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1 Dalla crisi allo sviluppo: quali strategie per le PMI Convegno di chiusura del Progetto Filiera Regione del Veneto mercoledì 3 giugno 2009 Aula Archivio Antico - Palazzo del Bo Università degli Studi di Padova Via VIII febbraio 2, Padova 1. Perchè questo Convegno (a cura di Adriano Birolo) 1.1 Il progetto Filiera All’interno del progetto “Disciplina delle aggregazioni di filiera, dei distretti produttivi ed interventi di sviluppo industriale e produttivo locale” la Regione del Veneto, nel 2006, ha deciso di attivare una linea di policy sulla formazione di alto livello con l’obiettivo di orientare una parte della normale didattica universitaria ad un approfondimento delle tematiche dei distretti produttivi. Per questo obiettivo, attraverso lo strumento giuridico della convenzione, ha stanziato dei fondi per sostenere e incentivare corsi di laurea specialistici (ora magistrali) e corsi di master, già in essere presso le tre università venete generaliste, Padova, Verona e Venezia Cà Foscari. Dopo una ricognizione con i rappresentanti delle tre università coinvolte, tenuto conto della varietà dell’offerta formativa connessa spesso con le specificità dei rispettivi mercati locali del lavoro, i corsi di studio oggetto del sostegno della Regione sono stati quelli che, da punti di vista scientifici e con impostazioni metodologiche molteplici, ruotavano o potevano essere piegati intorno al tema dei distretti produttivi locali e delle piccole e medie imprese. Vengono finanziati corsi di studio appartenenti alle facoltà di Economia, Verona e Venezia, alla facoltà di Scienze Politiche, Padova, alla facoltà di Scienze Matematiche, Verona, alla facoltà di Lettere, Verona, alla facoltà di Ingegneria, Padova. Nello specifico: Per Padova il Master in "Regolazione politica dello sviluppo locale", facoltà di Scienze Politiche; la laurea specialistica in "Economia dei sistemi produttivi", facoltà di Scienze Politiche; la laurea specialistica in "Ingegneria gestionale", facoltà di Ingegneria. Per Venezia Cà Foscari il Master in "Progettazione comunitaria", sostituito poi con laurea specialistica in "Economia degli Scambi Internazionali", le lauree specialistiche in "Economia dello sviluppo locale" e in "Economia in gestione delle reti", sempre all’interno della facoltà di Economia. Per Verona il Master in "Logistica integrata Supply Chain Integrated Management", facoltà di Economia, la laurea specialistica in "Editoria e comunicazione multimediale", facoltà di Lettere e Filosofia, la laurea specialistica in "Informatica", facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali. Come si sostengono questi corsi di studio? Ciascun corso dispone di sedici borse di studio di frequenza del valore unitario di 1.000 euro, di due borse ancora di 1000 euro per lo svolgimento di stage presso enti o istituzioni di ricerca impegnati nell'analisi dei distretti produttivi, di tre premi di laurea, ciascuno del valore 1.600 euro, per tesi elaborate e/o svolte presso o in collaborazione con imprese o enti di uno specifico distretto produttivo che discutano le potenzialità di innovazione e di sviluppo dell'impresa e/o del distretto.

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Dalla crisi allo sviluppo: quali strategie per le PMI

Convegno di chiusura del Progetto Filiera

Regione del Veneto

mercoledì 3 giugno 2009 Aula Archivio Antico - Palazzo del Bo

Università degli Studi di Padova Via VIII febbraio 2, Padova

1. Perchè questo Convegno (a cura di Adriano Birolo) 1.1 Il progetto Filiera All’interno del progetto “Disciplina delle aggregazioni di filiera, dei distretti produttivi ed interventi di sviluppo industriale e produttivo locale” la Regione del Veneto, nel 2006, ha deciso di attivare una linea di policy sulla formazione di alto livello con l’obiettivo di orientare una parte della normale didattica universitaria ad un approfondimento delle tematiche dei distretti produttivi. Per questo obiettivo, attraverso lo strumento giuridico della convenzione, ha stanziato dei fondi per sostenere e incentivare corsi di laurea specialistici (ora magistrali) e corsi di master, già in essere presso le tre università venete generaliste, Padova, Verona e Venezia Cà Foscari. Dopo una ricognizione con i rappresentanti delle tre università coinvolte, tenuto conto della varietà dell’offerta formativa connessa spesso con le specificità dei rispettivi mercati locali del lavoro, i corsi di studio oggetto del sostegno della Regione sono stati quelli che, da punti di vista scientifici e con impostazioni metodologiche molteplici, ruotavano o potevano essere piegati intorno al tema dei distretti produttivi locali e delle piccole e medie imprese. Vengono finanziati corsi di studio appartenenti alle facoltà di Economia, Verona e Venezia, alla facoltà di Scienze Politiche, Padova, alla facoltà di Scienze Matematiche, Verona, alla facoltà di Lettere, Verona, alla facoltà di Ingegneria, Padova. Nello specifico: Per Padova il Master in "Regolazione politica dello sviluppo locale", facoltà di Scienze Politiche; la laurea specialistica in "Economia dei sistemi produttivi", facoltà di Scienze Politiche; la laurea specialistica in "Ingegneria gestionale", facoltà di Ingegneria. Per Venezia Cà Foscari il Master in "Progettazione comunitaria", sostituito poi con laurea specialistica in "Economia degli Scambi Internazionali", le lauree specialistiche in "Economia dello sviluppo locale" e in "Economia in gestione delle reti", sempre all’interno della facoltà di Economia. Per Verona il Master in "Logistica integrata Supply Chain Integrated Management", facoltà di Economia, la laurea specialistica in "Editoria e comunicazione multimediale", facoltà di Lettere e Filosofia, la laurea specialistica in "Informatica", facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali. Come si sostengono questi corsi di studio? Ciascun corso dispone di sedici borse di studio di frequenza del valore unitario di 1.000 euro, di due borse ancora di 1000 euro per lo svolgimento di stage presso enti o istituzioni di ricerca impegnati nell'analisi dei distretti produttivi, di tre premi di laurea, ciascuno del valore 1.600 euro, per tesi elaborate e/o svolte presso o in collaborazione con imprese o enti di uno specifico distretto produttivo che discutano le potenzialità di innovazione e di sviluppo dell'impresa e/o del distretto.

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Nell’insieme, queste iniziative, hanno coinvolto attivamente non meno di 180 studenti con un impegno economico della Regione di circa 200.000 euro. Alla fine di questa mattinata l’Assessore all’Economia Vendemiano Sartor, affiancato dal Professor Giuseppe Tondello, Prorettore ai rapporti con le imprese dell’Università di Padova, consegnerà gli attestati dei premi di laurea ai vincitori, intendendo con questo segno riconoscere l’apporto costruttivo di tutti i 180 studenti partecipanti alla realizzazione del progetto. La Regione ha fornito un’altra ulteriore rilevante forma di sostegno a questa linea di politica dell’alta formazione. Ciascuno dei nove corsi di studio ha ricevuto in dote un contributo di 11.000 euro per lo svolgimento di un insieme di seminari sui temi dei distretti industriali veneti e della gestione delle PMI, specifici a ciascun tipo di corso finanziato e coerenti con i curricula di studi seguito dagli studenti. Questa scelta della Regione è stata assai lungimirante perchè ha stimolato i docenti a riprogettare il contenuto della didattica, di matrice scientifica o organizzativa, deviandola dalla tradizionale lezione frontale e recuperando modalità di trasmissione del sapere più coinvolgenti, più partecipate, in definitiva più critiche. Con tratti di similarità a quelle che già si realizzavano nelle università italiane di trent’anni fa e che le successive riforme si sono curate di ricondurre a forme più ortodosse caratterizzate da una più precisa organizzazione degli studi e ma con contenuti affatto standardizzati. Nel sito del Convegno compare l’elenco dei seminari organizzati nelle tre università. A ragione delle norme assai rigide, sempre più di impronta liceale, che oggi governano l’organizzazione della didattica, va ammesso che la realizzazione dei seminari è stata più agevole per i master che non per i corsi di laurea. 1.2 La forma dell’intervento I contributi per sostenere l'intero quadro delle attività sopra descritte sono stati erogati all'Università degli Studi di Padova in qualità di soggetto capofila dell'Associazione Temporanea di Scopo tra le tre università, appositamente costituita. La convenzione tra la Regione e l’ATS è stata siglata nel mese di marzo 2007. Dopo alcuni passaggi burocratici il primo avvio del progetto si è osservato nel successivo mese di giugno con il convegno di apertura “Innovazione, distretti industriali e filiere globali: il caso del Veneto”. Le attività didattiche hanno preso avvio nel settembre successivo e sono proseguite per tutto il 2008, con i premi di laurea attribuiti fino a comprendere i laureati della sessione invernale del 2008. 1.3 Un aspetto critico su cui riflettere Non tutto quanto si prevedeva di realizzare è andato a buon fine. Il progetto di organizzare più scuole a carattere interdisciplinare di una giornata ciascuna su temi centrali per la comprensione dei distretti distribuite nelle varie sedi a cui far partecipare gli studenti delle diverse facoltà che usufruivano delle borse di frequenza non ha avuto corso. L’idea era quella di realizzare una sorta di Summer School itinerante su argomenti non affrontati nei corsi istituzionali coinvolgendo come docenti anche gli attori istituzionali (funzionari regionali, delle camere di commercio, responsabili dei distretti, ecc..). La ragione dell’insuccesso risiede in parte nelle regole di gestione delle risorse che gli atenei si sono date, in accordo con la Regione. I centri di spesa di fatto, formalmente coordinati dall’università di Padova come capofila dell’ATS, sono stati nove. Questa scelta ha condotto ad una frantumazione e separazione delle iniziative che ha favorito il prodursi di duplicazioni e di diseconomie di scala. L’assenza di informazioni su ciò che si stava mettendo a coltura nell’orto del

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vicino ha generato al contempo sovrapproduzioni di iniziative e carenza di produzioni con inutilizzi di varia dimensione delle risorse rigidamente attribuite. Come se in taluni mercati la domanda avesse trovato limitazione nell’offerta e in altri la scarsa domanda avesse lasciato inutilizzate le capacità dell’offerta. A questo risultato ha contribuito non solo la rigidità delle regole amministrative ma anche il desiderio di una parte dei docenti coinvolti di presidiare esclusivamente il proprio spazio vitale e di non investire risorse progettuali in nuove e rischiose modalità didattiche. 1.4 A futura memoria Va riconosciuto alla Regione, con questo intervento, un risultato forse inatteso. A memoria di molti, questo progetto, pur con tutti i limiti sopra discussi, è uno dei pochi esempi parzialmente riusciti di un tentativo, esplicitamente promosso dalla Regione, di sostenere una collaborazione tra università su un obiettivo coordinato e unidirezionale che pone al margine logiche di tipo banalmente concorrenziale o, peggio, campanilistiche. La volontà della Regione che le università collaborassero ha trovato un limite nell’istintivo agire degli organismi universitari a cercare sempre e comunque la “visibilità” attraverso l’accapparrasi di risorse, di idee, di progetti oltre che degli studenti. E’ questa una questione di assenza di fatto di una programmazione degli interventi formativi a livello regionale il cui esito è per lo più la moltiplicazione di iniziative simili che genera spreco di risorse pubbliche.

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2.1 Il convegno Questo convegno è l’atto finale del progetto Filiera, il grande seminario conclusivo. Le tre sezioni riflettono le grandi aree culturali su cui la didattica ha operato, in tutte tre le università: l’area dell’innovazione tecnologica con il corso di laurea in Informatica a Verona e il corso di laurea in Ingegneria Gestionale a Padova-Vicenza; l’area dell’organizzazione economica e politologica distrettuale con Scienze Politiche di Padova ed Economia a Venezia Cà Foscari; l’area della proiezione internazionale dei distretti con Verona e il Master in Logistica e con Venezia-Treviso e la laurea specialistica in Economia degli scambi internazionali. I contributi della prima sezione analizzano il ruolo dei distretti nella ricollocazione geografica delle produzioni di fase e/o finali e le politiche commerciali della Unione Europea. I processi di internazionalizzazione che stanno coinvolgendo le imprese più dinamiche ridisegnano la matrice tecnico-economica della economia locale con effetti di rilievo sui livelli di occupazione, sulla sua composizione settoriale e per mansioni. In questo contesto in movimento, fluido, che solleva le maggiori preoccupazioni dei policy makers, si inseriscono i prodotti del nostro lavoro di docenti, i laureati, che sempre più, i dati di Almalaurea lo mettono in evidenza, si trovano disallineati rispetto alla domanda di lavoro che proviene dal tessuto produttivo locale. Stiamo assistendo al paradosso di un’economia locale dinamica che importa forza lavoro di medio-basso livello e spinge alla esportazione la forza lavoro di livello elevato generata sul territorio. La seconda sezione è tutta dedicata alle politiche regionali, sia economiche che di disegno istituzionale. Per effetto di alcune legislazioni introdotte nel passato recente ad anticipare alcuni tratti del federalismo futuro la politica microeconomica strutturale sembra sempre più essere affidata alle istituzioni regionali secondo una logica di sussidiarietà. La Regione espone, rende visibile, la sua mano attraverso un insieme di linee di azione che incidono nella matrice strutturale dell’economia locale. Promuovendo e incentivando l’adozione di specifiche innovazioni o di best practice all’interno delle imprese; o finanziando studi tecnici di base finalizzati a una ricaduta industriale; sostenendo con specifici interventi finanziari gli investimenti in alcuni settori o filiere; o accompagnando alla transizione i comparti in declino. Il campo di intervento diretto, visibile, della poltica regionale è dunque assai ampio. La Regione interviene anche al contorno della matrice tecnologica promuovendo azioni che rendono più fluido il funzionamento dell’economia regionale. Ciò che gli economisti interpretano come azioni per la riduzione dei costi di transazione. Rientrano in questo ambito le politiche che fissano o eliminano regole e le politiche della formazione, di cui questo progetto è un esempio. In questo secondo ambito di intervento la mano della Regione è solo indirettamente visibile. Ci si può chiedere se ci sia stata finora una valutazione dell’efficacia di queste linee di policy condotte, secondo i criteri consolidati nella pratica delle ricerca e soprattutto una valutazione sviluppata non su commissione delle stesse autorità regionali. La terza sezione è stata ideata per guardare alla struttura manifatturiera dell’economia veneta nel periodo buio della crisi odierna, alle conseguenze che ne derivano per effetto delle ricomposizioni settoriali messe in moto dalla globalizzazione e dalle risposte eventuali alla corrente crisi. Si discutono le alternative aperte, le direzioni possibili. Ha ancora un futuro l’economia manifatturiera come la conosciamo o si farà spazio un’economa meno materializzata quale veicolo per conservare e migliorare il livello del reddito regionale? Ciò che è bene per il mondo delle imprese lo è anche per il territorio e per chi ci vive?

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3. Alcuni dati sull’economia veneta su cui riflettere Chiudiamo questa introduzione con alcuni dati statistici che sono indicatori di alcuni problemi. 3.1 La produttività scende I dati statistici di fonte Istat segnalano una stagnazione generalizzata della produttività del lavoro. Le cause possono essere molteplici. Insieme danno corpo alla tesi del “declino” (Slide 1, 2). Il Veneto non ne è esente. Tutt’altro. Ma un gruppo di studiosi individua alcune contraddizioni tra i dati macroeconomici e diverse osservazioni microeconomiche sul successo di molte imprese sui mercati esteri in un periodo di rivalutazione dell’euro. Usando deflatori diversi le nostre quote sul commercio internazionale non sembrano esser declinate e i prezzi all’esportazione risultano in netta crescita, indicando un progressivo miglioramento della qualità delle esportazioni nazionali o/e una crescita nel potere di mercato (Slide 3, 4, 5), che ha i medesimi effetti. 3.2 Il mercato del lavoro di chi studia scienza L’innovazione tecnologica richiede strumenti che incorporano conoscenza astratta e applicata: fisici, matematici, chimici e ingegneri. Almalaurea segnala un netto peggioramento della situazione occupazionale del laureato di area scientifica dal 2002 al 2007 in assoluto e rispetto ai dati del medesimo periodo delle università di Bologna e di Torino. Sale in modo macroscopico l’occupazione atipica (precaria). Un dato drammatico è l’assorbimento nel mondo dell’industria caduto per Padova al 3% dal 34% del 2002. Anche per Bologna e Torino vi è stata una caduta nel tasso di assorbimento dell’industria ma meno forte (slide 6) Il laureato in ingegneria di Padova mostra una minore adattabilità della sua formazione al lavoro in cui trova impiego, rispetto al laureato di Bologna e Torino. Questa adattabilità è peggiorata dal 2002 al 2007. Indice che il nostro prodotto è via via meno in sintonia con il segmento del mercato del lavoro a cui fa riferimento. Il laureato ingegnere di Padova trova più lavoro stabile rispetto al laureato di Bologna e Torino, pur calando di livello rispetto al 2002, livello che è invece in crescita per Bologna e Torino. Il neo ingegnere padovano trova più occupazione nell'industria rispetto a Bologna e Torino, ma l’assorbimento è in calo netto rispetto 2002 (slide 7). 3.3 La domanda di lavoro di elevata qualificazione che proviene dal territorio L’altro lato della medaglia spiega largamente le difficoltà di occupazione sul territorio del laureato in materie scientifiche. La banca dati Excelsior-Unioncamere indica che il Nord Est è l’area del paese in cui l’assorbimento dei laureati è il piu basso (slide 8). Il Veneto è la regione che spende meno per abitante per la ricerca e per la ricerca presso le imprese. Infatti il rapporto abitanti per ricercatore e per ricercatore presso le imprese è il più elevato (slide 9). La conseguenza è che il Veneto presenta un elevatissimo deficit della bilancia tecnologica, pari a un quarto dell’attivo nazionale (slide 10). Per le slide, http://polisdoc.cab.unipd.it/appuntamenti/progetto-filiera, “Introduzione” di Adriano Birolo

Produttività del lavoro nell’industria per ora lavorata, anno base 2000=100

da A. Lanza e L. Stanca, “La crisi post-euro dell’industria italiana: problemi

al motore o anche al contachilometri?” Imprese&Territorio n. 2 marzo 2007

Dinamica dei prezzi relativi delle esportazioni

Fonte : OECDIl grafico è tratto da Lorenzo Codogno, “Two Italian Puzzles: Are Productivity Growth and Competitiveness Really so Depressed?”, MEF Nー2 - March 2009, Working Papers

Valori unitari, volume e fatturato delle esportazioni italiane di macchine verso gli Stati

Uniti (1966=100)

Source: UN Comtrade database e Bogdan Lissovolik Trends in Italy’s Nonprice Competitivenes?, IMF WP 08/124

SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE,

NATURALI PADOVA BOLOGNA TORINO

2007 2002 2007 2002 2007 2002

Laurea s. Laurea Laurea s. Laurea Laurea s. Laurea

Condizione occupazionale (%)

Lavora 47,8 54,2 60 53,8 57,8 61,6

Non lavora e non cerca 40,6 25,0 31,3 25,6 28,6 23,2

Non lavora ma cerca 11,6 20,8 8,7 20,5 13,6 15,3

Totale lavoro stabile 27,3 34,6 32,2 28,6 34,1 42,7

Inserimento/formazione lav./apprendistato 15,2 26,9 13,3 17,9 16,5 16,2

Totale atipico 54,5 38,5 51,1 45,2 45,9 35,9

Senza contratto 3,0 0 3,3 7,1 3,5 5,1

Totale industria 3,0 34,6 10,0 23,8 12,9 24,8

Utilizzo delle competenze acquisite

con la laurea (% )

In misura elevata 51,5 50 63,3 38,1 44,7 43,6

In misura ridotta 36,4 34,6 28,9 39,3 36,5 36,8

Per niente 12,1 15,4 7,8 22,6 18,8 19,7

Efficacia della laurea nel lavoro svolto

( % )

Molto efficace/Efficace 57,6 56,0 66,3 52,5 58,2 55,7

Abbastanza efficace 27,3 32,0 21,3 22,5 27,8 26,1

Poco/Per nulla efficace 15,2 12,0 12,4 25,0 13,9 18,3

INGEGNERIA PADOVA BOLOGNA TORINO POLI

2007 2002 2007 2002 2007 2002

laurea s. Laurea laurea s. Laurea laurea s. Laurea

Condizione occupazionale (%)

Lavora 82,0 83,8 81,9 79,5 79,6 81,3

Non lavora e non cerca 13,6 6,1 10,3 8,9 14,0 8,6

Non lavora ma cerca 4,5 10,1 7,8 11,6 6,4 10,1

Totale stabile 42,9 45,9 36,2 30,2 47,3 39,0

Inserimento/formazione lav./apprendistato 24,6 26,1 24,5 37,9 18,6 30,2

Totale atipico 31,8 26,1 37,3 30,6 33,8 28,9

Senza contratto 0,4 1,4 1,9 1,3 0,3 1,6

Totale occupati nell'industria 60,3 63,8 54,0 64,2 55,2 61,8

Utilizzo delle competenze acquisite

con la laurea (%)

In misura elevata 51,2 52,7 55,6 56,0 52,9 56,6

In misura ridotta 44,9 44,0 40,9 38,4 41,5 38,5

Per niente 3,9 2,9 3,5 5,2 5,6 4,9

Efficacia della laurea nel lavoro svolto

(%)

Molto efficace/Efficace 55,8 62,6 62,0 70,0 61,5 66,9

Abbastanza efficace 37,4 32,5 33,5 25,1 32,6 28,6

Poco/Per nulla efficace 6,8 4,9 4,4 4,8 5,9 4,5

Da Excelsior Unioncamere, domanda di lavoro

TITOLO DI STUDIO DEI LAVORATORI (%)

Basso Medio Alto

Italia 1998 49,0 43,8 7,2

Italia 2008 25,4 52,2 22,4

NO 2008 24,3 53,4 22,3

NE 2008 25,7 56,2 18,1

Centro 2008 25,9 47,2 26,9

Sud e isole 2008 26,0 51,7 22,3

Fonte: Istat

Bilancia tecnologica

saldi, migliaia di euro,

2007

valori %

Veneto -223452 -27

Emilia -80671 -10

Piemonte 333028 41

Lombardia 672375 82

Italia 816868 100

Fonte Unioncamere Veneto e Banca di’Italia