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10 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 5 LUGLIO 2015 Caratteri Narrativa, saggistica,poesia, classifiche Esclusivo «La Lettura» racconta in anteprima la quinta opera del più acclamato (e invidiato) narratore statunitense Franzen , la purezza è impossibile «Purity» è un romanzo dickensiano: a settembre negli Usa Lo scrittore non processa più l’America, ma tutti noi di MATTEO PERSIVALE G ore Vidal, facendo un bilan- cio della sua lunga vita di lettore — e di critico —, era solito dire che l’America aveva sì avuto, nel Novecen- to, molti bravi scrittori che avevano scritto molti bei libri. Ma che bastava paragonarli, per esempio, a Thomas Mann, per vedere come la loro statura venisse subito ridimensionata (giudi- zio non disinteressato, peraltro: Vidal, da ragazzo, poco dopo la guerra, aveva conosciuto Mann, e ne ricordava le pa- role di simpatia per il suo romanzo La statua di sale, il cui tema, l’omosessua- lità, aveva allora fatto scandalo). Quello di Vidal, ovviamente, è un test pericoloso: paragonare un autore a Mann, a Faulkner, a Joyce ci fa guardare con occhi diversi tanti scrittori del No- vecento, non soltanto americani (una curiosità: tra i suoi contemporanei, Vi- dal pensava che il più grande di tutti fosse stato un italiano, l’amico Italo Calvino). Viene da pensare al «test di Vidal» sfogliando Purity (edito negli Usa da Farrar, Straus & Giroux), il nuovo ro- manzo di Jonathan Franzen che uscirà negli Stati Uniti il 1° settembre e che «la Lettura» ha letto in anteprima. C’è una caratteristica di Franzen che attraverso la sua narrativa — questo è il suo quin- to romanzo — diventa via via sempre più evidente: la sua ambizione. Il terzo romanzo, nel 2001, Le correzioni (Ei- naudi) è stato quello del grande balzo in avanti — non soltanto in termini di fama, ma in termini di profondità del- l’analisi e di bravura nell’esecuzione. Con Libertà, cinque anni fa (sempre Ei- naudi), un altro balzo in avanti — in quel libro Franzen parte da una storia familiare per raccontarci l’America del suo tempo. Purity, fin dalle prime pa- gine — non sono quelle anticipate dal recensioni, delle sue vendite e della sua copertina di «Time» — la cosiddetta Franzenfreude, variante della Schaden- freude che indica il cattivo umore di chi apprende che a Franzen sono capitate cose belle. E allora, senza nessuna falsa modestia, mette in bocca al frustratis- simo scrittore in sedia a rotelle un rude commento su Jonathan Safran Foer (al quale, per sfregio, storpia il nome) e una stoccata contro tutti gli scrittori americani di successo che si chiamano «Jonathan». Non ricordiamo un caso simile, almeno in anni recenti — uno scrittore di enorme successo che dà elegantemente, ma senza perifrasi, dei poveracci ai suoi colleghi antipatizzan- ti. Purity è un libro spietato. Franzen mette sotto la lente del suo microsco- pio i miliardari americani come i ragaz- zi di Occupy (molto intenti a straparla- re di nuovi mondi impossibili), i tristi «New Yorker» qualche settimana fa: la rivista ha pubblicato un estratto del se- condo maxi-capitolo, non l’incipit —, fa capire al lettore che gli strumenti dell’autore vanno sempre più in pro- fondità, raccontando il rapporto terri- bile della protagonista, Purity — una neolaureata che vive con un gruppo di squatter e lavora in un call center —, con la sua terribile madre (i genitori in questo libro umano ma spietato sono assenti, inutili, fuggitivi, litigiosi, ago- rafobici, di fatto psicopatici o peggio, e destinati a fare del male e a finire male: con l’unica madre decente che è in real- tà una madre mancata, senza figli). È un libro che, tra le tante cose, rac- conta anche la costante e fatale delu- sione delle nostre necessità affettive di figli — siamo tutti come il povero Char- lie Brown, tutti intenti a sperare che questa volta Lucy non sposti il pallone da football e ce lo lasci calciare lontano, come Charlie Brown siamo destinati a franare al suolo, schienati, ancora una volta. Purity è un libro sulla purezza co- me utopia, sulla sua impossibilità: più ne abbiamo bisogno e più lei si rivela distante, crudele, corrotta o menzo- gnera — o tutte queste cose insieme. Franzen scopre le carte dickensiane senza timori reverenziali e trova per la sua Purity il soprannome «Pip», come il protagonista di Grandi speranze. Uno scrittore meno ambizioso e meno sicu- ro dei suoi (mostruosi) mezzi tecnici avrebbe evitato il riferimento, lui inve- ce raddoppia mettendo in bocca a un romanziere frustrato e bloccato — let- teralmente: è finito in sedia a rotelle dopo un incidente di moto — una bat- tuta sarcastica sulle «grandi speranze» che nutre per Pip. A Franzen non è sfuggita la nascita di un neologismo creato dai colleghi — comprensibilmente invidiosi delle sue C’era due volte Federico il pazzo. Con questo titolo torna in libreria l’appassionato racconto di Patrizia Rinaldi uscito nel 2006 con il titolo Sono tornato a casa (vincitore allora del Premio Pippi). La storia, riedita da Sinnos (pp. 128, 11, da 10 anni; con le illustrazioni di Federico Appel), è ambientata a Napoli; racconta di Angelo e della sua fatica ad adattarsi a un nuovo ambiente (casa, scuola, amici) fino all’incontro con un coetaneo, che si crede Federico II imperatore. Il ragazzo che divenne imperatore { Tarli di Severino Colombo Temi Un libro spietato che accusa i miliardari e i ragazzi di Occupy, gli apparatchik della Ddr e i genitori contemporanei

Franzen, la purezza è impossibile

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di Matteo PersivaleRecensione di Purity, il nuovo romanzo di J. Franzen

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  • 10 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 5 LUGLIO 2015

    CaratteriNarrativa, saggistica,poesia, classifiche

    Esclusivo La Lettura racconta in anteprima la quinta opera del pi acclamato (e invidiato) narratore statunitense

    Franzen, la purezza impossibilePurity un romanzo dickensiano: a settembre negli UsaLo scrittore non processa pi lAmerica, ma tutti noidi MATTEO PERSIVALE

    Gore Vidal, facendo un bilan-cio della sua lunga vita dilettore e di critico , erasolito dire che lAmericaaveva s avuto, nel Novecen-to, molti bravi scrittori che avevanoscritto molti bei libri. Ma che bastavaparagonarli, per esempio, a ThomasMann, per vedere come la loro staturavenisse subito ridimensionata (giudi-zio non disinteressato, peraltro: Vidal,da ragazzo, poco dopo la guerra, avevaconosciuto Mann, e ne ricordava le pa-role di simpatia per il suo romanzo Lastatua di sale, il cui tema, lomosessua-lit, aveva allora fatto scandalo).

    Quello di Vidal, ovviamente, untest pericoloso: paragonare un autore aMann, a Faulkner, a Joyce ci fa guardarecon occhi diversi tanti scrittori del No-vecento, non soltanto americani (unacuriosit: tra i suoi contemporanei, Vi-dal pensava che il pi grande di tutti

    fosse stato un italiano, lamico ItaloCalvino).

    Viene da pensare al test di Vidalsfogliando Purity (edito negli Usa daFarrar, Straus & Giroux), il nuovo ro-manzo di Jonathan Franzen che uscirnegli Stati Uniti il 1 settembre e che laLettura ha letto in anteprima. C unacaratteristica di Franzen che attraversola sua narrativa questo il suo quin-to romanzo diventa via via sempre pi evidente: la sua ambizione. Il terzoromanzo, nel 2001, Le correzioni (Ei-naudi) stato quello del grande balzoin avanti non soltanto in termini difama, ma in termini di profondit del-lanalisi e di bravura nellesecuzione. Con Libert, cinque anni fa (sempre Ei-naudi), un altro balzo in avanti inquel libro Franzen parte da una storiafamiliare per raccontarci lAmerica delsuo tempo. Purity, fin dalle prime pa-gine non sono quelle anticipate dal

    recensioni, delle sue vendite e della suacopertina di Time la cosiddettaFranzenfreude, variante della Schaden-freude che indica il cattivo umore di chiapprende che a Franzen sono capitatecose belle. E allora, senza nessuna falsamodestia, mette in bocca al frustratis-simo scrittore in sedia a rotelle un rudecommento su Jonathan Safran Foer (alquale, per sfregio, storpia il nome) euna stoccata contro tutti gli scrittoriamericani di successo che si chiamanoJonathan. Non ricordiamo un casosimile, almeno in anni recenti unoscrittore di enorme successo che delegantemente, ma senza perifrasi, deipoveracci ai suoi colleghi antipatizzan-ti.

    Purity un libro spietato. Franzenmette sotto la lente del suo microsco-pio i miliardari americani come i ragaz-zi di Occupy (molto intenti a straparla-re di nuovi mondi impossibili), i tristi

    New Yorker qualche settimana fa: larivista ha pubblicato un estratto del se-condo maxi-capitolo, non lincipit ,fa capire al lettore che gli strumentidellautore vanno sempre pi in pro-fondit, raccontando il rapporto terri-bile della protagonista, Purity unaneolaureata che vive con un gruppo disquatter e lavora in un call center ,con la sua terribile madre (i genitori inquesto libro umano ma spietato sonoassenti, inutili, fuggitivi, litigiosi, ago-rafobici, di fatto psicopatici o peggio, edestinati a fare del male e a finire male:con lunica madre decente che in real-t una madre mancata, senza figli).

    un libro che, tra le tante cose, rac-conta anche la costante e fatale delu-sione delle nostre necessit affettive difigli siamo tutti come il povero Char-lie Brown, tutti intenti a sperare chequesta volta Lucy non sposti il palloneda football e ce lo lasci calciare lontano,

    come Charlie Brown siamo destinati afranare al suolo, schienati, ancora unavolta. Purity un libro sulla purezza co-me utopia, sulla sua impossibilit: pine abbiamo bisogno e pi lei si riveladistante, crudele, corrotta o menzo-gnera o tutte queste cose insieme.

    Franzen scopre le carte dickensianesenza timori reverenziali e trova per lasua Purity il soprannome Pip, comeil protagonista di Grandi speranze. Unoscrittore meno ambizioso e meno sicu-ro dei suoi (mostruosi) mezzi tecnici avrebbe evitato il riferimento, lui inve-ce raddoppia mettendo in bocca a unromanziere frustrato e bloccato let-teralmente: finito in sedia a rotelledopo un incidente di moto una bat-tuta sarcastica sulle grandi speranzeche nutre per Pip.

    A Franzen non sfuggita la nascitadi un neologismo creato dai colleghi comprensibilmente invidiosi delle sue

    Cera due volte Federico il pazzo. Con questo titolo torna in libreria lappassionato racconto di Patrizia Rinaldi uscito nel 2006 con il titolo Sono tornato a casa (vincitore allora del Premio Pippi). La storia, riedita da Sinnos (pp. 128, 11, da 10 anni; con le illustrazioni di Federico Appel), ambientata a Napoli; racconta di Angelo e della sua fatica ad adattarsi a un nuovo ambiente (casa, scuola, amici) fino allincontro con un coetaneo, che si crede Federico II imperatore.

    Il ragazzo che divenne imperatore

    {Tarlidi Severino ColomboTemi Un libro spietato che accusa i miliardari e i ragazzidi Occupy, gli apparatchik della Ddr e i genitori contemporanei

  • DOMENICA 5 LUGLIO 2015 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 11

    JONATHAN FRANZEN RITRATTODA ANTONELLO SILVERINI

    apparatchik della Ddr come i loro am-biguissimi oppositori: non mai unbello spettacolo. I macro-capitoli nonsono numerati ma hanno dei bei titoliottocenteschi (tra i quali Purity a Oak-land, La Repubblica del cattivo gu-sto, Lassassino, Arriva la piog-gia) e attraverso di loro Franzen viag-gia avanti e indietro nel tempo: daigiorni nostri, la California della povera(letteralmente: sommersa dai debiticontratti per laurearsi) Pip, ecco la Ger-mania Est del crepuscolo del comuni-smo, e poi il Sudamerica di oggi dove si rifugiato Andreas Wolf (altro cogno-me dickensiano che pi dickensianonon si pu), una specie di via di mezzotra Julian Assange e Edward Snowden,fondatore di una sorta di WikiLeaks ba-sata sul culto della sua personalit (cda temere che queste pagine tech nonpiaceranno a qualche critico america-no: Paese dove la divisione rigidissimae cieca tra generi letterari in nobili edi consumo fa a volte elogiare autorimediocri purch ombelicalissimi eignorare maestri del noir e del thriller).

    Franzen ci porta anche in Texas, conuna giornalista (Leila Helou, di originelibanese, stesso cognome del presiden-te libanese della Guerra dei sei giorni edegli infelicissimi Accordi del Cairo

    con lOlp: continua il gioco al gatto e altopo di Franzen con lo spirito dicken-siano del Natale passato) che insegueuna testata nucleare sottratta da una base militare.

    Proprio questa parte del romanzo un libro dal plot ottimo e abbondan-te, che anche il pi severo lettore affet-to da Franzenfreude non potr nonammirare almeno per la precisione concui stato progettato ci richiama altema della guerra fredda cos ossessi-vamente presente nei flashback relativialla Ddr e agli anni tedeschi del lupinoAndreas Wolf, quando Purity-Cappuc-cetto Rosso non era ancora nata. La bomba atomica, per Saul Bellow, erauna specie di minaccia vuota poich ne muoiono pi di crepacuore;Franzen ne libera una per Amarillo,Texas, con lapocalisse sfiorata per gio-co e sciatteria e avidit: tutto senza tra-sformarsi in un imitatore di Tom Clan-cy, ma affidandosi al plot con la tran-quillit di chi ha imparato a raccontarestorie in modo classico e sa che nonesistono trame di serie B ma soltantoscrittori di serie B.

    Franzen ci racconta un mondo, quel-lo attuale, pi strettamente sorvegliatodi quello della Ddr. Proprio nella rievo-cazione della Ddr, Franzen trova paginebellissime, anche senza avere a dispo-sizione un personaggio insopportabil-mente travolgente come Pip (alloranon era ancora nata), ma il meno me-morabile Andreas. Lautore ci raccontala Ddr come un Leviatano con lartrosiche, pur destinato a rapida scomparsa,continua a spiare le vite degli altri cer-cando di puntellare lutopia del Comu-nismo qui lammirazione del germa-nista Franzen per lo spirito tedesco tra-spare con una certa amara allegria come un ingegnere edile ostinato a fareil suo dovere fino in fondo. A dispettodei materiali scadenti a disposizione,del terremoto in arrivo, e della logicastessa.

    Franzen non inanella pezzi di bravu-ra perch il pezzo di bravura il libronel suo insieme, nella sua architetturainizialmente bizzarra che diventa di pa-gina in pagina, di macro-capitolo inmacro-capitolo, sempre pi chiara, af-fascinante, luminosa.

    In attesa dellagnizione immanca-bile in un romanzo in cui la protagoni-sta cerca suo padre: oggi sembra unostratagemma da soap opera ma ne par-lava Aristotele nella Poetica il quintoromanzo di Jonathan Franzen attraver-sa sei decenni, sorvola i continenti, sitraveste da thriller, da poliziesco, dasaggio di tecnologia e da romanzodappendice. E solo Franzen, oggi, po-teva scrivere le pagine finali di Purity:nelle quali ritorna la preoccupazione centrale de Le correzioni e di Libert, iltema che allautore umanista sottomentite, gelide spoglie sta pi acuore: non tanto la necessit di perdo-nare i nostri genitori ma lindispensa-bilit, per ligiene della nostra anima ela nostra salute mentale, di saper anda-re oltre. Oltre i loro limiti, oltre la loroinvolontaria crudelt. Un romanzo nelquale una ragazza impiega quasi sei-cento pagine a ritrovare suo padre e ri-portarlo da sua madre finisce con lascoperta che le persone che le aveva-no lasciato in eredit un mondo infrantumi si stavano dicendo gridan-do cose terribili.

    Dopo Le correzioni e Libert Franzennon pi interessato a raccontare oa processare soltanto lAmerica: oraracconta, e processa, tutti noi.

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    La residenza di Chambreclerc (Montreal, Canada) offre ospitalit a chi soffre di malattie mentali e abuso di droga. Sulla parete delledificio lo street artist spagnolo Axel Void ha ritratto Adrian, uno degli inquilini che vi hanno abitato. Al suo volto si sovrappone il termine francese personne, che significa nessuno o qualcuno a seconda del contesto. Lopera un tributo alla comunit, grazie alla quale gli uominiritrovano dignit: da nessuno a qualcuno.

    Da nessuno a qualcuno

    {Sulla stradadi Davide Francioli

    Il libroIl romanzo Purity

    di Jonathan Franzen sarpubblicato negli Stati Unitiil 1 settembre dalleditore

    Farrar, Straus and Giroux(pagine 563, $ 28)

    LautoreJonathan Franzen nato nel

    1959 a Western Springs inIllinois, ed cresciuto nel

    Missouri, in una famiglia dilontane origini svedesi;

    attualmente vive a New York.Dopo gli studi in America e in

    Europa, a Berlino, ritorna negliUsa e pubblica nel 1988 il suo

    primo romanzo, Laventisettesima citt (edito in

    Italia da Einaudi nel 2002,traduzione di Ranieri Carano),

    seguito nel 1992 da Fortemovimento (traduzione di Silvia

    Pareschi, Einaudi, 2004); mapassano alcuni anni prima che

    lo scrittore dia alle stampe illibro che lo consacrer

    allattenzione internazionale:Le correzioni (traduzione di

    Silvia Pareschi, Einaudi, 2002)che gli vale numerosi premi tracui il National Book Award. Trale altre opere (edite in Italia da

    Einaudi e tradotte anchequeste da Silvia Pareschi) il

    romanzo Libert (2011), oltre ascritti saggistici tra i quali Come

    stare soli (2003) e memoriecome Zona disagio (2006)

    La biografiaFranzen una firma del

    New Yorker sul quale scriveoccupandosi sia di letteraturache di costume, con interventisu temi come i social network,il degrado delle citt, fino alle

    energie rinnovabili. Apparsosulla copertina di Time,

    e al centro dellattenzione dellacritica americana, si attirato

    le critiche di scrittrici comeJodi Picoult, che su Twitter si

    chiesta perch mai ai criticidel New York Times

    piacciono soltanto autorimaschi, bianchi

    e di mezza et.Del 2012 il suo saggio

    Pi lontano ancora (Einaudi)che comprende scritti

    diversi tra i quali il ricordodellamico morto suicida

    nel 2008, lo scrittoreDavid Foster Wallace

    i

    Dany Laferrire

    Il dono terribile dei 10 secondiche scossero Haiti

    D ieci secondi. Tanto durata laseconda, violentissima scossadel terremoto che il 12 gennaio2010 ha raso al suolo Haiti e ucciso oltre 200 mila persone. Pi del primo terribile movimento della terra, giunto di soppiatto e altrettanto velocemente svanito, nella memoria di Dany Laferrire sono rimasti gli attimi infiniti di quello successivo: Per una decina di secondi ho semplicemente aspettato la morte. Chiedendomi che forma avrebbe assunto. Per quei dieci secondi sono stato un albero, un sasso, una nuvola o il terremoto stesso. Una cosa certa: in quel frangente non ero il prodotto di nessuna cultura. Avevo la netta sensazione di essere tuttuno col cosmo. Sono stati i secondi pi preziosi della mia vita. Come non raccontare quegli attimi rispettando il monito del nipote a non farne romanzo, ma un diario per uno che con la scrittura ha imparato a resistere alla dittatura? Laferrire, primo haitiano (da anni residente in Canada) accolto allAccademia di Francia, non ha avuto esitazioni e il risultato lintensissimo Tutto si muove intorno a me (traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Francesca Scala, 66thand2nd, pagine 133, 16). Un reportage che prima di essere fotografia di un evento drammatico un atto damore per un Paese povero quanto dignitoso, mai domo a dispetto delle sventure patite, e per il quale il dolore, la fame, la morte si trasformano in canto e danza fino a farsi gioia irrefrenabile per quelladesione al cosmo che solo il senso della fine sa regalare.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    di MARCO OSTONI