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CORSO DI TEORIA DELLA TRADUZIONE PROF. MANCA TRADURRE-TRADUTTORE Tradurre deriva dal latino TRADUCĔRE (trasportare, trasferire). Composto di: trans ->oltre e ducĕre -> portare Traduttore deriva dal latino TRADUCTOR-ORIS che aveva solo il significato di “chi fa passare”, “trasferisce”. Il francese TRADUCTEUR deriva dall’italiano e fu coniato nel XVI secolo. I francesi prima del XVI secolo usavano: - TRANSLATER - TRANSLATEUR - TRANSLATION I latini utilizzavano: orale - INTERPRES con le quali si indicavano l’operazione - INTERPRETARI scritta Passati alla lingua inglese, sopravvivono sino ad oggi con to translate - translation

CORSO DI TEORIA DELLA TRADUZIONE - Scuola Superiore … · - conservare il carattere della nazione, della civiltà del secolo. ... - Andrej Venediktovi č Fedorov compone nel 1953

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CORSO DI TEORIA DELLA TRADUZIONE

PROF. MANCA

TRADURRE-TRADUTTORE Tradurre deriva dal latino TRADUCĔRE (trasportare, trasferire).

Composto di: trans ->oltre e ducĕre -> portare

Traduttore deriva dal latino TRADUCTOR-ORIS che aveva solo il significato di “chi fa passare”,

“trasferisce”.

Il francese TRADUCTEUR deriva dall’italiano e fu coniato nel XVI secolo.

I francesi prima del XVI secolo usavano:

- TRANSLATER

- TRANSLATEUR

- TRANSLATION

I latini utilizzavano:

orale

- INTERPRES

con le quali si indicavano l’operazione

- INTERPRETARI

scritta

Passati alla lingua inglese,

sopravvivono sino ad oggi con

to translate - translation

E’ la fine della latinità che vede la separazione tra operazione orale e scritta:

- l’INTERPRETE opera sulla lingua orale;

- il TRADUTTORE opera sulla lingua scritta;

Nell’età moderna, per indicare le attività specifiche si utilizzano nuovi termini che si rifanno alla

stessa metafora:

- è il far passare una lingua in un’altra -> TRANSFERO;

- è il trasportare il significato di una lingua in un’altra -> TRADUCO;

VERSIONE – TRADUZIONE

Per motivi di esegesi religiosa

(1657) Bryan Walton teologo a Cambridge, distingue:

- versione;

- versione interlineare;

- traduzione;

- interpretazione;

- parafrasi;

I termini entreranno nella retorica classica sino al XIX secolo.

(1756) Per gli enciclopedisti

- Versione: è l’interpretazione letterale di un’opera;

- Traduzione: è più rivolta al significato essenziale dei pensieri espressi; ma gli enciclopedisti non operano in definitiva una distinzione netta tra versione/traduzione,

distinzione su basi retoriche, ma di origine STORICA.

(1881) Littré opera la distinzione VERSIONE/TRADUZIONE su basi STORICHE:

- Traduzione in lingua moderna.

- Versione in lingua antica.

Per i moderni

lavoro ogg. Traduzione

universitario

da cui abbiamo: l’italiano TRADURRE;

il francese TRADUIRE;

Versione -> lavoro soggettivo del traduttore.

Traduzione moderna:

- interlineare;

- letterale;

- propriamente detta;

Interlineare:

fra riga e riga (del testo originale) A

riga a riga (testo a fronte) B

A; B; sono letterali; lo è più A.

Paul Valéry critica A e B “preparazioni anatomiche”.

B. Croce vede A e B come strumenti pedagogici.

Traduzione Letterale: parola per parola. Corrisponde alla versione degli enciclopedisti di B. Croce e

degli antichi, svolta per fini religiosi.

Traduzione propriamente detta:

- cerca di rispettare la lingua straniera in ogni parola, nello stile e nei costrutti;

- rispetta lo spirito delle due lingue;

- è fedele al senso del testo;

La traduzione come metafora

Traduzione in senso figurato:

- il telegrafista che “traduce” la lingua italiana con l’alfabeto morse;

- la stenografa che “traduce” in simboli stenografici la lingua italiana;

Non è una “vera” traduzione, è la traslitterazione: mero procedimento di scrittura che facilita le operazioni della scrittura;

La trascrizione o notazione (latino: scriptio) è il passaggio del messaggio orale alla forma scritta, ad

esempio: lo studioso che fissa un dialetto parlato da un popolo “primitivo” nella forma fissa.

Parliamo di traduzione per indicare la trasposizione del discorso da una lingua a un’altra (posizione

di Emile Delavenay).

Breve storia della traduzione

Non esiste una completa storia della traduzione. L’opra sarebbe vastissima perché la traduzione è sempre esistita nella civiltà dell’uomo.

Analizzeremo: la traduzione

- delle origini;

- antica;

- medioevale;

- rinascimentale;

- nel periodo illuminista;

- romantica;

- contemporanea;

Traduzione delle origini:

II° millennio a.C

Area -> Asia minore

Popoli -> assiri, babilonesi, ittiti

Svolta da Scribi specializzati nello scrivere lettere in egiziano;

In Egitto (antico regno) la figura di capo interprete era una carica ereditaria.

Traduzione antica:

si pongono i primi problemi teorici della traduzione Roma antica -> Cicerone riflette sulla sua traduzione dei Discorsi di Demostene: se seguire la

traduzione libera o letteraria. E’ un problema teorico che perdura sino ad oggi. Orazio svolge la sua riflessione nell’epistola Ad Pisones sull’adattamento letterario non sulla

traduzione “Nec verbum verbocurabis reddere fidus interpres” -> “Non ti curerai di rendere parola

da semplice interprete”.

Era cristiana

il traduttore Evagro riprende Cicerone;

San Gerolamo compone “De optimo genere interpretandi”

teorizza (in forma di epistola) sulla traduzione

riprende Cicerone

San Girolamo afferma “Non verbum de verbo sed sensum exprimere de sensu”

“Non la parola, ma esprimere il significato dal senso”

San Gerolamo è il patrono dei traduttori!

Traduzione medioevale

Rimane legata a bisogni pratici -> principali -> espansione religiosa

Processo di cristianizzazione:

- Inghilterra -> il venerabile Beda;

- Irlanda -> monaci traduttori;

- Paesi slavi -> vescovi Cirillo-Metodio.

Sviluppo lingue neo latine

Il passaggio avviene nelle opere scritte.

Es.: Cantilène De Sainte Eulalie (883) -> primo testo lett. francese. E’ adattamento in lingua

volgare dal latino, latino che precede testo francese.

Atti giuridici-notarili che traducono dal dialetto in latino o dal latino al dialetto, ad esempio Placito

Cassinese (960).

Traduzioni, degli arabi con aiuto di ebrei, di opere greche-ebraiche di astronomia/mat./geo.

Alla fine del XII secolo Maimonide riassume l’esperienza araba. Con consigli assimilabili a quelli di San Gerolamo e Cicerone.

XII secolo -> la prima scuola di traduzioni è quella di Toledo (Spagna)

luogo di incontro di civiltà diverse

araba ebraica cristiana

Nella scuola si svolgevano:

- lezioni

- commenti

- traduzioni in latino, castigliano, catalano del Corano, delle opere di Averroé e Maimonide...

Un importante intervento sulla traduzione fu fatto da Dante Alighieri (1304) nel Convivio, dove riprende e sviluppa un’osservazione di San Gerolamo.

Traduzione rinascimentale

Nel Rinascimento si rinnova la traduzione.

Nel Medioevo la traduzione religiosa è letterale, deve corrispondere il numero delle parole

(massima fedeltà).

I testi non religiosi erano adattati liberamente (riassunti, trasformati, sviluppati).

Le osservazioni di Dante o Maimonide sono una rarità.

In genere “si traduceva” per trasferire il senso di un testo da una lingua ad un’altra.

Nel Rinascimento accade:

- affermazione volgari

- sviluppo stampa

- rinnovamento pubblico

- la riforma

- la controriforma

Dal 1522 al 1534 Lutero traduce in tedesco la Bibbia, redige l’epistola sulla traduzione “Sendbrief

vom dolmetschen” e dice che bisogna capire il senso intimo del testo.

Nel 1535 i calvinisti traducono la Bibbia in francese.

Intorno al 1530 i seguaci di Johan Huss (frati moravi) traducono la Bibbia in ceco.

Nel 1611 si pubblica la Bibbia in inglese “Versione di Re Giacomo”.

Con Lutero, i frati moravi, la versione di Re Giacomo nascono:

- nuova lingua tedesca;

- lingua lett. ceca;

- inglese moderno.

La chiesa cattolica con il concilio di Trento stabilisce che la gerarchia eccl. è l’unica depositaria

della scrittura.

approva la vulgata (versione letterale)

I riformatori sono favorevoli ad una concezione democratica del testo sacro -> nella lingua

nazionale di ogni fedele.

Nel campo profano aumentano le traduzioni.

Aumentano le teorie sulla traduzione:

- Lutero (spregiudicata)

- Calvinisti (meno spregiudicata)

- Etienne Dolet compone: “Il modo di ben tradurre da una lingua ad un’altra” che indica

cinque regole base, ancora oggi considerate, per la quale il traduttore deve:

1. comprendere perfettamente il testo e l’argomento;

2. conoscere la lingua originale perfettamente come quella in cui traduce;

3. non deve essere asservito al significato letterale;

4. evitare i latinismi, ricorrere al francese d’oro;

5. deve avere uno stile bello, sciolto, elegante e uniforme.

Per Etienne Dolet il traduttore è uno scrittore. Hanno lo stesso convincimento Joachim Dubellay e

Thomas Sebillet (1548) -> Nell’ Art poétique francais. Dubellay ritiene sia impossibile tradurre la

elementi che determinano il rinnovamento della traduzione

poesia, nel “Deffence etillustration de la langue francaise”. Montaigne non è d’accordo con

Dubellay nel “Journal de vojage”.

Considerazioni conclusive sul Rinascimento:

- si moltiplicano i dizionari bilingui;

- sviluppa la traduzione;

- riprende Cicerone, Orazio, San Gerolamo;

- la tendenza è contro la traduzione letterale;

- il Rinascimento rompe con la versio;

Traduzione e classicismo

Tra i primi 30 anni del 1600 e 1789 -> 1815 si afferma il gusto francese, razionalista.

La tendenza è verso la traduzione come “La bella infedele” ma non mancano le osservazioni

mordaci verso i traduttori.

Madame de Lafayette li paragona ai domestici.

Montesquieu ironizza sul loro lavoro nelle “Lettres persanes”.

In questo periodo si è ancora convinti che: greco e latino sono lingue perfette e le lingue moderne

sono inferiori. Questo convincimento è di Montaigne, Dubos, Rivarol perché gli intellettuali

ritengono che le lingue siano tanto più perfette quanto più vicine all’origine del mondo. Questa idea

entra in contrasto con il convincimento che l’uomo nei XVII e XVIII secoli abbia raggiunto la

perfezione del gusto, i costumi, la perfezione.

Il contrasto porta alla “Querelle des anciens et des modernes” che avrà ripercussioni sulla

traduzione.

I moderni, uomini del secolo raffinato, di buon gusto, traducono gli antichi. Se vi è contrasto si

addolcisce, si francesizza.

Perrault difende questa posizione.

Boileau è favorevole agli antichi.

Gaspard Detende ne “Art de traduire” (1661) afferma che le traduzioni svolte in francese possono

essere anche migliori dell’originale. L’idea di Detende è ripresa da Lamotte-Houdar, Madame

Dacier e Rivarol.

Questi traduttori vogliono raffinare la rozzezza degli antichi.

I difensori degli antichi sono disarmati di fronte ai moderni, anch’essi in fondo sono convinti che il

gusto moderno sia più raffinato, capolavoro della natura umana.

Antichi e moderni discordi sui meriti delle lingue antiche.

Antichi e moderni discordi accomunati sull’uso del francese.

Sarà l’epoca romantica a criticare le “Belle infedeli”.

Traduzione nel Romanticismo

Fioriscono:

- sentimento nazionale;

- le lingue nazionali;

- rivendicazioni nazionali (italiani, tedeschi, bulgari..)

Crescono le traduzioni:

- per sviluppare il confronto fra la propria lingua nazionale e quelle europee;

- perché cresce la curiosità verso le altre lingue nazionali;

Il sentimento nazionale porta a criticare il gusto e la moda francese.

Si mette in discussione l’assolutismo estetico del classicismo e sorge il concetto di relatività nei

gusti (vedi Madame de Staël).

Tutti questi elementi si riflettono nelle traduzioni: si criticano le “Belle infedeli” e le traduzioni

infedeli non soddisfano più.

Chateaubriand propone la traduzione letterale ma ha paura però di utilizzare termini familiari.

Goethe formula la tesi delle traduzioni integrali e nel Westöstlicher Diwan cap. traduzioni indica tre

tipi di traduzioni:

1. traduzione scolastica: è la versione degli enciclopedisti;

2. traduzione sotto forma di parafrasi: sono le “Belle infedeli” (paraphrastich; suppletorisch;

parodistisch) -> giudizio negativo;

3. traduzione integrale: rende in tedesco non solo i significati ma anche i procedimenti retorici,

metrici, ritmici dell’originale.

La posizione di Goethe nasce dal vivo desiderio di rivendicazione nazionale e Goethe arriva a

sopravvalutare le qualità del tedesco.

La critica alle “Belle infedeli” cresce e giunge in Francia.

Significativa la posizione del francese Egger (1845) che critica le “Belle infedeli” ma non raggiunge

la posizione di Goethe il quale sostiene che bisogna “inserire qua e là qualche stralcio di frasi

brusche”. La posizione di Goethe (28 agosto 1749 – 22 marzo 1832) è raggiunta da Leconte de

Lisle che traduce l’Iliade e dichiara che il tempo delle “Belle infedeli” è finito.

Vuole:

- esattezza del significato;

- fedeltà letterale al testo;

Ricerca la verità e l’esattezza e la traduzione è meno elegante.

Ricapitolando le tesi romantiche:

- rendere il colore del testo originale;

- mantenere intatto il complesso lessicale;

- mantenere la struttura ritmica;

- conservare l’atmosfera linguistica;

- conservare il carattere della nazione, della civiltà del secolo.

Traduzione contemporanea

Continua a mancare l’unità di opinioni sulla traduzione.

Le teorie inglesi:

- Bohumil Mathésius traduce dal russo al ceco;

il traduttore deve violare l’autore

- Bronislaw Malinovski (etnologo) teorizza all’opposto di M.: traduzione parola per parola,

non rispetta la correttezza grammaticale della sua lingua. Per cogliere la differenza di

scrittura mentale fra tribù pacifico-cittadino inglese.

- Theodor H. Savory (entomologo) indica quattro tipi di traduzione:

1. traduzione fattuale: il lettore cerca un’informazione (quasi sempre materiale),

l’operazione è rigorosa se espressa nelle due lingue dallo stesso punto di vista;

2. traduzione narrativa: il lettore cerca un’informazione sul succedersi di una serie di

fatti raccontati in un certo ordine. L’operazione è rigorosa solo come successione

di fatti;

3. traduzione scientifica e tecnica: problemi di termini. Può raggiungere il rigore;

4. traduzione degli stili: può essere solo se lettore, traduttore e autore sono sulla

stessa lunghezza d’onda personale. E’ un’operazione quasi sempre non rigorosa.

I diversi generi delle traduzioni dipendono dalle necessità differenti di ogni lettore.

Le teorie nell’ex URSS:

era un problema sentito -> esistevano 150 lingue.

- Andrej Venediktovič Fedorov compone nel 1953 l’introduzione a una teoria della traduzione

e fu il primo tentativo scientifico sulla traduzione. La traduzione è un’operazione linguistica

e deve partire dall’analisi linguistico-scientifica.

- R. K. Mignard-Bielorucěv compone nel 1959 il metodo d’insegnamento nella traduzione

contemporanea. Classifica la traduzione scritta e orale nel seguente modo:

da un testo scritto -> trad. propriamente detta;

1. traduzione scritta

da un testo orale: -> traduzione sotto dettatura;

-> traduzione svolta ascoltando radio;

traduzione a prima vista;

2. traduzione orale -> a partire da testo scritto

traduzione a libro aperto;

traduzione consecutiva;

3. traduzione orale -> a partire da testo orale

traduzione simultanea;

Le teorie francesi:

- Edouard Cary: è contro la sopravvalutazione dell’aspetto linguistico nella traduzione. La

traduzione non ha l’oggettività di una scienza. Esistono diversi tipi di traduzione, la

legittimità è data: dai testi, dai traduttori e dai lettori. Da ciò derivano due grandi classi

di traduzioni:

1. tradurre il testo letteralmente naturalizzato: offre l’illusione di essere stato

pensato-scritto nella lingua che invece è di traduzione, come ad esempio le

“Belle infedeli” senza esserlo.

2. tradurre parola per parola: offre l’impressione estraniante. Il lettore è cosciente di

trovarsi di fronte ad una traduzione.

Nel caso 1. il traduttore potrà:

-> modernizzare la traduzione;

-> sacrificare l’originalità della lingua;

-> sacrificare di rendere la civiltà nella quale l’opera è inserita;

Nel caso 2. il traduttore potrà:

-> ricreare la situazione storica dell’opera;

-> ricreare la civiltà;

-> mantenere l’originalità della lingua;

- Vivay e Darbelnet sostengono che la traduzione è possibile ma è difficoltosa.

Essi indicano:

1. imprestito: trasmissione del termine straniero dalla lingua originale a quella di

traduzione, ad esempio: Whisky, Lombreno;

2. calco: è di vocabolo, espressione, struttura. E’ un imprestito tradotto

letteralmente, es. guerralampo -> dal tedesco -> blitzkrieg.

Traduzione letterale parola per parola -> vi è esatta coincidenza fra le due lingue.

3. trasposizione: si sostituisce una parte del disco con un’altra, il messaggio non

muta nel senso. Es.: after he comes back -> al suo ritorno;

4. modulazione: il messaggio è reso da un differente punto di vista. Es.: it is not

difficult to show -> è facile mostrare;

5. equivalenza: il messaggio tradotto con un messaggio diverso. Es.: comme un

chien dansun jeu de quilles -> like a bull in a china shop;

6. adattamento: si cerca di tradurre una situazione non traducibile con un’altra

simile . Ad esempio:

ITALIANO -> baciò sua figlia nella bocca;

INGLESE -> he kissed his daughter on the mouth;

FRANCESE -> il serra tendrement sa fille dans ses bras -> abbracciò

amorevolmente sua figlia fra le braccia ;

Traduzione e linguistica

La linguistica a lungo non si era occupata di traduzione. Solo nel 1953 Fedorov propende per una

teoria scientifica sulla traduzione basata sulla linguistica. Ecco le ragioni di Fedorov:

- la traduzione è sempre più praticata, ha bisogno di basi teoriche per uscire dall’artigianalità;

- una teoria sulla traduzione implica problematiche linguistiche che sono basilari;

- la teoria delle traduz. si lega alla linguistica generale, alla grammatica, alla stilistica, alla storia di ogni lingua. Con la stilistica la teoria delle traduz. sviluppa profonde

correlazioni come confronto di mezzi di espressione comuni a due lingue: è la stilistica

comparata.

Si oppone a Fedorov il francese Cary per la quale la traduzione non è operazione linguistica ma

operazione sui generis e non si può definire se non per se stessa.

La traduzione lett. non è un’operazione linguistica ma un’attività lett.

La traduzione poetica non è un’operazione linguistica ma un’attività poetica.

Per trad. è necessario essere letterati o poeti.

Per Cary per tradurre non è sufficiente conoscere la lingua straniera ma bisogna essere uomini di

teatro, mimi, attori ecc.. se ad esempio si vuole tradurre l’opera teatrale.

Problemi e discussioni attorno alla traduzione e al significato

- I traduttori sin dal passato hanno incontrato difficoltà sul senso della parola da tradurre.

- Capivano che non era possibile tradurre parola per parola. Agivano empiricamente.

Se l’oggetto denominato non esisteva nella società che parlava la lingua del traduttore si operava un

IMPRESTITO ( sotto forma di calco con nota esplicativa)

così vennero introdotte parole arabe come zucchero, lacca, parole dal nuovo mondo come tabacco,

cacao, caucciù e parole russe come zar, ukase (adatt. da ukaz) -> editto.

Atto culturale

differente tra inglese e francese.

Dunque adattato sarà:

- Se il numero dei calchi era esagerato, il traduttore trasportava nella nuova lingua il senso ->

non introduceva la parola, in nota poneva la parola o la nozione designata nella lingua

originale.

Il problema dei transerts di significato

Problema dell’espressività delle parole

Difficoltà a rendere il fascino in traduzione di una parola -> da qui l’idea dell’impossibilità di

tradurre che è una questione affrontata dai linguisti.

Ferdinand de Saussure

Si parte dal modo e dal perché dei significati delle parole.

Saussure definisce la concezione tradizionale di significato. L’insieme delle parole di una lingua è una sorta di NOMENCLATURA: è una lista meccanica. Un

nome per ogni elemento materiale e psicologico. Cose e concetti sono già dati in precedenza.

Non esiste problema di significato, bisogna risalire dal termine alla cosa che il termine denomina in una certa lingua.

La cosa deve avere il sinonimo nell’altra lingua, se non ce l’ha lo può acquisire, così ogni cosa ha il suo nome.

Saussure dimostra che il rapporto di significato tra la cosa e la parola è più complesso, ad esempio:

il francese “mouton” indica carne e animale, l’inglese “sheep” indica l’animale e “mutton” la carne.

L’esempio serve a Saussure per dimostrare che ogni parola fa parte di un insieme strutturato.

Saussure apre il dibattito della linguistica moderna sul senso delle parole:

materiale -> cose

Saussure suddivide l’universo in:

mentale -> concetti

Così la suddivisione dell’universo in ogg. avviene con differenze marcatissime.

Es.: nomadi Sahara -> 60 termini + sfera cammello; Es.: gauchos -> 200 termini per sfera cavallo;

Il dibattito che apre Saussure a livello di traduzione non è sulla linguistica (ricchezza o povertà –

povertà o debolezza) che complicano la traduzione ma sul fatto che la lingua in traduzione debba descrivere una civiltà.

La lingua esprime la civiltà. Saussure giustifica l’imprestito e il calco quando manca il termine da tradurre.

Saussure è contrario a tradurre parola per parola. E’ impossibile.

Ogni gruppo umano inventaria le cose del mondo differentemente.

Tradurre è difficile, non impossibile.

L’universo descritto e denominato era sempre lo stesso.

Luis Hjelmslev riprende Saussure: critica radicalmente l’idea di significato e contesta che il segno

sia segno di qualcosa.

Il segno linguistico non indica un contenuto esteriore al linguaggio ma è “un’entità generata dalla

relazione tra espressione e contenuto.

Le lingue riducono il mondo esterno in oggetti e concetti secondo schemi differenti.

L’universo è inconoscibile e non possiede un’esistenza scientifica al di fuori del modo con cui se ne

parla.

operazione non sogg. ad

una sola legge

Si potrebbe pensare all’impossibilità del tradurre: Hjelmslev attenua la sua posizione, ad esempio si

potrebbe costruire una tabella comparativa dei colori in tutte le lingue del mondo. Colori definiti fisiologicamente e per frequenza luminosa.

La riflessione di Hjelmslev sul lavoro del traduttore perde le certezze.

Non è sicuro se l’analisi di una data realtà di cui parla una lingua, corrisponda a quella di

traduzione, vedi l’esempio dei colori.

Leonard Bloomfield usa “yale”, vuole eliminare i significati dalla linguistica descrittiva.

Bloomfield vuole analizzare il linguaggio, eliminando le realtà non linguistiche: coscienza,

immagini mentali, idee.

E’ il behaviorismo: pura descrizione del comportamento del parlante e dell’ascoltatore.

Comportamento elementare della comunicazione.

In psicologia, B. Watson pone come unico oggetto il comportamento (1914).

Un essere prova un stimolo -> S1 è ignoto a chi osserva;

Emette per reazione onde sonore -> R1;

Un secondo essere le percepisce come stimolo -> S2;

Provoca reazione -> R2; Può essere di due tipi: onde sonore o gesto;

Quando il primo essere emette R1 con l’intenzione di provocare nel secondo essere R2 abbiamo il LINGUAGGIO, derivano:

1. il significato di una forma linguistica è la situazione in cui l’enuncia il parlante, e la risposta che essa ottiene dall’ascoltatore.

2. il significato di una enunciazione linguistica è il risultato delle situazioni in cui parlante e ascoltatore hanno concepito tale forma:

Bloomfield riesce a dare la definizione del significato di un enunciato scientificamente;

Definizione fondata sulla nozione di situazione che sconvolge quella di senso.

1. Non vi sono situazioni perfettamente eguali;

2. Per definire il senso dell’enunciato bisognerebbe avere:

- la conoscenza scientifica del mondo del parlante;

- la conoscenza scientifica del mondo dell’uditore; Sarebbe necessaria l’onniscienza -> impossibile.

La traduzione è impossibile: non si può accedere al senso completo degli enunciati.

Bloomfield corregge la teoria con accomodamenti pratici: nella comunicazione delle situazioni

vi sono aspetti che non hanno rilievo semanticamente, se si dice “ho visto una mela”, chi ascolta

non ha bisogno per capire colore, peso, posizione, data ecc...

Il linguaggio traduce solo ciò che è socializzabile e socializzato.

- La definizione del significato di una forma linguistica avviene quando vi è conoscenza scientifica, es.: sale -> cloruro di sodio.

Si può capire e tradurre con precisione quando le situazioni sono definite scientificamente.

- Parlante ed ascoltatore si comprendono per:

deictica -> dimostrazione;

DEFINIZIONE linguistica -> circonlocuzione;

bilingue -> traduzione;

Pertanto: Bloomfield come Saussure, Hjelmslev non negano la possibilità di tradurre ed

evidenziano:

- l’impossibilità di poter sempre tradurre tutto;

- le difficoltà teorico-pratiche;

Se si vuole delimitare la superficie esatta dello stesso enunciato per parlanti e ascoltatori diversi.

La posizione di W. von Humbolot, (1767) romantico tedesco, si basa sull’anima popolare, sulla psicologia popolare, sulla superiorità spirituale di alcuni popoli.

Le posizioni di H. eliminati gli eccessi romantici appaiono interessanti linguisticamente:

- il linguaggio non è un ergon -> una cosa , ma è energeia -> attività creatrice;

- fra l’osservazione e l’oggetto osservato si frappone la lingua -> prisma che deforma;

- la lingua è strumento della comunicazione, l’uomo crea il suo modo di guardare.

Verlaine scrisse: “ la luna azzurra splende tra i rami” -> nessuno aveva mai notato certi chiari di

luna prima di Verlaine.

Nel 900 le teorie di H. sono state riprese sul piano scientifico dalla scuola dei linguisti, antropologi. Edward Sapir

Linguaggio e abitudini di pensiero sono uniti in modo inestricabile.

L’organizzazione del sistema linguistico può influire sul modo di pensare e in parte determina la visione del mondo.

L’uomo fa e sente l’esperienza del mondo, guidato quasi esclusivamente da abitudini linguistiche.

Ipotesi di tradizione humboldtiana conosciuta come “ipotesi Sapir-Whorf”, dilettante, assicuratore,

studioso di azteco, tolteco, maya.

Per Whorf è il linguaggio che ci da la forma dell’esperienza che abbiamo del mondo. La riduzione

del mondo in cose e oggetti separati è della GRAMMATICA.

Scaturisce il principio della relatività linguistica.

Per Whorf la visione del mondo dell’uomo del sec XVII è connessa allo sviluppo tecnico post

medioevale. Il tempo è suddiviso in modo sempre più preciso per il perfezionamento degli orologi

e ne consegue che l’uomo del sec. XVII ha un’idea del tempo differente dall’uomo del sec. XIV ->

immerso dimensione naturale.

E’ quasi impossibile tradurre un enunciato del sec. XIV come lo si percepiva in quel tempo. La tesi: gli uomini non vedono il mondo sempre nello stesso modo.

Il linguaggio non sempre facilita l’appercezione del mondo esterno.

La posizione di Jost Trier Trier ha sviluppato la nozione di campo semantico

amplificazione concetto di Saussure di “valore differenziale”

di parole che dipendono dalla medesima sfera di concetti, ad esempio: paura -> paventare

-> temere

-> aver paura

Le parole di un campo semantico sono una sorta di mosaico.

Es.: il termine cavallo

per il bambino -> il campo concettuale -> unico cavallo;

per l’adulto -> cavallo;

cavalla; puledro;

ronzino;

giumento;

equino;

per lo storico -> destriero;

chinèa;

cavallo da soma;

palafreno;

per l’allevatore -> sauro;

baio;

roano;

isabella;

I termini non si sovrappongono. E’ impossibile la traduzione parola per parola. Le osservazioni portano a considerare:

- gli uomini non vedono le cose cui non danno un nome;

- gli uomini non vedono nello stesso modo il mondo che hanno sotto gli occhi;

La linguistica ha posto in discussione la possibilità di -> accede al significato totale di un enunciato

quindi alla traduzione.

Gli studi antropologici hanno confermato le osservazioni dei linguisti.

L’antropologia culturale tedesca con Frobenius afferma che gli stati psichici succedutisi

dell’umanità sono differenti: le società antiche non sono storicamente intellegibili. E’ probabile che

interpretiamo scorrettamente le pitture rupestri dei primitivi.

Riflessione valida anche per le civiltà che coabitano la terra nel medesimo periodo.

I linguisti mostravano che lo stesso universo è visto in modo diverso da lingue diverse.

Es.: fedele come un cane -> non ha significato in Melanesia -> il cane lo si mangia.

Gli etnologi hanno mostrato i problemi delle cose, situazioni che esistono in una cultura e non in

un’altra.

Gli etnografi hanno concluso che gli uomini pur vivendo nello stesso pianeta, vivono in modo

diverso per la cultura. Essi mostravano al traduttore che le difficoltà di comunicazione non sono

marginali e eccezionali.

Sono fondamentali gli ostacoli insormontabili per la comunicazione completa.

Es.: traduzione della Bibbia -> in traduzione 1165 lingue. Come tradurre la nozione di inverno per

popoli equatoriali, come tradurre corsi d’acqua per popoli del deserto, come tradurre grano, vigna

per i popoli che non le coltivano.

Difficoltà di traduzione sociale: ad esempio per tradurre padre -> per i popoli eschimesi si è ricorso

a modelli matematici e statistici.

Difficoltà di trad. cultura ideologica: vi sono popolo che non hanno il concetto di spirito santo o

santità.

Per Léon Dostert -> organizzatore interpreti -> processo di Norimberga:

“è estremamente difficile raggiungere l’effettiva comunicazione, anche quando ci si trova in una

situazione di lingua unica e di unica cultura”.

Sino al primo quarto del 900 i traduttori sentivano altri problemi nella traduzione, si parlava genericamente di:

- imponderabili dell’enunciato;

- di sfumature linguistiche colte dal fine trad.grazie al fiuto -> elemento indispensabile al fine

trad.-> problemi che confluivano confusamente nello stile.

Si riteneva che il traduttore di talento risolvesse i problemi che il traduttore poeta traduceva anche la poesia insita nelle cose. Non si sapeva il perché e in quale modo gli studiosi non si erano occupati di

sapere la trasmissione di valori: idee, concetti;

- soggettivi;

- affettivi; attraverso i quali lo stile esprime

- emotivi;

colorazione affettiva;

Si interessa a questi aspetti Charles Bally.

Bally critica la lessicologia tradizionale legata allo studio dei caratteri logico-intellettuali del linguaggio. Parla di linguaggio affettivo e intellettuale come diversi.

Egli parla di “valori affettivi, fatti di espressione, elementi affettivi nel pensiero..di sintassi affettiva”.

Bally non si chiede se i valori affettivi facciano parte dei significati -> importante per le traduzioni.

Problema affrontato dai linguisti americani. Edwar Sapir (linguista americano, 1921) tratta del senso affettivo delle parole (posizione transitoria)

e riconosce l’esistenza di un senso affettivo alle parole ma esclude dall’analisi linguistica le

problematiche che comporta.

Leonard Bloomfield privilegia l’analisi dei valori affettivi del linguaggio e pensa che essi

giustificano l’impossibilità di accedere al significato totale di un enunciato.

Linguisticamente per significato di un enunciato si intende l’insieme delle situazioni in cui

l’enunciato è stato utilizzato ed inteso da parte del parlante.

Secondo Bloomfield intervengono in queste situazioni aspetti:

- macroscopici del comportamento -> osservabili dall’esterno. Capiamo il parlante di cui non conosciamo la lingua dal suo comportamento.

- microscopici del comportamento -> sono movimenti nervosi/muscolari differenti da ciascun

uomo. Percebili secondo le facoltà dell’osservatore. E’ l’atmosfera emotiva/affettiva

dell’enunciato.

Per Bloomfield fanno parte del significato dell’enunciato per il parlante -> sono i valori

supplementari.

Bloomfield distingue la denotazione e la connotazione di un termine.

Denotazione -> minimum dei tratti ogg. comuni, consentono di definire il termine per tutti i

parlanti.

Connotazione -> tutti i tratti distintivi di un significato.

Possono essere :

- aggiunti

alla denotazione

- tolti

Possono essere:

- percepiti

da chi ascolta

- non percepiti

Il merito di Bloomfield è stato quello di costringere i linguisti a considerare i valori affettivi (del

parlante e dell’ascoltatore) del linguaggio.

Nel testo scritto l’affettività può essere percepita solo se trascritta in fatti di lingua.

Nell’oralità, l’affettività può essere manifestata da:

- mimica;

- gesti; non sono trascrivibili

- ritmo del discorso;

- modi di espressione;

Per il traduttore è stato fondamentale che:

- si evidenziasse l’aspetto affettivo della comunicazione;

- si spiegassero le cause dell’affettività comunicativa;

consentono (forse) di trovare dei mezzi di traduzione più scientifici

Il traduttore potrà fare ricorso non al talento, al fiuto e all’intuizione.

Le argomentazioni fondamentali che hanno messo in discussione la traduzione sono:

- la traduzione -> impossibile. Impossibile comunicare anche nella comunicazione monolinguistica;

- la traduzione -> impossibile. Impossibile la comunicazione bilingue ->pluriculturale.

Comunicazione monolinguistica E’ impossibile comunicare perché:

- i parlanti non hanno stesso sfondo psicologico;

- non esistono due situazioni simili.

Per dare la definizione si parte dal principio che il mondo è inconoscibile, quindi non esprimibile. Perché dell’oggetto ad esempio -> pietra anche se conosciamo forma, dimensione, ogni proprietà,

non conosciamo la pietra in sé, ossia non conosciamo la storia dell’oggetto.

Definizione che imprigiona nel non realizzabile della conoscenza, che porta a considerare il mondo

non conoscibile. Così di un poeta per cogliere la comunicazione dovremo conoscere tutta la sua vita, sogni, ciò che

lo ha preceduto e determinato. Vi dovrebbe essere coincidenza con il poeta -> CONCEZIONE TOTALITARIA DELLA

COMUNICAZIONE contestata dai linguisti che reputano la comunicazione un fatto sociale:

comunicare -> mettere in comune, ossia esprimere dell’individualità ciò che è accessibile agli altri

individui.

Come avviene la comunicazione -> l’esperienza dell’individuo deve inquadrarsi nell’esperienza

della collettività, ad esempio: l’impressione particolare che ho dell’oggetto casa, deve inquadrarsi in

tutte le impressioni sulla casa.

Deve confrontarsi con le idee-impressioni che gli esseri umani si sono fatti della casa.

E’ una generalizzazione dell’esperienza che ha dato vita ai nomi propri ma non possiamo

accontentarci di ridurre così l’infinita varietà dell’esperienza.

Dobbiamo riunire più o meno arbitrariamente le numerose esperienze.

Le consideriamo sufficientemente simili così da consentirci di chiamarle identiche.

Così per la casa troviamo i punti comuni per dichiararla identica alle altre. Così casa è simbolo di un concetto.

involucro delle idee che comprende migliaia di elementi distinti dall’esperienza.

Perché ogni modo di parlare e scrivere non sono segni diversi?

Perché sussistono delle varianti -> definiti come elementi portatori della informazione.

Questo ha portato Richards (seppure incline al sogg. linguistico) a dichiarare:

“il linguaggio è il nostro tentativo collettivo di minimizzare le differenze di significato personali”.

La prassi ci conferma l’esistenza della comunicazione linguistica.

La moderna linguistica ha abbracciato una visione dialettica della comunicazione -> non proprietà

assoluta dello spirito non sempre perfettamente funzionante.

La comunicazione come:

- possibilità storica in costante divenire;

- con il suo campo d’azione;

- con sue frontiere;

- con involuzione;

- con progressi;

- come attività perfettibile;