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EDUCAZIONE ALIMENTARE www.counselingcontatto.it

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Quando parliamo di educazione, parliamo anche di responsabilità. I genitori sono fondamentalmente responsabili di due cose, dell’alimentazione dei figli, e dello stile dei rapporti all’interno della famiglia, del buon clima e dell’armonia; si nutre non soltanto il corpo dei figli. Le due responsabilità sono strettamente legate tra loro, dato che il rapporto con il cibo è intrecciato con il rapporto con chi ci dà il cibo, creando il connubio cibo-affetto, ovvero cibo relazione. Un altro aspetto importante è quello della qualità del rapporto perché incide molto sulle risposte del bambino ed è fondamentale per lo sviluppo psicofisico.

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EDUCAZIONE ALIMENTARE

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• 1. L’alimentazione dei figli • 2. Stile dei rapporti all’interno della famiglia,

del buon clima e dell’armonia

La responsabilità dei genitori

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Il primo contatto sociale consiste nel • Ricevere nutrimento + l’abbraccio materno

=La prima esperienza di soddisfazione di un

bisogno fisico: fame e affetto.

Facciamo un piccolo passo indietro…

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Il rapporto con il cibo è intrecciato con il rapporto con chi ci dà il cibo.

• Affettività• Dipendenza• Autonomia• Responsabilizzazione

L’unione cibo-relazionee l’importanza della qualità

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LA QUALITA‘ DEL RAPPORTO• Il clima familiare e l’educazione incidono molto sulle risposte

del bambino a certi comportamenti degli adulti.La qualità del rapporto tra genitore e bambino è fondamentale per lo sviluppo psicofisico, e sarà la base per tutta la vita affettiva e intellettiva futura del bambino che si alimenta di tale rapporto. Ma sappiamo, anche, che il genitore deve educare e per farlo deve dare regole.Il bambino può accettare e rispondere alle richieste oppure può rifiutarle e difendersi. Di qui lo scontro diretto, il capriccio, ma anche, in casi più particolari, l’apatia o la regressione.Nella crescita, se non si vuole intimorire il bambino, occorre rispettare la gradualità delle richieste e non dimenticare mai che il bambino ha sempre bisogno di sentirsi protetto e accettato, rassicurato e amato, incoraggiato e approvato.

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• Di solito le prime richieste esplicite da parte del genitore compaiono dopo il primo anno, quando il bambino sta acquisendo una progressiva indipendenza di movimento. La mamma e il papà con i loro interventi cercano di aiutare il bambino a diventare autosufficiente. Il bambino è capace di adeguarsi alle richieste se esse sono in accordo con le sue attitudini e se sono ben dosate sulla sua maturazione.

• Sono comportamenti dettati dagli adulti che il bambino mette in atto dapprima per semplice obbedienza, poi li fa suoi, perché da lui controllabili, e non ha più bisogno che gli siano imposti dall’esterno.

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• I conflitti sorgono quando le cose procedono diversamente e i bambini cominciano a non accettare alcune regole date dai genitori. E’ un processo di per sé normale, cui gli adulti devono saper rispondere pazientando e preoccupandosi di offrire al bambino serenità e affetto più che pressarlo con richieste ulteriori. Il bambino può accettare e rispondere alle richieste oppure può rifiutarle e difendersi. Di qui lo scontro diretto, il capriccio, ma anche, in casi più particolari, l’apatia o la regressione.

IL CONFLITTO

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• Se l’adulto manca di serenità, attenzione e affetto, il bambino reagisce e, per ottenere di nuovo attenzione e consenso, mette in atto tutta una serie di comportamenti. Il capriccio ripetuto è solo uno di questi.

• C’è di solito nel comportamento dell’adulto una pretesa: il bambino deve accettare le regole perché vengono dal genitore. Questo modo di pensare del genitore non tiene conto delle capacità di comprensione del bambino, anzi le mortifica. Al bambino va, invece, spiegato esattamente ogni comportamento senza ambiguità ed evitando informazioni discordanti.

• Le regole dettate dall’adulto devono avere un senso, devono essere adeguate alle situazioni e l’adesione del bambino deve venire dagli obiettivi che esse consentono di raggiungere. In questo modo il bambino rafforza la fiducia verso l’adulto e acquista sicurezza in se stesso.

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Si considera il capriccio come se fosse una cosa che riguarda soltanto il bambino. Con l'aggettivo “capriccioso”, si è tentati di ridurre il capriccio addirittura a una caratteristica personale del bambino. Ma non esiste nessun bambino che faccia un capriccio quando si trova da solo. Perché si strutturi un capriccio, è necessaria la compresenza del bambino e di un qualche adulto cui il bambino è e si sente affidato. • Nascono all'interno della relazione• Si svolgono all'interno della relazione e • mirano (sia pure malamente) a modificare qualche cosa

di importante nella relazione.

Il capriccio è un fenomeno relazionale

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L’assoluta insensatezza del capriccio suscita risposte irritate e contro-aggressive.

I capricci si svolgono su due piani.

Il piano esplicito: coinvolge cose sciocche pressoché irrilevanti per quantità e qualità (p.es. un gelato

Il piano implicito: quello importante, di cui entrambi non sono consapevoli (forse un po’ di più il bambino).

espl

icito

implicito

L’oggetto (ma anche evento, azione, possibilità) del

«desiderio», che rappresenta un valore …implicito

Può riguardare molti aspetti della vita mentale e relazionale del bambino e del genitore, quindi riguarda la relazione.

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• l‘Amore e il bisogno di segni concreti e rassicurazione,

• il potere Mio e il bisogno di affermazione, • il potere Tuo e il bisogno dei limiti,• la Forza e il bisogno del porto sicuro, • la Stabilità e il bisogno di chiarezza,• la Soggettività e il bisogno di diventare autonomi

ed essere riconosciuti soggetto desiderante, piuttosto che non ottenere la cosa desiderata.

Le interazioni si muovono su vari piani

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Come finisce di solito?

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Delego il ruolo di guida al bambino,ma anche indifferenza

Non riconosco il bisogno implicito

Uno dei due “cede”

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1. Conseguenze«assecondo»

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Vige la regola del “tutto è permesso”; regola che col passare degli anni si trasformerà in un’arma a doppio taglio.

Limiti, confini e regole• Il bambino ha bisogno di sentirsi dire dei "no" dai propri genitori in

modo inflessibile seppur motivati. Anche se questi divieti possono farlo soffrire non dimentichiamoci che in realtà rispondono a un bisogno evolutivo interiore del bambino.

• Frustrazione, rabbia e pianto sono componenti imprescindibili di ogni processo di apprendimento. Ma è anche necessario imparare a gestire la propria rabbia e frustrazione, attraverso il dialogo con il genitore, responsabile di accogliere le esigenze del bambino e fargli da contenitore.

• Viviamo in comunità, ed è necessario imparare a esprimere le proprie esigenze, si impara a chiedere di avere ciò che si desidera, ma non sempre si può ottenere – arrabbiarsi è normale. Mettere invece il bambino al centro dell’attenzione non lo aiuta a vivere bene nella comunità. Chi è al centro dell’attenzione è fuori dalla comunità.

Crescere senza punto di riferimento

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• Con il venir meno della gerarchia familiare e con la conseguente propensione a riconoscere la competenza e la posizione paritaria ai figli, esitano a assumere il ruolo di guida.

La direzione della famiglia spetta ai genitori

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• Rispettare la sua individualità • Dimostrando autentica attenzione • Interesse per le loro opinioni, sentimenti,

bisogni, limiti e • Prendendoli sul serio.

=Atteggiamenti che sostengono, guidano e danno quegli strumenti che lo aiutino a crescere e ad affrontare il mondo, anche senza di noi.

pari dignità

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2. Conseguenze«resto rigido»

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Significa non cogliere il vero significato e a “negoziare” il rapporto sul piano relazionale, che rimane quindi inespresso, implicito appunto. Bambino e adulto rimangono sulla pretesa che scontrandosi ingenera frustrazione e rabbia in entrambi, sia nel mentre, sia dopo.

Restare fissi sul piano di superficie

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Desiderio in superficie

«voglio il gelato»

Bisogno profondo «Ho bisogno di un segno concreto del

tuo amore per me»

Non viene soddisfatto = Bisogno profondo

misconosciuto

Rabbia Protesta

Frustrazione

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I vissuti dei genitori sono all’opposto dei vissuti del bambino. Per il genitore si sta trattando di una stupidaggine. Per il bambino si sta trattando di qualcosa di vitale e viceversa.

È principalmente l'equivoco che fa arrabbiare.l sentirsi non capiti, non considerati e, soprattutto, contraddetti su qualcosa di importante che viene misconosciuto. E che permane misconosciuto, anche quando uno dei due la spunta. In ogni caso i due restano rabbiosi, anche quello che viene accontentato, sia esso il genitore o sia il bambino.

Pubblicità televisiva e capricci. La pubblicità televisiva, nella quale sono quotidianamente immersi i nostri bambini (come del resto noi genitori), favorisce gli equivoci fra oggettino posseduto e realizzazione di sé, fra oggettino donato e relazione di amore. Essa è, quindi, un potente terreno preparatorio per l'instaurarsi della relazionalità “capriccio”, che, per l'appunto, è strutturata sulla sostituzione di un piano profondo importante con un effimero piano superficiale concreto.

L’equivoco

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Nessun estremo garantisce una crescita equilibrata

lassista tropporigido

• Credo di rispettare l’autonomia e la libertà

• Credo di farlo felice

IN REALTA’• Ho paura del conflitto

• Non mi assumo la responsabilità

• Credo che ancora non sei competente

• Credo che tu debba rispettare le regole e basta

IN REALTA’• Non riesco andare oltre

• Non mi assumo la responsabilità

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Il momento del pasto è uno specchio delle relazioni

familiari

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Tre classiche situazioni di capricci1. Non dimostra interesse verso il momento del

pasto 2. Rifiuto o fissazione di un particolare alimento3. Cibo come arma

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Cosa fare?RIFLETTERE

(sui propri valori, come considero l‘alimentazione, stile educativo e clima familiare)

CAMBIARE(il nostro atteggiamento e non quello del bambino)

ANDARE OLTRE(decodificare il capriccio)

PREVENIRE

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La cucina = il cuore della casaCreare un atmosfera piacevole

Il piacere di stare insiemeLo stato d’animo = barometro

dei membri della famiglia«La qualità dei legami affettivi»

Cosa conta davvero

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Permettiamo al nostro bambino di aiutarci o assistere ai preparativi che precedono il momento del pasto: preparare la tavola, portare le posate e il cestino del pane, andarsi a lavare le mani e da ultimo accomodarsi a tavola…

IN CONCRETOCOINVOLGERE

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• Fate la spesa insieme al bambino (dal negozio alla cucina) e rendeteli partecipi dei motivi per cui si acquistano certi alimenti.

• Chi ha la fortuna di possedere un orto, potrebbe inoltre coinvolgere il bambino; Basta pensare ciò che accade con gli orti scolastici in alcune scuole: bambini che normalmente rifiutano le verdure, mangiano di gusto quelle coltivate da loro stessi.

La spesa e l’orto

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• Dare al bambino una “regolarità”, offrirgli l’opportunità di una vita ordinata in cui le regole del pasto, delle mani lavate prima di sedersi a tavola, del riposo e della pipì, prima di andare a dormire o di uscire, rappresentino una normale e buona abitudine imposta dal genitore per il benessere del bambino.

RITMO E RITO

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• iniziamo per tempo e avvisiamo i piccoli di quel che stiamo per fare. Le azioni prevedibili che, unite alle nostre spiegazioni, danno al bambino un’anticipazione mentale di ciò che sta per accadere o accadrà entro breve, e sapendolo, lo possano anticipare ed accettare come naturale e scontato.riconoscergli il tempo necessario per concludere quel che sta facendo e aiutarlo a riporre i giochi. A nessuno piace essere interrotto improvvisamente…

Avvisare

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Educare il gusto e i sensi

• I bambini non rimangono indifferenti agli accostamenti cromatici, ai profumi e aromi nuovi, sono sensibili alle esperienze tattili degli alimenti, e perfino al suono di verdure croccanti e così via…

STUZZICHIAMO LA NATURALE CURIOSITA’ DEI NOSTRI BAMBINI !

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• Date loro occasione di apprezzare il sapore di una mela di stagione e capire la differenza di una mela cerata del Sudamerica.

• Insegnate loro di usare le mani, gli occhi e il naso per scegliere il cibo.

• Permettete loro di assaggiare i cibi ancora crudi e freschi e sentire come si trasformano se cucinati.

• Fate le cose insieme ai bambini. Non è necessario farlo tutti i giorni. È divertente, importante e sensato. Non è una questione di tempo; il vero problema è il come trascorriamo il tempo che abbiamo a disposizione.

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Attenzione: coinvolgere i bambini nella preparazione del cibo non significa creare un progetto centrato sul bambino .

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• Proponiamo piatti vari e stuzzicanti, ma non per questo meno nutrictionally correct.

• Giocare con i colori, gli accostamenti fantasiosi, stuzzicare la curiosità per sapori nuovi, può facilitare il compito di un genitore di nutrire il figlio in modo più equilibrato.

Approccio godereccio al cibo e UN PO’ DI FANTASIA

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gli atteggiamenti che rinforzano il rifiuto.

Forzare i bambini a mangiare tutto quello che è nel piatto. Certo, lo spreco non è un buon esempio, ma neanche costringere il bimbo a finire tutto. l'idea del cibo come costrizione non aiuta e può rinforzare il rifiuto.È buona regola evitare di riempire i piatti dei vostri bambini Un piatto non troppo pieno rilassa il bambino che non sente il disagio di dover mangiare tutto.

COSA NON FARE

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Non rispettare il senso di sazietàOgni bambino ha un suo senso di sazietàIl rifiuto può dipendere dal senso di sazietà del bambino, ma anche dal suo disagio di sentirsi "obbligato", condizione alla quale si reagisce spesso con i capricci. Invitate i piccoli a • farsi la porzione da soli (lasciando loro la possibilità di

prenderne ancora). Sarà un ottimo esercizio per stimolare l'appetito del bambino e

• insegnare loro ad autoregolarsi, cosa che non può avvenire se sono i genitori a stabilire le porzioni. Costringendo i bambini a mangiare otteniamo un rifiuto ancor più pronunciato sul momento e, a lungo andare, un atteggiamento di inappetenza che può consolidarsi.

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Non rispettare i gusti Anche i bambini hanno i loro gusti, e a volte il rifiuto verso un particolare cibo è direttamente proporzionale all’ansia della madre che il figlio mangi proprio quella pietanza. Rispettare i gusti del bambino significa riconoscere l’esigenza del bambino di costruire un proprio rapporto con il cibo e fa parte di un primo tentativo di diventare autonomi.

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Correre dietro al figlioper farlo mangiare.

Non chiedere in continuazione se oggi vuole la pasta o il riso, la bistecca o l’hamburger. Sono i genitori a decidere cosa deve mangiare.

L’era della pappa e dei biberon è finita a tre anni. Non differenziare Il cibo nel piatto del bambino è uguale a quello degli adulti.

Non sminuzzare o schiacciare il cibo e renderlo irriconoscibile. Lasciate che il bambino si goda l’effetto cromatico della composizione e in un secondo momento un adulto può aiutarlo a tagliare il cibo.

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Niente conferenze di saluteEvitare discorsi su chili in più, non insistere sul controllo del cibo e del corpo rispetto a criteri estetici.

Tasto dolente: La TV, distrarli è sbagliatoè opportuno che la nutrizione sia consapevole. La tv va spenta durante i pasti, regola che vale per tutti. Non si guardano i cartoni animati o la serie preferita, ma nemmeno il telegiornale – a meno che non si faccia di quest'ultimo argomento di discussione, quando i bambini sono cresciuti, e non deve neanche fare da sottofondo. Il momento del pasto dovrebbe essere un momento di condivisione, di dialogo e di relazione. Questo vale anche per telefonini o giochi in generale.

Niente fuggi fuggi generale Ognuno sparecchia il proprio e aiuta a sistemare le cose.

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Perdere la calmaCercate di mantenere la calma, ignorando qualsiasi comunicazione inappropriata. Di fronte a urla e pianti non serve nessun atto di forza da parte vostra, è totalmente inutile la vostra insistenza, alimentate ulteriormente la ribellione.

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• Il cibo può diventare un arma potentissima nelle mani del piccolo che è piccolo ma è anche un individuo deciso a utilizzare il cibo per metterSI alla prova e metterCI alla prova.

• Tale prova di forza fa parte di una fase necessaria e sana del suo sviluppo. Attenzione:

NIENTE PROVE DI FORZA……ma…

… il buon esempio parte dai genitori.

CIBO COME ARMA

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Il comportamento alimentare di un bambino è un appreso, nasce

dall’esempio dei genitori

• «Se non finisci la carne non ti porto ai giardini» • «Se non finisci la pasta chiamo i vigili» • «Mangia tutto così fai contenta la mamma»Il bambino intuisce il potere che l’altro ha su di lui, e potrebbe accadere che sia poi il bambino a dire:

«Se non mi porti ai giardini non mangio»…

NIENTE RICATTI

NIENTE INTIMIDAZIONI

NO ALL’USO AFFETTIVO DEL CIBO

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IL CIBO NON E’ UN’ARMA MA NENACHE UN PREMIO

• Tramite il cibo non si tratta niente e nessuno:• Tramite il cibo non si ottiene una reazione

emozionale di mamma o papà.• L’atto alimentare non deve diventare un teatro di

giochi di potere, proteste, ripicche.

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• Quanto più si viene presi sul serio, tanto meno ci si deve forzare di imporre le proprie ragioni e la propria volontà.

• Non è sempre facile dire di no alle persone che amiamo, né dire di sì alle nostre esigenze, ma è l’unica strada percorribile per imparare, da entrambi le parti, a rispettare gli altri e a riconoscere il valore.

• È anche il modo migliore per imparare a capire la differenza che passa tra una voglia, un capriccio passeggero, o una esigenza.

Alcuni concetti importanti

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• Le esperienze con i sensi e il gusto rimangono nella memoria. Non ci si può aspettare che a sei anni i bambini sappiano distinguere i cibi di qualità e riconoscere gli ingredienti, ma col tempo queste impressioni dei sensi diventeranno importanti linee guida che li accompagneranno per tutta la vita.

Quello che è appreso, rimane

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• Il tempo trascorso con gioia in cucina è un investimento e non è mai tempo sottratto ai figli: a prescindere dalla qualità del cibo e l’alimentazione, si sta nutrendo non solo il corpo. Educare e crescere significa anche esperimentare e diventare competenti è un processo, si acquisisce nel corso degli anni.

• A volte è necessario cambiare qualcosa in famiglia e comunque i pasti sono sempre una sintesi di molti aspetti, perché oltre al cibo entrano in gioco la cura, le attenzioni per gli altri e le relazioni interpersonali.

• Non è scontato che possa regnare sempre e comunque la pace e il benessere. Tutto quello che riguarda i rapporti reciproci viene messo sul tappeto, direttamente o indirettamente, durante i pasti. Se non c’è la consuetudine di mangiare regolarmente insieme, le stesse cose verranno fuori in un altro momento.

Tempo e Volontà

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Educazione = Prevenzione

• Tutte le volte che il rapporto educativo stride, l’alimentazione se ne ricorda.

• I bambini assecondati nei loro capricci crescono viziati, o meglio crescono fisicamente, ma non emotivamente.

• Crescere con l’idea che impuntarsi davanti ad un piatto paghi, sicuramente spiana la strada alle estorsioni affettive.

• L’educazione del comportamento alimentare concorre in modo significativo a comporre il mosaico della maturità emotiva.

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Avere figli fa di voi un genitore non più di quanto avere un pianoforte faccia di voi un pianista.

Michael Levine (Lessons at the Halfway Point, 1995)

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• Juul Vesper, Ragazzi, a Tavola! Il momento del pasto come specchio delle relazioni familiari, Saggi Universali Economica Feltrinelli, Milano 2005.

• Cadonici Paola, Cibo, costume e dintorni. Riflessioni su gusti alimentari e disgusti comportamentali dei nostri giorni, Rubbettino, 2005.

• Vianello Renzo, Psicologia dello sviluppo: Infanzia, Adolescenza, età adulta, età senile, edizioni junior, 2004.

BIBLIOGRAFIA

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• Maionese di fragole di Moreno Cedroni• I cibi che aiutano a crescere, Marco Bianchi• Piccoli Gourmet crescono. Ricette e consigli per insegnare ai bambini a mangiare di tutto fin dallo svezzamento• Mangiocando, la dieta sana e serena per tutti i bambini…anche i mangioni, gli inappetenti, gli schizzinosi e quelli che

odiano le verdure, di Patrizia Bollo• Sempre capricci!? Storie «psicologicamente corrette» da leggere insieme ai bambini, Roberta Giudetti• Mirtillo fa i capricci, Sara Agostini e Marta Tonin• I capricci di Rosabella, Fulvia Degl’Innocenti• Pappa gallo fa i capricci, Gabriele Clima• Topo Tip fa i capricci, Anna Casalisi• Capricci che passione!, Giusi Quarenghi e Chiara Carrer• Storie di capricci, Lodovica Cima e Paola Formica• Bamini in cucina, Suor Germana• Bambini in cucina, Jane Bull• Giochiamo in cucina, esperimenti, ri Patrizia Bollo• Il cibo rifiutato. Intervento psicologico nei disturbi alimentari precoci: la giocoterapia focale con bambini e genitori di Elena

Trombin• Genitroi e figli: le parole chiave, Lucia Attolica• La bambina che contava le formiche. Meditazione in cucina di Gabriella Ganugi• Bolli bolli pentolino fai la pappa al mio bambino, Comune di Bologna e F. Sillani • Pappe da Favola. Golose ricette e allegre storielle per fare di ogni bambino un buongustaio, di Carmela Cipriani• Cibo per pensare. La cucina terapeutica con bambini e adolescenti, di Carolina De Sena Gibertoni• Fiabe in cucina, dalle fiabe più belle…le ricette più buone di Gabrielle Clima e Raffaella Bolaffio• In cucina con i Barbapapà• In cucina di Simonetta Capra

LIBRI PER GENITORI E BAMBINI