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Erving Goffman (1922-1982)

Erving Goffman (1922-1982). La metafora del teatro per comprendere la vita quotidiana Durkheim: La divinità è prodotto di rituali collettivi Nella società

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Erving Goffman (1922-1982)

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La metafora del teatro per comprendere la vita quotidiana

Durkheim: La divinità è prodotto di rituali collettivi Nella società moderna, culto

dell’individuo, riconoscimento del séRituale dà alla realtà un carattere

incrollabile

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Cogliere la complessità del sociale in atti minimi della vita quotidiana

Osservare il livello faccia-a-faccia dell’interazione

Segnalare i labili confini tra realtà e finzione

«L’arte di smascherare un individuo che finge di non fingere sembra più sviluppata della nostra capacità di fingere» (p. 19)

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Osservazione della realtà quotidiana Stile irriverente, simpatia per i devianti Visione non romantica, acre e desolata Ironica negazione delle gerarchie

socialmente legittimate

«Il sociologo può imparare qualcosa sui medici studiando gli idraulici, e sulle prostitute studiando gli psichiatri» (p. xi-xii)

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La scena sociale ci obbliga a comportarci come se avessimo un sé

«Parto dal presupposto che quando un individuo è in presenza di altri abbia molte ragioni per cercare di controllare le impressioni che essi ricevono dalla situazione» (p.25)

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Non è inerente a una persona, ma a una situazione sociale

«Poiché, ad esempio, le compagne di università di una studentessa misurano la sua popolarità dal numero di telefonate che essa riceve, possiamo facilmente immaginare che alcune ragazze faranno in modo da essere chiamate spesso al telefono» (p. 14)

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Non sono gli stati interni dell’individuo che determinano il senso della sua azione, ma i frames comunicativi in cui gli individui sono immersi

L’individuo controlla la propria presentazione

Se crolla il minuzioso rituale faccia-a-faccia si produce anomia (disagio, imbarazzo, sconcerto)

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«L’individuo si rivela attraverso sogni di situazioni impossibili nelle quali si viene a trovare; storie familiari riportano l’episodio di quell’ospite che, confondendo le date, arrivò quando non era pronta né la casa né alcuno per riceverlo […] Marinai, che quando sono lontani da casa usano un linguaggio particolarmente «virile», raccontano di essere tornati a casa ed aver chiesto inavvertitamente alla propria madre di «passare quel fottuto burro». Diplomatici raccontano dell’occasione in cui una regina miope chiese all’ambasciatore di una repubblica notizie sulla salute del suo sovrano» (p. 25).

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RappresentazioneAttore e pubblicoParte o routine

«C’è un gran risparmio di tempo ed energia emotiva nel trattare l’attore per quello che appare, come se, cioè, l’attore fosse solamente e veramente ciò che l’uniforme del momento lo fa sembrare» (p. 61)

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Maschera («la maschera rappresenta l’io che vorremmo essere» p. 31)

Facciata

«Una modella di Vogue, con il suo modo di vestire, l’atteggiamento, l’espressione del volto è capace di esprimere un colto interessamento per il libro con cui sta posando, ma quanti si danno la pena di esprimersi in modo così appropriato, hanno poco tempo da dedicare alla lettura» (p. 45)

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Ribalta e retroscena

«Poiché nel retroscena i segreti vitali dello spettacolo sono visibili e poiché quando si trovano in questa zona gli attori abbandonano i loro ruoli, è naturale che il passaggio dalla ribalta al retroscena resti inaccessibile al pubblico» (p. 134)

Esempi: funerali, matrimoni, ristoranti, manicomi

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«Gli impresari di pompe funebri devono alzare molto i loro prezzi di quella parte del loro servizio che è visibile, cioè la bara elevata a dignità di sarcofago, poiché molti degli altri costi… non possono essere visibili» (p. 44)

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«Un attore può accidentalmente comunicare incapacità, scorrettezza o insolenza perdendo momentaneamente il controllo dei propri muscoli. Può inciampare, ruzzolare, cascare; ruttare, sbadigliare, fare una ‘papera’» (p.64)

«Qualsiasi tipo di espettorazione rischierebbe di profanare la sacralità della figura paterna. Sarebbe un delitto far scorgere la fodera dei propri abiti» (p. 65)

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Uno status è un modello di comportamento

Equipe di attori e del pubblicoRegistaTerritorio, ribalta e retroscenaDecoro

«Non si deve pensare che le norme che vigono nei luoghi sacri siano più numerose o più rigide di quelle che troviamo sui luoghi di lavoro» (p.130)

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Segnali di scena: ci dicono che il campo e libero e ci si può rilassare, oppure avvisano che è presente il pubblico

«La regina Vittoria spesso si addormentava durante i giri in carrozza… non appena vedevo da lontano un affollamento davo una speronata al mio cavallo… La principessa Beatrice sapeva che questo voleva dire gente in vista e se la regina non si svegliava, la svegliava lei stessa» (p.210)

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É meglio cominciare a lavorare dall’esterno dell’individuo verso l’interno, che viceversa

Il sé è un’immagine che l’individuo, sul palcoscenico e nelle vesti di personaggio, cerca di far passare come suo proprio

Il sé non è qualcosa di organico. È un effetto drammaturgico.

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