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Anno 116 20 OTTOBRE 2013 e Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616 e_mail: [email protected] www.settimanalelavita.it Abb. annuo e 45,00 (Sostenitore e 65,00) c/cp n. 11044518 Pistoia 37 V ita La G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10 dal 1897 CONTIENE I.P. LA PARROCCHIA SINODALE All’interno della comunità parrocchiale si vive la prima esperienza cristiana e si mettono in atto i carismi che ciascuno possiede per il bene comune PAGINA 2 SETTANTA ANNI FA INIZIAVA L’IMPEGNO DEI POLITICI CATTOLICI ITALIANI La memoria dell’entusiasmo di quel tempo dovrebbe riaccendere gli stessi sentimenti dei cristiani di oggi PAGINA 5 LA LEGGE DI STABILITA’ Niente macelleria sociale e neppure grandi svolte. PAGINA 13 IL VECCHIO E ANNOSO PROBLEMA DELLE CARCERI Si continua a parlare di situazioni drammatiche, quasi a livelli disumani, ma la soluzione non si vede ancora PAGINA 14 C’E’ UN VASTO MONDO CHE CHIEDE ANCORA PANE I Paesi in via di sviluppo fanno progressi, ma serve un maggior impegno su vari fronti PAGINA 15 osa deve fare un settimanale cattoli- co se non continuare a ripetere, opportu- ne et inopportune, le cose importanti e urgenti che attendono che qualcu- no le prenda decisamente in mano e le realizzi? Specialmente quando il papa le ripete in tutti i toni e fa capire che è assolutamente neces- sario mettersi in pari con impegni che ormai risalgono al tempo pas- sato? Ora si dà il caso che proprio lui abbia detto recentemente que- ste precise parole: “Un vescovo che non ha i consigli pastorali non è un vescovo, un parroco che non ha il consiglio pastorale non è un parroco”. Difficile essere più chiari. Papa Francesco gode di una stima universale e convinta, ma non è sufficiente che questa venga espressa a parole, bisogna dimo- strarla coi fatti. Si direbbe in ger- go: “Non fiori, ma opere di bene”. Per rinnovare la chiesa, Francesco che sta facendo le cose con molta determinazione e serietà ha biso- gno di essere aiutato da tutti noi. Urge sempre di più il rinno- vamento della chiesa come era stato programmato dal concilio Vaticano II, il concilio della chiesa sulla chiesa. La chiesa, ci è stato detto ormai quasi fino alla noia, è di tutti e ha bisogno di tutti, nessuno eccettuato. Ognuno dal proprio posto può e deve portare un contributo personale, che non può essere delegato a nessuno. Il carisma che lo Spirito dà a cia- scuno è assolutamente personale; se il detentore non lo usa e non lo mette a frutto per il bene comu- ne, esso va perduto. E la comunità si impoverisce. Il mosaico non è completo, manca di un tassello. Il pensiero che ognuno conserva la sua importanza nel piano di Dio dovrebbe riempire l’animo di gioia e mantenere vivo in noi il senso C di responsabilità. Il programma di J.H. Newman dovrebbe essere il punto di riferimento per tutti: “Dio mi ha creato per rendergli un determinato servizio. Mi ha affi- dato un’opera che non ha affidato a nessun’altra persona. Io ho la mia missione”. Un dono e un im- pegno. Si conosce abbastanza bene la storia dei consigli presbiterali: accolti con entusiasmo alla fine del concilio, che trovava in essi la concretizzazione della sua idea fondamentale (la chiesa è il popo- lo di Dio), anche perché, in quel tempo la partecipazione alla vita collettiva godeva di stima e simpa- tia, piano piano si sono sgonfiati e oggi soltanto raramente essi man- tengono una sufficiente vitalità. In non pochi casi sono addirittura scomparsi, il che più duole senza rimorsi e rimpianti. Decisamente un ritorno all’indietro, un vero e proprio abbandono di un mezzo in cui erano state riposte tante speranze. Le dure parole del papa avranno una positiva risonanza nelle nostre comunità? Tutti i veri cristiani ne dovrebbero essere pre- occupati e sollecitare, essi stessi, senza paure e senza timidezze, l’adempimento di quanto ci è sta- to richiesto. È stato ancora papa Francesco a domandare in parti- colare ai giovani di diventare sani disturbatori della quiete pubblica, in cui le comunità cristiane tro- vano le loro preferenze. “Fatevi sentire, parlate ad alta voce, con rispetto ma anche con decisione e risolutezza. Si tratta insieme di un vostro dovere e un vostro diritto”. Ai diritti si può anche rinunciare, ma ai doveri no. Se le voci riuscis- sero a formare un vero coro, quel- lo sarebbe il segno che la chiesa è diventata realmente il popolo di Dio e potremmo anche aggiungere: “Se un popolo si desta, Dio si met- te alla sua testa”. La grande obiezione che si por- ta per esimersi dall’impegno di creare i consigli pastorali è quella della impreparazione dei nostri fedeli a un compito così delicato e difficile. Almeno qualche volta questo non è vero, perché le nostre parrocchie dispongono normal- mente di piccoli gruppi di persone che hanno dimestichezza con la vita della chiesa, che partecipano alle sue gioie e alle sofferenze, ai suoi successi e ai suoi fallimenti. Potrebbe essere questo un uti- le punto di partenza, ricordan- do anche il vecchio programma dell’Azione Cattolica, secondo il quale l’educazione doveva essere fatta nell’azione. Occorre pazien- za, costanza e capacità di non scoraggiarsi di fronte alle imman- cabili difficoltà. Lo Spirito Santo farà il resto e la preghiera supplirà alle nostre deficienze. In fin dei conti, l’argomento della impreparazione si ritorce su se stesso. Perché chi sono i primi responsabili dell’educazione e del- la formazione, se non coloro che sono stati posti a “reggere e gui- dare la chiesa di Dio”? Giordano Frosini Sinodalità urge

e dal 1897 e - settimanalelavita.it · tengono una sufficiente vitalità. ... disturbatori della quiete pubblica, in cui le comunità cristiane tro- ... to il suo corpo

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Anno 116

20 OTTOBRE 2013

e 1,10

Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p.D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di PistoiaDirezione, Redazionee Amministrazione:PISTOIA Via Puccini, 38Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616e_mail: [email protected]. annuo e 45,00(Sostenitore e 65,00)c/cp n. 11044518 Pistoia

37VitaLaG I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10

dal 1897

CONTIENE I.P.

LA PARROCCHIA SINODALEAll’interno della comunità parrocchiale si vive laprima esperienza cristiana e si mettono in atto i carismi che ciascuno possiedeper il bene comune

PAGINA 2

SETTANTA ANNI FAINIZIAVA L’IMPEGNODEI POLITICI CATTOLICI ITALIANILa memoria dell’entusiasmo di quel tempo dovrebbe riaccendere gli stessisentimenti dei cristianidi oggi

PAGINA 5

LA LEGGE DI STABILITA’Niente macelleria socialee neppuregrandi svolte.

PAGINA 13

IL VECCHIO E ANNOSOPROBLEMA DELLE CARCERISi continua a parlare disituazioni drammatiche,quasi a livelli disumani, ma lasoluzionenon si vedeancora

PAGINA 14

C’E’ UN VASTO MONDO CHE CHIEDE ANCORA PANEI Paesi in via di sviluppo fanno progressi, ma serve un maggior impegnosu vari fronti PAGINA 15

osa deve fare un settimanale cattoli-co se non continuare a ripetere, opportu-ne et inopportune, le cose importanti e

urgenti che attendono che qualcu-no le prenda decisamente in mano e le realizzi? Specialmente quando il papa le ripete in tutti i toni e fa capire che è assolutamente neces-sario mettersi in pari con impegni che ormai risalgono al tempo pas-sato? Ora si dà il caso che proprio lui abbia detto recentemente que-ste precise parole: “Un vescovo che non ha i consigli pastorali non è un vescovo, un parroco che non ha il consiglio pastorale non è un parroco”. Difficile essere più chiari. Papa Francesco gode di una stima universale e convinta, ma non è sufficiente che questa venga espressa a parole, bisogna dimo-strarla coi fatti. Si direbbe in ger-go: “Non fiori, ma opere di bene”. Per rinnovare la chiesa, Francesco che sta facendo le cose con molta determinazione e serietà ha biso-gno di essere aiutato da tutti noi.

Urge sempre di più il rinno-vamento della chiesa come era stato programmato dal concilio Vaticano II, il concilio della chiesa sulla chiesa. La chiesa, ci è stato detto ormai quasi fino alla noia, è di tutti e ha bisogno di tutti, nessuno eccettuato. Ognuno dal proprio posto può e deve portare un contributo personale, che non può essere delegato a nessuno. Il carisma che lo Spirito dà a cia-scuno è assolutamente personale; se il detentore non lo usa e non lo mette a frutto per il bene comu-ne, esso va perduto. E la comunità si impoverisce. Il mosaico non è completo, manca di un tassello. Il pensiero che ognuno conserva la sua importanza nel piano di Dio dovrebbe riempire l’animo di gioia e mantenere vivo in noi il senso

Cdi responsabilità. Il programma di J.H. Newman dovrebbe essere il punto di riferimento per tutti: “Dio mi ha creato per rendergli un determinato servizio. Mi ha affi-dato un’opera che non ha affidato a nessun’altra persona. Io ho la mia missione”. Un dono e un im-pegno.

Si conosce abbastanza bene la storia dei consigli presbiterali: accolti con entusiasmo alla fine del concilio, che trovava in essi la concretizzazione della sua idea fondamentale (la chiesa è il popo-lo di Dio), anche perché, in quel tempo la partecipazione alla vita collettiva godeva di stima e simpa-tia, piano piano si sono sgonfiati e oggi soltanto raramente essi man-tengono una sufficiente vitalità. In non pochi casi sono addirittura scomparsi, il che più duole senza rimorsi e rimpianti. Decisamente un ritorno all’indietro, un vero e proprio abbandono di un mezzo in cui erano state riposte tante speranze. Le dure parole del papa

avranno una positiva risonanza nelle nostre comunità? Tutti i veri cristiani ne dovrebbero essere pre-occupati e sollecitare, essi stessi, senza paure e senza timidezze, l’adempimento di quanto ci è sta-to richiesto. È stato ancora papa Francesco a domandare in parti-colare ai giovani di diventare sani disturbatori della quiete pubblica, in cui le comunità cristiane tro-vano le loro preferenze. “Fatevi sentire, parlate ad alta voce, con rispetto ma anche con decisione e risolutezza. Si tratta insieme di un vostro dovere e un vostro diritto”. Ai diritti si può anche rinunciare, ma ai doveri no. Se le voci riuscis-sero a formare un vero coro, quel-lo sarebbe il segno che la chiesa è diventata realmente il popolo di Dio e potremmo anche aggiungere: “Se un popolo si desta, Dio si met-te alla sua testa”.

La grande obiezione che si por-ta per esimersi dall’impegno di creare i consigli pastorali è quella della impreparazione dei nostri

fedeli a un compito così delicato e difficile. Almeno qualche volta questo non è vero, perché le nostre parrocchie dispongono normal-mente di piccoli gruppi di persone che hanno dimestichezza con la vita della chiesa, che partecipano alle sue gioie e alle sofferenze, ai suoi successi e ai suoi fallimenti. Potrebbe essere questo un uti-le punto di partenza, ricordan-do anche il vecchio programma dell’Azione Cattolica, secondo il quale l’educazione doveva essere fatta nell’azione. Occorre pazien-za, costanza e capacità di non scoraggiarsi di fronte alle imman-cabili difficoltà. Lo Spirito Santo farà il resto e la preghiera supplirà alle nostre deficienze.

In fin dei conti, l’argomento della impreparazione si ritorce su se stesso. Perché chi sono i primi responsabili dell’educazione e del-la formazione, se non coloro che sono stati posti a “reggere e gui-dare la chiesa di Dio”?

Giordano Frosini

Sinodalitàurge

2 n. 37 20 Ottobre 2013 LaVitaprimo piano

a parrocchia è l’unità di base della comunità cristiana, normalmente, dopo quella familiare, la

prima esperienza di chiesa. E, come dalla partecipazione alla sua vita si misura il grado di appartenenza e di vicinanza a essa, così dalla parte-cipazione alla sua vita e alla missio-ne si misura il grado di sinodalità di cui siamo artefici e testimoni. L’educazione al senso di compar-tecipazione e di corresponsabilità comincia nella propria parrocchia, anche se può essere completata e corroborata in gruppi specializzati di spiritualità. Purché questi non si abbandonino alla tentazione di vivere in modo estraneo e alterna-tivo la propria vocazione cristiana, fuori dalle tradizionali matrici della vita di fede e di comunione. La parrocchia, anche se porta i segni della propria specificità, non ha consistenza e autonomia completa, essendo parte integrante della chiesa particolare, che è la chiesa del vescovo, di cui il parroco rima-ne il sostituto e il rappresentante. Nell’unione col parroco si realizza anche l’unione col vescovo, dando per scontato (il che purtroppo non sempre avviene) che il parroco viva in piena comunione di intenti col suo vescovo.

Il consIglIopastorale

Organo tipico della comunio-ne e della sinodalità parrocchiale rimane il consiglio pastorale, che vive e opera con le stesse modalità del consiglio pastorale diocesano. Ancora una partecipazione rap-presentativa di tutte le frazioni in cui è divisa la parrocchia e di tutte le categorie di fedeli, ancora il voto consultivo, ancora l’impegno comune di studiare e provvedere alle necessità dell’intera comunità. Come sempre, forse in questo caso più di sempre, si avverte la necessità di mettere all’ordine del giorno argomenti di effettiva importanza, che meritino l’atten-zione e suscitino l’impegno dei cristiani più maturi e responsabili. Chi condivide le preoccupazioni che gravano oggi sulle spalle della chiesa (il calo delle presenze nelle nostre celebrazioni, la necessità della testimonianza di vita della comunità parrocchiale, il problema sempre più vasto e complesso dei lontani, la secolarizzazione e il materialismo imperanti, l’impegno della carità in favore dei più poveri e diseredati, la cura dei catechisti non di rado abbandonati alle loro deboli forze, l’accoglienza dei forestieri, l’attenzione alle celebra-zioni liturgiche, la diffusione del pensiero sociale della chiesa) non avrà difficoltà a trovare argomenti degni almeno di essere studiati e approfonditi con il contributo di tutti. Fra questi non dovrebbero

ALL’ORDINE DEL GIORNO

Sinodalità parrocchiale

L

essere dimenticati i problemi della gente, del paese, del lavoro, della povertà in particolare. L’educazio-ne della Lumen gentium dovrebbe essere completata con quella della Gaudium et spes. La chiesa non c’è per se stessa ma per il Regno di Dio, per il mondo. Il superamento delle concezioni e delle pratiche autoreferenziali deve realizzarsi anzitutto all’interno delle comunità parrocchiali. È proprio all’interno di esse che devono essere superati gli atteggiamenti dello spiritualismo e dell’individualismo, vecchia e quasi inguaribile malattia che la chiesa si porta da sempre dietro.

I laici sono depositari di questa vocazione e missione per mandato divino e non per una semplice e posticcia autorizzazione ecclesia-stica. Non si è cristiani soltanto perché si partecipa alla messa e alle altre funzioni religiose. C’è qualcos’altro da fare. E nessuno è dispensato da questa attiva e ne-cessaria collaborazione. Veramente la chiesa è di tutti e la sinodalità è chiamata a spandersi su tutto quan-to il suo corpo.

Due pIanI DIstIntISarà necessario per questo im-

postare la propria attività pastorale su due piani distinti, per riservare ai più fedeli e ai più disponibili una formazione migliore e una cura più adeguata alle attuali esigenze. Oggi si parla in questo senso di comunità alternativa, di minoranze creative, di pastorale a macchia di leopardo. Espressioni nuove che ripetono, al-meno in parte, una sostanza antica.

L’attività della chiesa si è sempre svolta con queste caratteristiche, con queste impostazioni. Il richiamo impellente della sinodalità, dell’azio-ne comune, della fraternità nell’es-sere e nell’operare, dello spirito di comunione e di collaborazione, il grande segno dei tempi dei nostri giorni, l’eredità del concilio, chia-mano a raccolta tutti i cristiani di buona volontà. Per chi ha fede nella forza dello Spirito Santo non c’è stanchezza possibile. Meno che mai c’è tempo per pensare a rinunce o diserzioni. I tempi di crisi sono anche i tempi della crescita e della ricostruzione.

Sul piano parrocchiale, come su quello diocesano, è previsto e sostanzialmente già attuato anche il consiglio per gli affari economici, destinato alla condivisione comu-nitaria della gestione economico-amministrativa dei propri beni, la sinodalità estesa anche a questo settore assai importante della vita comunitaria, con l’intento di aiutare il vescovo e il parroco in un compito insieme assorbente e delicato, oggetto specialmente in certe regioni, come quella toscana, di critiche piuttosto feroci, di so-spetti, di accuse (per la verità non sempre immeritate), in cui si sono specializzati anche alcuni noti scrit-tori del nostro passato. A questo consiglio devono essere chiamati laici competenti, in numero previsto dai documenti applicativi. Auspi-cabile il rendimento pubblico dei bilanci e, almeno di norma, la pub-blicizzazione delle decisioni e delle delibere prese comunitariamente.

C’è da pensare che in organismi come questi il voto deliberativo dovrebbe essere di casa. Un discor-so iniziato, ma ancora bisognoso di attenzione e di cura, da proseguire sia sul piano teorico che su quello della prassi, con grande serietà e sollecitudine, anche se apparente-mente (oggi specialmente soltanto in apparenza) di relativa importanza nel contesto generale delle attività pastorali. Perché poi, in un campo così delicato come questo, non si riprende almeno in esame, il deli-berato del Sinodo dei vescovi del 1971, che chiedeva di sganciare le prestazioni liturgiche dalla ricom-pensa pecuniaria? Una piccola rifor-ma veramente in linea con la sensi-bilità della gente del nostro tempo, facilmente realizzabile insieme ai componenti dei consigli interessati. I pochi casi che si sono verificati in questi ultimi tempi hanno dato risultati veramente interessanti e di straordinaria efficacia.

le unItà pastoralIAll’ordine della sinodalità par-

rocchiale appartiene anche l’iniziati-va delle Unità pastorali, a cui molte diocesi hanno dato vita in questi ultimi anni, sostanzialmente in due forme: quella di più comunità parrocchiali che, pur conservan-do ognuna la propria autonomia giuridica ed economica, sono affi-date alla cura pastorale di un solo parroco, oppure quella composta da diverse comunità parrocchiali ognuna col proprio parroco, che si uniscono insieme per una attività pastorale comune. Specialmente

nel primo caso, l’iniziativa è accom-pagnata anche dalla soppressione di alcune parrocchie ormai troppo piccole, sostanzialmente incapaci di vita autonoma. L’iniziativa ha preso campo in seguito al cambiamento delle situazioni sociologiche e cul-turali, che impongono nuove forme di presenza e di evangelizzazione, con criteri e metodi rinnovati; ma è stata anche facilitata dalla scarsezza sempre più pesante di sacerdoti. Anche se diverse fra loro, le esperienze roteano sempre intorno a questi elementi di fondo. Naturalmente non è sufficiente un semplice spostamento di confini per dare vita a esperienze pastoral-mente valide e aggiornate. Occorre rivedere a fondo idee e programmi, metodi e mezzi, più che mai in casi del genere adottando un vero e proprio stile sinodale, a cui sono chiamati a prendere parte attiva an-che i laici. Forse anche i diaconi po-trebbero trovare una sistemazione pastorale migliore di quella di cui godono oggi. Alcuni pastoralisti rac-comandano, in tutte e due le forme prima indicate, l’adozione di una parrocchia che sia in qualche modo il centro propulsore e di raccordo per l’intera zona, con la presenza fissa di un sacerdote, possibilità di confessioni e di incontri personali in tutti i momenti della giornata. Ottime forme di lavoro sinodale, che però, dopo i primi entusiasmi stanno incontrando anch’esse serie difficoltà. La loro riuscita sarebbe certamente un aiuto efficace alla sempre più difficile unione del pre-sbiterio diocesano.

Dopo il forterichiamo di Papa Francesco, occorre riprendere in mano un’iniziativa che ha bisogno di essere completata

di Giordano Frosini

320 Ottobre 2013 n. 37VitaLa

iuseppe Verdi: arcitaliano o rozzo provinciale? Ai posteri l’ardua sentenza. Solo che i posteri siamo noi che oggi, 10 ottobre 2013,

celebriamo i duecento anni dalla sua nascita, avvenuta in uno sperduto paesino della Valpada-na, in quello che era, allora, il piccolo Ducato di Parma e Piacenza, dopo avere celebrato tredici anni fa i cent’anni dalla sua morte avvenuta, nel Regno d’Italia definitivamente costituito, in quella che molti considerano la “capitale morale” del nostro Paese. Ma la sentenza è già stata data dalla storia, mentre a noi spetta solamente una riflessione sulla vita di un uomo che con la sua musica ha portato alto il nome d’Italia nel mondo intero, senza mai dimenticare le sue radici contadine, la sua terra, a cui era prepotentemente attaccato.La sua vita lo ha portato ad essere il cantore dell’Italia: delle sue opere il Cigno di Busseto non si serve mai per fare esplicita propaganda risor-

gimentale; in esse invece è magnificata sempre l’italianità della sua cultura, del suo pensiero, del suo far musica. La sua è un’italianità che emerge come respiro che non fa rumore, ma che perva-de la vita. Per questo è stata riconosciuta dagli italiani che canticchiavano per le strade il suo “Va’ pensiero”, come dalle autorità austriache che vedevano in quel canto, in quella musica, un pericolo per il loro dominio.Ma lo stesso Verdi che respirava italiano non dimenticò mai il legame con la sua piccola pa-tria, le sue radici familiari nella civiltà contadina; volle possedere una grande azienda agricola a Sant’Agata, a due passi da Roncole di Busseto dove era nato, a cui dedicò grande impegno, non inferiore a quello profuso nella creazione delle grandi opere.Nella città di Cremona, le cronache ricordano la sua venuta da Sant’Agata, su un calesse da lui personalmente guidato, ogni settimana per il mercato, dove trattava compravendite per le

sue aziende e le stalle. Come la sua presenza a due passi dal Duomo, in via Solferino e nelle osterie, dove, mentre si beveva qualche bicchiere di buon vino e si assaggiava un saporoso piatto di trippa, si parlava di vacche, ma non di musica.Ecco, a mio parere il Verdi “arcitaliano”: il grande musicista che porta il nome della patria nel mondo intero, che ama l’Italia e desidera la sua unità nazionale senza fare guerre, ma anzitutto cultura e musica, ma che, allo stesso tempo non dimentica la piccola patria, il paesetto in cui è nato, impegnandosi a farlo vivere e trovando in esso la sostanza di rapporti umani diretti e immediati. Che usa la mente per comporre musiche eterne e universali e, subito dopo, impe-gna le mani nel saggiare la salute del grano dei suoi campi e il colore del latte delle sue stalle. Contribuendo così a ricordare che la patria è una e indivisibile, ma fatta dai mille colori e dalle infinite bellezze e ricchezze di ogni territorio, di ogni paese e di ogni città.

BaglioriL’amore geme e si contorcesotto i nostri tradimenti..Quale pace ricerca nel solcodi un amorevole abbandono!

Guizza la luce sulle scaglie di lucesull’acqua che scorre mentre ardeil sole sui nostri volti.Scorre il fiume, vedi sui volti questotran tran e non s’infiamma alla Vitaquel tuo agitarsi.

Amore che squassa, che riannodaciò che è sparsodà fiato al mio silente esistere.

Massimiliano Filippelli

PoetiContemporanei

MAI VISTO PRIMA

Un libro di fisica in rima

irca una decina di anni fa, il professor Viviano Becagli - docente di Matematica e Fisica

presso l’ITI “Silvano Fedi” di Pisto-ia, oggi in pensione – ha dato alle stampe un volume che, per l’origi-nalità della composizione e del me-todo, non poté passar inosservato. Si trattava del testo “Dialogando di Scienza tra gli olivi della Toscana. Ovvero: concetti ‘difficili’ ad uso di gente semplice e curiosa” (C.R. T., Pistoia, 2003). In esso, il buon Gep-pino, contadino arguto, frizzante e pronto pur nella semplicità della sua formazione culturale, dialogava amenamente con un tal Professore e la curiosità sulle stranezze dei fe-nomeni quotidiani del primo offriva il destro al secondo per spiegare con linguaggio accessibile a tutti alcune leggi della fisica. Nel 2011, il prof. Becagli, con la stessa facilità metodologica e chiarezza espressi-va, compiva un passo ulteriore, pas-sando ad illustrare, con un nuovo volume, “La rivoluzione della fisica e la meccanica quantistica” (Sette-giorni, Pistoia). Un altro saggio di come anche i concetti più astrusi e le leggi più indigeste possano esse-re rese digeribili quando il divulga-tore sia dotato di ordine mentale e di una gran passione del farsi capire da tutti. I volumi non potevano non attirar l’attenzione di molti lettori, come si è detto, e se la maggior parte di loro sono rimasti ammirati

dallo stile personalissimo dell’auto-re e dall’efficacia didattica della sua opera, è piovuta tuttavia, seppur in rarissimi casi, anche qualche critica sull’opportunità di calar argomenti tanto seri in contesti così poco ac-cademici e finanche scherzosi.

Tutto questo per dire che con il nuovo volume appena pubblicato e dall’indicativo titolo “Menando con la rima la danza delle particelle elementari. Dai primi frammenti dell’atomo alla ‘particella di Dio’”, Becagli compie un passo ulteriore nel suo percorso audace e pecu-liarissimo, sfidando l’azzardo di scrivere di fisica nientemeno che in versi. E il primo verso – tanto per un assaggio della personalità dell’autore – è dedicato proprio a quel collega che aveva sollevato la menzionata critica di metodo: “Quel mio collega che mi sta in cagnesco / per quei concetti messi alla berlina / con un linguaggio fri-volo e grottesco / uso a trattar di scienza e di dottrina, / or senta il caso avvenuto di fresco / a me che, girellando una mattina, / càpito tra gli olivi, in mezzo al grano / sulle colline sopra Monsummano. // Qui la vena del Giusti fu secreta, / qui ci trovo gli stimoli di prima. / Ma io son tutto tranne che poeta, / rubo solo lo sfizio della rima, / lo stile asciutto, ironico che allieta / e dei problemi alleggerisce il clima. / Questo, collega, placa la coscienza / se strapazzo le leggi della scienza”.

Con il nuovo libro, Viviano Becagli tenta di spiegare i concetti della fisica con l’arma del verso poetico. Un percorso originale eattraente. Il libro verrà presentato giovedì

25 ottobre nell’aula magna dell’Istitutoper Geometri “E. Fermi”

di Andrea Vaccaro

G

C

200 ANNI FA LA NASCITA

Verdi, l’arcitaliano musicistae contadino

Un uomo che con la sua musica ha portato alto il nome d’Italia nel mondo interodi Vincenzo Rini

E in questa maniera, incredi-bilmente, Becagli riesce a parlar dell’atomo, della gravità, dell’an-timateria, dell’energia oscura e perfino, con la collocazione centrale e la menzione nel tito-lo, dell’attualissimo bosone di Higgs. Un capitoletto impossi-bile da non saccheggiare.

“L’han trovato, li ho visti in Ginevra / i più bravi scien-ziati del mondo, / inghiottiti in un tunnel profondo: / han trovato il bosone di Higgs! // Finalmente il profetico annuncio / di chi presta soltanto la mente / or s’avvera e diventa pre-sente / confermando il teorico ardir. // Di titanici scontri l’effetto / fa spuntar nuovi oggetti dal vuoto, / quel bosone apparir dall’ignoto / ed in altri sog-getti morir. // Lo sprizzar d’enegeti-ci lampi / può sortire un ambiente irreale / rimandandoci al tempo abissale / pochi istanti scoccato il big bang”.

Un nutrito apparato di note a pié di pagina rende agevole orien-tarsi nei riferimenti e, con dettagli ben precisi ,alimenta la spiegazione, nonché la voglia di saperne di più.

Metà Geppino, metà Professore, l’autore fa sgorgare la fisica in rima e non perde l’occasione per qual-che sferzata tipicamente toscana, come quando non si lascia scappa-re la gaffe del ministro del governo italiano che, in occasione della re-cente misurazione della velocità del neutrino, che tentava il sorpasso sulla velocità della luce, parlò di un tunnel di settecento chilometri dal Cern di Ginevra fino al Gran Sasso.

“Ma quella che però fece più chiasso: / l’uscita di un ministro che credeva / che, per scendere giù fino al Gran Sasso, / la strada ai neutrini ci voleva: / settecento chilometri di passo / per un tunnel che non esi-

A FIRENZE

Terzoconvegno degli scrittori di ispirazione cristianadi Vincenzo Arnone

i terrà il 22 e 23 novem-bre prossimo, a Firenze, il Terzo convegno di scrit-tori di ispirazione cristia-

na che nei due anni precedenti ha vita la partecipazione di autori di varie parti d’Italia.Lo scorso anno il tema-guida è stato il Concilio vaticano II nella sua evoluzione culturale e lette-raria in Italia attraverso l’analisi di romanzi e di opere letterarie di grande rilievo e incidenza. Padre Bartolomeo Sorge ha introdotto l’argomento con una relazione sulle caratteristiche religiose e sociali degli anni sessanta, quando si è svolto il Concilio.Quest’anno il tema-guida sarà “Sulle tracce del Dio nascosto, quando i poeti si mettono in gio-co”. Vedrà quindi come relatori poeti di Firenze, Milano, Trieste, Roma, Cesena, Palermo, Lecce, i quali rifletteranno sulle cause e le motivazioni per cui Dio “si na-sconde” all’uomo, al poeta: cause personali, sociali, culturali, di do-lore, di sofferenza di dubbio…Nell’ambito del Convegno si svol-gerà, in Battistero, un concerto tenuto dalla Cappella Musicale del Duomo diretta dal maestro Michele Manganelli e la declama-zione di versi di grandi poeti che hanno fatto la nostra letteratura: Dante, Boccaccio, Leopardi, Luzi, Caproni, Parronchi, Guidacci….Tra i poeti che parteciperanno segnaliamo Guido Oldani, Marco Beck, Gianfranco Lauretano, Pie-tro Zovatto, Paola Lucarini, Mi-chele Brancale, Nino De Vita…Il convegno si svolgerà nel sug-gestivo Cenacolo della Basilica di Santa Croce ed è organizzato dalla diocesi di Firenze in collabo-razione con il progetto culturale della Cei.La segreteria organizzativa è composta da Maria Guida e Lucia Magnolfi, da Flora Filannino e da don Vincenzo Arnone.INFO: [email protected].

S

steva: / anche se gli si barrica l’ac-cesso / i neutrini passan lo stesso”.

Il testo ha l’onore di una pre-fazione d’eccezione, a firma del prof Marco Gori, responsabile del Laboratorio di Intelligenza Artifi-ciale dell’Università di Siena. “Sono passati molti anni da quando ho avuto il privilegio di imbattermi nel Professore. E’ lui uno di quelli che ricordo in modo intenso, è da lui che ho imparato a costruirmi la prima “valigia degli attrezzi” per apprezzare l’eleganza della mate-matica. E’ lui che riusciva a gelare il nostro adolescenziale spensierato vagare senza meta, consegnando-ci al lavoro duro. E’ da persone come lui, da quel lavoro duro, che ho imparato che serve scalare con fatica e sudore la montagna per avere talvolta il privilegio di vedere il mare. Questi panorami, che si svelano con gli straordinari mecca-nismi inferenziali della matematica, quella Bellezza, sono uno splendido dono che, senza accorgersene, il prof. Becagli ha regalato a molti studenti”.

4 n. 37 20 Ottobre 2013 LaVitaattualità ecclesiale

aria creatura umile e debole come noi. Papa Francesco celebra in piazza

San Pietro nella giornata mariana. C’è l’immagine della Madonna di Fatima. Sono passati sette mesi da quel 13 marzo quando il cardinale Jorge Mario Bergoglio è diventato Papa Francesco. Omelia nel nome di Maria, per riflettere su tre realtà: Dio ci sorprende, ci chiede fedeltà, ed è la nostra forza.

“Dio ci sorprende; è proprio nella povertà, nella debolezza, nell’umiltà che si manifesta e ci dona il suo amore che ci salva, ci guarisce e ci da forza. Chiede solo che seguiamo la sua parola”. È l’esperienza di Maria che di fronte all’annuncio dell’angelo si fida della parola e del Signore. Così i dieci lebbrosi del brano di Luca, dieci “morti viventi” cui era impedito di entrare nei villaggi; chiedono misericordia a Gesù. Si fidano, i dieci, della parola del Signore che dice loro di rispettare la legge e di andare dai sacerdoti perché verifi-cassero lo stato della loro malattia ed eventualmente li reinserissero nella comunità. Ma c’è un compor-tamento diverso tra loro: lungo il cammino si rendono conto di es-sere guariti, e uno, uno solo torna indietro per ringraziare; un sama-ritano, cioè, in un certo senso, un eretico per il giudaismo del tempo.

Se è vero che Dio “ci sorpren-de sempre, rompe i nostri schemi, mette in crisi i nostri progetti”, ciò che ci chiede è di non avere paura, di seguirlo; di non chiuderci nelle nostre sicurezze, nei nostri proget-ti, ma aprirci a lui. Ai dieci lebbrosi Gesù non chiede cose straordina-rie; la novità non è nelle pratiche, nelle norme, ma nell’incontro con lui.

Ecco la fedeltà nel seguirlo. Quante volte, dice il vescovo di Roma, “ci siamo entusiasmati per qualcosa, per qualche iniziativa, per qualche impegno, ma poi, di fronte ai primi problemi, abbiamo gettato la spugna”. E questo avviene anche nelle scelte fondamentali, come quella del matrimonio. Il modello da imitare è Maria che ha ripetuto il suo sì ogni giorno, anche sotto la croce, durante l’agonia e la morte del figlio: “La donna fedele, in piedi, distrutta dentro, ma fedele e forte”.

Si domanda Papa Francesco: “Sono un cristiano ‘a singhiozzo’, o sono un cristiano sempre? La cultura del provvisorio, del relativo entra anche nel vivere la fede. Dio ci chiede di essergli fedeli, ogni giorno, nelle azioni quotidiane”. Il Signore non si stanca di tenderci la mano per risollevarci, “incoraggiarci a riprendere il cammino, di ritorna-re a lui e dirgli la nostra debolezza perché ci doni la sua forza”.

Dei dieci lebbrosi del Vangelo, uno solo torna indietro per lodare Dio a gran voce, ringraziarlo, e riconoscere così che lui è la nostra forza. Torna colui che è escluso non solo a causa della malattia, ma anche per la sua origine. Luca

Nel nomedi Maria:

sotto la Croce“fedele e forte”di Fabio Zavattaro

IL PAPA, GLI EBREI E PRIEBKE

Bandire l’antisemitismo dalla vita e dal cuoreLa morte dell’aguzzino delle Fosse Ardeatine nel giorno in cui Francesco

si rivolge alla comunità ebraica con parole di affetto e dialogo,induce a una più acuta riflessione

di Cristiana Dobner

ella commemorazione di Papa Francesco delle persecuzioni contro gli ebrei romani è

contenuto “un appello alle nuove generazioni a non appiattire la propria esistenza, a non lasciarsi trascinare da ideologie, a non giustificare mai il male che incon-triamo, a non abbassare la guardia contro l’antisemitismo e contro il razzismo, qualunque sia la loro provenienza”.L’imperativo delle memoria, non solo del ricordo rammemorante, ha sorretto la storia di Israele nei suoi momenti gioiosi e, so-prattutto, nei terribili frangenti angosciosi in cui solo la fede dei Padri poteva sostenere il popolo e dargli forza. Se ci limitassimo ad una menzione di agenda non avremmo compreso nulla e ri-schieremmo quella superficialità che si lascia adescare dall’ide-ologia quando coglie nel segno qualche desiderio o ambizione nascosta.Il taglio di Francesco, vescovo di Roma, colpisce invece nel segno perché poggia sul passato ma fa leva sui giorni e sulle generazioni che devono arrivare. Quante volte ci siamo sentiti ripetere “hi-storia magistra vitae” o più sem-plicemente “l’esperienza insegna”, eppure nei rapporti con il popolo eletto siamo stati deficitari quan-do non aggressori, in nome di una fedeltà errata alla parola del Vangelo e abbiamo messo in atto “autentiche ingiustizie”. Attardarsi a rivolgere lo sguardo all’indietro, rischierebbe di far emergere quel disastroso stato d’animo che

N

definiamo “leccarsi le ferite” e ci impedisce di agire.Il monito del Pastore è ben altro “l’odierna commemorazione potrebbe essere definita quindi come una “memoria futuri”, un appello alle nuove generazioni a non appiattire la propria esistenza, a non lasciarsi trascinare da ideo-logie, a non giustificare mai il male che incontriamo, a non abbassare la guardia contro l’antisemitismo e contro il razzismo, qualunque sia la loro provenienza”.Li portiamo dentro di noi e parlano chiaro, la stessa morte di Priebke dovrebbe scuoterci perché, nulla avviene a caso per il credente, e lo stesso congedo dalla storia di una persona gravata da tante evidenti colpe, agghiaccia quando avviene in concomitanza di questa memoria e di questo incontro. È possibile che nell’animo dell’aguzzino non sia mai affiorato un pentimento? Che un rimorso non gli abbia roso la coscienza? Quale però era la sua coscienza? Un’incoscienza la direi, modellata su quanto dobbiamo combattere

con tutte le nostre forze: “L’anti-semitismo sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna”.Vi sarà chi indagherà sulle cause di questo fenomeno storico e religioso, chi ne comprenderà la valenza teologica, chi saprà trac-ciarne la sordida evoluzione e in-voluzione nei secoli, anche questo lavoro apporterà il suo contributo perché non esistano più persone come Priebke che infanghino l’es-sere umano, a qualsiasi lingua e nazione appartengano.Si prospetta così quell’ambito che ebrei e cristiani, insieme, sono chiamati a coltivare, come di fatto stanno già facendo, in piena sere-nità e amicizia, per esempio, con il gruppo guidato dal cardinale W. Kasper che si incontra dal 2005 e ormai ha già dato alle stampe un voluminoso tomo per i tipi dell’Università Gregoriana e che può essere considerato una guida odierna ed autorevole: Gesù Cri-sto e il popolo ebraico. Interroga-tivi per la teologia di oggi.È uno degli aspetti del nostro rap-porto perché “è importante ap-

profondire, da entrambe le parti, la riflessione teologica attraverso il dialogo”. L’altro, strettamente connesso, è il “dialogo vitale, quel-lo dell’esperienza quotidiana, che non è meno fondamentale”. Come dire che c’è spazio per chiunque, non solo per teologi ed ecume-nisti, ma per ogni singola persona che, dinanzi all’orrore di quanto avvenuto, si senta responsabile della propria coscienza, pensiero e agire e ne tiri le legittime e doverose conseguenze. Si staglia come l’unica strada per apparte-nere a quella schiera, numerosa anche se silente, di quelle persone che Francesco ha indicato come “uomini saggi e generosi, capaci di riconoscere la chiamata del Signo-re e di incamminarsi con coraggio su sentieri nuovi di incontro e di dialogo”.Non basta vagamente rammaricar-si, non basta dolersi, bisogna agire e creare nuovi e più sani rapporti, intrisi di rispetto, in primo luogo per lo Spirito stesso che illumina le coscienze e guida la storia.Francesco lo ha fatto e lo sta fa-cendo: ascoltiamolo e seguiamolo.

M

LA DOMENICA DEL PAPA

Non gettare la spugna

sembra quasi dirci che gli altri nove malati forse ritenevano fosse un loro diritto la guarigione. Chi non aveva alcun diritto, privilegio, sa cogliere la gratuità dell’intervento di Dio. E riconosce nell’incontro un dono più grande che richiede la capacità di riconoscerlo, di viverlo nella fedeltà.

Ecco la terza realtà che il Papa

mette in evidenza nella sua omelia: Dio è la nostra forza. “Saper rin-graziare, saper lodare per quanto il Signore fa per noi”. Nella celebra-zione che vede al centro Maria pre-sente nell’immagine di Fatima, Fran-cesco, con le parole pronunciate da Giovanni Paolo II il 13 maggio 1982, cioè l’anno successivo all’attentato di piazza San Pietro, affida alla Ma-

donna “l’umanità afflitta dal male e ferita dal peccato”. Lei ci dice che il “cammino definitivo è sempre con il Signore, anche con le nostre de-bolezze”. Tutto è suo dono.

Poi con parole che attinge dalla saggezza popolare, Francesco lascia alle famiglie una piccola ricetta per la convivenza: permesso, scusa e grazie. E dice: “Se in una famiglia si

dicono queste tre parole, la famiglia va avanti”. Quante volte, afferma, “diciamo grazie in famiglia? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, ci è vicino, ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. È facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma andare a ringraziarlo: mah, non mi viene”.

520 Ottobre 2013 n. 37VitaLa

el resoconto dell’Esodo (prima let-tura Es 17,8-13) sulla battaglia fra Amalek ed Israele si trova già se non una risposta almeno una chiave di

lettura sui ruoli della grazia di Dio da una par-te e della collaborazione dell’uomo dall’altra nel produrre il bene, oggetto di interminabili dispute che hanno tenuto occupati per secoli i teologi. In campo c’è Giosuè con le truppe di Israele che lotta contro le truppe di Amalek, sul monte c’è Mosè che prega. Chi ha avuto più merito per la vittoria? Viene spontaneo rispondere: «Mosè, perché solo quanto egli teneva in alto le braccia Israele vinceva». È senz’altro vero, ma se è altrettanto vero che se in campo non ci fosse stato Giosuè con i suoi non ci sarebbe stata né battaglia, né vittoria. Il racconto ci dice, cioè, che fu essenziale l’esercito di Israele in campo a combattere, ma che fu essenziale anche Mosè sul colle accanto al campo di battaglia con le mani alzate in preghiera. Il ri-sultato, dunque, fu, al tempo stesso, tutto di Dio, invocato da Mosè, e tutto delle truppe combat-tenti. È sempre stato e sempre sarà così: «Con-fidiamo in Dio come se tutto dipendesse da Lui -così sintetizzerà splendidamente S. Ignazio di Loyola-; lavoriamo e usiamo mezzi umani come se tutto dipendesse da noi!». Sarebbe, dunque, davvero solo una inutile perdita di tempo cer-care di definire fino a che punto il risultato di un’impresa sia da attribuire all’ispirazione pre-ventiva di Dio e al suo aiuto in corso d’opera e quanto, invece, alla collaborazione umana. Se il non pregare condanna alla sterilità le

nostre azioni, il sapere quando, quanto e come pregare è, evidentemente, vitale per noi. La litur-gia completa la lezione sulla preghiera con la lettura evangelica (Lc 18, 1-8) che ha un titolo quanto mai significativo: «parabola sulla neces-sità di pregare sempre, senza stancarsi mai». Abbiamo qui la risposta a due delle domande che ci siamo posti. Alla domanda “quando pregare?”, la risposta del vangelo è «sempre». Sembra che Gesù voglia dire che la preghiera è necessaria come il respiro. Alla domanda “quan-to pregare”, la risposta del vangelo è «senza stancarsi mai». Ecco dunque il parallelo con l’episodio, raccontato dall’Esodo, della preghiera di Mosè : tutte le volte che le braccia si stanca-vano, Israele arretrava nella battaglia. Alla terza domanda, “come pregare”, il vangelo risponde con la parabola del giudice cattivo verso Dio e verso gli uomini: l’insistenza caparbia della povera vedova vince la sua resistenza. « E Dio -conclude Gesù- non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente».Potremmo chiederci come è possibile “pregare sempre, senza stancarsi mai”, impossibile, ap-parentemente per chi, per vivere, deve lavorare, studiare e progettare, impegnando per questo non solo energie fisiche, ma anche mente ed

attenzione, con la conseguente impossibilità di avere sempre in atto un colloquio esplicito con Dio. Anzi, questa continuità sarebbe impossibile perfino per chi ha dedicato la propria vita a Dio. Del resto, lo stesso Gesù ed i suoi discepoli pregavano sì lungamente, ma certamente non passavano le loro giornate con le braccia alzate in preghiera. È fuori dubbio che il beato Giu-seppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata, desiderasse che essi fossero persone di vita attiva, instancabili nel servizio ai poveri e nell’annuncio del vangelo. Allo stesso tempo, però, così chiedeva loro costanza e perseve-ranza nella preghiera: «Non basta pregare, ma dobbiamo formarci lo spirito di preghiera. Lun-go la giornata costa tanto poco un’aspirazione, una Comunione spirituale, oppure nella notte, svegliandoci, dar un pensiero a Gesù Sacra-mentato che con santa impazienza ci attende ai suoi piedi, di modo che possiamo dirgli: “O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco” (Salmo 62)”. Ogni nostra azione, spirituale o materiale, incominci da Dio e termini in Dio. Non credete perduto il tempo che si impiega a pregare. Si fa di più in un quarto d’ora dopo avere pre-gato, che in due ore senza preghiera. Il nostro primo dovere -ricordatelo sempre!- non è solo lo sbracciarsi, ma il pregare». Perfino un attivis-simo apostolo dei poveri del Brasile, monsignor

Hélder Câmara, affermava la stessa cosa dicen-do: “Due mani giunte ottengono molto di più di due pugni chiusi”. Ma cosa vuol dire: “pregare sempre, senza stancarsi”? Evidentemente è un atteggiamento fondamentale di fede profonda, da cui sboccia un amore continuo, in cui la nostra anima si mantiene, come perpetuo atto di adorazione, anche durante l’azione che, come conseguenza, ne viene permeata. Per questo Gesù, finito il suo ragionamento sulla preghiera, si pone una domanda che, altrimenti, non c’entrerebbe per niente: « Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Quella fede in cui il vero credente si abban-dona senza riserve, con i sentimenti espressi dal salmo responsoriale (120 [121]): «Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode [...] il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra». Quella fede che nasce, cresce e si mantiene viva grazie all’ascolto e alla meditazione della parola di Dio, secondo un processo così vivida-mente descritto dall’apostolo Paolo (seconda lettura, 2 Tm 3,14 - 4,2): «Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci [...] le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la sal-vezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù».

Don Umberto Pineschi

La Parola e le parole29ma Domenica Tempo orDinario anno c

attualità ecclesiale

N

otto il segno di San Giuseppe, set-tanta anni fa. La partecipazione attiva dei cattolici alla vita politica italiana trovò un primo coagulo a Roma il

19 marzo 1943, in casa di Giuseppe Spataro, dove, per festeggiarne l’onomastico -un pre-testo per depistare la polizia del regime- , si trovarono alcuni esponenti della futura De-mocrazia Cristiana. Spataro aveva tenuto le fila dei contatti fra i vecchi popolari costretti dal fascismo al silenzio, coltivando anche rapporti con rappresentanti del mondo ec-clesiale, come il sostituto alla Segreteria di Stato monsignor Giovanni Battista Montini, i dirigenti della Fuci, dei Laureati cattolici, dell’Azione Cattolica.

Quel giorno del ‘43 fu discusso un docu-mento (il principale estensore ne era Alcide De Gasperi), “Linee di ricostruzione”, che diventerà poi “Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana”. Quel testo fu fatto diffondere dallo stesso Spataro, all’indomani del 25 luglio, aiutato da Enrico Falck che a Milano ne curò la stampa di un milione di copie.

Non si trattò di una iniziativa improv-visata e solitaria. Fra i cattolici da tempo -le leggi razziali del ‘38 avevano alienato al regime molte simpatie e la guerra non aveva migliorato le cose- fermentava l’esigenza di un coordinamento con lo sguardo rivolto a un avvenire senza il fascismo. I contatti si moltiplicavano, anche se mancava fra i vecchi popolari una struttura politica unitaria, a dif-ferenza di comunisti, socialisti e azionisti. Ma, quasi per germinazione spontanea, dal 1941,

più marcatamente nel 1942 e con crescente consapevolezza nel 1943, fiorivano le inizia-tive, anche sulla scia del radiomessaggio del Natale precedente di Pio XII, un’esortazione verso la pace e la legalità, intesa come un invito all’azione.

Era maturata, in quegli anni, la coscienza politica di una futura classe dirigente. Si era concretata, nel 1942 a Milano, in incontri in casa di Edoardo Clerici cui avevano par-tecipato Piero Malvestiti, esponente con Clerici dei cosiddetti “neoguelfi”, Enrico Falck e Vittorio Giro, che in seguito erano andati da De Gasperi a Sella di Valsugana. A Torino Giuseppe Rapelli e Giovanni Gronchi contattavano ex sindacalisti “bianchi” ed esponenti della sinistra del Partito popolare italiano. A Roma, colloqui fra neoguelfi, ex popolari e cristiano-sociali (protagonisti Guido Gonella, Mario Scelba e, naturalmen-te, De Gasperi), mentre a Genova Paolo Emilio Taviani animava un gruppo di intellet-tuali di ispirazione cristiana.

E ancora, in Toscana, attorno ai cristiano-sociali di Gerardo Bruni svolgeva opera di testimonianza e di pensiero don Roberto Angeli, da anni anticipatore della necessità di una presenza dei cattolici in politica, attivo nella Resistenza, arrestato e deportato in un Lager. In Emilia Giuseppe Dossetti elaborava in piena lotta clandestina idee largamente penetrate, in seguito, nella Democrazia Cristiana, a partire dalla famosa “lettera ai parroci” che chiariva il senso “progressista” da imprimere alla Dc, rifiutando schemati-smi sociologici e lotte di classe. A Napoli la coppia Angelo Raffaele Jervolino-Maria De Unterrichter, in contatto con l’ex popolare Giulio Rodinò e l’economista Pasquale Sara-ceno, elaborava le future linee di una politica

Dalle “idee ricostruttive” al Codice di Camaldoli,

il 1943 fu un annofondamentale per porre le basi della Repubblica democratica e portare il

Paese fuori dall’avventuratragica del Fascismo

e della guerradi Angelo Paoluzi

S

Settanta anni fa nasceval’impegno politico

dei cattolici italiani

MEGLIO RICORDARE

meridionalistica.A dare spessore ideologico alla costi-

tuenda formazione contribuirà l’incontro di Camaldoli, dal 19 al 23 luglio 1943. Dopo il congresso dei Laureati cattolici, in gennaio, un comitato ristretto fu convocato per imposta-re un “codice” che, sulla base della dottrina sociale della Chiesa, affrontasse i problemi della società e dello Stato in modo di uscire - si scrisse - “da un passato pieno di ingiustizia ed errori”. In una visione cristiana del mondo furono individuati, nel “Codice di Camaldoli”, 76 punti su temi quali la concezione perso-nalistica della comunità nazionale, la solleci-tazione verso l’economia mista, la tutela della

famiglia, la vita internazionale basata sulla pace e la giustizia. Se ne trovano notevoli tracce nella Costituzione; ma l’importanza di Camaldoli consiste essenzialmente nel patri-monio di un sentire comune e nello scambio di idee e di esperienze fra protagonisti, in seguito, della vita nazionale.

Gli avvenimenti seguiti all’8 settembre 1943 non interromperanno la trama dei rapporti: la partecipazione dei cattolici alla Resistenza si concretò nel rischio della vita quotidiana, con un impegno che non ha visto attendismi, legittimando la successiva presen-za nella ricostruzione del Paese. Una pagina di storia che merita di essere ricordata.

6 n. 37 20 Ottobre 2013 LaVita

ella comunità pistoiese si vanno diffondendo sem-pre di più la pratica e la cultura dell’adozione.

Sono numerose infatti le famiglie che hanno adottato uno o più bam-bini, o che sono in attesa di poter adottare, mentre si moltiplicano le iniziative culturali tese a sostenere l’impegno adottivo come pratica di solidarietà: nel 2013 si è infatti tenu-to l’ 8 giugno a Pistoia il convegno “L’aeroporto delle cicogne” organiz-zato dal Gruppo arcobaleno genitori adottivi Asl 3 di Pistoia, mentre il 17 novembre l’impegno del medesimo gruppo verrà premiato nell’ambito della trentunesima edizione della Giornata internazionale della pace, della cultura e della solidarietà or-ganizzata dal Centro studi “G. Do-nati” di Pistoia. Ma chi sono questi nostri concittadini che si impegnano da un certo momento in poi, per il resto della loro vita, in un percorso affascinante ed entusiasmante, ma anche sempre molto complesso, e spesso, soprattutto all’inizio, anche irto di ostacoli e difficoltà di ogni genere, a partire da quelli collegati alla situazione psicologica e psicofisica dei bambini adottati, segnati comunque dal trauma dell’abbandono da parte della famiglia d’origine, cui talvolta si aggiungono i postumi di maltrat-tamenti, abusi, carenze affettive ed educative ecc.? Da dove derivano loro la forza, il coraggio, la pazienza e la dedizione necessari per condurre felicemente in porto il progetto adot-

Ntivo? Vediamone intanto alcune carat-teristiche di tipo “anagrafico”: si tratta di coppie comprese prevalentemente nella fascia d’età 30-45 anni, anche se non mancano esempi di coppie più giovani e di coppie cinquantenni; l’impegno adottivo è trasversale rispetto alla variabile “ceto sociale di appartenenza”, anche se ovviamente la coppia aspirante all’adozione deve dimostrare di poter offrire al figlio adottivo una situazione tranquilla dal punto di vista economico ed abitativo; anche il livello culturale è ampiamen-te differenziato, così come il tipo di lavoro svolto dai coniugi (sia le profes-sioni manuali che quelle intellettuali sono entrambe ben rappresentate): insomma l’intera comunità locale, senza particolari differenziazioni, mostra interesse e disponibilità verso l’adozione. Per quanto riguarda la sto-ria delle coppie adottanti e la natura della loro motivazione ad adottare si rileva che molte delle coppie hanno dovuto confrontarsi con il problema dell’infertilità, una ferita importante rispetto al loro sogno familiare; esse tuttavia hanno trovato la forza di tra-sformare la delusione e la sofferenza, anche legata ad eventuali tentativi falliti di procreazione assistita, in energia disponibile per intraprendere il percorso adottivo, dando così luogo

ad un felice incontro di due diversi bisogni, quello del bambino abbando-nato di trovare una famiglia in grado di accoglierlo e quello della coppia di “riparare” il danno psicologico ed esistenziale sofferto, attraverso un impegno fortemente connotato da elementi solidaristici. La motivazione solidaristica all’adozione è infatti spesso presente anche nella storia delle coppie infertili come elemento autonomo e preesistente alla scoperta dell’infertilità: si tratta in questo caso di coniugi che comunque si sarebbero rivolti all’adozione, anche dopo la nascita di un proprio figlio. Va inoltre sottolineato che un numero significa-tivo di coppie si accosta all’adozione dopo aver avuto figli propri, manife-stando in questo caso un grande entu-siasmo per la genitorialità, sia biologica che adottiva; alcune coppie inoltre vivono la sperimentazione di tutte le forme di genitorialità, biologica, adot-tiva, e di affidamento eterofamiliare di bambini le cui famiglie si trovano in temporanea difficoltà: in questo caso l’impegno solidale si dispiega in tutta la sua portata, e la coppia si confronta con le diverse declinazioni della tem-poralità genitoriale, comprendendo anche la capacità di rinunciare, almeno in parte, al rapporto con il bambino in affido quando arriva il momento di

restituirlo alla sua famiglia. L’impegno dei genitori adottivi è molto spesso sostenuto entusiasticamente sin dagli albori del progetto adottivo dalle rispettive famiglie di origine; non man-cano tuttavia situazioni in cui, almeno inizialmente, i futuri nonni adottivi mostrano perplessità rispetto all’ado-zione, vuoi per ristrettezza di vedute, vuoi per preoccupazioni patrimoniali, pratiche ecc. In questi casi la coppia cerca e trova conforto nel rapporto con altre coppie che hanno adottato, nella frequentazione di gruppi di vo-lontariato che sostengono le adozioni, nel supporto fornito dai servizi socio-sanitari locali in ogni fase del percorso adottivo. Molto interessante infine si dimostra l’analisi della posizione dei figli biologici della coppia nei confronti del progetto adottivo prima e del fratello adottivo poi: determinante ai fini della piena accettazione di quest’ultimo risulta essere l’atteggia-mento dei genitori, la loro capacità di coinvolgere il figlio biologico, con modalità adatte alla sua età, nel progetto di arricchimento della vita familiare rappresentato dall’adozione. Per quanto concerne le caratteristiche che rendono la più parte dei genitori adottivi sufficientemente forti da affrontare tutte le problematiche che l’adozione può comportare (non va

dimenticato che quella tragedia che va sotto il nome di “fallimento adottivo” è un rischio sempre presente), si rileva in molte coppie la presenza di con-vinzioni religiose e/o umanitarie che conferiscono all’impegno adottivo un significato ulteriore rispetto a quello del completamento familiare; inoltre le coppie che hanno affrontato insieme le traversie della procreazione assistita o anche semplicemente il dolore legato all’infertilità traggono spesso da questa esperienza un incentivo alla coesione di coppia, coesione che risulta in definitiva essere il più po-tente fattore di protezione rispetto ai rischi di disgregazione familiare post-adozione e quindi di fallimento adottivo. Per quanto concerne la specificità della realtà locale va infine ricordato che sia il Comune di Pistoia che la Asl mettono a disposizione delle coppie adottive servizi qualificati e a carattere longitudinale, in grado quindi di seguire nel tempo lo sviluppo della situazione adottiva, e che intorno a tali servizi si è coagulata negli anni la spontanea iniziativa aggregativa dei genitori adottivi, che hanno dato vita ad una rete importante di attività di auto-aiuto.

Marina Zampolinidirettore a. r. unità operativa

di psicologia Asl di Pistoia

CAMPIONI DI SOLIDARIETà 365 GIORNI L'ANNO

Identikit del genitore adottivo

umentano i giovani che dicono di non credere. Ma tra costoro sono sempre meno coloro che si pro-fessano atei. Chi crede, invece, alla

pratica religiosa, affianca l’impegno nel sociale e nel volontariato. Si trasforma anche la par-tecipazione ai riti. Si va meno a messa, ma si partecipa di più a pellegrinaggi e processioni, forme riscoperte come nuovo modo di vivere la fede. Questo è il parziale identikit dei giovani lombardi che emerge dalla ricerca “Giovani e fede. Identità, appartenenza, pratica religiosa dei 20-30enni”, realizzata dagli Oratori delle diocesi lombarde, presentata oggi nel corso del convegno regionale di Pastorale giovanile, intitolato “Vite da giovani”. Il volume “Giovani e fede. Identità, appartenenza e pratica religiosa” rientra nella collana “Gli sguardi di Odl” frutto del lavoro corale coordinato dagli Oratori delle diocesi lombarde. La ricerca si è avvalsa, per la parte quantitativa, della collaborazione dell’istituto Ipsos.

posIzIonI estreme

La ricerca è divisa in quattro capitoli. Il pri-mo è dedicato a un’analisi socio-demografica dei giovani in Italia e Lombardia; il secondo a identità, appartenenza e pratica religiosa dei giovani; il terzo alla “connessione tra fede e vita” per i giovani; il quarto alle attenzioni pa-storali da rivolgere ai ragazzi d’oggi. Rivolgendo

l’attenzione in particolare ai 20-30enni della Lombardia, (l’11,2% della popolazione residen-te in Regione), si può osservare un fenomeno che in questa zona appare più accentuato che in altre: si evidenzia una radicalizzazione delle due posizioni più “estreme” rispetto alla Chiesa cattolica, cioè quella di coloro che si classifica-no come “non credenti” e, dall’altro lato, quella dei “credenti impegnati”. L’andamento dei dati sembrerebbe, infatti, mostrare un progressivo spostamento verso una di queste due posizioni, a discapito di posizioni più “intermedie” come quella del cosiddetto “praticante occasionale”. Nello specifico, in Lombardia si dichiara “non credente” il 29,9% dei 20-30enni, contro il 27,6% dei loro coetanei in tutta Italia. Questa categoria non richiama tanto una dichiarazione di ateismo, quanto piuttosto una presa di po-sizione più “pratica” rispetto all’appartenenza istituzionalizzata alle religioni tradizionali. Una sorta di “indifferenza”, dunque, rispetto alle forme tradizionali di religiosità, che però “non esclude a priori una dimensione spirituale della vita”; anche i cosiddetti “non credenti” esprimono l’esigenza di dotarsi di una “bussola interiore”, un orientamento valoriale in grado di guidarli nelle piccole e grandi scelte della vita che ognuno è chiamato a coltivare nella propria coscienza.

meno messe, pIù processIonI e pellegrInaggI

La percentuale di presenza dei “cattolici impegnati” tra i giovani lombardi è, invece, del 10,5%, decisamente superiore rispetto ai dati riferiti all’intera Penisola, che registrano un 8,7%: si conferma quindi l’impressione di una

Emerge una sostanziale“polarizzazione” rispetto ai cosiddetti “praticanti

occasionali”.In Lombardia si dichiara “non credente” il 29,9% dei 20-30enni, contro

il 27,6% dei loro coetanei in tutta Italiadi Gigliola Alfaro

A

Giovani, calano i credenticrescono gli impiegati

RICERCA IN LOMBARDIA

polarizzazione, che vede a questa estremità una fascia di 20-30enni, di numero consistente e stabile (non ha infatti registrato un calo negli ultimi anni, a differenza di altre fasce), per cui la religione non solo è una forte fonte di identifi-cazione e di appartenenza, ma si traduce anche in scelte concrete. Il dato mostra “un’adesione alla religione non di tipo formale o esteriore ma frutto di una scelta matura e che coinvolge tutti gli ambiti della vita dei giovani”. Un dato interessante è l’aumento della partecipazione dei giovani a forme di celebrazione della fede

ritenute da molti superate. Dal 2004 al 2010 la frequenza di partecipazione alla Messa è diminuita, mentre “l’adesione a pellegrinaggi è cresciuta dal 9,7% all’11,6%”, così come “la partecipazione a processioni religiose è cre-sciuta dal 26% al 29,3%”. Questi dati mettono in evidenza un modo nuovo di vivere la fede, che passa attraverso l’esperienza e un coinvol-gimento non solo intellettuale. Paradigmatica a questo proposito è la riuscita delle Giornate mondiali della gioventù, che richiamano ancora milioni di giovani.

PistoiaSetteN. 37 20 OTTOBRE 2013

ella vicenda del Monte dei Pegni, chiuso a Pistoia e trasferito a Fi-

renze, colpisce la dose di insensibilità dimostrata verso i più piccoli”. Così il ve-scovo di Pistoia, Mansueto Bianchi, sulla decisione presa dal gruppo bancario di cui fa parte la Cassa di Risparmio di Pi-stoia e della Lucchesia in base alla quale il servizio prestato a Pistoia dal Monte viene chiuso e trasferito a Firenze.

“In via di Bure Vecchia -sottolinea mons. Bianchi, riferendosi alla sede pistoiese dell’antico servizio- alcune persone momentaneamente in difficoltà potevano ancora trovare uno strumento umile e quotidiano con una piccola speranza di essere aiutati a respirare.

Chiudere il Monte perché l’azienda ci rimette non farà certo una piega con le ragioni di una astratta efficienza aziendalistica, ma fa certo a pugni con l’efficacia sostanziale e con l’obbligo di non creare ulteriori motivi di disagio per una fascia di popolazione già colpita dalla crisi”.

Da qui l’appello del vescovo Man-sueto (“Mi rifiuto di pensare che la dirigenza dell’azienda non possa trovare soluzioni tecniche per mantenere aperto questo piccolo servizio: ripensare a de-cisioni prese non porterebbe a brutte figure ma rafforzerebbe la credibilità di un gruppo bancario davvero attento alle ragioni delle persone e delle comunità”). Un appello, quello di mons. Bianchi, unito alla disponibilità verso “ulteriori passi

per favorire la soluzione”.Appena appresa la notizia, nei giorni

scorsi era stato anche il direttore della Caritas diocesana, Marcello Suppressa, a prendere posizione critica sulla chiusura del Monte pistoiese. Anche in questo caso era stato chiesto un ripensamento (“Viene meno un antico servizio, utile soprattutto per le persone nelle fasce di maggiore disagio costrette a impegnare i propri beni, spesso ricordi di una vita, per avere in cambio piccole somme di denaro”).

Anche Caritas si chiedeva se era proprio questo “nel pieno di una brutta crisi economica, il momento per chiu-dere il Monte, essendo fin troppo facile immaginare le difficoltà derivanti dalla chiusura”..

Il vescovo Mansuetosul Monte dei Pegni:

“Ripensateci”Anche la Caritas esprime il suo dissenso

“N

SAN BARTOLOMEO

La messa di inizio anno scolastico

abato 5 ottobre nella chiesa di San Bartolomeo in Pan-tano a Pistoia si è svolta alle 18 la Messa di inizio anno

scolastico, organizzata dalla diocesi di Pistoia su iniziativa del coordina-mento della scuola e degli insegnanti cattolici di Pistoia composto dalle associazioni Agesc, Aimc, Fidae, Fism e Uciim, tutte facenti parte della consulta delle aggregazioni laicali della diocesi di Pistoia.

Il cattivo tempo di questi giorni ha condizionato le giovani famiglie, ma non ha impedito a tutti i gradi di scuola di essere rappresentati dalla scuola materna alle superiori. Tutti ci siamo raccolti nella bella chiesa di San Bartolomeo per pregare e ringraziare il Signore per il dono della fede.

Don Luca Carlesi ha ricordato all'assemblea che la fede, prima di es-sere adesione a delle verità rivelate, è un atto umano, di fiducia e affida-mento, senza il quale l’uomo sarebbe meno uomo e per questo motivo l’educazione alla fede costituisce un servizio alla crescita integrale della persona umana. Don Luca con esem-pi propri del mondo dei bambini ha spiegato che la fede si misura grazie al “termometro” del servizio: avere fede è mettersi al servizio degli altri. Anche per essere studente, ricorda Don Luca, richiede fede perché egli si affida alla guida dell'insegnante, così come per fare l'insegnante occorre aver fede poiché il suo compito è di mettere in luce ciò che c'è dentro ad ogni alunno.

Don Luca ha anche ricordato il ruolo fondamentale dei nonni nella vita famigliare, in occasione della loro festa e ha invitato tutti ad un grande applauso per i nonni.

All'ingresso della chiesa sono stati distribuiti segnalibri del santo protettore degli studenti San Giu-seppe da Copertino con la preghiera dello studente.

Abbiamo vissuto questa celebra-zione come un momento di grazia del mondo della scuola e di grande fratellanza contagiati dalla grande ospitalità che caratterizza Don Luca e la sua comunità. Ci auguriamo che questa celebrazione possa fare parte del calendario annuale delle famiglie pistoiesi e ci impegniamo perché possa essere tale.

Il coordinamento della scuola e degli insegnanti cattolici di Pistoia ringrazia di cuore tutti coloro che hanno reso possibile questa festa in Cristo.

Marie France Salmond

Son la prolusione di mon-signor Mansueto Bianchi sul tema «La storicità dei vangeli nel pensiero

di Benedetto XVI” a venti anni dalla morte”», si apre, martedì 22 ottobre, alle ore 21, il nuovo anno della Scuola diocesana di Forma-zione teologica. Come si sa il corso è triennale, al quale viene aggiunto, ogni anno, un corso speciale di approfondimento, al quale possono partecipare tutti.

Al primo anno, i corsi assumo-no un carattere prevalentemente orientativo con lezioni di introdu-zione alla Teologia, alla Sacra Scrit-tura, alla Liturgia, alla Morale e con la trattazione della Cristologia, che è il punto di partenza di ogni rifles-sione teologica. Uno sguardo all’An-tropologia contemporanea e alla Storia della chiesa antica completa il quadro dell’anno iniziale.

Al secondo e al terzo anno, sa-ranno offerte lezioni di approfondi-mento su libri biblici sia del Nuovo che dell’Antico Testamento, nonché di Morale familiare, di Antropologia teologica, Escatologia, Storia della Chiesa, Patrologia.

Ad ogni disciplina sono dedicati tre-quattro incontri. Tutto somma-

to, una Facoltà teologica in piccolo, capace di fornire le coordinate fondamentali per poter vivere con un grado maturo di consapevolezza i contenuti e gli approdi più recen-ti della nostra fede. Proprio per questo motivo, oltre a rivolgersi a tutti coloro che spontaneamente sono attratti da questi obiettivi, è di particolare premura la costante sollecitazione rivolta a tutti i par-roci nell’invitare i propri catechisti a munirsi, per così dire, dell’equi-paggiamento teologico necessario ad un responsabile svolgimento del proprio compito.

Di particolare importanza nella mente degli organizzatori rimane il programma del IV anno, aperto a tutti, sul tema “Voci e pagine tra teologia, letteratura e filosofia”.

A esso possono partecipare tutti gli interessati, senza la neces-sità di essere passati attraverso il corso triennale.

Le lezioni del corso speciale inizieranno lunedì 11 novembre con la lezione di Beatrice Iacopini dal titolo: “Etty Hillesum e la bellezza di camminare con Dio.”

La scuola diocesana di forma-zione teologica è come un piccolo miracolo che continua dal 1977, ha

CON LA PROLUSIONE DEL VESCOVO DI MARTEDI 22 OTTOBRE ORE 21

Comincia la scuoladi formazione teologica

Il corso triennale avrà inizio martedì 29 ottobre, quello speciale lunedì 11 novembre.Le iscrizioni si ricevono prima dell’inizio delle lezioni

C

La mortedi Vittoria

Ferriopo una breve e ineso-rabile malattia, anche Vittoria ci ha lasciati.Ha servito il semi-

nario per lunghissimi anni, con amore e fedeltà, gentile con tutti, e da tutti ammirata per la sua semplicità, la sua dirittura morale e la sua disponibilità. Il suo lavoro è stato continuato con le stesse caratteristiche da due delle sue figlie. I funerali sono avvenuti il 16 otto-bre, nella chiesa di San Benedetto, sua parrocchia.Alla famiglia, così duramente pro-vata, in particolare all’anziano ma-rito Gino, formuliamo le nostre più sentite condoglianze con un grande ringraziamento da parte di tutti noi.

R.

quindi trentasei anni ed è sempre stata confortata dalla presenza di numerosi uditori e scolari. Sono centinaia, forse migliaia, coloro che in questi anni hanno partecipato alla scuola. Dove non pochi si sono distinti per l’impegno e il profitto, qualche volta veramente di portata straordinaria. Molti di essi, finito il corso diocesano si sono iscritti all’Istituto di scienze religiose o addirittura alla facoltà teologica di Firenze.

I partecipanti appartengono a diverse categorie di fedeli: si tratta di catechisti, di operatori pasto-rali, di insegnanti di religione nelle scuole di ogni ordine e grado, ma la cosa più consolante è stata la pre-senza di numerosi giovani uomini e donne che hanno frequentato la scuola senza motivi particolari ma solo per approfondire la propria fede.

R.

D

8 n. 37 20 Ottobre 2013 LaVitacomunità ecclesiale

l 19 ottobre alle 11 saranno inaugurati i lavori di rifacimen-to del tetto di San

Basilio Magno di Prunetta. Saranno presenti alla Mes-sa che si celebrerà alle 11: don Paolo Palazzi, vicario generale della diocesi di Pi-stoia, Ivano Paci, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pe-scia, Claudio Gaggini sinda-co di Piteglio. Sarà inoltre presente il novantunenne Lando Landi, ultimo rap-presentante di quella fa-miglia che nel corso degli anni tanto si adoperarono in favore della parrocchia di Prunetta. Nel lontano 1953, Giovanni, Gino, Lan-do e Lorena donarono la

PRUNETTA

Inaugurazione lavori alla chiesadi San Basilio Magno di Prunetta

I

enerdì 18 ottobre Federico Pierattini si laurea in analisi e politiche dello

sviluppo locale e regionale con indirizzo in politiche del lavoro nei contesti locali, presso la Facoltà di scienze politiche “Cesare Alfieri” di Firenze.

Federico discuterà la tesi dal titolo: “Politiche a soste-gno dell’occupazione gio-vanile. Il caso del Progetto Policoro” con la sua relatrice Franca Maria Alacevich (di-rettore del dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università degli studi di

Firenze e prima donna a far parte del Consiglio superiore della Banca d’Italia) e i due correlatori Filippo Buccarelli e Angela Perulli.

La tesi è inerente l’indi-rizzo universitario “politiche del lavoro nei contesti locali” e vuole fornire un quadro dei progetti che aiutano i giovani nell’avvicinamento al mondo del lavoro, e, in particolare, il Progetto Policoro partendo dalla sua storia, ripercorren-do tutte le tappe principali, a partire dalla sua nascita nel dicembre del 1995 a Policoro, in provincia di Matera, (da

qui il suo nome) nell’ambito dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, del servizio nazionale per la pastorale giovanile e della Caritas italiana per dare una risposta concreta alla forte preoccupazione della Chiesa italiana riguardo alla realtà giovanile, fino alla descrizione del lavoro concreto sul campo che il progetto ha realizzato a Pistoia.

Partendo dai dati sull’oc-cupazione e disoccupazione giovanile in Italia, e dai vari progetti che si interessano del mondo dei giovani e il

lavoro sia a livello nazionale che a livello toscano, la tesi presenta, il Progetto Polico-ro, rilevandone gli elementi fondanti ed i meccanismi di funzionamento inseriti nel mondo e nelle aspettative dei giovani di oggi per il mercato del lavoro sottolineando le differenze di sviluppo fra nord e sud dell’Italia e il percorso che i giovani devono affron-tare per entrare nel mondo del lavoro.

Successivamente viene presentata una sintesi delle attività svolte dal progetto Policoro a Pistoia dal gennaio

2012 ad oggi, dalla creazione dell’équipe diocesana del progetto, ai risultati concreti ottenuti come la “Casa dei mestieri”, il progetto nel mon-do dell’agricoltura, l’aiuto por-tato ad alcuni giovani pistoiesi per la creazione di imprese.

Questa attività viene, in-fine, verificata per mezzo di un’indagine sui giovani pistoie-si, volta a far emergere i sogni e le aspettative dei giovani verso il mondo del lavoro e la loro consapevolezza della operatività di progetti di am-bito regionale, e di Policoro stesso.

Tesi di laurea sul “Progetto Policoro”

V

l 10 ottobre presso la Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia ha ospitato

una nuova presentazione del libro di don Ferrero Battani, “Frammenti di infinito”.

L’iniziativa è stata vo-lutadall’Associazione degli amici di don Ferrero Battani che, com’è noto, è nata poco dopo la sua morte avvenuta il 10 gennaio di quest’anno, per iniziativa dei familiari e di un gruppo di parrocchiani ed amici con il fine di continuare a diffondere il messaggio di amore di Ferrero.

Ne parliamo con Paola Vivarelli, che ha curato il libro sotto dettatura dello stesso don Ferrero.

Chi erano i relatori e cosa hanno sottolineato nei loro interventi?

Sul palco dei relato-ri c’erano autorità civili e religiose: il vescovo Man-sueto Bianchi, il senatore Vannino Chiti, il presidente della Fondazione Ivano Paci, il responsabile della cateche-si don Cristiano D’Angelo. Rappresentava l’associazione il presidente Paolo Politi e, la sottoscritta era presente in qualità di trascrittrice.

Don Ferrero ha fatto di nuovo un “bagno di folla”, così scherzosamente aveva definito il successo ricevuto nell’ambito della prima pre-sentazione di “Frammenti di infinito”, nell’edizione stam-pata in proprio, a settembre dello sorso anno nella sua amata Valdibure. Pensate che di quel “libretto”, come lui lo chiamava ne sono state distri-buite ben 5000 copie!

Quest’anno la sala della Fondazione della Cassa di Risparmio era stracolma, e molti hanno assistito in piedi allo svolgimento della serata.

Giovanni Fochi, un attore

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI PISTOIA E PESCIA

Nuova presentazione del libro “Frammenti di infinito”

amico di Ferrero, ha iniziato leggendo alcuni passi del libro e, sarà per la perfetta acustica della sala, unita alla bella voce del lettore, ma “Frammenti di infinito” mi è sembrato ancora più bello!

La platea seguiva attenta e commossa perché Ferrero era lì con noi e c’è rimasto tutta la sera. Non si è annoiato.

Ci ho pensato dopo, ma con Ferrero non è possibile essere retorici, perché nella sua vita la sostanza ha di gran lunga sovrastato la forma.

Se uno dice, come è stato detto: “per noi era come un padre”, dice la verità. Oppure: “Aveva la casa sempre aper-ta”, dice il vero. “Ci chiamava tutti per nome”, impossibile, ma vero!

Il vescovo ha iniziato il suo intervento dicendo: “Don Fer-rero era un uomo che aveva passioni, quella che c’era in

lui era un’umanità compiu-ta… un’umanità quando è tale ti mette in movimento, in cammino.” Ci ha disegnato con maestria la personalità di Ferrero attraverso le sue quattro passioni:

Questo in sintesi il suo discorso: la passione per Gesù, la passione per la gente, la passione per la vita, la pas-sione per la chiesa. Il vescovo ha chiuso il suo intervento con un pensiero che, credo abbia attraversato ognuno di noi: “Peccato per un incontro che è mancato: quello tra don Ferrero e Papa Francesco!”.

Vannino Chiti si è soffer-mato sulla gioia nella vita di Ferrero, facendoci notare che anche il suo libro si apre e si chiude con pensieri di gioia.

Ferrero inizia dicendo: “Siamo al mondo per stare bene”, e conclude con queste parole: “Queste cose sono

I

pietra serena per i lavori al campanile e recentemente, per i lavori del tetto, hanno offerto 80 mila euro. Anche parenti di Olga Andreotti hanno donato soldi per gli ultimi lavori.Alle ore 20,30 corali della montagna si esibiranno in “Noi siamo la chiesa”. Partecipano i cori di Santa Maria Assunta di Gavinana e Piteglio, la parrocchia di San Romano di Valdibrana, e di San Basilio di Prunetta.

Una delle caratteristiche del tempio del culto di Prunetta, sono le 14 sta-zioni delle Via Crucis che rappresentano la passione e la morte di Gesù: ogni formella porta le sembian-ze di gente di Prunetta. Al-tra caratteristica del tetto appena rifatto è ritornato ad essere un displuvio, uno spartiacque, la pioggia che cade sulla sinistra dell’edi-ficio si dirige nel mare Adriatico, le precipitazioni

sulla destra finiscono nel Tirreno. Le Via Crucis furo-no affrescate nel 1939 dal pittore Leonetto Tintori di Figline di Prato; l’artista era ebreo e, per non patire la deportazione ad opera dei nazisti, si nascondeva ed operava alla periferia dei grandi centri. Un rin-graziamento alla generosa Prunetta: questo popolo si è prestato per il rifacimen-to della chiesa, affinché le generazioni future avesse-ro di nuovo un luogo dove pregare. Un grazie anche all’architetto Lorenzo Niccoli e all’impresa edile Marino costruzioni di Ci-reglio. Farà li onori di casa l’ottimo don Yarek.

Giorgio Ducceschi

e Ferrero che gli disse: ”Si, va bene, ma non perdere mai la tua semplicità e la tua curiosità”.

La serata si è chiusa con Giovanni che ci ha letto l’epi-sodio dei pidocchi pollini che ci ha permesso di smorzare l’emozione e ci ha riportato a quello spirito di allegria e leggerezza, tanto caro a don Ferrero. Non c’è stato posto per il dibattito, erano passate già due ore e non ce ne era-vamo accorti!

Ci sono stati però due brevi, ma significativi interven-ti di due storici amici di Ferre-ro, don Leonardo Giacomelli e Paolo Maffucci.

Don Leonardo ci ha par-lato commosso della loro grande amicizia, del fatto che le parrocchie di Valdibure e Candeglia, in realtà, erano una sola grande parrocchia.

Paolo Maffucci ci ha mes-so a conoscenza di un singo-lare episodio, che nel libro non c’è:

In occasione di un batte-simo don Ferrero lo tirò da parte e in un orecchio gli dis-se: “la vedi, quella coppia, anno scorso vennero da me pian-gendo perché non potevano avere figli, e io misi la mano sulla fronte alla moglie, e gli dissi, stai tranquilla, un altr’an-no ti battezzo il figliolo!”

Ferrero era proprio un uomo di Dio!

state scritte perché a chi legge possano trasmettere un po’ di quella speranza, fiducia e otti-mismo, che mi hanno spinto a scrivere e mi hanno sempre dato il gusto di vivere”.

Ivano Paci parla del suo amico di sempre e ci rac-conta di quando Ferrero, ad un incontro di scout a livello nazionale, a proposito

delle problematiche giovanili strappò l’applauso della platea quando nel suo inter vento esordì dicendo: “I giovani non hanno delle problematiche, hanno dei problemi!”

Don Cristiano ci ren-de partecipi dell’episodio di quando salì a Valdibure per comunicare a don Ferrero la sua decisione di farsi prete

A colloquio con Paola Vivarelli,trascrittrice del libro

servizio a cura di Daniela Raspollini

920 Ottobre 2013 n. 37VitaLa comunità ecclesialeono suor Gabriella di Roma delle suore Francescane dei po-veri, da qualche mese

sono qui a Pistoia. In questi anni ho svolto il mio servizio in diverse città dell’Italia, prima a Padova poi a Messina. L’anno scorso ho avuto la gioia e il dono di trascorrete tre mesi nelle Filippine, dove abbiamo una missione da circa quattro anni.

Appena scesa dall’aero-porto a Manila ho capito su-bito che mi trovavo in un altro mondo! La notte trascorsa a Manila, in attesa dell’altro volo mi ha permesso di prepararmi con calma ad entrare in una realtà che la nostra mente può immaginare ma vedere è un’altra cosa.

Arrivo a Dumaguete dopo due giorni di viaggio e trovo le mie sorelle ad accogliermi. Tutto intorno mi sembra strano, per strada non ci sono semafori, poche macchine e tanti pedicap (dei motocicli con a fianco il posto per i pas-seggeri), la ricca vegetazione che circonda la città, frutta e fiori ovunque! Poi arrivo nella nostra nuova casa, dono della Provvidenza, tutto è nuovo e genera in me grande meraviglia!

Dopo i primi giorni di as-sestamento comincio a cono-scere la realtà che mi circonda e rimango stupita in modo particolare dai forti contrasti

CENTRO MISSIONARIODIOCESANO

Veglia di preghieraSabato 19 ottobre alle 21, nella chiesa di Vignole, si terrà la Veglia di preghiera per la giornata mis-sionaria mondiale 2013. Tema di quest’anno: “Sulle strade del mondo”.CAPPELLANìA OSPEDALE SAN JACOPO

Festa di San LucaLa cappellania dell'Ospedale San Jacopo di Pistoia celebra una Messa venerdì 18 ottobre alle 16 presso la cappellina dell'Ospedale, in occasione della Festa di San Luca evangelista, patrono dei medici e degli operatori sanitari. L'invito è rivolto a quanti sono a servizio de malati, in campo sanitario, amministrativo, religioso e del volontariato.POZZO DI GIACOBBE

SeratabeneficaSabato 12 ottobre si è svolta una serata per raccogliere fondi da destinare a Gianni, aggredito e accoltellato in casa lo scorso 24 gennaio, ha visto la propria vita cambiata per sempre ed oggi ha bisogno di costosissimi presidi medici a seguito delle lesioni al midollo spinale. Il “Poz-zo di Giacobbe”, le Cooperative “Gemma” ed “Integra” e l’Arci hanno organizzato un aperitivo con musica che ha permesso di ricavare 1.500 euro da destinare al sostegno di Gianni.

fugio di Speranza” (Landong sa paglaum) il centro diurno gestito da noi che accoglie bambini, ragazzi e famiglie che vivono per strada.

All’inizio mi sembrava di non capire nulla, le sensa-zioni che invadevano il mio cuore erano tante. Quando arrivavano i bambini sporchi e affamati mi venivano incontro per abbracciarmi, sempre con il sorriso e la voglia di giocare. Il mio non sapere la lingua non è stato un ostacolo, i rapporti con i bambini sono stati imme-diati, è stato bellissimo gioca-re, riuscivano a divertirsi con poco, ridevamo quando mi chiedevano il nome e facevano fatica a capirlo ma tentavano d’impararlo, storpiandolo in tutti i modi.

Mi è sembrato questo proprio un luogo di speranza, le persone che arrivano qui oltre che cibo, doccia, vestiti, possono trovare accoglienza, attenzione, famiglia.

Il Signore ora mi ha con-dotto a Pistoia, per continua-re la missione insieme alla mia comunità, siamo quattro suore impegnate in vari ambiti di disagio sociale. Io sto iniziando la mia collaborazione presso il Centro di ascolto della Caritas. Ringrazio il Signore e faccio tesoro di quanto ho vis-suto, il mio cuore si è allargato e la mia vita non può essere più come prima.

ESPERIENZE MISSIONARIE

Suor Gabriella D’Agostinosi raccontaServizio a cura di Daniela Raspollini

S

tra povertà e ricchezza.Se penso all’esperienza fat-

ta in questi mesi mi vengono in mente tre immagini: il pedicap, le palme e il volto dei bimbi.

peDIcap:La città è piena di que-

sti motocicli che creano un grande traffico eppure non si percepisce il caos, tutto sem-bra tranquillo, si percepisce tanta calma e pazienza, una caratteristica che ho colto del popolo filippino.

le palme:Il paesaggio che circonda

la città è ricco di palme, mi ha colpito quando c’è stato il tifone, tante piante sono ca-dute, si sono spezzate mentre le palme sono rimaste intatte, alte, belle non si sono scom-poste perché è una pianta che si lascia portare dal vento. Il popolo filippino assomiglia un po’ a queste palme, le vicende tristi, la povertà non li fanno scoraggiare, continuano ad avere fede e a sorridere alla vita. Amano tanto fare feste, danzare, cantare…

Il volto DeI bambInI:

La prima volta che arrivo in Cattedrale si avvicinano subito tanti bambini sorridenti che mi prendono la mano, io stupita non capisco, la suora

vicino a me mi dice di non preoccuparmi perché è il loro modo di salutare, un gesto bello che mi ha commosso, prendono la mano e l’appog-giano sulla loro fronte per avere la benedizione!

Il sorriso dei bambini, si è stampato nel mio cuore sono stati loro una benedizione per me!

Questo l’ho potuto speri-mentare ogni volta che sono andata con suor Maria a “Ri-

omenica scorsa, durante la cele-braz ione de l la messa principale

delle 11, don Massimo ha dato la parola a una rappresentanza delle Rsu di Ansaldo Breda di Pistoia. In una chiesa gremita e davanti a una comunità impe-gnata nell'annuncio del Vangelo della giustizia e attenta ai pro-blemi del territorio, secondo l'insegnamento del maestro di Barbiana, i lavoratori hanno illustrato come si è arrivati all'attuale grave crisi dell'azien-da, quali sono le responsabilità politiche e purtroppo le molto precarie prospettive. I lavora-tori respingono d'altra parte il piano di riassetto del settore trasporti presentato da Fin-meccanica alle organizzazioni sindacali nazionali, perché tale piano non prevede nessun tipo di investimento e nessun piano di rilancio del gruppo, che andrebbe incontro alla chiusura alla fine del 2015, una volta esaurito l'attuale carico di lavoro. Il timore è che Ansal-do Breda ceduta a un privato quasi sicuramente straniero, finisca per essere decapitata,

impoverita del suo reparto progettazione e ridotta a una maxi-officina di assemblaggio con molte meno maestranze. Soprattutto hanno lamentato come in questa fase è stata as-sente la politica nel farsi carico di intervenire in modo incisivo e concreto, dichiarando in primo luogo l'indisponibilità ad ogni ipotesi di sciagurata liquidazione, di svendita, di un patrimonio industriale del Paese, perché ciò che si fa a Pistoia, è importante per l'Italia e per l'Europa. La preoc-cupazione dei lavoratori per il loro destino e per quello delle loro famiglie, perciò è molto forte, anche se non vogliono perdere la speranza. L'inter-vento appassionato e fermo è stato seguito con grande attenzione e coinvolgimento dall'assemblea, che l'ha accol-to con un caloroso applauso di solidarietà. Il parroco ha manifestato la vicinanza e l'at-tenzione della comunità. Dopo la messa i lavoratori si sono fermati a parlare con alcuni parrocchiani.don Massimo Biancalani

MauroMatteucci

Due iniziative della comunitàdi Vicofaro

enerdì 18 otto-bre alle 21, presso la chiesa di S.ta Maria Maggiore

di Vicofaro, Michele Gesual-di -uno dei primi allievi di Barbiana, attuale presidente della Fondazione don Milani- presenterà il libro “Perché mi hai chiamato?” (Edizioni San Paolo), che, pubblicato nel 90°anniversario della nascita del priore di Barbiana, rac-coglie suoi importanti scritti, molti dei quali inediti. È il don Lorenzo Milani combattivo, colto, teologicamente all’avan-guardia, dai tratti finemente poetici, mai tenero con i suoi persecutori, ma sempre fedele alla sua chiesa, che emerge dal-le lettere inedite che vedono la luce in questo testo.

Don Lorenzo Milani scom-parve a 44 anni, nel giugno 1967, dopo una lunga malattia che gli minò la facoltà di par-lare. Handicap a cui sopperì negli ultimi giorni servendosi di bigliettini che Gesualdi pub-blica insieme a un’ottantina di lettere (a don Primo Mazzo-lari, o a don Raffaele Bensi), appunti e preghiere giovanili.

Un testo unico per conoscere nell’intimo l’autore di Lettera a una professoressa, che pose sul banco degli imputati il sistema scolastico, e di Esperienze pastorali, il libro condannato dal Sant’Uffizio, regnante papa Giovanni XXIII col cui segretario, Loris Capovilla, don Milani stabilì una fitta e interessante corrispon-denza.

“Pur essendo don Lo-renzo figlio della chiesa dell’epoca è però un pre-te diverso, che sa parlare di lavoro, di scuola, di ingiustizie sociali. E’ un uomo di chiesa che ha al suo centro la società. Parla con la gente, si guarda intorno, condivide le loro ansie sociali, economiche e culturali: riflette sulla loro povertà religiosa, di parola e di futuro, e dà risposte interpretando al presente la forza innovativa del Vangelo. Sta sempre con i piedi ben piantati nel particolare della sua realtà parrocchiale. Legge in quel particolare l’universale e nell’universale il dramma di tanti particolari in carne e ossa. Lui è l’uomo dei sacramenti, è

l ’ u o -mo del Vangelo, ma anche l’uomo dei poveri, schierato con loro e con le loro ragioni.” (dalla presenta-zione di Michele Gesualdi)

L’attualità sconcertante di questa figura straordinaria di sacerdote e maestro, cui s’ispira costantemente la ri-cerca evangelica delle nostre comunità, è riconfermata ogni giorni dalle scelte pastorali di papa Francesco, che don Lo-renzo anticipò profeticamente.don Massimo Biancalani

Mauro Matteucci

Michele Gesualdi presenta “Perché mi hai chiamato?”di don Lorenzo Milani

Con i lavoratoridi Ansaldo Breda per chiedere un futuro

D V

10 n. 37 20 Ottobre 2013 LaVitacomunità e territorio

ANSALDO BREDA

Si va verso la creazione di una holding del civile

PROVINCIA DI PISTOIA

Al via la rete dei servizi per l’impiego

n modo per agevolare l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro, realizzato dai Centri per l’impiego, attraverso un’attività integrata sul territorio con gli enti espressione del mondo im-prenditoriale e della bilateralità.

E’ questo, in sostanza, lo scopo della convenzione stipulata nei giorni scorsi fra la Provincia di Pistoia, l’Ente Bilaterale del Terziario della Pro-vincia di Pistoia, l’Ente Cassa e Scuola Edile della Provincia di Pistoia e Confesercenti Pistoia per la costituzione della Rete dei Servizi per l’im-piego fra l’amministrazione provinciale e gli enti accreditati per i servizi di incontro domanda offerta di lavoro.“Come ente locale – dicono dalla Provincia di Pistoia – abbiamo indivi-duato nella Rete delle organizzazioni di categoria espressioni del mondo del lavoro i vari soggetti che per le loro competenze tecniche possono contribuire a rendere più efficace la diffusione delle informazioni sulle varie opportunità a livello locale e regionale sulle caratteristiche del mercato imprenditoriale locale oltre che sulle tendenze del mercato del lavoro.”I vari soggetti convenzionati si presentano agli utenti come articolazioni territoriali, secondo il principio per cui l’azienda avrebbe come interlo-cutore il soggetto convenzionato mentre il cittadino sarebbe in carico al servizio pubblico. Per quanto riguarda invece il servizio di incontro do-manda e offerta senza preselezione, l’ente convenzionato potrà utilizzare il sistema informativo regionale per l’analisi dei fabbisogni dell’azienda e la pubblicazione dell’offerta. Nel caso invece sia richiesta dall’azienda la procedura di preselezione, l’ente convenzionato potrà utilizzare il siste-ma informativo regionale per l’analisi dei fabbisogni dell’azienda.“La convenzione da poco sottoscritta – ha detto l’assessore provinciale alle politiche del lavoro Roberto Fabio Cappellini – rappresenta la con-ferma di una collaborazione piena con gli enti espressione del mondo imprenditoriale e della bilateralità, finalizzata tuttavia ad assicurare il governo del sistema pubblico-privato in materia di servizi di incontro fra domanda e offerta. Fra gli obiettivi della Provincia ci sono anche quelli dell’integrazione con soggetti accreditati a livello regionale o autorizzati da Ministero del Lavoro e che operano nell’ambito provinciale tramite progetti specifici di raccordo come accade già oggi con l’Ente Bilaterale del Terziario della Provincia di Pistoia.”Infine per quanto riguarda i dati notiamo una diminuzione del 24% rispetto al primo trimestre 2012 in quanto a domande di lavoro prove-nienti dalle varie unità produttive sparse sul territorio provinciale men-tre nel primo semestre 2013 sono state 229 le aziende del territorio che hanno pubblicato le offerte di lavoro tramite i Centri per l’impiego, per un totale di 434 lavoratori.

Edoardo Baroncelli

U

Ma sindacati elavoratori rimangono

scettici e chiedono investimenti e un piano di rilancio

del gruppodi Patrizio Ceccarelli

ncora nessuna certezza sul futuro di AnsaldoBre-da, anche se pare si vada verso la creazione della

holding del civile all’interno di Fin-meccanica: questo ha confermato il governo nell’incontro di pochi giorni fa a Roma dei sindacati con il sotto-segretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. Un progetto che tuttavia è ancora da sviluppare. Intanto a Pistoia prosegue l’agitazio-

POLITICA

Pd versoil congresso

Per la carica di segretario provinciale sono in corsa Marco Niccolai e Emanuele Logli

nche a Pistoia è partita la corsa verso il congresso del Pd. Alla cari-ca di segretario provinciale si sfidano due giovani, Marco Niccolai, segretario uscente e Emanuele Logli, 24 anni, renziano, attualmente consigliere comunale di Montale.

Niccolai, che a livello nazionale si riconosce nel programma di Renzi, è so-stenuto da una fetta consistente del partito, di cui fanno parte anche renziani della prima ora, insieme ad altri che all’ultimo congresso avevano scelto Bersani. Lo sfidante Logli, attualmente consigliere comunale a Montale, è sostenuto da «Adesso Pistoia per il Pd», che si schiera con Matteo Renzi «per cambiare il Pd e cambiare l’Italia» (questo il motto). Niccolai, è tra i firmatari del documento trasversale che giudica favorevol-mente l’operato degli ultimi tre anni del Pd nazionale, e tuttavia a livello na-zionale si riconosce nel progetto di Matteo Renzi. Più critico Logli, secondo cui il Partito Democratico, deve cambiare anche nel modo di comunicare, snellire la burocrazia interna ed eliminare i vincoli e le procedure che ren-dono difficoltosa la partecipazione e l’ingresso di energie nuove. Sul piano comunale, invece, si sfidano Alessandro Giovannelli, che si presenta al posto di Paolo Bruni, segretario uscente, nel segno della continuità politica, e Mas-simo Baldi, renziano.Per Bruni, intanto, è tempo di bilanci. «La mia – dice – è stata una esperienza positiva e molto ricca, specialmente nella prima parte del mio mandato, quella della preparazione delle ammini-strative, che poi ha portato alla vittoria di Samuele Bertinelli a sindaco di Pi-stoia. La seconda parte è stata più contrastata, anche a seguito delle vicende politiche nazionali».

P.C.

A

utomediche “speciali” per garantire i soccorsi in Mon-tagna. Il punto di emergenza territoriale di San Marcello

è stato ulteriormente potenziato con due nuove automediche che saranno utilizzate sia per gli interventi ordinari sia per le maximergenze. I due nuovi mezzi saranno utilizzati per tutto il territorio della montagna.

Si tratta di due automediche di tipo avanzato, sia per la tipologia sia per l’equipaggiamento sanitario. Sono due Suv con trazione 4x4 e rispetto alle altre auto mediche sono più alte e, quindi, più adatte alla morfologia montana. Nei soccorsi garantiscono prestazioni all’avanguardia, sia in ter-mini di sicurezza che di tecnologia. Hanno anche un gancio posteriore per l’eventuale attacco di carrello

e/o quant’altro in caso di emergenze particolarmente impegnative o eventi straordinari e dispongono di una ten-da pneumatica per le maxiemergenze. Entrambe le auto sono fornite di due nuovissimi monitor defibrilla-tori, con il sistema di telemedicina, in grado di rilevare, direttamente a casa del paziente, anche la presenza di monossido di carbonio nel sangue. Sono, inoltre, dotate di due nuovi massaggiatori cardiaci automatici che saranno utilissimi nell’effettua-zione delle manovre di rianimazione cardio-polmonare, di due nuovi ventilatori polmonari necessari per poter effettuare la ventilazione non invasiva, di due emogasanalizzatori, strumenti utilissimi che permettono di effettuare diagnosi su prelievo del sangue a casa dei pazienti in situazioni

di emergenza. L’investimento sulle due autome-

diche è stato possibile grazie ad uno specifico finanziamento regionale che ha consentito all’Asl3 di acqui-sire le necessarie attrezzature che andranno a potenziare ulteriormente le dotazioni del punto di emergenza territoriale di San Marcello, a bene-ficio dell’intera popolazione della Montagna pistoiese.

Il punto di emergenza territoriale si trova all’interno dell’Ospedale Pacini e la sua operatività è garantita sulle 24 ore per 365 giorni all’anno da personale medico ed infermieristico.

Il sistema 118 in montagna di-spone anche di due ambulanze con operatori delle associazioni di volon-tariato locali, operative nelle 24 ore e due nelle 12 ore diurne.

SANITA’

Automediche specialiper la montagna

Nei soccorsi garantiscono prestazioni all’avanguardia,sia in termini di sicurezza che di tecnologia

A

A

ne dei lavoratori di AnsaldoBreda, che la scorsa settimana sono scesi nuovamente in sciopero ed hanno attraversato le vie cittadine in corteo, fino a piazza del Duomo, dove una delegazione sindacale è stata ricevu-ta dal Prefetto. Sindacati e maestran-ze attaccando nuovamente il piano di riassetto del settore trasporti presentato da Finmeccanica alle organizzazioni sindacali nazionali, che «non prevede nessun tipo di investi-mento e nessun piano di rilancio del gruppo, che andrebbe incontro alla chiusura alla fine del 2015, una volta esaurito l’attuale carico di lavoro». Anche il sindaco Samuele Bertinelli ha espresso preoccupazione: «Ansal-doBreda non rappresenta soltanto il principale presidio industriale di Pistoia, ma anche il più importante gruppo del settore ferroviario a livel-lo nazionale». E se De Vincenti spiega che la presenza pubblica nella holding non sarà inferiore al 30%, smentendo

ogni coinvolgimento delle Ferrovie dello Stato nell’operazione («è un committente», ha tagliato corto), il leader della Fiom Maurizio Landini ribatte affermando come sia «una scelta che corrisponde alla necessità della holding di fare cassa e che non risponde all’idea di rafforzamento del comparto ferroviario ed energetico». «Vogliamo investimenti, vogliamo prodotti, vogliamo l’unitarietà del gruppo – spiega Paolo Mattii, segreta-rio provinciale di Fiom Cgil -. Questi sono i punti veri di cui abbiamo bisogno perché questo stabilimento e il gruppo AnsaldoBreda in Italia continui ad avere futuro. Quello che c’è stato detto fino ad oggi non ci rassicura assolutamente».«Non vogliamo che per Ansaldo-Breda si faccia come con Telecom e Alitalia – aggiunge Jury Citera, se-gretario Fim-Cisl di Pistoia - ma che venga fatto un piano di sviluppo per investire in questo settore».

1120 Ottobre 2013 n. 37VitaLa comunità e territorio

iglato un accordo tra Aci e Misericordia di Pistoia, che offrirà ai rispettivi soci una serie di vantaggi e utili opportunità.In concreto, sarà possibile per i soci Aci (a Pistoia sono circa 19mila) accedere ai servizi erogati dalla Misericordia di Pistoia con

tariffe vantaggiose (rispetto alla standardizzazione dell’offerta generica) e soprattutto sarà possibile godere di tutta la precedenza necessaria affinché il servizio richiesto sia soddisfatto nel più breve tempo possibile. Nello stesso tempo, per i soci della Misericordia di Pistoia, saranno riservate formule esclusive di vantaggio per usufruire dei servizi Aci.Recentemente la Misericordia di Pistoia ha attivato due innovativi servizi: la “radiologia domiciliare”, primo ed unico in Toscana, che consente di soddisfare le esigenze di un numero sempre maggiore di pazienti che hanno bisogno di prestazioni personalizzate, in particolare coloro che hanno difficoltà nel compiere spostamenti; e la “prenotazione on-line”, che consente di preno-tare una visita specialistica o un esame diagnostico presso il Poliambulatorio della Misericordia, attraverso una semplice procedura guidata presente sul sito internet, al termine della quale sarà inviato un sms o una e-mail con la conferma della richiesta a titolo di riscontro.Altro servizio di prossima attivazione sarà la refertazione on-line degli esami di laboratorio, ovvero la procedura informatica, accessibile dal sito della Misericordia (attraverso un codice di accesso personale) che permette a coloro che lo richiedono di consultare e stampare il referto sanitario, che comunque rimarrà a disposizione e accessibile dal paziente per 30 giorni.

P.C.

S

ACI-MISERICORDIA

Convenzionee nuovi servizi

Sottoscritto un accordo tra le dueistituzioni che offrirà ai rispettivi

soci nuove opportunità

PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633

- [email protected] - [email protected] PISTOIA

Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI

CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]

PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]

MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]

MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]

SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]

LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]

PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]

S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]

CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected]

BOTTEGONEVia Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]

a qualche giorno è attiva al Parco Pertini di Agliana una rete wi-fi per connettersi gratu-itamente con smartphone, tablet e portatili.L’iniziativa è frutto dell’adesione del Comune

di Agliana al progetto Pistoia wi-fi che consente la navi-gazione gratuita e sicura in piazze e luoghi di incontro del territorio provinciale e della preziosa collaborazione con la Bocciofila Aglianese che ha messo a disposizione una linea adsl presso il bocciodromo.“Sono molto soddisfatto di questa nuova area coperta da wi-fi - commenta l’assessore ai servizi informatici Marco Pacini- che si aggiunge a quelle di Piazza della Resistenza e della Biblioteca, rispondendo anche ad una richiesta degli studenti dell’Istituto Capitini. Viene permesso un

collegamento ad internet gratuito al Parco mi sembra un modo per arricchirlo di un’opportunità importante di svago, informazione e studio che potrà essere sfruttata al meglio nei mesi estivi”.Alla rete si accede in modo semplice basta registrarsi, ottenere una username ed una password e navigare con il proprio Smartphone, tablet o computer portatile dotato di connettività wi-fi. Con la stessa password sarà possibile connettersi nelle zone della provincia di Pistoia che aderiscono al progetto e alle zone, presenti in tutta Italia, che aderiscono a “Free Italia Wi-Fi”.

INFO: http://www.provincia.pistoia.it/wi-fi/index.html.M. B.

D

PARCO PERTINI DI AGLIANA

Attiva la nuova rete wi-fi

on accenna a placarsi il dibattito sulla possibilità di indire un referendum consultivo aperto alla cit-

tadinanza di Montale in merito alla re-alizzazione di un impianto solare ter-modinamico all’interno del territorio comunale. Il progetto, fortemente sostenuto dall’attuale amministra-zione in collaborazione con l’agenzia nazionale Enea, mira alla costruzione e alla gestione di un un nuovo centro per la produzione di energia elettri-ca attraverso lo sfruttamento della componente termica dell’energia solare. Si tratta di una tecnologia di recente applicazione nel campo delle fonti energetiche rinnovanbili e alternative, che come tale presenta vantaggi e punti critici, soprattutto a livello di impatto ambientale e costi di gestione. In Italia, dopo un lungo iter legislativo, nel 2009 è stato inaugurato

il primo centro solare termodina-mico a Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, realizzato nell’ambito del “progetto Archimede” dell’Enea attraverso i finanziamenti accordati dallo Stato e dalla società Enel. Gra-zie agli incentivi regionali molti altri comuni, tra cui Montale, hanno deciso di cogliere tale opportunità. «Sarà un impianto fortemente innovativo, privo di emissioni –ha assicurato l’assessore all’ambiente Lisa Taiti– il cui scopo sarebbe anche quello di creare un centro di interesse tecno-logico, capace di attirare l’attenzione di chi studia e degli operatori del settore». Critiche le opposizioni fin dalla presentazione del progetto, ritenuto troppo sperimentale e dalla ricaduta territoriale tutta da valutare. Per dare voce ai cittadini su un tema tanto dibattuto e delicato, in agosto i gruppi consiliari “Centrosinistra per

Montale” e “Progetto Comune” ave-vano presentato una richiesta di re-ferendum consultivo sulla questione, richiesta poi respinta a maggioranza dal consiglio comunale. Nelle ultime settimane, complice la pubblicazione del giornalino informativo sull’attività dell’amministrazione comunale, la polemica è tornata a riaccendersi. Nel suo intervento Valentina Meoni, capo-gruppo del centrosinistra, stigmatizza il «deficit di comunicazione» della Giunta in carica, «non desiderosa in alcun modo di ascoltare il parere dei cittadini in merito a una decisione così incisiva per il futuro di Montale»; sul referendum consultivo, invita i cittadini «a farsi portavoce dei propri interessi e a organizzarsi in comitati» come strumenti di partecipazione attiva e di pressione nei confronti degli amministratori comunali.

Andrea Capecchi

N

IMPIANTO TREBIOS DI MONTALE

«La voce passi ai cittadini»Il centrosinistra spinge per un nuovo referendum sul centro solare termodinamico

FONDAZIONE BANCHE DI PISTOIAE VIGNOLE-MONTAGNA PISTOIESE

A scuola di comunicazionecon Igor Righetti

di Silvia Mauro

“T utti noi continua-mente comuni-chiamo, soprat-tutto in modo

inconscio, attraverso il linguaggio corporeo o per mezzo della mimica facciale. Esserne consapevoli e saper comunicare bene è fondamentale. Ricordate, la comunicazione è fatta di equilibri e mai di volgarità”. Così ha concluso il suo intervento, sabato 12 ottobre, Igor Righetti, protago-nista dell’ultimo appuntamento di “Seminamenti – Incontro all’autore”, la rassegna dedicata alla scrittura letteraria e teatrale della Fondazione Banche di Pistoia e Vignole-Montagna Pistoiese.

Inaugurata nel 2011 dall’inter-vento del Premio Nobel per la Letteratura Gao Xingjian, l’iniziativa, che ha successivamente ospitato la scrittrice per l’infanzia Federica Iacobelli ed il drammaturgo Stefano Massini, si è svolta, anche in quest’ul-tima occasione, con la consueta formula del doppio appuntamento: la mattina presso il convento di San Domenico di Pistoia, a beneficio

degli studenti degli istituti scolastici di secondo grado della provincia, ed il pomeriggio, negli ampi spazi della Biblioteca Comunale San Giorgio, per una platea aperta di appassionati e curiosi.

Nipote di Alberto Sordi, dal cele-bre prozio, mattatore nazionale, Igor Righetti ha senz’altro ripreso l’ironia intelligente e graffiante (non a caso, la sua longeva e nota trasmissione ra-diofonica, in onda ogni giorno su Rai

Radio 1, si chiama proprio “Il Comu-niCattivo”): un linguaggio moderno - quello di Righetti - capace di parlare a tutti, e nel quale, a buon diritto, l’informazione e la cultura vanno di pari passo con il divertimento e l’in-trattenimento. Perché se “l’ignoranza fa più male della cattiveria” - come ci ricorda ogni pomeriggio il noto comunicatore chiudendo il suo in-tervento dalle frequenze Rai – è solo con l’ironia che la si può sconfiggere.

E la battuta pronta e tagliente non può che poggiare le basi su preparazione culturale e profes-sionale di tutto rispetto: giornalista professionista, saggista, autore e conduttore radiotelevisivo, già capo ufficio stampa e direttore comuni-

cazione di multinazionali e grandi società, attualmente Igor Righetti insegna Scienze della Comunicazione in numerosi atenei italiani e collabora con i maggiori quotidiani e periodici nazionali. Un’esperienza tanto vasta quanto eclettica: “E’ importante esse-re preparati, ma anche non aver paura di osare o di essere mal giudicati dagli altri. Solo così potrete ritagliarvi il vostro spazio nel mondo”. Questo il messaggio del comunicatore per i giovani studenti pistoiesi.

Gli incontri di “Seminamenti” proseguiranno sabato 30 novembre: l’appuntamento per tutti è alle 15.30, presso la Sala Gatteschi della Biblio-teca Forteguerriana di Pistoia, con la scrittrice Mariapia Veladiano.

12 n. 37 20 Ottobre 2013 LaVita

Calcio - Basket

Tempi Supplementaridi Enzo Cabella

esordio in serie A del Pistoia Basket ha rispettato il prono-stico. A Cantù, contro una delle squadre tradizionalmente più

forti del massimo campionato, i biancorossi di Moretti non hanno potuto fare di più. La squadra brianzola è sempre stata avanti nel pun-teggio e al suono finale della sirena il distacco è stato di dieci punti. Possiamo dire, però, che la matricola Pistoia non è dispiaciuta, tanto da reggere piuttosto bene il confronto nei primi due quarti, arrivando addirittura a cinque punti dal quotatissimo avversario. Si sa, però, che il vero volto di qualsiasi partita una squadra lo mostra nel terzo e nel quarto tempino: infatti, quando Cantù ha potuto contare sul ritmo, la fantasia e l’intensità di Ragland, Aradori e Jen-kins, i pistoiesi hanno dovuto alzare bandiera bianca, incappando per sei minuti in un lungo black-out, in pratica consegnando il match nelle mani dei canturini. Nessun dramma, comunque, perché la sconfitta era stata messa in preventivo e la squadra ha fatto vedere ottime individualità, come Wanamaker e Gibson, Daniel e Johnson. Potremo giudicare meglio la squadra bianco-rossa quando al PalaCarrara arriverà l’Avellino, uscito battuto dal confronto con Pesaro. Il ritorno a casa con i tifosi che le daranno la consueta straordinaria spinta emotiva e alcuni accorgimenti tecnico-tattici che Moretti avrà apportato potranno migliorare il rendimento della squadra. E se Galanda e compagni riusci-

ranno a vincere, vorrà dire che Pistoia merita di stare nell’olimpo del basket nazionale.Ha sorpreso molto il pareggio della Pistoiese a Deruta. Chiunque avrebbe scommesso sulla vittoria, che invece -dopo aver rimontato lo svantaggio maturato nel primo tempo grazie ad una doppietta di Peluso (otto reti in sette presenze ne testimoniano l’assoluto valore)- non è riuscita a neutralizzare la reazione degli umbri sfociata nel pareggio, a soli due minuti dal fischio di chiusura. Peccato, perché la Pistoiese giocava contro l’ultima in classifica, tra le due formazioni c’era (c’è) un divario di valori tecnici enorme. Forse alla squadra di Morgia manca ancora quel quid di personalità, di mentalità vincente, di autorevolezza con cui può inca-nalare la gara secondo il proprio volere. Oltre al risultato, hanno sorpreso le parole dell’al-lenatore a fine partita, che ha giustificato la mancata vittoria con la pressione che la squadra subisce. Pressione? I media trattano le vicende della squadra con benevolenza, rendendosi ben conto che la Pistoiese è la squadra della città e quindi, salvo a non prendere per oro colato un qualsiasi metallo giallo, la trattano con i guanti bianchi. Dal canto loro, i tifosi le sono costantemente vicini, sia quando gioca allo stadio Melani che quando è impegnata fuori. Se poi, di fronte a risultati deludenti come quello di Deruta ci scappa qualche mugugno è umano e comprensibile: questo non è assolutamente pressione, ma solo delusione e rammarico.

l tempo -ha asserito Giovanni Trapattoni, famoso allenatore di calcio in una recente intervista al ‘Corriere della Sera’- non corre, vola”. Profonda verità di una persona di buon senso, che nello

sport ha ottenuto glorie e onori, oltreché stima e ammirazione. Così ci siamo già trovati a festeggiare i primi dieci anni di vita del progetto Volley Bottegone, felice intuizione di Athos Querci (nella foto), uno dei tecnici più esperti e validi non solo del pano-rama pistoiese, ma di quello regionale toscano. Querci all’epoca allenatore di grido, ottenne la sua settima promozione regionale in carriera con la Pieve a Nievole e invece di proseguire con quel team preferì creare dal nulla una realtà sportiva al femminile a Bottegone, paese di non facile gestione alle porte di Pistoia. Sabato passato, 12 ottobre, ospiti della casa del Signore, la parrocchia di Sant’Angelo, e, senza voler essere blasfemi, in una delle case del basket, visti i risultati ottenuti dal club fondato da don Piergiorgio Baronti, il progetto Volley Bottegone ha celebrato l’importante ricorrenza. Occasione propizia per la presen-tazione delle proprie squadre, il minivolley targato Avis (Bottegone e Avis collaborano alla promozione della donazione di sangue) delle allenatrici Valentina Poli e Antonella Nannetti, l’under 13 del dirigente/arbitro Marco Filippi e dell’istruttrice Poli, l’under 16 del dirigente ac-compagnatore Luigi Speciale, del segnapunti Monia Marino e di coach Piero Fattorini, la prima squadra, che disputerà la Prima divisione provinciale, del dirigente accompagnatore speciale, dell’addetto all’arbitro Gloria Pellegrini, delle segnapunti Nannetti e Marino e del trainer Pietro Donofrio. Introdotta da Querci, che ha svelato il sogno di portare al successo anche Bottegone, il sottoscritto ha presentato la manifestazione, nel corso della quale sono stati premiati don Baronti, il presidente del comitato provinciale Fipav Silvano Lucarelli, atlete quali Chiara Romiti, infortunata, Marta Buongiovanni, Sara Menici e Carolina Turi, le uniche, da dieci stagioni a questa parte, ad aver sempre vestito la casacca di Bottegone, e Francesca Fantuzzi, ex giocatrice e allenatrice. In appena un decennio, Bottegone è diventato un punto di riferi-mento del volley pistoiese, permettendo a tante bimbe di praticare sport e togliendo molti giovani dalla strada e dalle sue insidie. Una società meritoria, quindi, che ha il plauso di tutti.

Gianluca Barni

PALLAVOLO

Bottegone in festa per ildecennale della Fondazione

“I L’

spor t pistoiese

a musica è Dio che sorride all’uomo” è una frase il

cui autore è sconosciuto. Alcuni la attribuiscono a Pio XII. Come non condividere queste parole dopo aver ascoltato la celebrazio-ne sinfonica “La sofferenza degli innocenti”, l’opera musicale com-posta dall’iniziatore e responsabile mondiale del cammino neocatecu-menale, Kiko Arguello. L’orchestra del cammino, diretta dal giovane direttore trentenne Paul Jorque-ra, ha interpretato la sinfonia in varie città del mondo, tra le quali: Gerusalemme, Betlemme, Parigi, Madrid, Boston, New York, Chicago e Düsseldorf. In molti di questi luoghi hanno partecipato membri del popolo ebraico, che si sono dichiarati profondamente colpiti dalla musica e dal suo significato. Nel giugno scorso, l’orchestra sin-fonica del cammino neocatecume-nale ha interpretato la Sinfonia “La Sofferenza degli Innocenti” nella città polacca di Auschwitz, davanti alla cosiddetta “Porta della Morte”, l’entrata del campo di concen-tramento di Birkenau. L’opera musicale, è stata parte integrante di una celebrazione in onore ai milioni di vittime dell’olocausto e a tutte le vittime innocenti dei nostri giorni. All’evento, al quale Papa Francesco ha voluto unirsi con un suo saluto e con la preghie-ra, hanno partecipato 6 cardinali: l’arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz; l’arcivescovo di Varsavia, Kazimierz Nycz; l’arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn; il presidente emerito del Pontificio consiglio “Cor Unum”, Paul Josef Cordes; il presidente del Pontifi-

La sofferenza degli innocenti

di Alessandro Orlando

“L

Come ogni anno, dal 1982 ad oggi, il Centro studi “G. Donati” di Pistoia, onlus d’ispirazione cattolica che promuove la diffusione dei valori di pace, cultura e solidarietà, ha promosso, all’interno della Giornata internazionale della pace, della cultura e della solidarietà, il Premio

internazionale di narrativa e poesia intitolato a “Giorgio La Pira”, una della grandi personalità il cui operato continua ad ispirare l’attività del Centro. Il Premio, che quest’anno vede l’importante traguardo della 31esima edizione, vedrà premiati, domenica 17 novembre, per la sezione narrativa: Carmelita Randazzo, prima classificata, con il racconto “Il treno della memoria” , Paolo Borsoni, con il racconto “In direzione contraria” al secondo posto e, a completare il podio, Mara Depini con “L’attesa”. Per la sezione poesia saranno premiati: Filippo Inferrera con il componimento “La collina degli aranci” che riceverà il primo premio, Umberto Vicaretti con la poesia “Il grido della rosa”, secondo classificato ed Claudia Ciardi con il componimento in versi “Ci son luoghi”.«Anche quest’anno –afferma Giancarlo Niccolai– sono stati numerosi i concorrenti che hanno aderito al nostro concorso e, per le commissioni esaminatrici, è stato arduo dover effettuare una scelta.».Le commissioni giudicatrici, composte dai signori: Menotti Galeotti, Anna Maria Guidi, Francesco Pacini, Mario Agnoli, Aldo Bonan, Rita Becherucci, Marco Gasperini, Marco Baldassarri, Carlo Ciappi hanno inoltre ritenuto di segnalare, premiandoli con la targa di rappresentanza i signori: Moschini Santini Pia (Firenze) con “La casa turchese”, Managò Marco (Roma) con “L’ultima notte dell’anno”, Delpino Mario (S.Margherita Ligure, GE) con “Quel Natale del ’44”, Monteleone Carlo (Palmi, RC) con “Luna nuova sulla conca d’oro”, Folgarait Maria (Castel Mella, BS) con “Il viaggio di Teresa”, Rota Fryda (Borgo Vercelli, VI) con “Sabina” e, per la sezione poesia, Baroni Carla (Ferrara) “La terra trema”, Capecchi Loriana (Quarrata, PT) “La terra di mio padre”, Fragomeni Emilia (Genova) “Il gabbiano bianco”, Piccinini Bruno (Varano Marchesi, PR) “Il Salotto “, Consoli Carmelo (Firenze) “Grezzano di notte”, Marano Franco (Milano) “Erika”, Radolao Sara (Imperia) “Vorrei Spiegarti”.

Manuel Cesarini

cio consiglio per i laici, Stanislaw Rylko e l’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo. Nell’opera musicale (composta da cinque movimenti Getsemani, Lamento, Perdonali, Spada, Shemà Israel e Resurrexit) che narra gli ultimi momenti della morte e della resurrezione di Gesù Cristo, ha una rilevanza speciale la Vergine che vede come suo figlio è crocifisso e, nelle parole del profe-ta Ezechiele, “una spada le attraver-sa l’anima”. Un momento speciale della celebrazione è stato quello in cui l’orchestra e il coro hanno cantato “Shema Israel” ed hanno invitato tutti i presenti ad unirsi a loro in piedi, un momento vissuto con particolare commozione dagli ebrei che hanno partecipato alla celebrazione. Questo evento ha toccato il cuore del popolo ebraico

ed ha favorito un sentimento di comune amicizia nel triste ricordo della sofferenza e della persecuzio-ne. Toccanti le parole del composi-tore che conclude il suo monologo dicendo: “Alcuni dicono che dopo l’orrore di Auschwitz non è possi-bile credere in Dio. Questo non è vero perché Dio si è fatto uomo proprio per prendere su di sé la sofferenza di tanti innocenti. Lui è l’Innocente, l’agnello condotto al macello, colui che non aprì bocca prendendo su di sé tutti i peccati”.Questa meravigliosa celebrazione sinfonico-catechetica del Cam-mino neocatacumenale, quindi, non è solo invito alla riflessione, all’amicizia e all’incontro ma anche strumento per richiamare alla fede tutti coloro che si siano allontanati dalla chiesa.

I protagonistidel Premio

internazionaledi narrativa

e poesia“Giorgio La Pira”

Kiko Arguello

1320 Ottobre 2013 n. 37VitaLa dall’Italia

a bioetica è un campo in cui “il legislatore dovrebbe intervenire il meno possibi-le”, cioè “solo quando è indi-

spensabile indicare un comportamento come doveroso o vietarne un altro quando è inaccettabile per la morale collettiva”. La legge aurea, in questo campo, consiste nel “rispettare il tribu-nale interiore della nostra coscienza” e nel proseguire sulla via del “dialogo costruttivo” tra cattolici e laici, tenendo conto della diversità delle posizioni ma cercando al tempo stesso un denomi-natore comune rivolto al bene comune del Paese. Francesco Paolo Casavola, confermato in questi giorni presidente del Comitato nazionale per la bioe-tica (Cnb), sintetizza così il mandato dell’organismo appena rinnovato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Lo abbiamo intervistato.

Professor Casavola, il Cnb si rinnova con quali obiettivi?

“Alla base dell’attività del nuovo Comitato, come si evince già dalla sua composizione, c’è l’idea di allargare lo spettro delle competenze, che con-sentirà di conseguenza di allargare i temi dei gruppi di lavoro, dai quali poi scaturisce la produzione di pareri e documenti. Tra i nuovi membri del Comitato, ci sono infatti uno psichiatra esperto di neuroscienze, un esperto di diritto comparato, un neonatologo, un economista sanitario, un esperto di medicina legale e un avvocato che opera in questo ambito, con il valore aggiunto di una grande esperienza nel

BIOETICA & DINTORNI

“Le diversitàvanno salvaguardate,

non omologate”di M.Michela Nicolais

L

ome giudicare la legge di stabilità appena va-rata dal governo Letta? Dipende: se l’auspicio

era quello di cambiare tutto per non cambiare nulla, c’è da esserne soddisfatti. E in Italia sono in milioni a volere che nulla cambi, anche se la situazione è quella che è. Chi invece sperava in una manovra di svolta, in un ruggito dopo tanti belati, non rimarrà deluso solo perché non si era prima illuso.

Già nei momenti preparatori si era capito l’andazzo: una limatina di qua, un’aggiustatina di là. Mai il discorso politico-economico era scivolato fuori dai consueti binari di

L

LEGGE DI STABILITA’

Niente macelleria socialeE neppure grandi svolte

Il governo scegliela strada degliaggiustamenti.Piccolissimo,

forse impercettibiletaglio del cuneo

fiscale e poi tante limature per far quadrare i conti.

In attesa di capireil vero peso dellanuova tassa suiservizi locali, la

Trise. Poi si aspetta che l’Europa si

rimetta in moto e traini anche l’Italia.

Speriamo...di Nicola Salvagnin

questi mesi: “Adelante con juicio”, dicono gli spagnoli. Avanti sì, ma senza strappi, passo dopo passo.

E così è stato. Nonostante le dichiarazioni governative (“è una manovra da investimenti e non da tasse”), lo sapevano anche i muri che bisognava raccattare alcuni miliardi di euro. Con due vincoli: non aumentare la tassazione; met-tere una ciliegina su una torta che rischiava di risultare indigesta. Ciò ha costretto il governo a tagliare la spesa pubblica: la solita limatina alle pensioni (quelle oltre i 3mila euro lordi mensili non saranno rivalutate al costo della vita); il solito taglietto alle retribuzioni dei dipendenti pub-blici, con congelamento per un altro anno dei contratti e altro ancora.

La ciliegina poteva invece es-sere saporita. Il cuneo fiscale è, in pratica, la differenza tra lo stipendio netto del lavoratore dipendente e il salario lordo in carico all’azienda. In Italia questa differenza è enorme, dovuta all’alta tassazione e ai con-tributi Inps. Enrico Letta aveva an-nunciato un deciso taglio al cuneo. Ne è partorito un topolino da 2,5 miliardi di euro che, nel migliore dei casi, permetterà ai lavoratori a medio-basso reddito di ritrovarsi uno stipendio più alto di 10-15 euro.

Pochi? Teniamoceli cari, perché l’Imu uscita dalla porta tornerà come Trise, che assorbirà appunto

imposte sulla casa, sui rifiuti e altri servizi pubblici. Se l’obiettivo era quello di rilanciare i consumi la-sciando più soldi nelle tasche degli italiani, si può già dire fin da oggi che tale obiettivo farà la fine dell’iden-tica manovra fatta nel 2007 dal governo Prodi: di quel mini-taglio del cuneo fiscale non se ne accorse nessuno.

Quindi la realtà è un’altra, anche se sottaciuta. Questo governo non farà mai alcuna “macelleria sociale”, ma pure nessuna riforma strutturale dell’economia di questo Paese. Lo

governerà in modo soft, aspettando che la ripresa economica arrivi sot-to altre forme: l’abbassamento dello spread sui titoli di Stato ci regalerà alcuni miliardi di euro di minori spese per interessi; il rilancio delle altre economie europee ci porterà un piccolo effetto-traino; il progres-sivo scioglimento della congiuntura libererà nuove risorse finanziarie da banche che oggi sono sull’orlo del precipizio.

Aggiungiamoci qualche artifizio contabile (la rivalutazione del patri-monio della Banca d’Italia), il pro-

gressivo spegnimento della onerosa voce “cassa integrazione”, un più in-telligente utilizzo dei fondi europei, la cartolarizzazione degli immobili di proprietà pubblica e altro ancora, e pure l’Italia dovrebbe ricominciare a camminare. Senza alcun cambia-mento strutturale, ma pure senza manifestazioni di piazza.

Se tutto ciò invece non dovesse avverarsi, parleremo di grande oc-casione perduta in questi anni in cui si poteva e forse doveva cambiare questo Paese. Ma lo faremo domani, non oggi.

essere messo a dura prova. “La procreazione assistita, e in

particolare tutto quanto attiene alla fecondazione eterologa, l’aborto, l’euta-nasia: sono alcuni dei grandi problemi della bioetica che sono sempre sul tappeto. L’eutanasia, ad esempio, non va intesa come una psicosi per cui tutti corrono ad uccidersi, come possono far pensare anche alcuni gesti clamorosi di persone importanti in questi giorni, che vanno inquadrati invece come momenti di una solitudine tragica. La tendenza naturale di ognuno di noi è a protrarre la vita. Papa Francesco ci insegna a vedere dovunque la possibilità che si manifesti la misericordia di Dio: non possiamo essere giudici senza appello, dobbiamo lasciare che si apra l’orizzon-te, per noi esseri umani inconoscibile, della misericordia”.

Come si “dialoga” in bioe-tica, tra cattolici e laici?

“L’intenzione del Cnb è continuare sulla via del dialogo costruttivo, che tenga conto della diversità delle posi-zioni ma abbia lo stesso orientamento di garantire la libertà intellettuale e morale, nel modo che possa essere più utile alla vita della comunità. Evitando le cristallizzazioni, e partendo da quelle che Kant considera le due dimensioni indubitabili dell’essere umano: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me. E’ il grande tema della coscienza, tanto caro a Papa Francesco, e che per noi cattolici ha una luce in più che diventa decisiva nell’orientare i comportamenti e le scelte”.

contenzioso. Tutte competenze, queste, non ancora presenti nella composizione del Comitato appena scaduta”.

Quali sono i “fronti più caldi” su cui concentrerete il vostro lavoro?

“Dobbiamo seguire i mutamenti morfologici della nostra società. La demografia ci segnala un’estensione costante della fascia degli anziani, che comporta una straordinaria quantità di problematiche: dalla biomedicina all’applicazione delle nuove tecnologie per le protesi e il sostegno alla ridotta o assente autonomia, fino alle patologie di carattere psicologico e psichiatrico. All’interno del Cnb, il dibattito su questi e sugli altri temi legati alla bioetica avviene collegialmente nelle plenarie, non è semplicemente l’espressione dei singoli componenti”.

E proprio la necessità di tenere insieme le genera-zioni, partendo dal rapporto tra i bambini e i nonni, è uno

dei temi su cui insiste più di frequente il Papa…

“Quella tra le generazioni è un’al-leanza fondamentale per il futuro della società, e gli anziani devono essere valorizzati affinché assolvano il loro compito più alto, che va socialmente riconosciuto: tramandare la memoria della loro esperienza, in modo che non ne siano prive le generazioni successive. Portare i nonni ad assumere un ruolo da protagonisti significa ‘legare’ le ge-nerazioni, che oggi invece sono ‘slegate’. Basti pensare alla memoria storica: mi ricordo che da bambino andavo da un calzolaio che in negozio conservava l’elmo del suo reggimento di cavalleria, i lancieri bianchi di Novara. Partiva da lì per raccontare a noi bambini le vicende della guerra: sarebbe bello ripartire da quei racconti, magari fatti in modo di-verso, ma sempre attivando gli anziani ed incentivandoli ad entrare in contatto di nuovo con i giovani”.

Il cardinale Bagnasco, nel

suo recente intervento a To-rino, si è detto preoccupato per il rischio della perdita del-la “differenza”, tra i sessi e le generazioni. Quale contributo può arrivare da un organismo come il vostro?

“Il tema dell’orientamento sessuale è oggi oggetto di un turbamento colletti-vo: basti pensare alla questione dell’omo-fobia e alla richiesta dell’omologazione agli eterosessuali anche per quanto riguarda il rapporto familiare. Sono pro-blemi scottanti, ma che vanno affrontati senza pregiudizi, tenendo conto che la società cambia, ma che non tutto deve essere omologato. Il principio da cui si parte è naturalmente il rispetto della persona, ma il matrimonio tra un uomo e una donna è un’altra cosa: le diversità vanno salvaguardate, non omologate. Altrimenti, il rischio che si corre è quello di una discriminazione al contrario”.

Anche il tema dell’inizio e della fine vita continua ad

14 n. 37 20 Ottobre 2013 LaVitadall’italiaondivido piena-mente il messag-gio del Presidente della Repubblica.

Ha individuato i problemi con preci-sione. È stato molto coerente, chiaro e pratico, anche idealmente molto alto, perché ha fatto capire che siamo in una situazione in cui stiamo violan-do i diritti e stiamo facendo degli atti di tortura”. È questo il commento di don Virgilio Balducchi, ispettore capo dei cappellani penitenziari, a propo-sito del lungo messaggio (12 pagine) che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato alle Camere, per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Dopo le violazioni contestate all’Italia dalla Corte europea di Strasburgo il presidente Napolitano definisce “ne-cessario intervenire nell’immediato” con un’amnistia e un indulto, oltre alle misure straordinarie. “L’Italia -ricorda Napolitano- ha un anno per conformarsi” alla richiesta che arriva dalla Corte europea. Il capo dello Stato propone 3 anni di sconto su tutte le pene e cancellazione dei reati minori. L’auspicio di don Balducchi è che il Parlamento “renda operative le indicazioni del capo dello Stato, perché sono tutte vie percorribili”.

Un messaggio lungo e detta-gliato, con molte proposte. Che ne pensa? “Condivido pienamente il messaggio del presidente della Re-pubblica. Fa vedere che sono già in corso dei passaggi -la depenalizzazio-ne dei reati minori, l’affidamento sul territorio, le pene alternative al car-cere- sperando che vengano attuate un po’ di più. Per come è organizzata oggi la giustizia, le misure alternative al carcere sono molto difficili da raggiungere, soprattutto da parte di chi è in carcere. In più sul territorio oggi ci sono meno risorse econo-miche per assistere e accogliere chi ha meno soldi. Napolitano ha detto molto chiaramente che, nonostante

“C

a crisi economica che incombe in Europa e in Italia fa emergere, con drammaticità, le difficol-

tà di quanti non hanno le carte in regola per vivere una vita “normale”, in un contesto di pro-blematicità economiche evidenti. L’elenco dei «vuoti a perdere» è lungo e ogni giorno sembra aggiornarsi.Le prime persone che non hanno speranza di inserimento, ma al massimo possono sopravvivere, senza alcuna pretesa, sono quanti hanno bisogno di cura. Mancando le risorse economiche, i sostegni sociali ed economici cominciano a scarseggiare. Sono i disabili adulti, gli anziani, i «dementi», i carcerati, i giovani borderline, i malati psichiatrici, i malati cronici: si stanno aggiungendo adulti di ceto operaio disoccupati (peggio ancora se separati), immigrati senza lavoro, giovani in cerca di lavoro, popolazioni di Paesi vicini che fuggono dalla guerra e dalla fame.Una morsa senza scampo che tritura i più fragili, chiudendo nelle loro sicurezze coloro che hanno lavoro, hanno casa (senza mutui da pagare), hanno una cin-tura di famiglie di origine che li sostengono.Le organizzazioni no profit sono

L ALLE PERIFERIE DEL DISAGIO

Li chiamano «vuoti a perdere», nel nome di

una fraternità invisibiledi Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco

prese d’assalto. Chiunque abbia un qualcosa da offrire viene coin-volto in povertà e tragedie che sembrano, almeno per ora, non avere soluzione. I numeri impieto-si della disoccupazione, dell’impo-verimento generale del Bel Paese, oltre all’esperienza diretta, dicono che il problema è grave. La pro-spettiva è anche più dolorosa per-ché non si intravede luce, nono-stante le periodiche rassicurazioni che «la crisi» è passata. Se anche lo fosse -non sappiamo quando- per i «vuoti a perdere» la risalita sarà ancora lunga e la sofferenza enorme. Si invocano lavoro, si-curezze, futuro, ma fino a oggi è rimasto invariato lo schema caratteristico di una società che è in espansione. Nessuna onestà, nessuna rinuncia, nessuna soli-darietà. Chi ha ricchezza, tutele, sicurezze non molla. Lavoro nero,

evasione fiscale, privilegi non ac-cennano a diminuire, nemmeno in nome dell’efficienza e dell’onestà. Genitori che arrivano a tradire il futuro dei figli, pur di non vedere compromesse le proprie tutele. Si risponde che spesso è paura: se il futuro è incerto, è cosa migliore almeno non perdere ciò che si è conquistato. Ma se le risorse sono diminuite, come si compar-tecipa fraternamente alla minore ricchezza? In questi ultimi anni, a partire dai rappresentanti del po-polo, nessuna rinuncia e nessuna concessione. A grappolo si arriva in basso, limitandosi a contare esodati, disoccupati, nullatenenti. Oramai gesti sempre più ecla-tanti e drammatici -non esclusa la morte- sono unico strumento per dichiarare i propri problemi e attirare un po’ d’attenzione.Il timore è che si arrivi a una

società spaccata in due: ricchi e poveri. Negli ultimi trent’anni, la forbice dei primi contro i secondi si è allargata se il reddito del 10% della popolazione ricca è più ele-vato di dieci volte della fascia di popolazione più povera. In questo quadro, i cosiddetti «invisibili» e i «senza volto» non hanno alcu-na speranza di inserimento e di sostegno. Possono solo cercare di sopravvivere, elemosinando, arrangiandosi.Non è stato mai pensato e tanto meno attuato un piano contro la povertà: le disparità colpiscono più al sud che al nord, le famiglie numerose e gli anziani soli. Sono costretti a chiedere, senza voce e senza diritto, affidandosi al buon cuore di pochi. Non è giusto in una società che si dice fondata sul rispetto, sul lavoro, sulla fra-ternità.

di vista complessivo. Poi, se anche Berlusconi rientrasse nell’amnistia... pazienza. Ci sono milioni di pratiche ferme che non si sbloccano, e migliaia di persone che soffrono inutilmente”.

Pensa che il Parlamento porterà avanti le sue indicazioni? “Sembra che molti parlamentari abbiano applau-dito, in quasi tutti gli schieramenti. Anche perché in campagna elettorale molti partiti hanno fatto promesse in materia”.

Quindi siamo vicini a una svol-ta? “Il capo dello Stato ha dato un indirizzo preciso, concreto e giusto. Bisogna vedere se il Parlamento accetta le sue indicazioni e le met-te in pratica. Anche perché alcune iniziative sono già in corso. Ci sono delle prospettive, bisogna verificare

se alla fine, quando voteranno, si concorderà sulle intenzioni generali”.

Il capo dello Stato accenna anche all’ipotesi che gli stranieri scontino la pena nei Paesi di origine. Una strada fattibile? “Nel messaggio è specificato che su questo tema gli accordi internazionali ci sono ma non funzionano bene. Sono pochissime le persone uscite dall’Italia. Al di là del costo per lo Stato, non è così semplice fare in modo che i citta-dini vadano a scontare la pena nei loro territori. Se sono Stati europei qualcosa ancora si può fare ma con gli altri Paesi sarà dura. Temo che con il Nord Africa, l’America Latina e la Romania qualche problema ci sia. Faccio anche presente, inoltre, che per andare in un Paese bisogna

UN BUON INIZIO

Lampedusa e VajontLe scusedello Stato

no sguardo si abbassa, evi-dentemente imbarazzato, lungo i viali di un cimitero fra le montagne del Veneto.

Un ginocchio si piega, e una mano si allunga verso una piccola bara bianca, sull’isola più meridionale della Sicilia. Ai due estremi geografici dell’Italia, quasi in contemporanea, il 9 ottobre 2013, dai vertici dello Stato arrivano parole di scu-sa. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ricorda i quasi duemila morti del Vajont: “Sono qui -dice- in questa terra ferita, per inchinarmi di fronte alle vittime e ai sopravvissuti. Sono qui per portare le scu-se dello Stato”. Ugualmente il presidente del Consiglio, Enrico Letta, rende omaggio alle salme degli oltre trecento annegati, “stranieri” questa volta, nelle acque del Mediterraneo: “Faccio pubblicamente le mie scuse per le mancanze che il governo e le istituzioni hanno mostrato in questa vicenda”.Da che mondo è mondo, chiedere scusa non riporta in vita i morti, non ricostruisce case, scuole o chiese, non fa tornare in navigazione un relitto affondato. Eppure costituisce un passo fondamentale, irrinunciabile: riconoscere gli errori per non commetterne altri. Del resto “non si può soltanto piangere”, ammoniva Tina Merlin, la coraggiosa, giovane, inascoltata giornalista che per prima aveva messo in guardia dai pericoli derivanti dalla costruzione della diga del Vajont.Le lacrime e la richiesta di perdono dello Stato uniscono la storia e il presente, il Vajont di ieri e il Mediterraneo di oggi. “Non permetteremo che tutto ciò possa accadere di nuovo”, afferma Grasso in una Longarone ricostruita e prospera, nonostante la ferita aperta di quel 9 ot-tobre 1963. Lo stesso intento muove, pur nella complessità dei fenomeni migratori del terzo millennio, il premier Letta: stop ai naufragi, costruire una vera solidarietà europea per accogliere chi cerca una vita dignitosa nel Vecchio continente; e avanti con la cooperazione internazionale per elevare gli standard di vita e promuovere i diritti in Africa, così da permettere agli africani di vivere in pace nella loro terra.Indietro non si torna, eppure una Nazio-ne che fa i conti coi propri errori è una Nazione che già guarda al futuro. Pian-gere non basta, ma smuove le coscienze, risveglia le responsabilità individuali e sociali e apre potenzialmente la strada al cambiamento. E l’Italia e l’Europa hanno bisogno di cambiare per costruire un altro domani.

U

EMERGENZA CARCERI

Dal Presidente Napolitanoun indirizzo precisoOra tocca al parlamento

essere riconosciuti come cittadini di quel Paese e non sempre le persone dicono la loro origine e non è facile accertare l’identità se non si hanno i documenti”.

questi sforzi, se non si fa un indulto o un’amnistia, nel 2014 saremo nei guai, perché non si riuscirà ad abbattere il sovraffollamento solo con queste misure. Se non lo facciamo l’Europa ci condannerà e dovremo pagare molti ricorsi”.

Il capo dello Stato ha dato qual-che indicazione anche su quali reati potrebbero essere soggetti ad am-nistia e indulto. Su questo tema ci sarà molto dibattito... “L’indulto e l’amnistia per arrivare effettivamente all’abbattimento del sovraffollamento è una prima piattaforma reale. Certo, toccherà al Parlamento precisare quali reati, anche se ha dato alcune indicazioni, come i reati ‘bagattellari’ o che non superino i tre anni o non siano di grosso allarme sociale. Poi si deve riformare l’amministrazione della giustizia perché così com’è, con i procedimenti e le lungaggini, pro-durrà immediatamente entro qualche anno lo stesso prodotto. Perché il modo di amministrare la giustizia è troppo lungo e farraginoso”.

Dai dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria risultano 24mila persone che potreb-bero essere scarcerate con l’indulto. Alcune voci critiche temono che la proposta dell’amnistia sia stata fatta invece per favorire Berlusconi... “Non penso che la preoccupazione di Na-politano sia stata Berlusconi perché ha affrontato il tema da un punto

1520 Ottobre 2013 n. 37VitaLa

Dal mondo

dall’estero

C’è un vasto mondoche chiede ancora pane

ono di meno, ma sempre troppi. L’ul-timo rapporto Onu parla di 842 milioni

di persone, 14 volte la po-polazione italiana, per avere un’idea delle dimensioni, che soffrono di fame cronica perché con hanno abbastanza cibo a disposizione. È vero, vent’anni fa era circa un mi-liardo (995 milioni) il numero di quanti erano sottonutriti, e quindi sono stati fatti dei progressi, ma oltre ottocento milioni, una persona su otto, sono davvero ancora troppi per un mondo che si vuol definire civile.

Di più, nonostante i pro-gressi compiuti a livello glo-bale, continuano ad esistere marcate differenze geografi-che nella riduzione della fame. L’Africa sub-sahariana non ha fatto molti passi avanti in questi ultimi anni e rimane la regione con la più alta percen-tuale di denutrizione, con un africano su quattro (24,8 per cento) che ne soffre. Poco o

S

messIco,rIforma fIscaleIl Messico sta attuando una riforma che ha l’obiet-tivo di riordinare i conti pubblici, iniziando dalla creazione di un sistema pensionistico “universale” (dai sessantacinque anni di età) e dalla istituzione di una indennità di disoccu-pazione per tutti i cittadini. È prevista l’imposizione di una Iva nella misura del 16%, anche sulle bibi-te zuccherate (prodotti dei quali il Messico è il maggior consumatore nel mondo), e sulle rette ed iscrizioni scolastiche. La riforma fiscale voluta dal governo del presidente Enrique Peña Nieto non grava sui beni essenziali, come alimenti e medici-ne, per non colpire i più poveri; si diffonde, però, la protesta.

albanIa e ueIl presidente della com-missione europea, José Manuel Barroso, ha dichia-rato che l’Albania ha la possibilità di raggiungere entro l’anno, lo status di paese candidato all’ade-sione all’Unione europea. Ha aggiunto che l’obiet-tivo richiede l’impegno, sì, del governo ma anche dell’opposizione e dell’in-tera comunità civile; egli ha riconosciuto che nella precedente legislatura l’Al-bania si è ben comportata, adottando misure adegua-te nel campo della giustizia e della pubblica ammini-strazione. Nel rapporto di questo mese di ottobre la commissione europea valuterà i progressi conse-guiti nelle azioni condotte contro corruzione e crimi-ne organizzato.

unIversItà cIneseUn ateneo della provincia meridionale cinese del Guangdong ha imposto agli studenti l’osservanza della regola di non sui-cidarsi, norma dettata dalla necessità da parte dell’università di tutelarsi: il relativo contratto è sta-to firmato da più di 5mila allievi i quali, assumendosi l’onere “per eventuali sui-cidi o lesioni” esonerano l’università da ogni re-sponsabilità. Molti studenti hanno accettato di buon grado, al contrario della maggioranza dei genitori. L’Organizzazione mon-diale della sanità (Oms) registra che la Cina nel 2011 occupava il settimo posto nel mondo, quanto a suicidi, con una media di 22 morti ogni 100mila abitanti.

nulla è progredita anche l’Asia occidentale su questo fronte, mentre la denutrizione fa la sua comparsa nei Paesi ricchi, dove colpisce 15,7 milioni di persone.

Molti i fattori che hanno contribuito a far migliorare la disponibilità di cibo – sottoli-neano le Nazioni Unite – e tra questi la crescita economica nei Paesi in via di sviluppo, che ha migliorato il reddito e l’accesso al cibo, e un aumen-to della produzione agricola, sostenuto da una ripresa degli investimenti pubblici e da un rinnovato interesse degli investitori privati. Inoltre – si legge ancora nel rapporto – in alcuni Paesi le rimesse degli emigranti hanno avuto un ruo-

lo importante nella riduzione della povertà, consentendo maggiore sicurezza alimenta-re, e contribuendo in alcuni casi a stimolare investimenti produttivi da parte di piccoli agricoltori.

“Le politiche volte a mi-gliorare la produttività agricola e aumentare la disponibilità di cibo, soprattutto per i piccoli agricoltori – scrivono i relatori dell Onu – possono consegui-re una riduzione della fame anche laddove la povertà è molto diffusa. Quando sono associate con misure di pro-tezione sociale che aiutano a far aumentare i redditi delle famiglie povere, possono avere un effetto ancora più positivo e stimolare lo sviluppo rurale,

I Paesi in via di sviluppo fanno

progressi,ma serve un

maggior impegnosu vari fronti

di Angela Carusone

i chiama “Baobeihui-jia“ e si traduce “Te-soro, torna a casa”. È un sistema di siti dove i genitori cinesi

raccolgono informazioni, immettono fotografie e la storia dei loro figli, di cui non hanno più notizia, cer-cano aiuto e dove anche gli adulti si mettono alla ricerca della loro famiglia originaria, di cui non hanno più notizia. I bambini, in Cina, vengono rapiti a migliaia. Secondo il governo cinese il fenomeno riguarda 10mila casi l’anno, mentre il Dipartimento di Stato americano indica un numero almeno doppio e le associazioni umanitarie parlano di 70mila casi, fino ad arrivare al dato diffuso da un rapporto di “China National Radio”, in base al quale il numero sarebbe gigantesco: 200mila. Qua-lunque sia questo numero, il dato certo è che solo lo 0,1% viene ritrovato e liberato, nonostante l’im-pegno delle autorità nelle ricerche: nel 2011, sono stati salvati 13mila bambini e 23mila donne; nel 2012, le persone salvate sarebbero state 24mila, in base ai dati ufficiali. Le attività di ricerca

S MINORI SFRUTTATI

Trafficanti senza scrupoli rapiscono e vendono

migliaia di bimbi cinesiCifre contrastanti. Per il governo cinese sarebbero 10mila casi all’anno

mentre un rapporto di “China National Radio” parla di 200mila casinon sono semplici, specie se trascorrono le prime 24 ore e questo accade quando al momento della denuncia non ci sono prove lampanti che si tratti di una sparizio-ne. Bastano quelle 24 ore, per far sparire per sempre un bambino. un granDe busIness perI traffIcantIIn un’operazione dei giorni scorsi, sviluppata in undici province e durata sei mesi, la polizia ha liberato 92 bambini rapiti da una rete di trafficanti di esseri umani. Gli agenti hanno salvato anche due donne e arrestato 301 persone coinvolte nel racket. Secondo le autorità,

i trafficanti sequestravano i piccoli - che da quanto si è appreso, sarebbero stati venduti a 40mila yuan (circa 4mila euro) l’uno - nelle pro-vince sud-occidentali dello Yunnan e del Sichuan, per venderli in altre regioni. Gli organizzatori dei rapimenti erano vietnamiti, che si avva-levano della collaborazione di cittadini cinesi. I bambini, come accade per la maggior parte dei bambini scomparsi, sarebbero stati rivenduti - in questo caso a famiglie di Shangwei e Jieyang, città costiere della provincia del Guangdong - o messi a lavo-rare nelle fabbriche o indotti alla prostituzione o a essere usati per chiedere l’elemosi-na per strada.

le cause DI questofenomenoI bambini non sono seque-strati al fine di procurarsi del denaro per il riscatto. Sulle sparizioni, incide, in maniera determinante, la politica del figlio unico e la tradizionale avversione cinese per la figlia femmina. Il mercato dei trafficanti di esseri umani e di organi, si è alimentato grazie alle leggi del regime e in parti-colare a quella legge sulla cosiddetta pianificazione familiare che per decenni, oltre a distruggere il si-stema familiare del Paese, imperniato sulle famiglie numerose, ha imposto di avere un solo figlio. Sono le

bambine, in grande numero, ad essere abbandonate dai genitori e ad essere vendute, soprattutto a co-loro che in Cina vengono chiamati “guang gun-er”, “rami secchi”, cioè maschi ancora non sposati. Spesso, le famiglie rurali decidono loro stesse di liberarsi delle figlie femmine e a cederle ai trafficanti, che si sono organizzati scientificamente nel Paese: c’è chi compie i rapimenti o gestisce le trat-tative con le famiglie, chi organizza i viaggi delle per-sone rapite, chi si occupa della vendita all’utilizzatore finale. Un grande e terribile affare, che si consuma attra-verso numerose conniven-ze e complicità.

con una conseguente crescita economica equa”. La crescita economica è infatti fonda-mentale per ridurre fame e denutrizione, ma questa non necessariamente genera posti di lavoro, migliori opportunità e miglior reddito per tutti, a meno che non vi siano politi-che specifiche per i più poveri, soprattutto nella aree rurali. “Nei Paesi poveri – avvertono le Nazioni Unite – la riduzione della fame potrà essere rag-giunta con una crescita che non solo sia sostenibile, ma anche ampiamente condivisa”.

Inoltre bisogna agire – ed è sempre l’Onu a sottoline-arlo – sul fronte degli sprechi alimentari, che non solo “val-gono” 750 miliardi di dollari l’anno, ma pesano anche su clima, risorse idriche, suolo e biodiversità. “La perdita della strabiliante quantità di 1,3 miliardi di tonnellate di cibo l’anno non solo causa gravi perdite economiche, ma grava anche in modo insostenibile sulle risorse naturali dalle quali gli esseri umani dipendono per sopravvivere”, denuncia la Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Che aggiunge: “ogni anno il cibo che viene prodotto, ma non consumato, sperpera un volume di acqua pari al flusso annuo di un fiume come il Volga, utilizza 1,4 mi-liardi di ettari di terreno, quasi

il 30 per cento della superficie agricola mondiale, ed è re-sponsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra”.

Questo eccesso di pro-duzione mette una “inutile e insostenibile pressione”sulle risorse naturali più importanti, e deve essere invertito. “Tutti, agricoltori e pescatori, lavo-ratori del settore alimentare e rivenditori, governi locali e nazionali, e ogni singolo consumatore devono appor-tare modifiche a ogni anello della catena alimentare per evitare che vi sia spreco di cibo, e riutilizzare o riciclare invece là dove è possibile”, ha affermato il direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva. Lo spreco di cereali in Asia, carne nei Paesi ad alto reddito e in America Latina, verdure in Europa e sud-est asiatico, frutta in Asia, Europa e America Latina, provoca inutili ed elevate emissioni di metano e carbonio, e un altrettanto inutile consumo di risorse idriche.

“Oltre all’imperativo am-bientale – spiega però da Silva – ce ne è anche uno di natura etica: non possiamo permet-tere che un terzo di tutto il cibo che viene prodotto nel mondo vada perduto, quando ci sono 850 milioni di persone che soffrono la fame”.

16 musica e spettacolo n. 37 20 OTTOBRE 2013 LaVita

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i p a r l a sempre di connett i-vità ma la

nuova tecnologia della comu-nicazione non crea un tessuto sociale connesso”. Lo ha det-to Giuseppe De Rita, presi-dente del Censis, in occasione della presentazione dell’11° “Rapporto sulla comunica-zione - L‘evoluzione digitale della specie” realizzato dal Censis e dall’Ucsi con la col-laborazione di Rai, Mediaset, Mondadori, Telecom e 3 Italia. Il rapporto è stato illustrato questa mattina a Roma duran-te un convegno al quale hanno partecipato: Andrea Melodia, presidente Ucsi, Gina Nieri di Mediaset, Antonio Marano della Rai, Vincenzo Novari di 3 Italia, Giulio Anselmi della Fieg, Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom.

“Assistiamo ad una mole-colarizzazione dell’individuo. Tutto il sistema della comu-nicazione esalta l’individualità. È il trionfo del relativismo mentre scompare la dimen-sione collettiva”, ha detto De Rita. “Anche Papa Francesco è stato accusato di relativismo perché sembra aver sposato la dimensione molecolare del mondo. Ma -ha spiegato il sociologo- conosco bene l’educazione dei gesuiti per dire che questo fa parte di una prospettiva di crescita che prevede un percorso che parta dalla presa di coscienza dell’individuo.

La cosiddetta rivoluzione digitale, invece, non ha una sua logica interna”.

RAPPORTO CENSIS

La comunicazione?sempre più individualista

“S

televIsIonesempre al prImo posto

Secondo i dati presentati oggi, quasi tutti gli italiani guar-dano la televisione (il 97,4%). Cresce il pubblico delle nuove televisioni:

+8,7% per le tv satellitari rispetto al 2012, +3,1%; sale anche il consumo della web tv, +4,3% e della mobile tv. E questi dati sono ancora più elevati tra i giovani: il 49,4% degli under 30 segue la web

tv e l’8,3% la mobile tv. L’uso dei cellulari continua ad au-mentare (+4,5%), soprattutto grazie agli smartphone sempre connessi in rete (+12,2% in un solo anno), la cui utenza è ormai arrivata al 39,9% degli italiani (e la percentuale sale al 66,1% tra gli under 30). la tv comeponte fra legenerazIonI

“La tv deve svolgere un ruolo di ponte fra le genera-

e tentazioni erano molte alla metà de-gli anni ’70, la fragi-lità dei sentimenti

rappresentava un terreno scivoloso che franava sot-to i piedi. Eppure allora la famiglia perfetta, composta da padre, madre e due fi-gli, possibilmente maschio e femmina, era al centro della società. Forse erano davvero “Anni felici” quelli, come titola il nuovo film di Daniele Luchetti, presentato a Firenze dal regista insieme ai due protagonisti principali, il bel tenebroso e riservato, Kim Rossi Stuart e l’astro nascente delle bellezze fem-minili sul grande schermo, Micaela Ramazzotti. Una storia di famiglia nell’Italia di appena ieri, ma che ades-so è già film in costume: «Il medioevo o gli anni ’70 non fa differenza -dichiara Luchetti- sempre di un’altra epoca si tratta, che bisogna ricostruire sullo schermo». Una ricostruzione che a Lu-chetti è riuscito fare molto bene, nella cronaca, ovvero riguardo alle automobili, ai vestiti, agli arredi, alle strade, e nel clima, ovvero la famiglia, l’arte, gli amori. Tutte sco-perte che mettono in crisi una “convenzionalmente” tormentata vita di coppia.

L

«Benché arricchito di molte invenzioni, il nucleo fonda-mentale del film mi riguarda da vicino, tocca alcune corde della mia infanzia» spiega il regista, voce fuori campo di narratore nella pellicola. Pre-sentato al Festival di Toronto, il film ha volutamente evitato la Mostra del Cinema di Ve-nezia, «mi sembrava il posto giusto per una commedia così personale, e poi Toronto è più rilassata e c’è un merca-to più forte» afferma Luchet-

ti, che dice anche «non è vero che girare in digitale costa meno ed è più semplice», in quanto l’opera sfoggia una bella dedica al valore classico della pellicola, contando su due interpreti al meglio delle loro capacità espressive. «Ho avuto un approccio ludico al mio personaggio –dichia-ra Rossi Stuart- cercando, d’accordo con Daniele, di scrollargli di dosso una certa staticità per evidenziarne la fragilità sotterranea». «Nel

mio personaggio c’era già tutto scritto, ma nonostante questo non sapevo da dove iniziare -racconta Micaela Ramazzotti- dovevo essere allo stesso tempo frivola, devota e bigotta, una donna che ha un fascino profondo e una profonda ferita». Gli esterni in Camargue sono veri, gli interni sono invece stati girati in una colonia vicino Follonica (Gr). Il film esce nelle sale in 250 copie, distribuite da 01.

glI ItalIanI,Internet e la carta stampata

Gli utenti di Internet, dice il rapporto Censis-Ucsi, dopo il rapido incremento registrato negli ultimi anni, sono ora circa il 63,5% della popolazione (+1,4% rispetto a un anno fa). La percentuale sale nel caso dei giovani (90,4%) e delle persone più istruite, diplomate o laure-ate (84,3%). Non si arresta il fenomeno dei social network. Facebook è seguito dal 69,8% delle persone che hanno acces-so a internet (erano il 63,5% lo

scorso anno). YouTube arriva al 61% di utilizzatori. E il 15,2% degli internauti usa Twitter. I quotidiani hanno registrato un calo di lettori del 2% (l’utenza complessiva si ferma al 43,5% degli italiani), -4,6% la free press (21,1% di lettori), -1,3% i settimanali (26,2%), stabili i mensili (19,4%). Stazionari an-che i quotidiani online (+0,5%), in crescita gli altri portali web di informazione, che contano l’1,3% di lettori in più rispetto allo scorso anno, attestandosi a un’utenza complessiva del 34,3%.

Presentato l’11° Rapporto sullacomunicazione: “L’evoluzione

digitale della specie”. Giuseppede Rita: “Assistiamo ad una

molecolarizzazione dell’individuo. È il trionfo del relativismo mentre

scompare la dimensionecollettiva”. Andrea Melodia:“La tv deve svolgere un ruolodi ponte fra le generazioni...

Siamo arrivati al paradosso che i nuovi contenuti veicolati dalla rete

sono utilizzati dai giovanima sono pagati dagli anziani”

zioni”, ha detto Andrea Melo-dia, presidente dell’Ucsi. “Sia-mo arrivati al paradosso che i nuovi contenuti veicolati dalla rete sono utilizzati dai giovani ma sono pagati dagli anziani”. Secondo Melodia “sappiamo che la comunicazione de-gli anziani è monopolizzata dalla televisione generalista. Sappiamo anche che solo la televisione generalista, i cui contenuti raggiungono tutta la popolazione, giovani compre-si, è in grado di fare da ponte tra le generazioni.

Dunque è alla tv genera-lista, cominciando dal servi-zio pubblico, che dobbiamo richiedere un grande sforzo per superare sia il gap digitale sia quello generazionale”. Sul tema dei contenuti, Melodia ha lanciato un allarme.

“La Rai deve ridare piena credibilità al proprio prodot-to, cominciando da quello informativo”.

Secondo Melodia: “i giova-ni saranno vittime del guru di turno che avrà imparato a non privarli della libertà formale e a intrattenerli invece in uno sterile mix fatto di disimpegno al limite del qualunquismo, vacua indignazione e scelte irrazionali”.

CINEMA

Un film di DanieleLuchetti

La famiglia degli “Anni felici” girato anche a Follonicadi Leonardo Soldati