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Dossier di RiminiSocial turismo accessibile www.riminisocial.it Da RiminiAutismo ai Google Glass: il turismo e la vacanza sono un bene di tutti Storie di persone e associazioni che lavorano per eliminare barriere architettoniche culturali e sensoriali, a Rimini come nel resto d’Europa. Quando il turismo è accessibile facebook.com/Riminisocial

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Da RiminiAutismo ai Google Glass: il turismo e la vacanza sono un bene di tutti - Storie di persone e associazioni che lavorano per eliminare barriere architettoniche culturali e sensoriali, a Rimini come nel resto d'Europa.

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Da RiminiAutismo ai Google Glass:il turismo e la vacanzasono un bene di tutti

Storie di persone e associazioniche lavorano per eliminare barrierearchitettoniche culturali e sensoriali,a Rimini come nel resto d’Europa.

Quandoil turismoè accessibile

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La situazione in Italia e a Rimini

Autismo Friendly Beach

Il concetto di Accoglienza

La spiaggia, un bene di tutti

Ospitabilità

Quattro sassi: un modo nuovo

e accessibile di visitare la Domus di Rimini

Cosa c’è oltre Rimini,cosa ci aspetta nel futuro

Le Grotte di Castellana, un luogo accessibile a tutti

I google Glass e il turismo accessibile: Torino, Rimini e poi...

Sommario

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La situazione in Italia e a Rimini

Quante volte ci è capitato, pri-ma di prenotare una vacanza, di informarci scrupolosamente sui posti che vogliamo visitare: hotel, spiagge, ristoranti, musei, parchi ecc., e di trovare una miriade di informazioni che ci aiutano a sce-gliere e che ci guidano nella pre-notazione. Un servizio davvero completo di suggerimenti e de-scrizioni che vanno dalla foto del-la camera dove saremo alloggiati fino al menù che sceglieremo a pranzo, dall’area wellness fino alle convenzioni con le strutture esterne. Il nostro sistema turistico però non si riflette con la medesima

efficienza in tutti gli ambiti della sua offerta.Se da un lato infatti alcune strut-ture offrono informazioni molto complete, persino per i servizi di accoglienza ai nostri amici a quat-tro zampe, dall’altro, in molte località turistiche, risulta ancora troppo difficile trovare informa-zioni precise per i turisti con bi-sogni speciali. Ascensori a norma, scivoli per le carrozzine, percorsi tattili per non vedenti, lettini da spiaggia rialzati, carrozzine per la sabbia, percorsi visivi per i non udenti, menù alternativi per le intolleranze alimentari ecc. Pos-sono essere tante le attenzioni ai

bisogni speciali che rendono una vacanza piacevole, anche a chi, spesso, trova il benessere sempli-cemente in una scontata sensa-zione di autonomia. Non sempre sui siti, nelle agenzie o sulle gui-de turistiche si riescono ad ave-re informazioni precise su questi aspetti, che invece necessitano di descrizioni minuziose e precise.

Nonostante queste premesse Laura (nome fittizio) ha voglia di una vacanza! È stato un anno dif-ficile: lavoro, famiglia, figli, ritmi sempre più serrati e pesanti, e poi sono passati più di tre anni dall’ultima volta che è riuscita ad

organizzare un viaggio con la sua famiglia. La sua vita è intensa ed impegnativa, presa da mille cose da fare. Inoltre Laura è affetta da sclerosi multipla e non si separa mai da Isotta la sedia a rotelle che usa per muoversi da oltre 12 anni. Sa bene che anche una vacanza, nella sua situazione, può essere un impegno enorme e un rischio non indifferente. Ma questo non le interessa. Ha deciso comunque che deve staccarsi dalla routine quotidiana.È un momento di gioia e di svago per chiunque, quello in cui si ini-ziano a programmare le proprie vacanze. Ancora non sei arrivato

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ma già immagini lo svago, i posti da visitare i momenti di gioia con la famiglia. È così anche per Laura, anche se, nel suo caso, sa bene che non può permettersi un program-ma di massima, ma deve definire ogni dettaglio: le camere, gli hotel, i percorsi, le spiagge, ecc. Sa anche che purtroppo, come avviene spes-so nel nostro paese, deve affidarsi un po’ anche alla buona sorte. Si accorge così che non è facile pro-grammare una vacanza per chi ha una disabilità, le agenzie specializ-zate ci sono, ma sono ancora una rarità per il nostro paese, a diffe-renza di altri paesi europei.

Laura sta pensando alla riviera Ro-magnola e a Rimini. Non c’è mai stata e le hanno raccontato che la conformazione delle spiagge e del mare è favorevole alle sue con-dizioni. Inizia la sua ricerca… Dei tanti alberghi riminesi solo un cen-tinaio sono quelli con accesso fa-cilitato e camere predisposte per disabili. Ed è comunque la maggior

concentrazione della Romagna. Basta digitare qualche parola su google e subito appaiono pagine e siti che raccolgono tutte le struttu-re accessibili a Rimini (il primo sito che emerge dalla ricerca, e tra l’al-tro uno dei più completi, è quello della società Infoalberghi.

Ultimamente sta crescen-do l’attenzione verso turisti e viag-giatori con bisogni speciali ma sono ancora poche le strutture che si

sono conformate alla legge 13/89 sull’eliminazione delle barriere ar-chitettoniche. A Rimini sono poco più di 100 gli alberghi che possono ospitare senza problemi persone con disabilità. Ma qualche passo si sta muovendo, anche se il turismo sociale, quello organizzato da par-rocchie e associazioni, ha segnato un brusco calo.

Se da un lato il mondo del turismo sembra accorgersi di tutti quei tu-risti che, per i motivi più diversi, hanno esigenze speciali, e si sta attrezzando per andare loro incon-tro dall’altra, il turismo sociale e as-sociato, (quello a cui si rivolgevano soprattutto anziani e persone in difficoltà) è praticamente dimezza-to. Il volume d’affari, infatti, passa da 1,4 miliardi di euro a 762 milio-ni mentre il numero delle vacanze da 2,3 milioni scende a 1,3 milioni. È il principale dato che emerge da una indagine condotta da Unionca-mere Isnart in collaborazione con l’Oit&A, Osservatorio Italiano del Turismo Sociale e Associato. La va-canza organizzata tramite il circu-ito del turismo sociale e associato si svolge principalmente sul terri-torio nazionale (846 mila vacanze) pari all’1,3% del totale nazionale, a fronte di 462 mila vacanze effet-tuate all’estero pari al 2,1% del to-tale.

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UN PO’ DI NUMERI

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Le ultime statistiche disponibili in-dicano che in Italia sono presenti circa 4 milioni di persone disabili e oltre 12 milioni di persone con più di 65 anni. Che cosa hanno in comune? Che potrebbero essere turisti con bisogni speciali.

E all’estero? In Europa si stima che i potenziali turisti disabili sia-no 36 milioni, negli Stati Uniti 39 milioni. Sono numeri importanti che permettono di comprendere perché, anche solo per un puro calcolo economico, sarebbe im-portante per un paese come l’Ita-lia dedicare grande attenzione al tema del Turismo Accessibile. Ma non si tratta solo di soldi.“Spesso il viaggio rappresenta un momento di crescita e formazione personale che consente all’uomo di aprirsi alla conoscenza di nuove persone, realtà e culture, in un’ot-tica sempre più globale”, ha com-mentato Valentino Guidi Coordi-natore del Comitato Ministeriale per la promozione e il sostegno

del turismo accessibile. “Proprio per questo, la possibilità di viaggia-re entra a pieno titolo tra i diritti fondamentali della persona e di-venta primaria la riflessione sul ri-conoscimento del viaggio come ga-ranzia di pari dignità e opportunità tra cittadini. L’accessibilità, perciò, non è solo un obiettivo da raggiun-gere attraverso accorgimenti di carattere architettonico, ma prima di tutto e soprattutto un obiettivo sociale, civile culturale e democra-tico”.

In effetti se una città è accessibile è accessibile per tutti, anche per i residenti. Il connubio residenti e ospiti è il punto di partenza se parliamo di un reale concetto di accoglienza e fruibilità dei servizi, dove i progetti sono tesi all’inclu-sione e non alla divisione del tipo “questo servizio è per un disabile e questo no”. Questa dualità fa parte di una mentalità perdente che non porta ad una vera fruizio-ne del territorio. Per fare ciò è op-

portuno uscire dal ghetto dell’ac-cessibilità e parlare di ospitalità con la “O” maiuscola.

Già lo scorso febbraio, la Commis-sione europea aveva bacchettato l’Italia per la violazione dei diritti

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delle persone con disabilità. Il pro-blema è stata la violazione dei di-ritti dei viaggiatori disabili. I punti su cui ha battuto la commissione sono stati in primis Autobus e pul-man, in particolare sull’obbligo di fornire ai viaggiatori disabili la ne-cessaria assistenza. La responsabilità spetterebbe a un’autorità dei trasporti, che però in Italia non esiste.Problema simile per i viaggiatori di-sabili che si spostano in nave: non è stata infatti ancora istituita l’auto-

rità a cui questi possano rivolgersi per presentare reclami, nel caso in cui non vedessero rispettati i pro-pri diritti. Per la Commissione europea “non è accettabile che l’Italia non abbia ancora preso tutte le misure ne-cessarie”.

L’ultima inadempienza riguarda il Fondo di garanzia per i risarcimenti ai consumatori in caso di fallimen-to dei tour operator: il fondo c’è, in Italia, ma è sempre stato dotato di

risorse insufficienti. Per l’Ue i con-tributi sono inadeguati.

Di fronte alle mancanze strutturali e legislative del paese, non man-cano però le iniziative locali, che cercano di colmare il vuoto lascia-to dallo stato, come ad esempio il corso organizzato lo scorso feb-braio dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti onlus della provincia di Rimini per operatori. Insomma: quando il turismo è davvero per tutti.

“Hanno partecipato al corso - spiega la coordinatrice, Milena Benvenuti - circa 25 persone tra albergatori, bagnini, e altri operatori del settore. Un corso utile a tutti perché insegna come interagire con la persona non vedente. A volte, ad esempio, non occorre aiutare, questo deve avveni-re solo se è la persona a richiederlo, se attraverso la strada insieme non devo per forza prendere sotto brac-cio chi non vede e così via”.

Una serie di consigli pratici e non da utilizzare con le persone disabi-li. Per scoprire che queste spesso hanno molte più risorse di quanto si pensi.

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Vi sono diverse personeche vanno in vacanza da sole, anche senza il classico cane per ciechi.Ho conosciuto una donnache lo faceva. È bastato mostrarleuna sola volta la stradaper raggiungere il mare dall’albergo,già la seconda voltaera lei a fare strada a me!

Il corso, organizzato dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti onlus della provincia di Rimini, con il patrocinio dell’ente di Corso d’Augusto, ha avuto come sede la fondazione Enaip, e a con-clusione si è svolta la cena al buio.Le tematiche del corso hanno riguardato l’o-rientamento, la comunicazione, e la tecnologia come ausilio. Speciale bollino finale, da utilizza-re per la promozione, ai partecipanti. Un’espe-rienza dalla quale nascono proposte: menù in braille negli alberghi, pavimentazione diversa ai semafori, oltre ai segnali acustici. Idee non solo scaturite dal corso, alcune da anni rivendi-cate dalle associazioni come diritto.

“Lavorare per rendere più autonome le personecon disabilità significa anche aumentare le oppor-tunità turistiche del nostro territorio - ha spiega-to durante un recente convegno, Pier Domeni-co Mini, presidente dell’Unione Italiana Ciechi di Rimini - in Italia il mercato potenziale riguar-

dante il turismo accessibile comprende 4 milioni di persone alle quali spesso si aggiungono fami-liari o accompagnatori. Intercettare una parte di questi turisti, con strutture adeguate per poter trascorrere una vacanza, quale miglior biglietto da visita per una città come Rimini, votata all’ac-coglienza?”.

Parlare di «Turismo per tutti» significa spazia-re dalla disabilità visiva a quella motoria fino a quella psichica. Sono tante nel nostro territo-rio le esperienze positive in questo senso. Ma si può ancora migliorare.“Nel nostro territorio ci sono strutture che pos-sono essere considerate accessibili - ha spiegato Paolo Vignali, esperto sulla tematica, in una re-cente intervista pubblicata su Tutto Rimini Eco-nomia - diversi alberghi e ristoranti, con piccoli accorgimenti non onerosi, potrebbero qualificare la loro offerta nella direzione del turismo per tut-ti”.

Lavorare per rendere più autonomele persone con disabilitàsignifica anche aumentarele opportunità turistiche del nostro territorio

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Qual èl’atteggiamentodi una città turistica come Rimininei confronti deidiversamente abili?

C’è per loro la stessa accoglienza riservata agli altri turisti? Sono an-cora pochi gli alberghi che hanno abbattuto le barriere architettoni-che. Colpa dei costi e delle richie-ste burocratiche spesso impossibili da soddisfare, soprattutto per le piccole pensioni. Dicono alcuni al-bergatori.

Ma l’accoglienza non è fatta solo di spazi e di passaggi abbastanza larghi per far passare una carroz-zina. È necessaria la formazione,

per capire chi si ha di fronte, i suoi bisogni particolari e imparare ad aiutarlo al meglio.

Un’iniziativa davvero meritevole, nata la scorsa estate, nel 2013, e ripetuta anche quest’anno è quella lanciata da Rimini Autismo: Au-tismo Friendly Beach. Scopo del progetto, quello di permettere ai ragazzi autistici e alle loro famiglie di poter vivere una bella vacanza. Il titolo dell’iniziativa sarà ben visibi-le sui distintivi e gli adesivi presenti nei bagnini e negli hotel che aderi-ranno al progetto, e sulle giacche dei vigili urbani e dei conducenti di autobus che avranno partecipato alla formazione.

“Il progetto - racconta Enrico Maria Fantaguzzi, presidente di Rimini Autismo onlus - è nato in seno alla

nostra associazione. L’idea è quella di creare un territorio accogliente per gli autistici e le loro famiglie. E per territorio intendiamo proprio tutto il territorio: i bagnini, gli alber-ghi, i parchi, tutti quei luoghi, insom-ma, in cui si svolge la vacanza”.

Grazie alla formazione che l’asso-ciazione stessa fornirà ai bagnini, ai gestori di alberghi e, con la col-laborazione del comune, ai vigili urbani, Rimini diventerà una città accogliente per chi soffre di que-sto disturbo e capace di essere vi-cina alle esigenze delle famiglie di ragazzi autistici.

“Con una piccola informazione - continua Fantaguzzi - è possibile preparare una larga fetta di popola-zione per non spaventarsi di fronte a comportamenti che nella migliore

delle ipotesi vengo-no presi per strani. L’autismo, infatti, è conosciuta anche come la disabilità invisibile perché non si riconosce imme-diatamente e quindi chi ne soffre spesso viene conside-rato maleducato, creando problemi per sé e la propria famiglia”.

Scopo della formazione è proprio quello di dare agli operatori turisti-ci le conoscenze minime per poter agire al meglio.

“Ad esempio gli autistici fanno mol-ta fatica a fare le file. Per cui una famiglia con un ragazzo autistico, appena trovato il bagnino col distin-tivo, non avrà bisogno, come acca-deva prima, di raccontare tutta la

Autismo Friendly Beach

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storia dell’autismo, di cos’è e di quali sono i problemi, perché il personale dello stabilimento sarà già prepara-to. Sarà sufficiente avvertirli della propria presenza”.

Allo stesso modo anche il perso-nale dell’albergo e i vigili urbani saranno capaci di gestire una situa-zione di questo tipo, oltre a poter fornire informazioni utili.Rimini si avvia a diventare davvero la città per le vacanze di tutti. At-tualmente sono quasi una decina i bagnini che hanno già cominciato la formazione, e a breve partirà quella degli albergatori, in modo da partire già a giugno.

“Per noi dell’associazione che com-battiamo quotidianamente queste difficoltà è una grande conquista poter permettere agli oltre 500mila autistici italiani di poter finalmente fare una vacanza in un luogo capace di aver a che fare con i loro proble-mi, grazie alla creazione di una rete sociale che renda davvero tale una vacanza. Ma è anche un settore inte-

ressante per la città - continua Fan-taguzzi - Questo progetto non è sta-to sviluppato da nessun’altra parte in Italia e anche in Europa mancano formazioni del genere. Rimini sarà la prima città Autistic friendly”.

Il progetto è nato sulla scia dell’e-sperienza del 2012 con il parco Ita-lia in Miniatura, i cui operatori sono stati formati per interagire con

bambini e ragazzi autistici. E non mancano già altre proposte.

“Molti bagnini - conclude Fantaguz-zi - si sono resi disponibili ad assume-re ragazzi autistici per la stagione

estiva, e noi abbiamo già cominciato la formazione”.

L’iniziativa, che ha riscosso un otti-

mo successo nel 2013, è stata ripe-tuta anche quest’anno. Sono state 400 le famiglie che l’anno scorso hanno potuto vivere serenamen-te una vacanza. Per l’estate 2014 il progetto “Fai un salto al mare” si allarga da Rimini alla Riviera coin-volgendo Riccione e Misano.

“Quello che stiamo realizzando è una rete sociale territoriale per le persone con autismo e le loro fa-miglie unica in Europa” – continua Fantaguzzi - “Abbiamo avuto uniti con noi verso un obiettivo comune tutte le parti sociali per raggiungere questo obiettivo molto importante: un territorio Autism Friendly”

Obiettivo nuovo del secondo anno, quello di creare occupazione per persone con autismo e quest’esta-te alcuni ragazzi lavoreranno negli stabilimenti che aderiscono al pro-getto.

Rimini Autismo per questo proget-to ha ricevuto il premio “Marco Bia-gi-Il Resto del Carlino per la solida-

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rietà sociale” ed è stata convocata alla 12esima Commissione sulla sa-nità del Senato riguardo alla legge sull’autismo. Una realtà preziosa che non deve essere persa ma anzi valorizzata nella nuova esperienza dell’Area Vasta Romagna.

“A Rimini c’è una specialità naziona-le sull’autismo che deve e sarà per forza riconosciuta dall’Area Vasta” - Andrea Gnassi, sindaco di Rimini - “Abbiamo anche invitato il nuovo direttore generale dell’Area Vasta, Des Dorides, a venire sul campo e capire qual’è la forza di questa spe-cialità”.

Il concetto di Accoglienza

Spendiamo sempre troppo poco tempo a scrivere o leggere dei di-sagi per i familiari di persone con bisogni particolari. Ancor meno tempo viene dedicato per parlare

delle difficoltà che esistono nel progettare una vacanza per una persona disabile. Di solito è un mo-mento di serenità, di svago, dove già un po’ si assapora la sensazio-ne di spensieratezza e divertimen-to che si sta immaginando. Per chi vive l’esperienza di una disabilità in famiglia, dove la quotidianità a volte può essere complicata, non è sempre così. Spesso rimane poco spazio per progettare le ferie che peraltro necessitano anch’esse di un’attenzione particolare. Accade così che proprio lì, dove un perio-do di riposo è più desiderato e ne-cessario, spesso le complicazioni iniziano già con la prenotazione.

Non è normale che un momento così positivo debba creare disagio e preoccupazione. Ed è per questo che i riscontri di Autismo Friendly beach sono stati positivi. È proprio sul concetto della parola “accoglienza” che si sono concen-trati tutti gli interventi dei promo-tori del progetto. Una parola che,

anche nel contesto turistico in cui viviamo, assume significati e con-notazioni storiche particolari. Per una località turistica come Rimini infatti, l’accoglienza è un disposi-tivo molto complesso, che non si limita solamente alla cortesia del personale degli alberghi e delle strutture ricettive. Il sistema ac-coglienza è fatto di strutture e di persone. Le strutture sono tutti gli strumenti che favoriscono un buon accesso al servizio turistico: servizi informativi, accessibilità fi-sica, strade, trasporti, presenza di servizi alla persona, ecc. Per per-sone non si intendono solamen-te coloro che sono addetti diret-tamente ai servizi turistici, bensì anche coloro che operano in altri ambiti, ma entrano a contatto con gli ospiti: trasporti, sanità, banche, esercizi commerciali, servizi pub-blici.

L’idea che c’è dentro Autism Friendly Beach è estesa a tutti questi soggetti e non si tratta di

un allargamento dell’offerta tu-ristica dovuto ad un momento di crisi (in Italia sono oltre 500.000 le persone che soffrono di disturbi dello spettro autistico) ma piutto-sto di una proposta concreta per modificare la cultura e quindi l’at-teggiamento nei confronti di chi ha questi bisogni particolari.

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Cosa ci accadequando ci troviamo di fianco ad unapersona autistica?

Perché l’irriducibile differenza delle persone affette da disabilità motorie, sensoriali e psico-mentali ci suscita distacco, angoscia e per-sino spavento? In realtà si tratta prevalentemente di un senso dismarrimento dovuto alla manca-ta conoscenza, cioè il non sapere come comportarsi. Una chiusura che notoriamente nasce dalla pau-ra di non sapere come comunicare e anche da cattive informazioni e falsi miti come quelli che classifica-no le persone autistiche come vio-lente, pericolose o peggio sessual-mente pervertite. Muri costruiti nell’ignoranza e nell’immaginario di chi non ha mai avuto interazio-ni con loro e non ha mai tentato di capire chi esprime la propria affet-tività anche solo con uno sguardo, senza usare il linguaggio conven-

zionale, oppure attraverso segni che richiedono un interpretazione.

Ecco perché il progetto di Autismo Friendly Beach va nella direzio-ne della formazione. Un percorso educativo e di sensibilizzazione che non è rivolto solo ai dipendenti delle strutture turistiche ma a tut-ti gli interessati, fino a coinvolge-re gli stessi fruitori dei servizi che possono trovarsi a contatto con le persone autistiche, vedere i loro di-sagi e i loro bisogni. Probabilmen-te non si è mai abbastanza formati rispetto a questa conoscenza e questo lo sanno bene i familiari dei bambini autistici che oltre alle dif-ficoltà legate alla vita quotidiana,

spesso si devono scontrare anche con atteggianti freddi e distaccati o peggio critiche e chiusura fino anche a vivere, in alcuni casi, anche l’esclusione. Uno sguardo verso questa forma di disabilità che trop-po spesso tarda a cambiare oppure non cambia sul serio.

È un progetto teso non tanto a re-alizzare attrezzature o strutture particolari ma a creare un contesto culturale preparato che dà la cono-scenza adeguata per stare di fron-te a questo disagio, in un ottica in cui non si vuole relegare solo alle famiglie l’apertura ad accogliere. Così ché anche uno stabilimento balneare, un hotel, una struttura sportiva, possano trasformarsi in una piccola comunità aperta, ca-pace di accogliere veramente e dare un momento di sollievo alla famiglia. Non tanto per un atteg-giamento religioso di amare i disa-bili quali creature divine ma anche solo come soggetti di diritto di una società aperta ad un nuovo uma-

nesimo che si estende anche oltre i tristi confini, pur necessari, dell’in-tervento sanitario e dell’assistenza fisica.

Chi vuole aderire a questa rete di accoglienza solidale, ogni anno do-vrà ottenere il ‘certificato Autism Friendly’, attraverso incontri infor-mativi e formativi tenuti dall’Asso-ciazione e dal Centro Autismo. Per ciascuna preparazione sono rila-sciati gli attestati di partecipazione e i Kit per la comunicazione da met-tere nella propria struttura (cartelli e depliant illustrativi). Gli operatori certificati sono inseriti poi sul Sito www.riminiautismo.it nella sezio-ne Autismo Friendly Beach con un link al proprio sito web.Per l’estate 2014 Autismo Friendly Beach ripropone: “Fai un salto al mare”, che si allarga da Rimini an-che ad altre spiagge della riviera,

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comprendendo i Comuni di Riccio-ne e di Misano Adriatico con le ri-spettive Associazioni di Categoria. Anche gli uffici turistici IAT, la Po-lizia Municipale del Comune di Ri-mini e Start Romagna hanno aderi-to alla rete che, per l’estate 2014, esce dalla sua fase sperimentale e si consolida dal punto di vista ope-rativo.

Un processo d’integrazione che si sta allargando, mettendo in rela-zione fra loro diversi operatori tu-ristici e che fa crescere una nuova cultura dell’accoglienza. Nessuna persona con disabilità desidera tra-scorrere tutta la propria vita solo con dei professionisti, che siano educatori specializzati, assisten-ti domiciliari, infermieri o altro. Il

loro desiderio è uguale a quello che hanno tutti: vivere con chi ha piacere di stare con loro.

Ecco il sensodi questa diversa accoglienza:un atteggiamento che si spinge oltre il senso del dovere e arriva, tramite la co-noscenza personale,fino alla semplicità di stare bene insieme.

Solo così, forse, può cambiare lo sguardo della società su que-ste persone che la nostra cultura dell’efficenza, dell’eccellenza e della competizione relega tra gli esseri umani più estranei.

La spiaggia, un bene di tutti

È proprio sulla spiaggia, immagine stessa del turismo riminese, che si concentrano gli sforzi principali dell’accoglienza e del turismo ac-cessibile. Mentre i progetti pub-blici stentano a partire (sul sito www.riminiprovinciaccessibile.it che dovrebbe censire gli stabilimenti balneari capaci di ospitare turisti con bisogni particolari mostra ancora una pagi-na vuota), sono i privati che prova-no a proporre modelli differenti di turismo, come racconta l’esperien-za di Stefano Mazzotti, titolare del Bagno 27 di Rimini e presidente del Consorzio Spiaggia Rimini Net-work, il primo consorzio dei bagni e ristobar della Riviera che riunisce ad oggi oltre 200 strutture.

Al Bagno 27 si respira un’aria ac-cogliente, un’atmosfera conforte-vole e familiare. I servizi non man-

cano: filodiffusione, wi-fi gratuito, un parco giochi e animazione per i bambini, lettini di varie dimensio-ni... ma c’è qualcosa in più. La scel-ta più importante è stata infatti quella di rendere la spiaggia piena-mente accessibile anche alle per-sone con disabilità, creando una serie di servizi dedicati che fanno di questo stabilimento un fiore all’occhiello e un’avanguardia nel settore del turismo accessibile.Scopriamo questi servizi parlando-ne proprio con il titolare dello sta-bilimento, Stefano Mazzotti.

Com’è nato il vostro impegno per realizzare una spiaggia ac-cessibile alle persone diversa-mente abili?

Qualche anno fa siamo stati l’unico stabilimento della zona Rimini Sud ad aderire al progetto “Spiaggia Li-bera Tutti” promosso dalla Provin-cia di Rimini. Da lì è nato il nostro impegno a dotarci non solo dei tradizionali e necessari servizi per

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le persone diversamente abili (sci-voli all’ingresso, servizi igienici de-dicati) ma anche di una serie di altri strumenti che potessero rendere la nostra spiaggia davvero alla por-tata di tutti. Abbiamo quindi acqui-stato due carrozzine speciali che possono permettere alle persone che non camminano sia di entrare in acqua che di muoversi sul ba-gnasciuga. Abbiamo lettini rialzati

realizzati ad hoc perché le persone in carrozzina possano facilmente spostarsi sul lettino dalla carroz-zina. Abbiamo messo all’ingresso dello stabilimento le pedane tattili che le persone non vedenti posso-no utilizzare per orientarsi in auto-nomia negli spazi e scoprire tutti i servizi del nostro Bagno. E infine le

passerelle in materiale eco compa-tibile che permettono di spostarsi facilmente e di raggiungere tutti i diversi luoghi della spiaggia.

Poi l’incontro con l’Associazione “Rimini Autismo”...Esatto, un incontro casuale, nato dall’amicizia su Facebook tra me e il presidente dell’Associazione En-rico Fantaguzzi. Enrico mi ha fatto capire cos’era l’autismo e quali era-no le esigenze delle famiglie con bambini e ragazzi autistici. Rober-to Maldini di Impronta Digitale ha realizzato per noi un logo e da qui è nato ufficialmente Friendly Au-tismo Beach, un progetto avviato nel 2013 e che, ad oggi, ha già coin-volto 40 stabilimenti balneari, 15 alberghi e oltre 400 famiglie. Oltre ai servizi pensati ad hoc per questi ragazzi e per le loro famiglie e al lavoro per sensibilizzare la citta-dinanza e tutti gli ospiti dei nostri stabilimenti sul tema dell’autismo quest’anno vogliamo proporre un’importantissima novità: un pro-

getto pilota finalizzato all’assun-zione di ragazzi con autismo per lavorare nelle nostre spiagge. Pen-siamo infatti che la spiaggia sia un ambiente ideale dove questi ra-gazzi possano esprimersi e impe-gnarsi in un’attività lavorativa vera e propria rendendosi così sempre più autonomi. L’obiettivo è quello non solo di una Friendly Autismo Beach ma di una Friendly Autismo Rimini.

Quali sono gli aspetti più impor-tanti per l’accoglienza di perso-ne disabili negli stabilimenti bal-neari?

Per quanto mi riguarda l’aspetto fondamentale è la formazione de-gli operatori. Non solo i titolari de-gli stabilimenti, ma tutti coloro che collaborano e lavorano in spiaggia. L’anno scorso 60 bagnini del Con-sorzio Spiaggia Network hanno

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partecipato alle attività di for-mazione che abbiamo proposto su queste tematiche. Quest’an-no riproporremo la formazione su temi sempre più specifici af-finché tutte le persone che lavo-rano in spiaggia sappiano come relazionarsi al meglio con chi è affetto da qualunque forma di disabilità. Collaborerà con noi anche la Cooperativa sociale “Il Millepiedi”, al fine di offrire la presenza di personale sempre più qualificato per le diverse esi-genze. Ma ci tengo a sottoline-are un altro aspetto ancora più importante: accogliere persone con disabilità nelle nostre spiag-ge non è solo un servizio che of-friamo loro e alle loro famiglie ma un arricchimento grandis-simo per tutti, un’occasione di crescita e reciprocità.

Come vedi Rimini nell’ottica del turismo accessibile?

Penso che sia una città che of-fre molto. Abbiamo servizi all’a-vanguardia non solo rispetto al resto d’Italia ma anche dell’Eu-ropa. Dobbiamo crescere in que-sto senso e continuare ad essere sempre più di esempio anche per altre città e altri luoghi. Gli stabilimenti balneari stanno fa-cendo moltissimo: oltre alla no-stra spiaggia, molti altri bagnini si stanno dotando di strumenti e servizi. Penso che qualcosa in più potrebbe essere fatto an-che dagli alberghi, non sempre dotati di servizi all’altezza di ac-cogliere persone con disabilità e questo a volte è un limite.

Al contrario di quantoalcuni pensanola spiaggia e il turismonon sono solo un business.

La spiaggia è un luogo magnificoche tutti amiamo,un bene comune e proprioper questo dev’esseredavvero accessibile a tuttiperché tutti possanogoderne la bellezza e viverlain un clima rilassato e piacevole.

““

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Ospitabilità

Una parola un po’ brutta, ospitabi-lità, forse un’operazione di comu-nicazione non perfettamente riu-scita, ma che nasconde un intento nobile: poter portare persone inva-lide o impossibilitate a soggiorna-re in riviera a causa delle barriere architettoniche in vacanza.Il Focus su Hospitability è stato promosso ed organizzato dal-la ANMIC Rimini con il supporto di Enti pubblici e della Facebook Community “Sol et Salus, io c’e-ro” (Casa di Cura Torre Pedrera di Rimini) per mettere in evidenza, suggerire e consigliare gli operato-ri del settore turistico della riviera romagnola, esperienze e soluzioni per affrontare al meglio e insieme il tema.

Sono stati tre giorni di Focus, svol-tisi i primi giorni di giugno 2014, insieme al 2° Meeting Group degli ex Ospiti della Sol et Salus (il primo

si è svolto nel 1976). L’occasione del Meeting Group ha permesso di ospitare presso una struttura estiva accessibile circa 100 turisti disabili provenienti da tutta Italia, avvicinandoli alla frequentazione della Riviera Adriatica Romagnola.“Per loro la vacanza a volte diventa un’impresa titanica – dichiara Remo Scano, Presidente Anmic Provincia-le Rimini – I frequenti pernottamen-ti in cantine e in sottoscala ‘agibili’ dovuti alla mancanza di strutture adeguate, sono la molla che li spin-gerà a cercare, da Viserbella a Mila-no Marittima un ambiente che possa essere reso fruibile da tutti.”“Non a caso – prosegue Remo – per ospitare l’iniziativa e i turisti disabili, è stata scelta un’ex colonia di pro-prietà della Croce Rossa, dove, nel tempo, sono stati adottati tutti que-gli accorgimenti che facilitano l’ac-cessibilità e l’autonomia di persone a mobilità ridotta o impedita. Si tratta di un ambiente non protetto e com-pletamente aperto dove tutti pos-sono avere rapporti interpersonali

e scegliere attività e tempi, come in qualsiasi luogo di vacanza”.

Scopo originario dell’iniziativa è stato quello di offrire un periodo di vacanze e di cure elioterapiche a persone che, per le loro condi-zioni di disabilità, non potevano trovare opportunità di soggiorno nelle normali strutture alberghiere a causa della presenza di ostacoli architettonici.

Ma il gruppo ha in cantiere altre iniziative, tra cui la possibilità di certificare le strutture turistiche ri-cettive rispetto la piena accessibi-lità e fruizione da parte dei turisti disabili. “È una iniziativa ambiziosa – conclu-de Remo Scano – ma estremamen-te importante sia dal punto di vista delle stesse strutture che potranno così rivolgersi con un maggiore ri-scontro verso un target fino ad ora trascurato e sottovalutato. Potran-no rivolgere la loro attenzione con maggior efficacia guardando oltre il

nostro Paese, all’estero, ampliando la loro offerta e il proprio business”.

Secondo l’Anmic il problema, però, non riguarda solo i privati, anche l’ente pubblico deve essere coin-volto, soprattutto nella gestione delle infrastrutture, come marcia-piedi, strade, spiagge, che devono essere adeguate per offrire la mag-gior accessibilità possibile “che, ba-date bene, riguarda tutti i cittadini anche locali e non solo i turisti con una qualche deficienza fisica o sen-soriale”.

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Quattro sassi:un modo nuovoe accessibile di visitare la Domus di Rimini

Per quanto Rimini sia una meta scelta so-prattutto per il mare e la spiaggia, il tu-rismo non passa solo per il lungomare. Anche il centro storico cerca di rendersi sempre più accessibile. Proprio lo scorso 8 aprile 2014, la Domus del chirurgo ha lanciato un nuovo progetto interattivo: Quattro Sassi, l’audioguida alla Domus del Chirurgo pensata per i cittadini diver-samente abili e vulnerabili.Cinque tablet, disponibili presso la do-mus, attraverso cui persone diversamen-te abili, ma anche i bambini potranno interagire in modo diverso con lo spazio museale e conoscere i segreti della do-mus del Chirurgo di piazza Ferrari.

“Rimini deve essere una città accogliente per tutti - ha dichiarato durante la con-ferenza di presentazione il vicesindaco Gloria Lisi – La Domus è un patrimonio in-credibile, e da oggi il museo sarà dotato di

queste nuove autoguide, realizzate attra-verso questo progetto dell’Unione Europea in collaborazione con l’Enaip, per rendere questo spazio più coinvolgente per tutti, dalle persone diversamente abili ai bambi-ni”.

Il Progetto dell’Unione Europea CLEAR nasce con l’intento di promuovere mo-dalità di approccio al patrimonio cultura-le come diritto di tutti. Un diritto che ha bisogno, per essere reale, della struttu-razione di una serie di attività volte alla diffusione dell’Accessibilità al Patrimonio Culturale da parte di cittadini disabili e vulnerabili, ma anche per quei giovani, come i bambini, che vivono la visita al mu-seo in maniera poco coinvolgente.

Non sempre le soluzioni pro-

poste incontrano le necessi-

tà di tutti, né le soddisfano,

come ci racconta, decisamen-

te critico, l’ingegnere disabile

Andrea Perazzini.

“La dotazione di scivoli di acces-

so dalla strada allo stabilimen-

to e la dotazione di bagni per

disabili di cui si vanta il Bagno

27 non sono una peculiarità,

ma elementi presenti in tutti gli

stabilimenti di Rimini ed il resto

d’Italia”.

E delle altre dotazioni?“Dicono di avere della brandi-

ne più alte che permettono al

disabile di stendersi e risalire

più facilmente dalla sedia e poi

parlano di due sedie attrezzate

per andare in mare. Io conosco

tutti i tipi di carrozzine presenti

sul mercato e nessuna di queste

permette al disabile di operare

in autonomia. Deve quindi es-

sere presente del personale che

accompagni il disabile in mare

e lo vada poi a ripescare. Tutto

qui, dotazioni misere stando a

quello che pubblicizzano come

rivoluzionario.

Magari mi sbaglio. Io in quel ba-

gno non ci sono mai stato. Mi

piacerebbe arrivarci solo, chie-

dere un ombrellone in affitto

e avviarmici, stendermi (e poi

chi mi aiuta a rimanere all’om-

bra?) e poi rialzarmi salendo

su una delle carrozzine anfibie,

scendere, nuotare un po’ e poi

risalirci per avviarmi alla doc-

cia, sciacquarmi e riavviarmi

all’ombrellone per distendermi

sulla mia brandina che ora dopo

un’oretta si trova in pieno sole e

che quindi devo spostare. Tutto

con un dubbio: la mia carrozzina

nel frattempo che fine ha fatto

e come faccio a spostarmi dalla

passerella all’ombrellone?”.

Insomma, le dotazioni sono un

primo passo, e sicuramente è

meglio averle, ma, ancora una

volta, ciò che emerge è

la necessità di avere

un personale formato

e capace di intervenire

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La guida interattiva realizzata sarà consegnata ai visitatori del museo, e aiuterà ad entrare più vicino ai luoghi visitati, e offrendo un’alter-nativa ai percorsi e alle didascaliche tradizionali visite. I cinque tablet disponibili alla Domus, sono stati messi a disposizione in comodato gratuito dalla Fondazione En.A.I.P. Sergio Zavatta di Rimini, tramite il progetto CLEAR.

“La fondazione Enaip di Rimini – ha detto Andrea Rastelli, coordina-tore Fondazione Enaip - in colla-borazione con Comune, Provincia e tutti gli altri attori, hanno pensato di legare il progetto Clear, legato all’accessibilità degli spazi culturali, alla accessibilità per persone disabi-li. Abbiamo deciso di attestarci sulla capacità maggiore della fondazione Enaip di intercettare i bisogni di per-sone più svantaggiate”.

“È importante che questo strumento – ha detto ancora Gloria Lisi – ren-da davvero accessibile a tutte le per-sone un bene che è un patrimonio di tutta la nostra città. Questo è stato possibile anche grazie alla collabo-razione di ragazzi diversamente abili che dietro questo progetto che dura 20 minuti hanno lavorato più di un anno”.

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Le Grottedi Castellana,un luogoaccessibile a tutti

Un luogo come le Grotte di Castel-lana può sembrare impossibile da visitare se si soffre di qualche di-sabilità. L’esperienza del Consor-zio C.A.S.A. Onlus ci dimostra il contrario e lavora per un grande sogno: rendere fruibili le bellezze della Regione Puglia a tutti.

Consorzio C.A.S.A. Onlus (www.consorziocasaonlus.it) è una real-tà costituita da associazioni e coo-perative che operano in favore di persone con disabilità e delle loro famiglie nella Regione Puglia e che tra le varie attività propone anche diverse convenzioni con strutture

turistiche, a partire da quella con le Grotte di Castellana per garanti-re l’accessibilità di tutti attraverso la presenza di operatori qualificati. Ne è nato anche un sito internet: www.turismoaccessibileinpuglia.it che propone escursioni e servizi su misura per persone con disabilità fisica, intellettiva e relazionale.Ne parliamo con Antonella Troilo, psicologa e referente dell’Area Fa-miglia del Consorzio C.A.S.A.

Com’è nata all’interno del Con-sorzio C.A.S.A. l’idea di occupar-si di turismo accessibile?

È nata dalle famiglie che circa venti anni fa, dopo aver fondato un’as-sociazione, iniziavano a trascorrere delle giornate di vacanza e deside-ravano poter avere opportunità e accoglienza per poter “normal-

mente” vivere le ferie. Inoltre, poiché molti ragazzi con disabilità facevano attività sportive anche a livello agonistico, spesso accompa-gnati dal nostro presidente dott. Francesco Manfredi, viaggiavano per le competizioni iniziando a spe-rimentare il piacere di viaggiare. Successivamente, nel 2010 duran-te un corso di formazione, ci incon-triamo io come Psicologa, Sergio Carpinelli speleologo e guida delle Grotte di Castellana, Loredana Ia-frate MusicArTerpeuta ed il Dott. Manfredi medico fisiatra e presi-dente del CASA e uniamo il sogno di tutti e quattro, quello di rendere fruibili le bellezze della nostra ter-ra. Muoviamo gradualmente i primi passi studiando, sperimentando e pianificando e a fine 2010 organiz-ziamo il primo corso per operatori del turismo accessibile e avviamo

l’attività nelle Grotte di Castellana.Quali sono le vostre principali attività?

Come C.A.S.A. ci occupiamo di at-tività specialistiche scolastiche, so-cializzanti e soprattutto sportive e in particolare adesso organizzia-mo tour in Puglia con modalità di visite dedicate e individualizzate. Cerchiamo di offrire un ventaglio di possibilità che risponda alla ef-fettive esigenze dei nostri ospiti: dalle escursioni, ai laboratori di

Cosa c’è oltre Rimini, cosa ci aspetta nel futuro?

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percezione sinestesica, alle degu-stazioni, alle attività sportive. Fiore all’occhiello è la visita dedicata alle Grotte di Castellana che permette la fruizione di un bene per antono-masia poco ospitale ma che si rive-la accogliente e ricco di fascino ed emozioni come un grembo mater-no. Il viaggio al suo interno infatti sollecita le emozioni della rinasci-ta e ogni visitatore con la propria disabilità motoria o relazionale o sensoriale può trovare lo spazio e le modalità più adatte a sé.

Quali sono le principali difficol-tà che una persona con disabilità incontra oggi nel programmare un viaggio/un’escursione?

In particolare è complesso sapere quali sono le reali caratteristiche dell’ambiente in cui ci si vuole re-care e del percorso da compiere per gli spostamenti. Per chi è in carrozzina è importante conoscere la disposizione degli ambienti, per esempio, o la presenza di barriere o degli arredi o dei mezzi di tra-

sporto, e dei servizi presenti. Per chi invece ha necessità mediche o di assistenza, è importante sapere di poter trovare personale compe-tente a disposizione. Prevalente-mente il viaggiatore con disabilità ha bisogno di informazioni detta-gliate che non sempre è possibile reperire, poiché ad oggi l’offerta turistica non ha dato sufficiente attenzione a questo genere di ri-chieste.

Tra le attività proposte dal Con-sorzio vi sono anche visite de-dicate e laboratori corporeo-espressivi, in cosa consistono esattamente?

La visita dedicata vede la realizza-zione di percorsi e attività taglia-te su misura dell’ospite in termini di tempi, orari non convenzionali, modalità comunicative, scelta del-le esperienze sensoriali e modifi-che dei percorsi. I laboratori invece permettono la permanenza e la fruizione degli ambienti attraverso la disciplina della Globalità dei Lin-

guaggi che impiega tutti i sensi e legge le esperienze in termini an-che emozionali con una successiva rielaborazione artistica del vissuto sperimentato durante l’escursio-ne. Per esempio talvolta abbiamo cantato in grotta, o ci siamo ben-

dati tutti insieme nello svolgere una visita con persone non veden-ti, abbiamo condiviso emozioni e sensazioni sperimentate.

Che cosa significa nella vostra esperienza superare davvero le barriere architettoniche?

La nostra esperienza si focalizza soprattutto sull’abbattimento del-le barriere culturali. Infatti spesso si pensa alle barriere che ostaco-

lano l’accessibilità, ma vi sono per-sone con disabilità intellettive che non incontrano barriere in termini strutturali ma più culturali. Pertan-to quello che insieme alle famiglie delle associazioni fondatrici cer-chiamo di fare, è sensibilizzare la popolazione a tali tematiche affin-chè ciascuno possa eliminare una barriera rendendo più accogliente i nostri territori. Talvolta un gradi-no può essere superato più facil-mente se qualcuno aiuta una per-sona con disabilità con un sorriso e naturalezza; ma una bella strut-tura ricettiva con mille pedane o servizi accessibili non sarà fruibile se il personale non manifesterà accoglienza nei confronti di una persona con disabilità. Superare le barriere è proprio questo, rendere fruibile più che accessibile una lo-calità.

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Una diversamente vacanza

di Sabrina Marchetti

La crisi, i problemi di fare quadrare i conti, far

coincidere gli impegni tuoi e dei tuoi figli per

pensare di fare una “vacanza” o anche solo un

giretto per “staccare il bottone”, hanno fatto in

modo che la nostra famiglia non andasse in va-

canza da più di 7 anni anche per 2 giorni soli!

Se poi ci aggiungi che devi fare i conti con delle

disabilità, allora si che la vita si complica!!

Poi un giorno per varie coincidenze si decide: an-diamo in Francia!?Erano 18 anni che avevamo messo nel cassetto

questo desiderio e oramai non ci si pensava più!

Se ne parla con una coppia di amici che hanno an-

che loro una figlia di 20 anni con una tetraplegia

grave ma chissà perché ci accomuna proprio la

voglia di vivere e di goderci la vita!

Si fa un piano di viaggio, non si può partire all’av-

ventura, saremmo delle persone incoscienti!!

Quindi ? Con cosa si va? Sono 1200 KM!

Scartato aereo e treno (troppe barriere da sca-

valcare!!) si decide di andare in macchina.

Prima sosta in un Hotel Italiano prima del confi-

ne.

Accoglienza ottima si preoccupano di dare alla

nostra amica super speciale una stanza abbastan-

za grande da poter muoversi con la carrozzina e

soprattutto un bagno con tutto ciò che serve per

essere usato in condizioni ”diverse”.

A tavola si preoccupano di sapere cosa poterci

preparare per cena, perché mio figlio è anche

celiaco (intollerante al glutine) e fanno in modo

che possa avere una vasta scelta di pietanze tra

le quali scegliere.

Il giorno successivo si parte per Parigi! Doveva-

mo raggiungere un Hotel che un amico francese

ci aveva prenotato conoscendo le nostre neces-

sità.

Al nostro arrivo è triste scoprire che per raggiun-

gere l’ascensore ci sono 3 gradini , e anche peg-

gio constatare che nell’ascensore la carrozzina

non ci sarebbe mai entrata.

Inizia la nostra avventura per la ricerca dell’ho-

tel privo di barriere architettoniche e vi posso

assicurare che la “Grande Parigi” delle barriere

architettoniche se ne è proprio dimenticata e

nemmeno le ha considerate!!

Dopo il 15° hotel visitato anche più in periferia

siamo tornati in centro e abbiamo dovuto accet-

tare un 4 stelle sprovvisto di bagno per disabili e

che faceva solo camera e colazione.

Girare Parigi in Metro’ è impensabile se sei in car-

rozzina, ma se giri con la tua macchina è ancor

peggio pensare che tu possa trovare degli stalli

dedicati per parcheggiare!

Nei grandi parcheggi, dove la sosta costa ca

46,00 € mezza giornata, non esistono le aree per

disabili! E se chiedi informazioni ti dicono molto

candidamente che la multa se te la fanno, è a di-

screzione del gendarme che passa a controllare!!

La cucina “sin gluten” (senza glutine) !? No! Non

è possibile! Anzi, meglio che non lo fai neppure

sapere che hai questo problema, potrebbero an-

che rifiutarsi di darti da mangiare.

Insomma eravamo in 7 persone, e in 3 giorni

abbiamo portato più disabilità noi in Francia di

quanta ne avremmo potuta incontrare in tutta

Parigi!

Sapete, credo proprio che noi italiani siamo un

popolo di “lamentoni” e scontenti di tutto!

Quando poi arrivano i turisti facciamo in modo

che si possano lamentare anche loro invece di

accoglierli come solo noi italiani sappiamo fare!

Non pensiamo sempre che il meglio sia oltre con-

fine, non è sempre così!!

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I google Glasse il turismo accessibile:Torino, Rimini e poi..

Attualmente il turismo accessibile si “limita” a ri-muovere barriere, quando lo fa, e a trovare il modo di accompagnare e seguire chi ha necessità. Ma in futuro? In che modo la tecnologia può venire in-contro a chi ha qualche limitazione fisica? Ci sarà la possibilità che chi soffre di disabilità possa essere completamente autonomo?D’altronde, ormai per tutti, turismo non fa più rima col numero di posti disponibili in hotel, ma con la qualità del soggiorno. Di turismo accessibile e wel-coming cities si è parlato proprio a Rimini lo scorso 21 marzo all’interno di Be-Wizard, evento interna-zionale di web marketing turistico ospitato al Pala-congressi della città.

Nella sezione Welcoming cities – proposta dal Piano Strategico di Rimini – si è discusso anche di come la tecnologia possa aumentare la fruibilità dei luoghi, venendo incontro ai bisogni di chi è diversamente abile e necessità di un aiuto in più.

Ne abbiamo parlato con Emanuela Ceccobelli, Responsabile Marketing e Comunicazione di Vidi-emme Consulting, azienda di Milano, che durante

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il convegno Be-Wizard, evento in-ternazionale di web marketing tu-ristico ospitato al Palacongressi di Rimini lo scorso 21 marzo 2014 ha presentato un interessante pro-getto sui Google Glass utilizzati per rendere più accessibile la visita nei musei.

Cominciamo dall’inizio: cosa sono i google glass e come fun-zionano?

“I glass – ci spiega Emanuela – sono un dispositivo wearable, cioè in-dossabile, che ha la caratteristica

di avere una realtà affiancata o so-vrapposta. In pratica chi li indossa mantiene il suo interesse verso la realtà, ma aggiunge, attraverso lo schermo flottante, delle informazio-ni come testo, video, immagini, che coadiuvano la realtà arricchendola”.

Sulla montatura dei glass si trova un piccolo prisma che, per chi li in-dossa, è in grado di proiettare uno schermo flottante semi-trasparen-te in alto a destra rispetto al cam-po visivo, equivalente ad una di-mensione di 25 pollici alla distanza di 2,5 metri.

“Google – continua la responsabile marketing di Vidiemme Consulting – ha dato l’accesso pieno alle funzio-nalità di questo device e noi possia-mo sviluppare applicazioni che gira-no sui glass e sfruttano appieno le potenzialità di questo device”.

Quale applicazione state svilup-pando?

Stiamo lavorando ad un progetto che permette alle persone sorde che parlano la lis (la lingua interna-zionale dei segni) di fruire appieno dell’esperienza museale. Ad oggi

molte persone sorde non utilizza-no l’italiano, non lo sanno né leg-gere né scrivere.I glass permettono di vedere sul proprio schermo, un avatar che istantaneamente traduce in Lis il contenuto di un’opera d’arte, rac-conta storia vicissitudini e altro.Pensare a questa applicazione ma ripetuta sulla città è la sua naturale evoluzione. Così rendo le città più accoglienti e a misura d’uomo. Per sviluppare questo progetto abbia-mo lavorato insieme al Museo Egi-zio di Torino. Il lavoro da fare, però, è ancora lungo, si deve adeguare e

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aggiornare il vocabolario della Lis, dato che alcune parole mancano, e allo stesso tempo devono essere sviluppati tutti i contenuti del mu-seo in modo da avere le informa-zioni da trasmettere agli occhiali”.

Entro quando i glass saranno sul naso di tutti?

È difficile prevedere le scelte com-merciali di Google. Per ora i glass esistono come prototipo e non sono in commercio. Secondo voci di corridoio entro fine 2014 arrive-ranno nei negozi americani e circa un anno dopo in Europa e resto del mondo. Poi, una volta fatto questo passo, ci saranno altri vincoli da superare. Ora, ad esempio, i glass funzionano solo in inglese. Le fun-zioni del device si attivano con co-mandi vocali, che devono essere pronunciati in inglese.

Quali altre applicazioni possono essere sviluppate in rapporto al turismo accessibile e in generale

di aiuto ai portatori di handicap?Le possibilità sono davvero tantis-sime. Ci sono applicazioni in lavo-razione molto interessanti. Una, ad esempio, per i daltonici, può scri-vere sugli oggetti osservati il loro colore, un’altra, per i non vedenti, può, attraverso dei qr code (codi-ci che vengono scansionati e “in-terpretati” dagli occhiali) leggere gli oggetti e tradurli vocalmente. I glass hanno infatti un traduttore a conduzione ossea, udibile solo da chi indossa gli occhiali, che “parla” all’utente.Un’altra applicazione per i non ve-denti utilizza la videocamera dei glass. Entrando in hangout (la chat video e testuale di google) con l’u-tilizzatore, si può vedere dal pro-prio computer di casa ciò che la persona sta vedendo e capire quin-di dove si trova ed intervenire se c’è bisogno.Insomma le applicazioni sono infi-nite!

Per non parlare del navigatore

internet, della bussola e di mille altre applicazioni pronte ad inter-facciarsi con la città. Ovvio che la città deve avere la possibilità di scambiare informazioni coi glass o altri devices. Questo significa che il lavoro necessario per rendere le città accoglienti per tutti e in par-ticolare per chi ha bisogni speciali, passa come sempre dalla politica, dalle amministrazioni e dagli in-vestimenti necessari per rendere queste funzioni, per ora futuribili, reali il prima possibile. E’ un mon-do in divenire, molto appetibile per industria.“Questi progetti – conclude Ema-nuela – sono di grande interesse per tutti i paesi e in particolare per l’Italia, che vanta un immenso pa-trimonio turistico”.

Ciò che fino a pochi anni fa era fan-tascienza, pezzo dopo pezzo entra nella realtà. Cellulari e tablet sono un esempio sufficiente a rendere l’immagine di come sia mutato il nostro approccio al mondo che ci

circonda. Sempre di più uno scher-mo ci fa da filtro e aggiunge infor-mazioni a ciò con cui interagiamo.La tecnologia è una lama a doppio taglio. Permette di vivere meglio e con maggiore semplicità, ma rende subito dipendenti. Trovare qualcu-no disposto, o addirittura capace, a vivere un intero giorno senza in-ternet o cellulare non è un’impresa facile.Però, se grazie a questi strumenti, indossabili o trasportabili, è pos-sibile permettere a chi soffre per difficoltà o handicap di diminuire sempre di più la distanza che lo separa dalla “normalità” (sempre tra virgolette), allora correremo il rischio di abituarci a questo benes-sere.

Talvolta un gradinopuò essere superatopiù facilmentese qualcuno aiuta unapersona con disabilità con un sorriso e naturalezza

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infoSocial Redazione e collaboratori

Maurizio Casadei

Francesco Cavalli

Cesare Giorgetti

Alessandra Leardini

Luciano Marzi

Stefano Rossini

Silvia Sanchini

Riccardo Sirri

Emiliano Violante

Foto

Ringraziamo tutti i nostri collaboratori che ci hanno fornito

il materiale fotografico utila alla realizzazione di questo

dossier.

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Via Cairoli 69, Rimini

Rimini Social 2.0

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