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Economia Veronese Marzo 2012

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Rivista bimestrale di economia e finanza delle PMI veronesi.

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sommario

inserzionisti

Economia Veronese - marzo 2012 3

editoriale 5

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Exor InternationalMetal RivISA ImpiantiTommasi Lavorazione LegnoLorenzinAreatech

SGSL: convenienza, efficacia, gestione

Il rimborso dei crediti IVA

Responsabilità civile degli amministratori

Posta elettronica in azienda

Ha da passà ‘a nuttata

Marco Vanoni

Riconosciamoci le imprese si incontranoAssemblea ApigiovaniOsservatorioAndrea BattistoniIV Premio Verona Giovani

Il Settecento a Verona

Apivenetofidi

ambiente e salute

fiscale

Apigiovani

legale

previdenza

il punto

profili

il personaggio

attualità

terza pagina

Anno 11 - Numero 1Marzo 2012

Rivista trimestralepromossa da

DIRETTORE RESPONSABILECirillo Aldegheri

EDITOREAPISERVIZI S.r.l.Via Albere, 21/C - 37138 Verona

REDAZIONEc/o APINDUSTRIA VeronaVia Albere, 21 - 37138 VeronaTel 045 8102001Fax 045 [email protected]

GRAFICAarteOn di Ilenia CairoVerona - www.studioarteon.com

STAMPALite srl - Verona - www.lite.it

FOTOGRAFIEArchivio Apindustria

Registrazione Tribunale di Veronan. 1393 del 22 marzo 2000

Poste italiane SpaSpedizione inabbonamento postale

D.L. 353/2003(con. in L. 27/02/2004 n°46art. 1, comma 1, DCB Verona

Pubblicità raccolta in proprioASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE MPRESE

DELLA PROVINCIA DI VERONA

Gritti Gas

Banca Popolare

Samo

Albrigi Tecnologie

Dellas

Multiutility

Cattolica Assicurazioni

Martini Mobili

Information Consulting

Nova Systems

Mondo Esa

Gruppo Argenta

Viani

Fimauto

Trenkwalder

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editoriale

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Arturo Alberti

Da una recente indagine promossa dalla Fon-dazione Edison è emerso che l’Italia detiene una posizione di leadership – è nella top five – nell’ex-port mondiale di ben 1.600 prodotti diversi, per un valore di 253 miliardi di dollari all’anno.Manifattura, quindi. Ed è noto che il settore ma-nifatturiero, in Italia, e soprattutto nel Nord Est, è totalmente appannaggio delle piccole e medie imprese. In questo comparto, nella sola provincia di Verona sono attive circa diecimila imprese. Nu-meri importanti.Ma va anche sottolineato un aspetto che ritengo particolarmente significativo. In un quadro gene-rale dove tutti gli indicatori sono caratterizzati dal segno negativo – a livello nazionale l’Istat parla ormai apertamente di “crescita zero” se non di recessione, mentre nel Veneto le previsioni sti-mano per l’inizio 2012 una diminuzione della produzione manifatturiera del 2,5%, con il prezzo dei prodotti finiti aumentato dell’1,6% a fronte di un incremento del costo delle materie prime del 4,2%! – c’è chi ha messo sotto la lente d’ingran-dimento i trend relativi all’occupazione. Ebbene, nella nostra regione il manifatturiero è il comparto che fa registrare i tassi più elevati di nuove assun-zioni. Ad affermarlo sono i dati di Veneto Lavoro: lo scorso anno il saldo occupazionale globale è risultato negativo di circa 1.500 posti di lavoro, ma, fra le 144.400 nuove assunzioni, l’incremento maggiore si è avuto proprio nel manifatturiero!Le indicazioni che si possono trarre sono eviden-ti: il manifatturiero è la vera “ossatura”, la “co-lonna portante” della nostra economia. Ma nello stesso tempo questo comparto è assolutamente sotto-salvaguardato, sotto-tutelato e sotto-rap-presentato.Non sono molti i nodi che chiediamo vengano affrontati e risolti. Ma lo chiediamo con estrema decisione e determinazione.Innanzitutto, l’accesso al credito. Le banche de-vono assolutamente tornare a fare le banche. E il modo più immediato ed efficace per farlo è uno solo: mettere “in circolo” e a disposizione delle imprese – e di conseguenza delle famiglie – la liquidità necessaria per far ripartire l’economia. Tra l’altro, non va dimenticato che la carenza di credito è alla base di quell’autentica “piaga” rap-presentata dai ritardi nei pagamenti, stimata a li-

vello nazionale in 90 miliardi di euro (!). Ma senza andare troppo lontano, oltre il 38% delle imprese venete dichiara di avere problemi di liquidità, e il 61% ha problemi di ritardi negli incassi.In secondo luogo, l’internazionalizzazione. L’im-passe del mercato domestico (ormai totalmente paralizzato) può essere superata solo attraverso una forte spinta verso i mercati esteri: crollata la domanda interna – soprattutto dei beni durevo-li – non resta che affidarsi alle esportazioni, per garantire i livelli produttivi e occupazionali. Non è un caso che i risultati migliori, nel manifattu-riero, si registrino nel settore dei macchinari e delle attrezzature (+8,6% su base annua, +7,1% in dicembre), sorretti dalla loro propensione in-ternazionale. E in questo senso, sono le nicchie produttive e di mercato, la diversificazione delle specializzazioni, a dover essere opportunamente valorizzate, perché è qui che si concentrano la creatività, l’innovazione, la qualità e lo stile tipica-mente italiani, tanto da poter parlare di “artigia-nalità industriale”, vista la nostra capacità di rea-lizzare prodotti quasi “su misura”. E per favorire l’internazionalizzazione, la strada da percorrere è quella di creare sinergie – il famoso “fare rete”, “fare squadra” – in modo da acquisire insieme le competenze necessarie per competere sui mercati.Il quadro si completa con la necessità di nuove regole meno “ingessate” nel mondo del lavoro (è mai possibile che le normative siano sempre “vestite” e tarate sulla grande impresa?), con il restringimento del cuneo fiscale-contributivo (a un’azienda italiana, un dipendente costa come in Germania, ma alla fine il nostro lavoratore prende la metà: con una fiscalità del genere, crescere è impossibile) e con una sburocratizzazione molto spinta: anche in questo caso, dobbiamo “subire” l’obbligo di adempimenti come se fossimo tutti grandi imprese. Ma l’economia del nostro Paese non si regge sulle grandi imprese! Ecco perché diventa necessario “fare lobby”, nell’accezione più costruttiva del termine: occorre riuscire a far sentire la nostra voce. Ogni giorno. Ai più ampi livelli.Il manifatturiero è un patrimonio dell’intera collet-tività. Un patrimonio che non va solo salvaguar-dato, ma sostenuto e valorizzato.

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OLTRE IL FUTURO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

EXOR INTERNATIONAL

Nel 1971, anno in cui John Mc-Carthy, padre dell’intelligenza artificiale (l’espressione stessa fu da lui coniata), ricevette per

le sue ricerche il premio Turing, non erano ancora molti i ‘capitani coraggiosi’ pron-ti a scommettere, nonostante gli enormi progressi di questa scienza dallo svilup-po rapidissimo, sulle potenzialità effettive dell’informatica e delle sue applicazioni.Erano uomini accomunati dall’entusia-smo, dalla passione, dall’inventiva, le cui teorie sono ora realtà quotidiana su computer, smart phones, tablet. Uomi-ni come Gaetano Gastaldin, ingegnere dall’estro visionario che, proprio nel 1971, fondò, a San Giovanni Lupato-

to, un’azienda specializzata nello svi-luppo di prodotti custom nel settore dell’automazione elettronica.Una realtà cresciuta, in questi 40 anni, gra-zie al successo delle sue creazioni ad alto contenuto di innovazione: l’odierna Exor International S.p.A., con la sua gamma di realizzazioni – HMI (Human-Machine

Interface), PLC (programmable logic con-troller), PC industriali –, è leader mondiale nelle comunicazioni uomo/macchina. Due le tappe fondamentali del percor-so che ha condotto Exor, oggi multi-nazionale presente in oltre 23 Paesi, a tagliare nel 2011 il traguardo dei 15 milioni di euro di fatturato: la scelta, presa nel 1991, di concentrare le at-tenzioni nello sviluppo di interfacce operatore, settore in cui l’impresa lu-patotina è diventata, negli ultimi 14 anni, specialista; l’aver saputo affron-tare, nel 2009, una fase di grave crisi come opportunità, come sfida per un cambiamento.«Si è trattato di un momento particolar-

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mente delicato – ricorda Giuseppe Pace, amministratore di Exor International – segnato dalla scomparsa del fondatore dell’azien-da, l’ingegner Gastaldin, e da un calo del fatturato del 46%. Dato, quest’ultimo, rilevante, tanto più se si considera che nel settore in cui operiamo, la selezione è altissima: trascorre un paio d’anni tra il primo contatto con un nuovo cliente e la sua acquisizione, ma un compratore resta poi nel portafoglio clienti per almeno 10 anni. La strada per certi versi più facile da percorrere ci avrebbe portati a bloccare gli investimenti e a procedere alla cessione dell’azien-da, divenuta internazionalmente appetibile. Ma non era la sola via praticabile. Gastaldin ci aveva lasciato, senza contare l’eredità morale da lui trasmessaci in termini di passione per il nostro lavo-ro e di stimolo a essere innovatori nell’elettronica e nell’ambiente industriale, una serie di studi, progetti e prototipi, abbozzi che, adeguatamente elaborati, potevano condurre a grandi risultati. Un’analisi critica sulle reali prospettive future dell’azienda ci ha spinti ad accettare questa scommessa: i fatti poi ci hanno dato

ragione». Fondamentale, in questo processo di trasformazione, l’apporto dato da Fausto Gastaldin, figlio del fondatore (gli eredi detengono il 70% della proprietà che per la quota rimanente è divisa fra membri dello staff dirigenziale), che ha saputo inserire logiche di organizzazione nel flusso di sviluppo del prodotto. Nello stabilimento di Exor International si fa uso delle più avanzate tec-nologie di produzione, con moderni impianti a controllo numerico affidati a personale altamente qualificato. Il work in progress del prodotto – un migliaio di componenti, una trentina di fasi di la-vorazione – è gestito interamente dal capo reparto. L’interfaccia grafica dei macchinari facilita la trasmissione delle informazioni fra i diversi operatori (22 solo all’assemblaggio) che si susseguo-no nel lavoro. Dopo la customizzazione (applicazione del frontale con il logo del cliente), il prodotto finito, che ha superato un rigido collaudo, il ‘burn-in-test’, restando sempre in funzione per 3 giorni in speciali forni a +50°C, è pronto per la consegna. «L’impegno per soddisfare le esigenze della clientela con cui ci interfaccia-

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EXOR INTERNATIONAL

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mo continuamente e per la quale siamo in grado di approntare soluzioni “su mi-sura”– afferma il nostro interlocutore – è massimo. Possiamo contare sul prezioso contributo di partner tecnologici di livello mondiale (Arrow Elettronics, Intel Alliance, Lattice Semiconductor Corporation, Texas Instruments, CoDeSys Automation Allian-ce, Microsoft, tanto per citarne alcuni), con i quali abbiamo sviluppato e realizza-to nuove idee imprenditoriali e importanti strategie di crescita reciproca. Ma non ci limitiamo a fornire una completa gamma di prodotti e servizi: siamo specializzati nell’assicurare, attraverso le nostre sedi, i nostri rappresentanti e il nostro sito web, un supporto tecnico di altissima qualità, sia hardware che software, che si estende anche alla comunicazione con altri prodotti che utilizzano i nostri 200 drivers». Gli standard raggiunti da Exor Interna-tional con i suoi prodotti le hanno fatto conseguire importanti certificazioni: ISO 9001/2008, DNV per i mercati del Nord Europa, GL specifica per l’area tedesca, UL per i prodotti destina-ti al mercato nordamericano, RINA per il settore navale. Risultati prestigio-si, raggiunti anche in virtù di una politica imprenditoriale che promuove il costante aggiornamento professionale degli ad-detti e che vede l’azienda reinvestire in se stessa, destinando il 10% del proprio

fatturato all’area R&D e all’ immissione sul mercato di nuovi prodotti. «Oltre al team di ingegneri che opera qui nella sede di San Giovanni Lupatoto – sottolinea Pace – abbiamo anche negli Usa un ufficio di ricerca dove un pool di tecnici si occupa dell’architettura del prodotto, soprattutto software, mentre in India lavorano per noi 30 programmatori. La dimensione di Exor è quindi realmente internazionale (aziende del gruppo sono Exor Electronic R&D Usa, Exor GMBH Germania, Exor India Pvt Ltd, Exor Schweiz GMBH, Hiflex Olanda), così come è internazionale la nostra clientela: i mercati che assorbono di più il nostro tipo di prodotto sono quelli americano, europeo (tedesco in primis), brasilia-no. Il volume d’affari è costituito per l’80% dalle nostre realizzazioni nel campo dell’automazione industriale, ma la pluralità di soluzioni che elaboriamo ci consente di soddisfare la domanda pro-veniente anche dal settore della domotica e da quello della nautica». Nel 2011 ben il 10% del fatturato è stato realizzato grazie al nuovo software, JMobile, sviluppato da Exor International in questi ultimi anni. JMobile è uno strumento potente e versatile per la progettazione di ap-plicazioni HMI in modo semplice e in-tuitivo. È slegato dall’hardware, funziona cioè anche su prodotti di terze parti (PC, telefonini…), può comunicare con 150 pro-

tocolli di comunicazione ed è pensato sia per la creazione rapida di nuove applica-zioni sia per la fase di manutenzione. La grafica è basata totalmente su tecnologia SVG con progettazione della dinamica di funzionamento completamente object-oriented. Questa nuova piattaforma offre agli utilizzatori avanzate possibilità di con-trollo e supervisione remota con architettu-ra client-server basata su tecnologie web, risultando così compatibile con dispositivi smart phones e tablet, inoltre, le capacità di acquisizione, archiviazione e condivi-sione dati in strutture di livello superiore lo rendono uno strumento efficace per l’integrazione a livello aziendale. Ma il ca-talogo Exor, partner attendibile e credibile in diversi campi di applicazione, è ricco di tanti altri prodotti. «La gamma UniOp di pannelli HMI, ad esempio – prosegue Pace

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–, è disponibile in più di 100 configurazioni spaziando dai semplici display entry-level a basso costo per arrivare a unità avan-zate complete di touchscreen e display a colori. 200 sono i driver di comunicazione perfettamente adattabili a una vasta gam-ma di apparecchi industriali. L’offerta dei nostri prodotti non si ferma allo standard; la nostra capacità di personalizzazione del prodotto ci ha spinto a realizzare com-plesse interfacce nel campo della nautica, altamente innovative e capaci di resistere alle difficili condizioni climatiche e di utiliz-zo (sala macchine, esposte ai raggi solari e alla nebbia salina). Il controllo totale sugli sviluppi di ogni singola parte del prodot-to ci consente di poter intervenire in tempi rapidi per apportare le modifiche neces-sarie per confezionare il prodotto ad hoc necessario al nostro cliente... un lavoro “sartoriale” portato nel mondo elettronico e dell’innovazione». E il futuro? «Stante la so-lidità dell’hardware, che garantiamo 5 anni, base essenziale di un prodotto affidabile e duraturo – conclude Pace –, l’avvenire è senz’altro legato alla parte software e all’e-rogazione di servizi. Sarà una grande op-portunità, ad esempio, nei prossimi anni, quella di rendere accessibili all’esterno, grazie a tecnologie cloud computing, tutte le informazioni che un’interfaccia operato-re può raccogliere. Le informazioni dovran-no essere elaborate da un pool di esperti che forniranno agli utenti le indicazioni per aumentare il risparmio energetico e pre-venire guasti dei macchinari. Il futuro ci attende; l’intelligenza artificiale è al nostro servizio».•

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EXOR INTERNATIONAL

SEDE AMMINISTRATIVAVia Monte Fiorino, 937057 San Giovanni Lupatoto (Verona)Tel. 045 8750404Fax 045 8779023

PRODUZIONEProduzioni elettroniche

ANNODI FONDAZIONE1971

AMMINISTRATORE DELEGATOGiuseppe Pace

FATTURATO201115 milioni di euro

SUPERFICIEAZIENDALETotale 3.000 mq.

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 30Impiegati: 52

SITO INTERNET / [email protected]

EXOR INTERNATIONAL S.p.A.

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METAL RIVL’ACCIAIOINCONTRAIL DESIGN

La storia che stiamo per conoscere comincia nel lonta-no 1969 quando Giuseppe Bonini, nella cantina della propria abitazione, decise di iniziare la produzione di attrezzi per l’agricoltura.

È questo, dopo un lungo e proficuo rodaggio, l’inizio di un’av-ventura imprenditoriale che proseguirà in costante e continua evoluzione. Bonini, infatti, affiancato dalla moglie Loredana, parte integrante dell’azienda, con grande intuizione, pensò, dopo i primi incoraggianti successi, di diversificare l’attività con la produzione di carpenterie metalliche, pesanti e medio pe-santi, scelta che gli consentì di ampliare gli orizzonti aziendali e di esplorare nuovi spazi commerciali: fu in grado così di pro-porsi in molteplici comparti quale partner capace di soddisfa-re, sempre nel campo della carpenteria metallica e/o in settori collegabili, qualsiasi esigenza dei committenti con un rapporto costo-qualità estremamente competitivo.Si tratta della prima pietra di quella poliedricità operativa che

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METAL RIV

caratterizza, oggi più di ieri, Metal Riv S.r.l., azienda che ha sede a Rivalta di Brentino Belluno. «La nostra attività mul-tiforme – esordisce Alessio Bonini, figlio del fondatore, che, con il fratello Andrea, si occupa della gestione dell’azienda – non deve essere considerata una deci-sione dettata dalla difficile congiuntura che tutte le imprese stanno affrontando. Si tratta piuttosto dell’impegno per non disperdere competenze e professionali-tà di cui la struttura è ricca a tutti i livel-li, che consente inoltre di evitare, con il fermo delle macchine e degli impianti aziendali, i cosiddetti tempi morti». «In

quest’ottica – prosegue il nostro inter-locutore, responsabile tecnico com-merciale –, accanto alla realizzazione sempre e solo su commessa di car-penterie metalliche (con una parti-colare attenzione all’acciaio inox in tutte le sue forme) per l’industria del settore alimentare, agricolo, tessile e dell’arredamento, abbiamo iniziato significative collaborazioni con im-portanti studi d’architettura d’interni e di design e con artisti conosciuti a livello internazionale. Un percorso che, grazie anche all’ammodernamento degli impianti e all’ampliamento dei nostri ca-pannoni, abbiamo ulteriormente miglio-rato con una rilettura dell’organizzazione aziendale e con la creazione di due divi-sioni interne: TAT (Tecnologie Applicate al Taglio), con cui lavoriamo, oltre ai me-talli, qualsiasi tipo di materiale (plastica, materiali lapidei, etc.) e Diamante, un nuovo brand sul quale abbiamo investito molto». «Con Diamante – sottolinea Bo-nini – si concretizza il binomio alta arti-gianalità e tecnologia per creare strutture d’acciaio, sculture, preziosi complementi d’arredo di design come specchiere, vasi, consolle, tavoli. Per tutte le collezio-ne ci siamo avvalsi della direzione creati-va di mio fratello Andrea, designer. La re-alizzazione di ogni pezzo è caratterizzata

da una ricerca sia tecnica che estetica, rafforzata dalla particolarità delle finiture come Diamante, appunto, da noi bre-vettata e che dà il nome al brand. Ogni oggetto è creato a mano da personale qualificato che, con l’aiuto di tecnolo-gie avanzate e la scelta di materiale di alta qualità, dà vita a elementi unici».La certificazione gestionale UNI EN ISO 9001/2000 e la certificazione 3834 tra-sformazione di metalli, obbligatoria per il nostro settore, prevista per luglio 2012, sono il meritato riconoscimento a un’in-telligenza imprenditoriale molto spiccata, che con eclettismo è capace di rispon-

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dere alle domande più inconsuete di una clientela alla ricerca di un’azienda dina-mica e flessibile che sappia garantire ef-ficienza e affidabilità a tutto tondo.Metal Riv si contraddistingue per gli otti-mi rapporti che sa intrattenere con il ter-ritorio, sia sotto l’aspetto occupazionale sia per quello che concerne la collabora-zione con le imprese locali, in particolare del settore lapideo, e per la professiona-lità con cui si dedica a un’altra branchia della propria attività, quella che riguarda la manutenzione di impianti industriali.Gente d’impresa, dunque, che guarda lontano ma che ha saputo mantene-re un’impronta artigianale nel proprio lavoro – dall’ideazione, progettazione e esecuzione dei più sofisticati manufatti sino alla commercializzazione – senza rinunciare alla modernità e alla valoriz-zazione dell’immagine aziendale e delle sue multiformi produzioni (come nello show room nel centro commerciale di Affi).«Investiamo – conclude Alessio Bonini – sul valore delle esperienze e sul patrimo-nio di saperi, oltre che sulla solidità della nostra qualificata clientela. Un “capitale” che ci gratifica e che ci ha aperto le por-te per realizzazioni artistiche di grande

pregio: l’addobbo, con una raffinata la-vorazione in metallo, della piazzetta anti-stante il rinnovato Teatro Ristori a Verona, un carapace che stiamo approntando

per un artista cinese che ha già esposto alla Biennale di Venezia 2011 e altre due opere che saranno esposte in mostre a New York e in Cina».•

SEDE AMMINISTRATIVALoc. Cavaterre ZAI, 437020 Rivalta di Brentino Belluno (Verona)Tel. 045 6284069 045 7270565Fax 045 7270914

PRODUZIONECarpenterie metalliche

ANNO DI FONDAZIONE1969

AMMINISTRATORE UNICO/RESPONSABILE AMMINISTRATIVOLoredana Brunelli

RESPONSABILECOMMERCIALEAlessio Bonini

RESPONSABILIPRODUZIONE E QUALITÀGiuseppe e Alessio Bonini

FATTURATO 20111 milione e 400mila euro

SUPERFICIEAZIENDALETotale: 3.000 mqCoperta: 1.000 mq

RISORSE UMANEAddetti: 11

SITO INTERNET / [email protected]@[email protected]

METAL RIV S.r.l.

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TECNOLOGIA NELLA COSTRUZIONE

«La globalizzazione ha rappresentato per la nostra realtà uno stimolante strumento, una grande opportuni-tà di crescita». Con queste parole,

Alessio Zoccatelli evidenzia il dinamismo e la propensione all’internazionalizzazione proprie di ISA Impianti, azienda fondata dal padre nel 1989, gestita ora insieme al fratello Davide, e che ha visto cresce-re, nell’ultimo quinquennio, il proprio fat-turato a ritmi del 20-30% all’anno. «Un aumento costante – prosegue l’impren-ditore – confermatosi anche nell’esercizio appena concluso e che ci ha consentito di raggiungere il tetto dei 4 milioni di euro di fatturato, per il 10% frutto dell’attività commerciale sviluppata sui mercati este-

ri e più precisamente nell’area del Nord Est Europa, in Spagna, Grecia, Francia, Russia, Medio Orientale, a evidenziare l’importante posizione conquistata su lar-ga scala dal nostro marchio e dai nostri prodotti». È questa una sintetica carta d’i-dentità di ISA Impianti, punto di riferimento nella produzione di strutture in acciaio per la zootecnia e l’agricoltura in generale, oggi alla seconda generazione, che non ha patito gli effetti della crisi internazionale proprio grazie a un principio che in azien-da è ritenuto sacro, e cioè che nel mondo del lavoro, come nella società, si sta pas-sando dall’individuo al gruppo, si stanno trasformando radicalmente le nostre vite e il nostro modo di relazionarci agli altri. «I

nostri clienti, i nostri collaboratori, i forni-tori così come i dipendenti, non sono più semplici risorse a disposizione della cre-scita di un’azienda – continua Zoccatelli –, bensì gli elementi di uno straordinario am-biente dove imparare a sviluppare rapporti che portino a un accrescimento culturale e intellettuale di tutti questi attori. Cos’è il mondo del lavoro se non una meraviglio-sa scuola dove apprendere, giorno dopo giorno, come migliorare la nostra capacità di sviluppare rapporti? Da sempre questo ci spinge a migliorare l’efficienza dei nostri processi, adottando tecnologie sempre più sofisticate e avanzate, ma soprattutto a investire sulla risorsa più importante: il nostro patrimonio intellettuale. Proprio per

ISA IMPIANTI•

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questo dedichiamo, attualmente, il 5% del nostro fatturato all’attività di ricerca e sviluppo e una quota consistente, sia in termini di tempo che di investimento, alla formazione del personale. Quello che re-putiamo fondamentale, per ISA Impianti, è la coesione del gruppo. Possiamo affer-mare, infatti, che il turn-over dei nostri di-pendenti è bassissimo: ogni collaboratore si sente parte integrante di un disegno che guarda lontano ed è stimolato a crescere per sé e per l’azienda».Il rinnovamento e l’adeguamento degli impianti, tutti automatizzati o robotizzati (è questo il caso dell’impianto di salda-tura), saranno, a breve, implementati con l’installazione di un nuovo sistema per il

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ISA IMPIANTI

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taglio e la foratura dei componenti neces-sari alla costruzione della vasta gamma di intelaiature metalliche progettate e realiz-zate nella sede di Erbè.Forte è pure la determinazione nel poten-ziare la qualità, segno distintivo dei pro-dotti a marchio ISA Impianti. È assicurata la più trasparente tracciabilità dei materiali utilizzati e lavorati (l’impresa è in posses-

so della certificazione ISO 9001/2000) e sono già state avviate le procedure per conseguire la certificazione del Ministero dei Lavori Pubblici che attesta gli standard raggiunti quale centro di trasformazione. L’azienda è anche attenta all’ambiente: lo dimostra l’impianto fotovoltaico installato sopra il tetto dello stabilimento, realizzato con pannelli fotovoltaici in silicio cristallino posizionati su una superficie di circa 500 mq. di copertura, che consente una pro-duzione media annuale teorica di 57.000 KW/h ed evita l’emissione nell’atmosfe-ra di oltre 30 Ton di CO2 in un anno. Ma non è tutto, poiché anche nei suoi prodotti ha cominciato a percorrere una via più “green”. «Attualmente – rivela Zoccatelli – stiamo realizzando strutture biologiche destinate agli allevatori di galline ovaio-le per la produzione di uova biologiche. Cerchiamo di essere sempre in sintonia con le richieste di un mercato altamente competitivo e in trasformazione e, quando possibile, di anticiparne i bisogni. Voglia-mo davvero essere dei collaboratori per

i nostri clienti e proponiamo più soluzioni che siano conformi a quanto richiesto-ci». Ampia e flessibile l’offerta dei diversi comparti di riferimento. Dalle strutture per la zootecnica, si sono sviluppati, nel cor-so degli ultimi anni, una serie di prodotti alternativi e versatili in grado di soddisfa-re nuovi mercati, come quello agricolo al quale sono dedicati ricoveri per attrezzi o

per lo stoccaggio del fieno, quello ippico, con le nuove strutture per la copertura di maneggi, e quello aeronautico, attraverso la produzione di hangar per piccoli aero-mobili. «L’anima di un’azienda – conclude Zoccatelli – è data da chi ci lavora: un’im-presa è l’espressione di ciò che si è nella vita; il nostro lavoro ci regala l’opportunità di raccontare chi siamo».•

SEDE AMMINISTRATIVAVia San Giuseppe, 26/B37060 Erbè (Verona)Tel. 045 6670105Fax 045 6670101

PRODUZIONEStrutture in acciaio per l’agricoltura, l’avicoltura e per maneggi coperti

ANNO DI FONDAZIONE1989

GENERAL MANAGERAlessio Zoccatelli

RESPONSABILE PRODUZIONEAles Padour

RESPONSABILEQUALITÀBeatrice Bissoli

RESPONSABILEAMMINISTRATIVODavide Zoccatelli

FATTURATO 20114 milioni di euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 7.000 mqCoperta: 2.500 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 6Addetti ai montaggi: 4Impiegati: 4

SITO INTERNET / [email protected]

ISA IMPIANTI S.r.l.

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TOMMASI LAVORAZIONE LEGNO

Fin dall’antichità il legno è “amico” dell’uomo. Materia prima nobile e versatile che offre una varietà pressoché infinita di possibilità

creative, il legno è simbolo di calore e si-curezza (si pensi all’arca di Noè, costrui-

Gli infissi che arredano

ta in legno per preservare quanto di più prezioso era stato creato) e chi lo lavora (anche san Giuseppe era falegname) è identificato come custode di una cono-scenza preziosa, che è teorica e insieme pratica. Le straordinarie, riconosciute pro-prietà di questo materiale, in particolare la tenuta agli agenti atmosferici, l’eccellente capacità di mantenere in equilibrio i livelli di temperatura e umidità, il buon grado di isolamento acustico e la resistenza all’u-sura, lo hanno rivelato da subito idoneo alla realizzazione, in particolare, di porte, finestre, serramenti in genere.Specialista veronese del comparto, le-ader in particolare nel settore di nicchia della ristrutturazione di edifici storici e di prestigio, è la Tommasi Lavorazione Le-gno S.r.l., azienda fondata nel lontano 1943 dai fratelli Angelo e Dario Tommasi con Augusto Garonzi (poi liquidato nel 1960); la sede, situata originariamente in località Ca’ di Cozzi di Quinzano, è stata trasferita nel 1973 ad Avesa, dove si tro-

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vano attualmente gli uffici, lo showroom e lo stabilimento su un’area di 5.000 mq.Tutti i prodotti a marchio Tommasi, finestre e scuri, porte interne e portoncini, rivesti-menti in legno per scuri e portoncini blin-dati, sono di garantita affidabilità, richiesti da una clientela costituita da imprese e privati, spesso assistiti da professionisti e architetti importanti (degna di menzione, in passato, la collaborazione con Carlo Scarpa). «Lavoriamo esclusivamente su commessa – spiega Claudio Tommasi, figlio del fondatore e attuale amministra-tore dell’azienda – gestendo e monitoran-do con estrema precisione l’intero ciclo produttivo, a partire dalla selezione delle essenze, solo di prima scelta, fino alla lac-catura o verniciatura, sempre realizzate con colori e vernici all’acqua, in un’ottica rispettosa anche dell’impatto ambientale. Procediamo alla realizzazione dei manu-fatti con precisione tecnologica e inven-tiva artigianale grazie a software moderni e macchinari automatizzati connessi alla rete informatica aziendale e alle esperte mani dei nostri operai specializzati, per quella personalizzazione e rifinitura dei prodotti che le macchine non riuscirebbe-ro a fornire. Solo la posa in opera è asse-gnata a artigiani esterni, selezionati e fida-ti, nostri collaboratori fissi da molti anni. Il nostro impegno, però, non finisce qui: assicuriamo alla clientela una consulenza

tecnica personalizzata, nonché una com-pleta assistenza post-vendita, fornendo consigli e prodotti per una corretta manu-tenzione che consenta una vita media del serramento più lunga possibile».

Tutti gli infissi e le porte sono realizzati su misura in legno di varie essenze: abete, pino, hemlock, douglas, cedro, rovere, mogano, frassino e noce nazionale sono le più usate.Grazie alla profonda conoscenza della materia prima, all’esperienza produttiva e a importanti partnership con selezionate aziende specializzate per particolari pro-dotti complementari (quali controtelai per porte scorrevoli, basculanti per garage, tapparelle e zanzariere), con vetrerie (che forniscono vetri e vetrocamere di ogni tipo, compresa vetreria artistica) e con ditte che producono maniglie e accessori, Tomma-si Lavorazione Legno è in grado di rispon-dere alle più diverse esigenze qualitative, sia di performance che di design. Esempi della vasta gamma di realizzazioni si pos-sono ammirare non solo nello showroom

ma anche in edifici storici di Verona centro (tra i quali Casa di Romeo, Palazzo Scar-pa, Palazzo Orti Manara, Palazzo Guglien-zi Brognoligo, Domus Nova), sulle colline circostanti (tra le altre Villa La Casarina e

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TOMMASI

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Villa Colombara Barbesi sulle Torricelle) e nella provincia (Villa Malaspina a Isola Rizza e Villa La Pergolana a Lazise), oltre che in esclusivi hotel del lago di Garda, zone che, da sole, rappresentano buona parte del mercato di sbocco per l’impresa di Avesa. Stante la possibilità per il com-mittente di personalizzare il prodotto nei minimi dettagli, al fine di soddisfare le ri-chieste connesse alle diverse tipologie di fabbricati – dal singolo appartamento, alla palazzina nuova, alla villa, al palazzo stori-co –, tre sono, per le finestre, i modelli che vanno a identificare le varianti base: il mo-dello Veronavecchia e il modello Baroc-co, più elaborati ed eleganti, e il modello Moderno, lineare ma raffinato. «Il modello Veronavecchia – continua il nostro inter-locutore – è senz’altro il fiore all’occhiello della Tommasi Lavorazione Legno. È co-pia fedele di modelli in stile Liberty di inizio Novecento, ma con la migliore tecnologia oggi disponibile. Le peculiarità distintive di una finestra Veronavecchia, nella qua-le si possono inserire diverse varianti con inglesine, maniglie e dotazioni personali, sono costituite dalla lavorazione del con-torno esterno e dalle cornici fermavetro con una sagomatura concava, carteggia-ta a mano con estrema accuratezza». L’at-tenzione all’aspetto decorativo, evidente nelle tante proposte di porte interne, lisce o specchiate, cieche o vetrate, in legno massello o tamburate, pantografate, an-ticate, con cerniere di vari tipi, anche a scomparsa, con finitura verniciata o lac-cata mediante diversi procedimenti, an-che a cera d’api spazzolata a tampone, fa da corollario allo studio delle soluzioni in grado di garantire le migliori prestazioni in termini di funzionalità. I serramenti esterni

Tommasi, marcati CE, hanno ottenuto la certificazione UNI EN per la permeabilità all’aria, per la tenuta all’acqua, per la resi-stenza al carico del vento, per la trasmit-tanza termica e l’abbattimento acustico; i portoncini d’ingresso antintrusione sono certificati classe 3 norma europea ENV 1627. «La cura dell’intero processo pro-duttivo ci consente di garantire ai nostri clienti un ottimo rapporto qualità-prezzo. Non ci interessa competere con una concorrenza che fa dei prezzi stracciati il suo punto di forza: per noi contano, in primis – conclude Claudio Tommasi –, la qualità eccellente delle lavorazioni e la

soddisfazione duratura nel tempo della nostra clientela; chi compra da noi qua-si sempre si affeziona al nostro prodotto e al nostro modo di lavorare, diventando spesso un promoter della nostra azienda presso amici e parenti: è questo uno degli strumenti da sempre utilizzati per il nostro marketing, oggi affiancato anche dalla presenza pubblicitaria sui media locali e da un sito internet. Da sottolineare, inoltre, che le caratteristiche energetiche dei no-stri infissi, adatti alle CaseClima delle varie classi, permettono agli acquirenti di bene-ficiare della detrazione fiscale del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici, prevista tra gli ecoincentivi della Finan-ziaria 2008 e prorogati fino a dicembre 2012. Nonostante questo, la difficile con-giuntura dell’ultimo triennio ci ha penaliz-zati non poco: quello che ci ha permesso di restare sul mercato sono stati i nostri settant’anni di storia e la passione per un mestiere nelle cui potenzialità credia-mo fortemente. Una fiducia che ci porta ad affrontare con ottimismo le sfide di un futuro in cui sarà sempre più importante coniugare cultura e tecnologia, bellezza ed efficienza, tradizione e innovazione».•

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SEDE AMMINISTRATIVAStrada del Casalino, 8 Z.A. Avesa37127 VeronaTel. 045 8340129Fax 045 8340129

PRODUZIONESerramenti esterni e interni in legno

ANNO DI FONDAZIONE1943

AMMINISTRATORIClaudio Danilo TommasiAlbina Bergamaschi

RESPONSABILE PRODUZIONEgeom. Sandro Galante

RESPONSABILE CONTROLLO E QUALITÀgeom. Sandro Galante

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 5.000 mqCoperta: 3.000 mq

RISORSE UMANEAddetti: 7

SITO INTERNET / [email protected]

TOMMASI LAVORAZIONE LEGNO S.r.l.

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Negli anni Cinquanta e Sessanta gli italiani ricostruivano il Belpaese: era un susseguirsi di attivismo, di intrapren-denza, di forte desiderio di riscatto personale e sociale. E proprio in quegli anni nasceva anche nel Nord-Est

la classe imprenditoriale che sarebbe diventata interprete di una vera rinascita economica. Uno dei protagonisti di questa storia è stato Umberto Lorenzin che, incoraggiato dalla moglie Lidia, av-viò un’impresa individuale attiva nella lavorazione delle lamiere per conto terzi. L’idea di partenza di quest’azienda, che oggi si accinge ad affrontare il secondo passaggio generazionale, si è rivelata un’intuizione vincente: Lorenzin aveva capito il ruolo determinante che, nell’imminente futuro, avrebbe giocato l’esternalizzazione, cioè la pratica adottata da molte imprese di ricorrere ad altre aziende specializzate per lo svolgimento di alcune fasi del processo produttivo. In quell’ormai lontano 1968, infatti, il Cavalier Umberto individuò nello specifico comparto della subfornitura per il settore metalmeccanico quella vitalità organiz-zativa e tecnologica che rispondeva appieno alle sue precedenti esperienze lavorative e alla sua idea del “fare impresa”. Fu quello l’inizio di un percorso in costante ascesa: nel 1989 venne costituita a Sandrigo, in provincia di Vicenza, la Lorenzin S.r.l. realtà che, fatto tesoro delle proprie origini, si è via via impegnata a innovare i processi di lavorazione, a potenziare i livelli di professionalità degli addetti e a consolidare i rapporti di collaborazione con la clientela. Oggi Lorenzin è, per una committenza selezionata, partner di rico-nosciuta affidabilità per la realizzazione di strutture, semilavorati e prodotti finiti in lamiera ferro, inox e alluminio, realizzati a partire dal disegno del cliente.«Attualmente – racconta Flavio Lorenzin, che con i fratelli Giuliano e Gianfranco ha in mano le redini dell’azienda – contiamo su un ufficio tecnico di ottimo livello, con progettisti interni qualificati, e su una ventina di addetti alla produzione, tutti altamente specializzati

per rispondere alle richieste del cliente. La subfornitura consiste nel fornire un prodotto pensato e progettato dall’impresa com-mittente e da noi realizzato secondo le indicazioni ricevute. Dopo l’avvento dell’informatica arrivano direttamente ai nostri terminali disegni e progetti che, a seguito della programmazione interna, passano rapidamente alla successiva fase di lavorazione. Abbia-mo a disposizione un parco macchine decisamente avanzato dal punto di vista tecnologico, composto da impianti a controllo nu-merico utilizzati nei diversi stadi del ciclo di produzione: quattro apparecchiature per il taglio laser di lamiere fino a 20 mm di spessore, macchine per la punzonatura, per la cesoiatura e per la piegatura tutte a CNC (Computer Numerical Control), nonché per la saldatura robotizzata. Si tratta di una dotazione avviata da nostro padre Umberto e che noi, adeguandoci all’evo-

LORENZINPARTNER D’ACCIAIO

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LORENZIN

luzione frenetica in atto nel mondo della tecnica e ai bisogni della nostra attività, continuiamo a implementare per essere competitivi su un mercato che diventa sempre più concorrenziale, oltre che per fronteggiare tipologie di lavorazione sempre più sofisticate e di altissima precisione». L’azienda dispone anche di reparti di assemblaggio, puntatura e saldatura manuale, ma certamente le attrezzature di prim’ordine con lavorazioni computerizzate sono il fiore all’occhiello di Lorenzin S.r.l, a garanzia dell’alta qualità del prodotto fornito. A ciò si aggiunga il servizio di consulenza per la progettazione con sistema CAD di lavorati e semilavorati, con possibilità di campionatura del prodotto: questo permet-te, già in fase di studio, di eliminare incertezze ed errori e di acce-dere alla fase di industrializzazione avendo preventivamente valu-tato tutte le possibili alternative per ottenere il massimo anche nel

contenimento dei costi. I metalli lavorati vanno dal ferro (lamiera lucida fino a spessore 1,2 mm, decapata fino a 15 mm, nera RAEX fino a 20 mm), all’ottone (fino a 5 mm di spessore) passando per l’acciaio inox (AISI 304,316,430, etc. fino a spessore 15 mm) e l’alluminio (alluminio di tutte le leghe fino a spessore 8 mm).«I nostri impianti per il taglio laser di lamiere – ci spiega Lorenzin – sono in grado di operare su un campo di lavoro massimo di 1500 x 3000 mm. La cesoiatura è eseguita con macchine a CNC sia an-teriore che posteriore. Il reparto di punzonatura, che può effettuare lavorazioni fino a 6 mm di spessore, è gestito tramite sistema CAD/CAM, che permette di programmare le lavorazioni direttamente all’interno dell’ufficio tecnico e non più a bordo macchina. Infine, anche il reparto di piegatura CNC prevede la possibilità di ese-guire lavorazioni particolarmente complesse». Visitando l’area di

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produzione si può toccare con mano l’ef-ficienza di questa realtà d’impresa sandri-cense, dove tutto è sottoposto a scrupo-loso controllo, dai materiali utilizzati fino ai manufatti realizzati. Il layout interno, la preparazione degli addetti altamente spe-cializzati e l’utilizzo di sofisticati sistemi software dimostrano come ogni scelta sia mirata all’ottimizzazione delle risorse, con riduzione dei tempi di produzione ed evi-tando sprechi di materia prima. Lorenzin S.r.l. si colloca, nel panorama italiano ed europeo (il 10% del suo fatturato, che nel 2011 si è attestato a 4 milioni di euro, è realizzato all’estero), a livelli d’eccellenza per la capacità organizzativa, per il pro-muovere il continuo aggiornamento pro-fessionale del personale, ma anche per l’abilità del management interno che ha fatto del rapporto con il cliente e della sua fidelizzazione la propria carta vincente.«La situazione attuale – prosegue il nostro interlocutore – non è certo delle più rosee. Mentre una volta i committenti facevano ordini anche per avere scorte di magaz-zino, ora le commesse sono tarate solo sui bisogni reali, determinando quindi una riduzione della dimensione dei lotti di pro-duzione. Tuttavia la relazione consolidata con la clientela, punto di forza della nostra politica imprenditoriale, ci assicura quella ‘tranquillità’ che ci ha consentito di anda-re sempre avanti e di dedicare le energie all’incessante miglioramento del servizio offerto, che è senz’altro il miglior biglietto da visita. Il merito di tutti i risultati che raggiungiamo va sicuramente condivi-so con i nostri dipendenti, con i quali abbiamo sempre una sinergica colla-borazione e il cui ricambio è davvero bassissimo. Molti dei collaboratori provengono dai Centri di Formazione Professionale della nostra provincia, a sottolineare il legame speciale che abbiamo con il territorio».L’esperienza acquisita e raggiunta nel settore metalmeccanico, l’attenzione alla tecnologia e il rinnovamento e la riqua-

lificazione di apparecchiature e sistemi sempre all’avanguardia, fanno di Loren-zin S.r.l. un insostituibile collaboratore in grado di garantire quella flessibilità del servizio che oggi è fattore di estrema im-portanza per una valutazione positiva sul mercato.«Il nostro impegno per il futuro – conclude Lorenzin – sarà quello di lavorare mante-nendoci al passo con i tempi, ma sempre

nel rispetto della nostra tradizione di gran-di competenze e qualità. Continueremo ad adoperarci per soddisfare le richieste dei costruttori di macchine utensili, di au-tomazioni civili e industriali, di macchinari per l’edilizia, di macchine per la pulizia ci-vile e industriale, e di quanti utilizzano, in generale, componentistica in lamiera, for-nendo sempre il miglior servizio possibile ai nostri clienti».•

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SEDE AMMINISTRATIVAVia Galvani, 5536066 Sandrigo (Vicenza)Tel. 0444 751291Fax 0444 751292

PRODUZIONELavorazione lamiere, ferro, acciaio inox, alluminio

ANNO DI FONDAZIONE1968

TITOLARICav. Umberto Lorenzin, Lidia Marchesin, Flavio, Giuliano e Gianfranco Lorenzin

RESPONSABILE PRODUZIONEGianfranco Lorenzin

RESPONSABILE QUALITÀFabio Piaserico

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOSabrina Zanini

FATTURATO 20113 milioni e 980 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 11.000 mqCoperta: 4.000 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 20Impiegati: 4

SITO INTERNET / [email protected]

LORENZIN S.r.l.

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COMUNICARE SICUREZZA

reatech

La tecnologia è buona quando è usata bene: la vera sfida per chi opera con le innovazioni tecnologiche è realizzare prodotti unici che sappiano rispondere perfettamente alle reali necessità di chi li utilizza. È questa la filosofia di Are-

atech che, in un mercato di giganti e multinazionali, ha fatto della propria connotazione italiana un autentico plus. Perché le idee diventino soluzioni devono essere realizzabili e Areatech, espo-nente autorevole nel campo delle telecomunicazioni, della vide-osorveglianza, dei sistemi antintrusione, vanta un processo di in-tegrazione totale tra creatività progettuale e tecnologia produttiva, che, in oltre venti anni dalla fondazione per mano di Joseph Co-letta e Gianni Pettenon, l’ha portata a occupare un posto di tutto rispetto sul mercato. Due sono, nella storia di Areatech, le date da ricordare: il 2001, anno in cui l’impresa veronese entra a far parte

del gruppo Promelit S.p.A. e il 2007 quando, da Verona, si sposta nella nuova e più spaziosa sede di Lugagnano di Sona. Scelta, questa, maturata per rispondere adeguatamente alle esigenze di una clientela che è andata via via consolidandosi e aumentando sia nel territorio scaligero che in quello delle regioni limitrofe.Areatech si propone non come semplice distributore di prodot-ti, ma come realtà che sa affiancare i propri clienti con soluzioni “su misura” studiate e realizzate da uno staff di esperti. Grazie al bagaglio di conoscenze e professionalità maturate e a quelle flessibilità e affidabilità necessarie per rispondere alle richieste, sempre più personalizzate e differenziate, di una composita clien-tela, Areatech è diventata punto di riferimento di molti enti pubblici e, in particolare, delle imprese di piccola e media dimensione. «L’inarrestabile evoluzione della tecnologia – sottolinea Joseph

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Coletta, presidente – richiede un impegno di aggiornamento e di risorse che le sin-gole aziende, soprattutto le PMI, spesso prive all’interno di esperti ICT, non pos-sono sopportare. E qui entriamo in cam-po noi non solo come fornitori, installatori o manutentori di impianti, quanto come specialisti che guidano passo passo chi si

rivolge a noi, aiutandolo a dotarsi di stru-menti idonei a soddisfare non solo le esi-genze attuali, ma che possiedano requisiti di modularità per adattarli anche alle esi-genze future».Ecco perché Areatech oltre alla costruzione ‘sartoriale’ del progetto ottimale per ciascun cliente, con cui si in-terfaccia costantemente, soprattutto nella fase iniziale, con suggerimenti e proposte, ha attivato un servizio di outsourcing: per le aziende che, rispetto all’acquisto di un bene, preferiscono non affrontare alcun onere iniziale in termini di impegno di ca-pitale, l’impresa di Lugagnano mette a di-sposizione, dietro pagamento del canone corrispettivo, le telecamere o postazioni lavorative necessarie, in numero e tipolo-gia, al fabbisogno e eventuali servizi come CTI (Computer Telephony Integration, una tecnologia che permette di interfacciare un sistema telefonico con un sistema in-formatico aziendale) o Voice Mail. Un’ope-ratività a tutto tondo, dunque, dal progetto di fattibilità al controllo post-vendita. «Per-sonale tecnico altamente qualificato – con-tinua Coletta – si occupa, con la massima attenzione, dell’installazione, del collaudo e della verifica dei nostri impianti. A questi servizi aggiungiamo opzionalmente, trami-te la stipula di un contratto di abbonamen-to annuale, quello di manutenzione e assi-stenza». Accanto ai tre “pilastri” che sono il core business dell’azienda, molte altre le aree di intervento: dalla consulenza nei

settori della telefonia e della connessione internet, dove grazie a partnership con i maggiori gestori nazionali e internaziona-li di telefonia fissa è in grado di proporre la soluzione più vantaggiosa per il clien-te, allo web design, dalla messa in posa di impianti fotovoltaici, alla fornitura di si-stemi antincendio e di controllo accessi.

Areatech, che si avvale sempre di prodotti di aziende di levatura internazionale (Dai-tem, Plantronics...), è diventata terminale dei sistemi e delle tecnologie di una delle più prestigiose imprese presenti sul mer-cato italiano, la Promelit, rapporto grazie al quale, attraverso un continuo confronto, elabora le migliori soluzioni, sia sotto il pro-filo tecnico che sotto quello economico, per la realizzazione di impianti di telefonia professionale e di videosorveglianza di elevata garanzia ed efficienza.«Il nostro catalogo di prodotti per la tele-fonia adatti alle necessità dell’utenza pro-fessionale – evidenzia Coletta – è ampio e collaudato. La linea iPecs di Promelit, indiscusso leader del comparto, dispo-ne, ad esempio, di sofisticate funzioni integrate, applicazioni che consentono di aumentare la produttività, soluzioni di mo-bilità per l’ufficio: il tutto grazie all’utilizzo di tecnologie IP (Internet Protocol) per co-municazioni integrate voce/dati a costi di gestione ultra ridotti. Per quanto riguarda i sistemi di videosorveglianza, che danno la possibilità di visualizzare immagini live oppure registrate per monitorare aree con scopi di prevenzione e verifica di atti criminali, controllo di impianti o controllo accessi, la gamma DiMax di Promelit è il top. I DVR (Digital Video Recorder) Di-Max sono l’elemento portante dei sistemi sicurezza professionali e garantiscono sempre massime prestazioni e facilità

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AREATECH

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di gestione: alta qualità di registrazione, riproduzione, visualizzazione live e carat-teristiche all’avanguardia come il Video Motion Detection evoluto e la visualizza-zione e ricezione allarmi tramite cellulare. Le applicazioni di elaborazione delle im-magini Promelit sono quanto di meglio la tecnologia oggi può offrire nel campo della videosorveglianza: antiterrorismo, riconoscimento facciale, controllo degli accessi tramite riconoscimento targhe per ZTL, sono solo alcuni esempi». Marchi d’eccezione, come Daitem di Atral, anche per i sistemi antintrusione (evoluzione del concetto di antifurto, a esprimere la nuova necessità di proteggere, oggi, soprattutto le persone): gli allarmi senza fili, e cioè in grado di funzionare in totale assenza di collegamenti e fonti di alimentazione esterne, proposti da questa ditta ne per-mettono l’installazione in tutti gli ambienti, anche in quelli in costruzione o in ristruttu-razione. Areatech si impegna a seguire i propri clienti anche dal punto di vista con-trattuale per servizi di traffico voce e dati, ricercando la soluzione più conveniente nell’attivazione di opzioni con tecnologia CS (Carrier Selection), CPS (Carrie PreSe-lection), ULL (Unblunding Local Loop) e Voip (Voice over IP, tecnologia che rende possibile effettuare una conversazione telefonica sfruttando una connessione In-ternet o una qualsiasi altra rete dedicata a commutazione di pacchetto che utilizzi il protocollo IP). È in grado di fornire innu-merevoli proposte, dal Dial UP all’ADSL, dall’HDSL all’SHDSL e WDSL, per con-nessioni di alta qualità, con tariffazione flat e banda minima sempre garantita oltre a servizi web, hosting e housing, di posta normale e certificata, di fax mail (linea fax

dedicata per ricezione via mail dei fax con loro digitalizzazione automatica), di svi-luppo web. Una realtà, dunque, altamente dinamica che sa interpretare le esigenze delle imprese intenzionate a dotarsi di si-stemi sempre più sofisticati e intelligenti nel campo della comunicazione, in quello della gestione della sicurezza, della ge-stione e conservazione dei dati sensibili.«Per noi – conclude Coletta – è fondamen-tale l’aggiornamento. Su questo fronte, periodicamente, impegniamo la squadra dei tecnici e dei montatori che operano nella nostra azienda affinché siano in gra-do di rispondere, in qualsiasi momento e

nelle più diverse occasioni, ai quesiti della clientela con cui ci interfacciamo quasi quotidianamente. Clientela che ci ha per-messo di raggiungere, in solo due lustri di attività, traguardi di grande importanza sia sotto il profilo valoriale che sotto quello della fidelizzazione dei rapporti. Risultati che ci consentono di guardare con otti-mismo al futuro più prossimo nel quale ci attendono le sfide della messa a punto di impianti d’avanguardia di sensori di rile-vamento fumo per la prevenzione incendi e di sistemi per la gestione e il controllo accessi basato su tecnologie di trasmis-sione radio dei dati relativi».•

AREATECH S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Liguria, 3437060 - Lugagnano di Sona (Verona)Tel. 045 6090312Fax 045 6090329

PRODUZIONEVendita, installazione e manutenzione impianti telefonici interni, sistemi di videosorveglianza e antin-trusione

ANNO DI FONDAZIONE2001

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOJoseph Coletta

RESPONSABILE COMMERCIALE Joseph Coletta

RESPONSABILE ASSISTENZA TECNICAGianni Pettenon

RESPONSABILE SERVIZI ETELECOMUNICAZIONIGianni Pettenon

RESPONSABILE DIVISIONE SICUREZZAGianni Pettenon

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 300 mq

RISORSE UMANEImpiegati: 4

SITO INTERNET / [email protected]

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MARCO VANONIPRESIDENTE VENETO SVILUPPOPresidente, vuole illustrare missio-ne e attività di Veneto Sviluppo?Veneto Sviluppo è la finanziaria regiona-le (controllata al 51% dalla Regione del Veneto) che contribuisce ad attuare, at-traverso appositi strumenti finanziari, la politica economica dell’ente regionale. Un ruolo che, in questi anni, è cresciuto per importanza e significato, arrivando a gestire ed erogare fondi di rotazione per quasi 800 milioni di euro a tutto beneficio del sistema produttivo veneto, dall’indu-stria all’artigianato, dal commercio al tu-rismo. Oggi Veneto Sviluppo, dopo aver affrontato una profonda trasformazione, offre al sistema delle imprese venete

una serie di opportunità finanziarie che va dai finanziamenti a tasso agevolato, agli strumenti di equity a misura di Pmi, al neo costituito Fondo regionale di Ga-ranzia. Infatti, Veneto Sviluppo, da tempo,

ha fatto propri i principi dell’ingegneria finanziaria in materia di aiuti di Stato per attivare strumenti operativi a favore delle Pmi venete, riuscendo così ad amplifica-re i benefici per le imprese attraverso la combinazione di agevolazioni di tasso, di merito e di garanzia. In sintesi, la Finan-ziaria regionale è diventata, da strumento di supporto esclusivamente finanziario, vero e proprio “motore” del coordina-mento dei processi evolutivi sul territorio, in concertazione e piena sinergia con tutti gli stakeholder. E si sta muovendo anche a livello nazionale, con la creazione del coordinamento delle Finanziarie regionali a partecipazione mista, che potrà presto

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MARCO VANONI

diventare un punto di riferimento impor-tante per interloquire con diversi enti e istituzioni, quali ad esempio i Ministeri, la Conferenza Stato-Regioni, la Fei/Bei, le associazioni di categoria, l’Abi, il Fondo di Garanzia, l’Ismea/Sgfa, la Sace.

Parlava di principi dell’ingegneria finanziaria in materia di aiuti di Sta-to per attivare strumenti operativi a favore delle Pmi venete...Si, certo. Si tratta in particolare dei finan-ziamenti rotativi agevolati: operativi da metà anni ’80, a partire dagli anni ’90, a seguito del decentramento di competen-ze, i fondi hanno registrato un incremento esponenziale di operatività e di risorse. A questi si aggiungono le garanzie per l’ac-cesso al credito: in fase di profonda re-visione, fanno parte della strumentazione di Veneto Sviluppo, attualmente con spe-cifico riguardo al settore turismo e agli investimenti transfrontalieri. E per finire, due fondi di capitale di rischio, uno gene-ralista e uno per progetti di investimento

innovativi: sono stati avviati nel 2010, po-tendo contare anche sulla passata espe-rienza di gestione di un Fondo di capitale cofinanziato da risorse UE (Retex).

La Regione Veneto detiene il 51% della società da lei presieduta. Gli altri partner? La Finanziaria, come dicevo, è controlla-ta dalla Regione, ma altrettanto strategici sono gli altri soci, che sono i principali gruppi bancari di rilievo nazionale e re-gionale: Unicredit e Intesa San Paolo in primis, poi Sinloc, Banca Nazionale del Lavoro, Antonveneta, Banco Popolare di Verona, Banca Popolare di Vicenza, Credito Bergamasco, Popolare di Maro-stica e Veneto Banca. Ma quello che ci preme sottolineare è che la Finanziaria è convenzionata con pressoché tutte le banche e società di leasing operative in Veneto, oltre un centinaio: quindi, attra-verso questa collaborazione, Venete Svi-luppo riesce a essere presente e capillare nel territorio.

Uno degli obiettivi primari dell’atti-vità di Veneto Sviluppo è rappresen-tato dal sostegno alle Pmi venete: come e attraverso quali strumenti viene attuato?Gli strumenti più utilizzati sono i Fondi di rotazione per l’erogazione di finanzia-menti bancari e leasing agevolati: oggi la società ne gestisce una ventina e sono rivolti a tutto il sistema produttivo veneto. Si va dalle Pmi, al settore artigianato, al commercio, al turismo, al settore primario (aziende agricole e agroalimentari), alle imprese giovanili e femminili, al Fondo per l’innovazione tecnologica, per citare i principali. Ci sono poi i Fondi d’area, cioè per le imprese del bellunese e il Polesine. Ma Veneto Sviluppo ha messo a punto anche due strumenti di equity, consape-vole del fatto che oggi le imprese venete hanno bisogno anche di strumenti raffi-nati di finanza costruiti a loro misura. Con questo obiettivo sono stati messi a punto il Fondo di capitale di rischio e il Patrimo-nio destinato.

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Qual è il livello di collaborazione con le altre società regionali costi-tuite per affiancare la Pmi nella pro-pria emancipazione?Di fatto, Veneto Sviluppo è il principale braccio operativo della Regione per so-stenere le piccole e medie imprese.

Nell’attuale congiuntura, la Pmi ve-neta, volano del Pil regionale e im-portante serbatoio occupazionale, sta soffrendo di carenza di liquidi-tà e di difficoltà nei rapporti con le centrali del credito. Quale ruolo in-tende svolgere Veneto Sviluppo per “normalizzare” questa situazione?L’innovativo e fondamentale strumento messo in campo dalla Regione e da Ve-neto Sviluppo è il Fondo di garanzia per le Pmi, che fornisce alle imprese una agevolazione in termini di accesso al cre-dito – molto utile in fasi recessive come quelle che stiamo vivendo – piuttosto che di semplice tasso. Di fatto, grazie a que-sto strumento, la società potrà andare a svolgere vere e proprie funzioni di banca. Ma perché il meccanismo possa essere sfruttato appieno, dovrà essere supporta-to dall’intero sistema dei Confidi e da tutte le associazioni economiche di categoria.

Dal suo osservatorio privilegiato, crede che si siano prese misure adeguate per uscire dalla crisi?Direi che si è fatto il possibile, consi-derando che la crisi ha cause e origini estremamente complesse e sistemiche. Nel nostro piccolo, la riprova sta nei numeri, in special modo quelli relativi all’incremento delle domande di finan-ziamento provenienti dalle aziende: rispetto al 2010, nel 2011 le domande pervenute sono aumentate del 44% (passando da 1704 a 2466 pratiche) e sono cresciute in modo sensibile anche le operazioni deliberate (+22%) e le operazioni ammesse alle agevolazioni (+21%). È un segnale molto importan-te, che proviene da un campione di aziende che rappresenta bene, per ete-rogeneità, il nostro sistema produttivo: ci conferma l’esistenza di un “sistema impresa” capace di reagire alla crisi, in grado di pianificare nuovi investimenti e di guardare avanti con una prospettiva di crescita. Anche Verona ha seguito questo trend: la provincia scaligera ha raddoppiato le richieste di domande di finanziamento: nel 2010 furono 161, nel 2011 ben 336. Questo è avvenuto anche grazie all’attività di divulgazione

svolta in collaborazione con le associa-zioni di categoria presenti sul territorio. E in questo senso, Apindustria si è ri-velata una delle associazioni più attive.

A suo avviso la Pmi veneta uscirà rafforzata dalla crisi, o dovrà in-traprendere altre strade e “inven-tarsi” un altro ruolo al servizio del nostro sistema produttivo?Il Veneto è sempre riuscito a risollevar-si, in tutti i momenti di difficoltà che ha conosciuto attraverso i decenni, e sono convinto che anche questa volta riusci-rà a superare la crisi. Ma per raggiun-gere l’obiettivo è necessario cercare di dare segnali forti in due capitoli strate-gici: l’innovazione e l’occupazione. La finanziaria regionale è estremamente attenta a sostenere questi due fronti, in particolare attraverso gli strumenti di equity, che consentono di sostenere la crescita e lo sviluppo di imprese locali, che abbiamo alla base un’idea vincente e un piano di sviluppo mirato anche alla difesa e all’aumento dell’occupazione. Insomma: l’equity, per come lo abbiamo inteso e applicato in quanto Finanziaria regionale, deve comprendere anche questi aspetti di attenzione per il territo-

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Marco Vanoni è presidente di Veneto Sviluppo dal settembre dello scor-so anno, quando, su indicazione

della Regione, andò a sostituire Francesco Borga. Vanoni, veronese, 47 anni, libero professionista, vanta numerose esperienze amministrative. Oltre a una intensa attività associativa all’interno di Usarci (l’organismo rappresentativo degli agenti di commercio), in passato è stato anche membro del Cda del Consorzio di Bonifica Destra Piave di Treviso, mentre in tempi più recenti è entrato a far parte del Cda di Recis S.p.A. Grandi investimenti immobiliari (con sede a Villa-franca) e a presiedere il Consorzio interco-munale soggiorni di Verona. Nominato dal Consiglio Regionale nel Cda di Veneto Svi-luppo nel 2009, è stato in seguito inserito nel Comitato Esecutivo. Ha quindi rappresenta-to la Finanziaria regionale nel Cda di Marco Polo Holding S.r.l. (società finanziaria di par-tecipazioni aeroportuali) e della partecipata Cielle S.r.l. di Treviso. Dal 1 febbraio ricopre anche la carica di presidente del Consiglio di sorveglianza di Avio Handling S.r.l.

rio. Proprio in questo filone di attività, devo segnalare una ca-renza da parte di Verona: le imprese della provincia scaligera non hanno ancora colto la possibilità di una partnership con la Finanziaria regionale. Ed è l’unico caso del Veneto, visto che siamo invece presenti in aziende di tutte le altre province. For-se non è ancora ben chiaro alle aziende veronesi che quella di Veneto Sviluppo è una partecipazione di supporto, e a tempo: dopo cinque anni, si conclude.

Da alcuni piccoli e medi imprenditori la globalizzazio-ne è considerata una stimolante opportunità di cre-scita e di lavoro. Lei cosa ne pensa?Ritengo che oggi l’unica area di sviluppo davvero interessante è il BRIC. Ma questa è un’opinione del tutto personale.

Si dice che puntare sulla ricerca e sull’innovazione sia la soluzione vincente per la Pmi. Per altri, il raffor-zamento del capitale di funzionamento è fondamenta-le. Qual è il suo pensiero?Veneto Sviluppo crede moltissimo nell’innovazione, tanto che la strumentazione su questo specifico aspetto è molteplice: abbiamo un Fondo di rotazione per l’innovazione tecnologica al quale sono giunte oltre 300 domande, per investimenti di circa 140 milioni di euro. Ma in tal senso è a disposizione an-che il Fondo di capitale di rischio, attraverso il quale di recente abbiamo effettuato investimenti diretti in due nuove aziende: una che si occupa di ricerca nel settore dei marcatori tumorali, l’altra inserita nel settore delle lenti oftalmiche. Avere Veneto Sviluppo come partner costituisce una grande opportunità di sviluppo. Spetta alle aziende, saperla cogliere.•

MARCO VANONI

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L’incontro era dedicato agli im-prenditori e agli operatori eco-nomici della pianura veronese. Ma proprio per sottolinearne

l’importanza, sono stati invitati anche i rappresentanti delle amministra-zioni locali. Con un intento dichia-rato: «far crescere nuovi “germogli” di imprenditorialità e sviluppare una effettiva collaborazione fra imprese». Le parole sono di Patrizia Patti, presi-dente del Gruppo Donne di Apindu-stria Verona, che ha promosso e or-

ganizzato la seconda edizione (dopo quella svoltasi a Peschiera) di questa particolare iniziativa – intitolata “RI-CONOSCIAMOCI” –, che si è tenuta a Villa Ormaneto di Asparetto di Ce-rea. L’evento è stato reso possibile grazie al sostegno di Crediveneto e di “Bissoli Giovanni Paolo e Davide” S.n.c., agenzia generale Axa Assicu-razioni di Bovolone.Si è trattato di un “business mee-ting”: l’obiettivo principale era di creare un’opportunità d’incontro tra

imprenditori e professionisti del ter-ritorio che intendono ampliare il loro mercato presentando la propria at-tività ad altre realtà. L’idea di base, quindi, è molto semplice: per far crescere l’economia è fondamenta-le che gli imprenditori, i consulenti e i liberi professionisti presenti nello stesso territorio di appartenenza si conoscano, si riconoscano e si pre-sentino gli uni agli altri con le proprie idee e i propri prodotti. «La nostra intenzione – prosegue Pa-

le imprese si incontrano

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trizia Patti – è rendere questi incontri periodici e “itineranti”, programman-doli nelle varie zone della provincia scaligera». E la scelta della Bassa veronese, in questo quadro, non è stata certo casuale. «C’è un effetti-vo e concreto bisogno di iniziative che siano in grado di fare da “scin-tilla” per dare impulso a idee nuo-ve. Questo vale in modo particolare per aree più decentrate, come la

pianura scaligera. Ma siamo anche convinti che si debba transitare at-traverso la nascita di effettive forme di collaborazione, da realizzare su obiettivi e progetti condivisi, perché termini come “sinergia” e “fare rete” non rimangano solo parole prive di contenuto. Tutto questo, infine, vuole anche essere, nelle nostre intenzioni, la proposta di un nuovo modello di associazionismo, aperto alle istanze e alle realtà presenti sul territorio». Oltre ai trenta partecipanti, fra gli amministratori locali hanno risposto

con la loro presenza gli assessori alle Attività Produttive Nicola Negri (Legnago) e Tiziano Vicentini (Bo-volone), che hanno speso parole di elogio per l’iniziativa di Apindustria. Il format dell’incontro di Asparetto è stato quello del cosiddetto “speed meeting”, una formula dinamica di interazione che mette in diretto con-tatto i decisori delle aziende parteci-panti: a coppie, seduti l’uno di fronte all’altro, gli imprenditori hanno avuto la possibilità di presentarsi e di illu-strare le loro idee e i loro progetti. A

intervalli di tempo regolari, una rota-zione ha portato progressivamente ogni partecipante a interagire con tutti gli altri, in una pratica logica one-to-one. “RI-CONOSCIAMOCI” è risultato pertanto un modo veloce e divertente di creare contatti lavo-rativi tra imprenditori e aziende che operano, in campi diversi o affini, sullo stesso territorio. E si è confi-gurato inoltre come un’occasione

per la ricerca di nuove sinergie, che potrebbero un giorno trasformarsi in produttive collaborazioni, anche di lungo periodo.«Si avverte forte il bisogno di nuove iniziative, capaci di creare una effetti-va e concreta “rete” fra imprese – ha concluso Arturo Alberti, presidente di Apindustria –. Il successo di eventi come questo lancia un segnale im-portante: esiste ancora un tessuto imprenditoriale che ha voglia di met-tersi in gioco e di dare vita a modalità e modelli innovativi».•

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Assemblea APIGIOVANIALESSANDRO FERRARI

eletto presidente

Cambio al vertice del Gruppo Giovani imprendito-ri di Apindustria. Alessandro Ferrari è stato infatti proclamato presidente durante l’assemblea del Gruppo, convocata lo scorso 9 febbraio nella sala

riunioni del Seminario Vescovile. Ferrari, 34 anni, amministra-tore delegato dell’azienda di arredamenti Mainardi Sistemi di San Martino Buon Albergo, è stato eletto nel corso di un’as-semblea particolarmente partecipata: 115 gli iscritti chiamati a esprimere la loro preferenza su una lista di 25 candidati. Nel prossimo triennio sarà lui a prendere il posto di Marina Scavini, presidente uscente del gruppo Giovani, incarico che aveva ereditato lo scorso inverno, dopo le dimissioni del pre-decessore Nico Ferrari.«Abbiamo già pronti alcuni progetti nel cassetto, in una visio-ne di ampio respiro – sottolinea il neo presidente Ferrari –. Ma per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, sarà necessario un impegno comune lungo una sola direttrice: la condivisione dell’intero gruppo, facendo leva sulle abilità imprenditoriali presenti all’interno dell’Associazione perché diventi un centro di opportunità manageriali e anche di la-voro». Entrando maggiormente nello specifico, pur senza

fornire anticipazioni, Ferrari spiega che «abbiamo già ipotiz-zato di intensificare la nostra presenza soprattutto nell’orga-nizzazione di eventi che possano offrire e garantire quella visibilità sul territorio che l’intera Associazione piccola e me-dia industria e gli imprenditori che ne fanno parte meritano. Ecco perché insisto nell’affermare che per raggiungere un traguardo così ambizioso saranno necessari la più estesa partecipazione e il contributo di tutti gli associati del Gruppo giovani. La mia, insomma, non sarà certo una presenza solo “formale”, ma vorrei che la mia presidenza venisse ricordata come quella del mandato di un intero Gruppo».Ad affiancare Alessandro Ferrari in questo incarico, che nelle intenzioni del neo-presidente si preannuncia così impegna-tivo, saranno gli altri 14 membri eletti del nuovo consiglio direttivo, tra i quali è mancata la nomina di rappresentanti femminili. Quest’anno, tra l’altro, l’assemblea del Gruppo Giovani si è voluta arricchire di contenuti che andassero ben oltre il solo appuntamento elettorale: all’interno della riunio-ne, infatti, si è svolto un momento “pubblico”, un incontro-di-battito con l’allenatore dell’Hellas Verona, Andrea Mandorlini (moderatore l’avvocato Stefano Fanini). «Nell’ultimo anno, la

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partecipazione degli associati al Gruppo Giovani è aumenta-ta in modo considerevole. Il segnale è senza dubbio partico-larmente significativo e positivo: si sta diffondendo il deside-rio di condividere l’esperienza associativa, e sembra che si stia comprendendo quanto è importante vivere, partecipare e spendersi per queste attività extra-professionali». Con que-ste parole, la presidente uscente Marina Scavini ha introdotto il tema centrale dell’incontro-dibattito con Andrea Mandorlini – “Come portare una squadra a vincere” – in un accosta-mento solo in apparenza azzardato fra sport e impresa. Del resto, le “provocazioni” (nell’accezione più positiva e stimo-lante del termine) hanno caratterizzato fortemente la sia pur breve “presidenza Scavini”: basta ricordare, infatti, il tema dell’ultimo Premio Verona Giovani, “L’arte anima l’impresa”. E come in quella occasione si era arrivati alla conclusione che “arte e impresa viaggiano spesso su piani paralleli”, «in questo momento di pesante difficoltà economica, dove la tentazione, anche da parte degli imprenditori, è spesso quel-la di rinchiudersi e arroccarsi in una posizione difensiva – ha ricordato Marina Scavini –, noi riteniamo invece che crea-re sinergie, fare rete, fare squadra possano rappresentare davvero le basi per un confronto serrato, per uno scambio di idee e per un sostegno reciproco, che rappresentano i veri strumenti per superare l’impasse in cui ci troviamo. E se si tratta di “fare squadra”, chi meglio di Andrea Mandor-lini ci può parlare di questo tema?». L’allenatore dell’Hellas Verona, infatti, è riuscito a portare la squadra di calcio cit-tadina dalle secche della serie C ai vertici della B. «Anch’io posso dire di “gestire” un’impresa con 25 dipendenti, anche se faccio un po’ fatica a calarmi nei panni dell’imprendito-re» – ha sottolineato Mandorlini. «Quando sono approdato in riva all’Adige, la sfida più difficile è stata trovare la fiducia in me stesso, visto che ero reduce dalla pesante esperienza

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Alessandro FERRARI Mainardi Sistemi Verona S.r.l.Presidente Delega Marketing e Comunicazione

Luca GHIBELLINI Officine Airaghi S.r.l.Vice Presidente

Nicola MURARI Nicomobili S.n.c.Vice Presidente

Alessandro NICOLIS Grafiche Nicolis S.r.l.Vice Presidente

Thomas AMBROSI Tormec Ambrosi S.r.l.Consigliere COSP

Nicola BATTISTI Saveplac S.p.A.Delega Internazionalizzazione

Gianpaolo BENEDETTI GSG Carpenteria Metallica S.r.l.Delega Organizzazione Api Hour

Marco BIZZANTINO Kiratech S.r.l.Delega Sito web e Social network

Alessio BONINI Metal Riv S.r.l.Delega Organizzazione Premio Verona Giovani

Alberto FAGGIONI Faggioni Pallets S.r.l.Delega Organizzazione Api Hour

Daniele MACCARI Omi Beraldo S.r.l.Delega Organizzazione Gran Galà di Beneficienza

Manfredi RAVETTO RA&F S.r.l.Delega Rappresentanza in Consiglio Regionale e Nazionale, Tesoriere

Diego SIMEONI Simeoni Arti Grafiche S.r.l.Delega Scuola per l’Imprenditoria

Giancarlo TOMMASI Tommasi F.lli S.r.l.Delega Internazionalizzazione

Federico ZANETTI Zava Meccanica S.r.l.Delega Organizzazione Gran Galà di Beneficienza

in Romania – dove ero stato esonerato proprio all’apice della mia avventura alla guida del Cluj. Ma quando sono riuscito a ritrovare fiducia in me stesso e a trasferirla sui giocatori, sono iniziati ad arrivare i risultati».«Il successo deriva sì da un mix di buone regole e capacità tecniche – ha proseguito Mandorlini –, ma que-

ste valgono a poco in assenza di una responsabilizzazione del gruppo, di uno spirito di squadra e di un clima di fiducia reciproca». E in questo sen-so, il tecnico del Verona ha confidato di rifarsi alla filosofia zen applicata al mondo dello sport, sull’esempio di Phil Jackson, l’allenatore dei Chicago Bulls di Michael Jordan e successivamente

dei Los Angeles Lakers. Con l’appun-tamento del Gruppo Giovani – che conta 115 associati tra soci diretti e figli di imprenditori impegnati nell’impresa, tutti di età tra i 18 e i 40 anni – si è così aperta la “stagione elettorale” dell’As-sociazione piccole e medie imprese di Verona, che culminerà in estate con l’e-lezione del nuovo Direttivo provinciale.•

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OSSERVATORIO sulle problematiche della gestione dei rifiuti conferiti dalle imprese alle aziende di servizi del settore pubblico

Organizzare la raccolta porta a porta per tutte le tipolo-gie di rifiuti non pericolosi, un maggiore rapporto tra

utenze non domestiche e aziende che praticano la raccolta, la possibilità di usufruire delle isole ecologiche per le apparecchiature elettriche ed elettroni-che, la revisione del costo rifiuti per le aziende, evitare procedure complicate e onerose come quelle del Sistri, revi-sione delle modalità di rilevazione dei metri quadrati tassati, revisione della convenzione tra Comune e Amia, mag-giori informazioni sulle tipologie di rifiuti da smaltire, creazione di isole ecologi-che anche per i piccoli comuni, ridurre il rapporto quantità/prezzo, aprire un canale ad hoc per le aziende. Sono queste le richieste più significative che le Pmi fanno ai Comuni e alle aziende di servizio per migliorare l’attuale sistema di raccolta dei rifiuti.I dati sono emersi dall’indagine condot-ta dall’“Osservatorio sulle problema-tiche della gestione dei rifiuti conferiti dalle imprese alle aziende di servizi del settore pubblico”. L’iniziativa, finanziata dalla Camera di Commercio di Verona, iniziata nel 2011, ha consentito di evi-denziare le carenze e le problematiche del servizio di gestione dei rifiuti mag-giormente segnalate dalle Pmi scalige-re dei più svariati settori economici. 72 le aziende interpellate: 38 artigianali/commerciali, 34 Pmi associate ad Apin-dustria Verona.In buona parte delle Pmi (24 su 35) la raccolta dei rifiuti viene effettuata da so-cietà di servizi municipalizzate. Vengo-no conferiti soprattutto rottami ferrosi, imballaggi, fanghi , carta e cartone, ma nella quasi totalità dei casi il servizio di raccolta non è in grado di ricevere tutta la tipologia di rifiuti delle aziende. Solo in pochi casi (7) è possibile conferire di-rettamente i rifiuti speciali all’isola eco-logica del Comune, e solo in 20 casi è possibile conferire ai centri di raccolta

apparecchiature elettriche/elettroniche (per le Pmi, si tratta per lo più di com-puter dismessi).La metà delle Pmi interpellate consi-dera inadeguato il costo del servizio di raccolta pubblico, a causa di un alto rapporto prezzo/rifiuti, e nella metà del-le aziende pochi hanno frequentato un corso di formazione sulla gestione dei rifiuti (corsi mirati soprattutto alla ge-stione dei registri di carico/scarico, alla compilazione dei formulari di trasporto e all’uso dei dispositivi usb/sistri). Que-sto si evince anche dal fatto che molti non hanno dato risposte, o hanno ri-sposto parzialmente non conoscendo la normativa ambientale (DLgs152/06 alla parte IV).Come è noto, per lo smaltimento dei rifiuti speciali non pericolosi assimi-labili agli urbani, le aziende possono rivolgersi al servizio pubblico, pagan-do annualmente la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) o la Tia (Tariffa di igiene ambientale), in base ai regolamenti approvati dai Co-muni. Un decreto del 1997 prevedeva la soppressione della Tarsu e la con-temporanea operatività della Tia, e dal 1° gennaio 2008 tutti i Comuni sareb-bero stati obbligati ad applicare la Tia. Ma ancora oggi siamo in regime di pro-roga, e i regolamenti Tarsu e Tia vigenti

continuano a provocare i loro effetti ne-gativi: le Pmi veronesi, infatti, lamenta-no di dover pagare tariffe elevate senza ricevere servizi: non ci sono cassonetti a sufficienza, non viene effettuato il ri-tiro per molti assimilati, le isole ecolo-giche sono accessibili solo ai privati... Un malessere che va ascoltato, raccol-to e canalizzato, per essere trasferito ai soggetti che gestiscono il servizio e che esercitano i poteri di controllo. Sul-la base di queste considerazioni è stato istituito l’Osservatorio.La periodicità delle rilevazioni consenti-rà quindi di presentare proposte e sug-gerimenti da sottoporre agli enti locali preposti al servizio, per accelerare l’a-deguamento a procedure chiare, con-divise e normalizzate su tutto il territorio provinciale. Ma obiettivi delle rilevazioni dell’Osservatorio saranno anche, da un lato la creazione di un punto di rife-rimento e confronto qualificato in grado di divulgare e approfondire i temi legati allo sviluppo sostenibile dell’ambiente e il trattamento dei rifiuti, oltre che de-lineare gli scenari futuri che andranno a interessare il territorio; dall’altro, la re-alizzazione di una banca dati, delle di-rettive Comunitarie e dell’adeguamento della normativa in materia ambientale, che sarà messa a disposizione delle aziende scaligere.•

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Fin dalla sua prima edizione, il “Pre-mio Verona Giovani” ha inteso pro-porsi come occasione e pretesto per “muovere” idee e pensieri inno-

vativi, in modo per certi versi provocatorio, suscitando interrogativi e curiosità, più che offrendo risposte e certezze.Mai come nell’ultima edizione, però, le intenzioni degli ideatori e promotori del Premio – il Gruppo Giovani di Apindustria – sono state esaltate. Il titolo, infatti, è stato, per il 2011, “L’arte anima l’impresa”.«Arte e impresa viaggiano spesso su piani paralleli – ha sottolineato infatti Marina Sca-vini, presidente dei Giovani di Apindustria – in termini di creatività, di innovazione e di energia. Se è vero che un prodotto, per

avere successo, deve essere utile, funzio-nale e bello, allora anche il “contenitore” fa parte a pieno titolo della “sostanza” ed è elemento costitutivo della “qualità”. L’im-prenditore capace sa cogliere e rielaborare il mondo che lo circonda: ascolta, trasfor-ma, propone. Da questo processo nasce la sua intuizione di successo. Esattamente come l’artista».Ne consegue che «l’imprenditore è come un artista: ha ingegno, apertura mentale, percepisce la realtà che lo circonda e sa cogliere i cambiamenti di un mondo in evo-luzione, senza rimanere legato a precon-cetti. Imprenditori e artisti hanno gli stessi valori di riferimento e una capacità di rot-tura, la stessa che appartiene ai giovani».

IV “PREMIO VERONA GIOVANI” ANDREA BATTISTONI

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La cerimonia di consegna del Premio Verona Giovani si è svolta nella splendi-da cornice del Palazzo della Ragione, alla presenza di oltre duecento giovani imprenditori appartenenti ai settori più differenti.All’incontro-dibattito sono stati chiamati ospiti illustri, a partire dal disegnatore Milo Manara e dal fotografo Maurizio Marcato. Sono intervenuti poi alcuni im-prenditori: Susanna Martucci Fortuna, direttore commerciale di Alisea & Object Design (una realtà unica nel campo dello studio, progettazione e realizzazione di oggetti promozionali realizzati con ma-teriali naturali, riciclati, eco-compatibili e di recupero), Renato Della Bella del Gruppo Centro Nord (azienda specia-

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Nato a Verona nel 1987, Andrea Battisto-ni è uno dei giovani emergenti del panora-ma musicale interna-zionale. Diplomatosi nel 2006 in violoncello al Conservatorio “Dall’Abaco”, Batti-stoni ha intrapreso fin da giovanissimo una rapida carriera come direttore d’orchestra, che lo ha portato a esi-birsi nei principali teatri

italiani ed europei (fra i quali il Teatro di Basilea, il Verdi di Trieste, il San Carlo di Napoli, La Fenice di Venezia, il Filarmonico di Verona, il Massimo di Palermo e il Re-gio di Parma), partecipando anche a numerosi festival e dirigendo formazioni prestigiose quali la St. Peter-sburg State Symphony Orchestra, la Royal College di Manchester, l’orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano e quella dell’Arena di Verona.Nel gennaio 2011 è stato nominato Primo diretto-re ospite del Teatro Regio di Parma, posizione che occuperà per tre anni e che prevede due produzioni operistiche e due concerti sinfonici ogni anno. Nel corso del 2012 dirigerà “Nabucco” in Giappone con la Tokyo Philharmonic, “Nozze di Figaro” alla Scala di Milano, “Bohème” al San Carlo di Napoli, “Traviata” al Maggio Musicale Fiorentino e, alla testa della Orchestra della Deutsche Oper Berlin, debutterà con “Il Trovatore” in forma concerto alla Philharmonie di Berlino.Nel 2013 dirigerà una nuova produzione di “Nabucco” alla Deutsche Oper di Berlino.

lizzata nel settore dei solai alveolari e dei grandi impalcati a elevato contenuto tecnologico) e Stefano Albrigi (titolare dell’o-monima azienda leader nella progettazione e installazione di impianti tecnologici per la lavorazione dell’acciaio inox). E fra chi – come Renato Della Bella – ha rimarcato il valore della cre-atività («comune denominatore di imprenditori e artisti, perché dall’idea iniziale si crea qualcosa che prima non c’era», anche se «a caratterizzare un’azienda è la continua evoluzione, men-tre un’opera d’arte, creata per emozionare, resta immutata nel tempo»), e chi – come Marcato e Manara – ha lanciato un pro-vocatorio “elogio della lentezza” come “fucina” di nuove idee sia artistiche che imprenditoriali, si è inserito il direttore d’orchestra Andrea Battistoni, al quale è andato il Premio Verona Giovani, che ogni anno viene assegnato a un giovane emergente della nostra città che si è particolarmente distinto nel suo impegno professionale. Battistoni ha saputo infatti testimoniare mirabil-mente il parallelismo fra la sua carriera artistica e l’esperienza di un imprenditore, entrambi impegnati a coinvolgere, coordinare e motivare un “gruppo” eterogeneo. A sorprendere, è stato in particolare il fatto che considerazioni così profonde siano giunte da un giovanissimo artista; questo, a riprova e conferma del fat-to che l’età non rappresenta certo un limite (ma funge piuttosto da “propellente”) quando passione, interesse, determinazione, costanza e impegno sono alla base degli obiettivi che si intende raggiungere. E da questo punto di osservazione, fra i mondi dell’arte e dell’imprenditoria non esistono confini di alcun tipo. Claudio Baccarani, docente di Economia e gestione delle im-prese all’Università di Verona, ha moderato l’incontro, offrendo numerosi spunti di riflessione: «Arte è fare le cose e anticipare il futuro – è stato il suo assunto –. Gli imprenditori sono prima di tutto produttori di idee, e quindi costruttori di futuro. I punti di contatto fra imprenditore e artista, così, diventano molti: ba-sti pensare all’elevato apporto creativo, all’unicità del prodotto, all’armonia tra abilità tecniche e pensiero, alla ricerca di soddi-sfazione personale in ciò che si realizza, e alla centralità della bellezza come armonia».•

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L’Arena, le Arche Scaligere, Pisanello, Andrea Mantegna, Paolo Veronese: è questa la Verona-artistica più nota, sono queste le pagine che non man-

cano mai nelle guide turistiche e che attirano nella città scaligera, ancora oggi tappa da Grand Tour, i Goethe del XXI secolo. A po-chi, forse, verrebbe in mente di andare alla ricerca delle testimonianze di un secolo che ha visto grande la nostra città, il Settecento. Una lacuna della memoria a cui ha voluto porre rimedio un grande evento organizzato nella prestigiosa sede del Palazzo della Gran Guardia.“Il Settecento a Verona. Tiepolo, Cignaro-li, Rotari. La nobiltà della pittura” è la ras-segna espositiva (che chiuderà il 9 aprile 2012) organizzata dal Comune di Verona, con l’Assessorato alla Cultura e il Museo di

Castelvecchio, in collaborazione con la So-printendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. I curatori, Fabrizio Maga-ni, Paola Marini e Andrea Tomezzoli, hanno inteso approfondire un momento della civiltà pittorica scaligera finora mai indagato sottoli-

neando la posizione di autonomia e originali-tà che gli artisti veronesi seppero mantenere rispetto alle correnti dominanti nella vicina Venezia.Ben 150 i capolavori – dipinti, sculture, di-segni, stampe, documenti e volumi – espo-sti, provenienti da alcuni tra i più importanti musei stranieri come l’Ermitage e il Peterhof State Museum di Pietroburgo, il Prado di Madrid, il Victoria and Albert di Londra, la Gemäldegalerie di Dresda, il Kunsthistori-sches di Vienna, il Szépmüvészeti di Buda-pest, il Museo Nazionale e il Castello Reale di Varsavia, la Fondation Custodia - Collection Frits Lugt di Parigi, l’Art Institute di Chicago, oltre che da 35 musei italiani.Da dove cominciare, quindi? Dalla fine, che poi, in questo come in molti altri casi, è an-che l’inizio. L’ultima sala è infatti dedicata

Il Settecento a VeronaTiepolo, Cignaroli, Rotarila nobiltà della pittura

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al «sogno», alla «motivazione emotiva», come dice Paola Marini, di-rettore dei Musei d’Arte e Monumenti di Verona, che ha ispirato, in principio, l’intera mostra: l’esperimento di ricostruzione virtuale dell’A-poteosi di Ercole, l’immenso affresco che Giambattista Tiepolo realizzò nel 1761 per palazzo Canossa a Verona in occasione delle nozze di Matilde di Canossa, figlia del marchese Carlo e Giovanni Battista d’Arco. Quello che è considerato uno dei capolavori del Tie-polo maturo non ebbe, purtroppo, vita molto lunga: nella tra il 24 e il 25 aprile 1945 i tedeschi in ritirata fecero saltare tutti i ponti sull’Adige e Palazzo Canossa, vicino al ponte di Castelvecchio, vide finire in bri-ciole il Tiepolo. 51.000 i frammenti recuperati e gelosamente custoditi in una serie di casse nella speranza di potere, un giorno, procedere al recupero di questa straordinaria opera. Quel giorno, oggi, potrebbe essere arrivato. Sfruttando le moderne tecnologie si è proceduto a una prova di restauro digitale, una tecnica che prevede un investi-mento 10 volte inferiore a quello della tecnica tradizionale. Tramite un sofisticato software si procede alla sovrapposizione dei fotopiani del-la parte sopravvissuta e delle foto storiche in bianco e nero scattate prima del crollo. Vengono poi analizzati i pigmenti usati dal pittore per definire correttamente la scala cromatica ricavata anche dai toni di grigio. Si può creare così una fedele riproduzione virtuale, un tessuto-affresco in film adesivi che con tecnica transfert (decalcomania) è applicabile sull’intonaco.La visione del soffitto riprodotto in scala 1:2 offre all’ingresso dell’ulti-ma stanza un effetto emozionante e lascia intuire fosse lo spettacolo di palazzo Canossa.Affiancano il tattoowall la ricomposizione dei frammenti di una parte dell’opera, che consente di ammirare lo straordinario virtuosismo del pittore (si consideri che quello che ora vediamo da vicino si trovava allora a nove metri d’altezza), e le cinque splendide sovrapporte che fanno tuttora parte della superstite decorazione tiepolesca di palazzo Canossa, ma che prima della caduta del soffitto furono staccate e

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ricollocate in sede dopo esser state dotate di un supporto.Il veneziano Tiepolo è solo uno dei tre principali protagonisti dell’e-sposizione. I ‘veronesissimi’ Giambettino Cignaroli (1706-1770) e Pietro Antonio Rotari (1707-1762) ci introducono alla «motiva-zione scientifica» della mostra: la crescita degli studi sul Settecento, un secolo fondamentale per la storia della civiltà moderna durante il quale si affermarono i concetti di democrazia e libertà, periodo im-portante per la stessa Verona che in quegli anni godeva di una vita culturale particolarmente vivace e che vide, sotto la spinta di quella grande figura di intellettuale illuminato che era Scipione Maffei, il fiori-re di iniziative in campo scientifico e antiquario e la nascita dei mag-giori edifici pubblici (Teatro Filarmonico, Ospedale, Museo Lapidario).In questo contesto Cignaroli e Rotari furono emblemi di un classici-smo di grande innovazione e modernità: agli aspetti più frizzanti del rococò lagunare le personalità-chiave della scuola veronese rispo-sero con l’uso di un linguaggio calibrato, basato sulla precisione del disegno, sul controllo della forma e sul concetto di “decoro”, “buon gusto”, “garbata eleganza”.Rotari, allievo di Antonio Balestra, il rinnovatore della pittura scaligera a cavallo tra Seicento e Settecento (qui con una spettacolare Teti nella fucina di Vulcano), lasciò Verona nel 1750 per trasferirsi prima alla corte imperiale di Vienna, subito dopo a quella di Dresda e infine a San Pietroburgo, chiamato dalla zarina Elisabetta (ciò gli valse l’ap-pellativo di “pittore della corte russa” con cui è ancora oggi conosciu-to). Alcuni prestiti prestigiosi testimoniano quale fu la sua fama in tutta Europa: l’Ermitage ha inviato l’Alessandro e Rossane che Caterina II di Russia acquistò dall’originario possessore, la Gemäldegalerie ha concesso due dei dieci ritratti con cui Rotari aveva effigiato tutta la famiglia reale dell’Elettore di Sassonia, che testimoniano il raffinato naturalismo cui l’artista era pervenuto. Posto a parte meritano le sue

celeberrime “teste di fantasia”, o, come lui stesso le definiva, “passio-ni dell’anima”: ritratti cioè volti a mettere in luce non tanto la persona raffigurata quanto lo stato d’animo da questa espresso. Una vera e propria galleria di volti e tipi femminili (la rassegna offre la possibilità di ammirarne dodici) che lasciano lo spettatore ammirato di fronte alla capacità di esprimere sentimenti, pensieri e caratteri.L’altro “eroe” della mostra è Giambettino Cignaroli. A differenza di Rotari, non si spostò dalla città ma le sue opere vennero richieste da sovrani, alti prelati, nobili di mezza Europa. Nel 1769 l’imperatore Giu-seppe II si fermò a Verona per visitare il suo studio. In mostra la Danae dipinta per il re di Polonia, arrivata da Varsavia, o la pala Madonna col Bambino, l’angelo custode e i santi Lorenzo, Lucia, Antonio da Padova e Barbara, realizzata nel 1759 per la regina di Spagna e prestata dal Prado, attestano il favore incontrato da questo artista.Ma Cignaroli è ricordato a Verona soprattutto per l’Accademia di Pit-tura che oggi porta il suo nome, fondata nel 1764. Questa istituzione, costituita con documento ufficiale datato 26 maggio 1763 a firma del doge Alvise Mocenigo, è davvero un successo personale di Giambet-tino, che ne fu direttore a vita, ma sancisce anche il riconoscimento dell’esistenza di una scuola veronese (33 i pittori che in origine la

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formarono). In mostra è possibile ammirare ritratti dei pittori veronesi, dai più antichi ai contemporanei, facenti parte dell’iconoteca proget-tata da Cignaroli (di cui è presente l’Autoritratto).Quello del ritratto è senz’altro uno dei generi più in voga a quell’epoca e a testimoniarne la ricchezza di sfumature ne sono esposti diversi esempi (di corte, privato, di famiglia). Una curiosa sezione dell’allesti-mento è dedicata invece al microcosmo dell’illustrazione libraria e ai modelletti preparatori, che mostrano i vari gradi della messa a fuoco di un dipinto, ma che per il loro valore estetico autonomo sono sem-pre stati ricercati dai collezionisti: alla morte di Cignaroli si è scoperto che in bottega ne conservava ben 150 a documentazione della sua intera attività.Sempre alla figura di Cignaroli si deve il saldarsi del classicismo, par-te costitutiva intrinseca della cultura pittorica veronese, con i sentori di una nuova sensibilità: due tele prestate dal Museo di Budapest la Morte di Socrate e la Morte di Catone che il pittore eseguì nel 1762 per il ministro plenipotenziario di Maria Teresa d’Austria aprono diret-tamente la via al neoclassicismo.• Beatrice Paglialunga

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Dopo un primo semestre di mode-rato ottimismo, dall’estate del 2011 le prospettive dell’economia globale sono bruscamente peggiorate. È in-fatti rallentata in modo significativo l’attività nelle economie avanzate, frenata non solo da fattori tempora-nei, quali il rialzo dei prezzi dell’ener-gia e le conseguenze del terremoto in Giappone, ma anche dalla perdu-rante debolezza dell’occupazione, dall’intonazione meno espansiva assunta dalle politiche di bilancio e dalla diffusa incertezza circa la riso-luzione degli squilibri finanziari. Nei paesi emergenti l’attività economica

ha lievemente decelerato, pur rima-nendo su ritmi elevati. Gli organismi internazionali hanno rivisto al ribasso le previsioni per la crescita mondiale nel 2012. Il brusco ridimensionamen-to delle prospettive di crescita eco-nomica ha determinato una marcata instabilità sui mercati finanziari, origi-nando diffuse tensioni e alta volatilità, che hanno interessato i titoli del debi-to sovrano di un numero crescente di paesi dell’Eurozona, tra i quali l’Italia, con ricadute anche sulla capacità di raccolta delle banche e sulle loro va-lutazioni di borsa. Si è assistito a una generalizzata fuga verso la “qualità”,

che ha sospinto la domanda di titoli pubblici degli Stati Uniti e della Ger-mania, di beni e valute rifugio come l’oro e il franco svizzero, provocando forti ribassi dei corsi azionari e obbli-gazionari privati, più accentuati nel comparto bancario, e deflusso di ca-pitali dai paesi emergenti.La revisione al ribasso delle pro-spettive di crescita dell’economia mondiale e l’estendersi delle tensio-ni finanziarie hanno fiaccato l’attività economica nell’area dell’euro con progressivo indebolimento della crescita. In tale delicato contesto, la Banca Centrale Europea ha adottato

Lo scenario economico consuntivo 2011 previsionale 2012

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una serie di misure volte a sostenere la liquidità degli intermediari e pre-sidiare l’ordinato funzionamento dei mercati finanziari. Nel mese di agosto 2011, le banche centrali dell’Eurosi-stema hanno intensificato gli acquisti di titoli di Stato sul mercato seconda-rio nell’ambito del Securities Markets Program, contribuendo ad impedire l’aggravarsi delle tensioni. All’inizio del mese di ottobre, la BCE ha ul-teriormente rafforzato gli strumenti di sostegno alla liquidità e, quindi, all’attività di prestito delle banche, affiancando agli strumenti esistenti aste di rifinanziamento a scadenza annuale con soddisfacimento illimita-to della domanda e riattivando il pro-gramma di acquisto di covered bond emessi dalle banche.Il quadro nazionaleL’Italia ha risentito in misura parti-colarmente accentuata della difficile evoluzione dell’economia globale e delle turbolenze sui mercati finanziari. Nonostante la sostanziale solidità del sistema bancario, il ridotto livello d’in-debitamento delle famiglie e l’assen-za di significativi squilibri sul mercato immobiliare, il nostro Paese è stato infatti investito dalla crisi finanziaria con particolare intensità per effetto dell’elevato livello del debito pubbli-co, della forte dipendenza dell’atti-vità economica dall’andamento del commercio internazionale e delle deboli prospettive di crescita nel me-dio termine. Nel secondo trimestre del 2011 il PIL dell’Italia è aumenta-to dello 0,3% sul periodo preceden-te, dopo due trimestri di sostanziale stagnazione, dove le esportazioni hanno continuato a fornire il princi-pale sostegno alla crescita, mentre la domanda interna è rimasta debole. Nel corso dell’estate il quadro con-giunturale è peggiorato; gli indicatori hanno confermato la debolezza della domanda interna, su cui hanno inci-so le sfavorevoli prospettive dell’oc-cupazione e l’accresciuta incertezza sulla situazione economica generale,

con una decelerazione delle vendite all’estero causata dalla minore viva-cità della domanda mondiale.Le banche italiane rimangono soli-de. Nel primo semestre del 2011 la redditività bancaria dei cinque mag-giori gruppi è rimasta invariata, sia pure su livelli contenuti, rispetto allo stesso periodo del 2010; i coefficienti patrimoniali hanno beneficiato degli aumenti di capitale realizzati da al-cuni gruppi. Tuttavia, le turbolenze sui mercati finanziari hanno inciso sul costo e sulla capacità di raccol-ta all’ingrosso degli intermediari, che si sta riflettendo in misura crescente, anche nell’anno in corso, sulle condi-zioni di accesso al credito di imprese e famiglie.Nel corso dell’estate, rispondendo alle tensioni sui mercati finanziari, il Governo ha varato due manovre correttive dei conti pubblici per il quadriennio 2011-14, seguite da una nuova manovra a fine dicembre.Le tensioni che hanno investito il nostro Paese rafforzano l’urgenza di politiche economiche che assicuri-no il risanamento dei conti pubblici, contribuendo a contenere i tassi di interesse e che affrontino le debo-lezze strutturali dell’Italia per sospin-gere la crescita e facilitare l’aggiu-stamento della finanza pubblica.

L’economia del VenetoNel corso del 2011 il ritmo di crescita dell’economia veneta si è affievolito, risentendo della persistente debolez-za della domanda interna e del ral-lentamento del commercio mondiale, con una chiara decelerazione dell’at-tività industriale, sospinta anche dalle turbolenze sui mercati finanziari inter-nazionali.Tuttavia, fino al 3° trimestre 2011 i dati del Veneto non mettevano ancora in piena evidenza tali criticità; alcuni fenomeni si ponevano infatti in linea di continuità rispetto alla lieve ripresa dell’economia regionale evidenziata tra la fine del 2010 e la prima parte del 2011, sulla cui tenuta esistono peraltro rilevanti margini d’incertezza. In particolare:• l’export ha continuato a fornire buo-ne performance sostenendo i volumi di attività dei settori della meccanica, dei prodotti alimentari, delle bevan-de e del tabacco. Con riferimento ai mercati di sbocco, lo sviluppo delle vendite è stato ancora sostenuto nei Paesi “core” dell’area euro (Germa-nia e Francia) e nei paesi emergenti (BRIC in particolare);• la presenza di ampi margini di ca-pacità produttiva inutilizzata e la dif-fusa incertezza sull’evoluzione della domanda, hanno frenato gli investi-menti delle imprese, mentre la diffu-sa cautela nelle decisioni di spesa

Tabella n. 1 (fonte Federazione Veneta delle Banche di Credito cooperativo)

1 - Fonti Federazione Veneta delle Banche di credito cooperativo, Banca d’Italia, Abi, Camere di commercio, FMI, Ocse

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delle famiglie ha contribuito alla sta-gnazione del settore commerciale. Il ridimensionamento degli investimenti pubblici, ha inoltre ulteriormente ina-sprito la difficile situazione del com-parto edilizio, già pesantemente col-pito durante la prima fase della crisi. I settori del turismo e dei trasporti, hanno invece beneficiato del positivo andamento della domanda estera;• il mercato del lavoro continua a evidenziare difficoltà nella ripresa dell’occupazione a causa dell’incer-tezza circa la robustezza della ripresa e considerato il progressivo riassor-bimento della manodopera collocata in CIG durante la prima fase acuta della crisi;• il credito a imprese e famiglie ha se-gnato un rallentamento nella parte fi-nale dell’anno causato dalla debolez-za della domanda e dall’irrigidimento delle condizioni di offerta, mentre l’indice di rischiosità si riconferma su livelli elevati, ancora lontani dai livel-li pre-crisi (vd. tabella n. 1), segnale della persistente presenza di diffusi fattori di squilibrio, la cui origine sem-bra risiedere, in misura prevalente, in una radicata carenza di liquidità, correlata alla difficoltà di accesso al credito e alla tendenziale dilatazione dei tempi di incasso delle commes-se, soprattutto verso la PPAA.I dati sopra esposti, pur evidenzian-do un lieve miglioramento rispetto al picco rilevato nel periodo acuto del-la crisi (2009), rilevano valori ancora lontani dal periodo ante crisi (2007) che evidenziava un tasso di decadi-mento dello 0,220 contro lo 0,578 del 3° trimestre 2011. L’andamento rileva il perdurare di una spiccata instabili-tà, con lievi segnali di miglioramento seguiti da bruschi peggioramenti.Le previsioni 2012Quadro generale1 Da un punto di vista macroeconomi-co il 2012 dovrebbe essere caratte-rizzato sia da un indebolimento ge-neralizzato della crescita economica mondiale (+3.3% rispetto al 3.8% dello scorso anno) e sia da un inde-bolimento degli scambi internazionali

(-3% rispetto 2011).L’andamento dell’economia presen-terà comunque caratteristiche diver-se tra paesi emergenti, USA, Giap-pone ed Europa con tassi di crescita previsionali del Pil differenziati:

L’area Euro potrebbe registrare una contrazione del PIL dello -0.5% ri-spetto al +1.6% del 2011. La moti-vazione risiede sia nel rallentamento del commercio internazionale e sia nella contrazione della domanda in-terna. Quest’ultima sarà influenzata dagli alti tassi d’interesse sui titoli di stato, dagli effetti del processo di deleveraging del sistema bancario sull’economia reale, dall’impatto del-le politiche fiscali adottate dai singoli stati europei. La congiuntura econo-mica potrebbe essere accompagna-ta da un’attenuazione delle pressioni inflazionistiche a fronte del raffred-damento della crescita economica globale;le banche centrali, tra cui an-che la BCE, dovrebbero mantenere una politica monetaria espansiva per tutto il 2012, continuando gli interven-ti a sostegno della liquidità del siste-ma bancario. I tassi si manterranno storicamente bassi per tutto il 2012.I mercati finanziari nel corso del 2012 dovrebbero volgere lentamente ver-so una situazione di maggiore stabili-tà, dopo il significativo aumento della volatilità registrato nella seconda par-te del 2011. in particolare nell’area euro. I tassi a breve termine sono tor-nati a diminuire coerentemente con gli interventi della BCE e l’Euribor a

3 mesi potrebbe tornare a diminuire progressivamente rispetto al 2011.Quadro nazionalePer quanto riguarda l’Italia, le tensioni internazionali assumono particolare criticità a livello economico e finan-ziario. Gli interventi per il pareggio di bilancio nel 2013 avranno effetti re-cessivi per tutto il 2012. Le misure adottate dal governo per la crescita non agiranno nel breve ter-mine e non andranno a calmierare gli effetti recessivi. La dinamica del PIL potrebbe concretizzarsi in una fase recessiva per il 2012 a causa di un rallentamento della domanda interna I consumi delle famiglie verrebbero penalizzati dalla persistente criticità del mercato del lavoro, dalle situa-zioni di precarietà o disoccupazione dei giovani, e dall’incertezza dell’evo-luzione del reddito in relazione all’uti-lizzo sempre maggiore di contratti di lavoro non stabili da parte del siste-ma produttivo.La propensione agli investimenti ri-sulterebbe inoltre penalizzata dal peggioramento delle condizioni di finanziamento e con riferimento alle imprese dal deterioramento delle aspettative sull’evoluzione della do-manda.Sotto il profilo bancario il perdurare delle tensioni potrebbe comportare anche per il 2012 una bassa capacità di provvista da parte del sistema ban-cario con una contestuale pressione sul costo della raccolta. Questo po-trebbe contribuire ad una maggiore contrazione dell’offerta del credito in particolare nei confronti del settore produttivo. Tale fenomeno dovrebbe comunque essere attenuato dalla minore propensione all’investimento da parte delle famiglie, soprattutto nell’acquisto dell’abitazione, e dalle imprese per quanto riguarda gli inve-stimenti. Quadro regionalePer quanto riguarda l’Economia Ve-neta anch’essa potrebbe risentire della fase recessiva con una contra-zione del PIL, simile a quella prevista per l’Italia. Nel complesso la con-

PAESE Cina Russia Brasile India Usa Giappo-ne Germa-nia Francia

PIL 2012* +8.2% +3.3% +3% +7% +1.8% +1.7% +0.3% +0.2% -1.1%

PIL 2010+10.4%+4.3%+7.5%+9.9%+3%+4.4%+3.5%+1.5%+1.3%-0.1%

*previsionale 2012

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giuntura regionale potrebbe rispecchiare quella naziona-le pur differenziandosi per alcune peculiarità tipiche quali l’export, l’elevato tasso imprenditoriale, un maggiore tas-so occupazionale e l’elevata differenziazione settoriale e dinamicità del tessuto produttivo.Tuttavia i consumi delle famiglie dovrebbero ridursi ulte-riormente nel 2012, a causa di una possibile contrazione del reddito reale, nonché di una diminuzione complessiva della ricchezza delle famiglie venete dovuta ad un ulte-riore deterioramento del mercato del lavoro seppur più contenuto rispetto al 2011.La contrazione del mercato del lavoro non dovrebbe co-munque essere generalizzata a tutte le imprese e a tutti i settori: infatti le imprese che hanno saputo presidiare segmenti di mercato in crescita, soprattutto nel settore metalmeccanico e turistico alberghiero prevedono di au-mentare gli occupati già a partire da inizio 2012 Per quanto riguarda gli investimenti si prevede un’ulterio-re flessione, in particolare nel settore edile che nel 2012 è previsto ancora in contrazione. Nel 2012 il saldo commerciale con l’estero dovrebbe ri-manere positivo contribuendo alla crescita del PIL regio-nale. Si prevede un riposizionamento nei mercati emer-genti (Cina e Russia) e in USA soprattutto grazie alla

debolezza euro/dollaro mentre ci dovrebbe essere una rallentamento nei mercati storici di riferimento come Ger-mania e Francia.Il credito bancario dovrebbe rallentare sia per imprese che per famiglie, sia per effetto di minor domanda ma soprattutto per effetto di criteri di offerta più restrittivi nel settore bancario regionale, anche se in modo differenzia-to in relazione all’intermediario.La qualità del credito continuerà ad essere un elemento di criticità, con l’andamento delle sofferenze solo in leg-gera contrazione e tassi di decadimento stabilmente su-periori ai livelli pre-crisi.•

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ambiente e salute

Plinio Menegalli Medico Competente

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SGSL: convenienza, efficacia, gestione

Più volte ci siamo occupati dei sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL), sistemi per i quali la

tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e di terzi eventualmen-te presenti viene realizzata mediante l’adozione di uno schema organiz-zativo e procedurale organico, ben strutturato e specifico per ciascuna realtà aziendale. Uno strumento volontario (l’obbligo riguarda solo gli impianti a rischio di incidente rilevante) che è parte inte-grante della gestione aziendale. Il punto di partenza sono sempre i dati relativi all’andamento infortuni-stico in Italia, dato che gli infortuni calano ma il livello di attenzione re-sta alto e con esso l’esigenza di at-tuare idonee misure di prevenzione che rendano i luoghi di lavoro sicuri.Riguardo poi alle malattie professio-nali siamo di fronte ad un aumento percentuale a due cifre. A fronte di una flessione consolidata degli in-fortuni mortali, le patologie profes-sionali nel nostro Paese procedo-no in controtendenza. Certamente questo non può essere imputato a un peggioramento delle condizioni di salubrità negli ambienti di lavoro (che sono invece in evidente miglio-ramento) ma piuttosto all’emersione del fenomeno e alla maggiore atten-zione verso un problema in prece-denza spesso sottovalutato.Le conclusioni di questa rassegna di dati sono che se esiste un nesso tra la crescita del tasso di innovazione tecnologica dei processi produttivi e la riduzione degli indici di frequenza degli infortuni, per contribuire all’ab-battimento degli infortuni e delle ma-lattie professionali vanno introdotti

sistemi organizzativi e gestionali (SGSL per l’appunto), capaci di cre-are un nesso tra investimenti in tec-nologie e organizzazione aziendale. In particolare l’adozione di un SGSL favorendo la riduzione del fenomeno infortunistico favorisce per lo spe-

cifico aspetto il complessivo busi-ness aziendale. Una recente ricerca condotta dall’INAIL ha evidenziato che l’andamento infortunistico nelle aziende che adottano un SGSL pre-senta una riduzione del 15,4% nell’ indice di frequenza (If) e del 22%

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nell’indice di gravità (Ig) rispetto alle aziende che non adottano tale siste-ma. A proposito delle varie linee gui-da prodotte in questi anni ricordia-mo le indicazioni relative alla norma OHSAS 18001, alla OHSAS 18002, alle linee guida dell’ILO sui sistemi di gestione della sicurezza e della sa-lute sul lavoro (ILO-OSH 2001 - Gui-delines on occupational safety and health system). Ma si può fare rife-rimento anche alle “Linee Guida per un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL)” pubbli-cate a cura dell’ UNI e adottate dall’I-NAIL. Recentemente l’INAIL ha rea-lizzato anche delle “Linee di indirizzo SGSL – MPI. Per l’implementazione di Sistemi di Gestione per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro nelle Micro e Piccole Imprese”. Tali Linee di in-dirizzo sono state redatte per sup-portare le micro e piccole imprese nell’implementazione di un Sistema di gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro (SGSL), intendendo per micro e piccole imprese le azien-de dotate di struttura organizzativa semplice.Il modello gestionale delle Linee Gui-da SGSL si basa, tra le altre cose, sull’impostazione logica data dal “ci-clo di Deming” (basato sulla succes-sione ciclica PDCA: Plan, Do, Check e Act), dalla gestione sistemica e per processi delle organizzazioni, e dall’approccio al miglioramento continuo. Ricordiamo un documento stilato da INAIL in cui si ricorda che il ciclo PDCA della sicurezza si articola secondo quanto segue: - il primo obiettivo è acquisire tutte le informazioni e gli elementi necessari per valutare l’effettivo livello di sicu-rezza, l’adeguatezza degli aspetti gestionali e di controllo dei rischi nello status quo al fine di determina-re con chiarezza: quale livello di si-curezza è possibile realizzare, quali sono gli obiettivi raggiungibili, quale è il migliore approccio per raggiun-gerli, la struttura organizzativa per la gestione della sicurezza;- si passa poi a confrontare e veri-

ficare: il rispetto della legislazione e delle prescrizioni normative nel cam-po della sicurezza e salute; quali risorse sono dedicate alla gestione e attuazione della sicurezza; se le risorse sono sufficienti e adeguate; l’esistenza di procedure e documen-tazioni interne; definire gli obiettivi a breve, medio e lungo termine.Inoltre è importante individuare e tempificare le attività da svolgere per la sicurezza e i documenti da emet-tere (cosa fare). Si definisce quindi un documento programmatico. Bisogna definire i compiti, le responsabilità e confe-rire gli incarichi (chi fa). Definire le procedure, formalizzate e non, per raggiungere gli obiettivi (come si fa). Stabilire i punti di verifica e/o riesa-me in corrispondenza di determinate fasi del processo gestionale.È necessario attivare le risorse per realizzare le attività pianificate.In particolare il controllo e l’adozio-ne di misure correttive costituiscono momenti chiave per la verifica dell’ef-ficacia del sistema di gestione, in quanto permettono il riesame di tutti gli elementi del sistema e l’attivazio-ne del feed-back. Bisognerà quindi monitorare e misurare con regolarità le prestazioni del sistema acquisen-do tutte le informazioni su infortuni, le non conformità, l’adozione di mi-sure correttive e di misure preventi-ve; identificare, conservare e gestire le registrazioni; stabilire ed effettuare un programma di audit periodici. E alla luce dei risultati delle proce-dure di controllo e degli audit di sistema l’organizzazione dovrà: pe-riodicamente riesaminare il sistema di gestione della sicurezza; assicu-rare la sua continua adeguatezza e il riesame sistematico; valutare la necessità di eventuali modifiche alla politica, agli obiettivi e a tutti quegli elementi del sistema che, alla luce dei risultati degli audit, si rilevano non conformi. Insomma per dare attuazione alla politica di SSL il SGSL deve inte-grarsi ed essere congruente con la

gestione complessiva dell’azien-da. E in ogni processo aziendale si dovrebbero determinare non solo i rischi e le conseguenti misure di pre-venzione, ma anche l’influenza che lo svolgimento di tale processo ha sulle problematiche di SSL di tutti i processi correlati, sul funzionamento del SGSL e sul raggiungimento degli obiettivi prefissati. Ricordiamo inoltre che un SGSL, come ogni sistema di gestione, do-vrebbe prevedere una fase di verifi-ca del raggiungimento degli obiettivi e una fase di verifica della funzionali-tà del sistema stesso. Si dovrebbero perciò prevedere due livelli di moni-toraggio:- 1° livello: monitoraggio operativo di processo; svolto da risorse interne della struttura, sia in autocontrollo da parte dell’operatore, sia da parte del preposto. Per aspetti specialistici (ad esempio: verifiche strumenta-li) può comportare il ricorso ad al-tre risorse umane interne o esterne all’azienda. Dopo la conclusione del ciclo di monitoraggio interno il verti-ce aziendale dovrebbe sottoporre a riesame le attività del SGSL;- 2° livello: verifica ispettiva inter-na (audit), verifica raggiungimento obiettivi e verifica funzionamento. In conclusione del riesame, oltre a valutare lo stato di conseguimento degli obiettivi già fissati, la direzio-ne dovrebbe stabilire nuovi obiettivi, nell’ottica del miglioramento pro-gressivo, considerando l’opportu-nità di modificare la politica, le pro-cedure o eventuali altri elementi del sistema.In definitiva, dato che anche gli organi ispettivi (in particolare gli S.P.I.S.A.L. della Provincia di Verona) hanno una crescente attenzione agli aspetti “gestionali” della sicurezza, l’adozione di un SGSL va considera-to un percorso non solo utile ma ora-mai necessario per tutte le aziende che intendono proporsi con finalità e modalità “virtuose” nella gestione della sicurezza e della salute dei loro lavoratori.•

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In presenza di un credito Iva il sog-getto passivo può chiedere il rim-borso, totale o parziale, del credito maturato nel corso dell’anno o del trimestre.Il rimborso Iva annualeIl rimborso Iva annuale può esse-re richiesto dai soggetti che hanno cessato l’attività nel corso dell’anno e presentino, in sede di dichiarazio-ne annuale, un credito Iva di impor-to superiore a €10,33 e dai soggetti attivi che abbiano un credito Iva di ammontare superiore a € 2.582,28 e che soddisfino almeno una delle seguenti condizioni.- L’aliquota media sugli acquisti su-periore a quella sulle vendite (con uno scarto di almeno il 10%). Per esempio i soggetti che effettuano esclusivamente o prevalentemente operazioni attive soggette ad aliquo-te più basse rispetto a quelle gravan-ti sugli acquisti e sulle importazioni.- Operazioni non imponibili supe-riori al 25% del volume d’affari. Per operazioni non imponibili si inten-dono quelle di cui agli articoli: art.8 (cessioni all’esportazione), 8-bis (operazioni assimilate alle cessioni all’esportazione) e 9 (servizi inter-nazionali o connessi agli scambi internazionali) del DPR n.633/72; artt.41 e 58 del D.L. n.331/93; agli artt.71 (operazioni con il Vaticano e San Marino) e art.72 (operazioni nei confronti di determinati organismi

internazionali); art.50-bis, co.4, lett. f) D.L. n.331/93 (cessioni intracomu-nitarie di beni estratti da un deposi-to Iva con spedizione in altro Stato membro dell’Unione Europea).- Acquisto di beni ammortizzabili.- Prevalenza di operazioni non sog-gette all’imposta per mancanza del presupposto di territorialità (art. da 7 a 7-septies DPR n.633/72).- Operatore non residente.Oltre a queste ipotesi il soggetto può chiedere il rimborso se presenta un triennio costantemente a credito. In questo caso il rimborso spetta per il minore degli importi delle predette eccedenze detraibili.Modalità di richiesta del rim-borso annualeL’Agenzia delle Entrate ha definito le modalità e i tempi entro cui l’agente della riscossione dovrà ottenere dal contribuente la documentazione re-lativa alla prestazione della garanzia.E precisamente entro 10 giorni dall’invio telematico della dichiara-zione annuale Iva contenente il qua-dro VR, l’Agenzia delle Entrate dovrà inoltrare all’agente della riscossione i dati relativi alla richiesta di rimbor-so, il certificato unico CCIAA (o una dichiarazione sostitutiva della certi-ficazione), dichiarazione di “società operativa”.Nei successivi 10 giorni il concessio-nario della riscossione richiederà al contribuente la garanzia (la polizza

fideiussoria) ovvero in alternativa, la dichiarazione sostitutiva di atto noto-rio per i contribuenti virtuosi che non devono fornire garanzie.I soggetti che possono non presen-tare la garanzia sono:- coloro che hanno presentato richie-sta di rimborso per un importo non superiore a € 5.164,57;- coloro che chiedono a rimborso un importo non superiore al 10% del to-tale dei versamenti eseguiti sul con-to fiscale nei due anni precedenti la data della richiesta;- le imprese “virtuose”, ovvero i sog-getti che sono strutturalmente a cre-dito, in attività da almeno 5 anni, che non abbiano ricevuto avvisi di ac-certamento Iva “significativi” e siano solvibili.Va ricordato che non possono chie-dere il rimborso dell’Iva le società di comodo.Il rimborso può essere eseguito me-diante due differenti procedure, ordi-naria e semplificata. La procedura ordinaria stabilisce che la richiesta di rimborso debba esse-re eseguita dall’Ufficio competente, entro tre mesi dalla scadenza della presentazione della dichiarazione, per importi superiori a € 516.456,90, ovvero nel caso di procedure con-corsuali.La procedura semplificata definisce, invece, che l’esecuzione del rimbor-so debba essere effettuata dall’A-

fiscale

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Il rimborso dei CREDITI IVA

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gente della riscossione territorialmente competente, entro sessanta giorni dall’invio della dichiarazione, per importi non superiori al suddetto limite.L’Amministrazione Finanziaria, entro tre mesi dalla sca-denza della presentazione della dichiarazione, effettua i controlli sulla regolarità formale dell’istanza prodotta ri-chiedendo eventualmente altra documentazione e solo in nella successiva fase di liquidazione richiede al contri-buente la garanzia.

Si precisa che in caso di mancata prestazione della ga-ranzia, il contribuente può rettificare la richiesta di rimbor-so del credito eccedente presentando una dichiarazione integrativa al fine di indicare il medesimo credito come eccedenza da utilizzare in detrazione o compensazione.A differenza dei rimborsi richiesti con procedura ordi-naria, nell’ipotesi di omessa prestazione delle garanzie nell’ambito della procedura semplificata qualora la ga-

ranzia non sia prestata entro i quaranta giorni successivi alla data di presentazione della dichiarazione, “la richie-sta stessa non ha corso”.Il rimborso Iva infrannuale Ai sensi dell’art.38-bis, co.2 DPR n.633/72, il soggetto passivo Iva può chiedere il rimborso, anche parziale, dei crediti Iva maturati in ciascuno dei primi 3 trimestri dell’anno (il credito Iva risultante dall’ultimo trimestre può essere chiesto a rimborso solo in sede di dichiarazione

Iva annuale). Il rimborso Iva infrannuale può essere ri-chiesto dai soggetti che abbiano un credito Iva in cia-scuno dei trimestri di ammontare superiore a € 2.582,28 e che soddisfino almeno una delle seguenti condizioni.- L’aliquota media sugli acquisti superiore a quella sulle vendite (con uno scarto di almeno il 10%).- operazioni non imponibili superiori al 25% del volume d’affari.

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fiscale

- Acquisto o importazione di beni ammortizzabili, esclusi i beni e servizi acquistati per studi e ricerche per un am-montare superiore ai 2/3 dell’ammontare complessivo degli acquisti e delle importazioni di beni e servizi impo-nibili, effettuati nel trimestre;- Operatore non residente.Le modalità di richiesta del rimborso infrannualeIl modello può essere presentato esclusivamente per via telematica, mediante l’apposito modello Iva TR23 entro l’ultimo giorno del mese successivo al trimestre di rife-rimento.La richiesta di rimborso Iva infrannuale deve essere fat-ta per singoli trimestri (non cumulabili) e deve essere annotata in calce alla liquidazione dell’ultimo mese del trimestre di riferimento e l’importo relativo non può più essere utilizzato nelle liquidazioni periodiche successive. Come per i rimborsi annuali, anche per i rimborsi trime-strali il soggetto passivo deve prestare, ricorrendone le condizioni, idonea garanzia entro 15 giorni dalla richiesta dell’Agenzia delle Entrate con le stesse caratteristiche e

durata di quella richiesta per il rimborso del credito Iva annuale.Con l’entrata in vigore della Legge comunitaria n.217/10 è stata aggiunta una nuova previsione di rimborso infran-nuale dell’Iva nei confronti di coloro che effettuano alcu-ne tipologie di prestazioni di servizi nei confronti di sog-getti passivi non stabiliti nel territorio dello Stato. Dal 1° trimestre 2012, pertanto, il rimborso Iva infrannuale potrà essere richiesto anche dai soggetti che effettuano in un trimestre solare, nei confronti di soggetti passivi esteri, operazioni attive per un importo superiore al 50% di tutte le operazioni effettuate, riferite alle seguenti attività:- prestazioni di lavorazione relative a beni mobili mate-riali;- prestazioni di trasporto di beni e relative prestazioni di intermediazione;- prestazioni di servizi accessori ai trasporti di beni e rela-tive prestazioni di intermediazione;- prestazioni di servizi disciplinate all’art.19, co.3 lett. a-bis, DPR n.633/73.•

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Apigiovani

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Sono decisamente convinto che l’alternanza scuola-lavoro possa essere un’ importante opportunità sia per i giovani che per le aziende.

Ai giovani dà modo di mettersi in gioco e iniziare a respirare l’aria del mondo del la-voro, con i suoi dinamismi, le sue difficoltà e, cosa fondamentale, le sue tempistiche. Alle aziende consente, di dare un significa-tivo contributo alla società, ma soprattutto di attrarre e formare potenziali collaboratori cogliendone in anticipo le potenzialità che non sempre emergono in pieno dietro i ban-chi di scuola.In questo ultimo anno ho avuto la possi-bilità, grazie al Premio Mainardi Sistemi, promosso dalla mia azienda, di dialogare con gli studenti di alcuni istituti secondari di Verona.L’esperienza vissuta mi ha permesso di toccare con mano le criticità sperimentate dai ragazzi, difficoltà che spesso ritrovia-mo riversate nelle aziende e che possono diventare anche un ostacolo nella ricerca di un primo impiego. Tra le problematiche rilevate, quelle di maggior impatto sono la scarsa percezione dell’importanza delle scadenze e dell’asse dei tempi (es. nello sviluppo di un preventivo, nella consegna del materiale, nel dare risposte a un poten-ziale cliente etc.) e la mancanza di elasticità, affiancata al timore di affrontare tematiche non sviluppate nelle aule scolastiche (es. alcuni ragazzi di un istituto hanno abban-donato il Premio Mainardi quando si sono resi conto che si parlava di finiture d’interni e non di progettazioni strutturali). È proprio in questa direzione che, a mio avviso, noi giovani imprenditori possiamo intervenire, aiutati anche dalla vicinanza anagrafica che facilita il dialogo, fornendo ai ragazzi, la no-stra testimonianza diretta di uno spaccato lavorativo non lontano dalla loro realtà e dal-le loro aspettative.Mi auguro che in futuro si moltiplichino, per noi giovani imprenditori, le occasioni per av-vicinare gli studenti nelle scuole, per parlare loro della nostra esperienza, anche perché i ragazzi che oggi sono nelle aule, domani saranno nostri collaboratori in azienda!

È interessante vedere come l’istituzione scolastica, in particolare quella veronese, si sta muovendo in questa direzione e quali spazi di collaborazione possono essere ri-servati a noi imprenditori. Ma in cosa consiste, nello specifico, il pro-getto di alternanza scuola-lavoro? Ce lo spiega la dott.ssa Laura Donà, dirigente scolastico responsabile del settore Inter-venti Educativi-Ufficio XII di Verona.«Dal 2005 gli istituti secondari di secondo grado statali e paritari sono invitati a rea-lizzare progetti di Alternanza scuola-lavoro con studenti in partnership con imprese, aziende di qualsiasi dimensione e con il mondo produttivo in generale. Cosa significa fare alternanza scuola-lavo-ro? C’è differenza con lo stage? Questa è una delle prime questioni che si presentano nel contatto scuola-mondo del lavoro, poi-ché offrire a giovani studenti un percorso in alternanza significa utilizzare una parte del tempo scuola nei contesti lavorativi con l’obiettivo di fornire un’interfaccia reale alle conoscenze, ai saperi e alle compe-tenze in formazione degli studenti stessi. La scuola in questi casi “rinuncia” a parte delle lezioni in aula per consentire ai propri studenti un’esperienza di apprendimento in situazione utile per capire come funziona la realtà lavorativa, per confrontarsi con le competenze professionali e per riflettere sul percorso scolastico. Indirettamente entrare in percorsi di alternanza aiuta a orientarsi su cosa fare del proprio futuro in termini di scelta scolastica successiva o di avvio al lavoro dopo il conseguimento del diploma».«Il mondo produttivo e imprenditoriale – continua Laura Donà – ha l’occasione di avvicinare i giovani al contesto, ai processi e agli strumenti del lavoro per raccordare le richieste, far conoscere le esigenze concre-te in termini di prestazioni e occupabilità, in-dividuare competenze nuove da collocare e formare. La “chance” è stata colta, dal 2005 a oggi, da molte scuole veronesi, fino a rag-giungere i ¾ delle scuole statali e paritarie del territorio provinciale. Insegnanti, studen-ti, genitori, dirigenti scolastici, aziende con i loro tutor, si sono trovati a coordinare azioni,

condividere un progetto comune, affinché il tempo speso fuori dall’aula potesse di-ventare motivo di nuovi apprendimenti uti-lizzabili nei singoli curricula. Da parte delle piccole imprese di Verona la partecipazione al progetto è più recente, vista la maggiore difficoltà nel ritagliare spazi di ascolto e di tutoraggio a studenti potenzialmente coin-volgibili. Si sono comunque proposte azien-de giovani (per le quali è stato più semplice superare le naturali reciproche resistenze), in grado di “trascinare” gli studenti, renden-doli attivamente partecipi in sfide motivanti».«Nel 2010/2011 – conclude Donà – a Vero-na le scuole secondarie di secondo grado impegnate in percorsi AS-L sono state 12 di cui 5 istituti tecnici, 5 istituti professionali e 3 licei (1 istituto è contato doppio nei licei e professionali per duplice indirizzo). Ben 1.216 gli studenti coinvolti. Un progetto in cui gli istituti veronesi hanno dimostrato di credere fermamente visto che, va ricordato, queste esperienze non sono sorrette da fi-nanziamenti come accadeva in passato e la partecipazione richiede quindi particolari di-sponibilità all’interno delle diverse scuole».Progettare e realizzare percorsi in AS-L re-sta una opportunità di particolare valore per la motivazione allo studio e per la possibilità di mettere direttamente a contatto i giovani futuri lavoratori e professionisti con le reali competenze culturali e professionali, una sfida sempre più aperta e da giocare per l’affinamento della propria preparazione.•

Alternanza scuola lavoro opportunità e risorsa

Alessandro Ferrari

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Il Decreto Legislativo 231/01 e le modifiche e integra-zioni che si sono susseguite negli anni possono avere impatti rilevanti sulla responsabilità degli amministra-tori nel caso dei reati previsti dalla legge, in particolar

modo nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e con gli aspetti relativi alla salute e sicurezza dei lavoratori.Il Decreto 231/01, infatti, estende alle persone giuridiche la responsabilità in sede penale per i reati commessi in Italia e all’estero da persone fisiche che operano per la società, in aggiunta, ovviamente, alla responsabilità della persona fisica che ha realizzato concretamente l’eventua-le fatto illecito.La responsabilità ricade sulle persone che rivestono funzioni di rappresentanza, amministrazione o direzione dell’azienda o di una sua organizzazione dotata di auto-nomia finanziaria o funzionale e commessa da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei sog-getti sopra indicati. Tra i reati identificati dal legislatore possiamo evidenziare: truffa ai danni dello Stato, indebita percezione di erogazioni pubbliche, illegale ripartizione degli utili, falsità nelle comunicazioni sociali, operazioni in pregiudizio dei creditori, formazione fittizia del capitale, indebita influenza nell’assemblea, aggiotaggio, frode in-

formatica ai danni dello Stato, corruzione, concussione, reati in tema di erogazioni pubbliche e reati contro la per-sonalità individuale.Onde prevenire l’addebito di responsabilità nelle fattispe-cie indicate, è indispensabile adottare modelli organizza-tivi e gestionali idonei alla prevenzione dei reati; inoltre, è necessario costituire un organismo all’interno dell’azien-da con compiti di vigilanza sul funzionamento e l’osser-vanza dei modelli di organizzazione e gestione adottati, curandone il relativo aggiornamento.Più in concreto, un Progetto 231 si sviluppa generalmente utilizzando come base un Sistema di Gestione (ad esem-pio quello relativo alla qualità o alla sicurezza ), per mette-re in atto quanto richiesto dalla legge e cioè la definizione di procedure, responsabilità e modalità di controllo che consentendo di prevenire i reati.Ciò si ottiene seguendo i seguenti passi:• Esame della situazione aziendale relativamente ai rischi di reati previsti dal D.Lgs 231/01.• Nel caso di presenza di un sistema di gestione certifica-to: analisi degli interventi necessari ad includere al proprio interno anche il Sistema 231.• Nel caso non sia presente un Sistema di gestione certifi-

legale

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Responsabilità civile degli amministratori ex D.Lgs 231/01

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cato: sviluppo della documentazione necessaria a soddisfare i requisiti del Sistema 231.• Valutazione di ulteriori azioni neces-sarie a minimizzare la responsabilità degli Amministratori.• Sviluppo del piano d’intervento.• Definizione dell’Organismo di Sor-veglianza e supporto alle prime riunio-ni, in cui si dovrà approvare il piano di intervento e verificarne lo stato di avanzamento.• Formazione del personale per la messa in atto dei provvedimenti ne-cessari.• Effettuazione delle verifiche neces-sarie a verificare la messa in atto dei provvedimenti previsti.Questa tipologia di interventi e pia-nificazioni viene solitamente definita “Codice etico aziendale “ o “Com-pliance aziendale”.Per la costruzione di questi “codici” o

modelli è necessario che ogni socie-tà provveda alla stesura e allo studio del proprio modello che deve essere per la stessa come un “abito su mi-sura”; non può essere efficacemente adattato un modello standardizzato anche se perfetto per una realtà si-milare. Una condotta del genere dif-ficilmente porterà alla realizzazione di un modello che un giudice pos-sa ritenere efficace e valido come esimente per escludere o limitare la responsabilità di un’azienda nel caso di commissione di un reato. Quanto sin’ora affermato è valido, ripetesi, per gli amministratori di una società e da tutte le persone che, di fatto, rivestono funzioni di direzione, am-ministrazione e rappresentanza della società stessa. Si precisa, tuttavia, che può essere estesa anche ai co-siddetti “preposti”, ovvero ai dirigenti investiti di ruoli particolarmente deli-

cati di gestione dei rapporti con gli organi societari e di controllo.Concludendo, si avvertono le azien-de che le recenti pronunce giurispru-denziali in materia di responsabilità amministrativa delle aziende stanno sensibilizzando le società italiane che, inizialmente, avevano sottova-lutato la portata della norma. Il D.lgs 231/01 introduce in Italia dei concetti assolutamente innovativi per il nostro ordinamento che sono, peraltro, già applicati da diversi anni in ambito internazionale. La particolarità del sistema italiano, non presente in nes-sun altro ordinamento, è dato dalla possibilità che la legge offre di tutela-re la società attraverso l’adozione di un modello organizzativo che, rispet-tando determinati requisiti, permet-te l’esclusione o la limitazione delle conseguenze penali e amministrative in caso di reati.•

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previdenza

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Come è risaputo secondo il disposto di cui all’art. 4 delle Legge 300/70, nota come lo Statuto dei Lavo-

ratori è “vietato l’uso di impianti au-diovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’atti-vità dei lavoratori”.Allora ci si riferiva solo alle telecame-re, ma dal 1970 a oggi la tecnologia e la ricerca hanno fatto sì che questo concetto fosse sostituito dagli attuali moderni strumenti di lavoro, ovvero i computer, in grado di raccogliere dati di ogni tipo relativi all’operato dei dipendenti e quindi di controlli occulti e a tale proposito va ribadito che il monitoraggio piuttosto che la sorveglianza elettronici sono consi-derati forme di investigazione alta-mente intrusive e quindi non lecite. È altrettanto vero che dell’eventuale utilizzo improprio o compromissorio del sistema informativo da parte del proprio personale dipendente, per esempio l’invio o la raccolta di mail a contenuto razzista, sessuale, porno-grafico o discriminatorio risponde il datore di lavoro, dato che il principio legale è che il proprietario di un siste-ma di mail, o che consente l’accesso a internet, è responsabile per tutte le e-mail spedite dal sistema, sia che siano di carattere lavorativo, sia che siano di carattere personale. Da ciò ne è scaturito una maggiore e più at-tenta regolamentazione da parte dei datori di lavoro attraverso l’individua-zione di policy con le quali vengono dettate regole aziendali per l’utilizzo del sistema informatico, quindi di e-mail e internet in azienda: esiste infat-ti una serie di programmi di monito-raggio che consentono per esempio l’inibizione dell’accesso a siti specifi-cati dal proprietario del sistema o ini-bizione di tipologie di file, ecc. Da qui l’annoso problema di contemperare i

diritti di riservatezza del dipendente e i diritti dell’imprenditore di protegge-re i propri beni, nonché di intervenire con le verifiche di produttività, focaliz-zando i controlli essenzialmente sul prevenire malfunzionamenti tecnici.In merito a quanto specificato risul-ta importante segnalare una recen-tissima sentenza della Cassazione civile, sezione lavoro, la n. 2722 del 23.02.2012, con la quale è stato de-terminato un precedente di assoluta rilevanza ovvero che il controllo delle e-mail del lavoratore può essere am-messo. La questione sottoposta alla Cassazione riguardava l’impugnazio-ne da parte di un lavoratore con qua-lifica di quadro direttivo di un licenzia-mento intimato per giusta causa, per aver divulgato a mezzo di messaggi di posta elettronica diretti ad estranei notizie riservate concernenti un clien-te del datore di lavoro di avere po-sto in essere comportamenti tali da trarne vantaggi personali. La Corte d’appello respingeva l’impugnazio-ne, perché non si ravvisava violazio-ne da parte del datore di lavoro del disposto di cui all’art. 4 dello statuto dei lavoratori, giacché il controllo del-la posta elettronica del dipendente è stato diretto ad accertare ex post un comportamento in violazione de-gli obblighi fondamentali di fedeltà e riservatezza di cui all’art. 2104 c.c. in capo al dipendente, di indubbia gravità e lesivo dell’elemento fidu-ciario a fondamento del rapporto di lavoro subordinato, soprattutto nella fattispecie, data l’elevata posizione professionale. Il lavoratore non si è dato per vinto e ha proposto ricorso in cassazione. È opportuno precisa-re che il controllo della posta elet-tronica del lavoratore è avvenuto in assenza di accordo con le organiz-zazioni sindacali e/o autorizzazione del servizio ispettivo della Direzione

provinciale del lavoro e, quindi, in violazione dell’art. 4 in questione e ciò è emerso dalla sentenza.Ma l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori vieta le apparecchiature di controllo a di-stanza e subordina ad accordo con le organizzazioni sindacali o a spe-cifiche disposizioni dell’Ispettorato del Lavoro l’installazione di quelle apparecchiature, rese necessarie da esigenze organizzative e produttive, da cui può derivare la possibilità di controllo. La giurisprudenza di que-sta Corte ritiene che detto art. 4 “fa parte di quella complessa normativa diretta a contenere in vario modo le manifestazioni del potere organizzati-vo e direttivo del datore di lavoro che, per le modalità di attuazione incidenti nella sfera della persona, si ritengo-no lesive della dignità e della riserva-tezza del lavoratore sul presupposto – espressamente precisato nella re-lazione ministeriale – che la vigilan-za sul lavoro, ancorché necessaria nell’organizzazione produttiva, vada mantenuta in una dimensione uma-na, e cioè non esasperata dall’uso di tecnologie che possono rendere la vi-gilanza stessa continua e anelastica, eliminando ogni zona di riservatezza e di autonomia nello svolgimento del lavoro” (Cass. 17.07.07 n.15982).La garanzia procedurale prevista per impianti e apparecchiature ri-collegabili ad esigenze produttive contempera “l’esigenza di tutela del diritto dei lavoratori a non essere con-trollati a distanza e quello del datore di lavoro, o, se si vuole, della stessa collettività, relativamente alla organiz-zazione, produzione e sicurezza del lavoro, individuando una precisa pro-cedura esecutiva e gli stessi soggetti ad essa partecipi”. La possibilità di tali controlli si ferma, dunque, davanti al diritto alla riservatezza del dipen-dente, al punto che la pur insoppri-

POSTA ELETTRONICA IN AZIENDA

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mibile esigenza di evitare condotte illecite da parte dei dipendenti “non può assumere portata tale da giustifica-re un sostanziale annullamento di ogni forma di garanzia della dignità e riservatezza del lavoratore. Tale esigenza non consente di espungere dalla fattispecie astratta i casi dei c.d. controlli difensivi ossia di quei controlli diretti ad accertare comportamenti illeciti dei lavoratori quando tali comportamenti riguardino l’esatto adempimento delle obbligazioni discendenti dal rapporto di lavoro e non la tutela di beni estranei al rapporto stesso ove la sorveglian-za venga attuata mediante strumenti che presentano quei requisiti strutturali e quelle potenzialità lesive, la cui utiliz-zazione è subordinata al previo accordo con il sindacato o all’intervento dell’Ispettorato del lavoro”.In tale ipotesi, è stato precisato, si tratta di “un controllo preterintenzionale che rientra nella previsione del divie-to flessibile di cui all’art. 4, comma 2” (Cass. 23.02.10 n.4375), così correggendosi una precedente impostazio-ne che riteneva in ogni caso legittimi i c.d. controlli di-fensivi, a prescindere dal loro grado di invasività (Cass. 3.04.02 n.4746). In applicazione di questi principi, la giu-risprudenza della Corte ha ritenuto correttamente moti-vata una sentenza di merito che aveva considerato alla stregua delle apparecchiature di controllo vietate (ove non fatte oggetto della procedura di validazione prevista dall’art. 4, e. 2) “i programmi informatici che consentono il monitoraggio dei messaggi della posta elettronica azien-dale e degli accessi internet, ove per le loro caratteristiche consentano al datore di controllare a distanza e in via con-

tinuativa durante la prestazione, l’attività lavorativa e il suo contenuto, per verificare se la stessa sia svolta in termini di dirigenza e di corretto adempimento, sotto il profilo del rispetto delle direttive aziendali” (Cass. n.4375 del 2010).Nel caso di specie il giudice di merito non ha accertato quali siano state le concrete modalità attraverso le quali il datore di lavoro ha acquisito il testo dei messaggi di posta elettronica scambiati dal lavoratore con soggetti estranei al ristretto ambito lavorativo, ma ha affermato che il datore ha compiuto il suo accertamento ex post, ovvero dopo l’attuazione del comportamento addossato al dipendente, quando erano emersi elementi di fatto tali da raccomandare l’avvio di un’indagine retrospettiva.Da ciò l’estraneità dal campo di applicazione dell’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori, in quanto il datore di lavoro ha controllato le strutture informatiche aziendali, prescin-dendo dalla pura e semplice sorveglianza sull’esecuzione della prestazione lavorativa del dipendente e riservando di accertare gli eventuali comportamenti illeciti (poi effetti-vamente riscontrati). Il c.d. controllo difensivo, in sostanza non è relativo alla verifica dell’esatto adempimento delle obbligazioni discendenti dal rapporto di lavoro, ma è teso ad accertare un comportamento che può porre in perico-lo la stessa immagine del datore di lavoro nei confronti dell’esterno.Emerge quindi il diritto del datore di lavoro di tutelare il proprio patrimonio, costituito non solo dal complesso dei beni aziendali, ma anche dalla propria immagine, che gli deriva dalla sua supremazia sulla struttura aziendale.•

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il punto

Ha da passà ‘a nuttata

Mentre a Verona gira-no l’ennesimo film d’amore su Romeo e Giulietta, e per for-

tuna che Shakespeare ci dà una mano, nuvole gonfie di grandi-ne girano minacciose sopra le teste. A cominciare dall’elezio-ne del nuovo sindaco. Dopo anni in cui ci hanno detto che Tosi era il più amato degli italia-ni, da far invidia alla Cuccarini, improvvisamente si scopre che nulla è più precario dell’amore. Il Pdl s’è scoperto arrabbiato che metà basta e dopo aver votato il Flavio d’Italia e averlo sostenu-to fino a poco tempo fa, ora lo tratta come Belzebù. Chi ha ra-gione e chi torto? Difficile dirlo, quando ci si separa, si dice che la colpa sia di entrambi i part-ner. Sta di fatto che la politica sembra assecondare le logiche matrimoniali, con l’andamento irrefrenabile dei divorzi. A far di Tosi un San Sebastiano

ci si è messa anche la Lega. O con noi o niente, ha gracchiato Bossi. E Bossi sa che se Tosi corre con la sua lista, lui Verona se la può guardare in cartolina. Mentre se si va con la lista del-la Lega, senza quella di Flavio, questi può prenotarsi alla men-sa dei Frati e l’Umberto invita-re l’Amia a raccogliere i cocci. Insomma, della serie muoia Sansone e tutti i Filistei. Avrà ancora Sansone (leggi Bossi) il buon senso di far vincere un ex fedelissimo, o siamo all’apertu-ra dell’allevamento di trote?Se Tosi fibrilla, la Sinistra gon-gola. I sondaggi la danno favo-rita, ma solo nel caso di raccol-ta delle briciole, ossia in caso di implosione della Lega. Della serie mors tua vita mea mentre il candidato di bandiera, in tem-pi di carestia, è una promessa, sia pure di immagine, che non guasta. Rumors da brontolio di pancia

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danno poi altri nomi in arrivo. Spicca l’incognita Castelletti. Come la margherita da sfo-gliare – m’ama non m’ama – il suo silenzio richiama interpreti come ai responsi della Sibilla cumana. E quale dio starebbe alle sue spalle per farne l’icona della città di Verona? Magari qualche monsignore, istrionico regista di note manovre pas-sate, quelle che sistemarono vertici aeroportuali o bucolici e cattolici presidenti? Se Palazzo Barbieri soffre di an-sia depressiva, Valerio Catullo dà sintomi di broncopolmonite. Colpa di Gabriele D’annunzio. Solo che il genio letterario sta-volta non conta niente. Più pro-saicamente è una questione di aria, anzi di grana. Una grana di grana, che vede l’aeroporto veronese costretto a pipparsi la sanguisuga bresciana, fiume

a perdere che consuma senza produrre, ma per nulla rasse-gnata a demordere. Insomma, la Leonessa (leggi Brescia) pronta coi denti su Giulietta e Romeo. Le schermaglie si mol-tiplicano, ma per ora sono più dialettiche e politiche che altro, mentre nessuno ha il coraggio di dire che la boiata fu fatta a suo tempo, quando si decise di costruire due aeroporti a un tiro di schioppo l’uno dall’altro. Fu ingenuità? Ma vah! E se balza-na fu l’idea di allora, è proprio demenziale ipotizzare di tirarci sopra uno sfriso? Sono sta-ti problemi politici clientelari a complicare le cose, ci ha fatto sapere il past president. Non ne avevamo dubbi.Difficile sapere come andrà a finire. I bresciani sono labo-riosi e tignosi e, facendo ono-re al felino che li rappresenta,

assolutamente determinati a non mollare l’osso. Oltretutto, dalla loro, hanno una Regione che fa quadrato. A differenza del Veneto, ancora indeciso se trattare Verona come sorella di sangue o cugina straniera. Le dichiarazioni di intento vanno nel primo senso, ma l’esame dei fatti depone sul secondo. E allora, se davvero si arrivasse ad una chiusura del D’Annunzio sarebbe proprio da stracciarsi le vesti?In attesa che si dipanino i due grandi scenari, possiamo sem-pre misurarci su Ca’ del Bue e il traforo. Allertando nel frat-tempo le strutture sanitarie per accogliere eventuali vittime del-le mefitiche imprese. Sempre che ai vertici di dette strutture ci siano persone che se ne in-tendono. I giochi sembravano a posto e tutto sommato si respi-rava. Ma adesso sembra che il rimescolamento sia già partito. Con Caffi in Regione e qualcun altro al suo posto, la Bonavina a Padova e al suo posto un altro “aggiustatore”… Cantava il povero Dalla: «Po-tenza della lirica, dove ogni dramma è un falso…». La lirica a Verona va in scena purtroppo soltanto in Arena. Per il resto tutto è tremendamente vero. Non tanto da disperarsi, ma neppure da riderci su.

Tse Tse

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