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PRIMO INTERVENTO ARTISTICO 2015

Bozza finestre finale

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Page 1: Bozza finestre finale

PRIMO INTERVENTO ARTISTICO 2015

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Organizzatore:

Arend (Andrea Sala)

Curatore:

Matteo Stefania

Fotografa:

Elena BianchiCOMUNE DI

BRENTA

Con il patrocinio:

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Ritratto di una Brenta che cambiaIl piccolo villaggio di Brenta sta vivendo un periodo di fertili cambiamenti. Il sindaco Gianpietro Ballardin

si era da tempo impegnato per riqualificare il territorio che amministra, tanto che presto si potrà godere

della pista ciclabile che passerà per il centro storico e di un nuovo parco destinato a trasformare l’area del

lavatoio, fino a poco fa lasciata all’incuria ed all’indifferenza. L’incontro del primo cittadino con l’artista

del mosaico Arend (Andrea Sala), che nel paese della Valcuvia risiede ed ha trascorso l’infanzia, si è rive-

lato fruttifero tanto per l’uno quanto per l’altro. Il risultato più lampante del sodalizio tra i due si presenta

sotto gli occhi dell’intera comunità con lo stemma di Brenta realizzato con tessere in marmo e situato sulla

parete della facciata del municipio. La collaborazione del primo cittadino con l’artista varesotto ha inoltre

conferito nuova vita alla latteria sociale, che dopo mesi di abbandono è diventata la bottega dove il nostro

mosaicista lavora e trasmette i segreti della sua arte. Piazza Diaz torna così ad essere un punto di aggrega-

zione, un angolo di centro storico che torna a svolgere il proprio ruolo di “centro” tanto geografico quanto

umano.

I grandi cambiamenti, tuttavia, non possono scaturire dalla sola volontà di due persone. La trasformazione

e rivalutazione di Brenta sta avendo luogo anche grazie agli sforzi collettivi dell’intera comunità: diversi

privati, così come una buona fetta di negozianti del borgo, hanno commissionato le insegne dei propri eser-

cizi commerciali ad Arend, con il risultato che i muri del villaggio, nella loro nuova bellezza, stanno aiutan-

do i brentesi a scoprire (o riscoprire) il piacere dell’appartenenza ad un luogo.

L’arte, quella del mosaico in questo caso, svolge l’importante funzione di unire le genti ed i popoli. La presa

di coscienza del valore artistico delle zone che ognuno esperisce come proprie non può non essere con-

divisa, altrimenti tanti sforzi e tanta aria di novità scadrebbero in una inutile sterilità. Anche per questo

motivo si è deciso di dare il via all’intervento artistico de “le finestre di Brenta”. Gli obiettivi dell’iniziativa,

infatti, si rivolgono ad una comunità che lentamente ritrova se stessa, ma anche a chi vive all’esterno di

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questa comunità: ai fruitori vicini e lontani che parteciperanno assieme agli autoctoni all’esperienza esteti-

ca del mosaico ed agli artisti locali ed internazionali i quali, pur se distanti sulla carta geografica, si senti-

ranno brentesi grazie all’opera da loro realizzata e donata al paese.

L’idea di invadere artisticamente un borgo prealpino si ispira alla non distante Arcumeggia, che nel 1956

aveva deciso di svecchiare il proprio aspetto grazie all’intervento di pittori che avrebbero decorato i muri

della località. A distanza di poco più di cinquant’anni dall’iniziativa della frazione di Casalzuigno, Brenta de-

cide di avviare un dialogo con il paese dell’affresco. Non rimane che augurarsi che altre realtà si mettano in

comunicazione con quelle che già hanno avviato la propria piccola rivoluzione all’insegna dell’arte, così che

il paesino di san Quirico, con le sue finestre decorate, diventi il tassello di un mosaico in grado di invadere e

coinvolgere persone e realtà sempre diverse.

MANCA: RIFERIMENTO A CORTE DI BRENTA

L’arte, quella del mosaico in questo caso, svolge l’importante

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Elenco art ist i partecipanti 2015

□ Arend (Andrea Sala )

Brenta (VA)

□ Massimo Sala

Caravate (VA)

□ Opere

□ Bibliografia

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Arend (Andrea Sala) Brenta(VA)NOI QUI MANGIAVAMOpiastrel le

Brenta, al pari di altri borghi pedemontani, nella sua vita precedente al boom economico, trovava sussi-

stenza in attività quali la pastorizia e l’allevamento. Uomini ed animali vivevano e lavoravano a stretto

contatto tra loro. La scelta di Arend di realizzare a mosaico degli animali da fattoria intende commemora-

re il valore di questa secolare relazione. Via Garibaldi è un luogo che ancora oggi conserva tracce del suo

passato rapporto con le bestie; tracce seminascoste e discrete, ma ancora capaci di evocare un presente

che non è più. Il muro vicino a quello su cui le tre finestre quadrate sono collocate, delimita un ambiente un

tempo adibito a stalla le cui fattezze si indovinano ancora oggi.

I ganci posti sulla destra del cavallo, invece, attestano la presenza dell’antico mercato di paese. I commerci

degli animali avevano luogo esattamente di fronte a dove ora fanno bella mostra le opere di Arend. I caval-

li, le capre e le vacche, lì mangiavano, ma anche faticavano, morivano.

Con questo lavoro insieme scherzoso e nostalgico, l’artista vuole dialogare con spazi a lui assai familiari (la

casa in cui è cresciuto e vive, oggi adibita a home-gallery, si affaccia proprio su via Garibaldi), ma anche

ricordare che, pure nella produttiva Lombardia, non si può guardare al futuro senza conservare memoria di

ciò che si è stati.

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Massimo SalaCaravate (VA)LA VITA È FUORI APRI LA FINESTRApiastrel le

La finestra di Massimo Sala, situata in piazza Garibaldi, non si trova nella postazione a lei inizialmente

designata e non corrisponde nemmeno al primo progetto dell’artista. L’opera è la trasposizione del terzo

disegno realizzato per “le finestre di Brenta” (i primi due schizzi, bocciati, figurano comunque all’interno

del presente catalogo). Per comprendere la tenacia del Sala e le ragioni di chi si è opposto ai suoi disegni

è necessario gettare un’occhiata sulla realtà e su qualche piccola storia del paese di Brenta. Il mosaico in

questione, infatti, è l’unico legato ad una precisa committenza: a richiederlo sono stati il marito ed il figlio

di una donna prematuramente scomparsa. Essi desideravano appendere fuori dalla loro casa un oggetto

artistico che rappresentasse girasoli: il fiore preferito della parente di cui la memoria andava perpetuata.

Massimo Sala tenta di rispondere alla consegna parlando della morte attaverso una composizione floreale,

ma i risultati dei suoi sforzi non convincono l’organizzatore dell’iniziativa, il quale giudica i lavori indelica-

ti nei riguardi della famiglia richiedente. L’artista, ostinato, realizza comunque un mosaico partendo dalla

stesura della sua terza bozza. Si stabilisce infine di collocare l’opera su un muro diverso da quello della

casa dei committenti e di affidare la realizzazione del delicato mosaico ad un’altra artista (INSERISCI RI-

MANDO). Questo spiega perché ben due finestre rappresentino girasoli.

A dispetto delle vicende sinora illustrate, il risultato, oggi ammirabile da tutti, mostra una composizione

semplice e poetica, dove il mistero dell’ultraterreno viene evocato all’interno della stanza, al di là del vetro

leggermente aperto, con una oscurità che vanifica gli sforzi della picassiana lampadina accesa.

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Giorgia Lattanzi RomaSENZA TITOLOmarmi

Il mosaico, si sa, è un’arte che vive nel suo rapporto con la luce. Giorgia Lattanzi gioca con questo assio-

ma: le tessere dei suoi mosaici possono essere i puntini colorati di opere chiaramente debitrici a Georges

Seurat, oppure pietruzze dalle diverse sporgenze in grado di conferire movimento all’intera superficie

musiva. L’opera creata dall’artista per Brenta, pur se in bianco e nero, vibra di luce a causa del sapiente uso

di sporadici piccoli pezzi di marmi colorati. Le tessere, capaci di rompere la bidimensionalità dell’opera e di

apparecchiarsi in un plasticismo di pieni e rientranze quasi scultoreo, accentuano ulteriormente gli effetti

luminosi.

L’opera Senza Titolo si inserisce sui muri di Brenta con discrezione e malinconia alla maniera di uno scatto

fotografico di cento anni fa casualmente riapparso da un libro o una soffitta. La fotografia sbiadita mostra

un’anziana signora alla finestra. L’atmosfera è mesta nonostante il pesante tendaggio rigonfio. La povertà

della scena appare dignitosa come il nobile marmo adoperato.

La finestra di Giorgia Lattanzi, più che uno sguardo attraverso un vetro, è un viaggio nel passato che cerca

di raccontare allo sguardo dell’attento osservatore come del passante distratto il frammento di una storia

al tempo stesso intima ed universale.

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I Ragazzi di BrentaBrenta (VA)LA QUITE SUL DAVANZALEmarmi e piastrel le

“I ragazzi di Brenta” hanno aderito alla proposta di agire concretamente per abbellire il luogo in cui sono

cresciuti e vivono: l’idea di mettersi in gruppo per realizzare un mosaico da destinare al paese è partita

dai loro stessi entusiasmi. Con la vivacità che è loro propria raccontano dell’insoddisfazione che scaturisce

dalla vita di un paese in cui “non c’è vita” e si augurano fiduciosi che riempire Brenta di mosaici sia la prima

di una serie di iniziative volte a presentare il loro borgo ad un numero di persone sempre più vasto, nella

speranza di portare nuovo fermento alla realtà quotidiana che li circonda. Il disegno dell’opera che pre-

sentano si ispira alle finestre con cornice in mattoni di alcuni edifici situati sul lato opposto della strada in

cui il mosaico è esposto. Il risultato finale si compone di tutta una serie di espedienti decorativi: oltre alla

bifora, rielaborazione estetizzante delle rotondità delle cornici in mattoni delle finestre dirimpettaie con cui

il mosaico dialoga, si notino la colomba bianca che si sta posando sul davanzale e l’edera ordinata ed ele-

gante che si arrampica lungo uno dei muri laterali. Questo lavoro artistico conserva la spontaneità ma non

la freschezza dei giovani che lo hanno composto ed attesta il successo de “le finestre di Brenta”: iniziativa

che, oltre al contributo di artisti internazionali, ha saputo porsi come elemento di aggregazione nel tessuto

paesano.

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Alberta JacqueroudSvizzeraLA LUNA, DENTROpiastrel le, vetr i , metal lo

La luna, dentro è un quadrato di piccole dimensioni decorato a mosaico. Il soggetto rappresentato, come

secondo la consegna, è una finestra. Spicca nella composizione la felice intromissione dei quattro cardi-

ni degli scuri, prelevati dalla realtà a mo’ di objets trouvés. La finestra dà sulla strada ed invita il fruitore

ad osservare ciò che, nella finzione artistica, avviene all’interno delle mura della casa su cui è appesa. La

parete e le imposte, tuttavia, inquadrano un paesaggio in bianco e nero con la sommità di un albero ed una

luna piena che troneggia nel cielo stellato. Un paesaggio tipico di una veduta esterna, dunque, collocato in

un contesto domestico.

Con quest’opera, l’artista svizzera Alberta Jacqueroud ha voluto omaggiare la figura della donna. La luna

esprime una femminilità piena e vigorosa che sconfina dalle mura domestiche entro cui da sempre la socie-

tà ha cercato di imprigionarla con gli avvilenti pretesti del “sesso debole” o dell’”angelo del focolare”.

Il messaggio di rivendicazione di libertà lanciato dal mosaico La luna, dentro si esprime con una discrezio-

ne che è quasi timida. L’opera, educatamente esposta in piazza Diaz, entra in comunicazione con le altre

espressioni artistiche presenti in quel luogo ed inscena un dialogo tutto al femminile con gli affreschi pluri-

secolari delle Madonne che le stanno sui lati destro e sinistro.

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Emanuela BottanaSvizzeraRODOLFO, IL GATTO DI BRENTAvetr i , smalt i , ceramiche

I lavori di Emanuela Bottana includono da sempre materiali nobili affiancati da altri più modesti: nelle sue

sculture e nei suoi mosaici convivono oro, tessere scelte dai cataloghi della SICIS, piastrelle, perle e ciot-

toli. In tempi più recenti, questa attenzione alle combinazioni di materiali si mette al servizio di una nuova

ricerca artistica che gioca su differenze e punti di contatto tra mosaico e fotografia. L’artista traspone a

mosaico degli scatti fotografici e ricompone nel giro di diverse settimane immagini che nascono nel breve

lasso temporale di un click.

Rodolfo il gatto di Brenta mette in luce tanto l’esperienza della Bottana nell’uso dei materiali quanto il

debito dell’artista nei confronti dell’immagine cartacea da trasformare in mosaico. L’opera in questione non

riproduce una fotografia bensì un’illustrazione di Rosina Wachtmeister, artista viennese trapiantata nel

Lazio. Il modello per la Finestra non proviene da una camera oscura, ma conserva il modus operandi dell’ar-

tista, che eterna con materiali solidi un’immagine nata su carta.

La copia non aderisce all’originale in maniera pedissequa: si scorgono le variazioni personali della mosaici-

sta in alcune scelte cromatiche e nell’organizzazione di tutto il registro superiore dell’opera.

La citazione del gatto rispecchia in pieno l’obiettivo di Emanuela Bottana, desiderosa di regalare agli sguar-

di dei brentesi qualche momento di colorata vivacità.

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Monika CapolSvizzeraGITA AL LAGOvetry Tiffany e murr ine

L’opera di Monika Capol dà forma allo stato d’animo con cui l’artista è giunta in Valcuvia. “Le Finestre di

Brenta” sono state per lei un’occasione per ritrovare le colleghe Alberta Jacqueroud ed Emanuela Bottana,

oltre che il pretesto per un piacevole fine settimana oltre il confine della sua Svizzera. Le protagoniste del

mosaico da lei realizzato, vezzose figure femminili nascoste da sgargianti copricapi e sedute sulla Cinque-

cento rosa, sono proprio l’artista in compagnia delle due amiche nell’atto di attraversare il centro storico di

Brenta per raggiungere le spiagge del Lago Maggiore. “Mosaiciste in vacanza” si potrebbe dire parafrasan-

do il motto dell’iniziativa che nella seconda metà del secolo scorso ha portato pittori ad Arcumeggia.

Gita al lago racconta una storia autobiografica, poco importa se realmente avuta luogo o meno, ma descri-

ve anche, più in generale, la condizione di chi si trova in vacanza. I colori accesi dell’auto e delle donne,

l’effetto kitsch della composizione e l’ironico stemma della pace concorrono ad evocare un’atmosfera di

spensierata leggerezza. Le foglie nere e gli elementi naturali che si indovinano nella composizione non sono

riferibili a nessun preciso luogo geografico e questo per evidenziare come in una vacanza non conti tanto

la meta prescelta quanto l’atto di spostarsi, di allontanarsi dalla stressante quotidianità. Si va in vacanza al

lago, ma se anche non fosse al lago andrebbe bene lo stesso perché l’importante è che si va in vacanza. Si

va...

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Catherine PrioliFranciaCORRI! VOLA! VIVI! piastrel le

Un semplice sguardo ai mosaici parietali dello studio di Catherine Prioli è sufficiente per catapultarsi nel

suo universo popolato da creature immaginifiche, a volte simpatiche altre inquietanti, tra cui figurano biz-

zarri camaleonti, uccelli con occhi a forma di pesce o addirittura esseri marroni difficilmente riconducibili a

qualsiasi animale vivente.

L’opera composta durante il soggiorno a Brenta non smentisce l’attitudine favolistica dell’artista, che in-

scena un teatrino che si immagina avvenga su un davanzale di una finestra del paese. In un a notte di luna

sottile, una farfalla, uno scoiattolo ed un uccello scorazzano divertiti, ognuno assorto dalla propria frene-

sia.

L’idea di velocità è rimarcata dai telegrafici imperativi del titolo del lavoro: corri! Vola! Vivi!

Il movimento attraversa l’allegra combriccola. Il movimento reso con l’arte del mosaico, che dai tempi dei

bizantini ha trovato linfa nella fissità. I colori luccicano, ma le piastrelle risultano affiancate con una piat-

tezza ereditata dall’esperienza dell’artista come intarsiatrice. La piattezza nella disposizione preclude ogni

danza della luce con le irregolarità delle sporgenze delle tessere e tradisce l’impianto disegnativo alla base

dell’opera.

Corri! Vola! Vivi! denota la grande libertà di Catherine Prioli nell’uso della tecnica del mosaico ed il suo co-

raggio nel contravvenire ai principali assiomi che questa pratica artistica ha dettato nel corso dei secoli.

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Neslihan ErdalTurichiaBLASFEMIA RINASCIMENTALEpiastrel le, specchio

Neslihan Zabci Erdal crea per Brenta un’opera che fonde echi della tradizione pittorica italiana con il back-

ground culturale della Turchia, suo paese d’origine. La composizione ripropone gli schemi delle nature

morte del tardo Rinascimento o del Seicento barocco diffuse principalmente in Italia e nell’area fiamminga:

immagini fortemente radicate nella storia della cultura figurativa europea. Gli elementi dipinti nelle nature

morte spesso nascondono significati simbolici. Il mosaico di Neslihan mostra un davanzale su cui poggia,

tra le altre cose, una bottiglia di vino, omaggio ad uno dei più apprezzati prodotti del bel Paese. Il cestino

di vimini realizzato con frammenti di piastrelle gialle tagliate sinuosamente, così come i cuccioli di cinghia-

le adagiati nel cestino e sorvegliati dalla possente madre, evocano una dimensione più locale, boscosa e

paesana.

I maiali selvatici conferiscono al mosaico un certo straniante surrealismo. La loro inclusione all’interno

dell’opera non è casuale. L’artista, infatti, rappresenta spesso animali nei suoi lavori ed a più riprese ha

tentato di includere cinghiali nelle commissioni che riceve. Un simile animale, però, si connota in senso

religioso in un paese di cultura musulmana. Per questo motivo, la mosaicista turca ha deciso di proporre il

suino dei boschi ad un pubblico europeo, abituato ad associarlo alla fauna locale o alla gastronomia più che

ad un determinato credo.

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Amy Sanders Stati Unit i ONE DAY I’LL FLY AWAY marmi, vetr i , specchio

Amy Sanders, dopo aver sperimentato varie tecniche artistiche, approda in Europa decisa a confrontarsi

con la stesura del suo primo mosaico. Atterra con la testa spoglia, priva di una reale idea di cosa creare in

atelier alle prese con le tessere. Sua sola guida, la graduale scoperta di angoli italiani. Il mosaico La cham-

bre turque, eseguito da Balthus nel 1994-95, notato casualmente sfogliando un libro d’arte, funge da sorta

di punto di partenza.

L’opera figlia della sua pazienza rappresenta una ragazza dai tratti mediterranei seduta sotto un arco,

nell’atto di accarezzare un uccellino che sopraggiunge sullo stesso davanzale su cui lei si trova. Le atten-

zioni da dedicare al piccolo volatile la distolgono per qualche istante dalla vanesia attività del rimirarsi allo

specchio.

Sotto l’arco figura anche un albero in un vaso che accentua la bidimensionalità dell’opera e crea uno stra-

niamento che desta perplessità. Quanto dista l’arbusto dal davanzale della finestra? La sua posizione è sol-

tanto dietro o anche sotto l’arco? E come mai quella leggera curvatura sulla sommità? Una folata di vento

che però risparmia la chioma della fanciulla?

La presenza dell’alberello sporca l’abbozzo di verosimiglianza prospettica e crea un senso di poetica so-

spensione. L’equilibrio complessivo del mosaico, abilmente costruito su volute immobilità precarie e raffi-

nate imperfezioni, conferma la bravura dell’artista, capace con ogni mezzo di creare momenti di silenzioso

lirismo.

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Krist in KuemmerleGermaniaM.S.C. crociere a Brentasassi e vetr i

Kerstin Kuemmerle scende dalla sua Germania e dopo aver riabbracciato Arend, amico di vecchia data, de-

cide di mettersi alla prova lavorando con il mosaico, tecnica con cui non si era mai confrontata prima. Visi-

ta, oltre a Brenta, anche altre città ed imprime nella mente paesaggi italiani filtrati attraverso il suo ironico

spirito di osservazione.

Il suo mosaico presenta quel carattere di sottile impertinenza che è proprio dello sguardo dell’artista.

L’opera è un trittico, nato su modello delle finestre tonde di via Garibaldi (le stesse che hanno ispirato I ra-

gazzi di Brenta, cfr. infra) e riproduce tre oblò di una maestosa nave da crociera. Kerstin Kuemmerle porta

a Brenta realtà che ha conosciuto a Venezia e compone una sorta di collage con frammenti di luoghi toccati

nel corso del suo viaggio per il bel paese.

Intento di questa opera d’arte è far riflettere. Le grandi navi per il turismo di massa sono al centro di at-

tuali polemiche (soprattutto a Venezia) per via dell’inquinamento di cui sono responsabili e dei disagi che

arrecano alle città portuali ed in alcuni casi alle fondamenta stesse della città. Kerstin Keummerle invita i

brentesi a riflettere: simili realtà politiche, apparentemente così lontane dalle coscienze del popolo monta-

no, riguardano in realtà ogni cittadino. Le ombre delle navi da crociera gettano anche su Brenta una sottile

ma minacciosa ombra.

Page 17: Bozza finestre finale

I bambini di BrentaBrenta(VA)LA FINESTRA DEI BAMBINIpiastrel le

I mosaici di Brenta, oltre alle loro qualità estetiche, sono dei monumenti che rinnovano nei cittadini il sen-

so di appartenenza ad una comunità ed il piacere di vivere in un luogo la cui rivalutazione avviene sotto gli

occhi di tutti, giorno dopo giorno. Le opere esposte nel borgo prealpino vengono donate dagli artisti per i

brentesi; alcune di queste, inoltre, sono state realizzate da brentesi stessi. E’ il caso della finestra creata

dai bambini lo scorso luglio durante le giornate della festa delle associazioni. Una di loro ha realizzato il

disegno. In seguito, tutti assieme hanno rotto piastrelle, incollato tessere e steso lo stucco.

Analizzare un simile documento musivo con la seria gravità del linguaggio critico è azione vana. Ci si limiti

dunque ad osservare divertiti un lavoro il cui gli uccellini simmetrici e l’uso fantasioso della prospettiva

conferiscono all’insieme un aspetto brioso.

Page 18: Bozza finestre finale

Raffaella CeccarossiRavennaSENZA TITOLOpiastrel le e marmi

La poetica di Raffaella Ceccarossi muove da profonde riflessioni intorno alla frammentazione della materia.

I suoi mosaici spesso riproducono un processo di disfacimento e le sue tessere si rimpiccioliscono fino a

diventare granelli di polvere. Questo suo operare, lungi dall’essere un maniacale esercizio di precisione, in-

tende intavolare una riflessione sul significato dello sgretolamento per ogni essere umano, tanto sul piano

sociale quanto su quello fisico o interiore.

La finestra che l’artista realizza per Brenta mostra una soluzione che combina l’astratto al figurativo, il tan-

gibile con l’ineffabile. La tendina con decorazione floreale sembra ricondurre ad un’ambientazione familia-

re, eppure basta scostarla leggermente per catapultare lo sguardo in un mondo incerto ed indefinito.

Un fulcro di luce bianca proveniente da remote profondità spaziali si propaga nello spazio ed assume poco

a poco una colorazione verde. Le tessere sono più grosse ed il verde è più scuro negli angoli periferici della

composizione, quelli vicino alla tendina; diventano più chiare e millimetriche in prossimità della sorgente

luminosa. Il gioco cromatico, le varie dimensioni dei marmi e gli andamenti formano una ragnatela di luce.

L’abbaglio al di là della finestra rischiara lo sguardo ma al tempo stesso impedisce di sapere cosa realmen-

te si celi oltre la tenda. Un simile straniamento inserisce il fruitore in una dimensione sospesa e lo avvicina

ad ignoti misteri sospesi tra il sensoriale e l’ultraterreno.

Page 19: Bozza finestre finale

Alex OarthGermaniaL’INCONTRO DELLE SALAMANDREpiastrel le

Alex Oarth, di origine tedesca, è un gran giramondo, eppure, da un paio di anni a questa parte, decide di

ritirarsi ogni estate nella tranquillità di Brenta. La Valcuvia gli permette di godere di uno stile di vita a con-

tatto con la natura. Il punto più suggestivo di un tale locus amoenus, secondo l’artista, sono le cascate di

Cittiglio. Lì trova origine l’idea per un mosaico da inserire in occasione dell’intervento artistico Le Finestre

di Brenta. L’artista sceglie di rappresentare delle salamandre, così presenti in prossimità del corso d’acqua

e le inserisce nello scenario di una finestra con la tendina abbassata a metà. L’anfibio giallo e nero è il fil

rouge che cuce assieme svariati pezzi recuperati dalla vita di Alex: riemerge la salamandra ammazzata da-

vanti ai suoi occhi di bambino; tornano alla memoria le scarpe che per un periodo gli piacevano tanto, con il

logo raffigurante il solito animale...

L’opera d’arte che “Oarty” fa piazzare davanti alla Home Gallery La Corte di Brenta, è un omaggio che il

viaggiatore tedesco porge alle località prealpine di cui tanto si è infatuato e che gli garantiscono un sodali-

zio con l’elemento naturale e, forse, un senso di comunione con l’universo. Le salamandre che si inseguono

simboleggiano l’artista stesso e lo spirito giocoso con cui egli conduce la propria esistenza.

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Zelda BruceNuova ZelandaCOMPOSIZIONE FLOREALEpiastrel le

La composizione floreale che l’artista neozelandese ha tradotto in mosaico offre l’occasione per riflettere

da vicino su rapporto viscerale che intercorre tra un’opera d’arte e l’artista che la realizza. Ripercorrendo la

vita di Zelda Bruce, si scopre un drammatico frammento della sua storia: la mosaicista, anni fa, rimase vit-

tima di un pericoloso incidente avvenuto in una fabbrica. Sopravvisse, ma il suo corpo uscì da questa espe-

rienza devastato dalle fiamme e dallo shoc. Al giorno del tragico avvenimento, ne seguirono altri, difficili,

in cui chirurghi e medici rimettevano in sesto la paziente e le ricostruivano un corpo. Questo è il periodo in

cui Zelda dedica sempre più energie alla tecnica artistica dei marmi spaccati. “Io stessa ero un mosaico”,

afferma.

Qualcuno si domanderà quale relazione unisce le vicende biografiche sinora trattate ed il vaso di fiori che

troneggia alto teste dei brentesi. Ebbene, quella natura morta è un autoritratto di Zelda Bruce. Lo si osser-

va nella struttura frammentata dell’opera, nella piena esuberanza dei fiori, nella invadente esasperazione

delle dimensioni, ma anche nell’esplosione che ha distrutto il vetro della finestra. Si è scelto di collocare il

mosaico in alto, entro la cornice di una finestra murata che rimarca le altre cornici, quelle che delimitano

rigidamente i confini dello spazio di intervento dell’artista. Viene de chiedersi se anche questa decisione

non rispecchi il carattere fiero del personaggio. Si potrebbero aggiungere ulteriori considerazioni riguardo

al vaso decentrato rispetto alla composizione ed alle ceramiche dipinte di alcuni piatti, ricomposti meticolo-

samente per formare il vaso ed il suo piano d’appoggio. Va tenuto presente, tuttavia, che l’artista stessa ha

sperimentato soluzioni di cui ignorava l’esito e che non si dichiara pienamente soddisfatta del

risultato finale.

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