78
1 FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE Piazza d’Armi - 09123 Cagliari - tel. 070 67554025 CORSO DI ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE anno accademico 2006-2007 aggiornamento Marzo 2007 GIAN PAOLO GAMBERINI MARCO LAMPIS Quaderno n°3g: il rischio incendio

FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

1

FACOLTA’ DI INGEGNERIA

DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALEPiazza d’Armi - 09123 Cagliari - tel. 070 67554025

CORSO DI ORGANIZZAZIONE DEL CANTIEREaannnnoo aaccccaaddeemmiiccoo 22000066--22000077aaggggiioorrnnaammeennttoo MMaarrzzoo 22000077

GIAN PAOLO GAMBERINIMARCO LAMPIS

QQuuaaddeerrnnoo nn°°33gg::iill rriisscchhiioo iinncceennddiioo

Page 2: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

2

“ L’INCENDIO: FATTORI DA CUI DIPENDE, SVILUPPO, PROPAGAZIONEED EFFETTI ”

Quando il processo di combustione si sviluppa, indipendentemente dalla volontà dell’uomo, in un ambiente non predisposto né ideato per accoglierlo, ci si trova di fronte ad un incendio.La fase iniziale di un incendio è quella durante la quale una fonte di energia esterna produce un innalzamento di temperatura del materiale combustibile fino a portarla alla temperatura di ignizione, dopodiché la combustione procede senza necessità di ulteriori apporti di energia dall’esterno.Se l’oggetto combustibile è isolato da altro materiale la combustione non si può propagare e cessa con l’esaurimento del combustibile.Se, invece, il materiale in combustione è a contatto diretto con altro materiale combustibile, per effetto dell’aumento di temperatura dovuto alla trasmissione del calore, viene sottoposto ad un processo di piroscissione con produzione di sufficienti vapori o gas infiammabili, e si ha la propagazione dell’incendio.Nelle prime fasi dell’incendio la quantità di ossigeno contenuta nell’aria che occupa il locale è sufficiente ad alimentare la combustione, considerando che le reazioni in corso sono ancora di modesta entità. La prosecuzione del processo di combustione, in questa fase dipende quasi esclusivamente dal bilancio termico che in ogni istante si instaura. Infatti nella combustione si ha produzione di calore dovuto alle reazioni esotermiche ma si ha anche dispersione di calore nell’ambiente circostante.Se la quantità di calore prodotta è maggiore di quella dispersa allora la temperatura si innalza e la combustione continua; viceversa, se la quantità di calore prodotta è inferiore a quella dispersa allora si produce una diminuzione di temperatura che può portare all’autoestinzione della combustione.Il processo, quindi, è governato da bilanci energetici istantanei in cui la prevalenza o meno dell’apporto di calore sulle dispersioni provoca aumenti o diminuzioni di temperatura.La quantità di calore che viene assorbito dalle strutture ovviamente dipende dalla natura dei materiali costituenti le strutture stesse e dalle loro dimensioni geometriche, cioè dalla loro capacità termica e conduttività.La fase di esaurimento o estinzione ha inizio dopo che la temperatura ha raggiunto il valore massimo e comincia a decrescere, più o meno rapidamente, in dipendenza della quantità di calore prodotta dalla combustione dei residui di materiali combustibili e di quella che viene restituita dalle pareti del locale.L’incendio si ritiene estinto quando la temperatura raggiunge i 300°C circa.Il Comitato Europeo di Normalizzazione (CEN) e L’Ente di Unificazione Nazionale Italiano (UNI) hanno classificato gli incendi in base alla natura dei materiali coinvolti nella combustione nel seguente modo.

CLASSE A: Incendi di materiali solidi, combustibili, infiammabili, ed incandescenti come legname, carboni, carta, tessuti, pelli, gomma e derivati, rifiuti che fanno brace ed il cui spegnimento presenta particolari difficoltà. Su questi incendi l’acqua o la schiuma hanno notevole efficacia, pertanto le attrezzature più comunemente utilizzate sono estintori, naspi e idranti.

Page 3: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

3

CLASSE B: Incendi di materiali e liquidi per i quali è necessario un effetto di copertura e soffocamento come: alcoli, solventi, olii minerali, grassi, eteri, benzine ecc. Per questo tipo di incendi gli estinguenti idonei sono costituiti dalla schiuma, polvere, anidride carbonica.

CLASSE C: Incendi di materiali gassosi infiammabili come idrogeno, metano, etano, GPL, acetilene, etilene ecc. In questo caso non esistono estinguenti specifici, per cui l’unico intervento è quello di bloccare il flusso di gas chiudendo la valvola di intercettazione o otturando la valvola.

CLASSE D: Incendi di sostanze chimiche spontaneamente combustibili in presenza d’aria o reattive in presenza d’acqua o schiuma con formazione di idrogeno e pericolo di esplosione. In tali incendi occorre utilizzare delle polveri speciali ed personale particolarmente addestrato.

CLASSE E: Incendi di apparecchiature elettriche, trasformatori, alternatori, interruttori quadri elettrici ed apparecchiature elettriche in genere sono tensione per il cui spegnimento sono necessari agenti elettricamente nonconduttivi. Gli estinguenti specifici per incendi di impianti elettrici sono costituiti da polvere ed anidride carbonica.

1.1 “ I FATTORI CHE INFLUISCONO SULL’INCENDIO ”

Dalla individuazione delle diverse classi di incendio scaturisce che, in pratica, nessun incendio è mai esattamente uguale ad un altro e ciò dipende essenzialmente dal fatto che la variazione nel tempo della temperatura media è funzione di numerosi parametri:

1) Compartimentazione;2) Carico di incendio;3) Ventilazione;4) Velocità di combustione;5) Caratteristiche geometriche del locale;6) Caratteristiche dei materiali costituenti le strutture.

Il Decreto del Ministero dell’Interno 30/11/1983 definisce con il termine di compartimentazione antincendio

quella parte di edificio delimitata da elementi costruttivi di resistenza al fuoco predeterminata e organizzati per rispondere alle esigenze della prevenzione incendi., ancora prescindendo dal concetto di resistenza al fuoco, si intende per compartimento quella porzione di edificio racchiuso entro elementi costruttivi le cui caratteristiche sono tali da impedire per un determinato tempo la propagazione dell’incendio, dei fumi e la trasmissione del calore ai locali adiacenti ed è comunque il volume all’interno del quale si vuole che l’incendio si esaurisca.

Page 4: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

4

Più il compartimento è piccolo più, molto verosimilmente, sarà breve la durata dell’incendio. Le dimensioni massime dei compartimenti antincendio per molte attività sono fissate da norme e dipendono dalla destinazione e dalla quantità e la natura dei materiali depositati nonché dai mezzi di protezione antincendio.Spesso le dimensioni del compartimento sono il frutto di un compromesso tra le esigenze di sicurezza antincendio e quelle di funzionalità. E’ anche evidente che in mancanza di idonee strutture orizzontali e verticali di delimitazione si considera compartimento l’intero edificio.Lo stesso decreto già citato, ancora, definisce il

carico di incendiocome il potenziale termico della totalità dei materiali combustibili contenuti in uno spazio ivi compresi i rivestimenti dei muri, delle pareti provvisorie, dei pavimenti e dei soffitti.Si definiranno di seguito il concetto di compartimento orizzontale e verticale.Esso è quindi la quantità di calore che si svilupperebbe nella combustione completa di tutti i materiali combustibili contenuti nel compartimento. Indicandolo con Q, esso è dato, da:

Q = •i Pi Gi ( MJ )

Dove Pi è il potere calorifico inferiore del generico materiale combustibile e Gi è la massa.Il rapporto tra il carico di incendio e la superficie lorda del compartimento indica il carico di

incendio specifico.

q = Q / A = 1/A x •i Pi Gi ( MJ / m2 )

Convenzionalmente il carico di incendio specifico si esprime in Kg di legno standard a cui si attribuisce un potere calorifico pari a 18.42 MJ/Kg equivalente a 4400 Kcal/Kg per metro quadrato ed è dato da:

Q = •i Pi Gi / 18.42 x A ( Kg / m2 )

Il calcolo del carico di incendio si può eseguire analiticamente o anche assumendo dei valori medi statisticamente determinati in funzione della destinazione dei locali. Dalla definizione di carico di incendio si deduce che esso dipende esclusivamente dalla natura del materiale e dalla sua quantità. Poiché però la combustione, e quindi la quantità di calore prodotta, è influenzata dalle dimensioni del materiale, dalla sua distribuzione e dal fatto che essa non è mai completa, il carico di incendio reale è minore di quello teorico e può assumersi un coefficiente di riduzione pari a circa il 70-75 %.Altro fattore importante che influenza l’evoluzione dell’incendio è la ventilazione, cioè la quantità di aria che alimenta la combustione. Essa è funzione delle dimensioni delle aperture, in particolare della superficie di aerazione e della radice quadrata dell’altezza delle finestre, secondo la formula:

Q = • A • H

Dove Q è la portata in volume dell’aria entrante, A la superficie delle finestre ed H l’altezza. Il coefficiente • tiene conto della differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno e del

Page 5: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

5

rapporto tra il volume dei gas prodotti e la quantità d’aria necessaria alla combustione dell’unità di massa del combustibile.La velocità di combustione indica la quantità di materiale che brucia nell’unità di tempo e si esprime in Kg/min. Nella fase dell’incendio vero e proprio la velocità di combustione si mantiene praticamente costante e dipende sia dalla quantità di aria che alimenta la combustione, sia dalla quantità e forma dei materiali combustibili.

1.2 “ LA PROPAGAZIONE DELL’INCENDIO “

Della propagazione dell’incendio all’interno del locale in cui questo si è sviluppato si è già detto parlando delle modalità di sviluppo ed evoluzione della combustione con il progressivo coinvolgimento dei materiali combustibili contenuti nell’ambiente.L’incendio però, spesso, si propaga ai locali adiacenti, sia in senso orizzontale sia in senso verticale, quando questi siano in comunicazione più o meno diretta con quello in cui il fuoco si è sviluppato.In pratica la propagazione della combustione in senso orizzontale non differisce sostanzialmente da quella che si produce all’interno del locale ove ha avuto inizio l’incendio mentre la propagazione in senso verticale può prodursi o per via interna all’edificio o dall’esterno.La propagazione dell’incendio ai piani superiori può essere provocata dalle fiamme o dai fumi e gas caldi che invadono scale, corridoi, canalizzazioni, pozzi-luce, vani di corsa di ascensori oppure per passaggio attraverso fessurazioni prodottesi nei solai.Altra via di propagazione ai piani superiori è quella costituita dai prospetti esterni dell’edificio. Infatti i gas caldi e le fiamme che fuoriescono dalle finestre si estendono in senso verticale lungo le facciate dell’edificio e, malgrado agisca l’azione del vento, in generale la loro estensione in altezza è tale da coinvolgere le finestre dei piani superiori o adiacenti.Al fine di precludere alle fiamme questa possibilità di propagazione è opportuno evitare prospetti lisci privi di aggetti o balconate. I balconi, infatti, interponendosi lungo le traiettorie delle correnti ascensionali dei prodotti della combustione, le interrompono realizzando un efficace protezione contro la propagazione verticale dell’incendio dall’esterno.L’incendio può anche propagarsi ad altri edifici o materiali non facenti parte del volume dell’edificio interessato per irraggiamento, per convezione, per trasporto di materiale o per contatto diretto.Come si vedrà più diffusamente in seguito, il sistema più efficace per prevenire il pericolo di propagazione dell’incendio ad altri manufatti e materiali è quello di isolare, con idonee strutture resistenti al fuoco, gli edifici da quelli contigui con l’interposizione di spazi o distanze di sicurezza di ampiezza sufficiente.

Page 6: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

6

1.3 “ EFFETTI DELL’INCENDIO “

Gli effetti immediati provocati da un incendio sono imputabili ai prodotti della combustione: calore, gas e fumi.Lo sviluppo di calore e l’azione delle fiamme spesso comportano la distruzione dei beni materiali e danni fisici alle persone spesso anche mortali.Oltre alle ustioni, infatti l’organismo umano è soggetto, a causa dell’esposizione prolungata al calore, a processi di rapida disidratazione, arresto della respirazione e alterazioni delle funzioni biologiche. E’ stato stimato che il calore costituisce il 25% delle cause di decesso in dipendenza di incendio.I fumi, oltre a ridurre rapidamente la visibilità, e quindi impedire o ritardare lo sfollamento delle persone, portano le persone ad essere costrette ad inalare quantità maggiori o anche letali di gas tossici, che già in concentrazione del 4% rendono l’aria irrespirabile. Sulla mortalità incidono anche le condizioni fisiche delle persone coinvolte nell’incendio, gli sforzi fisici compiuti, l’età, il contenuto d’alcool o di droghe nel sangue e così via.Gli effetti dell’incendio sui materiali, oltre alla distruzione di quelli combustibili, consistono prevalentemente nella rottura di quelli fragili agli sbalzi di calore, nella fusione dei metalli e delle materie plastiche con successiva accensione, nella decomposizione e nello sfaldamento di alcuni materiali naturali usati nelle costruzioni ( come le pietre calcaree, i graniti e le arenarie).Il comportamento dei laterizi esposti al calore varia a seconda che si tratti di mattoni pieni, che resistono bene subendo una superficiale fusione e vetrificazione, o dei laterizi forati che, invece, vanno soggetti a fratture fragili a causa degli sforzi di taglio indotti dalle differenze di temperatura tra i diversi strati.I materiali da costruzione artificiali di cemento, pomice, argilla espansa, scorie, lapilli e simili non subiscono particolari alterazioni.Le malte di calce sottoposte al calore di un incendio sviluppano anidride carbonica assorbendo calore mentre quelle di cemento liberano acqua di cristallizzazione e comunque entrambe si degradano.Gli acciai per cemento armato ordinario sottoposti all’azione del fuoco fino alla temperatura di 350 °C mantengono la loro resistenza a rottura. Essa si dimezza a 500 °C e si annulla a 800 °C.La tensione di snervamento rimane costante fino a 250 °C annullandosi a 750 °C .L’azione dell’incendio sulle strutture di un edificio si esplica sia mediante la degradazione dei materiali utilizzati nella costruzione sia mediante le sollecitazioni indotte dalle dilatazioni termiche degli elementi strutturali provocate da una disuniforme distribuzione delle temperature.Inoltre la diminuzione della resistenza dei materiali comporta un peggioramento dello stato tensionale e deformativo a discapito della sicurezza della struttura.

Page 7: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

7

CAPITOLO 2“ LEGISLAZIONE ANTINCENDIO ”

Analizziamo un attimo i riferimenti normativi sopra citati.

2.1 “ DALLA LEGGE N° 1570 DEL 27/12/1941 ALLA LEGGE N° 818 DEL 7/12/1984 “

2.1.1 LEGGE N° 469 DEL 13/05/1961

E’ tuttora la base della legge istitutiva del Corpo dei Vigili del Fuoco. Secondo questa legge, gli scopi del Corpo sono i servizi di prevenzione ed estinzione degli incendi per la tutela e la incolumità delle persone e delle cose anche dai pericoli derivanti dall’impiego dell’energia nucleare.Viene istituito il servizio antincendio nei porti e viene assegnato ai Vigili del Fuoco il compito dell’addestramento e dell’impiego delle unità preposte alla Protezione Civile, sia in caso di calamità che di eventi bellici.

Page 8: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

8

2.1.2 LEGGE N° 406 DEL 18/07/1980

Riguarda la prevenzione degli incendi negli alberghi in attesa di una normativa in elaborazione.

2.1.3 DPR N° 577 DEL 29/07/1982

E’ il regolamento concernente norme sui servizi di prevenzione incendi, che si sostituisce a quel mosaico legislativo ( legge 1570 del 1941, legge 547 del 1955, legge 469 del 1961, legge 966 del 1965)

Definisce la Prevenzione Incendi:“ La prevenzione incendi è un servizio di interesse pubblico finalizzato al conseguimento di obiettivi di sicurezza umana e incolumità delle persone e di tutela dei beni dell’ambiente”.

La prevenzione incendi si intende la materia di rilevanza interdisciplinare, nel cui ambito vengono promossi, studiati, predisposti e sperimentati misure, provvedimenti, accorgimenti e modi di azione intesi ad evitare, secondo le norme emanate dagli organi competenti, l’insorgenza di un incendio e a limitare le conseguenze.Viene quindi individuato e definito l’obiettivo della prevenzione incendi:- salvaguardare le persone e i beni dai pericoli costituiti dai rischi di incendi;- limitarne la possibilità di accadimento;- ridurne la possibile estensione e propagazione;- mitigare le conseguenze per le persone e i beni.

Prevede i seguenti presupposti tecnici:- organizzazione aziendale;- gestione della sicurezza antincendio;- confronto tra le realtà italiane e straniere;- ricerca di un rapporto con l ricerca scientifica;- avvicina la struttura dei Vigili del Fuoco agli operatori esterni;- agli operatori esterni compete l’obbligo di garantire l’efficienza delle

apparecchiature antincendio, e di rispettare le condizioni di esercizio;- stabilisce un rapporto tra la struttura dei Vigili del Fuoco e le Autorità Locali

( obbligo delle comunicazioni tra fase esame progetto e fase esito sopralluogo conclusivo);- stabilisce la competenza degli organi centrali in tema di direttive da emanare nel

campo della prevenzione incendi, nel rispetto dei collegamenti e degli accordi con i vari ministeri interessati, nonché con gli organismi nazionali e internazionali;

- stabilisce la competenza e gli obiettivi della prevenzione incendi;- fornisce la definizione di prevenzione incendi;- stabilisce le competenze e gli obblighi dell’attività formativa;- istituisce il Comitato Tecnico Scientifico e ne disciplina l’attività e le competenze;- istituisce il Comitato Tecnico Regionale e ne disciplina le competenze;- stabilisce il tempo massimo per l’esame di un progetto;- stabilisce i compiti dei Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco, la periodicità delle visite

tecniche, la possibilità delle visite a campione, il rilascio del certificato di prevenzione incendi;

Page 9: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

9

- stabilisce le competenze degli Ispettorati Regionali e Interregionali dei Vigili del Fuoco;- stabilisce che, nei casi in cui, per un’attività soggetta al controllo di prevenzione incendi, non

sia possibile realizzare il rispetto integrale delle norme di prevenzione incendi in vigore, l’interessato potrà avanzare motivata richiesta di deroga, proponendo, misure alternative a quelle previste dalle norme, ma con un grado di sicurezza equivalente.

2.1.4 LEGGE N° 818 DEL 07/12/1984

Nulla Osta provvisorio per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi.Il contenuto di tale legge riguardo il “Nulla Osta Provvisorio” è il seguente:- Facoltà dei Comandi dei Vigili del Fuoco di richiedere, ai fini del rilascio del certificato di

prevenzione incendi, certificazioni rilasciate da Enti, Laboratori o Professionisti iscritti in albi professionali;

- Rilascio, entro 120 giorni e a richiesta dei titolari delle attività, del Nulla Osta Provvisorio per la continuità dell’esercizio delle attività, soggette ai controlli e non in possesso del certificato di prevenzione incendi, sulla base di accertamenti effettuati dai Comandi dei Vigili del Fuoco mediante l’esame della prescritta documentazione e delle certificazioni rilasciate da professionisti iscritti agli albi professionali;

- La validità del Nulla Osta Provvisorio è di tre anni; entro tale intervallo i Comandi dei Vigili del Fuoco dovevano eseguire i necessari sopralluoghi per il rilascio del prescritto certificato di prevenzione incendi;

- Richiesta del Certificato di Prevenzione Incendi (CPI), con le procedure ordinarie di richiesta;

- Rinnovo del certificato di prevenzione incendi in base ad una dichiarazione del titolare dell’attività soggetta, attestante la permanenza delle condizioni di sicurezza accertate all’atto del certificato di prevenzione incendi.

2.1.5 D.M. DEL 08/03/1985

Direttive sulle misure più urgenti ed essenziali di prevenzione incendi ai fini del rilascio del Nulla Osta Provvisorio di cui alla legge n° 818 del dicembre 1984.

2.2 “ IL DECRETO LEGISLATIVO 626/94 E LA PREVENZIONE INCENDI “

La normativa in esame prende in considerazione in maniera del tutto nuova un aspetto dell’organizzazione della sicurezza: la gestione dell’emergenza.Tale “ istituto” viene considerato comprensivo della gestione delle situazioni di pericolo determinatesi a seguito di incendi di piccole e grandi proporzioni e concerne tutte le situazioni che richiedono interventi immediati ed adeguati in presenza di gravi rischi emergenti, prevalentemente non lavorativi, comprensivi di quelli determinati da azioni criminose.

All’articolo 4, comma 5, lettera q, viene stabilito che i “datori di lavoro” adottano le misure necessarie ai fini della prevenzione incendi e dell’ evacuazione dei lavoratori, nonché per il caso di pericolo grave e immediato. Tali misure devono essere adeguate alla natura

Page 10: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

10

dell’attività, alle dimensioni dell’azienda ovvero dell’unità produttiva, e al numero delle persone presentiL’articolo 12 prosegue chiarendo che il “datore di lavoro” :a) organizza i necessari rapporti con i servizi pubblici competenti in materia di pronto

soccorso, salvataggio, lotta antincendio e gestione dell’emergenza;b) designa i lavoratori incaricati di attuare le misure di pronto soccorso, salvataggio,

prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione dell’emergenza;c) informa tutti i lavoratori che possono essere esposti ad un pericolo grave ed immediato

circa le misure predisposte ed i comportamenti da adottare;d) programma gli interventi, prende i provvedimenti e dà istruzioni affinché i lavoratori

possano, in caso di pericolo grave ed immediato che non può essere evitato, cessare la loro attività, ovvero mettersi al sicuro abbandonando immediatamente il luogo di lavoro.

e) Prende i provvedimenti necessari affinché qualsiasi lavoratore, in caso di pericolo grave ed immediato per la propria sicurezza ovvero per quella di altre persone e nell’impossibilità di contattare il competente superiore gerarchico, possa prendere le misure adeguate per evitare le conseguenze di tale pericolo, tenendo conto delle sue conoscenze e dei mezzi tecnici disponibili.

I datori di lavoro, quando è previsto nei contratti di affidamento dei lavori che il committente o il responsabile dei lavori organizza apposito servizio di pronto soccorso, antincendio ed evacuazione dei lavoratori, sono esonerati dal designare preventivamente i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di pronto soccorso e, comunque, di gestione dell’emergenza.

Sanzioni:Per l’inosservanza degli obblighi di cui in a), b), c) il datore di lavoro è punito con l’arresto da due mesi a quattro mesi e l’ammenda da euro 500 a euro 2500.Per l’inosservanza degli obblighi di cui in d) ed e) il datore di lavoro è punito con l’arresto da tre a sei mesi e con l’ammenda da euro 1500 a euro 4000.Ai fini delle designazioni di cui alla lettera b), il datore di lavoro tiene conto delle dimensioni dell’azienda ovvero dei rischi specifici dell’azienda ovvero dell’unità produttiva.I lavoratori non possono, se non per giustificato motivo, rifiutare la designazione. Essi devono essere formati, essere in numero sufficiente e disporre di attrezzature adeguate tenendo conto delle dimensioni ovvero dei rischi specifici dell’azienda ovvero dell’unità produttiva.A integrazione del D.P.R. N° 577 del 29/07/1982, concernente l’espletamento di servizi di prevenzione e di vigilanza antincendio, i Ministri dell’interno, del lavoro e della previdenza sociale, in relazione al tipo di attività, al numero dei lavoratori occorrenti ed ai fattori di rischio, dovranno adottare uno o più decreti nei quali saranno definiti:a) i criteri diretti ad individuare:1) le misure intese ad evitare l’insorgere di un incendio e a limitarne le conseguenze qualora

esso si verifichi;2) misure precauzionali di esercizio;3) metodi di controllo e manutenzione degli impianti e delle attrezzature antincendio;4) criteri per la gestione delle emergenze;b) le caratteristiche dello specifico servizio di prevenzione protezione antincendio (art. 12)

compresi i requisiti del personale addetto e della sua formazione.

Page 11: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

11

Per il settore minerario il decreto verrà adottato dai Ministri dell’interno, del lavoro e della previdenza sociale e dell’industria, del commercio e dell’artigianato.Con circolare n° P1564/4146 del 29/08/1995, la Direzione generale della protezione civile e dei servizi antincendio ha fornito chiarimenti in ordine ai seguenti aspetti del decreto legislativo 626/94.Aspetti presi in considerazione:A) Valutazione del rischio incendio;1) Criteri per procedere alla valutazione del rischio;2) Finalità della valutazione del rischio;B) Organizzazione e gestione della sicurezza antincendio;1) Misure di prevenzione;2) Controllo e manutenzione dei presidi antincendio;3) Procedure da attuare in caso di incendio;4) Informazione e formazione.

CAPITOLO 3“ VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INCENDIO ”

3.1 “ DEFINIZIONE DI RISCHIO INCENDIO “

La definizione di cosa debba intendersi per rischio in generale, e per poter poi passare alla definizione di rischio di incendio in particolare, può utilmente essere estratta dai documenti di raccomandazioni agli stati membri della Comunità Economica Europea.

Page 12: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

12

Rischio = Probabilità che sia raggiunto il livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego e/o esposizione, nonché dimensioni possibili dello stesso.

E’ interessante richiamare anche la definizione di pericolo:Pericolo = Proprietà o qualità intrinseca di una determinata entità (per esempio materiali o

attrezzature di lavoro, metodi e pratiche di lavoro) avente il potenziale di causare danni.

Page 13: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

13

Viene anche definito, nelle stesse raccomandazioni, cosa debba intendersi per valutazione dei rischi:Valutazione dei rischi = Procedimento di valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute

dei lavoratori, nell’espletamento delle loro mansioni, derivante dalle circostanze del verificarsi di un pericolo sul luogo di lavoro. L’obiettivo della valutazione dei rischi consiste nel consentire al datore di lavoro di prendere i provvedimenti che sono effettivamente necessari per salvaguardare la sicurezza e la sanità dei lavoratori.

E’ opportuno ricordare che si parla genericamente del rischio incendio ma bisogna intendere compreso anche il rischio di esplosione e scoppio, e i danni che possono conseguire alle persone e ai beni per effetto di irraggiamento termico, sovrapressioni e possibili proiezioni di materia (ad esempio involucri dei contenitori a seguito di scoppio).Garantire un buon livello di protezione nei confronti del rischio incendio, significa quindi individuare con la valutazione dei rischi di incendio quali siano le condizioni e le situazione che possono diventare critiche o pericolose e adottare provvedimenti necessari per la salvaguardia e la limitazione delle condizioni di pericolo, se possibile, o comunque adottare provvedimenti in maniera tale che un pericolo non si trasformi effettivamente in un rischio per le persone ed i beni da salvaguardare. Detto enunciato può essere espresso dalla seguente relazione:

R = P x C x MDove:P = probabilità di esistenza di un pericolo in un certo luogo e in un certo tempo;C = probabilità che quel pericolo sia causa di danno;M = livello del danno che ci si attende (magnitudo);

Il prodotto P x C può essere sostituito con F:

F = P x C = frequenza che la condizione di pericolo sia causa di danno, o frequenza di accadimento dell’evento incidentale.

La formula quindi può essere rappresentata in questo modo:R = F x M

Dove: R = valore del rischio incendio;F = frequenza di accadimento di un incendio valutata in un determinato arco di tempo;M = magnitudo del danno ipotizzabile a persone e cose che si verificherebbe in caso di

incendio.

Page 14: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

14

3.2 “ RIFERIMENTI DI NORMATIVA “

La prevenzione incendi viene definita dal D.P.R. 29/07/1982, n° 577, materia di rilevanza interdisciplinare che studia ed attua misure, provvedimenti, accorgimenti e modi di azione intesi a ridurre la probabilità dell’insorgenza di un incendio e a limitarne le conseguenze.La valutazione del rischio di incendio costituisce strumento fondamentale per il conseguimento delle finalità di cui sopra e l’esito di detta valutazione, unitamente al piano organizzativo-gestionale di cui al successivo punto 3, costituisce parte specifica del documento di cui all’art. 4, comma 2, del decreto legislativo.

3.3 “ CRITERI PER PROCEDERE ALLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INCENDIO “

Premesso che restano nella sfera delle autonome determinazioni del datore di lavoro l’individuazione e l’adozione dei criteri di impostazione ed attuazione della valutazione dei rischi, della quale è chiamato a rispondere in prima persona, si ritiene di fornire le seguenti indicazioni sui criteri per procedere alla valutazione dei rischi di incendio.

Page 15: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

15

La valutazione del rischio dovrà tenere conto:a) del tipo di attività;b) dei materiali immagazzinati e manipolati;c) del contenuto nel luogo di lavoro compresi gli arredi;d) caratteristiche costruttive del luogo di lavoro compresi i materiali di rivestimento;e) le dimensioni e articolazione del luogo di lavoro;f) numero di persone presenti, siano esse dipendenti che terzi, e la loro prontezza a muoversi

in caso di emergenza.Il datore di lavoro ha il dovere di assicurarsi che nei luoghi di lavoro siano garantite la sicurezza e la salute dei lavoratori e di altre persone presenti.L’obiettivo della valutazione dei rischi di incendio deve consentire al datore di lavoro di prendere i provvedimenti che sono effettivamente necessari per salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori e delle altre persone presenti nel luogo di lavoro.Questi provvedimenti comprendono:- prevenzione dei rischi;- informazione dei lavoratori e dei terzi;- formazione professionale dei lavoratori;- organizzazione e mezzi destinati a porre in atto i provvedimenti necessari.L’obiettivo primario della valutazione dei rischi comprende la prevenzione dei rischi medesimi (eliminazione dei rischi).Nei casi in cui non è possibile eliminare i rischi, essi devono essere diminuiti nella misura del possibile (con misure di protezione) e si dovranno tenere sotto controllo i rischi residui (con misure gestionali).

3.3.1 IDENTIFICAZIONE DEI PERICOLI

Nell’ambiente di lavoro preso in esame, vanno identificati tutti quei fattori che presentano il potenziale di causare un danno in caso di incendio, quali:- materiali combustibili ed infiammabili;- sorgenti di ignizione;- lavorazioni pericolose;- carenze costruttive ed impiantistiche;- carenze organizzativo-gestionali.

3.3.2 IDENTIFICAZIONE DELLE PERSONE ESPOSTE

Dopo aver identificato i fattori che presentano il potenziale di causare un danno in caso di incendio, occorre considerare il rischio a cui sono esposte le persone presenti nel luogo di lavoro, con particolare attenzione a coloro che sono esposti a rischi particolari, in quanto trattasi di lavoratori per i quali, rispetto alla media dei lavoratori, i rischi relativi ad un medesimo pericolo sono comparativamente maggiori per cause soggettive dipendenti dai lavoratori stessi, quali ad esempio:- neo-assunti;- portatori di handicap;

Page 16: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

16

- lavoratori delle ditte esterne occasionalmente presenti.

3.3.3 ELIMINAZIONE O RIDUZIONE DEI RISCHI

Dopo aver identificato tutte le persone esposte a rischio, occorre stabilire per ciascun fattore di rischio, se esso può essere:- eliminato;- ridotto o sostituito con alternative più sicure;- oppure se occorre adottare ulteriori misure di sicurezza antincendio.In tale fase, al fine di stabilire il livello di riduzione di ciascuno dei rischi presenti, nonché confermare le misure già in atto o in via di adozione, occorre tenere presente:- le norme cogenti (leggi, regolamenti, decreti);- circolari e indicazioni della pubblica amministrazione, ed in mancanza dei suddetti

riferimenti:a) norme di buona tecnica;b) istruzioni dei progettisti ed installatori;c) indicazioni del servizio di prevenzione e protezione;d) indicazioni dei lavoratori;e) indicazioni di fonti pubbliche internazionali;f) indicazioni di consulenti.

3.3.4 STIMA DEL LIVELLO DI RISCHIO

Avendo identificato i fattori di rischio e le persone esposte, eliminata o ridotta la probabilità di accadimento di incendi e le conseguenze, in conformità alla vigente normativa o in sua assenza nella misura del possibile, si può stimare il livello di rischio di incendio del luogo di lavoro (rischio residuo), e quindi predisporre un programma organizzativo-gestionale per il controllo ed il miglioramento della sicurezza posta in essere.

Tale livello può essere basso, elevato o normale.

A) Luoghi di lavoro a basso rischio di incendioI luoghi di lavoro, o parte di essi, si considerano a basso rischio di incendio se difficilmente si può verificare un rischio per l’incolumità delle persone, in quanto ci sono pochi materiali combustibili, nessuna sostanza facilmente infiammabile e praticamente nessuna sorgente di calore che può innescare un incendio.A tale categoria appartengono i luoghi ben controllati, costruiti con materiali incombustibili, dove i processi produttivi sono a base acquosa, e dove si depositano materiali non combustibili su supporti non combustibili.La gran parte dei piccoli negozi ed uffici di uno o due piani possono anche considerarsi luoghi a basso rischio di incendio.

B) Luoghi di lavoro a rischio incendio elevatoI luoghi di lavoro, o parte di essi, si considerano ad elevato rischio di incendio se può verificarsi un grave rischio per l’incolumità delle persone.

Page 17: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

17

A tale categoria appartengono i luoghi dove sono presenti notevoli quantità di materiali facilmente combustibili, ogni tipo di sostanza altamente infiammabile, e dove, di conseguenza ci può essere una più elevata probabilità che un incendio si verifichi e rapidamente si propaghi.Esempi di luoghi ad elevato rischio comprendono:- aree dove i processi lavorativi comportano l’utilizzo di sostanze altamente infiammabili (ad

esempio: impianti di verniciatura), di fiamme libere o la produzione di notevole calore in presenza di materiali combustibili;

- aree dove c’è deposito o manipolazione di sostanze chimiche che possono, in determinate circostanze, produrre reazioni esotermiche, emanare gas o vapori infiammabili, o reagire con altre sostanze combustibili;

- aree dove vengono depositate o manipolate sostanze esplosive o altamente infiammabili;- aree dove c’è una notevole quantità di materiali combustibili che sono facilmente

incendiabili;- edifici realizzati con strutture in legno o rivestiti con tavolame in legno;- grandi cucine e le centrali termiche.Nello stabilire che un luogo di lavoro o una parte di esso è a rischio elevato occorre tenere presente inoltre che:a) molti luoghi di lavoro saranno della stessa categoria di rischio in ogni parte. Ma una

qualunque area a rischio elevato può elevare il livello di rischio dell’intero luogo di lavoro, salvo che l’area interessata sia separata dal resto del luogo attraverso elementi separanti resistenti al fuoco;

b) una categoria di rischio elevata può essere ridotta se il processo di lavoro è gestito accuratamente e le vie di esodo sono protette contro l’incendio;

c) nei luoghi di lavoro grandi o complessi, si può prevedere di ridurre il livello di rischio attraverso misure di protezione attiva di tipo automatico quali impianti automatici di spegnimento, impianti automatici di rivelazione incendi o impianti di estrazione fumi. In tali circostanze è da consultare il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco.

C) Luoghi di lavoro a rischio di incendio normaleMolti luoghi di lavoro ricadranno nella categoria di quelli a rischio normale.Essi generalmente conterranno quantitativi di materiali combustibili e sufficienti sorgenti di calore da portarli al di sopra della categoria dei rischi bassi.In tali luoghi ogni principio di incendio rimarrà confinato o si propagherà molto lentamente, in modo da consentire alle persone di evacuare verso un luogo sicuro.

3.4 “ FINALITA’ DELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INCENDIO “

Il procedimento della valutazione del rischio di incendio, costituisce efficace strumento per:- ridurre la probabilità che possa insorgere un incendio;- limitarne le conseguenze;- consentire l’evacuazione dal luogo di lavoro in condizioni di sicurezza;- garantire l’intervento dei soccorritori, mediante l’attuazione, il controllo e il miglioramento

delle seguenti principali misure:a) predisporre vie di esodo sicure, chiaramente segnalate e libere da ogni ostacolo;

Page 18: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

18

b) assicurare la stabilità dell’edificio in caso di incendio, almeno per il tempo necessario per evacuare le persone presenti e consentire l’intervento dei soccorritori;

c) prevedere un’adeguata compartimentazione degli ambienti di lavoro in relazione ai fattori di rischio;

d) limitare la presenza o l’uso di sostanze altamente infiammabili;e) realizzare a regola d’arte gli impianti tecnici,curandone la periodica manutenzione;f) installare apparecchiature di lavoro tecnologicamente sicure;g) installare ed assicurare la funzionalità di adeguati sistemi di rivelazione ed allarme in caso

di incendio;h) installare ed assicurare il funzionamento di apparecchiature ed impianti di spegnimento;i) affiggere negli ambienti di lavoro le istruzioni e la segnaletica di sicurezza ai fini

antincendio;l) predisporre un piano sulle procedure da adottare in caso di incendio, verificandone

periodicamente la sua attuazione;m) assicurare una corretta tenuta degli ambienti di lavoro, attraverso un costante controllo

degli stessi al fine di prevenire l’insorgenza di incendi;n) assicurare un’adeguata informazione e formazione del personale sui rischi di incendi, sulle

misure predisposte per prevenirli e sulle procedure da attuare in caso di insorgenza di incendi.

3.5 “ ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO “

A seguito della valutazione del rischio di incendio, occorre procedere:- alla designazione degli addetti alla prevenzione incendi, alla lotta antincendi e alla gestione

delle emergenze nell’ambito del servizio di prevenzione e protezione;- Al programma per l’attuazione ed il controllo delle misure di sicurezza poste in atto, con

particolare riguardo a:1) misure per prevenire il verificarsi di un incendio e la sua propagazione (divieti, precauzioni

di esercizio, controlli);2) controllo e manutenzione dei presidi antincendi;3) procedure da attuare in caso di incendio;4) informazione e formazione del personale.

3.6 “ MISURE DI PREVENZIONE “

Molti incendi possono essere prevenuti richiamando l’attenzione del personale sui pericoli di incendio più comuni ed impartendo al riguardo precise disposizioni, con particolare riferimento a:- deposito e manipolazione di materiali infiammabili;- accumulo di rifiuti e scarti combustibili;- utilizzo di fiamme libere o di apparecchi generatori di calore;- utilizzo di impianti ed apparecchiature elettriche;- divieto di fumare;- lavori di ristrutturazione e manutenzione;- aree non frequentate.Inoltre devono essere attuati regolari controlli per garantire:- la sicura tenuta degli ambienti;

Page 19: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

19

- la fruibilità delle vie di esodo;- la funzionalità delle porte resistenti al fuoco;- la visibilità della segnaletica di sicurezza;- la sicurezza degli impianti elettrici.

3.6.1 “ MISURE COMPENSATIVE ”

In molti casi le misure di sicurezza esistenti saranno adeguate in relazione alla categoria di rischio, e qualora non siano sufficienti si dovranno prevvedere delle misure “Compensative”.

A) Vie di esodo1) riduzione del percorso di esodo;2) proteggere le vie di esodo;3) realizzare ulteriori percorsi di esodo e uscite;4) installare ulteriore segnaletica;5) potenziare l’illuminazione di emergenza;6) mettere in atto misure specifiche per persone disabili;7) incrementare il numero di personale addetto alla assistenza durante l’evacuazione;8) limitare l’affollamento

B) Mezzi ed impianti di spegnimento1) provvedere ad ulteriori approntamenti, tenendo conto dei pericoli specifici;2) installare impianti di spegnimento automatico;

C) Allarme antincendio1) installare un sistema di allarme più efficiente (per esempio sostituendo un allarme azionato

manualmente con uno di tipo elettrico);2) ridurre la distanza tra dispositivi di commando allarme;3) installare impianto automatico di rivelazione incendio;4) migliorare il tipo di allertamento in caso di incendio (per esempio aggiungere segnali ottici a

quelli sonori, usare sistemi di invio messaggi al pubblico)5) in piccoli luoghi di lavoro, risistemare l’attività in modo che un qualsiasi principio di incendio

possa essere individuato immediatamente dalle persone presenti.

D) Addestramento1) predisporre un programma migliorato di controllo e di buona tenuta dei luoghi ed un

addestramento sulla sicurezza antincendio per tutti i lavoratori;2) impartire specifiche disposizioni per assicurare la necessaria informazione sulla sicurezza

antincendio agli appaltatori esterni ed al personale dei servizi di pulizia e manutenzione;3) assicurarsi che specifico addestramento sia fornito al personale che usa materiali

facilmente combustibili, sostanze altamente infiammabili o sorgenti di calore.

Page 20: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

20

3.6.2 “ REGISTRAZIONE DELLE CONSTATAZIONI ”

Se nel luogo di lavoro lavorano 5 o più dipendenti, quanto è emerso dalla valutazione del rischio e le conseguenti misure da adottare, devono essere oggetto di una specifica registrazione scritta.Tale registrazione deve indicare:- la data di quando è stata fatta la valutazione;- i pericoli identificati;- i lavoratori ed altre persone a rischi particolari;- le conclusioni derivanti dalla valutazione.La registrazione deve essere conservata nel luogo di lavoro ed essere a disposizione dell’autorità competente in caso di ispezione.Revisione della valutazione:La valutazione del rischio di incendio non è una procedura una tantum.Il luogo di lavoro deve essere tenuto continuamente sotto controllo per assicurare che le misure di sicurezza antincendio esistenti e la valutazione del rischio sono sempre affidabili.La valutazione del rischio deve essere oggetto di revisione se c’è un significativo cambiamento nell’attività, nei materiali utilizzati o depositati o quando l’edificio è oggetto di ristrutturazioni o ampliamenti.

3.7 “ CONTROLLI E MANUTENZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO “

Le attrezzature mobili (estintori), gli impianti di spegnimento manuali (naspi, idranti) ed automatici, gli impianti di segnalazione ed allarme incendio, l’impianto di illuminazione di emergenza, gli impianti di evacuazione fumi, devono essere oggetto di regolari controlli e di interventi di manutenzione, in conformità a quanto previsto dalla normativa cogente e ove mancante dalla normativa tecnica e dalle istruzioni dei costruttori ed installatori.

3.8 “ PROCEDURE DA ATTUARE IN CASO DI INCENDIO “

A seguito della valutazione del rischio di incendio, deve essere predisposto e tenuto aggiornato un piano di emergenza per il luogo di lavoro, che deve contenere tra l’altro nei dettagli:a) le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in caso di incendio;b) le procedure per l’evacuazione dal luogo di lavoro che devono essere attuate dai lavoratori

e da altre persone presenti;c) le disposizioni per chiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco e per informarli al loro arrivo.Il piano di emergenza deve identificare un adeguato numero di persone incaricate di sovrintendere e controllare l’attuazione delle procedure previste.I fattori da tenere presenti nella predisposizione del piano sono:- le caratteristiche dei luoghi, con particolare riferimento alle vie di esodo;- i sistemi di allarme;- il numero di persone presenti e la loro ubicazione;- lavoratori esposti a rischi particolari (disabili, appaltatori, ecc.);

Page 21: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

21

- numero di incaricati al controllo dell’attuazione del piano e all’assistenza nell’evacuazione;- livello di addestramento fornito al personale.Il piano deve essere basato su chiare istruzioni scritte e deve includere:a) i doveri del personale di servizio incaricato a svolgere specifiche mansioni con riferimento

alla sicurezza antincendio (telefonisti, custodi, capi reparto, addetti alla manutenzione, personale di sorveglianza, ecc.);

b) i doveri del personale cui sono affidate particolari responsabilità in caso di incendio;c) i provvedimenti per assicurare che tutto il personale sia informato ed addestrato sulle

procedure da attuare;d) le specifiche misure da porre in atto nei confronti dei lavoratori esposti a rischi

particolari;e) specifiche misure per le aree ad elevato rischio di incendio;f) procedura di chiamata dei Vigili del Fuoco e di informazione al loro arrivo e di assistenza

durante l’intervento.Per luoghi di lavoro di piccole dimensioni, il piano può limitarsi a degli avvisi scritti comportamentali.Per luoghi di lavoro, facenti capo a titolari diversi, ed ubicati nello stesso edificio, il piano deve essere elaborato in collaborazione tra i vari occupanti.Per luoghi di lavoro di maggiori dimensioni o complessi, il piano deve includere anche una planimetria nella quale siano riportate:- le caratteristiche planovolumetriche del luogo di lavoro (distribuzione e destinazione dei

vari ambienti, vie di esodo);- attrezzature ed impianti di spegnimento (tipo, numero ed ubicazione);- ubicazione degli allarmi e della centrale di controllo;- ubicazione dell’interruttore generale dell’alimentazione elettrica, valvole di

intercettazione delle adduzioni idriche, di gas e fluidi combustibili.

3.9 “ INFORMAZIONE E FORMAZIONE “

Ogni lavoratore deve conoscere come prevenire un incendio e le azioni da adottare a seguito di un incendio.E’ un obbligo del datore di lavoro fornire al personale una adeguata informazione e formazione al riguardo.

3.9.1 OBBLIGHI INFORMATIVI (ART. 21 DEL D.LGS. 626/94)Il datore di lavoro deve provvedere affinché ogni lavoratore riceva una adeguata informazione su:a) rischi di incendio legati all’attività svolta nell’impresa;b) rischi di incendio legati alle specifiche mansioni svolte;c) misure di prevenzione e protezione incendi adottate in azienda;d) ubicazione delle vie di esodo e delle ed uscite;e) procedure da adottare in caso di incendio, ed in particolare:- azioni da attuare quando si scopre un incendio;- come azionare un allarme;- azioni da attuare quando si sente un allarme;- procedure di evacuazione sino al punto di raccolta;

Page 22: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

22

- modalità di chiamata dei Vigili del Fuoco;f) i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di prevenzione incendi, lotta

antincendio, evacuazione e pronto soccorso;g) la figura del responsabile del servizio di prevenzione e protezione.Il servizio di prevenzione e protezione è istituzionalmente preposto all’attività di informazione (art. 9, comma 1, lettera f).

3.9.2 OBBLIGHI FORMATIVI (ART. 22 DEL D.LGS. 626/94)Il datore di lavoro, i dirigenti ed i preposti, nell’ambito delle rispettive attribuzioni e competenze, assicurano che ciascun dipendente riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di sicurezza antincendio, con particolare riferimento al proprio posto di lavoro ed alle proprie mansioni.Il personale incaricato di svolgere incarichi di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze deve avere una specifica formazione.La formazione deve includere, possibilmente, delle esercitazioni pratiche sull’uso delle attrezzature di spegnimento e di protezione individuale.

3.9.3 ESERCITAZIONI ANTINCENDIOIn aggiunta alla formazione, il personale deve partecipare periodicamente (almeno una volta l’anno) ad una esercitazione antincendio per mettere in pratica le procedure di evacuazione.Dove vi sono vie di esodo alternative, l’esercitazione deve basarsi sul presupposto che una di esse non possa essere utilizzata a causa di un incendio.L’esercitazione deve essere condotta nella maniera più realistica possibile, senza mettere in pericolo i partecipanti.L’esercitazione ha inizio dal momento in cui viene fatto scattare l’allarme e si conclude una volta raggiunto il punto di raccolta e fatto l’appello dei partecipanti.Nei piccoli luoghi di lavoro, tale esercitazione deve semplicemente coinvolgere il personale nell’attuare quanto segue:- percorrere le vie di esodo;- identificare le porte resistenti al fuoco;- identificare l’ubicazione dei dispositivi per dare l’allarme;- identificare l’ubicazione delle attrezzature di spegnimento.

3.9.4 ISTRUZIONI ANTINCENDIONella gran parte dei luoghi di lavoro, il sistema più semplice ed immediato per fornire ai lavoratori informazioni ed istruzioni antincendio, è attraverso degli avvisi scritti riportanti le azioni essenziali che devono essere attuate in caso che si scopra un incendio, quando si sente un allarme, nonché specifiche misure comportamentali.

Page 23: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

23

CAPITOLO 4“ LA PREVENZIONE INCENDI ”

4.1 “ GENERALITA’ “

Il termine prevenzione incendi, diversamente da quanto accade in altri paesi, sta ad indicare quella materia che studia tutti i provvedimenti atti a prevenire, segnalare ed estinguere un incendio o ridurne la propagazione, compresi quelli per la salvaguardia delle persone, la preservazione dei beni e la tutela dell’ambiente.L’art. 3 della legge 577 del 29 luglio 1982 implicitamente indica i criteri di prevenzione incendi quando al secondo comma stabilisce che le relative norme dovranno specificare:1) misure, accorgimenti, provvedimenti intesi a ridurre le probabilità dell’insorgere

dell’incendio quali dispositivi, sistemi, impianti, procedure di svolgimento di determinate operazioni atte ad influire sulle sorgenti d’ignizione, sul materiale combustibile o sull’agente ossidante;

2) misure, provvedimenti ed accorgimenti operativi atti a limitare le conseguenze dell’incendio quali sistemi, dispositivi e caratteristiche costruttive, sistemi per le vie di esodo di emergenza, dispositivi, impianti, distanziamenti, compartimentazioni e simili;

3) apprestamenti e misure antincendi predisposti a cura dei titolari di attività comportanti notevoli livelli di rischio ai sensi di quanto fissato dall’art. 2, comma c, della legge 12 maggio 1961, n° 469 (si tratta degli stabilimenti industriali, depositi e simili tenuti ad istituire un proprio servizio di prevenzione ed estinzione degli incendi).

Pertanto questi provvedimenti possono essere divisi in due specie a seconda dello scopo che si prefiggono.Alla prima specie appartengono quei provvedimenti che hanno il fine di ridurre le probabilità dell’insorgere di un incendio (la prevenzione nel senso stretto della parola), alla seconda invece quelli che hanno lo scopo di rendere minimi i danni prodotti da un incendio una volta che questo si sia manifestato. Quest’ ultima comprende sia i provvedimenti di protezione attiva che comportano un intervento (esodo delle persone, segnalazione od azione di spegnimento automatica o manuale), che quelli di protezione passiva (adozione di distanze di sicurezza, muri tagliafuoco ecc.).

Così per esempio per ridurre al minimo il rischio incendio dovremo prevedere:- l’impiego di materiali incombustibili per i mobili che riduce al tempo stesso la probabilità

dell’insorgere di un incendio e la sua intensità, in quanto abbassa il carico di incendio;- la realizzazione di superfici per lo sfogo del fumo e del calore che facilità l’esodo delle

persone, l’opera di spegnimento ed al tempo stesso riduce la propagazione dell’incendio;- l’adozione di strutture resistenti al fuoco che, creando dei compartimenti, riduce la

propagazione dell’incendio, ma contemporaneamente, assicurando la stabilità delle strutture per un tempo più lungo, consente l’esodo delle persone e l’accesso dei Vigili del Fuoco per le operazioni di soccorso e di spegnimento con maggiore sicurezza.

Nella realtà non è ovviamente possibile adottare tutti questi provvedimenti, taluni possono anche essere non necessari per il tipo di rischio in esame o perché si adottano altre precauzioni compensative.

Page 24: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

24

E’ opportuno ricordare che non è praticamente possibile annullare il rischio di incendio, esso può sempre essere ridotto entro determinati limiti, ma avrà sempre un valore maggiore di zero.

R = F x M > 0

4.2 “ PROVVEDIMENTI PER RIDURRE LA PROBABILITA’ DELL’INSORGERE DELL’INCENDIO (PREVENZIONE) “

- Divieto di fumare, di usare fiamme libere e di produrre scintille;- Adozione di impianti elettrici a regola d’arte;- Adozione di pavimenti ed attrezzi antiscintilla;- Messa a terra di impianti, strutture, recipienti ecc., al fine di evitare la formazione di

cariche elettrostatiche, impianti di umidificazione e ionizzazione dell’aria;- Installazione di impianti di parafulmini;- Ventilazione naturale e/o meccanica;- Adozione di recinzione e di distanze di protezione (fra recinzione e zone di rischio) al fine

di evitare azioni inconsulte o dolose dall’esterno;- Adozione di distanze dalle linee elettriche aeree, da ferrovie, camini ecc.;- Riduzione del carico di incendio (ad esempio adozione di strutture e mobili incombustibili);- Impiego di materiali più difficilmente infiammabili;- Adozione di dispositivi di sicurezza;- Rispetto dell’ordine e della pulizia;- Adozione di tempi di lavorazione razionali ed istruzione del personale sui pericoli di

incendio;- Segnaletica di sicurezza.

4.3 “ PROVVEDIMENTI PER RENDERE MINIMI I DANNI PRODOTTI DA UN INCENDIO. PROVVEDIMENTI PER LA SALVAGUARDIA DELLE PERSONE “

- Uscite di sicurezza, impianti di allarme acustico, luci di sicurezza;- Scale a prova di fumo;- Scale protette;- Esercitazioni di sfollamento;- Piani di emergenza.

4.4 “ PROVVEDIMENTI PER UNA RAPIDA SEGNALAZIONE DELL’INCENDIO “

- Guardiania;- Impianti di segnalazione incendi;- Mezzi di comunicazione diretti con i Vigili del Fuoco;- Telefono.

Page 25: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

25

4.5 “ PROVVEDIMENTI PER FACILITARE L’OPERA DI SPEGNIMENTO “

- Realizzazione di strade di accesso ai mezzi dei Vigili del Fuoco lungo il perimetro del fabbricato, di scale ed accessi particolari per facilitare l’opera di spegnimento;

- Realizzazione di superfici per lo sfogo del fumo e del calore.

4.6 “ PROVVEDIMENTI ATTI A RIDURRE LA PROPAGAZIONE DELL’INCENDIO ED I RELATIVI DANNI (PROTEZIONI PASSIVE) “

La protezione passiva si esplica attraverso provvedimenti che attuati costruttivamente in via preventiva, si oppongono alla propagazione delle fiamme, del calore e dei fumi, limitando così le conseguenze dell’incendio.Le misure di protezione passiva si propongono di limitare le conseguenze dell’incendio mediante l’adozione di soluzioni progettuali e costruttive che tengano in considerazione:- L’Ubicazione degli edifici da progettare in relazione alla presenza di installazioni e impianti

pericolosi;- Adozione di distanze di sicurezza interne (fra i vari rischi) ed esterne (fra i rischi e gli

edifici esterni);- Compartimentazione della superficie in più locali separati tra loro da strutture resistenti

al fuoco (solai e muri);- La resistenza al fuoco delle strutture e dei materiali da costruzione;- Le scale, gli ascensori e le vie di esodo;- I filtri antincendio;- Realizzazione di costruzioni apposite ed isolate per le lavorazioni particolarmente

rischiose (verniciatura, impiego di solventi infiammabili ecc.) o quanto meno separazione delle stesse dagli altri reparti di lavorazione mediante muri tagliafuoco;

- Separazione netta tra i reparti di lavorazione ed i depositi delle materie prime e del prodotto finito;

- Adozione di edifici industriali ad un solo piano, evitando quelli a più piani fuori terra od interrati che presentano un rischio notevolmente maggiore;

- Realizzazione di superfici di minor resistenza per i locali ove si effettuino lavorazioni con pericolo di scoppio;

- Realizzazione di soglie rialzate o bacini di contenimento per i locali contenenti liquidi infiammabili, acidi, gas criogenici, liquefatti ecc.;

- Realizzazione di ventilazione naturale o meccanica per consentire la fuoriuscita dei fumi e del calore, riducendo la propagazione dell’incendio;

- Protezione delle strutture combustibili con sostanze ignifughe per ridurne la velocità di combustione.

4.7 “ IMPIEGO DI MEZZI ANTINCENDIO (PROTEZIONE ATTIVA) “

La protezione attiva si vuole che tenda alla salvaguardia della vita delle persone e dei beni materiali mediante l’impiego di tutti quei provvedimenti che presuppongono l’intervento diretto da parte di mezzi di estinzione e di allarme automatico ovvero di squadre di soccorso. Le misure di protezione attiva vengono predisposte per limitare le conseguenze dell’incendio e prevedono l’intervento di:

Page 26: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

26

- Estintori;- Idranti collegati a fonti idriche adeguate per capacità, portata e pressione;- Impianti di spegnimento particolari a funzionamento automatico o manuale;- Addestramento del personale dipendente all’impiego dei mezzi antincendio con svolgimento

di esercitazioni periodiche ed eventuale istituzione di una o più squadre antincendio di stabilimento.

4.8 “ TERMINI, DEFINIZIONI GENERALI E SIMBOLI GRAFICI DI PREVENZIONE INCENDI (DECRETO MINISTERIALE 30/11/1983) “

4.8.1 CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE

ALTEZZA AI FINI ANTINCENDIO DEGLI EDIFICI CIVILI:Altezza massima misurata dall’apertura più alta dell’ultimo piano abitabile e/o agibile, escluse quelle dei vani tecnici, al livello del piano esterno più basso.E’ un parametro che viene utilizzato nell’elaborazione delle normative. (ad esempio il D.M. 16/05/1987 n° 246 “ Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione “, classifica gli edifici in base all’Altezza Antincendio).

ALTEZZA IN GRONDA:Altezza massima misurata dal piano esterno accessibile ai mezzi di soccorso dei Vigili del Fuoco all’intradosso del soffitto del più elevato locale abitabile.Ai fini dell’assoggettabilità ai controlli di P.I. degli edifici di civile abitazione (punto 94 del D.M. 16/02/1982) ci si deve riferire all’altezza in gronda (superiore a 24 m).

ALTEZZA DEI PIANI:Altezza massima tra pavimento e intradosso del soffitto.

CARICO DI INCENDIO (Q):Potenziale termico della totalità dei materiali combustibili contenuti in uno spazio, compresi i rivestimenti dei muri, i pavimenti ed i soffitti.Si esprime convenzionalmente in Kg di legna equivalente (potere calorifico 4400 Kcal/Kg)

Q = •i gi x Hi / 4400 = [ Kg di legna equivalente]

Dove:gi = peso del generico fra gli n combustibili presenti nel locale;Hi = potere calorifico generico tra gli n combustibili presenti nel locale.

CARICO DI INCENDIO SPECIFICO (q): Carico di incendio riferito all’unità di superficie lorda

q = •i gi x Hi / (4400 x A) = [ Kg di legna equivalente / mq]

Dove:A = superficie lorda del locale espressa in mq.Di norma quando si parla di “Carico di incendio” si intende il Carico di Incendio Specifico.

Page 27: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

27

COMPORTAMENTO AL FUOCO:Insieme di trasformazioni fisico-chimiche di un materiale o di un elemento da costruzione sottoposto all’azione del fuoco e comprendente:- Resistenza al fuoco delle strutture;- Reazione al fuoco dei materiali.

RESISTENZA AL FUOCO “REI” :Attitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura) a conservare, secondo un programma termico prestabilito e per un tempo determinato: la stabilità “R”, la tenuta “E”, l’isolamento termico “I”, così definiti:- stabilità: attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica

sotto l’azione del fuoco;- tenuta: attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare, né produrre, se

sottoposto alla azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto;- isolamento termico: attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato

limite, la trasmissione del calore.In relazione ai requisiti dimostrati la resistenza REI degli elementi strutturali viene classificata da un numero che esprime i minuti primi di resistenza.

Si hanno le seguenti classi:15, 30, 45, 60, 90, 120, 180 minuti.

REI o RE per muri, pareti, solai, controsoffitti e porte.R per travi e pilastri.

Page 28: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

28

Per la classificazione degli elementi non portanti il criterio R è automaticamente soddisfatto qualora lo siano i criteri “E” ed “I”.La Circolare Ministeriale n° 91 del 14/09/1961 ( “Norme di sicurezza per la protezione contro il fuoco dei fabbricati a struttura in acciaio destinati ad uso civile”) stabilisce le modalità di prova in forno degli elementi e riporta nelle tabelle allegate, per alcuni tipi di strutture tradizionali, la relativa resistenza al fuoco.Il numero di ogni classe esprime il carico di incendio virtuale in Kg/m2 di legna standard, inoltre esprime anche la durata convenzionale dell’incendio in minuti, ovvero la durata minima di resistenza al fuoco da richiedere all’elemento costruttivo o alla struttura in esame.

La REI di altri tipi di strutture o di infissi deve essere “Certificata” a seguito di prove eseguite, dai laboratori autorizzati dal Ministero dell’Interno.

REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI:Grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuoco al quale è sottoposto. Con l’aumentare del grado di partecipazione alla combustione, i materiali sono assegnati alle classi 0, 1, 2, 3, 4, 5, dove quelli di classe 0 sono incombustibili (D.M. 26/06/1984).La reazione al fuoco è un indice che esprime la facilità con cui un materiale brucia contribuendo allo sviluppo e alla propagazione dell’incendio.Un materiale si dirà ignifugo quando partecipa minimamente alla propagazione e allo sviluppo del fuoco.La reazione al fuoco non tiene conto però dei rischi derivanti dai fumi emessi dal materiale.La reazione al fuoco viene determinata mediante prove di laboratorio definite dal D.M. 26/06/1984, sul singolo materiale nelle condizioni di posa.Nelle prove vengono valutati:- tempo di post-combustione;- tempo di post-incandescenza;- verificarsi o meno di gocciolamento;- quantità di materiale bruciato.Per i mobili imbottiti sono stabilite tre classi:- 1 IM;- 2 IM;- 3 IM;

COMPARTIMENTO ANTINCENDIO:Parte di edificio delimitata da strutture di resistenza al fuoco predeterminata e organizzata per rispondere alle esigenze della Prevenzione Incendi; la compartimentazione può suddividersi in orizzontale e verticale, che meglio saranno spiegati nel quaderno dei criteri di progettazione.

- La compartimentazione orizzontale si realizza mediante l’interposizione di muri di adeguata o prescritta resistenza al fuoco; nei depositi di materiali facilmente infiammabili è richiesto che i muri sporgano di un metro oltre la copertura ed oltre le pareti perimetrali.

- La compartimentazione verticale si realizza mediante l’interposizione di solai di adeguata o prescritta resistenza al fuoco; scale, ascensori, montacarichi e cavedi dovranno essere collocati entro vani con le medesime caratteristiche di resistenza al fuoco.

Page 29: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

29

- La comunicazione fra compartimenti ove ammessa, sarà realizzata con vani protetti o vani a prova di fumo di resistenza al fuoco uguale a quella della struttura separante.

- Per quanto riguarda la protezione degli attraversamenti impiantistici in un elemento separante, cabalette portatavi e condotti d’aerazione determinano soluzione di continuità nelle strutture REI e pertanto vanno realizzati assicurando idonea protezione in corrispondenza dell’attraversamento. I canali d’aria vengono generalmente protetti con serrande tagliafuoco; gli attraversamenti con canalette portacavi vengono invece intasati con sacchetti contenenti granuli di materiali che, sotto l’azione del fuoco, plastificano e sigillano quindi l’apertura.

Gli elementi costruttivi delimitanti il compartimento (REI) devono impedire, per un tempo prefissato, la propagazione dell’incendio e dei suoi effetti (fumi e calore), a settori adiacenti e strutture attigue (riduzione del danno); mentre gli elementi costruttivi interni “portanti” devono garantire la “R” richiesta.Un parametro importante è la superficie di compartimento.La normativa relativa ad alcune attività (autorimesse, alberghi, scuole, edifici di civile abitazione, ecc.) stabilisce quali debbano essere le superfici massime dei compartimenti differenziandosi di volta in volta.La superficie massima dei compartimenti è in relazione ai seguenti parametri: carico di incendio, caratteristiche di infiammabilità dei materiali, destinazione dei locali, affollamento previsto, lunghezza delle vie di esodo, modalità di stoccaggio dei materiali, lavorazioni, ubicazione e accessibilità, altezza del fabbricato (anche in negativo), impianti fissi antincendio (idranti, sprinkler, rilevazione d’incendio), sistemi di ventilazione, ecc.

SUPERFICIE LORDA DI UN COMPARTIMENTO:Superficie in pianta compresa entro il perimetro interno delle pareti delimitanti il Compartimento e comprendente i tramezzi divisori interni.

FILTRO A PROVA DI FUMO:Vano delimitato da strutture con resistenza al fuoco REI predeterminata e comunque non inferiore a 60’ dotate di una o più porte almeno REI 60, ed aerato tramite:1) camino di ventilazione sfociante sopra la copertura dell’edificio di sezione minima 0,10 mq;2) sistema di sovra-pressione ad almeno 0,3 mbar anche in condizioni di emergenza;3) aerato direttamente all’esterno con superficie libera maggiore o uguale di 1 mq con

esclusione dei condotti.

INTERCAPEDINE ANTINCENDI:Vano di distacco delimitato superiormente da spazio scoperto e longitudinalmente da muri perimetrali (con o senza aperture) del fabbricato servito e da terrapieno e/o da muri di altro fabbricato di pari REI avente:1) funzione di aerazione e/o scarico prodotti della combustione; larghezza trasversale

maggiore o uguale di 0,60 m e delimitazione inferiore a quota maggiore o uguale a 1 m dall’intradosso del solaio del locale servito.

2) funzione di passaggio di persone; larghezza trasversale maggiore o uguale di 0,90 m e profondità tale da assicurare il passaggio nei locali serviti attraverso varchi di altezza non inferiore a 2 metri.

Page 30: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

30

SPAZIO SCOPERTO:Spazio a cielo libero o superiormente grigliato anche delimitato su tutti i lati:1) superficie minima in pianta (mq) maggiore o uguale di tre volte l’altezza in metri della

parete più bassa che lo delimita;2) distanza tra le pareti verticali di delimitazione non inferiore a 3,50 m misurate al filo

esterno di sporgenze o rientranze;In caso di aggetti (o rientranze) si considera spazio a cielo libero (la zona coperta) se il rapporto tra la sporgenza e la relativa altezza di impostazione è minore o uguale di ½.

4.8.2 DISTANZEAl fine di evitare che l’incendio di un edificio o elemento pericolo a causa del calore radiante, fumi caldi, proiezioni di faville e tizzoni ardenti trasportati dal vento, possa propagarsi ad edifici o elementi pericolosi vicini, è necessario che tra i suddetti sia tenuta una certa distanza detta appunto “Distanza di Sicurezza”.Le distanze di sicurezza idonee a impedire il propagarsi dell’incendio senza alcun intervento esterno hanno valori così elevati da comportare insostenibili oneri economici in caso di adozione.Congiuntamente, l’azione dei mezzi antincendio e la distanza interposta, consentono di evitare la propagazione dell’incendio.

DISTANZA DI SICUREZZA ESTERNA:Valore minimo, stabilito dalla norma, delle distanze misurate orizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elemento pericoloso di una attività e il perimetro del più vicino fabbricato esterno all’attività stessa o di altre opere pubbliche o private.

DISTANZA DI SICUREZZA INTERNA:Valore minimo, stabilito dalla norma, delle distanze misurate orizzontalmente tra i rispettivi perimetri in pianta dei vari elementi pericolosi di una attività.

DISTANZA DI PROTEZIONE:Valore minimo, stabilito dalla norma, delle distanze misurate orizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elemento pericoloso di una attività e la recinzione (ove prescritta) ovvero il confine dell’area su cui sorge l’attività stessa.

4.8.3 AFFOLLAMENTO ED ESODO

CAPACITA’ DI DEFLUSSO O DI SFOLLAMENTO:Numero massimo di persone che in un sistema di vie di uscita, si assume possano defluire attraverso una uscita di “modulo uno” (60 cm). Tale dato stabilito dalla norma, tiene conto del tempo occorrente per lo sfollamento ordinato di un compartimento.Valori assunti dalle normative. Esempi:- Scuole: 60 pers./mod indipendentemente dalla quota del piano;- Impianti sportivi: 50 pers./mod al chiuso – 250 pers./mod;

Page 31: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

31

- Alberghi, Grandi magazzini, locali di pubblico spettacolo, ecc.:50 pers./mod per il piano terra (più o meno 1m);37,5 pers./mod per i piani interrati (- 7,5 m);37,5 pers./mod per gli edifici sino a tre piani fuori terra (compreso tra più o meno 7,5 m);33 pers./mod per gli edifici a più di tre piani fuori terra (esterno a più o meno 7,5 m);250 pers./mod per locali di pubblico spettacolo.

Deve essere garantita l’evacuazione d’emergenza degli occupanti in tempi brevi o comunque inferiori al tempo che l’incendio impiega per provocare effetti dannosi all’organismo.

DENSITA’ DI AFFOLLAMENTO:Numero massimo di persone assunto per unità di superficie lorda di pavimento (persone/mq).Valori assunti dalle normative. Esempi:Alberghi:- aree destinate alle camere: n° posti letto;- aree comuni a servizio del pubblico: 0,4 persone/mq;Locali pubblico spettacolo:- teatri, cinema, sale conferenze, ecc.: n° posti autorizzati;- sale da ballo discoteche: 0,7 pers./mq al chiuso; 1,2 all’aperto;Grandi magazzini e supermercati alimentari:- 0,4 pers./mq per piano interrato e terra;- 0,2 pers./mq per piani superiori;- 0,1 pers./mq aree adibite ad uffici e servizi;

MASSIMO AFFOLLAMENTO IPOTIZZABILE:Numero massimo di persone prevedibile in un compartimento.E’ determinato dal prodotto:

[DENSITA’ DI AFFOLLAMENTO x SUPERFICIE LORDA DEL PAVIMENTO ]

MODULO DI USCITA:Unità di misura della larghezza delle vie di uscita. Esprime la larghezza media occupata da una persona e si assume uguale a 0,60 metri.

LARGHEZZA DELLE USCITE DA CIASCUN COMPARTIMENTO:Numero complessivo di moduli di uscita necessari allo sfollamento totale del compartimento. E’ dato dal rapporto (arrotondato in eccesso all’unità):

[MASSIMO AFFOLLAMENTO CALCOLATO / CAPACITA’ DI DEFLUSSO ]La larghezza delle vie di uscita deve essere multipla del modulo con un minimo di due moduli. Nelle rare eccezioni e condizioni in cui è consentita una larghezza minore (alberghi esistenti, locali pubblico spettacolo con capienza minore o uguale di 150 persone, impianti sportivi con capienza minore o uguale di 150 persone) deve essere computata pari ad un modulo ai fini del calcolo del deflusso. Esempio:- Procedimento corretto:Uscita 1 L=1,50 m (2 moduli) Uscita 2 L=1,50 m (2 moduli);

Page 32: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

32

Totale moduli disponibili ai fini dell’esodo: 4;- Procedimento errato:Uscita 1 L=1,50 m Uscita 2 L=1,50 m;Larghezza totale uscite=3,00 m;Totale moduli disponibili ai fini dell’esodo: 3,00 / 0,60 = 5;

LUOGO SICURO:Spazio coperto ovvero compartimento antincendio (separato da altri compartimenti mediante spazio scoperto o filtro a prova di fumo) con caratteristiche idonee a ricevere e contenere un predeterminato numero di persone (luogo sicuro statico), ovvero a consentire il movimento ordinato (luogo sicuro dinamico).

SCALE A GIORNO INTERNE:Caratteristiche comuni stabilite dalle norme:- Larghezza ≥ 120 cm;- Superficie di aerazione in sommità ≥ 1 mq;- Pianerottoli: dimensioni minime non inferiori alla larghezza della scala;- Rampe rettilinee: non meno di tre gradini e non più di quindici;- Gradini: Alzata ≤ 17 (18) cm ; Pedata ≥ 30 cm;- Rampe non rettilinee: Pianerottolo di riposo ogni 15 gradini

gradino ≥ 30 cm a 40 cm dal parapetto interno.

SCALA DI SICUREZZA ESTERNA:Scala totalmente esterna, rispetto al fabbricato servito, munita di parapetto regolamentare e di altre caratteristiche stabilite dalla norma.Non costituiscono “tiraggio” rispetto alle scale a giorno interne.Sconsigliabili per edifici con notevoli affollamenti e dimensioni.Se adottata è bene soddisfi i seguenti requisiti:- Sia lontana da aperture di vani da cui possano sprigionarsi fiamme, fumi o essere

irraggiata, o sia attestata su una facciata REI;- Sia munita di parapetti alti tali da evitare la paura del vuoto;- Sia dotata di gradini antisdrucciolevoli.

SCALA A PROVA DI FUMO ESTERNA:Scala in vano costituente compartimento antincendio accesso da ogni piano, mediante porte di resistenza al fuoco almeno RE 60 predeterminata e dotate di congegno di autochiusura, da spazio scoperto o da disimpegno aperto per almeno un lato su spazio scoperto e dotato di parapetto a giorno.

SCALA A PROVA DI FUMO INTERNA:Scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso, per ogni piano, da filtro a prova di fumo.

SCALA PROTETTA:Scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso diretto da ogni piano, con porte di resistenza al fuoco REI ≥ 60 predeterminata dotate di congegno di autochiusura.

Page 33: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

33

La scala a prova di fumo garantisce la massima protezione in caso di incendio per l’esodo delle persone.Nella scala protetta le porte tenute aperte durante l’esodo consentono ai fumi di invadere la scala.È fondamentale che le porte delle scale siano tenute chiuse o libere di chiudersi se comandate da dispositivo automatico in presenza di fumo.

SISTEMA DI VIE DI USCITA:Percorso senza ostacoli al deflusso che consente alle persone che occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro.La lunghezza massima del sistema di vie d’uscita è stabilita dalle norme.La lunghezza delle vie d’uscita è comprensiva di passaggi, corridoi e scale che è necessario percorrere per raggiungere il luogo sicuro.

4.8.4 MEZZI ANTINCENDIO

ATTACCO DI MANDATA PER AUTOPOMPA:Dispositivo costituito da una valvola di intercettazione e una di non ritorno, dotato di uno o più attacchi unificati per tubazioni flessibili antincendio. Serve come alimentazione idrica sussidiaria.

IDRANTE ANTINCENDIO:Attacco unificato, dotato di valvola di intercettazione ad apertura manuale, collegato ad una rete di alimentazione idrica. Un idrante può essere a muro, a colonna soprasuolo oppure sottosuolo.

LANCIA EROGATRICE:Dispositivo antincendio provvisto di bocchello di sezione opportuna e di attacco unificato (esempio 45,70 mm). Può essere dotata anche di una valvola che permette il getto pieno, il getto frazionato e la chiusura.

NASPO:Attrezzatura antincendio costituita da una bobina mobile su cui è avvolta una tubazione semirigida collegata ad una estremità, alla rete di alimentazione idrica in pressione e all’altra estremità con una lancia erogatrice munita di valvola regolatrice e di chiusura del getto.

TUBAZIONE FLESSIBILE:Tubo la cui sezione diventa circolare quando viene messo in pressione e che è appiattito in condizioni di riposo (manichetta).

TUBAZIONE SEMIRIGIDATubo la cui sezione resta sensibilmente circolare anche se non in pressione.

Page 34: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

34

RETE DI IDRANTI:Sistema di tubazioni fisse in pressione per l’alimentazione idrica sulle quali sono derivati uno o più idranti antincendio.

ESTINTORE:Apparecchio contenente un agente estinguente che può essere proiettato e diretto su un fuoco sotto l’azione di una pressione interna.Suddivisione degli estintori:– estintori ad acqua– estintori a schiuma– estintori a polvere– estintori ad anidride carbonica– estintori a idrocarburi alogenati (non più a norma).

ESTINTORI PORTATILE:Estintore concepito per essere portato ed utilizzato a mano, ha una massa minore o uguale a 20 Kg.. Contrassegni distintivi, capacità estinguente e requisiti sono specificati nel D.M. 20.12.1982.

ESTITNTORE CARRELLATO:Estintore concepito per essere portato ed utilizzato su carrello.

IMPIANTO AUTOMATICO DI RIVELAZIONE D’INCENDIOInsieme di apparecchiature destinate a rilevare, localizzare e segnalare automaticamente un principio d’incendio.

IMPIANTO DI ALLARME:Insieme di apparecchiature ad azionamento manuale utilizzate per segnalare un principio d’incendio.

IMPIANTO FISSO DI ESTINZIONEInsieme di sistemi di alimentazione, di valvole di condutture di erogatori per proiettare o scaricare un idoneo agente estinguente su una zona d’incendio. La sua attivazione ed il suo funzionamento possono essere automatici o manuali.

IMPIANTI IDRICI:– ad idranti– automatici a pioggia (sprinklers)– ad acqua nebulizzata– a schiuma.

IMPIANTI AUTOMATICI AD ANIDRIDE CARBONICA

IMPIANTI AUTOMATICI A GAS ESTINGUENTI (EX HALONS)

Page 35: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

35

RISERVA DI SOSTANZA ESTINGUENTE:Quantitativo di estinguente, stabilito dall’autorità, destinato permanentemente all’esigenza di estinzione.Riserva idrica ad esclusivo uso antincendio.Bombole di anidride carbonica e di gas estinguenti.

TOLLERANZE DELLE MISURE:- Misure lineari: tolleranza 2% per misure > 2,40 m;

tolleranza 5% per misure ≤ 2,40 m;- Misure di superficie: tolleranza 5%;- Misure di volume: tolleranza 5%;- Misure di pressione: tolleranza 1%.

CAPITOLO 5“ MISURE PER LA RIVELAZIONE DELL’INCENDIO E PER DARE L’ALLARME IN CASO

DI INCENDIO ”

5.1 “ PREMESSA “

La finalità primaria di rivelare un incendio e di darne l’allarme tempestivamente è quella di assicurare che le persone presenti nel luogo di lavoro siano allertate di ogni principio di incendio prima che esso minacci la loro incolumità. L’allarme deve mettere in moto la procedura pianificata per l’evacuazione del luogo di lavoro.

5.2 “ PICCOLI LUOGHI DI LAVORO “

Nei piccoli luoghi di lavoro a rischio basso o normale di incendio, il sistema per dare l’allarme può essere semplice. Per esempio dove tutto il personale lavora nello stesso ambiente, un allarme dato a voce può essere adeguato. In altre circostanze adeguati strumenti che possono lanciare un segnale sonoro (gong, campane a mano), possono essere soddisfacenti se opportunamente ubicati in modo che il suono di uno può essere udito per tutto il luogo di lavoro. Il percorso per poter raggiungere una di tali attrezzature non deve essere superiore a 30 m.Dove il precedente sistema non è adeguato per il luogo di lavoro, occorre provvedere ad installare un sistema di allarme elettrico a comando manuale, realizzato secondo la normativa tecnica vigente.

5.3 “ UBICAZIONE DELLE APPARECCHIATURE PER DARE L’ALLARME “

I pulsanti per attivare gli allarmi elettrici o altri strumenti di allarme devono essere chiaramente indicati affinché il personale e dove possibile il pubblico, possano rapidamente individuarli.Nessuno deve percorrere più di 30 m per attivare un allarme.

Page 36: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

36

Normalmente i pulsanti di allarme devono essere posizionati negli stessi punti su tutti i piani e vicini alle uscite del piano, così che possano essere utilizzati dalle persone nella loro fuga.

5.4 “ LUOGHI DI LAVORO DI MAGGIORI DIMENSIONI “

In luoghi di lavori di dimensioni maggiori occorre prevedere sistemi di allarme di tipo elettrico.Il segnale di allarme deve essere udibile chiaramente in tutto il luogo di lavoro o in quelle parti in cui l’allarme è necessario.In quelle parti dove il livello di rumore può essere elevato, o in quelle situazioni dove il solo allarme acustico non è sufficiente, devono essere installati in aggiunta agli allarmi acustici anche segnalazioni ottiche.I segnali ottici non possono mai essere utilizzati come unico mezzo di allarme.Dove è utilizzato un sistema di altoparlanti per dare un allarme, l’allarme deve avere priorità su altre comunicazioni, e prevedere un messaggio per fornire le necessarie informazioni.

5.5 “ ALLARME A STADI “

Normalmente i sistemi di allarme sono a singolo stadio, cioè al suono dell’allarme prende il via l’evacuazione totale. Tuttavia in alcuni luoghi più complessi risulta più appropriato un sistema di allarme a stadi per consentire l’evacuazione in due fasi o in fasi successive.

5.5.1 EVACUAZIONE IN DUE FASI

Un sistema di allarme progettato per una evacuazione in due fasi, da un allarme di evacuazione con un segnale continuo nell’area interessata dall’incendio od in prossimità di questa, mentre le altre aree dell’edificio sono interessate da un segnale di allerta intermittente, che non deve essere inteso come un segnale di evacuazione totale. Qualora la situazione diventa grave, il segnale intermittente deve essere cambiato in segnale di evacuazione (continuo), e solo in tale circostanza la restante parte dell’edificio va evacuata totalmente.

5.5.2 EVACUAZIONE A FASI SUCCESSIVE

Un sistema di allarme basato sulla evacuazione progressiva deve prevedere un segnale di evacuazione (continuo) nel piano di origine dell’incendio ed in quello immediatamente sovrastante. Gli altri piani vengono solo allertati tramite un apposito segnale e messaggio tramite altoparlante.Dopo che il piano interessato dall’incendio e quello sovrastante sono stati evacuati, se necessario il segnale di evacuazione verrà esteso agli altri piani, normalmente quelli posti al di sopra del piano interessato dall’incendio ed i piani cantinati, e si provvederà ad una evacuazione progressiva piano per piano.In edifici alti l’evacuazione progressiva non può essere attuata senza che siano stati previsti una adeguata compartimentazione, sistemi di spegnimento automatici, sorveglianza ai piani ed un centro di controllo.In ogni caso l’adozione di sistemi di evacuazione a stadi deve essere approvata dal Comando VV.F.

Page 37: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

37

5.6 “ EDIFICI ADIBITI A RIUNIONI PUBBLICHE “

Negli ambienti di lavoro adibiti a pubbliche riunioni (musei, gallerie d’arte) si rende spesso necessario prevedere un allarme iniziale riservato al personale addetto in modo che sia pronto in tempo a mettere in atto le procedure di evacuazione pianificate.In tali circostanze e quando il pubblico è rilevante, idonee precauzioni devono essere prese per l’evacuazione totale.Mentre un allarme sonoro può essere sufficiente in alcune situazioni, in altre quando in particolare c’è notevole presenza di pubblico, deve essere previsto un apposito messaggio preregistrato, che viene attivato dal sistema di allarme antincendio.Tale messaggio deve annullare ogni altro messaggio sonoro o musicale.

5.7 “ RIVELAZIONE AUTOMATICA DI INCENDIO “

Nella gran parte dei luoghi di lavoro un sistema di allarme antincendio a comando manuale può ritenersi sufficiente, tuttavia vi sono delle circostanze dove una rivelazione automatica di incendio è considerata essenziale ai fini della sicurezza per le persone.Di seguito vengono forniti degli orientamenti per stabilire quando deve essere previsto un sistema di rivelazione automatico.La rivelazione precoce di un incendio ha una fondamentale importanza sulla sicurezza delle persone, in quanto consente alle persone di essere allertate in tempo utile per abbandonare l’area dell’incendio quando la situazione è ancora relativamente sicura.Nei luoghi di lavoro costituiti da attività ricettive, l’installazione di impianti di rivelazione automatica di incendio deve essere normalmente prevista.In altri luoghi di lavoro dove il sistema di vie di esodo non rispetta le misure indicate nell’apposito capitolo, si può prevedere l’installazione di un sistema automatico di rivelazione, quale misura compensativa.Prima di installare un impianto automatico di rivelazione, occorre consultare al riguardo il Comando VV.F.Un’altra situazione dove è da prevedere un impianto automatico di rivelazione, si verifica quando un incendio potrebbe svilupparsi in un area non frequentata ed essere scoperto solo dopo che ha interessato le vie di esodo.Se un allarme viene attivato sia tramite un impianto di rivelazione automatica che un sistema a comando manuale, i due sistemi devono essere tra loro integrati.

5.8 “ IMPIEGO DEI SISTEMI DI ALLARME COME MISURE COMPENSATIVE “

Dove, a seguito della valutazione dei rischi, un pericolo importante non può essere eliminato o ridotto o dove le persone sono esposte a rischi particolari, possono essere previste le seguenti misure compensative per quanto attiene gli allarmi:- installazione di un impianto di allarme elettrico in sostituzione di un allarme di tipo

manuale;

Page 38: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

38

- prevedere l’installazione di ulteriori pulsanti di allarme in un impianto di allarme elettrico, per ridurre la distanza reciproca;

- migliorare un impianto di allarme elettrico, prevedendo un sistema di altoparlanti o allarmi luminosi;

- installare un impianto automatico di rivelazione;- sistemare il luogo di lavoro in modo che chiunque abbia una immediata e chiara percezione

su principi di incendio.

5.9 “ PREDISPOSIZIONE DEL PIANO DI EMERGENZA “

Il piano di emergenza deve essere basato sulle risultanze della valutazione dei rischi.Lo scopo del piano di emergenza è di assicurare che in caso di incendio ognuno abbia sufficiente familiarità con le azioni che deve attuare per garantire la sicura evacuazione del luogo di lavoro.I fattori da tenere presenti nel predisporre un piano di emergenza sono:- l’uso del luogo di lavoro;- i sistemi di allarme;- il numero di persone (lavoratori, pubblico) presenti e la loro ubicazione;- lavoratori che sono esposti a rischi particolari;- abilità di fuga senza assistenza (speciali provvedimenti sono necessari per le persone

disabili, gli anziani, i bambini);- il livello di addestramento fornito al personale;- numero di incaricati ad assistere il pubblico nella evacuazione;- presenza di appaltatori esterni, lavoratori delle pulizie e manutenzione.Il datore di lavoro è responsabile della predisposizione del piano.Nei piccoli luoghi di lavoro il piano può essere limitato a degli avvisi scritti comportamentali.Nei luoghi di lavoro di grandi dimensioni o complessi, l’elaborazione del piano di emergenza può richiedere l’assistenza di specialisti.Nei luoghi di lavoro ubicati in edifici occupati da vari titolari, il piano deve essere elaborato in collaborazione tra i vari occupanti. 5.10 “ SISTEMI DI RILEVAZIONE AUTOMATICA DELL’INCENDIO “

E’ intuitivo che un incendio è tanto più facilmente domabile quanto più rapidamente è segnalato.I sistemi fissi automatici di incendio sono installati allo scopo di rilevare e segnalare un incendio nel minor tempo possibile. Il segnale di incendio è trasmesso e visualizzato su una centrale di controllo e segnalazione ed eventualmente ritrasmesso ad una centrale di telesorveglianza.Scopo finale del sistema è quello di:- avviare un tempestivo sfollamento delle persone, degli animali nonché lo sgombero dei beni;- attivare i piani di intervento;- attivare i sistemi di protezione contro l’incendio ed eventuali altre misure di sicurezza.I rilevatori devono essere installati in modo che possano scoprire ogni tipo di incendio

prevedibile nella zona sorvegliata, fin dal suo stato iniziale, ed in modo da evitare falsi allarmi.

Page 39: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

39

Il funzionamento di questi apparecchi è basato su dei principi diversi a seconda dell’elemento caratteristico del fenomeno “incendio” che rilevano (fumo, temperatura, fiamma).I principi di funzionamento sono:- evaporazione di liquidi;- fusione di corpi solidi;- dilatazione o differenza di dilatazione;- fusione di sostanze organiche;- azione fotoelettrica;- azione raggi infrarossi;- azione ionica dei fumi.- effetto piroelettrico basato sulla proprietà che hanno alcuni cristalli come la tormalina di

produrre elettricità se riscaldati.La scelta del tipo di rilevatore è funzione del tipo di ambiente da proteggere e di quanto in

esso contenuto.Nei casi in cui il materiale contenuto può, in caso di incendio, sviluppare molto fumo si adoperano i rilevatori di fumo, dove invece vi può essere maggior produzione di fiamma si adopera il rilevatore di fiamma. Nella combustione la fiamma emette luce visibile con emissione di radiazioni aventi frequenze comprese sia nell’infrarosso che nell’ultravioletto.L’energia calorica liberata dalla combustione si trasmette nell’ambiente anche per convezione che provoca un movimento disordinato di molecole.La trasformazione chimica della combustione produce sostanze solide, liquide e gassose, nonché aerosoli, cioè particelle di incombusto di piccolissimo diametro (0,001 – 10 micron) immerse nella fase gassosa, che per effetto del calore salgono verso l’alto.Nella combustione si individuano tre fasi:- la prima in cui si generano gli aerosoli, senza fumo visibile, senza fiamma e con poco calore;- la seconda in cui si ha l’addensamento degli aerosoli, la produzione di ceneri e quindi di

fumo visibile;- la terza in cui si sviluppa la fiamma e si determina l’aumento di temperatura.In base a questi criteri generali esaminiamo i vari tipi di rilevatori.

5.11 “ RILEVATORI DI FUMO “

I rilevatori di fumo sono di diverso tipo:- ottici;- a camera di ionizzazione;- a barriera.

In questa sede non trattiamo però in dettaglio questi tipi di rilevatori di fumo.

5.13 “ RILEVATORI DI CALORE “

Questi sono di due tipi:- termici a massima temperatura;- velocimetrici.

Page 40: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

40

In questa categoria rientrano diversi tipi di rilevatori termici tra cui quelli a fusibile, ad ampolla, bimetallici, lineari, differenziali e termovelocimetrici che non trattiamo in questo corso.

5.14 “ L’IMPIANTO DI RILEVAZIONE INCENDI “

L’impianto di rilevazione incendi è formato dalla rete dei rilevatori, puntiformi o lineari, nelle varie tipologie a seconda degli ambienti e delle caratteristiche dei contenuti da proteggere, dalla centralina e dai sistemi di allarme. I rilevatori inviano il segnale di allarme alla centralina, questa generalmente in un primo tempo fa intervenire un allarme locale, cioè un “allarme interno” alle persone che presidiano l’edificio (custode, guardiano, portiere). Se il segnale emesso non viene tacitato manualmente entro un certo tempo, si innesca “l’allarme esterno” o generale con l’attivazione di segnalazioni acustiche, comunicazioni telefoniche preincise, chiusura di porte tagliafuoco, di serrande di condotte di ventilazione, arresto di impianti, apertura di evacuatori di fumo, intervento di impianti di spegnimento automatici.Poiché l’impianto di rilevazione incendi è alimentato con energia elettrica, esso deve funzionare sempre, anche in assenza di alimentazione esterna; pertanto si applicano dei gruppi di continuità.

CAPITOLO 6“ MEZZI ED IMPIANTI DI SPEGNIMENTO ”

6.1 “ CLASSIFICAZIONE DEI TIPI DI INCENDIO “

Per la scelta delle sostanze estinguenti appropriate e dei mezzi di estinzione, occorre classificare i tipi di incendio.

Page 41: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

41

6.2 “ ESTINTORI DI INCENDIO PORTATILI “

. L’obbligo della installazione di estintori per tutte le aziende o lavorazioni in cui esistono pericoli di incendio viene stabilito dall’art. 34 del D.P.R. 547 del 27/04/1955 (Norme per la prevenzione degli incendi sul lavoro), indipendentemente dall’assoggettamento delle stesse aziende ai controlli da parte dei Vigili del Fuoco; lo stesso articolo stabilisce in sei mesi la periodicità delle verifiche da parte di personale esperto.Una regolamentazione più dettagliata e meticolosa relativa a tale approvazione è stata emanata con il D.M. 20/12/1982 per gli estintori sino a 20 Kg e con il D.M. 06/03/1992 per gli estintori carrellati. Di seguito si riporta una rapida descrizione dei vari tipi di estintori in funzione dell’agente estinguente contenuto.

6.2.1 ESTINTORI IDRICI

E’ costituito da un recipiente in lamiera di ferro, opportunamente protetta contro la corrosione, contenente acqua che al momento dell’impiego viene proiettata sul focolare sotto la pressione di un gas. Questo è quasi sempre anidride carbonica che può essere sviluppata per reazione chimica o può essere contenuta sotto pressione in una bomboletta collegata al serbatoio. Questo tipo di estintore è adatto esclusivamente per fuochi di classe A e diventa inutile o addirittura dannoso e pericoloso per altri tipi di fuochi. Presenta l’inconveniente del congelamento se esposto a temperature inferiori a 0 °C e pertanto dovranno aggiungersi anticongelanti (glicole) che possono talora diminuire l’efficacia estinguente. L’effetto estinguente è dovuto prevalentemente all’azione di raffreddamento dell’acqua, oltre al fatto che questa, sia per l’evaporazione, sia per il contenuto di anidride carbonica, crea un’atmosfera inerte attorno alla fiamma (azione di soffocamento). La durata di scarica varia da 1 a 3 minuti a seconda dei tipi.Secondo ciascuno dei due modi di mettere in pressione il recipiente si ha la seguente distinzione:a) Estintori idrici a reazione chimica:

Sono costituiti da un recipiente contenente una soluzione acquosa di bicarbonato di sodio (NaHCO3) ed una fiala in vetro contenente acido solforico (H2SO4). E’ evidente che una volta adoperato, l’estintore deve essere completamente scaricato e quindi ricaricato.

Page 42: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

42

b) Estintore idrico con bomboletta di CO2:In questo tipo di estintore l’anidride carbonica è contenuta sotto pressione in una bomboletta collegata al recipiente contenente acqua e disposta internamente o esternamente ad esso.

6.2.2 ESTINTORI A SCHIUMA

Sono costituiti da un recipiente principale che contiene una soluzione acquosa, generalmente, di bicarbonato di sodio con una sostanza schiumogena (polvere di liquirizia, solforati, ecc.).Al momento dell’impiego, la presenza di un gas nella soluzione da origine alla schiuma e fornisce la pressione occorrente alla fuoriuscita della schiuma stessa. Se il gas (CO2) si sviluppa in seguito ad una reazione chimica tra due sostanze, mantenute separate nell’estintore a riposo, l’estintore dicesi a schiuma chimica. Normalmente le sostanze sono: soluzione acquosa acida di solfato di alluminio Al2(SO4)3 contenuta in un recipiente più piccolo disposto all’interno ed una soluzione basica di bicarbonato di sodio e schiumogeno (polvere di liquirizia) contenuti nel recipiente esterno

6.2.3 ESTINTORI A POLVERE

Questi estintori contengono una polvere impalpabile, non igroscopica, dielettrica ed in congelabile che viene espulsa da CO2 o azoto compressi. La polvere è generalmente costituita da bicarbonato di sodio e potassio a cui vanno aggiunte altre sostanze come siliconi, polvere di marmo (CaCO3) ed altro.Gli estintori a polvere sono in genere adatti per tutte le classi di fuoco e svolgono un effetto estinguente dovuto all’azione meccanica, al soffocamento ed al raffreddamento. Sono idonei anche per incendi su apparecchiature elettriche sotto tensione, anche se si consiglia la sostituzione, quando è possibile, con estintori a CO2 o ad Halon in quanto questi ultimi non creano ulteriori danni a quelli provocati dal fuoco. Il gas necessario a dare l’azione propellente può essere contenuto nello stesso recipiente che contiene la polvere (estintori a pressurizzazione interna) oppure in recipiente separato.

6.2.4 ESTINTORI AD ANIDRIDE CARBONICA

Sono costituiti da una bombola di acciaio contenente anidride carbonica liquida sulla quale la fase gassosa esercita una pressione di 50-80 atmosfere (a seconda della temperatura). L’apertura della valvola determina l’uscita della anidride carbonica attraverso un condotto munito di un cono diffusore. Durante la fuoriuscita l’anidride subisce una notevole espansione e quindi un brusco abbassamento della temperatura sino a – 86 °C per cui condensa in fiocchi e successivamente sublima. L’azione estinguente viene esplicata mediante un energico raffreddamento e dallo spostamento dell’aria da parte del gas inerte. Nei locali chiusi occorre tener presente i pericoli di asfissia derivanti da CO2 e pertanto occorre, dopo l’estinzione, procedere alla ventilazione dell’ambiente.. Può essere utilmente impiegato per spegnere fuochi di classe A, B, C e di apparecchiature elettriche sotto tensione con il vantaggio di non danneggiare i materiali con cui viene a contatto.

Page 43: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

43

6.2.5 ESTINTORI A COMPOSTI ALOGENATI

Sono costituiti da recipienti pressurizzati contenenti come sostanza estinguente degli idrocarburi alogenati più comunemente chiamati halon. In genere hanno una efficacia di estinzione superiore al CO2 e possono essere utilizzati per fuochi di classe A, B, C ed apparecchiature elettriche sotto tensione.

6.3 “ CRITERI DI SCELTA E DI UBICAZIONE DEGLI ESTINTORI “

Nella scelta, ubicazione e nello stabilire il numero degli estintori portatili occorre tenere presente i seguenti fattori:- numero dei piani (non meno di un estintore a piano);- superficie in pianta (almeno uno ogni 200 mq);- lo specifico pericolo di incendio (classe di incendio);- la distanza che una persona deve percorrere per prendere un estintore (non superiore a

30 m).Il primo fondamentale riferimento all’obbligo di installare mezzi di estinzione è individuato nel

D.P.R. 547 del 27 aprile 1955 all’art. 34 comma C nel quale si dice: “ nelle aziende o lavorazioni in cui esistono specifici pericoli di incendio devono essere predisposti mezzi di estinzione idonei in rapporto alle particolari condizioni in cui possono essere usati, in essi compresi gli apparecchi estintori portatili di primo intervento”.

Non si deve quindi pensare all’estintore come mezzo antincendio risolutivo di qualunque situazione.

Volendo infine individuare i punti di migliore installazione degli estintori portatili le regole basilari da osservare sono:- adiacenza delle uscite di sicurezza delle aree di lavoro;- prossimità dei punti di specifico pericolo (esterni al locale quando tali punti sono isolati);- punti particolarmente visibili e accessibili;- punti protetti da possibili urti o cadute di materiali;- prossimità della base delle scale o pianerottoli.

6.4 “ IMPIANTI FISSI DI SPEGNIMENTO MANUALI OD AUTOMATICI “

In relazione alla valutazione dei rischi, ed in particolare quando esistono particolari rischi di incendio che non possono essere rimossi o ridotti, in aggiunta agli estintori portatili occorre prevedere impianti di spegnimento fissi manuali od automatici.La necessità di prevedere in ogni caso estintori portatili è per consentire al personale di attaccare l’incendio al suo nascere, prima che diventi pericoloso, ma solamente se questo è fattibile in sicurezza.L’impiego dei mezzi od impianti di spegnimento non deve comportare ritardi per quanto concerne l’allarme e la chiamata dei Vigili del Fuoco ne per quanto attiene l’evacuazione dei luoghi da parte di coloro non impegnati nelle operazioni di spegnimento.

Page 44: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

44

La protezione delle attività industriali o civili caratterizzate da un rilevante rischio è effettuata di norma con l’installazione di una rete idrica.

CRITERI PROGETTUALI

- Indipendenza della rete da altre utilizzazioni- Dotazione di valvole di sezionamento- Disponibilità di riserva idrica e di costanza pressione- Ridondanza del gruppo pompa- Disposizione della rete ad anello- Protezione della rete dall’azione del gelo e dalla corrosione

6.4.1 MEZZI DI ESTINZIONE FISSI

L’impianto antincendio ad acqua del tipo tradizionale rientra nella categoria dei mezzi di estinzione fissi. L’acqua rappresenta il mezzo più idoneo, in considerazione anche della sua grande disponibilità e basso costo, per la aggressione di un incendio in quanto il suo potere di assorbire calore è notevole. Con essa si interviene sia in maniera diretta, sia per la formazione, con sostanze particolari, di schiuma, sia per il raffreddamento di superfici circostanti. L’acqua da immettere nella rete può provenire da acquedotto, da pozzi, da bacini superficiali (laghi, fiumi, ecc.), da serbatoi di accumulo di acque meteoriche ecc.Le reti antincendio possono essere realizzate a livello di città o a livello di uno o più edifici. Le reti a livello cittadino in Italia sono poco diffuse; si riscontrano in alcuni casi solo a servizio di aree industriali.

Page 45: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

45

Le reti devono avere sempre una disposizione ad anello con ramificazioni di derivazioni, possibilmente costituenti una rete di maglie chiuse con un lato in comune. I diametri possono variare fino a 700 mm. E le pressioni sono dell’ordine di 8 – 12 atm. Su tali reti sono disposti gli “idranti”, in genere posizionati sui marciapiedi in corrispondenza degli incroci tra le vie. Questi hanno la dimensione di 70 o 125 mm. (chiamato superidrante) e sono disposti alla distanza di circa 150 metri l’uno dall’altro, distanza che può variare in funzione del maggiore o minor rischio.L’idrante da 70 mm. Viene derivato da una condotta non inferiore a mm. 100; è costituito da una presa a bocca d’uscita alla quale si applica, mediante raccordo, la tubazione flessibile (manichetta), chiusa da una valvola a sede conica che si manovra tramite un volantino.Gli idranti esterni possono essere a pavimento, inseriti in appositi pozzetti, oppure a colonna, alti circa 1metro; tra questi vi sono tipi a bocche multiple che permettono l’alimentazione di più manichette, per esempio 4 da 70 mm più 1 da 100 o da 125 mm.La rete antincendio esterna al fabbricato o ad un complesso di fabbricati è simile a quella urbana, ma generalmente fa capo a serbatoi o cisterne di accumulo. Lo schema di distribuzione è sempre a maglie chiuse e la pressione viene assicurata da pompe a motori elettrici e da motori a combustione interna, al fine di assicurare la funzionalità anche in assenza di energia elettricaLa rete antincendio interna è derivata da quella esterna e negli edifici multipiano è costituita da montanti ed idranti ai vari livelli. A valle della presa, sia da acquedotto esterno, sia dalla centrale di pompaggio è necessario inserire il gruppo d’attacco per motopompa VV.F. costituito da:- valvola di ritegno;- attacco femmina UNI 70;- manometro;- valvola di sicurezza;- saracinesca di chiusura.In caso di assenza di alimentazione idrica dalla rete o dal serbatoio di riserva è possibile

collegare i mezzi dei Vigili del Fuoco i quali immettono acqua a pressione prelevandola dalle proprie autobotti o da altre fonti di approvvigionamento vicine. La valvola di ritegno impedisce il non ritorno dell’acqua nella rete urbana. Agli estremi delle derivazioni delle colonne montanti sono posizionate le cassette metalliche con vetro di protezione nel cui interno trovano sistemazione una bocca UNI 70 o UNI 45 con lancia e manichetta della lunghezza di circa 20 metri. L’ubicazione di tali bocche da incendio è variabile in funzione del tipo di edificio, della dislocazione degli accessi e della superficie di piano. In genere vengono poste in vicinanza dei punti di ingresso ed il loro numero va calcolato in maniera che tutta l’area sia coperta dalla loro azione, tenendo presente la lunghezza della manichetta.

A partire dal 1980 sono stati introdotti dalla normativa italiana in alcuni tipi di edifici ad uso civile a rischio incendio moderato (alberghi, ospedali, civili abitazioni), i naspi antincendio. Questi sono costituiti da tubazioni semirigide del diametro interno minimo di 19 mm, arrotolate intorno ad un tamburo metallico a snodo; possono erogare una portata d’acqua di 35 l/min ad una pressione di 1,5 bar. Questo dispositivo è di uso molto più agevole rispetto alle manichette e può essere adoperato da qualsiasi persona anche se poco esperta per cui si può rilevare di grande utilità per fronteggiare un principio di incendio, viste le caratteristiche idrauliche limitate.

Page 46: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

46

6.5 “ UBICAZIONE DELLE ATTREZZATURE DI SPEGNIMENTO “

Gli estintori portatili vanno ubicati preferibilmente lungo le vie di esodo in prossimità delle uscite e fissati al muro.I naspi antincendio devono essere ubicati in punti visibili e accessibili lungo le vie di esodo, con esclusione delle scale.Gli impianti di spegnimento di tipo fisso (idranti, sprinkler, altri impianti di estinzione automatici), sono normalmente previsti nei luoghi di lavoro di grandi dimensioni e complessi, od a protezione di aree ad elevato rischio di incendio.Ogni impianto di spegnimento automatico deve essere collegato all’impianto di allarme

esistente nell’edificio.

idrante

naspi

Page 47: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

47

CAPITOLO 7“ IL PIANO DI EMERGENZA ”

7.1 “ IL PIANO DI EMERGENZA IN CASO DI INCENDIO “

“ Il peggiore piano di emergenza è non avere nessun piano. Il secondo peggiore piano è averne due. “

In un’azienda grande o piccola che sia, trovarsi coinvolti in un’emergenza per incendio o per infortunio, pur sembrando ad alcuni una probabilità abbastanza remota, non è del tutto impossibile.

La conferma la si può avere con una rapida analisi dei dati statistici del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che in Italia svolge ogni anno oltre 600.000 interventi di soccorso tecnico urgente. Di questi, circa 40.000 sono correlati ad emergenze verificatesi in attività lavorative.

Indipendentemente dai materiali depositati o impiegati nelle lavorazioni e dalle caratteristiche costruttive ed impiantistiche dell’azienda, uno degli aspetti che hanno avuto (e sempre avranno) grande impatto sull’evoluzione dell’evento emergenza è quello relativo a come sono stati affrontati i primi momenti, nell’attesa dell’arrivo delle squadre dei Vigili del Fuoco.

Uno strumento basilare per la corretta gestione degli incidenti (siano essi incendi, infortuni, fughe di gas o spillamenti di sostanze pericolose) è il cosiddetto “ piano di emergenza“.

In tale documento sono contenute quelle informazioni chiave che servono per mettere in atto i primi comportamenti e le prime manovre permettendo di ottenere nel più breve tempo possibile i seguenti obiettivi principali:

- salvaguardia ed evacuazione delle persone;- messa in sicurezza degli impianti di processo;- compartimentazione e sconfinamento dell’incendio;- protezione dei beni e delle attrezzature;- estinzione completa dell’incendio.

I piani di emergenza ben strutturati prevedono inoltre le operazioni per la rimessa in servizio in tempi ragionevoli ed il ripristino delle precedenti condizioni lavorative.

7.1.2 CHE COSA E’ UN PIANO DI EMERGENZA?

SCOPO:Lo scopo dei piani di emergenza è quello di consentire la migliore gestione possibile degli

scenari incidentali ipotizzati, determinando una o più sequenze di azioni che sono ritenute le più idonee per avere i risultati che ci si prefigge al fine di controllare le conseguenze di un incidente.

Page 48: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

48

OBIETTIVI:La stesura del piano di emergenza consente di raggiungere diversi obiettivi, già a partire dai

momenti preliminari nei quali si valuta il rischio ed il Management inizia ad identificare con maggiore precisione gli incidenti che possono verificarsi nell’attività lavorativa.

Tra gli obiettivi di un piano di emergenza, ad esempio, ci sono i seguenti:- raccogliere in un documento organico e ben strutturato quelle informazioni che non è

possibile ottenere facilmente durante l’emergenza;- fornire una serie di linee-guida comportamentali e procedurali che siano il

“ distillato” dell’esperienza di tutti i componenti dell’azienda e rappresentano pertanto le migliori operazioni da intraprendere;

- disporre di uno strumento per sperimentare la simulazione dell’emergenza e promuovere organicamente l’attività di addestramento aziendale.

STRUTTURA:La struttura di un piano di emergenza, ovviamente, varia molto a seconda del tipo di attività,

del tipo di azienda, della sua conformazione, del numero di dipendenti e dipende da una serie di parametri talmente diversificati che impediscono la creazione di un solo modello standard valido per tutti i casi.

Ciò non significa che tutte le emergenze sono sempre diverse l’una dall’altra. I più esperti gestori di emergenza (ad esempio le squadre di Vigili del Fuoco), infatti, riescono a trovare sempre più aspetti di similarità tra una emergenza e un’altra, che non di differenza. E’ quindi possibile delineare con sufficiente precisione i metodi per la strutturazione dei piani di emergenza ed elencare inoltre alcuni contenuti di base comuni a tutti i piani.

PROCEDURE:La pre-pianificazione è definibile come un documento scritto che risulta dalla raccolta di

informazioni sia generali che dettagliate pronte per essere usate dal personale dell’azienda e dagli enti di soccorso pubblico per determinare il tipo di risposta per incidenti ragionevolmente prevedibili in una determinata attività.

Questi pre-piani identificano i pericoli potenziali, le condizioni e le situazioni particolari. Consentono la possibilità di avere un differente punto di vista e disporre di specifiche informazioni che è impossibile ottenere durante un’emergenza.

Le procedure sono la rappresentazione, in genere schematica, delle linee guida comportamentali ed operative che “ scandiscono” i vari momenti dell’emergenza. Come vedremo in seguito, tale schematizzazione può essere realizzata su diversi livelli. Le Procedure Operative Standard forniscono un valido insieme di direttive tramite le quali il personale può operare efficacemente, efficientemente e con maggiore sicurezza. In mancanza di appropriate procedure un incidente diventa caotico, causando confusione ed incomprensione ed aumentando il rischio di infortuni.

Page 49: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

49

PERSONE:Il contenuto del piano di emergenza deve innanzitutto focalizzare su alcune persone/gruppi-

chiave come gli addetti al reparto, al processo di lavorazione, ecc., dei quali il piano deve descrivere il comportamento, le azioni da intraprendere e quelle da non fare.

Al verificarsi dell’emergenza, comunque, possono facilmente trovarsi coinvolte anche persone di altri reparti o presenti in azienda come i clienti, i visitatori, i dipendenti di altre società di manutenzione ecc. Il piano deve “ prendersi cura” anche di questi.

Inoltre, nel momento in cui l’emergenza può riguardare anche le aree esterne all’azienda o comunque altre organizzazioni o servizi la cui attività è in qualche modo correlata, il piano di emergenza deve prevedere il da farsi anche per queste persone/organizzazioni.

Ad esempio, se un ospedale ha un incendio nel reparto di pronto soccorso, è chiaro che da quel momento le emergenze sanitarie vanno dirottate su altri ospedali ( o su altri reparti).

Se un’azienda ha ipotizzato un evento incidentale come un rilascio di sostanze pericolose, il suo piano di emergenza deve senz’altro comprendere le procedure di evacuazione delle aree circostanti ( e non è una cosa da poco!).

Ricordiamo ancora una volta che l’obiettivo primario del piano di emergenza è la salvaguardia delle persone, siano esse dipendenti dell’azienda, clienti, visitatori o abitanti delle aree circostanti.

Una figura che non può mai mancare nella progettazione del piano di emergenza è quella di un Gestore Aziendale dell’Emergenza al quale vanno delegati poteri decisionali e la possibilità di prendere decisioni anche arbitrarie, al fine di operare nel migliore dei modi e raggiungere gli obiettivi stabiliti.

AZIONI:Le azioni previste nel piano di emergenza devono assolutamente essere correlate alla

effettiva capacità delle persone di svolgere determinate operazioni. Non è possibile attribuire compiti particolari a chi non è stato adeguatamente addestrato. Occorre ricordare che in condizioni di stress e di panico le persone tendono a perdere la lucidità e pertanto il piano di emergenza va strutturato tenendo conto di questo aspetto. Poche, semplici, efficaci azioni sono meglio che una serie di incarichi complicati nei quali il rischio di “ saltare” alcuni passaggi fondamentali è molto alto.

7.2 “ PROCEDURE DA ADOTTARE QUANDO SI SCOPRE UN INCENDIO “

Le procedure da adottare in caso di incendio sono differenziate, soprattutto per la sequenza delle azioni, tra i diversi tipi di insediamento (uffici, edifici con afflusso di pubblico, aziende, ecc.).

Ciò nonostante, in questo paragrafo riassumiamo quelli aspetti che sono comuni alle diverse situazioni dei luoghi e degli eventi incidentali.

Procedure da adottare quando si scopre un incendio:- Comportarsi secondo le procedure pre-stabilite (ove esistono);- Se si tratta di un principio di incendio valutare la situazione determinando se esiste la

possibilità di estinguere immediatamente l’incendio con i mezzi a portata di mano;- Non tentare di iniziare lo spegnimento con i mezzi portatili se non si è sicuri di riuscirvi;- Dare immediatamente l’allarme al 115;- Intercettare le alimentazioni di gas, energia elettrica, ecc.- Limitare la propagazione del fumo e dell’incendio chiudendo le porte di

accesso/compartimenti;

Page 50: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

50

- Iniziare l’opera di estinzione solo con la garanzia di una via di fuga sicura alle proprie spalle e con l’assistenza di altre persone;

- Accertarsi che l’edificio venga evacuato;- Se non si riesce a mettere sotto controllo l’incendio in breve tempo, portarsi all’esterno

dell’edificio e dare le adeguate indicazioni ai Vigili del Fuoco.

7.3 “ PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI ALLARME “

Anche per questo aspetto, le procedure da adottare in caso di allarme sono differenziate, tra i diversi tipi di insediamento (uffici, edifici con afflusso di pubblico, aziende, ecc.).

Esistono comunque diversi aspetti sempre presenti, che riassumiamo nel seguente schema:- Mantenere la calma (la conoscenza approfondita delle procedure aiuta molto in questo

senso, così come l’addestramento periodico che aiuta a prendere confidenza con le operazioni da intraprendere);

- Attenersi scrupolosamente a quanto previsto nei piani di emergenza;- Evitare di trasmettere il panico ad altre persone;- Prestare assistenza a chi si trova in difficoltà, se si ha la garanzia di riuscire nell’intento;- Allontanarsi immediatamente, secondo procedure (ad esempio in un’azienda può essere

necessario mettere in sicurezza gli impianti di processo; oppure in una scuola può essere necessario che il docente prenda con sé il registro della classe per poter effettuare le verifiche sull’avvenuta evacuazione di tutti gli alunni);

- Non rientrare nell’edificio sino a quando non vengono ripristinate le condizioni di normalità.

7.4 “ MODALITA’ DI EVACUAZIONE (IL PIANO DI EVACUAZIONE) “

Si è ritenuto opportuno evidenziare questo punto del piano di emergenza generale dedicandogli un apposito paragrafo. L’obiettivo principale di ogni piano di emergenza è quello della salvaguardia delle persone presenti e della loro evacuazione, quando necessaria.

Il piano di evacuazione è in pratica un “ un piano nel piano” che esplicita con gli opportuni dettagli tutte le misure adottate (in fase preventiva e di progetto) e tutti i comportamenti da attuare (in fase di emergenza) per garantire la completa evacuazione dell’edificio/struttura da parte di tutti i presenti. Siano essi gli stessi titolari, i dipendenti, i clienti, i visitatori ecc.Anch’esso deve essere elaborato tenendo conto del tipo di evento ipotizzato e delle caratteristiche dell’azienda.Non è forse del tutto superfluo ricordare che la predisposizione del piano di evacuazione va effettuata prevedendo di far uscire dal fabbricato tutti gli occupanti utilizzando le normali vie di esodo, senza pensare di impiegare soluzioni “ personalizzate” tanto ingegnose quanto rocambolesche.

7.5 “ LE PROCEDURE DI CHIAMATA DEI SERVIZI DI SOCCORSO “

Una buona gestione dell’emergenza inizia anche con la corretta attivazione delle squadre di soccorso. Pertanto è bene che, dopo aver individuato la figura (ed un suo alternato) che è

Page 51: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

51

incaricata di diramare l’allarme, venga predisposto un apposito schema con le corrette modalità.

Una richiesta di soccorso deve contenere almeno questi dati:- L’indirizzo dell’azienda e il numero di telefono;- Il tipo di emergenza in corso;- Persone coinvolte/feriti;- Reparto coinvolto;- Stadio dell’evento (in fase di sviluppo, stabilizzato, ecc.);- Altre indicazioni particolari (materiali coinvolti, necessità di fermare i mezzi a distanza,

ecc.);- Indicazioni sul percorso (può essere una buona idea predisporre e tenere sempre a portata

di mano una pagina fax che indica i percorsi per raggiungere l’Azienda; lo schema viene inviato alla Sala Operativa dei Vigili del Fuoco al momento dell’emergenza. L’operatore del 115, in contatto radio con le squadre, può così fornire preziose indicazioni per guidarle in posto nel più breve tempo possibile.);

Le aziende più all’avanguardia spediscono periodicamente il piano di emergenza aggiornato alla Sala Operativa 115 del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco.

7.6 “ COLLABORAZIONE CON I VIGILI DEL FUOCO IN CASO DI INTERVENTO “

I momenti di emergenza sono proprio quelli nei quali le azioni che riescono meglio (e forse sono le sole a riuscire) sono le azioni che abbiamo saputo rendere più “ automatiche” e le azioni in cui agiamo con maggiore destrezza perché siamo già abituati a svolgerle frequentemente nel “ tempo di pace” , cioè quello del lavoro ordinario quotidiano.Durante lo stress ed il panico che accompagnano sempre un’emergenza, il rischio di farsi sopraffare dall’evento è alquanto alto se non si provvede a rendere appunto “ automatici” certi comportamenti e certe procedure.Le squadre del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sono addestrate ad operare in condizioni di emergenza e pertanto sono semplicemente più abituate a prendere decisioni (le più opportune e corrette possibili, nel minor tempo possibile, con le risorse disponibili, ecc.) proprio nei momenti ad alto rischio di panico e stress. Ed il loro addestramento non è ovviamente solo limitato a ciò che viene fatto nelle quattro mura di un’aula o nelle manovre di simulazione ma deriva (purtroppo) dalla continua attività sul campo che li tiene, in un certo senso, allenati.Supponendo quindi che abbiate saputo gestire al meglio i primi immediati momenti dell’emergenza proprio perché vi siete addestrati a fare quelle poche basilari operazioni che prevede il vostro piano, al momento dell’arrivo dei Vigili del Fuoco i vostri compiti principali devono necessariamente prendere un’altra direzione.Il modo migliore per collaborare con i Vigili del Fuoco durante l’incendio è quello di mettere a disposizione la vostra capacità ed esperienza lavorativa e la conoscenza dei luoghi, per svolgere quei compiti che già siete abituati a fare perché li svolgete nell’attività di tutti i giorni. Ad esempio, l’operatore del muletto montacarichi è senz’altro più utile (e spesso

indispensabile) svolgendo il suo compito per allontanare il materiale che non è ancora bruciato (operando ovviamente sotto lo stretto controllo delle squadre dei Vigili del

Page 52: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

52

Fuoco). La sua azione risulta così più efficace piuttosto di restare a continuare ad utilizzare i presidi antincendio anche dopo l’arrivo delle squadre dei Vigili del Fuoco.

Allo stesso modo è molto meglio che il responsabile dell’azienda si metta in contatto immediatamente con il Responsabile Operazioni di Soccorso VV.F. per aiutarlo nel pianificare la strategia generale di attacco all’incendio, fornendo tutte le indicazioni preziose al momento.

7.7 “ ESEMPLIFICAZIONE DI UNA SITUAZIONE DI EMERGENZA E MODALITA’ PROCEDURALI - OPERATIVE “

7.7.1 PREMESSA

In questa parte indicheremo un metodo base per la strutturazione di un piano di emergenza focalizzando l’attenzione principalmente sulla predisposizione di schemi e procedure operative per la gestione dell’emergenza.I passi che conducono a tale risultato possono essere schematizzati come segue:1) raccolta di informazioni e dati;2) predisposizione delle griglie “evoluzione dell’evento/persone coinvolte/azioni”;3) realizzazione delle schede procedurali/comportamentali delle diverse figure.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO:Per la costruzione di un piano di emergenza, una fase importantissima è quella iniziale, di valutazione del rischio in azienda.Nel documento di valutazione dei rischi sono raccolte tutte le informazioni che permetteranno di strutturare senza grosse difficoltà il processo di pianificazione dell’emergenza. Se la valutazione del rischio viene eseguita con precisione e completezza, anche la successiva pianificazione dell’emergenza sarà di buona qualità.

PIANIFICAZIONE:Per ottenere la più ampia possibilità di successo è necessario che nella pianificazione dell’emergenza sia coinvolto tutto il personale dell’azienda.Ciascuno, opportunamente guidato e stimolato può fornire idee, soluzioni che possono veramente migliorare la qualità del piano di emergenza e delle procedure inserite.Quanto più le persone coinvolte “ fanno proprio” il piano di emergenza, tanto più questo avrà possibilità di successo nel momento in cui dovrà essere applicato in un incidente reale.La valutazione dei rischi condotta in azienda evidenzia i possibili eventi che ci si può ragionevolmente aspettare. Dopo questa valutazione occorre stabilire quali di questi eventi presentano i maggiori rischi ed iniziare da questi a pianificare delle procedure di emergenza.Si può partire schematizzando una griglia come quella riportata nella pagina seguente, dove vengono indicati:- il tipo di evento incidentale;- il reparto interessato;- la sequenza temporale di azioni da intraprendere;- le persone/gruppi coinvolti;- i compiti che ogni singola persona/gruppo deve portare a termine.

Page 53: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

53

Successivamente si realizzano delle schede più dettagliate delle azioni che ogni singola figura/gruppo di persone deve intraprendere.

La scheda che riguarda ogni persona/gruppo deve essere veramente “ una scheda”. Non ci si può aspettare di avere una valida gestione dell’emergenza se per ricordarsi e capire che cosa fare le persone devono perdere un quarto d’ora a studiarsi un manuale di procedure ultra particolareggiato.Per un’evoluzione favorevole dell’evento incidentale occorre che ciascuno esegua quelle poche fondamentali operazioni, nella giusta sequenza e soprattutto coordinate con le operazioni che stanno eseguendo gli altri.In emergenze di tipo più articolato, può essere necessario che la scheda faccia riferimento ad ulteriori sotto-schede/procedure specifiche come ad esempio quelle per mettere in sicurezza un impianto di processo oppure per attivare/disattivare determinati macchinari o attrezzature.La cosa migliore è che dalle procedure particolareggiate per la disattivazione di un impianto, l’arresto di un sistema, ecc., possano essere estrapolate quelle manovre essenziali per iniziare a stabilizzare il problema. Poi si può con una certa calma fare il punto della situazione e procedere con altre manovre.L’addestramento, comunque, è il “ collante” che tiene insieme questo complesso sistema di gestione dell’emergenza. Senza l’aggiornamento continuo e la messa in pratica periodica, anche il piano più semplice e le procedure meglio organizzate non avranno mai la giusta efficacia.

Page 54: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

54

FACOLTA’ DI INGEGNERIA

DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALEPiazza d’Armi - 09123 Cagliari - tel. 070 67554025

CORSO DI ORGANIZZAZIONE DEL CANTIEREaannnnoo aaccccaaddeemmiiccoo 22000066--22000077aaggggiioorrnnaammeennttoo MMaarrzzoo 22000077

GIAN PAOLO GAMBERINI

MMAARRCCOO LLAAMMPPIISS

QQuuaaddeerrnnoo nn°°33gg..11::iill rriisscchhiioo iinncceennddiioo

CCrriitteerrii ppeerr llaa pprrooggeettttaazziioonnee

Page 55: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

55

CAPITOLO 1“ LA COMPARTIMENTAZIONE ”

Nel campo della prevenzione incendi, la varietà di situazioni che si possono presentare ad un professionista sono innumerevoli.Si possono avere attività costituite da vari ambienti isolati separati tra loro da ampi spazi sgomberi, oppure edifici con i vari ambienti fra loro contigui con un notevole sviluppo sia orizzontale che verticale.Nel primo caso un incendio che viene a verificarsi in un punto dell’attività, salvo condizioni meteorologiche particolarmente avverse, come un forte vento, si esaurirà nella zona circostante. Nel secondo caso invece verranno ad essere coinvolti anche gli ambienti attigui, poiché molto probabilmente fumi e calore irradiato troveranno qualche via preferenziale per andare a propagare l’incendio negli altri ambienti dello stesso edificio.Queste vie preferenziali possono essere costituite dalle canalizzazioni dell’impianto di condizionamento, dai cavidotti dell’impianto elettrico, dagli elementi di comunicazione verticale, dalle porte e finestre sicuramente presenti in un qualunque ambiente. Verrebbe scontato a questo punto pensare di realizzare le attività a rischio di incendio completamente isolate dalle altre; ciò comporterebbe però degli aggravi di costi insostenibili per la maggior parte degli imprenditori. Per questo motivo il caso di gran lunga più frequente è quello dell’attività a stretto contatto con altre o con ambienti abitati o comunque suscettibili di grande affollamento.In questo caso, per poter diminuire i rischi della propagazione di un eventuale incendio, è necessario realizzare le strutture dei singoli ambienti dell’edificio in modo tale che vengano a costituire una barriera. Anche questa via può risultare molto costosa; realizzare ogniambiente mediante elementi costruttivi resistenti al fuoco implica necessariamente costi molto elevati. Per questo motivo si raggiunge un compromesso: in un edificio si individuano delle zone, anche molto più vaste di un singolo vano, realizzate con strutture resistenti al fuoco, che si opporranno alla propagazione di un incendio sviluppatosi al loro interno.Ciascuna di queste zone prende il nome di “compartimento”.Dopo aver descritto qualitativamente il compartimento, si cita ora la definizione del compartimento antincendio riportata dal D.M. del 30/11/1983, che riporta termini, definizioni e simboli della prevenzione incendi: “Parte di edificio delimitata da elementi costruttivi di resistenza al fuoco predeterminata e organizzata per rispondere alle esigenze della prevenzione incendi”.Stabilire quanto debba essere vasto un compartimento non è una faccenda semplice. Sono molteplici i fattori cui tener conto; tra questi giocano un ruolo determinante la presenza di impianti antincendio, la conformazione planivolumetrica, la facilità di accesso dei soccorritori, la destinazione d’uso. A seconda di come viene impostata la compartimentazione, quindi come viene fronteggiata la propagazione dell’incendio o prima ancora dei suoi prodotti, questa viene divisa in orizzontale e in verticale.La compartimentazione orizzontale si attua disponendo strutture “tagliafuoco” verticali; in questo caso si impedisce la propagazione orizzontale dell’incendio; in maniera analoga quella verticale si ottiene con strutture disposte parallelamente al suolo per impedire una propagazione verticale.

Page 56: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

56

Per limitare la propagazione di un incendio in zone diverse di uno stesso edificio o di edifici contigui si può interporre un muro tagliafuoco. Questo è un muro destinato a portare solo il proprio peso, ma viene costruito e dimensionato in maniera tale da conservare l’integrità e la capacità di non trasmettere calore e fumo quando uno dei compartimenti cui appartiene il divisorio viene investito da un incendio.Per poter realizzare quanto detto in precedenza il muro si deve estendere dalle fondazioni alla copertura; se questa è costituita da un tetto a falde il muro dovrà essere elevato ad una quota superiore a quella del colmo.La capacità del muro di mantenere intatte le proprie caratteristiche riguardo la propagazione dell’incendio viene espressa mediante il numero di minuti durante i quali questo conserva le sue prerogative.Un muro, e più in generale una struttura tagliafuoco deve:- mantenere la sua stabilità e quindi conservare una resistenza meccanica (parametro “R”);- impedire il passaggio di fiamme, fumi, vapori e non produrli esso stesso (parametro “E”);- garantire un isolamento termico, vale a dire ridurre la trasmissione di calore (parametro

“I”);Queste prerogative vengono riassunte in un unico numero REI che rappresenta il numero di minuti durante i quali le strutture tagliafuoco mantengono le suddette capacità. I muri tagliafuoco possono essere realizzati in laterizio o pannelli costituiti da idonei materiali isolanti. E’ importante la realizzazione della giunzione di questi con travi e pilastri, per evitare il formarsi di fessure.E’ stato ricordato in precedenza che il muro prevalentemente assolve al compito di garantire una tenuta al passaggio di fiamme, calore e fumo e mantenere la stabilità.Un fattore compromettente la stabilità in caso di incendio cui bisogna porre particolare attenzione è quello della dilatazione termica differenziata tra le due pareti. Questo provoca un’inflessione del muro verso la parte opposta rispetto all’incendio con possibilità di ribaltamento qualora il baricentro si porti all’esterno della base d’appoggio. Il pericolo è tanto maggiore quanto più è alto il muro; nel caso si debba realizzare un muro alto è opportuno inserire travi orizzontali.Uno dei meccanismi di propagazione di un incendio tra ambienti attigui consiste nel passaggio di fiamme, calore e fumi attraverso le finestre esterne. Si può ovviare al problema prolungando il muro tagliafuoco oltre le pareti perimetrali oppure distanziando opportunamente le finestre e dotando anche i muri perimetrali tra le due finestre di adeguate caratteristiche di resistenza al fuoco.Il muro tagliafuoco non dovrebbe avere aperture; questo talvolta non è compatibile con il normale sviluppo delle attività, che possono prevedere varie comunicazioni con le diverse zone dell’edificio.Quando è necessario creare delle aperture nei muri tagliafuoco è fondamentale, per mantenere la compartimentazione, dotarle di elementi di chiusura aventi uguali capacità di tenuta della struttura nella quale sono inserite.Questi elementi di chiusura vengono definiti “porte tagliafuoco”. Si compongono di un pannello, cui è affidato il compito di impedire il passaggio di fiamme, fumi e gas, di un meccanismo di chiusura e apertura e da elementi per la chiusura automatica.Il pannello a sua volta si compone con due fogli di lamiera d’acciaio per la protezione dall’attacco diretto delle fiamme, uno strato isolante per la protezione degli strati interni, costituiti da un’anima di legno oppure con un riempimento di materiali ad alto potere isolante.

Page 57: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

57

Nel caso in cui l’anima sia costituita da pannelli in legno sarà necessario creare dei minuscoli fori per lo sfogo di gas e vapori di distillazione che verrebbero a formarsi nel legno a causa delle elevate temperature durante un incendio. In caso contrario la pressione di questi gas e vapori porterebbe alla deformazione della lamiera esterna.Per ovviare al fenomeno della dilatazione termica della lamiera, che potrebbe formare dei varchi attraverso i quali avverrebbe il passaggio di fiamme e fumi, si inserisce tra telaio e muro una guarnizione incombustibile che funge da giunto di dilatazione.La moderna tecnica ha permesso inoltre la realizzazione di porte tagliafuoco in parte trasparenti, tramite la sovrapposizione di spessi strati di cristallo con interposte particolari resine.Per limitare la propagazione in senso verticale occorre innanzitutto dotare di adeguata resistenza al fuoco le aperture di comunicazione con i condotti verticali e realizzare strutture tagliafuoco orizzontali; per quanto riguarda vani scala ed ascensore, ove non si possano attestare su spazi a cielo libero, occorrerà separarli dai compartimenti mediante filtri a prova di fumo.Le strutture tagliafuoco orizzontali consistono in solai realizzati con spessori maggiorati o rivestiti con intonaci speciali, talvolta accompagnati da schermi riflettenti l’energia raggiante.Occorre precisare che non necessariamente un compartimento deve limitarsi ad un determinato piano di un edificio.Il modo più semplice di rallentare la diffusione attraverso condotti verticali è quello di introdurre all’interno, delle serrande a chiusura automatica comandate da rilevatori di fumo o di calore. In corrispondenza di cavi elettrici è utile sigillare la zona in prossimità della struttura attraversata con materiali incombustibili ed impermeabili ai fumi. Riepilogando:

Page 58: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

58

- La compartimentazione orizzontale si realizza mediante l’interposizione di muri di adeguata o prescritta resistenza al fuoco; nei depositi di materiali facilmente infiammabili è richiesto che i muri sporgano di un metro oltre la copertura ed oltre le pareti perimetrali.

- La compartimentazione verticale si realizza mediante l’interposizione di solai di adeguata o prescritta resistenza al fuoco; scale, ascensori, montacarichi e cavedi dovranno essere collocati entro vani con le medesime caratteristiche di resistenza al fuoco.

- La comunicazione fra compartimenti ove ammessa, sarà realizzata con vani protetti o vani a prova di fumo di resistenza al fuoco uguale a quella della struttura separante.

- Per quanto riguarda la protezione degli attraversamenti impiantistici in un elemento separante, cabalette portatavi e condotti d’aerazione determinano soluzione di continuità nelle strutture REI e pertanto vanno realizzati assicurando idonea protezione in corrispondenza dell’attraversamento. I canali d’aria vengono generalmente protetti con serrande tagliafuoco; gli attraversamenti con canalette portacavi vengono invece intasati con sacchetti contenenti granuli di materiali che, sotto l’azione del fuoco, plastificano e sigillano quindi l’apertura.

Page 59: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

59

CAPITOLO 2“ IL SISTEMA DELLE VIE DI ESODO ”

Page 60: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

60

2.1 “ DEFINIZIONI “

Luogo sicuro: luogo dove le persone possono ritenersi al sicuro dagli effetti di un incendio.Percorso protetto: percorso caratterizzato da una adeguata protezione contro gli effetti di incendio che può svilupparsi nella restante parte dell’edificio.Uscita di piano: uscita che consente alle persone di non essere ulteriormente esposte a rischio diretto degli effetti di un incendio.

2.2 “ OBIETTIVO “

Un sistema di vie di esodo deve garantire, tenendo conto della ubicazione di un incendio, che le persone possano, senza assistenza esterna, percorrere con sicurezza una via di esodo riconoscibile fino ad un luogo sicuro.Nello stabilire se le vie di esodo sono soddisfacenti, occorre tenere presente:1) numero di persone presenti, la loro conoscenza del luogo di lavoro, la loro capacità di

evacuare senza assistenza;2) dove si trovano le persone quando un incendio accade;3) i pericoli di incendio presenti nel luogo di lavoro;4) il numero delle vie di uscita alternative disponibili.

Page 61: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

61

2.3 “ CRITERI DI SICUREZZA PER LE VIE DI ESODO “

Nello stabilire se le vie di esodo sono adeguate, devono essere seguiti i seguenti criteri:a) normalmente devono essere disponibili almeno due vie di esodo alternative da ogni parte di

un luogo di lavoro, ad eccezione dei piccoli luoghi di lavoro o di locali a rischio di incendio normale o basso;

b) ciascuna via di uscita deve essere indipendente dalle altre e distribuite in modo che le persone possano ordinatamente allontanarsi da un incendio;

c) dove è prevista più di una via di uscita, la lunghezza del percorso per raggiungere la più vicina uscita di piano, non dovrebbe essere superiore ai valori sottoriportati:

- max 25 metri (tempo di evacuazione 1 minuto) per aree ad alto rischio di incendio;- max 45 metri (tempo di evacuazione 3 minuti) per aree a rischio normale di incendio;- max 60 metri (tempo di evacuazione 5 minuti) per aree a rischio basso di incendio.d) le vie di esodo devono sempre condurre ad un luogo sicuro;e) percorsi di esodo in un’unica direzione devono essere evitati per quanto possibile;f) dove non possono essere evitati, la distanza da percorrere fino ad una uscita di piano o

fino al punto dove inizia la disponibilità di due o più vie di esodo, non dovrebbe eccedere in generale i valori sottoriportati:

- max 15 metri (tempo di percorrenza 30 secondi) per aree a rischio elevato;- max 30 metri (tempo di percorrenza 1 minuto) per aree a rischio normale;- max 45 metri (tempo di percorrenza 3 minuti) per aree a rischio basso;g) quando una via di esodo contiene una porzione del percorso unidirezionale, la lunghezza

totale del percorso non potrà superare i limiti imposti alla lettera c);h) le vie di esodo devono essere di larghezza sufficiente in relazione al numero degli

occupanti e tale larghezza va misurata nel punto più stretto del percorso;i) ci deve essere la disponibilità di un numero sufficiente di uscite di adeguata larghezza da

ogni locale, piano o edificio;j) le scale devono normalmente essere protette tramite gabbie resistenti al fuoco e porte

resistenti al fuoco munite di autochiusura, ad eccezione dei piccoli luoghi di lavoro a basso rischio di incendio, quando la distanza da un qualsiasi punto di un piano fino all’uscita sul luogo sicuro non superi i 60 metri (45 metri se c’è una sola uscita);

k) le vie di esodo e le uscite devono essere disponibili per l’uso e tenute libere da ostruzioni in ogni momento;

l) ogni porta sul percorso di esodo deve poter essere aperta facilmente ed immediatamente dalle persone in esodo senza l’uso di chiavi.

2.4 “ SCELTA DELLA LUNGHEZZA DEI PERCORSI “

Nella scelta della lunghezza dei percorsi riportati nelle lettere c) ed e) occorre attestarsi, a parità di rischio, verso i livelli più bassi quando il luogo di lavoro:- è frequentato da pubblico;- è utilizzato prevalentemente da bambini o da persone che necessitano di particolare

attenzione in caso di emergenza;- è utilizzato per dormire o dove le persone sono confinate a letto;- è un’area dove sono depositati o manipolati materiali esplosivi od altamente infiammabili.

Page 62: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

62

Quando il luogo di lavoro è utilizzato prevalentemente da lavoratori e non vi sono depositati o manipolati materiali esplosivi od altamente infiammabili, a parità di livello di rischio, possono essere adottate le distanze maggiori.

2.5 “ NUMERO E LARGHEZZA DELLE USCITE DI PIANO “

In molte situazioni è da ritenersi sufficiente disporre di una sola uscita a servizio del piano.Eccezioni a tale principio sussistono quando:a) l’affollamento del piano è superiore a 50 persone;b) nell’area interessata sussistono pericoli di esplosione o specifici rischi di incendio e

pertanto indipendentemente dalle dimensioni dell’area o dal numero di persone presenti, occorre disporre di almeno due uscite;

c) la lunghezza del percorso di esodo, in un’unica direzione, per raggiungere l’uscita di piano, in relazione al rischio di incendio, supera i valori stabiliti nel paragrafo 7.3 lettera e). Quando una sola uscita di piano non è sufficiente, il numero delle uscite dipenderà dal numero delle persone presenti (affollamento) e dalla lunghezza dei percorsi stabilita nel paragrafo 7.3 lettera c).

Per i luoghi a rischio di incendio normale o basso, la larghezza complessiva delle uscite di piano dovrà essere non inferiore a:

L (metri) = ( A / 50 ) x 0,60

In cui:- A rappresenta il numero delle persone presenti al piano (affollamento);- il valore 0,60 costituisce la larghezza sufficiente al transito di una persona (modulo

unitario di passaggio);- 50 indica il numero massimo delle persone che possono defluire attraverso un modulo

unitario di passaggio, tenendo conto del tempo di evacuazione.Il valore del rapporto A/50, se non è intero, va arrotondato al valore intero superiore.La larghezza delle uscite deve essere multipla di 0,60 metri, con tolleranza del 5%.La larghezza minima di un’uscita non può essere inferiore a 0,80 metri (con tolleranza del 2%) e va conteggiata pari ad un modulo unitario di passaggio e pertanto sufficiente all’esodo di 50 persone.La larghezza minima di un’uscita va incrementata a 0,90 metri quando deve essere utilizzata da persone disabili su sedie a rotelle ed a 1,20 metri, quando deve essere utilizzata per il transito di letti con persone degenti.ESEMPIO 1

Affollamento di piano = 75 personeLarghezza complessiva delle uscite = 2 moduli da 0,60 metri.Numero delle uscite = 2 da 0,80 cadauna e raggiungibili con percorsi di lunghezza non superiore a quella fissata al punto 7.3 lettera c).

Page 63: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

63

ESEMPIO 2

Affollamento di piano = 120 personeLarghezza complessiva delle uscite = 3 moduli da 0,60 metri.Numero delle uscite = 1 da 1,20 e 1 da 0,80 m. e raggiungibili con percorsi di lunghezza non superiore a quella fissata al punto 7.3 lettera c).

2.6 “ NUMERO E LARGHEZZA DELLE SCALE “

Il principio generale di disporre di vie di uscita alternative si applica anche alle scale.Possono essere serviti da una sola scala gli edifici, di altezza antincendi non superiore a 24 metri (così come definita dal D.M. 30/11/1983), adibiti a luoghi di lavoro con rischio di incendio basso o normale, e dove ogni singolo piano può essere servito da una sola uscita. Per tutti gli edifici che non ricadono nella situazione precedente, devono essere disponibili due o più scale.

2.6.1 CALCOLO DELLA LARGHEZZA DELLE SCALE

A) Se le scale servono un solo piano al di sopra o al di sotto del piano terra, la loro larghezza non deve essere inferiore a quella delle uscite del piano servito.

B) Se le scale servono più di un piano al di sopra o al di sotto del piano terra, la loro larghezza unitaria non deve essere inferiore a quella delle uscite di piano, mentre quella complessiva va calcolata in relazione all’affollamento previsto in due piani contigui con riferimento a quelli aventi maggior affollamento.Per edifici contenenti luoghi di lavoro a rischio di incendio basso o normale, la larghezza complessiva delle scale va calcolata con la seguente formula:

L (metri) = ( A + / 50 ) x 0,60

In cui:A + = affollamento previsto in due piani contigui, a partire dal primo piano fuori terra con riferimento a quelli aventi maggior affollamento.

ESEMPIO

Edificio costituito da 5 piani al di sopra del piano terra:- Affollamento 1° piano = 60 persone;- Affollamento 2° piano = 70 persone;- Affollamento 3° piano = 70 persone;- Affollamento 4° piano = 80 persone;- Affollamento 5° piano = 90 persone;- Ogni singolo piano è servito da due uscite di piano;- Massimo affollamento su due piani contigui = 170 persone;- Larghezza complessiva delle scale = ( 170 / 50 ) x 0,60 = 2,40 m;- Numero delle scale = 2 aventi larghezza unitaria di 1,20 m.

Page 64: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

64

2.7 “ MISURE DI SICUREZZA ALTERNATIVE “

Se un pericolo identificato nella valutazione del rischio non può essere eliminato o ridotto, il rischio alle persone presenti può essere eliminato mediante:- risistemazione del luogo di lavoro e/o della attività, così che le persone lavorino il più

vicino possibile alle uscite ed i pericoli non possano interdire il sicuro utilizzo delle vie di esodo;

- riduzione del percorso totale;- realizzazione di ulteriori uscite;- realizzazione di percorsi protetti addizionali o estensione dei percorsi protetti esistenti.

2.8 “ MISURE PER LIMITARE LA PROPAGAZIONE DELL’INCENDIO NELLE VIE D’ESODO “

Le aperture per condotte o tubazioni di servizi, orizzontali o verticali, su solai, pareti e soffitti, possono contribuire in maniera significativa alla rapida propagazione del fumo, fiamme e calore e possono impedire il sicuro utilizzo delle vie di esodo.Misure per limitare le conseguenze di cui sopra, includono:- provvedimenti per bloccare fiamme e fumo;- serrande tagliafuoco sui condotti;Tali provvedimenti sono particolarmente importanti quando i servizi attraversano muri o solai resistenti al fuoco.La velocità alla quale un incendio può propagarsi lungo le superfici dei muri e dei soffitti, può influenzare notevolmente la sicurezza globale del luogo di lavoro ed in particolare le possibilità di esodo per le persone.Notevoli superfici rivestite con materiali che consentono una rapida propagazione dell’incendio devono essere mosse, sostituendole con materiali che presentano caratteristiche di essere ritardanti alle fiamme.Quando un percorso di esodo attraversa una vasta area di piano, il percorso stesso deve essere chiaramente definito attraverso segnaletica a pavimento.

2.9 “ PORTE DI ESODO “

Le porte attraverso le quali le persone devono passare per evacuare un luogo di lavoro in caso di incendio, devono aprirsi nella direzione dell’esodo quando:- più di 50 persone debbono utilizzare la porta;- la porta è al piede o vicina al piede di una scala;- la porta serve un’area ad elevato rischio di incendio;- l’edificio è utilizzato per pubblico spettacolo, centro conferenze, sala di esposizione.Dove sono previste porte resistenti al fuoco, esse devono essere munite di dispositivi di autochiusura, ad eccezione degli elementi di chiusura dei condotti e ripostigli, dove devono essere tenute chiuse a chiave e chiaramente segnalate con la scritta: “Porta tagliafuoco –Tenere chiusa”.Una porta tagliafuoco munita di dispositivo di autochiusura può essere tenuta aperta tramite un dispositivo automatico di sgancio della porta.

Page 65: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

65

Quando è previsto un tale dispositivo, esso deve consentire il rilascio della porta a seguito:- dell’attivazione di un rivelatore di fumo posto in vicinanza della porta;- della mancanza di tensione elettrica;- dell’attivazione di un sistema di allarme elettrico;- di comando manuale.

Riferiamoci al decreto legislativo 626/94 art.33 che ci da indicazioni su porte e portoni sul luogo di lavoro.

Se il luogo di lavoro presenta pericolo di esplosione e di incendio con più di 5 lavoratori è necessario prevedere 1 uscita da 1,20 m ogni 5 lavoratori; altrimenti si segue quanto riportato nello schema sotto.

Limitatamente ai luoghi di lavoro che non presentano pericolo di esplosione e di incendio il numero delle uscite può essere minore purchè la loro larghezza complessiva non risulti inferiore a quanto prescritto. La tolleranza ammessa è pari al 5% in meno.

2.9.1 SISTEMI DI APERTURA DELLE PORTE

Il datore di lavoro o persona addetta, deve assicurarsi, all’inizio della giornata lavorativa, che le porte in corrispondenza delle uscite di piano e quelle da utilizzare lungo le vie di esodo non siano chiuse a chiave o nel caso siano previsti accorgimenti antintrusione, possano essere aperte facilmente ed immediatamente dall’interno senza l’uso di chiavi.

Page 66: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

66

Tutte le porte delle uscite che devono essere tenute chiuse, durante l’orario di lavoro, e per le quali è fatta obbligo l’apertura nel verso dell’esodo, devono aprirsi a semplice spinta dall’interno.Nel caso necessiti adottare accorgimenti antintrusione, si possono prevedere idonei e sicuri sistemi di apertura delle porte.In tale circostanza tutto il personale dipendente deve essere a conoscenza del particolare sistema di apertura ed essere capace di utilizzarlo in caso di emergenza.

2.9.2 PORTE SCORREVOLI E PORTE GIREVOLI

Una porta scorrevole non deve essere normalmente utilizzata quale porta di una uscita di piano.Tale tipo di porta può essere utilizzata, se del tipo ad azionamento automatico e può essere aperta nel verso dell’esodo a spinta con dispositivo opportunamente segnalato e restare in posizione di apertura in mancanza di alimentazione elettrica.Una porta girevole su asse verticale non può essere utilizzata in corrispondenza di una uscita di piano. Qualora sia previsto un tale tipo di porta, occorre che nelle immediate vicinanze della stessa sia installata una porta apribile a spinta opportunamente segnalata.

2.9.3 INDICAZIONI SULLE PORTE

Per rendere più agevole ed immediato l’utilizzo delle porte lungo le vie di esodo, nonché evidenziare specifici divieti, è opportuno che le suddette porte siano contrassegnate con le scritte appresso riportate:A) Tutte le porte dotate di sistema di apertura a spinta tramite barre orizzontali di

comando, dovrebbero essere contrassegnate al di sopra del dispositivo di apertura con la scritta:

“PREMERE LA BARRA PER APRIRE”B) Le porte resistenti al fuoco dotate di dispositivo di autochiusura dovrebbero essere

contrassegnate su ambo i lati con la scritta posta ad altezza degli occhi:“PORTA ANTINCENDIO – TENERE CHIUSA”

C) Le porte resistenti al fuoco che sono tenute normalmente aperte tramite dispositivi automatici di rilascio, dovrebbero essere contrassegnate con la scritta:

“PORTA ANTINCENDIO A CHIUSURA AUTOMATICA – NON INGOMBRARE”D) Le porte delle uscite di piano, qualora sussista il pericolo che vengano ostruite, devono

essere contrassegnate con la scritta:“USCITA DI EMERGENZA – NON INGOMBRARE”

E) Le porte resistenti al fuoco installate in corrispondenza di depositi e sprovviste di dispositivi di autochiusura, devono essere contrassegnate con la scritta:

“PORTA ANTINCENDIO – TENERE CHIUSA A CHIAVE”.

2.10 “ SEGNALETICA INDICANTE LE VIE DI ESODO “

Le vie di esodo e le porte delle uscite devono essere chiaramente indicate tramite appropriata segnaletica di sicurezza.

Page 67: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

67

2.11 “ ILLUMINAZIONE DELLE VIE DI ESODO “

Tutte le vie di esodo, incluse anche quelle all’esterno dove necessario, devono essere sufficientemente illuminate per consentire alle persone di vedere con sicurezza il percorso sino all’uscita.Deve essere prevista una illuminazione di sicurezza nelle aree prive di illuminazione naturale o che sono utilizzate nelle ore di buio.Nei piccoli luoghi di lavoro, l’illuminazione di emergenza per l’esodo può essere costituita da torce alimentate da batterie ubicate in idonee postazioni (per esempio nelle vie di esodo).Nei luoghi di lavoro più grandi devono essere normalmente previste delle unità autoalimentate che interverranno automaticamente in caso di interruzione della alimentazione di rete.Dove sono previsti dispositivi di illuminazione portatili, il personale deve conoscere la loro ubicazione e le modalità di impiego.Le batterie di riserva per le torce a mano devono essere prontamente disponibili.

2.12 “ DIVIETI DA OSSERVARE LUNGO LE VIE DI ESODO “

Nelle vie di esodo occorre il divieto di una serie di installazioni al fine di evitare pericoli potenziali di incendio e ostruzione lungo le stesse.I seguenti sono esempi di installazioni da vietare lungo le vie di esodo, ed in particolare nei corridoi e nelle scale:- apparecchi di riscaldamento portatili di ogni tipo;- apparecchi di riscaldamento a fiamma libera o a tubi radianti;- apparecchi di riscaldamento fissi alimentati a gas ed a liquido combustibile;- apparecchi di cottura;- deposito di arredi;- appendiabiti;- depositi temporanei di mobilio, letti, panni sporchi;- sistema di illuminazione a fiamma libera;- macchine di vendite e giochi;- fotocopiatrici;- apparecchiature elettriche, esclusa l’illuminazione normale, di emergenza e gli impianti di

allarme.

Page 68: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

68

CAPITOLO 3“ LE SCALE ”

3.1 “ PREMESSA “

Al fine di garantire l’esodo delle persone dai piani sopra o sottoterra anche in caso di incendio, e l’ipotesi che un incendio si verifichi non può essere mai esclusa, le scale devono essere del tipo ingabbiato con determinate caratteristiche.Le scale a giorno, costituendo una sorta di camino di tiraggio, non solo non garantiscono assolutamente l’esodo delle persone, ma costituiscono una causa della rapida propagazione del fumo, del calore e delle fiamme ai piani superiori. Esse pertanto non devono mai essere adottate.Quando per particolari ragioni si intenda egualmente realizzare una scala a giorno questa dovrebbe essere limitata ad un solo piano ed in ogni caso si dovrebbe provvedere a dotare la zona di altre scale di tipo idoneo.

3.2 “ LA SCALA PROTETTA “

Il tipo più semplice di scala capace di restare libera dal fumo e mantenere al suo interno una temperatura sopportabile, anche in presenza di incendio nei locali serviti dalla scala stessaè la scala cosiddetta “protetta”.

Vediamo come deve essere fatta una tale scala.Il D.M. 30/11/1983, “Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi”, la definisce come: “Scala in vano costituente compartimento antincendio, avente accesso diretto da ogni piano con porte di resistenza al fuoco REI predeterminata e dotate di congegno di autochiusura”.

Page 69: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

69

Questa definizione deve essere ulteriormente precisata con l’indicazione di altre caratteristiche che sono necessarie o consigliabili perché la scala protetta possa, in caso di incendio, consentire l’esodo delle persone con la massima sicurezza possibile.Innanzitutto una osservazione sulla necessità che il vano scala sia un compartimento antincendio, così come definito nel già citato decreto, ossia una parte di edificio delimitata da elementi costruttivi di resistenza al fuoco predeterminata. La necessità che il vano scala abbia tutte le pareti REI sussiste solo quando la scala è interna all’edificio. Anche le porte della scala che immettono direttamente all’esterno non è necessario siano REI.La necessità non sussiste, per la parete del vano scala che si trova su un lato esterno dell’edificio prospiciente uno spazio a cielo libero, a condizione che la parete esterna dell’edificio sullo stesso lato abbia le prescritte caratteristiche REI per una larghezza sufficiente e se nello stesso tratto non esistano finestre od altre aperture. In queste condizioni infatti sarebbe praticamente trascurabile l’eventualità che fiamme, calore e fumo, che si formano a causa di un incendio in un locale dell’edificio, possano entrare nel vano scala anche se questo è dotato di finestre verso l’esterno.I vantaggi di poter avere delle finestre verso l’esterno nel vano scale sono evidenti, potendosi avere una migliore ventilazione ed una illuminazione naturale durante le ore del giorno.Per quanto riguarda la striscia di parete esterna che su tutti e due i lati della scala deve essere REI e priva di apertura, si può ritenere accettabile, per carichi di incendio ordinari e condizioni metereologiche non eccezionalmente sfavorevoli, una larghezza di circa 3 metri.Esaminiamo ora quali altri elementi sono importanti per dare le migliori possibili caratteristiche ad una scala protetta.- Porte. Secondo la definizione, le porte devono essere dotate di dispositivo di

autochiusura. Dovrebbe, però, essere comunque accettabile una porta con dispositivo di chiusura automatica in caso di incendio. La larghezza ed il senso di apertura delle porte dovrà, quando la scala fa parte delle vie di esodo, rispondere a norme particolari. La REI delle porte deve essere quella precisata nelle norme specifiche in relazione alla destinazione dell’edificio. Per le autorimesse ad esempio sono prescritte porte con REI 60.

- Resistenza al fuoco delle pareti della gabbia delle scale. Salvo che quella esterna, sempre che sussistano le condizioni descritte, le pareti della gabbia delle scale debbono avere la REI indicata per la particolare destinazione dell’edificio, per gli alberghi nuovi, ad esempio, è richiesta una REI 120.

- Ventilazione. La ventilazione delle scale è necessaria oltre che per le ordinarie ragioni igieniche anche in caso di incendio. E’ quindi opportuno che sia parte realizzata una certasuperficie di ventilazione nella parte alta del vano scala, dell’ordine di mezzo metro quadrato, per ventilare la scala in caso di presenza di fumo. Non è da escludere infatti che in caso di incendio una certa quantità di fumo possa invadere la scala, se una porta resta aperta per un certo periodo per il passaggio delle persone o per disattenzione. Una volta che la porta sia stata richiusa, è opportuno che il fumo rimasto nel vano scala sia eliminato. Si deve quindi poter aprire il vano di ventilazione predisposto in alto. Ciò può avvenire o mediante l’installazione di uno sfogo di fumo ad apertura automatica, comandata ad esempio da un rivelatore, od a mezzo di un comando meccanico azionabile almeno un piano più in basso od ancora meglio dal piano terreno.

- Caratteristiche della parte interna del vano scala. La presenza di pareti e di porte tagliafuoco garantisce a determinate condizioni, di cui sarà detto fra poco, che un incendio nei locali dell’edificio per il tempo predeterminato non influisca in maniera

Page 70: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

70

determinante sulle condizioni di agibilità della scala. E’ evidente che non è ammissibile che si possano creare delle condizioni di pericolo all’interno dello stesso vano scala. E’ necessario di conseguenza che sia eliminato ogni rischio d’incendio all’interno di questo. A tal fine tutte le strutture all’interno del vano scala dovranno essere incombustibili. In qualche normativa viene prescritto che le rampe delle scale ed i pianerottoli siano REI; ciò non sembra necessario dato che non si può ipotizzare un incendio nella scala, perché in tal caso la scala non potrebbe più assolvere la sua funzione. Inoltre, ed è di notevole importanza, non dovrebbero essere impiegati rivestimenti combustibili per pareti, pavimenti e soffitti. L’adozione di materiali anche con classe 1 di reazione al fuoco potrebbe dar luogo ad incendi di apprezzabile entità nel vano scala, in presenza di un innesco sufficientemente forte. Allo stesso fine è proibito far passare nel vano scala tubazioni del gas, cavi elettrici che non siano destinati all’illuminazione della scala stessa, sistemarvi contatori della luce o del gas, depositi di qualsiasi genere eccetera.Saranno comunque le norme antincendio particolari per ogni tipo di attività a stabilire se, ed a quali condizioni possono essere impiegati rivestimenti combustibili lungo le vie di esodo e nelle scale in particolare.

- Esodo. Un concetto fondamentale è quello che una persona, una volta che si trovi nella scala, deve poter, con la dovuta sicurezza, raggiungere la pubblica strada. Dalla scala si deve quindi poter uscire direttamente sulla pubblica via, o su uno spazio aperto dal quale questa sia facilmente raggiungibile. Quando ciò non sia possibile è necessario che gli ambienti che si debbono attraversare o percorrere uscendo dalla scala per raggiungere l’esterno possiedano tutte le caratteristiche richieste per la scala protetta. Quando la scala serve anche uno o più piani seminterrati od interrati è necessario che la scala stessa sia interrotta al piano terra, con una porta recante l’indicazione “ai piani interrati”, “senza uscita” o simili al fine di evitare che, in caso di incendio od altra situazione di pericolo, le persone che discendano dai piani superiori, non si rendano conto di essere arrivate al piano terra e proseguendo per le scale non riescano più a risalire, ma rimangano schiacciate sotto la spinta di altre persone che sopraggiungono.

- Piani interrati. In qualche caso viene prescritto che la scala a servizio dei piani superiori non possa servire quelli seminterrati od interrati. Ciò al fine di separare in maniera più sicura i rischi, in genere più gravi, presenti ai piani seminterrati ed interrati da quelli presenti nei piani fuori terra. Tale prescrizione molto onerosa, dovrebbe essere imposta soltanto in casi molto particolari.

- Ascensore. Il vano ascensore, come quello delle scale, rappresenta, in caso di incendio, una possibile via di propagazione da un piano all’altro. Ci si domanda se l’ascensore può essere installato nel vano scale ed a quali condizioni.Si possono presentare due casi:1) ascensore nel vano scala: tale sistemazione non crea particolari condizioni di tiraggio, oltre quello dovuto al vano scala stesso. Si introduce però un rischio dovuto alla presenza del materiale combustibile costituente l’ascensore od i suoi rivestimenti. Tale situazione è però ipotizzabile solo per ascensori che non ricadano nelle norme di protezione antincendio stabilite nell’articolo 9 del D.P.R. n° 1497 del 29/05/1963. Detto decreto impone che gli ascensori, aventi corsa sopra il piano terreno maggiore di 20 metri ed installati in edifici civili aventi altezza in gronda superiore a 24 metri, abbiano vano corsa e locale macchinario isolati da altri ambienti dell’edificio per mezzo di pareti cieche e di porte cieche.

Page 71: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

71

2) ascensore in vano proprio ed accesso dalla scala: questa soluzione è accettabile se le porte di piano, a chiusura automatica, hanno le caratteristiche REI richieste per le porte di accesso alle scale dai vari locali e se il vano corsa dell’ascensore possiede caratteristiche uguali a quelle richieste per il vano di una scala protetta.

- Affidabilità delle scale protette. Al momento dell’incendio, la scala protetta assolve il suo compito soltanto se tutte le porte REI di piano sono chiuse, impedendo alle fiamme e al fumo presenti in qualsiasi zona dell’edificio di invadere la scala stessa. E’ evidente, d’altro canto, che le persone presenti nell’edificio debbono poter uscire attraverso le scale. Le due affermazioni non sono in contrasto perché le persone usciranno dalla zona ove si è sviluppato l’incendio, solo nella prima fase di questo, quando il fumo presente sarà in quantità relativamente modesta e l’apertura temporanea della porta non lascerà passare apprezzabili quantità di fumo. Dopo il passaggio delle persone, la porta dovrà essere richiusa dal dispositivo automatico.Sarebbe invece molto grave la circostanza che nella zona ove si sviluppa inizialmente l’incendio fosse bloccata aperta la relativa porta REI di comunicazione con la scala protetta. In tal caso il fumo e le fiamme invaderebbero subito la scala, impedendone immediatamente l’uso per i piani sovrastanti quello d’incendio.Per l’affidabilità del sistema occorre quindi che in ogni momento del normale esercizio dell’attività le porte della scala siano chiuse o libere di chiudersi se dotate di dispositivo di chiusura comandato dalla presenza di fumo. Di questa necessità debbono essere informate tutte le persone che frequentano la scala spiegando loro i motivi che impongono l’osservanza di tale norma.A tale scopo può essere di aiuto predisporre dei sistemi di ventilazione della scala che non richiedano l’apertura delle porte REI e di dotare di dispositivo di chiusura automatico in presenza di fumo quelle porte ove si verifica un intenso traffico di persone. Tutto ciò al fine di evitare che le porte REI vengano bloccate aperte per varie esigenze, annullando così l’efficacia delle scale in caso di incendio. Può essere utile apporre dei cartelli sulle porte come abbiamo visto nel precedente capitolo.

3.3 “ LA SCALA A PROVA DI FUMO “

La scala a prova di fumo è il sistema che dà la massima sicurezza possibile per garantire, in caso di incendio, l’esodo delle persone dai vari piani di un edificio.

La principale differenza rispetto a quella protetta è costituita dall’accesso, che, per la scala a prova di fumo, deve avvenire attraverso un disimpegno con caratteristiche particolari, in grado di impedire in maniera molto efficace che il fumo presente nella zona dell’incendio invada la scala.Tale disimpegno, secondo le definizioni del D.M. 30/11/1983, può essere uno spazio aperto oppure un disimpegno aperto per almeno un lato su uno spazio coperto dotato di parapetto a giorno. Si tratta in questo caso di una scala a prova di fumo ordinaria detta talvolta anche scala a prova di fumo esterna. Le porte di accesso a detto disimpegno debbono avere una RE predeterminata e congegno di autochiusura.

Page 72: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

72

Scala a prova di fumo interna

Scala a prova di fumo esterna

Esiste un altro caso, quello della scala a prova di fumo interna in cui l’accesso alla scala stessa avviene attraverso un particolare disimpegno detto “filtro a prova di fumo”, che assolve la funzione di “filtrare” il fumo cioè, come già detto, di impedire che il fumo dalla zona dell’incendio possa entrare nella scala.Il filtro a prova di fumo è costituito da un vano avente strutture e porte di accesso di una REI predeterminata dalla normativa antincendio per la particolare attività, comunque mai inferiore a REI 60 (le porte debbono essere dotate di un dispositivo di autochiusura) ed assolve la funzione di “filtrare” il fumo in tre modi diversi. La prima soluzione è la presenza di un camino di ventilazione di sezione adeguata e comunque mai inferiore a 0,10 mq, sfociante al di sopra della copertura dell’edificio, attraverso il quale dovrebbe fuoriuscire il fumo che eventualmente dovesse entrare nel filtro. Il secondo modo prevede la presenza di un sistema per mantenere il filtro stesso in sovrapressione rispetto agli ambienti circostanti,

Page 73: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

73

sovrapressione che impedisce l’ingresso del fumo. Il terzo ed ultimo sistema prevede che il filtro sia aerato direttamente verso l’esterno con aperture libere di superficie non inferiore ad 1 mq, con esclusione dei condotti.Un’osservazione è da fare a proposito di quest’ultimo caso: essendo possibile fare una scala a prova di fumo interna con accesso da disimpegno aerato verso l’esterno con un’apertura di 1 mq, sembrerebbe inutile l’avere previsto anche la scala a prova di fumo ordinaria (detta anche esterna) con accesso da disimpegno aperto, per almeno un lato, su spazio scoperto, dotato di parapetto a giorno. Si tratta in effetti quasi della stessa soluzione con prescrizioni diverse per quanto riguarda la ventilazione: nel primo caso è richiesta una superficie di ventilazione di 1 mq, nel secondo viene richiesta invece una superficie molto maggiore corrispondente a quella esistente sopra il parapetto a giorno, sicuramente superiore ad 1 mq. L’unica avvertenza è quella di adottare nel caso della scala a prova di fumo interna le porte di accesso, al filtro, del tipo REI, anziché RE, come previsto nella scala a prova di fumo ordinaria.E’ necessario notare che fra i vari tipi di soluzione possibili per le scale a prova di fumo, quella che dà maggiore sicurezza è quella interna con filtro a prova di fumo ventilato da apposito condotto sfociante sopra la copertura o mediante sovrapressione. Negli altri casi è necessario avere una superficie di ventilazione verso l’esterno, che, se non si trova a distanza di sicurezza da altre aperture, potrebbe essere investita da fumo e fiamme fuoriuscenti da queste (vedere quanto sarà detto successivamente a proposito della scala di sicurezza esterna).Molte delle considerazioni già fatte per le scale protette valgono anche per quelle a prova di fumo. Si ripetono qui di seguito le più importanti.Innanzitutto ricordiamo che, secondo la definizione del D.M. 30/11/1983, la scala a prova di fumo, come quella protetta, deve essere realizzata in un vano costituente compartimento antincendio, ossia una parte di edificio delimitata da elementi costruttivi di resistenza al fuoco predeterminata. La necessità che il vano scala abbia tutte le pareti REI sussiste solo quando la scala è interna all’edificio, non sussiste invece, per la parete del vano di una scala a prova di fumo che si trova su un lato esterno dell’edificio prospiciente uno spazio a cielo libero, a condizione che, sullo stesso lato, la parete esterna dell’edificio abbia le prescritte caratteristiche REI per una larghezza sufficiente e che nello stesso tratto non esistano aperture, salvo che non siano protette. Del resto tale condizione, per avere la massima sicurezza, dovrebbe essere rispettata anche per il disimpegno di accesso alla scala, quando questo è ventilato direttamente all’esterno. In queste condizioni sarebbe praticamente trascurabile l’eventualità che fiamme e calore, che si formassero a causa di un incendio in un locale dell’edificio, possano entrare nel vano scala anche se questo è dotato di finestre verso l’esterno.I vantaggi di poter disporre delle finestre verso l’esterno nel vano scale sono evidenti, potendosi avere una ventilazione e una illuminazione naturale, almeno durante le ore del giorno.Per quanto riguarda la striscia di parete esterna, che su tutti e due i lati della scala deve essere REI e priva di aperture non protette, si può ritenere sufficiente una larghezza di circa 3 m, per carichi di incendio ordinari ed in condizioni meteorologiche non eccezionalmente sfavorevoli.- Porte. Secondo la definizione, le porte devono essere dotate di dispositivo di

autochiusura. Dovrebbe, però, essere comunque accettabile una porta con dispositivo di chiusura automatica in caso di incendio. La larghezza ed il senso di apertura delle porte dovrà, quando la scala fa parte delle vie di esodo, rispondere a norme particolari. La REI o

Page 74: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

74

la RE delle porte deve essere quella precisata nelle norme specifiche in relazione alla destinazione dell’edificio.

- Caratteristiche della parte interna del vano scala. La presenza di pareti e di porte tagliafuoco garantisce a determinate condizioni, di cui sarà detto fra poco, che un incendio nei locali dell’edificio per il tempo predeterminato non influisca in maniera determinante sulle condizioni di agibilità della scala. E’ evidente che non è ammissibile che si possano creare delle condizioni di pericolo all’interno dello stesso vano scala. E’ necessario di conseguenza che sia eliminato ogni rischio d’incendio all’interno di questo. A tal fine tutte le strutture all’interno del vano scala dovranno essere incombustibili. In qualche normativa viene prescritto che le rampe delle scale ed i pianerottoli siano REI; ciò non sembra necessario dato che non si può ipotizzare un incendio nella scala, perché in tal caso la scala non potrebbe più assolvere la sua funzione. Inoltre, ed è di notevole importanza, non dovrebbero essere impiegati rivestimenti combustibili per pareti, pavimenti e soffitti. L’adozione di materiali anche con classe 1 di reazione al fuoco potrebbe dar luogo ad incendi di apprezzabile entità nel vano scala, in presenza di un innesco sufficientemente forte. Allo stesso fine è proibito far passare nel vano scala tubazioni del gas, cavi elettrici che non siano destinati all’illuminazione della scala stessa, sistemarvi contatori della luce o del gas, depositi di qualsiasi genere eccetera.Saranno comunque le norme antincendio particolari per ogni tipo di attività a stabilire se, ed a quali condizioni possono essere impiegati rivestimenti combustibili lungo le vie di esodo e nelle scale in particolare.

- Esodo. Un concetto fondamentale è quello che una persona, una volta che si trovi nella scala, deve poter, con la dovuta sicurezza, raggiungere la pubblica strada. Dalla scala si deve quindi poter uscire direttamente sulla pubblica via, o su uno spazio aperto dal quale questa sia facilmente raggiungibile. Quando ciò non sia possibile è necessario che gli ambienti che si debbono attraversare o percorrere uscendo dalla scala per raggiungere l’esterno possiedano tutte le caratteristiche richieste per la scala protetta. Quando la scala serve anche uno o più piani seminterrati od interrati è necessario che la scala stessa sia interrotta al piano terra, con una porta recante l’indicazione “ai piani interrati”, “senza uscita” o simili al fine di evitare che, in caso di incendio od altra situazione di pericolo, le persone che discendano dai piani superiori, non si rendano conto di essere arrivate al piano terra e proseguendo per le scale non riescano più a risalire, ma rimangano schiacciate sotto la spinta di altre persone che sopraggiungono.

- Piani interrati. In qualche caso viene prescritto che la scala a servizio dei piani superiori non possa servire quelli seminterrati od interrati. Ciò al fine di separare in maniera più sicura i rischi, in genere più gravi, presenti ai piani seminterrati ed interrati da quelli presenti nei piani fuori terra. Tale prescrizione molto onerosa, dovrebbe essere imposta soltanto in casi molto particolari.

- Ascensore. Il vano ascensore, come quello delle scale, rappresenta, in caso di incendio, una possibile via di propagazione da un piano all’altro. Ci si domanda se l’ascensore può essere installato nel vano scale ed a quali condizioni.Si possono presentare due casi:1) ascensore nel vano scala: tale sistemazione non crea particolari condizioni di tiraggio, oltre quello dovuto al vano scala stesso. Si introduce però un rischio dovuto alla presenza del materiale combustibile costituente l’ascensore od i suoi rivestimenti e quindi tale situazione non sembrerebbe accettabile.

Page 75: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

75

2) ascensore in vano proprio ed accesso dal disimpegno o dal filtro a prova di fumo: questa soluzione è accettabile se le porte di piano, a chiusura automatica, hanno le caratteristiche REI o RE richieste per le porte di accesso dai vari locali al disimpegno od al filtro a prova di fumo. Il vano corsa dell’ascensore, trattandosi sicuramente di un edificio di notevole altezza o con rischi o protezione particolare, dovrà possedere caratteristiche uguali a quelle richieste per il vano di una scala protetta, oltre naturalmente quelle specifiche degli impianti di ascensore.

- Affidabilità delle scale a prova di fumo. Al momento dell’incendio, la scala a prova di fumo assolve il suo compito soltanto se almeno una delle porte REI di piano è chiusa, impedendo alle fiamme e al fumo presente in una qualsiasi zona dell’edificio di invadere la scala stessa. E’ evidente la maggiore garanzia data da questo tipo di scale, rispetto a quelle protette essendo molto più difficile che entrambe le porte di piano siano aperte contemporaneamente. Per l’affidabilità del sistema occorre comunque che in ogni momento del normale esercizio dell’attività le porte della scala siano chiuse o libere di chiudersi se dotate di dispositivo di chiusura comandato dalla presenza di fumo. Di questa necessità debbono essere informate tutte le persone che frequentano la scala spiegando loro i motivi che impongono l’osservanza di tale norma.A tale scopo può essere di aiuto predisporre dei sistemi di ventilazione della scala che non richiedano l’apertura delle porte REI e di dotare di dispositivo di chiusura automatico in presenza di fumo quelle porte ove si verifica un intenso traffico di persone. Tutto ciò al fine di evitare che le porte REI vengano bloccate aperte per varie esigenze, annullando così l’efficacia delle scale in caso di incendio. Può essere utile apporre dei cartelli sulle porte come abbiamo visto nel precedente capitolo.Tutte le scale, escluse ovviamente quelle esterne e quelle con impianto di pressurizzazionedi cui si dirà in seguito, devono essere dotate in alto di superfici di ventilazione che si debbono aprire automaticamente e/o con comando a distanza in caso di incendio.Tali superfici di ventilazione non precisate nelle normative potranno essere pari a circa il 5% della superficie in pianta della scala, con un minimo di 0,5 mq e dovranno essere comandate preferibilmente dal piano terra oppure almeno un piano sotto quello di copertura.

3.4 “ LE SCALE DI SICUREZZA ESTERNE “

Un cenno a parte meritano le scale esterne. Questo tipo di scala è il meno consigliabile e da adottare quindi solo se non sia possibile realizzare quelle di tipo protetto od a prova di fumo.Nella normativa italiana se ne parla nella lettera circolare n° 27030/4122/1 del 21/10/1974,riguardante gli alberghi, ove, nella parte relativa gli alberghi esistenti, per quanto riguarda le scale è detto: “ Per edifici multipiani, qualora non fosse possibile realizzare scale a prova di fumo e trasformare quelle esistenti a prova di fumo, queste potranno essere sostituite da scale esterne che possono essere realizzate in materiale incombustibile e debbono essere ubicate in modo da risultare protette dall’azione dell’irraggiamento e dei fumi provenienti da aperture ubicate nelle vicinanze. Inoltre dette scale possono essere conteggiate nella determinazione della larghezza totale delle vie di uscita per qualsiasi tipo di edificio”.

Page 76: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

76

Nel D.M. 30/11/1983 la “scala di sicurezza esterna” è definita come una “scala totalmente esterna, rispetto al fabbricato servito, munita di parapetto regolamentare e di altre caratteristiche stabilite dalla norma”.Dalla prima definizione si evince che la scala esterna di sicurezza è una soluzione di ripiego che richiede una ubicazione particolare, tale da sottrarla all’azione dell’irraggiamento e dei fumi provenienti da aperture poste nelle vicinanze.Cercheremo di precisare questa condizione e di indicare, in mancanza di norme precise, gli altri requisiti richiesti per la funzionalità di questo tipo di scale, nonché gli inconvenienti che possono verificarsi.

Scala totalmente esterna, rispetto al fabbricato servito, munita di parapetto regolamentare e di alter caratteristiche stabilite dalla norma.

Le caratteristiche principali di una scala esterna sono:• parapetto di altezza 1 metro, atto a sopportare le forti sollecitazioni che possono

derivare da un rapido e disordinato flusso di persone;• corrimano collocato a scomparsa entro un incavo o comunque sporgente non oltre 8

cm• ampiezza pari ad almeno due moduli (1,20m);• gradini a pianta rettangolare con pedata non inferiore a 30cm ed alzata non

superiore a 17 cm;• le rampe delle scale devono essere rettilinee ed avere non meno di tre gradini e non

più di quindici;• nessuna sporgenza o rientranza deve intralciare l’esodo delle persone;

Nei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo, inoltre, le scale di sicurezza esterne devono essere realizzate secondo i seguenti criteri:

• possono essere utilizzate in edifici aventi altezza antincendio non superiore a 24 m;• devono essere realizzate con materiali di classe 0 di resistenza al fuoco (ad esempio

metalliche zincate, senza verniciatura);• la parete esterna dell’edificio su cui è collegata la scala, compresi gli eventuali infissi,

deve possedere una larghezza L pari alla proiezione della scla incrementata di 2,5 m per ogni lato (L= 2,5+Ls+2,5), requisiti di resistenza al fuoco REI60; in alternativa la scala esterna deve distaccarsi di 2,5 m dalla parete dell’edificio e collegarsi alla parte di piano tramite passerelle protette con setti laterali a tutta altezza aventi requisiti di resistenza al fuoco pari a quanto sopra indicato.

Page 77: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

77

La scala di sicurezza esterna viene spesso realizzata in acciaio ed ha, rispetto agli altri tipi, il vantaggio di non costituire tiraggio, come avviene per le scale ordinarie, e quello di dare appena raggiunta, in caso di incendio, la sensazione di essere in zona sicura, sempre che vi sia sufficientemente illuminazione, ma, al tempo stesso presenta i seguenti inconvenienti, alcuni di un certo rilievo:- specie per le scale oltre tre piani, si può generare la paura del vuoto, occorre pertanto

dotare la scala di parapetti pieni, alti almeno 1,20 m;- necessità di essere ubicate in modo da risultare protette dall’azione dell’irraggiamento e

dei fumi provenienti da aperture ubicate nelle vicinanze. Occorre quindi che per un certo tratto lateralmente e sotto la scala esista una parete resistente al fuoco. Eventuali porte od infissi esistenti in tale zona dovranno essere anch’essi resistenti al fuoco ed essere fissi (finestre) o dotati di congegno di autochiusura (porte di accesso). Per la determinazione orientativa di tale tratto nella figura 14 sono riportati i dati indicati nello schema della normativa della N.F.P.A. 101 edizioni 1970 “Life Safety Code”. Le norme francesi ed inglesi danno dei valori inferiori.

- nelle zone soggette a precipitazioni nevose ed alla formazione di ghiaccio devono essere adottati i necessari provvedimenti per garantire la percorribilità delle scale in ogni circostanza;

- necessità di disporre di impianti elettrici a tenuta per la realizzazione dell’illuminazione di sicurezza.

- necessità di effettuare un’accurata manutenzione periodica degli elementi costruttivi esposti alle intemperie, specie se si tratta di scale in acciaio.

- necessità di realizzare delle porte di accesso antintrusione a tutti i piani della scala, specie se questa ha accesso diretto da spazio pubblico.

Page 78: FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA …unica2.unica.it/dis/Teachers/Gamberini Quaderni/Q3g-IL RISCHIO... · 1 facolta’ di ingegneria dipartimento di ingegneria strutturale

78

3.5 “ SCALE CON IMPIANTO DI PRESSURIZZAZIONE “

Negli edifici di notevole altezza con volumi non raggiungibili dalle autoscale dei Vigili del Fuoco ed in tutti quegli altri casi quando diviene di importanza capitale garantire l’esodo delle persone attraverso le vie di uscita e quindi attraverso le scale, si possono adottare le scale a prova di fumo integrate dalla installazione di ventilatori alla sommità di ciascuna scala predisposti ad entrare in funzione non appena un apposito impianto di segnalazione registrerà la presenza di fumo in uno qualsiasi dei locali serviti dalla scala stessa. All’occorrenza quindi detti ventilatori immetteranno dell’aria nel vano scala e nei filtri a prova di fumo, creando in detti ambienti una leggera sovrapressione (0,30 mbar), che provocherà un movimento dell’aria dalle scale verso i locali, impedendo che il fumo possa penetrare nelle scale stesse.La soluzione è ovviamente onerosa sia per la spesa di installazione che per quella di manutenzione e deve comunque essere studiata in un più ampio sistema di ventilazione che preveda anche un impianto di estrazione del fumo dagli altri locali. Dovrà inoltre essere controllato il comportamento delle porte la cui apertura richiederà uno sforzo maggiore a causa della sovrapressione esistente nelle scale.