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1 © Istituto Italiano Edizioni Atlas Itinerari d’arte Barcellona e il Novecento: Gaudí, Miró, Dalí Costruita nel XVIII secolo lungo le mura di cinta della città, seguendo la deviazione del corso del fiume Riera d’en Malla, la Rambla (“il torrente”) collega il Porto Antico a Piazza de Catalunya e ricalca in modo emblematico l’evoluzione cul- turale e urbanistica di Barcellona. Un tempo passeggiata prediletta dai cittadini lungo alcu- ni del luoghi storici della città (il viale ospita ad esempio il Teatro del Liceu e il Mercato della Bouqueria, entrambi costruiti nella prima metà dell’Ottocento), è divenuta oggi un cammina- mento affollato di negozi e ristoranti, meta di un turismo massificato. Punto liminare dell’abitato medievale prima, e collegamento tra la città antica e il quartiere modernista dell’Eixample (l’ampliamento urbano realizzato da Ildefons Cerdá dalla metà dell’Ottocento) a partire dagli inizi del Novecento, la Rambla ci racconta dun- que dell’espansione rapida e incontrollata del- la Ciudad Condál (Città dei Conti), e della sua trasformazione in metropoli moderna attraverso tutto il XX secolo. La repentina metamorfosi della “capitale catala- na” è legata a due avvenimenti simbolo: l’Espo- sizione Universale del 1888 e le Olimpiadi del 1992. Ideali principio e culmine di un secolo di rivolgimenti politici, così come di inegua- gliato fervore culturale e artistico, i due even- ti sottolineano il riconoscimento internazionale della città e sono all’origine di importanti opere di pianificazione urbanistica. Con l’Esposizione Universale, infatti, furono rivalutate le zone della Barceloneta, il Parco della Cittadella, e il giardino zoologico, mentre si costruirono integralmente la piazza dell’ Arco di Trionfo, il Mirador dedicato a Colombo e il lungo viale Avinguda Parallel. Le Olimpiadi , invece, sono state occasione per una serie di studiate opere pubbliche, con l’intento di risanare aree fino a quel momento lasciate a se stesse, tra cui Montjuïc, quartiere a sud-est della città designato a sede degli eventi sportivi principali, e il lungomare, che in breve è andato popolandosi di ristoranti, strutture alberghiere e stabilimenti balneari pensati per accogliere milioni di visitatori. Dal decadimento da potenza coloniale, passan- do per il fiorire del Modernismo, lo scoppio della Guerra Civile precedente alla dittatura franchi- Fig. 1 Una veduta di Barcellona all’altezza del Port Vell (il porto antico), con la diagonale alberata della Rambla che divide il Barri Gòtic, cuore medievale della città (a destra nella foto) da El Raval , di poco più tardo (a sinistra) portando dal mare fino al quartiere ottocentesco dell’Eixample.

Barcellona e il Novecento: Gaudí, Miró, Dalí

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Page 1: Barcellona e il Novecento: Gaudí, Miró, Dalí

1 © Istituto Italiano Edizioni Atlas

Itinerari d’arteBarcellona e il Novecento: Gaudí, Miró, Dalí

Costruita nel XVIII secolo lungo le mura di cinta della città, seguendo la deviazione del corso del fiume Riera d’en Malla, la Rambla (“il torrente”) collega il Porto Antico a Piazza de Catalunya e ricalca in modo emblematico l’evoluzione cul-turale e urbanistica di Barcellona. Un tempo passeggiata prediletta dai cittadini lungo alcu-ni del luoghi storici della città (il viale ospita ad esempio il Teatro del Liceu e il Mercato della Bouqueria, entrambi costruiti nella prima metà dell’Ottocento), è divenuta oggi un cammina-mento affollato di negozi e ristoranti, meta di un turismo massificato. Punto liminare dell’abitato medievale prima, e collegamento tra la città antica e il quartiere modernista dell’Eixample (l’ampliamento urbano realizzato da Ildefons Cerdá dalla metà dell’Ottocento) a partire dagli inizi del Novecento, la Rambla ci racconta dun-que dell’espansione rapida e incontrollata del-la Ciudad Condál (Città dei Conti), e della sua trasformazione in metropoli moderna attraverso tutto il XX secolo. La repentina metamorfosi della “capitale catala-na” è legata a due avvenimenti simbolo: l’Espo-

sizione Universale del 1888 e le Olimpiadi del 1992. Ideali principio e culmine di un secolo di rivolgimenti politici, così come di inegua-gliato fervore culturale e artistico, i due even-ti sottolineano il riconoscimento internazionale della città e sono all’origine di importanti opere di pianificazione urbanistica. Con l’Esposizione Universale, infatti, furono rivalutate le zone della Barceloneta, il Parco della Cittadella, e il giardino zoologico, mentre si costruirono integralmente la piazza dell’Arco di Trionfo, il Mirador dedicato a Colombo e il lungo viale Avinguda Parallel. Le Olimpiadi, invece, sono state occasione per una serie di studiate opere pubbliche, con l’intento di risanare aree fino a quel momento lasciate a se stesse, tra cui Montjuïc, quartiere a sud-est della città designato a sede degli eventi sportivi principali, e il lungomare, che in breve è andato popolandosi di ristoranti, strutture alberghiere e stabilimenti balneari pensati per accogliere milioni di visitatori. Dal decadimento da potenza coloniale, passan-do per il fiorire del Modernismo, lo scoppio della Guerra Civile precedente alla dittatura franchi-

Fig. 1 Una veduta di Barcellona

all’altezza del Port Vell (il porto antico), con la

diagonale alberata della Rambla che divide il Barri

Gòtic, cuore medievale della città (a destra nella foto)

da El Raval, di poco più tardo (a sinistra)

portando dal mare fino al quartiere ottocentesco

dell’Eixample.

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2 © Istituto Italiano Edizioni Atlas

sta, fino alla rinascita urbanistica e al processo di democratizzazione dei primi anni Ottanta, Barcellona è dunque nel corso del Novecento una città moderna in fibrillazione, simbolo del secolare desiderio della Catalogna di affrancarsi dal governo spagnolo, come potenza econo-mica e centro culturale autonomo. Originari di questa terra, Gaudí, Miró, Dalí sono stati diretti testimoni del mutamento e, a livelli differenti, si sono fatti interpreti dello spirito e dell’identità catalani.

Gaudí: un’impronta spiritualee visionariaOriginario di Reus, un piccolo comune nella pro-vincia di Tarragona, Antoni Gaudí (1852-1926) incarna l’attitudine meditativa e riservata tipica

della gente catalana. Legato a Barcellona da un cordone ombelicale irrecidibile (non se ne sepa-rerà mai, se non per alcuni brevissimi viaggi), fu protagonista indiscusso della Rinascenza cultu-rale della città: alla fine dell’Ottocento, infatti, a differenza del resto della Spagna dove la produ-zione artistica sembrava ristagnare, Barcellona era una fucina di creatività alla stregua di Parigi. I principali esponenti del Modernismo si incon-travano ritualmente a Els Quatre Gats, un carat-teristico caffè-ostello aperto nel 1897 nel cuore dell’antico quartiere El Borne. Tra gli assidui fre-quentatori del locale, peraltro luogo di battesimo artistico del pittore Pablo Picasso (1881-1973), vi era anche Gaudí, uno dei principali artefici del volto nuovo e esuberante della città, alle soglie del XX secolo.

Fig. 2 Barcellona,

l’Arco di Trionfo costruito da Josep Vilaseca

i Casanovas in occasione dell’Esposizione Universale

del 1888 per celebrare la rinascita culturale della città

e il progresso dell’arte e delle scienze.

Fig. 3 Barcellona, veduta del

Port Olímpic con i due alti grattacieli emblematici del rinnovamento urbanistico

degli anni Novanta, l’Hotel Arts (a sinistra) e la Torre

Mapfre (a destra), e, in primo piano, il monumentale pesce

metallico (Peix d’Or) di Frank O. Gehry,

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3 © Istituto Italiano Edizioni Atlas

In antitesi con il suo carattere modesto e riserva-to, le opere uniscono in modo del tutto originale anticipazioni surrealiste, incanto per il mondo naturale e un più o meno esplicito misticismo religioso.Fin dalla partecipazione ai lavori di ristrutturazione del Parco della Ciutadella sotto le direttive dell’ar-chitetto Josep Fontseré in occasione dell’Espo-sizione Universale, Gaudí si distinse infatti per un particolare talento, guadagnandosi l’attenzione della sua amata Barcellona. Nel corso degli anni, l’architetto non solamente ricompensò la città con alcune opere-capolavoro, divenute mete imperdi-bili del pellegrinaggio turistico, ma anche, come ci raccontano il suo diario di aneddoti e come testimoniano gli innumerevoli riferimenti alla sim-bologia catalana nelle sue opere, con un taciturno ma convinto attivismo politico. Dal Pabellones Güell (1883) all’infinito cantiere della Sagrada Família (dal 1884), passando per Casa Vicens (1878-1880), Palazzo Güell (1885-1889), Casa Calvet (1899-1904), Bellesguard (1900), Casa Milà (detta La Pedrera, 1905-1907), Casa Batlló (1905-1907) fino al Parco Güell (1900-1914) la metropoli è punteggiata di segni dell’opera eccentrica del grande architetto.

Joan Miró: il sognatore bambinoAidez l’Espagne (1938), mostra un campesino catalano con il pugno alzato, che sembra inneg-giare alla resistenza. I colori principali della com-posizione sono il blu, il giallo e il rosso, esplicito

Figg. 4, 5 Antoni Gaudí,

Parco Güell, 1900-1914. Barcellona.

Veduta dell’entrata dalla terrazza del Teatro Greco, con la caratteristica panca

ondulata a trencadís. Sotto, particolare della

Fontana di Python.

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riferimento alle bandiere spagnola e catalana. Sebbene le opere di Joan Miró (1893-1983) non trattino mai esplicitamente del suo legame con la politica, ma si configurino più che altro come divagazioni surreali dal tratto studiatamente in-fantile, il manifesto dipinto a fini propagandistici durante il periodo della Guerra Civile basta da solo a delineare il suo profilo di repubblicano, “catalanista” e antifranchista convinto. Sorpreso lontano da Barcellona al momento della presa fascista della città, il pittore non mancò mai di far sentire il suo appoggio alla regione natale, dove fece ritorno insieme alla moglie Pilar sul finire del secondo conflitto mondiale, dividendosi tra la “capitale” e Mallorca. Artista longevo e diretto spettatore dei più inte-

ressanti e significativi cambiamenti attraverso il secolo, del suo operare Barcellona è la viva te-stimonianza. Ormai in veneranda età, e a segui-to delle prime elezioni municipali democratiche dopo lo scioglimento della dittatura franchista nel 1976, il comune spagnolo dedica al pittore un parco vicino a Plaza de España, e gli commissio-na tre opere, volte a accogliere i visitatori all’arrivo in città: Donna e Uccello, scultura destinata al parco stesso; un sorprendente murale in cera-mica, collocato subito all’uscita dell’aeroporto del Prat; un altrettanto vivace mosaico pavimenta-le nei pressi del Teatro del Liceu e del Mercato della Bouqueria. Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti in tarda età, anche la costruzione di un museo a lui interamente dedicato e inaugurato

A lato: Fig. 6 Joan Miró,

Aidez l’Espagne, 1937. Litografia.

New York, MoMA.

A destra:Fig. 7 Joan Miró,

Donna e Uccello, 1983. Barcellona, Parco Joan Miró.

Fig. 8 Barcellona, la sede della Fondazione Joan Miró

costruita dall’architetto Josep Lluís Sert, amico

personale di Miró, sul promontorio di Montjuïc.

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ufficialmente nel 1982, a un anno dalla morte: la Fondazione Joan Miró, che insieme al MoMA di New York vanta la più grande collezione di opere del versatile sognatore, si mimetizza nella natura copiosa di Montjuïc, non distante dal cimitero in cui verrà poi sepolto l’artista, come a troneggiare dall’alto sulla terra che gli aveva dato i natali.

Salvador Dalí: il provocatore genialeLegato in modo controverso alla sua identità ca-talana (che sarà disposto a rinnegare in modo opportunistico agli albori della dittatura franchi-sta), Salvador Dalí (1904-1989) costituisce per temperamento e ideologia un’efficace antitesi a molti degli artisti suoi connazionali. Irriverente, impudentemente creativo, dopo la prima per-sonale presso la Galleria Dalmau di Barcellona nel 1925, il pittore originario di Figueras viaggiò senza sosta e, spostandosi soprattutto tra Ma-

drid, Parigi e New York, raggiunse presto fama internazionale. In quegli anni frenetici, alternò una personali-tà quasi bipolare: lontano dalla Catalogna era sfrontato, pronto a schernire la situazione in cui si trovano i suoi connazionali e a minimizzare gli orrori della guerra, mentre in ritiro nella case di proprietà a Port Lligat (Cadaqués) prima e a Fi-gueras poi, sembra intenzionato a ricongiungersi con le proprie radici, mentre vive l’idilliaco amore con la moglie Gala. Non sorprende dunque la decisione di trascorrere gli ultimi decenni della sua vita proprio in Catalogna, al di là di ogni fin-zione regione amatissima dal pittore eclettico. Della sua personalità controversa, scandalosa e, a detta di molti suoi contemporanei, geniale, sono testimonianza il Teatro-Museo a Figueras, il Castillo, sigillo dell’amore con Gala presso Púbol-la Pera, e la sua prima Casa a Port Lligat.

Sopra a sinistra: Fig. 9 La casa di Salvador Dalí presso Port Lligat (presso Cadaqués), oggi divenuta monumento storico e aperta al pubblico.

Sopra a destra: Fig. 10 Il Teatro-Museo Dalí a

Figueras, frutto della creatività dell’autore

per ospitare la più ampia collezione delle sue opere.

Sotto: Figg. 11, 12 Vedute delle opere che

arricchiscono il giardino del Castillo Gala-Dalí

presso Púbol-la Pera, dove Salvador Dalí visse e lavorò nell’ultimo arco

della sua vita.