496, coi quali descrive l’autore la ese­cuzione della pena capitale in persona di un pirata e suoi compagni nel promontorio di Messina, e che pria di mo­rire esorta i facinorosi ad allontanarsi dalla stessa c?llà per timore della giustizia e vigilanza del Viceré La Nuza.

Delti versi sono quelli stessi inseriti nella line delle Co£titu9ioni di Sicilia raccolte dallo stesso Apulo e stam­pate in Messina da Andrea de Bruges un anno dopo, vai quanto .dire nell'anno 1497, come a suo luogo vedremo.

È scorto «he Jo stampatore Bruges, ovvero l'editore Jue- 9io dichiara nel sommario degli stessi versi stampati nella sopra detta edizione , delle Costiluzioni di Sicilia essersene

(t) Logoteta, op. cit., pag. 15.(9) SpieiUgio delle edixioni messinesi, pag. 5.(&) Memorie per servir* alla Storia letteraria di Sicilia , voi. I,

p»rt.VI, pag. IO.(4) Mongitore, Biblioth. ticula. Appendi x, pag. 24.

(5) 11 Maurolico, foglio periodico, anno I, 30 settembre 1834,

n. 4, pag. 50.

(6 ) Menmi* >per servire alia Storia letteraria di SielUa, loc. cit.(7, Tornabene, op.cit., pag. 87.

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fitta una prima edizione nello antecedente anno colle pre­cise parole Versus editi elapso anno per eundem 1. P. A. Per tale testimonianza deve con tutta certezza ritenersi essere stati tali versi stampati in Messina nell’anno 1496 ed indi ristampati nel 1497 annessi alle Costituzioni di Sicilia sopradette.

Non posso nè descrivere l’opuscolo, nè indicare il for­mato, lo stampatore, i caratteri ecc. per non essermene passalo per le mani nessuno esemplare, e per non essere stulo da altri bibliografi descritto.

Nell'anno 1497 Messina contava altri due bravi stampa­tori , cioè Andrea de Bruges e Guglielmo Schom berger, che tra loro gareggiavano nella bella esecuzione delle loro edizioni; ma quelle di Schoniberger superavano quelle dd suo emulo Bruges.

La Sicilia sino a tale anno era priva di un'opera, che avesse contenuto una raccolta de*decreti, capitoli, costi­tuzioni , prammatiche, sanzioni ecc. emanati de varii Re di Sicilia in diversi tempi; e sin dall’epoca normanna re- golavansi i magistrati ed i litiganti con tali leggi alla spic­ciolata manoscritti, che spesso venivano mutilale, falsifi­cate ecc. e per conseguenza molli imbrogli verificavansi (1).

A questi inconvenienti si era da più tempo pensato di riparare con riunire tali leggi in unico corpo ed affidarli ad un abile stampatore, per renderle di pubblica ragione colla stampa.

Sorreggendo il regno di Sicilia circa il 1494 Ferrando della Cunen, ordinò questi di eseguir siffatto lavoro; ma per la sopravvenutagli morte non ebbe quell’ordine la sua esecuzione.

(1) Di Gregorio , Introduxfane allo studio del dritto pubUico d- cilian pag. 159

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Succeduto al reggimento del regno Giovanni La Nuza nel 1495 , e conoscendo questi 1’ utilità della riunione e pubblicazione per le stampe di tali leggi in unico corpo redatte, fece eco a quanto il suo predecessore aveva or­dinato.

Incombenzò il La Nuza per la esecuzione di quel la­voro Girolamo Apulo, Giovanni Anzalone ed il Consigliere Giovanni de Majo, acciò lo affidassero a persona capace di portarlo a compimento.

Conosciuta questi la dottrina e la perizia in tali mate­rie di Giovan Pietro Apulo figlio di Girolamo, che appena contava il ventesimo anno di sua età, ad esso affidarono si astruso lavoro : ed egli con sommo piacere accettò lo incarico.

Accintosi a si ardua impresa Giovan Pietro nel corso di due anni collazionò, corresse, coordinò e portò alla lor vera lezione tali leggi, riunendoli in unico corpo; e ven­nero titolate le Costituzioni del Regno di Sicilia.

Appena terminato da Giovan Pietro tale lavoro, venne originalmente affidalo allo stampatore di Messina Andrea de Bruges. Questi prese a stamparlo coirassistenza di Gio­van Pietro Apulo ed a spese di Giovanni de Juenio e venne pubblicato nell* anno 1497 ed accettato con generale ap­plauso da' Siciliani, del che mi è piaciuto dare una esatta descrizione del libro.

Il libro è in un volume in foglio di carte 164 in ca­rattere gotico a lunghe linee , nelle pagine intiere vi si contengono 44 linee, pieno di abbreviature, senza numeri c richiami, cori le sole segnature. Le capolettere sono or­nate in legno, la prima delle quali rappresenta la figura di un re di Sicilia. La carta è leggiera di cattiva qualità e soggetta ad annerirsi.

Nella prima carta al recto si osserva una grande aquila

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coronale che offre pel petto lo&temma reale, aquila si leggono li seguenti Jre linee:

Io Petrus Apulus Messmemis Flecte gmu ed terroni: Jiogis mox àuspice tigna

Inspice signa tui Siciliana coliors.Nel verso di della caria sUnno 14 versi di Pietro Apulo. Al redo della seconda caria si osserva una epistola di

Gio. Piclro Apulo col presente sommario:Jo. Petrus Apulus Mcssavcnsis CuncAis TrinacrweMa-

gnifids Jurisconsullis ac sacrarum legum stwttorfs. che termina al recto della stessa carta.

Nella terza caria cominciano le Costituzioni coi seguente

sommario.Constilutiones immunitatum edile per Illustra* do*

minum Jacobum dei gralia lìegem Siciliae ducatus Apu- liae et jrrindpatus capue in festo sacre coronationts sue et publicate ingenerali colloquio panhormirwviler celebrate.e terminano al verso della carta 161.

La caria 162 offre la Gratulatoria di Pietro Apulo col seguente sommario:

Jo.Petri Apuli Meswmnrts GratiUalio peracti Operis. e termina al redo della carta LG&.

Immediatamente sotto l'ultima linea deUa Gratulatone leggonsi varii versi di Pietro Apulo col presente som­mario.

Versus editi elapso anno per eundem / . P. A. Mro~ ducitur Pirata una cum sodis condamnatus ad furcas ili- zancleo promontorio loqui ad aìios transeuntes ci* vumsirando redtandoque JuslUiam Proregis. e terminano al verso della stessa carta.

11 recto deirultima carta c intiene uno epitaffio di G. P* Apulo ad Alfonso II; indi il registro de’ quaderni, sotto del quale la presente soscrizione.

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ìmpressurh est presens Opus in Nobili Cimiate Mes- sanae per Magistrum Andream de Bruges impressore™, Sub biennali cura laboriosaque diligentia Jo.PetriApuli cotrectoris ad hoc statuti. Sub expensis D. Joamiis de Juenio. Et absolutum est volente deo Anno ab Incarna* itone domini M.° CCCC.* LXXXXVif Die X octobris prima Indttione.

Al verso della stessa carta leggesi in tre linee:Regalium Comtitutionum Pragmaticarum et capìtu-

lorum Regni Siciliae trinus et unus.Nello stesso anno 1491 un’ altra rarissima produzione

impresse in Messina lo stampatore Guglielmo Scomberger, cioè una Elegia di Bernardo Riccio in morte dì Giovanni di Aragona, ed eccovi la descrizione come trovasi da al­tri bibliografi descritta.

L* opuscolo è di formalo in 4° di carte 4 in carattere rotondo senza richiami e numeri e comincia con questo titolo:

Magnifici Bernardini Ricci Mamertini de obitu sere- nisssìmi Principis Joannis Aragonis ad Moeslissimos Parentes Ferdinandum et Helisabet optimos maximos Hispaniae Reges Monodia.

Immediatamente terminata YElegia si legge la presento coscrizione :

Edita in Vrbe Messana Kal&tidis Decembris anno sa* lulis 1491, obitus vero serenissimi Principis in Urbe Salmantica III Nonas Octobris. Finis.

Indi una lettera in versi diretta dal Riccio a Francesco Faragoni col seguente sommario.

Magnifico Viro Bernardo Rido Frandscus Far ago - nius S. D.

Sotto l'ultimo di questi pochi versi leggesi:Finis Imprestami in NoMli Urbe Mussarne per Guilel-

munì Soomberyvr de Framkfordia Àlemannim.

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Tale rarissimo opuscolo conservavasi nella noslra Coma* naie biblioteca, come assicura il Tornabene (1); e dopo d i­ligentissime ricerche fatte da me e dalle persone addette alla stessa non si è potuto ritrovare. Cosi van perduti i più preziosi documenti della noslra patria sloria.

11 presente opuscolo viene rapportato dal Logoteta (2), dal Tornabene (3) e dallo autore dello Spicilegio delle edizioni messinesi (4). Fu indi riprodotto nell’anno 1796 ed inserito nella Raccolta degli Opuscoli di Autori Sici­liani stampala in Palermo nel 1196 nel volume VII1° a pag. 315.

Dopo di avere Gio. Pietro Apulo raccolto e pubblicato nello scorso anno, cioè nel 1491 le Costituzioni del Re­gno, si accinse a raccogliere, coordinare, collazionare e correggere le Consuetudini, gli Statuii , i Privilegi! ecc.

* riguardanti la città di Messina ed a sue spese fece stam­parli da Guglielmo Scomberger nell'anno 1498, ed eccovi la descrizione di si rarissimo opuscolo.

Il volume è di formalo in foglio e non in 4.", come crroneamenle lo descrive il Tornabene (5), di sole carie 8 senza numeri e richiami colla' segnatura a in carotiere rotondo a lunghe linee; nelle pagine intiere conlengonsi 41 linee, con le capo lettere gotiche.

Nella prima carta al recto leggesi nel centro della pa­gina il presente sommario.

Consuetudines et sta tuta Nobilis Ci v i ta t i s Mes sane suique

districhi»

(t> Tornabene, op.cit. pag. 106.(9) Logoteta, op. cit. pag. 15.(3) Tornabene, op. e loc. cit(4) Spicilegio delle antiche edizioni mutine**, pag. 16.(5) Tornabene, op. cit. p. 111.

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Il verso della stessa caria ofTrc una Epistola di Apulo diretta al Conte di Golisano, che termina allattava linea della seconda carta al recto. Immediatamente cominciano le Consuetudini col seguente sommario in caraltere go­tico.

Consuetudines el statuta nobilis civitalis Messane sui- que districlus obtente et approbate in contradictorio iudido.

Nella sesta carta al recto terminano le Consuetudini colle seguenti parole :

Explidunt consuetudines et statuta nobilis cìvitatis Messanae silique dislrictus.

Al verso di della carta si legge allra Epistola di Gio. Pie­tro Apulo diretta a Francesco de' Minatoli, a' Pietro Pa- pardo e ad Andrea Guloca Giudici Messinesi, e termina alla sellima carta al recto a mela di pagina. Tale Epistola viene seguita da un’allra dallo stesso Apulo diretta a Pie­tro Cardona Conte di Golisano e termina con nove linee al verso della settima caria, so Ito della quale leggonsi alquanti lugubri versi che terminano al recto deir ottava ed ullima carta coi seguenti versi e soscrizione.

Proh dolor el polerunt luctus superare dolorerà SU dolor an luctus maior in orbe latet.

Fecit minimum Messanensium.Jo. Petrus Apulus

Siegue indi un Epitaffio alla tomba del re Giovanni che termina colla stessa soscrizione Fedi minimum etc.; leg­gonsi indi allri 18 versi al lettore, sotto de* quali la se­guente soscrizione.

Impressimi est presens opusculum in nobili civitate Messanae per Guilelmum Schomberger de Franckfordia, correctum et ordina tum per Joannem Petrum Apulum sub txpensis eiusdem XV. Maij j indi. M. ijD. Cum

Voi. IL 50

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privilegio que infra vj amnoe nemo idem opus facete audeat sub pena unciarum L.

Il verso della stessa carta è ornato di una bella figura rappresentante un angiolo (v. Tav. V.) intagliata da Jafb Grannore (1) Tale libro è la prima edizione siciliana ehe offre incisioni in legno, e prova il progresso della stampa in Sicilia nel XV secolo.

Un esemplare di sì raro opuscolo conservasi neHa nostra Comunale biblioteca legato con le Costituzioni del 1491 da noi sopra descriIte e con altri due rarissimi opuscoli stampati in Palermo nel cominciare del XVI secolo, dei quali a suo luogo parleremo.

Altro raro opuscolo venne stampato in Messina nello stesso anno 1498, che comprende una Orazione funebre composta da Bernardino Riccio in lode di Elisabetta di Aragona della di Castiglia, regina di Portogallo, principessa di Asturies, figlia maggiore di Ferdinando il Cattolico e sorella a Giovanni di Aragona.

Tale opuscolo, come lo descrive il Tornabene (2), è di formato in 4.° in carattere romano senza richiami e senza numeri colla sola segnatura. Nella prima carta leggesi il seguente titolo :

Oratio funebris habita in Urbe Mcssana in funere Lusitaniae Beginae et versus varii ad diversos.

In line dcll’opuscolo leggesi la presente soscrizione:Imprcssum est pracsens opnseulum in nobilissima

CivUate Messane por Guillclmum Scliomberger alamari- num de Franckfordia. Anno ab meamutione Domini 1498 : die vero XX Decembris.

(1) Il chiarissimo Agostino Gallo creile essere Jafo Graooore incisore siciliano. Gallo, Elogio storico di Pistro Novello, 8° Paler­mo 1828, pag. 95, 96

(2) Tornabene, op cit. pa-g 116.

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Tav.V.

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Questa edizione viene ricordala solamente dalLogoleta (1), dairaulorc dello Spicilegio delle edizioni messinesi (2) e diti Tornabene (3) , e da nessun altro bibliografo, per quanto ne abbia consultalo, registrasi.

Lo stesso stampatore Schoinberger stampò in Messina ntfl medesimo anno 1498 di eccellente esecuzione la Guerra Troiana di Ditte Cretese e di Darete Frìgio od eccone la descrizione.

Il volume è di formato in 4.® di carte 19 ed una bianca, in carattere romano, le (tagiue intiere offrono 2$ linee, seno numeri e richiami, con le sole segnature, le capolettera ornate in legno.

La prima carta offre il presente titolo al recto.JRSLS f MÀRli

BICTIS f CRETHKSIS | D

C | JJlSTOtlU \ BRUÌ | T

jtOIAJfl | ET | DAR

LS |

DE | EADK*

I I I S T O B I

A | TRO

JAJ A

Altre quattro carte contengono una Epistola di France­sco Faragonio a Bernardo Riccio messinese e viene seguita da un epigramma, da un exaslicon, da un tretasticon, da un disticon e da un monosticon di Faragonio in lode della opera; indi l’argomento della Storia di Ditte col seguente titolo,

( ì ) Logoteta op cit. pàg 18,

<4) Spicilegio delle edizioni messinesi, pag. 17.(3* Toniabeae, op. cit.l9c. cit,

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Appendiculae ad libri inlerpretationum. seguito da un epigramma.

AI recto della quinta carta sta il prologo di Settimo Ro­mano al Ditte Cretese «on questo titolo.

Prologo* Septimii Romani Viri eloquentissimi. È grae- co in latinum ab eodem corwersum. Septimius Quinto Aradio S. P.

Nella sesta carta al recto comincia il Ditte Cratese eo) seguente sommario:

LIBER | PRIMI/S | D1CTTS | CRETEH9IS | Wt I n i STORI 1 | BELLI (

TROIANI | .

ed occupa 55 carte. Al verso dell* ultima carta leggesi la presente soscriiione:

F. Iesos. F.Finii opus dictis Qretensis de beUo troiano oc de rt-

dilu graecorum. Anno M. CCCC. XCVHj noni* May.Le ultime 19 carte contengono >1 Darete Frigio che co­

mincia con un argomento col seguente sommario:Historia de origine Troianorum foeliciter incipit.Indi siegue 1* argomento che occupa melà di pagina;

sotto del quale una Epistola di Cornelio Nipote diretta a Sallustio col presente sommario :

Epistola Cornelii Nepolis ad Salustium Crispum e termina al verso della stessa carta, ed immediatamente comincia la storia di Darete col seguente titolo nella stessa carta :

Incipit historia Daretis Phrygii de excidio Troiae.L*opera termina al recto della carta 79 con 15 linee,

sotto delle quali leggesi un epigramma in dieci Tersi di Ferragonio, col quale ricorda le turbolenze di Milano di quel tempo. Al verso di detta cafla sta la seguente so* scrizione : *

l'init historia antiquissima' Dictis Crctensis atque Da-

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re tis Phrygii de bello Troianorum smi Graecorum: in nobile urbe Messanae cum ex im ia diligentia im pressa p e r GuiUelmwn Sehomberger de Franckfordia Alam an- n u m tertiodedm o colenda» Junii M. cccc. x cv iij.

Siegue indi il registro; sotto del quale offre lo stemma dello stampatore (V. Tav. IV, fig. 2).

La presente rara edizione viene ricordala dal redattore del Dizionario bibliografico di Parigi (4), dal Logoteta (2,) dal Maittaire (3), dallo Spicilegio delle edizioni messinesi del XV secolo (4), dal Diblasi (5), da Niccolò Rossi (6,) dal Panzer (7), dall’Àrwood (8), dal Gaign&t (9), dal Bru- net (10), da Hain (11), ecc.

Una copia di tale ediiione conservasi nella biblioteca di Messina (12), altra nella Borbonica di Napoli (13), altra nella biblioteca grande di Catania (14), altra nella biblio­teca di S. Martino delle Scale presso Palermo (15) ed una

(I) Diet.bibl. Pori». Dclalaine, 1P03, an.X, voi. I, pag.369.(9) Logoteta, op. cit., pag. 17.(8) Maittaire, Armai, typograph., pag. 667.(4) SpieUeg. delle ediz. messinesi del XV secolo, pag. 667.(5) Opuscoli di autori siciliani, voi. XX, p.514.(6) Niccolò Bossi, op.cit.p .61(7) Panzer, Annoi, typogr. voi. II pag. I l i(8) Arwood, Bibliot portatile, voi. I, p. 505.(9) Gaignat, Catalogue de L J. Gaignat. Paris de Bure le jeune

1769, voi. II, p. 81.(10) Brunet, Manuel du libraire, voi. 11, p. 65. Bruxelles 1859.(II) Hain, Repert.bibliograph. voi. 11, p. 252.(13) Spicilegio delle edizioni messinesi, loc. cit.(13) Cod. saec. XV impressoti qui in R. bibliot. Borbonica adservan-

tur Catalogus. Neap. 1838, p. 349.

(14) Indice mss. della bibliot. grande di Catania.(1$) Opuscoli di Autori Siciliani, loc. cit.

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bella copia .finalmente ne offre la nostra comunale biblio­teca (lj.

Lo stemma del tipografo della presente edizione da no! testò osservato offre le iniziali G. S, e W. S. ed un mo­nogramma.

Accintosi il Tornabene alla interpretazione di tali iniziali spiega le prime due lettere G. S. GuiUeUnus Sehomber 2/e re le altre due W. S. Wyel Socius, cosi ragionando:

« Due cose oi dà questa edizione ad osservare preci- (' puamente: dapprima la interpetrazione dello stemma li- « pograflco nelle lettere G. S . e W , S, Io penso debbono « leggersi GuUlclmus Schomberger WyeUi Socius* Noe « credo improbabile la mia chiosa a questa lettura; poi*

chè dalla venuta del Bruges in quest' isofct ho mostralo u qualche verosomiglianza, dicendo di averlo tratto a Mes­ti sina Antonio degli Anlonii, Enrico Alding ed Andrea « de Wycl (2), il primo dai Catanesi, dai Palermitani il a secondo ftirono invitali: ma qual motivo spinse mai lo « Scomberger portarsi in Sicilia? Forse la buona fortuna• dei suoi connazionali in questa terra felice? però quanto k non era certo più bella la situazione di una tipografia « in Germania accanto del suolo che vide nascere questa c arte nobilissima? ove da ogni angolo del mondo lelte- « rario accorrevano autori per Istamparvi le loro opere, « come facile scorgesl alla semplice veduta di un catalogo « qualunque bibliografico che rapporta le vane edizioni « alemanne del XV secolo. Piuttosto la parentela o Tu­fi nione di società in mercatanzia a qualcuno dei gem a­ti nesi e tedeschi tipografi aulici lati polè persuaderlo ve- « Aire appresso noi, acciocché maggior guadagno si avesse

(1) Coiai, msf. deUa biòliot comunale di Pai inno.(2) Il Tornabene legge nel presente monogramma il nome delta

stampatore Wyei\ mentre in altri laogtri lo scrìve col suo genuino nóme VyH.

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« che in patria : con tal circostanza apertamente credo « ohe interpetrarsi volendo le lettere W. S. debbonsi leg- « gere Wyel Socius ».

Devesi però osservare primo, che il Tornabene fa allon­tanare Uyel da Palermo e il fa stabilire in Messina senza alcun documento. Secondo, che il nome di Uyel é arbi­trariamente cambiato in Wyel; mentre la lettera W ha il suono di gu come in Willelmus Guillelmus, Wormacia Guormacia, WalfHdus Gualfridus, Wolfarius Guolfarius Winckelmann Guinckclmnnn etc. Non può quindi senga errore cambiarsi il nome di Uyel in quello di Wyel, leg­gendosi quest'ultimo Guiel e non Uyel.

É certo che abbiamo edizioni messinesi degli stampa­tori Giorgio Spera e figlio ambi di Messina del 1522. Che Giorgio pria di aprire stamperia dovette molti anni avanti dai Tedeschi, che la stampa introdussero in S icilia /ta le arte apparare, e bisognò più anni esercitarla in altre stam­perie da lavorante per perfezionarsi ed indi per suo conto aprire la stamperia.

Non è fuori proposito che Giorgio Spera pria di stam­pare da se solo» avesse apprestato i fondi a Scomberger per la edizione controversa.

Mi si potrà dire da qualcuno che le edizioni di Gior­gio >pera sono comparse dopo 22 anni da che Scomber­ger stampò il Dille Cretese, e* di conseguenza esser diffi­cile che Spera si fosse unito a Scomberger per istampare in società tale edizione.

Rispondo. Chi ci assicura che la prima edizione di Spera sia slata quella del 1522, e che questi non avesse molli anni pria stampato altri libri e che non sono ancora alla nostra conoscenza? Chi ci assicura chc Y ultima edizione dello Scomberger sin sin la quella del 1499 e non avesse posteriormente allre edizioni pubblicato?

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Per lali ragioni sono di avviso doversi leggere le prime due letlere iniziali G. S. Georgius Spera e di conseguenza leggersi le allre due W. S. Willelmus Schomberger.

Nè vale il dire cbe Scomberger scriveva il suo nome nelle soscrizioni delle proprie edizioni colla G e non coDa W. É da sapersi cbe nei monogrammi, s ig le , slemmi, diplomi ecc. conservavasi in tale epoca lo siile lapidare, ed il nome di Guillelmus e simili scrivevano colla W, e non colla G, come puossi osservare consultando Pirro {1}, Baringi (2j, Mabillon (3), ecc.

Il monogramma poi offre una croce leuionica, una T ed una V dal lato destro , che viene fiancheggiala dalla iniziale S , e forma T V S con la croce teutonica sopra, e siccome Scomberger nelle sue soscrizioni aggiungeva al nome la pairia colla parola Alemannus per dichiararsi tedesco. Per lali ragioni, senza tema di errare deve leg­gersi il monogramma teutonicus, vai quanto dire tedeseo, germano (4), e con tutta ragione il monogramma è in tal modo esposto, perchè siccome il primo stampatore Gior­gio Spera occultato colle due iniziali G. S. è messinese, ed il secondo velato colle iniziali W. S. è tedesco, viene apposta la parola teutonieus nominativo singolare, e non teutonici nominativo plurale; mentre se ciò si voleva esprì­mere per essore ambidue gli stampatori tedeschi, qualche altra parlicolarità da doversi spiegare avrebbero aggiunto nel manogramma , ‘per doversi leggere teutonici e non teutonieus.

(1) Pirro, SidUa txgra, vohl, pag. 98, 106, voi. Il, pag. 1194.(8) Baringi, Clavit diplomatica, pag.94, tav.XVI.(3) Mabillon, Ve Re diplomaticat voi. I, pag. 355, 578, vol.lt»

pag.CXlV, CXXXV.(4) c Teutonico ad. pr. in. de’ T e u t o n i , altrimenti Germanico»

* Tedesco ». Trnnut or, Dizionario italianOj voi. VII, p. 117.

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Nell’ amia 1499 viene registrala un altra edizione del Ditte Cretese e Darete Frigio stampata in Venezia da Cri­stofaro Mondello per edizione messinese dal Tornabene , che ci assictira conservarsi nella biblioteca della R. Uni­versità di Catania mancante del Darete , in questo modo esprimendosi. « L’edizione precedente del Ditte e del Da­te rete vediamo in quest’anno ripnKlursi a cagione forse « del gradimento in che venne dai Siciliani accetta n e fa la descrizione del libro; indi soggiunge « Questa bella « edizione è ignota a tutti i bibliografi siciliani e stra- « nieri. La Biblioteca grande della R. Università di Ca- « tania ne tiene copia in serbo, qual dono del Canonico « Alessi, copia mancante della Storia del Darete, la quale « non può negarsi di esservi stata annessa, mentre il fron­ti tispizio da noi rapportato Taccenna ».

È da sapersi che Hain nel suo Repertorio (1), ed altri bibliografi tale edizione registrano per produzione veneziana, come lo è in realtà, descrivendola diligentemente.

Nella fine del Ditte osservasi la soscrizione fedelmente rapportata da! Tornabene la quale è la seguente, ma senza indicazione di luogo ove fti stampata, avendo Io stampa­tore riserbatosi dichiararlo nella fine del Darete.

F. Jesus F.Finit opus Dictys Cretensis de bello trojano ac de

reditu graecorum anno ilf. cccc. XCIX. Kal. Februariìs.Nella fine del Darete trovasi Y altra soscrizione , che

manca nella copia osservata dal Tornabene e battezzala per edizione messinese, e dichiara il luogo ove stampata, T anno ed il nome dello stampatore, che mi è piaciuto fedelmente trascrivere.

tot

(1) Hain, Repert. bibliografi i o i 11, p a f.1 5 1 , n .6 1 5 8 .

Voi. IL SI

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Finii historia antiquissima Dictis Cretensis atque Da• retis Phrygti de beilo Troùmorum ac Graecorum in in - clyia urbe Venetiarum cum txirrvia dittgentia impressa per Cristo forum mandellum depensis Kalendis Mariti M. cccc. L. XXXXIX laus deo et beala virginL

Senza alcun dubbio tale edizione appartiene alla stampa veneziana e non alla messinese , e non deve registrarsi fra le siciliane edizioni.

Nello stesso anno 1499 uiraltra edizione -messinese dello Scomberger abbiamo cbe porla il seguente titolo:

Cosianiini LasGaris Vita e illustrium PhUosophorum Siculorum et Calabrorum, e nella fine del libro leggesi la presente soscrizione:

Finiunt vilae philosophorum Siculorum et Calabro­rum impressae nobilissima urbe Messanae per Guillel- mum Scumberger alamannum de Franckfordia Anno Domini M. cccc. XCIX.

La presente edizione viene ricordata dal Logoteta (1), dall’ autore dello Spicilegio delle edizioni messinesi (2 ) , dal Panzer (3), e dal Tornabene (4). Uno esemplare con­servasi nel pubblico Museo Peloritano in Messina.

Nello stesso anno 1499 un altro libro stampò lo stesso Scomberger in Messina, cioè la Scala virluti di fra Gia­como Mazza.

11 libro è in 4*. in carattere gotico a lunghe linee, nelle pagine intiere contengonsi 36 linee, senza numeri e richiami, col solo registro e poche abbreviature, di carte 56.

Nella prima carta al recto leggesi il presente titolo:

( l ì Logoteta, op.cit, pag. 61.(1) Spicilegio delle edizioni mettineti, pag. 8.(3) Panzer, Annoi. typograph.% voi. IV, pag. 563.(4) Tornabene, op.tit,, pog. 133.

MB

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Scala Virtuti et via de Paradiso necessaria ad omn% fedelissimo cristiano noviter composta.

Nella seconda carta al recto avvi una epistola dell* au­tore diretta a suo fratello Angelo Mazza col seguente som­mario.

Ad tnis8er Angelo Mazza al suo fralri Jacobo saluta.Al verso di delta carta osservasi la tavola che termina

al verso della quarta carta, seguila da un breve prologo e da un epigramma di Giovanni Riga al lettore. Nella quinta carta al recto comincia 1* opera che termina con questa soscrizione:

Impressum in nobilissima eivitate Messana per Gu- lielmum Scomberger de Framkfordia Alemmannd. Anno Domini MCCCCXCIX die vero Octobris XXIII. sotto della quale osservasi lo stemma da noi testé rap­portato nella lav. IV. fig. 2.

Tale edizione viene rapportata da Denis (1) , da Pan­zer (2), da Hain (3), da Schiavo (4), da Orlandi (5) , da Logoteta (6), dalFaulore dello Spicilegio delle edizioni messinesi (7), dal Tornabene (8) ecc. Uno esemplare di si rara edizione serbasi nella biblioteca dei PP. Gassinesi di Catania.

Un altra edizione di Messina senza nome di stampatore

( t) Denis, Amai, typogr. Michael. MaxUairt supplementi, p. 496.(3) Panzer, Ann. typ. yoI.II, pag. 110.(3) Hain, Repertorium bibliographicum(4) Memorie per servire odia Storia letteraria di Sicilia , voi. I,

pari. 1, p. 5.(5) Orlandi, Origine ed invenzione della stampa.(6) Logoteta, Spicilegium typographicum, pag. SO(7) Spicilegio delle edizioni messinesi del secolo XV, p.(8) Tornabene, op cit. pag. 40.

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registrano nello stesso anno 1499 Mongitore (lj, Am ito (21 Carrera (3) e Tornabene <4) e quest'ultimo nel seguente modo la descrive.

Il formalo è in 8 \ con accenti , punto , due punti, e virgole. Leggesi in principio:

Martirio di S. Agata' in Rima SidUana e nella fine del libro leggesi

Messanae 1199.Non trvendo avuto la fortuna di osservarne qualche co­

pi», non posso su lale edizione parlare.Queste sono le edizioni siciliane del XV secolo sinora

scoperte, le quali fanno conoscere* di essere 1* arie della stampa molto progredita in Sicilia e segnatamente in Mes­sina. Tratteremo nel segmento paragrafo delle edizioni si­ciliane della prima metà del XVI secolo per conoscere il modo come tale arte progredì in quelt'Qpoca in Sicilia,

$ IV.

Progresso dsll'avte della stampa in Sicilia nella prima metà del XVI secolo.

Dopo di avprc nell'antecedente paragrafo registrato tutte le edizioni siciliane del XV secolo sinora note , con le quali abbiamo osservalo il modo come progrediva 1* arte della stampa in Sicilia e segnatamente in Messina: ci oc-? cuperemo nel presente paragrafo a destcrrvere quelle della

(1) Mungitore, Bibliotheca Siculo, voi. I, pag. 542.(2) Amico, Catana illutirata, voi» IV, lib. XII, cap. V, p.253.(?) Cari-era, Memorie eteriche della città di Catania, voi. II>lib. Il,

pag. 240.(4> Tornabene, o p .c i t pag. 143.

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prima metà del XVI secolo , per cosi conoscere il pro­gresso di delta arie in quell'epoca nella nostra bell'ìsola.

Dal 1478 sino al 1503 nessuna edizione palermitana si è sinora scoperta; in questo ultimo anno però Livinio de

v Bruges figlio di Andrea stampatore in Messina, come an­tecedentemente abbiamo osservato colle sue belle edizioni messinesi nel XY secolo, si stabilì in Palermo colla sua stam peria, ed il primo libro da Livinio ivi stampato è quello di Paolo Viperaao intitolato: Annotazioni alle Con- suetudini paiermitam.

11 formato del libro è in foglie in carattere uguale a quello impiegalo da Andrea Bruges nelle Costituzioni di Sicilia da esso stampate nel 1491, -con segnature, le pa­gine numerate con cifre arabiche, sema richiami, la pun­teggiatura più regolare delle edizioni del XV secolo.

Nella prima pagina al recto leggesi il presente titolo: Ad/notationes ad Consuetudines Urbis Panormi PauU

Viperani.In piè della stessa pagina leggesi:

Panormi per JÀvyniwn de Bruges 1303 Nella presente edizione si osserva che l'arte della stampa

in Sicilia progrediva a gran passi; mentre si comincia ad abbandonare la soscrizione dello* stampatore nella line del libro e trovasi nella edizione in esame in piè doUa prima carta, o per meglio dire nel frontispizio, che riesce più comodo, come ancora si comincia ad abbandonare la nu* merazione delle pagine in cifre romane , sostituendo le arabiche per rendersi più comode nella rassegna delle pa­gine. Quel che più interessa però si è la punteggiatura, che già comincia ad essere regolata secondo la giusta ortografia.

£a presente rarissima edizione viene rapportata dal Mon-

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gìtore (1), dal Cumia (2), dal de Gregorio (3) e dal Tor­nabene (4), ed ignota a tulti i bibliografi.

In questo stesso anno il medesimo stampatore Livinio de Bruges stampò in Palermo un altra opera legale dello stesso Viperano , la quale è divisa in due parti ; nella prima tratta della turbai ione del possesso e nella seconda degli antichi strumenti pubblici detti guarentiggiati, e porta il seguente titolo nella prima carta al recto:

Solemnem repetitiomrp, § et Parvi L. I. ff. qui ri. aut clam editam ad intclligentiam instrumenti guarcn- tigiati cum pacto de non opponendo.

In piè della stessa pagina leggesi:Panormi per Livinium de Bruges fS03.

11 volume è in foglio e porla le stesse note bibliogra­fiche della antecedente edizione.

La presente edizione viene ricordata dal Cumia (5), dal Mongitore (6), e dal Tornabene (7), non avendola in nes­sun altro bibliografo trovala descritta.

Dopo il 1503 l'arte della stampa in Sicilia progredisce di un modo eslraordinarfo; e dopo tale epoca non si ve­dono più le edizioni siciliane eseguite dagli stampatori te­deschi, ma dai nostri connazionali, i quali aprono a loro spese le stamperie e molte belle produzioni ci danno eoi loro torchi.

(1) Mongitore, Biblioth. ticula. voi. II, pag. 125.(2) Cumia, Ritiu M. R. Curiae ac totius Regni Sicilia» Commenta

fol. Venetiis 1Ò75, cap. XL, n. 270(S) Di Gregorio , Introdusion» allo studio del dritto pubblico ri-

#WiVm >, pag. 183(4) Tornabene, op. cit. p. 147.(5) Cumia. op. cit » loc. cit.(6) Mongitore, op. e loc. cit.(7) Tornabene, op. cit. pag. 150.

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Antonio Maida e Giovanni ed Antonio Pasta furono i primi stampatori siciliani, che coi loro torchi in Palermo pubblicarono varie opere, e le prime loro produzioni fu­rono due opuscoli ivi stampati nel 1511, che mi propongo descrivere.

Il primo di sì rarissimi opuscoli contiene tre pramma­tiche emanate dall'illustre Uberto di Moncada di formato in foglio di carte 4 in carattere gotico a due colonne, senza numeri e richiami, colla segnatura A. Nelle pagine intiere si contengono 44 linee per colonna. Le capolettera sono piccole in mezzo al vuoto.

La prima carta al recto offre un frontispizio ornato con una incorniciatura incisa in legno, entro della quale leggeri il presente titolo :

Pragmatica^ et ordinationes edite per IUustrem et potentem Dominum Don Ubertum de Moncada Regni huius Sidliae prò Regem cum deliberatione Sacri regii ComUiù Anno Domini Incamationis M. GCCGG. X,

Sotto il titolo avvi lo stemma xilografico dello stampa­tore (V. Tav. IV fìg 3).

Nell’ullima carta al verso leggesi :Stampato in Palermo a San

ciò Sebastiano Ma tardi non far mai gratie divine

In quelle spero ch'in me ancor saranno Altri operationi et pelegrine.

Il secondo opuscolo contiene diversi Capitoli concessi al fedelissimo Begno di Sicilia negli anni 1503 e 1509, che qui giova descrivere.

L'opuscolo è di formato in foglio di carte 10, perfetta­mente eguale al primo sopra descritto, all’ infuori della prima capolettera, che nel presente è ornata in legno, e del titolo, che è il seguente :

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Capitala eo*ressa a Sacra Regia Molestate suo fidilissi- tuo SieiKae Regno in armo intticHoms M. CCCCC. Vrnj cum certi» ahi* Capitali» concessi» m ami» tij mdietùmis M. CCCCC. iij.

Sotto del titolo lo stesso stemma osservasi.Netta seconda enrta «1 recto cominciano t Capitoti col

seguente sommario :Ferdinand*» Dei grutia Reot Aragonum utriusque Si-

cUiae etc.Netì'uHima carta al v e m leggesi m fine della seconda

colonna che occupa metà di pagina :Impres&um Crvitate Panhormi. Aimo Domini.

M. CCCCCXj die vero araci# Merm» Januarii.Il verso è bianco.

Debbo avvertire che il monogramma , ovvero stemma delle stampatore rapportato nel facsimile dal Tornabene è errato, ed ho voluto io darlo al naturale nella ffg.IV tav. 3 avendolo tratto dagli stessi due rarissimi opuscoli che con­servaci nella nostra Comunale biblioteca legai! insieme con le Costituzioni di Sicilia stampate in Messina da An­drea de Bruges nel 1497, e con le Consuetudtni d i Mes­sina stampale da Guglielmo Schomberger nal 1498 io Messina e segnati CXLIV. F. 56.

I Presenti due opuscoli in esame sono le prime produ­zioni tipografiche di Sicilia ehe offrono fhmtisprzii ornati con cornici inetse in legno.

Le lettere iniziali A. M. e G. P, che trovansi nello stemma degli stampatori vengono mterpetrate da! Toma- bene Antonio Maida e Giovanni Pasta. Io non sono di con­trario avviso, mentre Maida fn alcune deRe edizioni da esso solo pubblicate scrvivasi per stemma detto stesso nome di Gesù. Non è fuori proposito quindi ehe Gio­vanni Pasta sia stalo nelle presenti edizioni socio a Maida.

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E se gli opuscoli sono scritti in lingua latina , e nello stemma le iniziali in lingua italiana, è probabile che ciò non curando gli stampatori, si fossero di tale stemma servili.

Non conienti gli stampatori siciliani di ornare i fron- lispizii dei libri con cornici intagliate in legno e di fre- giarli con eapolettere ornate, pensano di adornarli con- istampe incise in legno intercalate nel testo non solo, ma ancora della grandezza del libro, e nell'anno 1516 com­parve il primo libro in tale modo stampato in Palermo da Giovanni e da Antonio Pasta stampatori palermitani, che porta il titolo Jo. /oc. Adriae Topographiae Ma- zariae.

Vero si è che le Consuetudini di Messina stampate da Guglielmo Scomberger nel 1498 in Messina sieno stale il primo libro di edizione siciliana che olire stampe incise in legno, come testé abbiamo osservato; ma tale incisione in detto libro non fu dallo Scomberger messa colla inten­zione di adornare il testo, ma piuttosto come uno stemma tipogràfico; giacché si trova collocata neirulliina carta del libro al verso e non nel corpo dell’ opera. Non è così della Topografia di Mazzara, che ora descriveremo.

L'opera è in un volume in 4. di carte 26 di carattere gotico a lunghe linee, pieno di abbreviature; nelle pagine intiere conlengonsi 28 linee; senza numeri e richiami, con le sole segnature.

Nella prima carta al recto leggesi il presente titolo:

Topographia Iuclyte Civitatis MazarieNel recto della seconda carta si osserva una stampa in

legno della grandezza del libro che denota una sala da studio con Tauturo seduto che istruisce i suoi discenti nel­l'atto di pronunziare lo parole che ivi Irovansi scritte: in

Voi. //. 52

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mèdio consista virtus e sotto la sedia dello stesso leg­gasi Joanncè Jaeo. Adria.

Nella terza caria a! recto si osserva la città di Mazzara in prospetto intercalata nel testo, e nel corpo dell" opera offre qualche altra stampa dell’ugual modo rappresentante il mare.

La topografia di Mazzara termina nella carta 24 ed al recto leggesi la seguente soscrizione.

Magnifici domini Joannis Jacobi Ad/ria de Paulo opu- stitihim foeliciter impresami in urbe foeUci Panhormi 1516. 7 Marti die Sancii Thome per Joannem et Anto- nium Pastam Regnante Serenissima Regina Joanna et Conilo pricipe fsic) Siciliae et CastaUe et Papa Leone Decimo.

Al terso della stessa carta osservasi una graziosissima stampa in legno della grandezza del libro denotante un arco sostenuto da due colonne, entro del quale si vedono i santi Modesto, Yito e Crescenzia in piedi. Nel centro S. Vi lo che tiene colla destra mano una fune con due cani legati e colla sinistra una crooc. A destra di dello santo vedesi S. Modesto eù a sinistra S. Crescenzia. Ambe due che tengono la palma del martirio , il prime colla sinistra mano, e la seconda colla destra. Sotto detti santi leggesi in carettere goUeo la presente leggenda :

Modestu Vitu CresenciaNella base della colonna deslra trovasi scritto il nome

deirautore Adria.Sotto tale parole osservasi la figura di un uomo in gi­

nocchio in allo di preghiera, innanzi del quale una cal­daia sopra un rogo.

Nell* altra parie avvi la città di Mazzara in prospello, sotto della quale leggesi in carattere gotico.

Sìculi sunt et mazarienses

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La carta 25 al recto offro la leggenda di £. Vito che termina al verso della carta 26 con una pozione agli stessi santi, cbe viene seguita da varii versi che occupano tutta la intiera carta, e sotto dei quali leggesi la parola Finti.

Tale rarissima edizione erroneamente dai Tornabene viene registrata nell’ anno 151$ (1) ; mentre senza tema di errare appartiene all’anno 1516, come può osservarsi dalla copia che nella nostra Comunale biblioteca serbasi.

Tiene la stessa rapportata dal Mongilore (2), dal De Gregorio (3), dal Panzer (4), dall’Eloy (5), da Rocco Pir­ro (6), da Antonio Veneziano (7), da Amico (8), dalla Bio­grafia medica (9), dalla Biografia universale (10J ec.

Unitamente al sopra descritto libro un altro opuscolo, dello stesso autore di ancipite edizione trovasi legato Dalle note bibliografiche , che sono perfettamente identi­che a quelle dello antecedente, rilievo essere stato stam­pato in Palermo dallo stesso stampatore e nello stesso anno, e non ho tema di errare a dichiararlo tale, ed ec- covene la descrizione.

L’opuscolo è dello stesso formato, dello stesso carattere e dello stesso modo stampato dallo antecedente. Contiene carte 8 e nella prima carta leggesi :

(1/ Tornabene, op. cit. pag. 163.(2) Mongilore, op. cit. voi. I, p. 347.(3) De Gregorio, op. cft. p. 24(4) Panzer, Annoi, typogr. voi. VII n. f, pag. 404.(5) Eloy, Dietim*., voi. I, pag.95.(6) Rocco Pirro, Sicilia sacra IS'otae in Ecciti. Stanar. , p .5 f3 . (7/ A. Venelianus, Opera, pag. 99.(£> Amico, Lexicon topographicum siculum, voi. II, pari. I, pag. 342.(9) Dictionn. des Sciences medicala Biograph. medie. ,vol. I, Paris

1830, pag. 49.(.10) Biografia Vniuertale, voi. I, pag. 248 Yen. 1822 e seg.

il!

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Adria de Balnete siculis ad Antonium filium.Comincia indi l'opuscolo col seguente sommario

de fluminibus Sdinunti et Mazaro ad Antoninum adriam filium panhormitanum.

Termina l'opuscolo al verso dell’ultima carta colla pa* rola Finis seguita da una orazione e da quattro Tersi di Ippolito da Lenlini in lode dell'autore.

Il presente opuscolo non è noto a veruno bibliografo.Trovasi ancora nello stesso volume legato altro opuscolo

dello stesso autore, col quale in versi latini loda e rin­grazia Carlo V pei benefici da esso ricevuti.

Il formato è in foglio in carattere gotico con 40 linee nelle pagine intiere. Non si può conoscere se conteneva segnature, numeri e richiami , per avere ignorantemente coloro che addetti erano alla nostra Comunale biblioteca annesso il dello opuscolo agli altri dello stesso autore, non curando la differenza del formato. E perciò venne dal balordo legatore, per uguagliarlo agli altri opuscoli, tagliato in modo che mancano linee intiere di sopra e di sollo.

Nella prima carta al recto leggesi il presente sommario colla seguente epistola di Antonio Praleo ai Mazzaresi di­retta :

Antonius Pratern Manlianus Poeta atque Orator exi- mins Mazariensibus S. P. D,

Cum pervenissi in manus meas Epistola admodum latina atque elegans magnifici Joannis Jacobi Adfie Siculi riri disertissimi selinuntini more heroum versu elegiaco scripta ad Conjugem scherinam. volui ad vos indili Cires illam claram exarare quoniam dulce est patrie nomcn audire: quam apud maiores nostras au­lì quam atque preclaram extitisse legimus. a patria re- luti parente laus hominum profecto dependetr

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!S'clla 4 \ caria al terso termina l'opuscolo coll’elenco delle produzioni pubblicale dall'autore nel numero di un­dici, sotto detto elenco leggesi la presenta soscrizione :

Cum gratia et privilegioImpresswn in urbe felici Pmhormi per Antonimi de

May da.Trovasi nella stessa soscrizione di antico carattere scritto

Tanno 1516,Non erano ancora compiuti due anni dacché si era stam­

pato il primo libro adorno di incisioni in legno in Pa­lermo, che Farle della stampa vi cominciò a progredire a gran passi. Rifatto nell'anno 1517 un altro stampatore per nome Antonio de Mussis di Brescia viene a soggior­nare in Palermo, ove nello stesso anno stampa un libro che comprende un compendio della Storia dell’ Antico e Nuovo Testamento adorno di un gran numero di graziose incisioni in legno intercalate nel testo, denotanti diversi falti analoghi al contenuto del libro, che lo rendono molto importante per la sloria dell’arle della stampa non so lo , ma ancora per quella delle belle arti in Sicilia.

Il contenuto del libro ò in lingua siciliana pulita con una quantità di parole provenzali, il che fa conoscere es­sere stato scritto nel lempo dell’ infanzia della lingua ita­liana. Ma essendo 1’ esemplare di tal rarissimo libro da me esaminato, che conservasi nella ricca biblioteca dello amatore delle patrie cose sig. Uomoaldo Trigona Principe di S. Elia mancante delle prime quattro carte , non ho potuto conoscerne ¥ autore. Se non che per induzione , come or ora esporrò sono di avviso essere stato Ugone Ar­civescovo di Palermo. Ecco pertanto la fedele descrizione di detto libro.

Il volume ò di formato in 4.° di eccellente esecuzione ornato di una quantità di graziose stampe incise in legno

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intercalate nel testo denotanti varii fatti del Vecchio e Nuovo Testamento, di alcuna delle quali mi piace dare il fac rimile (V. Tav. VI. fig. I), di carte 80 comprese le 4 mancanti , in carattere golioo senza numeri e richiami, colla sola segnatura; nelle pagine intiere comprendoqsi 36 linee, con capoleltere grandi fuse.

V opera termina nella carta 11 al recto colle seguenti parole.

Deo gratias Finis.

alle quali sottostà il registro ed immediatameotQ la pre­sente soscrizione :

Stampata in la felici Citati di Palermo ad expensis Antonii Pasta Panhormitani per Antonium de mussii de Brucia Anno domini M. ccocq. xvij die vero xij Men- sis Deeembris.

Sotto detta soscrizione osservasi lo stemma dello stam­patore (V. Tav. Vili).

Al verso di della carta comincia l'indice che occupa tre pagine e termina nella penultima carta colle parole :

Deo gratias Sola manet virtus

Nell'ultima carta al recto si legge un diploma di Gfr glielmo I in data del 1151, col quale concede ad Ugone Arcivescovo di Palermo il feudo di Brocalo.

Al verso di della carta si logge in una linea :Urbs, Felix. Prima. Sedes. corona. Regi$. Begnique.

CaputSotto della quale lo stemma di Palermo in un'aquila co­

ronala (V. Tav. VII).Che l’annesso diploma di Guglielmo, col quale concede

il feudo di Brocato all’arcivescovo di Palermo Ugope non ha nessun rapporto col libro è cosa certa.

Che dello diploma forma parte del libro, come osservasi dalla corrispondente carta del quinterno, é innegabile.

Vii

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Tav! VI.

% •/

Ajf.4- fig. 3

Ay 2

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Tav.VII

b s .f elij.1fcztoia.Scde» .corona .ìftesiV.ìftegnicB caput

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T*v. V ili .

Stampata in la f «Kci citati bi Tfealermo ad expenfis ®n lonini pafìa fcanboiinitani ptrSntonittUemuflis

z>t flirta anno tmi.,s>>.ccccc.xvij. oie v ero feecembtie

4

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Per quale ragione dunque lo stampatore e l’editore an­nettono all’opeta tale diploma?

Sono di avviso che la concessione fatta da Guglielmo ad Ugoné arcivescovo di Palermo del feudo di Brocato sia stata In premio di avere questi scritto pei1 cristiana istruzione tale opera, e che lo stampatole de Mussis e Te* ditore Pasta Io avessero annesso al libro per farne cotto'- scere il merito, per averne in tale mòdo più facile lo spaccio. Tale è la mia opinione, senza assumere nessuna risponsabilità; anzi mi protesto essere unta mera induzione e non altro.

NeU’anno 1322 lo stampatore Antonio Maida stampò in Palermo l’ opera di Sìltestro Sigonio, cioè la Vitd tìéi ss. Alfio, Filadelflo e Cirino col seguente titolo :

Silvester Sigonius Martyrium sa. Trìwti fratrum Air p/u't, Philadclplrii et Cirini. Panormi Antonium Maidam 4522 in 4 .“

l a presente edizione viene rapportata da Mongitore (1).Dal 1499 sino al 1521 nessuna edizione Messinese si

è scoperta sin oggi. Non posso però persuadermi che in una città si feconda di non comuni ingegni e di Illustri letterati come Messina sieno i loro torchi per tanto tempo restati oziosi.

£ certo che sino al 1499 abbiamo edizioni messinesi di Guglielmo Scoroberger, che ta l’ultimo stampatore te* desco che l’arte della stampa ivi esercitò, come abbiamo osservato.

È indubitalo che nell’anno 1522 cominciano Giorgio e Pietro Spera o Spira padre e figlio messinesi a darci delle loro belle edizioni. Che questi dovettero apprendere da altri stampatori tale arte, é più che ©érta-

415

(1) Mongitore, op. eft., voi. II* pag. 320.

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Sono di avviso che Giorgio Spera abbia appreso Farla della slampa da Guglielmo Scomberger, e che questi abbia continuato a stampare dopo il 1499. Che Spera abbia molto avanti del 1522 inesso a proli Ilo i suoi torchi lo prova la bellezza della esecuzione delle sue edizioni. Il tempo che tutto destrude e nulla risparmia, la non curanza dello studio bibliografico appo noi, e la mancanza de’mezzi necessarii a coloro che a tali sludii sono addetti, sono la causa di farci desiderare il riempimento delle lacune nella storia della nobile arie della slampa in Sicilia.

Nell’ anno 1522 gli stampatori Giorgio e Pietro Spera messinesi pubblicarono coi loro torchi la bella edizione del libro che porta il titolo di Quarta opera di aritme­tica e geometria di Giovanni de Ortega spagnuolo in ua volume in foglio col seguente sommario nella prima carta al recto :

Sequitur la quarta opera de Aritmetica et Geometria fatta et ordinata per Joanne de Ortega Spagnuolo pa­tentino la quale fo composta in Messina in lo anno MDXXIl regnante lo sancissimo catholico Imperatore Don Carlo Re di Spagna utriusque Siciliae et Jerusa- lem in lo suo terdo anno in lo tempo de lo surnmo Pontìfìce Papa Adriano sesto Cum grada et Privilegio.

In fine leggesi questa soscrizione.Stampata in la nobili chitati di Missina per Giorgi

et Pelruecio Spera patre et figlio Messinesi tanno de la incamatione del Signore MD\XII a di XXII Dicembro. Finis. Lam . Deo.

Viene la presente edizione rapportata da ZapOf, Panzer (1 e Tornabene (2) e da niun altro bibliografo la trovo re­gistrala per quanto ne abhia consultalo.

(1) Pmuer, Armai, typograph., voi. X, ]>ag. 463.(2) Tornabene, op.cit. pag. 167.

416

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Nell’anno 1526 lo stesso Pietro Spera Aglio di Giorgio formò società con atitonlo Maida stampatore palermitano e stopparono nello stesso anno in Palermo la Vite di s . Angelo Blartire carmelitano in un voi. in 4.u, che of­fre la seguente soscrizione :

Panormi cupud Antonimi Maidcvni Panónnitammi et Petrum Spiremi Messahensem 1526.

Pietro Spera nello stesso anno 1526 stampò solo in Mes­sina il rarissimo opuscolo di Riccio dell’ antica origine di Messina, che fedelmente descrivo.

L'opuscolo è di eccellente esecuzione di formalo in 4 / di carte dicci, in carattere rotondo colla sola lettera d in principio di parola che sente del, gotico, a lunghe linee; nelle pagine intiere cmitcBgonsi 34 linee, con capoletlere graziose ornate in legno , senza numeri e richiami colle segnature A. B.

11 frontispizio è ornato con corniciatura incisa in legno, cd olire il presente titolo in carattere maiuscolo :

De Urbis Messanae pervetusta origine et inde ad Ap- jdum Claudium Consuleni cimi S. P. Q. B. decreto , quo tivitas nobilis el fógni caput declaralur, per ma­gnificimi Bemardum Bictium virum eruditissimum.

L'ujliina carta al recto o(Tre la sola soscrizione nel cen­tro nel seguente modo compresa :

Impressum in Nobili Civitale Messana per PetriUium Spiram Sub Anno Incarhationis Dominicae die XXVI Mensis Julii M. D. XXVI.

Il verso di detta carta è bianco.Colla presente edizione si pruova di non essere stato

ancora dell'intuito abbandonato in quell’epoca il carattere gotico, e le virgole ancora nello slesso modo delle edizioni del XV secolo, cioè all’ altezza delle lettere in una linea da sinistra a destra obliqua.

Voi. II. 53

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Il presente libro Tiene giustamente registrato dal Mon- gitore (1) nelle edizioni messinesi del 1526, ed erronea­mente Tiene dal Reina (2) dal Renna Ragusa (3), dal De Gregorio (4) e dal Tornabene (5) collocata neiranno 1536; giacché é stata da me con luttta diligenza esaminata la data del libro che serbasi nella nostra Comunale bibliote­ca, ed offre quella del 1526. Quindi senza tema di errare a tale epoca appartiene e non mai al 1536.

Frattanto la stamperia di Giorgio e Pietro Spera padre e figlio in Mcssima non era oziosa e stampavano senza alterare la loro consueta soscrizione, colla quale dichia­ravano la loro società. Difallo nell'anno 1526 stamparono in Messina la tanto bella edizione de' Capitoli del Regno di Sicilia, che qui giova descrivere.

Il libro è di formato in foglio di carte 184 numerate al solo recto dalla pag. 1 al 255 ; giacché le prime 29 carte sono senza numerazione, con segnature e richiami, in carattere rotondo, con eapolettere ornate in legno. L’o­pera é adorna di figure incise in legno della grandezza del libro rappresentanti diversi ritratti de* re di Sicilia.

Nella prima carta al recto leggesi in carattere gotico grandissimo inciso in legno in quattro linee, che occu­pano quasi tutta la caria, il seguente sommario dell'indice:

Index alphabeticus omnium eapitulorum regni Stci- Uae.

Al verso della stessa carta trovasi una prefazione di Alfonso Cnriddi, sotlo della quale si leggono otto versi latini

(t) Mongitore, Bibliotheca Siculo, voi. I, pag. 100.(%) Reina, Hist. Biess.in Epist. ad Joannetti Philippum Jtocevn,

part 11. pag. 48(3) Renna-Ragusa, Bibliot. Vetus Siciliae, pag. 55.(4> De Gregorio, op.cit., pag. 24.(5; Tornabene, op.cit., pag. 189.

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di Bartolomeo Pirrone in lode dell’opera. Seguono 26 carte che contengono l’ indice, ed una carta .bianca. Indi 1* ultima carta non numerata, al recto della quale leggesi in carat­tere gotico stragrande inciso in legno e stampato in rosso :

Regni Sicilie capitulaSotto detto titolo stampato ancora in rosso in carattere

ordinario fuso :Noviter magna diligentia impressa ac correria

e più sotto dell’ugual modo stampato :cum gratia et privilegio

Al verso della stessa carta si osserva l'aquila normanna incisa in legno della grandezza del libro. Cominciano indi i Capi tuli colle pagine numerate. Al recto dell’ultima carta leggesi la seguente soscrizione :

Impressa sunt haec Capitula in Nobili Civitate Mes­sami ; et in lucem aedita : per magistrum Georgium et Petrucium Spira patrem et filium Messanen. ad expen- 808 et Instantiam Jomnis de Gydelis de Brexia et Pe- legrini de Andrea consorti: Armo Verbi Incarnati do­mini nostri M. D. XXVI. die vero XX decembris XV. Ind.

Il verso di detta carta biancoTiene registrata la presente edizione da Panzer (1), da

Mongitore (2), dal de Gregorio (3), Ferrarono (4), Mugnos (5), Ansalone (6), Tornabene (7), Mula, Cutelli, Nepita, Qiur-

(1) Panzer, Annoi, typogroph., voi. VII, pag. 40i.(2) Mongitore, Biblioth. siculo, voi. I, pag. 22.(5) Di Gregorio , introduxione allo studio dsl dritto pubblico si­

ciliano, pag. 135(4N Ferrarotto, dePraeminentiU offlcii Stradic. Diss.XXlV, p. 155.(5)'Mnguos, Theotr. Gtneolog. part I, pag. 231.(6) Ansalone, de Sua famiUa opportuna relatio. Venet. apud Ber-

tabos 1662 pag 292\7) Tornabene, op. eit., pag. 170. e seg.

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ba ecc. Una bellà copia serbasi nella nostra Comunale biblioteca, ed altnTnetfa biblioteca grande di Catania.

Dopo questa edizione non si Vede più il nome di Gior­gio Sperà nelle soscrizioni : il cbe fa credere essere in questo stesso anno morto.

Nell* anno 1528 si stampò in Palermo senza nomé di stampatore una rarissima operetta di formato in 4." cbe porla il seguente titolo :

La vita di Babano Mauro scritta da Rodolfo suo di­scepolo e tradotta in italiano da un Monaco Benedet­tino. Palermo 1528.

Per la conformità delle note bibliografiche si crede appartenere alle edizioni di Maida. Tiene rapportata da llaym (1) e da Tornabene (2).

In Messina nello stesso anno 1528 si stanpò coi torchi di Pietro Spira la prima opera del celebre Francesco Mau- rolico, e porta il presente titolo :

Grammaticamm rudimcntorum libelli sejt Francisci Maurolici Patritii Messanensis

Nella fine del libro leggesiMessanae apud Petrulium Spiram 1528 *

La presente edizione è più rara che ricercata- Antonio Maida stampò in Palermo un altro opuscolo di

Adria nell’anno 1529 che porta il seguente titolo: Joannis Jacobi Adriae Medici Siculi de laudibus Chri-

iti et laudibus B. Mariae virginis ad Clementem P.P. VII. Panormi typis Antoni de Mayda H>29.

Il presente rarissimo opuscolo è di formato in 4.* e presenta tutte lo potè bibliografiche dell'altro opuscolo dello stesso autore stampato dal medesimo stampatore in

(1) Hayro, Bibl. ital.vol I, pag* 1M.(2) Tornabene, op cit. pag. 175.

4*0

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Palermo nell'anno 1516 titolato Epistola ad Òmjugem.Nell* anno 1535 stampò lo stesso stampatore Maida in

Palermo l’opera di Tommaso Bellorio che porta il seguente titolo :

Thomas Bellorius de Septem Spiritibus in conspectu throni Dei astantibus ad Carolum V Imperatorem. P a ­norm i typis Antonii Maida 1535 in 4.°

Nello stesso anno Pietro Spira stampò in Messina un opuscolo di Colagiacomo di Alibrando, che or qui de­scrivo.

L'opuscolo consiste in una lettera diretta ad Andrea de Simone col seguente titolo.

U triompho il qual fece Messina nella intrata dell'Im- perator Carlo V e molte altre cose degne di notizia. Fatta dinanzi e dopo Vevento di sua Cesarea Maghesià in detta Città.

Il soprascritto titolo' trovasi nella prima carta al recto sotto un aquila che presenta nel petto la divisa dalla casa di Auslria incisa in legno.

Nella seconda carta al recto comincia la lettura col se­guente indirizzo in carattere maiuscolo:

Al molto reverendo Signore il Signor Andrea de Simone Canonico Messinese suo C. e subito comincia l’opuscolo, o per meglio dire la lettera che terihina colle seguenti parole e soscrizione.

Vivete dunque felice di me ricordandovi, e delle $ose degne di memoria che costì si dicono e fanno mene fate piacendovi qualche parte. Di Messina adì XX di novembre 1535.

Prete Colagiacomo Calibrando Servitor di V. S.

Impressa in Messina per Petrucio ‘ Spira. AUÌ 1$ di dicembre

1535.

lift

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. In Palermo lo stampatore Antonio Maida nellanno 1536 impresse la Vita di S. Alberto Confessore scritta in latino da Vincenzo Barbaro di formato in 4°. e l'opera di Matteo Silvaggio di formato in 8. e quest’ultima porta il seguente titolo:

Modo di vivere secondo la divina volontà, ovvero di- sdplina salutis.

Lo stesso tipografo stampò in Palermo a sue spese nel* l’anno 1537 la rarissima edizione doli’ eccellente opera di Arezzo del Sito di Sicilia che ora descriYo:

11 volume è di formato in 4°. di carte 54, cioè carte 42 numerate e nove senza numeri in carattere rotondo a lun­ghe linee, con 30 linee nelle pagine intiere, con segnature e richiami, numerato al solo recto con cifre romane, con eapolettere ornate incise in legno. Il frontispizio è ornalo con un fregio a cornice ancora inciso in legno , nel cen­tro leggesi in carattere maiuscolo il seguente titolo:

Ci. Marii Aretii Viri patritii Syracusani

de situ insiUae SicHiae Libeìlus

In piè dello stesso leggesi:Panhormi

M. D. XXXVII.Al verso del frontispizio si osservano varii versi latini

in lode dell’autore . che terminano nella seconda carta al recto; nel verso della stessa carta leggesi una iscrizione in carattere maiuscolo in lode di Elisabetta e Ferrando Gonzaga.

Il recto della terza carta offre una epistola dell* autore diretta alla medesima Isabella e termina al verso della stessa

m

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caria;al recto della quarta carta comincia l’ opera nume­rala con cifre romane' al solo recto dalla pagina seconda col numero II sino alla pagina XLII.

Nel verso dell'ultima caria numerata leggesi la presente soscrizione:

Panhormi in officina Antonii de Mayda sm ipsius impensa excussus

Mense Decembri M. D. XXXVIL

Sieguono una carta bianca e cinque carte non nume­rate.

Nello stesso anno 1537 furono in Messina stampate i Consigli feudali di Guglielmo de Perno dallo stampatore messinese Pietro Spira.

Il formato del libro è in foglio con segnature e richiami in caraltere rotondo a lunghe linee con molte abbrevia­ture.

Il frontispizio è ornato da una cornice incisa in legno, entro la quale leggesi il seguente titolo in caraltere ma- juscolo :

Dominici GuiUelmi de Perno viri patritii Syracusani U. J. verissimi interpetris XXIIII Consilia pheudalia et in medio de principe: de rege: deque regina tractatus. Atque pheudarum non nulla notabilia etc.

Nell'ultima carta al recto leggesi la seguente soscrizione:Impressum in nobili eivitate Messanae per pitrucium

spiram die 27 Maii 15tf7.In Palermo nell’anno 1538 altro opuscolo di formato in

4*. s’ impresse senza nome di stampatore : ma dalle note bibliografiche con tutta certezza fa credere essere stato stampato da Antonio Maida ed, offre il seguente titolo :

Joannis Martinus de Aquino de vita et Regis Caroli 7 Imperatoria OraMonum

4*23

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Nell'anno 1342 lo stampatore messinese Petruccio Spira ristampò in Messina la celebre opera di Arezzo del sito di Sicilia , la quale porla lo 'stesso titolo ed è stampata uniforme alla edizione eseguila da Maida in Palermo nel 1537, colla sola varietà della soscrizione dello stampatore leggendosi in quesla di Messina

Messanae, Petratti Spirae 1542 Lo stesso stampatore Spira nell’ anno seguente , Tal

quanto dire nell’ anno 1543 stampò in Messina di for­mato in 4*. la rarissima opera di Arezzo titolata:

Osservationi della lingua siciliana et canzoni nel pro­prio idioma. Messina per Petruccio Spira 1543.

Un altro stampatore messinese soggiornò in Palermo nell'anno 1545 per nome N. Antonio Anay, e le sue edi­zioni superano quelle dello Spira.

Questi nello stesso anno stampò in Palermo un opuscolo del celebre messinese Giovan Filippo Ingrassia nella offi­cina di Maida, che ho creduto descrivere.

Il volume è di formato in 4". di carte 24 in carattere romano a lunghe linee con segnature e richiami, nume­rato con cifre romane al solo recto; nelle pagine intiere contansi 29 linee.

Nella prima carta al recto leggesi il seguente tito lo , solto del quale lo stemma tipografico di Maida differente d i quello antecedentemente osservato, cioè non offre più Lì inmuli A. ài. G. P. ma il solo nome di Gesù, non più in.mezzo alle stelle, ma circondato di raggi.

Pnierjrandis ulilisque Medicormi omnium decisio. excelle Riissimi Arlium et medicinae Doctoris Joamds PItilil>pi lmjras&iae Siculi, Siculorumque eundorvm spirarchi Rackalbalicnsis, Et NeapoUUmi studii iUius medicinae partis quam theoricam dicuni, ordinarti ledo-

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rie. Ultrum in cajAtis phrcnilidaque atque etiam pleu­ritici e exolvens nuncupatum phannacum an leniens dun- taxal (sic) congruens sii. Panormi 13-15.

Nel verso della carta 23 si legge la seguente soscri-

ziono :

Impressimi Panormi in aedibus N. Joannis mallhei de Maida per N. Anloninum de Nay Messanensem Die 18 Martii 1545.

La caria 24 conliene al recto la errala, ed il verso bianco.

Dall’anno l o 45 in poi non si vede più il nome di An­

tonio Maida, ma quello del figlio Gio. Matteo, che fa c re ­

dere sia morto nel presente , ovvero nello antecedente anno.

Stampò indi Giovan Malico Maida nel 1541 in Palermo

le Consuetudini di Palermo in 4.® per cura di Paolo Caio o Caggio col seguente titolo :

Paulus Cajus sive Chaggius Jnra m unidpalia , seu Consuetudines Felicis Urbis Panormi. Panormi apud Joan. Matth. Maida 1547

Finalmente era in tale modo progredita Tarlo della slampa in Sicilia e segnalamento in Palermo ed in Messina, che

le loro edizioni emulavano quelle doli’ alla Italia : cd in

questo secolo non più stampatori tedeschi soggiornavano in Sicilia, clic ivi tale arte introdussero, ma siciliani s tam ­

patori, che progredirono in njorlo estraordinario neirarlo

della slampa perfezionandola. Le edizioni siciliane sono

da lodarsi e con parlicolarilà quelle di Palermo degli stam­

patori Maida padre e figlio tanto por le loro correz ion i,

quanto per la scella della c;irla e dei caratteri da loro

impiegali e per la loro bella esecuzione meritano di es­

sere ricordale dai bibliografi.

1 messinesi' stampatori nel XVI secolo stabilivansi in

Voi. II. U

423

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Palermo colle loro stamperie o perchè ivi trovavano più lavoro che nella loro patria , o per altra ragione a noi ignota. Come di fatto nell’ anno 1550 Petruccio ?pira ed Antonio Anay ambi messinesi stamparono di una bellissima esecuzione la edizione di Tasnier de Usu annuii sphe- net, che può riguardarsi come un capolavoro tipografico di questi due messinesi stampatori e chc con sommo mio contento descrivo.

Il volume è di formalo in 4." di carte 29 numerate con cifre romane nel solo recto delle pagiue, due carte che precedono senza numeri e l’ ultima bianca , in tulio carte 32, in carattere italico a lunghe linee, in ogni pa­gina intiera contengonsi 37 linee con segnature e richiami.

La prima crirta delle due non numerate offre il fronti­spizio ornalo di una graziosa cornice incisa in legno e vi si legge il seguente titolo :

Joannte Taisnicr Bannonii de usa annuii sj>h aerici libri tres in quibus quicqnid ad Geometriae perfcctio- nem requirUur continelur.

In piè di pagina leggesi il luogo di lavoro de’due mes­sinesi stampatori in questo modo :

Panhornìi apud sanetnm dominicum.M. D. L.

Il verso della stessa caria offre lo stemma reale inciso in legno.

La seconda carta non numerala contiene due dediche. Indi comincia l’opera colla numerazione nelle pagine dalII al XXIX.

Nel corpo dell’opera osservansi un buon numero di in­cisioni in legno intercalate nel teslo , che rappresentano figure di malemalica e di sfera, altre offrono paesi e cam­pagne con lale grazia designale ed incise, chc peli’ epoca in cui furono eseguile traggono ammirazione (V. Tav. VI,

126

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fìg. 2). In alcune di queste ultime si vede T anno che fu­rono intagliale 1349 allo rovescio (V. Tav VI lìg. 4).

Una stampa offre le iniziali S. W. A. D., e la massima parte delle altre il monogramma delle due iniziali I. S. unile (V. Tav. VI flg. 3).

Al verso dell'ultima carta numerata leggesi la presente soscrizione :

Jmpressum Phanormi per Petrum a Spira, Antoninum Anay decimo Kalendas Junias anno Jubilei millesimo quingeniesimo et quinquagesimo.

L’ullima carta è bianca.Uno esemplare di si rara e bella edizione conservasi

nella Comunale biblioteca di Palermo, riunito ad altri rari opuscoli nel volume 88 delle Miscellanee segnato al nu­mero CXXXYI. F. 16.

Questi due bravi stampatori impressero ancora nello stesso anno in Palermo di formato in 8 ° il libro che porla11 seguente titolo.

Federico di Girgenti Dell'origine, regola, indulgenze e privilegi delti fratelli e sorelle della penitenza di S. Domenico con molte altre aggiunte. Palermo presso Pietro Spira ed Antonino Anay ISSO.

Si vedono edizioni degli stessi stampatori sino all’anno 1560 eseguile in Palermo. E siccome non è mia inten­zione di proseguire la sloria di sì interessante arie della slampa in Sicilia più olire, ed avendo adempiuto a quanto promisi nel disegno dell'opera, qui dò fine alla slessa.

Mi lusingo, o per meglio dire spero, che il colto Pub­blico saprà compatirne i difelli e le mende che incontransi nel corso dell’opera, volendosi attribuire alla necessilà di darla preslo alla luce ed alla mancanza de’ mezzi neces­sa ri , come ho fallo lestè osservare, e non a difetto di volontà.

FINE

427

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I NDI CE

DEI CAPITOLI DEL II ED ULTIMO YOLUME

PARTE QUARTA

C a p i t o l o 1. Delle principali biblioteche antichee moderne. . . • pag. 1

» II. Maniera di coordinare una biblioteca e la cura che esige la conserva­zione de* libri . . . » 110

» III. Diversi sistemi bibliografici tenuti dai signori Ameilhon, Camus, Achard, Peignot, Debure , Barbier , Bru-net ecc.....................................» 121

tì IV. Sistema tenuto nella nostra Comu­nale biblioteca. . . . » 203

« V. Errori imperdonabili del sistema bi­bliografico tenuto nella nostra Co­munale biblioteca . . » 209

» VI. Mio sistema . . . . » 221 j> VII. Dei cataloghi e loro utilità . \> 231 » Vili. Modo di fare cataloghi praticamente » 241 » IX. Quadro delle abbreviazioni dei cata­

loghi ........................................ » 245s X. Elenco delle principali opere che

consultar debbonsi dai bibliografi e bibliotecarii . . . » 248

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APPENDI CEDelT introduzione e del progresso' dell* arte delta stam­

pa in Sicilia sino alla metà del secolo XVI.

Proemio . . . . » 337s I. Introduzione dell' arte della stampa

in Sicilia . . . . n 342

s II. Primi libri stampati in Sicilia con data certa . . . . » 372

s III. Edizioni siciliane del XV secolo » 381

s IV. Progresso dell* arte della stampa inSicilia nella prima melà del XVI se­colo ........................................ pag. 404

INDICEDELLE TAVOLE

Sistema figurato delle umane cono­scenze perfezionato da d’Alembert e da Diderot . . . pag. 136

Quadro del sistema da me tenuto nella . classificazione di una biblioteca—

Classe I. — Belle lettere . a 229Glasse lì . Scienze ed arti . » iviClasse III. Storia » ivi

Tavola I. . . . . . . a 364» l i .................................................................. a 375* III............................................................. » 380» IV............................................................. « 385« V. . . ......................................» 394» VI............................................................. >414» VII. » iviD VII!. ......................................................... » ivi

Page 1027: Giuseppe Mira - Manuale Teorico Pratico Di Bibliografia - 1861

Prezzo del presente volume

Fogli 54 a gr. 5. oz. » 13 IOTaT.statistiehe3agr.10oz. » 1 10

)) )> I doppia oz. » i ))» 8 a litogr. a gr.10 oz. » 4 »

oz. » 20 » Pari a Lire 8 50

Da dirigersi per Io acquisto in Pa’ermo dall' A utore, per il resto dell’ Italia e per l’estero dai principali librai.