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Ei fu. Siccome immobile, volò. Teatro Smeraldo, Teatro Derby, Teatro Ciak, Cinema Maestoso, Cinema Splendor, Teatro Lirico. Sono solo alcuni degli spazi per l’arte e per la cultura chiusi a Milano negli ultimi anni. Insieme a quelle saracinesche si sono spenti sogni, immagini, pensieri, simboli, oltre che contratti, posti di lavoro, flussi di reddito. Milano commemora la morte dei suoi artisti, ma abbandona i luoghi dove questi e molti altri sono cresciuti, trovandovi il tessuto di simboli, relazioni e idee attraverso il quale formarsi. Nel giugno 2006, anche il Cinema Manzoni, in pieno centro, termina la sua attività. Il Cinema e le aree adiacenti ven- gono acquistate nel 2007 dalla multinazionale Prelios (di proprietà di Pirelli & C. Real Estate), con un vincolo per la destinazione d’uso della hall e del cinema a fini culturali. Attraverso un ricorso alla Presidenza della Repubblica, la Sovrintendenza dei Beni Culturali è costretta ad annullare il vincolo, lasciando la possibilità a Prelios di configurare il progetto per la ricapitalizzazione dello spazio. Queste le motivazioni addotte dagli avvocati di Prelios, per sostenere la posizione della compagnia: “... l’imposizione della destinazione culturale ad una sala cinematografica, in disuso da innumerevoli anni […] oltre che illegittima si configura illogica e contraddittoria. Illogica, in quanto non si comprende la relazione tra una sala cinematografica ed il suo utilizzo perpetuo ad uso culturale, posto che, al di là di ogni dubbio, nella sala cinematografica si svolge un’attività commerciale ed imprenditoriale che può anche avere (ma non sempre, ed anzi raramente) risvolti culturali, ma in via semplicemente derivata...”. A seguito di queste vicende alcuni cittadini si riuniscono in un comitato cercando di intessere un dialogo con il Comune in merito al progetto presentato, nel tentativo di mantenere viva e rigenerare l’identità del Cinema, primo luogo in Italia e terzo nel mondo ad utilizzare la tecnica del cinerama. Il Comune, dimostratosi inizialmente interessato ad accogliere le istanze dei cittadini, si sfila dalle trattative lasciando intatto il progetto di Prelios. Il Cinema Manzoni riaprirà nel 2015, senza poltrone, senza il suo tipico schermo curvo, senza proiezioni, senza suoni, senza cultura. Svuotato dalla sua anima, sarà trasfigurato in uno dei centri commerciali più grandi del nord Italia. Il Cinema Manzoni rappresenta in modo esemplare le logiche di amministrazione del patrimonio pubblico destinato all’arte e alla cultura, a Milano e nell’intero territorio nazionale: venduto a gruppi privati per fare cassa, trasformato in occasione di speculazione edilizia e commerciale, sacrificato perché non immediatamente produttivo. A parte timidi tentativi, falliti di fronte alle lobby economiche e finanziarie, l’amministrazione continua a svendere il capitale vivo della città, i suoi luoghi, invenzioni, soggetti e la sua storia, sostenendo una posizione debole rispetto alle rendite fondiarie e perseguendo un modello di sviluppo della città basato sulla privatizzazione degli spazi pubblici.

EI FU. SICCOME IMMOBILE,

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CARTELLA STAMPA 5

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Ei fu. Siccome immobile, volò.

Teatro Smeraldo, Teatro Derby, Teatro Ciak, Cinema Maestoso, Cinema Splendor, Teatro Lirico. Sono solo alcuni degli spazi per l’arte e per la cultura chiusi a Milano negli ultimi anni. Insieme a quelle saracinesche si sono spenti sogni, immagini, pensieri, simboli, oltre che contratti, posti di lavoro, flussi di reddito. Milano commemora la morte dei suoi artisti, ma abbandona i luoghi dove questi e molti altri sono cresciuti, trovandovi il tessuto di simboli, relazioni e idee attraverso il quale formarsi.

Nel giugno 2006, anche il Cinema Manzoni, in pieno centro, termina la sua attività. Il Cinema e le aree adiacenti ven-gono acquistate nel 2007 dalla multinazionale Prelios (di proprietà di Pirelli & C. Real Estate), con un vincolo per la destinazione d’uso della hall e del cinema a fini culturali. Attraverso un ricorso alla Presidenza della Repubblica, la Sovrintendenza dei Beni Culturali è costretta ad annullare il vincolo, lasciando la possibilità a Prelios di configurare il progetto per la ricapitalizzazione dello spazio. Queste le motivazioni addotte dagli avvocati di Prelios, per sostenere la posizione della compagnia: “... l’imposizione della destinazione culturale ad una sala cinematografica, in disuso da innumerevoli anni […] oltre che illegittima si configura illogica e contraddittoria. Illogica, in quanto non si comprende la relazione tra una sala cinematografica ed il suo utilizzo perpetuo ad uso culturale, posto che, al di là di ogni dubbio, nella sala cinematografica si svolge un’attività commerciale ed imprenditoriale che può anche avere (ma non sempre, ed anzi raramente) risvolti culturali, ma in via semplicemente derivata...”.

A seguito di queste vicende alcuni cittadini si riuniscono in un comitato cercando di intessere un dialogo con il Comune in merito al progetto presentato, nel tentativo di mantenere viva e rigenerare l’identità del Cinema, primo luogo in Italia e terzo nel mondo ad utilizzare la tecnica del cinerama. Il Comune, dimostratosi inizialmente interessato ad accogliere le istanze dei cittadini, si sfila dalle trattative lasciando intatto il progetto di Prelios.Il Cinema Manzoni riaprirà nel 2015, senza poltrone, senza il suo tipico schermo curvo, senza proiezioni, senza suoni, senza cultura. Svuotato dalla sua anima, sarà trasfigurato in uno dei centri commerciali più grandi del nord Italia.

Il Cinema Manzoni rappresenta in modo esemplare le logiche di amministrazione del patrimonio pubblico destinato all’arte e alla cultura, a Milano e nell’intero territorio nazionale: venduto a gruppi privati per fare cassa, trasformato in occasione di speculazione edilizia e commerciale, sacrificato perché non immediatamente produttivo. A parte timidi tentativi, falliti di fronte alle lobby economiche e finanziarie, l’amministrazione continua a svendere il capitale vivo della città, i suoi luoghi, invenzioni, soggetti e la sua storia, sostenendo una posizione debole rispetto alle rendite fondiarie e perseguendo un modello di sviluppo della città basato sulla privatizzazione degli spazi pubblici.

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A fronte dell’immobilismo dell’amministrazione nel difendere i luoghi della cultura e della socialità, M^C^O dichiara la sterilità di questa politica di disinvestimento sul patrimonio culturale milanese, praticato tramite la chiusura di cinema e teatri, che ha l’effetto di ridurre, non solo la molteplicità dei luoghi di fruizione della cultura, ma anche gli spazi per la critica, il dissenso e l’immaginazione. Questi stessi luoghi, che ora vengono cancellati, uniformati e capitalizzati, possono invece essere destinati a coloro che siano in grado di farli rivivere come beni comuni, come orizzonti, possibilità di sogno, di relazione, di costruzione di una socialità e di una economia differente.

Ei fu. Siccome immobile, altri devono volare, dare corpo e voce al desiderio di riappropriarci della città, del nostro tempo e della nostra felicità.

Adesioni: Macao, Teatro Garibaldi Aperto, S.a.L.E Docks, Ex Asilo Filangeri - La Balena, Nuovo Cinema Palazzo, Teatro Valle Occupato, Teatro Pinelli, Teatro Rossi Aperto, Luca Bigazzi, Antonio Albanese, Paolo Sorrentino, Mario Martone, Francesca Archibugi, Gianni Amelio, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Giuseppe Piccioni, Carlo Mazzacurati, Andrea Segre, Andrea Cazzani, Massimiliano Viel, Claudio Sinatti, Walter Leonardi, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Vinicio Marchioni, Silvio Soldini, Agenzia X, Andrea Scarabelli, Marco Philopat, Marcela Serli, Marco Cacciola, Massimiliano Loizzi, Debora Zuin, Strasse, Barbara Toma, Claudio Elli, Claudio Lugo, Irina Casali (Comuna Baires), Pierpaolo Sepe, 2Pigeons, Simone Ciotola, Rossella Biscotti, Gigi Gherzi, Tamara Balducci, Anna Daneri, Arturo Schwarz, Comitato NoExpo, Angela Vettese, Le Brugole, Pianoterra, Omar Pedrini, Roberto Ciccarelli, Diego Perrone, IAC Isola Art Center, Bert Theis, Riccardo Nova, Mateo Cili, Federica Ciampollari, La Dual Band, Stefano Scherini, Silvia Bernardi, Alessandra Novaga, Roberto Accornero, Alberto Grasso, Franco Bocca Gelsi, Karin De Ponti, San Precario, MayDay, Jacqueline Ceresoli, Voina, Diego Galeri, Lucia Tozzi, Donatella Bartoli, Irene Serini, Motus, Katia Anguelova, Silvia Bignami, Andrea Caretto e Raffaella Spagna, ZAM, Rete Studenti Milano, CASC Lambrate, Lambretta, Ambrosia, Milano in Movimento, Teatro Gerolamo, il Cinema De Amicis, il Teatro delle Erbe

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come raggiungerci:passante ferroviario fermata Porta Vittoriabus 90 91 93 66tram 12

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Ei fu. Siccome immobile, volò. He was. As motionless as lay, he flew.

Teatro Smeraldo, Teatro Derby, Teatro Ciak, Cinema Maestoso, Cinema Splendor, Teatro Lirico, Cinema Manzoni. These are just some of the spaces for art and culture in Milan that have been closed in recent years. Along with those gates, many dreams, images, thoughts, symbols have shut and removed, together with work contracts, jobs, Income. Milan celebrates the death of its artists, but abandons the places where these and other artists have grown up, finding the crossroad of languages, ideas and relationships that make self-education.These places are exemplary in showing the management of the Public Administration of the patrimony of art and culture, in Milan as well as in the whole country: selling to private groups to raise cash, turning to it as a special resource for speculation and commercial advantage for fews, downsizing the opportunities of the city in creative, economic, social and cultural development.By exposing the plans of privatization and transformation of these places, we want to bring the attention of the Public Administration to the voice Of General dissent toward this policy. In Milan, apart from shy and failed attempts in the face of economic and financial lobbies, the municipality continues to sell off the cultural heritage and identity of the city, preferring private interests over those of citizens, perpetrating the process of gentrification and privatization of the public space.Answering to the incapacity of the Public Administration to defend places of culture and sociability, MACAO denounces the aridity of the policy of disinvestment on the cultural heritage of Milan, practiced through the closure of cinemas and theaters with the effect of reducing, not only the multiplicity of places of enjoyment of culture, but also the space for criticism, dissent and imagination. He was. As motionless as lay, others have to fly with the bodies, with the imagination and the intelligence. The places of art and culture are not neutral spaces to be capitalized, but hori-zons, possibilities of dream, relationship, of building a social and a different economy. To say that art and culture are common goods, also affirms the desire to regain possession of our city, of our time, of our rights and our happiness.

MACAO - New Center for the arts, culture, research

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Il cinema teatro Manzoni, situato al civico 40 della via omonima fa parte di un imponente edificio destinato a ospitare anche altre attività commerciali.Lo stabile - chiamato Centro Eva - viene edificato nel 1947 e la sala cinematografica inizia l’attività nel 1950, rie-cuperando il nome della via. La parte strutturale e statica è realizzata dall’architetto Mario Cavallè, mentre quella decorativa dagli architetti Bergonzo, Fratino e Tedeschi. Il gruppo di architetti sopracitato realizza l’intero complesso edilizio: un teatro sotterraneo da 1000 posti, un cinema a stadio da 1600 posti, ubicato a quota 7 metri sopra il manto stradale, un atrio da 800 metri quadri, una galleria tutta a negozi a livello stradale, un ristorante e un edificio per uffici. Dall’atrio partono le grandi scale che disimpegnano il teatro e il cinema, situati rispettivamente sotto e sopra l’atrio stesso. L’organismo volumetrico è quindi costituito da tre grandi vasi sovrapposti: il primo costituito dal teatro sotterraneo, il secondo dalla piazza coperta, il terzo dal grande cinema a stadio, la cui pianta ricorda la forma del violino.

Il cinema-auditorium Manzoni è certamente la più elegante e prestigiosa delle sale cittadine: nell’atrio sono presenti un affresco di Baragatti, sculture di Francesco Messina, di Oliva, di Leone Lodi (raffigurante Apollo), Pericle Fazzini e Ferruccio Gasperetti. L’affresco dell’atrio del cinema è di Ghino Baragatti, mentre quello dell’atrio del teatro è di Achille Funi e Vanni Rossi.

Il 9 aprile 1955 è il primo cinema in Italia e il terzo nel mondo (dopo New York e Londra) ad adottare il complicato sistema del Cinerama in cui tre macchine da proiezioni “all’unisono” creano un’immagine panoramica: su un apposito schermo curvo a 146º: in quella data viene proiettato il documentario “Questo è il Cinerama” (Cooper e Von Fritsch, 1952). Nel corso degli anni, con alcuni interventi di modifica e ristrutturazione, i posti vengono ridotti agli attuali 1170.La proprietà nel 2008 passa dall’E.N.P.A.M. di Roma alla Prelios (già Pirelli Real Estate S.p.A ), tra i principali operatori ita-liani nel settore dei servizi integrati per la gestione della proprietà immobiliare e lo sviluppo di progetti. ENPAS, per poter vendere, chiese un’autorizzazione che fu concessa il 13-12-2007 con dei limiti sulle destinazioni d’uso: in particolare alcune aree tra cui cinema e teatro erano vincolati ad attività culturali. Successivamente, in data 2-10-2008, con un ricorso al Capo dello Stato, Prelios è riuscita ad annullare i paletti che la sovrintendenza aveva posto. I vincoli, emanati dalla Direzione regionale per i beni culturali della Lombardia sono stati annullati, dalla medesima Direzione Regionale, che ha ritenuto valide le obiezioni dell’avvocato di Prelios che nel ricorso ha fra l’altro, dichiarato:”...l’imposizione della destinazione culturale ad una sala cinematografica, in disuso da innumerevoli anni (…) oltre che illegittima, si configura illogica e contraddittoria. Illogica, in quanto non si comprende la relazione tra una sala cinematografica ed il suo utilizzo perpetuo ad uso culturale, posto che, al di là di ogni dubbio, nella sala cinematografica si svolge un’attività commerciale ed imprenditoriale che può anche avere (ma non sempre ed anzi raramente) risvolti culturali, ma in via semplicemente derivata...”

Il cinema è chiuso dal 2006 e oggi si trova al centro del progetto di riqualificazione, affidato alla studio One works e all’architetto Leonardo Cavalli. il progetto sarebbe già stato presentato in Comune ed è previsto l’inizio dei lavori entro fine anno.

CINEMA TETARO MANZONI

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ILa Torre Galfa viene commissionata dall’imprenditore Attilio Monti quale sede principale della società “S.A.R.O.M.” (Società Anonima Raffinazione Oli Minerali), nota industria petrolifera ravennate.La torre, una volta edificata diviene anche la sede della B.P. (British Petroleum), società che, in seguito, preleva sia la SAROM che la stessa Torre. L’obiettivo di avere una sede dall’impatto fortemente rappresentativo ed in grado di veicolare l’immagine dina-mica del gruppo si fonde all’immaginario che negli anni cinquanta si va associando alla città di Milano, quale centro direzionale in forte sviluppo. La dimensione economico-finanziaria della città assume un tale rilievo che gli stessi strumenti urbanistici ne recepiscono e alimentano lo sviluppo come emerge dalla stesura definitiva del piano particolareggiato elaborato sulla base dello strumento urbanistico generale del 1953.L’impresa costruttrice chiamata a realizzare l’opera è la SOGENE. I lavori di completamento della Torre giungono a compimento nel 1959 e per la sua realizzazione vengono spesi 2.5 miliardi di lire. Nel 1984, la Banca Popolare di Milano, acquista il grattacielo per 30 miliardi di lire, dopo di ché, nel 2006 viene venduta per 48 milioni di euro alla Immobiliare Lombarda, società del gruppo Fondiaria SAI S.p.A. (gruppo assicurativo italiano con sede a Torino controllato dalla famiglia Ligresti). Ad oggi l’edificio è comple-tamente vuoto e in stato di abbandono. Esiste un progetto di ristrutturazione della torre che tuttavia non è mai partito.Il complesso è alto 102.5 metri ed è costituito da una torre di 33 piani complessivi fuori terra e due interrati.Il 5 maggio 2012, la Torre Galfa viene occupata. Nasce così Macao il nuovo centro per le arti la cultura e la ricerca di Milano, un luogo in cui gli artisti e i cittadini possono riunirsi e inventare un nuovo sistema di regole per una gestione degli spazi condivisa, partecipata e che, in totale autonomia, ridefinisce tempi e priorità del proprio lavoro e sperimenta nuovi linguaggi comuni.Il 15 Maggio 2012 le forze dell’ordine, sollecitate dal Ministro Cancellieri, madre di Piergiorgio Peluso, (direttore generale di Fondiaria SAI), procedono allo sgombero. Il Gruppo Fondiaria SAI fa sapere di voler rientrare nella disponibilità del proprio grattacielo, per continuare a lasciarlo inutilizzato come accade da ormai 15 anni. Giustamente il gruppo Ligresti, il cui presidente patteggiò 2 anni e 4 mesi nelle inchieste di Tangentopoli, invoca la legalità e chiede senza alcuna mediazione e con grande celerità di lasciare la torre.Con l’azione di Torre Galfa, Macao, oltre a dichiarare la propria nascita, innesca un dibattito pubblico che rivela i vuoti della città, una costellazione di edifici e di aree dismesse e inutilizzate, un patrimonio edilizio e territoriale lasciato deperire nonostante la penuria di spazi dedicati alla cittadinanza.La criticità della questione è evidente e riflessi dell’azione si manifestano anche a livello istituzionale come dimostra l’intervento dell’assessora all’urbanistica Lucia De Cesaris che, in un’intervista del 17 maggio 2012 rilasciata a Metro News, dichiara: «A Milano, chi ha già cubature inutilizzate e lasciate andare non riceverà nuove concessioni edilizie», precisando, inoltre, di aver già avviato una mappatura degli edifici inutilizzati utile a creare un elenco e monitorare il loro stato di conservazione e la loro destinazione d’uso.Che fine ha fatto questo processo? Quali le azioni messe in atto?A settembre 2012 una delibera sancisce il protocollo d’intesa sottoscritto nel marzo 2012 tra il Comune di Milano, il Diap Politecnico e l’associazione Temporiuso i cui obiettivi sono il recupero di edifici, di aree abbandonate o di prossima trasformazione attraverso progetti legati al mondo della cultura e dell’associazionismo. Il 26 ottobre, il protocollo viene presentato pubblicamente nel corso di un’assemblea cittadina presso l’Acquario civico di Milano alla quale partecipano molte realtà cittadine - comitati, enti, associazioni e spazi occupati - che sollevano le criticità della proposta del Comune, proponendo la legittimazione di nuove pratiche di utilizzo degli spazi abbandonati. L’incontro si rivela complessivamente deludente perché i termini e le modalità di assegnazione degli spazi previsti dalla delibera risultano carenti ed assolutamente incapaci di rispondere alle istanze che i movimenti praticano attivamente e positivamente sul territorio.L’oggetto della partita non verte solo sulla questione degli spazi inutilizzati da parte della pubblica amministrazione. Il tema è quello dei luoghi in disuso o abbandonati, indipendentemente dalla natura della loro proprietà. Proprio in tal senso, infatti, l’azio-ne sulla Torre Galfa da un lato ha messo in luce le dinamiche speculative che caratterizzano la città, dall’altro ha evidenziato l’incapacità delle istituzioni di recepire in maniera critica questi fenomeni, come dimostra il tentativo scomposto della delibera sugli spazi. Ancora oggi è tollerato che soggetti privati possano lasciare inutilizzati enormi spazi sottratti alla città, come accade per il gruppo Ligresti che abbandona all’incuria un palazzo di 33 piani nel centro di Milano pur continuando a costruire a poche centinaia di metri un altro grattacielo senza nessun tipo di limitazione o restrizione.

TORRE GALFA

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PRODUZIONI

MACAO 5 maggio 2012 – 5 maggio 2013

9-14 Aprile 2013, Milano FUORISALONE.ESL’inconscio collettivo di un grande evento

www.fuorisalone.es rappresenta lo svelamento del lato inconscio del fuorisalone, di ciò che non è dichiarato e non è immediata-mente visibile, di un non detto che racchiude l’anima di questo evento.

Quel desiderio che ci spinge ad ammassarciL’inizio della primavera milanese coincide con uno di quei periodi in cui le metropolitane si affollano, alcune aree della città si condensano, e si vive una speciale, contagiosa e diffusa euforia, concentrata negli eventi, nelle feste e nel passeggiare tra i percorsi delle esposizioni del fuorisalone. La percezione delle infinite possibilità di fare, vedere, essere al posto giusto nel momento giusto, accedere facilmente ad una felicità leggera e accattivante, trasformarci tutti in VIP, ci regala una particolare e pervasiva eccitazio-ne. Per condividere questa esperienza collettiva siamo disposti – solo per fare un esempio, a impiegare 20 minuti per attraversare il ponte che da Porta Genova ci fa accedere a Via Tortona, uno degli hotspot di questa rinnovata gioia urbana. Siamo disposti ad attendere ore per una birra, a muoverci come anguille tra gli ombrelli, a farci rimbalzare ad una festa, a schiacciarci nei vagoni come arachidi sottovuoto. Cos’è quel qualcosa che ci trasforma nel pubblico del salone? Che ci mobilita e ci espone ad una coazione sottile, travestita da succulento e festoso happening mondano?

Le domande che per un motivo o per l’altro non ci facciamoMentre noi passeggiamo circondati da valanghe di stimoli, hostess, guardiani, camerieri, modelli, cuochi, commessi e una gran parte delle figure impegnate durante la settimana del fuorisalone, lavorano per intrattenerci. Lavorano con quello stile di impiego tutto contemporaneo che va dalla gratuità ai contratti a chiamata, percorrendo pressoché tutte le forme di sfruttamento tipiche della flessibilità e della precarietà. Forse hanno trovato lavoro per la loro “bella presenza”, forse guadagnano 60 € al giorno per 12 ore di lavoro. E poi ci sono i designers e le loro possibilità; meglio, la loro pressoché unica possibilità: la visibilità, per la quale sono disposti (o costretti) a spendere cifre impossibili per una settimana di affitto dello spazio, cui si sommano i costi di viaggio e le spese per l’alloggio. Giovani e meno giovani designers che vogliono (devono) investire in questa opportunità patinata per esporre ad un pubblico (attento?) il prodotto della loro creatività, del loro lavoro e del loro pensiero. Questo evento è davvero per i designers? Sono davvero i creativi, gli artisti, gli artigiani a guadagnarci?

Un frammento della città che vorremmo (?)Arriviamo in una zona di Milano in cui non eravamo mai stati prima. Una zona magari industriale, magari un quartiere popolare (o che era popolare fino a qualche anno fa), una zona che dimenticheremo per i restanti 360 giorni dell’anno; ne scorderemo i bar, i nego-zi, le strade, i giardini. Scorderemo quei pieni che, probabilmente, sono vuoti per il resto dell’anno e come vuoti, disponibili a questo specifico utilizzo. Chi fa la città? Chi ne determina l’utilizzo e chi ne rivendica la proprietà? A che bisogni risponde la pianificazione e la costruzione degli spazi urbani?

Fuorisalone.es tiene a bada il desiderio di esserci per fare spazio alle domande. Chi trae vantaggio economico, politico e sociale dal fuorisalone? Il valore creato dal lavoro, dal tempo, dall’immaginazione, dalla città viene distribuito tra coloro che producono effettiva-mente quel valore? In nome di quanti, e di chi, accettiamo una espropriazione cumulativa dello spazio fisico, di quello simbolico e di quello economico?

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10 Marzo 2013, Milano SiCuraTutte è anche tutti

Che cosa accade se una domenica pomeriggio un gruppo di donne si incontra; e che cosa accade se quel gruppo di donne ricono-sce le altre e si riconosce. Nel più semplice dei modi, quello dell’incontrarsi, una qualsiasi domenica ci è diventata tra le mani una domenica speciale, in un luogo per noi speciale: MACAO.In realtà, questo incontro non è stato spontaneo ma intenzionale: dentro un percorso che vede riunirsi da qualche mese alcune donne (e qualche uomo) intorno al tema delle identità e delle differenze sessuali, abbiamo sentito il bisogno di pensare e di fare insieme, di domandarci e di agire sullo spazio che frequentiamo quasi ogni giorno, per renderlo più sicuro. Materialmente, ma anche immaterialmente – nei termini di ciò di cui quello spazio parla e del linguaggio con cui si esprime.Non che la parola sicurezza ci bastasse o ci piacesse: rievoca un immaginario distruttivo, che ha giustificato in questi anni guerre preventive, ghettizzazioni, razzismo, omofobia e via così. Tante volte l‘abbiamo sentita usare per legittimare leggi e provvedimenti che esprimevano solo paura, e che finivano per esacerbarla.Per questo abbiamo preso la parola sicurezza e l’abbiamo declinata, divisa, tagliata e ricucita. Abbiamo pensato, e il fatto che siamo donne ci ha aiutate, che l’opposto della paranoia securitaria fosse la cura. La cura di uno spazio, di sé, delle relazioni, delle persone. Una cosa che ti costringe a guardare oltre te; qualcosa che ti sporge verso l’altro, che apre, che riempie – al contrario della sicurez-za, che chiude, delimita e anestetizza. Così è nata – o forse è più corretto dire rinata, la parola “SiCura”.Abbiamo voluto lavorare sullo spazio e la sua abitabilità, partendo da un punto di vista femminile. Ci siamo interrogate su cosa vo-lesse dire per noi la possibilità di attraversarlo con serenità, rifiutando soluzioni magari immediate (fossero esse tecnologiche, come le telecamere, o violente, come delle pattuglie), ma spesso inefficaci sul piano strutturale e,soprattutto,su quello culturale.Nel nostro lavoro di ripensare lo spazio, siamo entrate ed abbiamo osservato ogni singola stanza, immaginando come ciascuno di questi luoghi potesse non essere percepito come rischioso. Più luce nelle stanze e nei corridoi, un campanello nei bagni, una segnaletica chiara, porte sempre aperte, la possibilità di accompagnarsi tra donne, spazi dove sostare in modo che ci possa sempre essere uno sguardo attento, senza essere teso. Sappiamo che il controllo totale è una bugia, che la necessità di un’ordine piatto non è solo la negazione del disordine, ma anche della vita. Non ci interessa fare paura, ma fare cultura – creare consapevolezza.Proprio per questo il nostro agire nello spazio andava riempito ancora: andava accompagnato dall’agire nel simbolico. Non è un caso che siamo state noi donne di M^C^O a farci le domande che hanno dato il via a questa riflessione. I nostri corpi e la nostra storia parlano di una differenza, quella tra uomo e donna, ed insieme della negazione di questa differenza sul piano simbolico, a parti-re dal linguaggio. Intorno ad un tavolo, abbiamo messo in discussione le strutture grammaticali che rispecchiano questo annulla-mento, abbiamo pensato frasi che vorremmo risuonassero nella testa degli uomini e delle donne che passano per M^C^O, aprendo domande e mettendo in discussione i paradigmi con cui siamo cresciute e cresciuti.E’ così che siamo partite dicendo: “Tutte è anche tutti”.

22-24 Marzo 2013, Milano TORMENTATI! MEME, VIRAL E TORMENTONIE’ giunto il tormento!

Un laboratorio aperto sulla comunicazione virale e la follia collettiva. Tre giorni con coreografi, musicisti, artisti e tormentati, alla ricerca di un nuovo contagio. Vuoi fare un sacco di visualizzazioni? Vuoi diventare un fenomeno globale? Vuoi fare una rivoluzione?

La parola “meme” è stata coniata da Richard Dawkins nel 1976. Un meme è definito “unità autopropagantesi” di evoluzione culturale, analoga a ciò che il gene rappresenta per la genetica. Un meme può essere un’ idea, un’abilità, un valore morale, un senso este-tico, un refrein, una convinzione, un pensiero, un’ attitudine, e in genere qualsiasi cosa possa essere comunemente imparata e poi trasmessa agli altri come un’unità di informazione. Lo studio dei modelli evoluzionistici del trasferimento dell’informazione prende il nome di memetica. Del pari dell’evoluzione genetica, anche l’evoluzione memetica avviene mediante mutazioni. La mutazione determina varianti plu-rime di memi, tra le quali solo le più adatte si replicano ( Charles Darwin), e cioè diventano più comuni e migliorano le probabilità di replicarsi ancora di più. Si ritiene possibile che sia stata proprio la mutazione a far evolvere culturalmente un primitivo gruppo di suoni e di sillabe nella vasta gamma di lingue e dialetti oggi esistenti, nonché nella vasta gamma di significati simbolici all’interno di ciascuna lingua.

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A differenza dei geni, per i quali il successo è legato alla loro utilità alla sopravvivenza dell’organismo che li accoglie, il successo di un meme dipende da fattori diversi quali la persuasione, l’accettazione, la moda, la pressione del gruppo, l’intensità del messaggio, o la moda. Un ambito di studio molto interessante, ma ancora poco indagato e meno ancora pubblicizzato, è quello che riguarda le relazioni tra influsso memetico e la psiche individuale, ovvero tra MEMETICA e PSICOLOGIA. Al proposito, la studiosa Susan Blackmore nel suo libro “La Macchina dei memi “(1999) ha evidenziato la caratteristica del meme quale “replicatore”. Il meme può associarsi in raggruppa-mento con altri memi con cui condivide elementi semantici, un fenomeno detto di “associazione memetica”. Il meme - però - può anche manifestare la cosiddetta “deriva memetica” che può emergere quando il meme (o un idea) cambia mentre viene trasferito da una mente all’altra, o da una persona all’altra. Pochissimi memi evidenziano un’ elevata “inerzia memetica” che è la caratteristi-ca di un meme di essere espresso e ri-espresso sempre nello stesso modo e di avere il medesimo impatto (senza mutevolezza nella propagazione) indipendentemente dalle persone che lo stanno trasmettendo e ricevendo per poi ritrasmetterlo. Quindi la “deriva memetica” è l’esatto contrario della “inerzia memetica”. Quando si parla oggi di tormentoni, si parla di specifici memi volontari o involontari che si trasmettono e si propagano prevalente-mente sul web in modo virale. Il progetto Tormentati! parte dall’analisi di questi fenomeni in chiave politica. La sfida è quella di creare un tormentone in grado di essere trasmetto e ri-scritto migliaia di volte. Se leggiamo questo fenomeno come un investimento collettivo di corpi e di intelligenze, vogliamo capire il potere di questo contagio virale che coinvolge i limiti della comunicazione tecnologica, i corpi e lo spazio urbano e sottolineare come in tutti questi aspetti si esprima il desiderio di trasformazione del reale, un collettivo ri-disegno del paesaggio. Questa potrebbe essere la domanda: come il pubblico, o meglio i cittadini, possono appropriarsi dello spazio urbano con gesti di dissenso che trasformino il visibile e il dicibile del contesto che vivono? Questo è il motivo per cui a Macao siamo interessati alle forme assembleari, alle forme dove le persone si auto organizzano tra-sformando ciò che è visibile e dicibile. Vogliamo però stressare questa forma, quella assembleare, inserendo altri livelli: le forme che possono assumere la follia collettiva, il desiderio dei corpi e la ricerca di errori inaspettati.

21-27 Gennaio 2013, Milano OPEN. IL FILMPrima produzione cinematografica di Macao

Riprese, montaggio e scenografie aperte ad attori, performers, appassionati e curiosi. Tutti invitati a partecipare sia alla realizzazione delle scene che al girato finale.

OPEN è la prima produzione cinematografica di Macao, nasce e cresce col desiderio di trovare le forme per rendere vive le pratiche artistiche e politiche che ispirano l’esistenza di MACAO. La cifra essenziale di OPEN è infatti quella dell’attivismo e della partecipazione: la regia sarà collettiva, il soggetto polifonico e non predeterminato, lo spazio scenico prenderà forma nel suo essere attraversato dai corpi di tutti i cittadini, i ruoli classici (prima, durante e dopo il set) saranno disciolti e mescolati, le riprese saranno aperte e lo sguardo liberato. OPEN è uno spazio aperto: gli artisti, i performer, gli appassionati e tutte le persone incuriosite da questa sperimentazione possono partecipare alla realizzazione del film, esprimendo liberamente idee, capacità ed emozioni, che rientreranno in una scena corale – una polifonia per immagini. Il soggetto, scritto solo in parte, è vivo: verrà completato sul set, l’ultima giornata delle riprese, grazie alla partecipazione di chi lo desidera. OPEN è la diversità dello sguardo che si confronta e moltiplica intorno ad un unico soggetto. Per questo, sul set non ci sarà un regista, ma tanti registi che lavoreranno insieme. Per questo, nel momento partecipato del film, le riprese saranno aperte e ognuno potrà riprendere la scena corale dal suo punto di vista, secondo la sua sensibilità, scegliendo le inquadrature e i dettagli. La prevalenza di queste scelte artistiche (indeterminatezza e polifonia del soggetto, ibridazione dei ruoli, molteplicità dello sguar-do) sui contenuti stilistici apre continuamente alla dimensione della possibilità: sempre in divenire, sempre pronta a scardinare un punto di arrivo, contraddittoria, conflittuale e consensuale insieme. Nella costruzione del soggetto, inclusiva ed in itinere, OPEN è un film politico; esso è politico anche poiché intende scardinare alcune caratteristiche dei modelli produttivi tipici del cinema: nasce dal basso e cresce fuori dagli schemi tradizionali, si sviluppa attraverso la relazione per diventare visibile e indipendente. Non ha finanziamenti pubblici o privati ma il sostegno di professionisti e cittadini che desiderano costruire un cinema diverso. OPEN è un vero esperimento cinematografico e un’occasione unica per lanciare una riflessione importante sulla possibilità di immagi-nare e sperimentare nuove forme di produzione artistica. Il film OPEN è stato girato a Macao dal 21 al 27 gennaio 2013 nello spazio dell’Ex Macello di Viale Molise, a Milano.

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19 Dicembre - 3 Febbraio 2013, Milano SOON WILL BE COMPLETELY FEARLESSVoina a Macao

Mostra del collettivo Voina prodotta da Macao e Voina in collaborazione con S.a.l.e. Docks di Venezia. In occasione dell’apertura, i Voina presentano la mostra con un incontro pubblico a Macao.

Mercoledi 19 dicembre 2012 apre “Soon we’ll be completely fearless”, mostra di Voina prodotta in collaborazione con S.a.l.e. Docks di Venezia e ospitata ora a Macao, Nuovo centro per le arti la cultura e la ricerca di Milano. Il percorso espositivo raccoglie diversi video e una installazione e sarà visitabile fino al 2 febbraio 2013. Voina è un collettivo di artisti/attivisti formatosi nel 2007 a Mosca la cui opera si concretizza come un continuo atto di sovversione creativa al sistema politi-co russo. Il nome del collettivo deriva dal russo Война e significa guerra. Le azioni di Voina attaccano costantemente l’incerta democrazia post-sovietica, attraverso perfomance contro l’omologazione reazionaria, la corruzione politica, l’autoritarismo putiniano, il fanatismo ortodosso e il costante tentativo da parte delle autorità di annientare qualsiasi forma di dissenso. La guerra del collettivo artistico non si svolge nei salotti dellВarte contemporanea, ma pratica il conflitto nelle città, nelle strade, nei tribunali, nei super-mercati, nei musei e nei ristoranti, usando il web e i social network come cassa di risonanza e archivio delle azioni. In occasione dell’inaugurazione della mostra “Soon we’ll be completely fearless” i VOINA presenteranno il loro lavoro in un incontro con il pubblico.

2-3 Dicembre 2012, Milano 69,300 ORESeminario a cura di Macao e S.A.L.E Docks

Macao organizza e discute un seminario dedicato all’analisi della composizione lavorativa nelle industrie creative e alle pratiche di ricomposizione e di autogoverno che si sperimentano a Milano e in diverse e numerose nuove soggettività in Italia ed all’estero.

69.300 ore è il tempo usato negli ultimi sei mesi da un campione di 75 lavoratrici e lavoratori per dare corpo all’esperienza di Macao. 69.300 ore di desiderio che si spostano da un sistema lavorativo alla costruzione di un altro, fatto di relazioni, produzione di senso culturale e collettiva. Il partire da noi è elemento necessario per sviluppare una riflessione che nasca dalle pratiche, in grado di sa-per cogliere cosa ci spinge a tracciare percorsi insieme radicali e costituenti. 69.300 ore è il seminario che si terrà l’1 e il 2 dicembre a Macao, dedicato all’analisi della composizione lavorativa nelle industrie creative e alle pratiche di ricomposizione e di autogoverno che stiamo sperimentando qui a Milano, come all’interno di diverse e numerose nuove soggettività in Italia e all’estero. Fabbrica città è una formula che allude ad un modello produttivo decentrato, caratterizzato dal primato del terziario e dei servizi. Paradossalmente, alcune di queste fabbriche diffuse sono segnate da una vera e propria condensazione di industrie creative: editoria, moda, arti visive, design, cinema, teatro, comunicazione, formazione, ecc. È all’interno di questi regimi spaziali che la vita di migliaia di persone è “messa al lavoro” e scandita dalla temporalità anomala del lavoro cognitivo. È in queste fabbriche (Milano, Venezia, Roma, ma non solo) che lavoratrici e lavoratori della cultura si sono mobilitati. Prima di tutto hanno occupato spazi, teatri e altri luoghi dove sperimentano un uso politico del diritto che possa favorire l’affermazione dei commons, nuovi modelli di produzione culturale e una nuova organizzazione del lavoro che contrasta la gestione neoliberista della cultura, gestione che vede spesso mercato e governance pubblica alleati nel costruire la precarizzazione del lavoro culturale. Noi abbiamo lanciato una sfida contro l’ideologia del neoliberismo culturale, quella della “classe creativa”, ideologia che nella crisi ci appare al tempo stesso grottesca e crudele. La nostra esperienza, le nostre iniziative, gli spazi, le campagne, le azioni, l’inchiesta e la produzione teorica sono il tentativo di fare (qui e ora) dell’arte e della cultura strumenti di trasformazione della realtà. Contro questa ipotesi le industrie creative e il sistema artistico istituzionale funzionano da dispositivo di cattura, non solo escludendo, precarizzando, isolando, ma anche includendo e ingenerando un diffuso auto-sfruttamento, un fenomeno che possiamo combattere solo affinando le nostre lenti, senza delegare a terzi il compito di produrre e sistematizzare le teorie delle “moltitudini aritistiche”.

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3 Dicembre 2012, Milano M.A.S.A. Agire lo spazio

Macao Agenzia Spaziale Autoreggente, organizza un’azione che prevede la realizzazione della prima parte della nuova pista ciclabile di Milano. Il percorso si conclude nel cantiere aperto di quella che da anni dovrebbe essere la BEIC (Biblioteca Europea di Informazione e Cultura)

Agenzia Spaziale è il racconto e la pratica del rapporto di M^C^O con lo spazio, il territorio e la città e del superamento dei dispositivi tradizionali della sua narrazione; è un progetto interdisciplinare nato dalla relazione tra persone e tavoli di lavoro, in cui è stata ipo-tizzata, disegnata e costruita una geografia tangibile dello spazio, che connette due elementi già embrionalmente presenti nell’oc-cupazione di Torre Galfa: - La storia della città e dei flussi che la determinano, con le loro criticità e sfide; - L’esperienza degli attraversamenti e le pratiche dei segni. Agenzia Spaziale è dunque un progetto che si situa nella complessità del processo di M^C^O, una svelamento per tappe ed un percorso di riappropriazione della città.

A) IL PROGETTO La genesi di Agenzia Spaziale è ibrida: l’idea iniziale prende forma nel tessuto delle relazioni e si intreccia in seguito con il percorso dei tavoli, che hanno invece una vocazione maggiormente legata alle competenze ed alle capacità pur rimanendo sempre permeabili ad assalti e incursioni di “non professionisti”. Il gruppo di lavoro che si è creato e ricreato intorno ad Agenzia Spaziale ha valore sim-bolico: non è solo interdisciplinare (vi hanno contribuito artisti visivi, attori, urbanisti, architetti, sociologi, artigiani, pittori, video maker,…), ma anche meticcio (professionisti e non) e aperto a contributi e contenuti di soggetti non direttamente coinvolti in M^C^O, ma ugual-mente attivi nella dimensione del conflitto dentro la città. In questo senso, evidenzia nella composizione interna a M^C^O la capacità di diluire lo scollamento tra cultura e società, dando spazio ad una dimensione in cui il desiderio si trasforma in contenuto estetico e politico, senza svilirsi o ridursi ad una espressività semplificata all’eccesso.

B) LO SVELAMENTO A partire dall’occupazione di Torre Galfa e Palazzo Citterio, Macao ha denunciato e problematizzato la rilevanza e le criticità connes-se ad alcuni edifici della città. Questo discorso puntuale, si è evoluto dalla specificità dei luoghi ad una più ampia riflessione (rappre-sentata il 16 giugno nell’attraversamento “a tappe” di Milano che ha portato all’occupazione della Borsa dell’ex Macello, sede attuale di M^C^O) che mette a tema le politiche ed i modelli di costruzione della città, tra locale e globale, tra gentrification e speculazione. Questo discorso ha permeato e influenzato nei mesi successivi una parte del discorso pubblico, contribuendo a definire una diversa consapevolezza sull’immagine e sull’immaginario della città che fosse posta in relazione ai cittadini, piuttosto che alle logiche della politica istituzionale e della finanza.

C) IL PERCORSO Vogliamo immaginare che la presenza di luoghi inutilizzati, abbandonati, vuoti - possa rappresentare l’opportunità per costruire una narrazione fatta di universi possibili e attraversata da agenti spaziali i quali si muovono in luoghi riappropriati di densità, spessore e multidimensionalità. Il percorso nel territorio segue due traiettorie: 1- Una prospettiva storica, che non nasconde allo spazio l’esistenza di un passato che ne determina le forme e le destinazioni d’uso, e che richiede un lavoro interdisciplinare di ricerca. Questo lavoro si caratterizza per la funzionalità dei linguaggi rispetto al racconto e la generazione di “dati pieni”, che lasciano poco margine di interpretazione e soggettivazione; 2- Una prospettiva di amplificazione del presente, che si biforca a sua volta in due percorsi: 2a) Un ulteriore svelamento che abbia a tema le dinamiche di rappresentazione delle tensioni sociali nello spazio; 2b) La restituzione polimorfica del territorio tramite una amplificazione percettiva ed immaginifica degli stimoli presenti nel contesto o tramite una collocazione di questi stimoli che irrompa nello spazio. In questo secondo caso, i linguaggi determinano il racconto, nel loro costruire informazioni “ingenue”, da completare tramite l’interpretazione, il coinvolgimento emotivo e cognitivo, l’appropriazione nel campo dell’esperienza soggettiva. I linguaggi dell’arte contribuiscono quindi a ristrutturare ed ampliare l’esperienza, modificando il comportamento individuale e collettivo, ben oltre l’esito formale del prodotto artistico.

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29 Ottobre - 17 Dicembre 2012, Milano ARTE E FOLLIAA cura del tavolo bando di Macao

Incontri di laboratori e riflessioni che intrecciano la ricostruzione storica della nascita del movimento dell’anti-psichiatria all’analisi teorica, con particolare attenzione alla figura di Franco Basaglia. Vengono prese in esame alcune esperienze artistiche sviluppatesi in condizioni di malattia conclamata, e che hanno avuto un valore estetico indiscutibile e riconosciuto, secondo le stesse categorie che vengono impiegate nella lettura e nell’analisi di qualunque opera d’arte.

“Arte e follia” è un workshop/seminario la cui prima fase si svolgerà fra ottobre e dicembre 2012. Questa iniziativa nasce dall’esigen-za di contribuire ad arginare il nuovo attacco alla legge 180 che viene dalla proposta di legge “Disposizioni in materia di assistenza psichiatrica” d’iniziativa dell’on. Ciccioli e altri, in discussione alla Camera dal maggio 2012, uno dei tanti tentativi in questi anni di ripristinare, in modo più o meno surrettizio, i manicomi. “Arte e follia” svilupperà quindi, fra ottobre e dicembre, tre filoni: 1) Lo studio e la discussione sulle pratiche e le teorie che portarono alla nascita, negli anni 1960, del movimento della “antipsichia-tria”, con particolare riferimento all’esperienza di superamento del manicomio condotta da Franco Basaglia e che portò, nel 1978, al varo della legge 180. In questa sezione del seminario la ricostruzione storica si intreccerà con l’analisi teorica; 2) L’esame di alcune esperienze artistiche sviluppatesi in condizioni di malattia conclamata, e che hanno avuto un valore estetico indiscutibile e riconosciuto, secondo le stesse categorie che vengono impiegate nella lettura e nell’analisi di qualunque opera d’arte. Questo insieme di esperienze si ricollega all’osservazione che i processi creativi sono utili alla cura, perché hanno il potere di rior-ganizzare il pensiero in un’azione finita, o di stenderlo in un’azione non funzionale, capace di sollevare il problema del senso, tanto nell’arte quanto nell’esperienza della malattia. Questa sezione prevede principalmente l’intervento di artisti contemporanei il cui lavoro è interno o relativo alle tematiche che trattiamo; 3) Uno spazio dedicato alle esperienze di alcuni laboratori che hanno maturato l’esperienza di affrontare il disagio psichico con stru-menti artistici (principalmente disegno, pittura e teatro). Senza pretendere di presentarsi esclusivamente come esperienze di “arte terapia” (alla quale naturalmente sono vicine), questi laboratori ci permettono di registrare come il disagio personale venga ancora vissuto a Milano come elemento di esclusione e non di inclusione. “Mettersi nei panni degli altri” (che è ciò di cui questi laboratori fanno continua esperienza) permette invece di costruire solidarietà e non paura: una proposta su come può e deve muoversi un’inte-ra città intesa come rete sociale di cittadini capaci di accogliere il disagio. Questi tre filoni saranno presenti in ogni incontro. Gli incontri si svilupperanno attorno a quattro temi, ognuno dei quali verrà trattato in due incontri consecutivi: La malattia (29 ottobre, 5 novembre); Normalità e follia (12 e 19 novembre); Le istituzioni (26 novembre, 3 dicembre); Gli attori sociali (10 e 17 dicembre).

1Agosto - 16 Settembre 2012, Milano SUMMER CAMPVacanze a Macao

Macao avvia un progetto di riqualificazione e valorizzazione dello spazio caratterizzato da momenti di autoformazione, workshop e laboratori, che mira, in un contesto di condivisione e co-progettazione, alla ristrutturazione partecipata delle aree interne ed esterne dell’ex Borsa del Macello.

Macao, nuovo Centro per le Arti, la Cultura e la Ricerca presenta il Summer Camp, progetto di riqualificazione e valorizzazione dello spazio dell’ex Borsa del Macello di Viale Molise 68, riaperto alla cittadinanza il 16 giugno scorso.Il progetto avrà luogo dal 1 agosto al 16 settembre 2012.Sono invitati cittadine e cittadini, studentesse, studenti, lavoratori e lavoratrici, artisti e artiste, performer, musicisti e musiciste, teatranti e teatrantesse, a passare con noi l’estate e a partecipare ad un progetto comune caratterizzato da momenti di autofor-mazione, workshop e laboratori, e che miri, in un contesto di condivisione e co-progettazione, alla ristrutturazione partecipata delle aree interne ed esterne dell’ex Borsa del Macello.L’esperienza di Macao dimostra che una comunità di cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori, con i propri corpi, le proprie intelli-genze e competenze può ripensare uno spazio abbandonato ridefinendolo come bene comune e legittimandosi attraverso processi costituenti fondati sulla partecipazione attiva.Questo processo di riqualificazione, cura e ridefinizione dello spazio prende forma intorno ad un nuovo immaginario, che ridisegna un edificio di grande valenza storica lasciato fino ad ora nel degrado, per restituirlo alla cittadinanza come un luogo da poter vivere, attraversare e partecipare, dove produrre e fruire arte e cultura.

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Luglio 2012, Milano RIPENSIAMO I BENI COMUNI Linee programmatiche Macao stipula un documento che traccia delle Linee programmatiche di intervento e discussione sul tema del rapporto tra Beni Comuni e Cittadinanza Attiva.

Linee programmatiche di intervento e discussione sul tema del rapporto tra Beni Comuni e Cittadinanza Attiva: Macao esprime la vo-lontà di avviare una discussione, a livello locale e nazionale, che miri a qualificare il concetto di beni comuni radicandolo in processi di democrazia partecipativa. Macao vuole contribuire ad una riformulazione delle modalità di utilizzo dei beni collettivi, senza rientrare in meccanismi di affidamento e delega a soggetti pubblici o privati che promuovono un diritto esclusivo ed escludente. Considerando la valenza politica d’una lettura incrociata dell’articolo 43 della Costituzione Italiana e delle norme che regolamentano gli Usi Civici, Macao richiede alle istituzioni il riconoscimento di quel processo per cui un Bene Comune possa essere restituito ad una determinata Comunità di Riferimento, intesa come una moltitudine di soggetti che di quel bene voglia fare un uso inclusivo ed includente. Considerato che: Macao, in qualità di movimento politico, artistico e di ricerca, ha valorizzato e restituito alla pubblica utilità edifici abbandonati e in condizioni di degrado localizzati all’interno della città di Milano, rivitalizzando questi luoghi tramite proposte arti-stiche e culturali, e avviando fuori e dentro di essi una sperimentazione di forme di democrazia partecipativa e di condivisione della produzione e del lavoro. L’esperienza di Macao dimostra come, in tali occasioni, una comunità di cittadini, lavoratori ed utenti, possa definire come Bene Comune uno spazio e le pratiche che lo attraversano, grazie alla piena legittimità di processi costituenti fondati sulla partecipazione e la cittadinanza attiva. Il contesto in cui ci si muove è connotato dall’enorme quantità di spazi lasciati all’abbandono e al degrado, all’interno di un quadro nel quale il Comune non ha le risorse economiche e materiali necessarie a riqualificarli e restituirli alla città. Al contempo, forme di cittadinanza attiva quali Macao, dimostrano di poter svolgere in autonomia questa funzione pubblica, senza però che questo merito venga loro riconosciuto. Tali realtà, rimanendo estremamente fluide nella propria composizione, si articolano secondo modalità tali da non poter essere for-malizzate nei canoni attualmente necessari per costituirsi in personalità giuridiche (per esempio assenza di organizzazione gerarchi-ca, adozione del metodo del consenso, estraneità a concetti quali la delega o il voto). Macao propone di: Avviare una discussione pubblica, aperta ai cittadini e alle istituzioni locali e nazionali, per qualificare in modo condiviso il concetto di beni comuni e per definire un riconoscimento giuridico alle Forme e alle Pratiche di Legittimazione della Cittadinanza Attiva. Nello specifico, e in coerenza con l’articolo 43 della Costituzione Italiana e con i regolamenti sugli Usi Civici, Macao intende favorire una forma democratica di gestione del bene comune monumentale denominato Ex Borsa del Macello, situato all’indirizzo di Viale Molise 68 - 20137 - Milano. La destinazione d’uso che si intende promuovere per il suddetto spazio, sarà determinata con modalità partecipative e avrà esito in attività condivise dalla comunità di riferimento. Tali attività dovranno consentire di restituire il bene comune a servizio della col-lettività, in qualità di servizio capace di generare e ridistribuire risorse materiali ed immateriali, in accordo con principi ispirati ad un atteggiamento responsabile e rispettoso dei diritti e degli interessi delle generazioni presenti e di quelle future.

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HANNO ATTRAVERSATO M^C^O:

ALESSANDRA NOVAGA, BABAU & I MALEDETTI CRETINI, CESARE PICCO, VINCENzO COSTANTINO CINASkI, DAVIDE FACChINI, Dj MAO, Dj STRA, Dj MISSIN RED, Dj UBI BROkI (STRASSE), Dj TREVILLE, Dj VAN DE kAMP, STRASSE, ENRICO GABRIELLI, MOTUS, SILVIA CALDERONI, FABIO SORAGNA, TOMMASO FIORINI, STEFANO GRASSO,GIANLUCA ELIA, BENIAMINO FIORINI, GUIGNOL, PAOLO BONFANTI, WALTER LEONARDI, FRANCESCO SARCINA – LE VIBRAzIONI, FEDERICO DRAGOGNA – I MINISTRI, ORChESTRA VERDI, ThE PIA-NO MAChINE, AFTERhOURS, VINCENT MOON, ANDREA SCARABELLI,MARCO PhILOPAT, ANTONIO CARONIA, COMPAGNIA DIONISI, GIGI GhERzI, LELLA COSTA, CAMILLA BARBARITO, I MUzIkANTI DI BALVAL, FABIO MARCONI, NINA MADù E LE RELIQUIE COMMESTIBILI, NEMA PROBLEMA ORChESTRA, LUCA GRAzIOLI, TEATRO DELLE MOIRE, CASSANDRA CASBAh, ANDREA LABANCA & hIS FIShEyE BAND, GIOVANNI MELUCCI, FONOMECCANICA, MASSIMILIANO LOIzzI, MERCANTI DI STORIE, NhANDAN ChIRCO E jEAN ChRISTOPhE POTVIN, ANTONIO zAMBRINI TRIO, FOUR ON SIx BAND, FOLCO ORSELLI, DARIO FO, ALBERTO BOCCARDI, ENRICO VENTURINI, GNUT E MARIAGE à TROIS, MAx FORLEO, ThE TRAVELLER, BARBARA APUzzO, FASE hOBART, CLARISSA CAPPELLANI, SAMOA WEDDING TRIO, GIANNI MIMMO & CRISTIANO CALCAGNILE, ERICA GIOVANNINI, INBALìA COMPAGNIA INSTABILE, MARCO CACCIOLA, MIChELAN-GELO DALISI, FRANCESCO VILLANO, GUIDO CATALANO, SANDRO MABELLINI, MATTEO NEGRIN, FEDERICO SIRIANNI, DEWEy DELL, SEIjIRO MURAyAMA, NICOLA RATTI, ETERNAL zIO, MAURIzIO ABATE, jASEF VAN WISSEM, FRANCESCO FORGES, ANDREA REALI, MATTEO UGGERI, AMAR*CORE, SULA VENTREBIANCO,, 2PIGEONS, VENUA, CLAUDIO LUGO, MAChED PAIR, LUCA SIGURTà, VINICIO CAPOSSELA, CONTAINER, RENE hELL, LASER POODLE, ThE DEUx CAMILLO PERAzzOLI, TONGS, MARCO CAPPELLI, MIkE REED, MARCO FUSI, ROBERTO MASOTTI, WALTER PRATI, ShINOBU kIkUChI, LUMINANCE RATIO, kEN FILIANO, SATOShI TAkEIShI, Dj MAR-VIN, Dj SDRINO, Dj MENA, Dj SPANNA, Dj FUNky kRUGER, Dj SIMONE VIMERCATI, ELETTRA MALLABy, ROBERTO MASOTTI, Dj PAINé, STEFANO FERRIAN, LUCA PISSAVINI, SIMONE QUATRANA, VITO EMANUELE GALANTE, FABRIzIO CARRIERO, STEFANO D’ANCONA, MARCO PISI, jONAThAN NORANI, FLAVIO CERIOTTI, DAVIDE BENzA ORLANDO, jEFF PLATz, FABIO DELVò, GIANCARLO TOSSANI, SILVIA BOLOGNESI, CRISTIANO CALCAGNILE, LUCIANO MARCORANI, LUCA PISSAVINI, FERDINANDO FARAò, LUCA SPECChIO, ANDREA ILLU-MINATI, PAOLO BENzOkI, GRUPPO DANzA MILANO CONTACT, MARCO BERGAMASChI, GIANPAOLO GELATI, AChILLE SUCCI, DANIELE CAVALLANTI, TIzIANO TONONI, MIkE REED, jASON ROEBkE, TIM hALDEMAN, GREG WARD, ALESSIO GUAzzINI, ANDREA PREGNOLA-TO, ANGELO BREzzA, jEAN-PhILIPPE zWAhLEN, LAURENT WAEBER, LUkAS kNOEPFEL, LOUIS SChILD, ROBERTO GELLI, MARCO CONFALONIERI, ANDREA BRUzzONE, GIANLUCA ELIA, ANDREA CICERI, ELISABETTA MAGGI, PAOLO BOTTI, GILBERTO LOPES, CLAUDIO MAFFI, FEDERICO DONADONI, ANGELO BREzzA, hOLLy BASS, ANTONELLO “MISSISSIPPI SAxOPhONE” ABBATTISTA, SERGIO “jUkE” CACOPARDO, ALESSANDRO “MAGIC FLOWER” FIORE, ANDREA “BEAT” MENNELLA, LORENA “jOy” GIOIA, ENzO CAFAGNA, ROBERTO BERLINI, ALBERTO BREGOLI, Dj PAOLO DIONISO, Dj IL TURCO, Dj FRED BULLy, MARCO CAPPELLI, kEN FILIANO, SATOShI TAkEI-ShI, REVO FEVER, PUNkREAS, ALESSANDRO GRAzIANI, OMAR PEDRINI, DEMOCOMICA, DAVIDE LORENzO PALLA, IF I CAN’T DANCE, ROBERTO DELLERA E DENTE, ALESSIO LEGA, ASTORRITINTINELLI, COChI PONzONI, RAFFAELE kOhLER, OTTAVO RIChTER, ALESSIO RINALDI, BARBARIAN PIPER BAND, BANDA DEGLI OTTONI, GIANLUCA DE RUBERTIS, I GENIO, LUCA MANGONI, FONC – FANFARA OBBLIGATORIA NON CONVENzIONALE, SELTON, GIULIO CASALE, LOMBROSO, GENTLESS3, MARIANGELA GUALTIERI, SUINO LOVES TRABANT, MIChELANGELO FRAMMARTINO, ENRICO GhEzzI, ExyTz, VOINA, DAN PERjOVSChI, BARBARA APUzzO, ELVIRA VANNINI

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PROGETTI

M^C^O 5 MAGGIO 2013 – ...

TAVOLO VIDEO Costruzione della sala cinematografica e Consorzio Sale Cinematografiche Indipendenti

CSCI è un luogo, un’idea e un sogno.L’idea di dare vita ad uno spazio e ad una pratica attraverso le quali mettere in discussione le regole della distribuzione e della produzione cinematografica nasce durante gli incontri del tavolo video di Macao.Diventa poi sogno possibile attraverso un dono inaspettato: ci vengono regalate le poltrone del Maestoso, tra le più comode della città, inutilizzate dopo la chiusura della sala. E come dando forma ad un passaggio, dal cinema di quartiere, queste poltrone diven-tano il cuore della sala cinema di Macao: uno spazio che vorremmo essere tra i nodi di una rete in cui sia possibile dare visibilità ai prodotti video indipendenti che spesso non riescono ad accedere ai percorsi tradizionali di distribuzione.CSCI è una vetrina per gli autori che investono sulle proprie opere, molto spesso autofinanziandole e autoproducendole; un sistema per proporre opere che si discostano per soggetto, poetica e formato dai prodotti solitamente lanciati dal mercato, rispondendo alle richieste di un pubblico attento, in ricerca, curioso; un impulso per incentivare la scelta del Creative Commons, salvaguardando l’autorialità dei prodotti video, ma semplificandone i meccanismi di diffusione.CSCI è la distribuzione liberata che sostiene la produzione indipendente.

Per info: [email protected]

TAVOLO BANDO Arte e Follia II parte: Laboratorio dell’immateriale – impossibilità di essere normali

Dopo il seminario “ARTE & FOLLIA” curato da Tavolo Bando, Antonio Caronia, Francesca Marianna Consonni, Laura Gamucci, Fiorenzo Fioretta e Giuseppe Manenti, si è passati alla seconda fase con l’intenzione progettuale di creare un “laboratorio dell’immateriale” diffuso nel tempo e che si aprirà anche al di fuori di Macao. Tre le fasi del laboratorio : teorie, strumenti e applicazioni.

1 - TEORIEPubblicazione atti del seminario ARTE E FOLLIA su analisi della malattia e sull’esperienze storiche, dall’anti/psichiatria alle ventilate ipotesi di revisione della legge 180 (legge Basaglia), al fine di individuare “uscite” metodologiche e progettuali adatte al contesto attuale.

2 – STRUMENTIAttraverso le collaborazioni già aperte con altri tavoli di Macao (video, fotografia, arti visive e performative, comunicazione teatro, tecnico, etc.) e con i soggetti coinvolti dall’inizio del progetto (ass. Vanghè, Comitato Molise Calvairate Ponti, artisti delle diverse disci-pline e teorici), si cercherà, con particolare attenzione allo studio e definizione di strumenti “altri” all’interno della routine macchinica della malattia, di produrre elementi “Artistici” adattabili e funzionali ai diversi contesti di riferimento (case famiglia, ospedali, città e pubblico). L’obiettivo è mettere in relazione esperienze e posizioni diverse sullo stesso piano di importanza e considerazione, (malato, operatore, artista, teorico, medico), al fine di maturare strumenti diversi nel pretestuoso rapporto normalità/malattia.

3 – APPLICAzIONIL’impianto del laboratorio in sostanza partirà dai luoghi della malattia, ma anche dalla normalità a contatto con la diversità. Non solo luoghi connotati (SPDC Ospedalieri) ma luoghi di cura e terapia “sani” ma che sono costretti alla saturazione del quotidiano, alla ripetizione asservita al controllo medico. La scoperta del pubblico e della città farà da sfondo/fondo alla realizzazione del lavoro.

Per info: [email protected]

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TAVOLO SUONO Progetto Radio

Il Progetto Radio è un’iniziativa volta a creare una nuova emittente radio (web) che, con sede a Macao, si ponga come un elemento di discontinuità ed innovazione nel panorama radiofonico attuale. Il progetto è aperto a qualsiasi realtà cittadina voglia contribuire alla sua realizzazione, e a breve verrà lanciato il primo appunta-mento per gettare le basi della redazione e organizzare i lavori di costruzione.L’intenzione è quella di creare una radio che, tramite una redazione condivisa ed orizzontale, sia in grado di restituire alla cittadinan-za quella molteplicità di visioni, linguaggi ed esperienze che caratterizzano l’attivismo culturale, politico e sociale di Milano.Uno strumento comune che, non per somma nè per sintesi, possa diventare un nuovo punto di riferimento per la cittadinanza attiva di Milano.La Radio verrà accolta nello studio di registrazione in fase di costruzione.Per Macao lo studio di registrazione è un progetto complesso che non ha come obiettivo la semplice registrazione delle proprie opere ma sarà un luogo di scambio e condivisione di conoscenze musicali sia tecniche che artistiche, che contaminandosi produr-ranno nuove forme sonore. Il tavolo spazi sonori con Macao Suono sta diventando nel tempo un hub di artisti e lo studio di registrazione faciliterà questi scam-bi tenendo traccia indelebile di queste sperimentazioni e fusioni sonore.

Per info: [email protected]

TAVOLO COMUNICAZIONEFestival dell’Editoria Indipendente

All’interno dell’esperienza di M^C^O è nata una riflessione intorno al mondo dei libri e dell’editoria, che vorrebbe confluire – nei giorni 14, 15 e 16 giugno, in un momento di incontro e confronto tra tutti i soggetti che fanno parte della filiera editoriale.Stiamo lavorando per costruire in quei tre giorni uno spazio, che si potrebbe identificare come un “festival” dell’editoria indipenden-te, ma che si vuole configurare anche come un momento di dibattito trasversale sulla situazione attuale dell’editoria, mettendo a contatto tutti i soggetti che ruotano intorno al mondo del libro: dal lettore al libraio, passando per autori, editori, bibliotecari, cultori.Oltre agli spazi tradizionali dedicati agli stand per la vendita e la promozione delle case editrici, alle presentazioni di libri, alle serate di reading e musica, vorremmo creare un luogo di approfondimento critico attraverso workshop, dibattiti e tavole rotonde per dare spazio alla costruzione di relazioni, superando il modello della semplice vetrina dei festival, e ragionare insieme su alcuni temi che caratterizzano il mercato dei libri oggi, con tutte le sue criticità e trasformazioni: dall’impatto della tecnologia, alle forme di lavoro, al senso profondo del creare cultura tramite i libri.

Per info: [email protected]

TAVOLO COMUNICAZIONELaboratorio di serigrafia

Il laboratorio di serigrafia di macao, auto costruito grazie a Strane Dizioni, é uno spazio fisico attrezzato di tutto quel che serve per praticare questa tecnica di stampa artigianale. All’interno si potrà serigrafare da soli o collettivamente, in proprio o durante i corsi che si terranno. é un laboratorio aperto a tutti quelli che già la praticano ma anche a chi non l’ha mai praticata prima se é intenzio-nato ad apprenderla. Il LAB sarà anche uno strumento di indipendenza per piccole autoproduzioni interne a macao. Non appena attivo verrà pubblicata una bacheca per prenotarsi senza sovrapporsi ad altri utenti o a corsi. Per l’utilizzo dei materiali verranno fatti prezzi popolari anch’essi resi pubblici il prima possibile.

Per info: [email protected]

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TAVOLO ARCHITETTURA CITTA’ BENE COMUNESpazio M^C^O

La progettazione partecipata comporta il coinvolgimento di una o più comunità che ha specifiche forme di relazione con lo spazio che vive, attraversa e trasforma, generalmente, secondo i propri bisogni. Il riconoscimento di tali bisogni può consentire di formulare una griglia di possibilità e modalità per agire e interagire nello e con lo spazio di un edificio (la borsa dell’ex macello) dalle caratte-ristiche spaziali definite.La collaborazione tra tavoli potrà generare ulteriori progetti di dettaglio, rivolti alla costruzione di spazi dedicati ad attività mirate o alla loro progettazione (infoPOINT, “manuale dell’occupante in erba”, CSCI…).L’obiettivo è fornire gli strumenti perché tutti quello che lo desiderino possano intervenire nello spazio secondo modalità condivise.

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TAVOLO ARCHITETTURA CITTA’ BENE COMUNEVerso una città I beni comuni, la cittadinanza attiva, il governo del territorio e l’esigenza di nuove istituzioni, rappresentano temi che godono oggi di una rinnovata attenzione anche all’interno del dibattito pubblico e costituiscono da anni l’oggetto di riflessioni diffuse in Italia, e non solo, che rivelano la necessità di ridefinire gli spazi della vita democratica a partire dai contesti urbani in cui seguitano a concentrar-si in modo iniquo ricchezze e povertà.Partendo da Milano e dall’opportunità mancata del PGT di essere un reale strumento per la redistribuzione del valore che genera la città; rileggendo la nostra esperienza alla luce delle relazioni costruite a partire dai temi dei beni comuni, della cittadinanza attiva, del governo del territorio e delle nuove istituzioni, proponiamo di avviare un confronto aperto (pubblico?!) modulato a tappe, in cui ogni tappa sia un momento di scambio e conoscenza volto ad analizzare come la teoria diventi pratica e progetto.L’obiettivo è aprire un confronto su modalità nuove e diverse di concepire la pianificazione del territorio.

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WORKSHOP APERTI

Laboratorio verso il teatro “Ricordo che ho in corpo”Giovedì 20.00 – 22.00

Il corpo è il primo e più naturale strumento espressivo, come ritrovarlo? È necessario passare per il tradimento del verbo, schivare quella logica verbale che non coglie dissociazioni, contraddizioni e tutto quanto abita interi strati di altra vita.

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KRISIS - Workshop di fotografiaMercoledì 19.00 - 21.00

Attualmente è in corso un laboratorio fotografico a tema, ideato e promosso da Macao in collaborazione con MilanoCittàAperta. Si tratta di krìsis, un workshop a cadenza settimanale il cui obiettivo è indagare col mezzo fotografico le varie fasi del processo di Crisi, oggi connotato. in maniera tristemente univoca. Tramite una continua collaborazione e commistione di visioni ed esperienze, il lavoro è portato avanti e sviluppato in modo armonico fra tutti i partecipanti.

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