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Epifanio L Ancora Della Fede

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Epifanio, l'ancora della fede

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Page 1: Epifanio L Ancora Della Fede

... -- llana di testi patristici

•pifanio L'ANCORA DELLA FEDE

~ tèa nuova •ditric•

Page 2: Epifanio L Ancora Della Fede

L'Ancora della fede di Epifania

Epifania di Salamina, nato verso il 315 presso Eleuteropoli in Palestina, fu ve­scovo e paladino del credo niceno contro l'arianesimo. Mori durante il viaggio di ritorno dal Sinodo della Quercia (403). Il trattato "Ancoratus, («L'Ancora della fede , l è, col " Panarion "• tra le sue opere piu famose. In essa vengono espo­sti i misteri principali della fede: unità e trinità di Dio, incarnazione, passione, mor­te e risurrezione di Cristo. Spiegando il titolo, l'A. stesso afferma di aver voluto " consolidare, e quasi ormeggiare ad ànco­ra sicura, i cristiani sbattuti dalle bufere dell'errore"· La struttura del trattato è quella di una lettera indirizzata alla co­munità di Suedri in Pamfilia turbata dal­l'eresia nascente degli pneumatomachi, coloro cioè che " combattono lo Spirito Santo "· Straordinaria è la lucidità con cui Epifania definisce la retta dottrina a tale proposito, non sostenendo una sua particolare opinione. ma fondando quella sulla fede dei Profeti e degli Apostoli, della Chiesa e dei Padri. Forse nessun orientale ebbe tanta chiarezza. La pneu­matologia dell'« Ancoratus " fu perciò ar­gomento fondamentale per la soluzione della questione del " filioque , che di­vise la Chiesa d'Oriente da quella d'Occi­dente. da Carlo Magno a Fazio e al Con­cilio di Firenze. La pastorale che emerge da questa epi­stola-trattato, dove raramente la polemica si trasforma in invettiva, appare dettata da un cuore pieno di carità. Epifania vi appare soprattutto quale zelante pastore d'anime e maestro di spiritualità. Pochi scrittori cristiani antichi, anzi, rivelano tale radicazione nella fede aliena da per­sonali interessi e avversa a mitizzazioni fi­losofiche. Per tutto ciò risulta estrema­mente fruttuosa la lettura di quest'opera, ora per la prima volta in traduzione ita­liana a cura del Prof. Calogero Riggi.

COLLANA DI TESTI PATRISTICI diretta da

ANTONIO QUACQUARELLI

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Epifani o

L'ANCORA DELLA FEDE

Traduzione introduzione e note a cura di Calogero Riggi

città nuova editrice

Page 4: Epifanio L Ancora Della Fede

Con approvazione ecclesiastica

© 1977, Città Nuova Editrice, via degli Scipioni 265 - 00192 Roma

INTRODUZIONE

l. Il trattato di Epifania di Salamina Ancoratus prende il suo titolo da un antico simbolismo. È sottin­teso o l6gos, come espressione umana del L6gos divi­no, o piuttosto come suggerisce il Quasten 1 anthropos cioè l'uomo nel cui spirito in cerca di verità riecheggi la voce del Verbo rivelantesi alla « santa Chiesa di Dio fondata sulla fede ortodossa» (Haer. 69, 27) 2

, la Ve­rità illuminante quaggiu la « civitas spiritualis » 3:

Cosi-è per la celeste assemblea dei santi, e cosi-sia per la terrena comunità dei fedeli 4

L'esposizione dottrinale clell'Ancoratus ha per og­getto i misteri principali della fede: unità e trinità di Dio, incarnazione passione morte e risurrezione del Si­gnore, come li ha fatto conoscere la Verità del Padre

1 J. Quasten, Initiation aux Pères de l'Eglise, Parigi 1963, III, p. 543.

2 Indicheremo gli articoli del Panarion (cassetta di medi­cinali) con l'abbreviazione latina del termine eresia: « Haer. ''·

3 L'ideale che sant'Agostino esprime nella sua Città di Dio. 4 Dio-Verità è l'Amen per eccellenza (emet), che realizza

in sé l'Essere in pienezza; l'amen umano è partecipazione alla Verità-Vita di Dio; quindi la liturgia delle tre Divine Persone è modello dell'amen di fede. Ma l'amen ha valore indicativo se cantato lassu dalla Chiesa trionfante, invece ha valore otta­tivo (génoito, cosi sia) se pronunziato quaggiu dalla Chiesa militante, cf. Ancora della fede, c. 73.

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8 Introduzione

che è nei cieli, cwe il Figlio che dapprima ha parlato per mezzo dei Profeti e degli scrittori ispirati nell'A. T., infine nella pienezza dei tempi si è incarnato e continua a parlare nella sua Chiesa secondo quel che a lei è stato trasmesso dagli Apostoli. Spiegando il titolo, l'autore stesso afferma di aver voluto scrivere un libro sul­l'« Ancora della fede allo scopo di consolidare, e quasi ormeggiare ad àncora sicura, i cristiani sbattuti dalle bufere dell'errore >> (Haer. 69, 27).

L'immagine del Verbo-àncora che ci prepara l'in­gresso al cielo, già in Ebrei 6, 19-20, fu largamente utilizzata nei monumenti cimiteriali cristiani dei primi tre secoli 5, spesso accompagnata da simboli che con­notano variamente il Cristo: l'agnello o la pecora, l'al­bero o la nave, il pesce o il leone, la croce o l'arca, un delfino o una stella, il tipo di Gesu risorto Giona e il Buon Pastore che dà la sua vita per le pecore. I cri­stiani specificamente con l'àncora intendevano quello che genericamente avevano indicato i pagani: soste­gno, protezione e salvezza. H a significato cristiano l' àncora in forma di croce talora figurata tra pesci significanti il Signore Ichtys e i suoi pisciculi 6•

Il simbolo marinaresco trova il suo corrispettivo classico e biblico in quello di nave (o arca), utilizzato da Epifania per significare la Chiesa multiforme ma una nella fede (Haer. 61, 3; 69, 27 ). L'immagine della nave ancorata sta allo sfondo di tutto il trattato, e in un certo senso giustifica ed unifica tante digressioni, ri­petizioni o divagazioni esegetiche. La divisione che vien proposta in due parti ( 1-74: dottrina trinitaria; 75-119:

s Specialmente nella iconografia come si legge nei dizio­nari specializzati sotto la voce àncora.

6 È noto che le sei lettere di ichthys ( = pesce) costitui­scono le iniziali di << Gesu Cristo Figlio di Dio Salvatore », e che << pisciculi » ( = piccoli pesci) sono per Tertulliano i cristia­ni (De baptismo, 1).

Introduzione 9

incarnazione e risurrezione di Cristo e nostra) non cor­risponde ad un'effettiva esposizione organica. Epifania non conosce altra unità che quella fondata sullo Spi­rito Santo, il quale « dettando dentro >> dove e quando vuole e quasi moltiplicandosi resta sempre il vincolo di unità delle Persone Divine e delle relative tre com­ponenti umane partecipate 7•

Vogliamo dire che l'esposizione della fede trinita­ria e cristologica, e gli stessi excursus polemici esege­tici e storici appaiono unitariamente ispirati. L'Anco­ratus propone l'ascolto della confessione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 8, nel Cristo, speranza escatologica. Percorre tutto il trattato il leit-motiv che non c'è altra àncora di salvezza al di fuori della Trinità e del Cristo, che se Dio non fosse trino, se il Cristo non fosse veramente Dio e uomo, la nostra fede sarebbe totalmente vana.

2. Anche la speculazione biblica, per Epifania, non deve disancorarsi dai principi fondamentali di questa << semplice » fede, gli elementi strutturali di una vera mistica dell'ascolto e di ogni teologia della predica­zione.

Pochi scrittori cristiani antichi rivelarono tale radicazione nella fede aliena da personali interessi e avversa a mitizzazioni filosofiche. Per questo Epifania è stato accusato 9 dai moderni di limitatezza d'ingegno e di mania antiellenica. A nostro giudizio egli fu sol­tanto estremamente coerente alla sua formazione. Pur

7 L'unità creata e restaurata col battesimo (sigillo della confessione) si modella per la grazia (dell'uomo-ad-immagine) nell'Unità delle tre Persone Divine.

s Cf. Ancora della fede, c. 16. 9 Rimandiamo al nostro articolo La figura di Epifania nel

IV secolo, in <<Studia patristica >>, VIII, Berlino 1966, pp. 86-107.

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10 Introduzione

pretendendo di rimanere nella via di mezzo 10, simpa­

tizzò per una teologia antropologica che vedeva nel­l'uomo l'immagine della Trinità e nella Trinità una natura triadica simile a quella dell'uomo ( 81) 11

• Se ver­so la fine della sua vita Giovanni di Gerusalemme poté accusarlo di antropomorfismo 12

, dovette darne in qual­che modo l'appiglio.

La scuola ermeneutica che lo formò in Egitto fu mediana tra l'allegorismo e il letteralismo. Li dovette essere educato tra i monaci a non trascurare gli stru­menti filologici forniti da Origene senza però dimen­ticare che l'uomo è incapace di trascendere il sensibile (Haer. 70, 7). Di tale scuola le fonti tacciono o troppo poco ci dicono, ma la testimonianza indiretta di Epi­fania ci autorizza a parlarne. Nei suoi scritti, infatti, troviamo elementi sufficienti a caratterizzarla: uno spiccato senso del tipologico identificato quasi col mi­stico; una teologia trinitaria e cristocentrica partico­larmente convergenti nell'economia dell'uomo <(dalla unica Energia creato e risanato » 13

, un sinergismo di marca alessandrina con connotazioni peculiari di con­cretezza antropocentrica ed ecumenica 14

Tale teologia dovette insegnare Epifania per tren­t'anni ( 335-365) come presbitero del cenobio da lui fondato ad Eleuteropoli, dove fu stimato tra i maestri

IO Per E. la Via Regia che percorreva longitudinalmente la Transgiordania (Num. 20) è il tipo della Chiesa che non« devia né a destra né a sinistra»; cf. Haer. 59, 11-12.

Il I numeri tra parentesi si riferiscono ai capitoli dell'An­cora della fede.

12 Cf. la lettera di E. a Giovanni vescovo di Gerusalemme, tradotta da Girolamo, da cui appare che mentre il Nostro pre­dicava contro Origene, Giovanni parlava contro gli antropo­morfìti alludendo all'avversario (Ep. 51, 11 di Girolamo).

13 Cf. Ancora della fede, c. 71. 14 Cf. il proemio al Panarion e il suo finale (De fide), che

possono considerarsi un trattato sul mistero della Chiesa da Adamo al Cristo e dall'Avvento in poi.

Introduzione 11

cristiani piu illustri. La fama di dottrina e di santità lo fece chiamare a reggere la sede episcopale di Co­stanza, l'antica Salamina, l'odierna F amagosta. Né il suo insegnamento dovette restringersi alla metropoli cipriota 15

• Egli si rese presente dovunque in oriente e persino in occidente, fino al momento della morte, per caso proprio su di una nave, il suo simbolo prefe­rito. I suoi interventi non erano stati forse sempre opportuni, soprattutto nell'affare dello scisma di An­tiochia e nel caso di Origene 16; ma sappiamo bene, e i suoi scritti lo dicono, quanto fosse stata richiesta la sua opera.

La sua teologia non era stata dunque giudicata del tutto debole benché trasmessa in opere scritte in una forma trascurata 11

• Le compose frettolosamente nel periodo in cui fu vescovo, e sono espressione della sua pastorale. Si è soliti vedere in esse l'eresiologo o il raccoglitore di notizie peregrine; e di fatto ad esse frequentemente si ricorre quando, non altrimenti do­cumentati, dobbiamo far luce su certe zone di ombra della storia della Chiesa. Ma non bisogna dimenticare che in lui c'è soprattutto il maestro di spiritualità 18

15 Le Chiese cipriote però ai tempi di E. avevano come metropolita il vescovo di Antiochia; furono sottratte alla dipen­denza di Antiochia, anche per merito di E., nel concilio di Efeso (settima sessione).

16 Nella questione dello scisma di Antiochia Epifania par­teggiò per Paolina, antiariano in comunione con Roma ed Ales­sandria; fu a Roma nel 385 per ottenere da Papa Giulio una decisione favorevole per l'eustaziano Paolino, senza tentare un accomodamento con i Semiariani. Anche nel caso di Origene non cercò vie mediane.

n Gli eruditi ammirarono gli scritti di Epifanio propter res (per il contenuto); gli altri propter verba (per la forma espres­siva). I postrinascimentali invece hanno seguito il giudizio negativo di Melantone che ne giudicò negativamente le opere.

Js Cf. R. Tandonnet, Doctrine spirituelle, in Dict. de spiri­tualité, s. v. Epiphane, cc. 857-860.

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12 Introduzione

Non per nulla il concilio di Firenze in suo nome vorrà l'unione delle chiese d'occidente e d'oriente. Senza ca­dere nella ripetizione panegirica delle antiche esalta­zioni, non vogliamo neppure soggiacere acriticamente ai pregiudizi classicistici di Fazio. l difetti formali dei suoi scritti, dovuti soprattutto alla mancanza di lima, non possono farci trascurare i pregi di contenuto.

3. Quanto alle sue opere poi, se esse soprattutto ci rivelano il << cacciatore di eresie » 19

, hanno sempre come protagonista il << pastore di anime » 20: le due qualifiche convergono in quella che cronologicamente fu la prima, nell'Ancoratus. Vi è già in essa come il preludio dell'opera maggiore che prenderà il titolo dalla << cassetta di medicinali » (Panarion, prontuario appunto di contravveleni contro gli 80 serpenti delle eresie). Punto focale dell' Ancoratus è l'ermeneutica totalizzante che sempre lo distinguerà. Egli propone l'esegesi consona alla scuola teologica in cui dovette trovare ancoraggio il suo realismo giudeo-cristiano 21 •

Per lui l'immagine consiste in tutto quello che il Si­gnore ha elargito all'uomo fornendolo di energia intel­lettuale ed etica, spirituale e materiale, nell'ordine della natura e in quello della grazia, in ogni tempo della economia per la totale salvezza dell'anima e del corpo nel giorno della risurrezione finale 22

Per questo forse egli, in un gruppo di tre scritti Contro le immagini, considererà demoniaca ogni raf-

19 Epifania è stato giudicato cacciatore di eresie piu che zelante della purità della fede.

20 Dello zelo pastorale di Epifania non dubitano coloro che guardano ad una certa sua prudenza nell'amministrazione del­la propria chiesa.

21 Il suo ascetismo fu di fatto longanime, e la sua teologia antropocentrica.

22 Cf. Ancora della fede, ai cc. 55-57, ed Haer. 44, 3-4; Haer. 70, 2-6.

Introduzione 13

figurazione umana del divino 23• Per lui l'immagine è

tensione dinamica, riverbero dell'energia creatrice e risanatrice che dal Padre celeste ci viene partecipata per il Cristo si che tendiamo verso lo Spirito di unità.

l primi 54 capitoli della lettera-trattato svolgono in tal senso la tematica di Dio come speranza appunto partecipata cui dobbiamo collaborare, in attesa esca­tologica col Padre che parla in noi ( 4; 5), col Figlio che illumina la sua Chiesa, con lo Spirito Santo che scruta i cuori e le parole profetiche (12-15); con tutti e tre « fonti per noi dell'unica energia creatrice e risa­natrice » (71 ). Perciò l'esortazione alla preghiera <<del Padre perché ci riveli il Figlio ... , del Figlio perché ci riveli il Padre ... , del Padre perché ci conceda il Figlio e lo Spirito Santo'' ( 16). Allora tutte e tre le Persone Divine vitalizzano l'uomo come pianta di olivo o vite o fico, dando ad essa il vigore di produrre frutti non soltanto terreni ma di vita eterna: le olive spirituali per l'olio delle nostre lampade, le uve in cui già si colora il vino celestiale e i fichi che quaggiu addolci­scono il palato e ci fanno gustare le cose del cielo ( 66).

La matrice di ogni virtu, che precede e fonda ogni opera buona, per Epifania, è però l'unione con Dio nell'inabitazione delle tre Persone Divine per cui l'uma­na persona si fa una, non dissociata cioè dallo yeser o spirito di divisione 24 e aggressività, che è tutto l'op­posto dello Spirito vincolo di unione (Haer. 7 4, 11). Nell'unità Dio si partecipa come speranza in frutti di vita eterna ( 66), << di vaso in vaso espandendo aromi

23 Oltre i tre trattati da noi qui appresso citati, esistono frammenti negli atti conciliari e nelle opere del Damasceno, di Teodoro Studita, di Niceforo.

24 Per Epifania, di formazione giudeocristiana, si può par­lare di una fede nello Spirito Santo come contrapposto a quello dall'apocalittica giudaica (specie del romanzo pseudo­clementino) chiamato spirito della divisione, antitetico ai­l'Amen fedele e veridico di 2 Cor. l, 19.

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14 Introduzione

di santificazione, dei quali si arricchisce la terra pur­ché lo voglia accogliere in sé » ( 40).

Tra la tensione intima della Trinità Divina e quella creata delle tre componenti umane, di tutto l'uomo, il rapporto sacramentale avviene col sigillo battesimale. Ma il mistero dell'immagine trinitaria ed unitaria, inef­fabile, per lui è solo paragonabile al sacramento euca­ristico, per cui sotto le specie visibili non v'è piu né pane né vino ma è presente il corpo e il sangue di Cristo (56-57): se Dio l'ha detto noi siamo veramente a sua immagine.

Epifania identifica l'immagine trinitaria dell'uomo con la tensione delle tre componenti mente anima e corpo all'assimilazione nel Cristo delle tre Persone Divine.

A questa tematica sembra consacrata soprattutto la seconda parte dell'Ancoratus. Ritorna sui precedenti argomenti per approfondirli sub luce resurrectionis, alla luce cioè della restaurazione escatologica della quale fu anticipo quella del Cristo ( 64-65). Il principio della speranza che sostiene il mondo deve tradursi in teologia della speranza 25; se quello è comune a fedeli ed infedeli, questa contraddistingue la fede rivelata e compendia la dottrina della salvezza ( 101), che ci fa di­stinguere i veri fedeli dai pagani e dagli eretici (ibid.).

4. Per il Santo l'eresia dissocia dallo Sposo Divino e dalla unità 26 e disgrega i due momenti inscindibili dell'immagine, la fede e la speranza: la prima vissuta

25 Soltanto l'unione mistica può raddrizzare la radicale alie­nazione dal mondo, opera buona del Dio buono.

26 La cornice del Panarion (proemio e finale) identifica le 80 concubine della Cantica (6, 8-9) nelle eresie, in quanto que­ste non sono fedeli all'unità sponsale con Dio. Come le concu­bine sono donne (phelég) a metà (éstha), cosi anche le eresie sono verità a metà.

Introduzione 15

come tensione alla Verità partecipata, la seconda come attesa del lume della gloria. Ogni cristiano quindi non potrebbe non temere tale divisione per sé e per la Chiesa, non essere per conseguenza cacciatore vigile dell'errore. E ciò sia nella meditazione della Parola rivelata che nella predicazione al popolo di Dio, in en­trambi i casi nel santo timor di Dio che dopo averci creati e redenti sarà infine il nostro giudice e premio. Solo chi nega la risurrezione può illudersi di evitare la sanzione finale; ma nega la risurrezione solo chi non vuole ammettere la condanna del Giusto Giudice 27

Egli visse la missione di «cacciatore di eresie »

con la passione dell'eroico lottatore da Dio chiamato alla liberazione del mondo dai mostri (appunto le ot­tanta eresie).

Dovette sentirsi piu direttamente chiamato a tale missione dopo l'esperienza giovanile che egli ricorda in Haer. 26, 17.

Il fatto avvenne probabilmente quando aveva già la fede, ma non l'aveva ancora rinsaldata nel cenobio. Dall'esperienza gnostica, di cui egli si confessa in Haer. 26, 17, sembra abbia imparato un sovrano distacco dai beni terreni per quelli del cielo e lo sdegno contro i seguaci dello gnosticismo in cui era incappato 28 • Della triste vicenda si ricorda ancora da vescovo, con la de­plorazione del fascino demoniaco delle belle donne frustrate nel loro tentativo di seduzione: « Ohimè - andavano sussurrando - non abbiamo potuto sal­vare il povero giovane dalle mani dell'Arconte!"·

A tale ricordo forse sono da ricollegare certe sue posizioni antifemministiche e l'esaltazione del modello Sarra, nell'Ancoratus, dove egli dice che le pie donne debbono esemplare la loro condotta sulla moglie di

27 Cf. Ancora della fede, c. 83. 28 Cf. E. Buonaiuti, Lo gnosticismo, Roma 1907, pp. 244-245.

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16 Introduzione

Abramo, perché non alzò neppure lo sguardo sugli ospiti 29

• In altri punti il suo atteggiamento verso la donna è ben piu crudo. Per lui, come per certi antichi anacoreti misogini, il sesso femminile non solo è insta­bile ed incline all'errore, ma costituzionalmente inca­pace di elevarsi ed elevare ad alti pensieri. La donna cioè « reificata » e « strumentalizzata » dal diavolo, che imperversa sul sesso maschile attraverso il femmi­nile soprattutto quando non riesce altrimenti a far presa su di esso 30

• Né la sua fu o si rivelò mai un'ag­gressività provocata da frustrazione sessuale.

Benché nella polemica antignostica Epifania non rifugga da espressioni ambiguamente analitiche, la sua confessione non è mai compiaciuta. La narrazione pro­cede con distacco dai contenuti scabrosi. Il suo anti­femminismo si placa davanti alla « sempre Vergine Maria», collaboratrice del Verbo nella «fucina>> del suo seno, per la formazione del suo santo corpo 31

Sarà forse l'approfondimento della teologia mariana a fargli attenuare l'antifemminismo. Nella questione, per esempio, del divorzio non la metterà come Basilio su un piano inferiore rispetto al marito, ma ricono­scerà responsabili potenziali della frattura coniugale sia l'uomo che la donna 32

• Ciononostante, in genere, sentiamo il solito sottofondo ostile, quasi il bisogno di esorcizzare il ricordo di quelle donne che l'avevano tentato. Egli era si << sfuggito a quelle mani fatali >>,

ma senza « avere uguagliato la virtu del giusto Giu­seppe>> (ibid.).

Si può dire che il « cacciatore di eresie >> si sia per la prima volta rivelato quando in quella occasione denunziò al vescovo del luogo circa 80 gnostici: quasi

29 Cf. Ancora della fede, c. 39. 30 Cf. Haer. 37, 2. 31 Cf. Ancora della fede, c. 40. 32 Una concezione che si ritrova in molti Padri.

Introduzione 17

identificherà poi con le distorsioni gnosticheggianti ogni falsità; anche l'alienazione dai contenuti nella re­torica sofistica 33

• Allo scrittore innamorato della bibli­ca semplicità davvero, purtroppo, manca il « lucido ordine >> che illumina gli scritti dei Padri formati alla retorica classica 34

5. L'Ancoratus è rivolto particolarmente alla co­munità di Suedri in Pamiìlia turbata dall'eresia na· scente degli Pneumatomachi, quelli, cioè, che combat­tevano lo Spirito Santo. L'Autore vi espone nei capitoli 2-75 la dottrina ortodossa sulla Trinità contro gli Aria­ni e gli Pneumatomachi, a partire dalla formula bat­tesimale (8), dal trisagio angelico ( 10-26) e da nume­rosi passi biblici. Lo Spirito Santo (5-7), come il Figlio da sempre generato ( 45-63), è vero Dio; i capitoli 65-71 parlano della consustanzialità del Figlio, e i susseguenti 72-74 della consustanzialità dello Spirito Santo; i capi­toli 27-38 e 75-82 riprendono la tematica dei precedenti 27-38 contro Apollinare sull'incarnazione del Verbo; quelli da 83 a 86 contro i pagani e 87-100 contro gli Origenisti svolgono il tema della risurrezione della carne, e si concludono da 100 a 109 con una esorta­zione alla conversione dei gentili. Connesse con tali argomenti sono le confutazioni dei Manichei e dei Marcioniti, delle eresie giudaizzanti e sabelliane. Il trat­tato si conclude con le due formule di credo, la prima piu breve quella in uso a Salamina e la seconda piu lunga che con qualche modifica sarà adottata come professione di fede nel concilio costantinopolitano I e in tutto l'oriente.

Il Manicheismo fu considerato da Epifania come

33 Retorica e gnosi furono poste da E. sullo stesso piano, cf. Haer. 25, 4.

34 La scuola pagana fu valorizzata dai Padri negli elementi formali.

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18 Introduzione

prodotto dell'Ellenismo deteriore 35, dissociante i figli

della luce da quelli delle tenebre. La conoscenza che egli ne ebbe rimontava forse ai tempi della sua forma­zione in Egitto, certo a quelli del suo presbiterato nel cenobio di Eleuteropoli, quando dovette perseguirne le forme « acuanite » 36

• Egli li coinvolge qui nella me­desima confutazione con i Marcioniti perché gli uni e gli altri negatori dell'Antico Testamento, ciechi ermeu­neuti della Genesi e del Vangelo di Giovanni. Epifania chiama i Manichei porci (Haer. 66, 55), giuocando forse sul termine porc che in copto significa (( cono­scenza'' e in latino tutto l'opposto. Egli era penta­glotta 37

, conosceva il greco, l'ebraico, il siriaco, il copto e il latino.

Talora combatte su di un unico fronte Manichei e Lucianisti (15-33), associandoli forse per la loro cre­denza in una processione del Verbo per emanazione dalla volontà del Padre (53), dello Spirito Santo per emanazione dal Grande Architetto ( 83). Gli uni e gli altri sono condannati come distruttori dell'unità nella Trinità e dissociatori dell'unica economia di salvezza. In Haer. 66, 36 egli denunzierà forse quei medesimi palestinesi acuaniti che conosciuti di presenza tanto tempo prima ebbe già a confutare in Ancoratus 14 ss., 60, 69, 83, 119.

Non solo fiuto da (( cacciatore » ma acume teo­logico dimostra, qui nel trattato sull'Ancora della fede

35 Le eresie sono tanto piu infedeli quanto piu si allonta­nano da Gerusalemme e si avvicinano a Babilonia. Per conse­guenza infedelissima, fu secondo Epifania, l'eresia del Mani­cheismo, fondata appunto dal sedicente profeta di Babilonia.

36 Cf. Haer. 66, 1: << Acuaniti, dal nome di un veterano di nome Acua che dalla Mesopotamia portò ad Eleuteropoli la sua esiziale dottrina "·

37 Fu chiamato « pentaglotta » dal << trilingue » Girolamo, cf. Apologia adv. libros Ruphini (PL 23/462), e Liber contra Ioannem Hieros. (PL 23/362-363).

Introduzione 19

e poi nel sintagma o grande armadio dei contravveleni, nell'individuare e perseguire l'Apollinarismo. Di recen­te nato tra gli stessi niceni avversari del Lucianismo (( aristotelico » 38

, esso era caduto nelle platoniche sot­tigliezze che estremizzavano la cristologia alessandri­na del logos-carne. Epifania avverti subito che Apol­linare negava la piena umanità del Cristo e quindi il valore salvifico della redenzione.

Ma allo sfondo del nostro trattato sentiamo agi­tarsi credenze ellenistiche; teologie origeniane varia­mente assunte e trasformate da eretici o ortodossi; pratiche orgiastiche camuffate in forme misterico-sal­vifiche; liturgie restie a deporre le forme giudaizzanti 39

In tale mondo in fermento si staglia la figura di Epi­fania, il monaco-vescovo erudito e mistico, pastore zelante e missionario infaticabile.

Uomo sempre ancorato alla fede, egli si dimostrò soprattutto monaco nell'accezione etimologica del ter­mine, (( dalla vita unificata » 40

, anche nella sua conce­zione della Chiesa che abbraccia il mondo secondo la simbologia a lui cara della Cantica. Al centro, il Cristo e la Chiesa (Sposo e Sposa della Cantica); attorno, le anime pagane disponibili alla fede (le innumerevoli fanciulle),· piu lontane, le anime deviate dall'eresia (le ottanta concubine) 41

Di qui la carità di Epifania, severa soltanto nel condannare il veleno di Babilonia. Nelle innumerevoli fanciulle senza fare eccezione alcuna 42 vide tutti gli

38 E. condannò i sillogismi di Aristotele in quanto ne abu­sarono gli eretici, soprattutto gli Ariani.

39 Cf. Ancora della fede, c. 67. 40 Monaco si può chiamare ogni cristiano dalla vita unifi­

cata, alieno da ogni forma di dissociazione. 41 Cf. De fide, S-6, ecc.; Cantica, l, 7. 42 Cf. C. Riggi, Epifania e il biblico dialogo coi non cristiani

nella cornice del Panarion, in << Salesianum » 1974 (36, 2), pp. 249 ss.

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20 Introduzione

uomini che da Adamo in poi benché devianti in qual­che modo dall'unità primigenia si sono però sempre mostrati disponibili alla fede, almeno con quell'ade­sione a Dio unico e rimuneratore che è necessaria e sufficiente per la salvezza.

6. In tal senso converrà giudicare l'avversione del Santo contro Origene, che permea gran parte del trat­tatello in esame, si che ci è difficile talora distinguere l'oggetto preciso della controversia.

La lotta avrà il suo culmine nell'ultima fase della vita pastorale di Epifania, quando egli già ottuagena­rio si opporrà alla teologia sospetta di Giovanni ve­scovo di Gerusalemme e dei cosiddetti << Fratelli Lun­ghi», rifugiatisi infine dalle vessazioni persecutorie di Teofilo sotto la protezione del mite e grande Giovanni Crisostomo.

Tale avversione e tale lotta hanno nuociuto alla fama del santo di Salamina, giudicato vittima incon­sapevole dell'astuzia di Teofilo. Ma la crociata di Epi­fania non fu condotta alla cieca né dovette scoppiare inattesa, perché di fatto egli aveva sempre nell'orige­nismo denunziato il pericolo dell'ortodossia. Gli si rimprovera l'intemperanza del 393, quando nella cap­pella del Santo Sepolcro il pastore di Salamina pre­dicò contro il vescovo del luogo Giovanni, il quale a sua volta si scagliò nel suo sermone contro gli Antro­pomorfiti alludendo - come già detto - al pastore di Salamina (Contra Ioh. Hier. 11). Ma la polemica fu portata al punto di rottura da Giovanni stesso che ebbe l'infelice idea di ricorrere all'arbitrato di Teofilo di Alessandria. Benché questi fosse uomo di mondo piu che di chiesa, prefetto piu che vescovo 43

, Epifania aveva di che congratularsi con lui in quanto aveva

43 Cf. G. Lazzati, Teofilo d'Alessandria, Milano 1936, pp. 7 ss.

Introduzione 21

abbandonato l' origenismo, fino a schierarsi contro i Fratelli Lunghi e Rufina di Aquileia.

Già nell'Ancoratus e nel Panarion (Haer. 64), circa vent'anni prima della lotta aperta con l' origenismo dei Fratelli Lunghi e di Giovanni vescovo di Gerusalemme, egli aveva veduto nella tesi trinitario-cristologica del­l'Alessandrino la matrice dell'eresia ariano-lucianisti­ca, nociva per la Chiesa, non soltanto in Egitto, sua terra d'origine, ma in ogni parte del mondo. È l'eresia << capace di far tralignare uomini di eminentissime virtu, peraltro professanti sinceramente e santamente la vita ascetica nella perfetta povertà. Piu dannosa di ogni altra eresia, quindi, perché chiunque si ispiri ai suoi principi avalla la piu riprovevole delle dottrine anche se non conduce una vita condannabile. La pro­terva ideologia di Origene, infatti, ha dato empiamente l'abbrivo ad Aria e ai suoi epigoni, ha la temerarietà di affermare come principio di tutte le cose solo il Padre, che il Figlio non potrebbe neppure vedere allo stesso modo con cui lo Spirito Santo non può vedere il Figlio » ( ibid. 64, 4).

Dal grande Origene, secondo il Nostro, sarebbe stato affermato che « il Figlio non è della usia del Padre ma una sua creatura, Figlio per grazia e diverso dal Padre» (ibid.). Tornano poi nel Panarion le accuse mosse già nell' Ancoratus, con maggiore precisione per quanto riguarda la creazione dell'uomo e la risurre­zione dei morti.

N an diremo dunque che l' antiorigenismo del San­to fu improvvisa espressione di uno << spirito torbido e inquieto» ( Amand), strumentalizzato da Teofilo che gli avrebbe fatto credere, alla fine del secolo, vero pericolo della fede quello che era invece soltanto uno <<spauracchio», per ingannare la innocente << stupi­dità» del vescovo di Salamina (Cavallera). Notiamo che l'Ancoratus e il Panarion furono scritti circa 20

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22 Introduzione

anni prima del << caso di Origene ». I « Lunghi » ( Am­monio, Dioscoro, Eusebio, Eutimia) erano giovani asceti nei monasteri d'Egitto, probabilmente a Sceti o alle Cellule o a Nitria. Certamente li vivevano fin da allora dei monaci origenisti, che con pessimismo pla­tonico consideravano la vita come prigionia dell'anima nel corpo e facevano consistere quindi la virtu nel ri­svegliare lo spirito addormentato e nel riaccendere nell'anima il fuoco ormai spento per il cielo.

In tal senso Epifania nell'Ancoratus confuta la interpretazione origeniana nei fratelli devianti della Tebaide 44 e soprattutto l'allegoria delle «tuniche di pelle » che portava a considerare la vita come pena e la virtu come « desiderio di morte » 45• Egli protesterà di non odiare Origene ma l'Origenismo; certo però non comprese il grande Alessandrino e lo giudicò ne­gativamente, senza dargli atto dell'immenso progresso che aveva fatto segnare alla speculazione teologica. E troppo tardi si accorse della « gaffe » persecutoria 46•

Ma certo per lui non si era trattato di questione per­sonale: « Origene - egli scrisse a Giovanni di Gerusa­lemme - non è mio contemporaneo né mi sento da lui derubato; non mi san messo contro di lui per ter­reno interesse, né ho mai aspirato alla sua eredità» 47

7. Possiamo far quindi nostro il giudizio di Giro­lamo: sia da presbitero ad Eleuteropoli sia da vescovo a Costanza, egli non fu mai amante di contese teologi­che, ma semplice araldo della fede, un capo zelante della Chiesa. Anche i suoi avversari lo dovettero rico-

44 Cf. Àncora della fede, c. 82. 45 Da Platone, Fedro 81, i Padri mutuarono il principio asce­

tico della vita esercizio di morte. 46 Cf. J. Steinmann, Saint Jérome, Parigi 1958, pp. 243 ss.

(sulle « gaffes » di Epifania). 47 Cf. la citata epistola a Giov. di Ger., CSEL 54/406.

Introduzione 23

nascere e di fatto mai lo attaccarono: << tantae enim venerationis semper fuit » 48 • E anche significativo il fatto che in lui non abbia visto un pericolo di divisio­ne lo stesso potere imperiale arianeggiante. Né ciò sembra da ascrivere ad un'adesione di Epifania ai prin­cipi di teologia politica del secolo: egli fa le lodi di Costanzo 49

, ma i suoi toni sono ben diversi da quelli di Eusebio di Cesarea. Comunque, è altrettanto signifi­cativo che fra i torbidi teologici del secolo nessuno gli abbia addebitato parzialità o faziosità, benché tutti non ne abbiano condiviso le impostazioni teologiche e so­prattutto la politica ecclesiastica. Secondo la testimo­nianza di Girolamo (De script. 94), non dovette essere di intelligenza troppo limitata e di zelo piuttosto fana­tico. V ero è che la sua dottrina è resa talora oscura dalle non levigate forme espressive, e la sua attività pastorale sovente oggi ci appare non sia stata sempre opportuna.

L'Ancoratus non sembra accreditare le critiche dei moderni; non ci presenta quell'uomo dall'aria burban­zosa e dall'ottusità fanatica che ancor oggi qualche scrittore in maniera divertita ama dipingere ( Stein­mann, Murphy, ecc.).

La pastorale che emerge dall'epistola ai vescovi e presbiteri di Suedri sembra dettata da un cuore pieno di carità. La polemica raramente si trasforma in invet­tiva e la metodologia catechetica si ispira al dialogo.

Maestro di teologia trinitaria, cristologica e pneu­matologica, Epifania offre anche un saggio di meto­dologia del dialogo con gli infedeli. Invita ad adope­rare con i pagani argomenti adatti a renderli coscienti della verità soggiacente ai loro stessi miti e a conver­tirli dalla loro fede implicita all'esplicita.

48 Girolamo, Contra loannem ... , l, 4. 49 Cf. Haer. 89, 12.

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24 Introduzione

È lo schema catechetico ormai in uso: « Primo qui­dem ut ab idolis et ab omnibus voluptatibus recedant ... Deinde credendum illis I esum Christum... Spiritum Sanctum... unum baptisma... resurrectionem mortuo­rum in eadem carne, iudicium Dei futurum » (anonimo del IV secolo PG 43) 50

• Il santo di Salamina perciò esorta i confratelli a questa missione liberatrice facen­do in modo che i pagani da sé stessi, avendo prima deposto la superbia di una vana saggezza, « vedano con i propri occhi e sentano con le proprie orecchie quanto sia stolta ed empia la loro condotta,, 51 • Anche la sua catechesi riflette il suo spirito di carità. Vuole che i pagani siano convinti delle loro assurdità, prima di ammetterli al simbolo della fede e al lavacro batte­simale 52 •

Con la traditio symboli si chiude l'Ancoratus dopo avere svolto i temi fondamentali per la conversione dalla eresia e dal paganesimo 53 alla biblica semplicità in coerenza di vita.

8. Fra le grandi controversie trinitarie e partico­larmente pneumatologiche attorno al 374, la figura di Epifania brilla infine di luce propria per la sua pecu­liare concezione dinamica. Dello Spirito Santo dice: <<Non si tratta di due figli, perché l'unico Figlio è ap­punto unigenito, mentre lo Spirito Santo, Spirito di Dio, è colui che da sempre è col Padre e col Figlio, non estraneo a Dio essendo Dio, procedendo dal Padre e prendendo dal Figlio ... » ( 6); Egli, dall'eternità legato alle operazioni ad intra del Padre e del Figlio, lo è da

5° Cf. pure il testo edito da F. Blatt, Un nouveau texte d'une apologie anonyme chrétienne, in « Dragma » (dedicato a P. Nilsson), Lund Gleerup- Li p sia 1939, pp. 71 ss.

51 Cf. Àncora ... , cc. 83 ss. sz Cf. Àncora ... , c. 106. 53 lbid., c. 83.

Introduzione 25

sempre anche in quelle ad extra (8, 9, 15, 28, 67, 70, 71, ecc.).

Forse nessun altro orientale ebbe tanta chiarezza. La pneumatologia dell'Ancoratus fu perciò argomento fondamentale per la soluzione della questione del Fi­lioque che divise la chiesa d'oriente da quella d' occi­dente, da Carlo Magno a Fazio e al concilio di Firen­ze 54• Il santo di Salamina segui la tradizione, ed il suo merito consiste nella lucidità con cui la espresse fon­dandola sulla fede dei Profeti e degli Apostoli, della Chiesa e di tutti i suoi Padri, senza interruzione (Haer. 69, 27). Perciò si atteggiò non a sostenitore di una sua particolare opinione, ma a custode fedele del deposito minacciato da Macedoniani e Semiariani. Né ci sor­prende il fatto, comurw a tutti i Padri, che abbia uni­vocamente visto nell'eresia pneumatomaca un movi­mento dell'arianesimo. Anche qui fu il successore di Atanasio, fin dal 360 martello di quei negatori della divinità dello Spirito Santo che chiamò Tropici 55

In conclusione, dalla lettura dell' Ancoratus la fi­gura di Epifania risulta soprattutto fondata sulla Pa­rola rivelata e sul sensus fidelium. Sozomeno ci parla della stima che egli godette in vita e dopo morte 56

; e quei di Suedri non si sarebbero diversamente affidati alla sua dottrina: non fa parte soltanto del t6pos il loro elogio iniziale.

l suoi devoti dopo la morte gli eressero un tem­pio dove troneggiava la sua immagine 57

, benché a lui fosse contestato il gesto iconoclasta con cui aveva stracciato un velum dove « contra auctoritatem Scrip-

54 Noteremo i testi piu importanti utilizzati dal concilio di Firenze.

ss Cf. Atanasio, Epistole IV a Serapione vescovo di Thmuis, l, 10.

56 Storia ecclesiastica 7, 27, GCS 50/342 ss. 57 Cf. D. Papebroch, Acta S. Epiphanii, l, PG 41/115.

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26 Introduzione

turarum >> era proprio stata dipinta un'immagine (del Cristo o di un santo) 58

• Lo aveva fatto per fedeltà ap­punto alla Scrittura e per coerenza giudeocristiana alla tradizione ecclesiale, ma fors'anche per liberarsi del­l' accusa fattagli da Giovanni di Gerusalemme di antro­pomorfismo.

N ella lotta contro Giovanni, invero, il Santo forse si lasciò troppo trascinare dallo spirito di parte; né ci convince la sua condotta quando contro le vigenti nor­me giuridiche ordinò Paoliniano presbitero del ceno­bio bettlemita 59

• Non sono forse infondati i motivi che egli adduce di necessità pastorale. Anche contro il ca­none di Nicea relativo alla data della Pasqua aveva do­vuto trovare simili cavillazioni. Per difendere l'abbie­zione di coscienza dei suoi fedeli, dovette agire in ma­niera cosi poco disciplinata che Atanasio intervenne per metterlo a tacere 60

9. Nella nostra traduzione abbiamo seguito in linea di massima il testo critico di Karl Holl (Die Grie­chischen Christlichen Schriftsteller der ersten drei Jahrhunderte, 25/ 1-149) Epiphanius, Ancoratus und Panarion, I, Lipsia 1925.

Ma vanno pure ricordate come valevoli le prece­denti quattro edizioni:

di lo. Oporinus (1544), Dio. Petavius (1622}, Fr. Hoehler (1859-1861), Vil. Dindorf (1859-1862). La fonte manoscritta di maggior rilievo è il Laurentianus VI 12 ( saec. XIV), esemplare migliore della classe rappre­sentata dal codice di Iena ( 1304), da cui dipende il Rhedigerianus 240 già proprietà del Bessarione.

58 Cf. Ep. a Giovanni di G., cit., c. 9. 59 Secondo l'epistola di Epifanio a Giovanni vescovo (se­

miariano ed origenista) di Gerusalemme, tradotta da S. Gi­rolamo.

6o PG 92/76 C.

Introduzione 27

Non ci consta che esistano versioni in lingua ita­liana anteriori alla nostra. Due traduzioni in lingua te­desca sono reperibili in Bibliothek der Kirchenvater 1880 e 1919, la prima di C. Wolfsgruber, Kempten 1880, pp. 35-229, la seconda di l. Hormann, Kempten-Monaco 1919, pp. 6-182.

Abbiamo cercato di dare alla versione una forma accessibile al lettore moderno, il quale certamente ha ben altra struttura psicolinguistica della nostra. La stessa traduzione in lingua latina del Petau (riprodotta dal Migne, PG 43/ 1-236), che ha utilizzato la prece­dente interpretazione del Cornarius, non ha potuto essere « letterale >>.

Non siamo d'accordo con quelli che disprezzano la forma espressiva di Epifania, concordiamo invece con i giudizi dati dall'editore critico K. H oll. Ma siamo me­no disposti di Holl a vedere guasti nella tradizione ma­noscritta e quindi meno proclivi nell'indulgere a tante aggiunte o soppressioni.

Pur tenendo poi conto della plurivalenza semanti­ca nella transizione dal linguaggio classico a quello bi­zantino, e pur non prescindendo dal peculiare ambien­te etnico-linguistico che lo condizionò, giudichiamo inoltre il suo comportamento espressivo particolar­mente ispirato al modello lessicale della Bibbia dei Settanta.

Occorrerebbe per la piena comprensione di tutti gli argomenti che implica la nostra Àncora della fede un piu vasto commento. Accompagniamo infatti la no­stra versione quasi soltanto con la segnalazione delle principali fonti bibliche (altre però ne risuonano nel discorso epifaniano), lasciando al lettore il compito di spiegare l'autore con l'autore. Per ciò rimandiamo so­prattutto al confronto dell'Àncora della fede con gli altri scritti del Santo, con i sei riconosciuti autentici:

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28 Introduzione

l) Panarion, la sua massima fatica, composta dal 375 al 376 (PC 41/ 173-1200; 42/ 10-832; GCS, I, 25/151-464; Il, 31/1-524; III, 37/I-527);

2) Contro le immagini, gruppo di tre scritti che furono raccolti da Karl Hall in Gesammelte Aufsatze zur Kirchengeschichte 2, Tubinga 1928, pp. 351-387;

3) Le misure e i pesi, che possediamo per intiero in versione siriaca, ma si può riscontrare par­zialmente in greco in PC 43/237-239;

4) Le dodici gemme, che abbiamo integralmente in versione georgiana, in riassunto soltanto in PC 43/293-304; 79/311 ss.;

5) Scoli nelle catene greche;

6) Lettere, pervenuteci tutte frammentarie tranne quella contro gli Antidicomarianiti (da lui ri­portata in Haer. 78, 2-25) e due tradotte da S. Girolamo (51, 91).

Sono opere soprattutto polemiche, il Panarion considerato il suo capolavoro, lo stesso Ancoratus e i tre scritti contro le immagini. Ma alla controversia sog­giace una genuina sistemazione teologica, sostanzial­mente equilibrata ed umana. La sua concezione ma­riana presenta particolare interesse, anche perché si integra nella sua visione kerigmatica. La sua dottrina spirituale emerge in maniera particolare dalle linee che traccia in questo trattato sull'Àncora della fede, cioè della verità divina partecipata agli uomini mediante la Chiesa.

10. L'Ancoratus è preceduto da una Sinossi che contiene notizie sulla vita del Santo. Converrà con­frontarle con quelle di Sozomeno e di Girolamo, so­prattutto con gli spunti autobiografici del corpus epi-

Introduzione 29

phanianum e con le stesse notizie romanzesche di una biografia bizantina.

Il Santo nacque in Palestina attorno al 315 a Be­sanduche presso Eleuteropoli. La Vita di Epifania (PC 41/24-116), lo dice nato da un modestissimo lavoratore dei campi e da un'umile casalinga tessitrice di lino; avrebbe avuta una sorella di nome Callitropo e gli sa­rebbe stato padrino di battesimo prima e superiore religioso poi un tal Luciano: giovinetto modello di ve­rità e di giustizia, prima di convertirsi al cristianesimo sarebbe divenuto figlio adottivo ed erede universale del ricchissimo giudeo Trifone, ma si sarebbe disfatto delle ingenti ricchezze quando il suddetto monaco Lu­ciano, per divina carità privatosi della sopravveste per darla ad un povero sarebbe stato ricoperto di una bian­ca veste da un angelo disceso dal cielo.

Se ridimensioniamo i dati leggendari, possiamo scorgervi come sottofondo storico i riflessi di un' anti­ca tradizione che in Epifania venerava l'eroe o il santo giudeocristiano. Di fatto la polemica antigiudaica dei suoi scritti non ha mai gli accenti dei Padri che lo pre­cedettero (da Giustino allo Pseudobarnaba a Tertullia­no ed a Cipriano) e di quelli a lui coevi, dal Nazian­zeno al Crisostomo.

Come appare dalla Sinossi che precede l'Ancora­tus, ricevette la sua formazione in Egitto. Sozomeno afferma che ivi si sarebbe ritirato per un lungo perio­do (ibid.), ma non è certo che vi fosse andato già cri­stiano. L'avevano forse mandato i suoi genitori come erano soliti farlo i cristiani che volevano i figli edu­cati in un convento. Come abbiamo detto, quello dove fu educato il Nostro dovette essere di tipo antiorigeni­sta e antiellenico.

Secondo la nostra Sinossi egli sarebbe ritornato in Palestina a 20 anni, noi crediamo phi tardi. Ma si può prestar fede alla suddetta biografia che lo dice (PC

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30 Introduzione

41 l 33 A-B) già monaco prima di diventare fondatore e capo del cenobio di Eleuteropoli, dove la fama di Ilarione aveva già reso '"familiare il monachesimo.

Per circa 30 anni ( 335?-365?) ad Eleuteropoli ri­volse le sue cure anche alle chiese viciniori, non rima­nendo inerte dinnanzi al turbine che sconvolgeva il po­polo di Dio per l'imperversare dell'Arianesimo. Il ce­nobio che ebbe come capo Epifania dovette essere la roccaforte del nicenismo in Palestina.

E pifanio andò a far visita ad Eusebio di Vercelli, esiliato a Scitopoli in segno di solidarietà a tutti i per­seguitati dell'ortodossia nicena. L'articolo 300 del Pa­narion ne riferisce in un excursus autobiografico, che è anche un documento del giudeocristianesimo pale­stinese nel IV secolo.

Mentre si muoveva per combattere l'Arianesimo non trascurava di segnalare ai fedeli il pericolo del­l'Ebionismo (delle regioni a nord e a sud di Damasco), che - dice il Chronicon paschale - pretendeva dirsi cristiano pur seguendo le usanze dei giudei (PC 92/ 76 C).

Fu vescovo per 36 anni. Fu ritenuto come « nuovo Giovanni » e << nuovo apostolo della sua generazione ».

La morte lo sorprese nel viaggio di ritorno dal Si­nodo della Quercia alla sua sede il 12 maggio del 403.

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L'ANCORA DELLA FEDE

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Sinossi dell'Ancorato

Il gran padre Sant'Epifania di cui qui parliamo fu ori­ginario di Eleuteropoli di Palestina, dove fu pure padre di monaci. Dopo essersi ritirato per la prima ascesi in Egitto ed esservi rimasto fino a vent'anni di età, fece poi ritorno nel sobborgo di Eleuteropoli, fondando li un mo­nastero. Il suo trattato ha per titolo «Ancorato» perché a modo d'àncora regge lo spirito in cerca di ciò che dà vita e salvezza, contenendo esso la somma dei punti principali della fede: consustanzialità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, vera e propria incarnazione di Cristo, risur­rezione dei morti e vita eterna, giudizio unico per la carne e per l'anima. Contiene parzialmente ciò che serve per combattere gli idoli, le eresie, i giudei, ecc. Contiene pure i nomi delle ottanta eresie, e fa la messa a punto di altre questioni sulla Sacra Scrittura. Fu scritto per quei di Sue­dri di Pamfilia che gliene avevano fatto richiesta con le lettere riportate qui prima del trattato. Ciò avvenne quan­do Diocleziano era al novantesimo anno di età, Valente al decimo, Graziano al sesto 1•

l L'anno della composizione è il 374. Per le notizie, cf. la nostra introduzione al n. 10. Nel margine sono apposti i nu­meri dei paragrafi secondo le annotazioni di K. Holl.

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34 Epifania

Lettera di Tarsino, Matidio ed altri presbiteri a San­t'Epifania vescovo di Costanza città di Cipro, scritta da Suedri in Pamfilia per quesiti sulla fede nel Padre e Figlio e Spirito Santo e su altri punti della mede­sima fede.

Al riverito da Dio il signor vescovo Epifania Mati­dio e Tarsino, Neone e Numeriano, presbiteri della chiesa cattolica di Suedri, salute nel Signore Iddio.

In diversi modi il diavolo nemico degli uomini è 1 solito suscitare torbidi e spargere la sua sementa tra i meno provetti e ancora non pienamente rassodati nel­la fede della santa Trinità. «Tuttavia le solide fonda­zioni- come sta scritto- tengono, portando il sigillo del Signore che conosce i suoi» 2• Ma gli eretici in tutto corrivi, appena smesso di bestemmiare Gesti, si danno ad offendere con altra empietà Dio, mostrandosi « ar­roganti nella lingua » contro lo Spirito Santo e « par­lando perversamente contro l'Altissimo,, 3•

Ciononostante, benché siano stati moltissimi a ce- 2 dere, per grazia di Dio noi siamo restati saldi nella vera fede senza farci smuovere assolutamente in nes­sun punto dalla retta e sana dottrina. Anzi molti di 3 quelli che sembravano farsi trarre in inganno, per gra­zia di Dio, hanno ripreso vigore con le lettere del santo vescovo di felice memoria Atanasio e del tuo piissimo collega nel sacerdozio Procliano. Ma poiché perdura- 4 no ancora tra certuni i racemi della malvagia dottrina e urge l'opera di esperti agricoltori come voi o per in­nestarli in buon olivo o per reciderli una volta per sem­pre, perciò ci rivolgiamo con questo scritto per implo­rare la tua pietà reverendissima di voler stilare per la

2 2 Tim. 2, 19. Sul demonio seminatore di zizzania, cf. Mt. 13, 25; sul sacerdote agricoltore ad immagine del Padre, cf. Rom. 11, 17-22.

3 Sal. 11 (12), 5; 72 (73), 8.

Ancora della fede Lett. Palladio; risp. Epifania 35

nostra Chiesa un'epistola che, con un'esauriente ras­segna, esponga i principì della retta e sana fede. Pos­sano confermarsi per le tue sante parole i meno pro­vetti ed ancora esitanti, e possa andare scornato per le tue sante orazioni il diavolo nemico della Chiesa.

Con gli auguri che goda per lunghi anni buona salute, ricordandoci a Dio nelle preghiere.

Lettera scritta dal magistrato della stessa città di Sue­dri Palladio ed inviata allo stesso Sant'Epifania per le medesime richieste.

Al principe dell'anima mia da Dio onorato il vesco­vo Epifania salute nel Signore Iddio da Palladio gover­natore di Suedri.

Quei che navigano per l'immenso mare aperto, fin- l ché c'è un vento mite a guidare la rotta della nave, poco si curano dei porti che possono offrire le spiagge pen­sando che la traversata dell'imbarcazione non debba avere fastidi; ma appena soffi impetuoso in senso con- 2 trario un vento che da ogni parte sollevi altissimi i marosi sommergendo la nave, sospirano il porto sicu­ro, scrutano intorno la terraferma vicina e, non riu­scendo ad approdare in nessun modo, accostano ad un'isola qualsiasi circostante per trovare scampo per sé in qualunque modo; avvicinatisi ad essa e messisi al riparo dei promontori che formano insenature, rie­scono infine a mala pena a sfuggire ai rischi del nau­fragio. Come loro anche noi viviamo in tali frangenti, 3 o principe della chiesa; ammaestrati dalla parola sal­vifica di Dio e impegnati ad evitare la tempesta del mondo, vogliamo portare al sicuro la nostra imbarca­zione nel porto del Cristo. Siamo venuti a conoscenza di questioni a nostro giudizio vane ed assurde sullo Spirito Santo. Alcuni pretendono negargli la dignità

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36 Epifania

divina e sovrana, e lo abbassano a livello di servo e apostolo; dicono che le lodi da noi tributategli sono insensate o ridicole. Perciò ci siamo sentiti inghiottire 4 come dai terribili marosi d'un mare in tempesta, né potendo trovare scampo in alcuno dei nostri capace di sciogliere le questioni e di farci una sana esposi­zione della fede, eccoci qui indotti a rimettere alla tua pietà i nostri problemi, elevando anche noi quel grido: «Maestro, salvaci » 4

Imploriamo dunque quella fede pura e retta che 5 la buona fama da cui sei preceduto e testimoni degni di fiducia garantiscono e annunziano. Non ti dispiaccia accogliere con benignità la nostra preghiera, secondo la missione dal Salvatore a te assegnata. Non ti sia discaro esporci in un tuo venerabile trattato la fede nella santa Trinità con piu ampia e precisa rassegna, e mandarcela perché possiamo confermati in essa ot­tenere quel che desideriamo: che abbiano a gioirne quanti già nutrono con essa la loro pietà, e che siano guariti, se è possibile, quanti da essa sono decaduti; sicché « in tutti sia glorificato Iddio » 5•

Lettera scritta ai presbiteri di Suedri in Pamfìlia Ma­tidio, Tarsino, Neone e Numeriano e al magistrato Pal­ladio sulla fede nel Padre nel Figlio e nello Spirito San­to e su altri punti della fede, sulla resurrezione dei morti e l'incarnazione di Cristo, nell'anno novantesimo di Diocleziano, nel mese di luglio, sui temi richiesti dalle loro lettere, secondo i soggetti da esse proposti.

A voi miei veneratissimi fratelli e colleghi nel sa­cerdozio, signori Matidio, Tarsino, Neone, Numeriano, e agli altri in comunione con voi; a voi, nostri carissi-

4 Le. 8, 24; Mt. 8, 25. s l Pt. 4, 11.

Ancora della fede 1, 1-4: Preambolo 37

mi figli Palladio e Severiano, che ardenti di santo zelo avete scelto la vita santa e desiderabile della fede cat­tolica e della perfetta comunione secondo le parole del Salvatore «Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che possiedi e dallo ai poveri » 6 e le altre « Vendevano quel che possedevano e ne portavano il ricavato ai piedi de­gli apostoli» 7; a voi, che vi curate di provvedere per le vostre anime tutto quello che è opportuno anzi le cose migliori, Epifania minimo tra i vescovi coi miei fratelli nel Signore Iddio augura salute.

1. Preambolo del trattato: argomenti richiesti

Già mi san potuto reputare fortunato, carissimi, per l il solo fatto che non essendo noi da tanto nei confronti dei santi che infiammati di divino zelo hanno scelto una vita perfetta 8, dai medesimi siamo stati ritenuti degni di essere stimolati, destati spiritualmente e driz­zati per le opere di bene. Il mio povero spirito infatti 2 era solo desideroso di tranquillità 9, né si protendeva con l'impegno di progresso proprio di quelli che medi­tano intensamente l'ammonimento dell'Apostolo di sta­re, appunto, «protesi in avanti» (non però «oltre la misura del modello che ci ha dato Iddio come me­tro ») 10; ma ora voi mi avete costretto a farlo. I voti 3

6 Mt. 16, 16. 7 Mt. 16, 17. . . 8 L'ideale dei destinatari è di tendere alla perfezwne, m

fervore di Spirito Santo nei riguardi dei fratelli, cf. Mt. 5, 48; Col. 1, 24.

9 Il giusto biblico fa dapprima consister~ la santit~ nella autosegregazione dal mondo, cf. 2 Cor. 6, per Il combattrmento contro il demonio ed il ritorno al Paradiso di Adamo: qadosh= hdgios =santo= semplice.

ro San Paolo dice di << dimenticare il cammino percorso e

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38 Epifania

infatti per ogni via espressi con divino zelo dal prita­neo - cosi per dire - vostro e degli altri con voi con­cordi nello ;el o per l'ortodossia (quale il nostro figlio Ipazio che per questo viene a me dalla terra d'Egitto) mi hanno disposto a deporre ogni pigrizia e ogni esi­tazione, a non stare piu al coperto o in seconda fila, e a scrivervi sulla fede dal momento che voi e i nostri fratelli me ne chiedete punti capitali per la nostra sal­vezza, gli elementi fondamentali e solidi della fede se­condo la Sacra Scrittura: sul Padre sul Figlio e sullo Spirito Santo e su ogni altro argomento relativo alla nostra salvezza in Cristo; sulla risurrezione dei morti e l'avvento nella carne dell'Unigenito; sulla Sacra Scrit­tura dell'antico e del nuovo patto ed altri temi ancora riguardanti la salvezza.

Accolgo cosi una simile proposta di non poche ri- 4 chieste, che mi ha pure fatta il fratello mio collega nel sacerdozio Canape assieme ai suoi fedeli. Me l'hanno fatta altri oltre voi, reverendi figli carissimi; anzi il nostro figlio Ipazio viene da me proprio per questo: sono infatti - lo vedo - molti che desiderano trattati gli stessi temi. Ho però deciso di farlo subito perché mi avete toccato il cuore e la mente voi con le vostre lettere di richiesta, alle quali io, benché impari a com­piere il vostro desiderio, dovevo pur rispondere vo­lente o nolente con una mia. Cedo quindi a richieste cosi pressanti vostre e dei vostri.

stare tutto proteso in avanti », Fil. 3, 13. Il termine epéctasi, ossia tensione, adoperato in senso mistico dalla teologia spiri­tuale, è di origine paolina; cf. 2. Cor. 10, 13.

-Ancora della fede 2, 1-6; 3, 1-5 39

2. La richiesta dei destinatari è stata mossa dallo Spirito Santo

Davvero sono tutto preso da immensa ammirazio- 1 ne per la provvidenza del no~tro ~ignare. Iddio, con incommensurabile bontà elargitore m ogm. eve~t~ del suo Spirito Santo a chi ve:ament~ lo c~rch1. ~rchreste invero come quelle fattemi da VOI e dm vostn per. le~­tera, carissimi, non potevano essere giudic~te no.n Ispi­rate. Di fatto subito le ho stimate mosse m ~OI dall~ grazia di Dio che possedete. Davvero infatti quanti, 2 nutrendo la fede ortodossa nel Figlio di D~o e n~ll? Spirito Santo, in armonia piena :on Pietro 1! ?eat~ssi­mo apostolo hanno imparato a dire: « Tu s.ei Il Cnsto figlio del Dio vivente» 11

, saranno proclamati. dallo stes­so Signore beati, come lo fu appunto San PI.et_ro a.llo.r­quando si senti dire: «Beato tu bar Iona >>, cwe « figho di Giona » 12

• •

Suo padre si chiamava infatti ?iona, e. « bar » m lingua ebraica significa figlio. Quest esp~essi?ne f_u- P.a- 3 rola di vita, di quella che il Figlio Um,gemto d1 D:o diede di fatto ai suoi discepoli « perche - ~ta ~cnt~ to -avessero in sé la vita» 13

, di quella vit~ d1. cm egh parlava dicendo: «Affinché conoscano te l umco v~ro Dio e colui che tu hai mandato Gesti Cristo» 14

• Col dire 4 « solo vero Dio » ci portò alla monarchia, cioè a no~ essere piu «schiavi degli elementi del mondo», perch~ non regnasse piu tra di noi il politeismo ma l.e ~enti umane non piu disperse nelle vie della form~azwn~ aderissero alla fede nell'unità del solo .vero ,DI?.; pOI­ché sta scritto che « la prima fornicaziOne e lmven­zione degli idoli» 15• L'espressione seguente «che tu 5

11 Mt. 16, 16. 12 Mt. 16, 16. 13 Gv. 3, 15-16; 10, 10; 17, 2. 14 Gv. 17, 3. 15 Sap. 14, 12.

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40 Epifania

~ai ~andato Gesti Cristo» a quale altro Gesti Cristo si n~ensce se non a Dio? Se si riferisce poi a Gesti Cristo DIO, come dice Giovanni « Iddio Unigenito che è nel se­n?, del Padre, ed ha parlato a noi » 16, per conseguenza VI~ un solo Dio Padre, unico vero Dio, e I'Unigenito an­eh esso Dio.

Egli non è quindi fuori della divinità e dell'unità· 6 ma poiché è figlio del Padre, per ciò stesso è solo Di~ vero. Non però come alcuni dei Greci hanno detto fos­sero dèi le false divinità, per nulla divine, ma è solo vero ~~o perché solo da solo, l'Unigenito e cosi pure lo Spinto Santo. La Trinità nell'unità è un solo Dio Padre e Figlio e Spirito Santo. '

3. L'Antico e Nuovo Testamento testimoniano le tre Persone

Severa l'ammonizione a coloro che non hanno me- 1 ritato lo Spirito Santo: « Nessuno può dire "Gesti è Si­gn~re", se non per ispirazione dello Spirito Santo» 17•

POiché anche i Giudei pronunziano il nome di Gesti 2 ma non lo dicono Signore. Anche gli Ariani lo chiama~ no col nome di Dio, ma lo dicono figlio adottivo e non vero, perché non prendono la fede dallo Spirito Santo. Se uno infatti non la prende dallo Spirito Santo, non 3 c~nfessa Gesu vero Signore e vero Dio, vero Figlio di DIO e vero re dei secoli. . Ne accolgano l'insegnamento quanti per pregiudi- 4

ZIO pensano che egli non abbia mai voluto attestare ass_ol~tamente di essere l'Unigenito Figlio di Dio; per­che d1 fatto ha detto nel Vangelo: «Se io do testimo- 5

16 Gv. 1, 18. 17 l Cor. 12, 3.

Ancora della fede 3, 6-9; 4, 1-5 41

nianza a me stesso la mia testimonianza non è vera, ma vi è un altro che mi dà testimonianza» 18

• E chi è que- 6 st'altro se non colui che tuonò dal cielo: «Questo è il mio Figlio diletto in cui mi sono compiaciuto» 19 ? Inol­tre se prima disse: «Se io do testimonianza a me stes­so, la mia testimonianza non è vera», poi però aggiun­se: «Anche se io do testimonianza a me stesso, la mia testimonianza è vera» 20

• Ma disse ancora: «Le opere stesse che il Padre mi ha dato da compiere mi danno testimonianza'' 21

, e poi: « Mosè ha scritto di me», « Mosè dà testimonianza di me » 22

La prima espressione « Se io do testimonianza a 7 me stesso, la mia testimonianza non è vera» vuoi dire che l'umana affermazione non può vantare di fondarsi sulla propria autorità, come capita a molti da cui egli vuoi recidere l'insolente millanteria di fondarsi sulla propria autorità. La seconda invece « Se io do testi- 8 monianza a me stesso, la mia testimonianza è vera » dimostra che la sua non è dichiarazione umana, ma di Dio che è verace nella sua attestazione.

Vero Dio dunque il Padre, vero Dio il Figlio e vero Dio lo Spirito Santo, « Spirito di Dio » e « Spirito di verità», nella Trinità una per il santo nome di Dio. Lo 9 stesso Figlio dice del Padre: « Perché conoscano te solo vero Dio». È perciò degna di fede la testimonianza di colui che si adagiò sul petto del Figlio 23

, quando lo dis­se Dio; non chiamò espressamente l'Unigenito «Dio vero » come fece per il Padre, ma come del Padre scris-

18 Gv. 5, 31. 19 Mt. 3, 17; 17, 5. 2o Gv. 8, 14; 5, 36. 21 Gv. 5, 46; cf. Gv. 5, 39. 36. 22 Gv. 5, 46. 23 Gv. 13, 23-25. La conoscenza perfetta è dono « dell'Uni­

genito che è nel seno del Padre "• cf. Gv. 1, 18.

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i l!

42 Epifani o

se che è « Dio vero », cosi del Figlio disse che è « Dio Unigenito »; come del Padre scrisse che« Dio è luce» 24

cosi del Figlio disse che « era la luce vera » 25• '

4. Le tre Persone sono verità e luce

Ecco come va spiegata esattamente la Scrittura. 1 ~el .Padre si dice che è Luce, non Luce vera; del Figlio SI d1ce che è Luce vera, né alcuno osa esprimersi diver­sament.e .. Ma .chi pazzamente o piuttosto per acquisirsi 2 la quahflca d1 leso mentale oserà far sua l'opinione bla­sfema di chi dice il Padre Luce non vera, per il fatto c~e non trova li l'attributo «vera »? Se infatti il Fi- 3 gho veramente da lui generato è vera Luce, colui che ha gener.ato il Figlio indubbiamente è Luce vera, generan­do .l m da sempre e fuori del tempo la Luce vera. Come 4 poi non dobbiamo negare al Padre il titolo di Luce vera (~nche se li non è ~ggiunto l'attributo «vera») perché PI~~ente non possmmo pensare altrimenti né dubitare mm~mamente sul fatto che egli sia Luce vera, se non voghamo perderei, cosi pure accumuleremmo su di noi acc.use di pazzia se, per il fatto che del Figlio non sta scntto « il Figlio è Dio » (perciò neppure è detto es?re~samente « Dio vero »), temerariamente bestem­miassimo contro di lui, non confessando il Figlio « Dio vero» (benché l'espressione dalla Scrittura non gli sia stata attribuita).

~isogna infatti riferire ad ogni Persona tutto ciò 5 che e comune alla Trinità, intendendo che cosa dicia­~o aff~r.mando che dal Padre è il Figlio Dio vero, e .lo Sp1~1to. ~ero: Con l'una e l'altra espressione propo­mamo sigmficati parimenti corrispondenti a verità. Al

24 Gv. 17, 3 (Dio vero); l, 5 (Dio luce); l, 18 (Dio uni­genito).

25 Gv. 1, 9.

Ancora della fede 4, 6; 5, 1-9 43

Padre si dà l'appellativo di Dio vero e al Figlio quello 6 di Dio, d'altra parte al Padre quello di Luce e al Figlio quello di Luce vera, con il collegamento delle due espressioni con cui onoriamo la divinità (per il Padre, Dio vero, e per il Figlio, Luce vera; per il Padre, Luce, e per il Figlio, Dio) confessando l'unica divinità chia­mata Luce e Dio, e l'unità indissolubile della sua poten· za, chiamata Dio vero e Luce vera.

5. Lo Spirito Santo non abita in noi senza il Padre e

il Figlio

Cosi pure dello Spirito Santo Gesti disse: « Se io l non me ne vado non verrà lo Spirito di verità>> 26

, e di se stesso: « Io sono la verità >> 27

• Del Padre disse: « È lo Spirito del Padre mio che parla in voi>> 28

, e dello Spi­rito: « Il mio Spirito abita in mezzo a voi>> 29

• Ma lo Spi- 2 rito ineffabilmente opera col Figlio. Fu lo Spirito a spingerlo nel deserto «perché fosse tentato dal diavo­lo>> 30 , ed egli stesso afferma: «Lo Spirito del Signore mi ha unto>> 31 • Lo Spirito Santo parlò pure per mezzo 3 dei profeti, come sta scritto: «Questo dice il Signore onnipotente>>, «il Signore che parla per mezzo dei pro­feti >>, « che forma il tuono e crea il vento >>32 (il tuono che risuona nelle orecchie degli uomini e il vento che trasporta le piogge da Dio mandate sulla terra).

L'espressione « che forma il tuono e crea il vento >> 4 riguarda le cose create; l'altra «annunziando il suo

26 Gv. 16, 7. 13. 27 Gv. 14, 6. 28 Mt. 10, 20. 29 Ag. 2, 5. 3o Mt. 4, 1; Mc. 1, 12. 31 Le. 4, 18; Is. 61, l. 32 Am. 4, 13.

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.'i Ili

44 Epifania

Cristo agli uomm1 » riguarda l'annunzio non di una 5 creatura ma di colui che è vero Figlio del Padre, increa­to, non soggetto a mutazione e variazione, eterno da eterno, come dicono Mosè e Giovanni. Mosè aveva profetato: «Colui-che-è mi ha mandato» 33

, e Giovanni affermando di lui: « Colui-che-è nel seno del Padre ha parlato » 34 chiamò Colui-che-è il Padre, Colui-che-è il 6 Figlio (Colui-che-è presso Colui-che è, da lui generato; Colui-che-è non per mescolanza col Padre, non perché ha cominciato ad essere, ma perché è Figlio vero del Padre, come il Padre da sempre genera il Figlio).

Non ci fu mai infatti un tempo in cui il Padre non 7 fosse Padre, né mai un tempo in cui il Figlio non fosse con l'unico Padre. Se vi fosse stato un tempo in cui il Padre non fosse padre, allora il Figlio avrebbe avuto un altro padre, anteriore al Padre dell'Unigenito. Sicché 8 coloro che credono di essere perfettamente pii verso il Padre finiscono con essere empi. Poiché in Dio non vi è né tempo né momento, neanche un istante o una mi­nima frazione di ora, anche se breve come lampo d' oc­chio o movimento di pensiero. Tu ogni volta che vuoi 9 elevare la mente con il pensiero e con la fede al Figlio, abbi presente anche il Padre. Lo dice il nome stesso: quando pronunzi figlio, dicendo figlio pensi ad un pa­dre perché il concetto di padre è correlato a quello di figlio; quando pronunzi padre tu intendi il rapporto col figlio, poiché il nome di padre non può assoluta­mente non essere relativo a quello di figlio.

33 Es. 3, 14. 34 Gv. 1, 18.

Ancora della fede 6, 1-10; 7, 1 45

6. Trinità non dice una vaga unità nella pluralità, ma tr.e sussistenti in relazione nell'unica usia divina

Di qual tempo osi parlare affermando c?e il Pa~ l dre prima non era padre, con la tracotanza di.vo~erg~I negare la compresenza del Figlio? Tu non osi d1r~ ~l Padre suscettibile di crescita in dignità (poiché la divi­nità è sempre identica a se stessa, non è sog~ett~ ad addizioni o sottrazioni di dignità); impara qumd1 « a non bestemmiare » impugnando la fede per non farti piuttosto transfuga dalla fede, ma credi. se~1.1j::-e nel 2 Padre che dall'eternità veramente genera 1l F1g ... w. An­che il Figlio è da sempre veramente in relazion~ ~l Pa- 3 dre che realmente è, benché generato, come flgho da sempre. Non è commisto al Padre, non è suo fratello, ma vero figlio da lui generato, figlio per natu.ra non per adozione, Figlio consustanziale al Padre, umto no? accomunato nella sostanza, generato non proiettato dal Padre, come vanno cianciando certuni che lo vogliono figlio per adozione e non per natura.

Quello che ci lega nella fede, è il consustanziale. 4 Perché se tu dici consustanziale dissipi la baldanza di Sabellio; almeno dove il termine consustanziale signifì- 5 ca « di una sola sostanza>>, s'intende in questa sostan­za unica il Padre, in questa sostanza unica il Figlio e in questa sostanza unica lo Spirito Santo. Quando si 6 dice consustanziale non si vuol dire nulla di estraneo alla divinità stessa, ma che il Figlio è Dio da Dio e che lo Spirito Santo è Dio, non tre dèi ma una ident~ca di­vinità: uno è il nostro Dio, dice il beato Mose: « Il 7 Signore Dio tuo è un solo Signo.re >>~·.Non. parli~~o 8 di dèi ma diciamo Dio Padre, Dw F1gho, Dw Spinto Santo: non dèi; perché in Dio non vi sono molti dèi.

35 Deut. 6, 4.

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46 Epifani o

Con i tre nomi si esprime l'unica divinità del Padre e Figlio e Spirito Santo.

Né si t~att~ di due figli 36, perché l'unico Figlio è 9

a~pu?to ur:ngemto, mentre lo Spirito Santo, Spirito di DIO, e colm c~e da sempre è col Padre e col Figlio, non estraneo a DIO essendo da Dio, «procedendo dal Pa­d.r~ »

37 e« p~e?dendo dal Figlio» 38

• Benché incompren- 10 siJ:Ile, lo Spmto Santo (come incomprensibile è il Fi­gho Unigenito) è da Dio, non estraneo al Padre e al Figlio. Non unito al Padre e al Figlio per commistione è nella Trinità sempiterna della stessa usia: non vi è al~ tra usia nella divinità né altra divinità nell'usia· identi-c~ divinità da identica divinità sia il Figlio eh~ lo Spi­nw Santo.

7. Lo Spi~i~o Santo fu mandato ad annunziare il Figlio, a sant1f1care le anime e a sigillare in Cristo come unità di collegamento delle menti e dei cuori

. Lo Spirito Santo è spirito e il Figlio è figlio, Io Spi- 1 nto procede dal Padre 39 e prende dal Figlio 40; « scru­tando le ~r?fond~tà di Dio>> 41 annunzia il Figlio al mon­do e santifica gh uomini nel segno della Trinità dove è terzo nell'ordine dei nomi (poiché la Trinità' è del Pa~re del Figlio e dello Spirito Santo, secondo sta scntto: «Andate e battezzate nel nome del Padre del F.iglio e dello ~pirito Santo >> 42

), ma proprio come si­gillo della grazia; legame nella Trinità non estraneo al

36 Cf. qui sotto al c. 71. 37 Gv. 15, 26. 38 Gv. 16, 14-15. 39 Gv. 15, 26. 40 Gv. 16, 14-15. 41 1 Cor. 2, 10. 42 Mt. 28, 19.

--Ancora della fede 7, 2-8; 8, 1-5 47

suo numero né separato nella enumerazione; non estra­neo al suo dono in quanto unico Dio dell'unica fede, un solo Signore di un'unica grazia, nell'unica Chiesa da un solo battesimo 43

• Poiché da sempre la Trinità è 2 trinità, e giammai può avere aggiunte al di fuori di questo numero, Padre e Figlio e Spirito Santo. Trinità 3 non di esseri mescolati e separati nella propria unione, ma di sussistenti perfetti, Padre perfetto, Figlio per­fetto e Spirito Santo perfetto, Padre, Figlio e Spirito Santo datori dei doni attribuiti allo Spirito: «Vi sono 4 bensi vari carismi, ma un medesimo Spirito; e vi sono vari ministeri, ma un medesimo Signore; e varie ope­razioni, ma un medesimo Dio che opera ogni cosa in tutti >> 44

Non cadiamo da dove siamo stati elevati, non di- 5 stacchiamoci dalla verità. Noi non stiamo a difendere Dio, ma coltiviamo pensieri di pietà per non perderei, e parliamo non per voler comprendere, ma come uo­mini che dicono ciò che hanno appreso. L'onore che 6 rendiamo a Dio infatti non è facilmente comprensibile, anzi sorpassa di mille miglia le capacità nostre di ma­gnificarlo col pensiero. Del resto Dio se lo dà da sé, né può essere aggiunta lui gloria o tolta proprietà. Poiché 7 nella Trinità non v'è nulla di creato o di aggiungibile; il Padre genera il Figlio, ma non vi fu mai un tempo in cui non vi era il Figlio. Il Padre infatti non si chiamò padre in un tempo determinato, ma fu da sempre pa­dre ed ebbe con lui sempre un Figlio, non un fratello ma un figlio generato ineffabilmente (cosi chiamato per motivi incomprensibili), da sempre col Padre sen­za mai cessare di essere.

Il Padre dunque è ingenerato e increato, incom- s prensibile; il Figlio generato ma non creato, incom-

43 Ef. 4, 5. 44 l Cor. 12, 4-6.

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48 Epifania

prensibile; lo Spirito Santo eternamente non generato né creato, non fratello né zio, non proavo né nipote, ma della identica usia del Padre e del Figlio, Spirito Santo perché « Dio è spirito » 45•

8. Un solo Dio opera con tre distinte attribuzioni in un solo battesimo

Ognuno di questi predicati è proprio di un solo 1 nome, né si può ripetere per l'altro. Poiché il Padre è padre e non ha chi con lui si possa paragonare o a lui accomunare come ad un altro padre si da farne due dèi. Il Figlio Unigenito è Dio vero da Dio vero, 2 non ha il nome di Padre ma non è estraneo al Padre, bensi Figlio del Padre; Unigenito cui solo compete il nome di Figlio, e Dio da Dio si che un solo Dio si chia­ma Padre e Figlio. Anche lo Spirito Santo è come uni- 3 genito, ma non ha nome di Figlio né appellativo di Pa~ dre, bensi di Spirito Santo non estraneo al Padre. Se- 4 condo le parole dell'Unigenito egli è « Spirito del Pa­dre» 4{\, «che procede dal Padre» 47; «prenderà dal mio» 48

, egli dice, perché non lo si credesse estraneo né al Padre né al Figlio, ma della stessa usia, della stes­sa divinità. Spirito divino, « Spirito di verità », lo Spi­rito di Dio si chiama Spirito Paraclito, appellativo que­sto che spetta propriamente a lui solo. A lui non si può accomunare o eguagliare nessun altro spirito; né egli ha il nome di Figlio o il nome di Padre. Predicati spet­tanti ad uno solo non possono essere comuni.

Per lui si usano pure le espressioni « Dio nel Pa- 5 dre » « Dio nel Figlio », « Dio nello Spirito Santo ,, « di

45 Gv. 4, 24. % Mt. 10, 20. 47 Gv. 15, 26. 48 Gv. 16, 14-15.

Ancora della fede 8, 6-9; 9, 1-7 49

Dio », « Dio », « Spirito del Padre », « Spirito del Fi- 6 glia ''• non per addizione in un composto, come avvie­ne in noi per il corpo e l'anima, ma in quanto egli è mediano tra il Padre e il Figlio, dal Padre e dal Figlio, pur essendo terzo nel nome; secondo quanto sta scrit- 7 to: «Andate e battezzate nel nome del Padre e del Fi­glio e dello Spirito Santo » 49

Ora se è il Padre che battezza nel suo nome, lo fa nel nome di Dio, ed il sigillo con cui siamo segnati nel nome di Dio è perfetto; se è il Figlio che battezza nel suo nome, lo fa nel nome di Dio, ed il sigillo con cui siamo segnati nel nome di Dio è perfetto; chi oserà dire da autentico nemico della sua anima lo Spirito Santo estraneo alla divinità? Poiché se noi siamo se- g gnati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, lo siamo nell'unico segno della Trinità e nel­l'unica notenza di Dio trino. Se Dio è una sola cosa, distinto~ da tutto il resto che essendo creato non è divi­no, in che modo avviene l'unione di Dio col resto me­diante il sigillo di perfezione?

Secondo l'opinione di quei blasfemi, noi saremmo 9 segnati solo nel nome regale del Padre e in quello non regale di due creature, quindi ancora servi degli ele­menti e delle creature 50

; per essi, il solo nome del Pa­dre non avrebbe potuto salvare, e quindi egli avrebbe creato e unito a sé due Elementi perché la sua divinità solo assumendo altre potenze avrebbe potuto salvare col segno del battesimo liberando l'uomo da lui creato con il lavacro per la remissione dei peccati 51

49 Mt. 28, 19. 50 I codici Laurenziano e Ienese hanno la lezione << di Dio >>,

nel senso ovviamente di << del Padre"· Ausgg. perciò ha Ietto Epifanio mutando la lezione piu difficile nella piu facile << del Padre>>.

51 Gal. 4, 3.

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50 Epifania

9. Pietro e Paolo concordano nel dire lo Spirito Santo Dio dal Padre e dal Figlio

Ahimè che follia, che bestemmia! Donde è piovuta 1 sul mondo questa mancanza di fede di nuovo genere, anzi questa profanazione della fede? Profanare la fede è peggio che esser privi di fede: chi infatti non ha la fede la può ricevere convertendosi, ma chi profana la fede è incorreggibile o difficilmente salvabile, se non interviene dall'alto una speciale unzione di grazia 52 •

San Pietro disse ad Anania: « Come mai vi ha ten- 2 tato Satana si da indurvi ad ingannare lo Spirito San­to?»; «Non hai mentito agli uomini ma a Dio» 53 , cosi dichiarando che lo Spirito cui avevano mentito falsifì- 3 cando il prezzo è Dio dal Padre e dal Figlio. La medesi­ma cosa affermò anche San Paolo dicendo: «Voi siete tempio di Dio, e lo Spirito di Dio abita in voi, 54 : col dire che saranno chiamati tempio di Dio i santi in cui 4 inabita lo Spirito Santo, dichiarò che lo Spirito è Dio.

Il che corrisponde a quanto testimoniato dal Prin­cipe degli Apostoli, per la rivelazione fattagli dal Padre proclamato dalla bontà del Signore beato 55

• Fu procla­mato beato, dico, per la rivelazione fattagli dal Padre 5 sul suo vero Figlio e per la rivelazione che poi avrebbe fatta sullo Spirito Santo lui stesso, il primo degli Apo- 6 stoli, la solida pietra « sulla quale è stata fondata la Chiesa, contro cui non prevarranno le forze dell'in­ferno » 56

• Le porte dell'inferno sono le eresie e gli ere­siarchi, mentre quel che da ogni parte consolida e so- 7 stiene la fede sta nella chiave da lui ricevuta del cielo,

52 Cf. l Gv. 2, 20; Le. 24, 49. 53 Atti, 5, 3-4. 54 l Cor. 3, 16. 55 Mt. 16, 17. 56 Mt. 16, 18.

Ancora della fede 9, 8-13; 10, 1-5 51

con la quale egli scioglie sulla terra e lega in cielo 57; per 8

cui certe sottili questioni sono quisquiglie di fronte alla fede. Egli l'aveva rinnegata tre volte spergiurando pri- 9 ma che il gallo cantasse (lui che si credeva forte per l'immensità di amore del suo Signore troppo umana­mente confessata con quelle parole: « Anche se tutti ti rinnegheranno, io non ti rinnegherò »),ma per essa egli lO pianse all'udire la voce del gallo, confessando Figlio di Dio colui che era stato veramente catturato nella sua concreta umanità e non già in apparenza (confessava col suo pianto anche l'uomo realmente tradito dai Fa­risei e catturato) 58

Orbene, egli era tornato in Galilea assieme a colui 11 che aveva riposato sul petto del Signore 59 (da questi apprendendo e ricevendo il dono d'una particolare for-za di penetrazione nella conoscenza che avrebbe poi ri­velata). Pietro, eretto dal Padre a solido fondamento 12 della fede, aveva accondisceso all'invito di andare ape­scare e spogliatosi di tutte le sue vesti pescava sul mare di Tiberiade 60 su di una barca assieme al discepolo pre­diletto del Signore, poiché li aveva rassicurati il Sal­vatore, dopo aver ad essi chiesto se avessero qualcosa da mangiare, dicendo loro: «Buttate le reti a destra della nave e troverete» 61

• A Pietro ammirato per l'av­veramento di quella parola Giovanni il prediletto di Gesti allora disse: « È il Signore ,, 62

, confessandolo cosi vero Dio e vero uomo, vero figlio realmente incarnato-si da Maria e venuto dal cielo per opera dello Spirito. Lo confessò a Pietro il quale udi da Gesti quelle parole 13

57 Mt. 16, 19. 58 Mt. 26, 33-34. 74-75; Mc. 14, 29-30. 71-72; Le. 22, 61. 59 Gv. 13, 23. 60 Gv. 21, 7. 61 Gv. 21, 5-6; cf. Le. 5, 4-11. 62 Gv. 21, l.

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52 Epifanio

<< Pasci i miei agnelli » 63 e guidò felicemente il gregge affidatogli per straordinaria grazia del suo Signore dac­ché per rivelazione del Padre ebbe professato la sua fede nell'incarnazione del Figlio e nella identica divinità dello Spirito; e trovò «conferma ad ogni sua parola at­traverso tre testimoni» 64

, dando la destra della comu­nione con Giacomo e Giovanni 65 a Paolo e a Barnaba.

10. Onorando una sola delle tre Relazioni Sussistenti si onorano tutte insieme

Nulla infatti può essere testificato senza la testimo- 1 nianza di due o tre persone. A ciò si riferisce quanto at­testato per enigma nella Legge, dove si riconosce un solo Dio, il Padre, con la potenza del Figlio e con quella dello Spirito Santo, terza testimonianza che perfeziona 2 la conoscenza, nel triplice grido dei Cherubini e dei Se­rafini: «Santo, santo, santo» 66

• Poiché anche nel cielo 3 non si glorifica Dio ripetendo «santo>> due o quattro volte. Gli stessi santi e invisibili viventi spirituali non pronunziano quattro o una sola volta la parola glorifi­catrice, ma ognuno ripete tre volte « Santo, santo, san­to ». Non dicono « santi, santi, santi >> ma, per non tra- 4 visare l'unità pluripersonale nascondendone la trinità numerica, celebrano per tre volte la lode di santità at­tribuendola al solo ed unico Nome che esclude la plu­ralità degli d è i.

Vi è un solo Dio, il Padre nel Figlio, il Figlio nel Pa- 5 dre con lo Spirito Santo. Perciò Dio è anche detto « il Santo che riposa tra i Santi» 67

, sussistente il Padre

63 Gv. 21, 15; cf. Le. 5, 10. 64 Deut. 19, 15; Mt. 18, 16. 65 Gal. 2, 9. 66 Is. 6, 3. 67 Is. 57, 15.

Ancora della fede 10, 6-8; 11, 1-8 53

vero, sussistente il Figlio vero, sussistente lo Spirito Santo vero; tre sussistenti in una sola divinità, in una sola usia e in una sola celebrazione di lode; un solo Dio.

Quando tu nomini il Figlio, lo intendi compreso 6 nella Trinità; quando ricevi lo Spirito Santo, sei fatto degno di partecipare alla potenza del Padre e del Figlio di Dio; quando glorifichi il Padre, indichi pure il Figlio e lo Spirito Santo. Non fai confusione tra i tre, poiché 7 il Padre è Padre, il Figlio è Figlio, e lo Spirito Santo è lo Spirito Santo. Però non dividi la Trinità dall'Unità medesima, ma onori il Padre come Padre, onori il Fi­glio come Figlio, e onori lo Spirito Santo come Spirito di verità e Spirito di Dio. Sicché l'Unigenito dice: « Chi onora il Padre onora anche il Figlio » 68

; e tu col dire 8 Padre indichi il Figlio, onori il Figlio. Ma è pure scrit­to che « chi onora il Figlio onora il Padre », e tu col no­minare il Figlio onori il Padre non dicendo il Cristo in­feriore al Padre.

11. Vestigi della Trinità nel mondo visibile ed invisibile

Infatti neppure tra di noi uomini manca tale sen- 1 timento di unità. Se noi non vogliamo che i figli siano onorati in misura inferiore o meno dei padri (giacché il disonore dei figli ridonda sui padri), a maggior ra­gione Dio Padre non può mai voler giudicato inferiore suo Figlio. Chi dunque dice il vero Figlio del Padre 2 estraneo alla gloria del Padre, ovviamente pensando da ignorante, rende non onore ma disonore al Padre. Cosi pure come, rivelando il Padre, il Figlio disse che 3 « nessuno conosce il Padre se non il Figlio e nessuno conosce il Figlio se non il Padre» 69

, io oso aggiungere

68 Gv. 5, 23. 69 Mt. 11, 27; cf. sotto al c. 73.

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54 Epifania

che nessuno conosce lo Spirito Santo se non il Padre e il Figlio, da cui egli procede 70

, e prende 71 •

Come mai osano dire lo Spirito estraneo a Dio? 4 Sono presi da follia e non mossi dalla verità, nulla imparando dalla voce di San Paolo. L'Apostolo è degno di fede, avendogli dato la mano 72 il Principe degli Apo­stoli Pietro giudicato degno di ricevere la chiave del Regno 73

• Egli poi, quando udi la voce del cielo « Saulo 5 Saulo perché mi perseguiti? » 74

, fu fatto degno di sen­tire « parole ineffabili, che non è lecito dire ad un uo­mo» 75

, delle cose che «nessuno tra gli uomini cono­sce tranne che non parli in lui lo Spirito che inabita nell'uomo'' 76

• Annunziò quindi cose di lassu adattando i paradigmi dell'uomo al modello divino, rivelando cosi in parte cose superne.

Tutta la creazione infatti (compresi gli Angeli e 6 gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, comprese le mi­lizie celesti, del cielo e della terra, in terra in cielo e sotto terra, compresi i luminari e gli astri, il secco e l'umido, tutto quello che in una parola v'è nel cielo e nella terra) 77 non può esprimere né essere assimilata al suo Signore neppure in senso figurato. Per grazia 7 infatti all'uomo viene concessa l'immagine, secondo quel che dice la Scrittura: «Dio fece l'uomo, ad imma­gine di Dio lo fece» 78

• Ogni uomo dunque ha l'imma- 8 gine per grazia, ma nessuno sarà uguagliato al suo Si­gnore, il visibile all'invisibile, il mortale all'immortale. Dio è la fonte di ogni sapienza e padrone dell'universo

70 Gv. 15, 26. n Gv. 16, 14-15. 72 Gal. 2, 9. 73 Mt. 16, 19. 74 Atti, 9, 4. 75 2 Cor. 12, 4. 76 l Cor. 2, 11. n Cf. Fil. 2, 10. 78 Gen. l, 27; cf. introduzione ai nn. 2-3.

Ancora della fede 12, 1·9 55

che in lui ha la perfezione; l'uomo invece anche rive­stito di grazia, non è per ciò già perfetto del tutto: il Signore concede la perfezione secondo che vuole e se­condo i meriti di chi si impegna a far fruttificare i suoi carismi.

12. Lo Spirito Santo in noi scruta le Scritture, ma è tradito dagli eretici

Lo stesso Santo Apostolo pertanto ebbe a dire in 1 modo paradigmatico: «Nessun uomo conosce i pensie-ri dell'uomo, all'infuori dello spirito dell'uomo che è in lui; cosi parimenti le cose di Dio nessuno le cono­sce '' 79

• In questa seconda espressione non aggiunge 2 «all'infuori dello spirito dell'uomo che è in lui»; si limita a dire «all'infuori dello Spirito di Dio» perché 3 non si pensi all'essere divino come a composto di parti messe insieme. Disse « all'infuori dello Spirito di Dio », anche perché «è lo Spirito di Dio che sonda ogni cosa, persino le profondità di Dio» 80 •

Non diremo quindi estraneo a Dio il suo Spirito 4 che sonda anche le profondità di Dio. La Santa Scrit­tura ci ammonisce: « Pensa a quanto ti è stato ordina­to, infatti non ti importa ciò che è nascosto», ovvero: «Non cercare cose piu alte di te; non scrutare ciò che è piu profondo di quel cui tu possa giungere » 81

• Certa­mente non possiamo applicare allo Spirito Santo le pa­role di condanna della vana curiosità; dobbiamo solo dire che fa parte della sua natura scrutare le profon­dità di Dio: dove e perché infatti scruterebbe le pro- 5 fondità di Dio quasi curiosando o spiando altrove -

79 l Cor. 2, 11. so 1 Cor. 2, 10. 81 Eccli. 3, 22.

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56 Epifania

oh follia -, quasi per concupiscenza oh bestem-mia - di quel che non gli appartiene?

Al contrario, poiché lo Spirito Santo s'è degnato 6 di inabitare nel cuore dei santi, dal momento in cui lo Spirito Santo, dico, dimora in loro, fa ad essi la grazia di scrutare in sé stessi le profondità di Dio, perché pos­sano glorificarlo dal profondo, come dice David («Dal profondo gridai a te Signore ») 82 e in estensione infi­nita, non con piccineria e grettezza come fanno tra i cristiani Ariani di ogni setta e tra i pagani tanti altri.

Da quando Dio diede la Legge per mezzo di Mosè 7 e prima dell'Incarnazione del Cristo, si contano undici lacerazioni ereticali; dopo l'incarnazione, altre sessan­ta. Non parlo di quelle prima della Legge, in tutto cin­que; non conto le quattro elleniche, con le quali le ere­sie prima della Legge sarebbero nove. Tutte nel com­plesso, comprese le cinque eresie madri, raggiungono il numero ottanta 83

Le cinque eresie madri sono le seguenti: Barbari- 8 smo, Scitismo, Ellenismo, Giudaismo, Samaritismo. Immediatamente derivate dall'Ellenismo, le quattro eresie dei Pitagorici, Platonici, Stoici, Epicurei. Poste- 9 riori alla Legge e prima dell'incarnazione di Cristo un­dici eresie; di cui sette giudaiche: Scribi, Farisei, Sad­ducei, Ossei, Nasarei, Emerobattisti, Erodiani; quattro samaritane: Goroteni, Sebuei, Esseni, Dositei. Quindi la somma di quelle nate dopo la Legge dal Giudaismo e dal Samaritismo è di undici.

82 Sal. 129 (130), l. 83 La distinzione originale delle forme ereticali secondo il

numero delle 80 concubine della Cantica (20 prima e 60 dopo l'Incarnazione) ha come sfondo il concetto ecumenico di Cri­stianesimo e di Chiesa. Soltanto lo Pseudo-Tertulliano e Fila­strio contano fra le eresie alcune sètte religiose prima di Cristo.

Ancora della fede 13, 1-8; 14, 1-4 57

13. Le sessanta eresie dopo l'avvento di Cristo

Dunque tutte le eresie prima dell'incarnazione del l Cristo, da Adamo all'Avvento, sono venti. Dall'incarna­zione del Cristo fino all'impero di Valentiniano Valente e Graziano, tutte le eresie che hanno usurpato il nome di Cristo sono sessanta, cosi elencate 84

: Sirnoniani, Me- 2 nandriani, Satornili, Basilidiani, Nicolaiti, Gnostici (detti anche Stratiotici o Fibioniti e da alcuni Secun­dianiti da altri Socratiti, da alcuni ancora Zacchei e da altri Coddiani o Borboriti), Carpocratiti, Cerintiani o 3 Merintiani, Nazarei, Ebioniti, Valentini, Secondiani (cui aderirono Epifane e Isidoro), Tolemeoniti, Marco- 4 si, Colorbasi, Eracleoniti, Ofiti, Caiani, Setiani, Arconti-ci, Cerdoniani, Marcionisti, Lucianisti, Apelleiani, Seve- 5 riani, Taziani, Encratiti, Frigiasti (o Montanisti o Ta­scodurgiti), Pepuziani (o Priscilliani o Quintiliani, cui aderiscono gli Arto tiri ti), Quartadecimani, che celebra­no la Pasqua sempre nello stesso giorno dell'anno, Alo­gi, che ripudiano il Vangelo e la Apocalissi di Giovanni, Adamiani, Sampsei o Elcesei, Teodoziani, Melchisede­ciani, Bardesianisti, Noeziani, V alesi, Catari (o Nava­ziani o come li chiamano a Roma Montesi), Angelici, Apostolici o Apotatti, Sabelliani, Origenisti spudorati, 6 Origenisti seguaci dell'Adamanzio, seguaci di Paolo di Samosata, Manichei o Acuaniti, Ieraciti, Meliziani (gli scismatici d'Egitto), Ariani o Ariomaniti, Audiani 7 (piuttosto scismatici, non veramente eretici) 85

, Foti­niani, Marcelliani, Semiariani, Pneumatomachi bestem- 8 mia tori di Dio Spirito Santo, Aeriani, Aezi (o Anomei, cui aderi Eunomio, piuttosto degno del nome di Ano-

84 Forse dal Sintagma di Ippolito, da cui sembrano dipen­dere oltre Epifania anche lo Pseudo-Tertulliano e Filastrio.

85 Il termine « eresia , presso i Greci ebbe talora signifi­cato neutro, per es. nel caso di sètta filosofica; in E. ha il senso di sequela deviante dal modello della fede rivelata.

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58 Epifania

mo), Dimeri ti (la cui confessione sulla umanità del Cristo non è perfetta; si chiamano Apollinari), coloro che negano la verginità di Maria Santissima (dopo la generazione del Salvatore si sarebbe unita a Giuseppe; noi li abbiamo chiamati Antidicomarianiti), coloro che nel nome di lei celebrano un'offerta di pane biscottato (collira) e perciò vengono chiamati Colliridiani, Mes­saliani (cui accedono i Martiriani di origine greca non­ché gli Eufemiti e i Sataniani).

14. Le eresie sono originate dalla superbia dissociatrice non dallo Spirito di unità

Davvero mi è sempre dispiaciuto e ho ripugnanza 1 ad elencare e a contare tante eresie, e ancor piu ad esporne il malfare contrario alla legge divina. Due sono 2 soltanto scismi: quello dei Meliziani in Egitto che si s?no staccati da noi senza cadere in eresia pe;ché ab­b_Iamo accolto (mantenendoli nel loro grado ministe­nale dopo la penitenza) quelli che erano caduti nella persecuzione; quello degli Audiani in Mesopotamia, an- 3 ch'essi separatisi senza professare dottrina estranea alla fede perché si ostinano ad interpretare l'uomo fat-to ad immagine in maniera grossolana benché non ir­riducibile alla fede 86

, volendo poi vivere per conto loro la vita perfetta rifiutano la comunione a quei vescovi e presbiteri che posseggono oro ed argento, ed a costo di separarsi ed estranearsi dall'unità della Chiesa or­todossa celebrano la Pasqua nel tempo in cui la os­servano i Giudei.

Ora, tanto quelli che si sono piegati a tali eresie 4 quanto quelli che per gingillarsi con siffatte questioni sono caduti nello scisma, privi dello Spirito Santo, non

86 Cf. introduzione al n. 3.

Ancora della fede 14, 5-6; 15, 1-7 59

hanno imparato a scrutare le profondità di Dio; diser­tori dalla verità, battono infatti le vie piu diverse, pen­sando chi in una maniera e chi in un'altra. Perché ciò 5 sia avvenuto ce lo spiega il santo Apostolo: « Noi ab­biamo ricevuto lo Spirito che viene da Dio, onde poter conoscere i doni che Dio ci ha elargito; ne parliamo non con parole che insegna la sapienza umana, ma con quella che insegna lo Spirito Santo, adattando a cose spirituali parole spirituali, ecc.» 87

La sapienza è dello Spirito di Dio che non è estra­neo a Dio (se fosse estraneo a Dio, come potrebbe scru­tare le profondità di Dio?); quando perciò tu parli solo 6 in cerca di vana gloria ti contraddici, anzi contraddici lo Spirito Santo di Dio. Perché, vanaglorioso, fai guer­ra a colui che è invincibile? Perché attacchi colui che è inespugnabile? « È duro per te ricalcitrare allo sti­molo,, 88

: tu danneggi te stesso, non il Verbo; perdi te stesso, non lo Spirito; estranei te stesso dalla grazia di Dio; non il Figlio dal Padre né lo Spirito Santo dal Figlio.

15. Lo Spirito Santo scruta se stesso e l'uomo

Tu violenti davvero il senso delle parole della l Scrittura. Tale forzatura ermeneutica ho sentito fare a certi folli, eversori della verità insegnataci dal nostro Dio Salvatore sino alla bestemmia: « Egli scruta - di­cevano- ma non conosce le profondità di Dio», cosi mettendo una zeppa all'espressione dell'Apostolo che dice soltanto: «Scruta le profondità di Dio», non ag-giunge: «ma non conosce». È una vera follia! 89

• 2

87 1 Cor. 2, 12-13. 88 Atti, 9, 5; 26, 14. 89 Cf. l Cor. 2, 10; Haer. 74, 13.

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60 Epifania

Che bisogno poi, o stonato, ci sarebbe di aggiun­gere dopo « scruta >> « possiede la conoscenza »? Te ne intendi tanto da dire che il testo risulterebbe mutilo se~1Za quel~'aggiun_ta? Ma non ne hai neanche un appi- 3 gho, perche la Scnttura, per chi la interpreta piamente, offre nel suo contesto la verità.

. Sta inf~tti scritto di Dio onnipotente che « egli esa­mma le rem », «scrutando i segreti del ventre, 90• Esa- 4 mina le reni, non perché sconosca quel che esamina; il suo conoscere non dipende assolutamente dall'esamina­re. Perciò I' espressione « scrutando i segreti del ven­tre » non è seguita da « ne possiede la conoscenza "· Ed amrr:-esso pure che io qui alla prima espressione non abbia voluto far seguire la seconda che attribuisce allo Spirito la conoscenza, non sarebbe forse da pazzi pensare che per questo, per non avere aggiunto alla prima espressione la seconda che riguarda la conoscen­za, per ciò io meriterei la morte? Noi dunque affermia- 5 mo pure con la Sacra Scrittura che lo Spirito Santo s~ruta, senza sentire il bisogno di aggiungere che pos­Siede la conoscenza. Con la prima espressione la Scrit­tura dice già che nello Spirito Santo vi è la conoscenza di Dio e delle profondità di Dio. Anche se essa non dice che «ne possiede la conoscenza», tu pensa cosi e non macchiarti l'anima.

Come del Padre non si deve avere la temerità di 6 affermare che egli scruta e non possiede la conoscenza (poic?~ è il Creatore dell'uomo non senza il Figlio e lo Spinto Santo, nella Trinità che è sempre Trinità sen­za mai ricevere qualcosa in piu), cosi bisogna pure pensare dello Spirito Santo. Le parole della Scrittura 7 « Facciamo l'uomo » (oppure « In principio Dio creò il

90 Prov. 20, 27: i segreti del ventre o penetrali del cuore·

Ger. 11, 20; 17, 10: le reni, sede dei moti affettivi o intellettivi dell'anima.

Ancora della fede 15, 8-9; 16, 1-8 61

cielo e la terra ») 91 ci fan sentire la voce del Padre che chiamava alla creazione. Dicendo « facciamo » si rivol­geva non solo, dico, al Figlio ma anche allo Spirito San­to. Sta scritto infatti: « Con la Parola del Signore fu- 8 rono consolidati i cieli e con il Soffio della sua bocca tutto il loro prestigioso apparato » 92

Dunque il Verbo concrea assieme al Padre, lo Spi­rito Santo concrea con loro. Perciò Dio, onnipotente 9 creatore dell'uomo, «scrutando i secreti del ventre» non li conosce? Anzi, cosi dicendo, la Parola di Dio suggerisce che la sua conoscenza è somma, e vuole met­tere soltanto in guardia ciascuno di noi quando pecca dal pensare che qualcosa gli sia nascosta, perché egli conosce l'uomo e le profondità dell'uomo» 93

16. Bisogna chiedere alla SS. Trinità che ci riveli il Figlio e lo Spirito Santo

Dunque il Padre scruta e conosce i secreti del ven- 1 tre; lo Spirito Santo scruta e conosce le profondità di Dio, è lui che rivela ai santi i misteri di Dio, insegna come onorare dal profondo Dio e fa comprendere a quelli che sono suoi la sua incomprensibilità. Lo Spiri- 2 to infatti non è estraneo a Dio, perché gli Angeli o gli Arcangeli, secondo la Scrittura, non scrutano le pro­fondità di Dio, perché - come dice il Figlio di Dio -« nessuno conosce né il giorno né l'ora, neppure gli An­geli del cielo e neanche il Figlio, ma solo il Padre» 94

Gli insensati, privi di Spirito Santo, qui pensano si 3 intenda che nel Padre ci sia qualcosa che non c'è nella divinità del Figlio. Ma dice la santa Parola di Dio in

91 Gen. l, l. 26. 92 Sal. 32 (33), 6. 93 Gv. 2, 25; l Cor. 2, 10-11; cf. Giob. 11, 11. 94 Mc. 13, 32; Mt. 24, 36.

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62 Epifania

persona: «Come il Padre ha la vita in se stesso cosi ha la vita in se stesso il Figlio » 95

, e piu in là: « Tutto quello che è del Padre è mio » %. Che cosa è il Padre 4 se non Dio come è Dio il Figlio, Vita come Vita è il Figlio, Luce come Luce veramente è il Figlio, Immorta­le come lo è parimenti il Figlio, Ineffabile come pure il Figl.io?. Si, tutto quello che è del Padre è del Figlio. 5 Se qumdi tutto quello che è del Padre è anche suo la conoscenza del Padre è comune al Figlio (e allo Spiri­to Santo). Colui che qui pensasse si intenda che il Fi- 6 glio non conosce il giorno mi ascolti, l'ignorante, e non bestemmi piu.

Non riesci a comprendere concetti cosi sublimi ca­rissimo? Ti chiamo carissimo, perché io non odio 'che il diavolo e le sue opere, la profanazione della fede; e per te prego, che giunga alla verità divina e non abbia a~ a~d~r perduto bestemmiando Dio. Le sante parole 7 di Dw mvero sono profonde e se ne conosce il signifi­cato con la grazia dello Spirito Santo, come sta scrit­to: << Ad uno infatti sono concesse parole di sapienza, ad un altro p~role di dottrina, eccetera; ma tutto è ope­ra del medesimo Spirito che le distribuisce a ciascuno come vuole» 97

• Dico che lo Spirito Santo ha tutto il 8 potere di concedere come vuole e quando vuole i suoi doni a tutti: perciò invoca il Padre perché ti riveli il Figlio, e invoca il Figlio perché ti riveli il Padre· ma anche invoca il Padre perché ti conceda il Figlio' e ti conceda lo Spirito Santo, ti conceda di averlo in te perché una volta a te concesso lo Spirito Santo ti riveli tutta la conoscenza del Padre del Figlio e dello Spirito Santo; perché tu possa imparare come non v'è nessu­na ignoranza nel Figlio e nello Spirito Santo.

95 Gv. 5, 26. 96 Gv. 16, 15; cf. Gv. 17, 10. 97 1 Cor. 12, 8. 11.

Ancora della fede 17, 1-6; 18, 1-3 63

17. Il Figlio è uguale al Padre, inferiore solo come filia­zione dal Padre ingenerato

L'inferiorità infatti degli Angeli rispetto alla natu- l ra e alla conoscenza non va assolutamente attribuita, non sia mai, al Figlio di Dio e allo Spirito Santo. Il Figlio, il santo Verbo venuto a noi dal Padre, qui parla in senso spirituale. Gli uomini terreni saranno condan­nati 98 per non aver intesa la saggezza del Figlio o piut­tosto il Verbo che è Saggezza.

Ora ti domando, e tu rispondimi. Che cosa è piu 2 grande il Padre o quel giorno di cui egli parla? Non oserai negare che il Padre è piu grande. Ora, se il Pa­dre e piu grande di quel giorno e di quell'ora, di tutte le cose che anzi che sono state o saranno create, se nes­suno lo conosce tranne il Figlio, che cosa è piu grande conoscere il Padre o conoscere quel giorno? È eviden­te la risposta: conoscere il Padre. Come dunque colui 3 che conosce il piu può sconoscere il meno? Se poi il Figlio conosce il Padre, conosce certo anche quel gior­no, non essendo assolutamente inferiore a lui nella co­noscenza.

Ma insisterai dicendo che non il Figlio ma il Pa- 4 dre, di lui piu grande, conosce tutto, perché il Figlio stesso ha detto: « Il Padre è piu grande di me» 99

Niente affatto. Il Figlio disse cosi per onorare il Padre. Ma egli deve essere ancor di piu onorato dal Padre come Figlio veramente generato da lui. Egli non poté non onorario, proprio per mostrare di esser­gli vero Figlio.

Ma tu come lo concepisci piu grande? Per misura 5 di superficie e di volume, di tempi e momenti, o per dignità e divinità, per immortalità ed eternità? Non pensare cose del genere, poiché per la divinità non c'è

98 1 Cor. 2, 14-15. 99 Gv. 14, 28.

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64 Epifania

nulla di disuguale nel Figlio. Il Padre è tale in quanto Padre e il Figlio è tale in quanto è generato veramen­te: perciò egli onora suo Padre. La divinità non ha 6 un'estensione si che il Padre si possa dire superiore in volume, né soggiace al tempo si che il Padre si possa dire piu grande di età; il Padre non si colloca in una parte superiore, perché egli contiene tutto e non è con­tenuto da nessuna cosa; né si può pensare che il Figlio abbia passato i suoi confini quando si è assiso alla destra del Padre - come sta scritto - essendo an­dato al Padre. Ecco come cade l'eresia di Sabellio e come viene fatto fuori il linguaggio blasfemo diArio 100

18. Il Figlio è buono come Dio e come uomo

. Perciò non indagare quel che non è oggetto di in- 1 dagme, ma onora il Figlio per onorare il Padre. Ci è stato rivelato che nessuno al di fuori di Dio è buono 101

Per il fatto che il Figlio onora il Padre al di sopra di tutto non ne consegue però che noi dobbiamo negare al Figlio la bontà. Sarebbe una logica assurda!

Egli infatti disse il Padre buono non certo al fine 2 di negare la propria bontà. Per meglio manifestare la bontà del Padre (cui certo non voleva usurpare l'onore che gli devono rendere gli uomini) volle riferire al Pa­dre tutto l'onore, ma in modo che la bontà del Padre ~acesse in misura maggiore cogliere quella del Figlio, m quanto generato dal Padre buono.

Sarebbe non solo assurdo ma anche futile arroc- 3 carsi come fanno costoro alle parole della Scrittura: «Uno solo è buono, Dio».

10° Cf. Haer. 69, 43-47. 53 (contro gli Ariomaniti). • 101 ~c. 18, 19; cf. Mc. 10, 18; Haer. 69, 57. Il ragionamento

dr E. sr svolge secondo la tematica di Gv. 5, 41; Mt. 19, 17.

Ancora della fede 18, 4-6; 19, 1-5 65

La Bibbia infatti è fonte di dottrina ma i suoi am- 4 maestramenti sono molti, e molteplici sono i sensi del termine buono. Ora essa chiama buono « il giovane mendico ma sapiente » 102 e dice Samuele « buono con Dio e con gli uomini» 103

, ora predica la bontà di « Saul figlio di Cis della tribu di Beniamino, piu alto dalle spalle in su in tutto Israele» 104

• Dice buono «l'andare alla casa del lutto anziché del simposio» 105

, invita apre­gare: « Apri, o Signore del cielo, il tuo buon tesoro » 106

e sentenzia: «La parola vale piu di un buon dono», « Un cane vivo è piu buono di un leone morto » 107

, « È cosa buona essere in due e non in uno» 108

, «È cosa buona essere alla fine di una cosa piu che all'inizio»

109,

« Voi sapete dare doni buoni (cioè - diceva - del pe­sce e del pane) ai vostri figli anche se siete cattivi»

110•

È assurdo pensare che il Figlio abbia esaltato la 5 bontà del Padre si da negare la propria e non rendere cosi al Padre l'onore p ili degno. Affermò la sua bontà; anzi sapendo dette colla bocca e non col cuore le pa- 6 role rivoltegli «Maestro buono» m, gliene mosse rim­provero, rinfacciandogli l'insincerità, dimostrando di non credere alle sue labbra e di condannarne il cuore. Altra volta piu espressamente fece questo rimprovero: « Perché mi dite Signore Signore e non osservate le mie parole? » 112• Nel nostro caso in colui che gli aveva detto «Maestro buono» riprovò una fede cosi scarsa da non averlo indotto ad aver fede nella sua bontà.

102 Eccle. 4, 13. 103 1 Sam. 2, 26. 104 1 Sam. 9, 2. 1os Ecci e. 7, 2. 106 Deut. 28, 12. 101 Eccli. 18, 17; Eccle. 9, 4. 1os Eccle. 9, 9. 109 Eccle. 7, 8. 11o Mt. 7, 11. 111 Mc. 10, 17. 112 Le. 6, 46.

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66 Epifania

19. lo Spirito Santo soltanto, attraverso la S. Scrittura, potrà suggerirei il mistero del Cristo che conosce il Padre, non il giorno e l'ora

Lo stesso santo Verbo dunque vive e sussiste in 1 Dio, Re celeste, Figlio realmente generato, sempiterno con il Padre. Da lui procede, « splendore della sua glo­ria e figura della sua sostanza» 113

, vera immagine del Padre. Egli siede sul trono con Colui che l'ha generato, « il cui regno non avrà fine » 114

, « giudice dei vivi e dei 2 morti » 115

, Sapienza da Sapienza, Fonte da Fonte (come sta scritto: «Hanno abbandonato me fonte di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate ») 116

, fiume peren­ne « che allieta con i suoi canali la città di Dio '' 117

, del quale è scritto che «dal suo ventre scorrono fiumi di 3 acqua viva » 118

, scettro di David, radice di lesse e fiore da essa germinato, leone e re della tribu di Giuda, pe­corella e parola, pietra viva, angelo del gran consiglio, 4 cioè fatto vero uomo pur restando vero Dio, senza mu­tare natura o alterare la divinità, ma generato nella carne come fatto uomo.

Vive nella carne «il Verbo (che) carne si è fatto e fu fatto» 119

, non «il Verbo fatto o creato». Nel van- 5 gelo vi è prima il soggetto, «il Verbo "• poi a ragion ve­duta è posto il complemento predicativo « carne » se­guito immediatamente dal copulativo « si è fatto, fu fatto»: si è fatto carne il Verbo che procede dal seno del Padre, fu fatto carne da Maria il Verbo che è di­sceso dall'alto.

113 Ebr. l, 3. 114 Le. l, 33. 115 Atti, 10, 42. 116 Ger. 2, 13. 117 Sal. 4S (46), S. 118 Gv. 7, 38. 119 Gv. l, 14.

Ancora della fede 19, 6-8; 20, 1-9 67

Orbene lo stesso santo Verbo, Dio vivente dal Pa- 6 ' . dre « angelo del gran consiglio » che ci ha annunzmto ' l l f 120 h la volontà del Padre, «padre de seco o uturo » , a

detto che « nessuno conosce il giorno e l'ora, neppure gli Angeli del cielo » 121

• Ignorino per il momento il _se~-so superiore dell'aggiunta« tranne il Padre», e ragwm­no: se il Figlio conosce il Padre e il Padre è piu grand~ 7 del giorno e dell'ora, né se ne può dubitare, come mai chi conosce il piu non conosce anche il meno? « Nes­suno infatti conosce il Padre se non il Figlio e nessuno conosce il Figlio se non il Padre» 122

; come grande è il Padre perché conosce il Figlio, cosi grande è il Figlio perché conosce il Padre. Ora, ,se conosce il ~ad:e, cosa 8 questa piu grande, come puo sconoscere 1~ gwrno e l'ora cosa ben piccola? Indaga le Sacre Scntture e at­tingi' li quel che devi apprendere con l'aiuto dello_ Spi­rito Santo, perché è lo Spirito Santo che conosce 1l Pa­dre e il Figlio. Lui ti rivelerà la conoscenza del Ver?~ Figlio di Dio, perché non abbia a traviare dalla venta e non abbia a perdere l'anima.

20. la conoscenza del Signore è operativa ed intellettiva: Egli opera quel che conosce

Due sono secondo la Sacra Scrittura i modi di co- l nascere e di sapere, uno operativo e l'altro intellettivo. Mi esprimerò partendo da paragoni che ~onte~gano una parte di vero, per analogia, allo scopo d1 rett1fica~e co~ ogni argomento possibile il pensiero ~uo e degl~ altn fuorviati come te. Ascolta quel che dice la Scnttura. 2

Di Adamo sta scritto che egli e la sua compagna «erano nudi nel Paradiso, ma non se ne vergognava-

120 Is. 9, S. 121 Mc. 13, 32. 122 Mt. 11, 27.

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68 Epifania

no» 123• Eppure non erano ciechi. Avevano gli occhi per 3 guardare; altrimenti, se non avessero guardato, come avrebbero potuto vedere l'albero «buono da mangiare e attraente per avere intelligenza »? E ancora: « La don­na avendolo preso ne mangiò e ne diede al suo uomo che era con lei» 124

• Forse che erano ciechi? no, aveva- 4 no gli occhi aperti. Eppure nudi non si vergognavano a guardare e si conoscevano, ma si conoscevano in modo intellettivo, non operativo. Poiché solo quando furono 5 scacciati dal Paradiso per aver mangiato dell'albero, dopo molto tempo,« Adamo conobbe sua moglie Eva».

Come sarà stato? Benché quando erano nudi si 6 fossero vicendevolmente conosciuti, si erano conosciuti cogli occhi non con atti. Il fatto di unirsi l'uno con l'altra è chiamato dalla Scrittura conoscenza; ma essa 7 distingue tra cognizione e cognizione. Ancora infatti si legge: « Giacobbe conobbe sua moglie Lia ed avendo concepito generò» 125

; ovviamente già la conosceva pri­ma, perché con lei era stato a pascolare le pecore di Labano suo padre per sette anni, ma si era trattato di conoscenza per via degli occhi e dell'intelletto, non an­cora per rapporto intimo. Cosi leggiamo che egli «co- 8 nobbe pure sua moglie Rachele » 126

• Leggiamo poi al­trove: « Davide era invecchiato e lo ricoprivano di ve­sti, ma egli non si riscaldava; perciò dissero che si cer­casse una vergine formosa per il re»; fu trovata Abisac la Sunamitide e « fu portata al re, giacque con lui e lo riscaldava, ma Davide non la conobbe » 127

, benché stes­se con lui corpo a corpo, fianco a fianco.

Di quale conoscenza qui parla la Scrittura? Di 9 quella intellettiva o di quella operativa? Quando la

123 Gen. 2, 25. 124 Gen. 3, 6-7. 125 Gen. 29, 31-32. 126 Gen. 30, 22. 127 l Re, l, 4.

Ancora della fede 20, 10; 21, 1-5; 22, 1 69

Scrittura dice che «il Signore conosce quelli che sono suoi » 12s, forse vuol dire che sconosce quelli_ che non lo sono? No, anche se sta scritto: « Andate ~Ia da n;e, operatori d'ingiustizia, perché non vi ho mm conosciU-ti » 129 ; forse che il Figlio di Dio è ignorante? <?uando 10 Dio dice: « Vi ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra » 130 forse dice di sconoscere le altre nazioni? Mai piu, ma la Sacra Scrittura parla di due_ modi di cono­scere, uno intellettivo e un altro operativo.

21. Le due conoscenze nel Padre, che ha giudicato, e nel Figlio cui il Padre ha rimesso il giudizio

L'Unigenito del Padre che ne compie l~ volontà, l parlò infatti del Padre che vede tutto compmto ~ co­nosce il giorno e l'ora con quella conoscenza c~e ~ a~­che onerazione. Egli conosce tutto, anche che Il F1gho disse:~« Il Padre ha rimesso ogni giudizio al Figlio »

13~, ma non giudica personalmente per avere ri_messo Il giudizio al Figlio. Dio però non è estraJ?-e~ di fatto al giudizio di coloro che vi sono sottomessi; 1l Padre non giudica ha già giudicato. . ,

Il Figlio sa quando verrà quel gwrno, l?erch~ e~so 2 sarà determinato, attuato e compiuto da lm; anzi dice la Scrittura che «questo giorno potrà sorprendere co­me un ladro di notte,, 132, ma non noi perché- dice-« non siamo nella notte perché questo giorno ci possa sorprendere nelle tenebre , 133

• Se allora i servi del Cri- 3 sto lo conosceranno come figli del giorno, forse che lo

12S 2 Tim. 2, 19; Num. 16, 11. 129 Le. 13, 27. 130 Am. 3, 2. 131 Gv. 5, 22. 132 2 Pt. 3, 10; l Tess. 5, 2. 133 Gv. 12, 35; l Tess. 5, 4.

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ignorerà il Figlio protagonista di quel giorno? Potrà rimanere sorpreso, o già fin da ora conosce quel gior­no per poterlo compiere? Pensando del Padre e del Fi­glio in modo assolutamente sconveniente, non si ra­giona in maniera blasfema?

Il Padre conosce il giorno e l'ora in due modi in- 4 tellettivo e pratico. Egli ha già giudicato con l'aver' de­terminato che giudichi il Figlio, e conosce quel giorno come fatto compiuto. Il Figlio di Dio, invece, ne co- 5 nasce il quando, anzi anch'egli lo compie e non l'igno­ra, ma non l'ha ancora compiuto secondo la sua cogni­zione, cioè non l'ha ancora conosciuto con cognizione operativa.

Adesso gli empi continuano ad operare empiamen­te, i non credenti a non credere, gli eretici a bestem­miare, il diavolo ad impossessarsi di loro; perciò si fan­no peccati e l'iniquità trionfa; il giudizio pazientemen­t~ li attende, finché verrà il Figlio a conoscere opera­tivamente, facendo giustizia degli iniqui e salvando quelli che veramente hanno sperato in lui, senza be­stemmiare la divinità sua, del Padre e dello Spirito Santo.

22. Gli Angeli di quel giorno non posseggono nessuna delle due cognizioni divine. Esegesi letterale secondo lo Spirito nell'unica Chiesa

La dignità di siffatta duplice conoscenza manca ai 1 santi Angeli, perché l'avranno soltanto quando la rice­veranno per grazia dal Padre dal Figlio e dallo Spirito Santo. Per sé essi non l'hanno, non sanno cioè quando quello che è predeterminato si compirà. Il Padre per la sua potenza stabili i tempi 134, e se il Padre è nel Fi-

134 Atti, l, 7.

Ancora della fede 22, 2-7; 23, 1-4 71

glio e il Figlio nel Padre, non manca al Figlio la poten­za del Padre; ma manca agli Angeli, perché Angeli, Ar- 2 cangeli e Potestà sono creature, mentre il Padre è in­creato, il Figlio è increato, lo Spirito Santo è increato. Perciò gli Angeli non hanno né la conoscenza intel- 3 letti va né quella operativa del giorno e dell'ora. Non sanno infatti quando il Padre il Figlio e lo Spirito San­to vorranno compiere per conoscenza operativa quel giorno, perché non hanno ancora ricevuto l'ordine di andare a raccogliere le zizzanie per farne giustizia, le­gandole a fasci a fasci perché siano bruciate dal fuoco inestinguibile 135

• E siccome non hanno operato non 4 sanno quel che invece Dio sa e ha compiuto, che il Fi­glio sa ma ancora non ha compiuto. Questo il signifi­cato di quanto è scritto: «tranne il Padre, neanche gli Angeli, neppure il Figlio » 136•

Osserviamo il significato profondo della Scrittura, 5 perché la lettera non sia per noi la morte, poiché è scritto che « la lettera uccide, lo Spirito vivifica » 137• At­tacchiamoci dunque allo Spirito per ricevere giovamen­to dalla lettera; poiché non è per sé la lettera ad uc­cidere, anzi in essa sta la vita. Essa uccide chi procede senza intelligenza e senza possedere Colui che per lei parla, lo Spirito che apre la lettera e rivela ciò che essa contiene 138

Questa conoscenza il Divin Padre l'affidò alla santa 6 sua Chiesa, perché riconoscesse concorde nel vincolo di perfezione il suo vero Figlio Unigenito e il suo Santo Spirito, sf che potessimo nel nome di Dio Padre perfet­to e nel nome di Dio Figlio perfetto e nel nome di Dio Spirito perfetto ricevere il sigillo. Oh Trinità santa, Tri- 7 nità nell'unità del nome divino; unità non dualità né

135 Mt. 13, 30. 136 Mt. 24, 36. m 2 Cor. 3, 6. 138 Gv. 5, 39.

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unità di singoli separati; unità nella trinità e trinità nell'unità, un solo Dio di un solo ordine e nome, Padre nel Figlio, Figlio nel Padre con lo Spirito Santo!

23. La lode dei tre fanciulli nella fornace anticipava quella che Cristo offrf al Padre

Chiamiamo a testimonianza della verità, richiamia- 1 mo alla mente i fanciulli usciti salvi dalla fornace di Babilonia, condannati ad essere buttati nel fuoco ma non consumati dalle sue fiamme ardenti (nessuno poté sospettarli di chissà quali strane macchinazioni perché stavano dentro le fiamme: tra le fiamme non si consu­marono, appunto, perché la loro fede era retta). Per loro infatti Dio ci insegnò a distinguere tra creature e Creatore, tra quello che è stato fatto e quello che non è stato fatto, tra quello che è da sempre e quello che ne riceve l'essere creato.

I fanciulli cosi liberati vollero manifestare i loro 2 sentimenti di gratitudine verso quel Dio che li aveva salvati, nel quale avevano sperato fin dal principio e per cui non avevano esitato a rifiutarsi di piegare il collo dinanzi alla statua cedendo alla violenta tiranni­de del re. E volendo dare a Dio la giusta lode, scru- 3 tarano le profondità del cuore nello Spirito Santo. Da veri santi videro che il cielo con tutto quello che c'è in esso, la terra con tutto quello che c'è sotto di essa, l'universo intero non è degno di essere offerto in abla­zione di lode a Dio. Poiché ancora non potevano infatti offrire a Dio quel che supera le umane possibilità, vol­lero cantare a Dio un inno che almeno fosse adeguato alla sua dignità e alle loro possibilità, secondo quanto 4 sta scritto: « Offrite un sacrifizio di lode » 139

, « Il sacri-

139 Sal. 106, 22, per l'argomento che svolge una tematica biblica cf. Dan. 3.

Ancora della fede 23, 5-6; 24, 1-7 73

fizio di lode mi onorerà» 140• Perciò piuttosto che l'An­

tico Testamento seguirono il Nuovo, cedendo a un im­pulso dello Spirito Santo; non ebbero bisogno infatti di immolare vittime o di fare olocausti, secondo quanto sta scritto: «Non esisterà un luogo dove offrire frutti, né sacrifizio, né altare» 141

• Di tutto ciò essi fecero a 5 meno, volendo offrire tale sacrificio di lode. L'offri­rono umilmente mettendo da parte i timori suscitati dalla loro pochezza, poiché « chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato » 142

, e ricevettero cosi colla grazia della liberazione anche il dono dell'umiltà. Of­frendo poi a Dio la lode senza timore, ma senza confi- 6 dare nelle povere loro capacità, intonarono l'ineffabile inno di lode per Iddio invitando il creato ad innalzare con loro la lode; passarono in rassegna tutte le crea­ture, ad esse unendo le loro voci.

24. Enumerando le creature, i tre fanciulli furono ispirati a lodare la Trinità come gli Angeli

Fecero le debite differenze tra opere fatte ed il loro l Fattore, tra cose create ed il loro Creatore, dicendo: « Benedite opere tutte del Signore il Signore >>

143 ed elencandole tutte, senza trascurarne nessuna. Le enu- 2 merarono tutte, mossi dallo Spirito Santo che dava al loro canto l'impronta distintiva della gnosi perfetta, fondata sulla differenza tra essere divino ed esistenti da Dio creati, sulla non confusione tra eterno e non esistente che viene all'esistenza; perché non perdessi­mo questi concetti che loro rivelò lo Spirito Santo. Non per nulla erano per grazia di Dio insieme con gli 3

140 Sal. 49 (50), 23. 141 Dan. 3, 38. 142 Le. 18, 14. 143 Dan. 3, 57; cf. Dan. 3, 58 ss.

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Angeli; coinquilini degli Angeli, non potevano ignorare le cose del cielo come quelle della terra, ciò che vi è sotterra come tutto il resto.

Dunque i santi tre fanciulli, dopo aver detto: « Be- 4 nedite opere tutte del Signore il Signore», presero ad enumerarle con le debite differenze tra qualità delle creature e natura del Creatore, di colui che opera e di ciò che è fatto. Fecero la rassegna del cielo e della 5 terra, delle acque superiori e inferiori, del cielo e degli Angeli (perché anche gli Angeli sono creature), dei Troni e delle Potestà (anche queste, creature), del sole e della luna (perché anche questi esseri sono stati fatti, non sono increati), delle nubi e delle piogge, dei venti, delle nevi, dei lampi, dei tuoni, della terra, del mare, delle fonti, degli abissi, dei fiumi, di ogni razza umana, dei monti, degli uccelli del cielo, del bestiame e degli altri animali, delle anime dei santi e degli spiriti giusti, di Anania Azaria Misaele, dei sacerdoti e dei servi di Dio.

Tutti questi esseri infatti sono stati fatti e creati, 6 posti alla esistenza da Dio mediante il Verbo e lo Spi­rito Santo, come sta scritto: « Con la Parola del Si­gnore i cieli furono creati, e con il Soffio della sua bocca tutto il loro apparato>> 144

• Bada bene, fratello 7 carissimo, come essi, ispirati dallo Spirito Santo nella loro enumerazione di ogni creatura, tra le creature non misero né il Figlio né lo Spirito Santo, ma in loro rico­nobbero la stessa divinità nella Trinità e la medesima Trinità nell'unica divinità, glorificando il Padre nel Figlio, il Figlio nel Padre con lo Spirito Santo. Una sola proclamazione di santità, un solo oggetto di ado­razione, una sola divinità e una sola gloria.

144 Sal. 32 (33), 6.

Ancora della fede 25, 1-6; 26, 1 75

25. l tre fanciulli non fecero menzione esplicita del Figlio e dello Spirito Santo, ma ne parlarono per sineddoche

A questo punto il diavolo osa suscitare tra gli uo- l mini questa ingannatrice obiezione, attribuendo questa temeraria negazione della fede ai santi fanciulli: non avrebbero saputo parlare dello Spirito Santo, perché erano giudei, e perché giudei non avrebbero ricono­sciuto neppure il Figlio.

Le ereticali suggestioni però si rivelano subito 2 falsificazioni e negazioni della fede. Poiché dice lo stesso contesto che «l'aspetto del quarto era simile a Figlio di Dio» 145

• Dunque la Scrittura non ignora il nome di Figlio di Dio. Inoltre prima del tempo in cui fu buttato nella fornace, Daniele fu ripieno di Spirito Santo e disse: « Sono puro del sangue di costei», e trascinò tutti al tribunale 146

• Giudicò quindi i seniori ispirato dallo Spirito Santo.

Ma certo che conoscevano il Figlio e con il Padre 3 anche lo Spirito Santo. Ne tacquero i nomi per un prudenziale riserbo, non per ignoranza. Lo dimostra il fatto stesso che dissero: «Benedite opere tutte del Signore il Signore »; non: «Benedici Figlio di Dio il Signore » ovvero: « Benedici Spirito Santo il Signo­re», ma soltanto: «Benedite opere tutte del Signore il Signore ». Il fatto poi che non siano stati nominati 4 neanche i Cherubini e i Serafini, tra le creature di cui Dio è l'artefice, non può dare appiglio a dire che essi non siano creature come le altre. La Sacra Scrittura provvide a difenderci da chi macchinasse tali trappole, in tutto il contesto, anche in previsione dell'oltraggio che cosi si sarebbe fatto ai fanciulli.

145 Dan. 3, 92. 146 Dan. 13, 46.

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76 Epifania

Per tre volte, infatti, i medesimi santi giovanetti 5 ripeterono l'inno della lode a Dio, invitando tutte le creature, dapprima dicendo: «Benedetto sei tu Signo­re, Dio dei nostri padri; è degno di lode, ed esaltato il tuo nome in eterno» 147

; poi dopo un poco: «Sei benedetto tu che siedi sui Cherubini» 14S; in terzo luo­go: «Sei benedetto tu che siedi sul trono della tua sovranità» 149

• Quando poi dissero: «Sei benedetto tu 6 che scruti gli abissi, seduto sui Cherubini » 150, vollero che tu intendessi per trono anche i Serafini e i Che­rubini e che includessi con i Cherubini abissi e santo trono e ogni altro essere ivi nominato, in quanto le attività degli uni convengono con quelle degli altri si che i loro nomi possono essere sommati come nello stesso numero. Perciò, chiamando poi in blocco tutte le cose a cantare l'inno di lode, dissero: « Benedite opere tutte del Signore il Signore» 151

, invitando cosi anche Gabriele e Michele a benedire il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.

26. Il trisagio dei fanciulli, unitario e trinitario, corri­sponde a quello insegnato da Gesu e dallo Spirito Santo rivelato alla Chiesa come messaggio del Padre

Gli Angeli santi in cielo cantano con i Serafini e 1 i Cherubini, l'inno di trionfo, glorificando la Trinità con uguale lode, nello stesso ordine per la medesima natura, dicendo: « Santo, santo, santo » 152

, ripetendo

147 Dan. 3, 52. 148 Dan. 3, 54. 149 Dan. 3, 55. 150 Dan. 3, 54. 151 Dan. 3, 57. 152 Is. 6, 3.

Ancora della fede 26, 2-8; 27, 1-3 77

tre volte lo stesso attributo, una sola parola per molti nomi; senza ripetere una quarta volta il termine 2 « santo » per non aggiungere un quarto nome alla Trinità, e neppure dicendo «santo» due volte, per non mutilare l'inno della perfetta lode: lo ripetono tre volte per attribuire la santità con la medesima lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Non dicono 3 «santo» e poi « semisanto », ma ripetono «santo» allo stesso modo per glorificare la Trinità nell'Unità e l'Unità nella Trinità con una sola parola, con una sola espressione, con un solo termine eminentemente positivo.

Questa la conoscenza che l'Unigenito di Dio è ve- 4 nuto ad impartirci, questa la sapienza che lo Spirito Santo ci ha annunziata, questa la perfezione che il Padre ci ha rivelata. Questa davvero la vita di cui il Verbo incarnato ci ha fatto dono; questa l'abitazione che lo Spirito Santo ci ha edificata. « Non si costruì- 5 sce su questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legname, fieno, stoppia ... » 153

• Poiché non c'è altro fondamento, «nessuno infatti può porre altro fondamento, oltre quello che vi sta di già; e questo è Gesti Cristo » 154

, il Figlio di Dio, « di cui siamo edificio e di cui siamo il campo», « sovraedificati sul fonda­mento dei Profeti e degli Apostoli» 155

• Sicché sappia­mo che il nostro edificio è davvero solido, il nostro fondamento è eterno, né ha mai avuto inizio.

Però « la conoscenza non è in tutti » 156, come dice 6

l'Apostolo, bensi in quelli soltanto cui lo Spirito Santo si è degnato concedere la scienza dei misteri di verità. Perciò il Verbo nel rivelare se stesso, suo Padre e lo 7 Spirito Santo, ebbe a rimproverare alcuni restii alla

153 l Cor. 3, 12. 154 l Cor. 3, 11. 155 Ef. 2, 20. 156 l Cor. 8, 7.

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conoscenza, dicendo: «Non conoscete le Scritture né il loro significato», ovvero: «Chi ha orecchi da inten­dere intenda» 157, e alla Samaritana: «Se tu sapessi chi è colui che ti domanda l'acqua da bere, gliela chie­deresti tu » 158

, e altrove: « Non sapete di che Spirito siete» 159

• È vero dunque che «la conoscenza non è in tutti » 160

, e che « ognuno ha i suoi doni da Dio in 8 misura differente» 161

• La Divina Parola afferma: «A chi più fu dato, più sarà domandato» 162

; ma forse che alcuni ricevono una vista corta, altri nessuna in modo assoluto, altri infine quella più acuta?

27. l Giudei come gli altri eretici che non riconoscono la divinità del Cristo trovano scandalo nella Scrittura per non esaminarne il senso riposto

Questa la lettera della Sacra Scrittura, che tutti l possono riscontrare; però la Sacra Scrittura contiene un senso spirituale, specialmente per quanto riguarda la nostra vita che è conoscenza del Signore. Dal mo­mento che si tratta di parole più profonde, che supe­rano mentre garantiscono il nostro spirito, esse sono di scandalo a quelli che non hanno ricevuto da Dio la conoscenza. Lo dice il profeta Osea: << Chi è saggio da 2 intendere queste cose? A chi sarà data la conoscenza della parola del Signore? Poiché le vie del Signore sono diritte e i giusti le percorreranno, mentre i tra­sgressori inciamperanno in esse» 163

• Le vie sono dav- 3

157 Mt. 22, 29; 11, 15. 158 Gv. 4, 10. 159 Le. 9, 55. 160 l Cor. 8, 7. 161 l Cor. 7, 7. 162 Le. 12, 48. 163 Os. 14, 10.

Ancora della fede 27, 4-7; 28, 1-4 79

vero diritte, né i trasgressori inciampano in esse perché il Signore le abbia create per inciampo degli uomini. Chi inciampa quindi nella pietra di scandalo, inciam­pa per negligenza: « Inciamparono nella pietra di scan­dalo», scandalizzandosi, dapprima i Giudei. Essi vi- 4 dero l'Unigenito Figlio di Dio nella carne compiere miracoli, ma non accolsero la grazia della celeste cono­scenza, giungendo a dire: «Chi è quest'uomo che pro­ferisce bestemmie? ,, 164

, e altra volta: « Se quest'uomo fosse da Dio non trasgredirebbe il sabato, 165

• Perciò non ne riconobbero la divinità e lo credettero un semplice uomo soltanto.

Ma anche gli altri che hanno intravisto in lui Dio 5 senza riconoscerne la perfetta divinità, non intendendo le misteriose parole dette su di lui né comprendendo l'economia in atto della nostra salvezza, poiché ap­punto non ammettono la sua divinità hanno una fede corrotta. Si fanno fuorviare dalla ragione, quella che 6 ingannò i Giudei che sentirono con le loro orecchie. Anch'essi ascoltano, eppure si ingannano. Quelli infatti vedevano quanto predetto dai Profeti, ma sconvolti nella mente non riconobbero l'avvento nella carne av­veratosi nel Cristo; questi pure ascoltano ciò che è 7 stato predetto per la medesima economia, ma scon­volti nella mente e superficiali nel considerare le pa­role volgono a perdizione quanto detto per nostra edi­ficazione. Si appigliano all'espressione: «Io me ne vado al Dio mio e al Dio vostro, al Padre mio e al Padre vostro » 166; ma evidentemente, considerandolo una delle creature, ne parlano temerariamente e in maniera blasfema.

164 Le. 5, 21; cf. Rom. 9, 32; l Gv. 4, 2-3. 165 Gv. 9, 16. 166 Gv. 20, 17.

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28. 11 Verbo incarnato della seconda creazione è Io stesso Verbo della prima. L'uomo ad immagine della Trinità

Poiché sfugge loro l'economia dell'avvento nella 1 carne, risalgano agli inizi ed interroghino i tempi e i momenti, perché - come sta scritto - «la sua ori­gine è da molto prima, dai giorni piu antichi» 167

• Ri­facciamoci anzi alle prime parole della Bibbia, dove il Padre dice: « Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza».

Non disse: «Voglio fare l'uomo a mia immagine». Correggiti o indurito di cuore - ti chiamo cosi se- 2 condo la Scrittura che dice «Ma fu indurito il loro cuore » 168

- ed apprendi che il Figlio è da sempre presso il Padre, anche dal fatto che il verbo «faccia­mo,, non è detto da una persona singolare, ma dal Padre che parla al Figlio. Correggiti tu che affermi il 3 Figlio dissimile dal Padre, perché con il dire « a nostra immagine » il Padre non distinse la sua immagine da quella del Figlio, né fece distinzione tra l'identità sua e quella del Figlio. La Scrittura non dice infatti né «a mia immagine» né «a tua immagine», con ciò rivelando che è una sola la sostanza e la divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Perciò le parole « a nostra immagine e somiglianza " dicono che una è la divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e che l'uomo è creato ad immagine dell'unica divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Correggiti anche tu, Ario, e ascolta il Padre che 4 parla al Figlio per chiamarlo a creare con lui: « Fac­ciamo "· Dico questo anche ad altri che ho udito spesso ripetere che il Figlio non ha creato ma è stato lo stru­mento della creazione. No; come è vero (l'ho chiara-

167 Mie. 5, 2; cf. Gen. l, 26. 168 Gv. 12, 40; Mc. 6, 52.

Ancora della fede 27, 5-6; 29, 1-8 81

mente sottolineato) che le cose furono fatte per lui, è anche vero che le fece anche lui: il Verbo Sommo 5 Artefice 169 creò tutte le cose con il Padre che operò per mezzo suo. Ascoltino infatti le sue chiarissime parole: « Il Padre mio continua ad agire ed anch'io aO"isco » 170

• Con queste parole egli chiama suo Padre c~ncreatore; né si svii il tuo pensiero a credere il Figlio 6 suo servo e non vero Signore. Se infatti fosse servo e non vero Signore, perché diciamo che egli rimase nella sua natura divina quando discese a noi per pren­dere la forma di schiavo? come poté svuotarsi di per­fezione se non era in possesso della perfezione? 171

Perciò accostati al Figlio come a Dio perfetto, vero Figlio del Padre.

29. Il Figlio è risposta creatrice del Padre, ma la crea­zione è da ascrivere alla SS. Trinità come ad unico principio

Né potrai sofisticare arzigogolando che sarebb_e 1 stato il Padre a dire al Figlio «facciamo», e che Il Figlio non avrebbe detto al Padre «facciamo»; che il Figlio poi non avrebbe detto «io opero e mio Padre opera », per collocare in prima posizione il ~adre nelle parole e nei fatti. Questo è davvero un disco~s? ~~ 2 pazzi che ad ogni costo vogliano dividere la divmita in piu categorie.

No, uno è il principio e una è la divinità, né _mai il Figlio dice «Dio mio» in tal senso; non c~e e~h ne­ghi come Figlio onore al Padre, anzi lo esige Il suo essere Dio.

169 Sap. 7, 21; Gv. l, 3. 170 Gv. 5, 17. 171 Fil. 2, 6 s.

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82 Epifani o

Leggiamo che «Adamo senti Dio che passeggiava 3 nel giardino verso sera » 172

, non il Figlio che diceva: « Dio mio e Dio vostro ». Si parla soltanto di « Dio ». Leggiamo inoltre che « Dio parlò a Noè » 173

, e anche 4 qui nulla si dice del Figlio. Leggiamo che « Dio appar- 5 ve ad Abramo, assiso alla quercia di Mambre, e vide tre uomini, corse loro all'incontro, si prostrò fino a terra, dicendo: - Se ho trovato grazia ai tuoi oc­chi» 174

, ma anche qui si parla di un solo Dio perché gli altri due al suo seguito erano Angeli. Ancora si 6 legge che «Dio si accomiatò da Abramo» 175

, e rivol­tosi a lui gli disse: « Devo nascondere ad Abramo mio servo qualcosa? Il grido contro Sodoma e Go­morra ha colmato dinanzi a me la misura, ecc.» 176

,

ma in nessuna parte di questi luoghi si dice: « Dio mio e Dio vostro ». « Poi i due Angeli arrivarono a 7 Sodoma », perché Dio era salito in alto lasciando in basso Abramo e i due che andarono a Sodoma per la sua distruzione. Ora, di colui che se n'era salito la Scrittura dice: «Il Signore fece piovere su Sodoma e Gomorra, dal Signore, fuoco e zolfo » 177

, ma anche qui non ci fu bisogno di adoperare l'espressione «Dio mio e Dio vostro». Infine Mosè nel suo cantico disse: 8 « Si prostrino a lui tutti gli Angeli di Dio » 178

; e que­st'espressione «Angeli di Dio» (non soltanto « Ange­li », come sopra aveva detto « dal Signore, fuoco »), vuoi indicare che uno solo è il regno del Padre e del Figlio, che gli Angeli non ne condividono il dominio, ma essendo « Angeli di Dio » si prostrano dinanzi al Figlio che è Dio: un Angelo non si prostra dinanzi ad

172 Gv. 20, 17; Gen. 3, 8. 173 Gen. 6, 13; 7, 1; 9, 12. 174 Gen. 18, 1 ss. 175 Gen. 19, 1 ss. 176 Gen. 18, 17; 18, 20. m Gen. 19, 24. 178 Deut. 32, 43 (Settanta).

Ancora della fede 20, 1-7; 31, 1-2 83

un Angelo, e non si dice mai nel caso degli Angeli «Dio mio e Dio vostro».

30. L'Emmanuele Dio-con-noi, come tale, non invoca il Padre; il Cristo Io invoca come uomo, e noi per grazia col Cristo

Davide cosi si espresse: « Oracolo del Signore al l mio Signore: Siedi alla mia destra finché ponga i tuoi nemici sgabello dei tuoi piedi » 179

• Il Signore, quindi, parla al suo Signore, secondo l'economia dell'incar­nazione non ancora attuata, quando ancora non pote­va dire « Dio mio e Dio vostro ». Neanche quando 2 preannunziò: « Ecco, la vergine concepirà nel suo .se,­no e partorirà un figlio che chiamerà ~mman~ele, ~10e Dio-con-noi» 180, egli poteva ancora d1re « Dw mw e Dio vostro ».

Cosi pure quando profetò: «Tu, Betlemme, terra 3 di Efrata, sei pur cosi piccola di consistenza ~ra grup: pi di mille di Giuda, ma da te mi deve us.ci.re ~olm cui spetterà la signoria in Israele; la sua ongme e da molto prima, dai giorni piu antichi» 181

; ovvero secon­do altri esemplari: « E tu, Betlemme, in nessun modo sei minima fra le grandi città di Giuda; da te infatti nascerà un capo che sarà pastore del mio popolo, Israele''· Evidentemente egli anche allora non poteva dire: « Dio mio e Dio vostro ».

Ma quando si compi la profezia di Geremia ed 4 Isaia, ed il Verbo cosi fu generato prendendo carne da una Veniine (come predetto da Geremia, «vero uomo, e chi potrà conoscerlo? » 182

), dopo che si fu incarnato

179 Sal. 109 (110), 1. 180 Is. 7, 14; Mt. 1, 23. 181 Mie. 5, 2; cf. Mt. 2, 6. 182 Ger. 17, 9.

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84 Epifani o

e senza opera di seme umano si plasmò il santo suo corpo prendendolo da Maria Madre di Dio, «fatto da donna » 183 secondo la Scrittura, dopo che prese cioè la nostra natura, allora in quanto uomo disse: « Dio mio»; mentre per la sua natura eterna di Figlio con- 5 tinuava a dire: «Padre mio». Quando elargf la grazia ai suoi discepoli, aggiunse: «Padre vostro», mentre per i naturali rapporti dei discepoli con la divinità sua e del suo eterno Padre diceva «Dio vostro».

Il Padre è perciò Dio dei discepoli: Padre del Si- 6 gnore per natura e Padre dei discepoli per grazia; Dio del suo Figlio secondo la carne e suo Padre per la sua eterna ed ineffabile vera generazione; vero suo Padre che lo genera fuori del tempo e dell'inizio dei tempi secondo la divinità. Ma doveva chiamarlo suo Dio se- 7 condo la carne per l'economia nei nostri riguardi, per­ché, sebbene eterno rispetto al Padre e Verbo generato fuori dell'inizio dei tempi, prese carne alla fine dei gior­ni da Maria, dalla sempre vergine Maria, per opera del­lo Spirito Santo.

31. Delle umane passioni il Verbo assunse quelle fun­zionali per la nostra salvezza

Comprendiamo dunque le profondità del disegno di 1 Dio, e non corrispondano alla sua grazia da ingrati, giu­dicando la nostra salvezza disonorante per la natura ineffabile ed incomprensibile di Dio.

Ma, insistono, di Dio è scritto che« non ha né fame 2 né sete, e la sua sapienza è inscrutabile » 184

; mentre del Figlio si dice che, tentato, ebbe fame nel deserto 185

• Essi

183 Gal. 4, 4. 184 Is. 40, 28. 185 Mt. 4, 2; Le. 4, 2.

Ancora della fede 31, 3-8; 32, 1-2 85

citano pure le parole: «Il nostro Dio non si stanca» 186,

con quelle secondo le quali il Signore Gesti si stancò lungo il cammino 187, opponendo anche« il Dio che non sonnecchia né dorme, custode d'Israele» 188

, al Signore che dormi sulla nave 189

Oh, da quali sciocchi presupposti partono coloro 3 che fanno tali accostamenti! Il santo Verbo, infatti, ven­ne a prendere su di sé per noi ogni nostro carico, anche la nostra carne; per essa si sottopose ad essere da noi toccato, identificato come uomo, catturato dagli Scribi, sicché poté dire: «Ho consegnato il dorso ai flagellatori, non ho nascosto la faccia agli oltraggi e agli sputi» 190

Secondo l'inserzione del Vangelo di Luca, che manca 4 negli esemplari non corretti, egli pianse; e Sant'Ireneo usa questa espressione nel libro contro le eresie, per confutare coloro che parlavano di un Cristo fattosi vi­sibile solo in apparenza. Gli ortodossi però l'hanno pu­re espunta perché non hanno compreso la grande im­portanza di quello che essa vuoi dire: si legge p~opri? 5 che« in preda all'angoscia sudò, e il suo sudore divento come gocce di sangue», ed anche che «gli apparve un 6 Angelo che lo confortava» 191

• •

Del resto non è questo il solo fatto che ne dimostra l'umanità. Come uomo per Lazzaro domandò: « Dove l'avete deposto» 192, e per l'emorroissa: « ~hi mi h~ toc: cato? » 193• A quelli che lo cercavano chiese: «DI ch1

186 Is. 40, 28. 187 Gv. 4, 6. 188 Sal. 120 ( 121), 4. 189 Mt. 8, 24; Mc. 4, 38; Le. 8, 23. 190 Is. 50, 6. 191 Le. 22, 41 ss.; 19, 41. Il ricordo evangelico è conserv~t~

soltanto in Luca; è stato eliminato in tutti gli altri manoscntt1 greci perché ritenuto scandalizzante; cf. Ireneo, Adv. Haer. 3, 22, 2.

192 Gv. 11, 34. 193 Le. 8, 45; Mc. 5, 30.

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86 Epifani o

andate in cerca?» 194; come uomo pure domandò ai suoi

discepoli: « Chi dicono gli uomini io sia, il Figlio del­l'uomo?» 195

• Un'altra volta chiese: «Quanti pani avete con voi?» 196

• Di fatto si stancò camminando e si se- 7 dette al pozzo di Samaria 197

• Sta scritto poi che Gesti «fanciullo crebbe e s'irrobusti progredendo in età e sapienza » 198

; era stato anzi predetto che « da bambino gli sarebbero state portate le ricchezze di Damasco e le spoglie di Samaria, prima che imparasse a dire papà e mamma» 199

• Eppure egli è la Saggezza, colui «che 8 insegna agli uomini la scienza ed innesta l'orecchio all'uomo »

200, che articola le parole per i figli degli uo­

mini e « rende eloquente la lingua dei balbuzienti » 201 •

A tutto questo si assoggettò per amor nostro, per noi puntualmente attuando tutta l'economia dell'incar­nazione senza venir meno alla verità, cioè a se stesso.

32. Gli uomini conoscono I'Emmanuele attraverso l'Uo­mo-Dio e il Padre attraverso il Figlio

Ma non voglio lasciare senza spiegazione alcuni 1 punti della Sacra Scrittura raccolti da certi cattivi suoi interpreti e da essi addotti a testimonianza del loro errore; ne parlerò evidenziando il senso nascosto che in ciascuno di essi sta sotto il velo dell'umano linguag­gio. Accennerò quindi a quella espressione «Dio mio 2 e Dio vostro», il cui senso dà lo stesso contesto, sol

194 Gv. 18, 4. 195 Mt. 16, 13. 196 Mc. 6, 38. 197 Gv. 4, 6. 198 Le. 2, 40. 199 Is. 8, 4. zoo Sal. 93 (94), 10. 9. 201 Sap. 10, 21.

Ancora della fede 32, 3-10; 33, 1-4 87

che ci si faccia giustamente illuminare dalla vera scienza esegetica.

Non per nulla sta scritto pure: «Egli fu un uomo, 3 ma chi lo conoscerà?» 202

• La medesima espressione addita e dimostra due verità: una visibile e una non visibile. Egli disse giustamente « Dio mio » riferendosi al senso visibile, e « Padre mio » in senso non visibile, l'uno e l'altro per nulla in contrasto alla ragione. In 4 quanto uon1o, come avrebbe potuto non essere og­getto di conoscenza? e in quanto non uomo, come avrebbe potuto dirsi uomo? Non c'è dubbio infatti che 5 ogni nato da uomo è conosciuto umanamente, da co­lei che l'ha generato, dai parenti del sangue, dai fami­liari, dai vicini, dai coinquilini e dai concittadini; e che perciò il non essere conosciuto non poté affatto 6 riguardare il semplice uomo, ma si avverò nel Verbo Divino, Figlio di Dio. Sta scritto infatti che fu vera­mente uomo, ma in quanto Dio non fu partecipe della natura umana e non poté essere conosciuto, perché Dio inconoscibile agli uomini, incomprensibile.

Eppure fu veramente uomo, generato senza seme 7 umano da Maria, come aveva predetto molto prima il Profeta: «Ecco la vergine concepirà nel suo seno e partorirà un figlio» 203

• Essa rimase vergine, né l'eco- 8 nomia della gravidanza fu opera umana. Lo aveva detto già prima il Profeta ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal profondo e dall'alto » 204, anche se dicendo umilmente: «Non lo chiederò e non tenterò il Signore Dio mio>>, rifiutò di chiedere un segno. Ma appunto 9 perché egli si rifiutò di chiedere un segno immediato, Dio che concede in misura sovrabbondante i doni del­la sua grazia agli uomini, dall'alto mandò il suo Verbo, per libera scelta sua e dello stesso Verbo; dal basso

2o2 Ger. 17, 9. zo3 Is. 7, 14. 204 Is. 7, 11-12.

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88 Epifani o

gli diede un corpo, per volontà di beneplacito sua e del Verbo protagonista dell'economia. D'altra parte di-ce la Scrittura: «Gli imporranno per nome Emmanue- 10 le »

205, non « Gli imporrò ». Gli uomini infatti doveva-

no imporgli il nome di Emmanuele, cioè di Dio che essi già conoscevano anche se non ne avevano avuto la piena rivelazione. Né quel nome per essi era nuovo, perché già Dio aveva detto: «Lo chiameranno (non: lo chiamerò) Emmanuele ».

33. L'antropologia cristologica è stata tradita dal do­cetismo manicheo e dalla ermeneutica di Luciano e diArio

Come già da me detto, le parole «generato da l donna »

206 dicono con chiarezza a tutti che il Verbo eterno s'incarnò assumendo tutta la natura umana nella sua interezza, quella che hanno i generati da donna.

Si dice prima che il Verbo di Dio non avrebbe pro­vato la sete, poi, che il Figlio veramente ebbe fame e sete 207

• Fu una necessaria conseguenza della divina eco­nomia per noi. Non avremmo potuto verificare la at- 2 tuata economia nella vera carne se egli non si fosse sottoposto alle normali necessità della natura umana assunta. In questo modo ci diede la via per risolvere le questioni sollevate dagli eretici. La parola di Dio cosi dissolse in anticipo le suggestioni di Manicheo, col dire che egli mangiò e bevve dimostrando reale la 3 sua carne. Sciolse pure i nodi dei Lucianisti e di Aria, di Luciano e dei suoi seguaci, tutti concordi nell'affer- 4

205 Is. 7, 14. 206 Gal. 4, 4. 207 Mt. 4, 2; Le. 4, 2.

Ancora della fede 33, 5-7; 34, 1-5 89

mare che il Figlio di Dio avrebbe assunto non l'anima ma solo la carne, per non attribuire al Verbo Divino le passioni: sete e fame, stanchezza e pianto, dolore e turbamento, e quanto comportò la carne da lui as­sunta.

Sarebbe invero poco intelligente attribuire alla di­vinità del Figlio di Dio passioni del genere. Anzi è an- 5 che vero quel che essi affermano, che in lui non fu la carne il soggetto del mangiare, del bere, dello stancarsi e di qualsiasi altra azione. Qui mi trovano d'accordo, perché non fu la carne il soggetto di predicamenti del genere. Soggetto fu il Verbo venuto ad assumere la 6 totale economia della carne, compresa l'anima e tutto quello che è dell'uomo, comprese le espressioni del­l'anima e del corpo come farne e stanchezza, sete e dolore, eccetera. Proprio quel suo pianto confuta l' er- 7 rare di Manicheo, perché dimostra che egli si rivesti di un corpo non apparente ma vero; la sua sete prova che egli prese non solo il corpo ma anche l'anima. Non fu la sua divinità ad avere sete, ma la sua anima sog­getta a sete e a stanchezza lungo il cammino per i ri­flessi del corpo sull'anima.

34. La morte e la discesa nell'inferno furono libere scel­te di Cristo, anche allo scopo di vincere il demonio

Siano le parole di Dio, dell'Antico e del Nuovo Te- l stamento, a convincerli che il Verbo è venuto ad as­sumere un'anima ed un corpo; perché a quel che dice David corrisponde perfettamente quel che afferma Pietro in conformità a quanto detto prima dal mede­simo David.

Le parole « Non abbandonerai la mia anima al­l'inferno, non farai che il tuo santo veda la corruzio-

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90 Epifani o

ne » 208 dicono che il Signore come uomo è composto, ed esattamente che da una parte durante i tre giorni della sepoltura la sua divinità rimase unita alla sua anima, dall'altra questa restò sempre santa e compi assieme alla divinità liberamente il gesto misterioso di scendere nel regno dei morti. Poiché come dice an- 2 che un'altra testimonianza, «fra i morti egli fu libe­ro » 209

, libero cioè da ogni potere dell'inferno su di lui. Fu libero prima per esservi disceso con l'anima di sua assolutamente spontanea volontà, poi anche - come dice Pietro - « perché non era possibile che egli rima­nesse in potere degli inferi » 210

• Del resto lo stesso Sal- 3 vatore l'aveva già detto: «Ho il potere di dare l'anima mia e di riprenderla » 211 , « Io sono il buon pastore che dà l'anima per le sue pecore» 212

, «Ora l'anima mia è turbata. E che devo dire? (nota la forma dubitativa «Che debbo dire»): Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora» 213

• Vedi 4 come la sua divinità venne spontaneamente a que­st'ora, e che l'essersi l'anima sua turbata fu un segno caratteristico della reale incarnazione di una presenza vera, non apparente per una incarnazione apparente.

A questo modo un re potente che fa la guerra ad 5 uno piu debole, se viene a sapere che il suo nemico rifiuterà la battaglia al vederlo avanzare con tutta la potenza della sua forza e volgendosi in fuga devasterà molte delle sue stesse regioni, maschera con ogni ac­corgimento il potenziale bellico di cui dispone e fugge dinanzi al nemico ( voltandogli le spalle finché esso non abbia preso animo e si sia convinto della codardia

2os Sal. 15 (16), 10; Atti, 2, 27. 209 Sal. 87 (88), 6. 210 Atti, 2, 24. 211 Gv. 10, 18. 212 Gv. 10, 11. 15. 213 Gv. 12, 27.

Ancora della fede 34, 6-9; 35, 1-5 91

e della inefficienza del re) al solo scopo di poteri o attaccare, con un repentino spostamento in direzione opposta di tutte le sue forze, in condizioni di inferiori­tà, con poche milizie e in scontro frontale. Cosi pure 6 nostro Signore non ebbe timore della morte. Quando prima di giungere alla passione lungo il cammino di­chiarò che il Figlio dell'uomo doveva essere tradito e crocifisso per poi risorgere dopo tre giorni, e Pietro gli disse: « Non sia mai Signore; questo non ti acca­drà» egli lo rimproverò: «Indietro, Satana - gli dis­se - perché non ti preoccupi delle cose di Dio, ma di quelle degli uomini '' 214

Colui però che aveva predetto la sua morte e che 7 era venuto proprio per questo, come mai poté pregare poi che passasse il calice, per non berlo? Se prima di morire aveva cosi parlato della sua morte, anche per non essere convinto di menzogna non avrebbe dovuto pregare che passasse il calice. Eppure lo fece, per su- 8 scitare in questo modo quasi per sfida nel nemico il sospetto che il Salvatore temesse di fatto la morte, per cosi infliggergli la morte, con la salvezza daìla morte compiendo l'economia.

Ogni volta che senti parlare della morte del Signo- 9 re, sappi bene distinguere in che cosa egli abbia potuto patire e subire la morte. Te lo spiega Pietro, il principe degli Apostoli, il quale dice cosi dell'economia della sua morte: « Fu ucciso si quanto alla carne, ma vivifi­cato quanto allo spirito>> 215

• Poiché la sua divinità, che ha assunto con la carne ciò che è passibile, è impassi­bile, fu impassibile e rimase impassibile, non essendosi mutata l'impassibilità né perduta l'eternità.

214 Mt. 16, 21-23; 26, 39; Mc. 14, 36; Le. 22, 42. 21s l Pt. 3, 18.

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92 Epifania

35. Il genere letterario dei luoghi biblici che parlano dell'anima di Gesu non consente altro traslato che la sineddoche

Vana è poi un'altra obiezione. Parlo di alcuni che 1 mi dicono: Non ci convinci con le tue parole a credere che il Cristo abbia assunto veramente un'anima; per­ché anche altre volte la Sacra Scrittura parla di ani­ma ma metaforicamente. Isaia fa dire a Dio Padre dell'Unigenito: « Questo è il mio figlio diletto in cui io ho posto le mie compiacenze, che la mia anima ha amato» 216

• Forse che con ciò si può pensare che il 2 Padre anche lui abbia assunto un'anima, che abbia in sé un'anima? Chi è cosi insipiente da affermare questo del Padre?

Ma che cosa vanno dicendo? È evidente che li il discorso è figurato. Ma se essi affermano che le parole 3 del Padre hanno senso figurato, non debbono per ciò stesso interpretare a quel modo anche le parole del Figlio: «La mia anima è turbata» 217, «Ho il potere di dare la mia anima e di riprenderla » 218 • Obiettando 4 che qui assumere l'anima è detto in senso figurato, credono di ragionare seconda saggezza; ma la verità non deve evincersi da argomenti estranei al contesto: essa si regge da sé.

Ogni traslato infatti è originato da un certo modo di considerare la realtà. Parlando del Padre non si può concepire senza temerarietà che egli, il quale non ha assunto neanche la carne, abbia un'anima. Parlando invece del Cristo Lucianisti ed Ariani sono d'accordo nell'affermare che certamente la sua carne è reale.

Ribattono: la Scrittura dice che il Verbo «si fece 5

216 Is. 42, l; Mt. 3, 17. 217 Gv. 12, 27. 218 Gv. 10, 18.

Ancora della fede 35, 6; 36, 1-6 93

carne » 219; non che il Verbo si fece carne ed anima. Ma

posso ritorcere contro di loro questo sciocco modo di ragionare. Come la Scrittura dice che Dio« fece l'uomo (dalla polvere della terra) » 220 e il verbo « fare » regge come oggetto l'uomo totale; cosi pure la Scrittura dice che il Verbo si fece carne, e anche qui si parla di tutto l'uomo. Con il loro modo di ragionare dovrei invece 6 dire addirittura che secondo la Scrittura Dio dell'uo­mo non fece il fegato, il polmone, il cuore, le vene, i nervi, né le altre membra del corpo, quasi che l'uomo fosse come un sol blocco di metallo senza parti. Ciò per il semplice fatto che la Scrittura non ha specifica­tamente parlato delle parti anche minime che compon­gono la totalità del vivente! No, perché secondo il co­mune modo di parlare si comprende il tutto per la parte, ed è evidente che nel discorso del Signore la carne comprende anche l'anima.

36. Come l'uomo di cui si sia insudiciato il vestito si dice sudicio, cosi di Dio in cui l'umanità assunta pati si dice che ha patito, ma senza diminuzione della divinità

Se però, come sopra detto, Dio ha assunto col l corpo anche l'anima, non segue che la sua divinità ne sia stata sminuita, quasi che la sua natura identica a quella del Padre fosse rimasta imprigionata nelle pas­sioni e avesse subito la sete, la stanchezza, la fame e quanto connesso con le umane necessità. Per il fatto 2 che il Salvatore si stancò 221 (contrariamente a quanto sta scritto « Non si stancherà, la sua sapienza non

219 Gv. l, 14. 220 Gen. 2, 7. 221 Gv. 4, 6: Gesti camminando per la Samaria fece sosta

al pozzo di Giacobbe perché era stanco.

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94 Epifania

scruterà » 222), non si può dire che egli non sia rimasto

il Verbo disceso dal cielo, della natura del Padre. Non pati stanchezza la natura scesa dall'alto, ma quella corporea. Dovette stancarsi nella carne, perché noi cre­dessimo vere e non apparenti la carne e tutte le sue proprietà: il lasciarsi prendere dal sonno, il dormire 3 come ogni altro uomo, anche il sottoporsi al tatto. A ciò sobbarcandosi fu riscontrato uomo: «Abbiamo tro- 4 vato il Messia di cui profetò Mosè » 223

• Certo quelli che ne verificarono la presenza, non ne poterono riscon­trare la natura incomprensibile (quella che s'incarnò) perché appunto incomprensibile, e perciò lo cattura­rono. Sicché preso dagli Scribi, « offri ai flagelli le sue spalle e non sottrasse all'oltraggio degli sputi la sua faccia'' 224

• Pianse ed infine attuò quanto era di lui pre­detto come uomo, perché nessuno avrebbe potuto fla- 5 gellare, schiaffeggiare e coprire di sputi il celeste Ver­bo di Dio nella sua natura ineffabile ed incomprensi­bile. Ma fu l'impassibile Verbo di Dio a subire tali pa­timenti nella sua natura corporea: si che fossero da una parte non attribuibili alla sua impassibilità, e dal­l'altra realmente a lui attribuibili secondo il suo bene­placito. Benché quindi in un certo senso Dio non ab­bia patito, di fatto a lui fu attribuita la passione.

Analogamente la macchia di un vestito non insudi- 6 eia il corpo di colui che lo veste, eppure la macchia del vestito è attribuita a chi lo porta. Cosi la passione del corpo di Cristo non fece affatto soffrire la sua di­vinità, eppure la passione della carne assunta dalla di­vinità fu attribuita alla divinità, perché con la sua di­vinità si attuasse la nostra salvezza 225

222 Is. 40, 28. 223 Gv. l, 45. 224 Is. 50, 6. 225 Cf. Haer. 77, 33, e qui sotto al c. 93.

Ancora della fede 37, 1-7; 38, 1 95

37. L'agonia e il sudore di sangue sono da prendere in senso letterale; l'Angelo confortatore deve piut­tosto dirsi adoratore della divina economia mise­ricordiosa

Veniamo ora a spiegare in qualche modo quel pas- l so della narrazione del vangelo di Luca, dove troviamo scritto che «preso dall'angoscia, sudò e il suo sudore diventò come gocce di sangue; e gli apparve un Angelo del Signore che lo confortava» 226

• Vanno messi in luce 2 tali significati riposti perché, come son solito dire, chi non li intende nel loro vero significato non ne trae van­taggio ma danno.

Nessun'altra pericope, davvero, è piu meritevole di attenzione. Col dirlo infatti «preso dall'angoscia " 3 la Scrittura proclamò l'Uomo-Dio vero uomo. Per dire che egli era vero uomo e che l'agonia non fu della di­vinità, essa aggiunge: « Sudò, e il suo sudore diventò come gocce di sangue», ovviamente nel suo corpo non nel suo spirito.

« Gli apparve un Angelo del Signore che lo confar- 4 tava », non perché egli avesse bisogno del conforto del­l'Angelo, essendo superiore agli Angeli colui «cui si piega ogni ginocchio in cielo in terra e nell'inferno " 227

,

Dio, eterno Verbo che da sempre è presso il Padre e da lui generato; ma perché si doveva adempire quanto detto da Mosè nel grande cantico del decreto con le parole: « Tutti i figli di Dio si prostrino innanzi a lui e gli Angeli di Dio affermino la sua forza» 228

• Non dice 5 che gli daranno forza ma che ne affermeranno la forza, perché si tratta di preghiera di lode che attesta la for­za di Dio; di fatto sempre gli Angeli del cielo e i viventi spirituali gridano in preghiera: «Tua è la potenza, tuo

226 Le. 22, 44. 43. 227 Fil. 2, 10. 228 Deut. 33, 43.

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96 EpHanio

è il dominio, tua la forza» 229• Ecco come va intesa la

Scrittura; essa stessa spiega cosa significhi prostrarsi ed affermare la sua forza: rendergli la giusta lode per il dominio della sua forza. Qui volle dire solo che ap­parve un Angelo in atto di prostrarsi dinanzi al suo Signore al cospetto dei discepoli e, non ignorando 6 l'economia della misericordia che allora toccava il suo vertice, affermò la forza di colui che con immensa mansuetudine sconfiggeva il diavolo e fiaccava il pun­giglione della morte 230

, trionfava sui Principati e sulle Potestà e spezzava i vincoli del peccato 231

• Al colmo 7 dell'ammirazione l'Angelo in preghiera di lode si pro­strò dicendogli: «Tua è la forza, Signore, perché sei cosi forte contro la morte l'inferno e il diavolo, da fiaccare il loro stimolo e rimuoverlo dall'umanità».

38. Dio nella Bibbia domanda non per sapere, ma per richiedere all'uomo la fede o il pentimento; l'inter­rogazione ed altre espressioni difficili vanno intese nel contesto

Alcune espressioni invero potrebbero far pensare 1 a passioni umane, per esempio quando di Lazzaro do­mandò: «Dove l'avete deposto?» 232

, e per l'emorrois­sa: «Chi mi ha toccato?» 233

, ovvero: «Chi cerca­te? >> 234, « Chi dicono gli uomini che io sia, il Figlio dell'uomo? >>235 • Sta poi scritto: «Il fanciullo cresceva

229 l Cron. 29, 11-12; cf. Apocrifo di Giovanni 5, 12-13. 230 l Cor. 15, 55. 231 Col. 2, 14-15: Epifanio segue il nesso del discorso paoli­

no: Cristo sulla croce cancellò il debito e spogliò di ogni forza gli spiriti (dominatori nell'antica economia), demoni e angeli.

232 Gv. 11, 34. 233 Le. 8, 45; Mc. 5, 30. 234 Gv. 18, 4. 25. 235 Mt. 16, 13.

Ancora della fede 38, 2-8; 39, 1 97

e s'irrobustiva » 236, « Progrediva in età e in sapien­

za » 237, « Prima che il bambino sapesse chiamare bab­

bo e mamma» 238• Ma anche da questi passi sgorga

una sublime dottrina, quella che ci fa cogliere in pro­fondità fino a che punto egli incarnandosi si fece uo­mo; come il Verbo, venendo a compiere quanto nel- 2 l'Antico Testamento detto per bocca di Dio Padre per nostra esortazione (nascosto alla nostra ignoranza ma ben noto a Dio), non fece che agire in conformità alle sue parole: «Il Padre mio lavora da tanto e anch'io lavoro » 239

Arrivato vicino al luogo dove avevano seppellito 3 Lazzaro, domandò: « Dove lo avete deposto? » 240

• Ma prima di giungervi, senza sentirlo da qualcuno, disse ai suoi discepoli: «Lazzaro il mio amico dorme» 241

Egli dunque che nel cammino, a tanta distanza, sapeva già della morte di Lazzaro, quando fu sul luo­go poté ignorarlo? Per nulla; volle solo con ciò con- 4 fermare nella fede quelli che non credevano perfetta­mente in lui dando prova della sua immensa genero­sità per noi. Non avrebbero dovuto obiettare: « E 5 morto da quattro giorni e puzza » 242

• Non dovevano andare a mostrare il loro dubbio, ma dire: « Tu sai tutto, e se vuoi egli vivrà»; perciò egli pianse anche sulla durezza del cuore umano, domandò non perché ignorava ma perché scuotendoli voleva usar loro mi­sericordia.

Quando domandò: «Chi mi ha toccato?» 243, non 6

ignorava chi l'avesse toccato; né lo fece per ostentare

236 Le. 2, 40. 237 Le. 2, 52. 238 Is. 8, 4. 239 Gv. 5, 17. 240 Gv. 11, 34. 241 Gv. 11, 11. 242 Gv. 11, 39. 243 Le. 8, 45; cf. Gv. 11, 34-35.

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98 Epifania

il miracolo da lui operato, ma perché essa rispondesse alla sua domanda manifestando la grazia fattale e po­tesse sentirsi dire dopo la sua confessione: «La tua fede ti ha salvata» 244

, cosi inducendo altri alla fede e alla guarigione. Cosi pure avvenne quando egli rivolse 7 la domanda: « Chi dicono che io sia, il Figlio dell'uo­mo?» 245

, come aveva fatto nell'Antico Testamento do­mandando in persona del Padre: « Adamo dove sei?» 2%, mentre sapeva dove era, tant'è vero che su­bito gli fece quel rimprovero: «Hai mangiato dell'al­bero» 247

• Anche a Caino aveva domandato: «Dov'è tuo 8 fratello?'' 248

, ma domandò ben sapendo perché sog­giunse: «Tu sei maledetto sulla terra che per la tua mano si è spalancata per ricevere il sangue di tuo fra­tello; ecco il suo sangue grida a me'' 249

• Colui quindi che cosi parlava di questo grido del sangue non do­mandò perché ignorasse, ma perché col «sollecitar­lo » a difendersi volle dargli lo spunto del ravvedi­mento 250

39. Il Verbo interrogò Mosè per rivelargli la sua essen­za, Abramo per proporgli un modello di modestia e carità, Pietro per sollecitarne la confessione sulla quale si fonda la fede della Chiesa

A questo punto impugnano per ostinato spirito di l polemica l'attribuzione di simili espressioni dell'Anti­co Testamento al Figlio, ma in un modo che è presto smascherato.

244 Mc. 5, 34; Le. 8, 18. 245 Mt. 16, 13. 246 Gen. 3, 9. 247 Gen. 3, 11-23. 248 Gen. 4, 9. 249 Gen. 4, 11. 250 Ebr. 12, 17.

Ancora della fede 39, 2-8; 40, 1-3 99

Cominciamo dall'identificare colui che domandò a Mosè: «Che cosa hai in mano?>> 251

• È lo stesso che aveva detto: «Sono colui che sono>> 252

, e il Signore poi 2 espressamente disse ai Sadducei a proposito della ri­surrezione: «Quanto ai morti che risorgeranno, Dio disse espressamente: - Io sarò il Dio di Abramo, di Isacco, il Dio di Giacobbe; dunque non è Dio dei morti, ma dei viventi'' 253

• Molte volte Dio parlò nell'Antico 3 Testamento in persona del Padre o in persona del Fi­glio e spesso in persona dello Spirito Santo.

Fu il Figlio di Dio a discendere dall'alto con due 4 Angeli. Domandò ad Abramo dove fosse sua moglie 254

,

ma non era certo allo scuro di quanto domandava; se lo fosse stato, non avrebbe potuto dirgli: « Per questo Sarra ha riso là dentro» 255

• Domandò per affermare 5 che Sarra fu un modello di donna santa, e che coloro le quali vogliano dimostrarsi veramente pie, debbono accogliere i pellegrini pagando di persona nel servirli, ma gelose della loro santità, senza mettere in mostra la propria persona davanti ad uomini. Cosi fece la 6 santa, che apparecchiò ogni cosa di tutto punto, ma dopo avere apparecchiato si sottrasse dal cospetto de­gli Angeli, proponendo tale modello di santità alle fu­ture generazioni. D'altra parte volle dimostrare di es­sere dovunque presente, chi veramente è, dicendo il nome della donna pur essendo ospite da poco; poiché non poteva ignorare quel nome colui cui non sfugge né immagine né pensiero dell'uomo.

Quando poi domandò: «Chi dicono gli uomini che 7 10 sia, il Figlio dell'uomo? >> 256

, volle confermare che

251 Es. 4, 2. 252 Es. 3, 14. 253 Mc. 12, 26; Le. 20, 37. 254 Gen. 18, 9. 255 Gen. 18, 10. 256 Mt. 16, 13.

Page 51: Epifanio L Ancora Della Fede

Epifania

~/rima come figlio dell'uomo e non pensassero a in­(; , .-rogarlo sulla sua invisibile natura. Perciò gli rispo­

,/':/ ;.)~o: Elia, Geremia, Giovanni 207• Invece quando do­

/ /, ~/-ndiJ: «Voi chi dite che io sia», volle sollecitare la l t//~ >_pclélmazione beatificante: «Tu sei il Cristo, il Figlio tfl~:;f//~- DJ') vivente» 258

• Non domandò infatti perché igno- 8 ~ :f · /> ç_;se, ma per dimostrare che è dal Padre la dottrina tJ~t' -Y /;f;;, l :~a ?hiesa _che a~nunzia il suo vero Figlio; perché LP~ / J/ , :::~~1 het~o si sentisse costretto a professare quanto

~~~&r; :--~> ;-tahgh dai Padre.

~!A ~ ; fJr

~~ ~ Il progredire di Gesu

Ncm ti stupiscano le sue parole: «Verranno al Pa- 1 ,~::: P':r mezzo mio>> 259

, quasi che esse inducano a ere­-P <rlo diverso dal Padre. Egli stesso infatti ci ha inse-

// 'Ia~o: « Nessuno può venire a me se il Padre non lo ( /~ j:>Ia ~tt~atto >> 2,w; dur:qu~, ~a ~:ma parte il Padre por­," 1. '/1! al hgho, dali altra Il F1gho mtroduce al Padre: ciò , ;~ 1 :J.OStra che la divinità è unica e identica.

. V(:niamo alle parole « Progrediva in età e sapien- 2 >> 261

- Osserva che essendo egli la Sapienza di Dio, . p .Il manca di sapienza. Ma siccome egli si esinani pren-

/ J' ndo forma di schiavo 262, si svuotò non per subire

/ '~';~J~;-:J.iilltzione dalla sua pienezza, ma per mostrarla tra­/f/,J.Sa dal cielo nell'umanità, nella fucina di Maria. La 3

; / J c? ~~ittt,ra infatti dice: « Profumo esinanito è il tuo no-/ · f.; >> 26

: (non « profumo che si spande »); « profumo

257 lVIt. 16, 14. 258 lVI t. 16, 15-16. 259 <iv. 14, 6. 260 Gv. 6, 44.

/' 261 te. 2, 52. // 262 lìil. 2, 7. /'" 263 C an t. l, 2. /

Ancora della fede 40, 4-8; 41, 1-5 101

che si esinani » venendo dal cielo sulla terra; dalla ter­ra su Maria; da Maria in cui fu concepito nell'incar­nazione a Betlemme dove fu generato; da Betlemme a Nazaret dove venne ad abitare; da Nazaret a Cafar­nao; da Cafarnao a Gerusalemme e sul suo mare. Cam­minò sulle acque, venne nelle parti di Tiro, a Naim e in Giudea, a Gerico e in Betfage, in Betania e a Geru­salemme, al tempio e sul monte degli Olivi, al Getse­mani e in casa di Caifa, al pretorio e in casa di Erode, al luogo detto Golgota, al sepolcro, e persino all'infer­no; sulla terra dopo la risurrezione e infine in cielo. Ecco come Dio si esinani di vaso in vaso, lasciando il 4 suo odore in ogni recipiente; come l'avvento del Cristo dal cielo santificò sulla terra quelli che veramente lo accolsero.

Egli è la montagna, come dice Daniele, la grande 5 montagna, già piccola « pietra staccatasi senza l'inter­vento di mani » 264 (tipo della concezione senza inter­vento di seme virile), poi diventata sempre piu grande. Questa pietra prese dimensioni sempre piu grandi e di­ventò grande montagna. Non circoscritta da luogo, es­sa riempie di sé tutta la terra. Cosi egli, la Sapienza 6 fattasi uomo, estende la sua potenza sul mondo co­spargendo tutta la terra di grazia ancora « progreden­do in età e sapienza ».

Eppure della Sapienza del Padre (che insegna agli 7 uomini la scienza della parola, innestando in loro l'orecchio si che possano udire) si dice che da bambi­no non seppe «chiamare babbo e mamma», acquistò « le ricchezze di Damasco e le spoglie di Samaria » e altro ancora. Come mai? Perché fu generato dal seno 8 di una donna. Se avesse subito parlato distintamente e avesse pronunziato le parole chiaramente come un bambino già cresciuto, lo si sarebbe creduto non un

264 Dan. 2, 34.

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102 Epifani o

vero uomo, bensi un essere straordinario con apparen­za di uomo non concepito però nella carne. Sopportò invece di essere piccolo in età per non fare scompari­re i segni connessi con la sua vera umanità.

41. Il Padre è garante del Figlio, Pontefice tra Dio e l'uomo, come un re lo è della sua prole regale

Andando a caccia di altri passi della Sacra Scrit- 1 tura per impugnarli, non fanno che imbastire obiezio­ni senza costrutto. Vanno blaterando: in che senso mai sta scritto <<Considerate il Sommo Sacerdote della no­stra confessione, fedele a colui che l'ha costituito ta­le » 265

, e poi si dice « Sia noto a voi tutti, popolo d'Israele che questo Gesti da voi crocifisso è stato da Dio costituito Signore e Cristo>> 266

• Davvero ci meravi- 2 glia molto il fatto che essi si applichino ad accostamen-ti del genere senza comprendere il vero significato dei passi. L'espressione infatti << Considerate il Sommo Sa­cerdote, fedele a colui che l'ha costituito tale >> non ha nulla a che vedere con la sua divinità.

Nella Sacra Scrittura parla sempre lo stesso Dio 3 che venne ad incarnarsi. Egli parla sempre senza di­storsioni e tortuosità, ma solo « quelli che hanno intel­ligenza l'hanno presente e ne trovano retta la scienza>>. Di qui l'invito: «Preferite la dottrina all'argento >> 267

; 4 perché chi non accoglie la divina dottrina, cioè la vera fede, trova tutto «tortuoso e perverso>>, mentre chi la comprende e conosce rettamente trova tutto retto ed irreprensibile.

L'Apostolo per smentire le loro insinuazioni cosi 5 si espresse: «Ogni Sommo Sacerdote, il quale è as-

265 Ebr. 3, l. 266 Atti, 4, 10. 267 Prov. 8, 9-10.

Ancora della fede 41, 6-8; 42, 1-6 103

sunto di tra gli uomini, viene costituito a vantaggio degli uomini, affinché offra doni e sacrifici» 268

• L'Uni- 6 genito è perciò venuto per essere Sommo Sacerdote a vantaggio degli uomini; ha assunto la nostra carne per­ché, essendo egli uno di noi, potesse a vantaggio nostro offrire se stesso a Dio suo Padre e « chiamare fratel-li » 269 i suoi discepoli. In quale funzione poté effetti­vamente farlo? In quella di Sommo Sacerdote; come sta scritto: «Considerate il Sommo Sacerdote, fedele a colui che l'ha costituito tale » 270

Per usare un esempio, piuttosto impari, interpel- 7 liamo un re sulla identità del proprio figlio, osando cosi interrogarlo: «Chi è costui?». Dopo aver sentito dal padre la giusta dichiarazione, che veramente è suo figlio, insistiamo: «Ma proprio figlio per il fatto che tu l'hai generato? ». Alla sua protesta che si, insistiamo ancora: <<Perché l'hai generato?». Certo risponderà: « Per avere in lui un re che mi succeda » 271

• Né parlan- 8 do della sua futura dignità vuoi negare la precedente sua figliolanza, perché dicendo della seconda non di­strugge la prima. Ebbene, cosi pure Dio Padre generò il Figlio fuori persino dell'inizio dei tempi: << lo fece Sommo Sacerdote» quando egli si incarnò.

268 Ebr. 5, 1. 269 Ebr. 2, 11. 27o Ebr. 3, l. 211 Cf. l-I aer. 68, 39.

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104 Epifani o

42. Nella Scrittura ora si parla di Sapienza increata ed ora di sapienza creata; l'espressione " la sapienza mi creò " è forse da intendere nel senso positivo di virtli creatrice impersonale di Dio

A questo punto si appigliano all'espressione bibli- 1 ca « Il Signore mi creò all'inizio delle sue vie per le sue opere » 272

In primo luogo questi pretenziosi non sanno nean­che il titolo del libro che è appunto « Parabole di Sa­lomone», e nella parabola ciò che si dice non coincide totalmente con ciò che si vuoi significare. Basti pensare 2 alle parabole che raccontò nostro Signore Gesti Cristo. Evidentemente il significato letterale delle parabole non corrisponde a quanto ci si vuoi proporre. Prendia- 3 mo quella che dice « il regno dei cieli simile a un gra­nello di senapa » 273

, ed esaminiamola per parti secondo le nostre modeste capacità. È chiaro che per regno dei cieli letteralmente s'intende un luogo dagli spazi im­mensi; ma forse che un granello di senapa può conte- 4 nere come un luogo vero e proprio il regno di Dio Pa­dre, del Divin Verbo suo Figlio, dello Spirito Santo Dio, gli Angeli e gli Arcangeli con le altre milizie spiri­tuali, Abramo e Isacco, Giacobbe e tutti i santi?

n linguaggio metaforico si esprime per figura, an­che quello delle parabole evangeliche: della donna che 5 aveva dieci dracme, ne perdette una e col lume acceso la ritrovò 274

; della rete lanciata in mare 275; del seme

sparso nella terra 276• Poiché il senso delle Parabole è

espresso per figura, non dobbiamo prendere quello let­terale. Noi quindi non sappiamo se veramente Salo- 6

272 Prov. 8, 22. 273 Mt. 13, 31. 274 Le. 15, 8. 275 Mt. 13, 47; 13, 24. 276 Mt. 13, 3 ss.

Ancora della fede 42, 7; 43, 1-10 105

mone, autore delle «Parabole», nel passo surriferito si riferisca al Figlio di Dio.

C'è sapienza e sapienza. L'Apostolo ne conobbe di- 7 verse: quella di cui parlò dicendo che « il mondo non conosce Dio con la sapienza di Dio» 277

; quella di cui parlò dicendo che « Dio condannò come pazzia la sa­pienza del mondo» 278, ovvero affermando di esprimersi « non con la sapienza della carne ma nella potenza di Dio » 279 Salomone invece parlò di quella sapienza del cui fascino s'innamorò e che fece sua sposa 280 (Giobbe si domandava: « da che parte trovarla, in quale luogo della saggezza») 281 • Ma parlò di quella «disprezzata del povero » 282, della « sapienza raddrizzata da lui » 283

, op­pure della «Sapienza del Padre che è l'Unigenito ,, ?284

43. La sapienza dei Proverbi è da intendere in senso positivo, ma ora come dono creato ora come Persona Divina: fu creata e fondata oppure generata e man­data dal Padre

Che dire allora? Secondo loro la Sapienza è il Pa- l dre e il Figlio non procede dal Padre come Dio Verbo e Sapienza; il Padre in se stesso non avrebbe ma sa- 2 rebbe la Sapienza perché diversamente non si potreb­be spiegare l'espressione « solo sapiente Iddio invisibi­le , 28s, cioè Sapienza assolutamente superiore all'uma­na comprensione e investigazione. Di fatto Dio elargi

277 1 Cor. l, 20-21. 278 1 Cor. 1, 25. 279 2 Cor. l, 12; l Cor. 2, 4. 280 Sap. 8, 2. 2s1 Giob. 28, 20. 282 Eccle. 9, 16. 283 Sap. 7, 15. 284 1 Cor. l, 30; Prov. 29, 3. 285 1 Tim. 1, 17.

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106 Epifania

la sapienza a Salomone, ricolmò di sapienza Beseleel 236,

e sta scritto che « i sapienti nascondono per pudore la loro scienza» 287

, e sono scritte tante altre cose sulla 3 sapienza, che mi astengo dal citare; tuttavia la sapienza del Padre è unica nel suo genere, né a lei si può para­gonare altra sapienza.

Che il passo di Salomone si riferisca a Dio-Sapien- 4 za non posso assolutamente affermarlo o negarlo; solo Dio lo sa, e !asciamone a lui il sapere. Tuttavia il discor­so su Dio che« la creò all'inizio delle sue vie per le sue opere, la stabili generandola dai primordi e la generò prima di tutti i monti '' 288 a mio parere sarebbe eviden­temente forzato e contraddittorio se applicato al Ver­bo. Se poi è generata, come può dirsi creata? Se è 5 creata non è generata, perché, per noi, ciò che è gene­rato non è creato e ciò che è creato non è generato; 6 noi, e le cose che vengono da noi, siamo creature. In Dio increato ciò che è generato è increato; infatti in 7 quanto genera non crea. Se si dice che l'ha generata dopo averla creata, mi domando come si possa gene­rare in un secondo tempo quello che in un primo è stato creato, tranne che non si parli del Verbo nel- 8 l'economia della carne.

In tal senso la Scrittura porrebbe prima quello che è prossimo alle creature e in seguito quello che è dal principio. Avrebbe cosi cominciato col parlare della 9 carne per convincere gli uomini, piu prossimi alla car­ne, perché dalla carne creata assieme all'anima nel seno di Maria 289

, quando il Verbo appunto si fece per noi carne, ebbero inizio le vie della giustizia annunziata dal Vangelo. Poi avrebbe detto che il Dio supremo alla fine dei tempi assumerà tutto ciò che è inferiore. Ma 10

286 Es. 31, 3; l Re, 4, 25. 287 Prov. 10, 14. 288 Prov. 8, 22. 289 Gv. l, 14; Prov. 16, 7.

Ancora della fede 44, 1-6; 45, 1-2 107

se parliamo del Verbo disceso sulla terra dal seno del Padre celeste che verrà di nuovo per porre fine alla nostra economia alla fine dei tempi, allora il Verbo non è creatura, non sia mai; né la Sacra Scrittura, nella ma­niera piu assoluta, ha ingenerato nella nostra mente tale stortura.

44. Il testo di Aquila e quello ebraico possono concor­dare; il primo forse dice " creò , nel senso che ha in ebraico il verbo: " si acquisf" come mediatore

Gli ermeneuti però non si trovano di fronte ad un l termine sicuramente tradito. Aquila infatti scrive « il Signore mi acquistò>>, perché nel testo ebraico lesse « Adonai kanani >> che significa proprio questo. Cosi pure l'uso ci fa dire invece di generare « comprare un figlio ». Ma neanche Aquila centrò il vero significato. 2

L'espressione « A donai kanani » infatti può anche interpretarsi «il Signore mi allevò da bambino>>, nel senso in cui Pietro riferi esplicitamente le parole « que­sto Gesu che voi avete crocifisso>> 290

, «questo Gesu >>, al celeste Verbo Divino che prese umana carne nel seno di Maria, al Signore del cielo che si deve dire uomo per­ché nato da Maria; in Gesu infatti si compi allora la 3 creazione: «Nella morte della carne- dice Pietro -e nella nuova vita secondo lo spirito» 291

, « il Cristo ha per noi sofferto nella carne>> 292

, «Cristo appunto -soggiunge Paolo - quanto alla carne '' 293

• Lo stesso Sal- 4 vatore poi nel Vangelo disse: «Voi cercate di uccidere l'uomo in me che vi ha detto la verità 294 udita dal Pa-

290 Atti 2, 36. 291 1 Pt. 3, 18. 292 l Pt. 4, l. 293 Rom. 9, S. 294 Gv. 8, 40.

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108 Epifani o

dre » 295, sottolineando il fatto che non pati come Figlio

del Padre disceso dal cielo ma solo nella natura uma­na e terrena. Il che concorda con l'espressione di Pao- 5 lo, l'apostolo santo: «C'è un solo Dio e un solo media­tore tra Dio e gli uomini, un uomo, Gesti Cristo» 296

,

«lui che non riputò una preda l'essere uguale a Dio; esinanf invece se stesso, prendendo forma di schia­vo» 297

• Evidentemente si rivelò uomo: però non sem- 6 plicemente uomo, ma anche «mediatore tra Dio e gli uomini» in quanto sta di mezzo tra l'uno e gli altri; in rapporto a suo Padre Dio che lo ha veramente genera­to e in rapporto agli uomini di cui assunse la natura nascendo da Maria senza seme virile. In tal modo me­diatore tra Dio e gli uomini, pur fattosi uomo resta Dio, e benché Dio immutabile per essenza, media tra l'una e l'altra natura perfettamente distinte.

45. Gesu è Dio non in senso metaforico; metaforica­mente invece è detto via, porta, ecc.

Tornano ad insistere e si appigliano fraintenden- l dolo al passo biblico che dice: «Non riputò appropria­zione per rapina il farsi uguale a Dio ». Citano queste parole che non intendono affatto solo per polemizzare. Ora la Scrittura non vuoi dire che « si appropriò per rapina», ma dice che «non riputò appropriazione per rapina il farsi uguale a Dio ''· Egli cioè era per natura 2 uguale a Dio (se non lo fosse stato, infatti, perché dire che prese forma di schiavo?), e l'espressione che cita­no dice tutto lo stupore per un fatto cosi nuovo e straor­dinario. Era infatti uguale a Dio e si umiliò prendendo forma di schiavo, non per rendere schiava la libertà,

295 Gv. 15, 15. 296 l Tim. 2, 5. 297 Fil. 2, 6 s.

Ancora della fede 45, 3-5; 46, 1-6; 47, 1 109

ma per liberare dalla schiavitu coloro di cui prendeva la natura purché gli corrispondessero.

Anche i Giudei ne diedero testimonianza. Quando 3 infatti egli senza timore o esitazione si proclamò davan-ti a loro uguale a Dio proclamando con sicurezza e so­lennità: « Se non lo dicessi sarei come voi bugiardo» 298

,

essi gli risposero: «Non ti uccidiamo per un'opera buo­na, ma perché tu, essendo uomo, ti fai uguale a Dio» 299

A questo punto si trincerano dietro il senso meta- 4 forico. Dicono 300 di doverlo fare anche in questo caso solo perché la Scrittura è solita spesso parlare di lui metaforicamente. Né si può negare che egli sia stato detto per figura porta e pietra, colonna e nube, leone e pecora, lucerna o lampada o sole, angelo e verme, roccia angolare e via, toro e vitello, e simili. Ovviamente nean- 5 che noi neghiamo che tali attribuzioni siano vere solo in senso metaforico; sappiamo però in quei casi perché cosi si è espressa la Scrittura: è via per la quale cam­miniamo verso il Regno, all'incontro di lui e del Padre; è porta perché per lui vi entriamo; è colonna in quanto su di lui si basa la nostra fede; è roccia in quanto nien­te lo può smuovere; è pietra in quanto è stato posto alle fondamenta; è sole di giustizia perché ha illumi­nato le nostre menti ottenebrate.

46. L'umanità creata del Verbo incarnato è reale come la sua divinità per generazione fuori del tempo e della passibilità

Allora si appigliano a un altro punto della Scrittu- 1 ra che parla della sua umanità creata, per esso confer­mandosi nel dirlo creatura. Ho già spiegato 301 l'uso di

298 Gv. 8, 55. 299 Gv. 10, 33. 300 Cf. Haer. 69, 34 ss. 301 L'argomento sarà svolto in Haer. 69, 36.

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110 Epifania

certi attributi a lui dati in modo per sé enigmatico ma perspicuo se considerati nel senso reale che hanno in rapporto a noi. Ma ci dicano che vantaggio c'è nel dirlo creatura. Dirlo per metafora porta ovviamente ci aiuta 2 a vedere in lui l'accesso a Dio; dirlo via serve ad inten­dere che non c'è altra via per non errare che quella che percorriamo con lui. Ma dirlo creatura perché mai? Forse che ci è utile? Si, risponde il petulante contro- 3 versista; perché altrimenti, non chiamando lui creatu­ra, attribuiresti al Padre le svariate passioni che di fat­to ha chiunque genera: moti di tensione, rilassamen­to, distensione, eiaculazione, erezione e cose del genere.

Oh, che pensieri perversi, e per nulla aderenti alla 4 realtà divina. Su Dio chi potrebbe pensare tali follie? Con che temerarietà fantasticare cosi? Certo neppure un demonio; egli non sottilizza a questa maniera. Quan- 5 do si confessa il Padre, si crede soltanto che egli ha ge­nerato il Figlio, non che la divinità abbia subito ere­zioni o che sia stato fisicamente gravido; resta sempre vero quanto sta scritto: « Dio è spirito » 302 ; e lo spirito 6 non è soggetto ad eiaculazione, perdita di parti, ten­sioni, detrazioni, distensioni e cose del genere. Come il Padre è spirito, cosi ha generato spiritualmente il Fi­glio, Dio e Verbo, fuori del tempo, di ogni comprensi­bilità e di ogni inizio.

47. Il Padre come sole irradia il Figlio, ma senza per­dere nulla della sua energia

Per convincere di falso costoro che cosi argomen- l tana, prenderemo le parole che essi adoperano per di­mostrare il contrario di quello che essi dicono e dichia­rare le loro infami argomentazioni assolutamente prive di valore probante.

302 Gv. 4, 24.

Ancora della fede 47, 2-5; 48, 1-7 111

La creatura è incommensurabilmente, infinitamen­te diversa dal suo Signore. Prendiamo l'esempio di 2 tanti che nel deserto non avendo piu fuoco sanno pro­curarselo. Riempito d'acqua un recipiente di vetro e messavi vicino della materia infiammabile di lino o di stoppa, espongono tutto ai raggi del sole, sicché il fuo­co dei raggi sul vetro passi al materiale posto vicino. Esso certo, da una parte, procede dal sole; dall'altra, si appicca alle cose 303

; ma forse che il sole di cui esse par­tecipano è stato decurtato, scemato, diminuito? No, ri­sponderanno.

Se quindi il sole che è una creatura non subisce di- 3 minuzioni, quanto meno Dio, che è infinito, incompren­sibile, incorruttibile nel generare da sé. Non per pas­sione, non per divisione né per deficienza, ma con quel­la perfezione che è degna di lui, il Perfetto genera il Perfetto. Da un solo fuoco naturale prendono molte 4 luci, senza diminuzione del primo fuoco che alle secon­de si comunica; eppure la natura di esso può essere composta di molte parti luminose, come di lumi e fiac­cole. Non cosi la divinità, non sia mai 304

• Perché il Ver- 5 bo non viene ad aggiungersi per accessione al Padre; ma il Padre rimane sempre Padre; il Figlio, Figlio; lo Spirito Santo, Spirito Santo.

48. Il creazionismo biblico si oppone all'emanatismo manicheo, e considera le creature come frammenti del pane moltiplicato da Cristo o come raggi del medesimo sole creato da Dio

Pazzesco è il discorso che fanno i Manichei sulle l orme di Mani. Dicono che le anime procedono dalla co-

303 E. qui mostra di conoscere bene l'usanza dei beduini. 304 Il creazionismo si oppone all'emanatismo platonico o

gnostico-manicheo e al materialismo stoicizzante.

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112 Epifania

Ionna di luce facendo un sol corpo con essa e poi, libe­rate dai corpi, ritornano a formare una sola sostanza nella medesima colonna, secondo una maniera di con­cepire la creazione davvero fantastica. No, non questo 2 dice il V angelo dei cinque pani che il Signore fece spez­zare per sfamare cinquemila, senza permettere che ne andassero perduti i resti, secondo che sta scritto: « Rac­cogliete i frammenti affinché nulla si perda>> 305

• Rac- 3 colsero una gran quantità di frammenti - sta scrit­to - e in un insieme unico ma di molte ceste.

Non è qui nostro proposito presentare a mo' di tipo 4 o di allegoria il detto episodio evangelico, confrontan­dolo col riferito esempio del sole. Perché non conside­riamo le anime alla stregua di detti pani e frammenti, non sia mai, né vogliamo considerare Dio uguale al sole da lui creato, o l'Unigenito uguale all'irradiazione del sole su quella stoppa. Ma vi è un punto di somi- 5 glianza con la realtà delle anime, generate (non per ri­congiungersi all'unica anima, non sia mai) per raggiun­gere le dimore divine di cui sta scritto: « Presso il Pa­dre vi sono molte dimore » 306

; non ammucchiate in un coacervo, ma ognuna con la propria individualità.

D'altra parte, quando diciamo che Dio ha generato 6 il suo Figlio Unigenito, non gli attribuiamo, come essi bestemmiano perversamente, alcuna passione. Poiché chiunque genera si svigorisce nello sfogo della sua pas­sione, ed è vero pure che non bisogna parlare di crea­tura e di generato nel senso che essi danno a tali ter­mini, per non attribuire a Dio né fatica né passione.

Ma siamo andati a prendere noi da qualche parte il nome di Figlio? Perché, insomma, egli ha il nome di Figlio? Non abbandoniamoci a quesiti della ragione 7 umana, a ragionamenti terreni. Non è certo saggezza, ma empietà parlare di Dio attribuendogli le nostre

305 Gv. 6, 12-13; cf. Gv. 6, 9 ss. 306 Gv. 14, 2.

Ancora della fede 48, 1-5; 50, 1-4 113

umane passioni, poiché la divina sapienza dice: « I miei pensieri non sono come i vostri >> 307 e ancora: « Non è come uomo lui, Dio» 308

49. Il Figlio non è dell'ordine creaturale; scelse per in­carnarsi Maria e in lei scelse la casa di Giacobbe: egli è eletto per natura

Quindi la finiscano di bestemmiare ed apprenda- l no dallo stesso Padre chi è il Figlio: «Questo è il mio figlio diletto in cui ho posto le mie compiacenze>> 309; e prima che si incarnasse: « Tu sei il mio figlio diletto, il mio eletto>> 310

; e nella Cantica: «Eletto fra miriadi >> 311 •

Dicano loro da che parte sia avvenuta l'elezione, ma 2 senza stoltamente interpretare l'elezione nel senso di una scelta per grazia. Essi negano che sia eletto per natura. Mi dicano chi c'è simile a lui, perché possa dir-si esaminato e poi scelto tra molti. Se infatti il Figlio 3 è Unigenito, non c'è chi a lui possa dirsi uguale o paragonabile: « Chi sarà simile al Figlio tra i figli di Dio?>> 312.

La Scrittura infatti conosce dei figli per grazia, ma nessuno che a lui si possa eguagliare nell'essere figlio per natura. È evidente poi da chi è stato scelto e da 4 parte di chi è avvenuta l'elezione. Molte miriadi di don­ne c'erano sulla terra, ma solo Maria « trovò grazia >> 313

presso Dio che in essa scelse la sua santa carne. Per il 5 suo Figlio invece disse «mi sono compiaciuto>>, come David aveva detto (in persona degli Apostoli che cre-

307 Is. 55, 8-9. 308 1 Sam. 15, 29. 309 Mt. 3, 17. 310 Is. 42, 1; 44, l; Mc. l, 11. 311 Cant. 5, 10. 312 Sal. 88 (89), 7. 313 Le. l, 30.

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114 Epifani o

dettero nel Signore e ne annunziarono alle genti lieta­mente la grazia): « Soggiogò i popoli sotto di noi, il vanto di Giacobbe che predilesse» 314

, profetando della 6 purezza di colui che è e fu il vanto di tutta la casa di Giacobbe, della carne prescelta perché vi fosse per ope­ra dello Spirito Santo concepito da Maria. Questa la economia della carne di cui il Padre proclamò il compi­mento dal cielo a Giovanni Battista. Il Padre infatti si era compiaciuto di quella carne assunta dal Cristo, ri­masto Dio di natura infinita pur dopo il suo avvento in essa.

50. Cristo è il prediletto, per se m quanto vero Figlio del Padre, per noi in quanto in lui siamo amati da Dio; la Scrittura non lo dice mai creato

L'Apostolo lo dice «Figlio diletto»: «Egli ci ha 1 sottratti al potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo Figlio diletto » 315

Qui gli stolti, non comprendendone il significato, 2 dicono che l'espressione suppone un progressivo amore per il Figlio da parte del Padre. Non sanno, gli ignoran­ti, confrontarla con un'altra espressione in cui l'Apo­stolto afferma che Dio ama noi nel Cristo 316 (cioè nel suo diletto vero Figlio unigenito), poiché il Padre è 3 Amore come il Figlio è Amore: Amore da Amore. Quin­di il « Figlio diletto » è il Figlio dell'Amore per se stes­so, ed anche per noi perché il Padre ci amò in lui fino a dare per noi il suo Figlio Unigenito.

Egli né si affatica creando, né patisce generando. 4 Non affastellino bestemmie, cosi vaneggiando a loro danno; perché se il Figlio fosse una creatura non do-

314 Sal. 46 ( 47), 4-5. 315 Col. l, 13. 316 Ef. 2, 4; 2 Cor. 5, 19; l Gv. 4, 10-11; Gv. 3, 16.

Ancora della fede 50, 5-6; 51, 1-5; 52, 1 115

vrebbe essere adorato (proprio come essi pretendono), dato che è pazzesco adorare una creatura, non osser­vare il primo comandamento: «Ascolta, Israele, il Si­gnore è il tuo Dio, il Signore è uno solo» 317

Se il Verbo di santità è oggetto di adorazione non 5 è una creatura. Ora, di fatto fu adorato dai discepoli ed è adorato dagli angeli: «Lo adorino tutti gli an­geli di Dio» 318

, «Ti adorerò, Signore, mia forza» 319•

Dunque la cosa che noi affermiamo non ha bisogno di 6 tante prove ed è inoppugnabile di fronte a qualsiasi pos­sibile contraddittore. Ne indichi qualcuna chi odia a tal punto il Figlio di Dio da volerne scovare il fonda­mento nell'Antico o nel Nuovo Testamento; se ce l'ha la produca: dove sta scritto che il Padre abbia detto «Ho creato mio figlio», o che il Figlio abbia detto «il Padre mi ha creato»? Nei 1162 capitoli dei 4 Vangeli, da cima a fondo, il Figlio parla, e a lui il Padre, ma non si è mai sentito dire, al Figlio: «Mio Padre mi ha crea­to», e al Padre: «Mi son creato un figlio» oppure: « Ho creato mio Figlio ».

51. Il corpo di Cristo va adorato come va onorata la porpora ovvero il trono di un re

Ma il presuntuoso si metterà ad altercare cosi: - 1 Che ne pensi dunque del corpo assunto da Maria? Ma­ria era o non era una semplice creatura? Certo, gli ri­spondo, lo ammettiamo anche noi; era una creatura, generata da un uomo e da una donna. Allora, egli insi­ste, adori o non adori il Salvatore nel corpo che egli ebbe da Maria? Come no? - rispondo - Se non lo adorassi non potrei avere la vita. Ecco, conclude, tu adori il corpo che è una creatura.

317 Deut. 6, 4. 318 Sal. 96 ( 97), 7. 319 Sal. 17 (18), l.

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116 Epifania

Questo è proprio un discorso da pazzi. Tutti 2 infatti 320 si prosternano pure davanti all'imperatore rivestito di porpora, ma nessuno si domanda se og­getto di adorazione sia la porpora o piuttosto l'impe­ratore. È evidente che oggetto di adorazione è l'im­peratore, ma con lui veneriamo la porpora che egli porta; quando poi se la toglie e la mette al suo posto, 3 nessuno si prosterna dinanzi alla porpora. Inoltre quando spesso l'imperatore siede sotto il baldacchi­no sul suo trono, quelli che debbono fare l'adora­zione vengono a prosternarsi 321 dinanzi all'imperatore in trono con il suo baldacchino, ma quando egli si sia alzato nessuno piu si prosterna dinanzi a quel baldac­chino o al suo trono. Nessuno poi, quando vuoi fare l'adorazione dell'imperatore sotto il suo baldacchino, è cosi pazzo da dirgli: « Esci dal tuo baldacchino, per­ché ti possa prestare adorazione ».

Similmente nessuno può dire all'Unigenito: «Esci 4 dal tuo corpo, perché io possa adorarti ''• ma ognuno adora l'Unigenito col suo corpo, l'Increato col santo tempio che è venuto ad assumere. Nessuno dice all'im- 5 peratore di alzarsi dal suo trono per essere da solo oggetto di adorazione, ma ognuno con l'imperatore ado­ra il suo trono. Quindi si adora il Cristo con quel corpo che fu sepolto e risuscitò.

52. La generazione del Figlio di Dio è di ordine tutto suo proprio

Dici dunque - obiettano - che il Padre generò il 1 Figlio per atto della volontà? o senza atto di volontà? Ma il Verbo fu da sempre e prima del Verbo non esi­steva il tempo!

320 L'analogia ovviamente è conforme in minima parte alla realtà dell'unione ipostatica.

321 Il costume di prosternarsi per adorare l'imperatore è qui considerato pacifico.

Ancora della fede 52, 2-5; 53, 1-2 117

Anche gli Ariani 322, infatti, dicono che il Figlio di

Dio è stato generato fuori del tempo, benché lo faccia­no per illudere. Negano la generazione eterna e si li­mitano a dire che non ci fu « una volta » quando non c'era, quasi che la locuzione « una volta » non indichi «un tempo». Basta riflettere sul senso letterale per 2 convincerli di ignoranza: « una volta » infatti nel lessi­co ha il significato di tempo. Dicendo dunque che non esprima tempo cadono in contraddizione con quel che la loro mente pensa, e sono anzi in malafede. Usano le parole come cavilli pervertitori del pensiero, come ar­mi da impugnare contro il Figlio di Dio, senza arrossi­re della loro credenza assolutamente opposta al con­cetto di divinità per la natura del Padre.

Questi generò il Figlio per atto della volontà o sen- 3 za atto di volontà? 323 Dicendo « senza atto di volontà » i~sinuiamo che la divinità sia sottoposta a necessità; dicendo « per atto della volontà » ammettiamo che pri­ma del Verbo ci fu la volontà, antecedente al Verbo sia pure di un istante, di un momento, di una minima fra­zione di ora o di tempo. Ma cosi cadiamo nel loro er­rore. Dicendo «generò senza atto di volontà» però si sottomette la natura divina alla necessità, quasi che essa non abbia il libero arbitrio. Quindi nessuna delle 4 tue due ipotesi, superbe, possono farsi per Dio; non sono dell'ordine della natura divina.

Dunque generò né per atto di volontà né senza atto di volontà, ma per eminente vigore di natura, di quella divina natura che supera lo stesso volere, non soggetta a tempo, non sottoposta a necessità.

322 Cf. Haer. 69, 26. 70. 323 Cf. Haer. 69, 9, dove è riportata la lettera di Ario ad

Eusebio di Nicomedia: « Noi diciamo che il Figlio non è affat­to ingener~to o parte di Ingenerato o da supposta materia, ma affermiamo che egli è e sussiste per volontà e decisione del Padre».

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118 Epifani o

In noi infatti non v'è nulla che non passi all'atto: 5 « una volta » non eravamo, << prima » vogliamo e << poi » eseguiamo ciò che facciamo, ovvero se non vogliamo non c'è quel che « non ancora >> abbiamo fatto. In Dio invece tutto è in atto, pacifico, perfettamente compiuto; egli generò colui che è da sempre senza un atto della volontà, generò da sé il suo santo Verbo che è Dio per quel vigore di natura che è di ordine eminente, inef­fabile.

53. Le proprietà della natura divina sono incomprensi- 1 bili ali 'esistente

Mi viene da fare le piu alte meraviglie, o figli della fede e della Chiesa, dinanzi agli errori di questi litigiosi quando stravolgono in senso figurato la verità secondo lettera, e in senso letterale ciò che è detto in senso figurato. Infatti, si rifiutano di dare alla genera­zione del Figlio il senso letterale, dicendo che è gene­rato ma non come gli altri generati; e invece quanto 2 all'attributo di creato, seppure gli fosse mai dato, lo interpretano in maniera estranea alla sua divinità. Con la verità della lettera distruggono la verità del senso.

Infatti leggiamo di Isaia che disse di « aver vedu­to il Dio degli eserciti >> 32

\ del << Signore che apparve a Mosè >> 325, del <<Signore che apparve ad Abramo» 326

, di « Daniele che scorse in visione l'Antico dei giorni >>m, e simili. Leggiamo che ad Ezechiele apparve il Signore e disse: <<Ho veduto il volto di Dio>> 328

• Costoro afferma-

324 Is. 6, 1. S. 325 Es. 3, 2. 326 Gen. 12, 7. 327 Dan. 7, 9. 328 Ez. l, 4. 26 s.

Ancora della fede 53, 3-8; 54, 1-3 119

no che ciò non corrisponde alla realtà, quasi che i Pro- 3 feti intendano trarre in inganno. Partono dal fatto che nel Vangelo il Signore ci insegna che «nessuno ha vi­sto mai Dio » 329 e propongono questo dilemma. Se l'Unigenito ha affermato che nessuno l'ha visto e i Pro­feti affermano di averlo veduto, o deve aver detto il falso l'Unigenito o debbono aver detto il falso i Pro­ti. Secondo questo loro ragionamento, identico a quel- 4 lo dei Manichei, ovviamente le parole dei Profeti sa­rebbero menzognere.

Ma i Profeti non ingannano. Che essi dicano la ve­rità lo affermò il Salvatore che disse: << Eccomi, sono quello stesso che vi ha parlato attraverso i Profeti » 330•

E se è cosi, è questione di intelligenza che deve scoprire il vero sotto il velo del linguaggio figurato. Cosi spes- 5 so del resto va compresa la Scrittura. Vediamo il mare o da un monte o da una pianura, e affermiamo con ve­rità di averlo visto; però se uno dicesse di non averlo veduto, non direbbe una menzogna ma la verità, in quanto non ha ottenuto la piena conoscenza della sua estensione in profondità e in superficie, in volume e in massa. Cosi pure per una fessura guardiamo un uo- 6 mo, ma non ne cogliamo tutta l'estensione; a chi dica di averlo visto non si nega che l'abbia visto, e ad un altro che dica di non averlo visto non si nega che non l'abbia visto. Non abbiamo infatti veduto la verità che nella misura delle nostre capacità; non l'abbiamo ve­duta come essa è in tutta la sua realtà.

Alla stessa maniera i Profeti ricevettero la grazia 7 di vedere come per la fessura stretta della natura cor­porea non di vedere la vera e reale economia nella in­finita totalità; per cui le espressioni della Sacra Scrit- 8 tura si integrano perfettamente tra di loro, sia che esse

329 Gv. l, 18. 330 Agraphon.

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120 Ep:ifanio

dicano che i Profeti videro (e videro veramente) sia che per bocca del Salvatore dicano che « nessuno ha mai veduto Dio>> 331 (perché nessuno ne ha veduto tutta la realtà). Ma egli ne vede non con occhi mortali la na­tura, e diede all'uomo secondo le sue capacità di poter vedere per grazia la sua totale economia.

54. l Profeti videro parzialmente ma veramente, con la mente e con gli occhi, come vide San Paolo il paradiso terrestre

Ma perché nessuno avesse a ciarlare come un istrio- 1 ne, affermando che i Profeti videro con la mente e non con gli occhi, cioè percependo come di notte e quindi non vedendo, Isaia si espresse in proposito apertamen­te: «Oh, me infelice! Sono stordito, uomo dalle labbra immonde tra un popolo di labbra immonde: eppure ho veduto il Signore degli eserciti >> 332

• Disse «vidi con gli occhi>>, non «vidi con la mente». I Profeti, quindi, videro e non videro, in quanto colsero la realtà infinita della verità rivelata veramente, ma secondo le loro capacità.

Molti spiegano allegoricamente anche il paradiso 2 terrestre; e quell'invasato di Origene pretese annunzia­re al mondo la vera interpretazione fantasticando che esso non sarebbe da collocare sulla terra. Si basa sulle 3 parole del santo Apostolo: «So di un uomo, che quat­tordici anni fa, fu rapito ad un terzo cielo, non so se col corpo o fuori del corpo, ecc.,, 333

Non leggere e non parlare di un « terzo cielo >> al di sopra della terra. Egli infatti disse « ad un terzo cielo>>, come per dire che ne parlava una terza volta,

331 Gv. l, 18. 332 Is. 6, S. 333 2 Cor. 12, 2-3.

Ancora della fede 54, 4-7; 55, 1-8 121

non perché ne contasse tre. Perciò aggiunse subito: 4 « So di tale uomo che fu rapito nel Paradiso e udi pa­role che un uomo non può ripetere ». Sia gloria a Dio 5 onnipotente che fra tanti modi ha scelto questo per chiaramente suggerirei con queste minuzie il vero senso dell'espressione. In essa non è riferito senz'altro il ter­mine «cielo» a «Paradiso>>; ma prima disse: «So di un uomo rapito ad un terzo cielo » e poi parlò di sé «rapito nel Paradiso>>. Il secondo nome con l'articolo determinativo corrisponde al primo che indica pure un luogo.

Il cielo o Paradiso è sito come tra un monte e una 6 pianura che si stende tutta attorno al monte. Il pro­prietario che voglia raggiungere il luogo di siffatta pia­nura dall'altra parte del monte, può benissimo fare la sua strada per la medesima pianura onde arrivare dove vuole aggirando senza toccarlo il monte; ma può di­versamente, se vuole, prima salire sul monte e poi rag­giungere quel punto della pianura al di là del monte. Intendi in questo senso le parole dell'Apostolo. In tal 7 senso prima dice di essere salito al cielo e poi di es­serne disceso. Cosi pure sta scritto: « Il mio diletto è sceso nel Paradiso >> 334

; e il Salvatore disse: « Oggi sarai con me in Paradiso» 335

55. Tutto il racconto della creazione va inteso letteral­mente, nell'accettazione dell'ineffabilità del Crea­tore. Il mistero dell'immagine di Dio nell'uomo

Ma se il Paradiso non fosse stato sulla terra, quan- l to scritto nel Genesi non corrispùnderebbe a verità, ma sarebbe da intendere allegoricamente, anzi niente risul-

334 Cant. 7, l. 335 Le. 23, 43.

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122 Epifani o

terebbe vero anche nel seguito e tutto andrebbe spie­gato in senso allegorico.

Le parole « In principio Dio creò il cielo e la ter- 2 ra » 336 non hanno un senso allegorico, ma esprimono cose visibili. Poi creò realmente il firmamento e il mare, i germi e gli alberi, le erbe e le graminacee, gli animali, pesci ed uccelli, tutto il mondo visibile. Creò l'uomo 3 veramente, e lo pose nel Paradiso dopo averlo plasma­to. Lo plasmò ad immagine, ad immagine di Dio.

Non indagare indiscretamente i doni che Dio per 4 grazia ha dato all'uomo. Ci basti non negare che ogni uomo è ad immagine di Dio, ma non siamo curiosi di 5 sapere come siamo ad immagine. Noi non pensiamo che consista negli elementi con cui siamo stati plasma-ti ovvero nell'anima o nella mente o nella virtu. Molti fattori ci impediscono di pensarlo. Ma, d'altra parte, 6 non possiamo affermare che l'essere ad immagine non riguardi sia il corpo che l'anima. Chi ha la fede non può negare che la Scrittura lo affermi; chi non ha la fede non fa che « rendere nullo il dono di Dio » 337

• Dunque l'uomo in qualche modo è ad immagine, ma il come lo sa lui, Dio.

Sebbene infatti affermiamo che egli ha creato l'uo- 7 mo a sua immagine, non ignoriamo che Dio è invisibile e incomprensibile, quindi non possiamo pensare che l'immagine si riferisca al corpo. Come potrebbe que­sto che è visibile, percettibile, soggetto al tatto, essere immagine dell'invisibile e incomprensibile? Neghiamo 8 che il corpo sia ad immagine in quanto - come dice la Scrittura - Dio lo plasmò « con la polvere del suo­lo » 338 e chiamò l'uomo formato di terra non di anima. Infatti solo in un secondo momento « soffiò sul suo vol­to un alito di vita, e cosi l'uomo divenne un essere vi-

336 Gen. l, l. 337 Gal. 2, 21. 338 Gen. 2, 7.

Ancora della fede 55, 9; 56, 1-5; 57, 1-3 123

vente » 339• Intendiamo che Dio creò sia l'anima che il 9 corpo, ma come? La Scrittura dice «soffiò», _m~ nor: possiamo dire che l'anima sia una particella d1 Dw, ne affermare che essa sia estranea a quel soffio. Coi?e con tutta precisione ciò vada inteso, lo sa solta..nto Dw.

56. L'uomo è l'immagine di Dio

Noi crediamo in Dio sempre verace, senza indagini 1 curiose e devianti. Se tu affermi che l'essere creato ad immagine si riferisce all'anima, io ti ricordo che l'Ap?: stola dice: «Viva è la parola di Dio ed efficace e plll tagliente di ogni spada a doppio ta~lio_ e pe~etrante ~no a divisione dell'anima» 340

• Se qumd1 l amma sub1sce 2 divisione e invece Dio è indivisibile, come può l'anim~ essere ad immagine? L'anima infatti non conosce Il futuro invece Dio sa tutto; vediamo naturalmente quel che ci 'sta dinanzi e ignoriamo quel che ci sta indietro. Eppure se ne concludessi che l'anima no~ è ad ~mma­gine, andresti contro la Scritt~ra che ~hmma l uom~ anima, assolutamente, benché l uomo sm composto di anima e corpo. . . . .

Allora dirai che l'essere ad immagme s1 nfensce 3 alla mente; ma la Scrittura dice: « Sento un'altra leg­ge che mi combatte e mi tiene prigioniero nella mente del peccato che sta nelle mie membra» 341

• Ora,_ come potrebbe essere tenuto prigioniero ciò che è ad Imma­gine? Sta pure scritto: «Canterò con la mente e can-

, l . "t 342 tero con o spin o » . . , . . Se dicessi che l'essere ad immagme e Il vivere se- 4

condo virtu, obietterei. Dimmi, quale virtu esercitò

339 Gen. 2, 7. 34() Ebr. 4, 12. 341 Rom. 7, 23. 342 1 Cor. 14, 14-15.

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124 EpHanio

Adamo prima che Dio lo formasse? La virtu infatti quando Dio lo fece ad immagine, all'inizio, non c'era ancora. Eppure se con ciò dicessi che l'essere ad im­magine non consiste nella virtu, non diresti bene. Poi­ché in quale altra cosa meglio che nella virtu si po­trebbe identificare l'immagine? Eppure, l'uomo fu fat­to ad immagine prima che fosse stato compiuto un atto di virtu; infatti ancora Adamo non aveva comin­ciato a vivere virtuosamente, anzi non era stato ancora creato.

Se dicessi che l'essere ad immagine consista nel- 5 l'essere battezzati, ti domanderei se i santi che non hanno. ricev~to. il ba~tesimo siano stati ad immagine; fin dar tempi di Mose, per la prima volta, il mare fu tipo del battesimo, la cui grazia fu rivelata da Giovan­ni, il cui dono fu definitivamente dato dal Cristo.

57. ~n che cosa consista l'essere ad immagine di Dio, meffabile, non è definibile; ma ce ne fa fede fa sua parola

In tutti gli uomini dunque c'è l'immagine, ma que- 1 sta non è un dono naturale. Essi sono ad immagine, ma la natura umana non è uguale a quella divina. Dio in­fatti: è incomprensibile, inconcepibile, perché Spi~ito ~l di sopra di ogni spirito, Luce al di là di ogni luce; l uomo mvece è soltanto privilegiato da Dio. Non ne- 2 ghiamo che sia a sua immagine, ma affermiamo che ques~a real.tà è un dono di grazia. Per avere una qual­che Idea .dr tale realtà partiamo da un fatto analogo.

Leggiamo nel Vangelo che il Salvatore prese nelle 3 sue mani gli alimenti della tavola, dopo averli presi rin­graziò e disse: «Questo è proprio il mio ... », ne diede ai suoi discepoli ripetendo: «Questo è proprio il mio ... » 343.

343 M t. 26, 26 ss.; Mc. 14, 22; Le. 22, 14 ss.

Ancora della fede 57, 4-6; 58, 1-8 125

Né per questo allora apparve alcunché di uguale o di 4 simile alla sua forma corporea che potesse far pensare alla invisibile divinità; neppure qualcosa che avesse i caratteri delle sue membra. Quel che vediamo ha una forma rotonda, è inerte, passivo: eppure Dio operò di 5 fatto per sua benignità quanto disse con le parole « que­sto è il mio, ecc.». Nessuno nega fede ad esse, poiché chi non lo crede verace in quelle parole decade dalla grazia e dalla salvezza. Se egli parla, noi gli crediamo; 6 e crediamo perché egli l'ha detto. Quindi là riconoscia­mo nostro Signore, onniveggente e onnisciente, onni­namente Dio; Colui che tutto muove, tutto opera, tutto illumina; il Verbo del tutto incomprensibile, eppure per sua grazia datosi a noi.

58. Quel che dice la Scrittura sui fiumi Fison Geon Tigri ed Eufrate, sulla prima coppia umana, è da intendere in senso letterale

Adamo dunque fu posto nel Paradiso o giardino e l mangiò di quell'albero. Del giardino la Scrittura dice che era« nell'Eden, a oriente», e che «dall'Eden saliva una fonte» 344• Non dice« discendeva» perché non pen­sassimo che discendesse dal cielo; infatti se fosse stata sul cielo avrebbe detto « discendeva una fonte ». Sta scritto pure che dall'Eden il fiume « esce» (non « di­scende »), quindi « si divide in quattro bracci; e il primo si chiama Fison », come noi possiamo vedere 2 con i nostri occhi (perché il Fison è il fiume che gli Indi e gli Etiopi chiamano Gange, i Greci invece chia­mano In do); « gira intorno a tutta la terra di Evilat »,

cioè intorno alla piccola e grande Etiopia (le terre ap­punto di Evilat), attraversa la grande Etiopia, scende verso il sud e va a sfociare presso Cadice nel grande Oceano.

344 Gen. 2, 8. 10 ss.

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126 Epifania

Il secondo fiume è il Geon. Lo possiamo vedere per- 3 ché è un fiume reale, non allegorico: scorre infatti giu per l'Etiopia; attraversata la piccola Etiopia, l'Anubiti­de, la Blemmia, l'Assomitide, bagna la Tebaide e l'Egit­to e va a sfociare nel nostro mare. Se qualcuno non ci vuoi credere, senta Geremia che dice: «Perché voi e la terra d'Egitto andate a bere le torbide acque del Geon? » 345•

« Il terzo fiume è il Tigri, che nasce e scorre dinan- 4 zi alla regione d'Assiria» 346

, perché- vuoi dire la Scrit­tura- dopo aver tagliato in due le regioni dell'Anato­lia scorre sotterraneo, ma riemerge dall'Armenia tra le regioni dei Cardiei e degli Armeni come una nuova sorgente, per attraversare l'Assiria.

Il quarto fiume poi è l'Eufrate 347, il quale scorre 5

dapprima sotterraneo proprio alla stessa maniera del Tigri; con esso poi riemerge dall'Armenia e bagna la Persia.

Ora, se il giardino non fosse stato reale, non sareb- 6 be stata reale neppure la fonte. Se non vi fosse stata fonte non vi sarebbe stato fiume; se non vi fosse stato fiume 348 non vi sarebbero i suoi quattro bracci. Se non fosse reale il Fison non sarebbero reali né il Geon né il Tigri; se fosse allegorico il Tigri sarebbe allegorico l'Eufrate. Se diciamo che non fu reale l'Eufrate dicia- 7 mo pure che non furono reali il fico con le sue foglie, Adamo cui fu offerto da mangiare, Eva senza la quale egli non avrebbe mangiato dell'albero. Se nessuno man- 8 giò dell'albero allora Adamo non fu Adamo; e senza di lui non ci sarebbero uomini. Allora la verità sarebbe una favola e tutto l'universo un'allegoria. Eppure Ada-

345 Ger. 2, 18. 346 Gen. 2, 18. 347 Gen. 2, 14. 348 Epistola a Giovanni di Gerusalemme, in Epist. di Giro­

lamo 51, 5, 6, CSEL 54, l.

Ancora della fede 59, 1-4; 60, 1-2 127

mo ci fu, perché da lui proveniamo; siamo tutti sua progenie per successione, e attraverso tante succes­sioni in lui ci riconosciamo.

59. Le generazioni degli uomini ad immagine secondo la Scrittura

Adamo infatti generò Set che aveva il suo aspetto, 1 a sua immagine. È la scrittura che dice «aveva il suo aspetto, a sua immagine'' 349

; perché non si pensi che il protoplasto fosse diverso da quelli da lui generati. Set generò Enos; Enos, Cainan; Cainan, Maleleel; Male­leel, Iaret; Iaret, Enoch; Enoch, Matusala; Matusala, Lamech; Lamech, Noè 350

: fu allora che avvenne il di­luvio, non allegoricamente ma realmente, e mori ogni vivente, rimanendo vivi solo « otto anime » cioè otto uomini 351

• Sentendo parlare di anime, non pensare che 2 non avessero corpi; poiché nominando una delle due componenti umane si vuole indicare tutto l'uomo. La Scrittura infatti dice che Giacobbe discese in Egitto con 75 anime 352

, non certo per escludere i loro corpi, perché di fatto lo seguirono le anime coi relativi corpi. Cosi pure lo scrittore degli Atti degli Apostoli, Luca, dice: « Le anime a bordo eravamo circa ottanta » 353

Siamo anche soliti chiamare gli schiavi «corpi "• e per- 3 ciò si dice di un padrone che ha cento corpi, ovviamen­te con altrettante anime: ma si dice cosi perché i pa­droni umani sono signori dei corpi, non delle anime. Chiamando gli schiavi << corpi » anche se animati, vo-

349 Gen. 5, 3. 350 Gen. 5, 6 ss.; Le. 3, 36-38. 351 l Pt. 3, 20. 352 Atti, 7, 14-15: Stefano accetta la cifra risultante dalla

versione dei Settanta, superiore di cinque a quella del testo ebraico, cf. Gen. 46, 27; Es. l, 5.

353 Atti, 27, 37.

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128 Epifani o

gliamo però dire che i padroni ne utilizzano solo i corpi.

Noè dunque usci dall'arca dopo che aveva genera- 4 to Sem, Cam e lafet. Sem poi generò Arfaxad; Arfaxad, Cainan; Cainan, Sala; Sala, Eber; Eber, Falek; Falek, Ragau; Ragau, Seruch; Seruch, Nachor; Nachor, Tarra; Tarra, Abramo; Abramo, Isacco; lsacco, Giacobbe; Giacobbe, Giuda; Giuda, Fares; Fares, Esrom; Esrom, Aram; Aram, Aminadam; Aminadam, Naassom; Naas­som, Salmon; Salmon, Booz; Booz, Iobed da Rut; lo­bed, lesse; lesse, il re David; David, Salomone dalla moglie di Uria; Salomone, Roboam; Roboam, Abia; Abia, Asaf; Asaf, losafat; losafat, loram; loram, Geo­zia; Ocozia, Gioas; Gioas, Amesia; Amesia, Ozia; Ozia, loatam; loatam, Acaz; Acaz, Ezechia; Ezechia, Manas­se; Manasse, Amos; Amos, losia; losia, Ieconia; leco­nia, Salatiel; Salatiel, Zorobabel; Zorobabel, Abiud; Abiud, Eliakim; Eliakim, Asor; Asor, Sadok; Sadok, Achim; Achim, Eliud; Eliud, Eleazar; Eleazar, Mattia; Mattia, Giacobbe; Giacobbe, Giuseppe 354 •

60. l tempi da Giuseppe sposo di Maria a quelli di Graziano

Giuseppe era vecchio, vedovo della sua prima mo- 1 glie, dalla quale aveva avuto quattro figli maschi -Giacobbe, detto «fratello del Signore» per essere sta­to con lui allevato, Simone, Giuda e Giose - e due fi­glie, Anna e Salame. Vecchio e vedovo, Giuseppe fu de- 2 stinato dalla sorte a sposare la Santa Vergine Maria, «da cui fu generato» secondo la carne, per opera di Spirito Santo e senza seme virile o corporeo contatto, nostro Signore Gesti Cristo 355

• Poiché i figli primogeniti

354 Gen. 11, 10 ss.; Le. 3, 34-36. 355 Mt. 1, 16.

Ancora della fede 60, 3-5; 61, 1-7 129

di sesso maschile e femminile venivano consacrati nel tempio, e si tiravano le sorti perché le suddette vergi­ni del tempio andassero spose a qualcuno, vedovo o ce­libe, della propria tribu. Quindi il Signore Dio fu secon- 3 do la carne della tribu di Giuda, nato dal seme di David e di Abramo, l'anno quarantaduesimo dell'impero di Augustd56

Augusto regnò cinquantasei anni e sei mesi; a lui 4 successe nell'impero il figlio Tiberio che regnò per 23 anni; dopo Tiberio, Gaio fu imperatore per 3 anni 9 mesi e 22 giorni; dopo Gaio, Claudio per 13 anni; dopo Claudio, Nerone per 13 anni; dopo Nerone, Vespasiano per 9 anni; dopo Vespasiano, suo figlio Tito per 2 anni; dopo Tito, suo fratello Domiziano per 15 anni e 5 mesi; dopo Domiziano, Nerva per 1 anno e 4 mesi; dopo Ner­va, Traiano per 19 anni; dopo Traiano, Adriano per 21 anni; dopo Adriano, Antonino Pio per 22 anni; dopo An­tonino, Marco Aurelio Antonino detto anche Vero per 19 anni; Commodo per 13 anni; Pertinace per 6 mesi; Severo per 18 anni; Antonino suo figlio per 7 anni; Ma­crino per l anno; Antonino Secondo, per 4 anni; Ales­sandro, non il Macedone, per 13 anni; Massimino per 3 anni; Gordiano per 6 anni; Filippo per 6 anni; Decio per l anno; Gallo e Volusiano per 3 anni; Galliena per 15 anni; Claudio Secondo per un anno; Aureliano per 4 anni; Tacito per 6 mesi; Probo per 6 anni; Caro, Ca­rino e Numeriano per 2 anni; Diocleziano per 20 anni; dopo Diocleziano: Massimiano, Licinnio, Costanzo, Co- 5 stantino, Costante, Costanzo e Costantino, Giuliano, Gioviano, Valentiniano, Valente, Graziano. Quest'anno si compiono 70 anni dalla morte di Diocleziano; que­st'anno è infatti il novantesimo di Diocleziano, il deci­mo di Valentiniano e Valente, il sesto di Graziano, il terzo del consolato di Graziano Augusto e dell'illustris­simo Equizio, il secondo di lndizione.

356 Rom. l, 3-4; Le. 2, l.

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130 Epifania

61. La storia dell'umanità prende ongme dai fatti nar­rati nelle prime pagine della Bibbia, da intendere tipologicamente

Come abbiamo detto, dunque, siamo tutti discen- 1 denti da Adamo, secondo un ordine di successione che ci è pervenuto; né quanto Dio opera va inteso allegori­camente. Quindi Adamo è esistito, sono esistite le fo- 2 glie di fico, il fico, l'albero della scienza del bene e del male, l'albero della vita posto in mezzo al giardino, il serpente, la disobbedienza, l'obbedienza. Sono esistiti i fiumi, è esistita Eva; e tutto è stato veramente fatto da Dio, perché « tutto è possibile a lui » 357

, che può ren- 3 dere incorruttibili le cose corruttibili e perfette nell'in­corruttibilità le cose della terra. Nessuno può farsene 4 meraviglia; egli infatti ce ne ha dato prova venendo a vestire la sua divinità di una carne corruttibile per offrirei in questa carne da lui assunta un modello di incorruttibilità. Chi contrasterà il suo operato? 3ss.

Guardiamo ora ad un'altro aspetto esegetico. La 5 Scrittura dice che Dio li scacciò dal giardino e pose due Cherubini con la spada fiammeggiante per custo­dire l'ingresso all'albero della vita 359, sicché Adamo ed Eva presero ad abitare dirimpetto al giardino, esclusi dal Paradiso. Ma ciononostante - nessuno si faccia 6 trarre in inganno da parole vuote - « Dio che può suscitare i suoi figli dalle pietre » 360

, poté cambiare esseri corruttibili in incorruttibili e può sempre quan­do lo vuole fare della terra il luogo della quiete, del 7 Paradiso. Poiché terra e cielo non hanno un Dio diver­so, ma tutto è suo, ed egli elargisce come vuole ad ogni essere il dono dell'incorruttibilità.

357 Mt. 19, 26. 358 Sap. 12, 12. 359 Gen. 3, 24. 360 Mt. 3, 17.

Ancora della fede 61, 8-9; 62, 1-9 131

Sappiamo che il corpo di Adamo fu formato di 8 quella terra di cui anche sono formati i nostri corpi, e abbiamo la speranza di una vita eterna e di una ere­dità incorruttibile, perché il corpo del Salvatore nato da Maria mirabilmente s'è unito all'incorruttibilità del Verbo celeste.

Abbiamo collegato e proposto Adamo e Cristo non 9 per voler fare degli aggiustamenti a quanto leggiamo nella Scrittura, ma piuttosto per !asciarci da essa guida­re con semplicità. Vogliamo dimostrarci fedeli a Dio proponendo quel che veramente egli ci ha lasciato scrit­to, allo scopo di offrirei la via della verità per la nostra salvezza. Quanto al comprenderlo non posso che affi­darmi a Dio il quale soltanto penetra l'incomprensibile.

62. Il significato allegorico da Origene dato alle " tuni­che di pelle " è gratuito, perché quello letterale non è per nulla in contrasto con il contesto biblico

Origene propone una lettura mitologica o ben di- 1 versamente tipologica 361

• Secondo questa allegoria (Dio gli perdoni la fantasticheria ammannita all'umanità) le tuniche di pelle che - dice la Scrittura - Dio forni ad Adamo e ad Eva non sarebbero state vere tuniche di pelle. La Scrittura parlerebbe invece di questo corpo di 2 carne, perché il corpo è come una tunica di pelle. Se­condo lui infatti Dio avrebbe rivestito le anime di que­sto corpo, di questa carne, dopo che i nostri progenito-ri disobbedirono mangiando dell'albero. Esegesi dav­vero del tutto insensata! Ecco infatti l'argomento che 3 lo stesso Origene porta: forse che Dio era un pellaio per potere conciare delle pelli, confezionare delle tu­niche per Adamo ed Eva?

361 Cf. Haer. 64, 63; Metodio, De resurrectione l, 29; Episto­la a Giovanni di G. (Girolamo, Ep. 51, 5, 2).

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Simile argomento è da animali senza ragione, de- 4 gno di quegli animali delle cui pelli egli parla. Che cosa era piu facile per Dio: fare dal nulla il cielo e la terra oppure delle tuniche di pelle? Quando mai Dio ha vo­luto fare qualcuno dei suoi miracoli e non vi è riusci­to? Quando mai ha trovato impossibile mutare l'ina­nimato in animato? Egli cambiò la verga di Mosè 362, di 5 legno secco, in un serpente vivo che l'inseguiva e da

. f . 363 d' h cm uggiVa , per Imostrare c e il prodigio era reale non frutto di fantasia. Come mai per il suo popolo, in quarant'anni, le vesti non si sbrindellarono, i capelli non si allungarono a dismisura, i sandali non si consu­marono? 364

• Me lo dicano gli stolti seguaci di questa 6 pazzia di Origene. Quando il Salvatore risuscit-ò dai morti e lasciò nel sepolcro i pannilini 365 , come dice la Scrittura, e si fece vedere da Tommaso in carne ed 7 ossa, mostrandogli le mani e il costato, ovviamente non era senza vesti 366

• E chi dunque gliele aveva confezio­nate dopo la risurrezione? Dirai forse che egli si era 8 creato degli abiti spirituali. Ma se poté per sé creare tali indumenti, non poté creare le tuniche di pelle per Adamo ed Eva con un solo atto della sua volontà? In realtà, l'allegoria di Ori gene non si sostiene. Ma am- 9 messo che la carne di Adamo fosse stata creata dopo che egli mangiò dell'albero, di dove Dio avrebbe preso, prima che egli potesse mangiare, quella costola per cui, risveglia tosi come da un'estasi disse: « Questa è osso delle mie ossa, carne della mia carne» 367 ?

362 Es. 4, 3. 363 Cf. qui sotto al c. 96. 364 Deut. 29, 5. 365 Gv. 20, 6. 366 Gv. 20, 27. 367 Gen. 2, 23.

Ancora della fede 63, 1-7; 64, 1-2 133

63. Non bisogna credere ad Origene piu che a Cristo che ci giudicherà, agli eretici piu che ai Padri della Chiesa

« D'ora in poi nessuno mi dia molestie » 368 • Questa l è la fede che vanta fin dalle origini la santa Chiesa di Dio, né nel giorno del giudizio sarà Origene il nostro avvocato .

Veramente mi meraviglio come si tolleri tale 2 bestemmiatore del Signore. Leggano i « Principì » di Origene 369 e di li imparino a condannarlo coloro che vogliono essere ancora figli della Chiesa cattolica. Nes­suno osi separare il Figlio dalla divinità del Padre, come si è permesso di fare Origene. Egli afferma con- 3 tra quanto sta scritto sul Figlio che vede il Padre, che il Figlio non può vedere il Padre, né lo Spirito Santo può vedere il Figlio, che gli angeli non possono vedere lo Spirito Santo, né lo Spirito Santo può vedere il Figlio. Illuso, ha ingannato chi da lui si è fatto portare 4 fuori strada, certo non chi s'è fatto guidare dall'intelli­genza della fede, dalla fede fondata sulla verità e la dottrina spirituale.

Smettila dunque, Origene! E smettetela voi pure, 5 discepoli di Origene. Poiché gli Apostoli e i Profeti sono nella verità, piu di voi e del vostro maestro. La smet- 6 tana gli Gnostici, per la loro vita piuttosto catagnostici. La smettano i Valentiniani, i Manichei e i Marcioniti, tutti assolutamente fuori dalla retta via. La smettano gli Ariani e gli Anomei, i Sabelliani, gli Pneumatiti o Pneumatomachi, i Dimeriti, dementi nel rifiutare a Cristo la mente.

La Sacra Scrittura infatti dice sempre la verità, e 7 a noi tocca per conoscerla adoperare l'intelligenza an-

368 Gal. 6, 17. 369 Cf. Haer. 64, 4 e la nostra introduzione. Cf. Origene,

Periarchòn l, 8; 25, 16 ss.

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corata alla fede in Dio, in lui e nelle sue parole, nei doni 370 che ci ha elargito e ci elargirà, sperando nella promessa che egli ci ha fatto della nostra totale risur­rezione. Se non accoglieremo con la grazia dello Spi­rito Santo la tradizione dei Padri custodita nella santa Chiesa cattolica di Dio, ci lasceremo davvero trasci­nare in errore da ogni eresia.

64. l rimanenti capitoli esauriranno gli argomenti trini­tari trattati in connessione con altre nozioni fonda­mentali della fede, per via di opportuni riferimenti biblici

Torneremo ora sugli argomenti trattati per com- 1 pletarli secondo le nostre povere possibilità 371

• Pur nella nostra grande meschinità e povertà, ci sentiamo però (chiamati da Dio nella sua santa Chiesa cattolica) in possesso delle verità fondamentali che brevemente e nei limiti della nostra pochezza esponiamo a chi vo­glia interessarsi della sua vita. Sarebbe bastato l'aver 2 trattato nei termini essenziali quelle sul Padre, sul Figlio e sullo Spirito Santo; ma per illuminare i fedeli di maggiore luce e confermarli nella piena conoscenza, cercheremo di raccogliere di qua e di là dalla Sacra Scrittura altre testimonianze da offrire alla loro lettura. Ciò che raccoglieremo qua e là, però, potrà offrire come un lauto banchetto, fonte di letizia; perché tor­neremo sugli stessi argomenti trattandoli alla luce della ferma e sicura speranza in Dio di cui già siamo animati, una volta fondati sulla fede nella uguale e consustan­ziale Santa Trinità, del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.

370 l Cor. 2, 12. 371 Qui ha inizio la seconda parte dell'Ancora della fede.

Ancora della fede 64, 3-5; 65, 1-6 135

Non esponiamo infatti una dottrina attinta dovun- 3 que o frutto di nostri approfondimenti, ma quella che sta a fondamento della vita di noi tutti, che fu prean­nunziata dai Profeti, annunziata dal Salvatore nella sua venuta, elargita dalla sua bontà per gli uomini. Poiché 4 egli è già venuto, è venuto per essere la nostra vita; e avendoci trovati nell'errore ci ha di nuovo fatto ri­splendere la luce. Si, davvero eravamo superbi, bestem­miatori, simili agli idoli che adoravamo, immersi nella diabolica negazione di Dio, in tutti i misteri della per­versione. Da tale infame battesimo in cui eravamo 5 sommersi, al di là della nostra volontà (poiché « non facevo il bene che volevo, ma commettevo il male che non volevo » 372

; cosi operava in me il peccato), il Pa­dre di santità ci ha salvati, mandando il suo Figlio santo per sua misericordia, e affrancandoci da ogni corruttela.

65. La giustificazione per la fede e per il battesimo di Cristo ci fa vivere nel suo corpo mistico

« Si è manifestata infatti la grazia del nostro Si- 1 gnore e Salvatore e ci ha dato degli insegnamenti, perché rinnegando l'empietà e le passioni mondane, vivessimo in questo secolo con temperanza pietà e giu­stizia, nella attesa che si realizzi la beata speranza e la manifestazione gloriosa del grande Iddio e Salvatore nostro Gesti Cristo; il quale sacrificò se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e acquistarsi un popolo puro, suo proprio, pieno di fervore per le opere buone» 373

« Egli cancellò il nostro certificato di debito che 2 m tutti i suoi punti era contro di noi, e lo tolse di

372 Rom. 7, 15. 19. 373 Tit. 2, 11-14.

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mezzo inchiodandolo alla croce; egli ha spogliato i principati e le potestà e li ha esposti a pubblico spet­tacolo, facendone ornamento del trionfo di lui » 374

« Egli spezzò le porte di bronzo e frantumò le spran­ghe di ferro » 375

, e ci rivelò di nuovo la luce della vita, porgendoci la mano, aprendoci la via, additandoci la scala per il cielo e aggiudicandoci di nuovo la dimora del Paradiso. Perciò « è venuto ad abitare in mezzo a 3 noi ,, 376 e concedendoci secondo lo Spirito « ciò che prescriveva la Legge" 377 ha fatto si che noi conosces­simo Lui e la Legge di Vita che in Lui ha principio e fine, « legge che ci addita la giustizia», « legge della fede », « legge dello spirito », libero « dalla legge del peccato e della carne, 378•

Perciò « io mi diletto, seguendo l'uomo interiore, 4 della legge di Dio " 379

• Cristo abita dentro di noi, poi­ché egli ha scelto la nostra dimora 380

• Egli infatti mo- 5 rendo si è fatto nostra vita, perché « noi che viviamo non viviamo piu per noi stessi, ma per colui che mori e risuscitò per noi" 381

, per lui che è principio di vita. « Egli ricordò in eterno la sua alleanza>>, come scrisse David 382

, e « Dio per mezzo di Cristo riconciliò il mon­do con se stesso, non imputando agli uomini le loro colpe, 383

, «perché piacque a lui di fare abitare in 6 Cristo tutta la pienezza e per mezzo suo riconciliare a sé tutte le cose, facendo pace per virtu del sangue della sua croce " 384

374 Col. 2, 14-15. 375 I s. 45, 2; cf. Sal. 105 ( 106), 16. 376 Gv. l, 14. 377 Rom. 8, 4; cf. Rom. 7, 22. 378 Rom. 8, 4; 9, 31; 3, 37; 8, 2; 7, 25. 379 Rom. 7, 22. 380 1 Cor. 3, 16. 381 2 Cor. 5, 15. 382 Sal. 104 ( 105), 8. 383 2 Cor. 5, 19. 384 Col. l, 19-20.

Ancora della fede 65, 7-11; 66, 1-3 137

Venne dunque « per l'economia della pienezza dei 7 tempi,,, come era stato annunziato ad Abramo e agli altri santi, « per ricondurre a un unico capo, in lui, tutte le cose, quelle che sono in cielo e quelle che sono sulla terra" 385

• V'era stata rottura ed inimicizia «nel tempo della pazienza divina», «ma ci riconciliò nel 8 corpo in cui s'incarnò», «per mezzo di esso facendo dei due solo un popolo ,, (venne infatti per essere « la nostra pace ,, ) , « abbattuto il muro che li separava (l'inimicizia) e abolendo con i suoi ordinamenti la legge dei comandamenti, per formare dei due un sol uomo nuovo ,, 386

; «volle anche i pagani ammessi allo stesso corpo, alla stessa compartecipazione e alla stes­sa eredità della promessa», e disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e aggravati, ed io vi darò riposo » 387

Dunque, « quello che era impossibile alla carne » 9 lo fece Dio mandandomi il Salvatore « in una carne simile a quella del peccato», compiendo pienamente tale economia «per riscattarmi » dalla schiavitu, dalla corruzione, dalla morte, e facendosi per me « giusti­zia e santificazione e redenzione » 388

• Giustizia, perché 10 con la sua fede ci ha affrancato dal peccato; santifica­zione, perché ci ha liberato con l'acqua con lo Spirito e con la sua parola; redenzione, per il sangue sparso da lui vero Agnello per il mio riscatto quando si con­segnò come offerta propiziatrice per la purificazione del mondo intero, del cielo e della terra, «mistero nascosto ai secoli e alle generazioni passate ,, e com­pito nei tempi prestabiliti 389

• Egli « trasfigurerà il no- 11 stro corpo di miseria conformandolo al suo corpo di

385 Mt. 11, 18; Ef. l, 10. 386 Rom. 3, 26; Ef. 2, 6. 14. 15. 387 Ef. 3, 6; Mt. 11, 28. 388 Rom. 8, 3; Gal. 4, 5; l Cor. l, 30. 389 Col. l, 26.

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138 Epifania

gloria, con la forza con cui egli può anche sottomettere a sé tutte le cose » 390

, « poiché in lui abita corporal­mente tutta la pienezza della divinità» 391 •

66. Come l'acqua il Verbo divino

Ricettacolo dunque della sapienza e della divinità, l il Cristo mediatore «ha tutto riconciliato a Dio per mezzo di lui, non imputando agli uomini le loro col­pe», e mandando a compimento i misteri di fede na­scosti nel Nuovo Testamento preconizzato dalla Legge e dai Profeti, che avevano preannunziato il Figlio di Dio chiamandolo figlio di David. Egli è infatti entram­be le cose, Dio e uomo, « mediatore tra Dio e gli uo­mini »

392, vero « abitacolo di Dio » e « sacerdozio

santo » datore dello Spirito Santo che rigenera e rin­nova tutto nell'integrità primitiva. Dacché «il Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi», «noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria che ha come unige­nito del Padre » 393

La pioggia si congiunge sino a fare una cosa sola 2 con gli alberi e le piante, maturandone i tessuti e i frutti secondo la proprietà della pianta: nell'ulivo, essa diventa pingue oliva acquistandone la natura; nella vite, essa prende già i colori del dolce vino; nell'albero di fico si fa dolce e addolcisce il fico; in ciascun seme essa incrementa il vigore di crescenza secondo la specie di ognuno. Parimenti, penso, il Verbo di Dio si fece 3 carne in Maria; e riscontrarono in lui un uomo del seme di Abramo secondo che sta scritto: «Abbiamo infatti trovato il Messia di cui scrisse Mosè » 394

390 Fil. 3, 21. 391 Col. 2, 9. 392 2 Cor. 5, 18-19; 1 Tim. 2, 5, 393 l Pt. 2, 5; Gv. l, 14. 394 Gv. l, 14. 41. 45.

Ancora della fede 66, 4-12; 67, 1 139

In tal senso Mosè aveva detto: «La mia Parola di­scenda come la pioggia», e David: «Scenda come piog­gia sul falciato, come rovescio che irriga la terra» 395

Avvenne come quando il bestiame, ricevendo e inzup- 4 pandosi di rugiada incrementa la produzione del vel-lo 3%; come quando la terra imbevuta di acqua incre­menta la sua fertilità e produce i frutti speranza degli agricoltori (perché per comandamento del Signore ri­cevendo la pioggia, la terra da sé naturalmente diventa produttiva, e rimanendone intrisa da essa prende mag­gior stimolo a produrre).

Cosi pure la Vergine Maria, quando obiettò «In 5 che modo potrò conoscere? Come avverrà questo? » si senti rispondere: «Lo Spirito del Signore scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà, per­ciò anche il bambino che da te nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo» 397

• Fu Cristo a 6 parlare per bocca dell'Angelo, e fu il Signore a pla­smare se stesso nella sua creatura, «prendendo forma di schiavo» 398• Maria non fece che concepire il Verbo, come la terra si imbeve della pioggia; il Verbo di Dio poi si rivelò come suo santo frutto, aggregando alla natura divina quella mortale. Suo frutto, perché lei 7 come la terra e il vello ne rimase imbevuta; frutto atteso dai santi come seme della vera speranza; perciò Elisabetta le disse: « Benedetta tu fra le donne, e be­nedetto il frutto del tuo ventre» 399

• Il Verbo si ag­gregò questo frutto, prendendo dall'umanità per pati­re pur essendo impassibile! per dare come « pane vivo 8 disceso dal cielo »400 la vita. Questo il frutto del vero

395 Deut. 32, 2; Sal. 71 (72), 6. 3% La rugiada nella Bibbia è figura della fecondazione. 397 Le. 1, 18. 34-35. 398 Fil. 2, 7. 399 Le. 1, 42. 400 Gv. 6, 51.

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olivo, l'olio dell'unzione e della composizione di cui Mosè aveva annunziato il tipo 401

; questa «la vera vite » 402 che solo il Padre coltiva e che produce grap­poli di gioia; questa «l'acqua viva di cui qualunque 9 assetato beve senza avere piu sete, zampillando essa in lui dall'interno per la vita eterna » 403

; questa l'ac­qua, cui attingono i nuovi agricoltori per farne par­tecipe il mondo, e che gli antichi agricoltori avevano o prosciugata o corrotta con la loro incredulità.

Colui che santifica col suo sangue le genti, ricon- 10 duce col suo Spirito al cielo gli eletti, quanti cioè « vengono mossi dal suo Spirito » 404 e vivono per Dio. Quanti invece non lo sono perché ancor oggi giudicati degni di morte sono chiamati animali e carnali. Di qui 11 il comando di rinunziare alle opere della carne, roc­caforte del peccato, di mortificare con il suo aiuto le membra di morte, di ricevere lo Spirito Santo di cui siamo stati privi; perché se sono morto egli mi vivifica, ma se non Io accolgo morrò, anzi senza il suo Spirito ognuno di noi è già morto: «Se dunque il suo Spirito 12 abita in voi, colui che risuscitò lui dai morti vivifi­cherà i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito, che abita in voi'' 405

• Ovviamente penso che nell'uomo giusto abitano entrambi: il Cristo e lo Spirito Santo.

67. Le tre Persone rivelate per immagini neii'A.T. ora rivelate in noi

Se la fede mi dice che Cristo è dal Padre, lo Spi- 1 rito dal Cristo anzi da entrambi (come dice il Cristo:

401 Es. 30, 22-24. 402 Gv. 15, l. 403 Gv. 4, 10. 13-14; 7, 38. 404 Rom. 8, 14. 405 Rom. 8, 11.

Ancora della fede 67, 2-7; 68, 1-2 141

« Egli procede dal Padre 406 ... e prende dal mio » 407

),

che Cristo è opera dello Spirito Santo (secondo la voce dell'Angelo: «Quel che è in lei è opera dello Spirito Santo » 408

), debbo comprendere il mistero della mia redenzione unicamente credendo, ascoltando ed aman­do lui che a me è venuto. Poiché è Dio che si conosce, 2 il Cristo che si annunzia, lo Spirito Santo che si disvela ai santi. La Trinità ci dà notizia di sé attraverso le parole della Sacra Scrittura, e la nostra fede deve essere semplice, aliena da polemiche, secondo che la sua voce ci si propone all'ascolto.

La giustificazione nella grazia per la salvezza è 3 opera di questa fede. «La fede, senza le opere della legge " 409

, dice la Scrittura, è frutto dell'ascolto, e dona ai chiamati a salvezza lo Spirito di Cristo. Fu annun- 4 ziata al mondo per la voce dei suoi araldi, riecheg­giata dalle Scritture come fede, a quel che io penso, nella Trinità: tre Santi, tre in unità Santi; tre sem­bianti, ma apparsi col medesimo sembiante; tre agenti, ma in un'unica azione; tre sussistenti ma in unità sus­sistenti; l'uno in relazione all'altro. Questa che chia­miamo Trinità Santa è unica armonia di tre nell'unica divinità di una sola usia, di una medesima divinità, di una stessa sostanza, benché in essa simile da simile operino in modo uguale la grazia, Padre e Figlio e Spi­rito Santo. Come ciò sia spetta a loro insegnarcelo, 5 « perché nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e nessuno conosce il Figlio se non il Padre e quello cui il Figlio voglia rivelarlo " 410

, e questi lo rivela attra­verso lo Spirito Santo.

Sono dunque tre in tensione da, per e verso; ten- 6

406 Gv. 15, 26. 407 Gv. 16, 14. 408 Mt. l, 20. 409 Rom. 3, 28. 410 Mt. 11, 27.

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142 Ep,ifanio

sione da pensare in ciascuno dei tre in maniera ad essi degna e secondo il modo in cui si rivelarono, come luce, come fuoco, come vento e - penso - in altre simili apparizioni di cui l'uomo servo di Dio fu trovato degno. Dunque fu Dio che al principio disse: << Sia 7 fatta la luce » 411

, e la luce visibile fu fatta da lui per­ché potessimo vedere << la luce vera che illumina ogni uomo che viene nel mondo » 412

, come cantato da Da­vici: <<Manda la tua luce e la tua verità,. 413

• Di tale luce il Signore disse: << Negli ultimi giorni io riverserò il mio Spirito su ogni carne e allora i vostri figli e le vostre figlie diverranno profeti, e i vostri giovani ve­dranno visioni,, 414

• Ecco la liturgia delle Tre Persone di una sola usia.

68. Il Figlio e lo Spirito Santo mandati dal Padre, a loro volta, fanno dei credenti i missionari nel mondo

<< Si, lo affermo: Cristo si è fatto ministro dei cir- 1 concisi, in ossequio alla veracità di Dio, per avverare le promesse » 415

, e con lui si è fatto ministro lo Spi­rito Santo. Lo abbiamo appreso dalle Sacre Scritture: il Cristo viene mandato dal Padre, e lo Spirito Santo è pure mandato dal Padre; nei santi parla il Cristo e parla lo Spirito Santo; sana il Cristo e sana lo Spirito Santo; santifica il Cristo e santifica lo Spirito Santo; battezza in suo nome il Cristo e battezza pure lo Spi­rito Santo.

Cosi dicono le Scritture: <<Manderai il tuo Spirito 2 e rinnoverai la faccia della terra » 416

; espressione pa-

411 Gv. 1, 3. 412 Gv. 1, 9. 4!3 Sal. 42 (43), 3. 414 Gioe. 2, 28. 415 Rom. 15, S. 416 Sal. 103 (104), 30.

Ancora della fede 68, 3-14 143

rallela all'altra: «Manderai il tuo Verbo e farai lique­fare la brina» 417

• Infatti, « durante un servizio litur- 3 gico, mentre per Gesti facevano un digiuno, lo Spirito Santo disse loro: - Riservate per me Barnaba e Saulo perché li ho destinati a una missione» 418 ; espressione parallela alle altre: « E il Signore disse: - Entra in città ed io ti farò dire li quel che devi fare » 419 ; « Quelli 4 dunque che erano stati mandati dallo Spirito Santo scesero a Seleucia » 420

: «Ecco, io vi mando - disse Cristo - come pecore in mezzo ai lupi » 421

• « Era in- 5 fatti sembrato bene allo Spirito Santo di non imporre alcun altro gravame all'infuori di quello » 422• Il grava­me forse era questo: «Ordino, non io ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito» 423

« Essi poi attraversarono la Frigia e il territorio 6 della Galazia, essendo loro stato proibito dallo Spirito Santo di diffondere la Parola nell'Asia; e arrivati di fronte alla Misia, si disponevano ad incamminarsi verso la Bitinia, ma lo Spirito non lo permise loro » 424

• Il che richiama le parole di Cristo: «Andate e battezzate tutte le genti» 425

, «senza portare né bisaccia, né bastone, né sandali » 426

; e le altre: « Ed essi dicevano a Paolo 7 per ispirazione dello Spirito Santo di non salire piu a Gerusalemme » 427• Agabo aveva ricevuto tale ordine per <<l'uomo che portava quella cintura» 428

417 Sal. 147, 16-18. 418 Atti, 13, 2. 419 Atti, 9, 6. 420 Atti, 13, 4. 421 Mt. 10, 16. 422 Atti, 15, 28. 423 l Cor. 7, 10. 424 Atti, 16, 6-7. 425 Mt. 28, 19. 426 Mt. 10, 10; Mc. 6, 8; Le. 10, 4. 427 Atti, 21, 4. 428 Atti, 21, 11.

Page 73: Epifanio L Ancora Della Fede

144 Epifania

Simili le parole di Paolo: « Se volete avere una prova che Cristo parla in me» 429

, «tenete presente quel detto del Signore che non è tanto il prendere quanto il dare » 430, « io cammino ora avvinto dallo 8 Spirito ,, 431

• Il che ricorda le sue dichiarazioni: « Paolo prigioniero di Gesti Cristo » 432 e le parole: « Lo Spirito 9 mi è testimone ingiungendomi di andare di città in città ,, 433; « Mi è testimone che non mentisco il Signo­re>>434, «che è costituito nella potenza secondo lo Spirito 10 santificante » 435

, « colui che siede santo tra i santi » 436. Simili le parole sulla « circoncisione del cuore nello 11 Spirito » 437 cioè sulla '' circoncisione fatta non per mano d'uomo con lo spogliamento del corpo carna-le, ma dal battesimo in Cristo » 438. L'espressione: «se 12 lo Spirito di Dio abita in voi » 439 è affine all'altra « come avete ricevuto il Cristo, in lui vivete » 440

• Le affermazioni « Lo Spirito del Signore ha parlato in me» 441 , «il suo Verbo è sulla mia bocca» 442, «avendo 13 le primizie dello Spirito » 443 sono da collegare a quella che dice « Cristo primizia 444, il cui Spirito intercede 14 per noi »445 , « che sta alla destra di Dio ed interpella

429 2 Cor. 13, 3. 430 Atti, 20, 35. 431 Atti, 20, 22. 432 Filem. l; Ef. 3, 1. 433 Atti, 20, 23. 434 Gal. l, 20. 435 Rom. 1, 4. 436 Is. 57, 15. 437 Rom. 2, 29. 438 Col. 2, 11. 439 1 Cor. 3, 16. 440 Col. 2, 6. 441 2 Sam. 23, 2. 442 l Re, 23, 2. 443 Rom. 8, 23. 444 l Cor. 15, 23. 445 Rom. 8, 26.

Ancora della fede 68, 15-18; 69, 1-7 145

per noi, 446, «affinché i pagani diventino un'offerta 15 accetta, santificata nello Spirito Santo» 447 ; secondo che similmente sta scritto: «Il Signore vi santificherà, affinché siate puri e senza colpa per il giorno di Cri­sto» 448 . «Lo rivelò a noi Dio per opera del suo Spi- 16 rito, 449, sicché dice Paolo: «Piacque a colui che mi ha scelto fin dal seno di mia madre mediante la sua grazia di rivelare in me il Figlio suo » 450; «noi non 17 abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio» 451 ; «esaminatevi quindi per vedere se Cristo è in voi » 452; « siete tempio di Dio, e lo Spirito di Dio 18 abita in voi» 453. La Scrittura aveva predetto: «Abiterò e camminerò in mezzo ad essi, sarò loro Dio ed essi saranno mio popolo» 454.

69. Fonte di grazia per la Chiesa sono le tre Divine Persone, nella giustificazione, nei carismi e nei ministeri

Paolo afferma pure che la giustificazione e la gra- l zia ci vengono da entrambi: «Foste santificati nel no­me del nostro Signore Gesti Cristo e dallo Spirito del nostro Dio » 455 ; « giustificati in virtti della fede, noi siamo in pace con Dio grazie al Signore nostro Gesti Cristo, 456

; ma «nessuno può dire che Gesti è Signore, 2

446 Rom. 8, 34. 447 Rom. 15, 16. 448 Fil. 1, 10. 449 l Cor. 2, 10. 450 Gal. l, 15. 451 1 Cor. 2, 12. 452 2 Cor. 13, 5. 453 l Cor. 3, 16. 454 2 Cor. 6, 16. 455 l Cor. 6, 11. 456 Rom. 5, l.

Page 74: Epifanio L Ancora Della Fede

146 EpHanio

se non per ispirazione dello Spirito Santo» 457, e « nes­

suno può ricevere lo Spirito Santo se non dal Signore; vi sono bensi vari carismi, ma un medesimo Spirito; e vi sono vari ministeri, ma un medesimo Signore; e vi sono varie operazioni, ma è il medesimo Dio che opera ogni cosa in tutti » 458

; « ricevendo tutti dal Si­gnore che è Spirito, di gloria in gloria » 459

• Perciò sta 3 scritto: «Non contristate lo Spirito Santo col quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione » 460

,

espressione parallela a questa: « Vorremmo noi provo­care ad ira il Signore? Siamo forse piti potenti di lui? » 461

• Le parole « lo Spirito apertamente dice » 462 4 ovvero « questo dice il Signore onnipotente » 463 si cor­rispondono, come quelle « il mio Spirito sta in mezzo 5 a voi » 464 e le altre « se qualcuno mi apre la porta, ver­remo presso di lui io e il Padre, e dimoreremo presso di lui » 465

Isaia aveva detto: « Su di lui riposerà lo Spirito 6 di Dio » 466

, e Cristo vi si riferisce: « Lo Spirito del Si­gnore è sopra di me; per questo mi ha unto» 467

« Gesu di Nazaret, unto da Dio con Spirito Santo » 468

è quello di cui Isaia aveva detto: «Ora il Signore ha inviato me insieme con il suo Spirito » 469

Chiara poi è l'espressione dei Serafini « Santo, 7

457 l Cor. 12, 3. 458 l Cor. 12, 4-6. 459 2 Cor. 3, 18. 460 Ef. 4, 30. 461 l Cor. 10, 22. 462 l Tim. 4, l. 463 Ag. l, 2; 2, 11. 464 Ag. 2, 5. 46s Ap. 3, 20; Gv. 14, 23. 466 Is. 11, 2. 467 Le. 4, 18. 468 Atti, 10, 38. 469 Is. 48, 16.

Ancora della fede 69, 8-10 147

santo, santo il Signore degli eserciti » 470• Pensa a Cri- 8

sto che, «elevato al cielo mediante la destra di Dio, da lui ricevette lo Spirito Santo promesso » 471

; pensa alle sue parole: « Aspettate la promessa del Padre di cui vi ho parlato» 472 , cioè dello «Spirito che lo aveva spinto nel deserto» 473 , e di cui disse: «Non preoccu­patevi di ciò che dobbiate dire, perché parlerà in voi lo Spirito del Padre mio» 474

; «Io scaccio i demoni per virtti dello Spirito di Dio» 475

, «chi avrà bestem­miato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono, ecc.» 476 • Non pensare qui alle parole: «Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito» 477

; «Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito » 478

• Pensa alle altre: « Gesti, pieno di Spirito Santo, tornò dal Gior­dano » 479 ; « Gesti tornò in virtti dello Spirito » 480

; « Ciò che è nato dallo Spirito è Spirito » 481

, vale a dire: « Quello che in lui s'è fatto carne era la Vita » 482

; « Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consola­tore, lo Spirito di verità» 483

• Pietro perciò protestò contro Anania: «Come mai Satana si è impossessato del tuo cuore da indurti a ingannare lo Spirito Santo?» e aggiunse: «Tu non hai ingannato creature umane, ma Dio» 484

470 Is. 6, 3. 471 Atti, 2, 33. 472 Atti, l, 4. 473 Mc. l, 12. 474 Mt. 10, 19. 475 Le. 11, 19. 476 Mc. 3, 29. 477 Le. 23, 46. 478 Le. l, 80. 479 Le. 4, l. 480 Le. 4, 15. 481 Gv. 3, 6. 482 Gv. l, 3-4. 483 Gv. 14, 16-17. 484 Atti, 5, 3-4.

Page 75: Epifanio L Ancora Della Fede

148 Epifani o

Perciò lo Spirito Santo è Dio da Dio, perché a Dio mentirono quelli che avevano trattenuto una parte del ricavato del loro tenimento. Cristo « si manifestò nella carne, fu giustificato nello Spirito» 485

• A prova della divinità del Figlio non posso citare passo piu impor­tante di questo dell'Apostolo: « Il Cristo, disceso dai 9 Patriarchi secondo la carne, è Dio al di sopra di tut­to» 486

• Perciò, «abbraccia la fede del Signore Gesu, e ti salverai » 487

, disse Paolo, e « ad essi espose la parola del Signore »; il carceriere poi « li fece salire in casa sua, fece apparecchiare la mensa e festeggiò con tutta la famiglia la sua fede in Dio » 488

• Sta scritto: « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, ed il Verbo era Dio» 489

, perché tutti «facciano onore all'insegnamento del nostro Padre Dio» 490, «la cui grazia si è manifestata come principio di salvezza a tutti gli uomini per ammaestrarci» 491 , «nell'attesa che si realizzi la beata speranza nella manifestazione glo­riosa del grande Dio e Salvatore nostro Cristo Gesu »492 •

« Questo infine è il ministero affidatovi dallo Spi- 10 rito e dal Verbo: - Abbiate cura di voi stessi e di tutto il gregge in cui dallo Spirito Santo siete stati posti quali vescovi per pascere la Chiesa di Dio » 493

;

« io rendo grazie perciò a colui che mi rese forte, a Cristo Gesu Signore nostro, perché mi stimò degno di fiducia, ponendomi nel ministero» 494•

485 l Tim. 3, 16. 486 Rom. 9, 5. 487 Atti, 16, 31. 488 Atti, 16, 32. 34. 489 Gv. l, l. 490 Tit. 2, 10. 491 Tit. 2, 11. 492 Tit. 2, 13. 493 Atti, 20, 28. 494 l Tim. l, 12.

Ancora della fede 70, 1-8; 71, 1 149

70. Sinergismo " ad extra " e " ad intra " delle tre Persone Divine

Il Figlio e lo Spirito Santo quindi, come già detto, l agiscono insieme al Padre: «con il Verbo infatti del Signore i cieli furono creati e con lo Spirito della sua bocca tutto il loro apparato» 495

• Lo Spirito Santo poi deve essere adorato «perché chi adora Dio deve ado­rarlo nello Spirito e nella Verità» 496

Tutti e tre agiscono insieme, ma non operano ov- 2 viamente come creature, perché la divinità non è come le cose create circoscritte e commisurate, essendo Dio illimitato, non contenuto né dallo spazio né dalla men­te; Dio non è compreso ma comprende il creato. La 3 creatura non è oggetto di adorazione perché sta scritto che « sono stolti quelli che rendono adorazione alla creatura in cambio del Creatore» 497

; né potrebbe es­sere diversamente, poiché chi dissennatamente prende la creatura per Dio trasgredisce il primo comanda­mento: «Ascolta, Israele, il Signore Dio tuo, il Signore, è uno solo » 498

; «non ci sarà in te dio straniero » 499

Nella Sacra Scrittura vi sono appellativi diversi 4 per il Padre, Figlio e Spirito Santo: il Padre è chia­mato « Padre onnipotente, Padre di tutto, Padre di Cristo»; il Figlio è detto «Verbo, Cristo, Luce vera»; lo Spirito Santo, « Paracleto, Spirito di verità, Spirito di Dio, Spirito di Cristo». Indistintamente però Dio 5 è concepito come Padre, come Luce che supera ogni altra luce, Potenza, Sapienza, Vita. Se perciò il Padre è Luce; il Figlio é Luce da Luce «che abita in una 6 luce inaccessibile » 500• Senza distinzione si dice che Dio

495 Sal. 32 (33), 6. 496 Gv. 4, 24. 497 Rom. 1, 25. 22. 498 Deut. 6, 4. 499 Sal. 80 ( 81), 10. 500 1 Tim. 6, 16.

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150 Epifania

è Potenza, « Signore delle potenze » 501• Senza distinzio­

ne si dice che Dio è Sapienza, ed il Figlio perciò è detto Sapienza da Sapienza « in cui si nascondono i tesori della Sapienza » 502

• Senza distinzione si dice che Dio è Vita, e quindi il Figlio è Vita da Vita, come egli ha detto: «Io sono la Verità e la Vita» 503•

Lo Spirito Santo procede da entrambi, Spirito da 7 Spirito: « Dio infatti è Spirito » 504• Egli è datore dei carismi della divinità, veracissimo fonte di luce, conso­latore e interprete dei voleri del Padre. Dello Spirito 8 Santo infatti, come il Figlio « ammirabile angelo con­sigliere» 505 del Padre, sta scritto: «Abbiamo ricevuto lo Spirito che viene da Dio, onde poter conoscere i doni che Dio ci ha elargito, e di cui noi parliamo non con parole che insegna la sapienza umana, ma con quella che insegna lo Spirito, adattando a cose spirituali pa­role spirituali » 506•

71. Relazioni ed attributi sono indicati dalla Scrittura con parole terrene, da cogliere secondo la tradizione ecclesiale

Mi obbietterai che cosi veniamo a parlare di due 1 Figli, e che allora l'Unigenito non sarebbe piu tale. Ma «chi sei tu per disputare con Dio?» 507• Egli chia­ma Figlio quello che è da lui generato, e Spirito Santo colui che procede da entrambi. Tutti e tre sono perce­piti dai santi per via di fede: uno dona, un altro riceve

501 Sal. 58 (59), 6. 5°2 Col. 2, 3. 503 Gv. 14, 6. 504 Gv. 4, 24. 505 Is. 9, 6. 506 l Cor. 2, 12. 507 Rom. 9, 20; e cf. il contesto con Haer. 73, 5.

Ancora della fede 71, 2-8; 72, 1-2 151

la Luce; per sé luminosi entrambi della luce del Padre. Ascolta con le orecchie della fede: il Padre è veramente 2 Padre del Figlio; il Figlio è veramente Figlio del Padre (l'uno è tutto Luce e l'altro Luce da Luce, ma non in senso univoco a quello che diamo alle parole quando parliamo di esseri fatti o creati); lo Spirito Santo è veramente Spirito di verità, Luce che procede dal Padre e dal Figlio come terza.

Tutti gli altri appellativi sono dati per convenzione 3 di chiamarli in una data maniera, senza che abbiano una vera relazione con la specifica loro attività di po­tenza e con la loro luce di pensiero. Sicché si dice del Padre che « ha cresciuto ed esaltato dei figli ,, 508 e degli uomini che sono tutti « divini e figli dell'Altissimo » 509 :

«Egli genera le gocce di rugiada» 510, « da Lui prende

nome ogni paternità in cielo e sulla terra» 511, «è Lui

che consolida il tuono e crea il vento» 512•

Il vero Padre non cominciò certo ad essere padre 4-5 per non esserlo poi piu col passare del tempo, come avviene agli altri padri e come avvenne ai patriarchi. Anzi se il Padre avesse cominciato ad essere padre, allora egli (prima di generare il suo Figlio Unigenito) come i padri creati avrebbe dovuto essere figlio di un altro padre, nel modo in cui consideriamo ogni padre a sua volta figlio di chi l'ha generato, all'infinito finché non si giunga ad un vero capostipite.

Lo Spirito di verità non fu creato o fatto come 6 gli altri spiriti; anche se è chiamato «l'Angelo dell'am­mirabile consiglio » 513

, non lo è come uno degli altri Angeli. Poiché nel mondo ciò che spira ha inizio e fine, 7

5os Is. l, 2. 509 Sal. 81 (82), 6. 510 Giob. 38, 28. 511 Ef. 3, 15. 512 Am. 4, 13. 513 Is. 9, 6.

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152 EpHanio

ma Egli spira in modo incomprensibile ed è Principio e Potenza creatrice dell'universo, in quanto coopera­tore del Padre dall'eternità che spira dove vuole tra le creature. Dagli esseri creati e risanati per sua grazia è adorato, in quanto essi l'adorano come una delle tre fonti dell'unica energia creatrice e risanatrice, da lui saranno giustamente giudicati, perché egli è l'Autore del giusto giudizio, da lui vivendo nel tempo dipendono s perché egli è fuori del tempo. Traendo però la loro luce da tutta la Trinità, essi si professano dipendenti dalla Trinità che a tutto il mondo elargisce la luce; infanti chiamati ai vertici della crescita, dalla Trinità riconoscono di attingere lo stato e il nome di perfetti; confessando di ricevere per grazia dalla Trinità uni­versale dispensatrice di grazia, le creature inneggiano alla santità di Colui che sta nel cielo dei cieli e in ogni altro luogo anche invisibile; e le tre fonti di Santità sono esaltate in quanto concedono i loro doni ai santi.

72. Il termine "spirito, nella S. Scrittura ha accezioni positive o negative rispetto alle creature

Nella Scrittura moltissime volte ricorre il termine 1 spirito. Sta scritto: « È lui il creatore degli spiriti dei suoi Angeli e la fiamma ardente dei suoi ministri » 514

;

« Spiriti tutti lodate il Signore » 515• Dio elargisce il 2

dono del discernimento degli spiriti 516• Alcuni sono

spiriti celesti, che « si rallegrano del trionfo della ve­rità>> 517

; altri terrestri, che provocano deviazioni ed errori; altri sotterranei, che sono progenie dell'abisso e delle tenebre.

514 Sal. 104 (105), 4. 515 Sal. 150, 6. 516 1 Cor. 12, 12. 10. 517 l Cor. 13, 6.

Ancora della fede 72, 3-8 153

Il Vangelo parla di quelli che lo « supplicavano di non comandar loro di andarsene nell'abisso» 518

• Cristo comandò anche agli altri spiriti; metteva in fuga gli spiriti con la sua parola, e « non permetteva loro di parlare ,, 519 • Si parla anche di « spirito di giudizio e 3 spirito di sterminio » 520 , di uno spirito del mondo ( « noi perciò non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo ») 521, di uno spirito dell'uomo ( << chi infatti co­nosce i pensieri dell'uomo, all'infuori dello spirito del­l'uomo?») 522 , di uno« spirito che va e non torna » 523

,

di uno « spirito che trascorre su di lui senza rimaner-vi » 524, di «uno spirito che verrà ritirato da loro, per cui morranno » 525 , di « spiriti dei profeti sottomessi ai 4 profeti » 526, di uno « spirito menzognero in piedi al cospetto del Signore, che richiese di ingannare Acab, diventando uno spirito menzognero in bocca dei suoi profeti » 527 , di uno « spirit~ di torpo.r~ »

528,. di. ~no 5

«spirito di timidezza» 529, di uno «spinto dr divma­

zione » 530, di uno « spirito di fornicazione» 531 •• di uno

« spirito dell'uragano » 532, di uno « spirito. di loqu~­cità » 533, di uno « spirito di infermità »

534, d1 uno « sp1-

518 Le. 8, 31; Mc. 5, 10. 519 Mc. l, 34; Le. 4, 41. 520 Is. 4, 4. 521 1 Cor. 2, 12. 522 l Cor. 2, 11. 523 Sal. 77 (78), 39. 524 Sal. 102 ( 103), 16. 525 Sal. 103 ( 104), 29. 526 1 Cor. 14, 32. 527 1 Re, 22, 21-22. 528 Rom. 11, 8; Is. 29, 10. 529 2 Tim. l, 7; Sal. 10 (11), 6; Giob. 8, 2. 53o Atti, 16, 16. 531 Os. 4, 12. 532 Sal. 10 (11), 6. 533 Giob. 8, 2. 534 Le. 3, 11.

Page 78: Epifanio L Ancora Della Fede

154 Epifani o

rito impuro » 535, di uno « spirito sordo » 536, di uno

« spirito muto » 537

, di uno « spirito bleso » 538, di uno «spirito tremendo chiamato legione» 539, di «spiriti del male »

540• I dotti che leggono la Scrittura di spi­

riti ne riscontreranno ancora tanti altri. Insomma, come tutti per linguaggio convenzionale 6

ci chiamiamo figli di Dio ma non nel senso di una vera e propria generazione (perché abbiamo un principio e una fine e siamo peccatori), cosi pure per simile con­venzione di linguaggio chiamiamo spiriti anche mol­tissimi che sono soggetti al peccato, ma Spirito Santo il solo Spirito Santo, Spirito dal Padre e dal Figlio, « Spirito di verità » 541

, « Spirito di Dio », « Spirito di Cristo» 542

, «Spirito di grazia» 543 • Egli infatti a eia- 7 scuno in misura differente elargisce per grazia ciò che è bene: «a uno lo spirito di sapienza, a un altro lo spirito di scienza; a uno lo spirito di forza, a un altro lo spirito delle guarigioni; a uno lo spirito di profezia, a un altro lo spirito di discernimento; a uno il dono delle lingue, a un altro quello della loro interpreta­zione »

544• Cosi si dica pure degli altri doni, di cui « il

medesimo Spirito è l'unico distributore, a ciascuno come vuole» 545

• Dice David: «Il tuo Spirito di bontà, 8 Dio, mi guiderà», «spirando dove vuole» 546 ; e con queste parole ci dimostra che lo Spirito Santo è quel

535 Mt. 12, 43; Mc. l, 23. 26; Le. 4, 36; 6, 18; ecc. 536 Mc. 9, 25. 537 Mc. 7, 32. 538 Mc. 7, 32. 539 Mc. 5, 9; Le. 8, 30. 540 Ef. 6, 12. 541 Gv. 14, 17. 542 Rom. 8, 9. 14. 543 Ebr. 10, 29. 544 l Cor. 12, 8-10. 545 l Cor. 12, 11. 546 Sal. 142 (143), 10.

Ancora della fede 72, 9; 73, 1-7 155

Soggetto sussistente, « di cui senti la voce, ma non sai donde venga e dove vada» 547 e di cui sta scritto: <'Se non sarete generati dall'acqua e dallo Spirito» 548

• Paolo in sintonia con queste parole afferma: <' Io infatti vi ho generati in Cristo Gesu ,, 549 ; e il Signore aveva già 9 espressamente dichiarato: «Quando verrà il Paracleto che vi manderò, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli testimonierà per me» 550

, «ho da dirvi an­cora molte cose, ma adesso non siete in condizione di portarle; quando verrà lui, lo Spirito di verità, vi in­trodurrà a tutta la verità, perché egli non parlerà per conto suo, ma dirà quanto ascolta e vi annunzierà le cose da venire; egli mi glorificherà, perché prenderà del mio per comunicarvi tutto» 551

73. Mosè annunziò il messaggio dell'unità di Dio; i Profeti, quello del Padre e del Figlio; il Vangelo, quello della SS. Trinità

Il Signore, quindi, afferma che lo Spirito Santo l procede dal Padre 552 e prende da lui 553

• Egli dice: « Nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e il Figlio se non il Padre» 554

; ed io ardisco aggiungere: nessuno conosce lo Spirito se non il Figlio da cui egli prende, e il Padre da cui egli procede; nessuno conosce il 2 Figlio e il Padre se non lo Spirito Santo. Egli glorifica entrambi, insegnandone tutta la dottrina di verità 555

;

547 Gv. 3, 8. 548 Gv. 3, 5. 549 1 Cor. 4, 15. 550 Gv. 15, 26. 551 Gv. 16, 12-14. 552 Gv. 15, 26. 553 Gv. 16, 14. 15. 554 Mt. 11, 27. 555 Gv. 14, 26.

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156 EpHanio

poiché, procedendo dal Padre e dal Figlio, è per noi testimone 556 e guida unica di verità, esegeta delle loro sante leggi e precettore di norme spirituali. Egli fu guida dei Profeti e maestro degli Apostoli; è luce delle verità evangeliche e discernitore dei santi, perché vera luce da vera luce. Come il vero Figlio lo è per naturale 3 generazione, cosi anche lo Spirito Santo. Unico Dio col Figlio, però, si chiama Spirito.

Questo il Dio che si glorifica nella Chiesa: sempre 4 Padre, sempre Figlio, sempre Spirito Santo; altissimo da altissimo, pensiero pensante, cui va una gloria infi­nita perché egli di gran lunga sopravanza tutte le cose create o fatte, tutte assolutamente da lui commisurate e definite una ad una.

Mosè portò il messaggio dell'unità di Dio; i Pro- 5 feti puntarono con vigore sull'annunzio di due sussi­stenti divini; i Vangeli rivelarono la Trinità. Essa sem­pre piu adattandosi secondo i tempi e le generazioni si è infine svelata al giusto per la conoscenza e la fede. Conoscere invero la Trinità è di chi gode l'immortalità; credere in essa è di chi ha ottenuto la figliolanza di Dio. La Trinità volle dapprima esporre, con Mosè, le 6 opere di giustificazione secondo la carne, ridestando l'uomo esteriore come nel recinto del suo tempio; in un secondo tempo volle svelargli, con gli altri scritti. profetici, le opere che giustificano l'anima, adornan­dolo come nel suo santuario; infine, con i Vangeli, gli diede la giustificazione secondo lo Spirito, armonizzan­done propiziatorio e santo dei santi alla sua inabita­zione.

La Trinità prende possesso come in santo abita­colo e in santo tempio solo del giusto in cui siano vive le opere di giustificazione. Viene ad abitare in lui un 7 solo Dio, infinito e incorruttibile, quel solo Dio che la

556 Gv. 15, 26.

Ancora della fede 73, 8-9; 74, 1-5 157

nostra mente non può pensare e comprendere, ineffa­bile e invisibile; che solo conosce se stesso e si rivela a chi vuole; che suscita i suoi testimoni, chiamandoli e predeterminandoli, glorificandoli e a sé innalzandoli dagli inferi, santificandoli e facendo di tre una sola cosa per la sua gloria nell'unica fede: delle cose del 8 cielo della terra e degli inferi; di spirito anima e carne; di fede speranza e carità; del passato presente e futuro; del secolo dei secoli, dei secoli dei secoli e del sabato dei sabati; della circoncisione della carne del cuore e del Cristo « nello spogliamento del corpo carnale e delle nostre colpe ,, 557

• La Trinità purifica tutto per sé: 9 le cose visibili e invisibili; troni, dominazioni, princi­pati, potestà e virtu; e tutti cantano con una medesima voce di gloria in gloria « santo, santo, santo , 558 al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, glorificandone il dominio nei secoli dei secoli, dicendo «cosi è»; mentre chi ancora è nello stadio della fede dice « cosi sia, cosi sia"·

74. La Chiesa militante si unisce al coro della Chiesa trionfante

Ho tentato una qualche silloge di luoghi biblici l riguardanti la trinità consustanziale di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, addossandomi un compito su­periore alle mie deboli e povere forze. Fondandomi però non su «umana abilità, di ragionamento ma su testimonianze raccolte dalla Sacra Scrittura, ho fatto una cosa inadeguata ma utile a chi voglia confrontare la propria fede per impugnare gli errori degli eretici e degli infedeli.

557 Col. 2, 11. 558 Is. 6, 3.

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158 Epifani o

Grande importanza ha la fede nello Spirito Santo, in modi differenti ma dappertutto presente nell'annun­zio della Sacra Scrittura. Ma, poiché la fiducia nella 2 nostra salvezza e il fondamento della nostra speranza ci sono dati dalla certezza della fede nel nostro Salva­tore veramente fatto uomo e realmente venuto ad in­carnarsi, e hanno come oggetto la risurrezione dei morti e il nostro rinnovamento finale, ci soffermeremo un poco in questa ultima parte proprio su entrambi questi temi offrendovi l'impegno di un piu attento esa­me e raccogliendo in supplemento alla precedente sil­loge altri luoghi scritturistici.

Ci dà questo impegno lo stesso nostro Signore, che 3 - come già detto - nel suo Vangelo affidò questa mis­sione ai suoi discepoli: « Andate ed istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato » 559

• Parlava il santo, sussistente Verbo venuto dal Padre, per mezzo del quale sono stati creati i secoli, i tempi e i momenti.

Non ci fu infatti momento o tempo prima del 4 Figlio; perché se vi fosse stato un tempo anteriore al Figlio, la Scrittura non avrebbe potuto affermare: « Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte, e senza di lui nulla fu fatto di ciò che fu fatto » 560 • Se ogni creatura è stata creata per mezzo di lui ed egli è in­creato, sempiterno; è chiaro che sempiterni con lui sono il Padre e il suo Spirito Santo. Se infatti vi fosse 5 stato un tempo anteriore al Figlio, dovremmo cercare pur sempre per mezzo di chi sia esistito questo tempo anteriore al Figlio; e infinite ipotesi, proponibili in sede di umana immaginazione, potrebbero (passando dai recessi della fantasia a quelli della ragione) tra-

559 Mt. 28, 19. 560 Gv. l, 3.

Ancora della fede 74, 6; 75, 1-8 159

volgerei in concezioni bastarde, non certo degne della pura sapienza.

Non vi fu quindi un tempo anteriore al Figlio, per- 6 ché non sono mai esistiti dei tempi in cui fu fatto il Figlio; ma è da sempre il Figlio per mezzo del quale furono fatti i tempi, gli angeli e tutte le cose create. Non vi fu un tempo quando il Figlio non c'era; e nep­pure vi fu un tempo in cui lo Spirito non c'era.

75. Il Cristo, vero Dio e vero uomo, venne nella pienezza dei tempi per salvare l'uomo totale

Alcuni poi 561, che fanno la collazione dei passi sen- l

za sa perii leggere e comprendere, pensano che l' espres­sione « Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte, e nulla di quanto fu fatto lo fu senza di lui » 562 sia in­completa, prendendone motivo per bestemmiare con­tro lo Spirito Santo. Sbagliando a leggere, dalla lezio­ne errata e non genuina sono stati indotti a interpreta- 2 re: « Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte, e nulla di quanto fu fatto per mezzo di lui lo fu senza di lui»; il che significherebbe solo che le cose da lui create fu­rono fatte per mezzo di lui.

No, perché come da sempre il Padre è padre, cosi 3 da sempre lo Spirito spira dal Padre e dal Figlio 563

;

non è creatura il Figlio, non è creatura lo Spirito Santo. Il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono prima

d'ogni altra cosa creata o fatta. Le cose non esistevano prima di venire all'esistenza per volontà del Padre (col Figlio e lo Spirito Santo) per mezzo del Verbo sempi­terno, con lo Spirito sempiterno. Dunque tutte le cose 4

561 Cf. Haer. 69, 56. 562 Gv. l, 3. 563 Concilio di Firenze IX, 610 E.

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160 Ep>ifanio

create sono state fatte per mezzo del Verbo re del cielo, del Verbo in sé sussistente, del Salvatore nostro benefattore. Per operare la nostra salvezza, infatti, lo 5 stesso santo Salvatore si degnò di scendere dal cielo, di plasmarsi un corpo nella verginale fucina; nacque una seconda volta da Maria, in lei concepito di Spirito Santo, da lei avendo preso la carne. Il Verbo s'incarnò senza mutazione della natura divina, si fece uomo ri­manendo Dio; perfettissimo per parte del Padre, ne compi perfettamente l'economia venendo nel mondo per noi e per la nostra salvezza, associando alla per- 5 fezione procedente dal Padre la carne e l'anima uma­na e facendosi uomo come uno di noi non in apparenza ma nella realtà: si fece da sé perfettamente uomo, con la collaborazione di Maria madre di Dio e per opera dello Spirito Santo. Il Verbo non si uni allora all'uomo 7 come prima aveva fatto parlando per mezzo dei Pro­feti, abitando e operando in essi in virtu della sua po­tenza; ma si fece carne lui stesso, immutato nella sua divinità e senza cambiare la divinità in umanità. Nella pienezza della propria divinità vesti la sua sostanza individua (Dio Verbo sussistente) di umana esistenza e delle condizioni che questa comporta, dico dell'uomo 8 pienamente uomo con tutte quante le dimensioni e qualità che fanno dell'uomo un uomo. L'Unigenito venne ad assumere questo uomo per operare divina­mente per mezzo della natura umana integralmente assunta una piena e totale salvezza dell'intera umanità, non esclusa nessuna sua componente, perché ciò che egli ha assunto non sia piu condannato a divenir pasto del diavolo 564

564 La redenzione fu operata dal vero Dio e dal vero Uomo.

Ancora della fede 76, 1-6; 77, 1-4 161

76. Cristo pienamente uomo

Quando certuni insistono nel dire che egli assunse l la sola carne e non l'anima, non fanno che raccontar favole, intessendole sull'ordito della Scrittura per di­storcerne il senso. Partiamo dall'espressione: «Noi ab­biamo ricevuto la mente di Cristo» 565

, di cui essi non intendono il senso. Chi dice di avere la mente di Cristo non nega di avere una sua mente né vi ha rinunziato; ma se continua ad avere la propria mente, ha assieme ad essa quella di Cristo, e in lui agiscono tutte e due, quella di Cristo che lo potenzia con la grazia a meglio pensare, quella propria per sé capace di rettamente pensare.

Bisogna parimenti ammettere che il Cristo come 2 Dio è mente sussistente in sé e come uomo ha assunto con la carne e l'anima anche la mente. Perciò come 3 uomo non si privò della mente umana, ma ne divenne il signore, il reggitore, il miglioratore. Come prese la carne senza farsi vincere dalla carne cosi prese la men­te senza subordinarsi ad essa. Tutto al contrario e piu 4 di quanto costoro possano pensare: fanno proprio pe­na quando si contraddicono cosi. Perché la Sacra Scrit­tura dal principio alla fine precisamente non fa che gridare contro la malignità della carne ma non della mente. Denunzia « i frutti della carne che sono la for- 5 nicazione, l'adulterio, la dissolutezza e cose simili » 566

,

« coloro che essendo carnali non possono piacere a Dio» 567, «la carne che ha voglie opposte allo spiri­to» 568 • Per la mente al contrario è scritto: «Canterò con lo spirito, ma canterò pure con la mente» 569

• Ma

565 1 Cor. 2, 16; cf. Haer. 77, 27. 33. 566 Gal. 5, 19. 567 Rom. 8, 8. 568 Gal. 5, 17. 569 1 Cor. 14, 15.

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162 Epifani'O

sta pure scritto che « la mia mente può ricavare e non ricavare frutti » 570

Questa infatti è la natura della mente da Dio crea- 6 ta, che la Scrittura di solito chiama cuore: nostra gui­da e nostro auriga nel comportamento, la mente in noi distingue il bene dal male ed esamina come giudice il nostro stesso operato: «la mente infatti distingue i suoni delle parole come il palato gusta i cibi » 571

• La mente dell'uomo invero ha la capacità di discernere e di non consentire.

77. Mente, spirito, anima, corpo sono tutte facoltà del­l'uomo e del Cristo Verbo di Dio incarnato

Perché dunque eliminare la mente dal Signore 1 umanato? E che utilità hanno creduto di portare al mondo? L'hanno anzi rivoluzionato e sovvertito. Che vantaggio o svantaggio costituirebbe per noi questa specie di salvataggio della dignità del Cristo? Quale grande benemerenza nei suoi riguardi pretendete voi esservi acquistata con l'affermare che egli non avreb­be assunto la mente, « o Galati dementi » 572

, « Cretesi 2 sempre bugiardi » 573, « Efraim colomba demente »? 574

Nostro Signore, facendosi uomo per il bene del­l'umanità, assunse tutte le componenti dell'uomo; anzi, si plasmò da sé quel corpo che assumeva, e ad esso ispirò egli stesso l'anima che assunse.

Pretendendo incompleta l'incarnazione e non pie- 3 na l'attuazione in lui dell'economia, non so quanto ret­tamente certuni usino della loro mente. Negano a Cri- 4

570 l Cor. 14, 14. 571 Giob. 12, 11. 572 Cf. Haer. 77, 23. 25; De fide 15; Gal. 3, 1. 573 Tit. l, 12. 574 Os. 7, 11.

Ancora della fede 77, 5-7; 78, 1-5 163

sto la mente non come mente; dicono di negargliela perché la concepiscono come sussistente distinto. Osa­no appellarsi alla Scrittura che di solito parla dello

' spirito dell'uomo, prendendo però alla lettera l'espres­sione dell'Apostolo « Che tutto il vostro essere, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venu­ta del Signore nostro Gesu Cristo » 575

• Se si deve iden- 5 tificare lo spirito con la mente e la mente con lo spiri­to, come essi pure pensano, e l'anima fosse una sostan­za diversa dalla mente o spirito, l'uomo non sarebbe piu un composto di anima e corpo, né in esso sussi­sterebbe la sola anima con il corpo.

Secondo noi, invece, essi cosi vengono ad ammette­re nell'uomo quattro diverse sostanze: la mente per sé sussistente, l'anima per sé sussistente, lo spirito per sé sussistente, il corpo per sé sussistente. Anzi, spingendo 6 cosi il ragionamento, ve ne sarebbero ancora di piu; poiché l'uomo ha ricevuto molte denominazioni; tali quelle di« uomo interiore» e di« uomo esteriore», che la Scrittura gli attribuisce in senso spirituale per farci pensare a non trascurare in nulla la salvezza e a non avere l'appiglio di deflettere dal nostro proposito. L'uno e l'altro, infatti, esistono nell'uomo; ma non bi­sogna investigarne troppo la natura.

Ad ogni modo, per seguire il loro modo di ragia- 7 nare, se la mente è spirito e lo spirito è mente, come negare all'uno e all'altra la concreta sussistenza nel­l'anima? Ma come mai la Scrittura dice: «Pregherò con lo spirito e pregherò anche con la mente » 576 ? Con queste parole l'Apostolo mostrò chiaramente che lo spirito non è mente e la mente non è spirito.

575 1 Tess. 5, 23. 576 1 Cor. 14, 15.

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164 Epifania

78. Cristo fu perfetto uomo, come tale soggetto alle leggi della vita corporale, animale e intellettiva

Sta scritto pure che «l'anima peccatrice mor- 1' rà » 577

, né c_redo qui si parli dell'anima separata dal corpo. Leggramo che « a bordo vi erano in tutto circa settanta ani~e » 578

, né si tratta di anime senza corpi, ma colle amme sono inclusi i loro corpi. Parimenti si è soliti per indicare l'uomo denotare una parte della sua umanità, come quando si dice uno padrone di ot­ta~ta corpi per dire ottanta schiavi, non certo privi di amma. Quando perciò la Scrittura dice che il Verbo si 2 fece carn~ 579 non volle dire che non prese pure l'ani­ma e ogm altra facoltà umana. Infatti dicendo anima ~on intende escludere il corpo, e dicendo corpi non mtende escludere le anime.

Ma quale estro li ha indotti ad escludere la mente 3 dall'anima? E che bene hanno fatto con ciò alla Chie­sa? Non l'hanno piuttosto sovvertita? Come non pen­sare che un tale ragionamento viene a privare del suo valore la nostra salvezza?

Non possiamo infatti concepire la mente diversa 4 dall'anima come sussistente per sé. La mente è nel­l'uomo piuttosto l'armonia tra ragione e pensiero (par­I~ de~l'uomo eh~ non abbia perduto come loro per cosi dire Il ben dell mtelletto); essa è nell'anima come crli occhi nel corpo. Per dirla senza abilità sofistica e ln semplicità di linguaggio, essa è la facoltà che ha l'uomo di ragionare.

Ma che cosa intendo per uomo? L'anima, il corpo, 5 la mente e ogni altra facoltà dell'uomo. Quale di tali facoltà il Signore venne dunque a salvare? L'uomo nel­la sua assoluta intierezza; perciò assunse tutti gli ele-

577 Ez. 18, 4. 578 Atti, 27, 37. 579 Gv. l, 14.

Ancora della fede 78, 6-9; 79, 1-5 165

menti costitutivi dell'uomo. Diversamente, come si sa- 6 rebbero avverate le profezie e le tipologie? Esse ri­guardavano tutto l'uomo; doveva assumere mente, corpo, anima e tutto ciò che esigeva il farsi uomo, escluso il peccato.

La Parola di Dio ce lo dice espressamente: «Ecco, 7 comincerà ad intendere il mio servitore, il mio eletto, di cui gioisce la mia anima; su di lui porrò il mio Spi­rito, ecc. » 580

• Dove ebbe sede la facoltà d'intendere che si andava attuando? Se nella divinità, la divinità si potrebbe concepire priva di intendimento? Non sia mai! Queste parole si avverarono nell'uomo nostro Si­gnore. E se si sono avverate nell'uomo nostro Signore, 8 come la sua umanità poté avere la facoltà d'intendere senza la mente? Non sarebbe stato possibile. Indub­biamente infatti l'espressione « comincerà ad intende­re» va riferita a Cristo, a Cristo Verbo Divino disceso dall'alto per prendere la carne da Maria, come dice la Scrittura, incarnatosi «per conversare tra gli uomi­ni» 581

• Non c'è quindi dubbio che abbia compito l'eco­nomia con la mente, senza la quale non avrebbe po­tuto intendere. Anzi il Vangelo dice di lui che per essa 9 «egli progredi in sapienza e in età» 582

• Non poté essere suscettibile di età o mancante di sapienza la sua divi­nità, assoluta Sapienza; ma avanzò in sapienza la sua umanità. La sapienza del Salvatore non poteva non aver sede fuori della mente, in quanto senza la mente non avrebbe potuto agire con umana sapienza. Avanzò anche in età man mano che il fanciullo cresceva, e la sua crescita fu una realtà.

580 Is. 42, l; cf. Haer. 77, 26. 30. 581 Bar. 3, 38. 582 Le. 2, 52.

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166 Epifania

79. Cristo, vero uomo, non fu però dominato dalle passioni

Se assumere la mente volesse dire cadere sotto il 1 dominio del peccato, a maggior ragione lo sarebbe sta­to assumendo la carne, al di fuori della quale diffi­cilmente si trova perpetrata la colpa: «è infatti ben noto ciò che produce la carne» 583

• Assolutamente par­lando allora, prendendo la carne, per essa avrebbe do­vuto secondo l'Apostolo peccare perché egli dice: «So che il bene non dimora in me, vale a dire nella mia carne » 584 •

No, nessuno oserà dire il Salvatore soggetto alla 2 carne di peccato, per il fatto che egli la assunse. Non fu soggetto ai moti irrazionali della carne, e alle con­seguenze che ognuno esperimenta nel suo corpo, pari­menti perverse, perché assunse una carne immune da ciò che è proprio dell'umanità decaduta. Il Divin Ver- 3 bo, infatti, benignandosi di discendere dal Padre per prendere umana carne, volle mantenere il pieno domi­nio del proprio corpo, si da esserne arbitro ed operare con esso con piena libertà, padrone di astenersi e di concedersi quel che voleva e come voleva. Si concesse 4 quelle cose che erano secondo ragione e non ripugnanti alla sua divinità. Né infatti la sua mente, reale come quella di tutti gli altri uomini, ebbe mai propensioni contro ragione o cooperò alle attività della carne come capita a noi quando facciamo o pensiamo. Egli operò come conveniva a Dio fattosi veramente carne da Ma­ria Vergine, in corpo anima mente e tutta l'umana real­tà; ma come Dio Verbo sussistente dal Padre, pur di­sceso dal cielo in terra fra gli uomini.

Nessuno poi può legittimamente pensare che egli 5 abbia detto in senso improprio la preghiera: «Porgi

583 Gal. 5, 19. 584 Rom. 7, 18.

Ancora della fede 80, 1-8 167

orecchio alla voce del mio grido » 585• Il linguaggio della

preghiera nel Profeta fu figurato, ma evidentemente in bocca al Verbo incarnato ebbe un senso letterale; come ebbe senso proprio l'espressione «avanzava in età''·

80. L'umanità del Signore simile a quella degli uomm1 tranne che per il peccato non venne meno dopo la spiritualizzazione del corpo risorto

Noi affermiamo che il Cristo fu pienamente uomo l compresa quindi anche la mente; temono forse costoro che lo diciamo per non essere sospettati di dirlo ca­duto- non sia mai- in peccato? No, perché sappia­mo che sta scritto: « Egli non fece peccato e nella sua bocca non fu trovato inganno» 586

Se egli infatti infuse la sua virtu nei santi, e quelli 2 che a lui si ispirano con una vita irreprensibile danno testimonianza di vita santa e giusta, quanto piu lui, il Verbo «in cui la Divinità si compiacque di abitare in tutta la sua pienezza» 587

, (anche dopo che dalla sem­pre vergine Maria ebbe preso una vera carn~, e un~ vera anima umana, nonché la mente e tutto CIO che e proprio dell'uomo) dovette dominare tutte le sue fa­coltà in maniera degna della sua divinità, si che nulla risultasse in lui malamente corrotto dalla colpa o schia­vo del piacere per effetto della caduta di Adamo?

Perciò l'Apostolo lo disse « nato da donna e nato 3 sotto la legge » 588 e che tutti « verificarono di aspetto simile all'uomo » 589, « simile » all'uomo benché la na­scita da una donna e la sua soggezione alla Legge fos-

585 Sal. 5, 2. 586 l Pt. 2, 22; cf. Is. 53, 9. 587 Col. 2, 9; cf. Le. l, 6-7. 588 Gal. 4, 4. 589 Fil. 2, 7.

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168

sero stati reali; da entrambi i passi di Paolo si deduce che la sua natura umana fu integrale e il suo dominio delle passioni lo dimostrò integro: esprimono l'inte­gralità le parole «nacque da una donna e sotto la Leg­ge»; l'integrità immune da peccato quelle «di aspetto simile », cioè simile all'ideale di fermezza ( « simile al­l'uomo», perché aveva un corpo non apparente).

Cosi stanno le cose. Nessuno quindi si faccia fuor- 4 viare da discorsi vani. Generato veramente in cielo dal Padre, fu generato veramente in terra da Maria. Se in cielo annunzia la verità, l'annunzia anche in terra; se in cielo mancasse di perfezione, ne mancherebbe anche in terra. Ma se è in cielo perfetto, è pure perfetto sulla terra; non venne ad abitare in un uomo già maturo, ma si plasmò da sé fino a diventare uomo assoluta­mente maturo. Dopo la sua risurrezione 590

, egli non 5 condivise piu la sua divinità con un corpo nel sepolcro e con un'anima negli inferi; né per sé fu soggetto al tatto o imprigionato dallo spazio, e poté perciò entrare a porte chiuse; eppure si fece palpare da Tommaso 591

perché non fosse creduto un fantasma ma un uomo vero. Tommaso credette infatti dopo che si furono av- 6 verate le parole profetiche: « Con le mie mani ricerco il Signore, e non m'inganno » 592

• Credette nello stesso tempo in Dio e nell'uomo: in colui che non aveva ope­rato una confusione, ma un'aggregazione delle due na­ture in perfetta unità. Credette in colui che non era ve- 7 nuto ad annientare, ma a corroborare il corpo terreno unendolo alla divinità, si da farne una sola fonte di energia insieme all'unica forza motrice di Dio; in un solo Signore, un solo Cristo, non in due Cristi o in due Dèi. Vide il suo corpo spiritualizzato (non la sua divi- 8 nità incomprensibile) colui che aveva patito e non si

590 Cf. Haer. 77, 28-29. 591 Cf. Gv. 20, 26-27. 592 Sal. 76 (77), 3.

Ancora della fede 81, 1-8 169

era corrotto, ma che ormai non può piu patire, perché non può piu corrompersi essendo assolutamente incor­ruttibile. Riconobbe il suo Dio e Signore che presto si sarebbe assiso alla destra del Padre senza lasciare la carne. Di fatto egli siede alla destra del Padre con la stessa carne inscindibilmente unita alla sua divinità.

81. La formula del battesimo sottolinea la distinzione delle tre Persone Divine, che la trinità corpo anima e spirito non esprime sufficientemente

L'Unigenito perfetto e increato, immutabile, inal- l terabile, incomprensibile, invisibile si è quindi fatto uomo per noi, come uno di noi; è risorto, e in virtu dello Spirito « non morrà piu ». Non è piu povero, ben­ché «ricco qual era, si è fatto povero per arricchire noi » 593 ; è tutto spirito, benché alla sua divinità abbia associato la nostra carne. È il solo Signore e Re, Cristo figlio di Dio che siede alla destra del Padre « sopra ogni principato potestà potenza dominazione e ogni altro titolo che potrebbe essere nominato» 594

Leggiamo nel Vangelo che egli disse: «Andate, dunque, e battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » 595

• Quell'« e » inter- 2 posta anzitutto non denota un qualunque rapporto del Figlio col Padre; con la congiunzione egli precisa che il Padre è suo vero Padre; con quella congiunzione anco­ra egli dice di se stesso che è il Verbo veramente sus­sistente, e dello Spirito Santo che è « Spirito di veri­tà » 596 sussistente, increato, immutabile e inalterabile. Previde e volle insomma evitare che si insidiasse la 3

593 2 Cor. 8, 9. 594 Ef. l, 21. 595 Mt. 28, 19. 596 Gv. 15, 26; cf. Haer. 65, l; Haer. 71, 2.

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170 Epifanie

verità con dubbi ed attacchi, perché egli è «Dio che scruta i cuori e le reni » 597

L'eretico insiste: « Ma io credo che il Padre è P a- 4 dre, che il Figlio è Figlio, che lo Spirito Santo è Spirito Santo; confesso tre ipostasi in una sola usia, e affermo che né nella divinità vi è una diversa usia né nell'usia una diversa divinità; dico però che l'espressione usia ha l'unico preciso scopo di affermare della Trinità in ge­nere che non vi sono diversi gradi di divinità ».

Fa un tal discorso con sottintesi che nascondono 5 il suo vero pensiero, come detto, con astuzia insidiosa. Crede - dice - che il Padre è padre, il Figlio è figlio, lo Spirito Santo è spirito santo; ma sottintende che bisogna pensare della divinità quello che è proprio di noi uomini; dice in cuor suo che Dio è composto come l'uomo, composto appunto di corpo anima e spirito: il 6 Padre sarebbe come il suo aspetto, il Figlio come l'ani­ma nell'uomo, lo Spirito come quello che spira dentro l'uomo. Cosi infatti precisamente pensando della divi­nità, pretendono trarci in inganno.

No, non questo abbiamo appreso dal Padre. Egli 7 dal cielo fece sentire chiara la sua voce nel Giordano quando diede testimonianza al Figlio au cui dall'alto discese lo Spirito Santo in forma di colomba 598

• Lo Spi­rito Santo prese quella forma da sé come Spirito sus­sistente, per nulla diverso dal Padre e dal Figlio sussi­stenti, anzi della identica usia, ipostasi dall'ipostasi del Padre e dall'ipostasi del Figlio.

Quanto al Padre che siede nel cielo, egli « siede» 8 non in senso umano, ma in modo ineffabile e incom­prensibile; anche quanto al Figlio che- dice la Scrit­tura - « siede alla destra del Padre» 599

, si deve inten-

597 Sal. 7, 10. 598 Mt. 3, 16-17. 599 Ebr. 10, 12.

Ancora della fede 81, 9; 82, 1-3; 83, 1-4 171

dere solo che sali al Padre. In tal senso pure sono da 9 intendere le parole dell'Unigenito sullo Spirito Santo: « Io me ne vado » 600 ; « verrà lui, lo Spirito Santo, lo Spirito di verità! ma se non vado, non verrà lui»

601•

Quanto allo Spirito, il Figlio volle dichiararlo a sé con­giunto non in una maniera qualsiasi ma denotando con le parole « Io me ne vado e verrà lui » che le loro due distinte Ipostasi sono una sola cosa nella divinità, un solo vero Dio.

82. La cristologia è fondamento dell'ecclesiologia, in quanto la Chiesa è un sol corpo col Cristo

Avrei cosi finito di porgere a chi ne voglia appro- 1 fittare il sommario delle verità necessarie alla vita, che la Chiesa cattolica professa sul solido fondamento del-la Legge e dei Profeti, dei Vangeli e degli Apostoli, dai tempi degli Apostoli ai nostri giorni, custodendole in­corrotte: questa è la fede fonte della nostra speranza e salvezza. Le eresie di tanto in tanto si son messe a com- 2 batterle, pazzamente ribelli; ma ciononostante l'unica vera fede, ha resistito per la stessa forza della verità.

Le eresie poi di tanto in tanto si sono venute con­taminando a vicenda, sempre piu allontanandosi dalla Chiesa. Recentemente abbiamo sentito parlare di certi 3 asceti che sembravano tra i primi in Egitto 602

, nella Tebaide o in altre regioni, eppure si sono messi a se-

600 Gv. 16, S. 601 Gv. 16, 7. 602 Cf. 6, 1: Ieraca, letterato, medico ed astrologo, parlav~

di una risurrezione della sola anima e ripudiava le nozze. DI­ceva scopo dell'Incarnazione il messaggio alla vita monacale. Come Origene, spiegava allegoricamente il Paradiso di Adamo; credette rettamente del Figlio, « ma identificò » lo Spirito Sa~­to con Melchisedec. Fra le molte pratiche ascetiche, prescn-

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guire il pensiero degli Ieraciti, al punto di parlare della risurrezione della carne in modo diametralmente oppo­sto al nostro. Stravolti, si sentono impegnati a stravol­gere con vuote favole le verità da Dio rivelate a fon­damento della nostra speranza.

Per questo motivo siamo costretti a proseguire in tal senso il nostro discorso.

83. Greci ed eretici negano la risurrezione, ma il giorno, i frutti, le locuste, le unghie e i capelli insegnano il contrario

Quelli che non hanno fede infatti negano la risur- 1 rezione totale; quelli che hanno una fede corrotta, fini­scono col pensare della risurrezione alla stessa manie­ra storpiando o pazzamente banalizzandone la verità che è il fondamento della speranza. I Greci sono di co- 2 loro che, perpetrando empietà di tante specie contro la lagge divina, appunto per ciò negano la risurrezione in modo totale. Negano accanitamente la risurrezione perché con essa vedono legata la loro ignominiosa condanna per non avere accolto Dio e le sue leggi, co­me se anche nolenti non dovessero pur risorgere.

Tutta la creazione è una inequivocabile (benché 3 implicita) confutazione del loro errore, in quanto rive­la ogni giorno che passa in che modo si possa risorge­re. Cade infatti il giorno, misterioso annuncio di mor­te se ne interpretiamo bene il percorso; rispunta poi il giorno che risvegliandoci ci rivela il mistero della ri­surrezione. Si raccolgono i frutti dalla pianta (la qua- 4

veva quella dell'astensione dagli animali. E. lo dice << segnato nella coscienza dal marchio bruciante della schiavitu » (Haer. 67, 8; l Tim. 4, 2), cioè «falsificatore» del messaggio evan­gelico.

Ancora della fede 83, 5; 84, 1-6; 84, 1-2 173

le perché viene recisa dal resto significa ~n q~alch~ modo la nostra separazione dal corpo), ~a.~ suoi se~I piantati germogliano nella terra, perche cio che pati­sce la morte dopo quella separazione risorge. Muore la locusta che ha sepolto sotterra il suo feto dopo aver-lo espulso, ma la terra a suo tempo lo .restituisce .dal sepolcro. Sono sparsi i semi delle p1a~te e pnm~ muoiono perché poi possano portare altn frutti, pOI­ché senza la morte non si può generare la vita 6()3. Nelle 5 venti unghie delle mani e dei piedi Dio ci ha da~o al: trettanti segni della risurrezione, confermandoci .essi con la loro testimonianza che noi risorgeremo. Ne1 ca­pelli della chioma che ci inghirlanda il capo, i.n parte già evidentemente morti, v'è pur~ ~n annunziO. della nostra risurrezione, in quanto taghatl crescono ~l nuo­vo e fanno crescere in noi la speranza della nsurre-zione.

84. 11 colombo, il ghiro, lo scarabeo e soprattutto l'Araba Fenice segni di risurrezione

Infinite altre prove si potrebbero portare per cor:- l vincere gli increduli. Sono li a convincerli, fra l'al~ro, ~~ colombo selvatico tra i volatili e il ghiro fra tanti a!tn animali; questo dopo sei mesi e quello quara~ta gwr­ni dopo la morte risorgono infine a nuova vita, no~ appena passato quel tempo. Gli sca;a~ei sul punto d1 2 morire si avvolgono di sterco a mo d1 pallottole, eh~ seppelliscono dopo aver scavato per terra, per trovarsi cosi poi restituiti alla vita che nasce dal loro stesso sperma.

603 1 Cor. 15, 36. La vita del corpo mortai~ è però in~om­parabilmente inferiore a quella del corpo glo.noso, come Il se­me in cui è latente la vita è inferiore alla pm~ta ~he d~ esso germoglia: questo il pensiero paolino che Eprfamo sviluppa (anche Paolo polemizza con le idee pagane).

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Sulla Fenice 604, l'arabo uccello di cui tanti avranno 3

sentito parlare, non voglio aggiungere molto. Ci creda­no o no, ecco che cosa di essa dicono all'incirca. Quan­do essa all'età di cinquecento anni sa prossimo il mo­mento della sua morte, con aromi si costruisce una c~llett~ .che va a portare nella città d'Egitto Eliopoli (m egiziano e in ebraico detta On), dove a furia di 4 flagellarsi il petto con le proprie ali fa sprizzare dal suo co.rpo una fiamma che incendia il materiale soggia­cente m quel luogo, facendo cosi bruciare tutto il suo corp?, la carne e le ossa; poi interviene da una provvi- 5 denzmle nube una pioggia che spegne il fuoco che ha ingoiato il corpo dell'uccello già morto e arrostito nella parte superiore; spentosi poi il fuoco, i resti della car- 6 ne di quel corpo già scomparsi dopo un giorno gene­rano un verme, che poi mette le ali diventando un uc­cellino, e dopo tre giorni cresce, cresciuto quindi si esp.one agli sguardi di coloro che prestano la loro ope-ra m quel posto, per poi volare di nuovo alla volta del-la sua patria e qui fermarsi.

85. Le mitiche risurrezioni delle favole greche

Io son solito ammirare, benché assolutamente er- 1 ronee, le idee degli infedeli greci o barbari quando esse SJ?~ss? si r~vestono. di miti che presentano inequivoca­bih simboli della risurrezione. Spesso ne scrivono nei 2 loro canti, dove narrano di Alcesti 605 figlia di Pelia, n:orta. per su~ marito poi da Eracle tre giorni dopo riSUSCitata e riportata su dagli aditi infernali; di Pelo-

604 Il mito della Fenice, da tempo cristianamente assunto come ~mmagine escatologica, era stato trattato da molti autori pagam.

605 Alcesti, figlia di P elia (Il. 2, 175), fu tolta per forza dal­l'Ad~ _coll'aiuto di Eracle e ricondotta allo sposo Admeto. Cf. Eunp1de, Alcesti.

Ancora della fede 85, 3-5; 86, 1-3 175

pe 606 figlio di Tantalo, le cui carni furono imbandite da suo padre ai loro falsi dèi; di Amfiarao 6ffl figlio di 3 Ecleo, da Esculapio richiamato in vita; di Glauco 608 fi­glio di Minasse risuscitato da Poliide figlio di Cerano con un'erba; di Castore 609 per opera di suo fratello Poi­luce che volle liberamente con lui per un giorno cam­biare la vita; di Protesilao 610 per opera di Laodamia. Inoltre, di Sisifo, Tantalo e delle Erinni figlie di Cau- 4 caso nonché di Tiresia 611 dicono che furono tutti incar-

606 Pelope era stato dal padre ucciso, tagliato a pezzi, cu­cinato e dato in pasto agli dèi; questi diedero nuova forma e vita al fanciullo. Cf. Pindaro, Olimpica I, 25 ss.

6ff/ Amfiarao fu col suo carro di guerra inghiottito dalla terra presso l'Ismeno, nella lotta contro i Tebani; ma dagli dèi fu reso immortale, e riapparve come dio. Cf. Pindaro, Nemea 9; Erodoto 5, 67.

608 Glauco, figlio di Minasse e di Pasifae, da fanciullo inse­guendo un topo cadde in un barile e mori; Poliide venne rin­chiuso col suo cadavere e gli ridonò la vita mediante un'erba miracolosa. Cf. Apollodoro 3, 3, l; 2.

609 Castore, domatore di cavalli, era uomo, figlio di Tin­daro; Polluce suo fratello, valente nel pugilato, era invece fi­glio di Giove immortale. Per amore del fratello mortale, Poi­luce se ne stette un giorno nell'Olimpo e un giorno nell'Ade; ambedue furono onorati come divinità della luce: « vivono e muoiono un giorno l'uno e un giorno l'altro, alternati; e tut­tavia godono onori simili agli dèi ». Cf. Iliade 3, 236; Pindaro, Odi 11, 298.

610 Protesilao fu ucciso nella guerra di Troia (Iliade 2, 695 ss.); sua moglie Laodamia, appresane la morte, pregò gli dèi che potesse ritornare nel mondo per tre ore; e allorché egli mori per la seconda volta, mori anch'essa. Cf. Erodoto 7, 33; 9, 166.

611 Sisifo incatenò la morte, si che fino alla sua liberazione nessuno mori; morto ingannò l'Ade e tornò per qualche tempo nel mondo. Una tradizione poneva le pene di Tantalo nel mon­do. Le Erinni (vendicatrici dei delitti contro il vincolo del sangue) si mostrano sulla terra, ma sono abitatrici dell'Aver­no (cf. Virgilio, Eneide, passim, e Ovidio, Metamorfosi 4, 451; 481). Tiresia possiede nell'Ade i sensi e l'intelletto; perciò a lui Circe inviò Ulisse. Cf. Omero, Odissea 10, 492; 11, 90.

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cerati nel Tartaro per ivi scontare la pena, chi con un masso chi con una ruota e chi diversamente punito an­cora, non annientati neanche nel corpo per subire quel­le pene; se infatti non avessero il corpo come potreb- 5 bero subire quelle pene del masso o della ruota? Di simili miti si potrebbe parlare a lungo, per sostenere la vostra fede e a prova delle loro false credenze.

86. Solo il corpo che muore sarà risuscitato; gli stessi riti funebri dei pagani lo confermano

Anche gli eretici, che in armonia con gli infedeli 1 parlano di risurrezione dell'anima e non del corpo, come i Greci appunto affermano pensano e credono, facendo dei discorsi non da persone assennate ma pro­prio da vaniloqui 612

Se infatti gli eretici parlano di risurrezione attri- 2 buendola nel senso proprio soltanto alle anime, è una vera e propria balordaggine; perché come può mai ri­sorgere l'anima se essa non muore? Nelle tombe non seppelliamo le anime ma i corpi; perché non vi cadono 3 che i cadaveri; chiamiamo di fatto dopo morte cada­veri 613 (dal verbo cadere) i corpi non le anime. Ora, chi dice di professare la fede nella risurrezione è evi­dente che parla di risurrezione non dell'anima ma del corpo caduto nel disfacimento.

612 Cf. Haer. 66, 86. Mani da l Cor. 5, 1-5 deduceva che non c'è salvezza per la carne, ma solo per lo spirito. Risponde Epi­fanio: «No, egli non sa, non avendo conoscenza di tutta la dottrina, che le opere della carne sono la fornicazione, l'adul­terio, le scostumatezze (Gal. 5, 16-25) e quello che a ciò si può assimilare; quindi non della carne vera e propria si parla, ma delle opere della carne ».

613 Il giuoco di parole s6mata-pt6mata richiama Girolamo, In Matthaeum 34, 29.

Ancora della fede 86, 4-8; 87, 1-6 177

D'altra parte, i Greci che negano la risurrezione 4 totale si confutano da sé quando nei giorni detti del popolo portano alle tombe cibi e bevande, bruciando interamente i cibi e col vino facendo libazioni. Benché facciano nessun bene ai morti e male piuttosto a sé stessi, tuttavia questa usanza non può non esprimere 5 la loro fede nella risurrezione. Quando infatti si radu­nano là dove hanno deposto i cadaveri dei morti, chia­mano per nome i sepolti invocandoli per nome: « Alza­ti, mangia e bevi, possa tu goderne »614

• Fors'anche pen- 6 sano che le anime permangano li dove hanno sepolto i resti dei morti; e codesta credenza sulle anime è buona. Per i figli degli Elleni, esse infatti comunque aspetta­no il giorno che verrà (la risurrezione nel tempo del­la restaurazione), in cui riprenderanno i loro corpi ri­composti ed uniti, quella carne che essi giudicano oggi spregevole, destinata a finire per sempre e senza spe­ranza di ritorno alla vita.

Se cosi non fosse, perché determinano pene per le 7 anime, di natura superiore, e onori senza speranza per i resti mortali? Mi si risponda.

No, evidentemente credono che le anime non stan- 8 no nei sepolcri ma in certi repositori assegnati da Dio a ciascuna secondo la sua vita privata e pubblica, e che i corpi stanno nei loculi per i cadaveri o per le ossa, dove ciascuno dei propri cari li ha deposto con le sue mani. Sarebbe una balordaggine se tra gli infedeli si negasse questa verità universalmente ammessa e non avesse vigore ciò che Dio ha reso possibile per la no­stra speranza.

614 Nei giorni del popolo si offrivano ai parenti deceduti vittime espiatorie; se ne chiamavano per nome dall'Averno i Mani e venivano adornate di bende e corone le loro tombe.

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87. La carne risorgerà per essere compartecipe della pena o della gloria

Penso che basteranno i pochi esempi sopra propo- 1 sti; ma se ne potrebbero fare molti altri.

Aggiungerò qualcosa per quelli che pur seguendo 2 Origene continuano a credersi cristiani 615

• Essi profes­sano la fede nella risurrezione dei morti per quanto riguarda la carne santa che il Signore assunse da Ma­ria, ma per la nostra dicono che non risorgerà quella che abbiamo adesso; ne avremo un'altra che allora Dio ci darà. Indubbiamente questa loro idea, assolutamen­te empia, è piu balorda di quella dei Greci. Se infatti, 3 come dicono, dovessimo risorgere con una carne diver­sa da quella che abbiamo adesso, anzitutto non risulte­rebbe giusto il divino giudizio. Verrebbe ad essere pu­nita una carne diversa da quella che ha peccato; ver­r~bbe premiato nella gloria del regno dei cieli un corpo diverso da quello che ha portato il peso di digiuni di veglie di persecuzioni per il Signore. Oppure, secondo 4 tale ereticale criterio, dovrebbe forse venir condannata sola l'anima, senza quel corpo che le fu compagno nel peccare? Ma, in tal caso, l'anima non potrebbe forse contestare il giudizio di Dio col dire che fu il corpo a commettere i peccati? Né benché a torto potrebbe ave- 5 re penuria di argomenti di genere giudiziario. Potrebbe dire per esempio: «Non sono stata io a peccare, ma il corpo; infatti dacché sono uscita dal corpo non ho com­messo né fornicazione né adulterio, né furto né omici­dio, né atto idolatrico né azione sconveniente ». Tale 6 difesa non si potrebbe dire del tutto irragionevole; ma che cosa diremo veramente abbia di ragionevole? O diremo forse infondato il giudizio di Dio? No, perché sta scritto 616 che Dio non fa pesare mai ingiustamente la sua collera sull'uomo.

615 Cf. Haer. 64, 71 e qui sopra la nostra introduzione. 616 Rom. 3, 5.

Ancora della fede 88, 1-8; 89, 1-2 179

88. A Dio è possibile raccogliere resti del corpo; la visione di Ezechiele

Sappiamo che tutto è possibile a Dio 617, e che co- 1 me poté plasmare il corpo senza l'anima cosi può ri­portare in vita i corpi già dissolti o scomparsi, può farli anzi muovere da sé senza l'anima quando lo vo­glia. Attuò già questa economia col santo profeta Eze- 2 chiele, quando disse a questo grande santo: « Figlio dell'uomo, di' che si raccolgano osso dopo osso, uno corrispondente all'altro» 618

• Potè allora ammirare la potenza di Dio, perché pur senza le anime le ossa aride non solo ricevettero la capacità di muoversi all'ordine di Dio, ma anche di riprendere pienamente quella co­noscenza e sapienza che non avevano piu. Infatti le 3 ossa dei piedi non si collocarono al posto di quelle vi­cine alla testa, perduta la memoria della loro posizio­ne; le vertebre del collo non si sbagliarono nel cercare la loro, andando a finire tra le giunture dei talloni; ma ogni osso si agitò e si mosse con intelligenza, andando a collocarsi al posto delle proprie giunture.

Dio quindi può, se lo vuole, ridestare un corpo 4 senza dargli l'anima. Manifestò tale sua potenza di fat­to la prima volta operando questa risurrezione, mai so­gnata dagli uomini, facendone dare l'ordine ad Eze­chiele. Né gli disse: « Figlio dell'uomo, ordina prima 5 allo spirito di venire», ma gli fece prima raccogliere i corpi (con questo agevolandogli mediante la fede la difficoltà dell'impresa) e poi impose alle anime di rien­trare nei loro corpi; e allora - dice la Scrittura - « si drizzò in piedi una grande assemblea » 619

• È dunque 6 possibile a Dio ridestare un corpo anche senza l'anima, come egli stesso ci ha fatto vedere. Non è invece pos-

617 Mt. 19, 26. 618 Ez. 37, 4. 7. 619 Ez. 37, 19-20.

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sibile che Dio giudichi il solo corpo senza l'anima per­ché anch'esso avrebbe di che giustamente scagionarsi dinanzi a Dio giudice, dicendo: «Non a me ma all'ani- 7 ma che era con me è da ascrivere il peccato; infatti dacché io ne fui liberato ed essa si è dipartita da me, io non ho piu commesso né adulterio, né fornicazione, né furto, né idolatria, né altri peccati del genere ». Am­mettendo tali ipotetiche argomentazioni, i nostri av­versari non dovrebbero dire inattuabile il giudizio di Dio.

No, come l'uomo fu creato da Dio composto di cor- 8 po e di anima, cosi pure sarà giudicato dal Giusto Giu­dice nel corpo da lui ridestato e nell'anima da lui resti­tuita. Il giudizio di Dio sarà giusto a condizione che egli accomuni corpo e anima, entrambi, alla pena per il peccato o al premio per la virtu nella futura liturgia dei santi.

89. La risurrezione della carne ci sollecita a fare il bene; soffrendo nel tempo ci acquistiamo dei meriti per il cielo

Abbiamo presentato questa verità fondamentale 1 della nostra speranza, nei lineamenti essenziali e a nostro giudizio sufficienti, pochi punti tra i molti che si potrebbero esporre. Poiché, però, alcuni insistono nel dire che risorgeremo con un corpo diverso da quel­lo che è morto, aggiungeremo qualcosa a quanto ci sia­mo sforzati di dire, per venire in aiuto di quelli che, volendo comprendere, cercano di non mettere in peri­colo la loro salvezza. Possa questa fatica, che affron- 2 tiarno nell'estrema nostra pochezza ed incapacità, gio­vare a noi e a tutti, sicché nessuno abbia a negare la risurrezione della nostra carne, in cui è la somma di tutti i tesori, il principio di ogni saggio progetto, il fon-

Ancora della fede 89, 3-5; 90, 1-6 181

damento di speranza per ogni buona azione, secondo che sta scritto: <<noi che portiamo questo tesoro in vasi di creta, ecc. » 620

• Viviamo, infatti, deboli una disci- 3 plina ascetica, meschini una vita casta, poveri l'impe­gno dell'elemosina; perché aspettiamo di ricevere la ri­compensa nella risurrezione dai morti. Su questa base 4 si fondano e si reggono la fede la speranza e la divina carità, la testimonianza del nome di Dio nelle perse­cuzioni e la pazienza nelle prove e afflizioni che dob­biamo subire a causa degli uomini, tutte le virtu pro­prie di chi non nega la risurrezione della nostra carne perché crede che quanto seminato nella terra sarà ri­suscitato 621

Tra le piu evidenti espressioni della Sacra Scrit- 5 tura ve ne sono due che si integrano in modo da indur­ci ad accogliere il seme della speranza nella nostra ri­surrezione e a non farci fuorviare dalle vuote parole degli uomini che coi loro scritti hanno tratto in errore il mondo. Ne tratterò brevemente, tralasciandone tante altre. Infatti tanti altri passi del Nuovo e dell'Antico Testamento parlano della risurrezione e confermano la nostra speranza.

90. Il corpo risuscitato sarà spiritualizzato nella gloria come quello del Cristo, pur rimanendo lo stesso nostro corpo

Se dovessimo risorgere come dicono alcuni con un l corpo diverso, l'Apostolo non avrebbe detto di << que­sto corpo mortale » che << deve rivestirsi di immortali­tà» 622

• Poiché i corpi dei santi risorgendo nella gloria 2 diventeranno splendidi di quella luce di cui sta scritto:

62° 2 Cor. 4, 7. 621 1 Cor. 15, 42. 622 1 Cor. 15, 53.

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« Risorgeranno nella gloria » 623• Ecco dunque l' espres­

sione della Sacra Scrittura che ce ne dà sicurezza, con­fermandoci nella speranza: «Insensato! Quello che tu semini non riprende vita se prima non muore; e quel che tu semini non è il corpo che dovrà nascere, ma un nudo chicco di frumento, ad esempio, o di qualsiasi al­tra specie; è Iddio che gli dà un corpo secondo che ha voluto '' 624

Questa prima espressione riguarda la gloria dei 3 risorti nello splendore. Ma per chiarire come il chicco debba cooperare per la sua gloria, il Vangelo spiega quel che Paolo dice 625 sulla risurrezione con questa seconda espressione: « Se il chicco di frumento non ca­de in terra e vi muore, resta solo; se invece muore, porta molto frutto» 626

• L'Apostolo quindi parlava di un 4 chicco e il Salvatore parlò del medesimo chicco per indicare con esso il corpo. Non ti pare?

Non risorse dunque quel suo stesso corpo semi­nato sotterra come un chicco di grano? Il corpo che risorse dal sepolcro per virtu propria dopo tre giorni era un altro? No, di esso gli angeli annunziarono « È 5 risorto, non è qui» 627

; di esso parlava a Maria dicen­dole di non tenerlo stretto perché non era ancora asce­so al Padre 628

• A Tommaso poi mostrò le mani e il fianco dicendogli: «Non volere essere incredulo, ma credente» 629

• Dell'incredulo è negare nella forma piu 6 assoluta che è risorto; del credente a metà, dire che è risorto, ma non lo stesso corpo; del credente affermare che è risorto quello stesso corpo, e per questo stesso

623 l Cor. 15, 43. 624 2 Cor. 15, 36-38. 625 2 Cor. 13, 3. 626 Gv. 12, 24. 627 Mc. 16, 6. 628 Gv. 20, 17. 629 Gv. 20, 27.

Ancora della fede 91, 1-6; 92, 1-4 183

corpo con cui è risorto si è posto a fondamento della nostra speranza.

91. La sottigliezza e l'incorruttibilità qualità del corpo risorto dì Cristo

Per darne prova egli non fece scomparire i segni 1 né dei chiodi né della lancia, benché quel corpo che entrò a porte chiuse dopo la risurrezione fosse ormai spirituale perché la divinità cui era unito lo rendeva ormai adorno della sottigliezza propria dello spirito 630

Se non fosse diventato sottile come uno spirito, il cor- 2 po per quanto rimpicciolito quale interstizio nella soli­da materia avrebbe potuto trovare per penetrarvi?

Volle allora dimostrare il corruttibile veramente rivestito di incorruttibilità, il mortale di immortali­tà 631 ; entrò quindi a porte chiuse proprio per far ve­dere il suo corpo diventato sottile e fatto da corrutti­bile incorruttibile. Volle convincere i non credenti nel- 3 la nostra salvezza, cioè nella risurrezione, rendendo sottile il suo corpo e forgiandolo nelle condizioni di risorto; ma non cancellò le cicatrici dei chiodi e il se­gno della lancia, per far vedere che era risorto non con 4 un altro corpo ma con quello stesso che aveva patito sulla croce; che non si era plasmato un nuovo corpo impassibile quasi in una nuova generazione, ma era rimasto con il corpo medesimo che aveva patito, chic­co morto e risorto immortale.

Perché poi non lo credessimo solo parzialmente 5 risuscitato, per il fatto che esso non fu affatto soggetto alla corruzione (come sta scritto: « Non lascerai che il mio santo veda la corruzione » 632

), la Scrittura dice

630 Gv. 20, 25-27. 631 l Cor. 15, 53. 632 Sal. 15 (16), 10; Atti, 2, 27.

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della risurrezione assolutamente: «È risorto e non è qui, 633 • Dire che ridestatosi non era piu Ii, vuoi dire 6 che era veramente risorto. La Scrittura, nostra vita, non può cadere in errore. E perché gli erranti non tro­vassero pretesto a cadere in errore 634

, si mostrò in carne ed ossa a Tommaso e agli altri suoi discepoli, dicendo: «Guardatemi, sono proprio io! Uno spirito infatti non ha carne ed ossa, come vedete che ho io» 635

92. Ciò che è detto delle qualità del corpo di Cristo risorto vale per quelle del nostro corpo nella risur­rezione finale

Si potrebbe sofisticare ed obiettare che ciò vale 1 solo per il nostro Salvatore, speciale in quanto conce­pito solo da Maria senza concorso di seme virile; ma anche il corpo di Adamo fu fatto senza concorso di seme virile, né per ciò alcuno si permette di dirlo e di­mostrarlo diverso dal nostro. Alcuni tornano a ribat- 2 tere che solo il corpo del Cristo non quello degli altri si potrebbe dire risorto in senso assoluto, con lo stes­so corpo di prima. Ma allora come mai leggiamo che 3 « Cristo risorse, primizia di quelli che sono addormen­tati nel sonno di morte, 636 ? È detto primizia di quelli che si sono addormentati, perché il suo corpo è per­fettamente simile al nostro.

Come egli sia primizia di quelli che sono addor­mentati, lo si può apprendere da tutto il contesto bi­blico, che assolutamente mai bisogna avere la stoltez­za di giudicare fallace: non si facciano impigliare in altri errori del genere. Prima il Cristo aveva risuscita- 4

633 Mc. 16, 6. 634 Gv. 20, 27. 635 Le. 24, 39. 636 l Cor. 15, 20; cf. Haer. 64, 65.

Ancora della fede 92, 5-8; 93, 1-8 185

to Lazzaro, il figlio della vedova di Naim; Elia aveva richiamato in vita un morto ed Eliseo due, uno che ve­niva portato e l'altro che era stato deposto nel sepol­cro. Ma costoro, risuscitati, sono morti daccapo e sono 5 in attesa come tutti dell'unica universale risurrezione; Cristo invece, primizia di quelli che si sono addormen­tati, « risorto non morrà piu, perché la morte non ha nessun potere sopra di lui ,, 637

, cosi dice la Scrittura. È morto una sola volta soffrendo per noi, sotto- 6

mettendosi alla passione per le nostre passioni. Una so-la volta il Verbo ha gustato la morte e «la morte di croce , 638, spontaneamente assoggettandosi alla morte per noi e per far morire con la morte la morte; lui, il 7 Verbo fatto carne 639, non patendo nella divinità si ac­comunò all'umanità nel patire; e la sua passione contò come meritoria perché egli rimaneva nell'immortalità o, per meglio dire, era tutto immortalità. Aveva infatti 8 proclamato: « Io sono la vita» 640

• Certo egli è la nostra speranza non per la carne; poiché sta scritto: «Male­detto l'uomo che confida nell'uomo, egli sarà come ta­marisco selvatico» 641

93. Cristo non progredi fino a diventare Dio, ma restò Dio facendosi uomo per meritare a noi la divinità

Come dire dunque che Cristo non fu uomo? Ab- l biamo già detto e tutti hanno potuto vedere che nel Signore confessiamo il Verbo Divino che si è fatto veramente e realmente uomo, benché non un uomo che sia progredito fino a diventare Dio.

637 Rom. 6, 9. 638 Rom. 6, 10; Ebr. 9, 26 ss.; Fil. 2, 8. 639 Gv. l, 14. 640 Gv. 11, 25. 641 Ger. 17, 5-6.

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La speranza della nostra salvezza, infatti, non è 2 fondata sull'uomo; poiché nessun altro uomo tra i di­scendenti di Adamo poteva operare la salvezza, all'in­fuori del Divin Verbo umanato. La nostra speranza non è quindi nell'uomo ma nel vero Dio vivente fatto uomo.

Secondo che era stato scritto ( « ogni sommo sa- 3 cerdote assunto tra gli uomini viene costituito a van­taggio degli uomini'') 642 venne a darci la salvezza Dio, il Signore venuto ad assumere la carne dalla nostra carne e fattosi benché Verbo di Dio simile a noi come uomo. Pati infatti per noi con l'umanità dissolvendo la passione con la sua passione e dando morte alla morte con la sua morte, perché la passione fu ascritta 4 alla divinità benché impassibile, essendosi cosi com­piaciuto di fare lui, il Verbo, che è Dio santo e impas­sibile.

Lo paragoneremo a chi indossi un abito sporco di 5 sangue 643

• Quando quest'abito si sia macchiato di san­gue, anche se il sangue non giunge al corpo di chi l'in­dossa, noi ne diciamo macchiato indifferentemente l'abito e l'uomo che lo indossa. In maniera analoga di- 6 ciamo che ha patito nella carne il Cristo senza distin­guere dalla divinità del santo Verbo l'umanità da lui assunta quando il Signore se la plasmò venendo dal cielo. Sicché San Pietro lo disse « ucciso quanto alla carne, ma vivificato quanto allo spirito » 644 cosi esor­tandoci: «Avendo Cristo sofferto nella carne, armatevi anche voi della medesima convinzione» 645

• Il sangue è 7 attribuito a chi lo versò, la passione alla sua divinità impassibile; perciò il mondo non spera nell'uomo, ma nell'umanità assunta dal Signore. La sua divinità ac- 8

642 Ebr. 5, l. 643 Cf. Haer. 77, 33; e qui sopra al c. 36. 644 l Pt. 3, 18. 645 l Pt. 4, l.

Ancora della fede 94, 1-9 187

cettò gli venisse attribuita la passione, perché D_io ri­manendo impassibile desse al mondo la s~l':ezza, per­ciò consideriamo la divinità per sé impass1blle sogget­to della passione subita mediante la carne, ~econdo l~ Scrittura che dice: « Non avrebbero mes~o m croce 6~1 Signore della gloria se l'avessero conoscmta, ecc. ''

94. La risurrezione del Crocifisso secondo l'economia

dell'A. Testamento

Fu dunque davvero crocifisso il ~ignare; ~ noi lo 1 adoriamo crocifisso, sepolto, risorto Il te_rzo gwrno e asceso al cielo. Questo è «l'abisso della ncchezza, d~l­la sapienza e della scienza di Dio» 647

, ~che conosc~- 2 mo in parte e che annunziamo ir:- modo 1:Uperfetto » ·

Di tale divina conoscenza infatti possediamo sol? una minima stilla, e ci serviamo di analogie

1per. attmgere

l'economia della nostra speranza, dono e ar~Ito secon­do il mistero del piano divino per beneplaCito del Pa­dre, per volere del Figlio e dello ~p~rito Sar:-to.

Tutta la Scrittura conteneva gia m parte Il :nessag- 3 gio della risurrezione, benché quello perfetto sm sta~o riservato ai tempi dell'avvento dello ste~so V~rbo m sé sussistente come è scritto: «Cristo e la pienezza della Legge, ~49. In quale punt? infa~ti della S~cra 4 Scrittura non v'è traccia della nsurrezwne? _Ne diede il primo annunzio il sangue di Abele, che - ~~ legge -continua a parlare anche dopo la sua morte; Il secondo

lo diede Enoc che, trasportato in un luogo non veduto ' 65o • N ' h er or da nessuno, non vide la morte ; poi oe, c e P -

646 1 Cor. 2, 8. 647 Rom. 11, 33. 648 1 Cor. 13, 9. 649 Rom. 10, 4. 650 Ebr. 11, 4-5; cf. Gen. 5, 24.

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188 Epifani o

dine di Dio fece fabbricare l'arca per perpetuare la vita attraverso lui e la sua casa 651

• Abramo ebbe un figlio 5 nella sua vecchiaia, quando « il suo corpo era quasi morto» ed era morto soprattutto «il seno di Sara »; ma Dio cosi volle confermare la speranza della risur­rezione dai morti, in quanto quella fonte inaridita che secondo il solito processo di esaurimento femminile era ormai «invecchiata e vicina alla scomparsa», di nuovo riprese vigore, sicché Sara concepi e da vec­chia rimase incinta come una fanciulla 652

• Anche Isac- 6 co fu restituito al padre come da morte a vita 653

• anche in questo caso Dio infatti volle annunziare la s~eranza della risurrezione dei morti, restituendo al padre il figlio che era figura del Cristo.

Giacobbe annunciò la medesima dottrina quando 7 ebbe somma cura che le sue ossa non andassero per­dute perché sperava che sarebbero tornate in vita; se ne prese cura infatti dicendo che si preoccupassero di portarle in patria dalla terra d'Egitto. Lo stesso fece 8 ?iu~eppe dicendo: « Raccoglierete le mie ossa, perché Il Signore verrà a visitarvi e il suo sguardo si poserà su di voi » 654•

Se non ci fosse la speranza nella risurrezione, a che pro tale cura delle ossa? perché comandarne ai giusti la cura se si trattasse di ossa morte una volta per sempre? Prima di tutto ce ne dà testimonianza la 9 voce di Dio che udf Mosè: « Io sono il Dio di Abramo il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe » 655, di quelli cioè che sono morti per il mondo ma sono vivi per me. Lo Spirito che parlò nella Legge è il medesimo unico Spi­nto che predica nel Vangelo, perciò il Salvatore espres-

651 Ebr. 11, 7; cf. Gen. 6, 13-32. 652 Ebr. 11, 11; cf. Gen. 18, 10-15. 653 Ebr. 11, 17-18; cf. Gen. 22, 1-14. 654 Gen. 49, 29 ss.; 50, 25; Es. 13, 19. 655 Es. 3, 6.

Ancora della fede 95, 1-5; 96, 1-4 189

se la medesima dottrina dicendo ai Sadducei: «Ecco­mi sono io colui che ha parlato per mezzo dei Pro-feti »

656•

95. Dio che porta a maturazione i viventi nel tempo dovuto, fece rinverdire e fruttificare in una notte la verga di Aronne, figura della risurrezione

Portiamo ad esempio anche la verga di Aronne, 1 secca forse da molti anni e lasciata nel tabernacolo dalla sera all'aurora657 • Mentre gli altri alberi che sono in vita impiegano dodici mesi di stenti per produrre ad anno finito dei frutti, col calore del sole, con la linfa delle piogge, con l'umore della rugiada che li_ ri~opre, con ciò che li nutre di notte e di giorno, Idd1o mvece operò in una sola notte quello che è di solito il frutto 2 di tanta fatica senza che altro gli venisse in aiuto.

Quell'arida verga infatti germogliò e produsse fo­glie e frutti già maturi; significativo esempio della ri­surrezione che Dio opererà similmente in futuro. Cosi, 3 mentre nel santo matrimonio istituito dal Signore, dal primo momento della concezione (nell'utero materno del seme versato nel modo che vuole il Signore) al tempo della maturazione del seme deposto ~el ~entre: i concepiti debbono maturare per nove mesi pnma di nascere (per nove mesi dico dal momento della conce­zione), diversamente e in un momento Dio opererà 4 nella risurrezione; « squillerà la tromba, infatti, e i morti risorgeranno incorruttibili »

658•

Il Signore dimostrò nel tabernacolo della testimo­nianza che i frutti, soliti a maturarsi negli alberi vivi

656 Agraphon. 657 Num. 17, l ss. 658 1 Cor. 15, 52.

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190 Epifani o

in dodici mesi, possono spuntare ricchi di vigore e in gran quantità germinando da un arido legno in una sola notte 659

• Condusse a piena evoluzione nel breve 5 momento di una sola ora detto processo che di solito si compie in dodici mesi. Alla stessa maniera renderà rapido nel breve momento della risurrezione il pro­cesso solito a compiersi nel ventre materno in nove lunghi mesi di maturazione del feto.

96. Dio nel trasformare il bastone arido di Mosè in vivo animale manifestò la sua onnipotenza, che si rive­lerà nella risurrezione e nel giudizio finale

Possano gli increduli sentirsi sollecitati a credere 1 nella potenza di Dio ( « alla cui volontà nessuno resi­ste ») 660 da questo fatto esemplare capitato a Mosè.

Il Signore gli aveva domandato: « Che cosa hai in mano», ed egli gli aveva risposto: <<Una verga» 661 •

Era una verga di legno assolutamente secco. Il Signore gli comandò di gettarla a terra 662

, ed egli la gettò; al- 2 lora Dio comandò a quel bastone secco di prendere un'altra forma, un'altra natura, umida e animata. Né 3 fu una parvenza ma un fatto; al comando di Dio non poteva seguire un fatto apparente ma reale 663

• Della ve­rità storica dà assoluta testimonianza Mosè, in modo che nessuno potesse interpretare il fatto meno retta­mente. Il Profeta riconobbe 664 lui stesso il prodigio 4 reale e non apparente quando fuggi al cospetto del

659 Num. 17, 6 ss. 660 Rom. 9, 19. 661 Es. 4, 2. 662 Es. 4, 3. 663 Cf. sopra al c. 62. 664 Cf. Es. 4, 3.

Ancora della fede 96, 5-7; 97, 1-8; 98, 1 191

serpente; non sarebbe infatti fuggito se non l'avesse ri­conosciuto vero.

Quindi non hanno motivo di negarne la realtà certi 5 critici fanatici che negano si sia trattato di una vera e propria verga. Dicono: «Dio volle darle un corpo seco~­do che ha creduto bene» 665

; ma non possono mettere m discussione il fatto che Egli trasformò in un essere vivente proprio quella verga arida, non un'altra. Né 6 qui c'è da pensare che Dio abbia voluto mettere sotto accusa il serpente in cui aveva trasformato la verga, perché egli non ritiene colpevole nessun an~mal~, _di nessun genere e specie. Attraverso la verga cm egh d1e- 7 de vita si che si poté muovere da sé come tutti gli ani­mali Dio ci volle solo dare una prova della risurrezio­ne una testimonianza di quella onnipotenza di Dio cui è possibile operare quel che vuole. Con il fatto di totalmente trasformare e quasi risuscitare l'intiera ver­ga con un solo atto della sua volontà volle insomma rinsaldare e rendere incrollabile la nostra fede nella risurrezione totale.

97. Perché Mosè augurò la vita a Ruben sepolto da centoventi anni

Che veramente per i morti ci sia fondata speranza l di vita eterna e di risurrezione dal sepolcro ne dà an­che altrove testimonianza Mosè, degnissimo di fede. Ascoltalo. Il santo patriarca Giacobbe infatti aveva maledetto il figlio Ruben, resosi colpevole, dicendogli: « Ruben, mio primogenito e primizia della mia virilità, che torto mi hai fatto! Non essere bollente come l'acqua! Salendo sul letto di tuo padre, hai violato il giaciglio sul quale eri venuto al mondo »

666! Accetto 2

665 1 Cor. 15, 38. 666 Gen. 49, 3-4.

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192 Epifania

deaspirandola la lezione dell'ebraico elthothar, che senza spirito significa appunto « non essere bollente »

(ma la parola cosi com'è vuoi dire <<non ritornare non aggiungere, non eccedere »), perché è quella trà: dita dai settanta interpreti.

Nota che il testo si riferisce alla risurrezione, an- 3 che se Mosè parla della maledizione di morte scagliata dal padre contro il figlio colpevole. Egli stesso ne sot­tolinea chiaramente il significato quando si sofferma sulle benedizioni delle dodici tribu fino a Ruben e Levi 4 (mostrando pure di conoscere il profetico significato del sacerdozio di Levi, del potere cioè di sciogliere e di legare i peccati). Di Ruben disse: «Viva Ruben e non muoia» 667

; e certo questo augurio di vita non riguarda- 5-6 va la vita spentasi in lui sepolto da centoventi anni, ma quella che ci sarà nell'universale risurrezione. Co­nosceva pure una seconda morte di dannazione, quella del giorno del giudizio; volle quindi augurargli la fu­tura liberazione dalla pena, cioè di vivere in Dio la vita della risurrezione (sapeva infatti che tutti vivranno) e 7 di non morire in quanto condannato da Lui alla secon-da morte del supplizio eterno. Se egli però allora gli 8 avesse augurato soltanto di evitare la pena di morte a causa del peccato, gli sarebbe bastato dire: <<Viva Ru­ben >>; ma poiché parlava anche dell'universale risur­rezione, disse: «Viva Ruben e non muoia».

98. Nella Scrittura non vi sono esempi di risurrezione parziale

Tenterò adesso di fare una sommaria sintesi di 1 testimonianze che riguardano la nostra speranza, cioè la risurrezione. Molti sono i passi riguardanti questo evento reale e non apparente che ci attende.

667 Deut. 33, 6.

Ancora della fede 98, 2-8; 99, 1-2 193

Né si obietti per stupido puntiglio che la risurre- 2 zione potrà avverarsi solo per alcune particolari parti del corpo, ma non per tutti nell'intiero corpo. Quali queste parti speciali che risorgerebbero? Perché non per tutti l'intero corpo? Perché ci dovrebbe essere sif­fatta accezione di persone? In Dio - sta scritto 668

-

non c'è accezione di persone. Cerchiamo dove e quando i santi siano risuscitati 3

da morte in parte e non in tutto il loro corpo. Il figlio della vedova di Sarepta risuscitò integralmente e non in parte; il figlio della Sunamitide risuscitò in tutto, e nessun suo membro rimase escluso dalla risurrezio­ne 669

• Il Signore risuscitò Lazzaro 670, che non lasciò nel 4

sepolcro proprio nulla, neanche le fasce e gli altri suoi indumenti con cui venne fuori - nel giorno del giudi­zio non ci sarà assolutamente bisogno di vesti -; inte- 5 ramente risuscitarono il figlio della vedova di Naim 671

,

la figlia del principe della sinagoga 672, la figlia del cen­

turione 673• Vedi quanto sia stolto pensare diversamente,

credere che risorga solo una parte del corpo e che il resto rimanga nel sepolcro.

Ma guardiamo anche ai fatti corrispondenti del- 6 l'Antico Testamento alla luce del Nuovo. Enoc fu tra­sferito interamente e non ha ancora conosciuto la mor­te 674; Elia fu assunto interamente con tutto il corpo e non ha ancora conosciuto la morte 675

• Tutti e due vi­vendo ancora col corpo ci confermano nella fede in una perfetta e completa risurrezione; perché nessuno aves- 7 se a dubitarne, Dio mostrò in questi due antenati come

668 Rom. 2, 11. 669 l Re, 17, 17 ss.; 2 Re, 4, 18 ss. 670 Gv. 11, 44. 671 Le. 7, 11 ss. 672 Mc. 5, 22 ss. 673 M t. 8, 5 ss. 674 Ebr. 11, 5; Gen. 5, 22. 24; Eccli. 44, 16; 49, 14. 675 2 Re, 2, l ss.

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194 Ep>ifanio

due diversi tipi della nostra risurrezione: Enoc fu non circonciso, perciò l'essere incirconciso non impedisce la risurrezione a quanti come lui continuano nella loro vita terrena a non sottoporsi alla circoncisione; Elia fu circonciso, ma la risurrezione è universale e non discri­mina tra circoncisi ed incirconcisi. Elia fu vergine, ma 8 solo per testimoniare con la singolare sua verginità l'immortalità e incorruttibilità del corpo; Enoc non fu vergine, ma casto nel procreare dei figli, per cosi an­nunziare che la risurrezione o la permanenza nel corpo non è solo riservata al ceto eccezionale dei vergini. En­trambi vivono ancora in anima e corpo aspettando per noi l'attuazione della speranza.

99. Altre testimonianze veterotestamentarie di risur­rezione dei buoni e dei peccatori

Perché poi nessuno avesse da dubitare, Dio fece ca- l dere negli inferi alcuni con il corpo.

La terra infatti apri le sue fauci ed inghiotti Datan, Abiron e i figli di Kore e di Auna, che perciò ancora vi­venti in anima e corpo precipitarono nell'inferno 676 •

Condannati subito infatti non solo nell'anima ma an­che nel corpo, furono interamente sottoposti alla pena; non liberati dal corpo, non furono condannati solo in una parte e nel resto no.

Giobbe dice: «Fino al giungere del mio turno, 2 quando questo corpo che è straziato da queste soffe­renze risorgerà, e tu mi rinnoverai» 677 • Sta anche scrit­to: «La tua giovinezza si rinnoverà come aquila»; e Isaia soggiunge: « Vivranno di nuovo i tuoi morti e ri­sorgeranno dai sepolcri» 678

• Ora, è già venuto colui che

676 Num. 16, 32 ss. 677 Giob. 14, 14; 19, 26. 678 Sal. 102 ( 103), 5; I s. 26, 19.

Ancora della fede 99, 3-6; 100, 1-4 195

«fa uscire i prigionieri in prosperità come gli esacer­bati che dimorano nei sepolcri» 679

• Quanto però disse 3 Giobbe dell'uomo che «una volta sepolto non si risve­glierà » ( « né piu se ne rintraccia il luogo ») 680

, si av­vera oggi; perché la risurrezione non è fatto di ogni giorno, ma di quel giorno determinato. Egli anzi da profeta mostrò di conoscere quale giorno determinato aspettava, rispondendo a quella questione nel medesi­mo contesto: « finché dura il cielo non si ricompor­rà» 681 • Fino a quando infatti esisteranno il cielo e la ter- 4 ra, i corpi rimarranno sulla terra; solo quando « colui che arrotola i cieli come un libro » 682 verrà a scardinare il mondo, allora« coloro che dormono nella terra si de­steranno» 683 • Perciò ad Ezechiele Dio disse: «Figlio 5 dell'uomo, di' alle ossa che si avvicinino ciascuno all'al­tro corrispondente » 684

• Cosi avvenne, ed « apparvero sulle ossa i nervi e le vene, la carne e i capelli e le un­ghie». Poi Dio disse: «Figlio dell'uomo, di': - Vieni, o spirito, dai quattro angoli della terra », cioè dai luo­ghi assegnati alle anime 685

Perché il Signore non disse lui, ma fece dire all'uo- 6 m o quelle parole? Perché il Signore con la sola sua pa­rola opera quel che dice in modo tale che le sue opere siano stabili in eterno. Allora pose le sue parole nella bocca d'un uomo perché si trattava di una risurrezio­ne temporanea, preannunziatrice di quella che è ogget­to della nostra speranza; ma infine l'opera del Signore non si dissolverà come quella dell'uomo. Infatti quelle ossa allora chiamate a risorgere ritornarono allo stato

679 Is. 26, 19. 680 Giob. 14, 12; Sal. 102 (103), 16. 681 Giob. 14, 12. 682 Is. 34, 4. 683 Dan. 12, 2 (Teodozione). 684 Ez. 37, 4. 7. 685 Ez. 37, 8-9.

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196 Epifani o

di ossa morte; ma quando sarà il Signore a dir loro di risorgere, si desteranno per non mai piu morire, perché la parola del Signore non verrà mai meno.

100. Anche i morti risuscitati dal Signore morirono di nuovo per partecipare alla finale risurrezione

Perciò anche quando il Signore venuto nella carne 1 liberò alcuni dai vincoli della morte, operando appunto per via della carne, li fece risorgere in modo che essi fossero di nuovo assoggettati al riposo della morte. Quando invece chiamerà tutti i morti a risorgere per mai piu morire, ed egli non dirà piu ad un morto sin­golo: « Sorgi 686 e vieni fuori » 687

, al singolare « Sorgi », ma al plurale « Sorgete, tutti», allora chiamando tutti alla risurrezione appunto universale e totale opererà secondo la sua potenza: di Dio, Risurrezione e Vita. Subito dopo la sua risurrezione richiamò totalmente in 2 vita alcuni uomini morti da poco tempo; risuscitarono assieme a lui - sta scritto - « molti corpi di santi morti che apparvero a tanti», «con lui entrando nella città dello Sposo>>, secondo l'espressione del Vange-lo 688

; e non si legge che abbia risuscitato quei santi 3 solo in una parte, bensi con tutto il loro corpo. Sta pure scritto che« apparvero a tanti>>; cioè avevano non, una forma diversa da quella di prima, ma la stessa, si da poter essere riconosciuti con tutte le caratteristiche che essi avevano dianzi prima di morire.

Nostro Signore anche con altri aveva dimostrato 4 quanto fosse facile per lui quel miracolo che compi allora, impossibile per gli uomini. Giunto in casa della

686 Le. 8, 54. 687 Gv. 11, 43; cf. Gv. 11, 25. 688 Mt. 27, 52-53; cf. Mt. 25, 10.

Ancora della fede 100, 5-7; 101, 1-7 197

figlia del capo della sinagoga quando la fanciulla era morta da poco (nell'ora stessa in cui egli stava per muoversi), le disse con bontà: « Fanciulla, levati » 689

,

e subito la sua potenza restitui l'anima a quel corpo già sul letto di morte. Con maggiore rapidità operò col 5 figlio della vedova di Naim, che risuscitò J?ent_re ve~ niva portato al sepolcro su una bara. Non disse mfattl niente al fanciullo, ma solo «toccò la bara» 690

, e appe­na egli l'ebbe toccata il fanciullo risorse. Molto superio- 6 re ad ogni umana aspettativa, e di gran lunga la piu piena di mistero fu la risurrezione di Lazzaro morto da quattro giorni. Appena giunto, non gli disse « L~­vati »,né toccò con la mano il suo sepolcro, ma sempli­cemente con la sua potenza subito lo richiamò in vita dicendogli: «Lazzaro, vieni fuori» 691

• Il risuscitare con 7 le parole « Vieni fuori » diceva espressamente maggio­re capacità e potenza che il risuscitare con il contatto; e questo a sua volta manifestò maggiore potenza del venire a dire alla figlia dell'archisinagogo: «Fanciulla, levati». Ma tutto operava il santo Verbo di Dio, per darci il modello di quella risurrezione che è oggetto della nostra speranza.

101. La speranza nella risurrezione della carne distingue la Chiesa dei martiri dal paganesimo e dall'eresia ribelle

La mia scarsa e misera capacità mentale non mi l permette di essere esauriente nel_ raccogliere. da _tutt~ la Sacra Scrittura i passi adeguati. Del resto Il mw di­scorso si è già molto prolungato, e mi converrà tirare le somme. La dottrina della salvezza si può compendia-

689 Le. 8, 54. 690 Le. 7, 14. 691 Gv. 11, 43.

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198 Epifania

re in quella che sola ne riassume tutto l'annunzio, quella della speranza cioè nella risurrezione. Eppure 2 questa viene impugnata dagli infedeli e storpiata dagli eretici; proprio questa non è accettata dai pagani con­testatori ed è rifiutata dai seguaci di vane opinioni. Che a tutti costoro ottenebrati nella mente voglia Dio usare misericordia e concedere luce!

I Greci non hanno invero ricevuto lo Spirito Santo. 3 Ve lo abbiamo chiaramente detto già sopra, o figli della santa Chiesa di Dio e della Fede ortodossa, portando tutte le prove che abbiamo potuto per testimoniare la verità. L'abbiamo detto prima che agli altri a voi che, 4 avendo ricevuto lo Spirito Santo e fatti degni del dono di parlare opportunamente con «libertà di parola» 692,

per sua grazia dimostrate nel vostro insegnamento di essere discepoli di Cristo « principe dei pastori » 693 e « sovrano delle nostre anime >> 694• Accumulate infatti per gli armenti del suo popolo soprattutto questo ali­mento, preoccupandovi del gregge di Dio come di voi stessi, e cercate di nutrire chi voglia veramente ricever soccorso con le primizie di quella santa terra di cui 5 Mosè parla simbolicamente. Chi tra i ben pensanti ne può dubitare guardando alla vostra pura fede, o veri credenti e figli della Chiesa? Parlando quindi a voi p o· chi, includo tutti 695 quelli che la Scrittura chiama fi. gli della verità. Voi invero siete figli di quella donna 6 saggia e fortissima, della cui dignità Salomone disse: «Chi troverà una donna forte?>> 696• Rara infatti anzi unica è questa donna! Voi, scegliendola c~me mi~liore e amandola come colei che a voi si confà, pensate di 7

692 Ef. 6, 19. 693 l Pt. 5, 4. 694 l Pt. 2, 25. 695 Mc. 13, 37. 696 Prov. 31, 10.

Ancora della fede 102, 1-7; 103, 1-3 199

appartenerle. La Chiesa di Dio è la vostra madre, la donna forte di cui nessun'altra è piu forte, perché capace di morire ogni volta che la si perseguita, per il nome del suo Sposo.

102. Per entrare nella Chiesa bisogna deporre cal-zari del peccato e dell'empietà idolatrica

È costei quindi la splendida donna della Cantica l che, dice la Scrittura, domanda con premura al suo sposo: «Dove pascoli? Dove riposi a mezzogiorno?>> 697

È Cristo colui che pascola, e quella terra è santa. Egli pascola e vuole che i suoi pastori depongano i calza-ri 698

• Per primo fece scalzare Mosè perché da lui pren- 2 deste la consegna anche voi, con mano sicura iniziando anche gli altri da voi introdotti al sapere divino a de­porre prima i calzari. Ognuno di noi porta invero cal- 3 zari differenti, in quanto ognuno si lega i piedi dentro propri calzari, cioè si fa vincere dalle proprie abitw;li­ni. Per sciogliersene debbono prestare orecchio alle vo­stre esortazioni, a voi discepoli di Cristo e buoni pa­stori. Cosi si è sciolto chiunque s'era fatto avvincere dall'idolatria, chi s'era legato nell'adulterio, nella forni­cazione, nel furto, nell'avarizia. Di fatto, chiunque ac- 4 coglie il richiamo delle vostre parole, benché dure e se­vere, si fa guidare al pascolo della beata speranza. « Sotto la potente mano >> 699 del Buon Pastore e per mezzo di voi buoni, ognuno si manterrà ben lontano dall'errore, avendo sotto gli occhi la verità. Condanna- 5 te gli idoli e denunziate apertamente il loro errore. Voi non li stimate infatti neanche morti, perché non sono mai vissuti; dovunque e a tutti insegnate chiaramente

697 Cant. l, 7. 698 Es. 3, 5. 699 1 Pt. 5, 6.

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200 Epifani o

che si tratta di cose vuote e sciocche; insussistenti, mai esistite e che non possono neanche essere quel che si dice siano. Essi sono prodotti dei démoni malvagi e 6 della mente umana ridondante di impulsi a godere, perché ognuno di noi è portato a fare della propria passione oggetto di venerazione.

Cosi in principio nacque l'idolatria per malvagia 7 opera dei demoni e per concezione umana per via di una commistione che si chiamò « la prima fornica­zione» 700

Dapprima cominciarono a disegnare le figure degli idoli, poi presero a dare ai propri figli come oggetti di venerazione degli dèi plasmati di materiale vario, se­condo l'arte che ognuno aveva per provvedere colle proprie mani al proprio sostentamento: il vasaio con la creta, il falegname col legno, chi lavorava l'oro con l'oro, chi l'argento con l'argento.

103. Impulsi malvagi divinizzati dai Greci e ipostasi teriomorfiche degli Egiziani; critica di Diagora ai miti

I Greci non fecero che disegnare nelle immagini 1 degli dèi le proprie peculiari passioni 701, quasi per po­terle contemplare con gli occhi: la sua passione il san­guinario chiamò Ares; l'adultero e l'adultera, Afrodi­te promiscua; il tiranno, Vittoria alata. Lo squallido 2 tutto preso dalla cupidigia degli averi disegnò come suo archetipo Crono; l'effeminato, Cibele altrimenti chiama­ta Rea, credo per il fluire degli umori nei contatti ses- 3 suali; colui o colei che andavano sempre affannosamen­te in giro efrì.giarono come loro tipo Artemide cacciatri-

7oo Sap. 14, 12. 701 Sap. 12, 24.

Ancora della fede 103, 4-8; 104, 1-5 201

ce; l'ubriacone, Dioniso; chi andava incontro a molti travagli, Eracle; chi si accoppiava con chiunque, Zeus e Apollo. Ma è inutile fare l'enumerazione di tante pas- 4 sioni che agitano gli uomini.

Piu di tutti deviarono dalla verità gli Egiziani, che non solo adorarono le loro passioni, ma « permutaro­no » 702 il supremo Ordinatore con alati e quadrupedi, con animali di terra o di acqua, selvatici e feroci, con le bestie insomma che il Dio di santità aveva loro date perché essi se ne servissero. Piu degli altri deviarono 5 perché in maniera assolutamente irrazionale giunsero a divinizzare gli animali delle loro regioni, né tuttora hanno vergogna nell'adorare il cane che abbaia o la puzzola che si pasce di rettili, il capro tipo d'inconti­nenza e la pecora simbolo di debolezza, il coccodrillo smisurato e terribilmente triste ovvero l'ibis che si nu­tre di veleno, il nibbio o lo sparviero o il corvo che tra gli animali sembrano i piu abietti ed il serpente che striscia tortuosamente e fa proprio ribrezzo.

Dovrebbero insomma avere a disdoro piu che altro 6 il fatto davvero incredibile che non vedono ciò di cui danno testimonianza gli stessi loro occhi, né sentono ciò di cui li avvertono le stesse loro orecchie, né com­prendono ciò di cui si illumina lo stesso loro intellet­to. Non capendo la stoltezza con cui agiscono, si di- 7 mostrano colpiti davvero da una ben deplorabile di­sgrazia, quella di non sentire il bisogno di farsi illumi­nare dai loro stessi filosofi 703

, di non farsi con essi at­tenti osservatori della verità. Ascoltino ora da me l'in- 8 segnamento di Diagora. Avendo bisogno egli di legna da bruciare si rivolse con questo frizzo al suo Eracle di legno: « Orsu, Eracle, vieni qui a compiere la tua tredicesima fatica, cuocimi quel che debbo mangiare».

1oz Rom. l, 25. 703 Cf. Clemente Alessandrino, Protrettico 24, 3.

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202 Ep'ifanio

Lo prese, lo fece in pezzi aggiungendo ai fatti lo scher­no. Scherzò infatti su quel legno che non era certo un dio mentre lo faceva servire perché gli preparasse il pasto; poi celiando si mise a mangiare.

104. Critica del politeismo ellenico dei miti egizi: Apide­Serapide e lside

Un altro, Eraclito, disse agli Egiziani: « Se essi 1 sono dèi, perché li piangete?». Essi infatti piangono come se fossero dei congiunti Tifone ed Osiride con le altre divinità ctoniche cui cantano le loro dolci treno­die. Ad essi tutti si riferi con l'espressione intera: «Se essi sono dèi 704

, perché li piangete? E se essi sono mor­ti, perché inutilmente piangerli? ».

Un altro, il comico Eudemone, diceva: « Se essi 2 fossero dèi, non potrei parlare delle loro qualità distin­tive, della specifica natura che tante cose mi impedisco­no di conoscere».

Omero giunse ad obiettare che « non sarebbe dav- 3 vero cosa buona un regno affidato a tanti sovrani»; anzi Filemone, un altro comico, ad asserire che soltan­to « chi onora un unico Dio ha buone speranze di sal­vezza » 705 •

Apide, d'altra parte, fu veramente un vitello che si 4 pasceva di paglia, ferito poi al fianco con una spada dal re di Assiria Cambise; se quindi il sangue scorreva da quella ferita, vuol dire che non era dio (cosi pure 5 quando gli adoratori di Crono non negano che questo loro dio sia stato legato con catene di ferro, non riflet­tono cosi pensando che di un dio cosi stretto da vin­coli non solo denunziano l'inferiorità - rispetto a un

704 Cf. Teofilo, Ad Autolico 3, 7. 705 Ibid.

Ancora della fede 104, 6-12; 105, 1-8 203

dio superiore - ma anche le malefatte per cui sarebbe stato incatenato).

Ma parliamo di Iside, prima chiamata Attide e Io, 6 figlia del cappadoce Apide detto pure Inaco, benché venga la vergogna a fare il loro cantastorie o nunzio. Ma non dovrò aver pudore nel denunziare ciò che essi 7 spudoratamente adorano. Si vergognino gli Egiziani adoratori di Iside (come si dovrebbero vergognare quelli della dea nata dalla spuma del mare), che inci­tano le loro figlie, mogli e sorelle ad imitare le gesta della loro dea. Le sacerdotesse ripetono i gesti di Iside 8 smaniante di amore per il suo fratello Osiride e per l'altro fratello Tifone. Militano sotto le insegne frater­ne, dei fratelli l'un con l'altro. Svergognatamente la dea Iside non sente il pudore di guardare e toccare il proprio fratello, ma pazza di desiderio, quasi non le bastassero i maschi estranei alla famiglia, giunge a per­seguire il proprio fratello. Anche le sacerdotesse sem- 9 brano spinte dall'insaziabile passione a simulare di in­fliggere agli amatissimi fratelli la morte. Poiché Iside 10 aveva avuto un solo figlio, Oro, di cui non era riuscita ad accertare se il vero padre fosse realmente Tifone oppure Osiride. Se infatti diceva Tifone, questi met­teva in dubbio la sua paternità; se diceva Osiride, nes­suno avrebbe potuto affermarlo con certezza. Una ma- 11 dre siffatta avrebbe fatto da maestra a si bel dio, edu­candolo a Tiro per i dieci anni in cui fu li a fare la meretrice.

Quei di Sinope, infine, divinizzarono il re Apide 12 col nome di Serapide mostrandosi piu schiavi del ti­ranno che servi della verità 706

706 Idem, ibid. 52, 6; 14, l; 33, 6; Aristide, Apologia 12.

Page 103: Epifanio L Ancora Della Fede

EpHanio

105. l miti greci di Crono e di Zeus; gli amori femminili e maschili di Zeus

Di tali miti si fregiano gli Egiziani, onorando gli 1 dèi di cui ho fatto cenno; sarebbe una perdita di tem­po dilungarsi. Sono caduti piu in basso i Greci, che credono di valere tanto, amanti a parole della saggezza che non praticano e tanto :fieri della loro lingua.

Fanno discendere Crono 707 da Urano, raccontando 2 che Crono, figlio generato da Urano, amputò i genitali al proprio padre (oh, azione malvagia e disegno infa­me!), perché se non glieli avesse amputati sarebbero nati una infinità di Cronioni. Crono quindi, questo eroe 3 generoso che fece al padre Urano si bel servizio, non si contentò della prima empietà, ma come aveva recato tale ingiuria al padre da giovane, cosi fece ingiuria ai propri :figli da vecchio. Aveva già ingoiato Poseidone e 4 Plutone, poi cercando di fare lo stesso con Zeus, fu ingannato da Rea che gli fece ingoiare invece del bam­bino una grossa pietra avvolta nelle fasce. Lo poté fare, forse perché era un dio!

Zeus 708 (questo il nome del bambino) fu per cosi 5 dire degno figlio di tanti genitori. Egli (come del resto suo figlio Ermes) rischiò di farsi marito di tutte le don­ne, marito non legittimo e adultero sempre briccone; magari non fosse stato cosi! Per corrompere Penelope, 6 infatti, si fece capro per la libidine; si fece cioè capro, credo, per il vigore che dimostra nel congiungimento questo irsuto animale. Per Danae si fece oro; con l'oro 7 cioè poté corrompere una fanciulla peraltro saggia e chiusa nella propria stanza (non avrebbe mai potuto divenire lui oro t); briccone qual era, quindi fece ca­dere la vergine coprendola di doni d'oro. Per Leda poi 8

707 Cf. lo Pseudo-Clemente dell'omilia 4, 16. 708 Ibid. 5, 12 ss.; e cf. Clemente Alessandrino, Protretti­

co 32, 4.

Ancora della fede 105, 9-10; 106, 1-9 205

si fece cigno; per lei cioè volò quasi sulle infuocate ali del piacere. In tal senso si fece aquila; non che si si~ 9 veramente trasformato in tale pennuto, ma perche avendo il primato come maestro dei corruttori della gioventu, su una nave veloce chiamata _aquila ?er la sua velocità navigò verso Troia per rapire Gammede, figlio del re di Troia, e ne divenne il corruttore. Per Pa- 10 sifae infine, come pure per Europa, si fece toro.

106. Ipotesi di Zeus, Atena, Artemide, Dionisio, Eracle; divinizzazioni di amasi, come Antinoo, Timagene, Canobo, Marna e Casio

Ma a quale scopo quest'elenco delle innumerevoli l imprese di questo forte corruttor~ e maestro di c,?rru­zione? Non pochi ne conoscono Il sepolcro, nell1sola di Creta sul monte Lasio 709 dove ancora è segnato a dito. Di Zeus, però, non ve n'è uno solo, ma due o tre 2

0 quattro 710 : uno è il figlio di Crono del qua~e abbi_amo

Parlato che mandò agli inferi suo padre sm monti del ' h. L . 712 d . bb Caucaso 711. un altro c 1amato az1are a cui e ero

origine i ~ladiatori; un terzo tragedo, 713,_ che si_ bruciò

una mano dimenticando forse benche d10 che 1l fuoco 3 brucia e non avendo la preveggenza raccomandata dal fuoco al capro Satira, scopritore di esso, avvicinatosi per baciarlo: <<Non mi toccare, perché se mi tocchi ti bruci la barba» 714

-

Molte le dee che hanno il nome di Atena 715, non 4

709 Cf. Teofilo, Ad Autolico 2, 3; Pseudo-Clem., ibid. 6, 12; Clem. Al., ibid. 37, 4.

110 Cf. Teofilo, ibid. 1, 10; Clem. Al., ibid. 28, l ss. 111 Cf. Pseudo-Clemente, ibid. 4, 16. 112 Cf. Teofilo, ibid. 3, 8. 713 lbid. 3, 8. 714 Cf. Plutarco, De cap. ex inimicis util. 2, 86 F. 11s Cf. Clem. Al., ibid. 28, 2.

Page 104: Epifanio L Ancora Della Fede

206 Epifania

una sola: una, girovaga ed errabonda attorno alla pa­lude Tritonide; un'altra, figlia di Oceano; una terza, fi­glia di Crono; e molte altre ancora. Molte pure le dee 5 di nome Artemide 716

: una di Efeso, un'altra figlia di Giove, e tante altre ancora. Vi è Dioniso 717 di Tebe e un altro figlio di Semele, che fu ridotto in pezzi dai :fi­tani, venerato dai Coribanti e dai Cureti che se ne di­vidono le carni. Di Eracle 718

, da loro chiamato fugatore 6 dei mali, tacerò le altre gesta, per accennare solo a quella che fra tutte da loro forse fu piu esaltata, il cui annunzio essi credono sia già bastante per la salvezza del mondo! Perché, se non avesse stuprato in una not­te cinquanta vergini, come avrebbe potuto essere salvo il mondo? Sarebbe davvero perito!

Insomma, ti confesso che resto nauseato ad elen- 7 care tali orrori. Però non tacerò di quei re tiranni che 8 divinizzarono gli amasi disonestamente favoriti. Non potendo piu fare altro per amor loro, li continuarono a favorire morti e sepolti, in memoria di questi mortali innalzando sepolcri e istituendo culti come se fossero dèi 719

• Ne diedero anche pessime motivazioni traendo in errore i loro sudditi ed il mondo intero. 'Cosi per 9

esempio Adriano dichiarò dio Antinoo 720, seppellendolo nella città che porta appunto il suo nome sulla sua nave da diporto. Ricorderò pure Timagene venerato in Asia; il nocchiero di Menelao Canobo e sua moglie Er­menutis venerati nel loro sepolcro di Alessandria sulla spiaggia del mare a dodici leghe di distanza; Marna il servo di Asteria di Creta nelle vicinanze di Gaza ed il nocchiero Casio presso Pelusio. '

716 Cf. Cicerone, De natura deorum 3, 58. 717 Cf. Clem. AL, ibid. 12, 2. 19, ecc. 718 Cf. ibid. 13, 4. 719 Cf. Sap. 14, 15. 72° Cf. Clem. AL, ibid. 49, l; Teofilo, ibid. 3, 8.

Ancora della fede 107, 1-7; 108, 1-2 207

107. La vita cristiana e il suo impegno missionario. Norme per il catecheta

Quando vi trovate a fare il punto su queste dottri- 1 ne nelle spiegazioni alle vostre chiese, cercate di libe­rare coloro che operano ancora secondo tali esempi di morte, convertendoli dall'adulterio alla castità, non solo distogliendoli dagli amori furtivi ma anche facen­do loro tenere a vile quelli legittimi, esortandoli alla continenza, perché «il tempo è breve», come dice l'Apostolo santo 721

• Catechizzate i fornicatori metten­doli in guardia dalle pene riservate a coloro che ope­rano contro la legge di Dio e la convivenza umana, e facendo di tutto con le parole e con le azioni per tra­smettere questi insegnamenti. Persuadeteli ad acco- 2 glierli prima di tutto col vostro esempio presentando­vi come modelli di quel che dite. Date credito coi fatti alle vostre parole, dimostrando che predicate prima a voi stessi e poi a quelli che da voi imparano. Anche 3 quando tacete insegnate, imitando l'esempio del sole che tutti dovunque ammaestra senza parlare (dal suo primo sorgere il sole, infatti, pur tacendo insegna ad ogni uomo la propria arte).

Mentre quindi impartite queste ed altre utili dot- 4 trine ai vostri figli e fedelissimi fratelli, spingeteli a camminare sulla terra tenendo una condotta celeste 722

Cercate anzi di suscitare in moltissimi l'amore per la vita monastica; ma abbiate in abominio le forme ereti- 5 cali opponendo ad esse quelle solidamente ancorate alla pura vostra fede. Mettete a tacere Manichei, Mar­cioniti e simili; o tenendoli lontani dal divino recinto, confutatene gli argomenti. Imponete insomma il si- 6 lenzio a quelli che vanno temerariamente blaterando contro Dio e i suoi santi Profeti, assolutamente privi

721 l Cor. 7, 29. 722 2 Tim. 2, 2.

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208 Epifania

di Spirito Santo 723• Parlano in maniera blasfema contro

il Creatore dell'universo e i beni che Dio ha elargito a tutti gli uomini e rivelato per mezzo dei suoi santi Profeti, perché sono uomini terreni ed animali. Bestem- 7 miano, perché non sanno accostare la loro mente alla profondità della Legge e dei Profeti che a loro danno odiano. Siate solleciti nel controbattere con argomenti veraci gli errori già penetrati nelle menti di coloro che li hanno ascoltati. Se parlerete voi, infatti, uomini cosi insipienti saranno travolti quali fuscelli nella corrente di un fiume ricco di acque 724

108. Il Padre e il Figlio, nell'A. e nel N. Testamento, domandano non per sapere, ma per stimolare alla conversione o alla testimonianza oppure per sotto­lineare un dato di fatto o un errore

Hanno osato dire che non è buono il Dio dell'An- 1 tico Testamento, perché avrebbe per ignoranza doman­dato ad Adamo «Dove sei?» 725 , a Caino «Dov'è tuo fratello Abele?'' 726

, ad Abramo <<Dov'è tua moglie Sar-? 727 • ·r· c , ra. » , e s1m1 1. ostoro, cosi esprimendosi, parlano 2

anche contro il Dio Salvatore. In lui credono a parole ma non di fatto, dal momento che anche di lui dovreb­bero negare la divinità e la prescienza, perché anche Gesti ha domandato nel Nuovo Testamento (come nel­l'Antico) «Dove avete deposto Lazzaro?» 728

• «Chi mi

723 FiL 3, 20. 724 l Cor. 2, 14. 725 Gen. 3, 9. 726 Gen. 4, 9. 727 Gen. 8, 9; Gen. 18, 9. 728 Gv. 11, 34.

Ancora della fede 108, 3-7; 109, 1-5 209

ha toccato?» 729, «Avete con voi dei pani?» 730

, «Cosa volete?» 731

, «Chi cercate?» 732•

Rispondere a tale obiezione è agevole; perché il 3 Padre sempiterno e immutabile, nell'A. T., fece quelle domande precisamente come poi le fece il Figlio che tutto prevedeva. Prendiamo ad esempio le parole: 4 «Dove avete posto Lazzaro?» 733

• Le domande dell'An­tico e Nuovo Testamento non denotano ignoranza. Se Gesti domandò «Dove l'avete posto?» 734

, lo fece per denunziare in Marta e nella sua famiglia la mancanza di quella fede in Dio, che ebbe invece la Sunamiti­de credendo al santo profeta Eliseo che pur era un uomo. Quanto poi alla domanda « Chi mi ha tocca- 5 to? » 735 , non la fece perché ignorava, ma perché sapeva. Voleva stimolare la donna a confessarlo lei Figlio di Dio; non voleva testimoniare e glorificare lui se stes­so 736 • Cosi pure, la domanda «Avete con voi dei 6 pani? » 737 la fece perché tutti prima osservassero quan­to esiguo fosse il numero di quei pani e poi ammiras­sero la grandezza del miracolo di sfamare tanta folla con si pochi pani. Quando infine domandò « Chi cer- 7 cate? » 738 , volle dire che coloro i quali allora lo cerca­vano (ma ingannandosi sulla sua identità) lo cercavano quasi come coloro che poi avrebbero« cercato Gesti» 739

(che vuol dire medico e salvatore) 740 per ucciderlo, non per il desiderio di ottenere la salvezza.

729 Le. 8, 45. 730 Mc. 6, 38 (8, 14). 731 Mt. 20, 32. 732 Gv. 18, 4. 733 Gv. 11, 34. 734 Gv. 11, 34. 735 Le. 8, 45. 736 Cf. Gv. 5, 31 ss. 737 Mc. 6, 38 (8, 14). 738 Gv. 18, 4. 739 Gv. 18, S. 740 Mt. 1, 21; e cf. Eusebio, Dimostrazione evangelica 4, 10.

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l l

210 EpHani'o

109. Le divine domande dell'A. T. ad Adamo, a Caino, ad Abramo vanno spiegate alla luce dell'economia

Le parole di Gesti, abbiamo detto, umanamente si- 1 gnificarono una particolare economia della nostra sal­vezza, non una mancanza di previsione. Non si può in­fatti saggiamente affermare che egli ignorasse dove avevano posto Lazzaro quando vi era vicino (anche se pose la domanda nel modo che abbiamo detto) mentre, lontano, in Galilea, prima aveva egli stesso detto che Lazzaro era morto 741

• Cosi pure con la medesima sag­gezza dobbiamo interpretare le parole divine dell'An­tico Testamento.

La domanda « Adamo dove sei? » 742 non fu dettata 2 da ignoranza, ma dallo scopo di far vedere ad Adamo in quale abisso era turpemente precipitato da sf subli­me altezza. Quella «Dov'è tuo fratello Abele?» 743 vo- 3 leva dire: Giace qui a terra da te abbattuto colui che tu avresti dovuto tenerti stretto sempre al cuore, vicino a te. Furono evidentemente parole di rimprovero e non 4 frutto di ignoranza. Lo dimostrano i testi immediata­mente vicini: «Maledetta sia la terra per quel che hai fatto», «Maledetto sii tu lungi da questa terra che per la tua mano ha spalancato la bocca per ricevere il san­gue di tuo fratello » 744

, « Sento la sua voce gridare di­nanzi a me » 745

Non fu neanche dovuta ad ignoranza la domanda 5 «Dov'è Sarra tua moglie? » 746

• Come avrebbe potuto ignorarlo colui il quale la sapeva in casa a sorridere!

741 Gv. 11, 11. 742 Gen. 3, 9. 743 Gen. 4, 9. 744 Gen. 3, 17; 4, 11. 745 Gen. 4, 10. 746 Gen. 18, 9.

Ancora della fede 109, 6; 110, 1-7 211

Interrogò non perché ignorasse ma per additarla come esempio alle sue future figlie, « donne che professano la devozione verso Dio» 747

; perché ancor oggi si sappia quale deve essere la condotta delle donne che servono piamente i santi. Essa infatti in tale servizio dopo aver 6 confezionato da sé i pani azzimi cotti sotto la cenere e dopo aver apparecchiato con le sue serve quanto occorreva, non volle neppure guardare in faccia coloro per cui aveva approntato il servizio. Oh, che esempio di saggezza e di decoro ha lasciato alle nostre gene­razioni!

Ma basti quanto detto per confutare delle obiezio­ni che non hanno veramente senso.

110. Gli Ebrei giustamente sottrassero agli Egiziani quanto loro defraudato per piu di 215 anni di lavoro. Le tappe delle peregrinazioni nella Cananea e in Egitto furono preordinate da Dio

Altra obiezione contro il Dio della Legge è questa: l egli non sarebbe stato buono 748 in quanto al suo po­polo insegnò a defraudare gli Egiziani e a spogliare l'Egitto prima di allontanarsene 749

• Risponderò che essi dimostrano insipienza ed ignoranza. Per Dio infatti nulla cade inosservato, essendo egli il giusto giudice 750

« che non si lascia schernire » 751•

747 1 Tim. 2, 10. 748 Cf. Haer. 66, 83; cf. pure Agostino, Contra Faustum 22,

4-5: i Manichei rimproveravano al Dio dell'A.T. anche l'ira, la crudeltà per futili motivi e lo strano esclusivismo nei ri­guardi del popolo eletto.

749 Es. 3, 22; 12, 36. 1so Atti, 7, 7. 751 Gal. 6, 7.

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212 Epifani o

Erano stati ingiusti invero gli Egiziani a far la- 2 vorare senza mercede gli Ebrei, non per poco tempo ma per 215 anni da Giuseppe in poi (dopo i 215 anni dalla promessa).

Il soggiorno in terra straniera fissato da Dio per 3 Abramo e per la sua stirpe- secondo quanto sta scrit­to: «i tuoi discendenti dimoreranno in terra stranie­ra '' 752

- doveva durare e durò di fatto per 430 anni. Egli nella sua misericordia volle dividere in due fasi il 4 tempo della peregrinazione: per i primi 215 anni li fece restare in terra di Canaan, per gli altri 215 li fece stan­ziare in Egitto. Conto 753 il numero degli anni della pri- 5 ma fase, si che essa risulti analoga alla seconda. Som­mando infatti i 25 anni che intercorsero dal settanta­cinquesimo anno di Abramo alla nascita di suo figlio Isacco con i 60 trascorsi prima che da Isacco nascesse Giacobbe, con gli 89 prima della nascita di Levi da Giacobbe e con i 37 prima che Giacobbe discendesse in Egitto che aggiungo ai precedenti centosettanta­quattro (Levi allora aveva quarantasette anni, e al quarantaquattresimo anno d'età aveva generato Caat), ottengo per questa fase la somma di 211 anni; ne prendo 4 da quella degli anni passati dagli Ebrei in Egitto, per fare cosi la cifra tonda di 215 anni.

Per conseguenza la seconda fase della peregrina- 6 zione israelitica secondo il mio computo risulta di al­tri 215 anni. Caat a 65 anni di età, dopo la discesa in Egitto, generò Abramo padre di Mosè (280 anni dopo che il primo Abramo compi i suddetti 75 anni, 65 anni dopo l'inizio della loro residenza in Egitto); poi da 7 quando nacque il secondo Abramo alla nascita di suo figlio Mosè, passarono 70 anni (350 anni dopo il primo Abramo, 135 anni dopo l'inizio della residenza in Egit-

:sz Gen. 15, 13. . ,3 Non conosciamo la fonte di tali computi singolari.

Ancora della fede 110, 8-10; 111, 1-5; 112, 1-3 213

to); Mosè aveva 30 anni quando parti con gli Israeliti 8 dall'Egitto, attraversando a piedi il Mar Rosso (380 anni dopo il primo Abramo, 135 anni dopo la discesa in Egitto); dopo avere attraversato il Mar Rosso e prima 9 che si offrisse ai loro sguardi la Palestina, furono in cammino per 50 anni (non per la lunghezza del viag­gio, ma per gli assalti che dovettero sostenere e per le difficoltà che dovettero subire da parte delle genti che incontrarono lungo la strada). In tutto, dall'anno set- 10 tantacinquesimo del grande Abramo, dall'anno cioè della premonizione a lui fatta da Dio, fino a Mosè e al­l'entrata degli Israeliti in Palestina passarono 430 anni; dalla discesa in Egitto fino all'arrivo in Palestina, 215 anni.

111. L'economia divina nel cosiddetto furto perpetrato dagli lsraeliti a danno degli Egiziani

Orbene, poiché gli Israeliti avevano lavorato per l tanti anni senza mercede, non era forse giusto, secon­do Dio e secondo gli uomini, che benché tardi alla fine fosse loro data? Dio, certo, quando liberò il suo popolo non fece nessuna ingiustizia nel fargli prendere ciò di cui era stato depredato. Chi poi sul mio computo degli 2 anni avesse qualche dubbio, lo confronti con quanto ne dice Mosè: «La permanenza dei figli d'Israele in Ca­naan e in Egitto fu di quattrocentotrenta anni» 754

• Co- 3 munque non si può dubitare della giustizia di Dio, che si curò della giustissima mercede che toccava al suo popolo. Che cosa hanno ancora da obiettare? Come pre­tendere di levare biasimi contro il Dio di santità, il Dio di verità? Egli non può mai essere oggetto di biasimo; chi biasima lui finisce col biasimare se stesso.

754 Es. 12, 40 .

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214 Epifani o

Non è poi meno sciocca un'altra obiezione 755 che 4 fanno certuni contro la bontà del Dio della Legge ingiu­sto contro i Cananei, secondo loro, per avere assegnato agli Israeliti « case che non avevano edificato, oliveti, ficheti, vigneti che non avevano piantato, cioè la terra di Canaan »

756• Dirò anche a costoro: - Stolti, se Dio 5

fosse un uomo, dimenticherebbe quel che si dice o si fa oggi; ma poiché « è Dio e non uomo » 757, non dimen­tica di punire anche dopo molte generazioni i peccati che si commettono contro di lui. Chi ancora non lo sa­pesse, apprenda come stanno le cose.

112. La giustizia di Dio nel diluvio universale e la con­seguente ripartizione del mondo tra i figli di Noè

Tutti sanno 758 che il giusto Noè rimase nel mondo 1 dopo il diluvio, essendo stato trovato per l'appunto giusto (lui con i suoi tre figli, timorati di Dio per la cura che egli se n'era preso). Aveva educato i suoi fi­gli in modo che non incorressero nei mali in cui erano caduti quelli sommersi dal diluvio. Li formò al timore di Dio richiedendo non solo parole di promessa ma il giuramento che ognuno di essi si sarebbe diportato bene nei confronti del proprio fratello secondo che lui 2 come erede del mondo ne faceva allora la divisione a nome di Dio. Assegnò a ciascuno dei suoi tre figli in retaggio una porzione di tutto il mondo, una parte per uno 759.

Al primogenito Sem toccò in eredità la parte che 3 va dalla Persia, dalla Battriana e dall'India fino alla

755 Cf. H aer. 66, 83-84. 756 Deut. 6, 11. 757 Os. 11, 9. 758 Cf. Haer. 66, 83. 759 Cf. Il libro dei Giubilei 8-9 e il Chronicon Paschale 26-28.

Ancora della fede 112, 4; 113, 1-7; 114, 1-2 215

regione di Rinocoruri, che è sita tra l'Egitto e la Pale­stina di fronte al Mar Rosso; al secondogenito Cam, 4 la parte che va da Rinocoruri fino a Cadice verso il me­ridione; al terzogenito Iafet, la parte che va dalla Me­dia fino a Cadice verso il settentrione.

113. Era ingiusta nei riguardi di Sem l'occupazione dei figli di Cam, e quindi fu giusta la conquista israe­litica della terra promessa

Dopo la divisione Sem generò dei figli, e questi a l loro volta altri fino alla confusione delle lingue secondo le loro divisioni in tribu e regni: Elimei, Peoni, Lazoni, 2 Cossei, Gasfeni, Indi, Siri, Arabi o Taiani, Ariani, Mar­di, Ircani, Magusei, Trogloditi, Assiri, Germani, Lidi, Mesopotamici, Ebrei, Celeni, Battriani, Adiabeni, Ca­meli, Saraceni, Sciti, Chioni, Ginnosofisti, Caldei, Parti, Eeti, Cordileni, Massini, Fenici, Madianiti, Commageni, Dardani, Elamaseni, Cedrusi, Elamiti, Armeni, Cilici, Cappadoci, Pontici, Bioni, Calibi, Lazi, Iberi.

Anche il secondogenito Cam ebbe dei figli e questi 3 32 discendenze fino alla stessa divisione delle lingue: Etiopi, Trogloditi, Angei, Teeni, Sabini, Ittiofagi, Ella­nici, Egizi, Fenici, Marmaridi, Cari, Psilliti, Mossinici, Frigi, Maconi, Macroni, Sirtiti, Leptimagniti, Bitini, No­madi, Lici, Mariandeni, Pamfili, Moschesidi, Pisideni, Augalei, Cilici, Maurusi, Cretesi, Magardi, Numidi, Afri o Bizaceni, Nasamoni, Fasgheni, Mazici, Garami, Ge­tuli, Blemmii, Assomiti. Essi occuparono le regioni dal­l'Egitto all'Oceano e le isole di Cursula, Lopadusa, Gau- 4 lo, Ride, Melita, Cercira, Mene, Sardanide, Gortina, Cre­ta, Clauco, Tera, Carianto, Astipalea, Chio, Lesbo, Tenedo, Imbro, Iaso, Samo, Coo, Cnide, Nissiro, Me­ghiste e Cipro.

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216 Epifani o

Il terzogenito Iafet, infine, ebbe figli e figli dei figli 5 in numero di quindici, fino alla medesima divisione delle lingue: Medi, Albani, Gargiani, Armeni, Arrei, Amazoni, Coli, Corzeni, Beneageni, Cappadoci, Galati, Paflagoni, Mariandeni, Tibareni, Calibi, Mossinici, Col­chi, .Melancheni, Sauromati, Germani, Meoti, Sciti, Tau­ri, Traci, Basterni, Illiri, Macedoni, Elleni, Libi, Frigi, Pannoni, Istri, Uenni, Dauni, Iapigi, Calabri, Ippici, La­tini o Romani, Tirreni, Galli, Acuitani, Illiriani, Basan-ti, Canni, Cartani, Lisitani, Uacchei, Brettanici, Scoti, Spani. Essi occuparono le isole di Bretannia, Sicilia, 6 Eubea, Rodi, Chio, Lesbo, Citera, Zacinto, Cefalenia, Itaca, Cercira, Cipro.

Nell'enumerare nazioni o isole talora è stato ripe- 7 tuto lo stesso nome; ma ciò non deve suscitare dubbio o meraviglia perché di fatto alcune di quelle parti toc­carono in eredità all'una e all'altra gente, essendone comuni i confini ovvero per peregrinazioni temporanee oppure per occupazione come quella di Cam, che fece ingiustizia a Sem invadendone il territorio avuto in eredità 760

114. Gli Amorrei discendenti di Cam colmarono la mi· sura dell'ingiustizia e dello spergiuro

A questo modo dunque le stirpi dei tre figli di Noè 1 s'erano propagate in tre parti separate del mondo, se­condo il giuramento ad essi richiesto da loro padre di non invadere l'uno la porzione del proprio fratello, sot- 2 to la pena di mandare in rovina sé e la propria razza se si fosse trasgredito il patto giurato 761 •

760 Cf. Il libro dei Giubilei 10, 29. 761 Cf. Il libro dei Giubilei 8, 30; 9, 14; ed Haer. 66, 84. Dio

promise la terra di Canaan ad Abramo (Gen. 12, 5-8; 13, 15, ecc.) e di fatto la concesse molto tempo dopo (Gios. 13, 6, ecc.); ma la Bibbia non parla di punizione dello spergiuro cananeo.

Ancora della fede 114, 3-8; 115, 1-4 217

Ora, poiché eredità di Sem era la Palestina con 3 tutte le sue adiacenze, Canaan figlio di Cam commise ingiustizia quando in seguito occupò contro ogni dirit­to la terra di Palestina oggi chiamata Giudea. Dio aveva 4 pazientato con i figli di Canaan, concedendo loro il tempo per rinsavire, aspettando che si pentissero e re­stituissero ai figli di Sem la loro eredità. Poiché non si convertirono, quando fu piena la misura della loro mal­vagità Dio giustamente li puni per la trasgressione del 5 giuramento. « L'iniquità degli Amorrei arrivò al suo colmo » 762 dopo molte generazioni.

Sem infatti generò Arfaxad, e Cam generò Canaan; 6 Canaan generò dopo quella soverchieria Amorreo, Ger­geseo, Ferezeo, Eueo, Arucheo, Aradio e Sidonio: que- 7 ste le generazioni fino alla vendetta da parte dei figli di Sem 763

• Sem, che tale ingiustizia aveva subito, generò Arfaxad di cui abbiamo detto; Arfaxad, Cena; Cena, Sala; Sala, Eber ai tempi della costruzione della tor­re; Eber, Falek ai tempi della divisione delle lingue; Falek, Ragau; Ragau, Seruc; Seruc, Nacor; Nacor, Tar­ra; Tarra, Abramo; Abramo, Isacco; Isacco, Giacobbe che ebbe il soprannome di Israele per cui i suoi succes­sori si chiamarono Israeliti; Giacobbe, Giuda; Giuda, Fares; Fares, Naasson; Naasson, Salmon: questa la ge­nerazione dei figli di Sem 764

Dio infine reintegrò nel loro diritto quelli che era- 8 no stati ingiustamente depredati del loro territorio, sterminando i figli di Canaan rei di spergiuro. I figli di Sem riacquistarono il loro territorio, dunque Dio non fece che rendere giustissimamente ad ognuno il suo: egli infatti, come ho detto, «non si lascia schernire» 765

762 Gen. 15, 16. 763 Gen. 10, 10-22. 764 Le. 3, 32-36. 765 Gal. 6, 7.

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218 Epifanio

115. La progressiva spogliazione di Mosè e dei Profeti da Geremia a Giovanni Battista, di Gesu e dei suoi discepoli

. . . Sta scritto nell'Esodo che Dio volle quasi dare 1 m~z-1~ con ~osè alla sua assemblea, dicendogli: « To­ghtl 1 sandah dai piedi » 766

• Chi infatti si prepara al la­vacro di purificazione, comincia a liberarsi da simili legami.

Ma doveva passare molto tempo prima che Dio ri- 2 ve~asse il battesimo di rigenerazione; ognuno sarebbe pnma andato «smarrito per la propria strada, 767 e la stessa Sinagoga sarebbe rimasta per tanto tempo nei suoi peccati. Infine, dopo tanti anni di economica di­lazione, il santo battesimo fu rivelato totalmente alla santa Chiesa 768

• Dapprima Dio aveva detto a Mosè di 3 togliersi i calzari, poi ai Profeti di deporre la tunica esteriore, a Geremia di restare col solo perizoma 769 e a Gi?vanni di deporre ogni abito del mondo per sosti­tmrlo con quello di peli di cammello 770; infine Dio per bocca del Salvatore e dei suoi discepoli ci ha coman­dato di spogliarci definitivamente di ogni «abito del mondo »

771 perché lui ci rivesta di abiti celesti scen­dendo dall'alto, nelle acque purificatrici del F~oco e dello Spirito 772•

Ma gli Israeliti, pur avendone sott' occhi la grazia 4 operante nel battesimo, non lo hanno riconosciuto Dio. Perciò il Profeta, mosso da cordoglio perché avrebbero

766 Es. 3, 5. 767 Is. 53, 6. 768 Tit. 3, 5. 769 Ger. 13, l. 770 Mt. 3, 4. 771 l Cor. 7, 31. 772 Mt. 3, 11.

Ancora della fede 115, 5-8; 116, 1-8 219

disonorato il Salvatore, li riprese: « Cosi agisci con il Signore, popolo insensato e insipiente? » 773 •

Non compresero infatti che « era fin da princi- 5 pio», che con lui si consultò il Padre dicendo: « Fac­ciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza,, 774 • Il 6 Padre non disse il verbo al singolare, ma « facciamo » al plurale perché si consultava col Figlio e con lo Spi­rito Santo; poiché «con la parola del Signore i cieli fu­rono creati e con lo Spirito della sua bocca tutto il loro apparato » 775

Non sono riusciti a capire neppure quest'altra in- 7 dubbia espressione della Scrittura: « Il Signore fece piovere dal Signore sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal cielo» 776

• «Fece piovere dal cielo fuoco il Signore», lo stesso Signore disceso ad Abramo « dal Signore del cielo » che lo aveva mandato. Non 8 hanno compreso neppure che fu lui a liberarli dall'Egit­to, e di lui parlò il Profeta dicendo: « E tu, Betlemme, non sei la minima (come era possibile chiamare mini­ma una città che comprendeva colui che non possono comprendere il cielo e la terra?); da te mi deve uscire colui cui spetterà la signoria » 777 (se esce da Betlemme è un uomo; eppure come è detto Dio?).

116. Gesu è vero Dio e vero Uomo; antitipo del sabato e della circoncisione

Per essi è sconvolgente parlare di un Dio-Uomo, l mettere insieme le due espressioni. La prima che ri­guarda «la sua origine dal principio, prima della crea-

773 Deut. 32, 6. 774 Gen. 1, 26. 775 Sal. 32 (33), 6. 776 Gen. 19, 24. 777 Mie. 5, 2 ss.

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220 Epifani o

zione del mondo» 778, non si può fare di un uomo, ma

di Dio; la seconda, di cui non si ricordano, si dice del- 2 l'uomo di cui sta scritto: «Ecco, la Vergine concepirà nel suo grembo e partorirà un figlio che chiameranno Emmanuele » 779

• Lo chiameranno cosi i santi e i fedeli figli della Chiesa. I cristiani infatti, al quesito dei Giu- 3 dei deicidi «Come mai credete in un Salvatore croci­fisso?», sono soliti cosi risnondere: «Siete voi che lo avete crocifisso; ma per noi egli è Dio '' 780

• Essi rifiuta- 4 no la testimonianza dei santi, perché non ascoltano o non lo riconoscono nelle parole che David pronunziò guardando per grazia dello Spirito Santo e tremando alla visione della futura economia del medesimo Si­gnore: « Il Signore disse al mio Signore: - Siedi alla mia destra » 781, con quel che segue.

Si, ormai è finito il sabato « con tutto ciò che è an- 5 tico e passato » 782

• Noi annunziamo il vero Sabato. Ha finito il suo scopo l'antica circoncisione che consisteva nel taglio d'una sola e minima parte del corpo. È in 6 atto ormai tra di noi con piena efficacia la celeste Cir­concisione che consiste nel segnare e purificare tutto il corpo dell'uomo, nel liberare da tutti i mali. È quin- 7 di la santa Chiesa che ha ereditato questi misteri. Essa resiste ai suoi nemici, anche ai cosiddetti « nemici di casa » 783 che con mostruoso rifiuto si separano dalla vera fede del Signore, dalla fede degli Apostoli: «se in­fatti fossero dei loro, sarebbero rimasti con essi » 784

Questi figli spuri, razza bastarda, vogliono ancora ci- 8 barsi con malsana ingordigia dei pesci, fichi e altri ali-

778 Mie. 5, 2. 779 Is. 7, 14. 78° Cf. Mt. l, 23. 781 Sal. 109 ( 110), 1. 782 2 Cor. 5, 17. 783 Mt. 10, 36. 784 l Gv. 2, 29.

Ancora della fede 116, 9·11; 117, 1-7 221

menti d'Egitto 785 , e non fanno altro dal principio alla fine che bestemmiare il Figlio di Dio. Tali gli Ariomani-ti 786 , già sopra da me condannati; tali i Sabelliani che, 9 negando la sussistenza del Figlio e dello Spirito Santo, affermano che lo stesso Padre è anche Figlio e Spirito Santo. Dicendo non sussistenti il Figlio e lo Spirito Santo, sono deicidi come i Giudei, come questi da con­dannare. Gli Ariomaniti peraltro sono piu empi di tutti 10 perché separano la sostanza del Padre da quella del Figlio, temerariamente affermando che l'una è estranea all'altra: rifiutano al Figlio l'onore dovuto al Padre, ne­gando che il Figlio sia generato dalla sostanza del Padre.

I successori degli Ariomaniti di cui ho parlato non 11 sono meno blasfemi, anzi negano pure lo Spirito San-to; come i Giudei, e come i Sadducei o i Samaritani sono morti alla conoscenza e alla fede 787

117. Gesu è il Figlio diletto, colui che è nel Padre ed a cui il cielo e la terra debbono la gloria e la benedi­zione; la Scrittura stessa confuta Sabelliani ed Ariani

Non voglio prolungare questo mio lavoro « di car- l ta e d'inchiostro » 788 indugiandomi oltre nella confuta­zione di queste eresie. Per non infastidire i lettori, mi restringerò quindi a poche testimonianze della Scrittu­ra che ne fanno già la confutazione.

Quanto ai Sabelliani, basterà tra tutte ricordare la testimonianza del Giordano 789

• Come ho già detto so-

785 Num. 11, 4-5. 786 Cf. Haer. 62, 1. 787 Atti, 23, 8; cf. Haer. 14, 8. 788 2 Gv. 12. 789 Mt. 3, 17; cf. sopra ai cc. 3. 39.

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222 Epifani o

pra, fu il Figlio di Dio fatto uomo che venne al Gior- 2 dano. Rimase immutabile nella sua divinità anche dopo essersi fatto uomo; fu concepito senza seme virile per opera dello Spirito Santo; ebbe un vero corpo e fu in tutto uomo, composto di anima e corpo. Non il Padre venne dunque al Giordano da Giovanni, ma l'Uomo-Dio, 3 l'unico e medesimo Figlio, il Cristo Signore. Il Padre dall'alto a gran voce gliene diede testimonianza tuo­nando sul Giordano: «Questo è il mio Figlio dilet-to »

790; lo Spirito Santo scese in forma di colomba su 4

di lui venuto a farsi battezzare in quelle acque, allo scopo di dichiararle purificate per coloro che vi sareb­bero stati immersi nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Per gli Ariani, mi basterà aggiungere a quanto det- 5 to la testimonianza dello stesso Figlio: « Io sono nel Padre, ed il Padre è in me» 791

; parole che dimostrano la sua uguaglianza e la sua figliolanza rispetto al Pa­dre. Per gli eredi degli Ariani che negano lo Spirito 6 Santo 792

, basteranno le altre due testimonianze che ab­biamo sopra lumeggiate: quella presa da Daniele dei 7 fanciulli nella fornace ardente, Sedrac Misac Abdena­go, che cantavano a Dio invitando cosi a lodarlo tutte le sue creature: «Benedite, tutte opere del Signore il Si?nore » 793

• Enumerarono i cieli e gli angeli, la luna e Il sole, le potenze, la terra e il mare con tutti i loro abitanti, ma giammai contarono tra le creature né il Figlio né lo Spirito Santo. I Serafini poi proclamarono la Trinità ugualmente santa, con il dire «santo» tre volte, non una, due o quattro volte 794•

790 Mt. 3, 17. 791 Gv. 14, 17. 792 Cf. sopra ai cc. 23 s. 793 Dan. 3, 57. 794 Is. 6, 3; cf. sopra al c. 10.

Ancora della fere 118, 1-14 223

118. Pietro, gli Apostoli e i Padri insegnarono la Tri­nità delle Divine lpostasi

Li redarguisca ancora Pietro con le parole che usò l per riprovare Anania: «Avete tentato lo Spirito San­to » 795

; « Non avete mentito ad un uomo, ma a Dio » 7%. 2 Conosceva quel che ben sapeva l'Apostolo - come ri­petutamente detto 797

- che non è estraneo alla Divinità Colui che « scruta anche le profondità di Dio » 798

: se non fosse della sostanza di Dio non ne potrebbe infatti «scrutare le profondità''·

Noi dunque sappiamo che il Padre è Padre, che il 3 Figlio è Figlio e che lo Spirito Santo è Spirito Santo, Trinità nell'Unità. Una sola, infatti, è l'unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Una sola l'usia, una sola la sovranità, una sola la volontà; come una sola è la sua Chiesa, uno solo il suo battesimo, una sola la sua fede 799

• La smettano una buona volta di impugnare la 4 santità della Chiesa, madre nostra e vergine immacola­ta, sposa santa del Cristo. I suoi figli, infatti, hanno ri- 5 cevuto dai santi Padri ed Apostoli questa fede da cu­stodire e tramandare ai loro figli. Dei quali anche voi, 6 veneratissimi fratelli, siete parte, col dovere di conse­gnare ai vostri figli la medesima dottrina.

Tramandatela intatta attenendovi a quanto si de- 7 duce dalla Sacra Scrittura. Costantemente confermate­vi nella fede e confermate con voi colui che vi ascolta, ammaestrandolo, guidandolo, catechizzandolo. Non de­flettete mai dalla fedeltà all'ortodossia; continuate a custodire questa fede santa che alla Chiesa cattolica santa ed unica vergine di Dio hanno consegnata i santi

795 Atti, 5, 9; cf. sopra al c. 9. 796 Atti, 5, 4. 797 Cf. sopra ai cc. 12 ss. 798 l Cor. 2, 10. 799 Ef. 4, 5.

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224 EpHanio

Apostoli del Signore. Questa è la fede che dovete an- 8 nunziare a tutti i catecumeni in procinto di ricevere il santo battesimo come a vostri propri figli in Cristo; cosi siete sempre tenuti ad insegnare secondo la for­mula convenuta che professa la medesima maestra e madre vostra, nostra e di tutti:

« Crediamo in un solo Dio Padre onnipotente, crea- 9

tore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e in­visibili; e in un solo Signore Gesti Cristo, figlio di Dio 10 unigenito, generato dal Padre prima di tutti i secoli, cioè della sostanza del Padre, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre, per mezzo del quale tutte le cose sono state create, quelle del cielo come quelle della terra; il quale per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cie-lo e si incarnò per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine, si fece uomo e fu crocifisso per noi sotto Pon­zio Pilato, pati e fu sepolto, risuscitò il terzo giorno se­condo le Scritture e sali al cielo, siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Crediamo nello 11 Spirito Santo Signore che dà la vita e procede dal Pa­dre; che col Padre e col Figlio è insieme adorato e glorificato, e ha parlato attraverso i Profeti. Crediamo 12 nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica; confes­siamo un solo battesimo per la remissione dei peccati. Aspettiamo la risurrezione dei morti e la vita del secolo futuro. Amen. La Chiesa cattolica ed apostolica scomu- 13 nica quelli che affermino vi sia stato un tempo quando il Figlio non c'era o non vi sia stato prima di essere generato, dicendolo fatto dal nulla e di ipostasi o usia diversa, ovvero Figlio di Dio per emanazione o muta­zione». Questa la fede tramandata dai santi Apostoli 14 alla Chiesa, la santa città, e confessata per piu di 310 anni sempre alla stessa maniera da tutti i vescovi.

Ancora della fede 119, 1-14 225

119. La formula del credo niceno adattata dalla Chiesa per difendere la fede dagli attacchi ereticali

Poiché nel nostro secolo da Nicea fino ad oggi 1 (decimo anno dell'impero di Valentiniano e di Valente, sesto dell'impero di Graziano, novantesimo di età del tiranno Diocleziano) 800 si sono succedute ininterrotta­mente tante altre eresie, volta per volta abbiamo cer- 2 cato di rimediare (noi con voi e tutti i vescovi custodi dell'ortodossia), usando per lo piu e facendo recitare da coloro che accedono al santo battesimo la seguente formula di fede, piu atta a combattere gli insorgenti errori, benché conforme a quella determinata dai sud­detti santi Padri. Eccola:

« Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, 3 creatore di tutte le cose invisibili e visibili; e in un solo 4 Signore Gesti Cristo, Figlio di Dio, unigenito generato da Dio Padre, cioè della stessa usia del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, consustanziale al Padre, per mezzo del quale tutto è stato creato nel cielo e nella terra, visibile o invisibile; che per noi uomini e per la nostra salvez- 5 za discese e si incarnò, generato perfettamente dalla santa semprevergine Maria per opera dello Spirito Santo, fattosi uomo assumendo tutto l'uomo, anima corpo mente e tutto quello che è dell'uomo eccetto il peccato; che non generato da seme virile da se stesso 6 si plasmò la carne con la medesima facendo una santa unità, non come si era unito ai Profeti da lui ispirati parlando ed operando in essi, ma perfettamente urna­nato, "Verbo che si fece carne" 801 senza subire muta- 7 zione né mutare la sua divinità in umanità, ma unen-

800 Per la data di composizione dell'Ancora della fede, cf. sopra al c. 60.

801 Gv. l, 14.

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226 Epifania

dola alla sua santa e perfetta divinità, poiché non vi sono due ma un solo Gesu Cristo: lo stesso, Dio; lo stesso, Signore; lo stesso, Re, che pati nella carne, ri- 8 sorse e ascese al cielo con lo stesso corpo, e si è assiso gloriosamente alla destra del Padre per poi venire con lo stesso corpo nella gloria a giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Crediamo nello Spirito 9 Santo, che ha parlato nella Legge e portato l'annunzio attraverso i Profeti, è disceso nel Giordano, ha parlato attraverso gli Apostoli e abita nei santi; nel quale ere- 10 diamo come a Spirito Santo, Spirito di Dio, Spirito perfetto, Spirito consolatore, Increato che procede dal Padre e prende dal Figlio, oggetto della nostra fede. Crediamo nella Chiesa una, cattolica ed apostolica, in 11 un solo battesimo di conversione, nella risurrezione dei morti, nel giusto giudizio dell'anima e del corpo, nel regno dei cieli e nella vita eterna. La Chiesa catto- 12 lica ed apostolica, madre vostra e nostra, scomunica chiunque affermi che vi sia stato un tempo quando il Figlio e lo Spirito Santo non c'erano, definendoli fatti dal nulla o da ipostasi ed usia diversa, dicendo il Fi­glio di Dio e lo Spirito Santo mutati e mutevoli. Pari­menti scomunichiamo quelli che non professano la fede nella risurrezione dei morti, nonché tutte le ere-sie che non si fondino su questa retta fede ».

Speriamo che voi e i vostri figli (beati se aderite 13 a questa fede e operate secondo i suoi precetti) vo­gliate pregare per noi perché aderiamo alla fede onde 14 aver parte all'eredità della medesima ed entrare in possesso della sorte di chi ne osserva i comandamenti. Pregate per noi, voi e tutti quelli che avete questa fede e osservate i comandamenti di Dio in Cristo Gesu Si­gnore nostro, per cui ed insieme al quale sia gloria al Padre con lo Spirito Santo per i secoli dei secoli. Amen.

Ancora della fede 119, 15-16 227

Fin qui, amati fratelli, ha potuto arrivare la po- 15 chezza e la debolezza della nostra povera mente 002

È stata la vostra cortese umanità a cacciarci in una opera superiore alle nostre forze; alla quale abbiamo atteso, bisognosi sempre di chi ci venisse in aiuto: ma è fedele colui che nel cielo tutto conosce. Del resto, 16 pace a chiunque cammina secondo questa regola della vera e retta fede, all'Israele di Dio 803

• Salutate tutti i santi nel Signore. Vi salutano i servi del Signore, spe­cialmente io, Anatolia, che ho trascritto questo libro che dal suo contenuto prende il titolo di Àncora della fede. Anch'io vi auguro di star bene nel Signore.

soz Cf. sopra al c. l. sm Gal. 6, 16.

Page 115: Epifanio L Ancora Della Fede

INDICE DEl NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI

Abdenago: 222 Abele: 187, 208, 210 Abia: 128 Abiron: 194 Abisac: 68 Abiud: 128 Abramo: 82, 99, 118, 128,

129, 137, 138, 188, 208, 212, 213, 217, 219

Acab: 153 Acaz: 87, 128 Achim: 128 Acuaniti: 57 Acuitani: 216 Adamanzio: 57 Adamiani: 57 Adamo: 67, 82, 98, 124, 126,

127, 130-132, 168, 184, 186, 207, 210

Adiabeni: 215 Adriano: 129, 206 Aeriani: 57 Aezi: 57 Afri: 215 Afrodite: 200 Agabo: 143 Albani: 216 Alcesti: 174 Alessandria: 206 Alessandro: 129 Alogi: 57

Amazoni: 216 Amesia: 128 Amfiarao: 17 5 Aminadam: 128 Amorrei: 217 Amorreo: 217 Anania: 74, 147, 222 Anatolia: 126 Anatolia: 227 Angli: 215 Angelici: 57 Anomei: 57, 133 Anomo: 57 Antidicomarianiti: 58 Antinoo: 206 Antonino: 129 Anubitide: 129 Apelleiani: 57 Apide: 202, 203 Apollinari: 58 Apostolici: 57 Apotatti: 57 Aquila: 107 Arabi: 215 Aradio: 217 Aram: 128 Arcontici: 57 Ares: 200 Arfaxad: 128, 217 Ariani: 57 Aria: 64, 80, 88

Page 116: Epifanio L Ancora Della Fede

230

Ariomaniti: 57, 221 Armeni: 126, 215, 216 Armenia: 126 Aronne: 189 Arrei: 216 Artemide: 200, 206 Artotiriti: 57 Arucheo: 217 Asaf: 128 Asia: 143, 206 Asomitide: 126 Asor: 128 Assiri: 215 Assiria: 126, 202 Asterio: 206 Astipalea: 215 Atanasio: 34 Atena: 205 Attide: 203 Audiani: 57, 58 Augalei: 215 Augusto: 129 Auna: 194 Aureliano: 129 Azaria: 74

Babilonia: 72 Barbarismo: 56 Bardesianiti: 57 Barnaba: 52, 143 Basanti: 216 Basilidiani: 57 Basterni: 216 Battriana: 214 Battriani: 215 Beneageni: 216 Beseleel: 106 Betania: 101 Betfage: 101 Betlemme: 83, 101, 219 Bioni: 215 Bitini: 215 Bizaceni: 215 Blemmia: 126 Blemmii: 215

Indice dei nomi e delle cose notevoli

Booz: 128 Borboriti: 57 Bretannia: 216 Brettanici: 216

Caat: 212 Cadice: 125, 215 Cafarnao: 101 Caiani: 57 Caifa: 101 Cainan: 127, 128 Caino: 98, 208 Calabri: 216 Caldei: 215 Calibi: 215, 216 Cam: 128, 215-217 Cambise: 202 Cameli: 215 Canaan: 212-214, 217 Cananei: 214 Canni: 216 Canobo: 206 Cappadoci: 215, 216 Cardiei: 126 Cari: 215 Carianto: 215 Carino: 129 Caro: 129 Cartani: 216 Casio: 206 Castore: 175 Catari: 57 Caucaso: 175, 205 Cedrusi: 215 Cefalenia: 216 Celeni: 215 Cena: 217 Cerano: 175 Cercira: 215, 216 Cerdoniani: 57 Cerintiani: 57 Chio: 215, 216 Chioni: 215 Cibele: 200 Cilici: 215

Indice dei nomi e delle cose notevoli 231

Cipro: 34, 215, 216 Citera: 216 Claudio: 129 Cnide: 215 Coddiani: 57 Colchi: 216 Coli: 216 Colliridiani: 58 Colorbasi: 57 Commageni: 215 Commodo: 129 Conope: 38 Coo: 215 Cordileni: 215 Coribanti: 206 Corzeni: 216 Cossei: 215 Costante: 129 Costantino: 129 Costanza: 34 Costanzo: 129 Creta: 205, 206, 215 Cretesi: 162, 215 Cronioni: 204 Crono: 200, 202, 204, 205,

206 Cureti: 206 Cursula: 215

Damasco: 101 Danae: 204 Daniele: 75, 101, 118, 222 Dardani: 215 Datan: 194 David: 56, 66, 68, 83, 89, 113,

128, 129, 136, 138, 139, 142, 154, 220.

Dauni: 216 Decio: 129 Destra del Padre: 64, 83,

147, 169, 170, 225 Diagora: 201 Diavolo: 35, 160, ecc. Diluvio: 127 Dimeriti: 58, 133

Dio, attributi comuni: 42, 43, 47, 48, 52, 53, 110, 149-152, ecc.; vince il demonio in astuzia: 90-91; solo de­gno di adorazione: 115, 149; amore: 114; s'adatta all'uomo: 156, 157; ascol­to di: 141; bontà di: 64, 65

Diocleziano: 33, 36, 129, 225 Dionisio: 201, 206 Discernimento degli spiriti:

152 Discesa agli inferi: 90 Disciplina ascetica: 181 Docetismo: 85, 90, 94 Domiziano: 129 Dositei: 56 Dottrina di vita: 134 Dualità: 71

Eber: 128, 217 Ebioniti: 57 Ebrei: 212, 215 Ecleo: 175 Economia divina: 79, 80, 83-

85, 87-89, 91, 96, 106-107, 114, 119, 127, 137, 160, 165, 171, 174, 187, 211, 218, 220-221

Eden: 125 Eeti: 215 Efeso: 206 Efraim: 162 Efrata: 83 Egitto: 38, 57, 58, 126, 212,

213, 215, 219 Egiziani: 201, 204, 211, 212,

215 Elamaseni: 215 Elamiti: 215 Elcesei: 57 Eleazar: 128 Eleuteropoli: 33 Elia: 100, 185, 193-194

Page 117: Epifanio L Ancora Della Fede

232 Indice dei nomi e delle cose notevoli

Eliakim: 128 Elimei: 215 Eliopoli: 17 4 Elisabetta: 139 Eliseo: 185, 209 Eliud: 128 Ellanici: 215 Emerobattisti: 56 Emmanuele: 83, 88, 220 Emorroissa: 85 Encratiti: 57 Enoc: 127, 187, 193, 194 Enos: 127 Epicureismo: 56 Epifane: 57 Epifania: 33-35, 37 Equizio: 129 Eracle: 174, 201, 206 Eracleoniti: 57 Eraclito: 202 Eresie: 33-34, 56, 88, 134,

ecc. Erinni: 175 Ermenutis: 206 Ermes: 204 Erodiani: 56 Esculapio: 175 Esron: 128 Esseni: 56 Etiopi: 125 Etiopia: 125-126 Eubea: 216 Eucaristia: 124-125 Eudemone: 202 Eueo: 217 Eufemiti: 58 Eufrate: 126 Eunomiani: 57 Europa: 205 Eva: 126, 130-132 Ezechia: 128 Ezechiele: 118, 179, 195

Falek: 128, 217 Fares: 128, 217

Farisei: 51, 56 Fasgheni: 215 Fede: 34-36, 50, 172, 182,

ecc. Fenice: 174 Fenici: 215 Ferezeo: 217 Fibioniti: 57 Figlio (Dio), non fratello:

45, 47; increato: 49, 115; eletto e diletto: 113-114; Sommo Sacerdote: 102-103; Consustanziale: 33, 45; angelo: 67; ministro: 142; immagine del Padre: 66; irradiazione del Pa­dre: 111; non commisto né confuso nella Trinità: 53; concreatore: 61, 81, ecc.

Filemone: 202 Filippo: 129 Fison: 125-126 Formula battesimale: 169 Fornicazione: 39, 200 Fotiniani: 57 Frigi: 215-216 Frigia: 143

Gabriele: 76 Gaio: 129 Galati: 162, 216 Galazia: 143 Galilea: 51, 210 Galli: 216 Galliena: 129 Gallo: 129 Gange: 125 Ganimede: 205 Garami: 215 Gargiani: 216 Gasfemi: 215 Gaulo: 215 Gaza: 206 Generazione Divina: 116-117

Indice dei nomi e delle cose notevoli 233

Geon: 126 Geremia: 83, 100, 126, 218 Gergeseo: 217 Gerico: 101 Germani: 215, 216 Gerusalemme: 101, 143 Gesu Cristo: 33-38; realmen-

te catturato: 51; monta­gna: 101; concepito vergi­nalmente: 101; sua vera carne: 166; sue cicatrici: 183; angelo: 67; ministro: 142; sac~rdote: 102-103; sua cenosi: 100-101, 108.

Getsemani: 101 Getuli: 215 Giacobbe: 58, 99, 104, 114,

127, 128, 188, 191, 212, 217 Giacomo: 52 Gimnosofisti: 215 Gioas: 128 Giobbe: 105, 194-195 Giordano: 147, 170, 221, 222,

226 Giorni del popolo: 177 Giose: 128 Giovanni Battista: 44, 100,

114, 124, 218, 222 Giovanni Apostolo, 51, 52,

ecc. Gioviano: 129 Giuda: 66, 83, 128, 129, 217 Giudaismo: 56 Giudea: 101, 217 Giudei: 33, 58, 75, 79, 109,

220, 221 Giudizio Divino: 33, 69, 70,

178, 180, 192 Giuliano: 129 Giuseppe: 58, 128 Giustificazione: 145; dal bat-

tesimo dell'empietà (135) al battesimo di rigenera­zione: 218, 222-226; con­versione dalla malignità

della carne (161, 166, 185), roccaforte del peccato: 140

Glauco: 175, 215 Gnosi perfetta: 73; cono­

scenza dello Spirito San­to di Dio: 60-63, 67-69, 71, 77-79, 87, 99, 134, 141-142, 187, ecc.

Gnostici: 57, 133 Golgota: 101 Gomorra: 82, 219 Gordiano: 129 Goroteni: 56 Gortina: 215 Graziano: 33, 57, 225 Greci: 40, 125, 172 ss.

Iafet: 128, 215, 216 Iapigi: 216 Iaret: 127 Iaso: 215 Iberi: 215 Idoli: 33, 200, ecc. Ieconia: 128 Ieraciti: 57, 172 lesse: 66, 128 Illiri: 216 Illiriani: 216 Imbro: 215 Immagine: 58, 80, 123-125,

127 Inabitazione di Dio nell'uo­

mo: 140, 145-146, ecc. Inaco: 203 Incomprensibilità divina :

61, 87, 94, 110, 124, 168 Indi: 125, 215 India: 213 Indizione: 129 Indo: 125 Infallibilità della S. S.: 184,

ecc. Inferno: 90, 101 Inno: 72, 73, 76, 82, 95

Page 118: Epifanio L Ancora Della Fede

234 Indice dei nomi e delle cose notevoli

Integralità e integrità uma-na nel Cristo: 168

Interpolazione biblica: 159 Io: 128 Ioatan: 128 Iobed: 128 Ioram: 128 Iosia: 128 Ircani: 215 !sacco: 99, 104, 128, 188, 212,

217 Isaia: 83, 92, 118, 120, 146,

194 Iside: 203 Isidoro: 57 Israele: 83, 102, 115, 213, 227 Israeliti: 213, 214 Istri: 216 Itaca: 216 Ittiofagi: 215

Kore: 194

Labano: 68 Lamech: 127 Laodamia: 175 Lasio: 205 Latini: 216 Lazi: 215 Laziare: 205 Lazzaro: 85, 96, 97, 185, 193,

197, 208-210 Leda: 204 Leptimagniti: 215 Lesbo: 215, 216 Levi: 192, 212 Lia: 68 Libi: 26 Lici: 215 Licinnio: 129 Lidi: 215 Lisitani: 216 Liturgia: 142, 180 Lopadusa: 215 Luca: 85, 95, 127

Lucianisti: 57, 88, 92 Luciano: 88

Macedoni: 216 Maconi: 215 Macroni: 215 Madianiti: 215 Magardi: 215 Magusei: 215 Maleleel: 127 Mambre: 82 Manasse: 128 Mani: 88, 89, 111 Manichei: 57, 111, 119, 133,

207 Marcelliani: 57 Marcioniti: 57, 133, 207 Marco Aurelio: 129 Marcosi: 57 Mardi: 215 Maria: 58, 66, 84, 87, 100,

106-108, 113, 114, 115, 128, 131, 138, 139, 160, 165-168, 178, 184, 224, 225

Mariandeni: 215, 216 Marmaridi: 215 Marna: 206 Marta: 209 Martiriani: 58 Massimiano: 129 Massimino: 129 Massini: 215 Matidio: 34, 36 Matusala: 127 Mattia: 128 Maurusi: 215 Mazici: 215 Medi: 216 Media: 215 Meghiste: 215 Melancheni: 216 Melchisedeciani: 57 Melita: 215 Meliziani: 57, 58 Mene: 215

Indice dei nomi e delhi cose notevoli 235

Menelao: 206 Meoti: 216 Merintiani: 57 Mesopotamia: 58 Mesopotamici: 215 Messaliani: 58 Messia: 94, 138 Michele: 76 Minosse: 175 Misac: 222 Misaele: 74 Misia: 143 Missione: 158 Missioni: 46-47, 142-143 Montanisti: 57 Montesi: 57 Moschesidi: 215 Mosè: 44, 45, 56, 82, 94, 95,

99, 118, 124, 132, 138-140, 156, 188, 190-192, 199, 212, 213, 218.

Mossinici: 215, 216

Naasson: 128, 217 Nachor: 128, 217 Naim: 101, 185, 193, 197 Nasamoni: 215 Nature non confuse nel Cri-

sto: 168 Nazarei: 57 Nazaret: 101, 146 Nemici di casa: 220 Neone: 34, 36 Nerone: 129 Nerva: 129 Nicea: 225 Nicolaiti: 57 Nissiro: 215 Noè: 82, 127, 128, 187, 214,

216 Noeziani: 57 Nomadi: 215 Novaziani: 57 Nudità di Adamo e di Eva:

67, 68

Numeriano: 34, 36, 129 Numidi: 215

Oceano: 125, 206, 215 Ocozia: 128 Odiare il peccato non il pec-

catore: 62 Ofiti: 57 Olivi, monte degli: 101 Omero: 202 On: 174 Origene: 120, 131-134, 178 Origenisti: 57, ecc. Oro: 203 Osea: 78 Osiride: 202, 203 Ossei: 56 Ozia: 128

Padre, concetto di: 44; Dio Padre: 33, 34, 36, 38, ecc.

Paflagoni: 216 Palestina: 213, 215, 217 Palladio: 35, 36, 37 Pamfili: 215 Pamfilia: 33, 34 Pannoni: 216 Paolo, apostolo: 52, 54, 55,

102, 107, 108, 143-145, 148, 155, 167, 182

Paolo di Samosata: 57 Parabole: 104-105 Paracleto: 155 Paraclito: 48 Paradiso: 67, 120-122, 125,

130, 136 Parti: 215 Pasifae: 205 Pasqua: 57, 58 Passione, liberamente scelta

da Gesti: 90 Passioni: 89, 110, 167-168 Pastorale, ministero: 148 Patriarchi: 148, 151 Pelia: 174

Page 119: Epifanio L Ancora Della Fede

236 Indice dei nomi e delle cose notevoli

Pelope: 174 Pelusio: 205 Penelope: 204 Pepuziani: 57 Peoni: 215 Persia: 126, 214 Pertinace: 129 Pianto di Gesti: 85, 89 Pietra di scandalo: 79 Pietro: 39, 50-52, 54, 89-91,

100, 107, 186, 223 Pisideni: 215 Pitagorici: 56 Platonici: 56 Plutone: 204 Pneumatiti: 133 Pneumatomachi: 57, 133 Poliide: 175 Politeismo: 39, ecc. Polluce: 175 Pontici: 215 Ponzio Pilato: 224 Poseidone: 204 Potestà: 71, 74, 96 Predestinazione: 157 Principati: 96 Priscilliani: 57 Probo: 129 Procliano: 34 Profeti: 79, 87, 118, 120, 133,

134, 153, 156, 160, 171, 20t 208, 218, 21~ 225, 226

Progresso, di Gesti: 85, 166; non del Padre: 114

Protesilao: 175 Psilliti: 215

Quartadecimani: 57 Quintiliani: 57

Rachele: 68 Ragau: 128, 217 Rea: 200, 204 Regno dei cieli: 104 Ride: 215

Rinocoruri: 215 Risurrezione della carne:

33, 38, 198, ecc. Roboam: 128 Rodi: 216 Roma: 57 Romani: 216 Rosso, mare: 213, 215 Ruben: 191, 192 Rut: 128

Sabato: 79, 220 Sabelliani: 57, 133, 221 Sabellio: 45, 64 Sabini: 215 Sacrificio: 72, 73 Sadducei: 56, 99, 189, 221 Sadok: 128 Saggezza: 53, 85, 100, 101,

105, 165 Sala: 128, 217 Salatiel: 128 Salmon: 128, 217 Salomone: 104, 105, 128, 198 Salvezza: 38, ecc. Samaria: 85, 101 Samaritana: 78 Samaritani: 221 Samaritismo: 56 Samo: 215 Sampsei: 57 Sapienza: 59, 159; c'è sa-

pienza e sapienza: 105-107 Saraceni: 215 Sardanide: 215 Sarepta: 193 Sarra: 99, 188, 208, 210 Satana: 147 Satiro: 205 Satornili: 57 Saulo: 143 Sauromati: 216 Schiavi: 127, 128, 154 (sono

detti corpi, ma gli uomini sono anime: 127, 164)

Indice dei nomi e delle cose notevoli 237

Scisma: 58 (diverso dall'ere-sia: 33, 34, 88, 134)

Sciti: 215, 216 Scitismo: 56 Scoti: 216 Scribi: 56, 94 Scrittura: 33, 38, ecc. Sebuei: 56 Secondiani: 57 Secundianiti: 57 Sedrac: 222 Seleucia: 143 Sem: 128, 214, 215, 216, 217 Semele: 206 Semiariani: 57 Senso letterale e spirituale:

71, 78, 86, 87, 92, 93, 95-97, 102, 105, 118-134, 166-167

Serafini: 52, 54, 75, 76, 146, 222

Serapide: 203 Seruch: 128, 217 Set: 127 Setiani: 57 Settanta: 192 Severiani: 57 Severiano: 37 Severo: 129 Sicilia: 216 Sidonio: 217 Similitudine: 112 Simone: 128 Simoniani: 57 Sinagoga: 218 Sineddoche: 93, 164 Sinergismo: 149, 150, 161,

ecc. Sinope: 203 Siri: 215 Sirtiti: 215 Sisifo: 175 Socratiti: 57 Sodoma: 82, 219 Sole-maestro: 207

Somiglianza: 80 Sottigliezza del corpo risu­

scitato: 182 ss. Spani: 216 Spirito, diversi generi di:

152-154; sono spiriti gli Angeli (54, 61, 63, 67, 70, 71, 74, 76, 82, 83, 85, 95, 96, 99, 104, 159, 182); gli Arcangeli (54, 61, 71, 104); i Cherubini (52, 54, 75, 76, 130), ecc. ma nessuno eguaglia Dio (63, 64, 67)

Spirito Santo: scruta le pro­fondità di Dio: 55-56; co­nosciuto solo dal Padre e dal Figlio: 54, 155; esege­ta: 156; ab utroque: 49, 50, 150, 156, 170; procede dal P. e prende dal F.: 141, 155, 226; è legame tra il P. e il F.: 46, 48, 54; non è fratello, né nipote, né zio o proavo: 48; è Spi­rito di verità, Spirito di Dio: 41, ecc.

Stoicismo: 56 Stratiotici: 57 Sudore di sangue: 85, 95 Suedri: 33-36 Sunamitide: 68, 193, 209

Tacito: 129 Taiani: 215 Tantalo: 175 Tarra: 128 Tarsino: 34, 36 Tartaro: 176 Tascodurgiti: 57 Tauri: 216 Taziani: 57 Tebaide: 126, 171 Tebe: 206 Teeni: 23, 200

Page 120: Epifanio L Ancora Della Fede

238 Indice dei nomi e delle cose notevoli

Tempi dell'economia, stabi­liti dal Padre: 74, 80, 137, 158, 159

Tempio (la storia umana): 156; chiesa e chiese: 35, 71, 100, 133, 136, 156, 164, 171, 198, 199, 207, 218, 220, 223' 224' 226

Tenedo: 215 Teodoziani: 57 Tera: 215 Testimonianza dell'Avvento:

38, 41 Tibareni: 216 Tiberiade: 51 Tiberio: 129 Tifone: 202, 203 Tigri: 126 Timagene: 206 Tipo e figura: 11, 120, 187 Tiramide: 72 Tiresia: 175 Tiro: 101, 203 Tirreni: 216 Titani: 206 Tito: 129 Tolomeoniti: 57 Tommaso: 132, 168, 182, 184 Traci: 206 Tradizione: 134 Traiano: 129 Trinità, diversa dalle com­

ponenti triadiche dell'uo­mo: 170; tre sussistenti, il Padre col Figlio nello Spirito Santo: 52, 53, 71, 74, 76, 77, 152, 222, 223; conoscenza del mistero: 60, 61, 62, 63, 67, 68, 69, 71, 77, 78, 87, 99, 134, 141, 142, 187; il consustanziale ci lega nell'unica fede: 33, 45; il F. e lo S.S. non so­no elementi: 49

Tritonide: 206 Trogloditi: 215 Troia: 205 Trani: 74 Trono e baldacchino dove

si adora l'imperatore: 76, 116; si adora l'imperatore (116) come il Verbo nella carne, nell'anima e nella mente di Cristo: 92, 94; l'abito insanguinato: 186; analogia: 187

Tuniche di pelle: 131 ss.

Uacchei: 216 Uenni: 216 Umanità di Gesu: 84, 85, 86,

87, 90, 92, 95, 101, 103, 107, 160, 225, ecc.

Umiltà: 73 Unità del Cristo: 168, 169 Uomo: 164 (definizione) Uomo-nostro-Signore: 165 Urano: 204 Usia: 160, ecc.

Valente: 33, 57, 129, 225 Valentini: 57 Valentiniani: 133 Valentiniano: 57, 129, 225 Valesi: 57 Verità - Gesu: 85 Vespasiano: 129 Visibilità relativa di Dio:

118; non antropomorfi­smo: 104, 109, 110, 122; metafore: 92

Volta, una: 117

Zacchei: 57 Zacinto: 216 Zelo pastorale: 198, 199,

200; pastori, agricoltori della semplice fede: 4,

Indice dei nomi e delle cose notevoli 239

141; cura la figliolanza di Dio per grazia: 113; esor­ta al timore di Dio giudi­ce onnipotente: 33, 63, 64, 69, 70, 158, 178, 180, 192; forma nel cuore del fede­le (mente, intelletto e vo-

lontà: 122) la pratica ar­monia tra pensiero e ra­gione (occhi dello spiri­to): 164; mediatore il Cri­sto: 108, 138

Zeus-Giove: 201, 204, 206 Zorobabel: 128

Page 121: Epifanio L Ancora Della Fede

INDICE SCRITTURISTICO

Antico Testamento

Genesi

l, l : 61, 126 l, 26 : 61, 80, 219 l, 27 : 54 2, 7 : 93, 122, 123 2, 8 ss. : 125 2, 14.18 : 126 2, 23 : 132 2, 25 : 68 3, 5 : 218 3, 6.7 : 68 3, 8 : 82 3, 9 : 98, 208, 210 3, 11-23 : 98 3, 17 : 210 3, 24 : 130 4, 9 : 98, 208, 210 4, 10 : 210 4, 11 : 98, 210 5, 3 ss. : 127 5, 22 : 193 5, 24 : 187, 193 6, 13 : 82 6, 13-32 : 188 7, l : 82 8, 9 : 208 9, 12 : 82 10, 10-22 : 217 11, 10 ss. 128 12, 7 : 118 15, 13 : 212

15, 16 : 217 18, l ss. 82 18, 9 : 208, 210 18, 9-10 : 99 18, 10-15 : 188 18, 17 : 82 18, 20 : 82 19,1ss.:82 19, 24 : 82, 219 22, 1-14 : 188 29, 31-32 : 68 49, 3-4 : 191 49, 29 ss. 188 so, 25 : 188

Esodo

3, 2 : 118 3, 5 : 199 3, 6 : 188 3, 14 : 44, 99 3, 22 : 211 4, 2 : 99, 190 4, 3 : 132, 190 12, 36 : 211 12, 40 : 213 13, 19 : 188 30, 22-24 : 140 31, 3 : 106

Numeri

11, 4-5 : 221 16, 11 : 69

16, 32 ss. : 194 17, 1 ss. : 189 17, 6ss. : 190

Deuteronomio

6, 4 : 45, 115, 149 6, 11 : 214 19, 15 : 52 28, 12 : 65 29, 5 : 132 32, 2 : 139 32, 43 : 82 33, 6 : 192 33, 43 : 95

l Samuele

2, 26 : 65 9, 2 : 65 15, 29 : 113

2 Samuele

23, 2 144

l Re

l, 4 : 68 4, 25 : 106 17, 17 ss. 193 22, 21-22 : 153 23, 2 : 144

Page 122: Epifanio L Ancora Della Fede

242

2 Re

2, l ss. 193 4, 12 ss. : 193

l Cronache

29, 11-12 : 96

Giobbe

8, 12 : 153 11, 11 : 61 12, 11 : 162 14, 12 : 195 14, 14 : 194 17, 1 : 115 19, 26 : 194 28, 20 : 105 38, 28 : 151

Salmi

5, 2 : 167 7, 10 : 170 10, 6 : 153 11, 5 : 34 15, 10 90, 188 32, 6 : 61, 74, 149,

219 42, 3 : 142 45, 5 : 66 46, 4-5 : 114 49, 23 : 73 58, 6 : 150 71, 6 : 139 72, 8 : 34 76, 3 : 168 77, 39 : 153 80, 10 : 149 81, 6 : 151 87, 6 : 90 88, 7 : 113 93, 9.10 : 86 96, 7 : 115 102, 5 : 194

102, 16 : 195 103, 29 : 153 103, 30 : 142 104, 4 : 152 104, 8 : 136 105, 16 : 136 106, 22 : 72 109, l : 83, 220 120, 4 : 85 129, l : 56 142, 10 : 154 147, 16-18 : 143

Proverbi

8, 9-10 : 102 8, 22 : 104, 106 10, 14 : 106 16, 7 : 106 20, 27 : 60 29, 3 : 105 31, 10 : 198

Ecclesiaste

4, 13 : 65 7, 2 : 65 7, 8 : 65 9, 4 : 65 9, 9 : 65 9, 116 : 105

Cantica

1, 2 : 100 1, 7 : 199 5, 10 : 113 7, l 121

Sapienza

7, 15 : 105 7, 21 : 81 8, 2 : 105 10, 21 : 86

Indice scritturistico

12, 12 : 130 12, 24 : 200 14, 12 : 39, 200 14, 15 : 206

Ecclesiastico

3, 22 : 55 18, 17 : 65 44, 16 : 193 49, 14 : 193

Isaia

l, 2 : 151 4, 4 : 153 6, l 118 6, 3 : 52, 76, 147,

157, 222 6, 5 : 118, 120 7, 11.12 : 87 7, 14 : 83, 87, 88,

220 8, 4 : 86, 97 9, 5 : 67 9, 6 : 150, 151 11, 2 : 146 26, 19 : 194, 195 29, 10 : 153 34, 4 : 195 40, 28 : 84, 85, 94 42, l : 92, 113, 165 44, l : 113 45, 2 : 136 48, 16 : 146 50, 6 : 85, 94 53, 6 : 218 53, 9 : 167 55, 8.9 : 113 57, 15 : 52, 144 61, l : 43

Geremia

2, 13 : 66 2, 18 : 126

Indice scritturistico

11, 20 : 60 13, l : 218 17, 5-6 : 185 17, 9 : 83, 87 17, 10 : 60

Baruc

3, 38 : 165

Ezechiele

l, 4.26.27 : 118 18, 4 : 164 37, 4.7 : 179, 195 37, 8-9 : 195 37, 19-20 : 179

Daniele

2, 34 : 101 3, 38 : 73 3, 52.54.55.57 : 76 3, 57 : 73, 222 3, 92 : 75 7, 9 : 118 12, 2 : 195 13, 46 : 75

Osea

4, 12 : 153 7, 11 : 162 11, 9 : 214 14, 10 : 78

Gioele

2, 28 : 142

Amos

3, 2 : 69 4, 13 : 43, 151

Michea

5, 2 : 80, 83, 220 5, 2 ss. : 219

Aggeo

1, 2 : 146 2, 5 : 43, 146 2, 11 : 146

Nuovo Testamento

Matteo l, 16 : 128 l, 20 : 141 l, 21 : 209 l, 23 : 83, 220 2, 6 : 83 3, 4.11 : 218 3, 16 : 170 3, 17 : 41, 92, 113,

130, 170, 221, 222

4, l : 43 4, 2 : 84, 88 5, 48 : 37 7, 11 : 65 8, 5 ss. : 193 8, 24 : 85 8, 25 : 36 10, 10 : 143 10, 16 : 143 10, 19 : 147 10, 20 : 43, 48 10, 36 : 220 11, 18 : 137 11, 27 : 53, 67,

141, 155

11, 28 : 137 12, 43 : 154 13, 3 ss. : 104 13, 24 : 104 13, 25 : 34 13, 31 : 104 13, 47 : 104

243

16, 13 : 86, 96, 98, 99

16, 14 : 100 16, 15-16 : 100 16, 16-17 : 37, 39,

50 16, 18 : 50 16, 19 : 50, 51, 86 16, 21-23 : 91 17, 5 : 41 18, 16 : 52 19, 26 : 179 20, 32 : 209 25, 10 : 196 26, 26 ss. : 124 26, 33-44 : 51 26, 39 : 91 26, 74-75 : 51 27, 52-53 : 196 28, 19 : 46, 49,

143, 158, 169

Marco

l, 11 : 113 1, 12 : 43, 147 l, 23.26 : 154 l, 34 : 153 3, 29 : 147 4, 38 : 85 5, 10 : 153 5, 22 ss. : 193 5, 30 : 85, 96 5, 34 : 98 6, 8 : 143 6, 38 : 86, 209 6, 52 : 80 10, 17 : 65

Page 123: Epifanio L Ancora Della Fede

244 Indice scritturistico Indice scritturistico 245

10, 18 : 64 8, 24 : 36 3, 6 : 147 14, 2 : 112 5, 3 : 147 8, 2 : 136 12, 26 : 99 8, 31 : 153 3, 8 : 155 14, 6 : 43, 100, 150 5, 4 : 147, 223 8, 3 : 137 13, 32 : 61, 67 8, 45 : 85, 96, 97, 3, 15-16 : 39 14, 16 : 147 5, 9 : 223 8, 4 : 136 13, 37 : 198 209 3, 16 : 114 14, 17 : 147, 154 7, 7 : 211 8, 8 : 161 14, 22 : 124 8, 54 : 196, 197 4, 6 : 85, 86, 93 14, 23 : 146 7, 14-15 : 127 8, 9-14 : 154 14, 29-30 : 51 9, 25 : 154 4, 10 : 78, 140 14, 26 : 155 9, 4 : 54 8, 11 : 140 14, 36 : 91 9, 55 : 78 4, 13-14 : 140 14, 28 : 63 9, 5 : 59 8, 14 : 140 14, 71-72 : 51 10, 4 : 143 4, 17 : 222 15, 1 : 140 9, 6 : 143 8, 23 : 144 15, 26 : 169 11, 19 : 147 4, 24 : 48, 110, 149, 15, 15 : 108 10, 38 : 146 8, 26 : 144 16, 6 : 182, 184 12, 48 : 78 150 15, 26 : 46, 48, 54, 10, 42 : 66 8, 34 : 145 19, 17 : 64 13, 27 : 69 5, 17 : 81, 97 141, 155, 156 13, 2 : 143 9, 5 : 107, 148

13, 30 : 71 5, 22 : 69 16, 7 : 43, 171 13, 4 : 143 9, 19 : 190 Luca 15, 8 : 104 5, 23 : 53 16, 12-14 : 155 15, 28 : 143 9, 20 : 150

18, 14 : 73 5, 26 : 62 16, 13 : 43 16, 6-7 : 143 9, 31 : 136 l, 6-7 : 167 18, 19 : 64 5, 31 ss. : 41, 209 16, 14 : 141, 155 16, 16 : 153 9, 32 : 79 l, 18 : 139 19, 26 : 130 5, 36 : 41 16, 14-15 : 46, 48, 16, 31 : 148 10, 4 : 187 l, 30 : 113 19, 41 : 85 5, 39 : 41, 71 54 16, 32.34 : 148 11, 8 : 153 l, 33 : 66 20, 37 : 99 5, 41 : 69 16, 15 : 62, 155, 20, 22.23 : 144 11, 17-22 : 34 l, 34-35 : 139 22, 14 ss. : 124 5, 46 : 41 171 20, 28 : 148 11, 33 : 187 l, 42 : 139 22, 41 ss. : 85 6, 9 ss. : 112 17, 3 : 42 20, 35 : 144 15, 8 : 142 l, 80 : 147 22, 42 : 91 6, 12-13 : 112 17, 10 : 62 21, 4 : 143 15, 16 : 145 2, l : 129 22, 43-44 : 95 6, 51 : 139 17, 23 : 39, 41 21, 11 : 143 2, 40 : 86, 97 22, 61 : 51 7, 38 : 66, 140 18, 4 : 86, 96, 209 23, 8 : 221

1 Corinzi 2, 52 : 97, 100, 165 23, 43 : 121 8, 14 : 41 18, 5 : 209 26, 14 : 59 3, 11 : 153 23, 46 : 147 8, 30 : 154 18, 25 : 96 27, 37 : 127, 164 l, 20.21.25 : 105 3, 32-36 : 217 24, 36 : 61, 71 8, 40 : 107 20, 6 : 132 l, 30 : 105, 137 3, 34-36 : 128 24, 39 : 184 8, 55 : 109 20, 17 : 79, 82, 182 Romani 2, 4 : 105 3, 36-38 : 127 24, 49 : 50 9, 16 : 79 20, 20-27 : 168 2, 8 : 187 4, l : 147 10, 10 : 39 20, 25-27 : 183 l, 3-4 : 129 2, 10 : 46, 55, 59, 4, 2 : 84, 88 Giovanni 10, 11.15 : 90 20, 27 : 132, 184 l, 4 : 144 61, 145, 223 4, 4-11 : 51 10, 18 : 90, 92 21, l : 51 l, 22.25 : 149 2, 11 : 54, 55, 61, 4, 15 : 147 l, l : 148 10, 33 : 109 21, 5-6 : 51 1, 25 : 201 4, 18 : 43, 146 1, 3 : 81, 142, 147, 11, 11 : 97, 210 21, 7 : 51 2, 11 : 193 153 4, 36 : 154 158, 159 11, 25 : 185, 196 21, 15 : 52 2, 29 : 144 2, 12 : 134, 145, 4, 41 : 153 l, 4 : 147 11, 34 : 85, 96, 97, 3, 5 : 178 150, 153 5, 9 : 154 l, 9 : 42, 142 208, 209 Atti degli Apostoli 3, 26 : 137 2, 12-13 : 59 5, 10 : 51 l, 14 : 66, 93, 106, 11, 35 : 97 3, 27 : 136 2, 14 : 208 5, 21 : 79 136, 138, 164, 11, 39 : 97 l, 4 : 147 3, 28 : 141 2, 14-15 : 63 6, 18 : 154 185, 225 11, 43 : 196, 197 l, 7 : 70 5, l : 145 2, 16 : 161 6, 46 : 65 1, 18 : 40, 44, 119, 11, 44 : 193 2, 24 : 80 6, 9.10 : 185 3, 11.12 : 77 7, 11 ss. : 193 120 12, 24 : 182 2, 27 : 80, 183 7, 15.19 : 135 3, 16 : 50, 136, 144, 7, 14 : 197 1, 41 : 138 12, 27 : 90, 92 2, 33 : 147 7, 18 : 166 145 7, 32 : 154 l, 45 : 94, 138 12, 35 : 69 2, 36 : 107 7, 22 : 136 4, 15 : 155 8, 18 : 98 2, 25 : 61 12, 40 : 80 4, 3-4 : 50 7, 23 : 123 6, 11 : 145 8, 23 : 85 3, 5 : 155 13, 23-25 : 41, 51 4, 10 : 102 7, 25 : 136 7, 7 : 78

Page 124: Epifanio L Ancora Della Fede

246

7, 10 : 143 7, 29 : 207 7, 31 : 218 8, 7 : 77, 78 10, 22 : 146 12, 3 : 40, 146 12, 4-6 : 47, 146 12, 8 : 62 12, 8-10 : 154 12, 10.12 : 152 12, 11 : 62, 154 13, 6 : 152 13, 9 : 187 14, 14 : 162 14, 14-15 : 123 14, 15 : 161, 163 14, 32 : 153 15, 20 : 184 15, 23 : 144 15, 36 : 173 15, 38 : 191 15, 42 : 181 15, 43 : 182 15, 52 : 189 15, 53 : 181, 183 15, 55 : 96

2 Corinzi

l, 12 : 105 3, 6 : 71 3, 18 : 146 4, 7 : 181 5, 15 : 136 5, 17 : 220 5, 18-19 : 138 5, 19 : 114, 136 6, 16 : 145 8, 9 : 169 10, 13 : 38 12, 2-3 : 120 12, 4 : 54 13, 3 : 144, 182

13, 5 : 145 15, 36-38 : 182

Galati

l, 15 : 145 l, 20 : 144 2, 9 : 52, 54 2, 21 : 122 3, l : 162 4, 3 : 49 4, 4 : 84, 88, 167 4, 5 : 137 5, 17 : 161 5, 19 : 161, 166 6, 7 : 211, 217 6, 16 : 227 6, 17 : 133

Efesini

l, 10 : 137 l, 21 : 169 2, 4 : 114 2, 6.14.15 : 137 2, 20 : 77 3, l : 144 3, 6 : 137 3, 15 : 151 4, 5 : 47, 223 4, 30 : 146 6, 12 : 154 6, 19 : 198

Fili p pesi

1, 10 : 145 2, 6 : 108 2, 6-7 : 81 2, 7 : 100, 108, 139,

169 2, 8 : 185 2, 10 : 54, 95 3, 13 : 38

Indice scritturistlco

3, 20 : 208 3, 21 : 138

Colossesi

l, 13 : 114 l, 19-20 : 136 l, 24 : 37 l, 26 : 137 2, 3 : 150 2, 6 : 144 2, 9 : 167 2, 11 : 144, 157 2, 14-15 : 96, 136

l T essalonicesi

5, 2.4 : 69 5, 23 : 163

l Timoteo

l, 12 : 148 l, 17 : 105 2, 5 : 108, 139 2, 10 : 211 3, 16 : 148 4, l : 146 6, 16 : 149

2 Timoteo

l, 7 : 153 2, 2 : 207 2, 19 : 34, 69

Tito

l, 12 : 162 2, 10.11.13 : 148 2, 11-14 : 135 3, 5 : 218

Filemone

1 : 144

Indice scritturistico

Ebrei

1, 3 : 66 2, 11 : 103 3, l : 102, 103 4, 12 : 123 5, l : 103, 185 9, 26 ss. : 185 10, 12 : 170 10, 29 : 154 11, 4-5 : 187 11, 5 : 193 11, 7 : 188 11, 11 188 11, 17-18 : 188 12, 17 : 98

l Pietro

2, 5 : 138 2, 22 : 167 2, 25 : 198 3, 18 : 91, 107, 186 3, 20 : 127 4, l : 107, 186 4, 11 : 36 5, 4 : 198 5, 6 : 199

2 Pietro

3, 10 : 69

l Giovanni

l, 5.18 : 42 2, 20 : 50 2, 29 : 220 4, 2-3 : 79 4, 10-11 114 5, 46 : 41

2 Giovanni

12 : 221

Apocalisse

3, 20 : 146

247

Page 125: Epifanio L Ancora Della Fede

INDICE

Introduzione .

Sinossi dell'Ancorato .

l. Preambolo del trattato: argomenti ri­chiesti

2. La richiesta dei destinatari è stata mossa dallo Spirito Santo

3. L'Antico e Nuovo Testamento testimo­niano le tre Persone .

4. Le tre Persone sono verità e luce 5. Lo Spirito Santo non abita in noi senza

il Padre e il Figlio 6. Trinità non dice una vaga unità nella

pluralità, ma tre sussistenti in relazione nell'unica usia divina

7. Lo Spirito Santo fu mandato ad annun­ziare il Figlio, a santificare le anime e a sigillare in Cristo come unità di collega­mento delle menti e dei cuori

8. Un solo Dio opera con tre distinte attri­buzioni in un solo battesimo

9. Pietro e Paolo concordano nel dire lo Spirito Santo Dio dal Padre e dal Figlio

10. Onorando una sola delle tre Relazioni Sussistenti si onorano tutte insieme

pag. 7

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Page 126: Epifanio L Ancora Della Fede

250

11. Vestigi della Trinità nel mondo visibile ed invisibile .

12. Lo Spirito Santo in noi scruta le Scrit­ture, ma è tradito dagli eretici

13. Le sessanta eresie dopo l'avvento di Cristo

14. Le eresie sono originate dalla superbia dissociatrice non dallo Spirito di unità

15. Lo Spirito Santo scruta se stesso e l'uomo

16. Bisogna chiedere alla SS. Trinità che ci riveli il Figlio e lo Spirito Santo

17. Il Figlio è uguale al Padre, inferiore solo come filiazione dal Padre ingenerato

18. Il Figlio è buono come Dio e come uomo 19. Lo Spirito Santo soltanto, attraverso la

S. Scrittura, potrà suggerirei il mistero del Cristo che conosce il Padre, non il il giorno e l'ora .

20. La conoscenza del Signore è operativa e intellettiva: Egli opera quel che conosce

21. Le due conoscenze nel Padre, che ha giu­dicato, e nel Figlio cui il Padre ha rimes­so il giudizio .

22. Gli Angeli di quel giorno non posseggono nessuna delle due cognizioni divine. Ese­gesi letterale secondo lo Spirito nell'uni­ca Chiesa

23. La lode dei tre fanciulli nella fornace an­ticipava quella che Cristo offri al Padre

24. Enumerando le creature, i tre fanciulli furono ispirati a lodare la Trinità come gli Angeli

25. I tre fanciulli non fecero menzione espli­cita del Figlio e dello Spirito Santo, ma ne parlarono per sineddoche

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26. Il trisagio dei fanciulli, unitario e trini­tario, corrisponde a quello insegnato da Gesti e dallo Spirito Santo rivelato alla Chiesa come messaggio del Padre pag. 76

27. I Giudei come gli altri eretici che non riconoscono la divinità del Cristo trova­FlO scandalo nella Scrittura per non esa-minarne il senso riposto . » 78

28. Il Verbo incarnato della seconda crea­zione è lo stesso Verbo della prima. L'uomo ad immagine della Trinità . » 80

29. Il Figlio è risposta creatrice del Pa­dre, ma la creazione è da ascrivere alla SS. Trinità come ad unico principio » 81

30. L'Emmanuele Dio-con-noi, come tale, non non invoca il Padre; il Cristo lo invoca come uomo, e noi per grazia col Cristo » 83

31. Delle umane passioni il Verbo assunse quelle funzionali per la nostra salvezza » 84

32. Gli uomini conoscono l'Emmanuele at­traverso l'Uomo-Dio e il Padre attraver-so il Figlio » 86

33. L'antropologia cristologica è stata tra­dita dal docetismo manicheo e dalla er-meneutica di Luciano e di Ario . » 88

34. La morte e la discesa nell'inferno furono libere scelte di Cristo, anche allo scopo di vincere il demonio » 89

35. Il genere letterario dei luoghi biblici che parlano dell'anima di Gesti non consente altro traslato che la sineddoche . » 92

36. Come l'uomo di cui si sia insudiciato il vestito si dice sudicio cosi di Dio in cui l'umanità assunta patf si dice che ha pa-tito ma senza diminuzione della divinità » 93

37. L'agonia e il sudore di sangue sono da

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prendere in senso letterale; l'Angelo con­fortatore deve piuttosto dirsi adoratore della divina economia misericordiosa

38. Dio nella Bibbia domanda non per sa­pere, ma per richiedere all'uomo la fede o il pentimento; l'interrogazione ed altre espressioni difficili vanno intese nel contesto

39. Il Verbo interrogò Mosè per rivelargli la sua essenza, Abramo per proporgli un modello di modestia e carità, Pietro per sollecitarne la confessione sulla quale si fonda la fede della Chiesa

40. Il progredire di Gesti 41. Il Padre è garante del Figlio, Pontefice

tra Dio e l'uomo, come un re lo è della sua prole regale .

42. Nella Scrittura ora si parla di Sapienza increata ed ora di sapienza creata; la espressione « la sapienza mi creò » è forse da intendere nel senso positivo di virtti creatrice impersonale di Dio

43. La sapienza dei Proverbi è da intendere m senso positivo, ma ora come dono creato ora come Persona Divina: fu creata e fondata oppure generata e man­data dal Padre

44. Il testo di Aquila e quello ebraico pos­sono concordare; il primo forse dice « creò » nel senso che ha in ebraico il verbo: «si acquisi » come mediatore

45. Gesti è Dio non in senso metaforico; metaforicamente invece è detto via, por­ta, ecc.

46. L'umanità creata del Verbo incarnato è reale come la sua divinità per generazio-

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ne fuori del tempo e della passibilità 47. Il Padre come sole irradia il Figlio, ma

senza perdere nulla della sua energia 48. Il creazionismo biblico si oppone al­

l'emanatismo manicheo, e considera le creature come frammenti del pane molti­plicato da Cristo o come raggi del me­desimo sole creato da Dio

49. Il Figlio non è dell'ordine creaturale; scelse per incarnarsi Maria e in lei scelse la casa di Giacobbe: egli è eletto per natura

50. Cristo è il prediletto per sé in quanto vero Figlio del Padre, per noi in quanto in lui siamo amati da Dio; la Scrittura non lo dice mai creato

51. Il corpo di Cristo va adorato come va onorata la porpora ovvero il trono di un re

52. La generazione del Figlio di Dio è di or­dine tutto suo proprio

53. Le proprietà della natura divina sono incomprensibili all'esistente .

54. I Profeti videro parzialmente ma vera­mente, con la mente e con gli occhi, come vide San Paolo il paradiso terrestre

55. Tutto il racconto della creazione va in­teso letteralmente, nell'accettazione del­l'ineffabilità del Creatore. Il mistero dell'immagine di Dio nell'uomo .

56. L'uomo è l'immagine di Dio . 57. In che cosa consiste l'essere ad immagi­

ne di Dio, ineffabile, non è definibile; ma ce ne fa fede la sua parola

58. Quel che dice la Scrittura sui fiumi Fison Geon Tigri ed Eufrate, sulla prima cop-

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pia umana, è da intendere in senso letterale .

59. Le generazioni degli uomini ad immagi­ne secondo la Scrittura . . . . .

60. I tempi da Giuseppe sposo di Maria a quelli di Graziano

61. La storia dell'umanità prende origine dai fatti narrati nelle prime pagine della Bibbia, da intendere tipologicamente .

62. Il significato allegorico da Origene dato alle « tuniche di pelle » è gratuito, per­ché quello letterale non è per nulla in contrasto con il contesto biblico

63. Non bisogna credere ad Origene piu che a Cristo che ci giudicherà, agli eretici piu che ai Padri della Chiesa . . .

64. I rimanenti capitoli esauriranno gli argo­menti trinitari in connessione con altre nozioni fondamentali della fede, per via di opportuni riferimenti . . . . .

65. La giustificazione per la fede e per il battesimo di Cristo ci fa vivere nel suo corpo mistico

66. Come l'acqua il Verbo divino 67. Le tre Persone rivelate per immagine

nell'A.T. ora rivelate in noi . 68. Il Figlio e lo Spirito Santo mandati dal

Padre, a loro volta, fanno dei credenti i missionari del mondo

69. Fonte di grazia per la Chiesa sono le tre Divine Persone, nella giustificazione, nei carismi e nei ministeri

70. Sinergismo « ad extra » e « ad intra »

delle tre Persone Divine . 71. Relazioni ed attributi sono indicati dalla

Scrittura con parole terrene, da cogliere

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secondo la tradizione ecclesiale . 72. Il termine «spirito» nella S. Scrittura

ha accezioni positive o negative rispetto alle creature

73. Mosè annunziò il messaggio dell'unità di Dio; i Profeti, quello del Padre e del Fi­glio; il Vangelo, quello della SS. Trinità

74. La Chiesa militante si unisce al coro del­la Chiesa trionfante .

75. Il Cristo, vero Dio e vero uomo, venne nella pienezza dei tempi per salvare l'uomo totale

76. Cristo pienamente uomo 77. Mente, spirito, anima, corpo sono tutte

facoltà dell'uomo e del Cristo Verbo di Dio incarnato

78. Cristo fu perfetto uomo, come tale sog­getto alle leggi della vita corporale, ani­male e intellettiva

79. Cristo, vero uomo, non fu però dominato dalle passioni

80. L'umanità del Signore simile a quella degli uomini tranne che per il peccato non venne meno dopo la spiritualizza­zione del corpo risorto

81. La formula del battesimo sottolinea la distinzione delle tre Persone Divine, che la trinità corpo anima e spirito non esprime sufficientemente

82. La cristologia è fondamento dell'eccle­siologia, in quanto la Chiesa è un sol corpo col Cristo

83. Greci ed eretici negano la risurrezione, ma il giorno, i frutti, le locuste, le unghie e i capelli insegnano il contrario

84. Il colombo, il ghiro, lo scarabeo e sopra t-

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tutto l'Araba Fenice segni di risurrezione pag. 173 85. Le mitiche risurrezioni delle favole

greche » 174 86. Solo il corpo che muore sarà risuscitato;

gli stessi riti funebri dei pagani lo con-fermano . » 17 6

87. La carne risorgerà per essere comparte-cipe della pena o della gloria » 178

88. A Dio è possibile raccogliere i resti del corpo; la visione di Ezechiele » 179

89. La risurrezione della carne ci sollecita a fare il bene; soffrendo nel tempo ci acquistiamo dei meriti per il cielo . » 180

90. Il corpo risuscitato sarà spiritualizzato nella gloria come quello del Cristo, pur rimanendo lo stesso nostro corpo » 181

91. La sottigliezza e l'incorruttibilità qualità del corpo risorto di Cristo » 183

92. Ciò che è detto delle qualità del corpo di Cristo risorto vale per quelle del no-stro corpo nella risurrezione finale . » 184

93. Cristo non progredi fino a diventare Dio, ma restò Dio facendosi uomo per meri-tare a noi la divinità » 185

94. La risurrezione del Crocifisso secondo l'economia dell'A. Testamento » 187

95. Dio che porta a maturazione i viventi nel tempo dovuto, fece rinverdire e fruttifi­care in una notte la verga di Aronne, figura della risurrezione . » 189

96. Dio nel trasformare il bastone arido di Mosè in vivo animale manifestò la sua onnipotenza, che si rivelerà nella risur-rezione e nel giudizio finale . » 190

97. Perché Mosè augurò la vita a Ruben sepolto da centoventi anni » 191

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98. Nella Scrittura non vi sono esempi di risurrezione parziale pag. 192

99. Altre testimonianze veterotestamentarie di risurrezione dei buoni e dei peccatori » 194

100. Anche i morti risuscitati dal Signore morirono di nuovo per partecipare alla finale risurrezione » 196

101. La speranza nella risurrezione della car­ne distingue la Chiesa dei martiri dal paganesimo e dall'eresia ribelle . » 197

102. Per entrare nella Chiesa bisogna deporre i calzari del peccato e dell'empietà ido-latrica » 199

103. Impulsi malvagi divinizzati dai Greci e ipostasi teriomorfiche degli Egiziani; cri-tica di Diagora ai miti » 200

104. Critica del politeismo ellenico dei miti egizi: Apide-Serapide e Iside . » 202

105. I miti greci di Crono e di Zeus; gli amori femminili e maschili di Zeus » 204

106. Ipostasi di Zeus, Atena, Artemide, Dioni­so, Eracle; divinizzazioni di Amasi, come Antinoo, Timagene, Canobo, Marna e Casio » 205

107. La vita cristiana e il suo impegno mis-sionario. Norme per il catecheta » 207

108. Il Padre e il Figlio, nell'A. e nel N. Testa­mento, domandano non per sapere, ma per stimolare alla conversione o alla testimonianza oppure per sottolineare un dato di fatto o un errore » 208

109. Le divine domande dell'A. T. ad Adamo, a Caino, ad Abramo vanno spiegate alla luce dell'economia » 210

110. Gli Ebrei giustamente sottrassero agli Egiziani quanto loro defraudato per piu

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di 215 anni di lavoro. Le tappe delle pe­regrinazioni nella Cananea e in Egitto furono preordinate da Dio . . . . pag. 211

111. L'economia divina nel cosiddetto furto perpetrato dagli Israeliti a danno degli Egiziani . . . . . » 213

112. La giustizia di Dio nel diluvio universale e la conseguente ripartizione del mondo tra i figli di Noè . . . » 214

113. Era ingiusta nei riguardi di Sem l'occu­pazione dei figli di Cam, e quindi fu giusta la conquista israelitica della terra promessa . . . . . . . . » 215

114. Gli Amorrei discendenti di Cam colma­rono la misura dell'ingiustizia e dello spergiuro . . . . . » 216

115. La progressiva spogliazione di Mosè e dei Profeti da Geremia a Giovanni Bat-tista, di Gesu e dei suoi discepoli . » 218

116. Gesu è vero Dio e vero Uomo; antitipo del sabato e della circoncisione . » 219

117. Gesu è il Figlio diletto, colui che è nel Padre ed a cui il cielo e la terra debbo­no la gloria e la benedizione; la Scrittu-ra stessa confuta Sabelliani ed Ariani » 221

118. Pietro, gli Apostoli e i Padri insegnaro-no la Trinità delle Divine ipostasi . . » 223

119. La formula del credo niceno adattata dalla Chiesa per difendere la fede dagli attacchi ereticali » 225

Indice dei nomi e delle cose notevoli » 229

Indice scritturistico . » 249

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Collana di testi patristici diretta da Antonio Quacquarelli

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