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Bruno Munari e Gianni Rodari Ovvero Del metodo e la fantasia Prof. F. Ardigò, prof.sa R. Zelioli Classe VD figurativo a.s. 2011/2012

Bruno Munari e Gianni Rodari Ovvero Del metodo e la fantasia · 2011-12-21 · (Bruno Munari, Da cosa nasce cosa) G. Rodari, Grammatica della Fantasia Sull’importanza di una rigorosa

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Bruno Munari e Gianni Rodari

Ovvero

Del metodo e la fantasia

Prof. F. Ardigò, prof.sa R. Zelioli

Classe VD figurativo a.s. 2011/2012

Su Bruno Munari

Prof. F. Ardigò

Creatività non vuol dire improvvisazione senza metodo: in questo modo si fa solo della confusione e si illudono i giovani a sentirsi artisti liberi e indipendenti.

(Bruno Munari, Da cosa nasce cosa)

G. Rodari,

Grammatica della Fantasia

Sull’importanza di una rigorosa libertà

Prof.sa Rossella Zelioli

Nota per lo studio: Nelle slides seguenti, le citazioni tratte dal testo di G. Rodari, Grammatica della Fantasia, Einaudi 1973 sono indicate dal colore blu. Le citazioni tratte da i testi di B. Munari sono in arancione, quelle tratte da altri autori sono in verde e recano esplicita indicazione bibliografica.

Le parole (si) liberano

fantasia invenzione creatività

immaginazione

dal gr.idein vedere (con la mente), da cui il lat. V-ideo, vedere

teoria

Creatività è sinonimo di “pensiero divergente”, cioè capace di rompere continuamente gli schemi dell’esperienza. È “creativa” una mente sempre al lavoro, sempre a far domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, a suo agio nelle situazioni fluide nelle quali gli altri fiutano solo pericoli, capace di giudizi autonomi e indipendenti (anche dal padre, dal professore e dalla società), che rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dai conformismi. Tutte queste qualità si manifestano nel processo creativo. E questo processo – udite! udite! – ha un carattere giocoso. Sempre (…).

Dal gr. phantasìa, da phainein, mostrare

Dal latino invenire, trovare (dentro)

Dal latino creare, produrre dal nulla, dare origine

Dal latino imaginem, pr. Mimaginem, su calco greco di mimeomai, imito

Idea

Dal gr. Theoria, osservazione, da theoreo, sono spettatore, contemplo, dalla comune radice di theao-mai, guardo (da cui Teatro ma anche Teorema)

Munari • Rigore nella progettualità qualità nell’esito creativo

• Cultura nella progettualità fantasia e libertà nell’esito creativo

La teoria del genio è un’invenzione borghese. Nasce da razzismo e pigrizia mescolati insieme.

Scuola di Barbiana Lettera a una professoressa, LEF 1967

conoscenza + Relazione tra conoscenze Invenzione- creatività-fantasia

Il metodo è fondamentale per la libertà. Per essere davvero coscienti di ciò che si può fare, e del perché lo si può fare.

Esiste dunque un metodo con cui condurre la propria fantasia

Non per giungere a certi esiti prestabiliti, tutt’altro

per liberare le proprie potenzialità, per capire come utilizzare questa libertà

E soprattutto per consentire a TUTTI di farlo.

Se si vuole arrivare a un’arte di tutti ( e non a un’arte per tutti (…)) è necessario trovare degli strumenti che facilitano l’operazione artistica e, contemporaneamente, dare a tutti i metodi e la preparazione per poter operare. La Grande Arte, di concezione borghese, fatta a mano dal Genio solo per i più ricchi, non ha più senso nella nostra epoca; l’Arte per tutti è ancora questo tipo di arte a un prezzo più basso, essa porta ancora con sé lo spirito del genio lasciando tutti gli altri nel loro complesso di inferiorità. Le possibilità tecnologiche della nostra epoca (…) possono permettere a chiunque abbia eliminato il suo complesso di inferiorità di fronte all’arte, di mettere in azione la propria creatività per tanto tempo umiliata. Uno dei compiti dell’operatore visuale sarà quello di sperimentare, di cercare gli strumenti del mestiere e di passarli al prossimo, con tutti «i segreti del mestiere».

B. Munari, 1967

Munari la conoscenza è essenziale alla fantasia.

Più Conoscenze più relazioni tra i dati noti più fantasia Più libertà

Essenziale è il concetto di MUTAZIONE, di CAMBIAMENTO tra le relazioni che ordinano i dati noti.

Da questa mutazione, da questo cambiamento, la sperimentazione e la ricerca scoprono nuovi effetti. Da qui si costruisce la creatività.

Cambiare punto di vista Rifiutare l’ovvio Coltivare la creatività

Significa coltivare la propria libertà

L’espressione artistica è quindi in questo senso una vera palestra per la vita

Rifiutare la riduzione di qualcosa al suo «non è altro che…»

Aprire nuove possibilità di senso

Questo è il senso culturale e direi etico dell’insegnamento di Munari e della riflessione pedagogica e artistica di Gianni Rodari.

Entrambi sono convinti che il rigore del metodo consenta a tutti di esprimere la propria umanità,

di completare la propria esistenza pienamente umana con la creatività.

(…) certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova. G. Rodari, Favole al telefono,

La strada che non portava in nessun posto, Einaudi 1962

G. Rodari, Grammatica della Fantasia, Einaudi 1973

Vi si parla di alcuni modi di inventare storie per bambini e di aiutare i bambini a inventarsi da soli le loro storie (…) vi si tratta solo l’invenzione per mezzo delle parole e si suggerisce appena, ma senza approfondire, che le tecniche potrebbero facilmente essere trasferite in altri linguaggi (…) Munari!

Io spero che il libretto possa essere utile a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell’educazione; (…) a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola. «Tutti gli usi della parola a tutti» mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo.

Il metodo è guidato da questo «motto democratico».

Questo è il senso di «liberazione» che la parole di Rodari o le immagini di Munari hanno per noi oggi,

e hanno per il valore civile dell’educazione.

1. Contenuto «tecnico» il metodo

2. Valore educativo e impegno «etico» il valore del metodo

Sapere anch’esso democratico

Per un manifesto di poetica

Incipit del §2 di Grammatica della Fantasia

di Rodari.

Le parole sono come la pellicola superficiale su un’acqua profonda.

L. Wittgenstein

E Rodari ci insegna che Le storie si cercano nuotando sott’acqua.

1. IL CONTENUTO

Come può funzionare la fantasia con le parole? Lo spunto per una storia può nascere solo da un «binomio fantastico»,

La parola singola «agisce» (…) solo quando ne incontra una seconda che la provoca, la costringe a uscire dai binari dell’abitudine, a scoprirsi nuove capacità di significare.

Non c’è vita, dove non c’è lotta.

Ciò dipende dal fatto che l’immaginazione non è una qualche facoltà separata dalla mente: è la mente stessa, nella sua interezza, la quale, applicata ad un’attività piuttosto che ad un’altra, si serve sempre degli stessi procedimenti.

E la mente nasce nella lotta, non nella quiete.

Dunque, in principio era l’opposizione.

Questo rende un «binomio fantastico» la sorgente di una storia possibile.

Occorre una certa distanza tra le due parole, occorre che l’una sia sufficientemente estranea all’altra, e il loro accostamento discretamente insolito, perché l’immaginazione sia costretta a mettersi in moto per istituire tra loro una parentela (…)

…Due parole devono «vibrare»…

cioè dall’incontro di due parole, di due mondi.

Binomio fantastico Come far entrare in relazione le due parole che lo compongono?

Nel «binomio fantastico» le parole non sono prese nel loro significato quotidiano, ma liberate dalle catene verbali di cui fanno parte quotidianamente. Esse sono «estraniate», «spaesate», gettate l’una contro l’altra in un cielo mai visto prima. Allora si trovano nelle condizioni migliori per generare un storia.

Le due parole entrano poi in relazione attraverso meccanismi diversi, ad esempio:

• Esplorazione dei legami «emergenti» «il sasso nello stagno»

• Scomposizione in lettere o parti

• Legare le parole con una preposizione articolata «cane-armadio»

• Associazione tra parole e vari criteri di combinazione/trasformazione

In questo mio modo di lavorare (…) non c’è più nessun confine. Si ha la sensazione di riuscire a studiare qualcosa che non si pensava neanche lontanamente. Sia nella natura esteriore che interiore, come nei giochi di parole. E’ una ginnastica mentale. Ci sono persone che non riescono a capire i giochi di parole perché pensano che ci sia solo un modo per dire. E quasi si seccano perché sentono che non capiscono.

Bruno Munari in B.Sebaste, L’arte di Munari: ecologia della mente,

Il Venerdì di Repubblica 14 marzo 2008

Con le storie e i procedimenti fantastici per produrle

noi aiutiamo i bambini a entrare nella realtà dalla finestra,

anziché dalla porta. È più divertente: dunque è più utile.

Bernardo il Grande nasce a cavallo Tra un secolo e l’altro Sua madre soffrì molto

B. Munari, Verbale scritto

• Storie mescolate; • fiabe a rovescio; • fiabe a ricalco; • storie «obbligate»; • storie «tabù»

• Le carte di Propp; Analisi di un personaggio o di una funzione come «spunto fantastico»

• Ipotesi fantastiche, Caso particolare di «binomio

fantastico», in cui un soggetto si unisce ad un predicato

che cosa succederebbe se…

• Che cosa accade se chiedo «E dopo»?

Per formulare la domanda si scelgono a caso un soggetto e un predicato. La loro unione fornirà l'ipotesi su cui lavorare. (…)Sia il soggetto Milano e il predicato circondato dal mare: Che cosa succederebbe se improvvisamente Milano si trovasse circondata dal mare? (…)

…struttura di una storia…

Un esempio di forma spontanea è la lampada di maglia Falkland. Il materiale è un tubo di filanca. Da molto tempo pensavo all'elasticità come componente formale di oggetti e un giorno sono andato in una fabbrica di calze per vedere se mi potevano fare una lampada. – Noi non facciamo lampade, signore. – Vedrete che le farete. E così fu.

B. Munari, Fantasia, Einaudi 2006

Le forchette parlanti Lampada Falkland, Danese.

Design Bruno Munari, 1964

esempi della progettualità leonardesca di Munari…design e gioco!

Posacenere Cubico, Danese.

Design Bruno Munari, 1957

Calza- illuminare

• Deformazione delle parole il «prefisso arbitrario»

Un altro modo di rendere produttive, in senso fantastico, le parole, è quello di deformarle. Lo fanno i bambini, per gioco: un gioco che ha un contenuto molto serio, perché li aiuta a esplorare le possibilità delle parole, a dominarle, forzandole a declinazioni inedite; (…)incoraggia in loro l'anticonformismo. Il paese con la s davanti Giovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore. Viaggia e viaggia, capitò nel paese con l'esse davanti. - Ma che razza di paese è? - domandò a un cittadino che prendeva il fresco sotto un albero. Il cittadino, per tutta risposta, cavò di tasca un temperino e lo mostrò bene aperto sul palmo della mano. - Vede questo? - E' un temperino. - Tutto sbagliato. Invece è uno "stemperino", cioè un temperino con l'esse davanti. Serve a far ricrescere le matite, quando sono consumate, ed è molto utile nelle scuole. - Magnifico, - disse Giovannino. - E poi? - Poi abbiamo lo "staccapanni". - Vorrà dire l'attaccapanni. - L'attaccapanni serve a ben poco, se non avete il cappotto da attaccarci. Col nostro "staccapanni" è tutto diverso. Lì non bisogna attaccarci niente, c'è già tutto attaccato. Se avete bisogno di un cappotto andate lì e lo staccate. Chi ha bisogno di una giacca, non deve mica andare a comprarla: passa dallo staccapanni e la stacca. C'è lo staccapanni d'estate e quello d'inverno, quello per uomo e quello per signora. Così si risparmiano tanti soldi. - Una vera bellezza. E poi? - Poi abbiamo la macchina "sfotografica", che invece di fare le fotografie fa le caricature, così si ride. Poi abbiamo lo "scannone". - Brrr, che paura. - Tutt'altro. Lo "scannone" è il contrario del cannone, e serve per disfare la guerra. - E come funziona? - E' facilissimo, può adoperarlo anche un bambino. Se c'è la guerra, suoniamo la stromba, spariamo lo scannone e la guerra è subito disfatta. Che meraviglia il paese con l'esse davanti. G. Rodari, Favole al Telefono, Einaudi 1962

Nello spirito di questo gioco è l’uso di un prefisso arbitrario. (…) Basta una s a trasformare un temperino - oggetto quotidiano e trascurabile, per di più pericoloso e offensivo - in uno stemperino, oggetto fantastico e pacifista, che non serve a far la punta alle matite, ma a fargliela ricrescere quand'è consunta. Con rabbia dei cartolai e dell'ideologia consumistica. (...) Lo stesso prefisso mi dà lo "staccapanni", cioè il contrario dell' "attaccapanni": non serve per appendervi gli abiti, ma per staccarli quando se ne ha bisogno, in un paese di vetrine senza vetri, negozi senza cassa e guardaroba senza scontrino.

…Di qui il valore etico della fantasia…

Dal prefisso all'utopia. Ma non è certo vietato immaginare una città futura in cui i cappotti siano gratuiti come l'acqua e l'aria. E l'utopia non è meno educativa dello spirito critico. Basta trasferirla dal mondo dell'intelligenza (alla quale Gramsci prescrive giustamente il pessimismo metodico) a quello della volontà (la cui caratteristica principale, secondo lo stesso Gramsci, deve essere l'ottimismo). (…) So bene che il futuro non sarà bello come una fiaba. Ma non è questo che conta. Intanto bisogna che il bambino faccia provvista di ottimismo e di fiducia, per sfidare la vita. E poi, non trascuriamo il valore educativo dell'utopia. Se non sperassimo a dispetto di tutto in un mondo migliore, chi ce lo farebbe fare di andare dal dentista?

• L’errore creativo.

• Esercizi surrealistici vari dal «binomio

fantastico» alla «sintassi fantastica»

…la nostra storia culturale è piena di «errori creativi»…. che da un ago fanno passare un cammello,

o che nell’angolo di una circonferenza vedono una baia…

• Costruzione di un indovinello sequenza

«straniamento-associazione-metafora»

…percorso comune all’arte e alla scienza… come nel metodo progettuale di Munari!

Risolviamo un problema o facciamo una scoperta quando imponiamo la forma di indovinello a una difficoltà (…). In altri termini, noi riprospettiamo la difficoltà in una forma con cui sappiamo lavorare e ci lavoriamo sopra! Una buona parte di quelle che chiamiamo scoperte consiste nel sapere imporre a diverse specie di difficoltà una forma sulla quale sia possibile lavorare.

Jerome S. Bruner, Saggi per la mano sinistra

Da un lapsus può nascere una storia, non è una novità. Se, battendo a macchina un articolo, mi capita di scrivere «Lamponia» per «Lapponia», ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio: sarebbe un peccato espellerlo dalle mappe del possibile con l’apposita gomma; meglio esplorarlo, da turisti della fantasia. (…)

L’errore ortografico, se ben considerato, può dar luogo ad ogni sorta di storie comiche ed istruttive,(…). «Itaglia», con la g, non è solo una licenza scolastica. C’è davvero gente che grida, anzi scandisce: «I-ta-glia», «I-ta-glia», con una brutta g in più, cioè con un eccesso nazionalistico e un tantino fascistico dentro. L’Italia non ha bisogno di una g in più, ma di gente onesta e pulita. E semmai di intelligenti rivoluzionari. (…)

Sbagliando s’impara, è vecchio proverbio. Il nuovo potrebbe dire che sbagliando s’inventa.

• «trattamento fantastico» di un verso dato

Partiamo dal noto verso carducciano: Sette paia di scarpe ho consumate. Cerchiamo di riscriverlo, per così dire, a occhi chiusi, sbagliandolo quanto basta, risillabandolo senza rispetto, come se si trattasse di una qualunque accozzaglia di suoni in attesa di una nuova forma e otteniamo, per esempio:

Sette appaiate carpe scostumate.¯ oppure:

Se ti parlo di scope oh che sudate.¯

Attenzione attenzione è vietato l’ingresso ai non addetti al lavoro è vietato il lavoro ai non addetti all’ingresso è ingrassato l’addetto ai non vietati al lavoro è levato il gessetto ai non addetti all’ingrosso è ingrossato il divieto ai non lavati di fosso è addetto all’ingresso il non vietato al lavoro è avvallato il lavoro all’ingresso del foro è levato di dosso il divieto del tetto è addossato il divieto ai non venati di rosso è arrossato il viadotto ai derivati del cloro

è venduto il cruscotto con paletti di gesso è ingessato il bompresso ai maledetti del fosso è mozzato il permesso ai garretti del toro è maledetto il congresso dei cavalli del moro è forato il moretto nei contratti del coro è contrito il foretto ai lavori del messo è cessato il forzetto al divieto dell’oro è venduto il merluzzo non senza decoro è dettato il permesso ai verdetti del foro è vietato l’ingresso agli addetti al lavoro

B. Munari, Verbale scritto

NB fondamentale è il possedere le «strutture» di funzionamento dei vari meccanismi, cioè possedere e disporre con sicurezza delle strutture linguistiche e narrative…

Rodari amava la nettezza, amava la logica, amava la grammatica. L'amava tanto che voleva offrire continuamente a tutti la possibilità di cambiare, di costruire modi nuovi di organizzazione, non di disorganizzazione, nuove grammatiche, non antigrammatiche. [...] Era uno che dimostrava continuamente che è possibile amare le grammatiche, a patto che si sappia costruirle, si sappia passare da una grammatica all'altra, si sappia viverle non come una costrizione, ma come una scelta di coerenza, di regolarità, sostituibile con altre scelte, quando serva e quando piaccia.

T. De Mauro, Conclusioni della prima giornata, in C. De Luca (a cura di), Se la fantasia cavalca con la ragione,

Atti del Convegno di Reggio Emilia 10-12 novembre 1982, Bergamo, Juvenilia, 1983, p. 131

C’è una LOGICA nella fantasia!

Tutte queste strategie, tutti questi meccanismi, servono Per accumulare materiale provvisorio

Che è poi il senso della ricerca e della sperimentazione di Munari

Rodari ci insegna quindi che la libertà della fantasia nasce dal rigore della regola:

Centralità del METODO più che del risultato nel metodo sta il carattere democratico, liberatorio e creativo della fantasia

Come il giorno e la notte la regola e il caso sono due contrari come la luce e il buio come il rosso e il verde come il caldo e il freddo come l’umido e il secco come il maschile e il femminile. La regola dà sicurezza, la geometria ci aiuta a conoscere le strutture o a costruire un mondo nel quale ci possiamo muovere senza paure. Il caso è l’imprevisto a volte terribile a volte piacevole l’incontro con una persona con la quale si stabilisce subito un contatto di simpatia o di amore, l’esplosione di una idea risolutrice la scoperta di un fenomeno.

La regola nasce dalla mente si costruisce con la logica tutto è previsto con la regola si può pianificare un programma. Il caso nasce dal clima dalle condizioni ambientali, sociali, geografiche, dai recettori sensoriali. Un odore di eucaliptus la forma di un sasso il ritmo delle onde del mare…

La regola, da sola è monotona il caso da solo rende inquieti. Gli orientali dicono: La perfezione è bella ma è stupida bisogna conoscerla ma romperla. La combinazione tra regola e caso è la vita, è l’arte è la fantasia, è l’equilibrio.

B. Munari, Verbale scritto, Corraini, 2008

Queste diverse «tecniche» producono una storia come «materia prima», su cui poi si può lavorare a diversi livelli.

Successivo a questo è il valore artistico propriamente detto

Da qui emerge chiaro il valore METODOLOGICO di quanto mostrato da Rodari

Le parole non sono prese nel loro significato quotidiano, ma liberate (…) in un cielo mai visto prima. (…)

Con metodo verso

la scoperta

si percorrono nuove strade

Si incrinano certezze

si pensano alternative,

Accumulare materiale provvisorio

Si sceglie la strada nuova perché ora è conoscibile.

La scoperta produce l’invenzione …Munari…

Il divertimento maggiore [sta] nel formulare le domande più buffe e sorprendenti: proprio perché il lavoro successivo, cioè lo svolgimento del tema, non è che l’applicazione e sviluppo di una scoperta già avvenuta (…)

Si trova una nuova logica

(…) La ricerca si fa con il metodo La scoperta ha bisogno di intuito (…)

Le cose CAMBIANO e possiamo farle cambiare

Secondo alcuni criteri Verso nuove forme del mondo

Valore educativo ed etico della fantasia

Nelle poetiche artistiche di Rodari e Munari è forse dominante il motivo della trasformazione

(del mondo, delle forme, del linguaggio), nel tempo e nello spazio, in una ciclicità continua.

F. Franco, Gianni Rodari e Bruno Munari. I cinque libri: racconti e disegni brevi,

Bollettino ‘900, giugno-dicembre 2007 n.1 e 2

Qual è l’elemento comune alle poetiche artistiche di Munari e Rodari, secondo quanto svolto finora?

La fantasia serve alla vita perché serve

all’azione

• carica liberatrice dell’uso delle parole • valore del gioco come fattore di apprendimento

2. valore educativo, etico di questo metodo

Il prodotto finito importa meno del gioco, della lotta che si crea per dominare le forme altrui e imporre le proprie, delle sorprese e delle scoperte che avvengono ad ogni passo. (…) il movimento è di nuovo dal nonsenso al senso. (…)

L’utilità dell’esercizio è quella di un allenamento dell’immaginazione a deragliare dai binari troppo consueti del significato, a tener d’occhio i lampi, anche minimi, che da ogni parola, anche la più banale, possono scoppiare in tutte le direzioni.

• Criterio democratico del procedimento

• Valore dell’utopia nella vita e nell’azione

valore collettivo del sapere

È ciò che fa la poesia come «sapere che libera», da sempre:

(…) la poesia assolve il grande compito del pensiero: il lavoro che fa vivere in noi ciò che non esiste. Dare un nome alle cose «assenti» significa spezzare l’incanto delle cose che sono: significa, inoltre, far entrare un ordine di cose differente entro l’ordine stabilito. Il principio di un mondo.

H. Marcuse, L’uomo a una dimensione, Einaudi, 1967

Si parte dal dato-che ha il suo senso- e ci si esercita nel chiedersi quale rapporto c’è tra l’essere e il non essere.

Sono convinto che il bambino cominci abbastanza presto a intuire questo rapporto tra essere e non essere. Talvolta lo potete sorprendere mentre abbassa le palpebre per far sparire le cose, le riapre per vederle ricomparire, ripetendo pazientemente l’esercizio. Il filosofo che s’interroga sull’Essere e sul Nulla , usando le maiuscole che toccano di diritto a questi rispettabili e profondi concetti, non fa in sostanza che riprendere, ad alto livello, quel gioco infantile.

Ci si interroga su quale mondo potremmo costruire, su quale sia lo statuto dell’Utopia. Si impara ad essere anticonformisti, ed ottimisti.

Con una «grammatica della fantasia»

L’immaginazione viene coltivata ed educata

allargamento di senso del mondo e sul mondo

Ci si abitua a non ridurre il mondo a quello che appare.

A questo serve il carattere giocoso eppure serissimo della fantasia: a chiederci…

Creativi.

Che uomini vogliamo? Il punto è di sapere se ci servono uomini dalla mente unidirezionale o uomini capaci di immaginare quel che non c'è ancora; esecutori o creatori; consumatori o produttori di cultura. Evidentemente al proprietario di una fabbrica di automobili o di gomme da masticare non interessa che il suo operaio ami la poesia o la musica: gli basta che sappia eseguire il suo lavoro senza errori, e possibilmente senza discutere. Anche per discutere ci vuole immaginazione. Ma all'umanità, al suo avanzamento, servono appunto uomini completi, non dei robot amputati di essenziali qualità umane.

G. Rodari, IL MISTERO DELLE FIABE, ROCCA, Anno XXXI, 15 maggio 1972

La funzione creatrice dell’immaginazione appartiene all’uomo comune, allo scienziato, al tecnico; è essenziale alle scoperte scientifiche come alla nascita dell’opera d’arte; è addirittura condizione necessaria della vita quotidiana … (…) Le fiabe (…) Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma all’uomo intero e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché, in apparenza, non servono a niente: come la poesia e la musica, come il teatro o lo sport (se non diventano un affare). Servono all’uomo completo. Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà –fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà- vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione.

Il valore che ho chiamato «etico» del rigore della libertà nei lavori di Munari e di Rodari, sta nella sua centralità per la formazione dell’uomo completo,

del cittadino attivo, della persona umana.

Per questo cerchiamo ogni giorno di costruire una scuola che ne sia all’altezza.

***

Fonti e riferimenti • G. Rodari, Grammatica della Fantasia, Einaudi, 1973 • Su Gianni Rodari http://www.rodaricentrostudiorvieto.org • G. Rodari, Favole al telefono, Einaudi, 1962 • C. De Luca (a cura di), Se la fantasia cavalca con la ragione, Atti del Convegno di

Reggio Emilia 10-12 novembre 1982, Bergamo, Juvenilia, 1983 • B. Munari, Codice ovvio, Einaudi, 2008 • B. Munari, Fantasia, Laterza 2006 • B. Munari, Verbale scritto, Corraini 2008 • F. Franco, Gianni Rodari e Bruno Munari. I cinque libri: racconti e disegni brevi,

Bollettino ‘900, giugno-dicembre 2007 n.1 e 2 • Sul posacenere cubico di Munari, http://www.elapsus.it/home1/index.php/blog/arte/design/519-il-posacenere-cubo-di-munari

• Sulla lampada di maglia di Munari, http://www.youtube.com/watch?v=fXKipzc7z2g

• Sulle posate parlanti, http://www.youtube.com/watch?v=fKKjOCevdXQ&feature=related

• B.Sebaste, L’arte di Munari: ecologia della mente, Il Venerdì di Repubblica 14 marzo 2008

• Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, LEF 1967 • H. Marcuse, L’uomo a una dimensione, Einaudi 1967