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29 eportages Rivista R Anno XIV - N. 23/2017 - Storia della Letteratura Francesco Saverio De Sanctis nasce a Morra Ir- pino (provincia di Avellino) il 28 marzo 1817 da una famiglia di proprietari terrieri. Fino a 9 anni vive nel suo paese natale, poi nel 1826, si trasfe- risce a Napoli per compiere studi ginnasiali. Nel 1833 inizia gli studi di legge ed entra a far parte della scuola del marchese Basilico Puoti in cui conoscerà Giacomo Leopardi. De Sanctis inizia le prime esperienze di insegna- mento nella scuola dello zio. Nel 1839 insegna grammatica nella scuola di Puoti e poi in una sala a Vico Bisi. Su raccomandazione di Puoti viene nominato insegnante di italiano nella scuola militare di San Gio- vanni a Carbonara e poi al Collegio Militare della Nunziatella. Nel 1848 prende parte ai moti insurre- zionali ed entra a far parte della setta della Unità italiana al cui capo c’era Luigi Settembrini. L’anno dopo lascia Napoli e si reca in Calabria dove scrive i suoi primi “Saggi Critici”. Nel 1850 viene arrestato e riportato a Napoli nel carcere a Castel dell’Ovo. Nel carcere studia e impara il tedesco, rifacendosi ad Hegel, abbraccia l’idealismo hegeliano e si allontana da Puoti; infine scrive un carme intitolato La prigione. Vita e opere MARIA PIA MACOLINO Francesco De Sanctis a duecento anni dalla nascita 1817 - 2017 R

Francesco De Sanctis - GALILEI MAGAZINE€¦ · Francesco De Sanctis muore a Napoli il 29 dicembre 1883. 30 R eportages Rivista Anno XIV - N. 23/2017 - Storia della Letteratura 1837

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    eportages RivistaRAnno XIV - N. 23/2017 - Storia della Letteratura

    Francesco Saverio De Sanctis nasce a Morra Ir-pino (provincia di Avellino) il 28 marzo 1817 dauna famiglia di proprietari terrieri. Fino a 9 annivive nel suo paese natale, poi nel 1826, si trasfe-risce a Napoli per compiere studi ginnasiali.

    Nel 1833 inizia gli studi di legge ed entra a farparte della scuola del marchese Basilico Puoti incui conoscerà Giacomo Leopardi.

    De Sanctis inizia le prime esperienze di insegna-mento nella scuola dello zio. Nel 1839insegna grammatica nella scuola di Puoti e poi in una sala a Vico Bisi. Su raccomandazione di Puoti viene nominato insegnante di italiano nella scuola militare di San Gio-vanni a Carbonara e poi al CollegioMilitare della Nunziatella. Nel 1848 prende parte ai moti insurre-zionali ed entra a far parte della setta della Unità italiana al cui capo c’era Luigi Settembrini. L’anno dopo lascia Napoli e si reca in Calabria dove scrivei suoi primi “Saggi Critici”. Nel 1850 viene arrestato e riportato a Napoli nel carcere a Casteldell’Ovo. Nel carcere studia e impara il tedesco,rifacendosi ad Hegel, abbraccia l’idealismo hegeliano e si allontana da Puoti; infinescrive un carme intitolato La prigione.

    Vita e opereMARIA PIA MACOLINO

    Francesco De Sanctisa duecento anni dalla nascita

    1817 - 2017

    R

  • Dopo tre anni, vienescarcerato e imbarcatoper l’America. A Maltaperò, lascia la nave esi dirige a Torino perinsegnare. Nel 1854-55 collabora con al-cuni periodici torinesi:Il Cimento, Il Piemontee il Diritto.Alcuni anni dopoparte per Zurigo dovepubblica il saggio suSchopenhauer e Leo-pardi, intrattiene dellelezioni su Dante e su

    Petrarca, ma soprat-tutto approfondisce leproprie conoscenzesulla filosofia.Nel 1860 ritorna a Na-poli e un anno dopoviene eletto deputatodel Regno d’Italia e inseguito diventa Mini-stro dell’Istruzione nelgoverno di Cavour.Tre anni dopo sposaMaria Testa-Arena-primo a Portici (NA). Il1865 e l’anno dellasua più intensa attività

    e nel 1869 pubblica ilSaggio critico su Petrarca.Nel 1870 scrive a Na-poli la Storia della Letteratura Italiana,capolavoro in cui de-scrive i motivi storico-civili dai qualinacquero i capolavoriletterari italiani e inol-tre viene proposto aigiovani come libro ditesto.Nel 1875 compie unviaggio elettorale nella

    sua provincia natìa e ilracconto di quel viag-gio viene pubblicatosulla Gazzetta di Torino. Infine, nel 1881,ammalatosi per graviinfermità fisiche, iniziaa dettare le sue memo-rie alla nipote che poisaranno pubblicateotto anni dopo con iltitolo La Giovinezza.

    Francesco De Sanctismuore a Napoli il 29dicembre 1883.

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    eportages RivistaR Anno XIV - N. 23/2017 - Storia della Letteratura

    1837 Francesco De Sanctis è professore alla Nunziatella1848 Segretario Generale della Pubblica Istruzione1856 Docente a Zurigo9 settembre 1860 Governatore di Avellino con poteri illimitati, per nomina di Giuseppe Garibaldi1860 Ministro dell’Istruzione nominato da Garibaldi1861 Eletto deputato nel collegio di Sessa, poi deputato in tutte le legislature ora di San Severo, ora di La-cedonia, e quindi di Trani1861 Segretario della Camera dei Deputati22 marzo 1861 – 3 marzo 1862 Ministro con Cavour e Ricasoli1863-1867 Direttore de Il Giornale d’Italia, prima a Napoli e poi a Firenze1868 Vice presidente della Camera dei Deputati1871 Professore all’Università di Napoli27 maggio 1877 Professore onorario all’Università di Napoli1877 Vice presidente della Camera dei Deputati1878 Presidente della Camera dei Deputati, alla morte di Vittorio Emanuele24 marzo 1878 - 13 luglio 1879 Ministro della Pubblica IstruzioneGennaio 1881 Vice - Presidente della Camera dei Deputati25 novembre 1879 – 1 gennaio 1881 Ministro della Pubblica Istruzione1872 – 1875; 1879 – 1883 Consigliere comunale di Napoli1872 – 1883 Consigliere provinciale di Avellino, rappresentante del mandamento di Morra

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    eportages RivistaRAnno XIII - N. 23/2017 - Storia della Letteratura

    Poco interesse erastato volto aiproblemi ed aimetodi della storia mo-derna della nostra lettera-tura in Italia, prima che DeSanctis avesse occasione diriflettersi. La riflessionesulla storia della lettera-tura italiana è esposta nelsaggio in forma di letteraad Angelo Camillo DeMeis, all’inizio del suocorso zurighese su Dante(1856). Il centro della let-teratura italiana era indivi-duato nella corte diFederico II, all’internodella quale ci fu una cul-tura ed una lingua diversadal dialetto. Altri scritti sucui sono nati dibattiti sonol’opera di Cesare Cantù equella di Luigi Settem-brini, definiti due esempi

    diversamente negatividella storia della lettera-tura italiana. De Sanctisespresse un giudizio nega-tivo, elencandone i suoi an-tiquati presuppostifilosofici. Nel saggio criticosugli scritti di Cantù, DeSanctis afferma che l’im-portante, per Cantù, sonole opinioni, la vita e il ca-rattere dei letterati, mentrenon presta attenzione allaletteratura, che vienemessa in secondo piano.L’essenziale per lui è ilcontenuto, il pensato in sestesso, importante o nonimportante, morale o im-morale, utile o dannoso. Daquesti elementi ricava isuoi giudizi, considerandola parte letteraria comequalcosa di inutile, che puòessere aggiunto o tolto. Il

    De Sanctis riconosce,quindi, che con tali criterisullo studio della lettera-tura italiana, Macchiavelliè rimpicciolito, Ariostonon è abbastanza cono-sciuto, Leopardi vienemesso in secondo pianonella scuola del Monti eAlfieri, Giusti e Berchet ri-mangono incompresi. Unacritica al vecchio giacobinonapoletano era già statamossa dal giovane profes-sore Bonaventura Zum-bini, che rappresentava gliideali positivi delle nuovegenerazioni estranee alledivisioni ideologiche in-terne alla cultura italiana.

    Le idee non sono più unqualcosa da mettere indubbio, ma una religionesuperiore rispetto all’altra.Un pensiero così è arte, è

    immaginazione, ma nonarte.

    Il Settembrini è una fi-gura importante. La suaconcezione filosofica è lu-cida e lineare, ha gusto perla finezza e delicatezza,tanto da rivelare un’animaeducata da buoni studi.

    Nell’esame dei giudizidel Cantù sull’Ariosto e delSettembrini su Boccaccio,il De Sanctis dimostravacome il limite moralisticoimpediva ad entrambi difondare un giudizio critico.Ciò era considerato un di-fetto della scienza mo-derna ed un rifiutodell’autonomia dell’arte.L’arte è la sola critica ra-zionale, la sola che si possachiamare scienza. Lascienza è nata il giorno incui il contenuto è stato non

    La Storia della Letteratura ItalianaA cura delle studentesse della classe 4 CLiceo Scienze Umane di Guardia Sanframondi

    GIUSY DI LONARDO – CARMELA PALMIERI – CHIARA PALMIERI – MARIA PIAMACOLINO – PASQUALINA PENGUE – MARIASSUNTA PIGNA

    Manoscritti desanctisiani in mostra alla Biblioteca “Capone” di Avellino

  • messo da parte. La scienzanasce il giorno in cui ilcontenuto vive e si muovenel cervello dell’artista ediventa forma. Il contenutoè attivo, proprio perché hala sua poesia, il suo bellonaturale, come la natura hail suo bello reale. Il conte-nuto non è indifferente,non è trascurato. Il DeSanctis esprimeva non soloil nesso dialettico, ma lanecessità di esaminare inconcreto le singole forme«immortali» delleopere poetiche.Una storia dellaletteratura pre-suppone una filo-sofia dell’arte, unastoria esatta dellavita nazionale;una storia dellalingua e dellaforma; una storiadella critica.Manca ancorauna storia nazio-nale e, pertanto,una letteraturanazionale. Eccoperché De Santisesprime insoddi-sfazione per lesintesi oratorie diGioberti e Maz-zini.

    De Sanctis sichiede cosa, in unPaese scientifica-mente arretrato,può essere unastoria della lette-ratura. Si ponevaquesta domandanell’accingersi ascrivere la suaopera. Nono-stante la sua for-mazione fosselimitata da quanto

    già prodotto, egli sepperinnovare la letteratura. Ilsuo limite, tuttavia, fuquello di soffermarsitroppo su autori minoridella storia letteraria.

    La Storia della Lettera-tura Italiana, scritta a Na-poli nel 1870-1871, hainizio con i Siciliani. Nelloscrivere l’opera, De Sanctisha problemi nell’essere alpasso con i tempi, perchédeve adeguarsi al latino deidotti e al volgare nei suoi

    vari dialetti.Nell’ultima pagina della

    Storia, egli afferma che laletteratura non può na-scere se non si esplora ciòche si muove nella realtàdella vita nazionale, espri-mendo un contenuto cheriesca a parlare all’interopopolo italiano. Al terminedi quest’indagine si trova ilpunto di vista di De San-ctis e la sua concezione fi-losofica.

    Se si congiungono gli

    inizi della Storia desancti-siana alla conclusione, èchiaro che i problemi dellaletteratura e della vita na-zionale sono per lui insepa-rabili dalla nostraletteratura e cultura.

    Dopo aver definito lacultura siciliana e i limitidella letteratura, l’Univer-sità di Bologna e la vita diFirenze sono conosciutecome i nuovi centri di cul-tura. Ovviamente, nel qua-dro della letteratura del

    Duecento de-scritta da DeSanctis, mancanomolti autori, maè ricordata lagrandezza di Ja-copone da Todi edi Guido Caval-canti.

    Per il De San-ctis, è ancora dif-fuso il giudizioche credere chela vita sia la cosapiù importante èpeccato; che lavirtù contemplail mondo ultra-terreno e nonquello terreno;che la vita non èla realtà, ma solola sua apparenzae la sua ombra;che la vera realtànon è quello cheè, ma quello chedeve essere. Per-ciò è o la scienzao la verità, comeconcetto e conte-nuto è il mondou l t r a t e r r e n o ,l'Inferno, il Pur-gatorio e il Para-diso, il mondoconforme alla ve-

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    eportages RivistaRAnno XIV - N. 23/2017 - Storia della Letteratura

    rità e alla giustizia. Cosìmondo terreno e ultrater-reno si incontrano, cielo eterra si mescolano, fruttodi questa comprensioneDante, spettatore, attore egiudice. La vita guardatadall'altro mondo acquistanuove attitudini, sensa-zioni, impressioni. L'altromondo guardato dallaterra diventa le sue pas-sioni e i suoi interessi. Il ri-sultato è una concezioneoriginalissima, una naturanuova e un uomo nuovo.Sono due mondi onnipre-senti, in un continuo con-tatto reciproco. La lorounità non è in un protago-nista, o in un’azione, né inun fine astratto ed estraneoalla materia, ma è la mate-ria stessa, unità interiore eimpersonale, i cui momentisi susseguono nello spiritodel poeta, non come aggre-gati divisibili, ma come so-stanza unica e indivisibile,proprio come è la vita.Questa unità è presentenella natura dei due mondiche, anche se sono mate-rialmente distinti, hannoun’unica coscienza. Cielo eterra sono collegati, l’unonon può esistere senza l’al-tro. Si sviluppa quindi undualismo, anzi un antago-nismo: l’altro mondo rendeil mondo terreno eterno,ma ne scopre il vano e ilnulla.

    In questa unità penetrala più grande varietà e l’ar-tista riesce finalmente atrovare l’ispirazione. Ilpoeta è libero di esprimersinelle sue opere, di abban-donarsi alle sue opinioni ealle sue ire.

    Quindi, che poesia è mai

    questa? Ha conte-nuti epici ma non èepica, contiene ele-menti lirici e dram-matici, ma non èlirica né drammatica.È un’opera monu-mentale e primitiva,dove si intreccianovarie forme poetiche.

    Se i due mondisono un’unica cosa,non si possono indi-care come separati enon si può affermareche l’uno sia epico el’altro drammatico.

    Dante è il geniopoetico che tramitecose astratte riesce arappresentare ilmondo medievale. EDe Sanctis è il primocritico a compren-dere come un’operapossa ancora soprav-vivere dopo cosìtanti mutamenti cul-turali. La modernitàdi Dante è nell’unitàin cui ha espresso ilcontenuto reale. DeSanctis afferma cheDante è modernoperché non concen-tra il messaggiodell’opera nel conte-nuto, ma nella poesiastessa. Tuttavia, nonDante, ma Petrarca,uomo di passaggiotra Medioevo ed etàModerna, sarà ilmaestro delle nuovegenerazioni.

    Analizzando il “Deca-meron” di Boccaccio, DeSanctis afferma che i mo-tivi comici del poeta na-scessero dalla ragione piùche dal mondo morale.

    De Sanctis accoglieva le

    linee essenziali della sto-riografia e della pubblici-stica risorgimentale edemocratica. Nella lungacrisi della borghesia“grassa”, nel passaggio daiComuni alle Signorie ed aiprincipati, il De Sanctis

    ravvisava le basi politico-culturali di una letteraturache esaltava il puro senti-mento dell’arte, che aspi-rava ad una formaaristocratica la quale pla-cava ogni sua esigenza.

    Per questo, il capitolo

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    eportages RivistaR Anno XIV - N. 23/2017 - Storia della Letteratura

    dedicato al Quattrocento èispirato a strofe che ingem-mano frammenti di unpoema incompiuto e sim-bolo di ciò che si riesce arealizzare.

    In Machiavelli e Ariostoegli vedeva i due grandidel movimento letterario.La sintesi di Ariosto è con-cepita «naturalmente» conuna funzione più sentita epensata che fa dell’autore edella sua creazione un solo

    mondo armonico, perfetta-mente compenetrato inogni sua parte. Mentre inMachiavelli ha un valorerivoluzionario, perchéspezza l’involucro della«forma convenzionale boc-caccevole», e crea unaprosa tutta cose e intel-letto, in una struttura so-lida sotto apparentesprezzatura.

    La conoscenza è il pen-siero del secolo: la società

    che guarda in sé e si inter-roga. La negazione piùchiara del Medioevo e l’in-sieme delle affermazioninuove dei tempi è il mate-rialismo come dottrina. InItalia esso è contro il misti-cismo e l’esagerato spiri-tualismo religioso. Mac’era un lato in comune:considerare l’uomo e la na-tura in se stessi, allonta-nando il soprannaturale edil sovraumano.

    La macchina della Storiaè detta provvidenza. È pre-sente nel mondo boccacce-sco, ma è chiamata caso ofortuna. Il miracolo vienechiamato “intrigo” o “acci-dente” straordinario. Lepassioni, le idee e i carat-teri non regalano il mondosopraffatto dal fato e dallafortuna. Il Machiavelli vacontro la fortuna e la prov-videnza e cerca nell’uomole forze e le leggi che lo

    conducono. Il mondo èquello che facciamo noi.Questo concetto deve tra-sformare l’arte. I rapportifra l’arte, la scienza e lavita sono fondamentalinella Storia di De Sanctis.E, fin dal saggio sulloSchiller, egli aveva affer-mato che il pensiero, la pa-rola e l’azione sono quasiuna triade dell’anima, treforme della sua unità.Quando questa unità è in-

    franta abbiamo la deca-denza. Quando questaunità si ricostituisce ab-biamo il risorgimento. Inogni catastrofe c’è una sod-disfazione. Dopo le cala-mità vengono tempi dipace e di riposo, grazieanche ai popoli stanchi ditumulti e di lotte.

    In Italia niente parvemutato nelle classi colte,poiché niente era mutatonella loro vita. L’Italia

    ispanico-papale avevaanche un aspetto più de-cente. A forza di gridareche il male era nella licenzadei costumi, il Concilio diTrento si diede a curare ilmale, riformando i costumie la disciplina.

    Al cinismo succedettel’ipocrisia, il vizio si na-scose e lo scandalo si tolse.Al centro del crollo dei va-lori, De Sanctis colloca lapersonalità del Tasso,

    espressione della crisi cul-turale e sociale italiana. DeSanctis scopre il significatodell’idillio arcadico che de-finisce «naturalismo con li-cenza dei superiori», dalTasso al Marini. Inoltreegli coglie un processo didissoluzione del formali-smo. L’età della Controri-forma e della decadenzapolitica non è altro che ladecadenza della lettera-tura.

    Biblioteca provinciale S. e G. Capone di Avellino - Mostra su Francesco De Sanctis, 2017

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    eportages RivistaRAnno XIV - N. 23/2017 - Storia della Letteratura R

    L’ attività politica di Francesco De Sanctis

    “Saremo contenti quando in Italia l’ultimo degli Italiani saprà leggere e scrivere”

    "Chiameremo noi forse uomini liberi quei contadini ignoranti delle province napoletane, trattati a reazione, adopere crudeli di altri tempi, la cui anima non appartiene a loro? No, non sono uomini liberi costoro, la cui

    anima appartiene al confessore, al notaio, all'uomo di legge, al proprietario, a tutti quelli che hanno interessedi volerli, d'impadronirsene. Provvedere all'istruzione popolare sarà la mia prima cura"

    Da un discorso alla Camera di Francesco De Sanctis, 13 aprile 1861

    Il 18 novembre1848 Francesco De Sanctis, per la sua partecipazione ai moti rivoluzionari del maggio 1848 aNapoli, fu licenziato da professore del Real Collegio Militare per ordine del re Ferdinando II. Il ministro nella lettera non usò la parola licenziamento ma "ritiro", né spiegò ufficialmente

    i motivi della decisione.Gli fu accordata anche una liquidazione di dodici ducati al mese.

    De Sanctis aveva 31 anni ed era nel pieno della sua forza fisica e intellettuale eppure veniva collocato a riposo:"si ordina ch'ella passi al riposo".

    Didascalia del manoscritto sul licenziamento

    Francesco DeSanctis si col-loca tra i prota-gonisti della culturademocratica europea.Sono passati duecentoanni dalla sua nascita,eppure il suo insegna-mento è più che maiattuale. La sua lezioneafferma che la cultura èlibertà e che la scuolaè “presentimento dellasocietà”. In una lettera

    del 25 giugno 1869 aCarlo Lozzi scrisse: «Lamia vita ha due pagine,una letteraria, l’altrapolitica, e non penso alacerare nessuna delledue: sono due doveriche continuerò sino al-l’ultimo». Egli man-tenne sempre fede aqueste parole. La poli-tica fu il terreno fertilesu cui si modellò la suaesistenza fin da bam-

    bino: apparteneva, in-fatti, a una famiglia dipiccoli proprietari ter-rieri che partecipò aimoti del 1820, dimo-strando la consapevo-lezza civile acquisitadurante il periodo na-poleonico. La Rivolu-zione, il carcere el’esilio furono espe-rienze decisive che glidiedero quell’improntadi “uomo del '48”,

    come amava definirsi.De Sanctis fu tra i

    sottoscrittori del Partitod’Azione e, al mo-mento della spedizionedei Mille, sarebbe par-tito volontario con Ga-ribaldi se AngeloCamillo De Meis, suocaro amico, non loavesse dissuaso conmolta fatica. Nel 1860si stabilì a Napoli doveebbe un ruolo molto

    BENEDETTA CIABURRI

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    eportages RivistaR Anno XIV - N. 23/2017 - Storia della Letteratura

    importante nel pro-cesso di unificazionenazionale. Il 17 marzo1861 fu la data chesegnò l’inizio dell’ItaliaUnita per la quale ave-vano combattuto perdecenni patrioti cheavevano incarnato i va-lori del Risorgimento.Anche all’interno delnuovo Stato De Sanctisebbe un ruolo da pro-tagonista. Egli divennegovernatore della pro-vincia di Avellino, im-pegnandosi nella lottacontro il brigantaggio.La sua collaborazionecon Cavour, però, nonsi fermò qui: il grandestatista Sabaudo lovolle nel primo go-verno del Regno d’Ita-lia come ministro dellaPubblica Istruzione peril suo indiscusso presti-gio e per le sue ideeavanzate. Nel discorsopronunciato alla Ca-mera nel 1861, DeSanctis non si smentì,inserendo anche nelcampo della politicascolastica i principi de-mocratici in cui avevasempre creduto. Il suoobiettivo era: “Assicu-rare a tutte le forze del

    Paese che domandanodi sorgere, piena, com-piuta libertà di svi-luppo”.

    Egli sosteneva forte-mente la diffusione del-l’istruzione tra i cetipopolari, che conside-rava non liberi finché«la loro anima appar-tiene al confessore, alnotaio, all’uomo dilegge, al proprietario, atutti quelli che hannol’interesse di volgerli,di impadronirsene».

    Nei primi anni delloStato Unitario la vita inParlamento assorbìtutto il suo tempo tantoche i vecchi amici, gliscolari e i liberali di de-stra affermavano che ilsuo grande ingegno erarovinato dalla politica.Ma De Sanctis ora in-tenzionato a collabo-rare attivamente perdare al nostro Paeseuna seria direzionelaica e liberale.

    I primi passi dellavita unitaria furonolenti e faticosi: manca-vano ancora Venezia eRoma e l’immaturamorte di Cavour nonfaceva dormire sonnitranquilli al noto critico

    lettera-rio. Perq u e s t omot ivoe g l ip o r t òavanti in

    maniera de-cisa il suo im-pegno politicoe come mini-stro dell’Istru-zione si battéaffinché attra-verso l’appli-cazione dellalegge Casati(varata nelRegno di Sar-degna nel1859 e poiestesa, solol’unificazionea tutta l’Italia)l’istruzione elementaresi diffondesse in tutto ilterritorio nazionale.

    La sua attività di mi-nistro continuò anchecon i governi Ricasolinel 1861 e fino al 1862Cairoli nel 1878 e nel1881.

    De Sanctis sostennela creazione di scuoleprofessionali e popolarie l’introduzione dinuove discipline tra lequali l’educazione fi-sica. Egli compreseanche grazie alla suaesperienza di educa-tore, il ruolo fonda-mentale svolto dagliinsegnanti nella forma-zione delle nuove ge-nerazioni. Perciò istituìun riconoscimento pro-fessionale ed econo-mico per garantire ilrispetto della dignità diun lavoro svolto a be-neficio della colletti-

    vità. In questa riformarientrò la creazione delMonte pensioni per in-segnanti delle elemen-tari nel 1878.

    De Sanctis vollescommettere sullenuove generazioniconvinto che l’istru-zione fosse «Fonte pri-maria per latrasformazione dellasocietà italiana e lasconfitta delle sue ata-viche mollezze».

    Egli pose le basi perla costruzione dei pariopportunità e di unasocietà veramente in-clusiva a partire dallascuola. Si tratta di va-lori che, come ha affer-mato recentemente laministra della PubblicaIstruzione Valeria Fe-deli, sono il fonda-mento della nostralegge più importante:la Costituzione.