Dispensa Geografia Economica

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  • 7/28/2019 Dispensa Geografia Economica

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    GEOGRAFIA DELLECONOMIA MONDIALE

    CAPITOLO 1

    SPAZIO GEOGRAFICO & SPAZIO ECONOMICO1.1 Le relazioni geografico-spaziali e lorganizzazione del territorioLa Geografia si occupa delle relazioni che legano tra loro i singoli oggetti (fiumi, citt, prodottiecc.) sulla superficie della terra . Tali oggetti non vanno presi singolarmente, ma hanno significatogeografico solo quando li si considera in relazione agli altri, ad esempio la posizione che una cittoccupa rispetto al mare, alle altre citt, ecc. Linsieme di questi rapporti lo spazio geografico.Per comodita' dividiamo i rapporti in relazioni orizzontali (relazioni geografico-spaziali cheintercorrono tra soggetti, come scambi di merci, informazioni, ecc.) e relazioni verticali (rapportodelle attivit economiche con il luogo in cui hanno sede: clima, risorse naturali, ecc.).

    Larticolazione geografica delleconomia dipende sempre da molteplici condizioni:Relazioni verticali Caratteristiche naturali o socioculturali Condizioni ambientali di ogni luogoSono relazioni che legano i diversi soggetti economici con le caratteristiche proposte dei diversiluoghi.

    Relazioni orizzontali Scambi, movimenti di persone, informazioni, capitaliSono relazioni che legano i diversi soggetti economici tra di loro.

    Nella geografia economica questi due tipi di relazioni sono sempre presenti contemporaneamente.

    L'insieme delle relazioni orizzontali e verticali e degli oggetti e soggetti legati da tali relazioniprende il nome di territorio.. L'organizzazione territoriale e' l'ordine complessivo che queste

    relazioni assumono in un territorio.

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    Le strutture territoriali sono pi localizzazioni legate tra di loro da relazioni orizzontali e verticali:complessi di attivit di ricerca e industria (Tecnopoli)Diverse strutture territoriali formano organizzazioni territoriali.

    Leconomia di un territorio dipende dallordine spaziale degli impianti della produzione e degli

    scambi. Le strutture territoriali e la loro organizzazione sono loggetto principale della geografiaeconomica.

    Lorganizzazione territoriale viene analizzata considerando tre elementi: le differenti condizioni naturali dei vari luoghi e regioni le condizioni ereditate dal passato, sia quelle materiali (strade e impianti), sia quelle culturali e

    socio-economiche lorganizzazione attuale.

    Nel passato venivano stabiliti rapporti di causa-effetto tra la distribuzione dei climi e quella delleforme di economia.Secondo il pensiero positivistico dell800 la distribuzione geografica degli insediamenti, delleattivit umane e i caratteri stessi della popolazione dipendono dai fatti naturali.

    La corrente di pensiero detta del Determinismo geografico affermava che leconomia di una regionefosse determinata dalle sue condizioni e risorse naturali. Questa interpretazione venne superata dalPossibilismo geografico, agli inizi del 900, dava maggiore spazio e importanza allazione umananellorganizzazione del territorio, vedendo i caratteri naturali come possibilit offerte alluomo.Regioni con caratteristiche naturali analoghe possono ospitare gruppi di uomini con attiviteconomiche e generi di vita completamente diversi.

    Generi di vita: insieme di abitudini e tradizioni consolidate nel tempo che portavano ogni gruppoumano a utilizzare certe condizioni locali piuttosto che altre.

    Negli ultimi 30 anni si data sempre pi importanza ai fattori funzionali che spiegano le relazioniorizzontali. Oggi sono soprattutto i rapporti di scambio che determinano il valore dei vari attributidei luoghi.Es. un giacimento minerario diventa miniera solo quando il pezzo del minerale compensa i costi diestrazione e di trasporto, e il prezzo la conseguenza di relazioni orizzontali di scambio cheavvengono su scala internazionale.La geografia economica odierna, che ha rifiutato il determinismo ambientale, vede le caratteristichenaturali dei luoghi, come il clima, la dotazione mineraria, la marittimit come semplici condizioni

    potenziali, che in presenza di altre condizioni di ordine storico-culturale (la tradizione religiosa,lideologia dominante, ecc.) politico sociali e di ordine economico, possono di volta in voltaspiegare l' organizzazione geografica dei fatti economici.

    1.2Il valore economico del territorioNelle societ pre-industriali il territorio non era considerato come un bene che si potesse vendere oacquistare, ma come un mezzo indispensabile per la vita degli abitanti (nutrirsi, vestirsi, ecc.).

    Nella societ capitalistica che prese lavvio in Europa, il terreno ha normalmente un valore discambio. Prima dipendeva dalla maggiore o minore fertilit del suolo poi sempre pi dalla

    posizione.

    La possibilit di vendere i prodotti spinse, chi poteva coltivare un terreno adatto, a produrre pi delnecessario per accumulare denaro. Il denaro accumulato costituiva un capitale.Laccumulo di capitale in agricoltura ha per dei limiti.

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    Il suolo utilizzabile limitato, inoltre esso non pu essere reso produttivo oltre un certo limite.Inoltre il mercato dei prodotti agricoli si satura in fretta in quanto soddisfa una domanda diconsumi alimentari che non si possono moltiplicare allinfinito.

    Nellindustria laumento della produttivit del lavoro umano sembrava invece non avere limitazioni.

    La produzione industriale in grado di soddisfare sempre nuovi consumi.Il modo di produrre capitalistico-industriale ebbe come principale conseguenza la concentrazionedello sviluppo economico in pochi paesi. Costi di produzione e valore del prodotto non sono ugualidappertutto: ci sono luoghi che permettono di accrescere i profitti (vicini alle risorse ad esempio).Lo stesso vale per il lavoro: chi ha bisogno di personale qualificato ha convenienza a localizzarelazienda vicino ad aziende simili o in grandi citt. Chi non necessita di lavoro specializzato si

    posizione dove la manodopera costa menoInoltre i costi decrescono se il lavoro viene diviso in tante operazioni affidate a lavoratori diversi(catena di montaggio).

    Economie di scala: La vicinanza di pi imprese pu generare economie di scala e quindi risparmi di

    costi (es nei trasporti, nei rifornimenti di energia)Solo chi concentra lavoro e macchine in grandi stabilimenti potr ottenere questi vantaggi, di cuinon disporr invece chi opera in piccole unit sparse sul territorio.

    1.3 Economie esterne e infrastruttureEconomie esterne (esternalit positive): Vantaggi che limprenditore ottiene localizzando le sueattivit economiche in determinati luoghi: Sono effetti utili che la singola impresa non pu produrre da sola al suo interno, ma pu ricevere

    dallesterno; Determinano le diverse localizzazioni: vicino alle materie prime, vicino ai mercati, nei paesi,

    lungo le strade, vicino alle imprese A indicare questo termine fu Marshall, un economista del 1890Per contro si parla di diseconomie esterne o esternalita negative quando una localizzazione si

    presenta dannosa pre le imprese o per gli abitanti.

    Economie esterne: economie esterne allimpresa, effetti utili che essa non produce direttamente, mapu utilizzare.

    Sono dei doni della terra ad uso di chi ne sappia approfittare senza pagarli o pagandoli meno deivantaggi che ne ha.

    Nella maggior parte dei casi le economie esterne sono il risultato dellattivit umana. Economie di

    agglomerazione: gli incrementi di produttivit che le imprese realizzano concentrandosi in certearee.

    Sono componenti di una vasta famiglia di economie esterne le economie di urbanizzazione: Opere di urbanizzazione primaria (strade, fognature, acqua) che consentono linsediamento delle

    imprese Facilit di scambi di merci Formazione di un mercato della forza lavoro a cui le imprese possono attingere Presenza di servizi pubblici (case popolari, scuole, trasporti) Servizi per le famiglie e per le impreseImportante e la presenza di infrastrutture, realizzate dallo Stato o enti pubblici, che rendono unambito territoriale idoneo a svolgere funzioni economiche

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    Infrastrutture materiali o tecniche (impianti stradali, linee delle telecomunicazioni, condotti perlacqua, gas)

    Infrastrutture sociali(ad uso collettivo: scolastici, scambi culturali) Infrastrutture economiche(le imprese pubbliche che svolgono funzioni essenziali per il

    funzionamento delleconomia nazionale e non possono essere svolte da imprese private:

    lindustria elettrica, le comunicazioni, chimica di base) Infrastrutture dellinformazione e della ricerca (in parte non possono essere svolte da imprese

    private)

    Le infrastrutture sono: strutture territoriali: la loro distribuzione non uniforme beni non escludibili: ritenuti necessari al funzionamento della societ e delleconomia beni pubblici indivisibili: producono utilit collettive, vantaggi per la collettivit non danno profitti: nessun capitale privato viene investito

    Scheda 1.1 Il paradosso del territorioLe infrastrutture territoriali sono una condizione necessaria perch i capitali privati producanovalore, ovvero perch esista il mercato.I soldi che lo stato spende nelle infrastrutture non danno profitti diretti ma si trasformano inEconomie esterne: Valori duso che le imprese utilizzano per realizzare i profitti. Elamministrazione pubblica che decide come distribuire sul territorio linfrastruttura.

    1.4 La rendita del suolo

    Il valore del suolo dipende: dalle caratteristiche tecniche o dalle sue condizioni naturali (fertilit, clima, ecc.) vale

    soprattutto per lagricoltura dal valore della posizione, vale per le agglomerazioniLutile che ricava chi possiede il suolo o il sottosuolo si definisce rendita agraria o mineraria.

    Nelle agglomerazioni e nelle regioni urbane il valore della posizione, visto come reddito delproprietario del suolo, si definisce rendita urbana (o immobiliare se si tratta di edifici).

    1.5 Le regioni geografichePer regione geografica si intende una porzione della superfice terrestre e costituita da luoghicontigui, che hanno qualche caratteristica comune e si differiscono in modo piu o meno netto dai

    luoghi circostanti. Questo concetto e diverso da quello di regione che intendiamo comunemente,una regione geografica puo essere una radura in un bosco, occupata da terreni coltivati (caratterecomune e differenziante rispetto alla regione boscosa circostante). La regione nord-atlantica adesempio comprende Europa nord occidentale e America settentrionale, legate da caratteri politicoculturali e relazioni di scambi particolarmente fitte.Per quanto riguarda la gerarchia territoriale possiamo distinguere: microregioni: dimensioni di uno o pochi comuni mesoregioni: dimensioni intermedie, come le nostre regioni istituzionali macroregioni: interi paesi o ad esempio la regione alpina megaregioni: intero continente o anche piu di uno

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    Scheda 1.2 tipi di regioniInoltre possiamo trovare altre classificazioni: regione politico amministrativa (in base ad una suddivisione operata politicamente, comune,

    provincia, regione) regione naturale (in base alla caratteristiche fisiche, pianura padana ad esempio) ecoregione (intero ecosistema) regione storica (legata ad un tipo di cultura e storia) regione culturale (lingua, religione, usi e costumi) regione economica

    1.6 regioni economiche formali e funzionaliLe regioni economiche possono essere individuate in 2 modi: regioni formali (dette anche omogenee) in base a certi attributi (colture, industrie, turistiche) regioni funzionali, i cui luoghi sono connessi da relazioni orizzontali (Hinterland del porto,

    ovvero area legata da vari scambi e servizi)Le regioni funzionali si possono inoltre distinguere in monocentriche (se le relazioni spazialiconvergono in un unico centro) o policentriche (non ce un solo centro ma ognuno ha una funzione

    particolare).

    Esistono anche le regioni complesse, che presentano entrambe le caratteristiche (megalopoli nord-atlantica degli Stati uniti: formale per quanto riguarda clima, stile di vita, industrializzazione divecchia data mafunzionaleper le forti interazioni che esistono tra le sue citt)Un tipo particolare di regione complessa e la regione programma, che corrisponde allambitoterritoriale entro cui si svolgono interventi programmati

    1.7 Regioni gerarchiche e polarizzateLe regioni monocentriche possono essere: gerarchiche (la distribuzione dei servizi varia a seconda della gerarchia del centro: piu servizi =

    livello piu alto) polarizzateLo spazio gerarchizzato stato studiato dal geografo tedesco Christaller, tramite il suo modellodelle localita centrali, a forma di esagono, con un centro di livello piu alto degli altri, chegravitano intorno ad esso.La teoria christalleriana si basa sullassunzione che esista un centro urbano per lo scambio di beni eservizi (o, appunto, localit centrale) che deve produrre od offrire beni o servizi alla popolazione

    spazialmente dispersa su un territorio omogeneo e isotropo intorno a essa. Lobiettivo del modello quello di comprendere come prodotti o servizi, ed in particolare funzioni terziarie, si organizzino sulterritorio dando vita a una gerarchia urbana.In uno spazio teorico come questo i centri si disporrebbero a distanze regolari, si formerebbero cittcon un determinato numero di abitanti, lintero territorio assumerebbe uno sviluppo omogeneo edequilibrato. Nella realt ci non avviene perch lo spazio geografico non omogeneo madifferenziato dalla natura e dalla storia. Si formano citt che si estendono enormemente, creandovaste regioni funzionali senza altri centri di livello gerarchico intermedio.I fenomeni di squilibrio sono determinati soprattutto da processi di agglomerazione dovuti al fattoche le attivit economiche hanno dei vantaggi a localizzarsi le une vicine alle altre. Uno svilupporegionale di questo tipo si dice Polarizzato. E la regola nei paesi di sviluppo. La struttura

    polarizzata crea squilibrio territoriale tra la regione centrale polarizzante e le regioni periferiche. Ilcaso dellUE dove si ha unarea centraleil pentagono europeoLondra Parigi Milano MonacoAmburgo.

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    Leccessiva concentrazione di attivit in un polo pu provocare delle diseconomie diagglomerazione che: respingono nuove attivit influiscono negativamente su quelle gi presentiSi avvertono nei servizi pubblici (ospedali scuole trasporti) che sono sempre meno efficienti,

    crescono costi di abitazione e dei servizi. Il costo della vita cresce con la dimensione urbana.Laccentuarsi di questo processo puo portare allarresto della crescita polarizzata e fasi didepolarizzazione, in cui la popolazione, attivit economiche e servizi si ridistribuiscono prima neidintorni del polo e poi con raggio sempre piu vasto.

    Approfondimento tratto dalle slides:La struttura delle regioni gerarchiche stata descritta dal geografo tedesco Walter Cristaller con ilmodello delle localit centrali Con questo nome si intendono i centri di offerta di servizi cheservono ciascuno un area circostante, la cui ampiezza dipende dal numero e dalla rarit dei serviziofferti del centro. La gerarchia delle localit centrali genera perci una gerarchia di regionifunzionali corrispondenti a aree di gravitazione di diversa ampiezza, inscatolate le une dentro le

    altre. LA TEORIA DELLE LOCALITA CENTRALISpiega la distribuzione dei centri grandi e piccoli in funzione dei servizi da essi offerti.Fondamentali nel modello sono i concetti di:

    CENTRALITA: una "localit centrale" quella che offre beni e servizi per i consumatoriabitanti nel territorio circostante

    PORTATA: la distanza massima che un cliente disposto a percorrere per accedere ai benie servizi della localit centrale.

    A mano a mano che aumenta la distanza dalla localit centrale il costo di trasporto incidesempre pi fino al punto in cui si annulla la convenienza;

    Il raggio massimo dellarea di mercato entro la quale egli in grado di attrarre clienti. SOGLIA GEOGRAFICA: la portata che corrisponde al numero di consumatori minimonecessario perch il fornitore di beni e servizi riesca a coprire i costi e ottenga un normale

    margine di profitto

    1.8 Deconcentrazione e nuove strutture regionali a reteQueste due strutture rappresentano le forme tipiche della prima parte del XX secolo quando il

    fattore economico trainante era la grande industria manifatturiera con grandi masse di lavoratori.Paesi di vecchia industrializzazione furono investiti da notevoli trasformazioni economiche. Legrandi agglomerazioni industriali si frazionarono in pi sedi e in pi impianti anche molto distanti

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    tra loro. In un territorio dotato di buone comunicazioni (relazioni orizzontali, autostrade, ferrovie agrande velocit) le diverse fasi dei cicli di lavorazione potevano distribuirsi su un vasto territorio.Si formata una struttura regionale a rete, nella quale la popolazione e le diverse attivit sidistribuivano in vari centri minori che sommati equivalgono al vecchio centro polarizzante. Oggi glioperatori di borsa di New York, Tokyo, Londra e Parigi in quanto collegati per rete telematica sono

    molto pi vicini tra loro di quanto non lo siano rispetto a operatori di altri settori presenti nella lorostessa citt.

    1.9 Sistemi territoriali localiLa rete locale, si forma quando i soggetti (pubblici o privati) che la formano si comportano come unattore collettivo combinando risorse locali e risorse globali.Il sistema territoriale locale una regione programma, una costruzione volontaria che esiste solo see quando certi soggetti attivano certe relazioni (orizzontali) tra loro e altre (verticali) con il milieuterritoriale in cui operano.Il concetto diMilieu territoriale, rappresenta una specie di patrimonio comune di un'area (quindi le

    potenzialit naturali, economiche e sociali) su cui una comunit pu basarsi per creare sviluppo.

    Nei tempi della globalizzazione le unit territoriali per conservarsi devono reagire allaframmentazione cio creare al loro interno una trama di relazioni cooperative pi forte di quelle chespingono i loro soggetti a collegarsi con lesterno (reti globali).

    Scheda 1.4 Lo sviluppo locale e anche globaleI soggetti locali devono collegarsi in rete tra loro e far valere le risorse del milieu locale attivandocos il sistema territoriale locale. Le reti globali hanno bisogno dei sistemi locali. Dal loro punto divista i milieu locali sono i simboli potenziali delle esternalit.I soggetti locali possono: Fungere da semplici mediatori passivi, limitarsi a favorire linsediamento di un suolo nel

    proprio territorio, denominato giochi a somma zero, il vantaggio per la societ locale si limitaalleventuale bilancio tra ricadute positive e quelle negative. (il piccolo comune vicino allametropoli che attira il centro commerciale guadagnando occupazione ma ricevendo traffico einquinamento)

    Svolgere una funzione attiva tra le condizioni del milieu locale e le reti globali. Ci avvienequando i soggetti locali si comportano come lattore collettivo formando una rete locale. Si

    parla quindi di giochi a somma positiva che portano allo sviluppo locale. Linvestitore esternonon esaurisce i vantaggi offerti dal milieu, ma al contrario alimenta il processo di sviluppo e dicreazione di nuove esternalit perche entra a fare parte della rete locale.

    I sistemi territoriali che riescono ad attivare processi di sviluppo locale autorganizzato hannobuone prospettive di mantenere la loro identit nellinterazione con le reti globali, mentre quelli

    che si limitano a offrire esternalit e risorse generiche (terreni, forza lavoro, infrastrutture) sonomaggiormente esposti al rischio di frammentarsi e di perdere cos la propria specificit e identit.Il passaggio da strutture territoriali gerarchizzate a strutture reticolari riguarda le aree pisviluppate dei paesi industrializzati nelle quali si concentra la maggior parte delle attiviteconomiche e della popolazione. Accanto ad esse esistono territori che hanno avuto uno sviluppomeno intenso: Regioni periferiche Le parti settentrionali della Scozia Alcune regioni mediterranee come il nostro mezzogiorno I paesi del Sud del MondoCause: Emigrazione della popolazione pi giovane e attiva verso le aree pi forti Scarsa strutturazione regionale, paesi del Sud del Mondo, africa

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    CAPITOLO 2IL SISTEMA MONDO

    Con globalizzazione si intendono una serie di processi che hanno determinato, e ancora oggideterminano, profondi mutamenti nelle relazioni umane e geografiche. Soggetti e societa sono

    sempre piu interconnessi in reti e sistemi di portata globale. La globalizzazione tende a ridurrelimportanza della distanza, poiche fatti che prendono forma dallaltra parte del pianeta possonoavere conseguenze anche sulla nostra quotidianita. La pax britannica, periodo di pace in Europa egrande traffico commerciale, viene vista coma una prima forma di globalizzazione.

    In campo economico la globalizzazione indica la progressiva abolizione delle barriere commerciali,ovvero l'aumento dei volumi del commercio internazionale, dei flussi internazionali dei fattori della

    produzione e dei lavoratori e la crescente integrazione economica dei paesi. Con la stessa parola cisi riferisce anche l'affermazione del fenomeno delle imprese multinazionali nello scenariodell'economia mondiale: in questo ambito si fa riferimento sia alla delocalizzazione di una o pi fasi

    produttive che alla tendenza delle stesse ad ampliare i propri mercati di sbocco.

    Le relazioni globali sono fenomeni e insiemi di relazioni orizzontali che si estendono a tutta lasuperficie terrestre: la circolazione atmosferica, il trasporto aereo, il mercato del petrolio

    Le relazioni locali interessano solo una parte della superficie terrestre, clima locale, rete ditrasporto locale, sviluppo locale

    Negli ultimi decenni le relazioni a scala planetaria si sono estese e intensificate a tal punto dasuperare ogni confine fisico, culturale, politico. Non esiste pi nessun ambito geografico locale chesia al riparo da influenze dirette da parte di forme che operano a livello globale.

    La globalizzazione e unesperienza sociale. Harvey ha introdotto lespressione compressionespazio-temporale. La rapida accelerazione nei tempi delleconomia, affari, produzione, consumo,scambi provoca un accorciamento della vita media dei prodotti e un maggiore dinamismo nelmercato. La moda e levoluzione tecnologica rendono i nostri oggetti obsoleti in tempi moltoristretti rispetto al passato.

    Scheda 2.1 NeoliberismoNeoliberismo un termine usato dagli appartenenti al liberalismo economico (liberismo), unadottrina economica che ha avuto grande impulso a partire dagli anni ottanta, soprattutto ad opera diMargaret Thatcher e Ronald Reagan. Essa sostiene la liberazione dell'economia dallo Stato, la

    privatizzazione dei servizi pubblici, la liberalizzazione di ogni settore non strategico e la fine diogni chiusura doganale. Secondo i critici, il neoliberismo non ha portato benessere a tuttal'umanit, ma ha accentuato le disuguaglianze fra le differenti classi sociali all'interno dello stessoPaese e le sperequazioni esistenti tra i paesi ricchi ed il "sud" del mondo. Ovvero aumentata laricchezza di alcuni paesi e delle multinazionali a scapito della maggioranza delle popolazioni. Aquesto punto il liberismo puo essere visto come una nuova forma di colonizzazione che utilizzastrumenti legati alleconomia e al consumo piuttosto che la tradizionale subordinazione politica.

    Scheda 2.2 Il fallimento ArgentinoSino a pochi anni fa lArgentina era considerata un paese modello, in via di sviluppo. A seguito dei

    piani di riforma strutturali proposti dal Fondo Monetario Internazionale (privatizzazione delle

    imprese statali, liberalizzazione del commercio) il paese sperimenta negli anni novanta elevatilivelli di occupazione, crescita dellinvestimento dallestero e rapporto peso dollaro quasiparitario. Allinizio degli anni 2000 il debito estero ammontava a 140 miliardi di dollari. Per

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    limitare la fuga di capitali il presidente Duhalde limito laccesso ai depositi bancari e svaluto lamoneta locale, che aveva ora un valore di un terzo inferiore al dollaro. Mando in fumo i risparmidi migliaia di famiglie. Daltro canto i membri dellelite economica locale, sapendo in anticipocosa stava per succedere, spostarono i loro capitali allestero, lucrando grazie alla manovrafinanziaria.

    Negli anni piu recenti la crescita e ripresa ma con inflazione altissima. Secondo alcuni studiosi ilcaso argentino sarebbe lesempio del fallimento della politica liberista, ma in realta le cause sonoda ricercarsi nella cattiva attuazione di tale politica, nel regime politico corrotto e poco attento alsociale e legato a strategie monetarie poco oculate.

    2.2 Molteplici aspetti della globalizzazione: tecnologico-economica: si formano reti globali dimprese che connettono tra loro le migliaia di

    luoghi in cui sono insediate commerciale: lorganizzazione mondiale per il commercio (WTO) che tende alla libera

    circolazione delle merci. del sapere scientifico-tecnologico: la competizione economica sempre pi dipendente dalle

    innovazioni tecnologiche, si forma cos un sapere tecnologico-scientifico globale ambientale (global change):leffetto serra che porte allinnalzamento della temperatura media

    dellatmosfera e a vari squilibri climatici come conseguenza delle emissioni di CO2 metano ealtro

    culturale: fenomeni di omologazione dovuti alla mondializzazione dei media e alla scomparsadei modi di vita locali che porta alla perdita di tradizioni lingue dialetti ecc.

    geopolitica: interdipendenza delle decisioni e degli avvenimenti politici dei diversi paesi e ilcrescente controllo di alcuni di essi sugli altri, capacit delle grandi potenze (usa) di interveniremilitarmente in qualunque momento in ogni parte del pianeta.

    Debole o quasi inesistente la globalizzazione del mercato del lavoro: le grandi diversita nellatutela (orari, eta, previdenza) rendono il costo della manodopera enormemente variabile edipendente dalle condizioni locali (vedi Cina)

    2.3 Lidea di un sistema-mondo e la vecchia divisione internazionale del lavoroNella tradizione economica si auspicava che ogni paese si specializzasse nella produzione rispettoalla quale risultava naturalmente incline (per via delle materie prime possedute) e grazie al liberocommercio, ognuno avrebbe contribuito con quel che produceva.Questo concetto e denominato divisione internazionale del lavoro:La divisione internazionale del lavoro dovuta alla specializzazione produttiva dei vari paesi. Ogni

    paese si specializza nelle produzioni in cui le proprie capacit produttive (anche quelle dei

    lavoratori) sono pi alte. Detti paesi non producono ci che gli necessario ma ci che viene lororichiesto dal mercato e si procurano il necessario scambiando le eccedenze di beni e servizi conquelle degli altri paesi.Lo studioso statunitense Wallerstein ci illustra attraverso la sua teoria come la divisioneinternazionale del lavoro non e destinata a produrre equita e sviluppo ma crei ulteriori divari.Cosa allora un Sistema Mondo per Wallerstein? Si tratterebbe di un insieme di meccanismi cheridistribuiscono le risorse economiche del pianeta a partire da un centro verso delle periferie.Il centro del sistema sono i Paesi pi sviluppati e la periferia quelli meno sviluppati. Lesemiperiferie comprendono le aree di recente industrializzazione o caratterizzate da situazioni ditransizione economica. Mentre il centro sviluppa la ricchezza attraverso lindustrializzazione, laperiferia acquista importanza soltanto come luogo delle materie prime. In questo meccanismo didistribuzione ineguale il mercato e le sue leggi diventa il mezzo con il quale il centro sfrutta a suovantaggio la periferia.

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    2.4 La nuova divisione internazionale del lavoro

    Negli ultimi decenni, mentre i paesi del centro (con economie sviluppate) hanno basato sempre

    pi la loro produzione sulle alte tecnologie e i servizi avanzati, un numero crescente di attivit produttive (calzaturiera, tessile, alimentare, automobilistica, elettronica e altre) stato delocalizzato,

    ossia trasferito, dai paesi del centro a quelli della semiperiferia (con economie in via disviluppo o in transizione).I paesi in via di sviluppo e con economie in transizione, nei quali vengono delocalizzate attivit

    produttive dai paesi sviluppati, sono quelli che offrono ai gruppi transnazionali le condizioni pi

    favorevoli alla massimizzazione dei profitti: una base industriale e infrastrutture sufficientemente sviluppata; disponibilit di forza lavoro qualificata a basso costo; esenzioni fiscali e altre agevolazioni; accesso a mercati e materie prime locali; possibilit di costituire joint-venture o di rilevare quote azionarie o lintera propriet sia di

    aziende private sia di aziende pubbliche privatizzate.

    Scheda 2.3 La filiera produttivaPer filiera produttiva si intende la catena di passaggi produttivi esistenti dalla creazione dellamateria prima, allarrivo della merce su scaffale nel negozio. La creazione di un cellulare tipoIphone comprende numerosissimo passaggi (design, software, assemblaggio, marketing ecc.).Da un punto di vista geografico lorganizzazione delle filiere produttive in reti di portata globalenon contribuisce a un maggiore equilibrio: le attivit piu banali saranno meno retribuite e svolte in

    paesi come la Cina, la progettazione e il software invece prodotti in California, con retribuzionitotalmente diverse.

    2.5 Flussi e retiLe dinamiche della globalizzazione hanno modificato i flussi e le strutture delleconomia. Il ruolodellagricoltura nella ricchezza mondiale e diminuito ovunque, e salito invece il valore dei

    prodotti minerari (tra cui il petrolio). Cresce anche la manifattura, localizzata sempre piu nelleregioni povere.I flussi commerciali piu intensi avvengono nella cosiddetta triade: Usa, Europa, sud-est Asiatico.L'Europa da sola controlla il 40% delle esportazioni, e la Germania svolge un ruolo sempre pi

    principale in questo senso. L'intero Sud del Mondo gestisce solo il 30% degli scambi mondiali e traquegli stessi paesi la percentuale di scambi ancora minore. In generale, negli ultimi anni si sonorafforzati i flussi finanziari tra i poli centrali e le economie sviluppate, sono invece diminuiti quellidestinati al Sud del Mondo.

    2.6 Attori e poteri nel sistema-mondoIl processo di funzionamento della globalizzazione non e naturale ma politicamente guidato. A

    partire dal secondo dopoguerra ci sono alcune trasformazioni di rilievo nel piano economicointernazionale. Alla conferenza di Bretton Woods nel 1944 vengono poste le basi per la creazione ditre importantissimi organismi internazionali.Le istituzioni di Bretton Woods erano state pensate per creare un sistema di coordinamento econtrollo delle politiche economiche degli Stati a livello internazionale che evitasse il ripetersi didisastrose crisi economiche come quella del 1929. In particolare il Fondo Monetario dovevaoccuparsi di economia monetaria e la Banca Mondiale di ricostruzione e sviluppo.oggi si occupa per lo pi di concedere prestiti agli Stati membri in caso di squilibrio della bilancia

    dei pagamenti. Il FMI si occupa anche della ristrutturazione del debito estero dei paesi delcosiddetto Terzo Mondo. Il FMI impone di solito a questi Paesi dei "piani di aggiustamentostrutturale" come condizioni per ottenere prestiti o condizioni pi favorevoli per il rimborso del

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    debito che costituiscono l'aspetto pi controverso della sua attivit. Questi piani sono infattimodellati su una visione neoliberista dell'economia e sulla convinzione che il libero mercato sia lasoluzione migliore per lo sviluppo economico di questi paesi. Tra i punti principali essi di solitocomprendono la svalutazione della moneta nazionale, la riduzione del deficit di bilancio daconseguire con forti tagli alle spese pubbliche e aumento delle imposte (e quindi privatizzazioni

    massicce), l'eliminazione di qualsiasi forma di controllo dei prezzi.La Banca Mondiale stata creata principalmente per aiutare Europa e Giappone nella lororicostruzione dopo la seconda guerra mondiale, ma con il movimento della decolonizzazione deglianni sessanta, i paesi da finanziare aumentarono, occupandosi quindi dello sviluppo economico dei

    paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina.Inizialmente, la Banca mondiale ha finanziato principalmente progetti di grandi infrastrutture(centrali elettriche, autostrade, aeroporti); con il recupero economico di Giappone ed Europa, laBanca Mondiale si concentrata esclusivamente sui paesi in via di sviluppo. Dal 1990, si occupanche dei paesi post-comunisti.Il terzo organismo e il WTO. In origine era ITO (organizzazione internazionale per il commercio)ed era preposta alla liberalizzazione del commercio attraverso rimozione di dazi e restrizioni alle

    importazioni. Nel 48 venne sostituito dal GATT e nel 95 dal WTO (organizzazione mondiale per ilcommercio), preposto per la regolazione del commercio mondiale. Oggi il WTO e riconosciuto intutto il mondo, e dotato di poteri nella risoluzione delle controversie internazionali con la

    possibilita di infliggere sanzioni. Il GATT copriva il commercio dei beni, il WTO ora copre ancheil settore dei servizi e delle propriet intellettuali. Lidea di base resta la stessa, ovvero laliberalizzazione degli scambi tramite abolizione di dazi, lotta contro la limitazione delleimportazioni o la discriminazione di determinati prodotti o paesi.Le critiche al sistema: squilibri della globalizzazione: estrema povert denuncia cattivo funzionamento del sistema pericoli del liberismo: i piani di aggiustamento strutturale spingono la liberalizzazione del

    commercio e lapertura agli investimenti esteri (ad esclusivo vantaggio delle multinazionali),privatizzazione dei servizi pubblici, erosione dello stato sociale.

    Le decisioni sono prese solo dai paesi dominanti, come nel G8, e presentano nelle discussionipiani precedentemente progettati.

    Erosione del diritto alla citt: il popolo non puo esprimere opinioni in quanto non si tratta dirappresentanti eletti (WTO e FMI) e le loro decisioni incidono cmq sulla vita delle persone

    Mancanza di controllo sulloperato degli attori economici Prevalere di ragioni economiche su questioni come ambiente, pace, diritti civiliEmerge quindi una geografia della responsabilita, ovvero la presa di coscienza di come imeccanismi del lavoro e del consumo possano avere ripercussioni sulleconomia di luoghi e

    persone distanti. Questo porta cmq a movimenti di protesta che, in occasione delle riunioni del G8 o

    del WTO, diventano spazi di antagonismo, manifestazione e scontri in opposizione a decisioni edeventi che condizionano la nostra vita ma sono del tutto al di fuori del nostro controllo.

    Approfondimento slides: Cosa sono le agenzie di rating?Sono imprese che danno un voto al rischio creditizio di un titolo obbligazionario o di unimpresa.Il mercato richiede un premio pi alto per i titoli con un rating peggiore: dunque lemittente di untitolo con basso rating dovr promettere una remunerazione pi elevata rispetto ad un titoloequivalente, ma con rating superiore.Le agenzie di rating pi famose sono tre: Standard&Poors, Fitch, Moodys.Sono societ che realizzano ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni Moody's Corporation una societ con base a New York che esegue ricerche finanziarie ed

    analisi su attivit commerciali e governati statali. L'azienda realizza un omonimo rating per leattivit che analizza. Un indice che ne misura la capacit di restituire i crediti ricevuti in base aduna scala standardizzata e suddivisa tra debiti contratti a medio termine e a lungo termine.

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    Standard and Poor's Corporation (S&P), una sussidiaria di McGraw-Hill, una societ cherealizza ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni, fra le prime tre al mondoinsieme a Moody's e Fitch Ratings. ben nota per i suoi indici di borsa: S&P 500 per gli StatiUniti e S&P 200 per l'Australia.

    Fitch Ratings, Ltd., un'agenzia internazionale di valutazione del credito, con due quartiergenerali, a New York City e a Londra.

    Scheda 2.4 il diritto alla cittIl concetto di diritto alla citt, introdotto da Lefebvre nel 1968 non e solamente legato allambitourbano ma tratta del diritto da avere voce in capitolo su tutte le scelte che hanno concreteripercussioni sulla vita quotidiana. In un regime democratico un abitante dovrebbe poter aver vocein capitolo su tutte le scelte che lo riguardano e riguardano lambiente in cui vive. Quale

    possibilita ha il popoli di poter influenzare le scelte dei grandi organismi internazionali e dellemultinazionali? La campagne statunitensi per il salario minimo, appoggiate da sindacati, comunitalocali e gruppi religiosi, sono state viste come tentativo di riappropriazione del diritto alla citt .

    Naturalmente attivismo e politica del diritto alla citt non garantiscono una forma perfetta digiustizia ma mirano a una politica maggiormente democratica.

    CAPITOLO 3ECONOMIA E AMBIENTE NATURALE

    Il termine Ambiente indica il sistema di relazioni dirette e indirette che intercorrono tra esseriumani, altri esseri viventi e mondo inorganico. E un sistema in continua evoluzione.L ecosistema terrestre e il sistema degli organismi sulla terra con le loro relazioni reciproche e le

    relazioni che li legano allambiente fisico del pianeta.Anche il sistema economico mondiale un sottosistema dellecosistema terrestre, con cui ha intenserelazioni in entrata (produzioni alimentari, materie prime fonti energetiche) e in uscita(trasformazioni della biosfera, crescita demografica, ecc.)Il sistema economico alimenta una circolazione di materia, energia e informazione che tende amodificare il resto dellecosistema, provocando alterazioni che possono essere reversibili oirreversibili.Da qui deriva il problema ecologico, il pi grande che lumanit ha incontrato nel suo lungocammino storico. Ha assunto proporzioni sempre maggiori a partire dalla rivoluzione industriale.

    Scheda 3.1 I cicli del geosistemaPur formando un unico sistema dinamico, il geosistema si articola in diversi cicli: Ciclo delle rocce Ciclo dellacqua Ciclo del carbonio Ciclo dellazotoQuesti cicli non sono altro che trasformazioni a catena, che mantengono il sistema in condizioni diequilibrio.

    3.2 Le alterazioni dellecosistema e limpronta ecologicaLeconomia mondiale degli ultimi venti anni ha provocato squilibri di tipo globale che minaccianolintero pianeta. Questo cambiamento e definito Global change. I casi di Cernobyl e Fukushimasono solo esempi eclatanti.

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    Linquinamento, la quantita sempre maggiore di rifiuti prodotti, gran parte della quale nonriciclabile naturalmente (materie plastiche), lemissione di gas nellatmosfera, le polveri sottili, sonotutte minacce moderne al geosistema.Leccessivo consumo di risorse naturali, dovuto allaumento della produzione e dei consumi non

    porta a nulla di buono. E infatti un ciclo senza fine, nuove produzioni spingono nuovi consumi e

    richiedono ancora piu materie prime, con conseguenze sullintero geosistema. Il problema sorgeprincipalmente dalla diversa scala temporale dei processi: i consumi e prelievi avvengono in tempieconomici (brevi), il ripristino e riequilibrio delle risorse in tempi geologici (lunghi).Tra gli effetti piu conosciuti il global warming (riscaldamento globale dovuto al CO2) e la perditadella biodiversita (estinzione di specie animali e vegetali).

    3.3 Leffetto serra e il global warmingL'effetto serra il fenomeno di riscaldamento globale e del surriscaldamento climatico (detto

    global warming) provocato dalla presenza di alcuni gas presenti nell'atmosfera (detti gas serra) cheostacolano la fuoriuscita del calore proveniente dalla superficie terrestre causando il riscaldamentodel pianeta. L'effetto serra ha due origini: Effetto serra naturale. L'effetto serra naturale un sistema che consente la regolazione della

    temperatura media del pianeta intorno ai 15 C. Il calore proveniente dalla superficie della Terra(radiazioni infrarosse) viene parzialmente assorbito e riflesso verso il basso dai gas serra. Senzaquesti ultimi la temperatura media del pianeta scenderebbe ai -18C.

    Effetto serra antropico. L'effetto serra di origine antropica causato dalle attivit umane(industria, agricoltura, allevamento, ecc.) che rilasciano nell'atmosfera dei gas serra (es. anidridecarbonica e metano). Le emissioni dei gas serra antropici contribuiscono a rendere pi fortel'effetto serra naturale aumentano ulteriormente la temperatura media del pianeta

    Questo provoca situazioni quali:

    Scioglimenti dei ghiacci polari, aumento livello del mare, deviazioni correnti marine Forte siccit Intense precipitazioni Fattori catastrofici : frane, terremoti, alluvioni

    3.4 Leconomia e il problema ambientaleTutte le risorse indispensabili per la vita umana provengono dalla terra e dallenergia solare. Sonoconsiderate rinnovabili le risorse che quando vengono consumate si riformano (acqua, vento, risorseagricole) e non rinnovabile quelle che non si riformano o richiedono tempi geologici per farlo (ilcarbone si riforma in milioni di anni). Per fattore terra si intende linsieme delle risorse (suolo,

    materie prime, varie forme di energie utilizzabili), dei servizi naturali e in genere quanto il sistemaeconomico preleva del geosistema, eccetto il lavoro umano.

    Gli uomini hanno sempre cercato di aumentare la produttivit del proprio lavoro attraverso unacrescente mobilitazione del fattore terra, senza accorgersi che provocavano la progressiva riduzionedella produttivit del fattore terra. Ogni abitante della terra, pur lavorando mediamente meno deinostri antenati in epoca pre-industriale ha in media a sua disposizione una maggior quantit di benie di servizi ma dispone anche di sempre minori riserve naturali e ambientali.Lefficienza del sistema produttivo dal punto di vista puramente economico cresciuta, ma si ridotta quella del sistema ecologico.Il sistema economico mondiale non e in grado di porre rimedio a questa perdita di produttivita del

    sistema terrestre. Da un punto di vista ecologico sarebbe auspicabile una riduzione dei consumi(solo per i paesi ricchi), e intervenire con interventi correttivi per la salvaguardia del geosistema.

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    Scheda 3.2 i tempi dei cicli del geosistemaI diversi cicli del geosistema si compiono in scale temporali diverse: Ciclo delle rocce tempi geologici, decine o centinaia di milioni di anni Evoluzione biologica milioni di anni Ciclo dellacqua, anni Ciclo materia organica, anni o decenniI tempi delle societa umane: Tempi lunghi della storia: max alcune migliaia di anni Tempi delle grandi trasformazioni ambientali: 2 secoli ! Tempi vita umana e delle imprese su cui si fonda leconomia di mercato: relativamente breviDal contrasto tra i tempi lunghi dei cicli ambientali e quelli brevi dei cicli legati alleconomia nasceil problema ambientale. Il geosistema terrestre non e in grado di riequilibrare le trasformazioniindotte dal sistema economico ne di seguire i suoi ritmi.

    3.5 Limpronta ecologica

    Il consumo delle risorse e diseguale tra i vari paesi a livello mondiale. I maggiori utilizzatori sono ipaesi industrializzati e ricchi. Limpronta ecologica e il rapporto tra larea del fattore terra e dimare necessari a produrre tutte le risorse che un paese consuma e per assorbirne i rifiuti che

    produce.In pratica l'impronta ecologica un indicatore utilizzato per valutare il consumo umano di risorsenaturali rispetto la capacit della Terra di rigenerarle.Per calcolare limpronta ecologica di un paese si sommano le produzioni interne con leimportazioni, si sottraggono le esportazioni, tenendo conto anche del bilancio energetico (energia

    prodotta e consumata). Lunita di misura e in ettari, ovvero quanto si produce con un ettaro diterreno. Dividendo il risultato per il numero di abitanti di un paese si ottiene limpronta ecologicamedia di quella popolazione.

    Limpronta ecologica media di una popolazione viene poi confrontata con terra produttiva pro-capite disponibile nel paese stesso. Ogni italiano consuma in media tre volte quello che glispetterebbe. Il deficit lo si colma con le importazioni, scegliendo quelle a basso costo dei paesi delSud del Mondo, come lAngola: la sua impronta ecologica non supera la sua disponibilit.

    3.6 Lo sviluppo sostenibileLa definizione di Sviluppo sostenibile viene per la prima volta proposta da un rapporto dellONU,noto come rapporto Brundtland.Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senzacompromettere la capacit delle generazioni future di soddisfare i propri.

    E un concetto di sviluppo che tiene conto non soltanto del reddito economico e della quantit deibeni prodotti, ma anche della qualit dellambiente e quindi della qualit della vita.

    Tre principi fondamentali: lintegrit del sistema: si tratta di non alterare la capacit degli ecosistemi di mantenersi in

    equilibrio; limitare prelievi ed emissioni inquinanti, evitare ogni alterazione irreversibile. Efficienza economica: garantire il massimo della produzione e di consumi compatibili con gli

    equilibri ecologici, permettendo di mantenere costanti nel tempo le potenzialit dellambiente. Lequit sociale: Intra-generazionale (allinterno di ogni comunit umana in un determinato

    momento storico) - Consiste nella possibilit di accedere alle risorse equamente ma anche comediritto di ogni persona alla propria cultura, religione, idea politica, ecc., Inter-generazionale(riferita alle generazioni future) consiste nelloperare senza precludere alle generazioni future lafruizione dellecosistema e delle sue risorse, almeno nella stessa misura e negli stessi termini concui ne fruiscono le presenti generazioni.

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    Esistono due interpretazioni del principio di equita intergenerazionale: sostenibilit forte ritiene che si debba lasciare alle generazioni future lintero stock di capitale

    naturale, che non pu essere sostituito da quello prodotto artificialmente dalluomo; sostenibilit debole ritiene che esisterebbe una possibilit di sostituire tra capitale naturale

    e capitale prodotto dalluomo; ogni generazione potrebbe impoverire gli ambienti naturali purchcompensi tale degrado accrescendo il valore e la qualit dellambiente prodotto artificialmente(es. la citt).

    Il concetto stesso di sostenibilita e molto ampio: Sostenibilita ambientale: integrita dellecosistema terrestre e qualita dellambiente, che vanno

    difesi limitando i rifiuti, gli sprechi e utilizzando tecniche pulite Sostenibilita economica: raggiungere lefficienza economica attraverso attenta gestione delle

    risorse non rinnovabili, sviluppo che regoli vita e lavoro con obiettivi di equitaintragenerazionale , sostenibile nel lungo periodo

    Sostenibilita demografica: popolazione in grado di vivere in maniera accettabile allinterno diun territorio

    Sostenibilita sociale: si basa sul concetto di equita sociale. Non deve esistere sviluppo concondizioni sociali drasticamente diverse (ricchezza estrema e poverta estrema ad esempio)

    Sostenibilita geografica: evitare squilibri territoriali nella distribuzione della popolazione,attivit economiche, sfruttamento del suolo e delle risorse. Fa parte della sostenibilita geograficala politica delle aree protette per la conservazione delle biodiversita

    Sostenibilita culturale: sviluppo che rispetti le diverse culture e le preservi.3.7 Gli interventi a livello globaleLa prima conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui problemi dellambiente si tenne a Stoccolma

    nel 1972. I vari paesi si erano resi conto che il degrado ambientale derivante da uno sviluppoincontrollato stava diventando insostenibile. Il problema pi trattato fu quello dellinquinamento,che rivel il contrasto tra i paesi industrializzati e quelli del Sud del Mondo. I primi volevano porreun freno ai danni allambiente e chiedevano ai secondi di adottare anchessi misure adeguate. Nelcomplesso prevalse il concetto della riparazione piuttosto che della prevenzione.

    Nel 1992 si tenne la conferenza di Rio de Janeiro. Si approfond il contrasto tra i paesi del Nord delMondo, la cui preoccupazione maggiore consisteva nellevitare squilibri ambientali e inquinamenti,e quelli del Sud del Mondo che non volevano vedersi imporre sacrifici prima ancora di avereraggiunto livelli economici e di vita soddisfacenti. Ai paesi pi ricchi spettava il compito di aiutarefinanziariamente quelli pi poveri. Gli stessi paesi industrializzati dovevano accettare di riconvertire

    il loro processo produttivo in una prospettiva di rispetto ambientale. La conferenza si concluse conla stesura dellAgenda 21 che contiene il programma dazione del XXI secolo nei riguardidellambiente..I principali campi dazione a livello internazionale: i consumi la distribuzione del reddito la sostenibilit dellagricoltura la protezione delle foreste la conservazione del patrimonio genetico gli aiuti ai paesi pi poveri la gestione delle acque la regolazione delle emissioni gassose che influiscono sul clima

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    Era un documento di grande importanza perch, oltre ad illustrare la situazione generale di ogniproblema, indicava anche come affrontarlo e con quali mezzi. Il suo limite stava nel fatto che nonponeva nessun obbligo preciso e nessuna sanzione per i paesi che non lo applicano.

    A seguito della conferenza mondiale numerosi sono stati i convegni e i dibattiti a livello regionale.

    Tra questi di particolare importanza la conferenza della Convenzione sul clima tenuta a Kyoto nel1997, che si conclude con la stesure del protocollo di Kyoto, con il quale i paesi firmatari siimpegnavano a ridurre lemissione dei principali gas serra.

    E entrato in vigore nel 2005. Oggi i paesi firmatari sono 170 e si sono impegnati a ridurre del5,2%, nellarco di 10-12 anni, le emissioni di C02.

    LUE ha stabilito una riduzione dell8% e i ministeri europei dellambiente hanno distribuito lequote tra i vari paesi: allItalia tocca una riduzione del 0,5%.Oggi molti enti locali applicano lagenda 21 nella pianificazione territoriale locale

    Nel 2009 a Copenaghen si e tenuta la conferenza sul clima dellONU, alla quale hanno aderito 193paesi. Le aspettative erano alte ma il risultato e stato un deludente documento finale generico esenza precisi impegni da parte dei singoli paesi. Si concorda sulla necessita di contenere entro i 2gradi laumento della temperatura entro il 2050 ma senza specificare le quantita di Co2 che ogni

    paese deve evitare di immettere nellaria.

    3.8 La green economyLa necessita di una green economy, una economia verde, che proponga un nuovo tipo di rapportotra attivit economiche e ecosistema naturale, nasce dallesistenza di problemi ambientali dovutisoprattutto allandazzo tenuti delle economie piu ricche nel corso di questi ultimi 2 secoli.

    Non si tratta di ridurre i consumi ma di produrre in modo diverso. Leconomia verde prende inconsiderazione tutti i danni provocati dalla filiera produttiva (anche gli effetti sul turismo adesempio). Propone misure economiche, legislative, tecnologiche e di educazione pubblica .Opera partendo dal livello locale , tutelando e valorizzando le risorse nellambito globale. Creanuovi posti di lavoro (settore ambientale). Leconomia verde propone un nuovo stile di vita: usaremeno lautomobile, ridurre gli sprechi, acquistare prodotti locali (meno trasporti), valorizzare il

    proprio territorio. Nel complesso la green economi e in grado di creare imprese piu competitive,prodotti piu appetibili e maggiore occupazione, uno slancio per un nuovo tipo di sviluppo

    CAPITOLO 4

    LA POPOLAZIONE4.1 La crescita della popolazione mondiale

    TASSO DI CRESCITA: la differenza tra il tasso di natalit e il tasso di mortalit.

    Quando il numero delle nascite supera il numero delle morti ,il tasso di crescita positivo e lapopolazione aumenta.La popolazione del pianeta nel 2012 ha raggiunto i 7 miliardi . Lumanit arrivata molto tardiallattuale livello di popolamento, in passato epidemie, carestie e guerre decimavano la popolazionein maniera periodica. Raggiunto il primo miliardo in seguito alla rivoluzione industriale nell 800, ci

    volle circa un secolo per raddoppiare tale numero una prima volta (1920) e poi soli 50 anni perraddoppiarlo una seconda volta (4 miliardi nel 1975). Questo aumento fu denominatoESPLOSIONE DEMOGRAFICA. Negli ultimi decenni il tasso di crescita ha cominciato a

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    ridursi. La popolazione mondiale molto giovane: un terzo degli abitanti del pianeta ha meno di 15anni. Negli ultimi decenni notiamo un aumento del tasso di mortalita, causato dal declino dellafertilit, Aids, guerre e genocidi. La crescita inoltre non uniforme in tutto il pianeta: da una parte i

    paesi sviluppati con crescita demografica debolissima come lEuropa (unico continente con saldonaturale negativo), daltra parte i paesi del Sud del Mondo: i principali protagonisti dellaumento

    demografico.

    Scheda 4.2 La transizione demograficaI tassi di mortalit sono legati al tenore di vita e allefficienza del sistema comunitario mentre itassi di natalit paiono legati al modo di vita e al sistema sociale: sono infatti pi alti tra le

    popolazioni con modelli di vita agricoli tradizionali, pi bassi in quelle urbanizzate e industriali.Essi variano nello spazio e anche nel tempo.Per spiegare questa differenza stata elaborata la teoria della transizione demografica che

    prevede un regime demografico antico e uno moderno ,separati da uno stadio di transizione.

    Il regime demografico antico: tipico delle

    societ preindustriali, elevati tassi di natalit,alti tassi di mortalit, il tasso naturale

    prossimo allo zero, la crescita dellapopolazione lenta e irregolare a causa diepidemie ,guerre e carestie.

    il regime demografico moderno : il tasso di

    natalit diminuisce ancora fino ad eguagliarequello di mortalit, il livello della crescita zero per passare poi in alcuni periodi anche aun saldo negativo.

    Lo stadio di transizione si divide in due fasi:

    1.fase:Si riduce la mortalit grazie alle miglioricondizioni di vita e allintroduzione dellecure mediche, mentre la natalit rimane ancoraalta. La crescita si accelera a causa del saldofortemente positivo.

    2.fase:Riduzione del tasso di natalit comeconseguenza della mutata situazionesociale(inurbamento, maggior costo perleducazione dei figli),si ha un rallentamentonella crescita demografica.

    Attualmente in Europa lo stadio di transizione quasi ovunque terminato e i paesi europei sonoentrati nel regime moderno, con saldo che a livello continentale negativo. Tutti gli altri paesi sitrovano in fasi diverse dello stadio di transizione. La crescita maggiore si ha nei paesi in cui si latransizione appena iniziata, quasi tutti i paesi dellAfrica, dellAsia meridionale e della Bolivia.Altri paesi come la Cina stanno invece uscendo dallo stadio di transizione per raggiungere quellomoderno. (anche con metodi discutibili quali pianificazione familiare forzata)

    4.2 La distribuzione della popolazione mondiale.La distribuzione dellumanit sulla superficie terrestre molto ineguale. Esistono parti della Terracompletamente disabitate (dette anecumene) come lAntartide, il Canada settentrionale, gran partedella Groenlandia, la Siberia ecc. La restante superficie delle terre, stabilmente abitata, dettaecumene e presenta densit di popolazione fortemente variabili.Il continente pi densamente popolato lAsia seguita dallEuropa, i meno densamente popolatisono Oceania e America meridionale. La vasta regione Asiatica ospita quasi met della popolazionemondiale. La densit in questarea favorisce unagricoltura di tipo intensivo (manodopera a bassocosto). Le grandi aree industriali urbane sono densamente popolate. In Europa: Inghilterra, regione

    parigina, Francia orientale, Italia e Germania. Negli Stati Uniti :larea dei Grandi Laghi, California.

    Asia orientale: Giappone, regioni costiere della Cina. Al di fuori di queste regioni il popolamento molto discontinuo e concentrato soprattutto nelle aree urbane.

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    4.4 La popolazione come forza produttivaLa popolazione di un paese pu essere considerata una risorsa economica di fondamentaleimportanza, indicata come capitale umano. Si definisce popolazione attiva, linsieme delle personein et lavorativa che lavorano o che cercano un lavoro.

    La percentuale degli attivi legata alla struttura per et: nei paesi giovani ridotta dallalto numerodi bambini e in quelli vecchi dai numerosi pensionati. Non tutta la popolazione attiva realmenteoccupata, essa comprende anche quanti, pur essendo in et lavorativa, non hanno lavoro(disoccupati). La disoccupazione un fenomeno diffuso sia nei paesi ricchi che in quelli poveri. Nei

    paesi industrializzati una percentuale di disoccupati del 3-4% fisiologica, in quanto semprepresente, anche in periodi di crescita economica. Naturalmente i dati spesso sono falsati dal lavorosommerso (o lavoro nero) e dal lavoro dei bambini, (Asia e africa) dove essi rappresentano anche il10% della forza lavoro.

    4.5 Caratteristiche sociali della popolazioneDue caratteristiche della popolazione che hanno notevole importanza sono la sanit e listruzione.

    Oltre il 60% della popolazione del Sud del Mondo dispone oggi di assistenza sanitaria. La speranzadi vita media nel Sud del Mondo aumentata di un terzo: i tassi di mortalit infantile si sonodimezzati. Ci non toglie che esistano ampie zone dove la situazione ancora precaria. Difondamentale importanza per leconomia di un paese inoltre listruzione . In una societ modernaun certo grado di istruzione richiesta a tutti per partecipare alla vita civile politica, inserirsi nellavoro. Tuttavia non sempre laccesso a questo servizio possibile per lintera popolazione: in molti

    paesi del Sud del Mondo lanalfabetismo raggiunge l80% , nel nord il 2% ( Italia1,4%). Il tassodiscrizione a universit solo l8% nel Sud del Mondo contro il 37% dei paesi del Nord delMondo.

    Scheda 4.4 La poverta e il problema alimentareLentita degli squilibri economici mondiali appare chiara se si considera che al mondo circa 1miliardo e 200 mila persone hanno un reddito inferiore ad 1 dollaro al giorno. Gli squilibrimaggiori soprattutto nei paesi poveri (Africa sub sahariana e Asia meridionale) dove sono presenti

    poche persone ricchissime, un numero modesto di famiglie agiate (funzionari statali per lo piu) euna massa al limite della sussistenza. Una delle piu gravi conseguenza dello squilibrio tra redditie la fame e la malnutrizione. Benche grazie a nuove tecnologie sia aumentata la disponibilitaalimentare (miglioramento tecniche agricole e cereali ad alta resa) la situazione disottoalimentazione e peggiorata, soprattutto per 3 motivi: In ambiente rurale si utilizzano ancora tecniche agricole obsolete e quindi si pratica agricoltura

    di sussistenza. In ambiente cittadino molte persone sono troppo povere per acquistare alimenti, anche se essisono disponibili; 30 milioni di persone soffrono fame e carestie a causa delle guerre e dipendono percio dagli

    aiuti internazionali.

    4.6 Lindice di sviluppo umanoLindice di sviluppo umano (ISU) e un parametro che permette la misurazione della qualita dellavita. calcolato annualmente da una commissione dellONU.L'Indice di sviluppo umano, tiene conto di differenti fattori: PIL procapite, alfabetizzazione esperanza di vita.

    La scala dell'indice in millesimi decrescente da 1 a 0 e si suddivide, in base ai quartili (dal 2010),in quattro gruppi: paesi a molto alto sviluppo umano, paesi ad alto sviluppo umano, paesi a mediosviluppo e paesi a basso sviluppo umano.

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    4.7 Le regioni culturaliUna caratteristica che differenzia la popolazione mondiale e il tipo di cultura ( insieme di

    conoscenze, credenze religiose, istituzioni, abitudini, stili di vita, espressioni linguistiche eartistiche).Possiamo quindi tracciare i confini di alcune regioni culturali:

    LEuropa, nonostante sia divisa in 30 stati e 50 lingue diverse, appare culturalmente omogenea(prevalenza di governi democratici, notevole sviluppo industriale, livello di vita medio alto, tassodi scolarita elevato). La civilta europea e multietnica e complessa ed e stata per secoli

    protagonista della storia mondiale (colonizzazione). LAmerica anglosassone (America del Nord ad esclusione del Messico): la popolazione locale

    originaria e quasi scomparsa e con essa la sua cultura. Alle popolazioni anglosassonicolonizzatrici se ne mescolarono altre (africani, Asiatici, latino americani) che portarono con secultura e tradizione, creando una identita del tutto nuova e originale. Oggi questa regione edivisa solo in 2 parti, Stati Uniti e Canada ed ha raggiunto e superato la madrepatria Europa persviluppo economico e tecnologico, il suo modo di vita e modello per il resto del mondo.

    America Latina, comprende Messico, America centrale e quella del sud. Fiorivano antichecivilta, sterminate dagli europei ma opponendosi ai conquistatori riuscirono a mantenere una

    parte della loro identita culturale e linguistica. Nella regione, divisa in 35 stati, convivonobianchi, neri, mulatti e indios. La condizione generale e la marginalita economica, forti tensionisociali, guerriglie e colpi di stato. Elementi di coesione la lingua spagnola e la religione cattolica.

    Area dellIslam: si estende dallafrica settentrionale (o africa bianca) a parte dellAfricasubsahariana, allIndia e Indonesia, lungo la fascia tropicale e subtropicale. La sua popolazioneconta 800 milioni di persone e comprende popoli diversi: arabi, berberi, turchi, persiani, curdiUniti dalla religione musulmana.

    Asia meridionale e orientale: essendo rimaste a lungo isolate non hanno risentito dellinfluenzaeuropea, conservando tradizioni, cultura e religioni. Vi si parlano diverse lingue e si praticano

    diverse religioni: islamica, buddismo, induismo, confucianesimo, scintoismo. Dal punto di vistaeconomico presenta grandi contrasti tra poche aree intensamente industrializzate (Giappone,Corea del Sud, grandi citt della Cina e India, Hong Kong, Singapore, Taiwan) e altre ancoralegare allagricoltura, ma quasi tutte in via di industrializzazione.

    Continente Africano e sud del Sahara (africa nera): isolato dalle altre culture fino alletamoderna in quanto la colonizzazione araba e europea si limitava alle coste. Nonostante la

    penetrazione della regione musulmana conservo per lungo tempo le antiche tradizioni di tipotribale e religioni animiste. Nel secolo scorso gli europei estesero i domini anche nella parteinterna del continente, delimitando i confini delle colonie senza tener conto delle etnie che ciabitavano. Insieme alle loro lingue portarono anche la religione cristiana. Con ladecolonizzazione vennero a formarsi stati privi di unita etnica e sociale, soggetti a contrasti

    interni e rivalita tribali, accomunati solo dalla lingua dei colonizzatori. Nell Africa australe si eformata una regione multirazziale, con maggioranza nera ma elevato numero di bianchi.Entrambi parlano inglese ma sono differenziati dalle condizioni sociali e il tenore di vita

    Australia e Nuova Zelanda, ex colonie inglesi e avvenuta una fusione tra la cultura e istituzionidei colonizzatori e cio che restava del retaggio locale. Questo soprattutto a causa dellalontananza fisica dall Europa e quindi dalla bassa influenza che deriva da questa condizione.Accanto alle attivit economiche importate dai colonizzatori (miniere, piantagioni) sussistonolingua, forme di pesca e agricoltura di tipo tradizionale.

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    CAPITOLO 5Lorganizzazione territoriale degli spazi agricoli

    5.1 Lattivit agricolaLagricoltura comprende, in senso lato, le coltivazioni, lallevamento, leconomia forestale e la

    pesca. Solo un terzo delle terre emerse e coltivato, un altro terzo e ricoperto da foreste e il restanteterzo e improduttivo. Le condizioni naturali (clima, rilievo e qualit del terreno) esercitano uninfluenza tale da poter rendere impossibile o limitare lattivit agricola su determinati territori. Mala dipendenza dellattivit agricola dai fattori naturali non mai diretta ma sempre mediata dascelte e da interventi umani, per questo parliamo di condizioni ambientali.Lo spazio coltivato procapite si e ridotto negli ultimi decenni, a causa dellaumento della

    popolazione mondiale, del fenomeno della desertificazione e dellaumento della superfice occupatada costruzioni umane. La produzione agricola e comunque aumentata ma non e solo destinata allasussistenza: si posso utilizzare terreni per la produzioni di biocarburanti Questo sottrae alimentialla popolazione mondiale, e alcuni stati del Sud del Mondo hanno tentato di porre rimediodeforestando, riducendo quindi il polmone verde della terra. Lagricoltura una delle attivit

    economiche piu diffuse, e fonte di sostentamento di circa la meta della popolazione del Sud. Quiuna grande contraddizione: nel Sud del Mondo l80% della popolazione e dedito allagricoltura esussistono problemi di carenza di cibo. In altri paese basta solo il 2-3% di addetti per coprire ilfabbisogno alimentare ed esportare leccedenza

    5.2 Le condizioni ecologiche ambientaliGli agricoltori moderni sono in grado di combattere le avversita ambientali con lutilizzo dellatecnologia. Il progresso tecnologico in agricoltura si manifesta nella crescente capacita di controlloe trasformazione delle condizioni ambientali (fertilizzanti, irrigazione, bonifiche).

    I fattori fisico-ambientali che condizionano lagricoltura sono tre:1) Il clima e le acque. Una temperatura mensile media di 10 C condizione essenziale per il

    periodo vegetativo. Questa condizione nelle zone intertropicali dura tutto lanno, nelle zonesubpolari solo per periodi molto brevi. Sono necessari almeno 250mm di pioggia allanno madistribuita in maniera regolare. Le zone tropicali ad esempio hanno solo la stagione delle piogge enon sono molto adatte allagricoltura. Da considerare anche la latitudine: a causa della temperaturamedia richiesta, il grano non piu essere coltivato al di sopra del 63 parallelo, il mais e il cotoneancora meno.2) Il suolo: Il suolo un insieme dei detriti minerali misti a sostanze organiche che riveste la crostaterrestre sulla quasi totalit delle terre emerse e costituisce il substrato indispensabile per lecoltivazioni. Il suolo agrario e la sua composizione e fertilit possono essere modificati.

    - unagricoltura predatoria che sfrutta i suoli senza curarsi di rinnovarli, li impoverisce fino arenderli improduttivi .E il caso delle monocolture delle piantagioni.- in un sistema agricolo razionale, i suoli non soltanto vengono reintegrati ma vengonocontinuamente migliorati mediante lavorazione profonda, alternanza di colture e correttivi.

    NellAsia orientale e in Europa i lunghi secoli di agricoltura intensiva hanno favorito la formazionedi suoli particolarmente fertili, in grado di fornire le rese per ettaro pi alte del mondo.3) Il rilievo. Modifica localmente le condizioni climatiche, dal momento che allaumentaredellaltitudine diminuisce la temperatura, aumentano le precipitazioni e si intensifica lazione deiventi. La pendenza del terreno incide significativamente sui tipi e sui metodi di coltura sia per irischi di erosione del terreno sia per le difficolt di impiegare macchine pesanti. Terrazzamentooggi utilizzabile soltanto per colture altamente redditizie (il vigneto pregiato dellarea alpina).

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    I diversi tipi di suolo unite ai diversi tipi di clima permettono di individuare i seguenti tipi di regioniagricole naturali: regioni equatoriali : clima caldo-umido ,fitta vegetazione forestale in parte utilizzata per la

    produzione di legname. In alcune regioni si produce caucciu (Malaysia, Indonesia eAmazzonia), cacao (Ghana e Congo), in altre solo agricoltura di sussistenza.

    regioni della savana: situata nella zona intertropicale a stagione secca, allinterno dei continenti.Temperature elevate e la stagionalit delle precipitazioni, economia pastorale ( nomade come laNigeria e Zambia o di tipo sedentario estensivo come l Australia).E specializzata nellamonocoltura commerciale di caff, cotone, canna da zucchero e frutta(Brasile e Africa centro-meridionale).

    Regioni desertiche: Lestrema aridit dei suoli consente a mala pena lallevamento nomadecome nel Sahara (capre, pecore, cammelli). Le oasi costituiscono le uniche zone irrigue in cui

    pratiche intensive permettono la coltivazione di mais, cotone, canne da zucchero, palma. Regioni monsoniche: Temperature elevate e forti precipitazioni stagionali, queste regioni

    dellAsia meridionale possiedono una fitta vegetazione naturale. Il manto vegetativo originario stato sostituito da unagricoltura intensiva di riso e spesso, nelle stagioni secche si possonocoltivare barbabietole, miglio o fagioli.

    Regioni mediterranee: Estati calde, inverni miti con precipitazioni concentrate nei mesiinvernali. Sono presenti tutti i tipi di coltura agraria che non necessitano di molta acqua (agrumi,olivo, vite, grano duro). Ad eccezione delle aree di latifondo, la propriet agricola tendenzialmente piccola e coltivata intensamente. Sono regioni a clima mediterraneo: le regionidellEuropa meridionale e delle coste settentrionali dellAfrica e del Vicino Oriente, quelle delMar Nero, la California e il Giappone centro-meridionale.

    Regioni temperate: Comprendono le principali aree agricole del pianeta sia perchecorrispondono ai paese piu stabili economicamente sia per il clima temperato: agricolturacommerciale, realizzata intensivamente su appezzamenti di dimensioni medio-piccole in cui

    predominano allevamento, ortaggi destinati ai mercati urbani e cereali (grandi pianurestatunitensi, steppa russa e gran parte dellargentina). Regioni della taiga e del freddo: Grandi boschi e foreste, inverni rigidi e estati brevi

    consentono soltanto unagricoltura rarefatta condotta con tecniche di sussistenza (serre). Prevale:pastorizia nomade, caccia e pesca.

    5.3 Sistemi colturali e societ ruraliStoricamente ciascuna delle grandi aree climatiche ha formato un definito sistema colturale basatosullassociazione di due o pi variet vegetali (riso, piante leguminose nella zona monsonica,grano, vite e ulivo nella zona mediterranea), Questo legame e denominato rapporto tra uomo eambiente. Nel tardo Medioevo nellEuropa laratura profonda, la sostituzione del cavallo con il bue

    determinarono la rapida crescita della produzione agricola. Ci consent di alimentare unapopolazione sempre pi numerosa, fra il XVIII e il XIX secolo le produzioni agricole trovarono piampi sbocchi di mercato. A partire dalla prima met del XX secolo il diffondersi di fertilizzantichimici pesticidi, la selezione scientifica delle piante coltivate e la crescente sostituzionedellenergia umana e animale con quella delle macchine determinarono unulteriore trasformazionedellagricoltura. Attualmente lagricoltura ancora lattivit economica pi diffusa sulla superficieterrestre ma essa occupa meno del 6% della popolazione attiva nei paesi sviluppati ed la principalefonte di sostentamento per pi del 60% della popolazione del Terzo Mondo. Di regola nella suaforma pi moderna presuppone la separazione fisica tra luogo di produzione e luogo di consumo percui necessita di propri sistemi commerciali e reti di trasporto dei prodotti.Le aree maggiormente produttive non corrispondono necessariamente ai pi alti livelli di

    produttivit biologica.Due sono le forme di organizzazione economica dellagricoltura:

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    intensiva: volta ad ottenere la massima produttivita tramite lutilizzo intenso del terreno, disolito situato in aree ad elevata densita di popolazione. Parliamo di agricoltura intensivamoderna se si utilizzano capitali investiti in tecnologie moderne di meccanizzazione(fertilizzazione e irrigazione) e infrastrutture agricole (magazzinaggio, conservazione edistribuzione). Questo tipo di agricoltura si pratica in Europa, Giappone e Israele, territori con

    poca superfice agraria rispetto alla popolazione. Lagricoltura intensiva e tradizionale se siottengono alte rese per ettaro con pochi capitali e poca tecnologia. E unagricoltura policolturale e diffusa in regioni Africane, gran parte dellAsia e America meridionale.

    Estensiva: nella versione moderna tende a ottenere il massimo di produzione per personaimpiegata, utilizza grandi appezzamenti (Canada, Australia e Stati uniti) e elevato livello dimeccanizzazione, si applica in genere ai cereali. Nellagricoltura estensiva tradizionale si fascarso uso di macchinari e investimenti minimi. E lagricoltura meno redditizia, i suoli sonoestesi ma a volte adibiti a pascolo o riposo.

    Scheda 5.1 Agricoltura transgenica e biologicaLinnovazione in agricoltura si muove su 2 fronti opposti: Studi genetici: biotecnologie che modificano il patrimonio genetico delle specie per produrre

    nuove specie immuni dai parassiti o a elevata resa, piu nutrienti o resistenti. Riso e maistransgenici rendono il 40% in piu. Tecnologie usate in Usa, Canada, India, Cina, Brasile eArgentina. Le principali coltivazioni OGM sono soia, mais, cotone e colza ma anche papaia,

    pomodoro, patata, riso e tabacco. In Europa le piu grandi avversita per questo tipo di coltureche non sono viste come naturali, non se ne conoscono gli effetti sulla salute umana e questo

    porta alla nascita del secondo fronte, ovvero Agricoltura biologica: non utilizza sostanza chimiche e utilizza metodi relativamente

    tradizionali. Si pratica in Finlandia, Svezia, Germania e Italia. I prodotti hanno un prezzosuperiore ma incontrano il favore dei consumatori (anche se spesso nascondono truffe: prodotti

    normali venduti come biologici).

    5.4 Superfici aziendali, proprieta della terra e riforme agrarieIn Europa bastano 50 ettari di terreno per essere considerati come grande impresa, in USA 500ettari, in Argentina ci sono appezzamenti anche di 10.000 ettari. Ma valgono molto piu 3 ettari divigneto nella Champagne francese che migliaia di ettari coltivati a cereali. Lineguale distribuzionedella proprieta fondiaria e tipica del Sud del Mondo. Deriva dal colonialismo ma provoca ancoroggi grossi squilibri sociali (pochi ricchi e molti poveri).

    A partire dallultimo dopoguerra in molti paesi del mondo si assistito a una trasformazione

    relativamente profonda del regime di propriet terriera in risposta a molteplici fenomeni: ladecolonizzazione, laccresciuta pressione demografica e linstaurarsi di nuovi regimi politici. Si posto il problema di una riforma agraria.Riforma agraria: una trasformazione sistematica delle strutture fondiarie di uno stato o di unaregione da realizzarsi tramite la divisione delle terre in piccole e medie propriet, gestitedirettamente da contadini, allo scopo di migliorare le tecniche colturali, accrescere la produzioneagricola ed eliminare le cause della conflittualit sociale (nel terzo mondo soprattutto).

    La riforma agraria si realizza attraverso lespropriazione da parte dello stato della grande proprietterriera e la sua ripartizione in fondi di minor dimensione. Questi sono poi assegnati alle famigliecoloniche che poi le coltiveranno in proprio oppure unendosi tra loro in forma cooperativa.Lespropriazione pu avvenire a titolo oneroso, ovvero al vecchio proprietario viene versato un

    indennizzo calcolato sulla base del valore commerciale dei terreni, oppure attraverso confisca (senza corrispettivo) come si verificato in Cina, in Unione Sovietica o in alcuni paesi dell Esteuropeo.

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    NellEuropa settentrionale dove l emigrazione contadina verso i centri urbani ha portato alladrastica riduzione della superficie coltivata e della popolazione rurale, le riforme hanno riunito le

    piccole propriet favorendo la formazione della media impresa agricola.La riforma agraria in Italia: avviata nel 1950 dal ministro dellagricoltura Medici. La riforma tentadi risolvere i sintomi patologici dellagricoltura contadina. Gli interventi di riforma interessarono

    il 28% circa della superficie terrestre privilegiando il sistema latifondista diffuso soprattutto nel sude nelle isole dove prevaleva una delle pi elevate concentrazioni di popolazione rurale dellEuropaoccidentale. Le terre furono espropriate dietro indennizzo versato ai proprietari sotto forma di buonidel tesoro. Il relativo miglioramento delle colture si accompagn ad un risultato economico modestosia perch la crescita della produzione fu inferiore a quella prevista sia perch la sua incidenza suscala mondiale risult limitata.

    5.5 Il commercio dei prodotti agricoliIl consumo alimentare, soprattutto nei paesi sviluppati, ha subito nellultimo secolo profondicambiamenti. La popolazione dei paesi sviluppati vive di una dieta varia, aumenta quindi ladomanda di prodotti nuovi (come alcuni tipi di frutti tropicali) e prodotti di sostituzione, come oli

    vegetali che hanno sostituito i grassi animali. Nei paesi del Sud del Mondo la componentecerealicola della dieta e aumentata, mentre il consumo di carne e pesce e cresciuto solo nelle areea economia emergente ( Cina, India, Brasile).I flussi commerciali mondiali sono caratterizzati da derrate agricole destinate ai paesi del Nord(compresi prodotti tropicali come caffe, cacao, frutta, ecc.). Verso i paesi del sud ci sono flussimeno consistenti e riguardano soprattutto cereali, la componente principale della loro dieta.Il commercio di prodotti tropicali ha avuto effetto sugli equilibri dei paesi del sud, Costa dAvorio eGhana sono grossi esportatori di cacao. Avendo un solo prodotto da esportare sono fortementeinfluenzati dalla domanda e dai prezzi sui mercati mondiali. Una riduzione della domanda o dei

    prezzi (operata dai paesi ricchi: a New York la borsa del caffe, a Londra del the) puo causare crisieconomica nei paesi trasportatori. In generale i cereali costituiscono la quota principale delcommercio mondiale di prodotti agricoli. I maggiori esportatori sono Usa, Canada, Francia,Australia, Thailandia e Argentina. I grandi flussi commerciali di prodotti agricoli sono gestiti dagrandi imprese come Carrefour (Francia), Metro (Germania), Wal-Mart (USA) e Tesco (UK) che dasole commercializzano una quota significativa dei prodotti europei e statunitensi. Vi sono tentatividi accordo tra i paesi del Sud e Nord del Mondo, volti soprattutto allabbassamento dei dazi. LEunon vede di buono occhio la diminuzione dei dazi per paura degli effetti che i prodotti provenientida Sud potrebbero avere sulla produzione interna Eu. Mentre negli anni passati i flussi commercialierano in prevalenza Nord-Nord e Sud-Nord, ora e in crescita il flusso Sud-Sud, come nel caso delBrasile che si rivolge anche a paesi africani, Asiatici o latino-americani. Una nuova tendenza echilometri zero, ovvero lacquisto degli alimenti di produzione locale per evitare inquinamento e

    surriscaldamento del globo (riducendo i trasporti si risparmia inoltre in carburante, emissioni diCo2). In Usa e Europa questa tendenza prende lentamente piede, tramite istituzione di mercatigestiti da imprenditori agricoli locali, il che permette anche un controllo sulla qualita del prodotto.

    5.6 Le strutture territoriali dellagricoltura contemporaneaNelle agricolture tradizionali le relazioni verticali sono dominanti (dipende da condizioni naturali)mentre nelle agricolture moderne o capitalistiche sono piu influenti le relazioni orizzontali(investimenti, andamento del mercato). Per risolvere il problema della fame non e auspicabileapplicare i criteri di agricoltura moderna al Sud del Mondo (vista la mancanza di capitali e mezzi)ma cercare di incentivare la produzione locale di tipo tradizionale. Le forme principali di

    organizzazione degli spazi agricoli sono 4, due tipiche del Sud e due del Nord del Mondo.

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    5.7 Agricoltura di sussistenzaAgricoltura di sussistenza: sistemi agricoli naturali ad alta intensit di lavoro manuale, prevalenza di

    policoltura (piu prodotti nella stessa area), generalmente non prevedono scambi di prodotti. Sottoquesta forma la si ritrova attualmente solamente presso remote comunit dellAmazzonia,dellAfrica e della Nuova Guinea dove ristretti gruppi tribali sopravvivono in un isolamento stabile.

    Il fenomeno della miseria rurale qui diffuso e lagricoltura di sussistenza associata spesso aforme di sottoalimentazione. Tre sono i tipi di agricoltura di sussistenza:1) lagricoltura di sussistenza intensiva, presente dove le colture predominano sullallevamento e ilterritorio tuttavia esiguo se rapportato allelevata densit della popolazione. Cina meridionale,Sud-est Asiatico e lungo le coste indiane. In alcune regioni si sta evolvendo verso una formacommerciale, con la vendita di parte del prodotto in mercati locali, anche se la maggior parte econsumata dallagricoltore e dalla sua famiglia.2) lagricoltura di sussistenza itinerante (del ladang) : la tipica forma di agricoltura tropicaleumida, il tipo di insediamento umano seminomade basato su colture agricole realizzate con ilmetodo del disboscamento .La foresta ,una volta bruciata lascer il posto alle colture; dopo lacoltivazione la foresta si riformer per essere dopo alcuni anni nuovamente incendiata e coltivata.

    Foresta equatoriale e monsonica: lAfrica centrale, lIndonesia, lAmazzonia.Sebbene definita itinerante, questa agricoltura non esclude linsediamento stabile, la popolazionevive concentrata in villaggi di discreta dimensione e adibisce di volta in volta i terreni circostanti acoltivazione. Questa viene fatta ruotare intorno al villaggio trasferendo ogni due o tre anni lecolture(soprattutto mais, manioca, miglio, patata) su nuove porzioni di terreno.3) lagricoltura di sussistenza delle zone semiaride (delle oasi): spazialmente ristretta equantitativamente poco significativa irrigua dal momento che tende a sfruttare le zone umideallinterno di regioni aride (Sahel, a sud del Sahara), Asia centrale ( Turkmenistan, Kazakhistan)levalli del Nilo, le piccole oasi del deserto del Sahara.

    Scheda 5.2 La rivoluzione verdeRealizzata dalla FAO (organizzazione ONU per alimentazione e agricoltura), la rivoluzione verdeconsiste in una serie di misure tese a intensificare la produzione agricola nei paesi del Sud delMondo, attraverso uso di concimi, irrigazione e cereali a elevata resa. Purtroppo i beneficiauspicati non si sono verificati. Benche la produzione sia aumentata ci sono stati una serie dieffetti collaterali dubbi. I vari interventi hanno favorito un numero ristretto di grandi e mediagricoltori che si trovavano nelle condizioni di adottare le innovazioni tecniche e acquistaremacchinari, fertilizzanti e sementi transgeniche, mentre si sono intensificate la denutrizione e lamigrazione dai campi verso i centri urbani. La motorizzazione dellirrigazione ha spesso prodottolinaridimento delle falde superficiali, con conseguenze drammatiche per i piccoli contadini. Solo

    nella pianura indo-gangetica lintroduzione del grano americano ha permesso di attenuare il livellodi sottoalimentazione.

    5.8 Lagricoltura di piantagione nei paesi del Sud del MondoAgricoltura speculativa di piantagione: altamente specializzata nella coltivazione di prodotti tipicidelle regioni a clima tropicale umido ( America centrale e insulare, sud-est del Brasile, Indonesia).E unagricoltura votata interamente allesportazione, predilige la localizzazione lungo le coste e levie navigabili interne (modello di sfruttamento coloniale del passato).Prodotti: caff (America latina, costa davorio, brasile), Th (Sri Lanka), cacao (Africa), zuccherodi canna, caucci e olio di palma (in Malaysia), cacao (costa davorio), il cotone. E unagricolturache fornisce un numero limitato di prodotti, localizzata in alcune grandi regioni altamente

    specializzate. Se lagricoltura di piantagione si era sviluppata gi in epoca coloniale, gli annisuccessivi al secondo conflitto mondiale hanno alterato profondamente lorganizzazione dellosfruttamento agricolo della regione intertropicale. Inizi in questi anni un intensa attivit di

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    investimento con la costruzione di ponti, opere irrigue e la rivoluzione verde ( che mirava aintensificare lutilizzo della terra mediante la meccanizzazione, nuovi programmi irrigui, ladiffusione dei pesticidi e soprattutto lintroduzione di nuove variet di cereali ibridi a elevata resa econ un alto contenuto proteico da destinare allalimentazione della popolazione locale). Una voltaottenuto il controllo dei terreni la grande impresa straniera poteva modificare i regimi colturali,

    introdurre gamme di prodotti pi sofisticati provocando cambiamenti radicali lungo la costaoccidentale dellIndia, nel Messico, in Colombia e in America centrale.Strategia dimpresa in due diverse forme di intervento:1) il coinvolgimento della societ contadina indigena nel sistema produttivo (particolari legislazioninazionali prevengono la grande impresa capitalistica dal diventare proprietaria di terreni); limpresasi limita a controllare indirettamente la produzione dei piccoli proprietari locali, i quali diventano lafigura sociale dominante sebbene dipendente dal sistema agroindustriale. Limpresa si trovacomunque in una condizione di quasi monopolio e intere regioni si trasformano in senso mono

    produttivo (tabacco in Thailandia, arachidi in Africa).2) presuppone lappropriazione fondiaria da parte della grande impresa: la pi diffusa e che megliorisponde alla logica dellagricoltura speculativa di piantagione, lingresso massiccio del capitale

    esterno, lintroduzione di tecnologia avanzata.

    Le conseguenze principali sono state: migrazioni su vasta scala: la popolazione si sposta per lavorare nel nuovo settore agricolo. Si

    passa dal 15 al 50% di immigrati in Costa dAvorio, ad esempio. Lagricoltura speculativa ha quasi annientato lagricoltura tradizionale provocando migrazione

    interna dalle campagne alle citt con conseguente esplosione demografica. Trattandosi di un sistema votato interamente allesportazione esso necessita di strette connessioni

    con i mercati di destinazione dei prodotti. Elementi portanti di queste relazioni sono i centri dicommercio, rappresentato solitamente dal grande posto specializzato (Dakar in Senegal

    specializzata nellesportazione di prodotti oleaginosi, Santos in Brasile per il caffe, Singaporeper il caucciu).

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    5.9 Lagricoltura capitalistica dei grandi spaziE unagricoltura specializzata, altamente speculativa e caratterizzata dalla grande distanza che

    separa i luoghi di produzione dai centri di mercato e di consumo dei prodotti. Al paridellagricoltura di piantagione il suo funzionamento non puo essere capito se non nel pi ampiocontesto internazionale; tuttavia si differenzia dalla precedente per via della localizzazione in

    regioni a clima temperato scarsamente abitate (le grandi pianure degli USA e del Canada, la Pampaargentina, Australia Nuova Zelanda). Si distingue per il suo carattere estensivo (basso rendimentoper unit di superficie), la scarsa quantit di mano dopera impiegata e lalta intensit di capitaleinvestito. Dalle coltivazioni di queste regioni agricole totali provengono enormi quantit di cereali e

    prodotti dellallevamento. La diffusione delle tecniche di trasporto, i macchinari agricoli, bassi costidi produzione e dei terreni posero i produttori di queste regioni nelle condizioni di competere consuccesso con quelli delle vecchie regioni agrarie europee. La disponibilit quasi illimitata di spazio un fattore essenziale per il funzionamento di questa agricoltura. Ci consente di adeguare loffer