ISSUE FALL/WINTER 2018ISSUE FALL/WINTER 2018

C A P O L A V O R ID I G U S T O

Eleganti composizioni come moderne nature morte.

A C C E S S O R ID ’ A U T O R E

Luci e ombre sui dettagli.

G I O C H ID I C O N T R A S T I

Armoniche contrapposizioni.

R A F F I N A T E Z Z A

E B U O N G U S T O

È un incontro tra due mondi che si ispirano a vicenda generando gustose contaminazioni. Un

gioco inesauribile di rimandi che affascina, emoziona e continua a stupire. A stuzzicare. Un

connubio di forme e colori, gesti, suggestioni, contrasti. Sperimentazioni. Evoluzione avanzata

e incontrollabile di due aspetti primigeni della vita stessa a partire dai gesti fondamentali che

la rendono tale, come nutrirsi e coprirsi. E un binomio golosissimo che racchiude eccellenze

uniche al mondo, la moda e il cibo italiani. Perché quello italiano è uno stile di gusto, ed è uno

stile di vita. Non è forse la moda quel qualcosa in divenire che si alimenta di ciò che incontra

sulla sua strada? E l’Italia, si sa, è un territorio lastricato di buona cucina, tradizione, raffinatezza

e buongusto. Che non nutrono solo il corpo.

La collezione Autunno-Inverno 2018 di Caractère si ispira al cibo per stimolare le papille

gustative dello stile. Come nelle ricette dei grandi chef, gli abbinamenti dei capi e degli

accessori, dei colori e dei volumi, dei tagli e dei tessuti nascono dall’accostamento di sapori

affini, o al contrario, in contrasto tra loro. E danno vita a un menu sorprendente, curato nei

minimi dettagli e dedicato, come sempre, alla femminilità.

ISSUE FALL/WINTER 2018

C O N T E N U T I

Emozioni sensoriali.Una collezione ispirata al cibo e ai suoi colori.

Capolavori di gusto.Eleganti composizionicome moderne nature morte.

Mangiarecon gli occhi.Il cibo nell’arte.

Accessori d’autore.Luci e ombresui dettagli.

I nuovi teatri del gusto.Il cibo è di moda.

Gioco di contrasti.Armoniche contrapposizioni.

06

30

46

08

36

52

767

È una collezione ispirata al cibo e ai suoi colori, quella per l’Autunno-Inverno 2018, un omaggio alle sfumature di cui, a mano a mano che ci si inoltra nei mesi più freddi, la nuova stagione ci circonda mutando il volto delle cose e coinvolgendoci in nuove attese. Le tonalità degli abiti diventano un mezzo di comunicazione energetico ed emozionante per vivere i mesi invernali in sintonia con i ritmi cadenzati e ciclici della natura. E quando gli alberi si spogliano, noi ci copriamo di capi più caldi con un rinnovato desiderio di essere confortati dal tepore, avvolti in nuovi tessuti e colori.La moda d’autunno ci seduce con il rosso vivace del peperoncino piccante, quello acceso dei polposi chicchi di melograno, o dell’uva rossa tendente al violetto. Che mescola in fantasie a contrasto o stende in uniformi tinte unite. E ci dà il benvenuto in questo periodo di transizione con una rinnovata proposta di colori scuri. Il nero è quello classico e totale dell’inchiostro di seppia, della liquirizia o del tartufo nero. E del pane, anch’esso nero, protagonista della cucina total black, trend alimentare di quest’anno. Una tendenza che non ha risparmiato nemmeno il sushi, riformulato in golosi rolls preparati con riso venere. Quando le temperature scendono, preludio del freddo più intenso, compaiono gli arancioni carichi dei cachi, i frutti autunnali per eccellenza, e i marroni densi delle castagne, delle

nocciole e del cioccolato al latte, vibranti sui suede e sui morbidi lapin. I neri si stemperano e lasciano spazio ai blu e alle loro gradazioni, cangianti sul satin, lucenti sul velluto e profondi sui tulle degli abiti più eleganti, come in stellati cieli d’inverno illuminati dal brillìo di luccicanti paillettes. Sono i blu scuri di more e mirtilli, dei fichi maturati al sole alla fine di un’estate sempre più lontana. Dall’opposto della scala cromatica fa capolino anche il bianco, quello candido della neve che guarnisce le montagne e i tetti delle città come glassa su un dolce. Un bianco che, macchiato con la punta di un pennello – o di un cucchiaio – dà vita ai colori neutri come

i grigi argentei dei pesci, o i verdi pallidi, tenui e delicati di infusi alle erbe. E nel suo clou, la stagione si ravviva con i caldi accenti del caramello e l’intensità corroborante del caffè. Una collezione in cui i capi si abbinano come ingredienti di un menu, con cui poter giocare – come in cucina – con ingegno e creatività.

E M O Z I O N I S E N S O R I A L I

... ci copriamo di capi più caldi con un rinnovato desiderio di essere confortati dal tepore, avvolti in nuovi tessuti e colori.

8 9

GIACCA in velluto. TOP in satin. PANTALONI in raso stretch. DÉCOLLETÉ in suede con dettaglio di rouches.

C A P O L A V O R ID I G U S T O

Abiti preziosi e pose sospese in un tempo eterno celebrano lo stile come arte sopraffina. Atmosfere iconiche e suggestive definiscono il codice di un’eleganza classica. È un omaggio alla pittura del Seicento e ai suoi grandi maestri, che nei loro atelier sperimentarono la riproduzione dell’intrinseco fascino della natura svincolata dal suo contesto originale. A sancire un tempo pronto a una nuova bellezza che nella meraviglia pone il cuore del sentire. Fiori, frutta e altri elementi naturali divengono gli ambasciatori di una nuova gerarchia del gusto, nella celebrazione di una collezione che esprime tutto il piacere di una femminilità da ammirare.

Foto Andrea Garuti

1110

BLUSA in popeline stretch.Accanto: CAPPOTTO in jacquard macro flowers. CINTURA in pelle con dettaglio in vernice.

12 13

GIACCONE con cintura in double di lana. PANTALONI in crêpe fluido.BLUSA in satin. COLLANA a tre fili in cristalli colorati. PANTALONI in crêpe fluido.

1514

BORSA “POSTINA” in saffiano .Accanto: BLUSA in crêpe de chine. CINTURA in vernice. PANTALONI in twill stretch.

16 17

ABITO e PANTALONI in raso stampato. DÉCOLLETÉ in pelle laminata.

18 19

COLLANA con cristalli pendenti. BORSA con tracolla in saffiano.Accanto: CAMICIA in tulle ricamato. CINTURA in vernice. PANTALONI in twill stretch.

2120

ABITO in tulle ricamato.

22 23

GIACCA e PANTALONI in flanella stretch gessata.CAMICIA in crêpe de chine.CINTURA in pelle. STIVALETTI in suede.

GIACCONE in lapin. ABITO con collo alto in ciniglia.

24 25

CAPPOTTO in drap di lana cashmere.

26 27

MAGLIA in lana mohair con dettaglio agugliato. SPILLA floreale con organza e piume. GONNA in jacquard a pois. CAMICIA in crêpe de chine. SCARPE stringate in pelle.

Accanto: MAGLIA a collo alto in cashmerette. PANTALONI in flanella stretch.

2928

MAGLIA a collo alto in cashmerette. PANTALONI in flanella stretch.

30 31

Se ciò che mangiamo e il modo in cui lo facciamo sono un veicolo della nostra identità culturale, così come gli abiti che indossiamo, il mondo dell’arte non può subire una tale proliferazione di aspetti simbolici senza riprodurne e amplificarne gli effetti esprimendosi in ogni linguaggio a sua disposizione, e inventandone di nuovi e di propri. Il cibo, insieme all’atto di mangiare, ha un valore simbolico vitale ed è una fonte inesauribile d’ispirazione per l’arte, a partire dalle pitture rupestri, in cui assume un significato magico e propiziatorio, passando dai mosaici pompeiani e bizantini, fino alle opere più famose del Rinascimento, come l’Ultima Cena, in cui comincia ad assumere la funzione di rivelare all’osservatore informazioni sullo status sociale dei protagonisti, la natura del quadro o la data della sua realizzazione. È nel 1599 che il cibo perde per la prima volta il suo valore prettamente accessorio per diventare protagonista assoluto della tela. L’anno in cui Caravaggio dipinge la sua Canestra di frutta inaugura un periodo in cui l’arte inizia a rappresentare molto di più di quel che mostra. In scena si porta la differenza tra il cibo dei poveri e quello dei ricchi, come alimenti mai raffigurati prima d’ora, e si assiste a un vero e proprio horror vacui alimentare, frutto della ricerca di una precisione realistica maniacale. Le nature morte del Seicento e Settecento, o still life, ritraggono la vita silenziosa di frutta, foglie e vivande indagate nella loro sostanza,

in un momento storico in cui l’uomo smette di essere al centro dell’universo e la gerarchia del mondo pittorico, come quello reale, subisce la rivoluzione dell’età moderna. I pittori si concentrano sulle proprietà degli oggetti comuni, quotidiani e inanimati, estrapolati dal loro contesto e trasformati in un campo di sperimentazione in cui indagare la realtà e l’inafferrabile. Un fenomeno che ha origine in ambienti diversi accomunati da fattori socio-culturali simili e dall’attenzione degli artisti alla rappresentazione naturale, come le Fiandre

e l’Italia settentrionale, da cui provengono infatti i maggiori interpreti di questo periodo, come i fiamminghi Pieter Claesz, Abraham van Beyeren, Harmen Steenwijck e gli italiani Annibale Carracci (del celeberrimo Il Mangiafagioli, 1584-85)

Michelangelo Cerquozzi, Luca Forte, Giuseppe Recco, Evaristo Baschenis e Jacopo Chimenti. Anche i luoghi del cibo diventano importanti: la cucina, la bottega, il mercato. Inizia un nuovo cammino estetico attraverso il cibo, parallelo a quello della semplice soddisfazione dei bisogni nutritivi. Ciò avviene con la rappresentazione delle preparazioni culinarie, ma prima ancora

M A N G I A R E C O N G L I O C C H I

Il cibo... ha un valore simbolico vitale ed è una fonte inesauribile d’ispirazione per l’arte...

Claesz, Pieter (1597/1598-1660): Colazione con pesce e boccale.

Mosca, Museo Pushkin. © 2018. Foto Scala, Firenze

Beside: Caravaggio (Merisi, Michelangelo da 1571-1610):

Bacco adolescente.Firenze, Galleria degli Uffizi.

Olio su tela, cm. 95 x 85.© 2018.Foto Scala,Firenze -

su concessione Ministero Beni e Attività Culturali e del Turismo

3332

con l’idea moderna che il cibo stesso possa costituire un materiale espressivo, sia per chi lo prepara che per chi lo gusta. Quasi ad anticipare il valore della creatività e dell’ingegno dei grandi chef di oggi. Interessanti e orginalissimi sono i ritratti compositi di Giuseppe Arcimboldo, avanguardista che nei suoi quadri di fine ‘500 costruisce con frutta, verdura, frutti di mare e volatili le forme antropomorfe più curiose e in alcuni casi di doppia lettura, rappresentando l’en to pan, ossia l’uno nel tutto della tradizione alchemica. Nei secoli a venire, le nature morte si trasformano in nature sempre più vive grazie all’energica vitalità espressa dalle cromie, dai particolari, dai giochi di luce. Esempi estremi di questa evoluzione sono artisti moderni come Frida Kahlo e Fernando Botero, che nel ‘900 raffigurano il cibo come fulcro dell’esistenza e linguaggio universale. È cosi che i frutti colorati e succosi della pittrice messicana, spesso aperti e offerti allo spettatore, trasmettono l’energia pura e la sofferenza perenne che l’accompagnano, come le angurie di Viva la Vida, simbolo della sua passione per la vita e dipinte appena pochi giorni prima di lasciarla. E il cibo è un elemento di altrettanto straordinario vigore espressivo

nelle opere del pittore e scultore colombiano per cui “l’arte deve dare all’uomo momenti di felicità, un rifugio di esistenza straordinaria, parallela a quella quotidiana.” Un credo espresso perfettamente, ad esempio, nei suoi Picnic. Per Dalì, che all’età di sei anni desiderava diventare cuoco, il cibo è una vera ossessione, uno strumento erotico, un mezzo per assaporare e scandire la vita. Nel 1973 porta anche a termine e pubblica un enorme libro di ricette – soprattutto afrodisiache – intitolato alla moglie Gala. Le cene di Gala, tirata preziosamente in

Arcimboldo, Giuseppe (1527-1593): Vertumno - Rodolfo II, 1590 ca. Rodolfo II (1552-1612),

Imperatore del Sacro Romano Impero del 1576, come Vertumno, antico dio romano delle stagioni che presiedeva giardini e

frutteti. Skoklosters Slott, Balsta, Svezia.© 2018. Foto Art Media/Heritage Images/Scala, Firenze

... l’idea moderna che il cibo stesso possa costituire un materiale espressivo, sia per chi lo prepara che per chi lo gusta.

34 35

solo 400 copie, è un’opera che presenta 136 ricette illustrate con le trasfigurazioni tipiche del pittore. E, come nei suoi quadri, la realtà è esposta in uova fritte al tegamino – senza tegamino – penzolanti da cucchiai surrealisti, pani sodomiti, rivoluzionari o sentimentali, costolette d’agnello che ammiccano dalla spalla nuda della moglie o che firmano l’autoritratto

dell’artista, telefoni a forma di astice o coperti da sardine fritte. Dalì ripeteva che tutte le verità iniziano dalla bocca, e si diceva interprete di una “pittura gastronomica”. Si dice che quando Elsa Schiapparelli confezionò il suo Lobster Dress, indossato per la prima volta da Wallis Simpson, Dalí volesse anche applicare decorazioni in maionese sul crostaceo, ma lei si oppose. Nel frattempo, nasce la versione moderna della natura morta, la Pop Art, e nel 1967, anche la

Eat Art, espressione coniata dall’artista Daniele Spoerri. Due correnti che utilizzano il cibo come simbolo del consumismo dilagante e della sovrapproduzione. Il cibo diventa un motivo di riflessione sui meccanismi che regolano la vita del Ventesimo secolo attraverso le scatole allineate sugli scaffali di Andy Warhol, le fotografie surreali dei Foodscapes di Carl Warner, o le riproduzioni in vinile imbottito di Claes Oldenburg. Provocazioni che ne fanno un mezzo di comunicazione potentissimo, a sancire un legame inscindibile tra cibo e arte. Poiché il cibo è arte di per sé. Aldilà dei suoi aspetti più strumentali, l’opera di un artista, sia esso pittore, scultore, fotografo o regista, e la preparazione di un cuoco, nascono dai medesimi fondamenti. Uno tra i più grandi maestri della cucina italiana, Gualtiero Marchesi, diceva che “l’accuratezza, la precisione, l’umiltà sono il segreto di ogni successo artistico e culinario. L’arte e la cucina hanno in comune il rispetto per le stesse qualità, ovvero l’abilità, la tenacia, l’originalità dell’ispirazione, la fedeltà alla tradizione”. Al pari di chiunque abbia qualcosa da dire, i cuochi sono quindi chiamati a leggere, viaggiare, andare alle mostre. Perché, anche in cucina, l’arte richiede il gusto della conoscenza.

Provocazioni che ne fanno un mezzo di comunicazione potentissimo, a sancire un legame inscindibile tra cibo e arte...

36 37

SLIP-ON sneakers in pelle laminata.

Foto Studio B2

A C C E S S O R ID ’ A U T O R E

Gli accessori e i dettagli di stile raccontano un’eleganza tradizionale e l’appartenenza a un comune principio ispiratore. Avvolti da una tenue luminosità, si offrono come elementi di moderne nature morte colti nell’attimo del loro massimo splendore. Protagoniste sono le texture dei materiali indugiate sia sui volumi rigidi che sulle forme morbide, dallo scamosciato alla pelle, dalla lana alla pelliccia. Luci e ombre ne descrivono le superfici accentuandone la diversità ed esaltando la naturalità dei colori, in abbinamento ai capi di collezione.

38 39

STOLA stampata. COLLANA a tre fili in cristalli colorati.Accanto: BORSA in faux leather.

4140

DÉCOLLETÉ in suede con dettaglio di rouches. STOLA jacquard con pois in fil coupé.Accanto: BORSA in suede con dettagli lucidi.

42 43

STOLA unita in lana e viscosa. CAPPELLO in feltro con dettaglio in suede.SPILLA floreale in crêpe de chine.

BORSA in pelle.

44 45

CINTURA alta in suede.SANDALI in pelle con nappe colorate.

COLLO di pelliccia murmasky. STIVALETTI in suede.

46 47

Al pari della moda come di ogni moda in sé il cibo è uno specchio della nostra società, parte integrante e sostanziosa della nostra dieta identitaria, un fatto di costume attraverso cui interpretare i grandi cambiamenti in corso. L’alimentazione, se parliamo di come il cibo si consuma, subisce e a sua volta innesca cambiamenti che trasformano la cultura, non solo dal punto di vista alimentare. Perché il cibo è cultura, anche quando si produce e si prepara, e lo è fin dai tempi di Ippocrate, il quale mise con poche parole una grande verità nelle mani di tutti: “fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo” – come dire – siamo quel che mangiamo. Il cibo è veicolo di valori, depositario di tradizioni e oggi più che mai forma di comunicazione e di autorappresentazione. Da un lato si fa bello, cerca visibilità, si spettacolarizza mettendosi in posa e in mostra, subisce il clamore plurimediatico e lo chef star system. Dall’altro, questa sua esposizione a fenomeno spesso edonistico e più superficiale ha innescato analisi e riflessioni sul suo valore più concreto ed essenziale, intrecciato con il rispetto della natura, del territorio e dell’uomo stesso. Si trova così al centro di un tourbillon di interessi di origini diverse e in costante

divenire e, oltre a essere diventato moda esso stesso, vive un nuovo momento di contatto e di scambio con il fashion system. Gli stilisti diventano i proprietari di ristoranti in cui piatti e pietanze sono un prolungamento del loro stile. Negozi di gastronomia si trasformano in boutique che non hanno nulla da invidiare ai negozi di abbigliamento in quanto a eleganza e cura dei dettagli. Gli chef sono venerati come divi. E viceversa, digerito il concetto di slow

food, emerge quello di slow fashion. Ciò che mangiamo non deve essere solo buono, sano o nutriente, ma anche esteticamente bello, al punto che stiamo vivendo un boom della rappresentazione del cibo che rimanda all’epoca d’oro delle nature morte. Fotografare ciò che si mangia è diventato esso stesso un

fenomeno di costume e le mise-en-place sulle tavole di tutto il mondo sono assolute protagoniste delle immagini condivise sul web – con la complicità dei social – al pari delle

I N U O V I T E A T R I D E L G U S T O

Il cibo... oltre a essere diventato moda esso stesso, vive un nuovo momento di contatto e di scambio con il fashion system.

48 49

immagini di moda. Un comportamento che ha generato diverse e opposte prese di posizione, da un lato da parte di chi crede che si tratti di un comportamento negativo, dall’altro da parte di chi – come Carlo Cracco – afferma che questo continuo postare sui social ciò che mangiamo ci renda sì più ossessivi, ma anche più attenti a quel che consumiamo.

L’universo del cibo con i suoi elementi di design, la precisione e la cura che richiede, e la gamma di colori che mette a disposizione è una fonte d’ispirazione inesauribile. Uno dei casi più lampanti di questo binomio intramontabile è l’iconico “abito aragosta”, disegnato dalla pioniera di una tale potenzialità, la stilista Elsa Schiapparelli. Nel 1937, fu la prima a presentare nella propria collezione un vestito da sera decorato con una grossa aragosta rossa, a sua volta dipinta da Salvador Dalì. Da allora in molti hanno trasformato il cibo in pattern e stampe per le loro collezioni, o in vere riproduzioni di alimenti da indossare. La moda, per sua natura, è golosa, e trova nel cibo un valore simbolico molto forte. In un contesto complesso e differenziato per stili di consumo come quello attuale, non ha più senso parlare in modo univoco di una cultura alimentare, né sarebbe possibile farlo a proposito di un’unica cultura della moda. Alcuni fenomeni sono correnti passeggere, altri hanno ripercussioni durature sulla società. La globalizzazione, con il suo effetto moltiplicatore della varietà, ci ha permesso di avvicinare le altre culture attraverso il cibo e la moda, dando vita a contaminazioni e mescolamenti di nuovi prodotti e abitudini che offrono. Tra questi, c’è la ricerca di una proposta gastronomica capace di mettere in relazione il luogo di consumo con il tipo di offerta, per riavvicinare le persone alla tradizione – qualsiasi essa

La moda, per sua natura, è golosa di ispirazione, e trova nel cibo un valore simbolico molto forte.

50 51

sia – e alle materie prime di qualità, con una forte attenzione ai medesimi canoni estetici di moda e design. Inserendosi a pieno in questo trend, amplificato dalle caratteristiche di una città come Milano, lo chef uruguagio Matias Perdomo ha riadibito un vecchio chiosco tra il Duomo e Porta Romana a teatro di ricerca e innovazione alimentare. Exit è sinonimo di Gastronomia Urbana e riqualifica una parte integrante del paesaggio cittadino offrendo

una cucina multiculturale ed elegante, anche quando semplice, rispettosa della stagionalità degli alimenti e aperta a qualsiasi ora del giorno per incontrare le esigenze di una città-crocevia. Un altro esempio è Cascina

Guzzafame, fuori Milano, che differenzia la sua offerta partendo dal medesimo obiettivo, quello di rivalutare un luogo profondamente legato al territorio e trasformarlo in un laboratorio di sperimentazione con materie prime auto-prodotte, nelle mani dello chef giapponese Takeshi Iwai. Definito “il primo farm restaurant italiano per gourmet”, il ristorante ospitato nell’antica casa padronale della famiglia Monti propone ricette esclusive e innovative che combinano i piatti tipici della tradizione lombarda ai sapori di ortaggi di origine orientale come mizuna, pak-choi, tatsoi e shiso. A dimostrare come il cibo e la cucina subiscano i medesimi fenomeni della moda e, come quest’ultima, sappiano creare nuove identità di gusto con un’impronta internazionale, arricchendo la tradizione senza disperderne le peculiarità. Il gusto si evolve, in ogni ambito culturale, recuperando il passato per farlo rivivere nel futuro.

Il gusto si evolve, in ogni ambito culturale, recuperando il passato per farlo rivivere nel futuro.

52 53

GIACCA lunga in shiny satin. BLUSA con fiocco in crêpe de chine. PANTALONI ampi in crêpe fluido.

G I O C OD I C O N T R A S T I

La patina lucida del satin e l’opacità del crêpe de chine, la fluidità del raso e l’increspatura del bouclé, una palette di colori accesi e la sobrietà del nero. E ancora lunghe maglie e mini abiti, fantasie floreali e in mini check. Sono contrasti evidenti, non inconciliabili. Da un’estetica definita, espressione di una identità di carattere, nasce una collezione plurale dedicata a una donna eclettica, contemporanea e sicura di sé, ricca di sfaccettature e contraddizioni. Che può mixare i suoi capi in nuove alchemiche armonie, da mattino a sera, senza mai perdere di vista eleganza e discrezione.

Foto Davide Vagni

5554

GIACCA in micro check. TOP di raso stampato. PANTALONE in tricotina stretch.Accanto: GIUBBOTTO in pelle. ABITO in raso stampato. CINTURA effetto cavallino. COLLANA a tre fili in cristalli colorati.

56 57

GIACCONE in foudrè pettinato. PANTALONI in galles. BORSA in suede e pelle laccata.GIACCA in crêpe. ABITO in crêpe e organza ricamata 3d.

58 59

MAGLIA in mohair a tre colori. GONNA jacquard a pois.Accanto: ABITO in crêpe fluido. SPILLA floreale in crêpe de chine. BORSA “POSTINA” in saffiano.

60 61

CAPPOTTO bouclé effetto teddy bear. CAMICIA in crêpe de chine stampato.PANTALONI in flanella.

62 63

CAPPOTTO in drap di lana cashmere. CAMICIA in crêpe de chine.Accanto: BLUSA e PANTALONI in crêpe fluido.

64 65

Giacca: Q798A0 624TCamicia: 5202A0 04H2Pantaloni: P244A1 624TCintura: B279E0 21YAStivaletti: N339S0 915A

Maglia: M952D0 73AMPantaloni: P227A0 04K5

Maglia: M971D0 74AMPantaloni: P227A0 04K5

Cappotto: 0077A0 04H1 Maglia: M941D0 68CM Spilla: H524E0 24QAGonna: 1132A0 623NCamicia: 5202A0 04H2Scarpe: N331S0 915A

Giaccone: 8740A0 04U5Pantaloni: P220A1 04D8

Collana: H505E0 21VABorsa: Z410E0 26NA

Borsa: Z411E0 26PA

Abito: 7132A0 896V

Blusa: 2869A0 04G8Cintura: B282E0 21ZAPantaloni: P146A0 05F9

Camicia: 2882A1 894SCintura: B282E0 21ZAPantaloni: P146A0 05F9

Abito: 7165A0 390KPantaloni: P249A0 390KDécolleté: N337S0 915A

Giaccone: 8736A0 098PAbito: 7153A1 883R

Giacca: Q801A0 898STop: D253A0 04G2 Pantaloni: P140A2 05D4Décolleté: N335S0 915A

Blusa: 2891A0 04R4Cappotto: 0084A0 625RCintura: B277E0 21XA

Blusa: 2886A0 04G2Collana: H506E0 21WAPantaloni: P220A1 04D8

C A P O L AV O R ID I G U S T O

66 67

Blusa: 2868A0 04D8Pantaloni: P220A1 04D8

Cappotto: 0056A0 04EECamicia: 5228A0 393UPantaloni: P227A0 04K5

Cappotto: 0078A0 04H1Camicia: 5202A0 04H2

Giacca: R113A1 04U7Abito: 7134A1 617T

Giubbotto: R321A0 096PAbito: 7163A0 390KCintura: B280E0 22EACollana: H506E0 21WA

Giacca: 0079E0 05D3Blusa: 2870A0 04G8Pantaloni: P238A0 04D8

Maglia: M950D0 71AMGonna: 1132A0 623N

Giaccone: 8745A0 04R1Pantaloni: P221A0 613KBorsa: Z408E0 26KA

Giacca: R105A0 613XTop: D252A0 390KPantaloni: P219A0 26MA

Abito: 7165A1 04D8Spilla: H538E0 28MABorsa: Z411E0 26PA

G I O C H ID I C O N T R A S T I

Borsa: Z415E0 26SA

Stola: S411E0 22GACollana: H506E0 21WA

Slip-on sneakers: N067S0 118A

Borsa: Z412E0 26QADécolleté: N335S0 915AStola: S409E0 22JA

Borsa: Z086E0 26UA

Stola: S423E0 22AACappello: E166E0 23JASpilla: H538E0 28MA

Collo di pelliccia: Y017E0 24NAStivaletti: N339S0 915A

Cinture: B278E0 22CA

A C C E S S O R ID ’A U T O R E

- Piazza della Scala, Milano - 02 97389718

- Corso Italia 20, Trieste - 040 3480623

- Via Dante 80, Bari - 080 5215551

- Via Libertà 24, Palermo - 091 584055

- Corso Nicotera 63, Lamezia Terme - 0968 23659

- Via Vittorio Veneto 55, Crotone - 0962 908770

S T O R E S

Concept and Art Direction: Claim Brand Industry

“CAPOLAVORI DI GUSTO”:Photography: Andrea Garuti Simple AG.Emotional photos: Silvia CostaStyling: Pasquale CangemiHair - Make-up: Barbara CiccognaniSet Designer: Claudia BagordoPost-production: Andrea Garuti

“ACCESSORID’AUTORE”:Photography: Studio B2

“GIOCODI CONTRASTI”:Photography: Davide Vagni Simple AG.Hair - Make-up: Barbara CiccognaniPost-production: Colore Due

Lithography: Colore Due Paper: Symbol Freelife Gloss Premium White 200 gr. Cover: Splendorgel EW 300 gr. Printed in Italy: Grafiche Antiga

www.caractere.it