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Geografia economica corso avanzato http://www.memotef.uniroma1.it/node/6212 Filippo Celata ([email protected]) 2 Ottobre 20 Dicembre 2017 Lunedì, Martedì e Mercoledì 1113 Obiettivi del corso Illustrare i più recenti avanzamenti teorici della geografia economica e degli ambiti di studio affini Familiarizzare i partecipanti all’utilizzo di alcuni dei principali strumenti applicativi per la ricerca geografica, inclusi i sistemi informativi geografici e l’analisi spaziale Fornire strumenti (teorici e applicativi) utili per avviare ricerche geograficoeconomiche di rilevanza attuale e internazionale Favorire un’interpretazione critica del funzionamento geografico e spaziale dell’economia Bignante E., Celata F., Vanolo A. (2014), Geografie dello sviluppo: una prospettiva critica e globale, UTET: Cap. 1; 5; 6; 7 (fino a p. 276); 8 (fino a p. 306). Articoli (provvisorio) Geografia: rappresentazione cartografica del mondo esplorazioni geografiche La geografia ‘umana’: studiare il rapporto tra ambiente antropico e ambiente naturale per descrivere e comprendere le forme e gli esiti differenziati che tale rapporto ha in ciascuna regione. La ‘nuova geografia’ umana: spiegare la localizzazione degli elementi antropici sullo spazio geografico sulla base delle loro relazioni, dei principi e dei processi (economici e sociali) che l’hanno determinata. Geografia economica L’organizzazione geografica dell’economia La distribuzione geografica dei fenomeni economici La localizzazione delle attività economiche Lo sviluppo economico regionale e urbano Le politiche economiche territoriali

Geografia economica corso avanzato - · PDF fileeconomica e degli ambiti di studio affini ... ‐Bignante E., Celata F., Vanolo A. (2014), Geografie dello sviluppo:

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Geografia economica corso avanzato

http://www.memotef.uniroma1.it/node/6212

Filippo Celata ([email protected])

2 Ottobre ‐ 20 Dicembre 2017 Lunedì, Martedì e Mercoledì 11‐13

Obiettivi del corso

‐ Illustrare i più recenti avanzamenti teorici della geografia economica e degli ambiti di studio affini 

‐ Familiarizzare i partecipanti all’utilizzo di alcuni dei principali strumenti applicativi per la ricerca geografica, inclusi i sistemi informativi geografici e l’analisi spaziale

‐ Fornire strumenti (teorici e applicativi) utili per avviare ricerche geografico‐economiche di rilevanza attuale e internazionale

‐ Favorire un’interpretazione critica del funzionamento geografico e spaziale dell’economia 

‐ Bignante E., Celata F., Vanolo A. (2014), Geografie dello sviluppo: una prospettiva critica e globale, UTET: Cap. 1; 5; 6; 7 (fino a p. 276); 8 (fino a p. 306).

‐ Articoli (provvisorio)

Geo‐grafia:

‐ rappresentazione cartografica del mondo

‐ esplorazioni geografiche

La geografia ‘umana’: studiare il rapporto tra ambiente antropico e ambiente naturale per descrivere e comprendere le forme e gli esiti differenziati che tale rapporto ha in ciascuna regione.

La ‘nuova geografia’ umana: spiegare la localizzazione degli elementi antropici sullo spazio geografico sulla base delle lororelazioni, dei principi e dei processi (economici e sociali) che l’hanno determinata.

Geografia economica

L’organizzazione geografica 

dell’economia

La distribuzione geografica dei 

fenomeni economici

La localizzazione delle attivitàeconomiche

Lo sviluppo economico regionale 

e urbano

Le politiche economiche territoriali

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Programma

1. Modelli classici di localizzazione

L’agglomerazione industriale. Le diverse tipologie di economie esterne. Distance decay, gravitazione e accessibilità. Gli indici di concentrazione e di polarizzazione. Localizzazione dei servizi al consumatore, aree di mercato e teoria delle località centrali. Rendita urbana e modelli di uso del suolo.

Programma

2. Modelli di agglomerazione e sviluppo regionale

Teoria delle interdipendenze e sviluppo polarizzato. Causazione circolare cumulativa. Convergenza e divergenza delle dinamiche di sviluppo regionale. Nuova geografia economica. Politiche di industrializzazione e riduzione degli squilibri. L’approccio spatially‐blind della Banca Mondiale.

Programma

3. I sistemi locali di produzione

Transizione post‐fordista e specializzazione flessibile. La teoria dei costi di transazione. I "nuovi spazi industriali". Distretti industriali marshalliani e Terza Italia. La teoria dei cluster. Specializzazione, diversità e sviluppo regionale.

Programma

4. Le basi non economiche dello sviluppo regionale

La nuova economia istituzionalista. Il capitale sociale. Nuova sociologia economica e radicamento dell'agire economico. Il nuovo regionalismo. Le politiche di sviluppo locale in Italia. L'approccio place‐based e le politiche europee di sviluppo regionale.

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Programma

5. I sistemi regionali di innovazione

. I cluster high‐tech. Interdipendenze non di mercato e learning region. Conoscenze tacite e relazioni face‐to‐face. Creatività e sviluppo urbano. L'analisi dei knowledge spillover. Le "prossimità relazionali". Il paradigma della mobilità. La geografia economica evolutiva. Politiche territoriali per l'innovazione.

Programma

6. L’organizzazione globale delle reti di impresa

Imprese transnazionali: logiche organizzative e effetti regionali. Le reti transnazionali di produzione: global commodity chain, global value chain e industrial upgrading, global production network. Isistemi produttivi transfrontalieri. Globalizzazione, città e territorio.

Programma

7. Laboratorio di cartografia digitale e analisi spaziale

Il trattamento di dati spaziali e geodati con il software Esri ArcGIS. Sistemi di coordinate. Tecniche di georiferimento, geocodifica e geoprocessing. Associazioni e selezioni tabellari e spaziali. Mappe di densità. Indici di autocorrelazione e di clustering. Realizzazione e stampa di carte tematiche. 

La localizzazione delle attività economiche

LocalizzazioneSpecializzazione 

regionale

Sviluppo economico regionale

Approccio ‘idiografico’ / geografia ‘regionale’ ‐> descrizione delle forme di differenziazione regionale

Approccio micro‐economico ‐> spiegazioni ‘naturalistiche’ (deterministiche)

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La localizzazione delle attività economiche

Approccio micro‐economico ‐> (l’inadeguatezza) delle spiegazioni ‘naturalistiche’ (deterministiche)

“Sono diverse le motivazioni che influiscono sulla localizzazionedelle imprese; ma le principali sono relative alle condizioni fisiche dei luoghi, come la natura del clima e del suolo, la vicinanza a miniere e cave o la loro facile raggiungibilità per vie di terra o per vie d’acqua. Per esempio le imprese di lavorazione del metallo sorgono in genere vicino a miniere o in luoghi nei quali il carburante è economico” (A. Marshall, 1890).

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La localizzazione in uno spazio astratto/geometrico Localizzazione e aree di mercato

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Prezzo x il cons. Y (P = C +

Ct)

D(A) Luogo di produzione

Distribuzione della popolazione

(C) Costo di produz. (= prezzo f.o.b.)

Y

Costo del trasporto* (Ct)

* Costo diretto del viaggio + costo opportunità = costo funzionale di trasporto

D(A)

C (P) 1

Pm2 Pm1 S1 S2

Riduzione del costo di produzione

C (P) 2

D(A)

C (P) 1

Pr2 Pr1 S

Riduzione del costo di trasporto

C (P) 2

D(A)

C (P)

Portata Soglia

Soglia e portata dei servizi (Christaller)

D min

D max

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SOGLIA = ampiezza minima dell’area di mercato al di sotto del quale la domanda non remunera i costi di produzione:  f (costi fissi di produzione / economie di scala)

PORTATA = distanza massima che il consumatore è disposto a percorrere per acquistare le diverse tipologie di servizio:     f (frequenza acquisto, elasticità domanda,  “valore” dell’acquisto…)

E

D(B) (A) (C)

P

Y X

L’equilibrio con piùproduttori

L’elasticità della domanda aumenta all’aumentare della distanza dal punto vendita

In assenza di barriere all’entrata le aree di mercato di ‘equilibrio’ = alla soglia

P

D(B) (A) (C)

C

Y X

Rimozione delle ipotesi di base:- I prodotti sono diversificati

Le imprese che diversificano tenderanno a concentrarsi nelle aree centrali / L’offerta in aree più periferiche è maggiormente omogenea

E

D(B) (A) (C)

P

Rimozione delle ipotesi di base:- La distribuzione della popolazione non

è omogenea

Distribuzione della popolazione

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E

D(B) (A) (C)

P

Rimozione delle ipotesi di base:- Il territorio non è isotropo

E

D(B) (A) (C)

P1P2

Rimozione delle ipotesi di base:- I costi di produzione non sono ovunque

identici

Lo spazio geografico/urbanizzato è scarso/non espandibile (Bp)Consumatori guidati non solo da prezzo, ma da fattori esogeni non‐di‐prezzo (distanza e modelli insediativi preesistenti)L’attrito imposto dalla distanza limita la concorrenza = Concorrenza monopolistica: le imprese competono solo con quelle più prossime.Esistono economie di scala e di scopo: al crescere del num. di clienti, l’impresa ottiene risparmi più che proporzionali, e può piùfacilmente diversificare. ‐Miglioramenti dei trasporti, peso crescente delle economie di scala (tecnologie labour‐saving) e il valore crescente della diversità, favoriscono l’ampliamento delle aree di mercato…‐….e la concentrazione spaziale (l’agglomerazione di servizi (diversi) è un’importante economia esterna di scala (dal lato della domanda), perché riduce il costo del movimento dei consumatori. ‐ Le imprese con domanda inelastica e beni diversificati tendono a concentrarsi (Hotelling, principle of minimum differentiation)

I centri commerciali “naturali”

O artificiali

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I pattern spaziali ideali di distribuzione delle imprese di servizi al consumatore di beni omogenei (inibitorio, shopping models) e degli 

altri tipi di imprese…. (clusterizzato,  shipping models)

Le logiche alla base del comportamento spaziale dei servizi:

‐ il ‘prodotto’ è immateriale (erogazione di una prestazione)

‐ il luogo di produzione e quello di consumo coincidono.

‐ limitate esigenze di spazio o materie prime

‐ costi di trasporto a carico del consumatore

‐ necessario il contatto diretto con il cliente

Pattern di distribuzione ‘inibitorio’(prodotti e distrib. della popolazione 

omogenei) 

Organizzazione ‘scalare’ dell’impresa (alte economie di scala interne x l’impresa vs. 

basse x il singolo sito produttivo)

La logica della rendita (differenziale)

Una rendita si determina quando risorse scarse non espandibili (nel breve periodo) godono di vantaggi differenziali (es. fertilità*, centralità, risorse naturali)

Micro: remunerazione del fattore (spazio, abitazione) che eccede il suo costo di produzione (costo del suolo, della costruzione).

Macro: la quota di reddito (nazionale o urbano) che differisce sia dal profitto che dal salario e che remunera coloro che posseggono larisorsa scarsa (lo spazio), per il solo fatto di possederla.

* Ricardo (1809): i prezzi (e i salari) si determinano sui terreni ultra‐marginali (dove la rendita è nulla): il surplus nei terreni via via più‘fertili’ (= maggiore produttività del lavoro) è ‘catturata’ dal proprietario.

La logica della rendita (2)

Pro…

‐ funziona come dispositivo autonomo di regolamentazione dell’accesso alla risorsa scarsa – es. lo spazio – e impedisce un’eccessiva congestione degli spazi centrali (regola i conflitti di uso delle risorse) aumentandone il prezzo e riducendone la domanda.

= il libero mercato produce di per sé una distribuzione economicamente efficiente dello spazio e una sua propria ‘struttura’ spaziale (vs. pianificazione urbanistica vincolistica). Es. anche nelle economie pianificate lo Stato deve utilizzare un meccanismo di rendita.

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La logica della rendita (3)

Contro…

‐ Il prezzo del bene (spazio) è superiore ai costi, anche in condizioni di equilibrio (vs. mercato e efficienza), perché l’offerta è rigida (non solo nel breve periodo).

‐ La rendita può essere goduta dal proprietario anche senza effettuare investimenti (vs. profitto), anche in condizioni di equilibrio di concorrenza perfetta (è un reddito non guadagnato)

‐ I proprietari terrieri, per es. si oppongono al progresso tecnico 

‐ Deve essere tassata…

‐ Lo spazio (come il denaro e il lavoro) è un “bene fittizio” e non può essere scambiato come se si trattasse di un bene qualsiasi (Polanyi).

La localizzazione nello spazio geometrico

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LA TEORIA DELLE LOCALITA’ CENTRALI (W. Christaller, 1933)

Come le leggi economico‐spaziali che regolano la localizzazione dei servizi determinano struttura e gerarchia urbana:

‐ > tra tutte le attività economiche, sono i servizi a stabilire la “centralità” di un centro – intesa come capacità di attirare consumatori – e da essa dipende la dimensione del centro e l’ordine gerarchico della località.

‘Rango’ di un servizio: importanza del servizio in termini di ampiezza dell’area di mercato (disponibilita’ allo spostamento dei consumatori) e della sua densità sul territorio (rarità).

L’ordine di una localita’: livello gerarchico della località sulla base del rango dei servizi offerti.

Le ipotesi: spazio isotropico, isomorfo, concorrenza perfetta, beni omogenei, assenza di specializzazione dell’offerta urbana

Rango del servizio e ordine della località

‐ Nei centri di ordine superiore, sono presenti non solo i servizi del relativo rango, ma anche tutti i servizi di rango inferiore.

‐ Per ogni centro di ordine superiore esiste un num. maggiore – K –di centri di ordine inferiore, e così via…

‐ I servizi di rango inferiore si localizzano, innanzitutto, dove èpresente un servizio di rango superiore. Metropoli nazionali

Metropoli regionali

Città regionali

Città sub‐regionali

Centri urbani locali

Centri semi‐urbani

Borghi urbanizzati

Centri elementari

Comuni minori

(Somea)

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La distribuzione delle citta’ risponde a criteri di ottimizzazione relativi: a) alla distribuzione spaziale delle attivita’ economiche, b) alle convenienze dei consumatori

‐Per ogni centro di ordine superiore esiste un numero maggiore – K – di centri di ordine inferiore.

Criteri di ottimizzazione:

K: 3 = “principio di mercato” ‐minimizza il numero dei centri di offerta = i centri di ordine N‐1 sono al centro di triangoli equilateri ai cui vertici sono tre localita’ di ordine N, o in un vertice comune a tre esagoni.

K: 4 = “principio di trasporto” ‐massimizza i percorsi rettilinei e minimizza la distanza di spostamento tra i centri = i centri di ordine n‐1 non sono ai vertici degli esagoni (aree di mercato) dei centri n, ma nel punto medio del segmento.

K: 7 = “principio amministrativo” ‐struttura gerarchica auto‐contenuta: le aree di mercato dei centri n‐1 sono interamente ricomprese nelle aree di mercato dei centri di ordine n

La legge rango‐dimensione (rank‐size rule):

La popolazione del centro di ordine (rango) N è pari alla popolazione della città più grande in rapporto al suo rango: Pr = P* / rb (b = 0,98)

Le eccezioni: la città “primato”, le strutture urbane policentriche.

Zipf, 1949: le forze della concentrazione (economie di urbanizzazione) e della diffusione (costi di trasporto) determinano in ogni sistema urbano la medesima struttura gerarchica

La struttura‐zione urbana del territorio (ottica dinamica‐storica)

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Il modello mercantile di Vance (1970)Cambiamento Effetto generale Effetti specifici

Riduzione dei costi di trasporto

Concentrazione BP: effetto reddito = maggiore spesa x beni diversi o superiori; LP: effetto di sostituzione = ampliamento aree di mercato

Aumento delle econ. di scala

Concentrazione Scompaiono i produttori meno efficienti (e/o polarizzazione della struttura gerarchica)

Riduz. delle econ. di scala

Appiattimento della gerarchia

Distribuzione più capillare sul territorio

Crescita del reddito

Polarizzazione Crescita della domanda di beni di rango elevato / metropolitano

Crescita della densità

Riduzione distanza fra centri

L’aumento della spesa attira nuovi produttori

Aumento econ. localizzazione

Aumento della specializzazione

Crescita importanza delle cittàintermedie e/o specializzate

Relativizzazione della distanza

Indifferenza ai costi di trasporto

Passaggio da logica “areale” a logica “reticolare”

Distanza: assoluta (euclidea) vs. relativa, geografica vs. economica, cognitiva, ecc.

Distanza e interazione spaziale: al crescere della distanza le opportunità di incontro e di scambio diminuiscono drasticamente (‘tirannia della distanza’, ..e globalizzazione)

‘Distance decay function’: le opportunità di interazione diminuiscono in misura più che proporzionale all’aumentare della distanza.

b > 1 = per es. 2 (le opportunità di interazione sono inversamente proporzionali al quadrato della distanza)

Distanza e interazione spaziale: la ‘distance decay function’

Curva di distance decay (con b = 2)

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Distanza, interazione e gravitazione

Distanza + opportunità di interazione (distance decay) + ‘massa’: l’interazione tra due luoghi è proporzionale alla ‘massa’ di opportunità di interazione di ciascuno di essi (e inversamente proporzionale alla distanza) 

Massa = P (popolazione, oppure servizi, risorse, attività, ecc.) (b > 1)

Gravitazione = opportunità di interazione = forza di attrazione (pendolarismo per motivi di studio o lavoro) = flussi di visitatori/clienti = scambi commerciali (l’interscambio commerciale si riduce dello 0,5‐0,9% se la distanza aumenta dell’1%) = diffusione di innovazioni =  probabilità di un contagio = ecc.

Modelli di gravitazione di interazione spaziale (semplici)

Pi e Pj : Importanza o peso delle località di origine e destinazionedij : distanza tra le localitàk : costante pari alla probabilità dell’evento/movimentoβ (beta) : parametro non lineare di frizione della distanza, e.g. qualità trasportiλ (lambda) : potenzialità di generare movimenti (emissività). Per es. redditoα (alpha) : potenziale di attrattività. Per es. specializzazione commerciale

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Modelli di interazione spaziale (Ullman, 1950s): distanza + massa + complementarità (l’offerta nella località X deve essere diversa dall’offerta di Y) + trasferibilità (‘frizione della distanza’ < soglia critica) + ‘intervening opportunity’ (assenza di offerte alternative)

Distanza, gravitazione e accessibilità

Accessibilità ‘potenziale’: raggiungibilità (fisica) + massa = ‘funzione di attività’ (massa, per es. popolazione di j) X ‘funzione di impedenza’ (costo funzionale del viaggio)

α > 1 per l’esistenza di effetti di agglomerazione (le località più grandi pesano proporz. di più

exp(‐β): cij non èlineare (destinazioni vicine sono pesate piùdi destinazioni lontane)

Accessibilità potenziale – infrastrutturazione – industrializzazione –urbanizzazione – sviluppo regionale ‐ competitività

Applicazioni

I sistemi locali del lavoro dell’Istat: l’area dei Comuni i cui residenti che si spostano giornalmente per motivi di lavoro al di fuori del Comune di residenza, si dirigono per almeno il 75% presso il Comune centrale

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Applicazioni

L’individuazione di aree metropolitane:

APPLICAZIONI ‐ Geomarketing: utilizzo di informazioni geografiche (e analisi GIS) per finalità di marketing

‐ individuazione della localizzazione migliore: f (accessibilità, caratteristiche popolazione, localizzazione concorrenti)

‐marketing mirato (a caratteristiche mercato locale) (trade zone management)

‐ identificazione bacini provenienza dei clienti (effettivo/potenziale, totale/per segmenti) (fonti: survey, carte/schede, IP locator)

‐ informazione mirata sulla base della provenienza (e delle caratteristiche) del cliente (automated different content)

La localizzazione delle attività industriali

Approccio micro‐economico ‐> spiegazioni meccanicistiche

Il modello di Weber (1929)

Lo spazio (continuo, isomorfo, isotropo)

L’impresa: la funzione di produzione è immodificabile (non sostituibilità) e i costi sono indipendenti dalla localizzazione; concorrenza perfetta.

I costi di trasporto: f (peso)

Il modello (isolinee, isodapane)

Page 17: Geografia economica corso avanzato -   · PDF fileeconomica e degli ambiti di studio affini ... ‐Bignante E., Celata F., Vanolo A. (2014), Geografie dello sviluppo:

Il triangolo di localizzazione (M1F . p1 + M2F . p2 + FC = minimo)

La localizzazione delle attività economiche

Approccio micro‐economico ‐> spiegazioni meccanicistiche

Il modello di Weber (1929)

Le ‘eccezioni’:

‐ Spazio non isomorfo e isotropo

‐ Orientamento al mercato: prodotti deperibili, (vantaggi non economici)

‐ Orientamento al lavoro: distribuzione, costo (e qualità) della manodopera

‐Massimizzazione dei profitti vs. (area di soddisfacente profitto)

‐ Agglomerazione..

Le ‘eccezioni’ (fattori ‘esterni’) al modello generale:

Lo spazio non isotropico (la rete dei trasporti)