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Centro Studi C.N.I. - 8 maggio 2012

Centro Studi C.N.I. - 8 maggio 2012 - Ordine degli Ingegneri della provincia di … · 2012-05-10 · INDICE RASSEGNA STAMPA Indice Rassegna Stampa Centro Studi C.N.I. - 8 maggio

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Centro Studi C.N.I. - 8 maggio 2012

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 8 maggio 2012

Pagina I

ALBO UNICO

Albo unico dei tecnici in EuropaItalia Oggi 08/05/12 P. 34 1

FESTIVAL DELLE PROFESSIONI

A TRENTO UN FOCUS SU ORDINI E PROFESSIONISTIMondo 11/05/12 P. 66 2

PREVIDENZA PROFESSIONISTI

Il professionista paga la gestione separataSole 24 Ore 08/05/12 P. 29 Arturo Rossi 3

EDILIZIA

«L'edilizia per crescere»Sole 24 Ore 08/05/12 P. 16 Nicoletta Picchio 4

SICUREZZA ICT

L'Huawei tocca un nervo scopertoItalia Oggi 08/05/12 P. 15 Michele Arnese 6

GREEN ECONOMY

La green economy non è affare da utopistiSole 24 Ore - Rapporti24 / Impresa

08/05/12 P. 1 Achim Steiner 7

TAV

Milano-Verona, Tav avanti pianoSole 24 Ore 08/05/12 P. 44 Marco Morino 9

ENERGIA

Dall'Enel nuovo generatore per zone senza luceItalia Oggi 08/05/12 P. 48 11

Mai prodotto così tanto gasItalia Oggi 08/05/12 P. 15 12

SICUREZZA SUL LAVORO

Qui si studia come non farsi maleMondo 11/05/12 P. 66 13

CONFIDI

Per i Confidi sfida dimensionaleSole 24 Ore 08/05/12 P. 45 Carlo Andrea Finotto 14

STUDI DI SETTORE

Indicatoti di coerenza senza certezzeItalia Oggi 08/05/12 P. 34 16

ISTITUZIONI

Ma i giovani sanno troppo poco? brilla: I «voti» di Fornero dividonoCorriere Della Sera 08/05/12 P. 37 AlessandraMangiarotti

17

INGEGNERI

«La vita privata non c'entra. Preso di mira per il mio lavoro»Corriere Della Sera 08/05/12 P. 23 Marco Imarisio 19

FARMACIE

La farmacia cambia pelleMondo 11/05/12 P.54-55

Pietro Romano 21

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 8 maggio 2012

Pagina II

MEDICI

Medici stranieri in fila per l'ItaliaItalia Oggi 08/05/12 P. 35 Benedetta Pacelli 23

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GEOM ETRI

Albo unico. ..

dei tecniciin Europa

I geometri portano in Europala loro proposta di albo unico.L'occasione per lanciare l' ini-ziativa di riforma è la WorkingWeek, il forum internazionaleorganizzato dalla Federazioneinternazionale geometri (Fig)che da ieri e per i prossimi duegiorni riunirà i professionistitecnici di tutto il mondo. Tre legrandi macroaree attorno allequali verterà l'appuntamentoorganizzato dal Consiglio na-zionale di categoria: la gestionedel territorio, la tutela dell'am-biente e la valorizzazione delpatrimonio culturale. Ma unosu tutto il tema che ha apertoi lavori: la riforma della profes-sione che valorizzi la figura delfuturo professionista tecnicoin Italia e nei paesi europei. Iltutto attraverso l'unificazionecon categorie simili sfruttandoquell'opportunità offerta daldecreto sulle liberalizzazioni(legge n. 27/2012) di fondere inun unico albo figure che svol-gono attività affini. Del restoche la legge che regolamentala categoria si vecchia, giacchérisale a oltre ottant'anni fa enecessiti di essere adeguata,è stato ribadito da tutti ipartecipanti all'incontro diieri. A partire dallo stessopresidente di categoria Fau-sto Savoldi.

Albo unico Pagina 1

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A TRENTO (IN FOCUS SU ORDINI E PROFESSIONISTIAnche i professionisti avranno illoro festival. Si chiamerà Festivaldelle Professioni e sarà l'eventocon cui il tavolo d'ambito deigiovani professionisti dellaProvincia autonoma di Trentovuole farsi da portavoce neldiffondere il valore delleprofessioni che appartengono atutti gli Ordini e Collegi d'Italia:un tema quanto mai attuale. IlFestival si svolgerà a Trento indiverse location dal 18 al 20ottobre 2012 e conterà sullapartecipazione di grandi nomiistituzionali del mondo politico eaccademico del Paese.«Coinvolgerà non solo i giovaniprofessionisti, ma tutti gli Ordini eCollegi professionali: tre giornatea respiro nazionale, che darannovoce a tutti i professionisti, con ilcomune obiettivo di fare analisi eproporre quegli ormaiindispensabili nuovi strumenti chepermetteranno di superare lacrisi», spiega la presidente Gi.Pro,Alessia Buratti. Non solo: perchéquesto Festival, unico nel suo

genere, sarà occasione di aperturaverso il grande pubblico: «IlFestival sarà l'occasione perpresentarsi e confrontarsi con ilcittadino verso il quale,soprattutto in questo momento didifficoltà, nessun Ordine, se nonsporadicamente, è riuscito amostrarsi, a spiegare scelte edefinire prese di posizioneimportanti», conclude Buratti.

Festival delle professioni Pagina 2

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Inpso Sei[ committente non versala quota

Il professionista pagala gestione separataArturo Rossi

u:a La rivalsa, da applicare daparte del professionista nellamisura del4% al committente,costituisce oggetto di merorapporto interno tra cliente eprofessionista, il quale è l'uni-co soggetto obbligato al paga-mento dei contributi alla ge-stione separata nei confrontidell'Inps.

Lo ha precisato ieri l'istitu-to-di previdenza con messag-gio'7751, in seguito a richiestedi chiarimenti sull'applicazio-ne della maggiorazione del4% (rivalsa), di cui all'artico-lo i comma 2i della legge662/96. In particolare, la nor-maprevede che i soggetti tito-lari di redditi di lavoro auto-nomo hanno titolo ad addebi-tare ai committenti, in via de-finitiva, una percentuale nel-la misura del 4% dei corrispet-tivi lordi. Ne deriva che i sog-getti esercenti per professio-ne abituale, ancorché nonesclusiva, attività di lavoro au-tonomo - di cui all'articolo 53

del testo unico delle impostesui redditi, Dpr 917/1986, com-preso l'esercizio in forma as-sociata di arti e professioni ediversa da quella che dà origi-ne a reddito di impresa - sonoobbligati al versamento delcontributo dovuto allagestio-ne separata commisurato airedditi netti risultanti dalla di-chiarazione annuale resa ai fi-ni dell'imposta sul reddito del-le persone fisiche e dagli ac-certamenti definitivi.

Come già indicato nella cir-colare u2/1996 la norma attú-buisce titolo e non obbligo diaddebito. Di conseguenza, pre-cisa l'Inps, il professionistaiscritto alla gestione separata,anche se componente di unostudio associato, ha diritto adapplicare la rivalsa, ma rima-ne contemporaneamente uni-co soggetto obbligato al paga-mento della propria contribu-zione alla gestione a prescin-dere dal fatto che il cliente pa-ghi o meno la rivalsa.

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Previdenza professionisti Pagina 3

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«L'edilizia per crescere »Squinzi: servono un piano di infrastrutture e sgravi ai lavori privati

Nicoletta Picchio

ROMA

L'obiettivo è supérare la cri-si e far ripartire il paese. Come?«Alla base ci deve essere unasemplificazione normativo-bu-rocratica che rappresenta la ma-dre dello sviluppo». È la prioritàche il futuro presidente di Con-findustria, Giorgio Squinzi, haindicato ripetutamente nellescorse settimane, durante lacampagna elettorale per il verti-ce confindustriale. Ma non solo:c'è un altro elemento crucialeper tornare a crescere e si tratta

DUE REALTÀ«Siamo nel mezzodi una manovra pesante:le azienda stanno tagliandoi costi ma lo Stato non staspendendo meno»...........................................................................

del rilancio delle infrastrutture.«Nel 1929 gli Usa uscirono dallacrisi con un massiccio program-ma di investimenti infrastruttu-rali. Siamo nella stessa situazio-ne». Occasione per rifiett'ere sulfuturo del paese è stato l'incon-tro di ieri mattina a Milano sultema "Economia oltre la crisi. Ri-flessioni sul liberismo sociale".

«Bisogna rifocalizzarci nel.settore dell'edilizia, che da noinon ha conosciuto gli eccessi dialtri paesi come la Spagna», hadetto il futuro numero uno diConfindustria ed attuale vicepresidente per l'Europa (saràeletto defintivamente all'assem-blea privata del 23 maggio, ilgiorno dopo terrà il primo di-

scorso a quella pubblica).Già ieri ha delineato alcuni

punti su cui lavorerà: «I dati delmondo delle costruzioni sonomolto negativi. Bisogna riparti-re da lì, ed è una ripartenza vir-tuosa perchè necessita di un'al-ta intensità di manodopera e diun basso contenuto di importa-zioni». Non solo: secondoSquinzi c'è bisogno di un'azio-ne Ue per rilanciare le infra-strutture, con gli eurobond. «Cicredo moltissimo, sono fonda-mentali. L'Europa è alla base ditutto, bisogna andare verso gliStati Uniti d'Europa, una posi-zione anche della presidentedella Confindustria francese,Laurence Parisot».

L'azione anti-crisi dovrà esse-re ad ampio raggio epassaneces-sariamente anche per una ridu-zione della pressione fiscale eun taglio dei costi nella spesapubblica. «In Italia siamo alleprese con il drammatico proble-ma di riequilibrare i costi e que-sto ha portato ad una pressionefiscale eccessiva, con effetti re-cessivi», ha detto il numero unodi Mapei: «Anche la mia azien-da che è globalizzata sta soffren-do sul mercato italiano molto dipiù che in altri mercati».,

La situazione italiana è che«siamo nel mezzo diunamano-vra che sta incidendo sul paesein un modo veramente pesante.Nei primi quattro mesi dell'an-no c'è stato un crollo verticaledei consumi». Nelle aziende, haaggiunto Squinzi, si cerca dispendere di meno e di incassaredi più. Quest'ultima cosa la sista facendo anche nel paese,con il fisco, ma non si sta invece

spendendo meno: «Non lo stia-mo facendo». Invece è necessa-rio, anche puntando a costi stan-dard nella Pa per evitare diffe-renze tra Regioni e Regioni.Inoltre bisognerebbe pensaredi «sbarazzarci di un patrimo-nio dello Stato che non rende eche potrebbe essere affidato adaltre mani». Altro tema impor-tante il recupero dell'evasione:«Andrebbe fatto con misure at-tive, più che di accanimento,per esempio la deducibilità fi-scale di alcuni costi: sarebbe unmodo virtuoso per far emerge-re redditi sommersi».

La lista dei problemi comun-que è lunga, come dimostranoanche i costi dell'energia, del30% più alti in Italia rispetto allamediaUe: «Senzaunapoliticafi-scale, del welfare, delle infra-strutture e dell'energia comunecredo sia impossibile mantene-re la struttura dell'euro», ha ag-giunto il vice presidente di Con-findustria. Squinzihasottolinea-to, comunque, che nelle ultimesettimane c'è più attenzione sulproblema della crescita. «Se neè reso conto anche il presidentedel Consiglio, Mario Monti», edanche il numero uno della Bce,Mario Draghi «è intervenuto inuna maniera molto precisa». Bi-sogna aumentare la competitivi-tà delpaese e dell'industria: «So-no un manifattureró e nonho di-menticato la frase di Carlo Aze-glio Ciampi da Presidente dellaRepubblica, quando disse che lacompetitività manifatturiera èun fattore di progresso finanzia-rio, sociale, civile ed economicodi un paese».

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Edilizia Pagina 4

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EMBLEMA

Confindustria . Il presidente designato, Giorgio Squinzi

Gli investimenti in costruzioni

Milioni di euro (valori attualizzati a[ 2000)

85.000(*) Previsione Fonte: elaborazioni Ance su dati Istat

Edilizia Pagina 5

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La società cinese leader mondiale nelle reti di comunicazione sarà bloccata in Germania

L'Huawei tocca un nervo scopertoSulle reti ad alta velocità vi aggiano un sacco di segreti

DI MICHELE ARNESE

a rinomata tecnologiacinese nelle reti di co-municazioni è al centro(dell'attenzione e non sol-

tanto in Italia. Dopo l'esclusionedalle gare per le infrastrutturedi rete australiane e gli «embar-ghi» americani e indiani, per lacinese Huawei si scorgono altrenovità.

Questa volta, stando a indi-screzioni del settimanale econo-mico tedesco Wirtschaftswoche,qualche intoppo arriva dallaGermania, partner commercia-le solitamente solidissimo per leaziende cinesi e viceversa.

In ballo a Berlino c'è l'ammo-dernamento della rete informa-tica (Deutsches Forschungsnetz,Dfn) che unisce 60 poli scienti-fici e accademici tedeschi, tracui il prestigioso Max PlanckInstitut e la Fraunhofer Gesel-lschaft: oltre 10 mila chilometridi fibra ottica, su cui la Germa-nia vuole portare la velocità ditrasmissione, dagli attuali 10gigabit/secondo a 100.

Huawei, che finora è statafornitrice del Dfn, è stata aquanto pare esclusa tempora-neamente dalla gara per l'am-modernamento. La ragionedell'esclusione? Esigenze disicurezza, dice il settimanaletedesco. Tanto forti non solo daescludere Huawei, ma anche daingiungere al gruppo rinomatoper le tecnologie di rimuovere intutta fretta tutti i propri compo-nenti finora installati sul Dfn.

In Italia, in uno scenariosimile, le cose sono andate inmaniera diversa. Nel nostro pa-ese, per esempio, la tecnologiaHuawei è utilizzata da pochesettimane nella rete di tele-comunicazione a banda largaper garantire la connettivitànazionale e internazionale allacomunità scientifica e accade-mica (collegando universitàe centri di ricerca). Una retelungo la quale scorrono le in-formazioni relative a brevetti,ricerche scientifiche, studi com-pletati o in divenire anche insettori strategici. Il consorzioGarr, l'associazione senza sco-po di lucro che gestisce la reteitaliana dell'università e dellaricerca, ha infatti di recenteaggiudicato a Telecom Italia

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In Italia la tecnologia Huawei è utilizzatada poche settimane nella rete di tic a banda larga per garantire

la connettività nazionale e internazionale alla comunitàscientifica e accademica

quotidiano Il Foglio, non smen-tito, ha scritto: «Il potenzialepredominio di Huawei in settoritanto delicati ha allarmato gliambienti dell'intelligente, nonsolo italiana, che in una segna-lazione all'esecutivo guidato daMario Monti hanno richiestoinformazioni sulla gara in cor-so da parte di Terna presiedutada Luigi Roth e capitanata daFlavio Cattaneo , e auspicatodi rivedere la gara indetta dalconsortium Garr, sulla scorta diquanto sta avvenendo negli Sta-ti Uniti e degli allarmi ufficialiprovenienti da Washington».

Tra gli 007 italiani qualcunosi chiede: quali considerazio-ni hanno indotto il ministerodell'istruzione e della ricerca,ora guidato da Francesco Pro-fumo, ad accordare fiducia aHuawei? Osservatori maliziosifanno notare che in Huawei la-vora suo figlio, come di recenteha accennato lo stesso Profu-mo: il figlio è stato assunto in

la gara. Il gruppo presieduto con reciproca soddisfazione, nel Cina e ora è alle dipendenzeda Franco Bernabè utilizza nostro paese sono in molti a dif- del gruppo nella sede italiana.tecnologia di Huawei. Eppure, fidare di Huawei, specie nella Malignità, appunto, e nessunanonostante il gruppo cinese comunità di sicurezza e intel- coincidenza.operi da tempo anche in Italia ligence dello stato. A gennaio il ©Riproauzione rise

Sicurezza ICT Pagina 6

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L'ANALISIdi Achim Steiner

Lagreeneconomy

da utopisti

n soli quattro anni l'idea di una "gre-en economy" connessa allo sviluppo

_sostenibile e all'eradicazione dellapovertà si è trasformata da proposta inte-ressante a uno dei due temi della prossi-ma Conferenza Onu sullo sviluppo soste-nibile, nota come Rio+2o. In molti si chie-dono se si tratti realmente della stradainnovativa verso uri XXI secolo sosteni-bile, efficiente nell'uso delle risorse e abasse emissioni di anidride carbonica. Èil definitivo abbandono dei modelli disviluppo del passato, come sostengono isuoi fautori, o solo un altro caso di vestitinuovi dell'imperatore?

La risposta può essere trovata in alcu-

................................................

I gigawatt di pannellifotovoltaici installatinel 2010. Si stimavasarebbero stati 1,5...............................................

ne delle straordina-rie transizioni chesi stanno registran-do nel settore elet-trico ed energeti-co in giro per ilmondo. Molti sorri-dono alla prospetti-va che l'energia so-lare possa esserequalcosa di più diuna nicchia di mer-

cato per ottimisti. Nel2oo2 un fondo diprivate equity stimava che l'installato an-nuale di pannelli fotovoltaici avrebbe

raggiunto 1,5 gigawatt per il 2010. In real-tà nel 2010 sono stati installati 17,5 Gw, increscita del 130% rispetto al 2009. E sipre-vede di raggiungere una capacità globaleattorno a 5o Gw, l'equivalente di 15 reatto-ri nucleari.

Tutto questo non si sta verificando solonelle economie sviluppate, ma in Paesi co-me Bangladesh, Brasile, Cina, India, Messi-co e Marocco. In realtà, secondo le stimedi Ims Market Research, entro il 2015 piùdi trenta Paesi parteciperanno a questa ri-voluzione emergente. Nessuno di loro ci èarrivato a caso. Alcuni Paesi hanno abbrac-ciato dall'inizio la dimensione energeticadella green economy, adottando le politi-che e gli incentivi necessari. È stata ade-guata la capacità produttiva, il che ha piùche dimezzato i costi nel giro di due-treanni. Un impianto nucleare viene costrui-to in 10-15 anni, per una centrale a carbonece ne vogliono cinque. Impianti solari dimedia portata da 5-1o Mw richiedono solitre mesi dallaprogettazione alla costruzio-ne. Con l'avvento delle smart grid e delprezzo libero, il fotovoltaico solare sem-bra ben posizionato per fornire soluzioniveloci da costruire e scalabili.

Continua ► pagina 3

Green economy Pagina 7

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GreenPer centrare l'obiettivo dell'accesso

universale all'elettricità per il. 2030,l'Agenzia internazionale per l'energia sti-ma che saranno necessari investimentisupplementari annui di circa 33 miliardidi dollari nel settore energetico. Sono ci-fre da capogiro, soprattutto alla luce dellacrisi economica e finanziaria che ha colpi-to vaste aree del mondo. Ma i nuovi inve-stimenti, solo nel fotovoltaico solare, so-no stati di 89 miliardi di dollari nel 2010.Investimenti multimiliardari hanno coin-volto anche nuovi parchi eolici, impiantigeotermici e una serie di altre tecnologierinnovabili.

I germogli verdi di una green eco-nomy stanno sbocciando un po' in tuttoil settore energetico, alimentati dai timo-ri legati al cambiamento climatico, all'in-quinamento e alla sicurezza energetica,così come dal desiderio di far nascerenuove aziende competitive e generatricidi occupazione. Si possono vedere an-che nell'espansione dell'industria del ri-ciclo in Corea del Sud o nel modo in cuil'Indonesia sta includendo le foreste nel-la propria pianificazione economica e so-ciale. La sfida per Rio+2o è quella di tro-vare l'accordo su una serie di politichelungimiranti che possano essere attuatein parte o in tutto, in modo da accelerarel'intero processo.

Alla fine dello scorso anno, come con-tributo ai lavori preparatori di Rio+2o, ilProgramma ambientale dell'Onu(Unep) ha messo sul tavolo un lavorofondamentale per il dibattito con la pub-blicazione di «A transition to a green eco-nomy». Il rapporto analizza come un in-vestimento globale pari a12% del Pil mon-diale nella green economy possa dare unimpulso decisivo alla crescita economi-ca e risultati positivi sul fronte sociale,pur mantenendo l'impronta planetariadell'umanità`entro termini di sostenibili-tà. In particolare le scelte in dieci settorichiave - dall'agricoltura alla pesca, dalleforeste ai trasporti e all'edilizia- sono ri-levanti per i Paesi in via di sviluppo cosìcome per quelli industrializzati. E lo so-no sia per le economie centralizzate cheper quelle di libero mercato.

Ci sarà sempre qualcuno che accoglie-rà con un sorriso scettico la pura concezio-ne di una green economy e che rifiuteràtransizioni così lungimiranti. E giunto ilmomento di mettere i numeri sul tavolo emostrare come i soli progressi nell'ener-gia solare stiano iniziando a provare chehanno sbagliato.

Achim SteinerSottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore

esecutivo del Programma ambientale dell'Onu

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Green economy Pagina 8

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Ferrovie. Si apre il cantiere da Treviglio a Brescia: 40 chilometri di nuovo tracciato per un investimento da due miliardi

Milano-Verona, Tav avanti pianoPassera: nel 2020 arriviamo a Venezia - Incognita sul reperimento dei fondi

Marco Morino

L'alta velocità ferroviariaMilano-Verona compie unpas-so avanti. Ieri nel cantiere diTravagliato, in provincia diBre-scia, è stato dato simbolicamen-te il via alla costruzione della li-nea Treviglio-Brescia. All'ap er-tura del cantiere erano presen-ti Corrado Passera, ministrodello Sviluppo e delle Infra-strutture, Roberto Formigoni,presidente della Regione Lom-bardia e Mauro Moretti, ammi-nistratore delegato delle Fs.

La nuova tratta è la prosecu-zione diretta della linea ad altavelocità Milano-Treviglio (27chilometri), già completata e at-tivata a luglio 2007. L'investi-mento complessivo per la Tre-viglio-Brescia, che si sviluppaper circa 40 chilometri e attra-versa20 Comuni nelle provincedi Milano, Bergamo e Brescia, èdi 2.050 milioni di curo. Com-mittente dell'opera è Rete ferro-viaria italiana, l'alta sorveglian-zaè affidata aItalferr, l'esecuzio-ne èá cura del consorzio CepavDue. L'attivazione della lineaTreviglio-Brescia è prevista adaprile 2016. La tapp asuccessiva,latrattaBrescia-Verona(73 chi-lometri), è ancora in fase di pro-gettazione preliminare.

Da molti anni la prosecuzioneverso Est dell'alta velocità ferro-viaria procede a singhiozzo, acausa di fmanziamenti che arri-vano con il contagocce o che nonarrivano affatto. Al momento laTav in Italia disegna una grande"t": parte daTorino, arriva a Mila-no, poi prosegue verso Roma-

Napolipassando da Bologna e Fi-renze. L'operoso Nord-Est, unadelle aree più sviluppate e pro-duttive del Paese, è tagliato fuo-ri dai collegamenti ferroviarive-loci e lo resterà ancora a lungo.Apiùriprese gliindustrialivene-ti alzano la voce, manifestandoun profondo malumore per il ri-tardo con il cui la Tav avanzaverso Trieste. Il problema è sem-pre quello della mancanza di fon-di e di come reperirli. E infatti ie-

IL NODOMoretti (Fs): «Aumentarei pedaggi perfinanziare[e grandi opere». Il ministroribatte: «Ci sono anchele risorse Ue e i privati»

2 ° 'ardiIl costoL'investimento complessivo,in miliardi di euro, perla realizzazione della tratta TavTreviglio-Brescia

39,6La lunghezzaLa tratta Treviglio-Brescia sisviluppa per39,6 chilometri;rappresenta un'ulteriore tappanella realizzazione della lineaad alta velocità Milano-Verona,lunga complessivamente 140chilometri, 27 dei quali giàattivi tra Milano e Treviglio. Trale opere principali ci sono iponti sui fiumi Oglio e Serio.L'attivazione della trattaè prevista ad aprile 2016

ri la questione è affiorata di con-tinuo negli interventi di Morettie del ministro Passera.

L'amministratore delegatodelle Fs propone di aumentare ipedaggi ferroviarie autostradaliper finanziare le nuove infra-strutture. Nel caso di treni, il pe-daggio è quanto viene corrispo-sto da un'impresa ferroviariaper viaggiare su una rete. «Oggil'Italia - nota Moretti - ha nelcampo dei pedaggi ferroviari eautostradali dei prezzi più bassirispetto a quelli che si trovanoimmediatamente oltre il confi-ne. Ci sono due modi - aggiunge- per poter utilizzare i pedaggi:distribuirli alle imprese che li ge-stiscono o destinare gli incre-menti alla costruzione di nuoveopere. È bene che ci allineiamo aquella che è la situazione euro-pea dei pedaggi per poter fare dipiù». Replica di Passera: oltreall'aumento dei pedaggi, per fi-nanziare le grandi opere si puòricorrere al «miglior utilizzo deifondi europei e dei fondi priva-ti». Il ministro sottolinea come«non sempre i fondi europei so-no stati utilizzati al meglio»,mentre quelli privati «si posso-no utilizzare di più». A suo avvi-so «è l'insieme di tutte queste co-se che può accelerare i cantieri».

Notazione finale sulla Trevi-glio-Brescia: l'opera, costruitain affiancamento alla linea con-venzionale, consentirà una ve-locità di3ookm/h, determinan-do una riduzione del 25% deitempi di percorrenza tra Mila-no e Brescia, con un risparmiodi circa 13 minuti. «Se arrivia-mo nel 2016 a completare que-sto tragitto - dice Passera - do-vremo arrivare a Venzia nel2020». Fondi permettendo.

® RIPRODUZIONE RISERVATA

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Taglio delnastro.Da sinistra:RobertoFormigoni,CorradoPassera eMauro Moretti

L'Alta velocità Milano-Verona: la tratta Treviglio- Brescia

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Dall'Enel nuovo generatoreper zone senza luce

Enel ha avviato a Pisa la sperimentazione di Tob (Triangle-based omni-purpose building), sistema di generazione elettricainnovativo per utenze isolate, costituito da un gazebo copertodi pannelli fotovoltaici e dotato di un accumulatore che po-trebbe rivoluzionare il mondo energetico, segnando una svol-ta per milioni di persone che ancora vivono senza elettricità.«Questa inaugurazione», ha detto Livio Vido, direttore Ingegneriae ricerca di Enel, «conferma la leadership della ricerca Enel intermini di innovazione tecnologica».Secondo il gruppo, quella di Pisa è la prima sperimentazione almondo e inaugura un percorso che, attraverso l'applicazione di Tob,ha l'obiettivo di fornire energia e servizi essenziali in zone isolate.L'energia prodotta da Tob è resa disponibile, quando necessaria,attraverso sistemi per l'accumulo energetico. La struttura è costi-tuita da due unità base, integra 5,4 kw di pannelli fotovoltaici afilm sottile e ospita batterie per garantire la fornitura di energiaelettrica e servizi, anche in assenza di sole, per quattro ore.

-© Riprod, one risero a-

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Nel 2011, malgrado la crisi, cresciuto del 3%

Mai prodottocosi tanto gas

il gas l'energia del XXI gno Unito, poi, per la prima vol-secolo? A giudicare dagli ta l'anno scorso, le importazioniultimi dati del Cedigaz hanno superato la produzione(il Centro internazionale nazionale. In compenso, stanno

di informazione sul gas natura- emergendo nuovi fornitori. Neglile, che riunisce 110 membri, tra i Stati Uniti il gas non conven-quali tutti i grandi attori del set- zionale potrebbe rappresentaretore), si direbbe che le chance ci metà della produzione di idrocar-sono tutte. Nel 2011,infatti, malgrado il 1: irallentamento eco-nomico, la produzio-ne è balzata di oltreil 3%, trainata daMedio Oriente, Co-munità degli statiindipendenti (Csi) eStati Uniti. E «pergli anni a venirequesta crescita do-vrebbe proseguire,in una misura tra il2 e il 2,5%», osservaDaniel Champlon,presidente del Cedi-gaz. Grazie a due fattori conco-mitanti: «La forte domanda deimercati emergenti da una parte,l'impatto di Fukushima, che fre-na i progetti nucleari, dall'altra»,aggiunge Champlon.

Questo dinamismo non impedi-sce un profondo sconvolgimentonella geopolitica del gas. Innan-zitutto, si osserva un fenomenodi penuria di gas presso i grandipaesi produttori, come Iran e Ma-lesia, per esempio, che figuranoormai tra gli importatori. Nel Re-

buri del paese di qui al 2030. Eper il 2020 l'Australia potrebbesuperare il Qatar per la fornituradi gas naturale liquefatto.

Restano le neoinfrastrutture: lepiattaforme di produzione eranoin origine fabbricate per durarefra i venti e i trent'anni. Moltiimpianti hanno però raggiuntoquesto traguardo: ora occorre in-vestire in maniera massiccia inmanutenzione per garantirne ilbuon funzionamento.

Ripra£uziane riservata

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LEARNING IL SITO E I CORSI DI AULA SICUREZZA

Qui si studia come non farsi maleLa buona notizia è che rispetto al 2010

gli infortuni sul lavoro hanno regi-strato un calo del 6,4%, e i casi mor-

tali una diminuzione del 4,4%: sono passa-ti dai 973 del 2010 ai 930 del 2011. La cat-tiva notizia è che, comunque, gli incidenti

in cantieri e fabbriche (ma anche, qualchevolta, negli uffici) restano 726 mila circa.La sicurezza, insomma, è una delle priori-tà per le imprese. E per questo è ora onli-ne il portale www.aulasicurezza.it, proget-

to dell'area Connecto Learning Innovationdi Rcs MediaGroup. L'obiettivo di Aula

Sicurezza è permettere ai datori di lavo-ro di prenotare e acquistare la formazionenecessaria per i propri dipendenti. Corsiche si tengono in apposite aule, organizzatesull'intero territorio italiano e per tutto il2012. La formazione sulla sicurezza è, inogni caso, un'esigenza concreta perle azien-

de italiane, che entro il prossimo gennaio2013 dovranno adeguar-si al decreto 81/2008:si tratta del provvedi-mento che ha sostitui-to la Legge 626 in ma-teria. Aula Sicurezza haunofferta di prodotto al-lineata a quanto stabili-to dalla conferenza Sta-to-Regioni, riguardo al-le modalità e alla dura-ta della formazione per ilavoratori.La normativa stabiliscequattro, otto o 12 ore di

formazione in aula per ogni dipendente, inrelazione al livello di rischio associato allamansione. A questo si aggiungono quattroore di formazione, che è possibile effettua-re online per gli aspetti più generali dellanormativa. Una parte di formazione in reteè organizzata all'interno di una piattafor-ma creata ad hoc, che permetterà agli stu-denti di vedere videocorsi e di interagirecon il docente e con gli altri studenti.Su aulasicurezza.it i datori di lavoro pos-sono prenotare automaticamente, come sifarebbe per un hotel o per un volo aereo,i posti liberi nelle aule. Basta compilare idati della propria azienda, inserire il nu-mero e i nomi delle persone che devonosvolgere la formazione, scegliere la data ela città più comoda e procedere al paga-mento. Il sistema processa l'ordine auto-maticamente e invita gli studenti registratiad accedere alle classi, online prima e poi

sul territorio.Ogni lavoratore effettua una parte dellaformazione online e una rimanente in au-la. All'interno dello spazio didattico multi-mediale allestito per il progetto gli alunnidi ogni classe possono interagire con il do-cente, con le altre persone con cui dividonol'apprendimento , e visionare videocorsi diintroduzione alla sicurezza.La legge riconosce solo a una cerchia ri-stretta di formatori , che abbiano una con-creta, verificabile e documentata esperien-za nel campo della sicurezza , la possibili-tà di effettuare le lezioni e documentareche questa sia avvenuta conformementeagli obblighi di legge. Ovviamente tut-ti i formatori del progetto Aula Sicurezzarispondono a questi requisiti : la direzionescientifica del progetto è affidata a LucianoConti, professionista ed esperto di tema-tiche legate alla Sicurezza e allAmbientecon un'esperienza trentennale in materia. Ilprogetto Aula Sicurezza resterà attivo sinoal 28 febbraio 2013. G.F.

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Il futuro del sistema di garanzia oggi all'esame del ministero dello Sviluppo economico

Per i Confidi sfida ensionaleAi Consorzi servono più capitalizzazione, reti strutturate e sostegno dalle banche

Carlo Andrea FinottoMILANO

Sono tre le sfide che il siste-ma dei Confidi si trova ad affron-tare in questa fase di crisi econo-mica caratterizzata dalle difficol-tà di accesso al credito che, se col-pisce le imprese in modo massic-cio, si sta trasferendo anche aiconsorzi di garanzia. La prima sfi-da è rappresentata dalla necessi-tà di una maggiore capitalizzazio-ne. Non semplice: difficile oggiincrementare gli introiti da quo-te associative ampliando ilnume-ro di aziende coinvolte, così co-me puntare sull'impiego di utili.Ecco allora che i consorzi, tra levarie possibilità, guardano alFondo centrale di garanzia perl'utilizzo di controgaranzie, cosìcome l'allargamento della com-pagine sociale a imprese di gros-se dimensioni ed enti pubblici eprivati. La seconda sfida riguar-da la valorizzazione delle garan-zie Basilea II compliant da partedelle banche: inpratica il sistemaConfidi chiede agli istituti di cre-dito di riconoscere i passaggi, glisforzi fatti e i costi sostenuti pergarantire efficienza e competiti-vità ai consorzi. La terza è la ne-cessità di dotarsi di canali di ven-dita più strutturati e specializza-ti. Per realizzare i quali, però, so-no necessari investimenti, ogginon così semplici.

Su questi fronti si giocheràuna parte del futuro dei Confidiin Italia e del loro ruolo, fonda-mentale soprattutto negli ultimimesi, nel sostegno alle piccole emedie imprese italiane affamatedi liquidità per superare la crisi ecompetere sui mercati.

E quanto emerge dalla ricercaI confidi in Italia, a cura dell'Os-servatorio permanente del Comi-tato Torino Finanza e commissio-nata dalla Camera di commerciodiTorino alla Business School in-ternazionaleEscpEurope. Lo stu-dio verrà presentato questa matti-na al ministero dello Sviluppoeconomico, alla presenza del mi-nistro Corrado Passera, ed è laprima di una serie di iniziativemesse apunto dal dicastero di viaVeneto per mettere a confronto isoggetti che, a diversi livelli, ope-rano nel settore dell'accesso alcredito: dalle banche alle finan-ziarie regionali ai confidi, fino al

Fondo centrale di garanzia, stru-mento messo a punto dallo stes-so Mise a sostegno delle Pini ita-liane. E che di sostegno concretocisiapiù chemaibisogno emergedai dati della ricerca. Le sofferen-ze lorde segnalate in Centrale ri-schi dagliistituti bancari ammon-tavano a 68,3 miliardi a fine 2010,in aumento del 3o% rispetto al2009 (quando erano paria52,6 mi-liardi). Ma, sottolineano iricerca-tori di Escp, nel 20H si è registrataun'ulteriore impennata: «Possia-mo notare che, nell'ultimo perio-do di osservazione (tra giugno esettembre dello scorso anno) lesofferenze, sono ulteriormenteaumentate del 4% passando dai87,8 a 91,miliardi di euro». Ma, ne-gli ultimi mesi, si è sfondato an-che il tetto dei cento miliardi.

In questo quadro degradato siinserisce l'attività dei Confidi esa-minati dalla ricerca. Ne emergeuna realtà molto più frammenta-ta rispetto all'estero: nonostante

Sabato 5 maggioScattala campagna per

denunciare i dieci nodi chesoffocano le imprese

Domenica 6 maggioPrima puntata: i crediti

vantati dalle imprese verso laPubblica amministrazione

importanti processi di aggrega-zioni e di fusioni (che hanno por-tato aunariduzione del6%in cin-que annidi quelli operativi sulter-ritorio nazionale), quelli censitinel 20n sono 537, contro i 22 dellaGermania e i36 della Francia. Da-ti che rappresentano due faccedella stessa medaglia: da un latoun forte radicamento sul territo-rio, dall'altrounproblema dimen-sionale e strutturale, che spiegal'urgenza delle sfide all'orizzontedel sistema. Lo studio ha preso inesame gliultimi dati dibilancio di-sponibili (quelli relativi al 2010),dai quali risulta un mércato dellegaranzie vicino ai 26,5 miliardi, dicui, però, oltre 21 miliardi gestitodai player principali. Inoltre,l'area geografica con il maggiornumero di confidi è il Sud Italiache contai148% delle realtà, ma èin realtà il Nord Italia a pesaremaggiormente in termini distock digaranzie emesse: è qui, in-fatti, che si concentra il 60% deltotale. Quasi la metà delle garan-zie italiane (i146% deltotale) è ge-stito dai confidi industriali sebbe-ne questi rappresentino soltantoil14% delle "realtà censite. Per con-tro, i confidi artigiani rappresen-tano il 45% dei consorzi di garan-zia, ma il loro peso in termini distock è contenuto (28%).

Per Vladimiro Rambaldi, presi-dente Torino Finanza, «in questomomento particolarmente diffici-le per leimprese italiane i Confidisono una delle principali leve perl'accesso al credito» . Lo scopodella ricerca, sottolinea Rambal-di, «è fornire un quadro realisticoairegolatori affinché possano va-lutare e migliorare il sistema del-le garanzie creditizie in Italia».Rambaldi cita poi il caso del Pie-monte, «che ha già saputo razio-nalizzare in parte il settore perconcentrare le risorse destinate afacilitare l'accesso creditizio del-le Pmi. Crediamo che il processoaggregativo debba intendersi co-me virtuoso e debba prosegui-re». «La ricerca - fa eco RobertoQuaglia, direttore generale diEscp Europe Torino campus, cheha guidato il team di ricercatori -evidenzia come la garanzia sulcredito sia diventato uno stru-mento chiave dipolitica economi-caper il rilancio delle Pmi».

O R I PRODUZIONE RISERVATA

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Burocrazia,fisco, gusrizia:ecco !Oz:nvórresulle aziende

Crediti con ta PA

Crediti 6scáti:

3Crèdit crunch", ,

............... . . ......:.... ...... .. .. ....... . .. .

Autorizzazionie burocrazia

5Obbligo fiscale..................................................................

Tempi dei procedimenti civili

Pressione fiscale

Riscossione e controlli

Imu sui capannoni,

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Indicatori di coerenza senza certezzeNuovi indicatori di coerenza con l'inco-

gnita adeguamento. Resta infatti dacomprendere se i contribuenti non al-lineati con i responsi di uno o più dei

nuovi dieci indicatori di coerenza potranno ri-mediare, correggendo i fattori di anomalia, o seinvece tale circostanza rappresenti un ostacolonon sanabile impeditivo all'accesso al regimepremiale introdotto dalla manovra Monti (ar-ticolo 10, commi da 9 a 13 del dl 201/2011). Suquesta seconda linea sembra essere schieratal'Agenzia delle entrate che anche nella circolaren.8/e del 16 marzo scorso ha individuato comeanomalia non sanabile l'incoerenza del contri-buente ai nuovi indicatori previsti dai decretidi approvazione dello studio di settore. Sullaparticolare tematica Rete Imprese Italia ha giàsollevato una specifica richiesta di chiarimen-ti al presidente di Sose, Giampiero Brunello,auspicando che tale incoerenza possa essereespressamente sanata dal contribuente attra-verso la rettifica dei valori fuori dai range dicoerenza (si veda ItaliaOggi del 21/4/2012). Ineffetti l'auspicio delle categorie imprenditorialiè tutt'altro che infondato. Il non allineamentoai nuovi indicatori di coerenza, approvati pergli studi di settore del periodo d'imposta 2011,può esplicare infatti un duplice effetto negativosul contribuente che oltre a essere escluso dalnuovo regime premiale della manovra Montipotrebbe incappare anche nelle nuove campa-gne di controlli con utilizzo prioritario delle in-dagini finanziarie anch'esse introdotte dallamedesima disposizione normativa. Premessoche per comprendere appieno il funzionamen-to dei nuovi dieci indicatori di coerenza sarànecessario avere a disposizione la versione diGerico 2012 adeguatamente aggiornata, pos-siamo però ipotizzare un caso tipo di incoe-renza e fare alcune riflessioni. Prendiamo, percomodità, l'indicatore che segnala la mancata

indicazione del valore dei beni strumentali inpresenza delle relative quote di ammortamentonel quadro contabile dello studio. Quello cheoccorre infatti comprendere è se l'incoerenza atale indicatore verrà evidenziata fina da subitonelle schermate di Gerico 2012 o se la logicadi funzionamento sarà quella degli indicatoridi anomalia dai quali i nuovi indici di coeren-za sembrano aver attinto a piene mani. Se ilresponso sarà per così dire in diretta, il contri-buente potrà correggere l'indicatore inserendoil valore equo dei beni strumentali nell'appo-sito campo dello studio con probabile innal-zamento anche del livello di ricavi/compensiutili per il raggiungimento della congruità enormalità economica.Se invece il responso saràpostumo, allora l'incoerenza sarà conosciutadal contribuente solo ex post quando ormai ladichiarazione sarà già stata presentata senzaquindi alcuna possibilità di sanare l'incoerenzasuddetta. Messa in questi termini la questionedella sterilizzazione delle nuove ipotesi di inco-erenza potrebbe risolversi tuttavia in un falsoproblema. Sarà sempre il contribuente, con lesue decisioni in sede di compilazione del mo-dello dati rilevanti ai fini dello studio di settore,ha decidere le sorti e i responsi dei nuovi indi-catori. Tornando all'indice di coerenza dei benistrumentali il suo funzionamento è esplicitatonell'allegato al decreto ministeriale di appro-vazione delle modifiche degli studi di settoreapplicabili all'annualità 2011, pubblicato nelsupplemento straordinario della G. U. n.99del 28 aprile. Il contribuente risulta incoe-rente quando il valore, indicato nel modellodegli studi di settore, degli ammortamenti èmaggiore di zero e il valore dei beni strumen-tali in proprietà è pari a zero. In questo casoil ritorno alla coerenza sembra un'operazioneassolutamente plausibile e semplice.

Andrea Bangi

Studi di settore Pagina 16

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a i giovani sanno troppo poco?I «voti» cli F omero dividonoIl ministro: indietro in italiano e matematica

Per un giorno il ministro del Lavo-ro Elsa Fornero, nella sua Torino, ètornata a indossare i panni di profes-sore: «I nostri giovani sanno troppopoco» ha detto dal palco di un con-vegno sull'apprendistato. «Non co-noscono le lingue, italiano compre-so, e neanche i rudimenti della mate-matica, non sanno fare di conto».Poi ha messo in fila i numeri di unconfronto europeo in cui l'Italia nonbrilla: i giovani tra i 18 e i 24 annicon titolo di scuola media inferioree non inseriti in altri percorsi forma-tivi sono il 18,8%, in Spagna l'11, inFrancia il 12, la media Ue è del 14. Eancora: quelli tra i 30-34 anni conun titolo universitario sono il 19,8%,in Francia il 43,5, nel Regno Unito il43, in Spagna il 4o, la media comuni-taria è del 33,6. Per poi tornare all'as-sunto iniziale: «Se andiamo a guar-dare la qualità della nostra istruzio-ne si vede che i ragazzi sanno trop-po poco. É un mondo abbastanzasconsolante». Un mondo in cui ilprofessore-ministro mette le «lacu-ne dei giovan », quelle del «sistemadella formazione», quindi l'«atteg-giamento snob dell'università» neiconfronti delle imprese: «Troppo po-co si è affrontato il confronto con leaziende per migliorare la corrispon-denza tra domanda e offerta».

Il suo punto di partenza sono sta-ti i dati Istat che ci vedono fanalinodi coda anche quanto a spesa pubbli-ca per istruzione e formazione: il4,8% del Pil rispetto a una media Uedel 5,6. Senza dimenticare le elabora-zioni su scala europea dei risultatiOcse dove i nostri ragazzi si trovanoal 17° e al 21 ° posto quanto a livellidi competenza in lettura e in mate-matica. Ma le parole del ministroFomero dividono. Contro i presidi:«Valutazioni di carattere generalisti-co hanno scarso valore - affermaGiorgio Rembado, presidente del-l'Anp -: hanno la pretesa di valuta-re un quid medium che neppure le

statistiche riescono a valutare». Con-tro l'ex ministro della GioventùGiorgia Meloni: «Se i giovani non co-noscono nemmeno l'italiano - twit-ta - qualche colpa sarà pure deiprofessori». A favore i giovani dell'U-dc: «Le parole del ministro potran-no far pur male, ma hanno un fondodi ragione».

Lo dicono le prove In-valsi. E lo dicono i dati Oc-se Pisa. «Un termometrooggettivo» lo chiama ilpresidente dell'Associa-zione TreeLLLe Attilio Oli-va «che pone i nostri ra-gazzi decisamente sottola media Ocse, con i risul-tati peggiori al Sud: c'è po-co da arrabbiarsi». Dal-

l'oggettivo al soggettivo: la colpa diquesti risultati? «Un ritardo storicodi capitale umano rispetto all'Euro-pa. Nel nostro Paese il processo discolarizzazione di massa è più recen-te, le conoscenze e le competenzedei giovani risentono pesantementedi quelle dei genitor6. Non solo: «Afronte della scolarizzazione impetuo-sa anni 70-80 c'è stata la necessitàdi formare insegnanti che rispondes-sero velocemente a questa doman-da, il tutto con gravissime carenzenella formazione e nella selezione».Quanto poi alla bassa percentuale digiovani laureati Oliva aggiunge: «InItalia la laurea è per lo più laurea lun-ga, mentre all'estero abbondano lau-ree di due-tre anni».

Andrea Cammelli, direttore di Al-maLaurea, rifiuta l'«etichetta snobgeneralizzata» attribuita dal mini-stro all'università e punta invece ildito contro gli scarsi investimenti:«L'Italia è un Paese con pochi laurea-ti anche perché poco ha destinato al-l'università e alla ricerca. Un Paesedove la classe dirigente (con unapercentuale di laureati del 10%) pro-

I II II

I giovani italianiche non studianoné lavorano: nellafascia 15-29 annisono il 22,1%rispetto al 15,3%della media Ue(dati (stat 2010)

babilmente fa fatica a capire l'impor-tanza di certi investiment6. Quindimette in guardia dal rischio-pol-lo-di-Trilussa: «I dati Ocse sono unamedia, non dicono che i ragazzi delNord eccellono. Appiattire tutto ai li-velli minimi non fa bene: così si ri-schia di gettare sui giovani un'om-bra che penalizza tutt6.

Anche perché, afferma l'eurode-putato ed ex ministro dell'Istruzio-ne Luigi Berlinguer sottolineandoquanto l'Italia dei laureati sia lonta-na dall'obiettivo Europa 2020, «i no-stri ragazzi non sono meno intelli-gentb>: «La forte espansione scolasti-ca non è stata accompagnata, comein altri pezzi d'Europa, dal passag-gio da un sistema fondato sulla co-noscenza a uno centrato sull'appren-dimento. La colpa non è dei ragazzima di un sistema ormai vecchio».

Alessandra MangiarottiORIPRODULONE WSERVbSA,-,J' _ ,___ Agli_L_

ultimi posti in Europaper numero dilaureati. Alta la quotadei ragazzi con solola eia inferiore

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Fonte, Wat,Euroctrt

-- strafaldoni

Negli elaboratidei diplomati2010 gli espertiInvalsi hannotrovato erroricome «lanciarsida un aerio»

In uno deglielaboratiGiacomoLeopardi èdefinito «unpoeta dei primoSettecento»

Un'altra frase:S l f« e g i U o non

esistessero

i nostri studisu di essisarebberovaghi»

Allieva modello«Una ragazza modello:si alza all'alba pervenire dal Canavese,ha avuto otto 9 e tre8». Così il quotidiano

Stampa sera definivaElsa Fornero in unarticolo pubblicato il10 giugno 1965

«Spigliata»L'allora 17enne allievadell'istituto tecnicoEinaudi di Torino(netta foto è ta ragazzaat centro) era definita«spigliata, non laclassica sgobbona»

D'AßCC

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Esperto di energia nucleare: «Di matti ce ne sono tanti, ma non pensavo di essere un bersaglio»

«La vita privatanon c'entraPreso di miraper il mio lavoro»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

GENOVA - All'inizio è scattato il ri-flesso condizionato. Chi è, cosa fa, masoprattutto chi frequenta, quali incon-fessabili segreti nasconde la sua vita.Storie di donne, oppure storie di soldi,c'è di sicuro qualcosa che non va, e que-ste piccole macchie di sangue sul selcia-to di via Montello, una stradina stretta etortuosa nel quartiere di San Fruttuoso,davanti a una palazzina come tante, han-no per forza una spiegazione privata.

Anche Roberto Adinolfi, 59 anni, trefigli, una moglie che insegna latino egreco al liceo Colombo, cattolico osser-vante, a insaputa sua e dei suoi familia-ri è passato attraverso questa sorta dilavacro. Prima l'indagine serrata sulsuo privato, poi tutto il resto, se pro-prio deve esserci un resto.

Non è colpa di nessuno, funzionacosì, ma questa ridda di false vocimattutine - vive da solo senza la fa-miglia, chissà cosa combina - nonassolve solo a un dovere di indagi-ne ma svolge anche una funzionedi esorcismo. Tiene lontana la pau-ra, il timore che ci sia dell'altro,che questi mesi così cupi e tesi,questa pentola a pressione sullaquale siamo seduti, possanoprodurre mostri nuovi, e vec-chi al tempo stesso.

Solo dopo, quasi per esclu-sione, gli unici veri appigliper dare una possibile inter-

pretazione ai tre colpi di pistolanon arrivano dall'uomo e da suoi even-tuali difetti, ma dalla funzione che rico-pre. Lo ha detto lui stesso, appena usci-

to dalla camera iperbarica che ha scon-giurato infezioni alla sua gamba ferita:«Non è un fatto personale, ma qualcosalegato alla mia carica, al mio lavoro. El'unica cosa che mi viene in mente».Non la sua storia privata, ma il suo cur-riculum lavorativo e pubblico.

In questi anni Adinolfi, fisico atleticoche ha trasmesso ai figli, il più grandelavora come praticante avvocato in unnoto studio legale della città, gli altridue studiano ingegneria seguendo letracce del padre, è diventato uno deivolti più riconoscibili del nucleare ita-liano. Non potrebbe essere altrimenti,in quanto amministratore delegato diAnsaldo Nucleare, società controllatada Ansaldo Energia, che fa parte delgruppo Finmeccanica.

E considerato un vero «ansaldino»,nel senso della fedeltà alla casa madre eal suo progetto. E nato in provincia diSalerno, ha studiato ingegneria a Mila-no. Venne a Genova per preparare la te-si di laurea, ci è rimasto fino ad oggi.

L'azienda aveva il monopolio italianonell'attività manifatturiera del settore.Faceva le centrali, anche all'estero, conoltre duemila dipendenti. Dopo Cher-nobyl e il primo referendum abrogativodel 1987 cambiò pelle. Adinolfi seguì dipersona lo smantellamento delle centra-li di Caorso e Montalto di Castro, e quelperiodo operativo di dismissione ful'unico che lo vide allontanarsi dalla ri-cerca, il suo territorio preferito. Ci tor-nò ben presto, con la carica di direttoregenerale, e poi di amministratore dele-gato, quando il ramo nucleare di Ansal-do divenne una società vera e propria.Oggi ha 18o dipendenti, tutti altamentequalificati, e si occupa di sviluppare glistudi nel campo dei reattori di terza ge-nerazione avanzata. L'ultimo lavoro di-retto risale al 2007, costruzione di unacentrale a Cernavoda, in Romania.

Negli uffici di Ansaldo Nucleare, unmonoblocco nella zona industriale del-la Valpolcevera, così blindato da sem-brare zona militare, si parla del capocome di un uomo che ha fatto una scel-ta di coerenza. Uno che poteva andar-sene, soprattutto dopo il nuovo refe-rendum abrogativo della scorsa prima-vera. «Ci crede, non si è mai smarcatodal suo ruolo» confidano le persone alui più vicine. I suoi segni particolaristarebbero nello spazio riservato dallacarta di identità. Persona abbastanzaschiva, cattolico praticante, impegna-to con sua moglie nel volontariato.Ben inserito nella società genovese, èstato presidente di un circolo del Ro-tary, amante della vela senza possede-re una barca, gran lettore di libri nonsolo scientifici. Non c'è molto altro,nessun hobby da segnalare, nessunapassione per il calcio.

La sua esposizione mediatica, sem-pre limitata ad articoli di giornale e con-vegni, appare come conseguenza delsuo lavoro e di un legittimo convinci-mento, non della voglia di apparire. Gliinquirenti che si apprestano a recupera-re tutta la sua attività pubblicistica, con-vinti che possa essere nella sua pubbli-ca difesa del nucleare la ragione di que-sto attentato, «simbolico» fino a provacontraria, non troveranno parole esalta-

te, ma argomentazioni persino pignole,di difficile comprensione per i profani.

Certo, le posizioni sono nette. Intervi-sta al Secolo XIX dopo l'esplosione delsettembre 2011 nel sito francese di Mar-coule, in Francia: «Le uniche occasionidove ci interpellate sono queste: cata-strofismo». Adinolfi non è però un ae-do del nucleare, ma un suo studioso, le-gittimamente convinto della bontà del-la tecnologia alla quale ha dedicato lasua vita lavorativa. Quando agli albori

dell'ultimo governo Berlusco-ni il ministro Claudio Scapolarilanciò il nucleare italiano,l'amministratore delegato diAnsaldo non mancò di metterein rilievo le criticità del siste-ma, lamentando anche l'ecces-so di «attenzione nazionale»che quella decisione aveva por-tato sulla sua azienda.

La consapevolezza di rico-prire un ruolo delicato non eraunita al timore per se stesso.«Una scorta? E chi ci avevamai pensato. Non immagina-vo di averne bisogno, anche sedi matti in giro ce ne sonosempre tanti». La prima reazio-ne dopo il risveglio dall'aneste-sia, confidata al chirurgo chelo ha operato, è stata di since-ro stupore. Il sollievo per loscampato pericolo si è mi-schiato alla sensazione di qual-

cosa che poteva accadere, qualcosa chenon si riesce a comprendere. La pauraè arrivata dopo, al termine di questastrana giornata elettorale. Per l'inge-gner Adinolfi, per la sua famiglia. Enon soltanto per loro.

Marco I arisio

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Roberto Adinolfi è nato a Salerno nel1953. Nel 2005 è stato nominatodirettore generale della AnsaldoNucleare, due anni dopo ne è diventatoamministratore delegato. L'azienda hacirca 180 dipendenti (ZennarolAnsa)

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SANITÀ E RIFORME LE PROSPETTIVE DELLA CATEGORIA SECONDO IL PRESIDENTE DELL'UTIFAR EUGENIO LEOPARDI

La farmacia cambia pelleEugenio Leopardi è al secondo

mandato da presidente dell'Utifar(Unione tecnica italiana farmaci-

sti), l'organizzazione fondata nel '57 persupportare i colleghi da un punto di vistatecnico, formativo e professionale. Lasso-ciazíone è da sempre attenta allo sviluppodi scenari futuri all'interno del settore.Tanto che, per prima, Utifar ha parlato aifarmacisti di argomenti che poi sarebbe-ro divenuti materie di conoscenza comu-ne: omeopatia, internet e analisi clinichesul posto, solo per fare alcuni esempi.

Domanda. Presidente Leopardi,come valuta la legge sulla competiti-vità?Risposta. È una legge che non cipiace, un provvedimento confuso e conprofili di dubbia costituzionalità.

D. Confuso? Solo perché vuole accre-scere il numero dei posti in cui si ven-dono farmaci e favorire i cittadini?R. Così è stata presentata. In realtà, pri-ma esisteva un perimetro di competenzaper le farmacie, che indicava dettagliata-mente il territorio servito. La legge oraparla di zone, ma senza chiarire il concet-to. Nella sostanza, la legge non garanti-sce la presenza di nuove farmacie in areedisagiate e oggi sprovviste, ma accrescel'insistenza di farmacie in quartieri con-siderati appetibili.

D. Però con la liberalizzazione le far-macie rimarranno sempre aperte.R. E chi l'ha detto? Il sistema diorari e turni liberalizzati portacon sé, piuttosto, il rischio chenei periodi morti, come Ferra-gosto, o nei giorni festivi o dinotte diventi complicato trova-re una farmacia aperta. Inoltre,

Eugenio Leopardi , presidentedell'Unione tecnicaitaliana farmacisti(Utifar). Sopra,una farmaciaa Roma

La legge? Dubbi di costituzionalità. Ma investiremo ancoraper dare più servizi. E integrarci nel patto per la salute

poiché la materia era di competenza re-

gionale, è probabile che insorga un con-flitto tra poteri.

D. Ma tanti giovani potranno finalmen-te ottenere una farmacia propria.R. Certo, e questo è un punto che citrova d'accordo. Nel maxi-concorso perl'assegnazione di nuove farmacie i gio-vani sono favoriti su diversi aspetti. Ma

non è giusto, e si ritiene possa essereaddirittura incostituzionale, porre

al titolare il limite dei 65 anni dietà o l'obbligo di nominare unfarmacista direttore in sua ve-ce. Perché nessuna norma pre-vede tale limite di età per altrecategorie? Inoltre, in aree pe-

riferiche e in piccoli pae-si, la farmacia garantisceun reddito che permette,quando va bene, di avva-lersi di un solo collabo-

ratore. Per un farmacista direttore nonci sono le risorse. Insomma, la legge ob-bligherà molti farmacisti 65enni a ven-dere, o a svendere per non chiudere, la

farmacia.

D. Comunque , la riforma c 'è e bisognafarci i conti...R. Senz'altro . Come categoria, anzi,dobbiamo fare autocritica, perché abbia-mo dato l'idea di volerci irrigidire. Pur-troppo, l'Utifar ha chiesto un incontro algoverno ma non è stata convocata.

D. E che cosa volevate proporre?R. Soprattutto di trasformare la far-macia nell'unico canale distributivo delfarmaco. Solo sulle farmacie lo Stato hapotuto effettuare i dovuti risparmi sullaspesa farmaceutica. Purtroppo i farmaciinnovativi vengono distribuiti solo tra-mite Asl e ospedali, senza controlli dispesa e con problemi logistici enormi per

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i pazienti e le loro famiglie. Al contra-rio, le farmacie hanno sempre dimostra-

to di garantire un attento monitoraggioe controllo della spesa. Inoltre, essendodiffuse territorialmente, offrono ai citta-dini una maggiore facilità per l'approv-vigionamento dei farmaci. E per ribadirequesti concetti stiamo organizzando unimportante evento a Verona.

D. Di che si tratta?R. Delle giornate Farmadays, che si ter-ranno alla Fiera di Verona dal 5 al 7 ot-tobre. È un evento che si propone di fa-re il punto sulle recenti evoluzioni nor-mative e sul nuovo ruolo delle farmacie.Dopo la conversione in legge del decretosulle liberalizzazioni, si apre infatti unafase molto problematica per la farmaciaitaliana che deve riacquisire una conno-tazione chiara. La farmacia deve esseremaggiormente integrata nelle politichedel Patto per la Salute e nel rinnovo del-la Convenzione farmaceutica che ne de-vono valorizzare il ruolo di struttura sa-nitaria.

D. Quali aspetti saranno affrontati nel-le giornate di Farmadays?R. Abbiamo ideato l'evento Farmadaysper parlare a tutti i farmacisti e per for-

nire loro una formazione di base sui sin-goli settori della farmacia. Riteniamo,infatti, di fondamentale importanza po-tenziare all'interno della farmacia i sin-goli reparti. Tra questi, la fitoterapia e

l'omeopatia; ma anche la cosmesi, l'ali-mentazione particolare, gli articoli sani-tari, la prima infanzia e la veterinaria.Senza dimenticare il laboratorio galeni-co, che può riservare molte soddisfazioniai farmacisti. Queste sono le anime dellafarmacia, ciascuna da valorizzare al me-glio per garantire un servizio ai cittadi-ni e una sostenibilità economica per gliesercizi. A Verona lavoreremo anche peraffermare la farmacia come luogo di di-spensazione per eccellenza del farmaco,presentando studi e analisi sull'attuale si-stema di distribuzione dei farmaci inno-vativi ed evidenziando come questo possaessere migliorato con il coinvolgimentodelle farmacie.

Pietro Romano

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Non solo inferm ieri, servono anche p in' camic i o ï c i

DI BENEDETTA PACELLI

i pensa un'iniezionedi medici e infermie-ri stranieri a placarel'emergenza di perso-

nale nella sanità. Sono, infat-ti, in aumento i professionistiche chiedono il riconoscimen-to dei titoli di studio consegui-ti in altro paese per venire alavorare in Italia. Solo sullaGazzetta Ufficiale del 4 mag-gio 2012 sono stati pubblicatioltre 100 decreti di convalidadei percorsi relativi al settore.Ma non solo. Ampliando l'arcotemporale si scopre, sul sitodel ministero della salute,che nell'ultimo anno si è pro-ceduto al riconoscimento dioltre 3 mila titoli, così cometestimoniato anche l'ultimaindagine del Centro studi de-gli ingegneri del 2011.

Insomma un'immissionecontinua di camici bianchi chesecondo i dati dell'Amsi, l'As-sociazione medici di origine

straniera in Italia, ha rimpin-guato l'ordine nazionale (solodei medici) di 15 mila iscrittistranieri: negli ultimi diecianni il loro numero è cresciu-to di circa il 30%, passandodai 10.900 di gennaio 2001 ai14.737 di oggi. Un rapportocausa-effetto rispetto all'an-nunciato allarme che prevedeuna carenza di oltre 20 milamedici entro il 2018 con unsaldo negativo tra pensiona-menti e assunzioni già nel2012? Secondo il presidentedella Federazione nazionaledegli Ordini dei medici chi-rurghi e odontoiatri AmedeoBianco non proprio, «perchéancora non siamo entrati inquella gobba pensionistica»,

abitanti.rJ Riprodu,ione riservata

ma questo non vuol dire cheil sistema non abbia bisognodi una riprogrammazionepuntuale.

Da una parte, infatti, siparla di un imminente pen-sionamento in massa di cami-ci bianchi, dall'altra c'è unapianificazione delle regionicaratterizzata da una eviden-te disomogeneità sia in termi-ni di qualità che di quantità.«Programmare» ha spiegatosenza dubbi Bianco, «vuoldire stare più vicino ai realibisogni del sistema e quindiai bisogni di quantità e di spe-cificità. Questo non significaarrivare a quella pletora dimedici di cui soffrivamo ne-gli anni precedenti. Insommala carenza medica non puòche essere affrontata se nonintervenendo sulla program-mazione che però deve essereslegata da quei principi chel'hanno accompagnata fino adora. Non più, quindi, un'uni-versità che forma a secondasolo di quello che può e vuolefare e non più delle regioniche pianificano a seconda diuna lettura dei propri bisognispesso incomprensibile».

Il riferimento va alla pro-grammazione del fabbisognodei medici per il prossimoanno identificato dalle regio-ni in 12.494 posti rispetto aicirca 10 mila messi a bandolo scorso anno, con una tabel-la della programmazione (siveda ItaliaOggi del 4 maggio)che dà conto di un panoramadiversificato e spesso incoe-rente soprattutto nel rapportomedici-abitanti.

Basti pensare che il Lazioè in testa, infatti, con unarichiesta di 1.714 posti (su 5milioni e 600 mila abitanti)seguito da Campania e Sici-lia entrambi a 1.500 posti ela Lombardia chiede 1.350posti per quasi 10 milioni di

• 378.410 i medici attualmente iscritti alla Federa-zione di cui 15 mila stranieri

• 12.494 a richiesta di medici delle Regioni per il2012

• 10.494 l'offerta formativa delle facoltà di medicinae chirurgia per il 2012-13

• 6. i aureati che escono ogni anno in media• 11.352 il turnover al 3% dei camici bianchi per il

2012• 50 ila medici che, stima la Fnomceo, andranno

in pensione tra il 2012 e il 2013• 5 ila i posti messi a bando per gli specializzandi• 8.500 gli specializzandi richiesti dalle regioni

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