16
IL 22 MARZO E A PASQUA, TUTTI INSIEME PER DIFENDERE L’ACQUA E PORTARLA DOVE MANCA Autorizzazione del Tribunale Ancona n. 5109 del 23/09/99 rilasciata al Presidente CVM. Poste italiane SpA - Sped.in Abb. Post. DL. 353/2003(conv. In L. 27/02/2004n.46) art.1, comma 2 DCB Ancona n. 35 - II SERIE marzo 2013 - Dir. Resp. Anna Rita Principi - SEDE legale: P.zza S. Maria 4, 60121 Ancona - Tel/Fax 0 71202074 - e-mail: [email protected] - sito web: www.cvm.an.it CAMPAGNA DI PASQUA “UN POZZO DI SORPRESE”: PARTECIPA ALLA NOSTRA WATER RACE! LAND GRAB O POSSIBILITÀ DI SVILUPPO? DA MARZO IL È DISPONIBILE ANCHE ONLINE SU www.cvm.an.it UNA SPERANZA CHE CRESCE CON VOI

CVM WebFlash

Embed Size (px)

DESCRIPTION

magazine online a cura di CVM Comunità Volontari per il Mondo. Articoli e approfondimenti sui temi della cooperazione internazionale. Aggiornamenti sui progetti (acqua, orfani di strada, donne e AIDS) in Etiopia e Tanzania e sull'intercultura in Italia.

Citation preview

Page 1: CVM WebFlash

IL 22 MARZO E A PASQUA, tUttI InSIEME PERdIfEndERE L’AcQUAE PORtARLA dOvE MAncA

Aut

oriz

zazi

one

del

trib

unal

e A

ncon

a n.

510

9 de

l 23/

09/9

9 ri

lasc

iata

al P

resi

dent

e c

vM. P

oste

ital

iane

SpA

- S

ped.

in A

bb. P

ost.

dL.

353

/200

3(co

nv. I

n L.

27/

02/2

004n

.46)

art

.1, c

omm

a 2

dc

BA

ncon

a n.

35

- II

SER

IE m

arzo

201

3 -

dir

. Res

p. A

nna

Rit

a P

rinc

ipi -

SEd

E le

gale

: P.z

za S

. Mar

ia 4

, 601

21 A

ncon

a -

tel/

fax

0 71

2020

74 -

e-m

ail:

cvm

@cv

m.a

n.it

- s

ito

web

: ww

w.c

vm.a

n.it

DENTRO C’È UNASORPRESA MERAVIGLIOSA...

Campagna di pasqua“Un pozzo di sorprese”:partecipa alla nostra Water race!

Land grabo possibilità di svilUppo?

Da marzo il

è Disponibileanche online suwww.cvm.an.it

UnA SPERAnZA chE cREScE cOn vOI

Page 2: CVM WebFlash

rEdaZiOnEAttilio AscaniDon Mario MoriconiMarian LambertGiovanna CipollariGelsomina ViscioneRenzo FranchellucciMaria Pia Fasano

CapOrEdaTTOrEClaudia Mazzaferro

dirETTOrEAnna Rita Principi

graFiCaGiovanna Zega

sTampaLitografia Viscardi

sEdE OpEraTiVaPorto San Giorgio,Viale delle Regioni, 6Tel. 0734 [email protected]

cAMPAgnA PASQUA 2013/editoriale/FaMe di pane e di FUt

EdiTOriaLE / pag 1FaMe di pane e di FUtUro

Campagna di pasqua / pag 2“Un pozzo di sorprese”:partecipa alla nostra Water race!

22 marZO 2013 / pag 4diFendiaMo l’acqUa dUe volte!

L’aCqua in iTaLia / pag 5 ne parliaMo con paolo carsetti(MoviMento per l’acqUa pUbblica)

L’aCqua nEL mOndO / pag 8Una giornata nella terra del caFFè... dove l’acqUa è vita

L’aCqua nEL mOndO / pag 10coMplesso o seMpliceMente diverso?

CVm in ETiOpia / pag 12i progetti in corso

Land grab / pag 13o possibilità di svilUppo?

Page 3: CVM WebFlash

fAME dI PAnE E dI fUtUROLangute Chafe è un agglomerato rurale, nel Sud dell’Etiopia, di circa 1000 famiglie che devono fare i conti con una natura ostile e matrigna. Da dove è situato l’edificio, guardando verso Est, si gode una visuale mozzafiato, la Rift Valley si apre per decine di chilometri sotto di noi.Intorno a noi c’è però una pietraia semi arida, dove i contadini devono contendere la poca terra disponibile alle piogge torrenziali (quando arrivano) che scavano canaloni e portano via quello che c’è di buono fra le pietre.La gente di Langute Chafe non ha acqua da bere, i pochi pozzi disponibili sono lontani 2-3 ore di strada. La terra è matrigna anche nel sottosuolo: il pozzo che abbiamo scavato per loro, appena 2 mesi fa, a 240 metri di profondità ha molta acqua, ma un contenuto di fluoro 4 volte superiore a quello consentito dall’OMS. Bere quell’acqua per un periodo prolungato rallenterebbe la calcificazione nel corpo, con conseguenze pesanti soprattutto per i bambini.L’acqua di quel pozzo non si potrà usare senza costosi trattamenti. Ora siamo alla ricerca di un’altra possibile soluzione, ma non sarà semplice perché la terra di Langute è poco ospitale.La condizione di questa comunità non è

unica, anzi è destinata a diventare sempre più consueta, in Etiopia ed in altri Paesi Africani.La terra, quella buona, situata nelle ampie valli pianeggianti, attraversate da fiumi che con un certo investimento possono essere sfruttati per irrigare i campi è oggi l’ultima frontiera per le grandi imprese internazionali.Il cibo nel Mondo comincia a scarseggiare, i prezzi aumentano, in Africa, anche in Etiopia ci sono terre che con adeguati investimenti possono rendere bene. Grandi imprese asiatiche ma anche occidentali si stanno posizionando, accaparrandosi per un costo irrisorio, le terre migliori, per produrre biocarburanti, zucchero, cereali da esportare.Di fronte a queste acquisizioni, ai piccoli contadini non resta che scegliere di ritirarsi verso terreni marginali, meno produttivi e meno ospitali, come quelli di Langute Chafe, oppure lavorare nelle grandi aziende alle condizioni che vengono imposte dai proprietari.Anche la FAO, con la lentezza che caratterizza le Agenzie delle Nazioni Unite, nel Report 2012 raccomanda che “I governi hanno una responsabilità speciale per aiutare i piccoli proprietari a superare le difficoltà che devono affrontare

ad espandere le loro attività produttive e per garantire che i grandi investimenti in agricoltura siano socialmente utili ed ecologicamente sostenibili.”Ovviamente si tratta di una raccomandazione che cade nel vuoto, o peggio, si scontra con la decisione dei Paesi del G8 nel Maggio 2012 di sostenere i grandi investimenti in agricoltura in Africa. Così avviene che i grandi investitori possano beneficiare di aiuti internazionali, crediti agevolati dei governi occidentali e Banca Mondiale, e poco o niente resta per i piccoli contadini.E’ proprio su questi temi che la CIDSE, la rete delle ONG Cattoliche Europee sta promuovendo una campagna europea, perché sia data maggiore attenzione ai piccoli agricoltori, in grado di produrre in modo economicamente ed ecologicamente sostenibile, se adeguatamente sostenuti.Il controllo delle risorse, dell’acqua e della terra, è la nuova frontiera dove il capitalismo finanziario, affamato di riso e di biocarburanti, si scontra con i diritti umani, elementari, delle persone. E la storia rischia di ripetersi.

aTTiLiO asCaniDirettore FOCSIV

1

Page 4: CVM WebFlash

DENTRO C’È UNASORPRESA MERAVIGLIOSA...

cAMPAgnA PASQUA 2013/dentro c’è Una sorpresa Meravigliosa: la vita!

A Bonga (Kaffa) e Wolayta, in Etiopia, ci sono 8.000 bambini che hanno sete. Percorrono ogni giorno, con le loro mamme, decine di chilometri per raggiungere una pozza d’acqua sporca e contaminata. E pur di bere rischiano di morire.

A Pasqua, promuoviamo la campagna di raccolta fondi e di sensibilizzazione “Un Pozzo di Sorprese”, con l’obiettivo di garantire acqua potabile a 24.000 persone che vivono a Bonga e Wolayta e di migliorare le condizioni igienico-sanitarie delle stesse comunità.

inFO:[email protected]@yahoo.comtel. 0734 674832 oppure 0871 349406

COsa puOi FarE Tu?cOn €10 PARtEcIPI ALLA nOStRA WaTEr raCE E AZZERI LA dIStAnZA chE SEPARA I BAMBInI dI BOngA E WOLAytA dALL’AcQUA POtABILE!

SEgUI LA nOStRA cAMPAgnA Un POZZO dI SORPRESE SUL SItOWWW.cvM.An.It OPPURE SULLA nOStRA PAgInA fAcEBOOk cOMUnItà vOLOntARI MOndO

Oppure

•Acquistare le nostre uova direttamente ai banchetti itineranti (Marche, Abruzzo, Lombardia e Veneto) sui cui sarete sempre aggiornati sulla nostra pagina Facebook

•Recarti nelle nostre sedi dove le uova sono sempre disponibili

Ora più che mai abbiamo bisogno di voi! Diffondete la nostra proposta, aiutateci a donare la sorpresa migliore che un bambino possa trovare dentro a un uovo: la vita! E’ importante che i nostri bambini sappiano quanto vale un gesto semplice come scartare un uovo di Pasqua. La sua felicità sarà la stessa felicità che un bambino in Etiopia può provare bevendo un bicchiere di acqua pulita.

Offriamo un ottimo uovo di cioccolato da 400 gr, sia al latte che fondente, con sorpresa, senza OGM, realizzato utilizzando del vero burro di cacao e a KM 0, prodotto da Giammarini di San Benedetto del Tronto (AP), a fronte di un’offerta libera minima di € 10,00 per ciascun uovo.

2

Page 5: CVM WebFlash

PERché Un BAMBInOfELIcE è LA PRIMA PROMESSA dI Un MOndO MIgLIORE

3

Page 6: CVM WebFlash

22 MARZO 2013celebriaMo l’acqUae diFendiaMola 2 volte!Nel 2010 l’Assemblea Generale ha proclamato il 2013 “Anno della cooperazione internazionale nel settore idrico”. L’Anno della cooperazione serve a sensibilizzare l’opinione pubblica e a promuovere azioni sui molteplici aspetti della cooperazione nel settore idrico, come lo sviluppo economico sostenibile, i cambiamenti climatici e la sicurezza alimentare.

“L’acqua è fondamentale per il benessere delle persone e del pianeta”, ha detto il Segretario Generale Ban Ki-Moon nel suo video messaggio per l’anno della cooperazione internazionale nel settore idrico. “Dobbiamo lavorare insieme per proteggere e gestire con attenzione questa risorsa non rinnovabile.” “Ogni anno emergono nuove pressioni nel settore idrico”, ha detto Ban Ki-Moon. “Un terzo della popolazione mondiale già vive in paesi che presentano situazioni di pressione - moderata o acuta - in materia di approvvigionamento idrico. E’ in crescita la concorrenza tra gli agricoltori e gli allevatori, tra industria e agricoltura, tra città e campagna. Dobbiamo cooperare per il bene di tutti, ora e in futuro”.

Inoltre, il 22 marzo, si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, istituita nel 1992 dall’ONU per sensibilizzare cittadini e istituzioni sull’importanza della risorsa naturale più preziosa della terra. Ogni anno il 22 marzo, le Nazioni Unite chiedono agli Stati membri di attuare iniziative concrete sulle tematiche relative alle risorse idriche.

Quest’anno, dunque, siamo chiamati 2 volte a riflettere sullo sperpero della nostra acqua e sulle nostre scelte come consumatori.

Oggi nel mondo ci sono 7 miliardi di persone da sfamare e altri 2 miliardi sono attese entro il 2050.

ogni 17 secondi un bambino muore per le conseguenze di mancanza di acqua pulita

oltre il 40% della popolazione globale che non ha accesso all’acqua potabile vive nell’Africa Sub-Sahariana

nOn pOssiamO Far FinTa ChE iL prObLEma sia aLTrOVE!

4

Page 7: CVM WebFlash

L’AcQUA In ItALIAne parliaMo con paolo carsetti(ForUM italiano dei MoviMenti per l’acqUa)1. Ripercorriamo brevemente le tappe successive al referendum del 2011, quando i cittadini sono stati chiamati a decidere la gestione dell’acqua. Il 12 e 13 Giugno 2011, dopo molti anni, i referendum hanno di nuovo raggiunto il quorum e sono tornati ad essere lo strumento di democrazia diretta che la Costituzione garantisce. La maggioranza assoluta delle italiane e degli italiani ha votato Sì ai due referendum per l’acqua bene comune: oltre il 95% dei votanti si è espresso dunque a favore della fuoriuscita dell’acqua da una logica di mercato e di profitto. Il risultato della consultazione ha consegnato un quadro normativo che rende possibile la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato così come ha confermato in più occasioni la Corte Costituzionale.L’ultimo Governo Berlusconi, invece di dare esecuzione ai referendum, con la manovra di Ferragosto nel 2011 ha riproposto la sostanza delle norme abrogate, ossia la privatizzazione dei servizi pubblici locali pur escludendo il servizio idrico. Tale orientamento è stato confermato dal Governo Monti succeduto a quello Berlusconi,

A ristabilire la volontà popolare è intervenuta la Corte costituzionale chiamata ad esprimersi da diverse Regioni sulla legittimità costituzionale della Manovra di Ferragosto. La Consulta ha riconosciuto che “l’impugnato art. 4, nonostante sia intitolato «Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dall’Unione europea» (...) è contraddistinta dalla medesima ratio di quella abrogata, (…) e viola, quindi, il divieto di ripristino della normativa abrogata dalla volontà popolare desumibile dall’art. 75 Cost., secondo quanto già riconosciuto dalla giurisprudenza costituzionale.” Inoltre nessuna applicazione ha trovato il II° quesito referendario che ha abrogato la quota di “remunerazione del capitale investito” prevista nelle tariffe del servizio idrico.In questo contesto il decreto “Salva-Italia” del Governo Monti attribuisce all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas le competenze in materia di servizi idrici. A partire dal mese di maggio l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha avviato un processo di consultazione e il 28 dicembre 2012 ha approvato la delibera con cui ha definito il Metodo Tariffario

Transitorio del servizio idrico integrato che si pone in contraddizione con l’esito del referendum. Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha espresso un giudizio assolutamente negativo su quanto approvato dall’AEEG e sin da subito ha avviato un percorso di mobilitazione volto a chiedere il ritiro di suddetta delibera.Su tale questione il 25 gennaio si è espresso il Consiglio di Stato che ha emesso un parere molto limpido e che dà pienamente ragione alle tesi da sostenute dal movimento per l’acqua all’indomani della vittoria referendaria, e cioè che l’abrogazione del 7%, relativo alla remunerazione del capitale investito, aveva effetto immediato a partire dal 21 luglio 2011, data di promulgazione dell’esito referendario. 2. Cosa determina il nuovo metodo tariffario transitorio 2012-2013 per il servizio idrico integrato voluto dall’Authority per l’Energia Elettrica ed il Gas? Il movimento per l’acqua ha stigmatizzato quanto approvato dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas acqua il 28 dicembre scorso riconoscendo una strana

5

Page 8: CVM WebFlash

coincidenza con la cosiddetta Manovra di Ferragosto sopracitata. Infatti entrambi i provvedimenti vengono adottati in un periodo di ferie. Evidentemente si è consapevoli che non saranno benvenuti all’opinione pubblica e quindi si tenta di approvarli in un momento in cui l’attenzione mediatica è minima. Per cui abbiamo coniato il seguente slogan: Dalla Manovra di Ferragosto alla tariffa di Capodanno. Ovvero come uccidere la Democrazia durante le vacanze.Infatti 28 Dicembre 2012 l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas ha approvato il nuovo Metodo Tariffario Transitorio valido per il 2012 e 2013 per il Servizio idrico Integrato sancendo, nei fatti, la negazione dei Referendum del Giugno 2011.Come già accennato anche il Governo Berlusconi, solo due mesi dopo i referendum, aveva varato un decreto che, reintroducendo sostanzialmente la stessa norma abrogata, avrebbe portato alla privatizzazione dei servizi pubblici locali. Tale decreto è stato poi dichiarato incostituzionale.In egual modo l’Autorità vara una tariffa che nega, nello specifico, il secondo referendum sulla remunerazione del capitale e lascia che si possano fare profitti sull’acqua, cambiando semplicemente la denominazione in “costo della risorsa finanziaria”, ma non la sostanza: profitti garantiti in bolletta.Ma fa anche di peggio.Infatti, il nuovo metodo tariffario, metterà a rischio gli investimenti per la gestione del servizio idrico integrato più di quanto già non accada attualmente. Ciò avverrà perché in un sistema che si basa sul ricorso al mercato creditizio, se si allunga il periodo di ammortamento dei cespiti si ha una conseguente riduzione delle aliquote annue con un impatto negativo sui flussi di cassa, creando, così, un rischio elevato nel reperimento delle risorse finanziarie.Ciò è particolarmente grave visto che il servizio idrico integrato abbisogna di ingenti investimenti nei prossimi anni

(alcune stime parlano di circa 2 miliardi di € l’anno per i prossimi 20/30 anni).Dietro manovre tecniche si afferma, inoltre, una sospensione democratica gravissima a danno di tutti i cittadini.Per questo vogliamo che il nuovo metodo tariffario venga ritirato e chiediamo le dimissioni dei membri dell’Autorità.3. Dunque, che fine ha fatto il nostro voto?Le pressioni ai diversi livelli (internazionale, nazionale e locale), finalizzate ad affermare la privatizzazione e l’affidamento al cosiddetto libero mercato della gestione della risorsa idrica, continuano imperterrite e sono trasversali a partiti politici di centrodestra e centrosinistra.Per questo, a nostro avviso, arrestare i processi di privatizzazione dell’acqua assume, nel XXI secolo, sempre più le caratteristiche di una battaglia di civiltà, che chiama in causa politici e cittadini, che chiede a ciascuno di valutare i propri atti, assumendosene la responsabilità rispetto alle generazioni viventi e future.Le istituzioni economiche, finanziarie e politiche che per decenni hanno creato il degrado delle risorse naturali e l’impoverimento idrico di migliaia di comunità umane oggi dicono che l’acqua è un bene prezioso e raro e che solo il suo valore economico può regolare e legittimare la sua distribuzione.E’ evidente come oggi non sia così. Dopo decenni di ubriacatura neoliberista, gli effetti della messa sul mercato dei servizi pubblici e dell’acqua dimostrano come solo una proprietà pubblica, un governo pubblico e partecipato dalle comunità locali possano garantire la tutela della risorsa, il diritto e l’accesso all’acqua per tutti e la sua conservazione per le generazioni future.Il processo di privatizzazione del servizio idrico in Italia è iniziato a metà degli anni novanta e attualmente tutti i gestori sono aziende private. Le lobbies economiche e finanziarie, nonostante lo svolgimento dei referendum del 2011 si ostinano a gestire l’acqua come una merce poiché

6

Page 9: CVM WebFlash

questa è una fonte di profitto sicura essendo un bene a cui nessuno può fare a meno.4. Quali sono i futuri scenari?Dopo due anni di costanti attacchi all’esito del voto referendario, sia sul versante della gestione (con tentativi, bocciati dalla Corte Costituzionale, di rimettere in campo la privatizzazione) sia sul versante della tariffa (con i tentativi da parte dell’AEEG , stoppati in parte dal Consiglio di Stato, di reintrodurre i profitti nella stessa), chiunque si confronti con la battaglia per la riappropriazione sociale dell’acqua potrebbe immaginarla come totalmente immersa in una fase costantemente difensiva. Niente di più lontano dalla realtà. E se la persistenza del movimento dell’acqua e delle ragioni profonde che hanno portato alla vittoria referendaria del 2011 ha permesso una forte resistenza ai tentativi di governi e poteri forti di riconsegnare l’acqua al mercato, la penetrazione carsica dentro i territori sta producendo importanti e promettenti risultati verso la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.Se un anno fa il movimento per l’acqua poteva vantare, come unico risultato concreto, l’avvenuta trasformazione da SpA a totale capitale pubblico in azienda speciale della società di gestione della città di Napoli, oggi innumerevoli processi stanno attraversando la penisola, con l’unico obiettivo di praticare concretamente la trasformazione sancita dal voto della maggioranza assoluta dei cittadini italiani.E’ cosi che, mentre nella provincia di Imperia viene bloccata la proposta di privatizzazione e si intraprende un percorso per una gestione pubblica da studiare assieme ai comitati, venti sindaci “ribelli” della provincia di Varese si schierano per l’azienda speciale e in provincia di Brescia si inizia un analogo processo. E’ così che il progetto di una grande multi utility del nord (A2A, Iren, Hera) viene smontata pezzo per pezzo e, mentre tra Forlì e Rimini si ragiona in direzione di uno scorporo di “Romagna Acque” dalla multi utility Hera, a Reggio Emilia e Piacenza si apre la medesima strada per aprire alla ripubblicizzazione del servizio idrico. Analogo percorso si sta avviando a Pistoia e a Pescara, mentre a Vicenza il cambiamento dello statuto comunale inserisce nella “carta costituzionale” cittadina la gestione del servizio idrico attraverso enti di diritto pubblico. Se a tutto questo si aggiungono il prossimo lancio a Roma del progetto per la riappropriazione collettiva di Acea Ato2 e le proposte di legge regionale d’iniziativa popolare in Lazio, Sicilia e Calabria, il quadro è sufficientemente ricco per poter dire che la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato è in marcia, con tenacia, capillarità e determinazione. 5. Quali le possibili soluzioni? Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua da sempre sostiene che il rispetto dell’esito referendario non può essere in nessun caso considerata mero adempimento tecnico, bensì elemento sostanziale di rispetto del voto democratico della maggioranza assoluta del popolo italiano.In questo momento ritornare ad una gestione pubblica e partecipativa dell’acqua è solo una questione di volontà politica degli amministratori.Ogni cittadina/o deve continuare a attivarsi affinchè quella straordinaria stagione di partecipazione democratica vissuta nel 2011 non cada nell’oblio. Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua continua la mobilitazione per la piena attuazione del risultato referendario. L’invito a tutte e tutti è è quello di partecipare alle iniziative in programma nel prossimo futuro e alle attività dei comitati territoriali, perché oggi ancor più di ieri, si scrive acqua e si legge democrazia!

paOLO CarsETTiForum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

7

Page 10: CVM WebFlash

Sono a Bonga da pochi giorni, ho incontrato i miei nuovi colleghi. Bonga è il capoluogo della Kaffa, la regione in cui 700 anni fa è stato scoperto come ricavare dai chicchi di caffè una delle bevande più importanti per l’alimentazione quotidiana in quasi tutto il mondo. Oggi parto con Getnet, il nostro tecnico degli impianti idrici, per Dukra Woshi. Si tratta di una comunità non lontana da Bonga in cui stiamo costruendo un piccolo impianto di distribuzione di acqua potabile.

Prendiamo un autobus, tremendamente affollato, e in meno di un’oretta arriviamo a Dukra Woshi. L’impatto è un po’ forte, tra tutti i villaggi della Kaffa che ho conosciuto finora, questo è uno di quelli che mi appaiono più poveri e degradati. Qui i nostri muratori, guidati da Alemu, stanno costruendo l’impianto. Alemu sta lavorando alle parti in cemento, mentre gli abitanti stanno costruendo la recinzione di protezione per la fontana. È importante che questo elemento nuovo nel villaggio, la rete di distribuzione di acqua potabile, venga accolto come

qualcosa da utilizzare con cautela e proteggere, in modo che possa durare il più a lungo possibile. Proseguiamo il nostro giro raggiungendo un secondo punto di distribuzione. Mi accorgo subito che in questo caso c’è un piccolo problema. Il canaletto di scolo, che deve servire ad allontanare l’acqua dalla fontana in modo che non si formino pozzanghere che favorirebbero il proliferare di zanzare o la diffusione di malattie, è stato scavato in modo da puntare dritto sulla tubazione di acqua pulita in arrivo dalla sorgente per alimentare la fontana. Lo scavo dei canaletti è responsabilità degli abitanti del villaggio, che ovviamente non si intendono di questo tipo di impianti idrici, per cui ci fermiamo a spiegare che bisogna dirottare l’acqua da un’altra parte.

Arriva poi il responsabile del Comitato dell’Acqua, un gruppo di 5 persone che si devono occupare della manutenzione. Devono anche riscuotere il pagamento della tariffa dell’acqua. Ogni famiglia deve pagare una piccola quota per le taniche che andrà a riempire alle fontane. I soldi vengono messi in un conto intestato al villaggio e devono servire a pagare i pezzi di ricambio e gli interventi di manutenzione che si renderanno necessari in futuro. Il responsabile ci fa presente che sono impazienti di terminare i lavori e fare l’inaugurazione. Non stento a credere che il villaggio sia impaziente di far entrare in funzione la rete di distribuzione. Fino ad ora la fonte più vicina per gli abitanti del centro abitato è l’acqua attinta dal fiume che lo attraversa. Solo poche case si trovano vicino alla sorgente di acqua pulita.

(…) Ma a Dukra Woshi, c’è un problema con uno dei punti di distribuzione. Una volta collegata la tubazione, alla fontana, l’acqua non esce dai rubinetti. O meglio, ne esce davvero poca. Dopo una breve ispezione del sito risulta chiaro che il problema ha origine poco prima della fontana. Ci addentriamo in un campo di caffè attraversato dalla nostra linea di tubi. Invece di procedere in linea retta le tubazioni sono state posate a zigzag, per evitare le piante di caffè.

UnA gIORnAtA nELLA tERRA dEL cAffé...dOvE L’AcQUA è vItA!

8

Page 11: CVM WebFlash

Arriva il proprietario del campo, e il rappresentante del Comitato dell’Acqua gli spiega qual è il problema. Noi ci aspettiamo una lunga discussione e ci prepariamo a sfoderare tutte le possibili soluzioni o argomentazioni, invece questo contadino ci sorprende: “Non c’è problema, togliamo le piante che disturbano e siamo a posto, cegherille (no-problem!)”. Poi aggiunge: “L’acqua viene prima di tutto, è la nostra vita, e la fontana serve a tutti!”. Ecco là, questo coltivatore di caffé ci ha appena azzittiti tutti quanti, altro che compensazioni per l’esproprio, contraddittori, perequazioni. In un villaggio in cui si vive con meno di un dollaro al giorno per tutta la famiglia, e una pianta di caffè può fare la differenza per essere sicuri di mangiare o no tutti i giorni, qualcuno è disposto a rinunciare anche a questo e pensare nell’interesse non solo proprio ma anche dei vicini..

giuLia baLdissEraIngegnere in Etiopia per CVM

9

Page 12: CVM WebFlash

L’AcQUA nELL’AfRIcA SUB SAhARIAnAcoMplessoo seMpliceMente diverso?Complessità: questa è la prima parola che mi viene in mente se dici “Africa”. Il momento di smarrimento e il borbottare in risposta alle domande “ Ma cosa fai? Ma com’è l’Africa? “ deriva proprio dal timore di non riuscire a rendere la complessità della situazione. Perché chi racconta una realtà a chi non l’ha mai vista è responsabile dell’immagine che ne dà.Per spiegare il perché credo ci sia un grado di complessità maggiore della situazione dell’Africa sub sahariana vorrei portare l’esempio della gestione della risorsa idrica. L’acqua è una risorsa così preziosa, con simili caratteristiche ovunque eppure così difficile da gestire secondo un’unica formula.La gestione della risorsa idrica è già tanto complessa nei paesi europei dove si deve trovare un compromesso tra le richieste che arrivano dal consumo privato, dall’ambiente, dai settori agricolo, energetico, industriale e ricreativo. Questo equilibrio è reso ancor più instabile dal cambiamento climatico in corso. Fortunatamente in Europa, abbiamo istituzioni che hanno accumulato secoli di esperienza nel settore, che beneficiano di una comunità scientifica e tecnica molto attiva, e che sono capaci di fare tesoro di buone pratiche sviluppate in paesi diversi ma con contesti molto simili. L’Africa sub sahariana, invece, non solo non può

contare su istituzioni altrettanto mature, ma deve affrontare lo stesso compito facendo i conti anche con questioni legate a diritti umani, passati coloniali, attori e nazioni con capacità economiche diverse, necessità di sviluppo, povertà, solo per citarne alcune. Quest’anno è stato dichiarato dall’ONU l’anno internazionale della cooperazione nel settore idrico, per questo motivo penso calzi a pennello l’esempio della gestione del fiume Orange- Senqu. Questo fiume nasce dalla catena montuosa condivisa tra Sud Africa e Lesotho, che gli uni chiamano Drakensberg (monti dei draghi) e gli altri Maloti. Il fiume, incurante di confini, scende poi nell’altipiano sudafricano muovendosi verso nord-ovest, fino a demarcare il confine tra la Namibia e il South Africa e infine sfociare nell’oceano Atlantico. Il bacino comprende anche il Botswana che però non ha nessun ramo perenne.Lesotho è un piccolo paese montagnoso con una popolazione prevalentemente pastorale a agricola, 2 milioni di abitanti, il cui territorio e’ interamente circondato dal Sud Africa, da cui dipende economicamente. Lesotho dà origine al 40% dell’acqua che scorre nel fiume, è il paese più povero dei 4 che fanno parte del bacino. Dopo i diamanti, l’acqua è la principale merce di esportazione; infatti, grazie ad un complesso sistema di grandi dighe e trafori (Lesotho Highland Water

Scheme - LHWS), Lesotho esporta acqua al Sud Africa alimentando uno dei più grossi centri economici del paese, la provincia di Gauten, che comprende Johannesburg a Pretoria. Il LHWS provvede al 90% del fabbisogno di energia elettrica di Lesotho, e con i suoi introiti contribuisce circa al 5% del PIL del paese.Può sembrare strano che questo complesso sistema di infrastrutture idrauliche, gioiello ingegneristico, si trovi in uno dei paesi più poveri al mondo, un paese che dipende fortemente dalle remittenze dei propri emigrati. Altra apparente contraddizione è che il sistema non va a supporto dell’approvvigionamento idrico del paese, che ufficialmente è del 91% nelle aree urbane e del 73% nelle aree rurali, ma che è reso instabile dalla mancanza di volumi di serbatoi adeguati per far fronte ai periodi più aridi.Il LHWS non è ancora completato, quest’anno è iniziata la seconda fase del progetto che vedrà potenziati sia i quantitativi di acqua esportata che energia prodotta. Una terza fase è prevista in successione da concludersi entro il 2020 fino a raggiungere una capacità di trasferta di 877 milioni m3/anno. La costruzione del LHWS è stata principalmente promossa dal governo sud africano, che ne fa quasi una questione di insicurezza interna.

10

Page 13: CVM WebFlash

Un nuovo studio di fattibilità è stato concordato tra Sud Africa, Lesotho e Botswana per esplorare la possibilità di sistema di infrastrutture simili per il trasferimento di acqua dal Lesotho al Botswana. La Namibia partecipa con forte interesse alle discussioni che vengono promosse dall’organizzazione di bacino (ORASECOM) nata nel 2000 per favorire il dialogo dei 4 paesi attorno alla gestione della risorsa condivisa. La Namibia infatti ha forti interessi economici nella parte finale del fiume dove si trovano estesi vigneti; ma per la sua posizione geografica, dipende fortemente dalla buona gestione dei paesi a monte.Questi grandi progetti testimoniano lo sforzo dei governi di garantire l’approvvigionamento idrico ed energetico fondamentali per assicurare una prospettiva di sviluppo economico anche al di fuori del settore minerario. Potenzialmente queste grandi infrastrutture contribuiranno a mantenere o far crescere il PIL di questi paesi, ma difficilmente aumenteranno la sicurezza alimentare di Lesotho. Al contrario andranno a sommergere alcuni dei pochi terreni fertili e pascoli dell’area montana. Lesotho soffre di insicurezza alimentare cronica e viene ogni anno assistito dalle agenzie ONU. E’ inoltre noto che l’insicurezza alimentare di un paese può diventare un importante fattore destabilizzante; ma è estremamente difficile, all’atto di uno studio di fattibilità e convenienza economica, tenere conto di fattori economici e sociali di questo genere. Gli studi di fattibilità e le valutazioni economiche di grandi progetti infrastrutturali, come di altri investimenti nel settore idrico, applicano sistemi sviluppati in occidente che non sempre sono in grado di rappresentare adeguatamente contesti come quello dell’africa del sud. Se poi si parla di accordi bilaterali si deve tenere anche in considerazione la differente capacità e potere di negoziazione dei paesi, che non sempre garantisce il raggiungimento di un accordo equo.Ci sono mille altri esempi che si potrebbero fare su come soluzioni che hanno funzionato benissimo in alcuni contesti, e che sono stati inglobati nelle teorie economiche, in realtà non tengano conto dei gradi aggiuntivi di complessità che ci sono in paesi in via di sviluppo. Un altro esempio potrebbe essere quello dei sistemi di irrigazione dei piccoli proprietari terrieri. Partendo dalla considerazione che il passaggio da un’agricoltura pluviale ad una irrigua permette un aumento della produzione per ettaro, molte iniziative governative, e non, hanno cercato di promuovere sistemi di irrigazione per piccoli proprietari terrieri (che spesso non possiedono più di un ettaro). Molteplici sono gli esempi in cui, seppur sistemi piuttosto economici siano stati disponibili, i contadini hanno deciso di non affrontare il rischio di un investimento. In Africa del Sud l’inclinazione alla

progettualità è molto bassa. Ma come dare torto ad una popolazione che ha una prevalenza di HIV tra il 15 e il 35%? Come dare torto a paesi che escono da guerre civili, da apartheid, da dittature che hanno visto violare ogni diritto? Pensare e programmare il futuro è un lusso che solo chi ha conosciuto la pace per lunghi periodi e chi ha aspettative di vita medio-alte può permettersi.Ho appena fatto due esempi in cui ritengono ci siano “complessità aggiuntive”, che ho dovuto a mia volta semplificare per poterle presentare. E’ incredibile quanti dettagli si dovrebbero menzionare per descrivere una realtà a chi non l’ha mai sperimentata. Questo mi fa riflettere su quante cose fanno parte solo della nostra cultura e del nostro ambiente e non sono universalmente condivise. Probabilmente la complessità che io percepisco è solo il riflesso dell’incapacità di conoscere e decifrare fino in fondo un mondo che non mi appartiene. Per me questa realizzazione è stata ed è importantissima, perché mi spinge ogni giorno ad analizzare la realtà e mi tiene lontana dalla chimera delle soluzioni facili, veloci e uniche.

anna rubErTCooperante in Botswana(già volontaria CVM in Etiopia)

11

Page 14: CVM WebFlash

KaFFa, WOLayTa E KambaTTai nostri progetti in corso sUlle risorse idriche Gli obiettivi dei progetti che stiamo al momento portando avanti in Etiopia zone di Kaffa, Wolayta e Kambatta, mirano a:

• Migliorare le condizioni di salUte e di vita delle coMUnità coinvolte attraverso la protezione di 14 SORgEntI d’AcQUA, lo scavo di 7 POZZI, la RIABILItAZIOnE dI 15 POZZI non FUnzionanti e la costrUzione di iMpianti per la distribUzione dell’acqUa (4 SchEMI gRAvItAZIOnALI) che garantiscono Un apporto costante di acqUa non contaMinata

• edUcare alle norMe igieniche e sanitarie 54 cOMUnItà, Migliorare le condizioni igieniche di 2 carceri attraverso la costrUzione di 2 LAtRInE BIOgAS

• Fondare 10 gRUPPI ScOLAStIcI PER L’AcQUA

• distribUire 6500 cOPIE di Materiale inForMativo sUlle teMatiche più iMportanti legate al corretto Utilizzo delle risorse idriche

• organizzare 11 EvEntI per la giornata Mondiale dell’acqUa

• ForMare 1400 PERSOnE all’interno delle coMUnità locali per garantire la sostenibilità degli iMpianti

• coinvolgere 1000 dOnnE in qUanto responsabilidell’approvvigionaMento idrico qUindi protagoniste dei caMbiaMenti previsti nelle abitUdini insalUbri dei MeMbri delle coMUnità

cvM In EtIOPIA PER L’AcQUAi progetti in corso

12

Page 15: CVM WebFlash

LAnd gRABO POSSIBILItà dI SvILUPPO?

Si parla di land grabbing (accaparramento delle terre) quando una larga porzione di terra considerata “inutilizzata”, è venduta a terzi senza il consenso delle comunità che ci abitano o che la utilizzano.

Attraverso questa pratica governi stranieri, multinazionali e fondi di investimento si impossessano di vastissime aree di terra fertile appartenente a Paesi in via di sviluppo, allo scopo di coltivare generi alimentari, mangimi, biocombustibili, o, ancor peggio, a fini speculativi. La stragrande maggioranza dei prodotti coltivati vengono poi esportati all’estero, senza alcun beneficio per la popolazione locale. Un’analisi della Banca Mondiale stima 46 milioni di ettari di terra fertile affittati o venduti con investimenti di questo tipo, da ottobre 2008 ad agosto 2009.Gli investimenti in terra fertile nel continente africano sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni, anche a causa della crisi dei prezzi alimentari del 2007-2008. L’Arabia Saudita, gli Stati Uniti, la Corea del Sud, la Cina e l’India sono tra i Paesi più attivi su questo fronte. La maggior parte delle acquisizioni avvengono in Sudan (1,5 milioni di ettari ceduti), Etiopia, Mali, Madagascar e Liberia (circa il 30 per cento del territorio della Liberia è stato ceduto in concessioni nei 5 anni passati). I terreni vengono solitamente messi in affitto per un periodo che varia dai 25 ai 99 anni, spesso a prezzi irrisori. Questo processo viene in gran parte aiutato dal fatto che la maggior parte della terra spesso appartiene legalmente ai governi: uno studio della Banca Mondiale dimostra come la debolezza e la scarsa definizione dei diritti legali di proprietà per i piccoli agricoltori sia alla base di molti episodi di land grabbing. In Tanzania, a partire da gennaio 2013, l’affitto e la vendita di vaste estensioni di terreno sono stati fortemente limitati. Questa legge è uno dei primi atti da parte di uno Stato dell’Africasubsahariana contro quella che viene considerata una delle minacce più serie allo sviluppo del continente africano.

In Etiopia lo scorso gennaio (nella regione di Gambella, nella parte occidentale del Paese), circa 70 mila persone sono state trasferite con la forza dalle loro terre. Secondo Human Rights Watch il governo etiope ha ceduto circa 3,6 milioni di ettari tra il 2008 e il 2011, giustificando la cacciata degli abitanti delle aree colpite con il cosiddetto ‘villagisation program’, un programma di ricollocamento che mira a trasferire la popolazione in nuovi villaggi dotati di ‘servizi essenziali’. O ancora, una delle motivazioni principali addotte con regolarità dai governi che cedono parte del proprio territorio sovrano è il tema dello ‘sviluppo’: nel caso dell’Etiopia, la compagnia saudita responsabile dell’evizione di gennaio (Saudi Star Agricultural Development) ha promesso di creare posti di lavoro, strade, scuole e nuove infrastrutture per la popolazione. Gli investimenti dovrebbero rappresentare una buona notizia per i Paesi in via di sviluppo, e non, come sta accadendo, altra povertà, fame o problemi per la popolazione.

13

Page 16: CVM WebFlash

dAMMI IL 5 x MILLE BUOnI MOtIvI!il 5 X 1000 non ti costa nulla ma rende molto

c.F. 00316140433

UnIScItI A nOI!dIvEntA vOLOntARIO

SERVIZIO CIVILE InTERnAZIOnALECVM è Ente accreditato presso l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile.

E’ possibile svolgere un periodo di un anno di volontariatoin una delle sedi dei nostri progetti

anche attraverso lo SVE (Servizio Volontario Europeo)

STAGE E/O TIROCInI PRE-POST LAuREACVM può inserire l’aspirante volontario nei diversi settori in base al percorso formativo

intrapreso sia in Italia che all’estero

VIAGGI DI APPROFOnDIMEnTO DI COnOSCEnZA DELL’AFRICAEsperienze di 2/3 settimane nelle aree di progetto CVM in cui il volontario

ha la possibilità di conoscere da vicino le attività e il contesto.

STAI PER SPOSARTI?SI AVVICInA IL BATTESIMO DI TuO FIGLIO O LA COMunIOnE?

Contattaci e saremo felici di mostrarti le nostre bomboniere solidali

BAnChETTI InFORMATIVI E MERCATInIAbbiamo bisogno di volontari che ci aiutino durante le sagre, fiere, concerti,

feste in piazza a promuovere i nostri prodotti di artigianato locale

sEdi Viale della Regioni, 6 - 63822 PORTO SAn GIORGIO

[email protected] - Tel. 0734 674832

c/o Mario Olivieri, Via Solario, 1 - 66100 [email protected] - Tel. 0871 349406

Piazza Santa Maria , 04 – 60121 [email protected] – Tel./Fax 071 202074

www.cvm.an.it