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Fisica-biomeccanica- idrodinamica-tecnica della canoa Prof. Marco Guazzini

Fisica-biomeccanica-idrodinamica- tecnica della canoa Prof. Marco Guazzini

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Fisica-biomeccanica-idrodinamica-tecnica della canoa

Prof. Marco Guazzini

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Principi fondamentali di Fisica• La fisica descrive in modo quantitativo, con un linguaggio matematico, i fenomeni

naturali, tramite le grandezze fisiche, misurabili con gli strumenti.• Necessita del metodo sperimentale che consiste in un’analisi critica dei fenomeni,

formulando delle ipotesi, e verificandole o fino alla conferma o alla modifica delle ipotesi stesse, con un metodo induttivo, che arriva alla formazione di principi fondamentali o teorie o deduttivo, in cui invece si parte da principi o teorie e si ipotizza dei fenomeni.

• Le grandezze fisiche fondamentali sono 7: lunghezza, unità di misura metro (m); massa, kilogrammo (kg); tempo, secondo (s); temperatura, kelvin, (K); intensità corrente, ampere (A); intensità luminosa, candela (cd); quantità di sostanza, mole (mol).

• Grandezze derivate sono 23. A noi interessano le seguenti: superficie, metro quadrato (m2); volume, metro cubo (m3); velocità, metro al secondo (m/s); accelerazione, metro al secondo quadrato (m/s2); frequenza, hertz (Hz); forza, newton (N); lavoro o energia, joule (J); potenza, watt (W); pressione, pascal (Pa); densità, kilogrammi al metro cubo (kg/m3).

• Le grandezze fisiche si dividono in: scalari (espresse da un n.); vettoriali (espresse da un vettore, che ha punto di applicazione, intensità cioè un numero, direzione, verso).

• Per scrivere numeri grandi e piccoli (Sistema di misurazione internazionale) si utilizzano le potenze di 10. Esempio: 1000=103 cioè 10x10x10; 0,001=10-3

• La branca della fisica che interessa a noi è la meccanica, che studia i fenomeni del movimento. Si divide a sua volta in: cinematica (“come si muovono gli oggetti”); statica (“l’equilibrio degli oggetti”); dinamica (“le cause del movimento”).

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Velocità, accelerazione, frequenzaVelocità

• Grandezza vettoriale derivata, che esprime la rapidità del moto di un oggetto.

• E’ il rapporto tra lo spazio percorso ed il tempo impiegato a percorrerlo.

• v = spazio(S)/tempo(t), da cui S=vt o t=S/v. L’unità di misura è (1) m/s.

• Normalmente la v si esprime in km/h. Per passare ai m/s, basta considerare che in 1 ora ci sono 3600 s (60m*60s). Quindi: 1 km/h=(/3,6) 0,278 m/s. Oppure 1 m/s=(*3,6) 3,6 km/h.

Accelerazione

• Grandezza vettoriale derivata, che esprime il rapporto tra una variazione di velocità e il tempo in cui avviene questa variazione.

• E’ data dalla velocità che in ogni secondo, provoca la variazione di 1 m/s. Quindi metro al secondo per secondo (m/s2). a = Δv/Δt

Frequenza

• Grandezza scalare derivata. E’ riferita ad un periodo di tempo T (1s), ed è il numero di giri che un punto compie nell’unità di tempo (Hz). Frequenza e periodo sono inversamente proporzionali, quindi f=1/s, o T=1/f. Riportando f a un periodo di1m. Es.: se f(1s) =2(120/min), T=1/2 s, cioè 0,5s; se f(1s) =1(60/min), T=1/1 s, cioè 1s.

• Nella canoa, per calcolare la f, se abbiamo n. di colpi e s: n.colpi/s prova*60.

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I Principi della dinamica• 1° principio della dinamica (di inerzia): ogni oggetto continua a

muoversi di moto rettilineo uniforme se non subisce delle forze che gli fanno variare la velocità. L’inerzia è appunto la tendenza a continuare a muoversi a velocità costante. La massa misura l’inerzia di un oggetto (tanto è più grande, tanto più l’oggetto oppone resistenza a essere accelerato).

• 2° principio della dinamica (legge fondamentale): in ogni istante l’accelerazione di un oggetto è proporzionale alla forza che gli viene applicata. Grandezza vettoriale derivata. Forza è qualsiasi causa in grado di far iniziare o modificare il movimento di un’oggetto. Forza e accelerazione hanno la stessa direzione e stesso verso. Si esprime con la formula F = m a. (da cui m=F/a, e a=F/m). La massa si misura in kg-massa (kg), la forza in newton (N), cioè la forza che applicata su una massa di 1 kg(massa), gli imprime un’accelerazione di 1 m/s2. Massa rimane sempre la stessa mentre il peso è legato all’accelerazione di gravità(g)=9,8 m/s2. Quindi 1 kg massa=9,8 N, cioè 1 kg-peso.

• 3° principio della dinamica (azione-reazione): quando un oggetto esercita una forza su un’altro oggetto, riceve a sua volta una forza della stessa intensità (=), ma di verso opposto (contraria).

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Concetto di Forza1. In fisiologia: capacità che ha il muscolo di esprimere

tensioni;2. In cinesiologia e biomeccanica: capacità del muscolo di

opporsi a resistenze esterne;3. In fisica (meccanica-cinematica): è la grandezza vettoriale

che in un moto generico, conoscendo la massa alla quale è applicata, definisce lo spostamento (F= m a) (Prodotto vettoriale di uno scalare per un vettore).

4. Nel corpo umano i movimenti sono tutti angolari, la forza muscolare corrisponde al momento meccanico (f x b), la sua unità di misura è quindi il Nm.

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Lavoro e PotenzaLavoro

• grandezza scalare derivante dall’intensità di una forza x lo spostamento compiuto (L=Fs). Si esprime in joule (J) o Nm, cioè lavoro compiuto da una forza di 1 N per lo spostamento di un metro.

• In fisiologia: legato ad un costo energetico (si può compiere un lavoro senza spostamento).

Potenza• lavoro compiuto da una forza, diviso il tempo impiegato.

P=L/t. Si esprime in watt (W) o J/s• In fisiologia, rappresenta la tensione muscolare espressa

nell’unità di tempo.

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Pressione, Densità, P. di ArchimedePressione

• Grandezza scalare derivata, definita come il rapporto tra l’intensità della forza che preme perpendicolarmente alla superficie e l’area di questa superficie. Si esprime con la formula: p=F/S. L’unità di misura è il pascal (Pa), cioè la pressione che esercita una forza di 1 N perpendicolarmente alla superficie di 1 metro quadrato (Pa=N/m2)

Densità

• Grandezza scalare derivata , indica il rapporto tra la massa di un corpo (solido, liquido o gassoso) e il volume che occupa (d=m/V, in Kg/m3)

Principio di Archimede

• Un corpo immerso in un liquido, riceve una spinta (forza) verso l’alto uguale al peso (o volume) del liquido spostato.

• La condizione di galleggiamento è che la densità del corpo sia minore di quella del liquido.

• Nel caso delle imbarcazioni, pur avendo una densità maggiore dell’acqua, sono cave all’interno, quindi hanno molto volume e spostano molta acqua

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Gli aspetti più dibattutiL’esperienza pratica sul campo ci indica che sull’argomento

“tecnica” esistono spesso alcune divergenze di opinione. Gli argomenti più dibattuti sono:

• Lunghezza della propulsione (grado di estensione del braccio all’attacco; punto di estrazione)

• Dinamica della spinta di gambe (grado di uniformità e sincronia con la passata in acqua)

• Azione/traiettoria del braccio alto (verticalità, incrocio, linearità della pagaiata)

• Qualità della torsione (grado di sincronia con trazione e spinta)

• Dinamica del colpo in termini di continuità della propulsione (colpo staccato, colpo rotondo)

A volte alcuni divergenze sono generate da una non approfondita conoscenza delle leggi fisiche che spiegano l’argomento.

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L’efficacia propulsivaEfficacia: capacità di produrre l’effetto o i risultati voluti; funzionalità

in rapporto alla convenienza.• Non esiste un modello universale di tecnica ma tante

individualizzazioni legate a fattori strutturali, funzionali, mentali e livelli diversi di istruzione tecnica

• Alcuni parametri di efficacia (economicità) ricorrono con frequenza in atleti di altissimo livello. Questi parametri, in linea con principi fisici fondamentali, riducono al minimo le resistenze idrodinamiche aumentando l’efficacia propulsiva

L’efficacia propulsiva è ottenibile dall’atleta:• rendendo il movimento stabile nella sua forma (struttura o immagine

esterna), ma flessibile nei particolari (contenuti legati all’immagine interna cinestesica del movimento)

• agendo su tre fattori: fisiologico, ottimizzando la coordinazione intra e intermuscolare (quantità di lavoro, formazione di automatismi con risparmio di energia); biochimico, ottimizzando e rendendo più specifiche le reazioni chimiche; biomeccanico, ottimizzando la tecnica.

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Misurazione dell’efficacia della propulsione • La misurazione dell’efficacia propulsiva ha subito una graduale evoluzione,

grazie soprattutto all’utilizzo di metodi e strumenti sempre più precisi

• Negli anni ’70-‘80, le poche ricerche pubblicate a livello internazionale, venivano effettuate valutando parametri relativi ai singoli colpi, come frequenza, lunghezza totale del colpo, lunghezza del braccio di leva di trazione, tempo di durata della fase in acqua, forza applicata in Kg o N (spinta e trazione), potenza compiuta in Kgm/s (documenti sovietici 1977-1980, in: Beaudou e coll., 1987).

• Molto importante, a livello teorico, è stata negli anni ’80, la scuola “americana” (Plagenhoef, 1979; Mann&Kearney, 1980; Logan&Holt, 1985), che si è orientata prevalentemente sull’analisi della pagaia considerata come una leva e sulle sue applicazioni pratiche.

• A partire dalla fine degli anni ’80, l’efficacia della pagaiata è stata valutata anche, mettendo in relazione la forza applicata con il lavoro svolto in kgm o la potenza in kgm/s (Boiko, 1987) o con la velocità (accelerazione) della canoa (Beaudou e coll. 1987), avvicinandosi quindi al concetto di rendimento (lavoro prodotto dalla canoa/energia spesa dal canoista)

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Documento sovietico 1977 (da Beaudou e coll., 1987)

1977 Modello pagaia/L(cm

)

Lunghezza colpo

(cm)

L.braccio leva

trazione (cm)

“Reazione” (Kg)

Forza spinta (Kg)

Forza trazione

(Kg)

K1U Liminat/220 123,8 50,8 15,5 10,8 26,3

K1U Liminat/223,5

128,3 49,7 11 10,1 21,1

K1U Liminat/225,5

130 50 16,1 10 26,1

K1D Liminat/210,7

121,8 45,4 10 5,9 15,9

K1D Struer/214 112,4 53,7 13,5 12,4 25,9

K1D Liminat/216 117,1 54,2 13,3 12,9 24,7

C1 168,5 143,7 56 16,6 10,3 26,9

C1 171 144 66,2 21 17,8 38,8

C1 182,5 158,3 68,5 20,6 15,7 36,3

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Documento sovietico 1980 (da Beaudou e coll.1987)

CategoriaTempo Freq/min Forza

max (Kg)Forza media

(Kg)Durata fase acqua (ms)

Lunghezza colpo (cm)

Pot. (Kgm/s)

K2 500 U 1’41”6 133 15,6 11,1 324 136,5 33,5

K2 500 U 1’40”6 120 19,8 14,3 351 151,5 43,4

K2 1000 U 3’37” 100 18,5 13,1 417 169 37

K4 1000 U 3’17”5 116 17,1 12,6 349 153,7 37,6

K2 500 D 1’56”4 116 13,3 10,2 367 134,5 26,6

C2 500 1’49”5 58 24,7 13,8 612 280 36,1

C2 1000 4’01” 47 24,7 16 674 279,5 35,3

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Documento francese 1987-Rapporto forza colpo/velocità canoa

(da: Beaudou e coll., 1987)

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Documento francese 1987-Rapporto forza applicata/velocità canoa

(da: Beaudou e coll., 1987)

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L’orientamento metodologico in Italia-1• Colli-Faccini-Perri-Corvò (1988), collaborarono alla nascita di un concetto

definibile come “avanzamento per colpo”, analizzando il parametro “metri per pagaiata”, in uno studio sulla valutazione funzionale del canoista.

• Colli-Faccini-Schermi-Introini-Dal Monte (1990), in uno studio sulla valutazione funzionale del canoista, proposero la determinazione della capacità di lavoro massimo per pagaiata “Joule/colpo”, elaborando un concetto proposto da Boiko (1987) in uno studio sulla forza applicata nel kayak e canadese.

• Mori (in: Guazzini, 1990), espose i principi fondamentali della dinamica che stanno alla base del sistema canoa-pagaia-canoista, affermando che per incrementare la velocità è necessario un rapporto ottimale fra vari fattori quali frequenza di pagaiata, lunghezza del colpo efficace, forza applicata, tipo di scafo, forma della pagaia.

• Perri-Toth-Merli-Filippa-Cardente (1992), analizzando le gare dell’Olimpiadi di Barcellona ’92, mostrarono che i migliori piazzamenti presentavano un rapporto ottimale fra frequenza di pagaiata e avanzamento per colpo in metri.

• Colli-Introini-Schermi (1993), misero a punto uno strumento “l’ergokayak”, da applicare alla pagaia, per rilevare i vari parametri del colpo (forza applicata, tempo di durata delle fasi aerea e in acqua, frequenza di pagaiata, tipologie di pagaiata, rendimento).

• Perri-Beltrami-Di Giuseppe-Sacchi (1996), analizzarono statisticamente le gare di velocità delle Olimpiadi di Atlanta, con parametri di gara e del colpo come intertempo, potenza, frequenza di pagaiata, metri/colpo, Kgm/colpo, concludendo che la tendenza era quella di migliorare l’efficacia di ogni singolo colpo, mantenendo stabile la frequenza di pagaiata.

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L’orientamento metodologico in Italia-2• Mori (in: Guazzini, 2000), confermando i principi di dinamica e

biomeccanica esposti nel 1990, ampliò le conoscenze con alcuni principi fondamentali di idrodinamica, illustrando inoltre, la meccanica delle pagaie tradizionali e di quelle elicoidali.

• Colli-Introini (2006) riprendendo i concetti del modello di prestazione esposto nel 1990, indicano che a livello tecnico-metabolico, è fondamentale migliorare il costo energetico a ritmo gara (tecnica a frequenza gara) misurabile con il J/colpo/kg.

• Guazzini-Mori (2008) facendo il punto sulle conoscenze attuali, analizzano le forze in gioco nel kayak e canadese, gli aspetti idrodinamici e di dinamica più importanti, l’andamento della decelerazione della canoa, le meccanica delle pagaie tradizionali e elicoidali, i fattori del rapporto frequenza-forza applicata-lunghezza del colpo, e affermano che per l’efficacia del colpo, è primario il sincronismo fra tempo di permanenza della pala in acqua e velocità della canoa.

• Ghelardini-Guazzini (2010) analizzano il gesto tecnico totale sincronizzato con le accelerazioni prodotte e la forza applicata sul puntapiedi, ricavando molte relazioni positive o negative fra le componenti della pagaiata, rispetto al moto della canoa e evidenziando la grande importanza di una corretta estrazione.

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Il bilancio delle forze nel kayak

• Sulla canoa: R - Forza di resistenza idrodinamica. Vr (V/√L) della canoa, intorno a 2, da cui res. d’onda 75%, res. attrito 15%, res. appendice e altre 10%; T – Forza propulsiva (T1sedile+ T2puntapiedi); P – Peso del canoista(P1sedere-P2talloni); PA-p.archimede.

• Sul canoista: Tutte le azioni che danno origine a T applicata al baricentro G; R1 – resistenza dell’aria

• Sulla pagaia: A - Forza appoggio pala sull’acqua e –A (p.azione-reazione); TO-Forza trazione orizzontale; TV-Forza trazione verticale; SO-Forza di spinta orizzontale; SV-Forza di spinta verticale.

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La pagaia: leva di 3° genere particolare

La pagaia può essere considerata una leva di 3° genere un po’ particolare, perché il fulcro (a nostro avviso: la pala in acqua), non è fisso ma cedevole. Se il braccio di leva di Fs (H) è il doppio del braccio di leva di Ft (h), abbiamo: Ft=2Fs

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Il concetto di “fulcro aereo”

Fulcro basso-Spinta dominante Fulcro alto-Trazione dominante

attaccoestrazione

spinta

trazione

attacco estrazione

Plagenhoef(1979), Mann-Kearney(1980), introdussero il concetto di fulcro aereo, punto del tutto virtuale (ben visibile con immagini accelerate sul piano sagittale) attorno al quale ruota la pagaia in aria. Da questo concetto deriva che un fulcro alto è associato a una trazione dominante (più lunga), mentre un fulcro basso è associato a una spinta dominante.

Fulcro alto

Fulcro basso

propulsione

propulsionetrazione

spinta

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Logan, Holt (1985)

In modo meno convincente, Logan-Holt (1985) hanno ipotizzato che il fulcro della leva di 3° genere, fosse rappresentato dalla mano del braccio alto, che per essere tale dovrebbe rimanere il più possibile stabile, con minimo avanzamento orizzontale.

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Il bilancio delle forze nella canadese

Sulla canoa: R-Forza di resistenza idrodinamica; T-Forza propulsiva (T1ginocchio, T2piede anteriore); P-Peso del canoista+canoa+pagaia (P1ginocchio-P2piede anteriore-P3piede posteriore); PA (p.archimede).Sul canoista: Tutte le azioni che danno origine a T applicate al baricentro G. R1resistenza ariaSulla pagaia: A-Forza appoggio pala sull’acqua e –A (p.azione-reazione); To-Forza di trazione orizzontale; Tv-Forza di trazione verticale; So-Forza di spinta orizzontale; Sv-Forza di spinta verticale (stabilizzazione della pagaia).

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Concetti di idrodinamica degli scafi• La progettazione di uno scafo, dal punto di vista idrodinamico parte dal

parametro velocità relativa (Vr o quoziente di Taylor) che confronta gli scafi in base al numero di onde emesse. (Vr=V, in nodi/√ L, in piedi)

• In base al Vr, gli scafi vengono divisi in: dislocanti(fino a 1,34. Navi, petroliere); semidislocanti(da 1,34 a 2. Canoe, C1 fondo Vr 1,60. K1 200 Vr 2,60); plananti (oltre 2. scafi off-shore, gommone).

• La % delle varie resistenze cambia con l’aumentare del Vr: fino a 0,7/0,8(dislocanti), la res.attrito prevale sulla res.onda. Oltre quel valore, la res.onda cresce progressivamente superando di gran lunga la res.attrito.

• Ai Vr della canoa (intorno a 2) la resistenza idrodinamica è formata da: res.d’onda 75%; res. attrito 15%; res. appendice, scia, vortice e altre 10%;

• Resistenza d’onda, moto ondoso longitudinale prodotto dalla pressione dello scafo che avanza contro l’acqua (Formula di Taylor: 0,527 Cf P V4/L2 ; Cf-coeff.finezza scafo, P-dislocamento in ton., V-velocità in nodi, L-lunghezza galleg. in m). Onde divergenti e trasversali, di prua e di poppa

• Resistenza d’attrito, attrito dell’acqua sulla superficie dello scafo. (Formula di Froude: 0,297 f d S V1,825 in kg; f-coeff.lunghezza, d-densità fluido, S-superficie bagnata mq, V-velocità in nodi)

• Resistenza d’appendice (timone, derive), di scia (turbolenze dietro lo scafo), di vortice (caduta di pressione sullo scafo dopo la sezione maestra), dell’aria (variabile a seconda dell’intensità del vento)

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Tendenze attuali di scelta degli scafi

• Le canoe attuali hanno scafi a struttura semidislocante (carena tonda), progettazione relativamente semplice, sottili, stretti con discreto pescaggio, instabili, con grande capacità di accelerazione (ottima partenza), ma anche evidente decelerazione in fase aerea.

• Da tempo esistono studi su scafi semiplananti (carena piatta o a “v”), che necessitano di progetti più complessi, più larghi, soprattutto nella poppa, con ridotti pescaggi, più stabili, con minore resistenza d’onda, scarsa accelerazione (partenza lenta), ma una volta raggiunta la velocità di planata, ottimo mantenimento della scivolata (minore decelerazione).

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Boiko (1987); Colli e coll.(1990)(2007)

• Boiko nel 1987 pubblicò (in russo, tradotto in tedesco nel 1988 da P.Tschiene) uno studio sulla forza applicata nel kayak e canadese, partendo da una formula derivante da studi di idrodinamica effettuati dall’autore nel 1972 (prove di trascinamento o elaborazione teorica??). F=S V2 C, dove F(resistenza frontale della canoa in kg), S(sezione trasversale dello scafo), V2(quadrato della velocità), C(coefficiente penetrazione della canoa). Essendo C costante per molte canoe e S legato al peso del sistema (canoa-canoista-pagaia), l’autore semplificò dicendo che R(F) è legato ai due parametri: peso (kg) e V2. Quindi per ogni Kg di peso, abbiamo: F=k (coeff.attrito)*V2, (da cui k=F/V2 o V2=F/k).

• I principi di Boiko furono utilizzati da Colli e coll.(1990), in uno studio sulla valutazione funzionale del canoista, individuando il parametro J/colpo/kg, (K*V2/n.colpi/Kg)

• I valori di R sono stati riverificati con le imbarcazioni attuali, in un lavoro svolto presso la vasca navale INSEAN di Roma (La Gala-Colli-Introini, 2007, dati personali non pubblicati), P(W) = k *V^x, ove k ed x sono le variabili in funzione del peso del canoista e v la velocità della canoa in m/s (esempio: soggetti di 70 kg, k = 4,3613 ed x = 2,7143)

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Grafici di Boiko (1987)Boiko(1987)- Resistenze idrodinamiche nel kayak

00,5

11,5

22,5

33,5

44,5

55,5

66,5

77,5

88,5

99,510

1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5 5

V (m/s)

F (Kg)

60 kg

70 kg

80 kg

90 kg

Boiko(1987)- Resistenze idrodinamiche nella canadese

00,5

11,5

22,5

33,5

44,5

55,5

66,5

77,5

88,5

99,5

1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5

V (m/s)

F (kg)

60 kg

70 kg

80 kg

90 kg

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Mori (1991)• Mori (1991, dati personali non pubblicati) effettuò uno studio di progettazione di un K1

per la FICK, rilevando valori di resistenza (F).• Le prove di trascinamento, su scafi in assetto libero, molto precisi per l’epoca

(catamarano-cella di carico risoluzione 10 g-tachimetro a girante assiale in grado di rilevare l’aumento di densità davanti agli scarichi), mostrarono dati abbastanza dispersi, legati sensibilmente sia al modello di kayak che al peso del sistema (grafico 1).

• In altre prove, a parità dei fattori modello di kayak e peso del sistema, la resistenza variava sensibilmente con il variare dell’assetto e si manifestò una difficoltà a tracciare un diagramma resistenza/velocità, nonché a dare una forma matematica a questa relazione.

Grafico 1 - Resistenza F(V). Confronto fra le imbarcazioni

22,252,52,7533,253,53,7544,254,54,7555,255,55,7566,256,56,7577,257,57,7588,258,5

2,75 3 3,25 3,5 3,75 4 4,25 4,5 4,75 5

V (m/s)

R (Kg)

Stinger 72kg

Cleaver 72kg

Cleaver 92kg

Stinger 92kg

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Mori (1991)

Grafico 3 - Confronto fra valori misurati e valori calcolati

con equazione: F=0,65 V1,5057

0123456789

0 1 2 3 4 5

V (m/s)

R (Kg) V.misurati

V.calcolati

Grafico 2 - Media stimata delle misurazioni

00,5

11,5

22,5

33,5

44,5

55,5

66,5

77,5

88,5

9

0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5 5

V (m/s)

R (Kg)

• Se analizziamo il grafico 2, della media stimata di tutte le misurazioni (da 1m/s), notiamo uno scalino intorno ai 3,10 m/s, seguito da una deflessione intorno a 3,5 m/s, definibile come “velocità dislocamento max”, cioè la 2° cresta dell’onda di prua raggiunge la poppa, e lo scafo è “in scia a sé stesso”. Abbandonata l’onda di poppa, lo scafo subisce un forte incremento di resistenza.• Volendo rappresentare questa curva in forma matematica, dobbiamo introdurre delle approssimazioni che portano alla formula del grafico 3, in cui si confrontano i dati misurati con dati ipotetici derivanti dall’equazione: F=0,65 V1,5057

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Mori (1991)

• Se invece ci limitiamo a studiare i dati relativi alla curva sopra al gradino relativo alle velocità che ci interessano in canoa (3,5 m/s=4’45” km) si ottiene addirittura un polinomio di grado 5: F=3,10478 V5- 60,9634 V4+475,73 V3-1843 V2+3544,69 V-2705,31.

• Il risultato non ci sorprende perché la resistenza totale è la somma di varie resistenze, delle quali la principale (res.onda) mostra V4, e l’altra (res.attrito) V2.

• Concludendo è importante dire che i risultati, nonostante la precisione e la validità scientifica, non furono del tutto soddisfacenti perché non in grado, come tutte le prove di trascinamento senza canoista, di riprodurre beccheggio e “scodinzolo”, fattori in grado alle alte velocità (causati prevalentemente da tecniche non efficaci del canoista) di ridimensionare molto la validità di scafi, dimostratisi eccellenti alla prova di trascinamento.

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Nozioni di dinamica2° equazione fondamentale della dinamica:

1. F = m a “una forza F, applicata ad un corpo di massa m, gli imprime un’accelerazione a, proporzionale alla sua intensità”

2. F∆t (Impulso di forza) = m∆v (variazione quantità di moto), “l’impulso che una forza comunica ad un corpo in un certo tempo, è uguale alla variazione della quantità di moto che esso subisce nello stesso tempo” (da cui: F = m ∆ v / ∆ t, ma v/t=a, quindi: F=m a)

• Seguendo la 1° interpretazione e considerando che nella canoa F differisce da T, solo per azioni parassite presenti nella trasmissione del moto sul puntapiedi o sedile, abbiamo: F (T)– (R+R1) = m a, cioè se “F” vince le resistenze dell’acqua e dell’aria, produce “a”

• Con l’aumentare della velocità però, le resistenze aumentano notevolmente (R:V2), fino a quando F=R, e non esiste più “a”

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Accelerazione/decelerazione

• La velocità di una canoa è costituita da continue accelerazioni e decelerazioni a seconda che F (T), sia maggiore di R, nella fase propulsiva, o minore di R, nella fase aerea.

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La decelerazione

• Le prove di decelerazione in canoa, presenti in letteratura scientifica, sono scarsissime

• In passato, (Guazzini, 1990-2000), mi sono basato su dati di origine tedesca (Flunker, 1986; in: Beaudou e coll.1987) che mostravano misurazioni effettuate su canoe con scafi sorpassati e soprattutto con metodiche e strumenti non troppo precisi (probabilmente su analisi video)

• Attualmente l’evoluzione degli strumenti (“Ergokayak 2”) ci permette di analizzare l’andamento della decelerazione, utilizzando dati con maggiore precisione scientifica

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Flunker, 1986-Resistenza e decelerazione

K1-1’40”

K2-1’30”

(N) (N)

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Andamento della decelerazioneK1 a vel 4,03 m/s (2'04"/500) K1 a vel 4,62 m/s (1'48"/500)

Tempo dallo stop (ms) Vel (m/s) % dalla vel.iniziale Tempo dallo stop (ms) Vel (m/s) % dalla vel.iniziale

0 4,03 0 4,62

200 3,74 -7,20% 200 4,16 -9,96%

400 3,58 -11,17% 400 3,82 -17,32%

600 3,51 -12,90% 600 3,67 -20,56%

800 3,44 -14,64% 800 3,56 -22,94%

1000 3,37 -16,38% 1000 3,49 -24,46%

C1 a vel 4,46 m/s (1'52"/500)

Tempo dallo stop (ms) Vel (m/s) % dalla vel.iniziale

0 4,46

200 3,89 -12,78%

400 3,39 -23,99%

600 3,05 -31,61%

800 2,9 -34,98%

1000 2,78 -37,67%

Test eseguiti con accelerometria assiale (“Ergokayak 2”), raggiungendo una determinata velocità e mantenendo la posizione senza propulsione per 3” (K1 Nelo-Vanquisch e Scorpion; C1 Plastex-Olimpia)(Colli-Introini, 2004, dati personali non pubblicati, modificati)

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Rapporto fase aerea/fase in acquaFreq/min Tempo fase acqua

(ms)Tempo fase

aerea (ms)Tempo

pagaiata totale (ms)

% tempo in acqua /tempo totale

Kayak 66 476 433 909 52%

74 445 366 811 55%

82 421 311 732 58%

91 396 263 659 60%

97 376 243 619 61%

104 360 217 577 62%

115 330 192 522 63%

122 316 176 492 64%

130 303 159 462 66%

Canadese 58 580 454 1034 56%

60 572 428 1000 57%

Dati riferiti a tempi registrati con ergokayak, su varie prove massimali di 150 metri (rec.3’), eseguiti su canoisti di alto livello (2 kayak, 1 canadese). (Colli, Introini, 2004, dati personali non pubblicati)

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Ghelardini e Guazzini, 2010• Rapporto % fra fase in acqua e fase in aria, conferma i dati della letteratura. (r=-

0,86, fra aumento frequenza pagaiata-diminuzione fase in acqua).

• La fase positiva della pagaiata (che produce accelerazione) è circa il 68% del colpo in acqua. Quindi disperdo 32% (immersione-estrazione).

• L’aumento della velocità è fortemente correlato (r=0,99) all’aumento della frequenza.

• La fase positiva della pagaiata, diminuisce con l’aumentare della frequenza, per la diminuzione del colpo in acqua (r=-0,88, aumento velocità-diminuzione fase positiva).

• L’aumento dell’accelerazione longitudinale, è il risultato anche dell’aumento delle accelerazioni verticali e laterali. Esistono spesso asimmetrie anche in atleti di alto livello.

• L’aumento dell’accelerazione longitudinale è in relazione con l’aumento della forza sul puntapiedi.

• Aumento dell’efficacia del colpo è in relazione anche alla rapidità della fase in acqua e lunghezza del colpo ma anche angoli biomeccanici sul piano frontale e sagittale.

• La sincronizzazione immagini-accelerometro-solette, mostra: immersione con canoa in decelerazione (da fase aerea); crescita accelerazione long. Fino alla mx, quando pagaia verticale (p.sag.) e max spinta puntapiedi; 2° metà propulsione riduzione sensibile acc. fino alla decelerazione, quando la pagaia è ancora in acqua.

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Considerazioni meccaniche e biomeccaniche• La decelerazione è tanto più evidente quanto più veloce è la canoa (R=kV2,7). Alle

frequenze di gara (90/120) gran parte della velocità (70-100%) viene persa nei primi 180-200 millisecondi.

• La fase aerea ha una durata variabile a seconda della frequenza e della velocità del colpo in acqua, ma comunque che rimane fra 150 millisecondi circa (a 130 colpi) e 500 millisecondi circa (a 60 colpi);

• Dal punto di vista puramente meccanico (idrodinamico) sarebbe più efficace una pagaiata il più possibile continua, senza interruzioni fra le fasi in acqua, per eliminare tutte le decelerazioni;

• Dal punto di vista biomeccanico, ciò non è possibile per la presenza di due lati di propulsione e di una fase di cambio da un lato all’altro (fase aerea), durante la quale il braccio di spinta recupera la lunghezza efficace (rilassando gli antagonisti cioè i muscoli della trazione) per la successiva entrata in acqua. Questa fase difficilmente può effettuarsi con tempi inferiori a 180-200 ms, nel kayak e 380-400 ms nella canadese. A conferma di questo è necessario osservare la tecnica alle alte frequenze, oltre 120 nel kayak e oltre 70 nella canadese, nelle quali la fase aerea è inferiore a 180 ms e 400 ms nella canadese, e dove il gesto viene compiuto in maniera incompleta, cioè senza il recupero della lunghezza efficace;

• Essendo la decelerazione durante la fase aerea molto rapida, una esigenza primaria per il canoista è sfruttare la fase aerea solo nel tempo necessario al recupero ottimale della lunghezza efficace nonché coordinare un movimento più corretto, legati entrambi a fattori individuali (antropometrici, neuro-muscolari).

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Fattori dell’incremento della velocità

I parametri dinamici, quindi, sui quali è possibile agire per cercare di ottenere elevata velocità con moto il più possibile uniforme, sono costituiti da un rapporto ottimale fra:

• Forza applicata• Lunghezza del colpo efficace• Frequenza dei colpi• Questo rapporto varia da atleta ad atleta, poiché è in relazione

alle capacità muscolari e alle misure antropometriche, da scafo a scafo, da gara a gara e deve essere ottimizzato con l’allenamento.

• Inoltre, lo scafo dovrebbe presentare bassa resistenza all’avanzamento e mantenere la “scivolata” durante la fase aerea (inerzia: K4>K2>K1)

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Forza applicataL’impulso di forza (I=F t) applicato alla pagaia, è legato a vari fattori principali, fra cui

rivestono importanza fondamentale quelli tecnici cioè in che modo lavora la pala in acqua ed in misura ridotta, il tempo di esecuzione della fase in acqua (rapidità del colpo). Per aumentare l’impulso di forza applicata alla pagaia, possiamo agire sui due fattori del rapporto e cioè su un corretto lavoro della pala in acqua e sull’aumento della rapidità del colpo stesso. Perché la pala possa svolgere un lavoro in acqua più efficace possibile, è indispensabile che:

• la pagaia entri velocemente in pressione ed esca velocemente dall’acqua, fattori entrambi legati alla sua forma (forma del bordo e superficie superiore; inclinazione della pala rispetto al manico; superficie vicino al manico) ma anche alla sensibilità dell’atleta, poiché una messa in pressione della pala tardiva, può essere causata da una spinta anticipata sulla trazione.

• la pagaia venga “verticalizzata” velocemente durante immersione e propulsione, fino ad un angolo ottimale della pala sul piano frontale di circa 65-70° (sul piano frontale la pagaia copre il braccio). Tale azione favorisce il raggiungimento della posizione “alare” della pala in acqua, indispensabile per la portanza della pala e per offrire maggiore superficie della pala alla direzione del moto.

• venga svolta un azione di contrasto del braccio alto che accompagna la torsione con minimo lavoro di spinta (L=F s), fino al passaggio della mano davanti al viso. In tal modo si evita l’anticipo della spinta sulla trazione, fattore responsabile di riduzione di carico.

• le gambe compiano un’azione di spinta decisa, omogenea e sincrona con tutta la passata in acqua, iniziando nello stesso istante dell’immersione e terminando un attimo prima dell’estrazione.

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Forza applicata: traiettoria della pala• La traiettoria che la pala segue in acqua, inteso come angolo

rispetto al piano sagittale, dipende dalla forma della pala in particolare del ricciolo (spessore del profilo) più o meno grosso. Generalmente tale angolo è intorno ai 30°/40° ma è evidente che se il ricciolo della pala è più grosso, l’effetto portante sarà maggiore e la traiettoria sarà più aperta verso l’esterno (angolo oltre 40°), mentre se il ricciolo sarà più piccolo (minore effetto portante), la traiettoria sarà più vicina alla canoa con un angolo minore di 35°. Può essere una buona soluzione utilizzare una pala che riesce ad effettuare una traiettoria parallela e molto vicina all’onda di scia.

• Per quanto riguarda la rapidità della fase in acqua, è necessario considerare che sia questo parametro che ancor più la fase aerea, aumentano con l’aumentare della velocità della canoa. E’ importante inoltre, ricordare che se aumenta il parametro rapidità del colpo a basse frequenze, aumenterà inevitabilmente la durata della fase aerea (variando il rapporto %) e l’impulso di forza conseguentemente non potrà aumentare.

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Lunghezza efficace del colpo• Di fondamentale importanza perché più avanti riesco a prendere l’acqua,

più lungo risulterà l’avanzamento della canoa, sempre che questo avvenga con movimento biomeccanicamente coordinato e senza arretramento della pala. Va = frequenza(f) x ampiezza(l) da cui: f=Va/l, infatti, se: f=n/tempo = n/t x l; da cui [se: n x l = S (spazio percorso)] = S / t. Quindi: f = S / l x t, cioè f=Va/l.

• La lunghezza efficace del colpo è definibile come: “parte del colpo in grado di produrre propulsione, quindi accelerazione della canoa”.

• E’ inevitabilmente più breve dell’intera passata, perché non comprende due momenti importanti della passata in acqua, come la messa in pressione della pala (immersione), legata alla sua forma e angolazione, oltre che alla sensibilità dell’atleta, e l’estrazione, che deve essere veloce (non ritardata) per non creare resistenze di vortice e quindi calo di carico.

• Esaurita l’azione di contrasto del braccio alto che accompagna la torsione del busto, durante l’estrazione e la fase aerea, il braccio alto con un lavoro di estensione, recupera la lunghezza della leva del braccio, importante per la lunghezza efficace della propulsione.

• Esaurita l’azione di contrasto in associazione alla torsione, durante la fase aerea, il braccio alto recupera la lunghezza efficace.

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Frequenza dei colpi-1

• E’ inversamente proporzionale all’ampiezza del gesto e (negli atleti meno esperti) alla forza applicata.

• Risente di fattori individuali fisiologici, muscolari (qualità delle fibre) e antropometrici (lunghezza della leva).

• Generalmente una bassa frequenza causa una evidente decelerazione durante la fase aerea (più lunga) mentre una frequenza eccessiva provoca, lunghezza efficace non ottimale, difficoltà di messa in pressione della pala e di sincronismo tronco-gambe.

Le frequenze di gara nelle manifestazioni di alto livello si aggirano mediamente su questi valori:

• K1 500M-115/120; K2 500M-120/125; K4 500M-130/135 (Media: 124).• K1 500W-110/115; K2 500W-115; K4 500W-120 (Media: 115).• C1 500-60/65; C2 500-65/70 (Media: 65).• K1 1000 W-100/108; K2 1000W-110/115 (Media: 108). • K1 1000M-110/115; K2 1000M-115/120; K4 1000M-120/125 (Media:

118).

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Frequenza dei colpi-2

L’angolazione delle pale e la lunghezza della pagaia incidono in maniera consistente su tale fattore.

• L’angolazione delle pale incide sul grado di rotazione della pala sinistra prima dell’immersione. In pratica più l’angolo è grande (70-80°) maggiore dovrà essere l’estensione del polso destro in uscita, con conseguente rotazione della pala durante la fase aerea prima dell’immersione a sinistra. Viceversa se l’angolo molto piccolo (>60°), minore dovrà essere la rotazione del polso destro dopo l’estrazione, però, come contropartita sarò costretto ad un abbassamento del braccio “di spinta”, con conseguente maggiore difficoltà di verticalizzazione e “appoggio” della pala sull’acqua.

• La variazione del rapporto fase aerea/fase in acqua alle diverse frequenze, ci mostra che se il canoista necessita di frequenze più alte per esigenze agonistiche (velocità) o muscolari, minore sarà la fase aerea e più vantaggioso risulterà un angolo più piccolo. L’angolazione ottimale delle pale è quindi un compromesso e attualmente è intorno ai 65° (62°/68°).

• Anche la lunghezza della pala, incide in maniera consistente sulla frequenza dei colpi, aumentando la possibilità di lunghezza efficace. La lunghezza ottimale è nei maschi 2.15/2.19 e nelle femmine 2.10/2.13.

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Durata fase aerea/fase acqua e perdita % velocità nel kayak

Freq/min

Tempo ogni pagaiata

(ms)

Tempo fase acqua(ms)

Tempo fase aria(ms)

% tempo in acqua/tempo totale

Perdita%vel. fase aerea

a vel.4,03m/

s

Perdita%vel. fase aerea a 4,62m/s

60 1000 503 497 50%

70 857 460 397 54% -11,17%

80 750 427 323 57% -9,43% -13,85%

90 667 399 268 60% -8,44% -11,90%

100 600 369 231 62% -7,94 -11,26%

110 545 343 202 63% -7,20% -9,96%

120 500 319 181 64% -6,45% -9,09%

130 462 303 159 66% -7,58%

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Durata fase aerea/fase acqua e perdita % velocità nella canadese

Frequenza/min Tempo ogni pagaiata(ms)

Tempo fase acqua(m

s)

Tempo fase aria(ms

)

% tempo acqua/temp

o totale

Perdita%vel. fase aerea a

vel.4,46m/s

40 1500 652 848 43%

50 1200 612 588 51% -29,82%

54 1111 596 515 54% -28,70%

58 1034 580 454 56% -26,46%

62 968 564 404 58% -23,99%

66 909 548 361 60% -21,52%

72 833 524 309 63% -18,39%

74 811 516 295 64%

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Sincronismo frequenza colpi/velocità della canoa

Come dimostrano le tabelle della decelerazione, durante la fase aerea la velocità della canoa decresce rapidamente in relazione alla velocità della canoa, ma l’obiettivo principale della pagaiata è l’avanzamento il più possibile uniforme ed efficace. Per questo è necessario una determinata lunghezza del gesto tecnico, senza arretramento della pala in acqua, che riduce la lunghezza del lavoro e quindi l’avanzamento, che deve essere parallelo alla velocità della canoa.

Il canoista quindi si dovrà muovere fra queste esigenze primarie:

1. Evitare una decelerazione intensa con una fase aerea troppo lunga, cioè una dinamica del colpo adeguata (non colpo staccato con fase in acqua troppo rapida).

2. Recuperare la sua lunghezza di leva efficace, con una fase aerea adeguata.

3. Eseguire la sequenza “aggancio-propulsione-estrazione”, sincronizzando il tempo di permanenza della pala in acqua con l’avanzamento (quindi la velocità) della canoa.

4. Se tale sincronismo non esiste, si verifica un aumento delle resistenze idrodinamiche, come la tardiva messa in pressione della pala (aggancio non efficace per arretramento della pala in acqua) o la frenata (per ritardo nell’estrazione della pala).

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Durata fase aerea/acqua e calo%vel.

• La perdita di velocità diminuisce in maniera evidente con l’aumento della frequenza dei colpi e la relativa diminuzione della durata della fase aerea

• Questo non vuol dire che basta aumentare la frequenza per raggiungere elevati risultati perché, come abbiamo visto, al di sotto di una determinata durata della fase aerea, diventa molto difficile (biomeccanicamente) recuperare la lunghezza del colpo

• La durata della fase aerea ottimale sarà quindi quella che permette di recuperare la lunghezza efficace del colpo, fattore questo individuale perché legato alle caratteristiche neuro-muscolari e antropometriche.

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La misurazione del rendimento

• Il rendimento (efficienza propulsiva), risponde alla formula: Potenza sviluppata(P)/Potenza spesa (E).

• Per quanto riguarda la potenza sviluppata sappiamo che: P = F (R) V, si esprime in watt (Joule/sec). Infatti P = L/T dove L = F (in N o Kg*9,8) s (spostamento in m) e si esprime in Joule (Newton m). Nel nostro caso L = R (N o Kg) s (m), quindi P = R s/t (ma s/t=V) da cui P = R V (e di conseguenza V=P/R e R=P/V).

• Boiko, nel suo articolo del 1987 (da cui hanno preso spunto varie pubblicazioni e linee metodologiche), descrisse per primo la misurazione della forza con i principi sopra esposti.

• Infatti, partendo da un esempio di un canoista di 80 kg che voleva fare 1’50” sui 500 m (4,5 m/s), doveva vincere una R di 7,8 kg m, produrre un lavoro totale di 3900 kgm (unità di misura utilizzata fino a circa 20 anni fa, poi sostituita dai Joule) derivante da F*s (7,8*500). La potenza espressa dal canoista è di 35 kgm (L/t: 3900kgm*110 sec. Oppure R(F)*V: 7,8 kg*4,5 m/s). Se la frequenza ottimale del canoista è 120 colpi al minuto, in 110 s di gara saranno battuti 220 colpi (120/60*110), che ci serviranno per trovare il lavoro/colpo (3900/220=17,7 kgm).

• Con lo stesso procedimento Colli e coll (1990) arrivarono alla misurazione del J/colpo

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Rendimento• Per la resistenza idrodinamica vengono generalmente adottate le formule: R=kV2;

P=kV3, che comunque ci lasciano alcuni giustificati dubbi, date le considerazioni precedenti (Mori, 1991) sulla difficoltà a quantificare l’esponente della velocità (V) e di conseguenza il “k”, soprattutto per l’impossibilità di riprodurre artificialmente le azioni del canoista che producono beccheggio e “scodinzolo”.

• La potenza spesa è quantificabile, misurando l’O2 consumato (sapendo che 1 L O2 min=350 Watt). Sappiamo che il rendimento fisiologico nella canoa è 16-18% (Colli e coll., 1993), mentre nel ciclismo può arrivare al 24-25%. Il rendimento meccanico muscolare cioè quanti newton di forza applicata alla pagaia, vengono trasmessi alla canoa, è del 43% circa.

• Su questo argomento Colli-Introini (2006) hanno effettuato molte ricerche sul campo, misurando il costo energetico (C) in J/m/kg e dimostrando che il C diventa sempre più efficace con l’aumentare del livello del canoista.

Il rendimento può essere migliorato quindi, in due modi:• aumentando la potenza espressa, tramite la preparazione condizionale metabolica.• riducendo l’energia spesa, nel nostro caso resistenza all’avanzamento, rendendo più

efficace la tecnica e arrivando a sostenere le stesse velocità con consumi inferiori o velocità superiori con lo stesso consumo, che rappresenta sicuramente il sistema più economico.

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Meccanica della pagaia tradizionale e canadese

Sfruttano il principio della “resistenza” come un qualsiasi corpo che si muove in un fluido:

• Rp = Cpe Y S V2, dove Cpe è il coefficiente di penetrazione della pala, dipendente dalla sua forma, Y è la viscosità del fluido, S è la superficie che essa espone frontalmente al moto (sezione maestra), V2 è il quadrato della velocità con cui la pagaia si muove in acqua.

• Non potendo intervenire su Y, possiamo invece variare R (=sforzo efficace Fe), variando Cpe e S (tipo di pagaia) e V, dipendente invece, da moltissimi fattori (pagaia, scafo, tipo di voga, tipo di gara, caratteristiche del canoista). In altre parole un certo carico Fe, si può ottenere come reazione ad una resistenza R, che può essere ottenuta con piccoli valori di Cpe e S e grandi velocità in acqua, oppure con grossi valori di Cpe ed S e piccole velocità in acqua.

• Nel primo caso, la pala “fugge” velocemente, creando un gran movimento di acqua nella direzione opposta all’imbarcazione, ma peggiorando le condizioni per spingere avanti la stessa.(poiché se la rapidità del mio gesto in acqua è maggiore della velocità della canoa, la pagaia slitta in acqua)

• Nel secondo caso invece, la pala si muove poco in acqua e mi permette di “agganciarmi e tirarmi avanti”. Si deve notare che se la canoa non è abbastanza veloce, tenere la pagaia “ferma”, fa diminuire molto la frequenza dei colpi. E’ per questo che in partenza, quando la canoa è ferma, per i primi 3-4 colpi, la pagaia arretra visibilmente, alzando molti spruzzi, manifestazione, questa da evitare quando si è in velocità.

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Immersione-propulsione con p.trad.e canadeseFase di immersione• Carico progressivamente crescente se la pala ha una forma adeguata, cioè una

giusta inclinazione rispetto al manico, in modo da entrare in acqua senza spruzzi cioè filetti fluidi che non si “attaccano”subito alla pala, ma inizialmente “cavitano” (Figura). Inoltre, la pala deve essere sufficientemente larga da consentire subito l’applicazione di un carico elevato, ma non eccessivo.

Fase propulsiva• Inizia l’arretramento della pala, con formazione di pressione sulla faccia della

pala stessa e di una forte depressione, accompagnata da vortici, sul dorso. Fase di instabilità con caduta di carico dovuto alla “indecisione”dell’acqua compressa sulla faccia della pagaia, sul verso da prendere (destro o sinistro) per sottrarsi alla compressione.

• In un sistema equilibrato (forma della pala) l'acqua dovrebbe uscire in parti uguali dai due lati, motivo per il quale, a volte, è stato introdotto nella pala un deflettore centrale (anche chiamato spiga o costola), che indirizzando il flusso acquoso metà a destra e metà a sinistra, rende la pagaia più stabile, complicando un po’ l’estrazione.

• Dopo questa fase instabile, il carico si mantiene abbastanza costante, per poi finire in una fase sempre meno positiva, nella fase di estrazione.

• Nella canadese, la forma e la maggiore superficie della pala, la possibilità di lavoro con la pagaia verticale, l’azione di stabilizzazione dall’alto verso il basso del braccio alto, permettono carichi decisamente più elevati.

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Propulsione: verticalità/perpendicolarità

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Immersione: “cavitazione”

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Propulsione canadese/pagaie tradizionali

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Estrazione con pag.trad.e canadese

• Nella fase di estrazione la pagaia ha una posizione in acqua, con una componente orizzontale di avanzamento sempre più piccola, ed una verticale (che abbassa la poppa) sempre più grande (Figura).

• Questa fase è troppo estesa rispetto all’intera passata, ed inoltre proprio per abbreviare questa fase, la pagaia deve essere estratta dall’acqua con un moto “parassita” del braccio, cioè con uno sforzo che non partecipa alla propulsione.

• Nella canadese, inoltre, la timonata, riduce ulteriormente la velocità, rappresentando una “frenata”.

• Attualmente la ridotta larghezza delle canadesi, permette all’atleta di pagaiare molto vicini all’asse sagittale del sistema canoa-canoista (diminuzione del braccio), riducendo il momento di rotazione, e quindi anche la timonata in fase di estrazione (mano davanti all’anca).

• Tale azione genera minore resistenza idrodinamica e maggiore avanzamento (Figura)

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Beccheggio canadese

Nelle fasi di immersione (1) e estrazione (2), le componenti verticali (v), i bracci (b1-b2) rispetto al centro di spinta (c), generano momenti di rotazione inversi, maggiore nell’immersione, responsabili del beccheggio della canoa.

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Momento di rotazione nel C1

C1 visto dall’alto. A parità di forza applicata (o), la minore larghezza della canoa, determina un minore braccio (b) con riduzione del momento di rotazione (Mo) della canoa, permettendo minore azione di timonata. Tale effetto riduce la resistenza idrodinamica (R), e aumenta l’avanzamento (A).

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Il concetto della “portanza”

• Le pagaie elicoidali svolgono il loro compito, in maniera totalmente diversa dalle pagaie tradizionali. Infatti una volta esaurita la fase di immersione, si comportano sostanzialmente come l’ala di un aereo, o come un’elica o un timone, sfruttando, quindi, un principio fisico diverso rispetto alle pagaie precedenti.

• Un’ala non ha sostentamento se non è investita da un fluido in movimento e non presenta una certa incidenza rispetto al fluido stesso. Cioè un’ala di forma simmetrica (per esempio il timone), se ha l’asse parallelo al moto, non esercita nessun sostentamento ma si limita a dividere il fluido in due flussi distinti ed a generare una resistenza all’avanzamento (Figura).

• Quando l’ala presenta invece, una certa angolazione rispetto al fluido, la divisione dei due flussi esercita una doppia azione: sul dorso, si verifica un calo di pressione mentre sulla parte inferiore dell’ala la pressione aumenta. I due effetti si sommano ed il risultato è quello rappresentato nella Figura. Ad una pressione N, che si può considerare perpendicolare all’asse di simmetria, corrisponde una componente P, che solleva l’ala, detta “portanza”, ed una componente R, che rappresenta la resistenza all’avanzamento

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La “portanza”

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Caratteristiche pala elicoidale• Una buona pagaia deve possedere un elevato P, con un basso

R. I valori di P e R, si possono calcolare con le seguenti formule: P = ½ Cp d A V2; R = ½ Cr d A V2, dove d è la densità del fluido, A è l’area della sezione maestra, V2 è il quadrato della velocità del fluido contro la pagaia, mentre Cp e Cr sono coefficienti che dipendono dalla forma dell’ala e dalla sua inclinazione rispetto al fluido.

• Evidentemente una buona ala per presentare un buon rapporto P/R deve avere un buon rapporto Cp/Cr.

Fase di immersione:• non presenta differenze sostanziali con le pagaie a

“resistenza”, se non per i vantaggi legati alla forma più razionale che consente di eseguire più facilmente un ingresso in acqua tangente alla velocità Vr (Figura).

• Si ha così l' assenza di spruzzi ma soprattutto una crescita più veloce del carico.

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Immersione pagaie elicoidali

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Fase propulsiva-pagaia elicoidale• La pagaia viene tirata ed essendo asimmetrica rispetto al manico, si

dispone spontaneamente in posizione “alare”(Figura) descrivendo in acqua una traiettoria divergente rispetto al kayak, ma con una grossa componente di forza nel senso dell’avanzamento.

• Il risultato di questa azione è che la pagaia in sostanza non arretra ma si allarga rispetto allo scafo e contemporaneamente si ha una rotazione attorno ad un punto che è all’incirca a livello della superficie dell’acqua. Inoltre in fase di uscita la pagaia si presenta in posizione molto vantaggiosa, incontrando pochissima resistenza nell’estrazione.

• Pur rimanendo validi i concetti della pala tradizionale, l’incremento del carico massimo applicabile dipende soprattutto dal migliore rendimento, che consente una propulsione molto più regolare e fluida, con minori cadute di velocità dello scafo nelle fasi transitorie (ingresso, estrazione, fase aerea), e per confermare ciò basta guardare filmati attuali e filmati di venti anni fa, quando i beccheggi erano molto più accentuati.

• Infine è importante ricordare, che la muscolatura lavora meglio, perché il particolare moto della pagaia facilita l’impiego dei soli muscoli del tronco e permette al braccio di tirare in posizione ergonomica (vicino al tronco), con il solo avambraccio che viene tirato in fuori dalla pagaia stessa.

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Posizione alare

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Pagaie “Wing”, “Rasmussen” e successiveWing:• Progettata da tecnici Svedesi nel 1983 e introdotta negli anni 1984/85, per

aumentare la stabilità della pala in acqua. Forma simile ad un’ala (da cui il nome) concava.

• Maggior parte della concavità vicino al manico (grande superficie in estrazione). Margine estremo della pala non rotondeggiante ma quasi appuntito, (minore superficie in attacco). Profilo (ricciolo) molto evidente soprattutto nella parte centrale della pala

• Lunghezza delle pagaie 2.20-2.24. Angolatura fra le pale 80-85°.• Utilizzo maggiore dei muscoli del tronco (gran dorsale e obliqui) e minore

delle braccia (più distese).Rasmussen:• Progettata e utilizzata nel 1987-88, da un canoista Norvegese, da cui il nome.

Diffusa nel 1989. Evoluzione della wing, ma con forma elicoidale delle pale.• Concavità distribuita uniformemente su tutta la lunghezza della pala e non

vicino al manico come la wing (minore superficie in estrazione). Margine estremo della pala non a punta come nella wing, ma più arrotondato, con maggiore superficie all’attacco. Profilo della pala meno accentuato della wing.

• Lunghezza della pagaia 2.19-2.20. Angolatura delle pale intorno ai 75°-80°.Dalla Rasmussen derivarono 2 modelli, uno di realizzazione russa (poi Bracsa),

l’altro di realizzazione cecoslovacca (poi Turbo). Attualmente i modelli presentano, angolatura delle pale 60°-70°; Lungh. 2,15-2,19 M, 2,10-2,13 F.

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Pagaie attuali: scheda tecnicaTipo di Pagaia ST S1 S2 S3 S4 Lungh Largh Fless.man Peso

Bracsa I min 805 ++ ++ + ++ 52 17 2,4/2,6 800

Bracsa IV min 735 ++ ++ + ++ 49 16 2,6/2,9 750

Jantex Beta large + + ++ + 52 17 720-800

Jantex Beta Medium + + ++ + 50 16,4 680-760

Jantex Gamma Large ++ ++ + + 51 17,8 720-800

Jantex Gamma Medium ++ ++ + + 49 16,4 680-760

Turbo men ++ ++ + ++ 52 17,5

Turbo women ++ ++ + ++ 49 16

LettmannWarpLCS70-50 (pala+lunga 6 cm)

+ + + + 58,5/57 16,5/14,7 960/860

Lettmann NordicLCS 50 + ++ ++ ++ 53,5/51 17/15 920/820

Gut +++ +++ ++ +++ 51/48 17,5/16,4 2,90/2,55

Bracsa canoe Gere (legno) 55-56 20-22 1,9-2,1 800-900

Bracsa canoe (carbon) 975-1066

56 20-21,5 1,8-2 800

Lettmann Olympic 55 22,5 730

ST: Superficie totale pala. S1: Sup. margine sup. S2: Sup. centrale. S3: Sup. vicino manico.S4: Profilo/concavità

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Pagaia

• La pagaia deve permettere, in relazione alle proprie caratteristiche antropometriche e neuro-muscolari e alla velocità della canoa, di eseguire un gesto tecnico corretto ed efficace alle intensità (frequenza, forza applicata) necessarie in gara.

• Leva di 3° genere con fulcro cedevole, azione-reazione, portanza.• Angolazione pale 60-70°.• Aggancio con angolo giusto• Propulsione con traiettoria divergente per rimanere in pressione• Verticalità della pagaia per aumentare portanza e superficie frontale• Rapidità del colpo, estrazione veloce• Pagaia lunga, affondamento eccessivo (manico-mano), ritardo estrazione,

innalzamento spalle• Pagaia corta, affondamento non completo della pala• Barche multiple, maggiore velocità canoa, minore durata fase acqua, pale con più

superficie per migliorare l’effetto portante, compensando la lunghezza gesto minore e messa in pressione più difficoltosa.

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Impugnatura della pagaia• Le forze applicate sulla pagaia (Ft, Fs, azione-reazione) dipendono anche

dalla larghezza dell’impugnatura.• Infatti, più la distanza fra le 2 impugnature è grande e quindi minore è la

distanza dall’impugnatura al “centro di portanza” della pala in acqua, e più la trazione sarà vantaggiosa (dominante sulla spinta), ma per contro minore sarà anche la lunghezza della presa avanti, quindi il vantaggio ottenuto ridurrebbe in questo caso, la lunghezza della leva avanti.

• E’ necessario quindi, trovare una distanza ottimale fra impugnatura e “centro di portanza” della pala in acqua, o per comodità, fra impugnatura e inizio della pala cioè angolo di congiunzione dei 2 bordi della pala stessa (limite massimo di immersione). Da varie misurazioni effettuate, tale distanza risulta essere di circa 15-20 cm.

• Considerando infine, che la lunghezza della pagaia, data prevalentemente dalla lunghezza del manico (lunghezza pala: 49/52), varia di 3-4 cm, la larghezza dell’impugnatura non sarebbe guidata solo dalle misure antropometriche (allungo avanti delle braccia; eccedenza mani oltre busto; larghezza biomerale) come spesso avviene, ma del parametro “Lunghezza impugnatura/inizio pala”.

• Gli atleti con braccia lunghe, quindi impugnerebbero “più stretto” (con angoli ai gomiti più bassi), mentre quelli con braccia più corte, impugnerebbero “più largo” (con angoli ai gomiti più alti).

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Conclusioni-1Il raggiungimento di elevate prestazioni è il risultato di vari

fattori quali allenamento condizionale con grandi volumi e elevate intensità ma soprattutto di una tecnica ottimale.

• L’obiettivo principale della pagaiata deve essere l’avanzamento il più possibile uniforme ed efficace. Per questo è necessario una determinata lunghezza del gesto tecnico, senza arretramento della pala in acqua, che riduce la lunghezza del lavoro e quindi l’avanzamento.

• E’ importante che la “pulsazione del colpo” (tempo di permanenza della pala in acqua) sia perfettamente coordinata con la “pulsazione dell’oscillazione della velocità della canoa” (che determina tale tempo).

• Devono essere evitate azioni scorrette che aumentano le resistenze idrodinamiche, come la tardiva messa in pressione della pala (aggancio non efficace per arretramento della pala in acqua) o la frenata per ritardo nell’estrazione della pala.

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Conclusioni-2L’ottimizzazione di una tecnica efficace, ottenuta grazie all’utilizzo di determinati

angoli biomeccanici e di una corretta dinamica del colpo, permette di raggiungere vari obiettivi:

• maggiore applicazione di forza, legata ad una lunghezza efficace propulsiva, rapidità esecutiva, angolo ottimale della pagaia sul piano frontale, e efficace trasmissione del movimento con una spinta di gambe decisa, omogenea e sincrona, attuata con una catena cinetica che inizia dalla spinta del piede e prosegue con il tronco fino al braccio;

• riduzione delle resistenze idrodinamiche, velocità della messa in pressione della pala, angolo ottimale di portanza della pala in acqua rispetto all’asse sagittale della canoa, mancanza di anticipo della spinta sulla trazione, estrazione veloce legata ad un verticalizzazione ottimale della pagaia;

• rapporto ottimale tra fase aerea e fase in acqua, ricercato migliorando la sensibilità dell’atleta con l’obiettivo principale di recuperare durante la fase aerea, la lunghezza efficace del colpo, necessaria per l’avanzamento, e ottenuta rilasciando i muscoli agonisti della pagaiata (trazione).

• La misurazione del rendimento, infine è un parametro decisamente importante dal punto di vista metabolico, ma non in grado di rilevare quale sia l’errore o gli errori tecnici determinanti, per l’individuazione dei quali, rimane insostituibile l’analisi della pagaiata con videocamera in considerazione dei concetti tecnici espressi in questo articolo. Sarebbe, quindi interessante verificare quale siano i parametri tecnici di efficacia, comuni in atleti che mostrano un’ottimo rendimento e quindi un ottimo costo energetico.