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di Raffaele Bova RECUPERI Kouros arte contemporanea via Magenta 81 Aversa CE [email protected] incontro con gli artisti contemporanei Bova 74

bova 74 " Recuperi"

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di Ra�aele Bova

RECUPERI

Kouros arte contemporaneavia Magenta 81 Aversa CE

[email protected]

incontro con gli artisti contemporanei

Bova 74

Bova 74

Incontri con gli artisti contemporanei

Raffaele Bova espone da Kouros arte contemporanea, lo spazio Kouros ad Aversa in via Magenta al civico 81 sabato 16 ottobre 2010 alle ore 18.30 inaugura la nuova stagione con una personale dell’artista Casertano Raffaele Bova.

Si tratta di un artista dallo stile originale e provocatorio, che con questa mostra rivisita il tema a lui più caro, quello dei rifiuti, espressione dell’ “Operare estetico nel sociale” cioè che propone una funzione decisamente politica dell’arte e una capacità dell’artista di porsi come testimone non passivo degli eventi.

Bova e nato a frignano CE nel 1946, ha completato gli studi presso l’accademia di belle arti di Napoli, è stato tra i fondatori del “Collettivo linea continua terra di lavoro”, che a partire dal 1976 ha operato intensamente nel territorio campano. L’attività di Raffaele prosegue ormai da anni attraverso mostre personali e collettive di alto valore.

Un uomo, sbucciando una mela, inventò i rifiuti. Ma poi li seppellì e li chiamò concime. Poi li sostituì con i concimi chimici. Scoprì il petrolio, e nacque il consumismo ed i non-biodegradabili. La nostra società,si basa sui rifiuti: liquidi, solidi urbani, domestici, industriali, organici e inorganici fanno tutto un mucchio che ogni giorno ci assale, ci assedia, ci sommerge. Viviamo nelle gabbie, rifiuti del cemento; respiriamo nell'aria i rifiuti di smog di mille ciminiere; traboccano rifiuti la rete fognante, le vie del centro, e tutti i grattacieli; galleggiano rifiuti nelle acque dei fiumi, in quelle del mare, dei laghi e dei torrenti, son gremiti di rifiuti. finanche i monumenti, le chiese e gli ospedali. Ma i rifiuti peggiori sono quelli che ci giungono dalla televisione, dai libri, dai giornali, da tutto l'apparato del sistema statale. Viviamo tra i rifiuti di una libera mente, tra i prodotti respinti dalla libera gente, divoriamo gli escrementi del sistema dei consumi, che ci propina insistente tutta la pubblicità. I nostri sentimenti son rifiuti del cuore, l'azione quotidiana è figlia del rifiuto, ogni nostra parola è scarto della mente.

Ci sentiamo rifiuti finanche noi stessi, logori e consumati da tutti i processi di completa alienazione che ci impone il sistema della meccanizzazione. Abbiamo coniato i termini di ecologia, di protezione d'ambiente, di vita da salvare, di uomo con se stesso, di natura pulita. E gridiamo gli slogan dalla macchine in corsa, dalla radio a tutto volume, dalle immagini della televisione, dalle scritte sui muri, dai cartelli stradali, da tutte le etichette del nostro scatolame. E i rifiuti si accrescono, diventano montagne: e noi ci costruiamo un"villaggio sportivo e le dighe foranee per rubare al mare dieci metri di costa. Ma i rifiuti continuano a crescere, a dominare, a gonfiarsi di noi, della nostra mania di. consumare molto, in, fretta e ad ogni costo. E noi consumeremo fino a quando il sistema non ci avrà annullato, distrutti e consumati, ridotti finalmente anche noi in rifiuti di questa società.

(CORRIERE DEL MEZZOGIORNO )

L'ARTISTA: «SIAMO TUTTI TRACCIATI, SENZA UN NUMERO NON SEI NESSUNO»

Bova, il pittore che trasforma in quadri numeri e codici fiscali Alle sue mostre chiede ai visitatori di lasciare una sequenza di numeri CASERTA— Il paesaggio casertano si sta ricostellando di montagnole di rifiuti, l’artista osserva sgomento. Chiediamo: la pittura che è anche denuncia e protesta, come potrebbe rappresentare questo ricorrente problema? Raffaele Bova, studio in San Marcellino, noto come il pittore dei numeri, dice: «Basta questa stessa bruttissima realtà a rappresentare se stessa. Sono nato pittore che rappresentavo i problemi sociali e anche politici con immagini, allusioni e colori. C’era una realtà immateriale da raffigurare. Questa di oggi è tutta qua e non vale la pena riproporla. Piuttosto ricorro ai numeri». E, infatti, le tele di Bova sono da qualche tempo tutta una tavolozza di numeri, alle mostre non mette il registro per i pareri e una firma ricordo ma tele e pennelli e colori a disposizione: vi dispiace riportare il vostro codice fiscale, un numero di matricola, di telefono anche senza prefisso? A giudicare dall’abbondanza di numeri variopinti che si rincorrono, la richiesta non dispiace a nessuno, il materiale fin qui raccolto potrebbe costituire una galleria d’arte per l’Agenzia delle Entrate.

ALL'UNIVERSITA' - Ma il collegamento tra rifiuti e numeri? Bova: «Il ragionamento, tutto sommato, è un sofisma. Parte dalla mia considerazione che noi persone siamo diventati quasi tutti rifiuti o perché ci rifiutiamo da soli, o perché ci espellono dal lavoro e, quindi, dalla società ma, soprattutto perché, ed ecco i numeri, siamo tutti codificati. Siamo come i prodotti col codice a barre, tra poco ce li metteranno sui documenti di identificazione, come se non bastassero i codici fiscali, la carte di credito, i badge per vari accessi. Si tratta di codici che, benché ci annullino come persona, ci fanno sentire qualcuno. La mia è un’amara conclusione: se non hai un codice sei nessuno». Questa sua provocazione l’ha portata di recente alla facoltà di Architettura della Seconda Università: con quale risultato? «Ancora ringrazio il preside Carmine Gambardella e la docente Danila Jacazzi per questo incontro ravvicinato con gli studenti. Inizialmente perplessi, poi davanti alle tele hanno cominciato a esprimersi. Con i codici fiscali e le matricole ma anche con qualche telegrafica considerazione sull’ordinamento, sulla riforma. Tutto calibrato perché tela e pennello non sono muro e bomboletta spray». In alcune opere c’è la ricorrente riproduzione, assolutamente realistica, delle vecchie monete da cinque lire. Bova: «È un omaggio, un ex voto alla moneta che fu, a quella che era di alluminio e uno stipendio di poche cifre ci sembrava da ricchi. Oggi con tanto nichel e dorature di bronzo che sono la divisa dell’euro, abbondiamo in numeri ma siamo poveri nel fare la spesa». Franco Tontoli

EdizioneKouros arte contemporanea

Aversa CE