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Centro Studi C.N.I. - 3 settembre 2015

Centro Studi C.N.I. - 3 settembre 2015 · 2015. 9. 3. · INDICE RASSEGNA STAMPA Indice Rassegna Stampa Centro Studi C.N.I. - 3 settembre 2015 Pagina I APPALTI PUBBLICI Italia Oggi

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Centro Studi C.N.I. - 3 settembre 2015

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 3 settembre 2015

Pagina I

APPALTI PUBBLICI

Appalti, libertà nei criteriItalia Oggi 03/09/15 P. 33 Andrea Mascolini 1

ACCESSO AGLI ALBI

La laurea? Un pass europeoItalia Oggi 03/09/15 P. 28 GiampieroGiovannetti

2

CONDONO EDILIZIO

Il condono non blocca i lavoriSole 24 Ore 03/09/15 P. 37 Guglielmo Saporito 3

SVILUPPO SOSTENIBILE

La Ue rilancia sullo sviluppo sostenibileSole 24 Ore 03/09/15 P. 32 Francesco Petrucci 4

ECONOMIA

Rilanciare la voglia di fare impresaSole 24 Ore 03/09/15 P. 18 Nicoletta Picchio 5

TASI

«Sul taglio delle tasse non decide Bruxelles»Sole 24 Ore 03/09/15 P. 5 Marco Rogari 7

OPERE INCOMPIUTE

Lo scandalo del tram di VeneziaItalia Oggi 03/09/15 P. 11 Raffaele Porrisini 9

FATTURAZIONE ELETTRONICA

Via alla fatturazione elettronica tra privatiCorriere Della Sera 03/09/15 P. 35 Isidoro Trovato 10

ILVA

Ilva, discarica rifiuti Anche Bondi e Gnudi sono tra gli indagatiCorriere Della Sera 03/09/15 P. 27 Virginia Piccolillo 11

UNIVERSITÀ

Università, il segnale ignoratoCorriere Della Sera 03/09/15 P. 1 Maurizio Ferrera 12

PMI

Un bando per le aziende che cambianoRepubblica Roma 03/09/15 P. I Anna Rita Cillis 14

DEMANIO

Agli enti 2.576 beni dello statoItalia Oggi 03/09/15 P. 33 Giovanni Galli 16

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Il Consiglio di stato sull 'affidainento di servizi di call center

Appalti, libertà nei criteriSe il contratto non è tecnico basta il prezzo

DI ANDREA MASCOLINI

n un appalto pubblicola stazione appaltantegode della più ampialibertà nella scelta del

criterio di aggiudicazione epuò quindi utilizzare i l cri-

terio del prezzo più bassoanche per contratti comples-si laddove i contenuti delleprestazioni siano state de-finite e dettagliate in fasepreparatoria ; è legittimo,per l'affidamento di servizidi call center, valutare le of-ferte soltanto sotto il profiloeconomico.

È quanto afferma il Consi-glio di stato , sezione quinta31 agosto 2015 n. 4040 conriguardo a un appalto delservizio di «gestione in over-flow di servizi di call centere back office», indetta dallaAcea, per conto della Ace-a8cento . In primo grado ilTar aveva ritenuto illogicoil criterio di selezione delmassimo ribasso , a frontedi un servizio che non eraconnotato «da una elevatastandardizzazione ». I giu-

- #Y

la sede dei Connsigiio di stato

dici di Palazzo Spada ribal-tano l 'esito del primo gradodi giudizio affermando chenotano che tanto il serviziodi call-center quanto la ge-stione dei reclami dell'uten-za, oggetto dell'appalto incontestazione , costituisco-no attività non implican-ti significativi contenutitecnico-specialistici quantoall'organizzazione di mez-

D'altro canto , sottolineala sentenza anche contrattid'appalto caratterizzati darilevanti profili di comples-sità , ed in particolare ancheappalti di opere pubbliche,possono essere affidati sullabase della solo criterio delmassimo ribasso , laddove laprogettazione svolta dallastazione appaltante sia giun-ta ad un grado di dettagliotale da non richiedere , secon-do valutazioni di caratterediscrezionale di quest 'ultima,l'acquisizione di soluzionitecniche migliorative.Pertanto il Consiglio di

stato ritiene corretto la-

sciare all'aggiudicatario lacombinazione dei fattoriproduttivi necessari allafornitura del servizio, e se-lezionare l'affidatario sulsolo elemento costituito dalrisparmio economico da essoconseguibile , salvo il rispet-to da parte dell'affidatariodel servizio degli standardminimi di tipo organizzativoe di rendimento fissati dalcommittente.

CG Riproduzione riservata

zi e personale e ai processiproduttivi . E quindi logicae corretta la scelta di va-lutare le offerte in base alsolo risparmio economicoconseguibile all'esito dellaprocedura selettiva rientranell'ampia discrezionalitàriconosciuta alle stazioniappaltanti dall'articolo 81,comma 2 , del codice dei con-tratti pubblici.

Appalti pubblici Pagina 1

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re ! pass europeoLa polemica scatenata su ItaliaOggia seguito dell'articolo «Peri diplomatiaddio agli albi» di venerdì 28 agosto2015, relativa alla validità del nuo-vo diploma di istruzione tecnica perl'accesso agli albi professionali, micostringe a intervenire per fare chia-rezza e non polemica. Il punto da cuipartire è naturalmente la riforma de-gli istituti tecnici (dpr 88/2010) che,come riporta il vostro articolo, nelriordinare questo tipo di formazione,ridefinendone settori e aree, l'ha resainsufficiente a garantire una prepa-razione specifica per esercitare unaprofessione intellettuale. Le ragionisono semplici e vanno ricercate neipassaggi della stessa riforma e nell'in-dispensabile riferimento all'Europa.Innanzitutto il dpr ha modificato lastessa denominazione del titolo distudio, d'ora in poi genericamente de-finito «diploma di istruzione tecnica»,facendogli perdere quella connotazio-ne caratterizzante che fino ad ora haconsentito di individuarne con chia-rezza la specifica professione di acces-so. In secondo luogo il provvedimentocontiene un passaggio fondamentale,forse sottovalutato, che di fatto can-cella il logico collegamento tra il titoloe l'accesso alla professione.Mi riferisco all'articolo 10 che abrogaun passaggio contenuto nel Testo uni-co sull'istruzione scolastica (art. 191comma 3, dlgs 297/94) che stabiliva:«Gli istituti tecnici hanno per fineprecipuo quello di preparare all'eser-cizio di funzioni tecniche e ammini-strative, nonché di alcune professioninei settori commerciale e dei servizi,industriale, delle costruzioni, agrario,nautico e aeronautico».In questo senso non viene in aiuto,

come qualcuno erroneamente ritie-ne, la tabella D (di cui all'articolo 8comma 1) di confluenza tra gli indi-rizzi di specializzazione esistenti e lenuove aree. Tabella valida solo per ipercorsi formativi in corso all'epocadell'entrata in vigore del regolamentoe che nulla c'entra con l'equivalenzadei titoli scolastici rilasciati tra il vec-chio e il nuovo ordinamento.Infine il riferimento all'Europa, di cuine è prova la stessa circolare mini-steriale. Il ministero, infatti, si è pre-occupato di attribuire un livello Eqf,precisamente il IV, al titolo di studio,adottando quindi un preciso model-lo di riferimento nella valutazionedella formazione attuale. Se questoè il principio, allora non si può tra-scurare il «Primo rapporto italiano direferenziazione delle qualificazioni alQuadro europeo Eqf», approvato inConferenza stato-regioni il 20/12/12»,che prevede per l'esercizio di unaprofessione «il possesso di un titoloaccademico», corrispondente, normealla mano, al VI livello.Solo con una laurea triennale quindisi potrà mantenere quell'autonomiae quella capacità di progettare, cuoredella professione intellettuale. Solocosì il professionista italiano nonsarà discriminato rispetto a quelloeuropeo. C'è da chiedersi quali pro-fessionisti vogliamo preparare, secompetitivi, autonomi e liberi oppuresubordinati alla mera esecuzione diopere di ingegno altrui. I periti indu-striali una scelta l'hanno fatta.

Giampiero Giovannetti, pre-sidente del Consiglio naziona-

le dei periti industriali e deiperiti industriali laureati

Accesso agli albi Pagina 2

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La presentazione della domanda non impedisce altre modifiche all'immobile

Il condono non blocca i lavoriGuglielmo Saporito

Nell'attesa della definizioneww_diuna domanda di condono edi-lizio, è possibile modificarel'immobile, purché sia ancorapercepibile l'iniziale abusivitàdasanare. Lo sottolinea il Consi-glio di Stato con la sentenza 14agosto 2015 n. 3943, che esaminaun'ipotesi frequente, connessaalla lunga durata delle pratichedi condono (nel caso deciso, paria oltre 18 anni).

Mentre il Comune decide sul-l'esito della domanda di condono,all'edificio iniziale possono ag-giungersi altri abusi edilizi: inquesto caso, il Comune non puòrifiutare di pronunciarsi sulla do-manda iniziale di condono affer-mando solo che l'opera è stata

modificata. Anche se i nuovi in-terventi sono consistenti, tutte levolte che l'abuso iniziale da sana-re sia ancora leggibile, vi è l'onereper il Comune di pronunciarsi inmodo esplicito, salva l'adozionedi sanzioni per le modifiche suc-cessive alla domanda di sanato-ria. Questa conclusione è stataadottata dai giudici amministrati-vi prendendo atto della circo-stanza che manca un'espressanorma che impedisca di modifi-care immobili sui qualipende unadomanda di sanatoria edilizia: inconseguenza, la realizzazione dimodifiche all'immobile oggettodi domanda di sanatoria non può,da sola, giustificare un diniego delcondono.

Vi può essere un'archiviazio-

ne del condono solo nel caso incui le modifiche successive ab-biano inciso in modo radicale suibeni e cioè quando l'amministra-zione non è piùingrado divaluta-re la sussistenza dei presuppostiper la concessione del condono.Le domande di sanatoria edilizia,a cominciare da quella del feb-braio 1985, possono ancora riser-vare sorprese a distanza di de-cenni, quando la domanda risultiincompleta e non sia possibileacquisire d'ufficio dati ed ele-menti (articolo 9-bis, Dpr380/2001).

In particolare, vi possono es-sere richieste anche a distanza didecenni,quando vi siano vincolidi tutela o di inedificabilità oquando manchi»no allegati es-

senziali alla domanda di sanato-ria (versamento dell'oblazione;descrizione delle opere abusive;documentazione fotografica cir-calo stato deilavori; certificato diresidenza o di iscrizione alla Ca-mera di commercio per ottenereriduzioni; perizia giurata per

Il Comune non può bocciarel'istanza solo a causadelle ulteriori variazioni,sulle quali deve peròapplicare le sanzioni di legge.............................................................................

opere superiori a45o metri cubi).In questi casi, infatti, non opera iltermine biennale di formazionedel silenzio assenso (Consiglio diStato, sentenza 5090/2013).Nelcaso esaminato dai giudici, nei 18

anni tra la data di presentazionedella domanda di condono equella dell'adozione del provve-dimento di risposta da parte del-l'amministrazione, gli interessatiavevano realizzato altri inter-venti abusivi, cioè alcuni nuovivani, soppalchi, chiusura di bal-coni ed aumento unità immobi-liari. Ma tali opere, per la loro au-tonoma identificabilità, non po-tevano impedire una valutazionedi quelle originariamente ogget-to della domanda di condono.

Quindi l'amministrazione co-munale dovrà da un lato verifica-re se ci sono i presupposti per ilcondono delle opere "origina-riamente" realizzate, dall'altroaccertare la natura degli inter-venti successivi ed applicare inrelazione ad essi le sanzioni de-molitorie o pecuniarie previstedalla legge.

Condono edilizio Pagina 3

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Bando da 43 milioni per la ricerca innovativa nelle aree di carbone e acciaio

La Ue rilancia sullo sviluppo sostenibileFrancesco Petrucci

Spingere la ricerca inno-vativa nelle aree del carbone edell'acciaio, considerate an-cora oggi settori chiave per losviluppo in Europa, promuo-vendo progetti che contribui-scano allo sviluppo sostenibi-le, alla produzione pulita e si-cura, alla tutela dell'ambiente,alla conservazione delle risor-se. Questo lo scopo del bandoUe 2015 «Research Fund forCoal & Steel» lanciato dallaCommissione europea.

Le risorse disponibili am-montano a43,1milioni di curo ei destinatari sono qualsiasi im-presa, ente pubblico, centro diricerca, istituti di istruzione se-condaria e superiore o altrosoggetto giuridico anche per-sona fisica situato nel territorio

di uno Stato membro.Le domande vanno presen-

tate entro il 15 settembre 2015.Il «Research Fund for Coal

& Steel» è stato istituito nel2002 per sostenere la compe-titività dei settori industrialidel carbone e dell'acciaio inEuropa raccogliendo l'eredi-tà del Trattato istitutivo dellaComunità europea del carbo-ne e dell'acciaio (Ceca) sca-duto il23luglio 2002.

Le iniziative ammissibili so-

Copertura fino al 60%delle spese ammissibiliI progetti vanno presentatisulla piattaforma onlineentro il 15 settembre

nodi tre tipi: progetti di ricerca,progetti pilota o dimostrativi,misure di accompagnamento,cioè operazioni di comunica-zione che valorizzino i risultatidella ricerca che possan o avereun potenziale impatto diretto alivello industriale.

Per quanto riguarda il carbo-ne iprogetti devono riguardareil miglioramento della posizio-ne competitiva nell'Ue del car-bone; il miglioramento dellasa-lute e sicurezza del lavoro nelleminiere; l'efficiente protezio-ne dell'ambiente e il migliora-mento dell'uso del carbone co-me fonte energetica pulita; lagestione della dipendenzaesterna della Ue dal carbone.

Con riferimento all'acciaio iprogetti devono concentrarsisulle nuove e migliorate tecni-

che di produzione che riduca-no le emissioni, il consumoenergetico e l'impatto ambien-tale; ricerca e sviluppo tecnolo-gico; conservazione delle ri-sorse e miglioramento dellecondizioni di lavoro.

Il contributo della Commis-sione europea sulle spese am-missibili è pari al 6ooo per pro-getti di ricerca e misure di ac-compagnamento, mentre perprogetti pilota e dimostrativi èpari al 5o per cento. La doman-da, va presentata entro le 17.0e(ora di Bruxelles) del15 settem-bre 2015 collegandosi all'appo-sito sito della Commissione eu-ropea dove si possono anchetrovare maggiori dettagli sulletipologie di progetti e sulle spe-se ammissibili.

O RIPRODOZION E RTSER.VAT!

Sviluppo sostenibile Pagina 4

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Rilanciare la voglia di fare impresaDe Molli: i giovani devono entrare nella prospettiva di crearsi un lavoro

di Nicoletta Picchio

l'impresa che crea lavoro. E sel'Italia vuole crescere e crearenuova occupazione ha una sfidadavanti, che rappresenta una

priorità assoluta: rilanciare la voglia dimettersi in proprio. Soprattutto tra igiovani. A guardare le classifiche l'Italiaèindietro: siamo a149°postopertasso diimprenditorialità. L'indice diimprendi-torialità, calcolato su una media difatto-ri (tra cui livello di tecnologia, di inve-stimenti, capitale di rischio disponibile,livello di formazione), è di 41,3 punti,circa la metà degli StatiUniti (85,0), sot-to la Spagna (49,3), la Germania (67,4) eil Regno Unito (71,7).

Questo stato di fatto si traduce in mino-re occupazione , tenendo conto che lamaggior parte dei nuovi posti sono creatida aziende che nascono. A dimostrarlosono sempre i numeri: tra il 2002 e l'iniziodellacrisi economica nel2oo 9le pmi han-no creato ogni anno 1,1 milioni di posti dilavoro in Europa, di questi oltre tre quintisono nati da imprese con meno di cinqueanni di vita. Persino durante la crisi, conun aumento della disoccupazione di trepunti nella Ue, le Pini hanno creato quasidue milioni di nuovi posti. Se si guarda ol-tre Oceano, il 4o°io del Pil degli Stati Unitiè prodotto da aziende che non esistevanoprima degli anni '8o. E viene sfatata laconvinzione che le start up non creanooccupazione stabile: piùdel6ooo deipostidi lavoro creati da nuove aziende negliUsa viene mantenuto oltre i cinque anni.

L'impresa, quindi, come motore di svi-luppo. «Non bisogna solo cercare un la-voro, le nuove generazioni devono entra-re nella prospettiva di crearsi un lavoro»,dice Valerio De Molli, amministratoredelegato di The European House-Am-

brosetti. Per celebrare i So anni di storia esoprattutto per «mettere al servizio delpaese le nostre competenze nell'ambitodel fare impresa», Ambrosetti ha messo apunto un documento che si intitola pro-prio "Crescere facendo impresa" e cheapprofondisce una serie di temi: la situa-zione occupazionale dei giovani in Italia,il nostro gap di imprenditorialità, il signi-ficato dell'essere imprenditori eivaloridiriferimento, i casi di successo nel mondo,gli ecosistemi più favorevoli alla nascita esviluppo delle aziende, citando realtà po-sitive, dalla Silicon Valley a Israele, for-mulando infine quattro proposte per in-terventi che sarabbero necessari in Italiae in Europa per realizzare quella che DeMolli chiama «rivoluzione culturale».

Oggi in Italia, è scritto nel documentoche De Molli presenterà domani mattina,aprendo il seminario che Ambrosetti ter-rà nel fine settimana a Cernobbio, solo il5%, degliimprenditoriha meno di4o anni,mentre il 20% ne ha più di 70. Un recentestudio dell'Ocse su 23 paesi ha evidenzia-to una diretta correlazione positiva tra iltasso di turbolenza del mercato, cioè iltasso di ingresso e uscita di nuove impre-se, e il livello di produttività complessivadell'economia. L'obiettivo, quindi, deveessere una società dinamica, che per esi-stere ha bisogno di una forte cultura im-prenditoriale e di un ecosistema di sup-porto strutturato ed efficiente che ne fa-vorisca lo sviluppo.

Per noi vuol dire ritrovare quello spiri-to che ha trasformato l'Italia, nel Dopo-guerra, in una potenza economica mon-diale. Una sfida su cui The EuropeanHouse-Ambrosetti vuole essere in primalinea, con la propria associazione no pro-fit Do One Thing: «È stato fatto un accor-do con il Ministero dell'Università e dellaRicerca che riguarda i maturandi dell'an-

no accademico 2015-2016: Dot e Miur sa-ranno promotori di un progetto per so-stenere la collaborazione tra istruzionescolastica, università, ricerca e il settoreimprenditoriale italiano». Si realizzeràdiffondendo, attraverso l'azione di unaserie di consulenti, il documento e un vi-deo che Ambrosetti ha realizzato, con laregia diAndrea Pezzi e che sarà presenta-to a Cernobbio, sui valori e sugli aspettichiave dell'essere imprenditore. «Abbia-mo realizzato più di 30 patti di famiglia,conosciamo gli elementi distintivi del-l'essere imprenditore», dice De Molli,sottolineando la competenza del thinktank di cui è alla guida.

«Si sta realizzando il più grande sprecodi capitale umano», aggiunge. È quell'ol-tre 400o di disoccupati giovanili che c'è inItalia; il24°o di Neet, ragazzi che non stu-diano, non cercano lavoro e non lavora-no: quei3 milioni di giovani che hanno ab-bandonato la scuola negli ultimi dieci an-ni. Cultura, ma anche ecosistema: in basead un'indagine su 43 paesi e il grado disoddisfazione sulle diverse componentidel sistema imprenditoriale, la Sili-con Valleyrisulta ancora unmodello glo-bale, mentre l'Europa non riesce a mette-re a frutto il suo forte capitale umano permancanza di adeguati mercati di sbocco esinergie con le università. In Italia siamomessi ancora peggio, spiega De Molli, siasull'utilizzo del capitale umano, sia sul-l'accesso ai finanziamenti e al capitale dirischio, sulle policy e sulla presenza diuna cultura antimpresa.

Il documento si conclude con quattroproposte: rendere l'educazione all'im-prenditorialità uno dei pilastri del siste-ma educativo europeo; armonizzare e ri-durre i costi e le conseguenze giuridichedel fallimento nella Ue, sul modello delChapter il degli Usa; istituire un concor-so per la capitale europea dell'imprendi-torialità, così come esiste la Città dellacultura; infine avere un visto unico pergli imprenditori stranieri innovativi inEuropa, con un progetto di attrattività,rilasciando un numero definito di vistiper gli under 35.

CRI PRO DUZIONE RIS ERVATA

Economia Pagina 5

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It Global Entrepreneurship index 2015

IL GAP D 'IMPRENDITORIALITÀ L'ANAGRAFE DEGLI IMPRENDITORI

Posizo/ Punteggioi

(85,0)

Paese

Stati Uniti

(81,5) Canada

(77,6)---------------

4 (72,7)

Australia----------------Regno Unito

9 (71,8) Svezia

6 (71,4) Danimarca

7 (70,4) Islanda

6 (69,1) Taiwan

9 (68,6) Svizzera

(68,1) Giappone

+67,4)

(41,3)

Germania

Italia

Classe di età

20-40 40-50 50-70 70

5% 15% 60% 20%

4Fonte: The European House -Ambrosetti onte: Ï he European House - Ambrosetti

Economia Pagina 6

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«Chi si gira dall'altra parte sui migranti pensa Brunetta su Imu e Tasi chiacchiere a vuotodi venirci a spiegare le tasse?» Per Camusso favorito chi ha pagato meno la crisi

«Sul taglio delle tasse non decide Bruxelles»Renzi va avanti sulla Tasi: il 16 dicembre il funerale alle tasse sulla prima casa - I Comuni chiedono compensazioni

Marco Rogari

ROMA

Avanti tutta sulla riduzionedelle tasse, a cominciare da quellesulla casa. Anche perché per il Go-verno non ci può essere alcuna in-terferenza europea sul piano an-nunciato da Matteo Renzi. Il 16 di-cembre la Tasi sull'abitazioneprincipale, con Il versamento del-la seconda rata 2015, sarà pagataper l'ultima volta e si celebrerà ilsuo «funerale», dice sicuro il pre-mier. Che all'indomani delle vocisui dubbi della Ue indirizza pro-prio all'Unione europea un chiaromessaggio: «Le tasse da tagliare le

Il sottosegretario Gozi:il Governo intendeutilizzare la clausolapergli investimentioltre a quella per le riforme

decidiamo noi, non Bruxelles».La partita non può essere consi-

derata del tutto chiusa perché lavalutazione di Bruxelles arriveràdopo la presentazione della notadi aggiornamento del Def, attesaper Il 20 settembre, e, soprattutto,dopo ilvaro della legge di stabilitàche dovrà avvenire entro H 15 otto-bre. E a ricordarlo è la portavocedella Commissione Ue ri econo-mici, Annika Breidthardt.

«L'Ue che si gira dall'altra parte

sui migranti pensa di venirci a

spiegare le tasse, c'è qualcuno a

Bruxelles che pensa di mettersi a

fare l'elencodell etasse datag iare,

spero sia stato il caldo», afferma

senza mezzi termini Renzi dai mi-

crofoni di Rtl 102.5, irritato per lo

scetticismo filtrato martedì quan-

do imprecisate fonti dell a Ue han-noricordato che nelle "raccoman-dazioni" si dà priorità allo sposta-mento del carico fiscale dalle per-sone alle "cose", immobili inprimis. Ma il premier non sembraaccettare lezioni sulle tasse e con-ferma che nel 2017 scatterà una ri-duzione dell'Ire s e nel2018la rifor-ma degli scaglioni Irpef. Ma Rena-to Brunetta (Fi) attacca: su Imu eTasi il premier chiacchiera a vuo-to. E Critiche arrivano anche dalsindacato: secondo Susanna Ca-musso c'è il rischio che «i beneficidi questa operazione li abbia chiha di più e non chi ha sofferto me-no la crisi».

Quanto alla questione deinuovimargini di flessibilità da utilizzarenel quadro difinanza pubblicaper"alimentare" la manovra da 25-30miliardi, il sottosegretario allaPresidenza, Sandro Gozi, confer-ma che il Governo intende far levasulla «clausola per investimentioltre a quella perle riforme»».

Resta il nodo delle risorse percoprire l'intervento su Tasi e Imue per compensare i Comuni. Dalpresidente dell'Anci, Piero Fassi-no, arriva l'ok all'abolizione del-l'imposta sulla prima casa ma conla richiesta che di mantenere in-tatte le risorse fino ad oggigaranti-re dalmu e Tasi. Di qui la proposta«di lasciare ai Comuni la quota diImu che oggi viene incameratadallo Stato».

Intanto nell'ambito delpiano dispending review si continua a la-vorare anche alla revisione delletaxexpenditures.Nelmirino ciso-no alcuni grandi aree, come tra-sporti e agricoltura, ma anche mi-cro-agevolazioni, considerate ob-solete o duplicazioni di altri scontifiscali, come i sussidi per l'estra-zione del sale dal magnesio.

9 RIPRODUZIONE RISERVATA

Tasi Pagina 7

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Fiscoeimmobili

IL PESO DELLE TASSE SUGLI IMMOBILI

Anno 2014.

Valori in miliardi

7,22 19,3 4,6 8,93

TOTALE

2,09

Irpet e Ires Ima Tasi Imposte su Impostetrasferimenti su locazioni

IL GETTITO IMU

Anno 2014. Importi in euro

Abitazione principale 1) l. 245.71 SI----------------------------------

Altri fabbricati 1'.67`0 itit3 .`9 0I

Aree fabbricabili y ; :.i?ï 3. 1í i

Fabbricati rurali 7,1 +. 3íß---------------------------------

Terreni 55 iJ1 9.-91 ;

Sanzioni e interessi (-, 1)7,071)

;Iï iS1

IL GETTITO TASI

Anno 2014.

Valori in miliardi

1,2 3,4

Altri fabbricati Prima casa

Tasi Pagina 8

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La Corte dei conti vuole vederci chiaro. A denunciare tutto f t l'ex commissario Zappalor•to

Lo scandalo del tram di VeneziaIn ritardo di 10 anni e costi lievitati di 90 milioni

DI RAFFAELE PORRISINI

ancora possibile che inItalia un'opera pubblicaveda quasi raddoppiareil suo costo e registri un

ritardo di circa 10 anni nel suocompletamento? La risposta aquesta domanda è drammati-camente tanto scontata quantoaffermativa. Può sorprendere,però, scoprire come fatti di talegenere non accadono soltantonel Mezzogiorno considera-to spesso sprecone, ma purenell'efficiente Nord, in parti-colare in Veneto e nel suo Co-mune capoluogo, peraltro sottola guida di amministrazionitargate Pd.

A fare parlare di sé è in-fatti Venezia. Questa voltaperò non c'entrano nulla i librigender banditi dal neo sindacoLuigi Brugnaro e né le suepolemiche con Elton John,oppure il dibattito sull'arrivodelle grandi navi in Laguna. Enemmeno l'inchiesta sul Moseche ha decapito il mondo po-litico veneziano, spodestandoda Ca' Farsetti il sindaco demGiorgio Orsoni coinvolto inquel terremoto giudiziario. Loscandalo riguarda infatti laprogettazione e realizzazionedel tram, un intervento parti-to da una spesa iniziale previ-

Vittorio Zappaï€arto

sta di 130 milioni di euro, poischizzata nel tempo fino a 220milioni, con una decina d'annidi ritardo nella conclusione deilavori rispetto al tabellino dimarcia. A scoperchiare questocalderone ci ha pensato nellaprimavera scorsa il commissa-i io prefettizio Vittorio Zappa-lorto, il funzionario mandatodal governo centrale a tra-ghettare la città verso nuoveelezioni dopo le dimissioni diOrsoni a seguito dell'arresto.Era stato proprio Zappalorto,come svelato dal Gazzettino,ad aver messo nero su biancol'intero affare del tram con unarelazione-denuncia poi sfociatain un esposto spedito alla Cortedei conti regionale.

La Procura contabile ve-

neta ha subito iniziato a in-dagare. Ad aprire il fascicolo èstato il procuratore CarmineScarano , dopodiché l'inchiestaè passata alla sua vice Maria-paola Daino . Proprio lei staacquisendo in questi giorni ladocumentazione relativa all'in-tera opera, costellata da episodia tratti grotteschi. Come quelloche riguarda piazzale Roma: ilprogetto del tram prevedeval'arrivo fino alla porta di acces-so di Venezia, ma nonostantequesto l'amministrazione co-munale decise di effettuare unamomentanea risistemazionedel piazzale costruendovi unavistosa (e costosa) rotatoria.Peccato che sia stata smantella-ta pochi mesi dopo. Ce ne sonoaltri di aspetti piuttosto contro-versi e sui quali la magistratu-ra contabile intende fare luceper verificare se sia possibileindividuare la responsabilità diqualche singolo: dai costosissi-mi lavori per realizzare il tun-nel sotto la stazione ferroviariaalla piattaforma in calcestruzzoarmato dove poggia la rotaiadel tram (che ha i ichiesto unoscavo in profondità di 50 centi-metri), fino all'acquisto da partedi Actv (l'azienda comunale deitrasporti) di un numero di bussostitutivi ritenuto eccessivo.

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Opere incompiute Pagina 9

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Via alla fa azione elettronica tra privatiIn vigore dal l0 settembre, riguarda 7 milioni di contribuenti. Gli incentivi

Il percorso è destinato a con-cludersi tra un biennio, nel2017. È la «lunga marcia» pre-vista per la fatturazione elettro-nica tra privati a seguito del-l'entrata in vigore, due giornifa, del Decreto legislativo127/2015. All'obbligatorietàdella fatturazione elettronicanei confronti della PubblicaAmministrazione si aggiunge,ora, quella opzionale tra le im-prese che presenta una serie divantaggi ma anche qualche in-toppo applicativo.

I soggetti interessati da que-sta opzione, secondo una stimadella Fondazione Studi deiConsulenti del lavoro, sono cir-ca 7 milioni fra imprese e priva-ti. Tutto nasce con l'obiettivodichiarato della semplificazio-ne oltre che di una più efficacelotta all'evasione fiscale. I pri-vati interessati alla fatturazioneelettronica dovranno, per ilmomento, appoggiarsi ad unintermediario abilitato a gene-

rare tramite software il docu-mento contabile. L'Agenziadelle Entrate metterà a disposi-zione gratuitamente, dal pros-simo 1 luglio 2016, un servizioper la generazione, trasmissio-ne e conservazione delle fattu-re elettroniche. Dal i gennaio2017, invece, la stessa Agenziametterà a disposizione anche ilSistema di Interscambio perpermettere, sempre in via fa-coltativa, l'invio dei dati di tuttele fatture emesse e ricevute, ivicomprese le relative variazioni.

Un ostacolo al fluido funzio-namento del meccanismo peròpotrebbe essere rappresentatodal supporto tecnologico. La

L'e - smmivLo scopo è lasemplificazionee una lotta più efficaceall'evasione fiscale

L'invio

Dal gennaio2017 , l'Agenziametterà a

disposizioneanche il

Sistema diInterscambioper permettere,sempre in viafacoltativa,l'invio dei datidi tutte lefatture emessee ricevute

fatturazione elettronica infattiè un nuovo metodo per certifi-care la transazione tra impresee privati. Trattandosi, però, diun adempimento ori line biso-gna fare i conti con la tecnolo-gia. Internet, wi-fi e banda lar-ga, eccezion fatta per le città edi grandi centri, non sono ga-rantiti su tutto il territorio na-zionale. O almeno non a tuttialla stessa velocità. Indicativi,in tal senso, i flussi Entratel e ledifficoltà di accesso ai servercentrali nei momenti di caricoe ingorgo di ingressi. A questecomplessità bisogna aggiunge-re la macchinosità nell'elabora-zione e, soprattutto, nella con-servazione delle documenta-zioni in modalità telematica. Iltimore dei professionisti delsettore, quindi, è che il metodosia all'avanguardia ma il sup-porto ancora no.

In compenso la fatturazioneelettronica tra privati prevedeun sistema premiale e una se-

milionisono i soggetti,imprese eprivati,interessati dallafatturazioneelettronica traprivati secondouna stima dellaFondazioneStudi deiConsulenti dellavoro

rie di vantaggi e incentivi. Per isoggetti che sceglieranno diavvalersi della fatturazioneelettronica, infatti, verrannomeno una serie di adempi-menti amministrativi come lo«spesometro», la comunica-zione delle operazioni coni Pa-esi «black liso>, gli elenchi In-trastat servizi. Beneficeranno,inoltre, di rimborsi Iva più ve-loci che dovranno essere effet-tuati entro tre mesi dalla pre-sentazione della dichiarazione.E per i commercianti al detta-glio verranno meno gli obbli-ghi di emissione dello scontri-no o della ricevuta fiscale e diregistrazione dei corrispettivi.Una piccola rivoluzione coper-nicana su cui aleggia qualchenube.Due anni di tempo percapire se l'elettronica sarà dav-vero in grado di mandare inpensione la vecchia fattura car-tacea.

Isidoro Trovato© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fatturazione elettronica Pagina 10

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Taranto

Ilva, discarica rifiutiAnche Bondi e Gnudisono tra gli indagati

Chi sono

Piero Gnudi

(nella fato in

alto), 77 anni,

è stato ministro

per il Turismo,

lo sport e gli

affari regionali

(novembre

2011-aprile

2013). È

commissario

straordinario

detllva

Enrico Bondi

(sopra), 80

anni, si è

occupato dei

risanamento di

Parmalat. È ex

commissario

straordinario

dell°Ilva

ROMA Il governo gli aveva concesso la non puni-bilità per la discarica di rifiuti tossici interna al-l'Ilva. Invece il commissario straordinario PieroGnudi e il suo predecessore, Enrico Bondi, sonoindagati per gestione non autorizzata dei rifiutie getto pericoloso.

La notizia è contenuta nell'avviso di prorogadelle indagini chiesta dalla procura di Tarantoper proseguire «Ambiente svenduto». L'inchie-sta era stata aperta lo scorso gennaio e avevaportato all'arresto per concussione dell'ex presi-dente della provincia di Taranto, Gianni Florido,accusato di aver esercitato pressioni su funzio-nari pubblici per autorizzare le discariche dicontrada Mater Gratiae. Poi, il 2 settembre, eraintervenuto il Consiglio dei ministri, approvan-do un articolo, inserito nel decreto sulla pubbli-ca amministrazione, che riguardava le «impresedi interesse strategico nazionale» e faceva riferi-mento, in particolare, all'Ilva, autorizzando le di-scariche.

Ma Gnudi, che attualmente ricopre la carica diamministratore straordinario, l'ex direttore del-lo stabilimento tarantino, Antonio Lupoli, e ilsuo successore e attuale direttore, Ruggiero Co-la, sono tutti indagati. « E solo un fatto tecnico -spiegano dalla procura - siccome il termine disei mesi stava scadendo abbiamo chiesto unaproroga di indagini. Adesso bisognerà vedere,valutare l'Aia e le leggi che si sono succedute epoi decideremo». Certo è che la tegola giudizia-ria giunge inaspettata sulla testa dell'ad Gnudiche il provvedimento del governo sembrava avermesso al riparo. Ma dalla procura spiegano:«Noi riceviamo continuamente esposti, denun-ce, segnalazioni. Dovremo studiare tutte questecarte. E purtroppo non abbiamo potuto farloperché eravamo impegnatissimi con l'udienzapreliminare dell'altro troncone di indagine».Quella parte di indagine, relativa al disastro am-bientale, si è chiusa con il rinvio a giudizio. Ilprocesso si aprirà a metà ottobre.

Virginia Piccollllo© RIPRODUZIONE RISERVATA

ILVA Pagina 11

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U1\T rERSITA,IL SEGNALEIGNORATOdi Maurizio Ferrera

e iscrizioniall'università stannocalando. Il dato èpreoccupante,soprattutto se

consideriamo che nel nostroPaese il numero di diplomatiche proseguono gli studi è giàmolto basso : meno di 5o suioo, di contro a 55 in Germaniae Spagna, a 70 nel Regno Unitoe a più di 8o negli Usa. Se èvero che il successoeconomico dipenderà sempredi più dal capitale umano edalla «conoscenza», l'Italiarischia grosso. E non solorispetto ai Paesi più avanzati,ma anche a quelli in via disviluppo . Fra i giovanibrasiliani , argentini,sudafricani e persinoindonesiani ci sono già piùlaureati che in Italia.

Come si spiega il calo? Inparte , è un'illusione ottica.Rispetto al 2000 , oggi glistudenti universitari sono unpo' di più. Nel frattempo c'èperò stata la riforma che haintrodotto il 3+2 (laureatriennale e laurea magistrale).Fra il 2001 e il 2004 ci fu unboom di iscritti, attratti dallapossibilità di finire gli studipiù rapidamente. L'entusiasmosi è però subito afflosciato,contraendo leimmatricolazioni. Inoltre nel2008 è arrivata la crisi, che hascoraggiato molte famiglie dalsobbarcarsi il costodell'università peri figli.

Anche tenendo conto della«bolla» nei dati, la situazioneresta estremamentepreoccupante . La diminuzionedegli iscritti dopo il 2004indica che la riforma non hafunzionato: uno dei suoiprincipali obiettivi era proprioquello di innalzare stabilmenteil tasso di scolarizzazioneterziaria . Ci ritroviamo perciòal punto di partenza, con unserio deficit di laureati,soprattutto nella cosiddettaarea Stem: scienza , tecnologia,ingegneria e matematica.

conflnua a pagina 33

Università Pagina 12

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CALO DEGLI ISCRITTI

IL SEGNALE IGNORATOCIII!'II:Nl:DAI:L1iJ

di Maurizio Ferrera

SEGUE DALLA PRIMA

- ato che in Italia l'ac-cesso all'università èancora fortementecollegato alle condi-

J zioni economichedelle famiglie di provenienza, ilquadro assume anche una mar-cata dimensione di iniquità.

Per rimediare occorre affron-tare di petto le storture e debo-lezze che le riforme dell'ultimoquindicennio hanno appenascalfito. Vi è innanzitutto il pro-blema dei costi. Le rette sonotroppo basse peri ricchi e trop-po alte per i poveri. Molti vor-rebbero un'università quasi to-talmente gratuita, come in Ger-mania o nei Paesi scandinavi.Le nostre finanze pubbliche oranon ce lo consentono. E abbia-mo anche una distribuzionepiù diseguale della ricchezzafra le famiglie. Ragioni di soste-nibilità ed equità consiglianouna ricalibratura interna, fa-cendo pagare di più chi puòpermetterselo e aumentandoborse di studio e servizi per chiha pochi mezzi.

Vi è poi il problema dei per-corsi formativi. A dispetto dellagirandola di cambiamenti, ilnostro sistema universitarionon è ancora riuscito ad attrez-zarsi per l'istruzione terziaria dimassa. Non si tratta di «licealiz-zare» l'insegnamento, ma di or-ganizzare un'offerta didatticapiìi allineata ai livelli di parten-za dello studente medio e alleesigenze del mercato del lavo-ro, risolvendo una volta per tut-te anche il problema degli ab-bandoni e dei fuori corso. Nonè accettabile che il 40 per centodegli iscritti arrivi alla laureamagistrale con un ritardo com-preso fra uno e dieci anni.

Occorre poi introdurre il ca-nale formativo che nelle classi-ficazioni internazionali è defi-nito «istruzione terziaria a cor-to ciclo». Al suo interno gli stu-denti prendono diplomi di unoo due anni, a carattere forte-mente professionalizzante. LaFrancia, il Regno Unito, la Sve-zia offrono esempi molto inte-ressanti. Anche in Italia sonostati creati gli Istituti tecnici su-periori come alternativa al-l'università. Ma si tratta diun'esperienza ancora limitata(in tutto il Sud ce ne sono solo15), che andrebbe peraltro este-sa ad una gamma più vasta disettori professionali.

Vi è, infine, la questione del-l'inserimento lavorativo. In Ita-lia la laurea «rende» poco. Civogliono quasi dieci mesi pertrovare un'occupazione (il dop-pio della media Ue), due anniper un contratto a tempo inde-terminato. Inoltre le aziendeitaliane premiano poco i laure-

ati in termini di retribuzione,ritenendo che le loro compe-tenze siano scarse. Conta an-che l'alta incidenza delle picco-le e medie imprese a conduzio-ne familiare, ove ancora persi-ste una diffidenza culturale neiconfronti dell'università inquanto tale. Un maggiore coin-volgimento degli imprenditorinel progettare percorsi e tiroci-ni consentirebbe di superarequesti ostacoli.

Una efficace politica di re-clutamento terziario deve ini-ziare già durante la scuola su-periore. Non basta organizzareopen days e distribuire opu-scoli agli studenti delle secon-darie. Bisogna sensibilizzarli emotivarli sui loro banchi discuola, al limite fargli «provareun po' di università» durante levacanze o nel pomeriggio. Ne-gli Stati Uniti è in corso unasperimentazione molto pro-mettente. Grazie al sostegno digrandi aziende, alcune scuole

si stanno trasformando in earlycollege high schools: offronoun percorso di sei anni (anzi-ché quattro) che oltre alla ma-turità conferisce anche un pac-chetto di crediti universitari daspendere dopo. Il programmadi studi si focalizza sulle disci-pline Stem e prevede vari tiro-cini formativi. L'esperimento sichiama P-Tech (wiviv.ptech.org). Nulla impedisce al mini-stro Giannini, ai nostri rettori ea qualche imprenditore illumi-nato di visitare il sito e prende-re ispirazione.

Secondo l'Ocse, entro il 2030Cina e India produrranno più

6o% dei laureati in materiescientifiche su scala mondiale.Se le cose non cambiano, laproduttività italiana in questocruciale settore rischia di ri-dursi ad uno «zero virgola», re-legandoci nella poco invidiabi-le categoria dei Paesi de-svilup-pati.

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Università Pagina 13

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ILBANDO

Dalla Regione70 milioni di europer sfo areleaziende del Lazìo

ANNA RRA OILLIS

Ir T NA spinta al mondo pro-duttivo arriva dalla Regio-ne, Che ieri ha presentato

"Cali for proposal", programmaper il riposizionamento competi-tivo dell'economia. Imprese, uni-versità, istituti di ricerca, organi-

smi da oggi potranno presenta-re, online, le loro proposte. Previ-sta nel 2016 la selezionate deibandi per 70 milioni, fondi Ue.

SEGUE A PAGINA XX

PMI Pagina 14

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Unbandoper aziendeche c i

DALLA. PRIMA DI CRONACA

Ir T N primo intervento orga-nico "Call for proposal"

U «con cui la Regione avviail proprio programma per la rein-dustrializzazione del territorio»,spiegano dall'ente di via Cristo-foro Colombo. Obiettivo: stimola-re e raccogliere le proposte deiterritori per far emergere pro-getti di riposizionamento compe-titivo.

I progetti di piccole, medie egrandi imprese, università, entidi ricerca degli altri organismidovranno essere «orientati allatrasformazione dei sistemi im-prenditoriali attraverso l'innova-zione, l'internazionalizzazione,l'attrattività dei mercati, la so-stenibilità ambientale, l'efficien-za energetica e le reti d'impre-sa». Le proposte - che potrannoessere presentate online sul sitowww,lazioeuropa,it da oggi finoal31 ottobre - saranno seleziona-te da un comitato scientifico, esuccessivamente verranno pub-blicati, nel 2016, i bandi per unimporto complessivo di 70 milio-ni di euro provenienti da fondidella UE.

«Questo è il modo giusto di uti-lizzare le risorse europee, nonnel chiuso di qualche stanza machiamando a raccoltala parte mi-gliore del nostro sistema produt-tivo italiano», ha spiegato il go-vernatore del Lazio, Nicola Zin-garetti, presentando il progettodavanti una platea di 800 perso-ne. Mentre per l'assessore regio-nale alle Attività produttive, Gui-do Fabiani, «Call è un modo percostruire una Regione vicina altessuto sociale e produttivo, a di-sposizione con i suoi apparati».

Comunque un'iniziativa benaccolta delle forze imprendito-riali come dai sindacati.

Unico appunto per Alberto Ci-vica, segretario generale Uil Ro-ma e Lazio, gli approfondimentisu tempistica e aspetti tecnicidel progetto. «Le idee sarannoverificate nella loro gestione - haspiegato il sindacalista - i tempidi finanziamento con i quali poisi erogano le risorse sono fonda-mentali, così come le modalitàburocratiche. L'appuntamentoè dal giorno dopo i bandi per capi-re quali saranno tutte le condi-zioni».

(anna rita cillis)

PMI Pagina 15

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DEMANIO

Agli enti2.576 benidello stato

DI GIOVANNI GALLI

Federalismo demanialea metà dell'opera. E itrasferimenti a titologratuito dei beni dellostato agli enti territo-riali non si sono ferma-ti neppure in estate.Dal 17 luglio al 28 ago-sto, infatti, l'Agenziadel demanio ha trasfe-rito 104 beni median-te la procedura previ-sta dall'art. 56-bis dl6912013, il cosiddetto«decreto del Fare»,emanato dal governoLetta, che dopo annidi immobilismo ha ri-lanciato il federalismodemaniale.

Con gli ultimi tra-sferimenti dispostinel periodo estivo si ècompletato il passaggioa titolo gratuito e invia definitiva di 2.576beni su 5.628 doman-de accolte su tutto ilterritorio nazionale,in pratica quasi il 50%del totale. Com'è noto,sulle 9.367 richieste daparte degli enti locali,il Demanio ne ha accol-te 5.628 (5.595 hannoavuto subito parere po-sitivo, mentre 33 hannoricevuto l'ok a seguitodi riesame).

Sono stati invece di-chiarati intrasferibili3.615 beni.

Le istanze di riesamepresentate sono state352, di cui 33 accolte,47 respinte e 272 an-cora in corso di defini-zione.

Per quanto riguarda,invece, il federalismodemaniale culturale(art. 5, comma 5 deldlgs 8512010) semprenel corso dell 'ultimomese l 'Agenzia ha cedu-to a due comuni in Li-guria e Puglia due benidi demanio storico-ar-tistico per progetti direcupero , tutela e va-lorizzazione culturale.

Ad oggi , sono attivi227 tavoli tecnici coni comuni richiedentie con il ministero deibeni culturali e delturismo per definire iprogrammi di valoriz-zazione con finalitàculturali. Su un totaledi 133 programmi di va-lorizzazione presentatidagli enti locali, si è ar-rivati all'approvazionedi 87 programmi e l'iterdi trasferimento si èdefinitivamente con-cluso per 48 immobili,che sono stati devolutidefinitivamente ai co-muni.-0 Ripnxiuzione riservata

Demanio Pagina 16