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costruire bene per vivere meglio

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Progetto Distretto della Bioedilizia - Treviso

Coordinamento Angelisa Tormena

TestiArch. Paolo Giordano

Concept ed editing Metacomunicatori - Treviso

Grafica e illustrazioni Maurizio Giusto

Stampa L’Artegrafica - Casale sul Sile

Copyright © 2006 Distretto della BioediliziaFinito di stampare nel mese di marzo 2006

E’ concessa la riproduzione per finalità didattiche, formative e informative,fatta salva la citazione degli autori e del Distretto della Bioedilizia di Treviso.

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presentazioni

Il rispetto dell’ambiente è un problema strategico, e va sicuramente annoverato fra le priorità delle nostre società.Il degrado dovuto allo spreco di territorio, alle immissioni inquinanti, al progressivo esurimento delle fonti energetiche non rinnovabili, ha fatto maturare una nuova sensibilità nei confronti delle emergenze ambientali, determinando maggiori investimenti verso progetti e soluzioni abitative che privilegiano le tecnologie rispettose dell’ambiente.Il Distretto della Bioedilizia della provincia di Treviso, accomunando istituzioni, associazioni, operatori privati e cittadini attorno ad un unico obiettivo, è destinato a giocare un ruolo importante per il futuro del nostro territorio. E’ dunque con particolare soddisfazione che la Provincia di Treviso ha inteso sostenere la realizzazione e pubblicazione di questo manuale, rivolto a tutti i cittadini. Siamo convinti che insieme potremo recuperare il nostro ambiente, garantendo più sicurezza abitativa e una maggior qualità della vita.

Mario Piovesan Assessore alle Attività produttive della Provincia di Treviso

Il distretto della Bioedilizia nasce con un duplice intento: da una parte creare aggregazione imprenditoriale per sviluppare un nuovo e concreto polo di riferimento della qualità costruttiva; dall’altra operare per il recupero del territorio e per la qualità della vita dei suoi abitanti.Frutto della Legge Regionale 8/2003, il Distretto sta emergendo come luogo d’incontro fra più realtà, sede di proficue sinergie fra pubblico e privato, ottenendo in particolare l’attenzione e l’interesse di numerose Amministrazioni locali.Oggi il Distretto della Bioedilizia della Marca trevigiana può contare sull’adesione di oltre 200 aziende del settore, e sta attivamente adoperandosi per dare uniformità - con criteri di sostenibilità e compatibilità - al recupero e allo sviluppo abitativo.Con questa pubblicazione, il Distretto si propone di dare avvio a un dialogo diretto con il cittadino, consapevole che un serio e motivato progetto di qualità insediativa non può che partire dall’esplorazione delle concrete esigenze dell’utenza. Nei prossimi mesi, a sostegno di questa politica di sensibilizzazione, verrà inaugurato un apposito sito e proseguirà il lavoro informativo con strumenti e azioni mirate.

Alessandro Conte Presidente CNA Provinciale Treviso

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La bioedilizia si occupa della qualità dell’abitare. Per questo è una cosa che riguarda tutti noi.

Non è uno stile architettonico o una moda passeggera ma coinvolge tutti quelli che pensano che bio = vita, sia il valore attorno al quale devono essere costruiti gli ambienti che abitiamo.“La salute è uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale, non semplicemente as-senza di malattia” (OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità).Salute e bio-compatibilità non hanno significati così scontati: un edificio compatibile con il nostro diritto alla salute dovrebbe soddisfare le esigenze di benessere estese a tutte le componenti dello stare bene. Una casa non deve farci “ammalare”, certo, ma deve anche garantirci un ambiente sicuro, sereno e armonico.

Preoccuparsi della propria casa significa anche prendere in considerazione la qualità dell’am-biente dell’intero “pianeta”. Anche perché è la ‘casa comune’ nei confronti della quale sentiamo spesso parlare di “sostenibilità”. “La sostenibilità riguarda la soddisfazione dei nostri bisogni senza precludere alle generazioni future la possibilità di soddisfare alle proprie necessità” (carta di Aalborg). Il raggiungimento del nostro benessere non può avvenire a discapito di chi verrà dopo di noi. E più andiamo avanti più appare evidente che le “prossime generazioni” non saranno i nostri nipoti ma i nostri figli; forse noi stessi tra qualche anno cominceremo a pagare il peso di uno sfrutta-mento dissennato non sostenibile delle risorse.

Un uso sostenibile delle risorse implica la capacità di costruire azioni ecologicamente corrette. ll termine “ecologia” esiste da oltre un secolo ma solo ai giorni nostri è divenuto di uso comune.Ecologia è una scienza importante che studia come le piante, gli animali e l’uomo vivono insieme influenzandosi gli uni con gli altri e interagendo con l’ambiente che li circonda. Delle discipline scientifiche deve avere il rigore, l’indipendenza e la fermezza nella denuncia sen-za diventare una moda, una filosofia o una parte politica.

Bioarchitettura è, alla fine, cercare di agire con un po’ di buon senso e responsabilità per miglio-rare e tutelare il nostro presente e il futuro di tutti coloro che verranno.

cos’è la bioedilizia?

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Guardandoci attornoPasseggiando per uno dei bei centri storici delle no-stre città ci sentiamo a nostro agio. Siamo circondati da splendidi edifici, da una ar-chitettura che definiamo di pregio. Lo stesso se andiamo a visitare una vecchia villa, una chiesa o un palazzo storico ma anche una vecchia casa di campagna o, magari, un moderno quartiere bio-ecologico. Immediatamente sentiamo che queste costruzioni, al di là della loro bellezza, sono inte-grate nell’ambiente naturale e creano esse stesse un ambiente gradevole, vivibile.

Quel sottile senso di disagioDifficilmente riconosciamo queste qualità in gran parte delle costruzioni contemporanee, nelle mo-derne lottizzazioni o nelle periferie delle città. Gli edifici raramente appaiono in armonia con l’am-biente e con le persone che li abitano: istintiva-mente ci appaiono non “ecologici”. Non a caso il termine “ecologia” deriva dal greco oikos che signi-fica, appunto, casa.

Dall’ambiente spunti e risorse Immaginando la casa come un ecosistema non fac-ciamo altro che esprimere qualcosa che nel passa-to appariva naturale: l’armonia casa-ambiente era istintiva e non occorreva certo codificarla. Le case erano radicate nel luogo: i materiali erano locali, l’energia proveniva dall’intorno, la forma degli edi-fici era adattata al clima. Oggi le case moderne, in tutte le parti del mondo, sembrano uguali: indiffe-renti al contesto se non ostili all’ambiente.

Allearsi con la naturaCostruire in armonia con l’ambiente significa quindi riconoscere che la casa fa parte di un ecosistema che si estende al di là delle pareti domestiche. Di-venta allora molto importante andare oltre la quan-tità e privilegiare la qualità costruttiva individuando le specificità morfologiche del territorio, gli ele-menti naturali presenti, il clima , le caratteristiche storiche, culturali e materiali, i sistemi costruttivi e l’evoluzione edilizia. Occorre “guardarsi intorno” per trarre dall’ambiente spunti e risorse.

1.1 costruire in armonia con l’ambiente circostante

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comprendere l’ambiente

Ecologia e dintorniIl termine “ecologia” esiste da oltre un secolo, ma solo ai giorni nostri è divenuto di uso comune. L’ecologia è la scienza che studia come le piante, gli animali e l’uomo vivono insieme influenzandosi gli uni con gli altri e con l’ambiente che li circonda.L’oggetto di studio dell’ecologia è la biosfera, ossia la porzione dellaTerra in cui è presente la vita. Una porzione di biosfera, delimitata naturalmente, costituisce un ecosistema. Quando invece l’ecologo si occupa di una sola specie vivente allora parleremo di nicchia ecologica.(Il termine ecologia fu coniato dal biologo tedesco Ernst Haeckel nel 1896).

Materiali locali tra industria e globalizzazione. Fino a quando i trasporti sono stati difficoltosi i materiali edili venivano recuperati sul posto. La scelta e l’uso dei materiali era basata su una profonda conoscenza accumulata nel corso del tempo. Questa sapienza si tramandava di generazione in generazione e diventava la parte più nobile della tradizione popolare quando tutta la collettività collaborava per la realizzazione delle case. L’avvento dell’industrializzazione ed i progressi della chimica di sintesi hanno fornito all’edilizia centinaia di nuovi materiali, rendendo più complessa la verifica della loro conformità alle esigenze di benessere degli abitanti e indifferente la corrispondenza al contesto locale in cui vengono impiegati. Oggi, inoltre, la globalizzazione dei mercati sta comportando una sempre maggiore estraneità dei materiali e dei prodotti dal luogo del loro impiego.

mattone legno chiodi calce vetro

argilla foresta minerale sassi sabbia

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1.2 scegliere il terreno, la posizionee l’orientamento

La scelta del luogo dove insediarsi ha sempre rappresen-tato per l’uomo un’operazione di interesse vitale. Se un tempo, per gli antichi, tale scelta era sottoposta a precisi rituali e si confidava sulla benevolenza degli dei, oggi possiamo assumere decisioni più consapevoli sulla scorta di elementi misurabili e di fenomeni descrivibili.

Ogni casa è essenzialmente un sistema di prote-zione degli abitanti dalle condizioni dell’ambiente esterno.

Per realizzare una casa ecologica, in grado di reagire alle variazioni climatiche con il minimo dispendio energetico, si deve cercare di trarre dalle specificità locali il massimo delle risorse necessarie al suo funzionamento. Occorre quindi considerare:

il terreno e le sue caratteristiche morfologiche e geo-logiche

il microclima meteorologico che condiziona il funzio-

namento dell’edificio l’energia solare l’intorno naturale e artificiale e come esso influenza

gli apporti climatici le fonti inquinanti che possono determinare la qualità

della vita degli abitanti il contesto territoriale: aspetti urbanistici,

infrastrutturali, viabilità e trasporti

Lo studio di questi elementi e la conoscenza degli effetti che hanno sulle costruzioni e sulla vita degli abitanti determinano corrette scelte progettuali, fornendo utili indicazioni per la localizzazione dell’intervento, l’orientamento dell’edificio, la posizione e dimensione delle aperture, le schermature naturali o artificiali da predisporre, i materiali da utilizzare.

sistemi passivi diretti e indirettiGli edifici che utilizzano la radiazione solare come fonte energetica sono definiti come sistemi passivi. Il sistema diretto si realizza disponendo la facciata principale dell’edifico secondo l’asse eliotermico orientata verso Sud e utilizzandoampie vetrate, aperte direttamente sull’ambiente interno, per accumulare calore.Il sistema indiretto affida l’accumulo termico a strutture specializzate quali il muro termico, il muro di Trombe e le serre.

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ottimizzare l’esposizione solare

la captazione solare

L’edificio deve essere concepito come se fosse un grande collettore solare, in grado di utilizzare al meglio la radiazione naturale attraverso il corretto orientamento delle pareti, la forma e disposizione delle aperture, tenendo conto dell’analisi delle ombre portate dagli edifici confinanti e dalle piante. Massima attenzione deve essere posta nel prevedere opportune schermature per mitigare la radiazione solare estiva

l’accumulo termico

Il calore captato deve essere accumulato per un uso differito. In una bella giornata, anche invernale, la quantità di energia solare termica può superare le domanda di calore nei momenti di picco. E’ quindi necessario che tale energia non venga spre-cata nè immessa direttamente nell’edificio rischiando il surriscaldamento. Occorrerà privilegiare costruzioni con masse murarie pesanti dotate di grande inerzia termica, come le murature.

la distribuzione del calore

Il calore captato e immagazzinato deve essere poi trasferito all’interno dell’abita-zione per scaldare i locali senza provocare la formazione di gradienti termici elevati tra superfici e aria.

La lettura dei dati microclimatici, costituisce la più preziosa fonte di indicazioni o prescrizioni per l’uso razionale delle risorse energetiche,condizionando le scelte progettuali, sia in relazione all’edificio che alla salvaguardia dell’ambiente.

Gli elementi primari che deter-minano il microclima meteoro-logico di un sito sono:

La temperatura esterna che influenza direttamente le dispersio-ni invernali e gli apporti estivi. Occorre estendere la misurazione alle “temperature” di picco e medie in relazione a ogni periodo dell’an-no.

L’umidità relativa che in-fluenza le condizioni di condensa-zione superficiale - interstiziale e gli scambi di calore.

I venti dominanti la cui dire-zione e intensità determinano l’en-tità degli scambi di calore.

L’insolazione/ombreggia-mento generali legati alla lati-tudine, alla struttura geologica e morfologica del territorio, alla ve-getazione circostante, e all’intorno edificato con loro effetti di mitiga-zione o enfatizzazione dei fenome-ni meteorologici (effetto barriera, ombre portate, isole di calore)

La morfologia del territorio e i corpi d’acqua di superficie; mari, fiumi, torrenti, laghi, stagni etc, la loro presenza e caratteristiche.

La frequenza delle precipi-tazioni e i parametri di altri feno-meni climatici

leggere i dati meteo-climaticiL’energia solare può risolvere o contribuire significativamente al fabbiso-gno energetico degli edifici. Un edificio correttamente progettato dovrà massimizzare gli apporti solari prestando la massima attenzione ai feno-meni di ombreggiamento e soleggiamento

In inverno il sole si presenta basso all’orizzonte e penetra facilmente nelle abitazioni. In estate, viceversa il sole è più alto per cui si possono facilmente ombreggiare le superfici con adeguati portici, sporti, murature spesse che tengano in ombra le superfici vetrate.

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1.3 guardarsi intorno perproteggersi dall’ambiente

L’ambiente che ci circonda può rappresentare un pericolo per gli abitanti. E’ per questa ragione che la Bioedilizia presta particolare attenzione a quei fenomeni, naturali o artificiali, che possono compromettere i livelli di salubrità locali. Inquinanti fisici, chimici e biologici determinano microcli-mi specifici con caratteristiche peculiari.

Ogni agente o elemento capace di modificare l’ambiente è potenzialmente pericoloso.

Questo è particolarmente rilevante per:

L’inquinamento fisico i cui rischi sono legati semplicemente all’esposizione.

Possiamo differenziare gli inquinanti analizzando i fenomeni fisici da cui derivano ad esempio:

Acustica (suoni e rumori) Radiazioni (campi elettromagnetici

e radioattività) Fibre e Particolati (amianto e residui di combustione)

Pur essendo tra gli inquinanti più studiati sono quelli per i quali è più difficile imporre un’azione di tutela perchè è spesso arbitrario stabilire alcuni valori di tolleranza: si parlerà quindi di limite di precauzione.

L’inquinamento chimicopuò invece contaminare l’ambiente in tre modi:

A seguito di incidenti Causato dai processi produttivi o dai trasporti Colposo, dovuto a comportamenti scorretti

Nei primi due casi la tutela può essere esercitata soprat-tutto attraverso interventi legislativi e di controllo. Nel-l’ultimo caso occorre prevenzione, attenzione e cura da parte dei cittadini.

L’inquinamento biologico è quello potenzialmente più pericoloso, perché agisce di-rettamente su tutti gli organismi viventi. Deve essere ben chiaro, però, che occorre combattere la proliferazione incontrollata e non gli organismi, perchè questi ultimi non sono di per sé inquinanti.

L’acido butirrico, l’anidride carbonica, la piridina, il rurfurolo e il totale delle particelle sospese possono essere adottati come indicatori dell’intensità dell’attività umana e dell’efficienza con cui un sistema di ventilazione diluisce i contaminanti provenienti dall’attività umana negli spazi occupati

SostanzaLimite di

riconoscimentodell’odore

Limite negliambienti

industriali

Valore raccomandatoper l’aria negliambienti civili

acido butirrico 0,001 ppm n.a. 0,002 ppm (m)

CO2 n.a. 5.000 ppm 1,000 ppm (m)

particelle sospese totali n.a. 10.000 g/m3 75 g/m3 (a)

piridina 0,021 ppm 5 ppm 0,05 ppm (m)

furfurolo 0,0002 ppm 2 ppm 0,002 ppm (m)

toluolo 1,7 ppm 100 ppm 3 ppm (m)

Legendan.a. - non applicabile; m - concentrazione massima; a - media annuale.Fonte: tr. e rielab.da Woods, Morey-Rask, 1987, p. 15.

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conoscere i fattori d’ inquinamento

Il microclima fisico

La conoscenza dei principali fattori di inquinamento , la loro ti-pologia e le modalità di manifesta-zione è indispensabile per la pro-gettazione biocompatibile.

l’acustica: il benessere degli abitanti è profonda-mente influenzato dall’inquinamento acustico. La raccolta dei dati necessita, per la natura stessa dei fenomeni acu-stici, di procedure articolate e ripetute nel tempo

le radiazioni ionizzanti: il Gas Radon. Pericoloso per la salu-te dell’uomo il Radon, gas naturale, è prodotto dal decadimento dell’uranio contenuto nei suoli e in molti materiali impiegati nell’edilizia (cementi, graniti, etc). L’Agenzia Internazionale di Ricerca sui Tumori lo classifica nella classe 1, ove sono indicati gli agenti per i quali è dichiarata la accertata cancerogenicità per l’uomo

le radiazioni non ionizzanti: l’elettromagnetismo. L’aumento esponenziale di apparecchi elettrici ed elettronici, a seguito del-l’enorme sviluppo tecnologico, desta preoccupazioni per i possibili effetti sulla salute umana. Queste apparec-chiature provocano una modificazione dell’elettromagnetismo naturale deter-minando una fonte di pericolo per gli esseri viventi

Il microclima chimico

Gli inquinanti chimici appartengono a molteplici tipologie e corrispondono, a meno di rilasci accidentali in atmosfe-ra, a quelli costantemente monitorati dalle agenzie ambientali istituzionali.

E’ importante sapere che, per quanto sia inquinato l’ambiente esterno, esso lo è sempre meno dell’ambiente interno.

La nostra casa, che riteniamo tanto “sicura” presenta un livello di inqui-namento spesso tre volte superiore a quello esterno. Tra i principali inquinanti chimici se-gnaliamo:

il Biossido d’Azoto l’Ozono il Monossido di Carbonio l’Anidride Solforosa

Il microclima biologico

Anche in questo caso è impossibile individuare una tipizzazione degli in-quinanti biologici, a meno che non ci si riferisca agli allergeni che vengono comunque monitorati.

Se nella zona in cui risiedia-mo sono presenti corsi d’acqua è bene controllarne la qualità.

Anche per le proliferazioni biologiche si ricorda che l’inquinamento interno è largamente superiore a quello esterno. In ogni caso il rischio di contaminazio-ne è associato a specifiche malattie.

Per malattie si intendono:

quelle direttamente provocate da agenti patogeni di origine biologica (batteri e virus)

le affezioni, per esempio asma, legate alla presenza di microorganismi o residuati organici, funghi, alghe,acari etc.).

inquinamento

rischio malattia

degrado ambientale

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D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda...

1.4 guardarsi intorno per proteggere il nostro ambiente

Ogni costruzione è fondamentalmente non-naturale...

...essa obbedisce all’umana esigenza di abitare ma com-porta una perdita dei caratteri originari del luogo, im-piega materiali e utilizza energia. Tutto questo vale in rapporto alla costruzione, all’esercizio e alla dismissione dell’edificio.

A livello locale occorre fare in modo che il nostro in-tervento sia in armonia con l’ambiente e rispettoso delle preesistenze.

in primo luogo prevedendo la miglior utilizzazione della risorsa suolo.

poi verificando come esso modificherà l’ecosistema. infine preoccupandoci delle conseguenze sulla

idrografia superficiale.

Un momento delicato è quello della realizzazione dell’opera e delle attività di cantiere. Occorre quindi:

rispettare gli elementi naturali esistenti salvaguardare le alberature e il loro apparato radicale limitare gli scavi inutili con attenzione ai materiali di

riempimento vigilare sulla dispersione di materiale pericoloso

Va attentamente monitorato anche il funziona-mento della “macchina” abitativa.

Aumentare l’efficienza energetica è utile per l’abitante e per l’ambiente in generale.

Stessa attenzione occorre prestare all’acqua riducen-do i consumi di questa preziosa risorsa.

Occorre infine accertarsi che non sia l’edificio stesso a inquinare l’ambiente.

Fortunatamente è possibile costruire in modo da mitigare questi effetti. Obiettivo della bioedilizia è:

chiudere i cicli delle risorse avviare pratiche di riutilizzo dei rifiuti impiegare tecnologie efficienti utilizzare sistemi di smaltimento con tecnologie

anche domestiche, di depurazione e riuso

Siamo tutti chiamati a maturare una nuova consapevolezza nelle nostre azioni.

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consumare responsabilmente

D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda...

IL CICLO CHIUSO

Comprendere i cicli naturali è fondamentale per garantire la riproducibilità delle risorse sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo. Occorre che il processo di trasformazione, consumo e dismissione delle materie prime sia “chiuso”, che ritorni cioè periodicamente al punto di partenza, per impedire che l’utilizzo delle risorse proceda in modo lineare senza alcuna possibilità di rigenerazione. Bisogna anche che il ciclo si ripeta nel tempo e nello spazio in maniera compatibile con la velocità di sfruttamento della risorsa per con-sentirne il reintegro e che esso risulti correttamente localizzato.

Luce

Fotosintesi

H2O

SALI MINERALI

LEGNO

PioggiaH2O

CO2

O2

H2O Nubi

CO2

VaporeH2O

Caloreverso

lo spazio

CENERI

ciclodell’ossigeno (O2)

ciclodei sali minerali

ciclodella CO2

ciclodell’energia

ciclodell’acqua(H2O)

É delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura...Anche le città credono di essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o le settantasette me-raviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda” da: Le Città Invisibili di Italo Calvino

FABIUS - Una fonte rinnovabile a portata di mano;PMT Progetto Fuoco, Padova 2000

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1.5 recuperare è meglio che costruire

Ripristinare il patrimonio edilizio esistente utiliz-zando le risorse disponibili è oggi la migliore tra le economie possibili.

E’ anche la più ecologica dato che se si realizza evita di compromettere territori già saturi sotto il profilo abitativo e ai limiti della vivibilità. Inoltre il riuso implica la neces-sità di ristrutturare l’esistente:

per migliorare le condizioni di vita per realizzare le abitazioni qualitativamente migliori per aumentarne l’efficienza energetica

La ristrutturazione, soprattutto se condotta secondo principi ecologici, richiede costi minori di quelli degli in-terventi correnti, proprio per le specifiche decisioni che il progettista può assumere nei confronti delle preesisten-ze e del recupero delle strutture tradizionali.

Intervenire sul patrimonio abitativo potrebbe dunque configurarsi come il volano di una cre-scita economica rilevante e virtuosa, in grado di coniugare interessi multipli: produttivi, sociali e ambientali.

L’edilizia storica, per le stesse tecnologie costruttive e distributive utilizzate, ben si presta a processi di rinnova-mento, anche radicale, minimizzando gli sprechi. I vecchi edifici si sono continuamente evoluti nel corso degli anni. Tale processo è stato certamente favorito dalla semplici-tà strutturale dei manufatti e dalla qualità dei pochi ma-teriali utilizzati: gli edifici possono essere “smontati” ren-dendo semplici le modifiche tipologiche e consentendo un’economica manutenzione o riparazione degli elementi ammalorati.

Dal passato possiamo apprendere una grande le-zione: che gli edifici devono essere adattabili.

La società cambia e la stessa struttura della famiglia si trasforma nel breve arco dell’esistenza di una persona. Immaginare spazi sempre uguali per esigenze sempre diverse è come immaginare di non dover mai cambiar abito per tutta la nostra esistenza.

L’adattamento del patrimonio immobiliare è il no-stro primario obiettivo. Farlo in maniera ecologica è quello che serve ai nostri figli.

Recuperare il patrimonio edilizio esistente significa ripristinare la qualità dell’ambiente, rivitalizzare i rapporti sociali, promuovere lo sviluppo di un’economia orientata alla sostenibilità

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investire in efficienza energetica

“Gli investimenti finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica per ottimizza-re il rapporto costi/rendimento hanno quasi sempre effetti positivi sull’occupazione. In tutti i casi, il numero di posti di lavoro creati è maggiore di quello risultante da investimenti alternativi analoghi, compresi gli investimenti nel settore dell’estrazio-ne, trasformazione e distribuzione dell’energia.

Molti investimenti (per il rinnovo degli edifici esistenti) presentano ulteriori vantaggi: sono ad alta intensità di lavoro, hanno ripercussioni percepite a livello locale e regio-nale e sono a bassa intensità di importazioni. La domanda di manodopera include spesso artigiani altamente qualificati. Molti altri investimenti diretti, ad esempio:

nell’efficienza energetica dei processi di produzione dell’industria nell’installazione di caldaie efficienti nei servizi di manutenzione degli edifici

possono ulteriormente contribuire allo sviluppo di un’occupazione qualificata.“

Numerosi studi di settore stimano che siano creati 1�-16 anni di lavoro diretto per ogni milione di USD investito nell’efficienza energetica, contro 4,1 anni di lavoro per un investimento in una centrale al carbone e 4,5 anni di la-voro in una centrale nucleare. Fonte CE - Green Paper Book 2005

Il censimento del 2001 calco-la 56,3 milioni di residenti che vivono in 10,9 milioni di edi-fici. Le abitazioni sono 26,5 milioni, quelle stabilmente occupate sono 21,3 milioni (80,4 %) mentre i restan-ti 5,2 milioni (19,6%) non sono occupate oppure sono occupate da non residenti. Gli edifici a uso non abitativo sono 1,9 milioni. Comples-sivamente, il 72% sono abi-tazioni di proprietà, mentre il 20% è in affitto e l’8% è concesso in usufrutto.

Il CRESME (Centro Ricerche Economiche Sociali di Merca-to per l’Edilizia e il Territorio) ha elaborato i dati ISTAT ri-levando che, all’anno 2000, circa il 73% degli edifici resi-denziali risulta costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale.

A partire dagli anni 80 si è assistito a una notevole cre-scita del mercato del recupe-ro edilizio che assorbe oltre il 60% degli investimenti dell’intero comparto con la prospettiva di raggiungere l’ 80% nel 2020 (CRESME, 2000). Un’inchiesta CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali ) del 1999 stima in 3.575.000 (oltre il 30% del totale) gli edifici a rischio di crollo, il 36,5% dei quali per vecchiaia e il 63,5% per di-fetti di costruzione.

Recupero edilizio in crescita

N° di unitàper edificio

Prima del1919 (n)

1919 - 1945(n)

1946 - 1960(n)

1961 - 1971(n)

1972 - 1981(n)

1982 - 1991(n)

Dopo il1991 (n)

TOTALE(n)

1 2.123.130 10.603.833 1.078.215 1.316.985 1.362.696 637.166 337.208 7.915.783 (29,5%)

2 729.357 386.189 560.723 841.128 696.907 251.005 229.624 3.694.933 (13,8%)

3 - 4 698.638 306.984 453.344 625.611 561.516 234.240 190.285 3.061.618 (11,4%)

5 - 8 477.915 250.830 571.028 717.483 659.571 403.185 256.269 3.336.281 (12,4%)

9 - 15 274.569 239.987 568.144 927.693 712.127 419.540 295.776 3.437.836 (12,8%)

16 - 30 158.282 188.233 510.863 960.760 522.087 316.723 291.346 2.984.294 (11,0%)

>30 96.246 127.945 288.842 651.245 375.527 236.980 184.520 1.961.305 (7,3%)

Rurale 196.133 72.966 64.631 49.295 50.196 24.279 - 457.500(1,7%)

Totale 4.745.270 2.633.517 4.095.790 6.090.200 4.940.627 2.523.118 1.785.028 26.813.550

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2.1 - il comfort abitativo

I rapporti tra la salute e l’ambiente costruito non appartengono solo alle dottrine ambientalistiche, ma corrispondono a un “sentire” che accomuna tecnici e specialisti di diversa formazione non meno che i singoli cittadini.

Siamo tutti abitanti e utilizzatori degli edifici, siano essi:

le nostre case gli edifici dove lavoriamo le scuole dove studiano i nostri figli i luoghi del nostro tempo libero

Gli edifici contemporanei sono diversi da quelli del pas-sato: sono variate le esigenze di comfort domestico e gli stili di vita e i progettisti sono chiamati a interpretare questi mutamenti.

Il progresso delle ricerche mediche e fisiologiche ci consente oggi almeno di evitare gli errori di pro-gettazione più macroscopici per costruire edifici che non ci facciano ammalare e ci garantiscano un ambiente sereno e appagante.

Non ha quindi più alcuna giustificazione una progettazio-ne orientata al solo soddisfacimento quantitativo senza preoccuparsi anche della qualità di ciò che si edifica.Invece pare che il progettista sia maggiormente impe-gnato nello studio di soluzioni tecnologiche sempre più innovative e ardite, che consentano di piegare la materia a singolari “mode” architettoniche, sradicate dal conte-sto, ostili agli abitanti.

La prima conseguenza è che per bilanciare un pessimo progetto ci si deve affidare sempre più agli impianti tec-nologici. Si arriva al paradosso che il riscaldamento e il condizionamento non servono per mitigare l’effetto del-l’ambiente sull’uomo ma sono necessari per difendere gli abitanti dall’edificio stesso. Tutto questo, naturalmente, comporta costi sia sotto il profilo energetico sia a livello di salute.

Occorrono quindi committenti più consapevoli e progettisti più aggiornati, ma anche strumenti normativi più moderni, fondati sulle necessità de-gli uomini e non solo sulle tecnologie promosse dal mercato.

La progettazione si misura oggi con gli stili di vita contemporanei e le variate esigenze di comfort domestico

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la casa come Terza Pelle

E’ il concetto che sta alla base della bioarchitettura.

• Prima pelle: il tessuto cutaneo. Nell’uomo garantisce permeabilità, con-sentendo lo scambio fisiologico tra interno ed esterno, elasticità e resisten-za alle pressioni, scarsa conducibilità termica, difesa contro aggressioni di agenti esterni, espulsione delle tossine dovute al metabolismo, traspirabi-lità.

• Seconda pelle: gli indumenti. Gli indumenti, direttamente a contatto con la nostra pelle, devono garantire massima traspirabilità, scarsa conducibilità elettrica (causata dall’utilizzo di materiali sintetici), espulsione delle tossine prodotte dalla pelle. Gli indumenti naturali permettono la traspirazione e quindi garantiscono la salubrità della nostra pelle.

• Terza pelle: la casa. Dev’essere costruita in modo da assicurare respirabili-tà all’involucro, evitando l’utilizzo di materiali poco traspirabili o impermea-bili; scambio d’aria tra interno ed esterno (vapore, umidità, ecc.); scarsa conducibilità elettrica; protezione da onde elettromagnetiche e da sostanze nocive; protezione dai disturbi esterni (inquinamento acustico); benessere e comfort (isolamento termico).

L’identificazione della casa con la “terza pelle” è stata introdot-ta dall’architetto Carl Lotz nel 1975: per lo studioso tedesco la costruzione bioecologica di un edificio deve ricalcare il modo di funzionare del nostro organismo.

I bambini sono biologicamente più esposti ai rischi derivanti dall’inqui-namento ambientale:

si calcola che i due terzi di tutte le malattie originate dall’am-biente colpiscano l’infanzia.

Questo avviene non solo perché i bambini hanno un sistema immuni-tario ancora in formazione ma per motivi legati alla loro fisiologia:

è in atto una rapida crescita

i processi metabolici sono piùveloci.

la quantità di aria respirata èmaggiore, in rapporto al peso,di quella degli adulti.

è maggiore l’assorbimento neitessuti ed e più marcata la vulnerabilità all’esposizione.

Tutti processi moltiplicati dal fatto che i bambini respirano aria di peg-giore qualità in quanto più vicina al terreno e più ricca dei residui di combustione dei carburanti, anche i più pericolosi inquinanti si deposi-tano a livello del suolo.

I numeri recentemente presentati dall’Organizza-zione Mondiale della Sanità sono quanto mai indicativi: un bambino su tre, in Europa, muore a causa dell’inquina-mento ambientale.

bambini: “bioindicatori” ambientali

seconda pelle

prima pelle

terza pelle

1�

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2.2 - il microclima interno

Il microclima interno di un edificio influenza il no-stro modo di vivere e la nostra salute.

La scienza ha ormai assodato la dipendenza tra l’am-biente interno e il manifestarsi di malesseri che possono evolvere in vere e proprie patologie. In questo caso si parla di BRI (Building Related Illness – Malattia Provocata dagli Edifici) essendo certa la dipenden-za di una patologia da contaminanti rilevabili. Esempi di BRI sono la Legionellosi, i tumori da Gas Radon, l’asma da polveri, il mesotelioma da amianto, le manifestazioni neuropsichiche da stress acustico.

Paradossalmente questi fenomeni, per quanto gravi e talvolta mortali, sono facilmente individuabili data anche la corrispondenza tra causa ed effetto. Spesso, dopo la guarigione clinica, basta rimuovere la fonte contaminan-te, originata quasi sempre da errori nella progettazione o nella manutenzione, per far scomparire il fenomeno.

Più problematica l’attribuzione di altre manifestazioni di malessere non patolgiche. In questo caso si parla di sindrome e si definisce il fenomeno come SBS (Sick Building Syndrome – Sindrome da Edificio Ma-lato). Trattandosi di una sindrome, cioè di una situa-zione morbosa che non costituisce malattia definita, è estremamente difficile individuare strategie d’intervento specifiche che non siano quelle preventive legate al mi-glioramento della qualità dell’aria interna (IAQ –Indoor Air Quality). La ricerca internazionale, è comunque concorde nell’at-tribuire al microclima e alla presenza di inquinanti interni la responsabilità della SBS.

Il progettista dovrà quindi individuare i microcli-mi da analizzare e riconoscere il possibile effetto sulla salute umana.

Così facendo si diminuiranno i fattori di rischio e con-temporaneamente si realizzeranno ambienti confortevoli, dato che gli elementi da analizzare sono gli stessi che definiscono una casa bioecologica:

Microclima Termico Acustico Visivo Psicologico e inquinato

VALUTAZIONE DELL’IMPATTO SULLA SALUTE DEGLI INQUINANTI INDOOR NEGLI U.S.A.EFFETTI GRAVI E DIFFUSI

INQUINANTE STIMA DELLAPOPOLAZIONE ESPOSTA TIPO DI IMPATTO

contaminanti biologici >10% 0,5 - 1 milioni di ricoveri

radon >25% 5.000 - 20.000 K polmonari / anno

fumo di tabacco >75% 3.000 - 5.000 decessi / anno

benzene >50% >300 casi di leucemia

formaldeide >20% >300 casi di cancro / anno

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19

riconoscere i nemici invisibili

Legionella

Legionella spp è uno degli agenti ezio-logici di polmonite batterica.Le infezioni da Legionella sono un pro-blema sanitario emergente, tanto che l’Istituto Superiore di Sanità ha istituito il Registro Nazionale della Legionellosi. La Legionella si sviluppa soprattutto ne-gli impianti di condizionamento dell’aria a causa di molteplici fattori tra i quali si segnalano i ristagni d’acqua e la scarsa pulizia di filtri e serbatoi.

La Legionella deve il suo nome all’epidemia che si verificò tra i partecipanti ad una riunione del-l’American Legion nell’estate del 1976 a Philadelphia: tra gli oltre 4000 veterani del Vietnam pre-senti, 221 si ammalarono e 34 di essi morirono. In seguito si scoprì che la malattia era stata causa-ta da un “nuovo” batterio, deno-minato Legionella, che fu isolato nell’impianto di condizionamento dell’hotel dove i veterani avevano soggiornato.

Radon

Gas radioattivo naturale prodotto dal decadimento dell’uranio contenuto nei suoli e nei materiali edili che proven-gono dal sottosuolo (cementi, graniti, tufo, laterizi, pozzolane, etc). Essendo un gas nobile, cioè più leggero dell’aria, si disperde facilmente in atmosfera per cui è indispensabile controllarne la con-centrazione in ambienti chiusi. Oltre alle azioni preventive legate all’analisi dei suoli (contenuto di uranio, permea-bilità, morfologia) e dei materiali (certi-ficazioni o misure) occorre intervenire sulla struttura edilizia garantendo una ventilazione sottopavimento (vespaio areato) e un microclima interno ade-guato (ricambi d’aria naturali o forzati, apparecchiature, pressurizzazione etc.). E’ un cancerogeno acclarato ed estre-mamente pericolso.

Amianto

Amianto è un termine generico che in-dividua un insieme di fibre pietrificate di silicati. Proprio la fibrosità che lo rende cosi’ interessante ne costituisce il punto debole. Ottimo come isolante termico ed elettrico, indistruttibile, facilmente lavorabile, flessibile, non infiammabi-le etc. è stato utilizzato in oltre 3000 prodotti commerciali, molti dei quali im-piegati in edilizia. E’ uno dei pochi ele-menti di riconosciuta cancerogeneita’ e di utilizzo vietato. Le patologie correlate all’amianto sono essenzialmente tre:

>carcinoma bronchiale >mesotelioma (tumore della pleura) >absestosi (fibrosi dei polmoni)

Mentre i primi due sono tumori, la terza è un “infibramento” del tessuto polmo-nare che compromette le normali fun-zioni respiratorie e favorisce l’insorgen-za del tumore polmonare.

Acaro

L’acaro dermatofago è un microrgani-smo invisibile all’occhio umano appar-tenente all’ordine degli aracnidi che si nutre dei residui biologici causati dalla desquamazione della pelle e delle for-mazioni cornee. Si annida in colonie ovunque vi sia presenza di polvere (moquette, tappeti, letti ecc...), scar-sa aerazione e limitato irraggiamento solare, umidità. L’acaro dermatofago facilita l’insorgere di allergie, causa di-sturbi alle vie respiratorie e costituisce una delle cause principali dell’inquina-mento microbiologico degli ambienti confinati. Particolarmente pericolosa l’esposizione agli acari nel primo anno di vita a causa dei rischi di sensibiliz-zazione già rilevati e particolarmente diffusi negli ultimi anni tra i bambini.

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L’uomo è un meccanismo perfetto: consuma l’energia chimica contenuta nei cibi e la trasforma in altre forme di energia, prevalentemente ter-mica. Per funzionare deve però mantenere pres-soché costante la temperatura corporea interna intorno ai 37°C.

La pelle, invece, può accettare variazioni più elevate del-la temperatura superficiale, comportandosi come uno scambiatore di calore: un sistema di termoregolazione che disperde nell’ambiente il calore in eccesso per irrag-giamento e per evaporazione.

Il corpo umano si regola in relazione alle condizioni am-bientali in maniera automatica e dinamica. Il problema si pone quando le condizioni individuali (attività svolta, abbigliamento, fattori organici) e l’insieme dei parametri fisici fondamentali (temperatura, umidità, ventilazione e pressione) non consentono uno scambio termico ot-timale, generando una situazione di malessere. Occorre quindi equilibrare:

Temperatura dell’ariamisura lo stato termico di un ambiente

Temperatura media radiante delle superfici che delimitano l’ambiente. E’ il fattore che determina maggiormente la sensazione di calore perché attiva lo scambio diretto per irraggiamento tra corpo umano e superfici contigue.

Velocità dell’aria, o ventilazione che influisce sul benessere termico favorendo la dissipa-zione per convezione (temperatura dell’aria inferiore a quella corporea) o per sudorazione (elevata temperatura e umidità relativa)

Umidità relativa E’ il rapporto fra la quantità effettiva e massima di acqua contenuta in un Kg d’aria a temperatura costante. A livelli elevati di umidità relativa l’aria è satura e non è più in grado di assorbire la parte evaporativa dello scam-bio termico provocando un senso di malessere, come in estate, quando ad elevate temperature dell’aria si asso-ciano elevati valori di umidità relativa. Un aumento di UR del 10 % ha lo stesso effetto di un aumento di tempera-tura di 0,3°C.

leggere i dati microclimatici

Temperatura, umidità, ventilazione e pressione possono alterare lo scambio termico nell’uomo, generando situazioni di malessere

2.3 - il comfort termico

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leggere i dati microclimatici

Temperatura, umidità, ventilazione e pressione possono alterare lo scambio termico nell’uomo, generando situazioni di malessere

• Ventilazione- fino a 0.30 m/s: impercettibile- 0.25-0.50 m/s: piacevole- 0.50-1.00 m/s: piacevole sensazione di aria in movimento- 1.00-1.50 m/s: corrente d’aria tollerabile- oltre 1.50 m/s: fastidiosa

• Umidità Relativa- UR < 20%; secchezza delle mucose e pericolo di infezione- UR > 70%: sensazione di malessere- UR = 100% impossibilità di rinfrescamento evaporativo

30

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FREDDOINCONFORTEVOLE

CALDOINCONFOR-

TEVOLE

FREDDOINCONFORTEVOLE

CALDOINCONFORTEVOLE

Temperstura dell’ariainterna °C

Tem

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Temperstura dell’ariainterna °C

Temperstura dell’ariainterna °C

Um

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-2,0 -1,5 -1,0 -0,5 0 -0,5 -1,0 -1,5 -2,0

FREDDO FREDDO MODERATO NEUTRO CALDO MODERATO C A L D O

Voto Medio Prevedibile

Perc

entu

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prev

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one

Triangolo del comfort

I fattori sopra elencati interagi-scono fra loro e determinano il comfort termico. E’ quindi im-possibile ridurre la descrizione del benessere termico a qual-che singolo parametro. Si è ricorsi alla valutazione sta-tistica per descrivere numerica-mente le condizioni ambientali cui corrisponde la soddisfazio-ne degli abitanti.

Uno dei metodi più utilizzati è il modello PMV (voto medio previsto - Predicted Mean Vote) sviluppato da P.O. Fanger. Dal 1984 il metodo del PMV è alla base della Norma Internazionale Standard ISO-7730 per la valutazione del comfort termico in un ambiente.

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2.4 - il comfort acustico

Nella valutazione sensoriale dei microclimi domestici sono molto importanti i fenomeni legati all’udito.

Se i suoni gradevoli, come la musica o certe ma-nifestazioni naturali, rafforzano lo spirito e appa-gano la mente, i rumori vengono invece percepiti come fastidiosi e sono potenzialmente pericolosi.

Oltre ai danni provocati all’apparato uditivo, la molestia da rumori, legata a fenomeni a limitata intensità ma con-tinui, influenza negativamente il benessere individuale provocando disturbi del sonno, riducendo la concentra-zione, aumentando la tensione e creando disturbi neu-ropsichici anche di una certa gravità.

I rumori che si propagano per via aerea provengono ge-neralmente dall’esterno e sono in gran parte determinati dal traffico o da altre attività umane.

Negli edifici vicini a zone trafficate, occorre operare nella distribuzione degli ambienti domestici:

collocando le camere da letto nell’area più riparata predisponendo barriere antirumore nella vicinanze

dell’edificio (piante sempreverdi, siepi fitte) ponendo la massima attenzione alla scelta di

materiali e posizionamento delle aperture.

I suoni da impatto sono per lo più accidentali. De-rivano dalla caduta di oggetti o dalla vibrazione, per esempio, di un elettrodomestico. In questo caso occorre provvedere con una strategia di as-sorbimento del rumore utilizzando isolanti ter-moacustici.

I rumori secondari, originati da impianti, possono pro-pagarsi a tutti gli appartamenti, se non si sono poste le necessarie attenzioni in fase di progettazione:

giunti acustici tra le varie unità edilizie murature contigue separate piede delle murature isolato sospensioni acustiche negli strati della

pavimentazione

Ma, è bene ricordarlo, nessuna opera di insonoriz-zazione può sostituire una cultura rispettosa della quiete, che è soprattutto una cultura di rispetto per gli altri.

La musica e altri suoni gradevoli creano armonia nell’uomo; i rumori, al contrario, vengono percepiti come fastidiosi e sono potenzialmente pericolosi

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misurare il silenzio

Sensazione sonoraL’orecchio umano è sensibile alle frequenze comprese dai 16-20 Hz ai 16-20 kHz. Que-sti limiti variano da individuo a individuo e cambiano con l’età. Alle varie frequenze si verifica una diversa sensibilità alla pressione sonora che può essere descritta per mezzo di curve dette isofoniche, le qua-li individuano statisticamente i suoni puri che, alle diverse frequenze, danno la stessa sensazione uditiva.

Pressione sonoraIl decibel è l’unità di misura con la quale si indica il livel-lo di un fenomeno acustico. E’ una misura convenzionale che prende a riferimento il minimo valore udibile. Nella sperimentazione prati-ca si è rilevato che la rela-zione che lega la sensazione sonora al fenomeno che l’ha generata sia di tipo espo-nenziale e non lineare: ad un incremento dell’intensità sonora di 3 decibel corri-sponde circa un raddoppio della percezione soggettiva del rumore.

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dB

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DECIBEL

Soglia diudibilità

Mormorio

Vento trale foglie

Ondedel mare

Conversazioneanimata

Aspirapolvere

MusicaRock

Motore areazione

Sogliadel dolore

��

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2.5 - il comfort visivo

La vita dell’uomo dipende dal sole e dal ciclo della luce cui l’uomo e le altre creature viventi si sono adattate. I cicli biologici, gli schemi di comporta-mento, il succedersi delle stagioni: tutto dipende dal sole e dall’intensità della radiazione solare.

L’uomo contemporaneo, purtroppo, vive sempre meno in armonia con i cicli naturali e dipende sempre più da ambienti artificiali. Per questo dobbiamo pretendere che nelle nostre case l’illuminazione sia il più possibile naturale, non solo per risparmiare energia ma anche per recuperare il rapporto con gli elementi naturali.

Per far questo, è importante calcolare il rapporto tra illuminazione esterna e interna, il cosiddetto Fattore di Luce Diurna (FLD) che misura l’effetti-vo apporto solare in funzione dell’orientamento e delle aperture.

L’orientamento dell’edificio è quindi la prima scelta stra-tegica per individuare l’ottimale disposizione dei vari am-bienti della casa.Infine occorre integrare queste soluzioni con l’apporto

della luce artificiale studiando attentamente:

l’intensità la tonalità il posizionamento delle fonti luminose.

La luce influenza anche il colore che ha una importanza fondamentale per il benessere psicologico degli individui. Il colore infatti stimola direttamente la psiche e lo studio del cromatismo degli spazi produttivi è una disciplina co-dificata e ampiamente applicata.

C’è da rilevare che il rapporto con il colore è estre-mamente soggettivo: dipende dalla sensibilità personale ma anche dall’età dell’individuo, dal suo stato di salute, dalle tradizioni socio-culturali.

Potrebbe quindi apparire arbitrario suggerire una scala cromatica, indicandone i potenziali effetti su un individuo generico, ma è comunque possibile dare indicazioni ge-nerali che riflettono reazioni abbastanza diffuse, basate sulle conoscenze della fisiologia percettiva.

La luce, che ha una diretta influenza anche sulla percezione del colore, ha una rilevante importanza per il benessere psicologico dell’uomo

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abitare a colori

Ambienti della casa: a ciascuno la sua luceIl corretto posizionamento dei locali della casa:Sud-Ovest: lungo il lato maggiormente soleggiato avremo i locali di soggiorno per beneficiare della luce diretta o filtrata Est: camere da letto che possono in tal modo ricevere il sole mattutino Nord: luoghi di servizio o di lavoro, per poter fruire di luce indiretta, la migliore, non producendo ombre, per le attività di lavoro

Le soluzioni più adatte all’ottimizzazione degli apporti solari:Le pavimentazioni esterne, soprattutto sotto le finestre, dovrebbero essere chiare per favorire il riverbero (Al-bedo)Le finestre più alte che larghe catturano una maggior porzione di cieloLa profondità delle stanze deve tener conto della profondità raggiungibile dai raggi solari in inverno La profondità dei portici, degli sporti e degli oggetti deve evitare l’irraggiamento diretto in estate delle pareti a Sud-OvestPer lo stesso motivo si dovrebbero porre alberature a foglia caduca in prossimità delle zone a sud e ovest, per mitigare il soleggiamento estivo senza impedire gli apporti invernali

In ogni caso occorre valutare ogni elemento di illuminazione, naturale e artificiale, in funzione degli utilizzi dei vari ambienti e delle attività che vi si svolgono.

Colori e sensazioniGli effetti del colore sull’individuo sono soggettivi. Inoltre è evidente che, in un ambiente, non si è mai in pre-senza di una tonalità esclusiva ma piuttosto di un insieme di colori posti su materiali diversi che provocano sensazioni peculiari. Tuttavia è possibile dare alcuni suggerimenti.I colori chiari, a gradazione pastello, creano ambienti rilassanti perché evitano i contrasti eccessivi. Al contrario colori caldi e accesi, come il giallo e l’arancio, sono stimolanti e non dovrebbero mai essere impiegati su superfici estese; se usati con parsimonia, risultano ritempranti e tonici. I colori freddi come il blu e il verde risultano ai più rilassanti e riposanti. I colori hanno effetto sulla percezione degli spazi: i colori freddi allontanano le pareti, mentre quelli caldi le avvicinano.

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3.1 - energia, fino a quando?

La questione energetica è uno dei temi sui quali si gioca il futuro della nostra civiltà, la nostra stessa sopravvivenza.

Oggi tale destino è affidato quasi esclusivamente a risorse energe-tiche destinate a terminare, soprattutto alla luce del continuo incre-mento dei consumi. Inoltre gran parte delle risorse che impieghiamo, i combustibili fos-sili:

Petrolio Gas Carbone

sono responsabili dell’effetto serra e alterano il clima producendo enormi quantità di anidride carbonica.

Firmando il protocollo di Kyoto, l’Italia ha sottoscritto l’obiettivo di diminuire del 6,7%, rispetto al 1990, le sue emissioni di gas climalteranti entro il 2010. Nel frattempo, invece le ha già aumentate di circa il 11%, rendendo di fat-to impossibile il rispetto di quanto firmato nel 2005!

6.7 = Obiettivo Italiano del protocollo di Kyoto

La produzione di energia nelle sue varie forme, quando è realizzata utilizzando fonti fossili, comporta sempre una contemporanea pro-duzione di emissioni gassose nell’atmosfera. Tali sostanze possono, mediante vari meccanismi, avere l’effetto di alterare il clima su scala locale e globale, con effetti disastrosi.Per scongiurare gli effetti di una mutazione radicale del clima ter-restre dovuto all’aumento dell’effetto serra, nel 1997 si è tenuta in Giappone la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, la quale ha redatto un documento noto come Protocollo di Kyoto. Nel Protocollo sono indicati gli impegni di riduzione e di limitazione quantificata delle emissioni di gas serra (anidride carbonica, gas metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo, idrofluorocarburi e perfluorocarburi) di cui si fanno carico i Paesi firmatari. Le Parti do-vranno, individualmente o congiuntamente, assicurare che le emis-sioni antropogeniche globali siano ridotte di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo di adempimento 2008-2012.E’ previsto che il documento entri in vigore solo nel momento in cui “venga ratificato, accettato, approvato o che vi abbiano aderito non meno di 55 Parti responsabili per almeno il 55% delle emissioni di biossido di carbonio (emissioni quantificate in base ai dati relativi al 1990).” Finalmente nel corso del 2004, dopo anni di rinvii e pretesti accampati da molti Paesi, questo quorum è stato raggiunto, grazie alla firma della Russia.Il 16 febbraio 2005 il Protocollo diverrà pienamente operativo.da “Vademecum lega ambiente”

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subire energie limitate e costose

Sembra una competizione dell’assurdo: finiranno le risorse prima che il clima venga alterato definitivamente? In ogni caso già conosciamo chi perderà: se non noi, saranno i nostri figli, e questa non è certo una consolazione. E’ indispensabile invertire questa tendenza: operazione facilmente attuabile, purché si abbia un minimo di buon senso e di buona volontà.

Possiamo iniziare proprio dalle nostre case. Il settore dell’edilizia è quello più “energivoro”: rappresenta circa il 40% dei consumi energetici globali, percentuale che aumenta se consideriamo anche le produzioni industriali e i trasporti legati all’abitare. Le responsabilità di chi commissiona, progetta, costruisce e abita i moderni edifici è, quindi, enorme. Fortunatamente molto possiamo fare, soprattutto nelle nostre abitazioni, per utilizzare al meglio le risorse energetiche. Magari ricorrendo a energie rinnovabili che realizzano uno sviluppo economico e sociale durevole con immediati benefici ambientali, ma anche utilizzando la migliore, più disponibile, più conveniente, più ecologica ed inesauribile delle risorse: il risparmio energetico.

EMISSIONI DI GAS SERRA IN ITALIA 1990 - 2003 (Kton di CO2 equivalente)

2003 1990 2003/1990

Produzione energia 170.969 146.752 +17%

Trasporti 130.400 104.357 +25%

Energia per usi civili e altro 88.665 81.125 +9%

Energia per industria 86.854 86.730 0

Processi industriali e solventi 41.391 38.157 +8%

Agricoltura 38.747 40.618 -5%

Rifiuti 12.730 13.474 -6%

Uso suolo -81.828 -60.726 +35%

Totale netto (con uso del suolo) 487.928 450,488 +8%

Totale lordo 569.756 511.214 +11%

consumoprimario

3%

industria36%

trasporti28%

terziarioe residenziale

27%

usi nonenergetici

6%

Consumi energetici per settore

Scostamento dagli obiettivi di Kyoto - anno 2003; EEA 2005

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3.2 - le fonti rinnovabili

Oltre il 90% dell’approvvigionamento energetico mondiale deriva da fonti esauribili:

petrolio gas carbone uranio

che non si rigenerano e sono destinate a terminare.

Le fonti rinnovabili invece sono potenzialmente infinite

Un altro aspetto da non trascurare, quando si parla di queste fonti, è la possibilità, per alcune di esse, di instal-lazione nello stesso luogo del consumo.

La realizzazione, cioè, di una rete di microimpian-ti che realizzino l’indipendenza energetica dei sin-goli o delle realtà locali e riducano lo spreco deri-vante dalle perdite della rete di distribuzione.

Altre energie• Geotermica ad alta temperatura: il calore della terra, una delle principali fonti di energia naturale, viene raccolto in forma di vapore e convogliato in turbine per la produzione di energia elettrica o per il teleriscaldamento. Si calcola che solo con gli acquiferi a vapore presenti in Toscana e Lazio si potrebbero produrre oltre 5 mila miliardi di kWh, una quantità sufficiente per il fabbisogno nazionale di elet-tricità per 70 anni. Attualmente, sono 14.000 gli appartamenti che nel ferrarese vengono riscaldati con la geotermia naturale. • Geotermica a bassa temperatura: è il più diffuso sistema di utilizzo del calore latente del sottosuolo a poca profondità, sfruttato mediante pompe di calore. Attualmente è considerato, soprattutto nella fase di raffrescamento estivo, tra le tecnologie meno inquinanti. Sono allo studio versioni sempre più perfezionate, come le geostrutture per l’accumulazione termica.• Eolica: il vento è una delle energie più utilizzata dall’uomo. Fa funzionare i mulini ma permette la navigazione a vela, essica i prodotti della terra ma può generare anche elettricità. E’ considerato attualmente il sistema più conveniente tra le fonti rinnovabili, e può già competere con i costi tradizionali dell’energia. La European Wind Energy Association e Greenpeace stimano che il potenziale mondiale d’ener-gia eolica sarebbe il doppio della domanda d’elettricità mondiale prevista per il 2020. Il vento è abbondante, economico, inesauribile, ampiamente distribuito, non danneggia il clima ed è pulito eppure da molte parti del mondo ambienta-lista si contesta l’impatto ambientale delle turbine. Ancora una volta si tratta di scegliere: se privilegiare la tutela del paesaggio, certamente prevalente in certe localizzazioni, o se scegliere una fonte energetica sostenibile.

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scegliere energie illimitate e gratuite

Tutta l’energia del soleLa principale fonte energetica rinnovabile è il sole che irraggia sulla superficie del territorio italiano oltre 100 volte il fabbisogno energetico totale del Paese. Intercettarne una parte è cosa opportuna e conveniente. Di-verse sono le tecnologie per lo sfruttamento dell’energia solare:• Collettori Solari: servono a produrre acqua calda per usi di riscaldamento e sanitario. Il costo ridotto e l’affidabilità ne fanno un prodotto ormai maturo per la diffusione su larga scala, e per renderne obbligato-ria l’installazione come impianto standard negli edifici. Un impianto solare termico costa, oggi, poco più di una vasca idromassaggio. Un aspetto particolare della tecnologia del solare termico sono gli studi delle alte temperature. Si tratta di una tecnologia che mira a ottenere energia elettrica alimentando turbine a vapore mediante sistemi di specchi parabolici. L’Italia è stata all’avanguardia in questo settore di ricerca, grazie al Nobel Carlo Rubbia.• Moduli fotovoltaici: servono per trasformare la radiazione solare in corrente elettrica. E’ una tecnologia in continua evoluzione ma già ora, anche grazie agli incentivi del “conto Energia”, si propone come tecnologia conveniente.

Tutta l’energia delle pianteUn’altra fonte rinnovabile è rappresentata dalle biomasse. Il loro utilizzo è comunque inquinante, seppur in misura molto ridotta rispetto ai combustibili fossili. La differenza sta nel fatto che le emissioni delle biomasse sono bilanciate dalla sintesi che gli organismi hanno operato in vita sugli stessi inquinanti; infatti per biomassa sarebbe più corretto indicare quelle sostanze organiche che dipendono dalla fotosintesi clorofilliana. In pratica la combustione della biomassa, per esempio del legno, produce la stessa quantità di CO2 che la pianta ha assorbito in vita realizzando così un ciclo chiuso. Anche gli altri inquinanti corrispondono a quelli che derive-rebbero dalla naturale decomposizione dei materiali organici.• Biogas: miscela di gas, con netta prevalenza di metano, che si forma nella fermentazione batterica di rifiuti organici• Olio Vegetale: l’uso di olio vegetale puro, solitamente di colza, per i motori diesel si sta rapidamente diffon-dendo. Al di là dell’aspetto giuridico (in Italia è illegale) si tratta di un combustibile che necessita di motori particolari o modificati.• Biodisel: a differenza dell’olio, si tratta di un carburante di origine vegetale appositamente trattato per l’uso combustibile• Etanolo: si tratta di un alcool che si ottiene dalla distillazione della canna da zucchero: presenta qualche rischio per la sicurezza• Legname: il legno è stato il primo combustibile usato dall’uomo. L’uso è sostenibile anche perché si utilizza-no gli scarti legnosi. Altre biomasse che vengono utilizzate per alimentare stufe o caldaie (anche industriali) sono gli scarti vegetali di varia origine: noccioli, bucce, mais, graminacee, ecc.

Tutta l’energia dall’acquaLa fonte rinnovabile più diffusa, e di cui l’Italia è buona produttrice, è l’energia idraulica che trasforma l’ener-gia meccanica in energia elettrica attraverso un sistema di turbine. E’ il sistema, tra le rinnovabili, a più alto rendimento riuscendo a trasformare circa l’ 80/90% dell’energia. Occorre però prestare la massima attenzione allo sfruttamento dei corsi d’acqua perché un uso indiscriminato comporta la vera e propria “scomparsa” di interi torrenti con evidenti alterazioni ambientali.Oltre agli impianti a deflusso (dighe) o fluenti (lungo i corsi d’acqua) esistono ricerche innovative come quelle legate a impianti marini: nel mare vengono spostate enormi masse d’acqua. Lo sfruttamento di questa ener-gia è ancora agli inizi, ma presenta possibilità di sviluppo molto promettenti: in linea di principio si tratta di trasformare in energia elettrica quella delle correnti, delle onde, delle maree, delle correnti di marea e del gradiente termico tra superficie e fondali.

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ritrovare l’energia “perduta”...3.3 - il risparmio energetico

Tutti sappiamo quanto consuma la nostra auto ma pochissimi sanno quanto consuma annualmente l’edificio in cui abitano.

Eppure è un calcolo semplice: basta sommare tutti i con-sumi e convertire le quantità in Kilowattora termici, te-nendo conto che ogni litro di gasolio corrisponde a quasi 12 KW/h, mentre un metro cubo di metano vale 10 KW/h. Calcolati i consumi totali, si divide il risultato per la su-perficie abitabile, ottenendo i dati di “consumo” effettivo al metro quadro per anno espresso in KW/h (m2a).

Potrebbe essere istruttivo confrontarli con quelli degli amici, o paragonarli ai consumi massimi previsti dalla legge tedesca o alle prescrizioni di “CasaClima” della Provincia di Bolzano.

Sorprendente ma utile sapere che, mentre la me-dia dei consumi in Italia si attesta sui 150-200 KW/h(m2a), la Germania prescrive consumi infe-riori ai 70 KW/h(m2a) e la classe energetica mi-gliore di Bolzano, si attesta sui 30 KW/h(m2a).

Un risparmio di oltre il 70% dei consumi energetici è pos-sibile e doveroso anche per le nostre case, attraverso:

il miglioramento dell’isolamento termico la sostituzione degli infissi l’impiego di bruciatori più efficienti il ricorso ai pannelli solari per l’acqua calda, ecc.

Ne beneficerebbero l’ambiente, le nostre tasche, l’econo-mia nazionale, gli individui e la società.

Occorre una battaglia per l’ambiente e per la civiltà del Paese, per vincere sugli interessi economici di poche compagnie che realizzano enormi profitti: basti pensa-re che il prezzo della benzina verde quando arriva alla pompa costa 6 volte il costo all’estrazione.

Ma sono necessarie scelte politiche coraggiose: a diffe-renza dei carburanti il risparmio non si può tassare.Bisogna insomma iniziare a parlare, come fanno ormai gli economisti più accorti, di una nuova uni-tà di misura per la salvaguardia dell’ambiente: quella del risparmio energetico, significativamen-te chiamata “negawatt”.

La media dei consumi energetici, in Italia, va dai 150 ai 200 KW/h. La Germania prescrive consumi inferiori ai 70 KW/h. A Bolzano la classe energetica migliore si attesta sui 30 KW/h

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ritrovare l’energia “perduta”...

le ESCO

- «Basta entrare a casa tua per capire che sprechi almeno la metà dell’energia che consumi per scaldarti d’in-verno, rinfrescarti d’estate, far da mangiare, lavare i panni, conservare il cibo in fresco, illuminare le stanze. Il tuo giacimento nascosto di energia è lì in bella vista. Basta soltanto che tu apra gli occhi e ti decida a utilizzar-lo. Ma c’è chi ha giacimenti di energia molto più grandi del tuo perché ne spreca molta di più, in valori assoluti e in percentuale. Pensa ai centri commerciali, agli ospedali, alle fabbriche... Non le conoscono in molti perché sono poche, ma esistono compagnie per lo sfruttamento dei giacimenti nascosti di energia». - «Ah, sì? E come operano?».- «Innanzitutto ... valutano accuratamente dimensioni e localizzazione del giacimento in modo da ricavare alcuni dati: con quali tecnologie si può estrarre e utilizzare l’energia che contiene, le spese d’investimento necessarie per avviare lo sfruttamento, quanto si può guadagnare annualmente dalla vendita dell’energia recuperata e riutilizzata, in quanti anni i guadagni previsti riescono ad ammortizzare le spese d’investimento e a fornire gli utili d’impresa. Se il gioco vale la candela propongono al proprietario del giacimento di stipulare un contratto così formulato: la società predispone e realizza a sue spese un progetto di ristrutturazione ener-getica finalizzato a ridurre al minimo le inefficienze, gli sprechi e gli usi impropri dell’energia. Per un numero di anni prefissato contrattualmente s’impegna a fornire al proprietario gli stessi servizi energetici (riscaldamento ed elettricità), di cui egli usufruiva prima dell’intervento di ristrutturazione e il proprietario s’impegna a pagarli allo stesso prezzo che li pagava. La durata del contratto viene fissata dalla società calcolando in quanti anni la differenza tra i costi energetici precedenti al suo intervento e i costi energetici successivi le consente di remu-nerare il capitale investito e il suo lavoro. Maggiore è l’efficienza che riesce a ottenere, maggiore è la quantità degli sprechi che riesce a eliminare, maggiore è la differenza tra i costi energetici precedenti e successivi alla ristrutturazione. Di conseguenza maggiori sono i suoi guadagni e minore la durata del tempo di rientro dell’in-vestimento. Il proprietario del giacimento non deve pagare niente di più delle sue usuali bollette e al termine del contratto il risparmio economico conseguente al risparmio energetico è suo. Interessante, no? Il rischio è totalmente a carico della compagnia per lo sfruttamento dei giacimenti energetici nascosti, che però in questo modo allarga il suo giro d’affari creandosi nuovi clienti che altrimenti non avrebbe. Una società che agisca in questo modo viene definita Energy Service Company, da cui l’acronimo ESCO, perché sostituisce la tradiziona-le fornitura di prodotti energetici con la fornitura di un servizio energetico completo. Ma l’acronimo ESCO può essere espanso anche in Energy Saving Company, perché la sua modalità operativa si basa, tecnicamente ed economicamente, sul risparmio energetico».

Maurizio Pallante, Un futuro senza luce?, Editori Riuniti, Roma, marzo 2004 – pag. 153

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NegajouleBlomassaAltre fonti di energiaNucleareGasPetrolioCarbone

Evoluzione della domanda di energia primaria e di «negajoule» (UE-25)

Negajoule: risparmio energetico calcolato sulla base dell’intensità energetica del 1971Fonte: Enerdata (calcoli basati su dati Eurostat)

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3.4 - casa risparmiosa: l’elettricità

Nelle nostre case, negli uffici e negli esercizi commerciali viene consumato il ��% dell’ener-gia elettrica impiegata nel Paese. La maggior parte viene utilizzata per il funzionamento degli elettrodomestici, degli apparati elettrici ed elet-tronici e per l’illuminazione.

Capire come e quanto consumiamo ci può aiutare ad assumere una maggiore consapevolezza nei riguardi dell’energia.

Fatto salvo che ogni consumatore ha propri comporta-menti si possono comunque dare indicazioni generali:

��% fa funzionare vari apparecchi. Televisione (11%), stereo, computer, ecc. Evitate la funzione di stand-by sugli apparecchi utilizzando prese multiple comandate

20% per lo scaldabagno elettrico. Istallare l’apparecchio vicino ai punti di utilizzo e provvedere alla manutenzione delle serpentine. Evitare lo spreco di acqua calda

1�% per il frigorifero. È opportuno posizionarlo lontano dalle fonti di caloretenendolo a 10 cm. dal muro e aprirlo meno possibile.

1�% per l’illuminazione. Il risparmio inizia dal buon senso: spegnere la luce quan-do non serve, tenere pulite le lampadine (si risparmia anche il 10%), preferire una sola luce forte piuttosto che molte deboli. Sostituire poi le lampadine a incande-scenza con le fluorescenti compatte che consumano un quarto durando fino a dieci volte di più

1�% per la lavatrice. Utilizzare la macchina a pieno carico selezionando at-tentamente temperature e programmi. Esistono lavatrici a micropulsazioni che consentono anche il lavaggio a freddo

�% per il forno. Aprirlo il meno possibile e spe-gnerlo qualche minuto prima della fine della cottura per sfruttare il calore latente

4% per la lavastoviglie. Utilizzarla solo a pieno carico ed evitare il programma di asciugatura. Lascian-do aperto lo sportello si ottiene lo stesso risultato ri-spiarmando fino al 45% dell’energia

Se poi si dispone di un impianto di climatizzazio-ne estiva, si deve aggiungere un buon ��% in più di consumi energetici. Nelle abitazioni la media di spesa per l’energia elettrica è di circa 650 € pari a un cosumo medio di 3.500 kWh.

Capire come e quanto consumiamo è indispensabile per contenere le spese con forme di risparmio intelligente

Fonte: Wai 2004, Kem 2004 (40).

Risparmi nel consumo di energia elettrica e tendenze nel settore dell’uso domestico dell’UE-15

Risparmi dienergia elettrica

nel periodo1992 - 2003(TWh/anno)

Consumo nel 2003(TWh/anno)

Consumo nel 2010(applicando le

politiche attuali)(TWh/anno)

Consumo nel 2010Potenziale disponibile

(con politicheintegative)

(TWh/anno)

Lavatrici 10 - 11 26 23 14

Frigoriferi e congelatori 12 13 103 96 80

Forni elettrici - 17 17 15,5

Stand-by 1 - 2 44 66 46

Illuminazione 1 - 5 85 94 79

Asciugatrici - 13,8 15 12

Scaldabagno (39) - 67 66 64

Condizionatori d’aria 5,8 8,4 6,9

Lavastoviglie 0,5 16,2 16,5 15,7

Totale 24,5 - 31,5 377,8 401,9 333,1

Fonte: Wai 2004, Kem 2004 (40).

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dare una “scossa” ai consumi

Nel settore 1 viene identificato l’elettrodomesti-co, riportando il nome o il marchio del costruttore e il nome del modello.

Nel settore � sono riportate le classi di efficienza energetica e si evidenzia a quale classe appartie-ne l’elettrodomestico in esame. Vi è riportata una serie di frecce di lunghezza crescente, ognuna di colore diverso e ognuna associata a una lettera dell’alfabeto (dalla A alla G). La lettera A (e la re-lativa freccia più corta) indica dunque, a parità di prestazioni, gli apparecchi con i consumi più bas-si di energia. In questo spazio può essere anche riportato il simbolo dell’ECOLABEL, l’ecoetichet-ta assegnata dalla Unione Europea che indica un prodotto “più compatibile con l’ambiente”. Ha per simbolo la margherita con le stelle come petali e la “E” di Europa al centro.

Nel settore � è indicato il consumo di energia, espresso in kWh/anno. Attenzione però: il consu-mo indicato è quello che si avrebbe in condizioni ottimali di funzionamento; ad esempio, nel caso di frigoriferi, può variare di molto se si apre spesso, quindi il consumo reale può essere molto maggio-re.

Nel settore 4 si trovano dati specifici riguardanti il tipo di elettrodomestico; per i frigo si hanno i volumi e le temperature relative, per le lavatrici si hanno le classi di efficacia di lavaggio ecc.

Nel settore � è riportato il livello di rumorosità dell’ elettrodomestico (quando richiesto); ci posso-no essere anche altri settori a seconda dell’elettro-domestico specifico.

Come leggere un marchioIl mercato oggi offre una vasta gamma di prodotti, tecnicamente molto avanzati rispetto a qualche anno fa, che permet-tono di economizzare energia. Per orientarsi tra la miriade di prodotti e marchi di fabbrica abbiamo la possibilità di valu-tare le caratteristiche energetiche ed ecologiche dei prodotti attraverso le etichette energetiche e i marchi di qualità.

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3.5 - casa risparmiosa: il condizionamento

L’edilizia Bioecologica è la risposta al bisogno di proteggersi dagli eventi climatici e meteorologici costruendo edifici con materiali naturali, biocom-patibili e sostenibili e impiegando impianti effi-cienti, a basso consumo e minimo effetto inqui-nante.

La progettazione bioclimatica è la prima delle strategie da attuare e spesso questa era già insita nella tradizio-ne costruttiva. Basti osservare, nelle campagne venete, l’orientamento costante e l’uso generalizzato del portica-to a sud di tutte le abitazioni contadine.

Un’altra strategia è ridurre fabbisogni termici: un buon isolamento e un impianto orientato al risparmio migliora-no la qualità della vita e si ammortizzano in breve tem-po:

il tetto le pareti i pavimenti i solai

sono le parti su cui è più conveniente intervenire avendo anche il vantaggio di poter essere affrontati per stralci, a seconda delle disponibilità economiche.

Per le finestre è preferibile adottare infissi isolanti e vetri basso emissivi.

Attenzione però a non sigillare la casa: isolanti e infissi devono sempre garantire la traspirabilità e il ricambio d’aria per evitare di aumentare l’inqui-namento domestico.

Una verifica importante riguarda l’efficienza dell’impianto di riscaldamento. Si possono prevedere:

caldaie a più alta efficienza, magari a condensazione impiegare stufe a legna installare collettori solari isolare le tubazioni

anche con interventi hobbistici, che costano poco e rendono tantissimo sul retro dei termosifoni e dei cassonetti delle tapparelle, veri e propri buchi energetici.

Infine, anche in caso di ristrutturazione, va valutata l’opportunità di utilizzare tipologie d’impianto energeti-camente molto efficienti e maggiormente salubri, ma-gari istallando sistemi radianti a parete o a soffitto che possono assolvere anche alle esigenze di climatizzazione estiva.

Questo deve e può essere ottenuto a costi acces-sibili a tutti per il benessere di tutti.

Ridurre i fabbisogni termici, monitorare l’efficienza dell’impianto di riscaldamento, installare sistemi radianti: l’edilizia bioecologica consente di ottenere benefici a basso consumo e minimo effetto inquinante

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abbracciare e conservare il calore

Il Calore radianteIl riscaldamento radiante e il riscaldamento naturale che proviene dal sole e dalla massa terrestre sono sistemi simili, perfettamente adatti alla fisiologia umana. Questo aspetto, questa qualità del calore, è fondamentale per il benessere e la salute. Anche il corpo umano è un elemento scaldante radiante. Tut-ti noi emettiamo radiazioni infrarosse caratteristiche secondo precise regole, possiamo anche misurarle e scoprire che attraverso la superficie dell’epidermide produciamo lo stesso calore di una lampadina di 100 Watt. In effetti siamo dei caloriferi molto particolari e sostanzialmente perfetti: siamo autoalimentati e abbiamo una temperatura sostanzialmente stabile. Il benessere termico, lo raggiungiamo quando i no-stri parametri vitali sono in equilibrio con l’ambiente che ci circonda. Spesso associamo questo benesse-re alla temperatura dell’aria. In realtà occorrerebbe parlare più semplicemente delle sensazioni termiche che proviamo. La sensazione di caldo e di freddo che sentiamo dipende in gran parte dalla tempera-tura radiante che hanno i corpi che ci stanno attor-no. Quando siamo in prossimità di superfici con una temperatura fredda tendiamo a cedere il nostro ca-lore: quindi proviamo un senso di freddo. Tanto più è elevata la differenza di temperatura tra noi e ciò che ci circonda, tanto più elevata sarà la sensazione di freddo che proviamo e tanto più il nostro organi-smo dovrà lavorare per compensare questa perdita di calore. Si pensi alla sensazione che proviamo in prossimità di una finestra a parità di temperatura in-terna della stanza. Un sistema ad irraggiamento fun-ziona con un principio analogo. Il calore si trasmette, nella medesima maniera, sia al corpo umano sia alle pareti e ai solai. Tanto più questi elementi hanno massa, e una massa che consenta l’immagazzina-mento del calore, tanto più questi corpi cooperano nel creare un ambiente confortevole diminuendo la differenza di temperatura tra loro e il nostro corpo. Una radiazione infrarossa che colpisce il nostro corpo si comporta in maniera analoga a quando colpisce un qualsiasi altro materiale. L’onda, a seconda della sua lunghezza, penetra attraverso la pelle per una profondità che è in funzione della sua lunghezza. Esi-ste una lunghezza d’onda ottimale? Intanto essa non deve essere troppo corta perché rischieremmo di scottarci senza riscaldarci. Ma neppure deve essere troppo lunga, perché penetrerebbe molto in profon-

dità senza apportare molto calore. Tenuto conto che il sangue è un ottimo vettore di calore basterebbe raggiungere una sufficiente quantità di sangue per permettere una diffusa sensazione di calore in tutto il corpo. Circa un quarto del sangue umano circola appena sotto lo strato corneo, sotto cioè lo strato superficiale dell’epidermide. Basta quindi che la ra-diazione penetri per 1 mm per scaldarci sufficiente-mente dato che lo spessore della pelle varia dagli 0,5 mm del palmo delle mani ai 4 mm del calcagno. Tale profondità si raggiunge per lunghezze d’onda di circa 7/9μm, uguali a quelle emesse da stufe ad accumulo in pietra e in maiolica o dagli intonaci con inglobati impianti di riscaldamento a muro alle temperature superficiali di esercizio. Oltre a ciò occorre considera-re che i raggi infrarossi hanno proprietà benefiche sul nostro corpo: stimolano la produzione di proteine e hanno un influsso positivo sulla produzione di enzimi, penetrano nella pelle con un benefico effetto vasodi-latatorio senza creare problemi di circolazione.

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4.1 - materiali naturali o artificiali?

I palazzi dei nostri bei centri storici, le splendide dimore disseminate fra la pianura e le colline, le antiche chiese e perfino i vecchi opifici sono stati costruiti con pochissimi materiali.

Si possono contare sulle dita di due mani:

argilla per i mattoni legno per i solai ferro per qualche chiodatura calce e sabbia come leganti e intonaci pietre per i pavimenti e per qualche decorazione vetro

Pochissimi, insomma. Assai meno di quelli utilizzati per la realizzazione di og-getti contemporanei, dalla semplice penna con cui scri-viamo ai vestiti che indossiamo. Per non parlare degli edifici: esistono parecchie migliaia di moderni prodotti con i quali possiamo costruire le nostre case.

Forse per questo costruiamo e abitiamo in case di qua-lità? Difficile sostenerlo.

La maggior parte di noi non conosce neanche come è realmente fatta la propria casa, gli uffici o le fabbriche in cui lavoriamo, le scuole dove studiano i nostri figli. Siamo pieni di “simil-qualcosa”, le moderne tecnologie ci fanno identificare un prodotto con un materiale.

Così abbiamo legno fatto di plastica, mattoni che non contengono argilla, pietre fatte di resina. Abbiamo perso la prima regola degli artefici: co-noscere quello che si usa.

Molti studi sono stati fatti per capire cosa ci portiamo in casa, per valutarne e misurarne la pericolosità. Oggi per fortuna si è persa l’illusione di comprendere tutto e ci si sforza di approfondire e conoscere le cose di cui possia-mo aver certezza a livello di sicurezza e piacevolezza.

La natura ci ha dato dei materiali che sono bio-compatibili, ecologici e sostenibili. E quasi sempre scopriamo che sono anche la soluzione tecnicamente migliore per le nostre esigenze costruttive.

Questo non vuol dire rifiutare o rinunciare alla moderni-tà. I prodotti di sintesi possono rappresentare la miglio-re risposta a particolari problemi tecnici e hanno certa-mente consentito a tutti di avere case sufficientemente confortevoli e dignitose.

Ma usare materiali naturali significa tornare a mettere le cose al posto giusto, costruire un fu-turo sostenibile per la qualità delle nostre abita-zioni. E per la qualità della nostra vita.

La materia prima naturale per secoli è stata l’ingrediente unico di architetture uniche

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scegliere prodotti giusti

Prodotti naturali. Sono poche le sostanze presenti sul nostro pianeta che possono essere utilizzate nella forma in cui si tro-vano in natura. L’acqua di sorgente, alcuni materiali edili, molti prodotti agricoli e poco altro. Il concetto di prodotto naturale deve essere quindi esteso fino a comprendere anche quelle sostanze naturali che l’uomo ha trasformato. Talvolta tali trasformazioni sono esclusivamente di carattere fisico (ad esempio, cuocendo l’argilla si ottengono i mattoni), altre volte le trasformazioni sono di tipo chimico (ad esempio con la distillazione). In ogni caso i prodotti sono da considerarsi naturali quando vengono ottenuti se-condo alcuni principi:• Le materie prime devono essere di origine vegetale, minerale o animale preferendo materie rinnovabili • L’analisi della produzione deve contemplare l’intero ciclo di vita del prodotto. Dalle materie prime, alla produzione, all’utilizzo fino alla dismissione• La formazione delle sostanze deve fondarsi su pro-cessi quanto più naturali basandosi su metodi svilup-patisi e consolidatisi per lungo tempo• La ricerca di nuovi prodotti deve essere condotta studiando i processi naturali: la varietà e la comples-sità della natura ha quasi sempre risposte ai nostri problemi• I cicli produttivi devono essere chiusi

Prodotti di sintesiTutto ciò che ci circonda, e noi stessi, è formato da materia e, quindi, ha una sua composizione chimica. Occorre quindi stare molto attenti quando si analizza-no le interazioni tra chimica e inquinamento ambien-tale per non rischiare di demonizzare una scienza che ha prodotto tante innovazioni positive nella vita dell’umanità. Se consideriamo la chimica in relazione ai prodotti occorre fare un distinzione fondamentale: gran parte dei prodotti che utilizziamo sono composti organici, composti cioè a base di carbonio. Tali com-posti vengono in gran parte creati a partire dal petro-lio. Si potrebbe dire che quando parliamo di chimica ci riferiamo ormai quasi alla sola chimica del petrolio. E’ per questo che parliamo di “prodotti di sintesi”: della sintesi del petrolio. Di per sé questo non co-stuisce un giudizio di merito ma occorre chiedersi se comprando un qualsiasi tipo di prodotto conosciamo ciò che andremo a impiegare. Il semplice fatto che un prodotto sia in vendita é una garanzia sufficiente della sua sicurezza? Probabilmente questo prodotto non è mai stato testato nella sua tossicità perché i prodotti verificati sono pochissimi in relazione al nu-mero totale di quelli disponibili e commercializzati. A ciò aggiungete il fatto che comunque molti composti paradossalmente non esistono perché li facciamo noi nel momento in cui li andiamo a porre in opera. Le reazioni che avvengono tra un prodotto e l’altro nel momento in cui noi lo utilizziamo non sono mai sta-te provate in laboratorio. Ma anche se fossero stati testati, su chi é stata realizzata la sperimentazione? Molto probabilmente sullo standard per la tutela della salute dei lavoratori. Non sulle donne o sui bambini, non sugli anziani o sui malati, non, in definitiva, sui veri abitanti della casa. Anche i valori di tolleranza dei prodotti che sono certificati e quindi si presume sia-no abbastanza sicuri, non garantiscono certamente la parte debole della popolazione. Soprattutto viene poco considerato il tipo di esposizione che avviene in una casa, che non è una esposizione ad alte concen-trazioni per periodi brevi di tempo, che sono le tipi-che sperimentazioni che si fanno per questi prodotti, ma sono dosi basse prolungate nel tempo.

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4.2 - materiali per costruire

Ai materiali è affidato il compito di rendere sicu-ri e confortevoli gli spazi strutturati della nostra vita. Oltre a soddisfare esigenze di tipo tecnico, economico ed estetico, i materiali influiscono di-rettamente anche sulla salute e benessere degli abitanti.

Si dovranno utilizzare, quindi, materiali biocompati-bili, sostenibili ed ecologici, analizzandone il con-tenuto d’energia e materia prima, e prestando grande attenzione ad eventuali negative ricadute ambientali:

emissione di sostanze tossiche inquinamento delle acque contaminazione dei terreni

I materiali utilizzati in bioedilizia sono quelli che nel ciclo delle loro fasi di “vita”, cioè dalla produ-zione all’uso, dalla manutenzione fino allo smal-timento, creano meno danni possibili all’ecosi-stema ambientale.

Possiamo suddividere i materiali in tre grandi famiglie:

quelli che costituiscono la struttura dell’edificio: fondazioni, murature, solai, ecc.

quelli che ne migliorano le prestazioni: isolanti,protezioni, infissi, ecc.

le “finiture” che completano la struttura e sono più a diretto contatto con gli utilizzatori finali: pitture e vernici, colle, pavimenti, ecc.

Nella realizzazione di una costruzione occorre tener ben presente che ogni materiale deve col-laborare con gli altri per definire le prestazioni complessive dell’ edificio.

Così, mentre è abbastanza facile trovare un materiale ecocompatibile, magari ricorrendo alle sempre più dif-fuse certificazioni, è spesso complicato comprendere come esso interagisca con gli altri. Spesso verifichiamo che materiali naturali vengono inseriti in sistemi costrut-tivi inadeguati, rendendo del tutto inutile, quando non addirittura dannoso, il loro impiego. Il materiale giusto al posto giusto deve essere quindi una priorità per ogni buon progetto. Un materiale non è “buono” o “cattivo”: è il suo impiego che può essere giusto o sbagliato.

Una scelta attenta dei materiali da costruzione è indispensabile per scongiurare negative ricadute ambientali

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utilizzare tecnologie appropriate

Strutture in laterizioIl laterizio è il principale materiale da costruzione nella nostra zona. È un composto formato da sabbia, argilla e acqua che viene impastato e cotto a circa 1.000° C. In base alla sagomatura, abbiamo varie tipologie di prodotto: tegole, mattoni, rivestimen-ti, pavimenti e pezzi decorativi. E’ un buon isolante termoacustico, ottima l’igroscopicità (la capacità di mantenere in equilibrio l’umidità degli ambienti) e la naturale traspirabilità.

Il laterizio è considerato materiale ecologico, sebbe-ne nella sua produzione si utilizzi molta energia, per-ché naturali e disponibili sono le sue materie prime. Occorre però prestare attenzione alla radioattività naturale (radon), che dipende dalle caratteristiche geologiche delle zone di approvvigionamento, e dalla possibilità che vengano aggiunti altri composti, tal-volta addirittura fanghi tossici, all’impasto.

I laterizi microporizzati sono quei mattoni semipie-ni, realizzati in blocchi mediante trafilatura, che si ottengono aggiungendo all’impasto farina di legno. Durante la cottura le farine bruciano liberando gas che generano micropori ed aumentano le capacità di isolamento della parete. In questo modo si possono realizzare pareti monostrato di grosso spessore, so-pra i 35 cm., che costituiscono ottimi compromessi tra costo, prestazioni termiche, sicurezza strutturale e compatibilità bioecologica.

Strutture in legnoIl legno è uno dei più diffusi e antichi materiali di costruzione ed è, a ragione, considerato tra i più naturali tra quelli impiegabili. Possiede ottime carat-teristiche come isolante termoacustico, è facilmente lavorabile (anche in cantiere), è robusto e duraturo se correttemente impiegato, è fortemente igroscopi-co. Dal punto di vista ambientale è biodegradabile e facilmente riutilizzabile o riciclabile. Infine è tra i più gradevoli materiali che si possano usare. In edilizia il legno trova infiniti impieghi:

• Legno massiccio per travature, finiture e accessori• Legno lamellare per strutture portanti

Il legno viene correntemente usato per la realizza-zione delle strutture orizzontali (solai e tetti) assicu-rando ottime prestazioni. Può essere impiegato per le strutture verticali realizzando edifici anche prefab-bricati secondo due diverse tecnologie:• Ballon frame: è la tecnologia a telaio di derivazione nordamericana. • Pannelli: è la tecnolgia che si basa su pannelli rea-lizzati da assi incollate o inchiodate a croce. Si realiz-zano edifici antisismici fino a 6 piani di altezza.Vernici chimiche lo rovinano e ne rendono impossibile il riutilizzo anche come legna da ardere. Trattamenti naturali e legname coltivato sono amici del legno.

CementoIl cemento è un legante idraulico di origine naturale ottenuto dalla sinterizzazione a 1450 °C di calcari e/o argille. La resistenza al suo utilizzo in bioedilizia è do-vuta al dispendio energetico in produzione e alle so-stanze, scorie e additivi chimici che vengono spesso aggiunti per migliorarne l’impiego. In ogni caso il suo utilizzo deve essere giustificato evitando la diffusione della “monocultura” costruttiva oggi imperante. Tro-va il suo naturale utilizzo nelle fondazioni e in genere nei sotterranei.

Altre TecnologieAltre tecnologie edilizie trovano impieghi quantitati-vamente minori ma rappresentano alternative signi-ficative:• Edifici in pietra: le pietre naturali sono da sempre utilizzate nelle costruzioni e fanno parte della tradi-zione costruttiva di molte località. Accumulano calore ma non sono isolanti, sono naturali ma possono es-sere, anche fortemente, radioattivi. • Edifici in terra cruda: l’argilla è il materiale di costru-zione più utilizzato al mondo. E’ certamente anche il più ecologico e sostenibile. Praticamente a costo energetico ed economico uguale a zero, crea un cli-ma interno di qualità ineguagliabile. La sua diffusio-ne nella nostra realtà è limitata dalla grande quantità di lavoro necessaria all’impiego, quasi limitata all’au-tocostruzione, e della scarsa tenuta strutturale.

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4.3 - materiali per isolare

Per soddisfare primariamente il bisogno di protezione degli abitanti, è necessario “isolare” l’edificio dagli agen-ti naturali e artificiali esterni. Gli elementi da cui dobbiamo principalmente salvaguar-darci sono essenzialmente tre:

umidità rumore elementi climatici

Il problema acqua Si manifesta in forma liquida o in forma gassosa. Mentre nel primo caso occorrerà provvedere a una pro-tezione meccanica, attraverso guaine o altri elementi di separazione, nel caso del vapore occorrerà evitare che esso si formi o favorirne l’allontanamento. Il vapore è uno dei peggiori nemici di una casa sana perché è terreno di coltura di inquinanti potenzialmente pericolosi (muffe, batteri ecc.), pregiudica la stabilità e durata delle strutture, condiziona il comportamento ter-mico dei materiali che la compongono.

L’inquinamento acustico E’ particolarmente rilevante per gli effetti che può pro-vocare sulla salute umana, determinando patologie del sistema uditivo e neurologico. Le strategie di isolamento acustico si realizzano soprattutto attraverso una corret-ta progettazione delle strutture, interrompendo i ponti acustici di propagazione dei rumori (solai) e mediante l’apposizione di opportuni isolanti.

Per le variazioni climatiche E’ necessario modificare il modo in cui differenti quanti-tà di calore si propagano nell’ambiente interno per effet-to delle variazioni esterne, impedendone la trasmissione diretta attraverso elementi strutturali non isolati (si pen-si alle terrazze o ai ponti termici) e utilizzando materiali isolanti. In tal caso si cercherà di utilizzare un materiale ricco d’aria (quindi leggero) che non ritenga l’umidità dato che l’acqua è un ottimo conduttore. Un altro si-stema attualmente poco diffuso è l’utilizzo di sistemi di isolamento attivo, realizzati tramite il riscaldamento a parete. Ci si scalda e si isola contemporaneamente.

Vapori, rumori, variazioni climatiche esterne: sono i principali elementi da tenere in considerazione nelle operazioni di isolamento dell’edificio a protezione dei suoi abitanti

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isolare con i materiali naturali

UmiditàUmidità di risalita: proviene dal terreno per effetto della presenza di falde freatiche, per l’imbibimento del terreno per le piogge, per errori costruttivi o per perdite di impianti. Il problema si presenta general-mente con aloni e/o muffe lungo la base del muro. Gli interventi generalmente sono di tipo meccanico (taglio dei muri) o chimico-fisico (intonaci deumidifi-canti a base naturale).Umidità da condensa: deriva da errori di progettazio-ne della struttura e della sua stratigrafia o da errori negli impianti di condizionamento dell’aria: spesso dalla somma di questi errori. Si localizza sempre in prossimità dei ponti termici, ove esiste una discon-tinuità dell’isolamento o delle strutture (es. strut-tura in cemento con tamponamenti in laterizio). La condensa si forma in presenza di raffreddamento superficiale o per un aumento dell’umidità assoluta (saturazione). Nel primo caso occorre valutare una diversa strategia di isolamento, provvedendo all’uti-lizzo di sistemi murari traspiranti, nel secondo caso attivando un’adeguata ventilazione.

Isolamento termo-acusticoIsolamento esterno: la miglior forma di isolamento della struttura, la più agevole in fase di ristruttura-zione e la più efficace in relazione all’inerzia della struttura. Gli isolanti possono essere posizionati in strutture autonome (pareti ventilate), applicati in maniera solidale alla muratura (cappotto) o integrati alle finitura (intonaci isolanti).Isolamento interno: si tratta della metodica più uti-lizzata per la semplicità di posa e non certo per le prestazioni. Riduce lo spazio interno e non sfrutta la massa inerziale delle murature per l’accumulo del calore. Crea problemi con la presenza di ponti termici in corrispondenza delle giunzioni parete-solaio. Da evitare l’utilizzo di materiali nocivi (insuflaggi) a base di formaldeide e clorofluorocarburi, e la posa di pan-nelli non traspiranti per il pericolo di condensa.Isolamento intelligente: non è una tecnologia ma una metodica. Invita a prestare la massima attenzio-ne alla qualità degli isolanti e alla corretta posa del sistema prescelto. Una stanza acusticamente isolata è simile a una vasca piena d’acqua: se c’è un buco l’acqua esce.

Materiali Isolanti termo-acusticiEcco alcuni possibili materiali isolanti e naturali da prendere in considerazione:

SUGHERO Deriva dalla corteccia della quercia da sughero es-siccata e bollita. E’ ignifugo. Si usa sfuso o in lastre per cappotti.

JUTA Fibra ottenuta attraverso la macerazione della pian-ta. Può essere usata per il riempimento delle inter-capedini.

FIBRA DI CELLULOSA Si utilizza sciolta per insufflaggio di cellulosa o in pannelli per contropareti interne

PERLITE Vetro vulcanico non cristallizzato di struttura sferica, con micropori e cellule chiuse. Utilizzato negli into-naci isolanti.

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4.4 - materiali per rifinire

Le finiture sono componenti che completa-no l’edificio definendo l’aspetto esteriore delle strutture e garantendone un uso appropriato e gradevole.

La scelta delle finiture degli edifici rappresenta quindi l’elemento più delicato dell’intera costruzione. Sia per i risultati estetici attesi che per l’impatto sulla qualità della vita degli abitanti.

Basti pensare che i trattamenti superficiali sono quelli più direttamente a contatto con le persone. Siamo circondati da questi prodotti e in continuo contatto con estese superfici di essi. Per questo dobbiamo pretendere che sia garantita la salu-brità e la sicurezza delle finiture.

E’ una scelta da non prendere assolutamente sotto gamba, dobbiamo preoccuparci che i prodotti siano:

naturali non tossici non radioattivi elettrostaticamente neutri traspiranti acusticamente corretti gradevoli alla vista, al tatto, all’udito e all’olfatto.

Un prodotto di finitura influenza poi il microclima interno più di quanto si pensi. Da esso dipende in parte l’equili-brio di parametri ambientali quali:

l’umidità la temperatura superficiale l’isolamento la ionizzazione dell’aria la sua contaminazione biochimica

Dobbiamo, dunque, evitare di usare finiture che nascondono le “magagne”, che sigillano i pro-blemi attraverso un uso massiccio di prodotti chimici, orientando la nostra scelta su prodotti naturali.

E’ utile ricordare che, più di ogni altro elemento della costruzione, tutte le finiture sono periodicamente sog-gette a manutenzione, a rifacimento a sostituzione. I prodotti naturali, per la loro stessa essenza, sono facil-mente rinnovabili e riparabili. Raramente si dovrà provvedere a rifacimenti completi o alla perdita totale del bene, più spesso si potrà proce-dere a interventi più ravvicinati, ma localizzati, magari effettuati dagli stessi abitanti data la gradevolezza dei prodotti.

Estetica, benessere, durabilità e comfort sono af-fidati a intonaci, pitture, vernici, rivestimenti e pavimenti.

I trattamenti superficiali sono quelli più direttamente a contatto con le persone: per questo è necessario sia garantita la salubrità e la sicurezza delle finiture

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completare per bene

IntonaciGli intonaci sono il principale prodotto di comple-tamento delle murature e rivestono la superficie di quasi tutte le costruzioni, rendendo le pareti adatte alla pittura o ad altri trattamenti. L’intonaco tradizionale, di ineguagliabile qualità, è a base di sabbia e calce. E’ grazie a questo materiale, utilizzato da almeno 5.000 anni, se ancora oggi pos-siamo ammirare edifici e antiche opere monumen-tali. Alcuni produttori utilizzano ancora, sostanzial-mente immutato, il procedimento produttivo affinato in millenni di esperienza, realizzando la medesima miscela che può essere subito utilizzata in cantiere oppure imballata in sacchi ermetici e conservata per anni. L’utilizzo degli intonaci a base di calce è con-sigliato per la qualità intrinseca del materiale, per le caratteristiche meccaniche, per la traspirabilità, per la regolazione dell’umidità, per la lunghissima durata e per la sua sostanziale naturalità.Intonaci particolari possono essere ottenuti anche miscelando negli impasti materiali inerti di varia na-tura, per aumentarne la coibenza o la igroscopicità.

Pitture e verniciPitture e vernici svolgono un’importante funzione decorativa e protettiva. Il loro impatto sulla qualità dell’aria interna è maggiore rispetto a tutti i materiali da costruzione per quantità della superficie interes-sata e potenzialità inquinante. Si ritiene che i solven-ti normalmente utilizzati siano i maggiori fattori di diffusione di idrocarburi dopo il traffico. Altri pericoli derivano dalla presenza di sostanze tossiche come metalli, pigmenti e funghicidi (presenti anche nelle vernici ad acqua). Nel mercato esiste però ormai una vasta scelta di prodotti a base naturale che garanti-scono salubrità, sicurezza, gradevolezza e protezione coprendo tutti i possibili utilizzi:

Pitture per parete: a base di calce, ai silicati naturali, a colla vegetale, alla caseina ecc. Sono tra-spiranti e hanno origine naturale, si distinguono in base alle caratteristiche di impiego

Vernici naturali o a base essenzialmente natu-rale: comprende molte famiglie di prodotti specia-lizzati per i vari impieghi (protettivi del legno, delle pietra, dei metalli). Le basi possono essere resine naturali, oli, solventi a basso impatto ambientale. Per il legno e le pietre preferire oli e cere naturali.

PavimentiI pavimenti naturali sono molti ed è impossibile con-sigliare una tipologia in quanto la scelta deve dipen-dere dal gusto personale e dall’utilizzo del locale. Una buona norma consiste nell’evitare di pretendere da un materiale naturale un comportamento estraneo alla sua natura. Un legno non deve essere “plastifi-cato” con orrende vernici che lo vetrificano e lo ren-dono simile alla plastica. Una pietra non va saturata di prodotti chimici per renderla indifferente all’uso. Legno e pietre non vanno poi presi dove lo sfrutta-mento delle risorse naturali, e degli uomini produce sfaceli ambientali e umani, come nei paesi tropicali. Risorse locali a utilizzo controllato è la risposta.

ColleIn edilizia le colle vengono usate soprattutto per la posa in opera dei pavimenti siano essi in legno che in pietra o in altro materiale. Come le pitture e le verni-ci occorre prestare particolare attenzione ai solventi che vengono liberati in fase di essiccazione. E, come per le vernici, è consigliato ricorrere a collanti natu-rali ormai disponibili con ottime prestazioni. Un’altra strategia consiste nel ricorrere quanto più possibile alla posa a secco che garantisce la possibilità di leva-re le pavimentazioni recuperando il materiale

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4.5 - materiali: impiego riutilizzo e riciclaggio

Nei paesi industrializzati la maggior percentuale dei rifiuti proviene dell’industria edile.

La maggior parte delle risorse energetiche e materiali impiegati non è rinnovabile o, perlomeno, non è ripro-ducibile lo stato originario in cui si trovavano prima delle trasformazioni industriali.

I costi ambientali di questa situazione sono sotto gli oc-chi di tutti:

dissesti idrogeologici riduzione della biodiversità scomparsa del paesaggio agrario, per limitarsi a

quelle produzioni che non sono,di per sé, inquinanti

“i rifiuti sono una risorsa giustamessa nel posto sbagliato”

In Nord Europa si stanno positivamente sperimentando soluzioni che si basano sul concetto di riutilizzo

In pratica sono stati organizzati Centri in cui raccogliere tutti quei prodotti finiti che possono essere riutilizzati:

porte finestre ringhiere travi materiali di finitura etc

In questo modo si riduce l’impatto dei rifiuti e si crea un sistema virtuoso di riutilizzo a favore delle fasce più deboli di utilizzatori.

Per rendere effettive le politiche di riciclaggio e di riuso non si può prescindere da una considerazione fonda-mentale.

La dismissione di un edificio deve essere fin dal-l’inizio contemplata. Significa, cioè, prevedere soluzioni costruttive e durabilità dei materiali che consentano successive operazioni di recupero.

I sistemi di costruzione a secco sono gli unici che garan-tiscono una reale possibilità di separazione delle materie prime. L’utilizzo di finiture naturali consente un reimpie-go e una riparazione degli elementi costruttivi.

La semplificazione dei processi costruttivi rende possibili interventi non distruttivi, ma conserva-tivi dei materiali.

Tutto deve concorrere a rendere possibile un approccio più consapevole alla responsabilità che, come progettisti, costruttori e utilizzatori abbiamo nell’atto dell’edificare.

In Europa si stanno sperimentando innovative soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti basate sul concetto di riutilizzo

“il recupero va contemplato all’atto della progettazione, prevedendo soluzioni costruttive e durabilità dei materiali adeguate per un loro futuro riutilizzo”

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collocare le risorse al loro posto

LCA Life Cycle Assessment

Si tratta di una metodologia utilizzata prevalente-mente a livello industriale per valutare da un punto di vista dell’energia e dell’ambiente i processi produt-tivi lungo l’intero ciclo della loro vita. Le origini della LCA, impiegata attualmente anche in settori non pro-priamente produttivi come quello delle costruzioni o dei servizi, si possono far risalire alla fine degli anni ‘60 quando si elaborarono le prime ricerche sul pro-blema della sostenibilità ambientale, in particolare del consumo delle risorse energetiche. Una LCA si compone essenzialmente di valutare l’impatto am-bientale di un prodotto a partire dalle materie prime alla produzione, dall’utilizzo fino alla dismissiomeRifiuti in Provincia

PROCEDURE

SCOP

I LIMITI

INITIATIONDefinizione degli

obiettivi

INTERPRETATIONAnalisi

ValutazioniConclusioni

IMPACTClassificazione evalutazione degli

impatti

INVENTORYBilancio ambientale e

analisi dei flussi

CARA

TTER

ISTI

CHE

VALU

TAZI

ONE

CLASSIFICAZIONE DATI

FLUSSIPRO

CESSI

Schema della Life Cycle Assessment secondo la norma ISO 14043

Produzione di rifiuti urbani in Provincia di Treviso

suddivisa per tipologia di rifiuto (2002-2003), in tonnellate: Fonte: Provincia di Treviso – Osservatorio sui rifiuti, ARPAV

FORSU Verde Carta eCartone

Multi-materiale Vetro Plastica Metalli

TotaleProvincia2002

45.738,7 28.328,3 32.911,5 23.474,6 10.565,9 3.783,4 7.537,1

TotaleProvincia2003

50.971,1 30.412,9 35.740,9 24.439,5 14.322,0 5.566,7 8.200,1

Legno InertiIndumenti

usatistracci

Benidurevoli

Pneumatici fuori uso

Accumulatori al piombo

Oli e grassi commestibili

TotaleProvincia2002

2.503,8 7.355,2 1.238,9 1.952,0 275,8 389,5 108,6

TotaleProvincia2003

3.488,1 7.709,1 1.107,7 2.031,1 314,9 460,3 158,,1

Oliminerali

Rifiutiparticolari

Ingombrantieterogenei Spazzamento

RifiutiUrbaniResidui

Rifiuti arecupero*

Rifiuti nonrecupe-rabili**

TotaleProvincia2002

53,1 210,8 12.381,6 129.831,1 166.427,2 166.427,2 147.903,3

TotaleProvincia2003

66,5 311,8 11.653,0 6.864,3 107.656,0 185.300,8 126.173,4

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le aziende aderenti al distretto

Abetone srlAndreola Costruzioni Generali spaAsolo Costruzioni e RestauriBaggio LeonzioBegaj VisarBekiri FadilBiasucci VittorinoBizzotto PaoloBonato Roberto Bordin ClaudioBordin GianniBosnedil di Muratovic EsmirBozza Bruno & C. sncBruschetta MarioC.G.M. srl Costruzioni Generali MonseliceCaele ScCalabretto GuidoCaon F.lli di Caon Elio & C. sncCaron RenzoCarretta Lino Da Carron Cav. Angelo spaCastellana RestauriCecchin e Bordignon sncCOIPES Coop spaCO.SA. Costruzioni Sala srlComplet Edil 3 scarlConsorzio Stabile Globus scarlCoop BioediliziaCostruzioni Edili Montello Costruzioni ColbertaldoCostruzioni Edili Immobiliare srlCostruzioni Edili Sole srlCostruzioni Monfenera sasCostruzioni Scilla srlDN Costruzioni Edili

A

Ecodomus srlEdil P2 di Pesce PaoloEdil Quattro sncEdile Villa d’Asolo sncEdilMarca Costruzioni di Danieli ElvioEdilStradaEdilveneta srlEdilvi spaEmel Edili di Sejadinoski llberEuro Costruzioni srlF.lli Buratto sncF.lli Moretto costruzioni ediliF.lli Paccagnan spaFanelli Cosimo ditta di intonaciFavaro Costruzioni srlFighera RomeoFloriani RobertoFoges srlForner FabrizoGaliazzo srlGazzola GiovanniGeo Group srlGeremia ErmenegildoGobbo GiuseppeGomierato sncImpresa Edile Basso FabioImpresa Edile di Bytypi BesnikImpresa Da Ruos PrimoImpresa Costruzioni CEV spa Impresa Edile 2V sncImpresa Edile Artigiana snc di Vanin GiancarloImpresa Edile Campagnola CorradoImpresa Edile Caon LucioImpresa Edile CSP di Geromin & C sncImpresa Edile Pilotto DaniloImpresa Edile snc di Bordin L. e Cadorin P.Impresa Edile Tomasi G. & S.Impresa Edile Tosello DaniloImpresa Edile Zago Giannino e Diego & C.Impresa Favore GiuseppeImpresa La Mela di Samorì Montaguti AdamoImpresa Montesel Tiziano srlImpresa TombaccoIngegneria delle Costruzioni srlIntonak Edil di Priore Onofrio

costruzioni

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le aziende aderenti al distretto

L.F. Costruzioni srlLa Vecchia Malta di Cecchel C.Lavori Edili Bordin SolideoLeonardo sncLucato GinoLuisato FilippoMarcon AdrianoMark Color spaMasut ClaudioMenegazzo EugenioMilani DanielePalamin MauroPalamin RenatoPanazzolo Augusto & Davide sncPavan Costruzioni spaPriarollo LucianoPromedil srlRestauri edili di Bytyqi NaserRexhep Spahija SA-FRA scarlSan Gabriele srlSB di Bardin FabioSoimper srlSoligo MarioSoligo SergioTecno Isolamenti srlTessaro MircoTieppo Flavio & Regianto Rinaldo sncTriveneta CostruzioniUniedil srlVaraschin GiovanniZuccarello Pierluigi

Antonello Tiziano e Luca srlBaldin LivioBeton Stamp di Zaletto GiuseppeBieffe di Bertolo FranecscoBoin CandidoBoin Fiorenzo Braido Bruno

Campagner Enzo e Mazzocca Oriano sncCenedese Doriano e figlioCervellin GiuseppeColomberotto Davide Colorificio IntercolorContarin Lino & c. sncCuccurullo GennaroDi Stazio Angelo LucioEdil Color S. MarcoEdilfrem sncEdilposaEdilSystem sncElshani SamiÈssenza Ecofalegnameria di Corrò StefanoFabbio Design srlFerrari RenatoFilippin RenzoF.lli Fabris sncFor.Mec. srlGallina Francesco Gasparin PaoloGazzola SilvanoGraziotto Primo & Valentini Giuseppe snc Ideaspazio Arredamenti sncImpresa Edile Celec C.C. sncItal Costruzioni sasMak Intonaci sncMichielon MarcoNiero GianlucaPiovesan MassimoPozzebon GianlucaQuagliotto & Saretta sncRoberto CovolanS.A. Frezza di Frezza SergioS.C. F.lli Dametto S. e C. sncSilvestrin MauroSilvcolorStefanelli CarmeloT.F. Pavimenti e rivestimenti Tonon EbanisteriaZaia sas di Zaia Ivano & c.

finiture

B

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le aziende aderenti al distretto

Basso GianninoBuosi Ivano Impianti ElettriciContro Corrente sncDue Esse ImpiantiImpianti Elettrici PasqualinRTVE Impianti sncTecnoimpianti sasTecno Isolamenti srlTermoidraulica Climatizzazione Ponte MarcoTermoimpianti R2

AlterEco srlApe Rosa di Righetto Lucio AdreaAsso.Co.S.Ma. B.F. Plastosil srlBio Edilizia Campion sncC & P CostruzioniCadel Ugo&Figli sasCedis Group scrlCelenit srlDe Biasi snc di Massimo De Biasi & CDelta Refrattari spaDesanzuane VittorioD.F Ceramiche di Dalle Fratte Alberto&Paola sncEdilSerrajotto sncEnergy4EvolutionFassa Bortolo srlFormedil sasHeres srlJ.Com. srlLa Stufa di Rosolen ValentinoMorandi Bortot srlOfen di De Luca DinoPajusco Kachelofen di Pajusco Andrea & C sasPoli Blok srlQmax srlRRI srl

Sape srlService Legno srlSoc. Coop. Arcadia arlSotedi srlSpark Energy spaSystem Service srlTetro NicolaWarm di Starc Damir

impianti

D

C

Arch. Claudia ColArch. Firminio Dell’AglioArch. Fabio TirelliGeom. Busolin NovellaIng. Giancarlo Casetta Consorzio Veneto Cooperativo RDS StudioStudio Progettazione Brugnera OdAI officina di Architettura ed Ingegneria

E

Banca Popolare Etica scarlBianchin TizianoCarra DepurazioniComitel di Comin ArmandoComune di PoveglianoComune di Volpago del MontelloEconord sncFenice sas di Zanin F.GU & GI Equipe sasIng. Fioretti LuigiPMT srlSpeedy Clean Treviso srl Stonehenge editore srl

Faltre attività

prodotti progetti

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promotori e partner

i partner progetti i promotori del distretto

UILVia Saccardo, 2731100 Treviso

PROVINCIA DI TREVISOViale C. Battisti, 3031100 Treviso

C.C.I.A.APiazza Borsa31100 Treviso

COMUNITà MONTANADEL GRAPPAVia Molinetto, 1531017 Crespano del G. Tv

CNAViale della Repubblica31100 Treviso TV

UNASCOMVia Venier, 5531100 Treviso

CONFESERCENTIVia Santa Bona Vecchia, 4931100 Treviso

UNIONE PROVINCIALEDEGLI AGRICOLTORIViale Cadorna, 1031100 Treviso

CONFCOOPERATIVECorso del Popolo, 3431100 Treviso

CGILVia Dandolo 2d/431100 Treviso

LEGA REGIONALEDELLE COOPERATIVEE MUTUE DEL VENETOVia Ulloa, 530175 Marghera VE

CISLVia Cacciatori del Sile31100 Treviso

FEDERCONSUMATORIVia Dandolo, 2d/431100 Treviso

ADICONSUMVia Cacciatori del Sile31100 Treviso

ANABVia Masetto, 2631040 Povegliano tv

BIOARCHITETTURA-Istituto NazionaleVia Marignana, 118/131021 Mogliano Veneto TV

COLLEGIO INGEGNERI PROVINCIA DI TREVISOVia Prato della Fiera, 2131100 Treviso

FOND.GEOMETRI DELLA MARCA TREVIGIANA Via Piave, 1531100 Treviso

IST. TECNICO STATALEA. PALLADIOVia Tronconi31100 Treviso

CONFEDERAZIONE NAzIONALECOLTIVATORI DIRETTIVia Castellana, 1731100 Treviso

BANCA POPOLARE ETICA SCARL

CADEL UGO&FIGLI SAS

COIPES COOP SPA

ÈSSENZA ECOFALEGNAMERIA

DI CORRò STEFANO

COSTRUZIONI MONFENERA SAS

DE BIASI SNC DI M. DE BIASI & C

DELTA REFRATTARI SPA

DESANZUANE VITTORIO

ENERGy4EVOLUTION

ESSENZA ECOFALEGNAMERIA DI FABBIO

DESIGN SRL

IMPRESA CEV SPA

LA STUFA DI ROSOLEN VALENTINO

MORANDI BORTOT SRL

OFEN DI DE LUCA DINO

PAJUSCO KACHELOFEN DI

PAJUSCO A. & C SAS

QMAx SRL

APE ROSA DI RIGHETTO LUCIO ADREA

RRI SRL

SERVICE LEGNO SRL

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indice

pag 6

pag 8

pag 10

pag 12

pag 14

pag 16

pag 18

pag 20

pag 22

pag 24

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pag 28

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pag 32

pag 34

pag 36

pag 38

pag 40

pag 42

pag 44

pag 46

pag 51

1.1 costruire in armonia con l’ambiente circostantecomprendere l’ambiente

1.2 scegliere il terreno, la posizione el’orientamentoottimizzare l’esposizione solare

1.3 guardarsi intorno per proteggersi dall’ambienteconoscere i fattori d’inquinamento

1.4 guardarsi intorno per proteggere il nostro ambienteconsumare responsabilmente

1.5 recuperare è meglio che costruireinvestire in efficienza energetica

2.1 - il comfort abitativola casa come Terza Pelle

2.2 - il microclima internoriconoscere i nemici invisibili

2.3 - il comfort termicoleggere i dati microclimatici

2.4 - il comfort acusticomisurare il silenzio

2.5 - il comfort visivoabitare a colori

3.1 - energia, fino a quando?subire energie limitate e costose

3.2 - le fonti rinnovabiliscegliere energie illimitate e gratuite

3.3 - il risparmio energeticoritrovare l’energia “perduta”...

3.4 - casa risparmiosa: l’elettricitàdare una “scossa” ai consumi

3.5 - casa risparmiosa: il condizionamentoabbracciare e conservare il calore

4.1 - materiali naturali o artificiali?scegliere prodotti giusti

4.2 - materiali per costruireutilizzare tecnologie appropriate

4.3 - materiali per isolareisolare coi materiali naturali

4.4 - materiali per rifinirecompletare per bene

4.5 - materiali: impiego riutilizzo e riciclaggiocollocare le risorse al loro posto

le aziende aderenti al distretto,i partner, i promotori

il decalogo

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decalogo del bio costruire

Le dieci regole che suggeriamo non appartengono esclusivamente alla bioedilizia ma sono alla base di qualsiasi architettura che vuole essere di qualità. Il fine ultimo della Bioedilizia è infatti di cessare di esistere come disciplina autonoma per identificarsi con il concetto stesso di architettura al servizio della società. Innanzitutto perchè mette l’uomo e le sue esigenze al centro del progetto individuando obiettivi di rispetto estesi a tutti i cittadini, con particolare riguardo dei più deboili. Poi perchè mira alla realizzazione di edifici costruiti in armonia con il territorio e con le sue tradizioni riconoscendo a ogni at-tore del processo edilizio la propria dignità professionale. Solo in questo modo la somma delle differenti competenze può operare per realizzare edifici nei quali viene moltiplicato il valore di ogni componente. Infine perchè si preoccupa che la maggior attenzione verso le tematiche della qualità ambientale venga promossa e diffusa. Solo un processo edilizio equo e solidale può fare in modo che i miglioramenti vadano a beneficio della collettività. E l’ambiente è, più di qualsiasi altra cosa, di tutti e tutti sono chiamati a partecipare alla sua conservazione.

l’Uomo costruendo edifici che garantiscano a tutti il benessere fisico, sociale e mentale e non semplicemente l’assenza di pericolosità

le risorse materiali e immateriali ponendo la sostenibilità alla base delle proprie scelte e tutelando le generazioni future

il territorio promuovendo uno sviluppo armonioso dell’ambiente naturale in ogni sua forma e dell’ambiente costruito in ogni sua opera

ogni edificio tenendo conto della cultura del luogo salvaguardandone i caratteri tipologici e le tradizioni materiali e tecnologiche

ogni edificio tenendo conto delle altrui attitudini, saperi e competenze in una visione interdisciplinare e collaborativa

ogni edificio esaltando il valore della totalità dell’organismo edilizio rispetto alla semplice somma delle parti

la consapevolezza delle responsabilità che ciascuno di noi assume nell’atto del costruire e dell’abitare

le tematiche dell’abitare attraverso la ricerca, lo studio, la trasmissione delle conoscenze e la formazione professionale

l’accesso diffuso alle abitazioni costruite secondo principi di equità e di sosteni-bilità economica e sociale

alle trasformazioni territoriali intervenendo nei processi decisionali e imponen-do una maggiore qualità nelle costruzioni pubbliche e collettive

1 - Rispettare

2 - Rispettare

3 - Rispettare

4 - Realizzare

5 - Realizzare

6 - Realizzare

7 - Promuovere

8 - Promuovere

9 - Promuovere

10 - Partecipare

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Distretto della Bioedilizia

viale della Repubblica, 154 - 31100 TrevisoTel 0422 3155 - Fax 0422 315666

www.distrettobioedilizia.it - [email protected]