Codul Capelei Sixtine

Embed Size (px)

DESCRIPTION

capela sixtina

Citation preview

Il soffitto della Cappella Sistina, che Michelangelo Buonarroti dipinse in 4 anni allinizio del 16mo secolo, sarebbe in realt, secondo il libro "I segreti della Sistina: svelando i codici nel capolavoro di Michelangelo", un ponte tra la fede cattolica romana e la religione ebraica.Il libro, uno dei bestseller nella classifica del New York Times, stato scritto dal rabbino Benjamin Bleach, professore associato alla Yeshiva University di New York, e da Roy Doliner, guida vaticana. Secondo gli autori, le figure disperse nei 14mila piedi quadrati del dipinto, sono in realt rappresentazioni di lettere dellalfabeto ebraico. Per esempio, le figure di Davide e Golia prendono la forma della lettera GIMEL, che simboleggia la forza nella tradizione della Kabbalah. La Kabbalah un insieme di insegnamenti esoterici che hanno il compito di interpretare il significato nascosto della Tanakh, o Bibbia ebraica, e spiegare le ragioni delle tradizioni ebraiche.

Sul muro opposto, la scena di Giuditta che porta la testa del generale assiro Oloferne, ha la forma della lettera CHET, simbolo della "gentilezza amorosa".

"Ci sono cos tanti significati legati alla tradizione ebraica. Le nove figure sul soffitto sono tutte del vecchio testamento. come a dire: perch abbiamo rinunciato alle nostre radici?" dice Roy Doliner, uno degli autori.Nel 1975, il chirurgo americano il Frank Mershberger entr per la prima volta nella Cappella Sistina e not una strana somiglianza. Il celebre mantello dentro il quale si avvolge Dio ne "La creazione" ha esattamente la forma di un cervello umano, come se fosse stato disegnato copiando un libro di anatomia. A rafforzare questa similitudine c il suo significato simbolico: secondo la dottrina kabbalistica, lessere umano frutto della conoscenza posizionata nellemisfero destro del cervello, proprio lo stesso emisfero in cui Michelangelo raffigura Dio nel suo dipinto.

Secondo gli autori, per il pittore la Cappella Sistina un messaggio mistico di amore universale tutto da decifrare. Un mondo di simboli, lettere e significati nascosti. Altro esempio in questo senso laffresco in cui sul mantello di Aminadab (uno degli antenati di Cristo e generale del re Davide), sarebbe presente un cerchio dorato, simbolo della vergogna che gli ebrei erano obbligati a portare sugli abiti al tempo del Buonarroti.

Analogamente nel Circolo degli eletti del Giudizio Universale, sopra Ges, si trovano due ebrei riconoscibili dai cappelli che lInquisizione faceva portare loro durante le persecuzioni, uno con due punte che rimandavano al Diavolo e laltro di colore giallo.

Gambe e dita del profeta Giona invece, formano una Hei, lettera dellalfabeto ebraico e corrispondente al numero 5 nella Kabbalah. Cinque come i libri del vecchio testamento.

Nella raffigurazione invece del giardino dellEden, lalbero dal quale Adamo ed Eva mangiano il frutto del peccato, non un melo, ma un fico, come vorrebbe la tradizione ebraica.

Michelangelo che impar lebraismo da Lorenzo de Medici a Firenze, oltre ai simboli di chiara matrice ebraica, nel dipinto avrebbe nascosto anche altri messaggi contro Papa Giulio II, che aveva commissionato lopera. Disgustato dalla corruzione vaticana, Michelangelo dipinse infatti il profeta Zaccaria con le sembianze papali. Dietro di lui, un angelo fa un gesto osceno alle sue spalle.

Per il vaticano e per i critici del libro, inconcepibile che Michelangelo abbia nascosto dei codici nella sua pittura, ancor pi in quella di Zaccaria, visto che ogni figura del soffitto era sottoposta alla personale approvazione del Papa.Per Marco Bussagli, professore alluniversita La Cattolica di Roma, linventarsi codici segreti anti cattolici lennesima trovata alla "Dan Brown".

Negli anni Ottanta del XV secolo Sandro Botticelli dipinse La Primavera, un tempo a Villa di Castello dei Medici e ora custodita agli Uffizi di Firenze. L' enigmatica tela di due metri per tre raffigura nove personaggi in un boschetto che sono sempre stati oggetto di decifrazione. I primi interpreti cercarono di connettere la scena a fatti storici. E in questa direzione si sono mossi, ancora nel Novecento, Mirella Levi D' Ancona e il Lightbown, che nel 1978 avanz l' ipotesi che si trattasse della raffigurazione delle nozze tra Lorenzo di Pierfrancesco de Medici (committente dell' opera) con Semiramide Appiani. Altri hanno cercato di individuare nei personaggi raffigurati le diverse stagioni dell' anno; altri diverse citt con al centro Florenza. Ma da quando, nel 1893, il padre della critica iconologia Aby Warburg indirizz l' interpretazione dei personaggi come figure allegoriche che rappresentavano discipline o stati d' animo, si moltiplicarono le letture che cercarono di connettere la scena a una rappresentazione di idee contenute in qualche libro di iconologia. Warburg diede un nome ai personaggi: (da sinistra) Mercurio, le tre Grazie, Cupido, Venere, Flora, Cloris e Zefiro. Seguirono le letture dei suoi allievi Ernst Gombrich (1945), Erwin Panofsky (1961), Edgard Wind (1985)... A esse si aggiunge ora quella del filosofo Giovanni Reale che, in un libro dotato del pregio della chiarezza, in libreria unitamente a un dvd realizzato da Elisabetta Sgarbi (con fotografia di Elio Bisignani e musiche di Roberto Cacciapaglia) che ne esemplifica artisticamente la lettura. Reale si muove sulla base dell' ermeneutica e della critica iconologia. Riparte dalle recenti interpretazioni di Claudia La Malfa e Claudia Villa, le prime a individuare nelle Nozze di Filologia e Mercurio, un testo del V secolo scritto dal retore Marziano Capella circolante nella Firenze di fine Quattrocento, la fonte principale di Botticelli. Questo testo una sorta di enciclopedia delle arti liberali (quelle del trivio: grammatica, dialettica, retorica, e quelle del quadrivio: geometria, aritmetica, astronomia e musica), che verrebbero in parte raffigurate dal Botticelli. Questa fonte, per, secondo Reale, sufficiente per interpretare la met sinistra del quadro; per l' altra parte Botticelli si sarebbe rifatto anche a Platone e al suo illustre traduttore Marsilio Ficino. Nel complesso, la scena rappresenterebbe il matrimonio tra Filologia e Mercurio, insieme con le ancelle Retorica e Poesia ispirata dal demone ficinian-platonico del divino furore e nella quale Filologia, Retorica e Poesia sono gravide. Il boschetto in cui ambientata la scena sarebbe il Giardino di Zeus del Simposio e il primo personaggio da sinistra ovviamente (per i calzari alati) Mercurio, ed voltato come il Mercurio retrogrado, poich ritenuto un pianeta che aveva un moto invertito, mentre fende le nubi con il caduceo e un dito alzato simbolo di trascendenza. Le tre donne che danzano insieme sono le Tre Grazie, che Capella presenta due volte nel libro in connessione alla cerimonia matrimoniale tra Mercurio e Venere. Per Reale non rappresentano, per, le arti liberali, ma tre caratteri: volutt, castit e bellezza. La donna al centro (di solito Venere) per Reale la Filologia, promessa sposa di Mercurio. Ci determinato nel testo di Capella sulla base di complicati calcoli aritmetici. Con la mano destra indica lo sposo come nel dipinto di Villa Lemmi (sempre di Botticelli) e i suoi calzari di papiro sono per renderla degna agli dei. Quanto a Cupido rappresenta l' amore per la Sapienza che lega Filologia a Mercurio. La donna partoriente ricoperta di fiori non sarebbe Flora o Cloris, bens l' allegoria della Retorica. Come gi individuato da Claudia Villa sulla base di un documento del XII secolo, la Retorica veniva allora allegorizzata a Firenze anche con un velo fiorito (i flores retorici dei quali parlano Alberico da Montecassino, Bono Giamboni e Guidotto da Bologna). Inoltre, la donna sembra parlare a chi osserva la tela, e la retorica proprio l' arte del dire. La coppia di destra, infine, formata da un demone che ispira una donna, la Poesia. La figura alata, tradizionalmente identificata con Zefiro, per Reale Eros in forma di demone, come lo presenta Platone nel Simposio. Ma il demone Eros, nell' interpretazione di Ficino (che ai tempi di Botticelli viveva presso i Medici) il divin furore che ispira la poesia. E la forza generatrice del demone allegorizzata dalla gravidanza delle donne della parte destra del quadro. L' interpretazione di Reale e della Sgarbi, infine, si estende anche ai singoli fiori e alle mele dorate per descrivere i rapporti tra Filologia e Mercurio. La Primavera rappresenterebbe dunque l' imporsi della nuova cultura dell' Umanesimo basata su Filologia, Retorica (ancella della prima) e Poesia (nuova ancella) su quella medioevale del Trivio e del Quadrivio, come avvenne a Firenze alla fine Quattrocento. Si tratta di una lettura critica che si aggiunge e trasforma alcune ultime interpretazioni dell' opera e, come tale, anche una delle pi perfezionate, sebbene ci sarebbe anche su questa da porre quesiti: ad esempio, visto che Marziano afferma essere la pronuba preceduta da Concordia, Fedelt, Pudicizia perch le Tre Grazie non rappresentano questi ma altri stati dell' essere? Per dirla con il filosofo Gadamer, La Primavera una classica opera aperta che si consegna alla distesa dei tempi. Seguiranno altre impetrazioni dopo di noi e proprio queste ulteriori interrogazioni continueranno a fare di sei metri quadrati di tela dipinta un' opera d' arte apprezzata, che tale proprio in quanto si sottrae costantemente al pericolo dell' oblio .L' opera.Il libro e dvd di Giovanni Reale ed Elisabetta Sgarbi, Le nozze nascoste (Bompiani, pp. 336, euro 37), sar presentato domani, alle 19, allo Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2 Milano) da Enrico Ghezzi e Vittorio Sgarbi.L' opera