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UNIVERSITÀ TELEMATICA GUGLIELMO MARCONI FACOLTA’ DI SCIENZE E TECNOLOGIE APPLICATE CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN INGEGNERIA INDUSTRIALE LM33 PROGETTAZIONE DI UNA MACCHINA SPALMATRICE A GRUPPI FLESSOGRAFICI PER RIVESTIMENTO TESSUTO NON TESSUTO AD USO ALIMENTARE Relatore Candidato

Bozza tesi4

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Page 1: Bozza tesi4

UNIVERSITÀ TELEMATICA GUGLIELMO

MARCONI

FACOLTA’ DI

SCIENZE E TECNOLOGIE APPLICATE

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

INGEGNERIA INDUSTRIALE LM33

PROGETTAZIONE DI UNA MACCHINA SPALMATRICE A

GRUPPI FLESSOGRAFICI PER RIVESTIMENTO TESSUTO

NON TESSUTO AD USO ALIMENTARE

Relatore Candidato

Prof.Massimiliano Malerba Claudio G.

Asnaghi N°Matricola

ST00308/LM33

Page 2: Bozza tesi4

ANNO ACCADEMICO

2009/2010

Page 3: Bozza tesi4

INDICEINTRODUZIONE........................................................................6

1. DESCRIZIONE DEL PRODOTTO.........................................7

2. TIPOLOGIE GRUPPI STAMPA...........................................10

2.1 Gruppi stampa rotocalcografici......................................10

2.2 Gruppi stampa flessografici...........................................13

2.3 Scelta della tipologia di gruppo stampa.........................17

3. RIFERIMENTI NORMATIVI...............................................19

4. PROCESSO DI PROGETTAZIONE E PRODUZIONE..........22

4.1 Processo di progettazione integrato..............................22

4.2 Distinta base..................................................................28

5. LA PROGETTAZIONE...........................................................32

5.1 Svolgitore.......................................................................32

5.1.1 Asse svolgitore..........................................................32

5.1.2 Dimensionamento freno............................................35

5.2 Gruppo stampa e cilindro portaclichè............................38

5.2.1 Rullo portaclichè.......................................................39

5.2.2 Rullo retinato............................................................42

5.2.3 Rullo inchiostratore...................................................45

5.2.4 Sistema di avvicinamento..........................................46

5.2.5 Trasmissione ad ingranaggi......................................48

5.2.6 Dispositivi di registro................................................51

3

Page 4: Bozza tesi4

5.2.7 Sistema calamaio......................................................53

5.3 Rotelle di pressione in ingresso.....................................56

5.4 Sistema d’essicazione....................................................57

5.4.1 Studio essicazione inchiostro....................................57

5.4.2 Forno d’ essicazione..................................................62

5.5 Calandra di traino..........................................................70

5.6 Rullo folle diametro 60 mm............................................71

5.7 Avvolgitore.....................................................................76

5.7.1 Asse avvolgitore........................................................76

5.8 Impianto oleodinamico...................................................79

5.9 Impianto pneumatico.....................................................82

6. ANALISI LOGICA DI FUNZIONAMENTO E CIRCUITI DI

COMANDO...............................................................................86

6.1 Sistema primario............................................................86

6.1.2 Controllo prima zona – controllo tensione in

svolgimento........................................................................89

6.1.2 Controllo seconda e terza zona.................................91

6.1.3 Controllo quarta zona - controllo tensione in

avvolgimento......................................................................94

6.2 Definizione dei modi di comando e funzionamento........98

6.2.1 Ciclo di avvio e di arresto macchina........................99

6.3 Comandi attivabili durante il modo di funzionamento

“SETUP”..............................................................................102

4

Page 5: Bozza tesi4

6.3.1 Svolgitore................................................................102

6.3.2 Contropressori e calandra di traino........................102

6.3.3 Avvolgitore..............................................................102

6.3.4 Sistema di stacco e macinazione inchiostratori......103

6.3.5 Sistema di riscaldamento aria e ventilazione..........103

6.4 Comandi del modo di funzionamento “PRODUZIONE”

104

6.4.1 Svolgitore................................................................104

6.4.2 Avvolgitore..............................................................104

6.4.3 Sistema di stacco e macinazione inchiostratori......104

6.4.4 Sistema di riscaldamento aria e ventilazione..........104

6.4.5 Contropressori e calandra di traino........................105

6.5 Postazioni di comando..................................................106

6.6 Segnalazioni.................................................................109

6.7 Implementazione del sistema di controllo...................110

7. ANALISI E RIDUZIONE DEI RISCHI................................116

7.1 Processo di analisi e riduzione dei rischi.....................116

7.2 Valutazione del rischio durante la costruzione............122

7.3 Valutazione del rischio durante il trasporto e

l’installazione......................................................................130

7.4 Valutazione del rischio durante l’uso...........................132

7.4.1 Valutazione dei rischi nel caricamento asse svolgitore

e avvolgitore....................................................................133

5

Page 6: Bozza tesi4

7.4.2 Valutazione dei rischi nella preparazione gruppi

colore...............................................................................136

7.4.3 Valutazione dei rischi nella regolazione pressioni di

stampa.............................................................................138

7.4.4 Valutazione dei rischi legati alla temperatura e al

rumore.............................................................................140

8 ANALISI GUASTI E MALFUNZIONAMENTI...................141

8.1 Analisi FMEA................................................................141

8.2 Manutenzione programmata........................................144

9. CONCLUSIONI..................................................................146

BIBLIOGRAFIA.......................................................................147

6

Page 7: Bozza tesi4

INTRODUZIONE

Lo sviluppo di un nuovo macchinario è un’attività complessa, si

parte dalle esigenze del cliente che devono essere analizzate e

tradotte in specifiche progettuali, partendo da queste si sceglie

il processo produttivo più adatto al prodotto finito, si procede

quindi al progetto integrato che comprende argomenti

multidisciplinari quali: la meccanica per le strutture, la chimica

per il processo, la termotecnica per le ventilazioni,

l’elettrotecnica e l’automazione industriale per i servizi.

Tutto questo processo non è esente da vincoli di natura

finanziaria che stimolano la capacità dei progettisti, chiamati a

sviluppare soluzioni che uniscano la ricerca del più basso costo

al raggiungimento di elevati standard produttivi, rispettando

al contempo le normative di sicurezza e ottenendo un basso

impatto ambientale per il macchinario, per i suoi prodotti finiti

e per i rifiuti prodotti durante l’uso.

La progettazione, vista la complessità del compito, è un lavoro

di squadra, vi è però un team leader che deve mantenere una

visione complessiva del progetto e deve generare le specifiche

del successivo sviluppo, questo lavoro complesso è molto

appagante perché permette ogni volta una meravigliosa

avventura nel mondo della tecnologia.

.

7

Page 8: Bozza tesi4

1.DESCRIZIONE DEL PRODOTTO

Il macchinario in oggetto si situa all’interno del processo

produttivo di tovagliati e accessori in tessuto non tessuto. In

figura si può vedere il diagramma del processo produttivo

globale.

Figura 1.1 Schema del processo produttivo

8

Page 9: Bozza tesi4

Per scegliere la migliore tecnologia per la stampa e

verniciatura del nostro materiale dobbiamo analizzare il tipo di

prodotto da trattare, le sue caratteristiche e il suo processo

produttivo.

Il nostro impianto dovrà trattare del Tessuto Non Tessuto

composto dal 90% di cellulosa e dal 10% di fibre di poliestere

con una grammatura di 70 gr/m2 prodotto con tecnologia

Wetlaid.

La tecnologia Wetlaid1 deriva dalle tecniche di produzione

della carta, la pasta di cellulosa e le fibre artificiali di piccolo

taglio (2 – 10 mm) vengono miscelate con acqua in una cassa di

flusso e depositate tramite una fessura calibrata su di una tela

in continuo movimento, durante questa prima stesura il

materiale inizia a perdere parte dell’acqua mentre le fibre si

concentrano e si compattano, la velocità di movimento della

tela è molto importante in quanto determina l’orientamento

delle fibre, a differenza della carta nella produzione di tessuto

non tessuto la tela di formatura si muove molto rapidamente in

modo da non dare un orientamento predominante alle fibre, in

questo modo la resistenza alla trazione del materiale sarà

simile in ogni direzione2.

1 Jirsak, O., Wadsworth, L. C., Nonwoven Textiles, Carolina Academic Press, 1999.2 Lunenschloss, J., Albrecht, W., Nonwoven Bonded Fabrics, Published by Ellis Horwood Ltd., p. 317, 1985.

9

Page 10: Bozza tesi4

Figura 1.2 Produzione T.N.T.

Successivamente il materiale viene pressato in continuo in un

essiccatoio con dei rulli dotati di feltri: le fibre si compattano

maggiormente ed il foglio subisce una laminazione perdendo

ancora acqua. Le fibre dovranno ora essere sottoposte ad un

processo di “bonding” che provoca la definitiva coesione e lo

sviluppo delle caratteristiche particolari del TNT, vi sono vari

processi di “bonding” nel nostro caso viene usato un processo

termico, in particolare il materiale verrà sottoposto ad un

flusso d’aria calda che permetterà alle fibre di polietilene di

fondere e di legarsi stabilmente con la cellulosa.3

Infine il materiale viene essiccato definitivamente e riavvolto in

bobine di grande formato, queste bobine verranno poi divise in

bobine di diametro e tavola inferiore.

3 EDANA Glossary of non woven therms 2006

10

Page 11: Bozza tesi4

Il nostro impianto si trova nella fase di completamento delle

bobine, ha come input bobine di tessuto non tessuto larghe

1200 mm, con un primo passaggio in macchina le bobine

vengono tinte con un colore di fondo su tutti e due i lati, in

seguito vengono stoccate, per un periodo di tempo di almeno 6

ore, per stabilizzarne la tinta. In seguito il materiale effettua

un secondo passaggio in macchina, in cui viene applicata una

vernice che fissa le caratteristiche del colore e permette l’uso

alimentare del prodotto. Le bobine cosi preparate vengono

imballate e spedite alle aziende clienti che le utilizzeranno per

creare varie tipologie di tovagliati (tovaglie in rotolo, tovaglie

piegate, tovaglioli, etc.etc.) che rappresentano il prodotto

finale del processo.

2.TIPOLOGIE GRUPPI STAMPA

2.1 Gruppi stampa rotocalcografici

Il primo tipo di gruppo stampa preso in considerazione per

l’applicazione di protettivi e la stampa sul tessuto non tessuto è

stato quella rotocalco. Il processo di stampa rotocalco, fa

parte dei procedimenti incavografici, ovvero quelli in cui i

grafismi sono scavati rispetto ai contrografismi.

11

Page 12: Bozza tesi4

La forma rotocalco è un cilindro con incise delle cellette che

hanno profondità di qualche micron. Alla profondità di questi

ultimi corrisponde una maggiore o minore quantità di

inchiostro, si ottengono quindi diverse tonalità.

La stampa avviene in seguito allʼimmersione della forma in

una bacinella contenente inchiostro che va a ricoprire tutta la

superficie del cilindro. Lʼazione meccanica di una racla pulisce

i contrografismi e la pressione di un cilindro assicura il

trasferimento dei grafismi sul supporto.

Il cilindro forma rotocalco è un cilindro di acciaio realizzato in

unʼunica fusione e senza giunte, rivestito di rame attraverso un

processo galvanico, inciso con tecnica elettromeccanica oppure

con tecnica autotipica e poi, cromato.

Figura 2.1 Struttura cilindro rotocalco

In figura vediamo la composizione di un gruppo rotocalco,

possiamo vedere il cilindro forma (1) con incisi i grafismi, il

cilindro di pressione(2) che permette il trasferimento

dell’inchiostro sul supporto, il gruppo di inchiostrazione (3) e il

gruppo di raclatura (4), si può vedere inoltre la tipica calandra

di asciugatura (5).

12

Page 13: Bozza tesi4

Figura 2.2 Layout gruppo rotocalco

Il gruppo di pressione può essere composto da un solo cilindro

di metallo rivestito in gomma oppure da più rulli di cui uno di

pressione e gli altri che hanno la funzione di contropressori. Il

cilindro di pressione ha una struttura pneumatica che permette

di seguire le flessioni impresse ai cilindri in fase di stampa.

Il gruppo di inchiostrazione è pensato per lʼutilizzo di

inchiostri liquidi, che sono composti sostanzialmente da

13

Page 14: Bozza tesi4

pigmento con funzione colorante e utilizzano come veicolo

acqua o toluene. Il gruppo di inchiostrazione si compone di due

parti la bacinella e il viscosimetro. La vaschetta è un

contenitore in grado di accogliere lʼinchiostro liquido inviato

dal serbatoio che è posta a bordo macchina. Allʼinterno della

vaschetta a volte si trova un rullino rivestito in gomma morbida

che favorisce lʼinserimento dellʼinchiostro negli alveoli. La

vaschetta è collegata ad un impianto esterno di

approvvigionamento dellʼinchiostro. Questʼimpianto è dotato

poi di un viscosimetro che ha il fondamentale compito di

mantenere costante la concentrazione di solvente allʼinterno

dellʼinchiostro. Variazioni di concentrazione dovute a variazioni

di temperatura, e umidità possono far virare lʼinchiostro e

quindi modificare la resa cromatica in stampa.

La racla assume un ruolo fondamentale nella stampa rotocalco,

ha infatti il compito di ripulire dallʼinchiostro in eccesso il

cilindro forma in modo da regolare la presenza dell’inchiostro

solo all’interno dell’incisione del cilindro.

La racla è una lama di acciaio molto sottile e flessibile che

viene ancorata ad una struttura detta portaracla che ne

assicura la rigidità sul cilindro e governa la pressione di lavoro.

Esistono due tipi di racla, quelle con bisello e quelle senza

bisello, le prime dette anche auto affilanti sono oggi le più

utilizzate, in quanto garantiscono una costante rimozione

dellʼinchiostro per tutta la tiratura anche quando la lama si

usura e consuma.

14

Page 15: Bozza tesi4

Lʼinclinazione ottimale per ottenere dei buoni risulatati in

stampa deve essere positiva (angolo di incidenza minore di

90°) e deve essere compresa tra 55° e 65°. Un’angolo di

inclinazione troppo basso non permetterebbe di asportare

l’inchiostro in eccesso in maniera omogenea.

Bordo smussato

Bordo arrotondato

Bisello a lamella

Figura 2.3 Tipologie di racla

2.2 Gruppi stampa flessografici

Un’altra possibile tipologia di stampa, molto usata per

l’imballaggio flessibile e utilizzabile nel nostro caso per il

tessuto non tessuto è la flessografia.

Rispetto alla rotocalcografia vista in precedenza la flessografia

fa parte dei processi di stampa diretti. Come suggerisce il

nome stesso la forma di stampa è una lastra flessibile

chiamata anche cliché, prodotta con un polimero fotosensibile

(fotopolimero) con un’ immagine in rilievo sulla sua superficie

(molto simile ai timbri). Questa immagine è ottenuta con un

processo fotochimico chiamato composizione. In figura 1

vediamo lo schema di un gruppo flessografico con

inchiostrazione indiretta. La forma di stampa è avvolta su un

rullo chiamato portacliché (3) che ha circonferenza

15

Page 16: Bozza tesi4

corrispondente alla lunghezza dell’ immagine si vuol ottenere.

L’ inchiostrazione del cliché si ottiene per trasferimento grazie

alla pressione sullo stesso di un rullo retinato o rullo anilox

(2). Questo rullo presenta la superficie incisa con una serie di

piccolissime cellette le cui dimensioni dipendono dal tipo di

stampa richiesta e che si impregnano d’ inchiostro per mezzo

di un rullo inchiostratore (1) avente la superficie rivestita da

un apposito polimero resistente agli inchiostri. Il rullo

inchiostratore è parzialmente immerso nel calamaio cioè la

vaschetta nella quale si pone l’ inchiostro scelto. La stampa si

ottiene dalla pressione del rullo portacliché direttamente sul

supporto, carta o film plastico, appoggiato sul rullo di

contropressione (4) meccanicamente collegato al portacliché

tramite una trasmissione ad ingranaggi.

Figura 2.4 Schema gruppo stampa flessografico con inchiostrazione indiretta

Esiste poi anche una seconda tipologia di inchiostrazione detta

diretta, che possiamo vedere in figura 2 In questo caso il rullo

retinato (1) è a diretto contatto con l’inchiostro, la dosatura

16

Page 17: Bozza tesi4

viene sempre effettuata attraverso la retinatura ma l’inchiostro

in eccesso viene tolto attraverso una racla (4) di acciaio, le

racle per i gruppi flessografici hanno solitamente uno spessore

minore e una minore altezza rispetto a quelle rotocalco.

L’inchiostrazione diretta soprattutto se effettuata in “camera

chiusa” cioè utilizzando 2 racle che vanno a creare una cavità

chiusa a contatto diretto con il rullo anilox, permette un

migliore dosaggio dell’inchiostro e sta ormai sostituendo in

quasi tutte le applicazioni quella indiretta, uno svantaggio è il

costo maggiore del rullo retinato la cui superficie dopo

l’incisione deve essere ricoperta con materiali ceramici per

aumentarne la durezza in modo da resistere all’usura

provocata dallo sfregamento della racla. Questo costo viene

però compensato dalla migliore resa cromatica, dal minore

consumo di inchiostro e dall’assenza del rullo gommato. Il rullo

portacliché (2) e il rullo contropressore (3) sono uguali in tutte

e due le tipologie di inchiostrazione

17

Page 18: Bozza tesi4

Figura 2.5 Schema gruppo stampa flessografico con inchiostrazione diretta

L’ insieme degli elementi finora descritti costituisce un singolo

colore, un elemento in grado di stampare un immagine

monocromatica.

Nel nostro caso la macchina dovrà avere almeno 2 colori uno

per l’applicazione di un protettivo e l’altro per l’eventuale

stampa di personalizzazioni. Sul mercato è facile trovare

macchine da stampa da 4 fino a 12 colori.

A seconda di come sono disposti i vari gruppi colore gli uni

rispetto agli altri nel gruppo stampa (struttura in cui sono

alloggiati i colori), si possono avere diverse configurazioni di

macchina. Le tre principali sono: macchine a cilindri

indipendenti a colori sovrapposti o contrapposti dette anche

stack type, macchine a cilindri indipendenti a colori in linea

ed infine macchine a cilindro o tamburo centrale.

18

Page 19: Bozza tesi4

Sostanzialmente le prime hanno il gruppo stampa composto da

una colonna di gruppi colore contrapposti che va da 4 a 8

colori. Le macchine in linea invece possiedono configurazioni a

scelta del cliente e vengono costruite in maniera modulare.

Infine le macchine a tamburo centrale sono costruite

utilizzando un unico cilindro di contropressione sul quale

vengono ad inserirsi i vari colori. La principale differenza

tecnologica fra le macchine a cilindri indipendenti e quelle a

tamburo centrale risiede nel fatto che le prime sono più

pratiche per la stampa continua bianco-volta (intesa come

stampa simultanea di entrambe le facce del materiale in

stampa) mentre le altre offrono una qualità di registro

decisamente superiore. Vediamo ora cosa s’intende per

registro. E’ noto dalle arti grafiche che un’ immagine

multicolore deve venir stampata un colore alla volta (principio

della quadricromia) e per ottenere il miglior dettaglio è

indispensabile che le varie figure vadano a compenetrarsi

perfettamente, l’operazione che permette di far coincidere le

immagini stampate da due o più gruppi colore si definisce

messa a registro. Va da sé che materiali sottili e soprattutto

elastici fra la posa di un colore e l’altro possono subire

variazioni dimensionali che seppur minime (ricordiamo che la

percezione dell’ occhio umano arriva al decimo di mm) possono

avere effetti catastrofici sulla definizione della figura stampata.

Per ovviare a tale inconveniente si è pervenuti nel corso degli

anni alla realizzazione di macchine in cui il materiale viene

appoggiato su un cilindro di dimensioni notevoli e tramite un

19

Page 20: Bozza tesi4

rullo pressore rivestito in gomma e azionato da due cilindri

pneumatici, ne vengono impediti i movimenti relativi durante le

varie fasi di stampa di ciascun colore. Tali macchine sono

appunto dette a tamburo centrale

Figura 2.6 Layout di principio tamburo centrale

Invece, data la configurazione del gruppo stampa, le stack type

hanno il vantaggio di poter senza problemi (solo con una

diversa configurazione del passaggio del materiale fra i vari

colori) stampare su di un lato o su entrambe i lati del materiale

in produzione.

20

Page 21: Bozza tesi4

Figura 2.7 Layout di principio stack type

2.3 Scelta della tipologia di gruppo stampa

La scelta del processo di verniciatura sarà guidata da

valutazioni di carattere economico e tecnologico attraverso

l’analisi dei seguenti punti:

1. COSTO PRODUZIONE GRUPPI STAMPA:

Per quanto riguarda la realizzazione le due tipologie di

gruppo stampa non presentano grandi differenze e si

possono considerare equivalenti.

2. COSTI VARIABILI DI PRODUZIONE:

a. Costi per inchiostri: gli inchiostri e le vernici

utilizzate sia in flessografia che in rotocalcografia

sono molto simili e utilizzando un sistema di

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Page 22: Bozza tesi4

alimentazione e controllo della viscosità anche il

consumo non presenta grandi differenze.

b. Costi per forme di stampa: In questo caso la

flessografia è più competitiva in quanto le forme di

stampa sono dei cliché in polimero plastico il cui

costo di preparazione è molto inferiore a quello

dell’incisione dei cilindri stampa rotocalco, il nostro

impianto però non avrà molti cambi delle forme di

stampa in quanto principalmente dovrà stampare dei

“fondi pieni”, e la durata della vita media di un cliché

in polimero plastico ormai si avvicina a quella di un

cilindro inciso

c. Costi per setup, pulizia e fermi macchina: Particolare

attenzione si dovrà fare a questi costi, punto critico

per la realizzazione di un prodotto di qualità è la

pulizia delle forme di stampa che deve essere

garantita in ogni momento della produzione. Essendo

il materiale da stampare molto soggetto alla

formazione di polveri e al distacco di fibre, una

stampa di tipo incavografico come quella rotocalco

potrebbe portare a dei lunghi fermi macchina per la

pulizia del cilindro di stampa, mentre una macchina

flessografica avrebbe il grosso vantaggio di poter

essere pulita con pochi minuti di fermo macchina, ad

esempio durante le fermate per la sostituzione delle

bobine.

22

Page 23: Bozza tesi4

Vista l’importanza di garantire una qualità costante al prodotto

finito la scelta è caduta su due gruppi stampa flessografici

stack type con inchiostrazione indiretta tramite rullo gommato

e controllo di viscosità dell’inchiostro.

23

Page 24: Bozza tesi4

3. RIFERIMENTI NORMATIVI

Lo sviluppo di una macchina per il mercato comune europeo è

da molti anni soggetto a vincoli normativi che mirano a

garantire degli standard minimi di sicurezza e di salute

pubblica, la normativa a cui faremo riferimento è il Decreto

Legislativo n. 17 del 27/01/2010 che ha recepito per l’Italia la

Direttiva Europea 2006/42/CE del 17 maggio 2006.

Nell’art.2 comma 2 troviamo le definizioni di “macchina” in cui

ricade il nostro impianto per la stampa:

“1) insieme equipaggiato o destinato ad essere equipaggiato di

un sistema di azionamento diverso dalla forza umana o animale

diretta, composto di parti o di componenti, di cui almeno uno

mobile, collegati tra loro solidamente per un'applicazione ben

determinata;…omissis…

4) insiemi di macchine, … … , o di quasi-macchine, … … , che

per raggiungere uno stesso risultato sono disposti e comandati

in modo da avere un funzionamento solidale;”4

Come tutte le macchine il nostro impianto dovrà, per essere

immesso sul mercato, essere marcato CE. Non essendo il

nostro impianto riportato tra i casi speciali5, la normativa

prescrive per apporre la marcatura CE, di seguire la procedura

riportata nell’allegato VIII:

4 Decreto Legislativo n. 17 del 27/01/2010 (Gazzetta Ufficiale n. 41 del 19 febbraio 2010, S.O. n. 36)5 Allegato IV Decreto Legislativo n. 17 del 27/01/2010

24

Page 25: Bozza tesi4

“1. Il presente allegato descrive la procedura secondo la quale

il fabbricante o il suo mandatario, che ottempera agli obblighi

di cui ai punti 2 e 3, assicura e dichiara che la macchina in

questione soddisfa i pertinenti requisiti della direttiva.

2. Per ogni tipo rappresentativo della serie in questione il

fabbricante o il suo mandatario elabora il fascicolo tecnico di

cui all'allegato VII, parte A.

3. Il fabbricante deve prendere tutte le misure necessarie

affinché il processo di fabbricazione assicuri la conformità

della macchina fabbricata al fascicolo tecnico di cui all'allegato

VII, parte A, e ai requisiti della presente direttiva.”6

Durante il processo di progettazione dovranno essere seguiti i:

“Requisiti essenziali di sicurezza e di tutela della salute relativi

alla progettazione e alla costruzione delle macchine”7. Come

riportato nel punto 2 dell’allegato VIII il costruttore sarà

obbligato a stendere un fascicolo tecnico che riguarderà: la

progettazione, la costruzione e il funzionamento della

macchina; con le seguenti caratteristiche:

“Un fascicolo di costruzione composto:

a) da una descrizione generale della macchina,

b) da un disegno complessivo della macchina e dagli

schemi dei circuiti di comando, nonché dalle relative

descrizioni e spiegazioni necessarie per capire il

funzionamento della macchina,6 Allegato VIII Decreto Legislativo n. 17 del 27/01/20107 Allegato I Decreto Legislativo n. 17 del 27/01/2010

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Page 26: Bozza tesi4

c) dai disegni dettagliati e completi, eventualmente

accompagnati da note di calcolo, risultati di prove,

certificati, ecc., che consentano la verifica della

conformità della macchina ai requisiti essenziali di

sicurezza e di tutela della salute,

d) dalla documentazione relativa alla valutazione dei

rischi che deve dimostrare la procedura seguita,

inclusi:

un elenco dei requisiti essenziali di sicurezza e

di tutela della salute applicabili alla macchina,

le misure di protezione attuate per eliminare i

pericoli identificati o per ridurre i rischi e, se

del caso, l'indicazione dei rischi residui

connessi con la macchina,

e) dalle norme e dalle altre specifiche tecniche

applicate, che indichino i requisiti essenziali di

sicurezza e di tutela della salute coperti da tali

norme,

f) da qualsiasi relazione tecnica che fornisca i risultati

delle prove svolte dal fabbricante stesso o da un

organismo scelto dal fabbricante o dal suo

mandatario,

g) da un esemplare delle istruzioni della macchina,

h) se del caso, dalla dichiarazione di incorporazione per

le quasi-macchine incluse e dalle relative istruzioni

di assemblaggio,

26

Page 27: Bozza tesi4

i) se del caso, da copia della dichiarazione CE di

conformità delle macchine o di altri prodotti

incorporati nella macchina,

j) da una copia della dichiarazione CE di conformità”8

Una grande differenza rispetto alla normativa precedente è il punto d) in cui si

specifica che l’analisi dei rischi deve dimostrare la procedura seguita: “ancorché

non esplicitamente richiesto dalla Direttiva vigente, i fascicoli

tecnici più completi riportano sempre una sintesi delle

argomentazioni che hanno portato alla scelta delle soluzioni

tecniche adottate sulla base della valutazione del rischio

effettuata. Questo però non sarà più sufficiente, ed occorrerà

riportare tutta la procedura seguita in una documentazione

organica e dettagliata che segua le idonee metodologie”9

8 Allegato VII Decreto Legislativo n. 17 del 27/01/20109 LA NUOVA DIRETTIVA MACCHINE 2006/42/CE INNOVAZIONI E PROBLEMATICHE APPLICATIVE Dott. Ing. Emilio Borzelli - Ispels

27

Page 28: Bozza tesi4

4.PROCESSO DI PROGETTAZIONE E

PRODUZIONE

4.1 Processo di progettazione integrato

Il processo di progettazione di un impianto industriale è

un’attività complessa e multidisciplinare, questo lavoro dovrà

essere molto accurato in quanto il nostro impianto sarà si

composto principalmente da moduli già sviluppati

precedentemente, questi però dovranno essere integrati e

ottimizzati per ottenere un “prototipo” che dovrà avere tutte le

caratteristiche di affidabilità, usabilità, rispondenza alle

normative sulla sicurezza, di una macchina commerciale.

Facendo riferimento a moderni modelli di processo di

progettazione e produzione possiamo distinguere le seguenti

fasi:

Analisi tecnico commerciale delle specifiche del cliente, è

indiscutibilmente la fase chiave per la corretta

rispondenza alle esigenze specifiche dell’ utilizzatore

finale della macchina e va portata avanti ed approfondita

sia dal responsabile commerciale sia dal responsabile

tecnico in presenza del cliente stesso.

Generazione della distinta base, eseguita dal responsabile

tecnico e dai suoi collaboratori e consiste nella

compilazione accurata in tutte le sue parti della distinta

28

Page 29: Bozza tesi4

base comprendente oltre all’elenco di tutti i componenti

anche i disegni d’insieme e particolari degli stessi.

Generazione del fascicolo tecnico e prima stesura del

manuale d’uso e manutenzione della macchina

Analisi della distinta base da parte del responsabile di

produzione ed avvio dei relativi sottosettori agli

approvvigionatori, lo stesso stabilisce le corrette

tempistiche di approvvigionamento.

Approvvigionamento che si distingue in esterno ed

interno: l’approvvigionamento esterno è appannaggio

dell’ufficio acquisti, mentre l’approvvigionamento interno

è dovuto allo stesso responsabile di produzione.

Assemblaggio secondo le specifiche ed i disegni della

distinta base sotto la supervisione del responsabile di

produzione.

Procedura di collaudo interno

Stesura delle versioni definitive della documentazione

tecnica e del manuale d’uso e manutenzione

Installazione presso il cliente e collaudo finale

29

Page 30: Bozza tesi4

Il Simultaneus Engineering (SE) o ingegneria simultanea è un

approccio sistematico che consiste nella progettazione

parallela dei prodotti e dei processi ad essi collegati

includendo la produzione, la vendita ed il supporto tecnico.

Nel nostro caso, la progettazione di un macchinario complesso,

questo tipo di approccio andrà adattato andando ad includere

anche lo studio del processo produttivo in cui andrà ad

integrarsi la macchina.

Essendo il macchinario sviluppato in maniera specifica sulle

esigenze del cliente come già detto verrà adottato un approccio

modulare in modo da sfruttare per quanto possibile moduli

funzionali già sviluppati e collaudati all’interno delle nostre

produzioni o componenti commerciali stabilmente usati nel

settore.

Figura 4.1 Schema di SE

30

Page 31: Bozza tesi4

Ogni modulo sarà sviluppato o adattato seguendo tecniche di

DFM/A (Design For Manufacturability/Assembly) queste

tecniche che fanno parte dell’approccio SE puntano

l’attenzione del progettista sulle parti, sul loro processo

produttivo e sulle loro interazioni. Principio fondamentale del

DFM/A è che la qualità può essere raggiunta con un’ottimale

scelta delle parti e una loro opportuna integrazione in modo da

ridurre al minimo i problemi produttivi10.

L’approccio composto DFM/A indica alcune guideline da

applicare, ove possibile, nel disegno di nuovi prodotti e

processi per conseguire significativi miglioramenti. Nel seguito

vengono indicate alcune regole pratiche per la semplificazione

della produzione:

1. Aumento delle conoscenze dei progettisti sui materiali, sui

processi manifatturieri e sui loro costi, oltre ad una loro

maggiore consapevolezza dei costi legati ai requisiti di

tolleranza dimensionale, spesso pensati in termini

eccessivamente riduttivi (con conseguente necessità di

utilizzo di macchinari più sofisticati e di personale più

specializzato) senza che ciò aggiunga valore al prodotto.

2. Maggiore attenzione al montaggio del prodotto, per

evitare di dover manovrare parti troppo fragili, sottili o

scivolose.

10 Design For Manufacturability and Concurrent Engineering Autore David M.

Anderson

31

Page 32: Bozza tesi4

3. Drastica diminuzione del numero di componenti il

prodotto finito. Il beneficio ottenuto consiste in riduzioni

di work in process, di magazzino, di assemblaggio. In

molti casi una riduzione di parti conduce ad un aumento

della qualità complessiva del manufatto finale.

4. Disegno dei componenti finalizzato alla massima

semplicità di manovra: bassi centri di gravità, parti

facilmente identificabili, punti di manovra e progettare le

staffature per semplificare le operazioni di produzione.

5. Disegno dei componenti mirato all’ottimizzazione delle

lavorazioni con asportazione di truciolo , utilizzare il

minimo numero di staffaggi e di utensili per la

produzione.

6. Minimizzazione di variazioni dei particolari e

accorgimenti nella progettazione dimensionale.

a. Evitare possibilmente di avere parti destre e sinistre,

cercare di progettare il prodotto in modo che la

stessa parte possa essere utilizzata

indifferentemente sui due lati.

b. Progettare le parti in modo che siano il più possibile

simmetriche, in modo da facilitarne il montaggio sia

manuale che automatico, il costo aggiuntivo

necessario ad esempio per le forature aggiuntive o

per altre modifiche in fase di progetto sarà ripagato

dal risparmio ottenuto evitando problemi di qualità

del prodotto.

32

Page 33: Bozza tesi4

c. Se non fosse possibile creare parti simmetriche,

rendere i pezzi molto asimmetrici in modo da evitare

errori di montaggio

7. Scegliere accuratamente le tolleranze dimensionali. Il

processo produttivo dipende strettamente dalle tolleranze

richieste. Se il progettista utilizza delle tolleranze troppo

strette potrebbe richiedere senza motivo per la

produzione del pezzo un processo produttivo più costoso.

Vi sono poi delle guideline per la progettazione mirata al

miglioramento dell’assemblaggio:

1. Valutazione preventiva dei metodi utilizzati per

l’assemblaggio: bloccaggio, saldatura, attrezzaggi

eventualmente necessari oltre ad una adattabilità

intrinseca dei componenti per minimizzare la necessità di

movimenti e spostamenti.

2. Selezione oculata dei sistemi di bloccaggio per rendere

semplice l’assemblaggio

3. Disegno pensato con il fine di consentire l’assemblaggio

verticale, dall’alto in basso - per sfruttare la gravità e

semplificare le celle di montaggio - e che consenta di

creare parti modulari. Quest’ultimo termine presenta

numerosi vantaggi: i sub-assemblaggi possono essere

costruiti in aree diverse, i moduli possono essere testati e

33

Page 34: Bozza tesi4

riparati prima dell’assemblaggio finale, infine le variazioni

dei modelli possono essere ottenuti a livello di

sottosistema.

4. Eliminazione o semplificazione degli aggiustamenti, sia

manuali che meccanici, rivelandosi spesso questi ultimi

fonte di problemi di assemblaggio e di test. I progettisti

possono ridurre il problema incorporando incisioni,

tacche, punti di fermo naturale che eliminano il problema

di aggiustamenti successivi.

5. Utilizzare dove possibile parti commerciali, molte volte è

conveniente progettare l’architettura del prodotto su

misura intorno ai materiali di commercio, questo

permette di ottenere sostanziali benefici nello sviluppo

quali ad esempio:

a. Sfruttare materiali di commercio permette di ridurre

i costi, i costi di progettazione e sviluppo saranno

sostenuti dal fornitore.

b. I fornitori di materiali di commercio sono molto più

efficienti in quanto hanno maturato un maggiore

Know How nella produzione dei componenti,

forniranno quindi parti ad un costo inferiore e

garantiranno servizi aggiuntivi quali garanzie di

34

Page 35: Bozza tesi4

funzionamento o di rispetto delle tolleranze e dove

richieste certificazioni di prodotto.

c. Non dovendosi preoccupare dello sviluppo e della

produzione di ogni singolo componente l’azienda

potrà focalizzare le sue energie nella produzione

relativa al proprio core business.

6. L’utilizzo di parti commerciali dovrà essere controllato,

l’acquisizione di materiali di commercio dovrà avvenire da

fornitori selezionati e dovrà garantire degli standard

qualitativi controllabili. In prima approssimazione,

possiamo vedere che i costi, dovuti a sostituzioni o

rilavorazioni, si moltiplicano per ogni passaggio neò

processo di costruzione, questo fatto chiamato “regola del

10” illustra molto bene quanto è di vitale importanza

trovare le non conformità già nelle prime fasi di

produzione.11

REGOLA DEL 10

LIVELLO DI COMPLETAMENTO

COSTO PER TROVARE E

RISOLVERE UNA NON

CONFORMITA’

Singolo componente X

Pre assemblaggio 10X

11 Design For Manufacturability and Concurrent Engineering Autore David M. Anderson

35

Page 36: Bozza tesi4

Assemblaggio finale 100X

Al collaudo/ in distribuzione 1.000X

Dal cliente 10.000X

4.2 Distinta base

Si analizza ora in dettaglio in cosa consiste la distinta base,

innanzitutto bisogna evidenziare che per semplicità di

identificazione la commessa viene definita con un suo codice di

3 cifre specifico mentre la macchina viene definita con un

codice di 4 cifre, prendiamo ad esempio C.O. XXX – 1002. Le

prime tre cifre indicano il numero di commessa mentre 1002

la macchina specifica, tale codice doppio deve essere riportato

su qualsiasi documento riguardante la vita della macchina

poiché l’insieme, per non produrre ulteriore confusione

introducendo altri numeri, costituisce il numero di matricola

che identifica il prodotto sia nello stabilimento di costruzione

sia dal cliente finale.

Si è già accennato al fatto che ogni parte è identificata con un

numero di riferimento. Per ragioni di praticità l’insieme è

suddiviso in sottogruppi che corrispondono a parti ben definite

della macchina ed ogni sottogruppo è indicato con un codice a

due cifre, si vedrà ora un esempio :1002 01 Il codice 1002,

come già detto è l’identificativo della macchina, mentre 01

rappresenta il primo sottogruppo in questo caso

l’incastellatura. Ogni particolare quindi possiede un numero

36

Page 37: Bozza tesi4

progressivo a due cifre così: 1002 01 01 Distanziale

fiancate

1002 01 rappresenta il gruppo mentre 01 è il primo particolare

dello stesso. In corrispondenza di ogni gruppo sono stati

creati dei disegni d’insieme nominati secondo il codice già

visto, che rappresentano in dettaglio lo stesso.

Invece in corrispondenza ad ogni particolare meccanico sono

stati eseguiti dei disegni completi secondo le norme UNI. Nella

distinta base in corrispondenza ai codici dei singoli particolari

sono riportati i materiali di commercio relativi.

Per chiarezza si riportano come esempio le distinte base di 2

gruppi della macchina l’asse svolgitore 1002.04 e l’asse

contropressore/calandra 1002.07 :

 Comm. Macchina Gr. N°. Gruppo Foglio  

1002 SPALMATRICE LS 07ASSE

CALANDRA

Q.tà Gr. 1

 Data

06/2010

Codice Q.tà Descrizione Materiale Note

1002.07.01 1 CALANDRA Ø192 Fe 360B  

  2Cuscinetto Radiale 1 Cor.6210-2RS1

Commerciale  

  1 Chiavetta A 8x7x100-UNI 6604 Commerciale  

1002.07.02 1 FLANGIA RIDUTTORE Fe 360B   

  4 Vite T.E. M10x55-UNI 5739 Commerciale  

  4Rosetta Piana Ø10,5x21-UNI 6592B

Commerciale  

  1 Riduttore W63 i=7 B3 Commerciale  

  1 Motore VT71 Pot.1,5 Kw. 4 Poli Commerciale 

 

37

Page 38: Bozza tesi4

1002.07.03 1 FLANGIA CUSCINETTO C40  

  3 Vite T.C.E.I. M6x20-UNI 5931 Commerciale  

 Comm. Macchina Gr. N°. Gruppo Foglio  

1002 SPALMATRICE LS 04 ASSE SVOLGITORE

Q.tà Gr. 1

 Data: 06/2010

Codice Q.tà Descrizione Materiale Note

1002.04.01 1 ALBERO ESPANSIBILE Ø70/76 Alluminio/C40

  2 Cus.Rullini Senza Anello RNA 6906 Commerciale

1002.04.02 1 BUSSOLA SCANALATA C40  

1002.04.03 2 BUSSOLA PER CUSCINETTO C40  

1002.04.04 4 FLANGETTA DI CHIUSURA C40  

  12 Vite T.S.E.I. M6x40-UNI 5933 Commerciale  

1002.04.05 1 DISCO DI TRASCINAMENTO C40  

1002.04.06 1 DISTANZIALE DI BLOCCAGGIO C40  

  3Grano Punta Piana M5x10-UNI 5923

Commerciale  

1002.04.07 4 PERNO PER CUSCINETTO C40  

  4Cusc.Obliquo 2 Corone 3200A-2RS1

Commerciale

  8 Vite T.C.E.I. M6x25-UNI 5931 Commerciale  

  4 Ros.Piana Ø6,4x12,5-UNI 6592B Commerciale  

  4 Vite T.E. M6x10-UNI 5739 Commerciale  

1002.04.08 2 PERNO PER CUSCINETTO C40  

  2Cusc.Obliquo 2 Corone 3200A-2RS1

Commerciale

  2 Ros.Piana Ø6,4x12,5-UNI 6592B Commerciale  

  2 Vite T.E. M6x10-UNI 5739 Commerciale  

1002.04.09 4 COLONNA DI GUIDA C40  

1002.04.10 4 ROSETTA Ø25 C40  

38

Page 39: Bozza tesi4

  4 Vite T.S.E.I. M10x25-UNI 5933 Commerciale  

1002.04.11 4 BUSSOLA DI SCORRIMENTO GS500  

1002.04.12 2 PIASTRA SUPPORTO PERNI Fe 430B  

1002.04.13 2 PIATTO DI COLLEGAMENTO Fe 360B  

  8 Vite T.C.E.I. M8x25-UNI 5931 Commerciale  

  2Impugnatura Girev. I.301/115+x-M10

Commerciale Elesa

1002.04.14 1 PERNO FILETTATO C40  

  1 Anello Seeger E20-UNI 7435 Commerciale  

1002.04.15 1 LAVORAZIONE VOLANTINO Commerciale Elesa

1002.04.16 1 REGISTRO SCORREVOLE C40  

  1 Cusc.Radiale 1 Corona 6004-2RS1 Commerciale SKF

  1 Anello Seeger I42-UNI 7437 Commerciale  

  1 Grano P.Cilindrica M8x25-UNI 5925 Commerciale  

  4 Grano P.Piana M6x18-UNI 5923 Commerciale  

1002.04.17 1 REGISTRO FISSO C40  

  4 Vite T.C.E.I. M8x30-UNI 5931 Commerciale  

  4 Rosetta Elastica A8-UNI 1751 Commerciale  

1002.04.18 1 ALBERO SCANALATO C40 Scanalato 1 3/8" DIN 9611

  1 Chiavetta A 8x7x40-UNI 6604 Commerciale  

1002.04.19 1 ROSETTA DI ARRESTO Fe 360B  

  1 Vite T.S.E.I. M8x25-UNI 5933 Commerciale  

1002.04.20 1 PIASTRA SUPPORTO FRENO Fe 430B  

 1

Freno A Polvere magnetica Completo Di Ventilatore

Cod. B.650.V V-220Commerciale

 

  6 Vite T.C.E.I. M6x30-UNI 5931 Commerciale  

  4 Vite T.E. M12x45-UNI 5739 Commerciale  

39

Page 40: Bozza tesi4

  4 Ros.Piana Ø13x24-UNI 6592B Commerciale  

5. LA PROGETTAZIONE

I macchinari da stampa del tipo da bobina a bobina sono

composti da gruppi autonomi e integrati. Nel nostro caso

avremo un gruppo svolgitore che avrà il compito di svolgere la

bobina di prodotto regolando la tensione in ogni condizione di

funzionamento, un primo gruppo stampa che avrà il compito di

applicare la vernice protettiva su di un lato del materiale, un

forno di asciugatura, un secondo gruppo stampa che

applicherà la vernice protettiva sull’altro lato del materiale, un

altro forno di asciugatura, una calandra di traino e un

avvolgitore. Analizzeremo ora questi gruppi uno alla volta.

5.1Svolgitore

Lo svolgitore è quel sistema di supporto della bobina di

materiale grezzo che deve poi essere “svolto” e trascinato all’

interno della macchina per poter essere stampato. Lo

svolgitore deve regolare la tensione del materiale svolto

garantendo un flusso costante e calibrato di materiale

all’interno del gruppo stampa sì da garantire il perfetto

trasferimento delle immagini. Per tal motivo si suddivide

ulteriormente in due parti fondamentali: l’asse di supporto,

solitamente detto asse svolgitore, che ha il compito di

40

Page 41: Bozza tesi4

sostenere la bobina e permetterne il movimento intorno

all’asse ed il sistema di controllo della tensione del materiale in

svolgimento.

5.1.1 Asse svolgitore

Con il termine asse svolgitore intendiamo il sistema che

supporta e tiene in posizione la bobina durante la lavorazione.

Questa unità è inserita sul telaio realizzato in lamiera

ossitagliata in acciaio Fe 440, di spessore 40 mm, lavorata poi

con macchine cnc per un adeguata precisione. Le due spalle

del telaio saranno lavorate in coppia per garantire adeguate

tolleranze dimensionali e di concentricità delle forature.

Robusti tiranti costruiti in acciaio C40 garantiscono la corretta

stabilità al sistema grazie a ghiere di centraggio. Come si

evince dallo schema (figura 5.1) la bobina è alloggiata su di un

albero espansibile avente i perni temprati ad induzione per

poter ruotare senza danneggiarsi a contatto con i cuscinetti di

sostegno, che inseriti in apposite bussole di contenimento,

sono vincolati rigidamente al telaio tramite due leve (una per

lato) comandate tramite elettrovalvola pneumatica da due

cilindri pneumatici.

La dimensioni massime delle bobine utilizzabili sull’asse

svolgitore, sono le seguenti: diametro 1200 mm e tavola 1200

mm, queste dimensioni sono imposte dalla geometria del

gruppo. Il materiale lavorabile sarà tessuto non tessuto wetlaid

già verniciato sui due lati, con uno spessore di 0,3 mm e

41

Page 42: Bozza tesi4

grammatura 70 g/m^2 mm, una di queste bobine contiene

circa 3750 m di materiale e avrà quindi un peso di circa 320

daN.

La massima velocità angolare a cui dovrà ruotare l’asse sarà

calcolata in corrispondenza della massima velocità lineare

della macchina e del minimo diametro della bobina:

ω=1000⋅V

π⋅D (1)

da cui sostituendo:

ω=

1000⋅200 (m /min )3 .14⋅90 (mm)

=707 ,38(giri /min )(2)

Si suppone ora che la sezione portante corrisponda al diametro

di 40 mm che ruota in una coppia di cuscinetti ad aghi tipo INA

RNA 6906. Il collegamento dell’ albero al sistema frenante

(vedremo in seguito nel prossimo capitolo a cosa ci si riferisce)

si ottiene tramite un giunto rigido movibile attraverso un’

apposita maniglia avente una sezione tipo profilo scanalato

DIN 9611-1 3/8” scelta più per la facilità di manovra che per l’

effettivo fabbisogno strutturale.

42

Page 43: Bozza tesi4

Figura 5.1 Schema asse svolgitore

Durante il funzionamento l’ asse è tenuto in posizione da due

apposite leve in acciaio (una per ogni lato della macchina)

azionate da due attuatori pneumatici aventi alesaggio 40 mm e

corsa 30 mm nei quali s’ immette aria compressa a 5 bar in

modo da ottenere un carico su ogni bussola portacuscinetto di:

F=(π⋅r 2(cm2 )⋅pressione (bar )) (3)

da cui sostituendo:

F=(π⋅22 (cm2 )⋅5(bar ))=62 ,83(daN ) (4)

Sapendo che il rapporto di leva dovuto alla diversa distanza fra

il centro di rotazione e l’ attacco del pistone (92 mm) e lo

stesso con il punto di applicazione della forza di serraggio (35

43

Page 44: Bozza tesi4

mm) corrisponde a 2,628 si ottiene dunque il carico di

bloccaggio delle bussole che per ogni lato corrisponde a:

C s=F⋅2,628=62 ,83 (daN )⋅2 ,628=165 .117 (daN ) (5)

Figura 5.2 Schema sistema bloccaggio pneumatico asse svolgitore

5.1.2 Dimensionamento freno

Si è scelto di utilizzare un freno a polvere magnetica in quanto

sono molti i pregi di questo tipo di prodotti. Ad esempio

rispetto ai freni pneumatici a pinza hanno una coppia

proporzionale alla corrente assorbita e indipendente dalla

velocità di scorrimento, grazie alle proprietà di bassa isteresi

magnetica della polvere la coppia è riproducibile, stabile ed

affidabile mentre il valore della coppia residua è molto basso,

44

Page 45: Bozza tesi4

queste caratteristiche permettono una grande precisione nel

controllo.

In prima approssimazione il freno andrà dimensionato in base

al valore di coppia frenante massima che dovrà erogare per

generare il tiro T.

Il massimo carico T sarà calcolato in funzione del materiale e

della larghezza di tavola,

T=l(cm)⋅T s(daNcm ) (6)

Nel nostro caso dalla scheda tecnica del tessuto non tessuto

spunlace otteniamo una tensione specifica Ts di 0,08daN/cm, la

larghezza l delle bobine sarà 120 cm a cui corrisponde

sostituendo nella (6) un carico massimo T di 9,6 daN. A questo

punto conoscendo il diametro massimo della bobina in

svolgimento (1,2 m) D si perviene a:

M t=12

D(m)⋅T (daN )=5 ,76(daN ) (7)

Si ricava quindi la potenza da dissipare necessaria per il

dimensionamento del freno:

Nd=( M t(daNm )⋅V l (m /min . ))6000 (8)

sostituendo quindi:

45

Page 46: Bozza tesi4

Nd=(5 ,76( daNm)⋅200(m /min . ))6000

=0 ,192(kW )

Ottenuta la coppia massima e la potenza da dissipare è stato

possibile scegliere un freno della ditta Re spa Controlli

industriali, il modello B.650.V con ventilatore di

raffreddamento forzato con Nd = 400 W e carico

massimo Mt pari a 6,5 daNm (figura 5.1.4)

Figura 5.3 Spaccato freno B650 V

1 Semicorpo interno 2 Semicorpo esterno 3 Flangia

interna

4 Flangia esterna 5 Rotore 6 Set parapolvere

7 Bussola 8 Bobina 9

Cuscinetti

10 Ventilatore

46

Page 47: Bozza tesi4

Il dimensionamento andrà ora verificato tenendo conto delle

coppie aggiuntive che si generano nei transitori di

accelerazione e decelerazione i parametri di cui dobbiamo fare

una verifica sono:

1. Le coppie necessarie per compensare gli attriti del

sistema

2. La coppia necessaria per compensare il momento

d’inerzia della bobina

Nel nostro caso dato che il materiale viene svolto “da sopra”

come possiamo vedere dal layout generale della macchina

durante la fase di accelerazione sia le coppie generate dagli

attriti che quella generata dal momento d’inerzia andranno ad

aiutare la frenatura e quindi potremo trascurarle nel caso

opposto invece in fase di decelerazione queste coppie

soprattutto quella dovuta al momento d’inerzia potrebbero

diventare problematiche in quanto il freno dovrebbe erogare

una coppia aggiuntiva per andare a compensarle.

Fortunatamente il peso non eccessivo del materiale e la scelta

di una rampa di accelerazione e decelerazione opportunamente

lunga ad esempio 80-120 secondi per raggiungere la velocità

massima rendono trascurabile l’effetto di queste coppie.

5.2Gruppo stampa e cilindro portaclichè

Il gruppo stampa flesso grafico è costituito da un telaio in

acciaio Fe 440 formato da due mensole laterali in lamiera

ossitagliata spessore 40 mm, lavorate in coppia alle macchine

47

Page 48: Bozza tesi4

utensili su tutte le superfici, in grado di alloggiare i supporti

dei vari cilindri e il sistema di avanzamento. Le mensole sono

fra loro legate per mezzo di 1 tirante diametro 40 mm con viti

umbrako M16 per il serraggio e l’allineamento. Il cilindro

contropressore verrà invece alloggiato nella struttura del telaio

dell’avvolgitore nel caso del primo gruppo e nella struttura

dello svolgitore per quanto riguarda il secondo gruppo. I 2

cilindri di contropressione sono costruiti in tubo di acciaio con

la superficie cromata e rettificata per resistere all’aggressione

degli inchiostri ed all’ usura dello strisciamento del materiale

durante il suo passaggio. Il diametro di questi rulli è

rigorosamente definito in 190,98 mm con una tolleranza pari a

h6. Questa misura poco pratica è comunque indispensabile a

causa del sistema di ingranaggi che viene adottato per poter

ottenere corretti formati di stampa. Vedremo più in dettaglio

nel paragrafo 5.2.6 queste ragioni.

I rulli di contropressione ruotano entro 4 cuscinetti a sfera

(tipo 6008 2RS) che assicurano la perfetta stabilità essendo

direttamente alloggiati in apposite tasche ricavate

direttamente nelle spalle del gruppo avvolgitore e svolgitore, i

due cilindri di contropressione sono mossi da un riduttore a

vite senza fine rapporto 1:7 direttamente azionato da un

motore trifase Asincrono con controllo vettoriale.

48

Page 49: Bozza tesi4

Figura 5.4 Schema assemblaggio rullo contropressore

5.2.1 Rullo portaclichè

Il rullo portaclichè, è alloggiato entro due supporti apribili per

la sua sostituzione (tramite due viti M8 ciascuno) e può

ruotare o in due bronzine di B14 dotate di canale e foro di

carico per lubrificazione a gravità o in due cuscinetti ad aghi.

La scelta delle bronzine è legata soprattutto al fatto che con

esse si possono raggiungere tolleranze costruttive più strette

rispetto a cuscinetti ad aghi di pari caratteristiche garantendo

una maggior precisione nella rotazione a discapito della loro

durata inferiore. Nel nostro caso la stampa di “fondi pieni” per

cui è stata pensata la macchina non necessita di uno stretto

controllo di registro e quindi si preferirà utilizzare i cuscinetti

ad aghi che offrono una maggior durata.

49

Page 50: Bozza tesi4

I cuscinetti saranno dei RNA 4907 con Ci 40 mm, De 50 mm e

L 30 mm12 sono stati scelti per limitare gli ingombri dei

cuscinetti senza anello interno quindi la superficie del cilindro

portacliché a contatto con i rullini dovrà essere temprata ad

induzione per aumentarne la durezza.

Figura 5.5 Schema Cuscinetto RNA 49

In tutto il gruppo stampa la progettazione sia dei rulli che dei

supporti tiene conto delle regole del DFM in quanto il cilindro

portaclichè è perfettamente simmetrico e cosi i suoi supporti,

anche i cappelli di chiusura sono intercambiabili.

Per assicurare che la forma di stampa (cliché) non tocchi il

materiale quando la macchina sè ferma per qualsiasi ragione

(messe a punto, pulizia, inizio inchiostrazione, ecc), i supporti

del rullo portaclichè sono costruiti per assicurare lo “stacco” 12 Catalogo Nadella Cuscinetti a rullini CG06I

50

Page 51: Bozza tesi4

dello stesso che avviene in maniera verticale per mezzo di un

apposito impianto oleodinamico. Per ottenere ciò il supporto è

stato progettato in due parti, una mobile nella quale si monta il

rullo, ed una fissa in cui è stata ricavata una camera che

attraverso un pistone avvitato sulla parte mobile ne permette i

movimenti grazie all’ olio che viene inserito tramite un

apposito circuito. Per garantire la precisione dell’

accoppiamento fra i due pezzi nella posizione di lavoro, su

entrambe si generano due superfici coniche che si

compenetrano. A questo punto considerando che il diametro

del pistone è di 40 mm e la centralina oleodinamica di servizio

può garantire una pressione dell’ olio pari a 30 bar possiamo

calcolare la massima forza di sollevamento del gruppo di

stacco per ogni lato:

F s=( π4⋅16 )⋅30=376 ,98(daN )

(10)

Si evince che la forza di sollevamento indicata è più che

abbondante in quanto i rulli portaclichè essendo costruiti in

tubo di acciaio rettificato avranno un peso inferiore a 30 kg.

Allo stesso modo si calcola la forza di serraggio del supporto in

posizione di lavoro considerando il diametro dello stelo del

pistone pari a 25 mm:

Fb=( π4⋅(16−6 . 25 ))⋅30=229 ,72(daN )

(11)

51

Page 52: Bozza tesi4

alla quale si aggiunge il peso del rullo stesso.

Per facilitare le operazioni di assemblaggio del clichè sulla

superficie dei rulli portaclichè vengono eseguite righe

longitudinali e righe trasversali che compongono una maschera

di riferimento per l’operatore.

Figura 5.6 Schema gruppo portaclichè

5.2.2 Rullo retinato

Il rullo retinato, detto anche in gergo anilox, è ricavato

direttamente dal pieno, uno spezzone di barra di acciaio C40

laminato, per mezzo di tornitura su CNC, dopodiché la sua

superficie viene incisa meccanicamente con un sistema simile

alla godronatura di precisione. Si ottengono così un certo

numero di cellette di sezione tronco-piramidale che

assicureranno il trasferimento dell’ inchiostro dal rullo

inchiostratore alla forma di stampa. La sezione ed il numero di

cellette per cm dipende principalmente dal tipo di stampa si

52

Page 53: Bozza tesi4

voglia ottenere e dal tipo di inchiostro da trasferire. Nel caso in

esame la macchina è stata pensata per la stesura di una

vernice di protezione della stampa su tessuto non tessuto si

riduce ad una “stampa al tratto”a fondo pieno (nella stampa al

tratto in poche parole l’ immagine è ottenuta come un timbro,

non come la quadricromia che è costituita da un insieme di

punti). Dopo queste considerazioni si è pervenuti alla scelta

della dimensione adeguata per i nostri scopi delle celle: 80

linee/cm (64 celle per cm²) con una profondità di 24 mm. Il

rullo retinato come si può vedere dalla figura 5.7 è supportato

da 2 cuscinetti a sfere (6206 2RS) ed ha un diametro di 92,307

mm.

Figura 5.7 Schema montaggio rullo retinato

53

Page 54: Bozza tesi4

Figura 5.8 A lato tabella retini

tronco piramidali, in alto

immagine al microscopio degli

stessi.

In base alla geometria del retino si può stabilire quale sarà la

quantità di inchiostro che potrà essere trasferita in via teorica,

conoscendo la finezza di retino (quante celle si trovano per cm

lineare) si può ricavare la densità di retino n e conoscendo il

volume delle singole celle V si determina dalla relazione:

Q=n⋅V (12)

quindi sapendo che le celle hanno la forma tronco piramidale si

può determinare il volume con semplici passaggi geometrici,

che corrisponde a 1,32 , e come abbiamo visto la densità di

54

Page 55: Bozza tesi4

retino scelta corrisponde a 64 celle/cm² per cui sostituendo

nella (12)

Q=64⋅10−6⋅1 ,2710−7

=8 ,13( g/m2 ) (13)

Questo valore teorico è dato esclusivamente in base alla

geometria, in realtà per come è realizzato il sistema

d’inchiostrazione (complesso rullo retinato - rullo gommato)

può essere significativamente influenzato dallo schiacciamento,

più o meno marcato, fra i due rulli. Oltre a ciò uno dei fattori

che ne influenzano notevolmente il trasferimento e la viscosità

stessa dell’inchiostro che deve essere costantemente

monitorata con sistemi manuali (tazze Ford n°4 o tazze Zahn

n°4) o automatici (sistemi controllo viscosità elettronici) e

mantenuta costante in base ai valori indicati dai produttori.

5.2.3 Rullo inchiostratore

Come il rullo retinato anche il rullo inchiostratore è ricavato

dal pieno laminato in C40 per tornitura cnc, la sua superficie

viene poi rivestita per uno spessore di 10 mm di uno speciale

polimero. Il diametro esterno compreso del rivestimento è di

105 mm con una tolleranza pari ad h6 (il rullo viene rettificato

55

Page 56: Bozza tesi4

dopo il rivestimento simultaneamente sulla tavola e sui perni

portanti i cuscinetti). Il rivestimento è stato scelto in funzione

del tipo d’ inchiostro con una durezza pari a 70 sh.

Il rullo tramite 2 cuscinetti a sfere (6206 2RS) allocati in due

supporti aventi la possibilità di avvicinarsi in maniera

indipendente da ogni lato al rullo retinato, per mezzo di una

vite M14 ed una molla di contrasto. La funzione principale dell’

inchiostratore è il trasferimento dal calamaio (vaschetta in

acciaio inox) al rullo retinato dell’ inchiostro da stampare,

perciò deve rimanere immerso nel liquido per circa 18 mm.

Oltre al trasferimento esegue la dosatura del quantitativo da

trasferire grazie alla pressione che viene esercitata sul retinato

stesso in modo che solo il contenuto ben definito all’ interno

delle cellette incise viene poi trasferito da questo ultimo sulla

forma di stampa. La regolazione dello schiacciamento fra i due

rulli può entro certi limiti (circa 610%) variare la quantità di

inchiostro che viene trasferita, capacità che viene ampiamente

sfruttata dagli operatori più esperti per variare e correggere l’

intensità delle immagini stampate o come nel nostro caso la

quantità di vernice protettiva da applicare.

56

Page 57: Bozza tesi4

Figura 5.9 Schema assemblaggio rullo gommato.

Durante i fermi macchina per evitare l’essicazione

dell’inchiostro il rullo gommato viene tenuto in movimento

attraverso un motore idraulico orbitale, questo movimento

viene detto “macinazione”.

5.2.4 Sistema di avvicinamento

La stampa flessografica è per definizione una stampa che si

ottiene non tramite pressione ma tramite contatto, per

ottenere i migliori risultati deve essere eseguita una

regolazione per quanto possibile molto fine fra i vari elementi

(rullo portaclichè – contropressore; rullo anilox – rullo

portaclichè). Per raggiungere ciò ogni rullo è regolabile

tramite una vite M16 con passo fine da 1 mm, così l’ operatore

esperto sarà in grado di “sentire” l’approcciarsi della stampa e

verificare visivamente il risultato. Oltre all’ esigenza della

57

Page 58: Bozza tesi4

regolazione fine è rilevante il problema della sostituzione del

rullo portaclichè che va eseguita ogni qual volta si debba

cambiare l’ immagine di stampa. Si è sviluppato così un

sistema consistente in due scatole di riduzione comandate da

un solo albero di trasmissione, azionato manualmente

mediante un volantino. Ogni scatola, ricavata da una fusione in

alluminio lavorata su un centro di lavoro CNC, è dotata di un

pignone a denti ortogonali che ingaggia due ruote dentate;

quella superiore che agisce sulla vite del supporto anilox,

mentre quella inferiore che agisce su tutto il sistema e

consente l’ avvicinamento fra il rullo retinato ed il

contropressore. Le ruote condotte non sono calettate

direttamente sulle viti ma sono dotate di 12 fori radiali di

diametro 5,2 mm nei quali può essere inserita una spina

temprata diametro 5 con tolleranza h6 forzata in uno speciale

volantino calettato tramite linguetta sulla vite; in questo modo

è possibile muovere separatamente (estraendo il volantino)

oppure insieme (inserendo il volantino) tutte e quattro le viti

agendo sull’ albero centrale.

58

Page 59: Bozza tesi4

Figura 5.10 Vista laterale del sistema di approccio

Figura 5.11 Vista frontale del sistema di approccio

Come si può vedere anche tutto il gruppo di movimentazione è

stato progettato secondo le linee guida della tecnica DFM:

1. Le scatole di avanzamento dei due lati sono

perfettamente identiche tra loro e intercambiabili su

ogni gruppo stampa realizzato dalla nostra azienda.

59

Page 60: Bozza tesi4

2. Le viti di avanzamento sono di pari lunghezza e

vengono prodotte

5.2.5 Trasmissione ad ingranaggi

La trasmissione ad ingranaggi del gruppo stampa è molto

importante; nel campo flessografico gli ingranaggi non

vengono scelti secondo i criteri canonici del dimensionamento

ad usura o sulla base della resistenza del dente ma sono

selezionati solo per problemi geometrici legati alla stampa

(ovviamente ad un analisi canonica risultano sovradimensionati

dato le potenze irrisorie in gioco, sperimentalmente sono stati

eseguiti dei test di assorbimento per ogni gruppo colore che

hanno appurato che ciascuno assorbe circa 0,75 kW). Il primo

problema da risolvere è generato dalla formazione di “battute”

(cioè righe trasversali di tonalità diversa da quella dell’

inchiostro in stampa) quando gli ingranaggi del retinato, del

portaclichè e del contropressore non lavorano perfettamente

sui loro diametri primitivi (va ricordato che per la tipologia di

costruzione e d’uso delle macchine flessografiche gli interassi

fra tali ingranaggi non possono essere fissi e possono subire

leggere variazioni). Bisogna quindi utilizzare ingranaggi a

denti elicoidali che garantiscono sempre almeno più di 2 denti

in presa eliminando di fatto il problema delle “battute”. In

secondo luogo, ma decisamente più rilevante, bisogna fornire

al cliente la possibilità di stampare immagini di dimensioni

corrette: in altre parole metriche utilizzando quindi una

60

Page 61: Bozza tesi4

geometria che abbia come passo circonferenziale 10 mm, cioè

ci consenta (nell’ ambito dei formati massimo e minimo 250-

800 mm) di approntare cilindri portaclichè che possano variare

di 10 in 10 mm. Da queste premesse e dagli usi comuni

del settore siamo pervenuti alla scelta della geometria che

secondo le definizioni ISO-UNI corrisponde ai seguenti dati:

passo: 10 mm

modulo normale: 2,75 mm

modulo trasversale: 3,183 mm

angolo di pressione a: 20°

angolo dell’ elica b: 30° 14’ 07” (senso dell’ elica in base all’

ingranamento)

Da cui è possibile ricavare quindi i diametri dei vari rulli:

Contropressore: D = N° denti x Mt = 60 x 3,183 = 190,98 mm

Retinato: D = N° denti x Mt = 29 x 3,183 = 092,31 mm

Inchiostratore: D = N° denti x Mt = 33 x 3,183 = 105,04 mm

Per quanto riguarda il rullo portaclichè bisogna considerare:

innanzitutto che deve essere maggiore di 250mm e minore di

800 mm di circonferenza, deve avere un valore di 10 in 10 mm,

e va considerato poi lo spessore della forma di stampa

(fotopolimero) e del bi-adesivo di ancoraggio dello stesso.

Vediamo ora un esempio. Se si volesse calcolare il diametro di

un cilindro portaclichè in grado di stampare uno sviluppo pari

61

Page 62: Bozza tesi4

a 500 mm sul quale va adagiato un fotopolimero con del bi-

adesivo il cui spessore totale corrisponde a 3 mm (2,8 polimero

+ 0,2 bi-adesivo), si deve applicare la seguente formula:

Dpc=( Svp

⋅M t)−2⋅(sf +sad ) (14)

da cui sostituendo:

Dpc=(50010

⋅3 ,183)−2⋅(2,8+0,2 )=153 ,15(mm ) (15)

La terna di ingranaggi ovviamente possiede il senso dell’ elica

che favorisce l’ ingra-namento: destro per il contropressore e

l’ anilox, sinistro per il portaclichè. Per ragioni economiche,

oltre a scegliere per la costruzione dei due ingranaggi destri

l’acciaio C40 ed eseguire la tempra ad induzione sui denti e la

relativa rettifica, si è scelto di tagliare l’ingranaggio del

portaclichè in ghisa G25 dato che viene impiegato in misura

minore (non sempre si stampa lo stesso formato) e perché

risulta molto più semplice da sostituire.

5.2.6 Dispositivi di registro

62

Page 63: Bozza tesi4

Nelle macchine da stampa flessografiche una delle questioni

tecnologiche più spinose è rappresentata dalla necessità, per la

creazione di immagini multicolore, del corretto posizionamento

dei vari colori fra di loro che deve avvenire durante la fase di

stampa, a tale scopo sono stati sviluppati due dispositivi che

consento: uno il movimento relativo del rullo portaclichè

trasversale rispetto al materiale in lavorazione (registro

assiale) e l’ altro il movimento nel senso del moto dello stesso

(registro longitudinale o circonferenziale). Nel nostro caso

il registro longitudinale non ha molta importanza in quanto i

due colori verranno stampati sui due lati opposti e non

dovranno sovrapporsi, il registro assiale invece rimane

importante per la centratura del clichè di stampa.

Il registro assiale è ottenuto tramite un volantino filettato che

si muove lungo un alberino filettato M16 fissato sul supporto

del rullo portaclichè. Sul volantino, ricavato per mezzo di

tornio cnc dal pieno di C40, è ricavata una gola che ingaggia

un apposito cuscinetto a sfere (16008) alloggiato su una

bussola calettata sul perno del portaclichè per mezzo di due

grani a testa piana M12 lunghezza 10 mm. Un apposita ghiera

di serraggio consente di bloccare il volantino una volta

raggiunta la posizione desiderata.

63

Page 64: Bozza tesi4

Figura 5.12 Schema registro assiale

Il registro longitudinale sfrutta invece le proprietà

geometriche degli ingranaggi elicoidali, cioè il principio che gli

stessi possono cambiare la fase (posizione relativa) a seconda

della loro posizione laterale. Utilizzando un ingranaggio sul

portaclichè avente 16 mm di spessore che ingrana una ruota di

50 mm di spessore sul contropressore, il primo potrà spostarsi

durante il moto, senza influenzare le caratteristiche d’ ingra-

namento, di 22 mm da un lato e 22 mm dall’ altro. Si vuole

vedere ora in dettaglio cosa si ottiene dalla geometria dei denti

considerando l’ angolo d’inclinazione dell’ elica b pari a

30,24° :

Rl=Δt⋅sin β=22⋅30 ,24 °=11 ,08(mm ) (16)

Da cui si deduce che il campo di registro corrisponde a 611,08

mm (totale 22,16 mm). L’ ingranaggio del portaclichè si

assembla su un disco di acciaio C40 con la superficie temprata

64

Page 65: Bozza tesi4

per resistere all’ usura, una coppia di cuscinetti a sfere (6201

2RS) provvede a tenerlo in posizione e guidarlo dal momento

che sono inseriti in un supporto regolabile da un volantino.

Figura 5.13 Schema registro longitudinale

5.2.7 Sistema calamaio

Come abbiamo già introdotto per poter stampare il rullo

gommato deve essere messo in contatto con l’inchiostro in

modo da poterlo trasferire all’anilox e quindi al polimero per

poterlo stampare, essendo in fase liquida deve essere

contenuto in un apposito gruppo calamaio (bacinella) in acciaio

inox (AISI 316) spessore 15/10 mm che risulta composto da

quattro elementi fondamentali:

il calamaio vero e proprio, cioè la vaschetta dotata di

scarico con rubinetto a sfera da 1” G per il recupero

dell’inchiostro avanzato a fine lavorazione

65

Page 66: Bozza tesi4

le tenute laterali a labirinto, che impediscono agli

spruzzi di inchiostro generati dal contatto fra il rullo

gommato e il rullo retinato di fuoriuscire lateralmente dal

calamaio

il coperchio è dotato di un’apposita feritoia richiudibile

per il carico dell’inchiostro fresco che può avvenire o

manualmente o tramite una piccola pompa pneumatica di

ricircolo.

Una delle maggiori difficoltà incontrate dagli stampatori è la

pulizia accurata del gruppo colore dai residui dell’inchiostro a

fine lavorazione, in quanto per le caratteristiche chimiche dei

pigmenti stessi minime quantità di inchiostro di tonalità scura

possono inquinare pesantemente anche notevoli quantità di

inchiostro di tonalità chiara, rendendo quindi vano il lavoro

svolto in cucina colori per garantire una determinata tonalità.

Il gruppo calamaio è concepito quindi cercando di semplificare

nel modo più efficace possibile le procedure di pulizia e

garantirne la massima completezza da parte dell’operatore, in

tal senso sia il coperchio sia il calamaio sono fissati con

sicurezza solo mediante incastro, non presentano superfici a

spigolo vivo (molto difficili da pulire) e soprattutto sono

costruiti, come abbiamo già visto, in materiale che non viene

aggredito chimicamente dall’inchiostro stesso. Per facilitare

l’estrazione del coperchio due apposite maniglie sono saldate

sulla sua sommità, mentre il calamaio è appoggiato in un

dispositivo di supporto (alzabacinella) composto da due settori

66

Page 67: Bozza tesi4

dentati, uno per lato, con avvitato sulla sommità due piastre di

supporto sulle quali si andrà ad adagiare lo stesso. I settori

dentati ingranano in due rocchetti calettati su un albero di

tondo rettificato in acciaio C40 diametro 16 mm, il quale è

dotato di un’apposita leva di manovra che consente la sua

rotazione e la conseguente salita e discesa dei supporti in

maniera sincrona. Due maniglie a ripresa dotate di vite M6

garantiscono la posizione stabile della bacinella durante il

lavoro. Va da sé che l’estrazione del calamaio avviene dopo

aver abbassato il suo sistema di supporto agendo manualmente

sulla leva, riportiamo di seguito nella figura 5.14 un immagine

del sistema.

Figura 5.14 Particolare sistema movimento bacinella

67

Page 68: Bozza tesi4

Data la speciale tipologia dei due gruppi stampa, si

installeranno anche due vasche di alimentazione dell’inchiostro

dotate di viscosimetro, posizionate sul fianco della macchina,

questo permetterà di mantenere costanti le caratteristiche

della vernice utilizzata per stampare durante tutto il

funzionamento giornaliero dell’impianto.

Esistono in commercio dei sistemi di controllo della viscosità

già sviluppati che si possono integrare nella nostra macchina,

in figura possiamo vedere lo schema funzionale del sistema

FKR-F4 della “Fasnacht+CO”13 il sistema verrà integrato

nell’impianto elettrico della macchina e sarà montato sul fianco

dei telai in corrispondenza dei due gruppi stampa.

13 Catalogo FASNACHT+CO Ed. 2010

68

Page 69: Bozza tesi4

Figura 5.15 Schema di principio sistema regolazione viscosità

5.3Rotelle di pressione in ingresso

Per consentire la corretta introduzione del materiale nel

gruppo stampa, sul primo rullo di contropressione agiscono 4

rotelle diametro 120 mm con superficie gommata resistente

all’usura con durezza 80 sh. Le rotelle di larghezza 30 mm

ruotano libere entro cuscinetti (16011) alloggiati su opportuni

supporti in acciaio C40 che tramite un foro eccentrico

diametro 30 mm sono montati su un albero anche esso in

acciaio C40 azionato da un cilindro pneumatico (alesaggio 40

69

Page 70: Bozza tesi4

mm e corsa 75 mm) che ne consente la rotazione di circa 45°.

In posizione comoda per l’operatore ogni supporto portarotella

è dotato di un grano M12 di serraggio per renderlo solidale

con l’albero di supporto. L’operatore può quindi stabilire la

posizione dove la rotella ingaggerà il materiale in ingresso e

agendo sul comando pneumatico si può ingaggiare o liberare il

rullo di contropressione.

Figura 5.16 Schema assemblaggio rotelle di pressione ingresso

5.4Sistema d’essicazione

5.4.1 Studio essicazione inchiostro

Lo studio del sistema di essicazione è legato strettamente alla

scelta dell’inchiostro o delle vernici da usare all’interno dei

gruppi stampa. Un inchiostro flessografico è composto da tre

70

Page 71: Bozza tesi4

ingredienti base: solvente, resine, pigmenti o coloranti a cui

possono essere aggiunti degli additivi per migliorare alcune

caratteristiche.14

Il solvente: compito fondamentale del solvente negli

inchiostri da stampa è quello di fare da base al veicolo

permettendo alle resine e ai pigmenti di disciogliersi in

forma liquida. Il buon trasferimento dell’inchiostro

dipende dalla tensione superficiale e dalla reologia. I

solventi hanno soprattutto effetto sulla tensione

superficiale, mentre le resine sono più determinanti nei

confronti della reologia. Esistono tre principali tipi di

solventi usati nel campo flesso grafico:

o Acqua

o Solventi chimici tradizionali (Acetato di etile, alcol

isopropilico)

o Solventi chimici per essicazione UV

Le resine: Uno degli elementi principali nella

composizione del veicolo è la resina; la sua scelta è

determinata da numerosi fattori, quali proprietà

filmogene, adesione al supporto, stampabilità e resistenze

finali richieste allo stampato. L’adesione dell’inchiostro al

supporto è una delle proprietà delle resine. In pratica per

ottenere buone proprietà di adesione le resine devono

14 Il procedimento flesso grafico. Di Seglio Valerio Ed. Scuola Grafica S.Zeno 2004

71

Page 72: Bozza tesi4

essere considerate secondo il peso molecolare e la

polarità.

Pigmenti e coloranti: I pigmenti sono composti chimici più

o meno complessi, che allo stato di dispersione finissima

sono in grado di procurare colore al veicolo in cui sono

incorporati; la caratteristica essenziale che li distingue

dai coloranti, è la loro insolubilità nei veicoli e nei

solventi. Devono inoltre possedere inerzia chimica nei

confronti delle sostanze con cui vengono a contatto, allo

scopo di evitare reazioni indesiderate. Uno dei sistemi

comunemente adottati per la classificazione dei pigmenti,

è quello di dividerli in due gruppi secondo la loro

composizione chimica:

o pigmenti inorganici;

o pigmenti organici.

I coloranti, al contrario dei pigmenti, sono composti

chimici solubili nei veicoli e nei solventi; il loro principale

campo di applicazione è la produzione di inchiostri

“liquidi”. Le loro caratteristiche essenziali, oltre alla

solubilità, sono la trasparenza e la forza colorante. Tranne

72

Page 73: Bozza tesi4

alcune eccezioni, i coloranti hanno scarsa solidità alla

luce e limitate resistenze agli agenti chimici.

Figura 5.17 Tabella composizione indicativa inchiostri da stampa15

Le vernici protettive utilizzate nei nostri gruppi stampa hanno

una composizione simile a quella degli inchiostri ma in luogo

di pigmenti e coloranti avranno in sospensione:

Cere o siliconi: che daranno alla vernice una volta

essicata proprietà di resistenza allo sfregamento.

15 Catalogo SINTOCHEM Ed. 2008

73

Page 74: Bozza tesi4

Tensioattivi: che migliorano la solubilità delle cere e dei

siliconi nel solvente per rendere le vernici più omogenee.

Additivi: quali lucidanti o antischiumogeni che migliorano

le caratteristiche della vernice 16

Visto l’uso alimentare del prodotto finito in uscita dal nostro

processo di spalmatura sono state subito scartate le vernici a

base solvente chimico, in quanto non si avrebbe una perfetta

garanzia di non contaminazione. Gli inchiostri con solvente per

essicazione UV si stanno molto diffondendo ma hanno un costo

molto elevato non giustificabile vista la “bassa” qualità del

processo di finitura che sarà effettuato in questo impianto.

La scelta ricadrà quindi su delle vernici con base acquosa

(Aqueous or Water-Based Coatings) più difficili da essiccare ma

che garantiscono un costo e una sicurezza d’uso non

raggiungibile con gli altri 2 tipi.

Per fissare l’inchiostro sul materiale da stampare è necessari

costo che la parte liquida venga evaporata, è essenziale che

tutto il solvente nella fase di essiccazione sia rimosso dalla

stampa prima del riavvolgimento in bobina onde evitare

problemi di controstampa o di incollaggio.

E’ stato quindi predisposto un apposito sistema di circolazione

di aria calda forzata ed un adeguato sistema di estrazione del

solvente. La soluzione tecnica più comune nel campo

flessografico che ormai ha preso piede da almeno 20 anni è

quella del sistema a lame soffianti (air jet blowers). Consiste di

un sistema in grado di fornire un getto d’ aria con una portata

16 PITTURE E VERNICI - EUROPEAN COATINGS 2/2007

74

Page 75: Bozza tesi4

ed una velocità adeguata necessarie per estrarre le molecole di

solvente dall’ inchiostro in fase liquida. Nella seguente figura

5.15 si può vedere lo schema di principio. Anche se

normalmente le vernici impiegate saranno a base acquosa il

sistema di essicazione verrà sviluppato in modo da permettere

l’uso nei gruppi stampa di inchiostri con solvente.

Per il fatto che il solvente può essere una sostanza volatile e

facilmente infiammabile (acetato di etile e metiletilchetone) la

macchina è dotata di un sistema di evacuazione calcolato in

base al limite inferiore d’ esplosione (LEL) che rappresenta il

volume di solvente nella miscela (combustibile-ossigeno)

troppo basso per permettere la combustione, a causa della

mancanza di molecole combustibili.

Figura 5.18 Schema di flusso dell'aria nell' essicatore

75

Page 76: Bozza tesi4

Visto che la vernice dovrà essere applicata su tutte e due i lati

del materiale la sezione essiccazione è suddivisa per evitare

problemi di controstampa e di imbrattamento in due parti:

FORNO D’ESSICAZIONE INTERMEDIO

FORNO D’ ESSICAZIONE FINALE

I due forni saranno sovrapposti ed avranno le stesse

caratteristiche in quanto l’essicazione dovrà essere omogenea,

opportuni sistemi di regolazione della temperatura

permetteranno di ottenere il giusto grado di essicazione senza

comportare problemi per il tessuto non tessuto.

5.4.2 Forno d’ essicazione

Collocato fra i due gruppi principali, gruppo svolgitore e

gruppo avvolgitore, vi è l’ elemento strutturale di collegamento

ed è dotato di due forni d’ essiccazione con lame soffianti (con

5 ugelli) ed un canale di aspirazione posto sotto i rulli folli di

supporto del materiale, concepito con 4 fori di aspirazione . Il

volume di aria in aspirazione per ragioni di sicurezza, deve

essere più elevato del volume d’ aria spinto nel forno dal

ventilatore principale. Il forno per quanto abbiamo appena

scritto lavora in depressione in modo da non lasciare che si

accumulino sacche di miscela aria solvente che possano

superara i limiti di sicurezza imposti.

76

Page 77: Bozza tesi4

Figura 5.19 Schema forni asciugatura

Il dimensionamento dei ventilatori di mandata ed aspirazione è

stato eseguito in funzione del livello di concentrazione in cui

non vi è abbastanza combustibile per la propagazione della

fiamma questo limite viene definito LEL (Lower explosion limit)

ed è stabilito dalla normativa ATEX17, il LEL per l’ acetato di

etile in base alla normativa è del 2%. Come si può vedere

dalla tabella estratta dalla guida CEI 31-35

17 Guida ATEX D-ATX-1 Ing. Fausto di Tosto

77

Page 78: Bozza tesi4

Figura 5.20 Tabella caratteristiche sostanze infiammabili

La quantità di solvente prodotta durante il processo di stampa

dalla macchina è una funzione lineare della larghezza del

materiale e della percentuale di superficie stampata;

considerando una vernice protettiva composta dal 65% di

contenuto secco e dal 35% di solvente. Il peso del contenuto

secco sarà di circa 5-8 g/m², questo dato si ottiene misurando

e paragonando la grammatura del materiale prima e dopo

l’applicazione della vernice. Ipotizzando quindi per un fondo

pieno (100% di copertura) un peso medio della vernice di 6,5

g/m² la quantità di solvente da far evaporare per m² sarà di

3,5 g/m²

Q solvente=Qsec co⋅3565

=3,5g /m2

(17)

78

Page 79: Bozza tesi4

In tabella possiamo calcolare la quantità di solvente da far

evaporare alle varie velocità di produzione, per i calcoli si è

utilizzata come ipotesi restrittiva di utilizzare aria a 120°C

Larg. Velocità AreaQuantità solvente

da evaporareLEL

Aria

necessaria

per diluire

Quantita’ oraria

di solvente da

smaltire

m m/min m²/min g/min % m³/h g/h

1,2 20 24 84 2 311 5040

1,2 30 36 126 2 467 7560

1,2 40 48 168 2 622 10080

1,2 50 60 210 2 778 12600

1,2 60 72 252 2 933 15120

1,2 70 84 294 2 1089 17640

1,2 80 96 336 2 1244 20160

1,2 90 108 378 2 1400 22680

1,2 100 120 420 2 1556 25200

1,2 120 144 504 2 1867 30240

1,2 140 168 588 2 2178 35280

1,2 160 192 672 2 2489 40320

1,2 200 240 840 2 3111 50400

Figura 5.21 Tabella Calcolo portata aria per stampe fondo pieno

Sulla base dei calcoli sopra eseguiti abbiamo scelto un

ventilatore di mandata dal catalogo della ditta Moro s.r.l.

(costruttore di ventilatori italiano) sulla base del seguente

diagramma:

79

Page 80: Bozza tesi4

Figura 5.22 Diagramma prevalenza-portata ventilatore MM252

Si tratta di un ventilatore centrifugo modello MM252 (dotato di

motore asincrono trifase a 2800 giri/min. e potenza pari a 2,2

kW) con portata di 3500 m³/h e circa 1800 Pa di prevalenza.

0 50 100 150 200 2500

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

Andamento portata d'aria (m^3/h) / velocità di stampa (m/min)

Stampa fondo pieno50% coprenza

Figura 5.23 Diagramma e tabella volume aria richiesto in funzione alla velocità

80

Page 81: Bozza tesi4

Una volta trovata la portata d’aria dobbiamo calcolare la

potenza necessaria per raggiungere l’opportuna temperatura

di essiccazione dell’ inchiostro, ricordiamo che il riscaldamento

dello stesso all’ interno del forno favorisce decisamente l’

evaporazione del solvente che avviene principalmente per due

fenomeni fisici, in primo luogo per l’eli-minazione dello strato

superficiale di vapor saturo da parte dei soffiatori ed in

secondo luogo per l’ aumento dell’ agitazione molecolare

dovuta al riscaldamento dello stesso.

Per garantire il corretto apporto di calore in tutte le condizioni

di funzionamento della macchina, dalle meno gravose alle più

gravose, si è pensato di concepire lo scambiatore di calore in

maniera modulare. Tenendo in considerazione che la potenza

massima installata è di 27 kW lo scambiatore di calore è

suddiviso quindi in 3 sezioni indipendenti:

I sezione pari al 50 % del totale (13,5 kW)

II sezione pari al 25% del totale (6,75 kW)

III sezione pari al 25% del totale (6,75 kW)

In questo modo il sistema di controllo della temperatura potrà

scegliere la corretta potenza necessaria per raggiungere e

mantenere la temperatura desiderata Nel diagramma di figura

5.19 è riportata la capacità di essiccamento del sistema di

resistenze.

81

Page 82: Bozza tesi4

0 20 40 60 80 100 120 140 1600

5

10

15

20

25

30

Drying capacity

Series2

I section

I+II sections

All sections

temperature °C

po

we

r k

W

Figura 5.24 Diagramma capacità d'essicazione

82

Figura 5.25 Tabella calcolo capacità d'essicazione

Flusso

ariaTemp. Pot Pot 1+at k

mc/h °C kCal/h kW/h    

3500 20 0 0 0,9317 0,328432

3500 30 9852,957 2,353788 0,9317 0,328432

3500 40 19705,91 4,707576 0,9317 0,328432

3500 50 29558,87 7,061364 0,9317 0,328432

3500 60 39411,83 9,415152 0,9317 0,328432

3500 70 49264,78 11,76894 0,9317 0,328432

3500 80 59117,74 14,12273 0,9317 0,328432

3500 90 68970,7 16,47652 0,9317 0,328432

3500 100 78823,66 18,8303 0,9317 0,328432

3500 110 88676,61 21,18409 0,9317 0,328432

3000 120 98529,57 23,53788 0,9317 0,328432

Page 83: Bozza tesi4

A questo punto si ricava la portata dei ventilatori di

evacuazione aria-solvente che per ragioni di sicurezza negli usi

viene imposta circa il 30% superiore a quella di mandata, per

garantire la totale asportazione del solvente. Per raggiungere i

migliori risultati e semplificare il più possibile il sistema di

condotti d’ aspirazione, vengono impiegati due aspiratori

identici dedicati: uno per ogni forno.

Allo stesso modo del ventilatore di mandata sfruttando lo

stesso catalogo della ditta Moro s.r.l. si è pervenuti alla scelta

del modello MN602 (motore da 2,800 giri/min. e potenza 1,1

kW) corrisponde ad un ventilatore centrifugo con portata 2000

m³/h e prevalenza 1400 Pa, usati in coppia si raggiunge una

capacità d’ evacuazione pari a 4000 m³/h sufficiente per i

nostri scopi. (figura 5.20)

Figura 5.26 Diagramma prevalenza-portata ventilatore MN 602

L’ultima questione inerente l’essicazione riguarda le

dimensioni delle sezioni soffianti (soffierie o air jet blowers).

Come si rileva dalla figura 5.16 l’ essiccazione dell’ inchiostro

83

Page 84: Bozza tesi4

si ottiene soffiando un getto d’ aria perpendicolarmente sul

materiale che scorre all’ interno della macchina. Per evitare

che la turbolenza dell’ aria disturbi il moto del materiale, i getti

sono situati in corrispondenza ad un rullo folle d’ alluminio sul

quale scorre. Per ogni forno si è deciso di installare 5 rulli di

supporto in corrispondenza ai 5 getti soffianti. La velocità del

flusso d’aria verticale in uscita ad ogni soffiatore è chiamata

velocità d’ugello (nozzle velocity) ed è una funzione diretta

della sezione soffiante e del volume d’aria che l’ attraversa (per

il noto teorema di Bernoulli). Esperimenti condotti su macchine

precedenti hanno mostrato che un accettabile valore di

velocità dell’ aria oscilla fra un minimo di 20 m/sec ed un

massimo di 50 m/sec. Velocità troppo piccole non permettono

un riscaldamento omogeneo mentre getti d’aria troppo forti

provocano problemi di stabilità del materiale. Il getto d’aria

perde velocità quando incontra lo strato limite sviluppato nel

processo quando il materiale è trainato all’ interno della

macchina. Si raggiunge così la velocità di contatto

(impingement velocity) quando colpisce lo stesso. Questa

velocità è funzione diretta della velocità in uscita dall’ ugello e

dalla distanza fra l’ ugello ed il materiale (nozzle gap). I testi

specifici e l’ esperienza raccomandano di utilizzare nozzle gap

fra 18 e 25 mm di modo che la perdita di velocità possa essere

contenuta fra il 10% ed il 15%, su queste basi si calcolano

quindi le dimensioni degli ugelli soffianti (detti in gergo lame d’

aria).

84

Page 85: Bozza tesi4

injet air

volumewidth air speed nozzles

nozzle

width

I.V. gap 25

mm (15%)

mc/h m m/sec   Mm m/sec

3000 1 20 5 8,333333 17

3000 1 25 5 6,666667 21,25

3000 1 30 5 5,555556 25,5

3000 1 35 5 4,761905 29,75

3000 1 40 5 4,166667 34

3000 1 45 5 3,703704 38,25

3000 1 50 5 3,333333 42,5

3000 1 55 5 3,030303 46,75

3000 1 60 5 2,777778 51

Figura 5.27 Calcolo velocità dell’aria agli ugelli

Sulla base del diagramma riportato in figura 5.21 si è scelto

una larghezza di ugello pari a 6 mm cui corrisponde una

velocità d’ ugello di 35 m/sec ed una conseguente velocità di

contatto di 29,75 m/sec.

85

Page 86: Bozza tesi4

0

10

20

30

40

50

60

70

0 2 4 6 8 10 12

width (mm)

air

sp

ee

d (

m/s

ec

)

nozzle width (mm)

Impingment Air Velocity

Figura 5.28 Diagramma dimensioni ugello

5.5Calandra di traino

La calandra di traino è un rullo in acciaio diametro 190,98 mm

mosso da un riduttore a vite senza fine rapporto 1:7

direttamente azionato da un motore trifase Asincrono con

controllo vettoriale. La calandra sarà costruita esattamente

come i cilindri contro pressori in modo da utilizzare lo stesso

tipo di azionamento e quindi semplificare la loro logica di

comando.

La funzione della calandra di traino è di assicurare la tensione

costante del materiale nel tratto tra il secondo colore e la

calandra stessa e di garantire un flusso costante di tessuto non

tessuto all’ avvolgitore. La superficie del rullo é cromata e

satinata per garantire la corretta adesione del materiale, sul

quale agisce la pressione di 4 rotelle con superficie gommata,

86

Page 87: Bozza tesi4

esattamente uguali a quelle utilizzate nei gruppi stampa,

azionate per mezzo di un pistone pneumatico.

Figura 5.29 Schema montaggio calandra di traino

5.6Rullo folle diametro 60 mm

Prendiamo ora in considerazione un elemento che è presente

in larga misura nella macchina: il rullo folle di supporto, cioè il

rullo sul quale va ad adagiarsi il materiale durante il suo

passaggio per il processo produttivo. Si è scelto per la verifica

il rullo che risultava più sollecitato a causa dell’angolo di

contatto del materiale che durante il moto lo abbraccia per

circa 180°. Come è ben evidenziato nella figura 5.27 riportata,

il rullo è costituito da un cilindro in lega di alluminio tipo

Anticorodal avente diametro esterno 60 h6 mm e diametro

interno 50 mm, lunghezza 860 mm ed alle estremità sono

ricavate due sedi per cuscinetti 16005. Il tutto è calettato su di

87

Page 88: Bozza tesi4

un albero passante in trafilato tondo Fe440 avente diametro

25 mm infilato e serrato con dei grani M6 in apposite bussole

avvitate sui fianchi del telaio. Due flange fissate con grani

tengono in posizione il rullo nei confronti dell’albero centrale.

Figura 5.30 Schema montaggio rullo folle

Analizzando il rullo dal punto di vista statico e considerandolo

come se fosse una trave isostatica appoggiata alle estremità,

con semplici ragionamenti si ricava il massimo carico a cui è

soggetto. Considerando che sul materiale si esercita una

tensione massima di circa 10 daN e che lo stesso abbraccia il

rullo di circa 180° possiamo supporre che nel baricentro del

rullo sia applicato un carico massimo pari a 20 daN (in realtà il

carico risulta essere uniformemente distribuito, lo si considera

carico concentrato perché risulta una condizione più gravosa).

Dalla statica possiamo dedurre il modulo di resistenza a

88

Page 89: Bozza tesi4

flessione (W) della sezione resistente del rullo che risulta

essere:

W = π32

⋅D4−d 4

D (17)

dove D è pari a 60 mm e d a 50 mm, per cui sostituendo nella

(17) si ottiene:

W = π32

⋅604−504

60≈10979(mm3 )

(18)

Sapendo poi che per una trave inflessa isostatica con carico

concentrato nel baricentro il momento flettente M vale:

M=F⋅ l

4 (19)

in cui F vale 20 daN ed l vale 800 mm, dalla (19) si ottiene:

M=20⋅8004

=4000( daNmm) (20)

A questo punto si ricava il valore statico massimo di tensione:

σ max=

MW

=400010978

=0 ,364 (daN /mm2 ) (21)

89

Page 90: Bozza tesi4

Che considerando il carico di rottura della lega Anticorodal

pari a circa 30 daN/mm² è notevolmente inferiore con un

coefficiente di sicurezza statico Cs pari a:

C s=

Rm

σmax

=300 ,364

=82 (22)

E’ evidente che dal punto di vista statico il complesso è a dir

poco ridondante, in realtà però va evidenziato il fatto che il

rullo non è soggetto ad un carico statico ma bensì ad un carico

alternato con valore medio 0, cioè dal momento che ruota nel

tempo ogni fibra passa da tesa a compressa a seconda della

posizione in cui si trova rispetto al carico. E’ necessario quindi

eseguire una accurata verifica. Si incomincia col calcolare il

numero di cicli al minuto n che compie il rullo con velocità

macchina pari a 200 m/min. (massima velocità di lavoro

consentita):

nmax=1000⋅v

π⋅d=1000⋅200

π⋅60≈1069(min−1)

(23)

che è comunque un valore discreto. Dalla letteratura

ricaviamo il valore del limite di fatica all’oscillazione s nel caso

di flessione semplice che corrisponde allo 0,4 del carico di

rottura. E’ così possibile costruire semplicemente il diagramma

di Haigh riferito all’ Anticorodal e sul quale si individua il

punto di sollecitazione del rullo, che come si vede risulta

90

Page 91: Bozza tesi4

essere ben all’interno della figura che corrisponde alla vita

infinita del materiale.

Figura 5.31 Diagrammar di Haigh materiale: Anticorodal

Dalla letteratura tecnica si ricava che il carico di rottura σr

corrisponde per la lega ANTICORODAL serie 6000 a 30

daN/mm², il carico di snervamento σs a circa 24 daN/mm²,

mentre il carico di rottura a fatica alternata σf vale 0,4 σr,

quindi vale 12 daN/mm². Dal momento che nel caso in oggetto

essendo un carico alternato simmetrico la σmedia vale 0 e

quindi la sollecitazione del rullo in questione σC (vedi nel testo

punto 4.05.01) risulta ricadere sull’asse delle ordinate e ad una

distanza considerevole dalla σf. Il diagramma semplificato è

stato ricavato dapprima costruendo il triangolo verde con

vertice σr, poi ricavando il triangolo blu con vertice σs, quindi

tracciando la retta parallela alle ascisse in corrispondenza di

σf ed infine evidenziando l’andamento con la spezzata in rosso.

91

Page 92: Bozza tesi4

Sulla base di questi dati, vista la velocità di rotazione, si

procede alla verifica a fatica dei cuscinetti con il metodo

suggerito dalla casa costruttrice SKF.

Dal catalogo della stessa casa costruttrice si ricava che il

coefficiente di carico statico C0 per il cuscinetto 16005

corrisponde a 4000 N mentre il coefficiente di carico dinamico

C corrisponde a 7610 N. Su ogni cuscinetto grava un carico di

10 N. Quindi applicando la formula riportata sul catalogo si ha:

Lh=(C

P )p

⋅1⋅106

60⋅n (24)

Dove Lh è la durata in ore di funzionamento, P in questo caso

corrisponde al carico di 10 N gravante sul cuscinetto, p è un

coefficiente che nel caso dei cuscinetti a sfere vale 3 ed n è la

velocità angolare media (21) per cui sostituendo:

Lh=(7610

10 )3

⋅ 1⋅106

60⋅1069≈6 ,870⋅109 (ore )

(25)

che distribuite su due turni di 8 ore giornaliere per circa 200

giorni lavorativi annui corrispondono a circa 2,14 milioni di

anni.

5.7Avvolgitore

92

Page 93: Bozza tesi4

L’ avvolgitore è posto su un telaio simile o stesso telaio dello

svolgitore ma sul lato opposto. Si usa suddividerlo in due parti:

Asse avvolgitore

Controllo tensione

Si procede alla loro descrizione.

5.7.1 Asse avvolgitore

Per quanto riguarda l’ asse avvolgitore possiamo dire che è del

tutto identico all’ asse svolgitore (al punto che i relativi alberi

espansibili sono perfettamente intercambiabili), eccetto che al

posto del freno è montato un motore in asincrono trifase con

controllo vettoriale, questo per ottimizzare la costruzione con il

minimo di componenti. Il motore Asincrono è connesso

mediante una trasmissione a catena tipo ½” D all’ asse con i

seguenti dettagli:

Pignone motore z 18 ½”D

Ruota condotta z 60 ½”D

Rapporto in riduzione 3,33

Massima velocità di rotazione 707,38 giri/min calcolata

ponendo il diametro minimo della bobina 90 mm e la

massima velocità di marcia 200 m/min

93

Page 94: Bozza tesi4

Vel . rotazione= VπD

∙Rt

Con semplici passaggi si ottiene la velocità massima del

motore pari a 2355,57 giri/min

La coppia massima di avvolgimento sarà data dalla seguente

formula:

.., attrtiroinMtot CCCC

In cui Cin è la coppia legata all’inerzia durante le accelerazioni

e le decelerazioni, Cattr è la coppia dovuta agli attriti statici,

dinamici e di primo distacco mentre Ctiro è la coppia per

generare il tiro sul materiale .

I calcoli saranno eseguiti utilizzando i parametri della seguente

tabella:

Diametro minimo = 90 mm

Diametro massimo = 1200 mm

Velocità lineare massima = 200 m/min

Rapporto di trasmissione = 3,3  

Rendimento trasmissione = 90 % 

Momento di inerzia motore Jm = 0,045 kgm2

Momento di inerzia mandrino Ja = 0,42 kgm2

Tempo di accelerazione = 80 sec

Tiro sul materiale = 9,6 daN

Peso specifico del materiale = 0,15 kgdm3

Larghezza avvolgimento = 1,2 m

94

Page 95: Bozza tesi4

Come mostrato nel grafico di figura 5.29 in cui sono riportati i

valori della componente di coppia relativa all’inerzia (linea

verde), al tiro sul materiale (linea rossa) e la tensione totale

(linea blu). Avendo rampe di accelerazione e decelerazione

abbastanza lunghe come le componenti di coppia dovute agli

attriti e all’inerzia sono trascurabili.

Il dimensionamento del motore sarà quindi effettuato

calcolando la coppia necessaria per ottenere un tiro massimo

sul materiale di circa 9,6 daN che corrisponde ad una coppia

massima di 3,5 kgm e una potenza di circa 2 kW a 2200 g/min.

0.00 200.00 400.00 600.00 800.00 1000.00 1200.00 1400.000

0.5

1

1.5

2

2.5

3

3.5

Coppie in funzione del diametro

tiro accelerazione totale

Diametro in mm

Co

pp

ie i

n k

gm

Figura 5.33 Grafico andamento coppia

95

Page 96: Bozza tesi4

5.8Impianto oleodinamico

La funzione dell’ impianto oleodinamico è quella di garantire la

pressione ed il funzionamento del sistema di stacco e del

sistema di macinazione. E’ composto da una centralina

oleodinamica, da un insieme di tubazioni in acciaio diametro 8

mm connesse ai pistoni del sistema di stacco da tubi flessibili

ad alta pressione e da 2 motori idraulici orbitali con un sistema

di regolazione della velocità.

Le tubazioni in acciaio ed i tubi flessibili, per ottenere la

simultaneità del movimento verticale per ogni colore

(ricordiamo che ogni colore possiede 2 gruppi supporto/stacco

oleodinamici), sono eseguiti portando i tubi in centro al telaio e

poi ripartendoli perfettamente in maniera simmetrica in modo

che il percorso dell’olio sia esattamente identico per i due

gruppi. Così viene garantito il movimento sincrono dei due lati

del rullo portaclichè. I tubi in acciaio sono del tipo trafilato a

freddo ad alta pressione secondo le specifiche DIN 2391, con

diametro esterno 8 mm ed interno 5 mm (pressione max 420

bar) giuntati con raccordi del tipo con anello ad immorsamento

DIN 2353 serie leggera (pressione max nominale 100 bar). I

tubi flessibili invece sono del tipo ad alta pressione con

rivestimento in gomma diametro esterno 14 mm (pressione

max 90 bar) con manicotti terminali a montaggio forzato con

apposita pressa.

96

Page 97: Bozza tesi4

Si analizza ora il dimensionamento della pompa ad ingranaggi

il cui principale carico sarà quello dovuto ai motori orbitali

Danfoss OMM 020 che hanno le seguenti caratteristiche:

Cilindrata: 19,9 cm3/giro

Velocità massima: 1000 g/min

Coppia max: 2,5 daNm

Potenza max: 2,5 kW

Portata max: 20 l/min18

Con questi dati e sapendo che il motore durante la

macinazione dovrà girare a 200 giri/min possiamo calcolare la

portata moltiplicando la velocità per la cilindrata, avremo circa

3,9 litri per ogni motore.

Il carico dovuto agli stacchi sarà calcolato partendo dal

presupposto che il volume dei pistoni da riempire,

considerando la corsa di stacco pari a 10 mm, in base al loro

alesaggio pari a 40 mm sia pari a:

4⋅( π4⋅42)=50 ,08 ( cm3 )

(26)

Imponendo poi il tempo di stacco che non deve superare i 4 sec

si ottiene la portata:

18 Catalogo Tosoni 2009

97

Page 98: Bozza tesi4

50 ,08⋅604

=751 ,2(cm3 /min .)≈0 ,75 ( l /min . ) (27)

Dato che il funzionamento della macinazione e degli stacchi

non sarà contemporaneo la portata già calcolata per i motori

orbitali sarà quindi sufficiente anche per il loro movimento.

Si ricava quindi la potenza approssimata del motore

ipotizzando una pressione massima pari a 70 bar:

N=p⋅ Q612

=70⋅7,8612

=0 ,892( kW ) (28)

Dai cataloghi si ricava la centralina che può garantire tali

condizioni e risulta essere la ASH-25/G174-1,519 con motore da

1,5 kW che avrà le seguenti caratteristiche:

Figura 5.34 Centrale idraulica

Potenza motore: 1,5 kW19 Catalogo Icosystems s.r.l.- 2010

98

Page 99: Bozza tesi4

Pressione massima: 70 bar

Capacità serbatoio: 25 litri

Ingombri: A = 300 mm B = 500 mm C = 625 mm

Per favorire lo smaltimento del calore si è optato per l’uso di

un serbatoio da 25 l.

In uscita alla pompa è installata una valvola di limitazione

pressione con manometro di lettura (fondo scala 100 bar).

Sopra alla valvola di limitazione sono poste 2 valvole del tipo a

4 vie e 2 posizioni pilotata elettricamente e con ritorno a molla.

La scelta di mantenere in pressione i gruppi di stacco

costantemente è dovuta al fatto che la posizione del

portaclichè deve essere rigorosamente fissa e sicura durante il

processo.

Vi saranno anche 2 elettrovalvole 2/2 (2 vie, 2 posizioni)

pilotate elettricamente e con ritorno a molla utilizzate per

abilitare o disabilitare la rotazione dei motori orbitali. La

regolazione della velocità dei motori sarà effettuata tramite un

rubinetto di By-pass che permette di regolare per ogni motore

la portata in ingresso.

99

Page 100: Bozza tesi4

Figura 5.35 Schema di principio impianto idraulico

5.9Impianto pneumatico

L’ impianto pneumatico è composto da un gruppo di 5

elettrovalvole 5/2 da 1/8” ed una serie di tubazioni in plastica

(rilsan pa 6) per interconnetterle ai vari punti di distribuzione.

All’ingresso è posto un apposito gruppo filtro-lubrificatore per

assicurare che ai componenti arrivi aria secca e lubrificata.

Analizzando in dettaglio ogni parte dell’impianto stesso, si

considera il dimensionamento della tubazione calcolando il

100

Page 101: Bozza tesi4

consumo d’aria come se si azionassero tutti i componenti

dell’impianto in modo simultaneo. Dal momento che tutti i

cilindri pneumatici della macchina hanno lo stesso alesaggio è

possibile applicare la seguente formula:

Q ( l )=k⋅π4⋅(2 D2−d2)⋅L

(29)

dove Q è la portata per ogni corsa completa (andata e ritorno)

in litri, k è un coefficiente dato dal rapporto fra pressione

assoluta di alimentazione e pressione atmosferica, D e d sono

rispettivamente l’alesaggio del pistone ed il diametro dello

stelo espressi in dm e L è la corsa del pistone. Conoscendo

l’alesaggio (40 mm) ed il diametro dello stelo (12 mm), e che la

pressione di calcolo è di 5 bar e la pressione atmosferica media

si assume pari a 1 bar, si può ottenere:

Q( l /dm)=51⋅π

4⋅( 2⋅0,42−0 ,122 )=1,2( l /dm)

(30)

a questo punto si può eseguire il calcolo del fabbisogno per

ogni gruppo:

Svolgitore 2 pistoni corsa 30 mm fabbisogno 0,72 l

Rotelle di pressione colore 1 corsa 75 mm fabbisogno 0,9 l

Rotelle di pressione colore 2 corsa 75 mm fabbisogno 0,9 l

Rotelle di pressione calandra corsa 75 mm fabbisogno 0,9 l

101

Page 102: Bozza tesi4

pressore d’accompagnamento 2 x 200 mm fabbisogno 4,8 l

avvolgitore 2 pistoni corsa 30 mm fabbisogno 0,72 l

per un totale di 8,94 l e supponendo che tutte le operazioni

possono essere eseguite in 1 min. (approssimazione grossolana

in quanto il pressore d’accompagnamento che da solo

rappresenta circa la metà del carico ha una variazione molto

diluita nel tempo). Si ottiene una portata oraria di 536,4 l/h e

dai cataloghi si ricava che per tali portate e pressione intorno

ai 5 bar il gruppo filtro lubrificatore può essere scelto da 1/8”.

Inoltre si ottiene il diametro del tubo tipo rilsan pa 11 con il

quale realizzare l’intero impianto: 6 mm con passaggio 4 mm.

Per quanto riguarda la parte di comando le rotelle di pressione

e i gruppi di bloccaggio bobine sono tutti comandati

singolarmente con una elettrovalvola 5/2 da 1/8” montata in

rack del tipo a bistabile con doppio solenoide (110V alternata

monofase) collegate direttamente al sistema di comando della

macchina, si sono scelte valvole con doppio solenoide in modo

da prevenire movimenti inopportuni degli azionamenti

pneumatici in caso di mancanza di alimentazione elettrica. I

pistoni del pressore di accompagnamento sono direttamente

controllati da un unico regolatore di pressione da 1/8” con

annesso manometro (fondoscala 5 bar) e lavorano in spinta.

Per evitare una caduta del pressore nel caso ci sia una

mancanza di pressione, è stato pensato un sistema di sicurezza

composto da una valvola a comando pneumatico che quando

manca la pressione devia lo scarico del pistone su di uno

strozzatore che in questo modo regola la corsa di discesa del

102

Page 103: Bozza tesi4

pistone. Il sistema di comando della macchina sarà dotato di un

pressostato che inibirà la possibilità di marcia in caso di

presenza di un valore della pressione nel circuito troppo basso.

103

Page 104: Bozza tesi4

104

Figura Errore. Per applicare 0 al testo da visualizzare in questo punto, utilizzare la scheda Home..1

Figura 5.36Schema di principio impianto pneumatico

Page 105: Bozza tesi4

6. ANALISI LOGICA DI FUNZIONAMENTO

E CIRCUITI DI COMANDO

Una volta progettati i componenti meccanici in movimento e i

loro azionamenti elettrici, idraulici o pneumatici, bisogna

analizzare le logiche di funzionamento.

Possiamo distinguere 2 categorie funzionali in cui far rientrare

i sistemi della macchina:

1. Sistemi primari di movimento: legati allo svolgimento,

trascinamento e riavvolgimento del materiale:

1.1 Svolgitore

1.2 Cointropressori e Calandra di traino

1.3 Avvolgitore

2. Servizi: legati alla preparazione, dosatura, essicazione

delle vernici:

2.1 Sistema di stacco cilindri portaclichè e

macinazione inchiostratori

2.2 Sistema di movimento cilindri anilox e

cilindri portacliché

2.3 Sistema di riscaldamento aria e ventilazione

6.1 Sistema primario

Il sistema primario di movimento è composto da 4 motori

asincroni trifase e 1 freno a polvere magnetica, gli azionamenti

elettrici dei motori e del freno saranno collegati tra di loro e al

105

Page 106: Bozza tesi4

PLC principale di controllo della macchina tramite una rete di

comunicazione.

Il materiale per essere trascinato all’interno dell’impianto sarà

“pinzato” ai 2 cilindri contropressori e alla calandra di traino,

in questo modo si verranno a formare 4 zone in cui il valore di

trazione, in assenza di slittamenti, sarà legato a variabili

diverse. Il processo di colorazione/verniciatura sarà ottimale

quando la trazione sul materiale in ogni punto del giro film

sarà costante; per ottenere questo risultato la tensione dovrà

essere regolata nelle seguenti 4 zone:

1. Materiale posto tra lo svolgitore e il primo colore: in

questa zona il valore della tensione è legato solo alla

coppia frenante generata dal freno a polvere magnetica.

2. Materiale posto tra il primo e il secondo colore: in questa

zona il valore della tensione è legato alla differenza di

velocità del materiale nel punto di pinzatura sul primo e

sul secondo cilindro. Essendo i due cilindri di pari

diametro si potrà considerare la velocità di rotazione dei 2

cilindri contropressi.

3. Materiale posto tra il secondo colore e la calandra di

traino: in questa zona il valore della tensione è legato alla

differenza di velocità del materiale nel punto di pinzatura

sul secondo cilindro e sulla calandra. Essendo anche in

questo caso i due cilindri di pari diametro si potrà

considerare la velocità di rotazione del secondo cilindro

contropressore e della calandra.

106

Page 107: Bozza tesi4

4. Materiale posto tra la calandra di traino e l’avvolgitore: in

questa zona il valore della tensione è legato alla

differenza di velocità periferica del materiale sulla

calandra rispetto al materiale sulla bobina in

avvolgimento, in questo caso il controllo sarà più

complicato in quanto il diametro della bobina varierà

durante il funzionamento.

Per ottenere una lettura del valore di tensione nelle varie zone

verranno utilizzate delle celle di carico

Fortunatamente le celle di carico nel campo delle macchine da

stampa sono molto utilizzate e sono stati sviluppati dei modelli

appositamente studiati per la misura della tensione dei

materiali, questo tipo di celle che possiamo vedere in figura20

6.1 possono essere montate come supporti di un rullo folle.

Figura 6.1 Celle di carico

Questi sensori potranno misurare la forza risultante applicata

al rullo dal materiale e dovranno essere montati posizionando

la freccia rossa, che indica il verso di misura, in direzione della

20 Catalogo Re Controlli industriali

107

Page 108: Bozza tesi4

risultante. Ogni cella di carico contiene al suo interno 4

estensimetri collegati a ponte di Wheatstone, questa

configurazione permette di compensare gli errori dovuti ad

esempio alla variazione di temperatura. Il segnale in uscita

dalle celle dovrà comunque essere amplificato per essere

utilizzato sia nella visualizzazione del tiro che nel circuito di

retroazione. Verranno utilizzate due celle in parallelo con 1

solo amplificatore, per compensare gli errori di misura dovuti

al centraggio del materiale sul rullo, con due celle sarà

possibile misurare in maniera precisa la forza applicata dal

materiale al rullo anche se questo è fuori centro o se si sta

utilizzando un materiale più stretto rispetto alla tavola utile

della macchina. Il collegamento tra le celle e l’amplificatore

dovrà essere schermato e più corto possibile in quanto la

tensione di misura delle celle è molto bassa (molti estensimetri

sono dotati di un output di 10 mV per volt di tensione di

eccitazione, ad una tensione di eccitazione pari a 4 V,

corrisponde un segnale di output di 40 mV) e quindi molto

soggetta ad interferenze, l’uscita dell’amplificatore invece sarà

in corrente (4-20 mA) molto più sicura dal punto di vista

dell’immunità ai disturbi.

La risultante delle forze applicate dal materiale al rullo dovrà

essere il più possibile orizzontale per ridurre la componente

dovuta al peso del rullo, sarà comunque possibile tarare

l’amplificatore in modo da compensare questa componente,

molto più importante sarà lo studio dell’angolo di abbraccio del

giro film su questo rulli in quanto un angolo troppo grande

108

Page 109: Bozza tesi4

rallenterebbe il tempo di risposta delle celle mentre uno troppo

piccolo non sarebbe immune ad errori dovuti alle vibrazione.

6.1.2 Controllo prima zona – controllo

tensione in svolgimento

Nella prima zona situata tra lo svolgitore e il primo gruppo

stampa è il sistema di svolgimento che ha il compito di

controllare la tensione.

L’operatore potrà controllare il sistema impostando il valore

del tiro sul materiale e il controllo dovrà agire regolando la

coppia generata dal freno a polvere magnetica . Questa coppia

è direttamente proporzionale sia al tiro che al raggio della

bobina quindi il controllo dovrà essere retro azionato da una

lettura su tutte e due queste variabili. Il tiro come già detto

sarà misurato con delle celle di carico mentre per ottenere il

valore del raggio si utilizzerà un sensore ad ultrasuoni puntato

sulla bobina in svolgimento.

Nello schema seguente è rappresentato il controllo, come si

può vedere vi sarà una prima retroazione che genererà un

segnale di controllo, questo segnale sarà elaborato da un

regolatore PID migliorare i tempi di risposta e la precisione

del controllo, il segnale in uscita dal PID verrà usato insieme

alla lettura sul diametro per generare il comando della scheda

di controllo del freno.

109

Page 110: Bozza tesi4

Figura 6.2 Schema controllo tiro in svolgimento

Le celle di carico non potranno essere messe nel primo rullo

dopo lo svolgitore in quanto al variare del diametro della

bobina avremo una variazione dell’angolo di abbraccio e quindi

non sarebbe possibile tarare i sensori.

Nello specifico abbiamo scelto due celle CF.85.15.35 che

garantendo ognuna un campo di misura da 0 a 15daN

permetteranno misure da 0 a 30 daN su tutta la tavola.

Nello schema vediamo la configurazione del giro film subito

dopo lo svolgitore con indicato il rullo folle su cui verranno

montate le celle di carico.

110

Page 111: Bozza tesi4

Figura 6.3 Layout giro film svolgitore

6.1.2 Controllo seconda e terza zona

Per quanto riguarda la seconda e la terza zona il valore di

tensione del materiale sarà come già detto legato alla

differenza tra la velocità dei due cilindri a cui il materiale è

pinzato attraverso le rotelle di pressione. I tre azionamenti che

muovono i cilindri contropressori e la calandra saranno

comandati da un controllo di velocità retro azionato attraverso

un encoder calettato direttamente in asse al motore.

Per ottenere una sincronizzazione ed un controllo della

trazione applicata al materiale, i controlli di velocità dovranno

interagire tra di loro attraverso uno schema di controllo

chiamato Asse elettrico. Esistono 2 tipi di asse elettrico nel

primo si utilizzano in cascata i segnali di velocità prodotti dagli

encoder per generare il riferimento di velocità del motore

successivo ( figura 6.4), nel secondo invece viene utilizzato il

segnale del primo motore come segnale principale e a partire

da questo vengono calcolati i segnali degli altri motori. In tutti

111

Page 112: Bozza tesi4

e due i casi la velocità dei motori “slave” è regolata anche da

una catena di retroazione dovuta ad un set point di tiro e al

segnale delle celle di carico applicate su di un rullo posto posto

prima del cilindro comandato. Nel nostro caso visto che gli

azionamenti dei vari motori saranno collegati da una rete di

comunicazione utilizzeremo il secondo schema logico in quanto

più veloce nella regolazione delle velocità.

112

Page 113: Bozza tesi4

Figura 6.4 Asse elettrico con segnali in cascata

113

Page 114: Bozza tesi4

Figura 6.5 Asse elettrico con segnali di riferimento master

114

Page 115: Bozza tesi4

6.1.3 Controllo quarta zona - controllo

tensione in avvolgimento

Il controllo di tensione nella quarta zona è una delle parti più

delicate da progettare, in quanto come nello svolgimento la

bobina varia di diametro durante il funzionamento. Si

implementerà quindi uno speciale tipo di asse elettrico che

tenga conto anche della variazione del diametro.

L’azionamento del motore sarà effettuato sempre attraverso un

inverter vettoriale con retroazione data da un encoder relativo

a 2 piste. L’operatore potrà impostare il tiro massimo sul

materiale mentre nell’azionamento e nel PLC della macchina

verrà implementato il seguente schema di controllo21

21 SSD Drives Manuale di Installazione

115

Page 116: Bozza tesi4

Figura 6.6 Schema regolazione velocità avvolgitore

Per determinare la misura del diametro verranno rapportate

le velocità angolari dell’aspo e della calandra di traino.

Entrambi hanno la medesima velocità periferica, quindi le loro

velocità angolari dipendono dai rispettivi diametri.

Analiticamente potremo scrivere:

Daspo=Dcalandra

ωcalandra

ωaspo

La misura del diametro verrà utilizzata come segnale di base

per la determinazione del segnale di velocità da impiegare nel

controllo del motore. Durante i transitori per migliorare la

risposta del sistema, al posto della velocità di linea si utilizzerà

116

Page 117: Bozza tesi4

come feedforward il valore del segnale di linea in modo da

evitare ritardi nell’adeguamento della velocità dell’avvolgitore.

Questo segnale di velocità in uscita dal blocco di calcolo del

diametro servirà come segnale di base per la regolazione del

tiro effettuata con un controllore PID che utilizzerà come

retroazione 2 celle di carico poste su di un rullo folle.

Il calcolo del diametro non verrà eseguito accuratamente al di

sotto una velocità minima di linea e non sarà calcolato a

velocità zero.

Se il diametro non è accuratamente fissato a velocità zero,

l’avvolgitore potrebbe causare dei cambiamenti sulla tensione

del nastro. Per ottenere delle buone prestazioni

dell’avvolgitore è perciò molto importante che il diametro sia

ripristinato al corretto valore prima che la macchina venga

avviata. Il diagramma seguente mostra il semplice metodo

implementato per preregolare il diametro del rotolo.22

22 SSD Drives Manuale di Installazione

117

Page 118: Bozza tesi4

Figura 6.7 Sistema misura del diametro iniziale

Il potenziometro di misura del diametro sarà montato su un

pressore di accompagnamento formato da una coppia di rulli

folli assemblati su due leve azionate da due cilindri pneumatici.

Lo scopo di tale apparecchiatura è duplice: in primo luogo

serve per eliminare le inclusioni di aria fra i vali strati di

materiale sulla bobina durante il processo d’avvolgimento. In

secondo luogo, come già specificato, il complesso funge da

sensore (per mezzo di un potenziometro lineare che funge da

trasduttore di posizione) che fornisce un indicazione sul

diametro della bobina con un un segnale analogico all’ inverter

di comando del motore in modo da ottenere il valore del

diametro anche con velocità zero.

118

Page 119: Bozza tesi4

Figura 6.8 Giro film avvolgitore

Per ottenere un avvolgimento perfetto della bobina dobbiamo

considerare che le spire più interne durante la formazione

della bobina possono tendere a scivolare su se stesse, in questo

modo si ha un aumento della tensione del materiale delle spire

più interne.

Questa sovratensione crea visto che il materiale è molto poroso

un problema di “incollaggio” che può portare alla generazione

di scarti di lavorazione. Per ovviare a questo problema il

segnale di impostazione del tiro sarà regolato tramite un

controllo “Taper tension” che al tiro impostato dall’operatore

aggiungerà una correzione percentuale quando la bobina si

trova al diametro iniziale, questa correzione andrà linearmente

a sparire e raggiunto un valore soglia di diametro

l’impostazione di tiro rimarrà costante. Nel grafico seguente è

mostrato l’andamento del segnale di tiro con una correzione

“Taper” del 10%.

119

Page 120: Bozza tesi4

0 100 200 300 400 500 600 7009.49.69.810

10.210.410.610.8

1111.2

Andamento segnale tiro corretto

TiroTaper

Diametro bobina

Kgm

Figura 6.9 Grafico taper tension

6.2 Definizione dei modi di comando e

funzionamento

La macchina avrà 2 modi di comando e funzionamento distinti:

1. SETUP: viene utilizzata quando vengono eseguite le

seguenti operazioni di preparazione della macchina

1.1 Sostituzione bobina in svolgimento

1.2 Sostituzione bobina in avvolgimento

1.3 Incorsatura del materiale

1.4 Sostituzione cilindri portaclichè gruppo stampa

1.5 Pulizia gruppi stampa

1.6 Sostituzione inchiostro di stampa per cambio

lavoro

2. PRODUZIONE: in questa modalità la macchina è nelle

condizioni di produrre il materiale, in modalità produzione

120

Page 121: Bozza tesi4

la macchina si potrà trovare in 2 stati operativi:

“MARCIA” e “FERMO” .

Il modo di funzionamento sarà selezionabile attraverso un

selettore a chiave posto sul quadro principale di alimentazione

della macchina, in quanto le operazioni di setup comportano lo

spostamento di alcuni ripari, in questo modo di funzionamento

saranno inibite le funzioni di marcia di tutti i sistemi primari di

movimento.23 Il modo PRODUZIONE potrà essere utilizzato

solo dopo il consenso dato dal corretto posizionamento di tutti i

ripari mobili interbloccati della macchina.

Figura 6.10 Modi e stati di funzionamento

6.2.1 Ciclo di avvio e di arresto macchina

23 Decreto Legislativo n. 17 del 27/01/2010, Allegato 1 punto 1.2.5

121

Page 122: Bozza tesi4

Gli stati di funzionamento dello svolgitore, dell’avvolgitore e

dei motori dei tre traini dovranno essere collegati e durante

l’avvio la macchina dovrà eseguire automaticamente tutte le

funzioni ausiliarie che permettono la corretta esecuzione del

lavoro di stampa. Nel diagramma a blocchi sono riportate le

operazioni che l’operatore deve eseguire e quelle

automaticamente azionate dal ciclo di avvio.

122

Page 123: Bozza tesi4

123

Page 124: Bozza tesi4

Anche nel ciclo di arresto il sistema di comando dovrà eseguire

tutte quelle operazioni automatiche che permetteranno un

arresto sicuro e funzionale dell’impianto.

124

Page 125: Bozza tesi4

6.3 Comandi attivabili durante il modo di

funzionamento “SETUP”

6.3.1 Svolgitore

Per quanto riguardo lo svolgitore nella fase di setup sarà

possibile utilizzare i seguenti comandi:

Apertura/Chiusura leve bloccaggio bobina effettuata

tramite comando elettropneumatico

Inserimento/disinserimento collegamento albero al

sistema frenante

Modifica settaggio valore di carico tiro in

svolgimento

6.3.2 Contropressori e calandra di traino

I comandi di marcia dei contropressori e della calandra di

traino in questa modalità operativa sono inibiti come già

specificato, rimarranno operativi i seguenti comandi

Attacco/Stacco rotelle di pressione per permettere

l’operazione di incorsatura del materiale

Regolazione della pressione di funzionamento dei

pistoni che effettuano l’attacco delle rotelle di

pressione

6.3.3 Avvolgitore

I comandi disponibili per l’asse avvolgitore saranno:

125

Page 126: Bozza tesi4

Apertura/Chiusura leve bloccaggio bobina effettuata

tramite comando elettropneumatico

Inserimento/disinserimento collegamento albero

Modifica settaggio valore di carico tiro in

avvolgimento

6.3.4 Sistema di stacco e macinazione inchiostratori

Per questi circuiti idraulici avremo i seguenti comandi:

Accensione/Spegnimento centrale idraulica

Accensione/Spegnimento motori idraulici di

macinazione attraverso un comando elettroidraulico

Azionamento stacchi idraulici attraverso un comando

elettroidraulico

Gli stacchi e la macinazione durante la fase “SETUP” potranno

essere azionati manualmente, questo per permettere le

operazioni di sostituzione dell’inchiostro e di pulizia.

6.3.5 Sistema di riscaldamento aria e ventilazione

Durante la fase di “SETUP” sarà possibile pre-riscaldare i forni

di essicazione agendo sui seguenti comandi:

Accensione/Spegnimento ventilatori di aspirazione

Accensione/Spegnimento ventilatore di mandata aria

Regolazione temperatura forno

Inserzione/Esclusione resistenze elettriche di

riscaldamento aria

Per il controllo della temperatura verranno utilizzate 4

Termoresistenze PT100 posizionate opportunamente nei due

126

Page 127: Bozza tesi4

forni per verificare la temperatura dei vari settori, si sono

scelti questi sensori in quanto il controllo non necessità di una

precisione elevata, la tipologia del sistema di riscaldamento e

ventilazione non permette una perfetta distribuzione di

temperatura avremo circa 4-5 °C di differenza tra le varie

sezioni, questo non pregiudica la funzionalità in quanto il

processo di evaporazione si sviluppa lungo tutto il percorso del

materiale, compito del controllo di temperatura sarà di non

permettere il superamento della temperatura critica di 130°C

in nessun punto del forno, in ogni condizione di marcia e

funzionamento per questo i segnali di ingresso dei sensori di

temperatura saranno utilizzati insieme ai parametri di velocità

dell’impianto per azionare i vari stadi di riscaldamento.

L’operatore potrà selezionare la temperatura di

funzionamento impostandola in funzione della copertura di

stampa e del tipo di materiale.

6.4 Comandi del modo di funzionamento

“PRODUZIONE”

6.4.1 Svolgitore

Durante la fase di produzione il sistema di frenatura verrà

inserito automaticamente e sarà possibile solo regolare il

valore del tiro in svolgimento

127

Page 128: Bozza tesi4

6.4.2 Avvolgitore

Per quanto riguarda l’asse avvolgitore saranno disponibili i

seguenti comandi:

Accensione/Spegnimento motore avvolgitore per

pretensionamento materiale

Il comando di spegnimento verrà inibito durante lo

stato operativo di “MARCIA”

Modifica settaggio valore di tiro in avvolgimento

6.4.3 Sistema di stacco e macinazione inchiostratori

I comandi di questi servizi durante lo stato di funzionamento

“PRODUZIONE” saranno inibiti in quanto sarà il ciclo di

Marcia/Arresto a determinare la loro modalità di

funzionamento.

6.4.4 Sistema di riscaldamento aria e ventilazione

I comandi di questi servizi saranno esattamente uguali a quelli

della modalità “SETUP” con una segnalazione acustica in caso

di temperatura troppo bassa.

6.4.5 Contropressori e calandra di traino

Il comando primario di questi azionamenti è la messa in marcia

che determina il passaggio allo stato operativo “MARCIA”.

Questo tipo di comando è di primaria importanza ed è oggetto

di disposizioni precise24. Per rispondere ai requisiti di legge si

è scelto di utilizzare un solo pulsante di marcia posizionato sul

24 Decreto Legislativo n. 17 del 27/01/2010, Allegato 1 punto 1.2.3 Avviamento

128

Page 129: Bozza tesi4

quadro di comando principale. Per poter ottenere il comando di

marcia si dovrà agire sul pulsante tenendolo premuto per

almeno 10 secondi, la macchina controllerà le seguenti

condizioni di avviamento:

funzionamento del sistema frenante,

pretensionamento dell’avvolgitore

chiusura di tutti i ripari mobili interbloccati

sensori di rottura film

Se i controlli avranno esito positivo inizierà la segnalazione

dell’avviamento e dopo 15 secondi si avrà l’avvio della

macchina, in caso contrario vi sarà una segnalazione d’errore

La macchina appena avviata si porterà ad una velocità di circa

15 m/min per effettuare eventuali regolazioni di pressione dei

gruppi stampa, la regolazione della velocità potrà essere

effettuata durante la marcia attraverso dei comandi posizionati

su tutte le postazioni della macchina, mentre le rampe di

accelerazione e decelerazione saranno prestabilite in sede

progettuale.

Il comando di arresto sarà posizionato su tutte le postazioni di

comando e genererà un arresto controllato dei tre motori

principali in modo da ottenere l’arresto del moto del materiale

in condizioni di sicurezza25

25 Decreto Legislativo n. 17 del 27/01/2010, Allegato 1 punto 1.2.4.1 Arresto normale

129

Page 130: Bozza tesi4

6.5 Postazioni di comando

Lo studio delle postazioni di comando oltre alle esigenze

funzionali dovrà essere effettuato tenendo presente le relative

disposizioni di legge.26

Per agevolare lo svolgimento delle corrette procedure

operative la macchina dovrà essere dotata di 5 distinte

postazioni di comando:

1. Postazione su gruppo avvolgitore con i seguenti comandi

e visualizzatori:

Apertura/Chiusura leve bloccaggio bobina

avvolgitore effettuata tramite comando

elettropneumatico

Pannello operatore con:

o Set valori di tiro zone

o Visualizzazione valori tiro zone

o Set valore velocità di stampa

o Visualizzazione velocità macchina

o Set valore temperatura forni

o Visualizzazione temperature forni

o Visualizzazione quantità materiale riavvolta

Marcia macchina

Arresto macchina

Regolazione velocità

Accensione/Spegnimento avvolgitore

26 Decreto Legislativo n. 17 del 27/01/2010, Allegato 1 punto 1.2.2 Dispositivi di comando

130

Page 131: Bozza tesi4

Comando rotelle pressione I colore

(elettropneumatico)

Comando rotelle pressione calandra

(elettropneumatico)

Pulsante arresto emergenza

2. Postazione di comando su quadro elettrico principale:

Inserzione centrale idraulica

Inserzione ventilatore di mandata

Inserzione ventilatori di aspirazione

Pulsante arresto emergenza

3. Postazione su gruppo svolgitore con i seguenti comandi:

Apertura/Chiusura leve bloccaggio bobina svolgitore

effettuata tramite comando elettropneumatico

Pannello operatore con:

o Set valori di tiro zone

o Visualizzazione valori tiro zone

o Set valore velocità di stampa

o Visualizzazione velocità macchina

o Set valore temperatura forni

o Visualizzazione temperature forni

o Visualizzazione quantità materiale riavvolta

Marcia macchina

Arresto macchina

131

Page 132: Bozza tesi4

Impostazione velocità di lavoro

Accensione/Spegnimento freno svolgitore

Comando rotelle pressione II colore

(elettropneumatico)

Pulsante arresto di emergenza

4. Postazione di comando su gruppo Colore 1

Controllo macinazione inchiostratore (comando

elettroidraulico)

Stacco (comando elettroidraulico)

Comando manuale spostamento cilindro portaclichè

Comando manuale spostamento cilindro

inchiostratore

Pulsante arresto

Pulsante arresto emergenza

5. Postazione di comando su gruppo Colore 2

Controllo macinazione inchiostratore (comando

elettroidraulico)

Stacco (comando elettroidraulico)

Comando manuale spostamento cilindro portaclichè

Comando manuale spostamento cilindro

inchiostratore

Pulsante arresto

132

Page 133: Bozza tesi4

Pulsante arresto emergenza

Figura 6.11 Postazioni di comando

6.6 Segnalazioni

Per garantire un funzionamento rispondente alla normativa, la

macchina sarà dotata di 2 avvisatori acustici e due colonnine di

segnalazione dotate di luci rosse, gialle e verdi. I segnali

acustici e visivi sono stati progettati seguendo le disposizioni

della Norma “UNI EN 981 Sicurezza del macchinario - Segnali

acustici e ottici di pericolo e altri segnali”.

SEGNALE

ACUSTI

COVISIVO SIGNIFICATO

INTERVENTO

OPERATORE

Suono breve

durata 10

secondi

Giallo

lampeggian

te

Cambiamento di modo

operativo//

Suono

alternato,

0,5 secondi

Rosso

lampeggian

te in fase

In modo “Produzione”

stato di apertura di

almeno 1 riparo mobile

Chiudere tutti i ripari

mobili per ripristinare

le condizioni di

133

Page 134: Bozza tesi4

di durata

per ogni

tono

con i toni

interbloccato con

interruzione delle

condizioni di avviamento e

arresto della macchina.

Durante l’avviamento

assenza di una delle

condizioni per eseguire il

comando

avviamento. Reset

dell’errore tramite

pulsante presente sul

pannello comandi

principale

Suono

alternato,

0,15 secondi

di durata

per ogni

tono

Luce Rossa

accesa

Arresto di emergenza o

guasto

Massima allerta,

ripristino delle

condizioni di

sicurezza. Reset

dell’errore tramite

pulsante presente sul

pannello comandi

principale

Suono

prolungato,

30 secondi

Luce Verde

accesa

Ripristino situazione di

normalità o delle

condizioni di avviamento

//

Suono breve

durata 5

secondi

Giallo

lampeggian

te

Messa in marcia della

macchina//

Suono

alternato, 1s

di durata

per ogni

tono

Rosso

lampeggian

te

Errore temperatura forno

troppo bassa

Verifica delle

condizioni di

funzionamento del

sistema di essicazione

6.7Implementazione del sistema di controllo

Il sistema di controllo sarà realizzato tramite una rete Profibus

che permetterà di collegare tra loro i seguenti moduli:

PLC (Master della rete)

134

Page 135: Bozza tesi4

4 Inverter SSD DRIVES con modulo di comunicazione

profibus

2 Pannelli operatore con display grafico da 3” posizionati:

o Pannello 1 - Gruppo Avvolgitore

o Pannello 2 - Gruppo Svolgitore

2 Moduli di INPUT/OUTPUT remote

Andiamo ora ad analizzare quali saranno i segnali digitali e

analogici utilizzati dalla macchina in modo da poter

dimensionare le apparecchiature.

TABELLA SEGNALI ANALOGICI DESCRIZIONE TIPOLOGIA INTERFACCIA NOTE

VELOCITA' DI MACCHINA VARIABILE Profibus PANNELLI OPERATORE SET POINT VELOCITA' VARIABILE Profibus PLC SENSORE TIRO ZONA 1 INGRESSO ANALOGICO I/O REMOTO Svolgitore 4-20 mASENSORE TIRO ZONA 2 INGRESSO ANALOGICO I/O REMOTO Avvolgitore 4-20 mASENSORE TIRO ZONA 3 INGRESSO ANALOGICO I/O REMOTO Svolgitore 4-20 mASENSORE TIRO ZONA 4 INGRESSO ANALOGICO I/O REMOTO Avvolgitore 4-20 mAVALORE TIRO ZONA 1 VARIABILE Profibus PLC VALORE TIRO ZONA 2 VARIABILE Profibus PLC VALORE TIRO ZONA 3 VARIABILE Profibus PLC VALORE TIRO ZONA 4 VARIABILE Profibus PLC SET POINT TIRO ZONA 1 VARIABILE Profibus PANNELLI OPERATORE SET POINT TIRO ZONA 2 VARIABILE Profibus PANNELLI OPERATORE SET POINT TIRO ZONA 3 VARIABILE Profibus PANNELLI OPERATORE SET POINT TIRO ZONA 4 VARIABILE Profibus PANNELLI OPERATORE VELOCITA' MASTER VARIABILE Profibus PLC VELOCITA' COLORE 1 INGRESSO ENCODER INVERTER COLORE 1 VELOCITA' COLORE 2 INGRESSO ENCODER INVERTER COLORE 2 VELOCITA' CALANDRA INGRESSO ENCODER INVERTER CALANDRA VELOCITA' AVVOLGITORE INGRESSO ENCODER INVERTER AVVOLGITORE SENSORE DIAM. BOBINA 1 INGRESSO ANALOGICO I/O REMOTO Svolgitore 0-10 V SENSORE DIAM. BOBINA 2 INGRESSO ANALOGICO I/O REMOTO Avvolgitore 0-10 VSET SCHEDA FRENO USCITA ANALOGICA I/O REMOTO Svolgitore 0-10 V

DESCRIZIONE TIPOLOGIA INTERFACCIA NOTESENSORE TEMPERATURA 1 INGRESSO PT100 PLC SENSORE TEMPERATURA 2 INGRESSO PT100 PLC SENSORE TEMPERATURA 3 INGRESSO PT100 PLC

135

Page 136: Bozza tesi4

SENSORE TEMPERATURA 4 INGRESSO PT100 PLC SET BRUCIATORE USCITA ANALOGICA PLC 4 – 20 mA

TABELLA SEGNALI DIGITALIDESCRIZIONE TIPOLOGIA INTERFACCIA NOTE

PULSANTE MARCIA 1 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore PULSANTE MARCIA 2 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore PULSANTE ARRESTO 1 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore PULSANTE ARRESTO 2 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore PULSANTE ARRESTO 3 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore PULSANTE ARRESTO 4 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore PULSANTE EMERGENZA 1 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore PULSANTE EMERGENZA 2 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore PULSANTE EMERGENZA 3 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore PULSANTE EMERGENZA 4 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore PULSANTE EMERGENZA 5 INGRESSO DIGITALE PLC PULSANTE LEVE BLOCC. SV.

INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore

PULSANTE LEVE BLOCC. AV.

INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore

PULSANTE VEL. DI LAVORO INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore PULSANTE ROTELLE COL. 1 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore PULSANTE ROTELLE CAL. INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore PULSANTE ROTELLE COL. 2 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore STACCO COL.1 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore STACCO COL.2 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore MACINAZIONE COL. 1 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore MACINAZIONE COL. 2 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore ACCENSIONE FRENO INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore SPEGNIMENTO FRENO INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore ACCENSIONE AVVOLGITORE

INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore

SPEGNIMENTO AVVOLGITORE

INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore

SELETTORE VENT.1 INGRESSO DIGITALE PLC SELETTORE VENT.2 INGRESSO DIGITALE PLC SELETTORE CENTRALE IDR. INGRESSO DIGITALE PLC

DESCRIZIONE TIPOLOGIA INTERFACCIA NOTEPRESSOSTATO ARIA

COMP.INGRESSO DIGITALE PLC

SELETTORE MODALITA' FUNZ.

INGRESSO DIGITALE PLC

136

Page 137: Bozza tesi4

MARCIA AVVOLGITORE Variabile Profibus PLCMARCIA COLORE 1 Variabile Profibus PLCMARCIA COLORE 2 Variabile Profibus PLC

ABILITAZIONE FRENO USCITA DIGITALE I/O REMOTO SvolgitoreABILITAZIONE

VENTILATORE 1USCITA DIGITALE PLC

ABILITAZIONE VENTILATORE 2

USCITA DIGITALE PLC

ABILITAZIONE CENTRALE IDR.

USCITA DIGITALE PLC

COMANDO ROTELLE COL. 1

USCITA DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore

COMANDO ROTELLE COL. 2

USCITA DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore

COMANDO ROTELLE CAL. USCITA DIGITALE I/O REMOTO AvvolgitoreLAMPADA SEGN. ROSSA 1 USCITA DIGITALE I/O REMOTO AvvolgitoreLAMPADA SEGN. GIALLA 1 USCITA DIGITALE I/O REMOTO AvvolgitoreLAMPADA SEGN. VERDE 1 USCITA DIGITALE I/O REMOTO AvvolgitoreLAMPADA SEGN. ROSSA 2 USCITA DIGITALE I/O REMOTO SvolgitoreLAMPADA SEGN. GIALLA 2 USCITA DIGITALE I/O REMOTO SvolgitoreLAMPADA SEGN. VERDE 2 USCITA DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore

AVVISATORE ACUSTICO USCITA DIGITALE PLCSPIA SEGN. ATTIV. FRENO USCITA DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore

SPIA SEGN. ATTIV. AVVOLG.

USCITA DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore

SENSORE PRES. BOBINA SV.

INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore

SENSORE PRES. BOBINA AV.

INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore

SENSORE ROTTURA FILM 1 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO SvolgitoreSENSORE ROTTURA FILM 2 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Avvolgitore

SENSORE PRES. ZONA PERIC.

INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore

INTERBLOCCO RIPARO 1 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO AvvolgitoreINTERBLOCCO RIPARO 2 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO AvvolgitoreINTERBLOCCO RIPARO 3 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO SvolgitoreINTERBLOCCO RIPARO 4 INGRESSO DIGITALE I/O REMOTO Svolgitore

Il Plc dovrà avere almeno :

6 Ingressi digitali

4 Uscite digitali

137

Page 138: Bozza tesi4

4 Ingressi PT100

1 Uscita analogica

Il modulo di I/O remoto posizionato sul gruppo avvolgitore

dovrà avere almeno:

17 Ingressi digitali

6 Uscite digitali

3 Ingressi analogici

Il modulo di I/O remoto posizionato sul gruppo svolgitore dovrà

avere almeno:

16 Ingressi digitali

6 Uscite digitali

3 Ingressi analogici

1 Uscita analogica

Sceglieremo un sistema di PLC di primaria marca in modo da

non avere problematiche nel reperimento di eventuali ricambi.

Dai cataloghi Siemens possiamo dimensionare il sistema in

questo modo:

PLC Master S7-300

o 1 CPU S7-313-2DP Dotata di:

16 Ingressi digitali

16 Uscite digitali

Modulo di comunicazione Profibus DP

2 Uscite impostabili come analogiche o PWM

o 1 Modulo di ingresso PT100 con 4 ingressi

o 1 Modulo di comunicazione Profibus PA (per

collegamento con rete di reparto

138

Page 139: Bozza tesi4

1 Modulo di input/output remoto ET200 M

o 1 Unità di ingressi digitale con 24 ingressi

o 1 Unità di uscite digitali con 12 uscite

o 1 Unità di ingressi analogici con 4 ingressi (0-10 V/

4-20mA)

11 Modulo di input/output remoto ET200 M

o 1 Unità di ingressi digitale con 24 ingressi

o 1 Unità di uscite digitali con 12 uscite

o 1 Unità di ingressi analogici con 4 ingressi (0-10 V/

4-20mA)

1 Unità con uscite analogiche con 4 uscite (0-10 V / 4-20 mA)

139

Page 140: Bozza tesi4

Figura 6.12 Schema rete di controllo

Come si può vedere dallo schema della rete di controllo, il PLC

di governo sarà dotato anche di un modulo di comunicazione

Profibus PA, il protocollo PA permette di comunicare ad una

distanza maggiore rispetto ai bus di campo, attraverso questo

protocollo l’impianto sarà collegato ai computer della rete di

reparto; questa connessione permetterà una forte integrazione

della macchina all’interno dell’azienda.

Per prima cosa gli operatori attraverso il pannello operatore

principale potranno comunicare in tempo reale lo stato di

140

Page 141: Bozza tesi4

avanzamento dei lotti di produzione, mentre il responsabile di

produzione avrà dati storici relativi ai tempi di setup e di fermo

macchina dovuti a guasti o malfunzionamenti. Questi dati

storici potranno essere utilizzati per valutare la necessita di

applicare tecniche di miglioramento quali ad esempio la SMED

(single minute exchange of die) per diminuire i tempi di setup e

approntamento dei nuovi lavori sull’impianto.

La macchina potrà poi inviare tutti i dati di funzionamento e gli

eventuali codici di errore direttamente nei personal computer

del reparto manutenzione che potrà tenere sotto controllo la

situazione coadiuvando gli operatori in ogni situazione.

141

Page 142: Bozza tesi4

7. ANALISI E RIDUZIONE DEI RISCHI

7.1 Processo di analisi e riduzione dei rischi

Per effettuare una corretta procedura di analisi e riduzione dei

rischi che rispetti le disposizioni della nuova direttiva

macchine si è fatto riferimento alle seguenti norme

armonizzate di tipo A:

UNI EN ISO 12100-1 Sicurezza del macchinario, Concetti

fondamentali, principi generali di progettazione Parte 1:

Terminologia di base, metodologia

UNI EN ISO 12100-2 Sicurezza del macchinario, Concetti

fondamentali, principi generali di progettazione Parte 2 :

Principi tecnici

UNI EN ISO 14121-1 Sicurezza del macchinario,

Valutazione del rischio parte 1: Principi

Inoltre non essendo disponibili norme specifiche per il nostro

macchinario si sono utilizzate le seguenti norme di tipo B che

si riferiscono a macchinari della stessa famiglia:

UNI EN ISO 1034-1 Requisiti di sicurezza per la

progettazione e la costruzione di macchine per la

produzione e la finitura della carta – Requisiti comuni

UNI EN ISO 1034-3 Requisiti di sicurezza per la

progettazione e la costruzione di macchine per la

142

Page 143: Bozza tesi4

produzione e la finitura della carta – Macchine bobinatrici

L’obiettivo da raggiungere durante il processo di analisi e

riduzione dei rischi è la maggiore riduzione del rischio

possibile prendendo in considerazione nel seguente ordine di

preferenza questi quattro fattori:

1. la sicurezza della macchina durante tutte le fasi della sua

durata di vita;

2. la capacità della macchina di svolgere la sua funzione;

3. l’usabilità della macchina;

4. i costi di fabbricazione, esercizio e smantellamento della

macchina27

La strategia sopra riportata è rappresentata dal diagramma di

flusso in figura 7.1, la prima fase sarà la valutazione del rischio

che fornirà gli input per il processo iterativo di riduzione del

rischio che potrà essere effettuata con misure di protezione

integrate nella progettazione, con protezioni e misure di

protezione complementari o tramite la gestione dei rischi

residui attraverso le informazioni per l’uso; questo processo

andrà ripetuto fino a quando non si saranno analizzati tutti i

pericoli presenti.27 ISO 12100-1 Sicurezza del macchinario, Concetti fondamentali, principi generali di

progettazione Parte 1: Terminologia di base, metodologia

143

Page 144: Bozza tesi4

Figura 7.1 Processo di riduzione del rischio dal punto di vista del progettista28

Nella prima fase: “Valutazione del rischio” il progettista

utilizzando anche input provenienti dall’utilizzatore o da dati

storici derivati da esperienze precedenti o legate a macchinari 28 UNI EN ISO 12100-1 Sicurezza del macchinario, Concetti fondamentali, principi

generali di progettazione Parte 1: Terminologia di base, metodologia

144

Page 145: Bozza tesi4

simili, deve analizzare le diverse modalità di funzionamento e i

procedimenti di intervento per valutare quali sono i rischi che

il macchinario presenta, in particolare dovranno essere

valutate:

1. interazione umana durante l’intera durata di vita della

macchina, come sotto descritto:

a. costruzione;

b. trasporto, assemblaggio e installazione;

c. messa in funzione;

d. uso:

messa a punto, addestramento/programmazione o

cambio di lavorazione;

funzionamento;

pulizia;

ricerca dell’avaria;

manutenzione;

e. messa fuori servizio, smantellamento e, nella misura in

cui riguarda la sicurezza, smaltimento;

2. possibili stati della macchina:

a. la macchina esegue la funzione prevista (la macchina

funziona normalmente);

b. la macchina non esegue la funzione prevista (vale a

dire presenta malfunzionamenti) a causa di svariate

ragioni, incluse:

145

Page 146: Bozza tesi4

la variazione di una caratteristica o di una

dimensione del materiale lavorato o del pezzo da

lavorare;

guasto di uno (o più di uno) dei componenti o dei

servizi;

disturbi di origine esterna (per esempio urti,

vibrazione, interferenza elettromagnetica);

un errore o un'imperfezione nella progettazione

(per esempio errori nel software);

disturbi nell’alimentazione di energia;

condizioni al contorno (per esempio superfici

della pavimentazione rovinate);

3. comportamento scorretto dell’operatore o uso scorretto

ragionevolmente prevedibile della macchina, per esempio:

a. la perdita di controllo della macchina da parte

dell'operatore (specialmente per le macchine a

funzionamento manuale o mobili);

b. reazione istintiva di una persona in caso di

malfunzionamento, incidente o guasto durante l’uso

della macchina;

c. comportamento derivante da mancanza di

concentrazione o noncuranza;

d. comportamento derivante dall’adozione della “linea di

minor resistenza” nell’esecuzione di un compito;

e. comportamento risultante da pressioni per tenere la

macchina in esercizio in tutte le circostanze;

146

Page 147: Bozza tesi4

f. comportamento di alcune persone (per esempio

bambini, persone disabili).29

Per ognuna di queste modalità potrà essere stilata una lista di

eventuali pericoli ed effettuata una stima del relativo livello di

rischio, utilizzando la semplice metodologia proposta dalla

norma EN1050. Questo metodo quantitativo suddivide il

rischio in 2 elementi come si vede nel diagramma 7.1

Diagramma 7.2 Elementi di rischio

A questi elementi possono essere assegnati valori numerici di

riferimento30:

Gravità del possibile danno divisa in tre livelli

a. Ferite o danno alla salute lieve, in cui rientrano i

pericoli che non comportano infermità permanente

(1)

b. Ferita o danno alla salute grave, pericoli che

comportano infermità permanente (3)

29 UNI EN ISO 12100-1 Sicurezza del macchinario, Concetti fondamentali, principi generali di progettazione Parte 1: Terminologia di base, metodologia30 Qualità e sicurezza, Alessandro Mazzeraghi Nuovo studio tecna

147

Page 148: Bozza tesi4

c. Morte (9)

Probabilità che si verifichi tale danno divisa a sua volta

in 3 sottocategorie:

1. Frequenza e durata dell’esposizione (probabilità che il

personale sia esposto al pericolo)

a. Raramente o abbastanza spesso (1)

b. Da frequente a continua (3)

2. Probabilità che si verifichi un evento che causa danni:

a. Bassa (si può ritenere che l’evento non si verifichi)

(1)

b. Media (accade qualche volta nella vita utile della

macchina) (3)

c. Alta (accadimento frequente) (9)

3. Evitabilità (possibilità di evitare il pericolo)

a. Possibile in condizioni specifiche (1)

b. Scarsamente possibile (3)

In modo da ottenere tramite la combinazione di questi quattro

fattori un indice di rischio numerico che andrà da 1 (bassissimo

rischio) a 729 (altissimo rischio).

La norma EN1050 consiglia, oltre alla tecnica già esposta, dei

metodi derivati dall’ambiente della qualità come il “Process

mapping” che utilizzeremo sia per descrivere le procedure

operative che per analizzare la sequenza temporale delle azioni

degli operatori e quelle della macchina in modo da evidenziare

interazioni uomo-macchina potenzialmente pericolose. Un’altra

tecnica che utilizzeremo visto che la normativa impone l’analisi

148

Page 149: Bozza tesi4

dei rischi derivanti da guasti o malfunzionamenti della

macchina sarà l’analisi FMEA31 (Failure Mode Effect Analysis)

questa tecnica applicata insieme con la determinazione degli

alberi di guasto (Fault tree analysis) consiste nel generare una

tabella che per ognuno dei componenti critici della macchina

identifica i modi di guasto, i relativi effetti in termini di

sicurezza e le cause, valutandone la criticità in maniera simile

alla tecnica della EN1050.

Su questa tabella di base è poi possibile indicare le azioni

correttive e ricalcolare l’indice di criticità. In appendice sono

riportati alcuni esempi di mappatura delle procedure, degli

alberi di guasto e dei diagrammi causa effetto usati per le

valutazioni del rischio.

7.2 Valutazione del rischio durante la

costruzione.

Per quanto riguarda la fase di costruzione ci concentreremo

sull’assemblaggio finale, unica fase che viene svolta

interamente all’interno dell’azienda.

Date le dimensioni della macchina ed il peso che sono

considerevoli non risulta conveniente il suo spostamento da un

reparto all’altro per l’allestimento ma è più pratico che il tutto

venga assemblato ed addirittura collaudato e verificato sempre

nello stesso posto, lasciando lo spostamento solo alla fase di

carico e spedizione. Per questo motivo l’ideale schema di

31 FMECA application to evaluate the safety in the integrated design of mechanical systems, Arcidiacono G. Capitani R. Citti P. , 1997

149

Page 150: Bozza tesi4

assemblaggio è il sistema ad isole, cioè ogni gruppo telaio è

posizionato in uno spazio adeguato e poi allestito secondo una

sequenza ben definita che vedremo di seguito. Intorno ad esso

quindi si muoveranno gli addetti all’assemblaggio che

seguiranno le fasi di montaggio. Si può ragionevolmente

supporre che le dimensioni dell’isola devono essere di circa

100 m² Il telaio viene assemblato in una zona delimitata nel

centro dell’isola ed ai bordi esterni della stessa sono

posizionati scaffali e carrelli nei quali si stivano i componenti

specifici riferiti alla commessa in allestimento, un carroponte

con portata 5 t è utilizzato per il sollevamento e dei

componenti da installare. Inoltre l’isola è dotata di apposite

apparecchiature elettriche adatte a fornire potenza durante la

fase di collaudo e di un videoterminale, avente schermo piatto

da 30”, collegato in rete con l’ufficio tecnico (server aziendale)

per la visualizzazione della distinta base e per la

visualizzazione dei disegni d’assemblaggio (per ragioni di

rispetto ambientale è stato ridotto notevolmente l’uso della

versione cartacea dei disegni e dei documenti, anche nei

confronti dei fornitori che ricevono ordini e disegni in formato

digitale).

Lo schema seguente illustra la disposizione dell’isola:

150

Page 151: Bozza tesi4

Figura 7.3 Layout reparto assemblaggio

La sequenza di assemblaggio è stata studiata ed analizzata a

fondo e suddivisa in varie fasi che coinvolgono i vari montatori

(vedremo in seguito quali e quanti) in modo da renderla il più

efficiente possibile e risulta essere:

posizionamento telaio

esecuzione impianto idraulico

allestimento parti meccaniche gruppi stampa e bobina

esecuzione impianto pneumatico

allestimento gruppi di essiccazione e trasmissioni

allacciamento impianto elettrico

installazione coperture e protezioni

allestimento dispositivi di sicurezza elettrici

151

Page 152: Bozza tesi4

L’esecuzione delle varie fasi viene eseguita da due squadre di

tecnici apposite secondo una tabella oraria ben definita nella

quale sono indicati i tempi previsti per l’esecuzione di ogni

operazione.

La scelta del numero di operatori al montaggio è di tre squadre

ben definite:

Squadra assemblatori meccanici: si occupano

dell’assemblaggio dell’impianto idraulico, di tutte le

componenti meccaniche comprese le trasmissioni, la

ventilazione e le coperture. E’ composta da due tecnici

specializzati esperti nello svolgere lavori di assemblaggio

impiantistico e meccanico.

Squadra assemblatori elettricisti: si occupano dell’impianto

pneumatico, del- l’assemblaggio dei quadri elettrici, dei

cablaggi a bordo macchina (collegamento dei motori, delle

elettrovalvole, ecc.) ed anche del collegamento dei dispositivi

di sicurezza. Due tecnici specializzati elettrotecnici si

occupano di quanto già detto e della programmazione e

parametrizzazione del PLC, pannello operatore e degli

inverter.

Squadra collaudo ed assistenza: si occupano della perfetta

funzionalità delle macchine seguendo la procedura di collaudo

152

Page 153: Bozza tesi4

e verifica appropriata. I collaudatori sono due e possiedono

buone conoscenze sia nel campo della meccanica, impiantistica

e soprattutto nel campo della stampa, infatti verificano il

funzionamento della macchina in funzione del suo prodotto

finito (in condizioni standard). Possono anche esser impiegati

per verifiche e manutenzioni presso stabilimenti di clienti.

Per ogni tipologia di squadra è stato previsto un insieme di

attrezzature specifiche. Per la squadra di montaggio meccanico

sono in uso due carrelli portautensili manuali completi di tutti

gli attrezzi per le lavorazioni al banco ed un carrello preparato

per la costruzione di impianti idraulici, dotato cioè di

apparecchio per la piegatura dei tubi e pressetta per il

serraggio dei raccordi sui tubi flessibili. Per la squadra

assemblatori elettricisti è previsto l’uso di due carrelli

portautensili dotati di attrezzature adeguate al lavoro,

strumentazione elettrica di verifica (tester, pinze

amperometriche e oscilloscopi) e programmatrice per PLC e

inverter. Infine per la squadra collaudo e verifica è previsto un

carrello completo di attrezzature di verifica per i materiali, per

i polimeri e per gli inchiostri, attrezzature specifiche per le

prove sulle macchine.

153

Page 154: Bozza tesi4

I rischi riscontrabili nella fase di assemblaggio sono riportati

nelle seguenti tabelle:

ANALISI RISCHI SQUADRA ASSEMBLATORI MECCANICI

COMPONENTI DI RISCHIO INDICE RISCHI

ON°

RISCHIO Pericolosità

Probabilità

Esposizione

Evitabilità

Pericoli di natura meccanica dovuti a :

1Schiacciamento

1 3 3 1 9

2 Cesoiamento 1 1 3 1 33 Taglio 1 1 3 1 34 Impigliamento 1 1 3 1 35 Trascinamento 1 1 3 1 36 Urto 3 3 3 1 277 Abrasione 1 1 3 1 3

8Scivolamento, inciampo e caduta

3 3 3 1 27

9Proiezione di materiale solido

3 3 3 1 27

Pericoli di natura elettrica dovuti a :

10Contatti diretti e indiretti

3 1 1 1 3

11Fenomeni elettrostatici

Non applicabili

12

Influenze esterne sugli equipaggiamenti elettrici

Non applicabili

Pericoli generati da rumore e vibrazioni :13 Perdita

dell’udito e 3 3 3 1 27

154

Page 155: Bozza tesi4

altri effetti psicologici

14

Interferenze con la comunicazione verbale

1 3 3 1 9

15 Vibrazioni 1 1 1 1 1Pericoli generati dalla non applicazione dei principi ergonomici:

16Posizioni errate o sforzi eccessivi

3 3 3 1 27

17

Mancato uso di dispositivi di protezione individuali

3 3 3 1 27

18 Errori umani 3 3 3 1 27Pericoli causati da guasti all’alimentazione di energia, rotture di parti di macchina ed altri problemi funzionali:

19

Guasti o disfunzioni sul sistema di comando e controllo

Non applicabili

ANALISI RISCHI SQUADRA ASSEMBLATORI ELETTRICISTI

COMPONENTI DI RISCHIO INDICE RISCHI

ON°

RISCHIO Pericolosità

Probabilità

Esposizione

Evitabilità

Pericoli di natura meccanica dovuti a :

20Schiacciamento

1 3 3 1 9

21 Cesoiamento 1 1 3 1 322 Taglio 1 1 3 1 323 Impigliamento 1 1 3 1 324 Trascinamento 1 1 3 1 325 Urto 1 3 3 1 926 Abrasione 1 1 3 1 3

27Scivolamento, inciampo e caduta

3 3 3 1 27

28

Proiezione di materiale

1 1 1 1 1

155

Page 156: Bozza tesi4

solidoPericoli di natura elettrica dovuti a :

29Contatti diretti e indiretti

9 3 3 1 81

30Fenomeni elettrostatici

1 1 1 1 1

31

Influenze esterne sugli equipaggiamenti elettrici

3 1 1 1 3

Pericoli generati da rumore e vibrazioni :

32

Perdita dell’udito e altri effetti psicologici

3 1 1 1 3

33

Interferenze con la comunicazione verbale

3 1 1 1 3

34 Vibrazioni 3 1 1 1 3Pericoli generati dalla non applicazione dei principi ergonomici:

35Posizioni errate o sforzi eccessivi

3 3 3 1 27

36

Mancato uso di dispositivi di protezione individuali

3 3 3 1 27

37 Errori umani 9 3 3 1 81Pericoli causati da guasti all’alimentazione di energia, rotture di parti di macchina ed altri problemi funzionali:

38

Guasti o disfunzioni sul sistema di comando e controllo

3 3 3 1 27

Pericoli causati da temporanea perdita e/o scorretto posizionamento dei mezzi/misure di sicurezza:39 Ripari Non applicabile

40Dispositivi di sicurezza

3 3 1 1 9

41 Mezzi di movimenta zio-ne/manipolazio

1 1 1 1 1

156

Page 157: Bozza tesi4

ne dei pezzi da lavorare

42

Equipaggiamenti e accessori per la regolazione e/o manu-tenzione in sicurezza della macchina.

3 3 1 1 9

Per quanto riguarda il lavoro dei montatori meccanici, le

misure di protezione adottate sono state le seguenti:

1. Misure di protezione integrate nella progettazione:

a. Per evitare pericoli di natura meccanica tutti i pezzi

saranno progettati per essere privi entro i limiti

consentiti dalle loro funzioni, di angoli acuti e di

spigoli vivi, tutti i pezzi saranno sbavati e non

avranno superfici rugose, pezzi il cui montaggio

possa presentare dei pericoli saranno protetti da

imballi che eviteranno il contatto con le parti

pericolose. (Rif. Rischi N°1,2,3,6,7,20,21,22,25,26)

b. I pezzi pesanti che dovranno essere movimentati

attraverso ausili avranno dei punti di presa studiati e

riporteranno sui disegni costruttivi le corrette

modalità di movimentazione, i dispositivi di

sollevamento saranno dotati di marcatura CE. (Rif.

Rischi N°4,5,9,16,18,35)

c. Per evitare errori di assemblaggio che potrebbero

portare a situazioni pericolose durante il

funzionamento, tramite la rete interna saranno resi

157

Page 158: Bozza tesi4

disponibili sui personal computer del reparto i

disegni costruttivi aggiornati, gli schemi impiantistici

e gli assiemi dei vari gruppi, in modo da avere un

continuo feedback con la progettazione. (Rif. Rischi

N°18,37)

2. Protezioni e misure di protezione complementari

a. L’impianto elettrico del reparto sarà a norma e

dotato delle misure di protezione dai contatti diretti

e indiretti.(Rif. Rischi N°1,29)

b. L’alimentazione dei quadri della macchina durante le

fasi di test sarà dotata di protezione dai contatti

diretti e indiretti maggiorata e sarà dotata di filtri

EMC per evitare disturbi (Rif. Rischi N°29,31)

c. Nel reparto saranno presenti cancelli con divieto di

accesso ai non addetti per segregare la zona di

assemblaggio (Rif. Rischi N° 37,18)

d. Gli strumenti di misura, le attrezzature portatili, gli

elettroutensili e le macchine di ausilio al montaggio

saranno tutte dotate di marcatura CE e i manuali

d’uso e manutenzione saranno disponibili in reparto

(Rif. Rischi n°42,34,15)

e. I dispositivi di protezione individuale saranno

disponibili e il loro uso sarà menzionato nelle

procedure operative (Rif. Rischi

N°13,14,17,32,33,36)

3. Informazioni per l’uso

a. Saranno definite procedure di lavoro per:

158

Page 159: Bozza tesi4

i. Controllo di qualità sui particolari prima del

montaggio

ii. Assemblaggio dei sottogruppi;

iii. Controllo di qualità dei sottogruppi;

iv. Assemblaggio finale

v. Test e controlli funzionali sui sistemi della

macchina

b. Nel reparto saranno posizionati segnali di

avvertimento relativi ai pericoli presenti nelle varie

zone e queste zone saranno definite tramite

segnaletica orizzontale.

7.3 Valutazione del rischio durante il trasporto e

l’installazione.

La macchina per il trasporto dovrà essere disassemblata, i

gruppi da trasportare saranno:

1. Gruppo svolgitore / Colore 2

2. Gruppo Avvolgitore / Colore 1

3. Forno di essicazione

4. Quadro elettrico principale

Questi gruppi saranno progettati per facilitare e rendere sicure

le operazioni di disassemblaggio, trasporto e installazione. Per

quanto riguarda l’impianto elettrico i collegamenti tra i gruppi

saranno dotati di connettori non intercambiabili (per evitare

159

Page 160: Bozza tesi4

problemi nell’installazione), i tubi dell’impianto pneumatico e

idraulico saranno identificati mediante fascette colorate non

asportabili.

Per quanto riguarda i rischi collegati al sollevamento e al

carico dei gruppi, ogni elemento sarà dotato di punti di presa

definiti in cui verranno posizionati degli ausili per l’aggancio

dei golfari. Nel caso dei gruppi svolgitore e avvolgitore questi

saranno un sistema di perni che verranno inseriti nella spalla

del telaio per il sollevamento e il trasporto e tolti per la messa

in funzione.

Figura 7.4 Perni inseribili per la generazione dei punti di presa

Ogni gruppo sarà inserito in una cassa di legno studiata per

proteggerlo durante il trasporto.

Dopo il riassemblaggio molta cura dovrà essere posta alla fase

di collaudo presso il cliente, un collaudo accurato permette di

eliminare molte fonti di rischio. Uno schema generale di

procedura di collaudo sarà il seguente:

Fase 1 Verifica del corretto collegamento all’alimentazione

elettrica e pneumatica

160

Page 161: Bozza tesi4

Fase 2 Controllo visivo di tutte le apparecchiature della

macchina per vedere se sono state correttamente

assemblate. Questa fase sarà molto importante in

quanto le vibrazioni subite dalla macchina durante il

trasporto possono facilmente allentare le connessioni a

vite che per motivi funzionali non possono essere dotate

di sistemi antisvitamento (ad esempio viti morsettiere

quadri elettrici)

Fase 3 Azionamento in condizioni di sicurezza dell’ interruttore

generale e controllo del funzionamento dei sistemi di

arresto di emergenza e interblocco dei ripari mobili

Fase 4 Controllo funzionale di tutte le apparecchiature

elettriche, idrauliche e pneumatiche.

Fase 5 Verifica del corretto funzionamento dei ventilatori e

dell’essicatore

Fase 6 Test di processo (fare riferimento alle procedure

operative)

a. Carico bobina sullo svolgimento

b. Incorsatura

c. Preparazione bobina sull’avvolgitore

d. Controllo funzionalità di marcia, svolgimento e

riavvolgimento

e. Preparazione gruppi stampa con cliché di test

f. Prova di stampa con controllo funzionale del sistema

di inchiostrazione e stampa.

La fase di collaudo sarà considerata un modo di funzionamento

particolare, dovrà essere eseguita da personale specializzato e

161

Page 162: Bozza tesi4

sarà segnalata attraverso cartelli e nastri di segregazione in

modo da rispettare la normativa per quanto riguarda l’uso

improprio della macchina32

7.4 Valutazione del rischio durante l’uso.

Come per moltissimi impianti industriali, l’uso della macchina

si divide in 2 fasi principali, la preparazione e la produzione. A

sua volta la fase di preparazione (Setup) si divide nelle

seguenti sottofasi che si svolgono a macchina ferma:

1. caricamento asse svolgitore

2. caricamento asse avvolgitore

3. preparazione gruppi colore

E questa che si svolge con la macchina in marcia:

1. regolazione pressione di stampa colori 1 e 2

I setup a macchina ferma vengono eseguiti da 2 operatori

mentre quando la macchina è in marcia solo 1 operatore

addestrato può stare nelle zone di comando.

Viene eseguita ora un’analisi generale dei rischi per escludere

punto per punto i rischi citati dalla nuova direttiva macchine,

verranno analizzate le procedure operative relative al lavoro

32 Decreto Legislativo n. 17 del 27/01/2010, Allegato 1 - 1.1.2 Principi d'integrazione della sicurezza

162

Page 163: Bozza tesi4

dei 2 operatori a cui verrà applicato il processo di riduzione del

rischio già utilizzato in precedenza per l’assemblaggio.

7.4.1 Valutazione dei rischi nel caricamento asse

svolgitore e avvolgitore

Per poter essere lavorata la bobina di materiale dovrà essere

posizionata correttamente sull’asse svolgitore e dopo essere

stata lavorata verrà scaricata dall’asse avvolgitore. Queste due

operazioni sono molto delicate in quanto le bobine

movimentate, hanno un peso di circa 320 kg dovranno quindi

essere movimentate tramite un carrello apposito. L’analisi dei

rischi è stata fatta sulla base di molti anni di esperienza nel

campo in quanto il principio di funzionamento di avvolgitore e

svolgitori è uguale per molti tipi di impianti.

Già nella progettazione si è cercato di ridurre i principali rischi

di schiacciamento e impigliamento a cui andavano incontro gli

operatori, nel nostro sistema di bloccaggio l’aspo viene

introdotto con un movimento orizzontale e gli operatori non

sono costretti per la centratura a guidare l’albero espansibile

mentre viene posto in sede, nei tradizionali sistemi con

supporti rotanti apribili invece l’operatore molte volte era

costretto a guidare con la mano l’albero in posizione, questo

comportava dei gravi rischi di schiacciamento documentati da

una nutrita casistica di incidenti. Inoltre gli alberi espansibili

163

Page 164: Bozza tesi4

utilizzati sui due aspi sono perfettamente uguali in modo da

evitare errori di montaggio o malfunzionamenti dovuti ad un

errato posizionamento. Si e scelto inoltre di mantenere un

comando meccanico per l’aggancio della forza motrice o

frenante all’albero espansibile sempre in modo da evitare

problemi di schiacciamento dovuti al tentativo di sbloccare

maldestramente impuntature meccaniche del sistema, rare ma

sempre possibili.

Il sistema sarà comunque interbloccato attraverso dei sensori

magnetici di presenza che inibiranno la marcia nel caso le leve

di bloccaggio non siano chiuse e l’aspo non sia stato collegato

al freno o alla trasmissione dell’avvolgitore.

Molta attenzione dovrà essere posta nell’uso del pressore

pneumatico presente sull’avvolgitore, vi è un rischio residuo

dovuto alla situazione in cui il pressore venga azionato e l’altro

operatore si trovi a lavorare sulla bobina per diminuire la

pericolosità sarà posto uno strozzatore sullo scarico del

pressore in modo da rallentare la discesa. Nel caso di

mancanza di pressione dovuta ad un malfunzionamento

dell’impianto lo scarico del pistone sarà completamente chiuso

in modo da mantenere il pressore sollevato.

164

Page 165: Bozza tesi4

Figura 7.4 Diagramma causa effetto pericoli nel caricamento svolgitore

ANALISI RISCHI OPERATORI CARICAMENTO ASSE SVOLGITORE

COMPONENTI DI RISCHIO INDICE RISCHI

ON°

RISCHIO Pericolosità

Probabilità

Esposizione

Evitabilità

Pericoli di natura meccanica dovuti a :

1Schiacciamento

3 3 3 1 27

1bSchiacciamento pressore avvolgitore

1 3 3 1 9

2 Cesoiamento 1 0 1 1 03 Taglio 1 3 1 1 94 Impigliamento 1 0 1 1 05 Trascinamento 1 0 1 1 06 Urto 3 1 1 1 97 Abrasione 1 1 1 1 3

8Scivolamento, inciampo e caduta

3 1 1 1 3

165

Page 166: Bozza tesi4

9Proiezione di materiale solido

3 1 1 1 3

Pericoli di natura elettrica dovuti a :

10Contatti diretti e indiretti

9 1 1 1 9

11Fenomeni elettrostatici

3 3 1 1 9

12

Influenze esterne sugli equipaggiamenti elettrici

1 1 1 1 1

Pericoli generati da rumore e vibrazioni :

13

Perdita dell’udito e altri effetti psicologici

3 3 3 1 27

14

Interferenze con la comunicazione verbale

1 1 1 1 1

15 Vibrazioni 1 1 0 1 1Pericoli generati dalla non applicazione dei principi ergonomici:

16Posizioni errate o sforzi eccessivi

3 3 3 1 27

17

Mancato uso di dispositivi di protezione individuali

3 3 3 1 27

18 Errori umani 3 3 3 1 27Pericoli causati da temporanea perdita e/o scorretto posizionamento dei mezzi/misure di sicurezza:19 Ripari 9 0 1 1 0

20

Mezzi di movimentazione dei pezzi da lavorare

3 3 1 1 9

Pericoli causati da guasti all’alimentazione di energia, rotture di parti di macchina e altri problemi funzionali:

21Mancanza alimentazione energia

3 0 1 1 0

22 Rotture di parti 3 0 1 1 023 Guasti o 3 1 3 1 9

166

Page 167: Bozza tesi4

disfunzioni sul sistema di comando

7.4.2 Valutazione dei rischi nella preparazione gruppi

colore

La preparazione dei gruppi colore consiste in tutte quelle

operazioni che permettono di rendere operativi e pronti all’uso

i gruppi stampa della macchina, le principali tra queste

operazioni sono:

1. Pulizia e sostituzione del cliché

2. Pulizia dei cilindri inchiostratori

3. Sostituzione della bacinella

Tutte queste operazioni vengono eseguite nella modalità di

funzionamento setup quindi non vi saranno pericoli di natura

meccanica per quanto riguarda i movimenti legati al cilindro

contropressore. Per quanto riguarda il rullo gommato il

movimento di “macinazione” sarà inibito da un micro posto sul

coperchio della bacinella, in questo modo la sostituzione dei

cliché potrà avvenire o quando i rulli di inchiostrazione sono

fermi o quando il coperchio è montato e quindi per l’operatore

non vi saranno pericoli di natura meccanica legati ai movimenti

dei rulli inchiostratori. La pulizia dei cilindri inchiostratori e

della bacinella verrà effettuata tramite un ciclo automatico di

circolazione del solvente (nel nostro caso acqua) all’interno del

gruppo inchiostratore, concluso questo ciclo l’operatore potrà

167

Page 168: Bozza tesi4

togliere il coperchio, pulire gli ultimi residui di inchiostro dai

rulli e far svuotare la bacinella di raccolta. Nel caso di cambio

di tipologia di vernice o colore la bacinella potrà essere

sostituita, verifichiamo ora se la bacinella vuota potrà essere

asportata e spostata anche da un solo operatore, per fare

questo calcoliamo l’Indice di Sollevamento secondo il metodo

NIOSH 91:

IS= Pesoe ffettivo sollevatoRWL

Il valore di RWL da utilizzare è il minimo trovato applicando la

seguente formula all’origine e alla destinazione dell’azione

elementare di sollevamento e spostamento.

RWL=23× FA × FB ×FO× Fθ× FF × FP

Nel nostro caso si tratta di sollevare una bacinella da terra A0

= 0 cm fino ad una altezza A1 = 85 cm e di sostenerla ad una

distanza dal baricentro del corpo H = 50 cm.

FA 0 ( Fattore Altezza )=1−¿ FB (Fattore disloc . vert . )=0,82+( 0,45B )=0,825

FO ( Fattore disloc .oriz . )=25H

=0,5

Fθ (Fattore disloc .ang . )=1(l' operazioneè frontale)

FF ( Fattore frequenza )=1(l' operazionenonè frequente)

FP (Fattore di presa )=0,9(la presanonè ottimale)

168

Page 169: Bozza tesi4

RWL0=23×0,775× 0,825×0,5×1×1×0,9=6,61[Kg ]

FA 1 (Fattore Altezza )=1−¿ FB (Fattore disloc . vert . )=0,82+( 0,45B )=0,825

FO ( Fattore disloc .oriz . )=25H

=0,5

Fθ (Fattore disloc .ang . )=1(l' operazioneè frontale)

FF ( Fattore frequenza )=1(l' operazionenonè frequente)

FP (Fattore di presa )=0,9(la presanonè ottimale)

RWL1=23× 0,97× 0,825× 0,5×1×1×0,9=8,28[Kg ]

La bacinella in acciaio inox pesa 6 [Kg], l’indice di

sollevamento sarà

IS= 66,61

=0,91

questo valore è inferiore a 1 quindi secondo la NIOSH91 che

permette di proteggere il 90% della popolazione lavorativa

maschile il compito è accettabile.

Per quanto riguarda l’analisi dei rischi di altra natura si

rimanda alla tabella riguardante le azioni di carico e scarico

dell’asse avvolgitore.

7.4.3 Valutazione dei rischi nella regolazione

pressioni di stampa.

169

Page 170: Bozza tesi4

Come già visto, per poter trasferire la vernice sul materiale i

cilindri del gruppo stampa devono essere correttamente

avvicinati, in modo da avere un contatto ottimale tra cilindro

anilox e cilindro portacliché e tra cilindro portaclichè e

materiale sostenuto dal cilindro contropressore. Per eseguire

queste manovre la macchina dovrà essere in movimento ad una

velocità di 15 m/min, una velocità troppo bassa non permette

di valutare la qualità del trasferimento mentre una velocità più

alta genera troppo materiale di scarto. Con la macchina in

movimento l’operatore dovrà agire sui quattro volantini che

controllano singolarmente lo spostamento dei supporti destri e

sinistri dei cilindri. Le manopole sono posizionate ad un’altezza

di 750 mm e 850 mm in modo da essere facilmente utilizzabili

e da non impedire la visuale dell’operatore sul gruppo in

movimento, seguendo le indicazioni della norma UNI EN 894-3

sono state scelte manopole zigrinate a presa laterale

appartenenti alla classe 33 che permettono un’elevata

precisione di manovra. Per permettere all’operatore di

visualizzare l’effetto sul materiale della pressione impostata

nel gruppo colore 1 sarà posizionato uno specchio e un sistema

di illuminazione adeguato in quanto il giro film del materiale

non permette una visione diretta. I rischi delle operazioni di

regolazione delle pressioni non sono elevati in quanto

l’operatore che deve essere correttamente istruito sulla

procedura operativa si trova in una zona poco pericolosa e la

macchina si trova in marcia ad una velocità bassa che permette

facilmente l’arresto nel caso si presentino malfunzionamenti o

170

Page 171: Bozza tesi4

pericoli. Per evitare anche il remoto rischio di una volontario

contatto tra l’operatore e i cilindri in movimento saranno

montati dei ripari fissi interbloccati con la marcia che

impediranno l’accesso alla zona pericolosa progettati tenendo

presente le indicazioni della norma UNI EN 953, lo sviluppo di

questi ripari dovrà essere effettuato durante la costruzione

della macchina in modo da verificare sul campo la rispondenza

alle disposizioni delle norme UNI EN 294 e UNI EN 349.

7.4.4 Valutazione dei rischi legati alla temperatura e

al rumore

Per quanto riguarda il pericolo di contatto con parti della

macchina con temperature pericolose, si è studiato un sistema

di coibentazione della parte inferiore del forno di essicazione in

modo da evitare ogni possibilità di contatto per l’operatore;

esiste un rischio residuo durante le attività di controllo e

pulizia delle soffianti del forno, questo rischio verrà segnalato

attraverso cartelli posti sui portelli del forno, saranno

richiamate nel manuale operativo le corrette procedure da

171

Page 172: Bozza tesi4

eseguire e l’accorgimento di intervenire sul forno solo quando

la temperatura si sia abbassata fino a raggiungere il valore

ambiente. La rumorosità della macchina sarà mantenuta entro

limiti accettabili per una presenza continuativa degli operatori

andando a prendere accorgimenti per diminuire il valore

dell’emissione sonora dei ventilatori del forno di essicazione,

uniche fonti sonore che potrebbe superare i limiti imposti dalle

normative.

8 ANALISI GUASTI E MALFUNZIONAMENTI

8.1 Analisi FMEA

L’analisi dei modi di guasto dell’impianto e dei suoi

componenti ha i seguenti scopi:

172

Page 173: Bozza tesi4

Determinare i guasti critici dal punto di vista della

funzionalità in modo da stabilire un programma di

manutenzione e una lista di ricambi che possono garantire

un funzionamento affidabile e continuo.

Determinare i guasti pericolosi dal punto di vista della

sicurezza in modo da attuare delle azioni correttive

idonee alla salvaguardia degli operatori.

Per effettuare una corretta analisi per ogni componente della

macchina si dovrà identificare il modo di guasto, gli effetti dal

punto di vista della sicurezza o del funzionamento e le cause.;

utilizzando lo stessa modalità ad indici della norma EN1050 si

andrà a generare un valore di priorità del guasto, in seguito si

indicheranno le azioni correttive.

Gli indici utilizzati per determinare il livello di criticità di un

guasto saranno:

La probabilità che si verifichi l’evento e che le

conseguenze vadano ad interessare gli operatori. (Pe)

La gravità dell’effetto valutata come criticità per la

funzionalità dell’impianto o per il verificarsi di situazioni

potenzialmente pericolose

La probabilità di rilevare il problema.

Per analizzare i modi di guasto dell’impianto si è fatto

riferimento a dati storici di guasti avvenuti su macchine simili

e ai dati di affidabilità forniti dai costruttori delle parti.

173

Page 174: Bozza tesi4

Componente

Caratteristiche di guastoIndici Azioni

correttiveDescrizion

eModo Effetto Causa

PeG Pr

Cr

GRUPPO SVOLGITOREAlbero espansibile

Rottura valvola

Fermo macchina

Difettosità

3 9 381

Manutenzione periodica

Freno a polvere

Perdità di funzionalità

Fermo macchina

Usura anomala

1 9 1 9Manutenzione periodica

Scheda alimenta-zione freno

RotturaFermo macchina

Difettosità / Errata alim.

3 9 381

Verifica periodica

Pistoni bloccaggio

Rottura sensore

Fermo macchina

Difettosità

3 9 381

Controlli sulle forniture

Sensore presenza bobina

RotturaFermo macchina

Difettosità

3 9 381

Controlli sulle forniture

Celle di caricoStaratura / Rottura

Fermo macchina

Usura anomala

1 9 327

Manutenzione periodica

Sensore diametro

Staratura/ Rottura

Fermo macchina

Difettosità

3 9 381

Verifica periodica

GRUPPO AVVOLGITOREAlbero espansibile

Rottura valvola

Fermo macchina

Difettosità

3 9 381

Manutenzione periodica

Pistoni bloccaggio

Rottura sensore

Fermo macchina

Difettosità

1 9 381

Controlli sulle forniture

Sensore presenza bobina

RotturaFermo macchina

Difettosità

3 9 381

Controlli sulle forniture

Celle di caricoStaratura / Rottura

Fermo macchina

Usura anomala

1 9 327

Manutenzione periodica

Sensore diametro iniziale

RotturaFermo macchina

Usura anomala

3 9 127

Manutenzione periodica

IMPIANTO PNEUMATICO

Valvole elettro-pneumatiche

Malfunzionamento elettrico

Fermo macchina

Difettosità

3 9 381

Test di funzionamento periodico

174

Page 175: Bozza tesi4

Valvole elettro-pneumatiche

Guasto meccanico

Fermo macchina

Usura anomala

1 9 327

Verifica periodica

Cilindri pneumatici rotelle di pressione

Rottura sensore

Fermo macchina

Difettosità

1 927

Controlli sulle forniture

Componente

Caratteristiche di guastoIndici Azioni

correttiveDescrizion

eModo Effetto Causa

PeG Pr

Cr

IMPIANTO IDRAULICO

Pompa idraulica

Malfunzio-namento elettrico

Malfunzio-namento gruppi idra-ulici

Difettosità

1 9 327

Controlli sulle forniture

Pompa idraulica

Malfunzio-namento meccanico

Malfunzio-namento gruppi idra-ulici

Difettosità

1 9 327

Controlli sulle forniture

Valvole elettro-idrauliche

Guasto elettrico

Malfunzio-namento gruppi idra-ulici

Difettosità

1 3 3 9Controlli sulle forniture

Valvole elettro-idrauliche

Guasto meccanico

Malfunzio-namento gruppi idra-ulici

Difettosità

1 3 3 9Controlli sulle forniture

Tubi e raccorderia

Perdita olio

Malfunzio-namento gruppi idra-ulici

Usura anomala / Difettosità

3 3 327

Verifica periodica / Controlli sulle forniture

GRUPPO STAMPACuscinetti ad aghi

RotturaFermo macchina

Usura anomala

9 3 127

Sostituzione periodica

Ingranaggio Rottura Fermo Usura 3 3 3 2 Verifica

175

Page 176: Bozza tesi4

portacliché macchina anomala 7 periodicaIngranaggio contropressore

RotturaFermo macchina

Usura anomala

1 9 327

Verifica periodica

Registri stampa

RotturaPerdita produttività

Usura anomala

1 3 1 3Verifica periodica

Viti regolazione pressioni stampa

RotturaPerdita produttività

Usura anomala

1 3 1 3Verifica periodica

COMANDI MACCHINAComandi arresto emergenza

Malfunzio-namento

Rischio funzionale

Difettosità

1 927

Test funzionamento periodico

Protezioni corto circuito e sovraccarico motori

Malfunzio-namento

Danno ai motori / fermo macchina

Difettosità

1 927

Test funzionamento periodico

Sensori temperatura

Rottura / Staratura

Malfunzionamento forno

Usura anomala

1 3 9Test e taratura periodica

8.2Manutenzione programmata

Dopo aver eseguito l’analisi dei modi di guasto si passa a

stendere delle check list di manutenzione che se correttamente

eseguite possono ridurre sensibilmente i rischi legati al

presentarsi di guasti e malfunzionamenti.

Manutenzioni Giornaliere

Eseguibili direttamente dagli operatori:

Pulizia dei gruppi colore ad ogni cambio turno.

Lubrificazione dei cuscinetti ad aghi dei portaclichè con olio

minerale.

176

Page 177: Bozza tesi4

Lubrificazione con grasso adesivo degli ingranaggi dei rulli

portaclichè.

Lubrificazione con grasso adesivo dei dispositivi di registro

stampa.

Lubrificazione con grasso adesivo delle viti di movimento

gruppi colore.

Verifica funzionalità comandi di arresto emergenza ad ogni

cambio turno.

Manutenzione Mensile

Eseguibile dall’operatore coadiuvato da un tecnico del reparto

manutenzione

Controllo del consumo degli ingranaggi.

Controllo dello stato dei cuscinetti.

Controllo dei riduttori delle motorizzazioni principali.

Controllo e lubrificazione delle scatole d’avanzamento.

Accurata pulizia degli ugelli del forno di essicazione.

Accurata pulizia dei canali d’evacuazione.

Sostituzione del filtro dell’impianto pneumatico.

Controllo e rabbocco dell’olio idraulico nella centralina.

Controllo taratura sensori di temperatura

Controllo sensori avvolgitore e svolgitore

Controllo taratura celle di carico

Manutenzione Annuale

Eseguibile dall’operatore coadiuvato da un tecnico del reparto

manutenzione

177

Page 178: Bozza tesi4

Controllo dello stato del cablaggio dei cavi nei quadri

elettrici.

Controllo del funzionamento dei dispositivi di sicurezza.

Controllo dello stato di ogni motore elettrico.

Controllo dello stato e della taratura di ogni sensore.

Controllo dello stato delle superfici dei rulli retinati.

Controllo dello stato delle superfici dei rulli gommati.

Controllo ed eventuale sostituzione dei cuscinetti volventi

dei rulli folli.

Controllo visivo dell’impianto idraulico e pneumatico.

Controllo dei valori di assorbimento dei motori elettrici.

Sostituzione dell’olio nel circuito idraulico.

Controllo stato alberi espansibili

Controllo stato pompa idraulica

Verifica bilanciatura ventilatori

9. CONCLUSIONI

178

Page 179: Bozza tesi4

In un periodo storico pieno di rapidi cambiamenti nel campo

dello sviluppo tecnico e d economico, con la crescita

aggressiva di paesi emergenti, si è costantemente alla ricerca

dei migliori risultati al minimo costo non solo a livello

economico ma anche nel rispetto dell’ ambiente. Per tal motivo

in più di un occasione si sono basate le scelte progettuali sui

principi del “green design”. Infatti più del 95% dei componenti

della macchina può essere riciclato: si è studiato il modo di

ridurre il più possibile lo scarto di materia prima (inchiostro e

materiale da stampare) aumentando l’ efficienza del sistema d’

essiccazione in modo da ridurre, a parità di risultati, il

consumo energetico in maniera significativa.

Per quanto riguarda l’attenzione agli operatori si è scelto un

sistema di comando il più possibile tradizionale, in modo da

unire la facilità d’uso, data da strumenti di comando intuitivi e

immediati, con una complessità “nascosta” nel sistema di

controllo. Attraverso la rete profibus possiamo avere una

gestione evoluta dei parametri di funzionamento e la

connessione della macchina al sistema informativo aziendale,

in modo da inserirla direttamente senza intermediazioni nei

moduli legati alla manutenzione e alla gestione della

produzione.

Il processo di progettazione non dovrebbe concludersi mai, è

costante la ricerca di soluzioni migliorative ai quesiti che il

nostro lavoro pone continuamente, questa tendenza si scontra

con la necessità di costruire dei prodotti, che dovranno essere

venduti e usati, durante tutta la vita utile della macchina,

179

Page 180: Bozza tesi4

continueremo comunque ad interagire con gli utilizzatori per

migliorarne le caratteristiche e le funzionalità.

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