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L’arte dal Settecento al Novecento Corso di Disegno e Storia dell’arte Prof. Alessandro Merlo L’arte dal Settecento al Novecento

Arte Settecento - Novecento

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Arte Settecento - Novecento

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L’arte dal Settecento al Novecento

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Il Settecento

Canaletto,

Il bacino di San

Marco verso est,

1734-1740,

olio su tela,

cm 125x204,

Museum of Fine Arts,

Boston

Il Settecento

Nel Settecento, pensatori e filosofi diffusero una nuova visione del mondo, l’Illuminismo,

basata sulla fiducia nella ragione e nell’educazione e sul concetto di uguaglianza di tutti gli

uomini.

Le loro idee furono

alla base delle

rivoluzioni che

causarono la

caduta di molti

monarchi assoluti.

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Il Settecento

Giambattista Tiepolo,

affreschi nella residenza

del principe-vescovo di

Baviera a Wurzburg,

1751-1753

Il Settecento

Il progresso tecnologico

permise

l’industrializzazione:

molti contadini

abbandonarono le

campagne per le

fabbriche cittadine.

La borghesia emerse

come ceto produttore

di ricchezza, ma restò

priva di potere politico.

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Il Rococò

William Hogarth, The Tête à

Tête from the Marriage à la

Mode series (n. 2), 1743,

olio su tela, cm 70x91,

National Gallery, Londra

Il Rococò

Nel corso della prima metà del Settecento, soprattutto nelle grandi regge dei monarchi

europei, si diffuse

il Rococò, uno stile

fantasioso che riflette il

gusto della nobiltà

dell’epoca, in cui le

decorazioni del Barocco

sono rese più lievi,

raffinate ed eleganti.

In architettura venne

rielaborata la lezione

barocca con maggior

attenzione alla

funzionalità dell’edificio.

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Il Neoclassicismo

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Il Neoclassicismo

Arc du Carrousel,

1806-1810, Parigi

Il Neoclassicismo

Nel secondo Settecento al linguaggio frivolo e sfarzoso del Rococò si opposero opere ispirate

all’arte greco-romana. L’interesse per l’antico fu stimolato dal ritrovamento delle città

romane di Ercolano e di Pompei, che portò alla nascita dell’archeologia.

Nell’arte confluirono i

fondamenti

dell’Illuminismo e le

opere furono

caratterizzate da

razionalità, rigore

compositivo e contenuti

elevati. Questa

tendenza, detta

Neoclassicismo,

apparve intorno alla

metà del Settecento,

coinvolse tutte le arti e

si protrasse fino ai primi

decenni dell’Ottocento

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Il Neoclassicismo

Giuseppe Piermarini,

Teatro alla Scala a Milano,

1776-1778

Il Neoclassicismo

Nella sua fase più matura il Neoclassicismo divenne lo stile ufficiale della Francia

repubblicana e dell’Europa napoleonica e assunse una funzione politica, sociale e

celebrativa: gli artisti,

considerandosi

“educatori”, applicarono

forme e temi antichi ai

fatti contemporanei.

Il disegno divenne il

mezzo espressivo

principale e

l’insegnamento

dell’anatomia, della

prospettiva e del

chiaroscuro fu

fondamentale nelle

accademie.

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Il Neoclassicismo

Coutant d'Ivry, Chiesa della Maddalena,

1751, Parigi

Il Neoclassicismo

Gli architetti neoclassici si ispirarono al rigore dell’architettura classica. Predilessero le

superfici piane e lineari, accostate in modo da generare volumi semplici e ben definiti, e

limitarono all’essenziale l’ornamento, costituito da elementi classici (frontoni, lesene, colonne,

trabeazioni). Cercarono cioè di combinare l’effetto di grandiosa semplicità dei monumenti

antichi con i criteri di razionalità

ed utilità derivati dal pensiero

illuminista.

Il nuovo interesse per la gente

comune fece sì che l’architettura

fosse sempre al servizio della

collettività.

In Italia l’architettura neoclassica si

sviluppò in particolare nel

Lombardo-Veneto, con il

rinnovamento urbanistico

promosso dal governo austriaco.

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Il Neoclassicismo

Jacques-Louis David, La Morte di Marat, 1793,

olio su tela, cm 165x128,

Musées Royaux des Beaux-Arts, Bruxelles

Il Neoclassicismo

I pittori, per stimolare negli osservatori

riflessioni di tipo morale attraverso la visione

del bello e della virtù, si ispirarono al

classicismo, ripresero cioè temi e forme

dell’arte greco-romana e li “attualizzarono”,

calandoli nella realtà contemporanea.

I dipinti neoclassici si contraddistinsero per la

chiarezza della narrazione, il disegno

accurato e nitido, le ambientazioni semplici

ed essenziali.

I soggetti storici e mitologici antichi furono

spesso utilizzati per esaltare le virtù civili e

l’amor di patria.

Più tardi l’interesse si concentrò sulla forma: il

fine educativo non fu più affidato agli ideali

rappresentati, ma alla bellezza, all’armonia

tra le parti dell’opera.

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Il Neoclassicismo

Antonio Canova, Amore e Psiche, 1788-1793, marmo,

cm 155x168x101, Musée du Louvre, Parigi

Il Neoclassicismo

Gli scultori rifiutarono l’ornamentazione, la

policromia e il coinvolgimento emotivo del Barocco,

tornando alla purezza delle statue classiche.

Ne riproposero cioè la bellezza idealizzata delle

forme e spesso i soggetti mitologici.

Il massimo scultore neoclassico italiano, Antonio

Canova (1757-1822) cercò di avvicinarsi il più

possibile all’ideale greco di bellezza, all’equilibrio

assoluto tra naturalismo e astrazione: scolpì nel

marmo figure dalle forme perfette che non

lasciavano trasparire passioni o sentimenti, così che

anche l’osservatore non si sentisse emotivamente

coinvolto.

Il Canova realizzò numerose statue in marmo

raffiguranti soggetti mitologici, tra cui il gruppo di

Amore e Psiche che riprende un episodio delle

Metamorfosi di Apuleio.

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La fine del Settecento

Eugène Delacroix,

La libertà che guida il popolo,

1830, olio su tela,

cm 325×260,

Musée du Louvre, Parigi

La fine del Settecento

In Francia scoppiò la

Rivoluzione (1789).

Nel 1815 il Congresso di

Vienna reintrodusse in

Europa le monarchie,

avviando la Restaurazione

(1815-1850).

Gli ideali rivoluzionari di

libertà e uguaglianza,

però, erano ormai radicati

nell’opinione pubblica e

fecero da sfondo alle

numerose insurrezioni

contro le monarchie

restaurate.

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Il Romanticismo

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Il Romanticismo

William Turner, La valorosa Téméraire,

1838-1839, olio su tela, cm 90,7x102,6,

National Gallery, Londra

Il Romanticismo

Il clima di ribellione venne alimentato dal diffondersi di una sensibilità nuova, apparsa sul

finire del Settecento e basata su valori come il sentimento, la fantasia, la creatività e la

spiritualità. Questa riscoperta della sfera emotiva (che era stata oscurata dal culto illuminista

della ragione) prese il nome di Romanticismo e investì tutti gli ambiti culturali.

Il Romanticismo favorì il recupero delle identità nazionali come sentimento di appartenenza

culturale e stimolò la passione politica,

intesa come forza di ribellione

all’ordine costituito.

Conseguenza del nuovo clima fu

anche la riscoperta del Medioevo;

quest’epoca, vista nel Rinascimento

come un periodo di imbarbarimento,

venne esaltata nell’Ottocento in quanto

momento cruciale per la definizione

dei caratteri nazionali dei popoli.

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Il Romanticismo

Heinrich Fussli, L’incubo, 1781,

olio su tela, cm 75,5x64,

Goethe Museum,

Frankfurt am Main

Il Romanticismo

Le accademie cominciarono ad organizzare mostre-mercato, liberando gli artisti

dall’imposizione dei soggetti

da parte dei committenti.

Questo produsse reazioni

diverse: la maggior parte

degli artisti (compresi i

neoclassici) accettò

l’autonomia nella scelta dei

temi senza distaccarsi dalle

rigide regole stilistiche

dettate dalle accademie.

Vi furono però alcuni “ribelli”

che reagirono liberando la

rappresentazione da ogni

imposizione, anche formale:

gli artisti romantici.

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Il Romanticismo

J.M. William Turner, L’incendio delle

Camere dei Lords e dei Comuni,

1835, olio su tela, cm 92x123,2,

Cleveland Museum of Art, Cleveland

Il Romanticismo

L’arte romantica giunse a piena maturazione tra il 1820 e il 1850; fondata sul principio della

creatività individuale, fu caratterizzata dalla varietà stilistica e tematica.

La pittura fu la tecnica privilegiata, in quanto più adatta ad esprimere i sentimenti.

Gli artisti romantici, infatti,

vollero dare forma visibile

all’interiorità, agli stati d’animo;

vollero cioè comunicare

attraverso le opere le proprie

reazioni emotive rispetto sia a

fatti reali (naturali o storici), sia

a eventi legati al mondo

dell’immaginario (sogni, incubi,

visioni). Sul piano espressivo si

registrò la tendenza a

privilegiare il colore rispetto al

disegno.

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Il Romanticismo

Francisco Goya y Lucientes,

Il 3 maggio 1808 a Madrid – Le

fucilazioni alla montagna del Principe

Pio, 1814, olio su tela, cm 266x345,

Museo del Prado, Madrid

Il Romanticismo

La pittura romantica ebbe diverse espressioni, perché ogni pittore traspose sulla tela i propri

sentimenti con un linguaggio autonomo.

Nel tardo Settecento alcuni artisti “preromantici” opposero al mito illuminista della ragione

l’interesse per gli impulsi più

misteriosi della psiche umana,

come l’attività dell’inconscio

(i sogni), la fantasia, le paure.

Di fronte a questi aspetti, non

spiegabili né controllabili, essi

provarono un sentimento misto

di piacere e paura, chiamato

“sublime”, che resero visibile

attraverso dipinti visionari e

fantastici.

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Il Romanticismo

John Constable, Il carro da fieno,

1821, olio su tela, cm 130x185,

National Gallery, Londra

Il Romanticismo

Il paesaggio, ritenuto inferiore negli ambiti ufficiali, fu invece molto importante per i ribelli

romantici: essi infatti riconobbero che la natura ha la capacità di scatenare diversi tipi di

reazioni emotive, e fissare quelle emozioni sulla tela divenne il loro obiettivo.

Alcuni si soffermarono sull’immensità della natura che, opposta alla piccolezza dell’essere

umano, suscitava un senso di malinconia e misticismo.

Altri furono attratti da fenomeni

più impetuosi (tempeste e

uragani) in grado di scatenare

il “sublime”.

Altri ancora produssero paesaggi

ben definiti, studiati dal vero e

rielaborati in modo molto

accurato, con lo scopo di

comunicare il sentimento di

serenità che nasceva dalla

contemplazione di scorci di

campagna.

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Il Romanticismo

Francesco Hayez, Il bacio, 1859, olio su tela,

cm 112x88, Pinacoteca di Brera, Milano

Il Romanticismo

I pittori romantici raffigurarono molti episodi

di cronaca contemporanea o ispirati al

Medioevo per esprimere, attraverso la

storia, sentimenti civili e politici.

I più progressisti si concentrarono sul

presente, comunicando la propria angoscia

per i fatti più tragici o l’adesione alle

ribellioni politiche.

In Italia gli ideali romantici si

intrecciarono con quelli risorgimentali:

molti pittori videro nell’arte uno strumento

per incitare alla lotta contro i dominatori

stranieri.

Il bacio di Francesco Hayez rappresenta,

ad esempio, un’ideale alleanza tra i popoli

di Francia e Italia, entrambi impegnati in

attività rivoluzionarie.

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Il Romanticismo

Westminster Palace (1840-1868), Londra

Il Romanticismo

L’interesse romantico per la storia e le identità nazionali stimolò la valorizzazione degli edifici

del passato, che furono oggetto di grandiosi restauri. Nella progettazione di nuovi edifici si

registrò, soprattutto in Inghilterra, il revival del Gotico: si costruirono cioè edifici pubblici e

privati secondo lo stile delle antiche cattedrali. Questa riscoperta di stili antichi si estese poi

alle espressioni più tipiche delle tradizioni nazionali, come le architetture romanica e

rinascimentale. Nello stesso periodo apparvero quindi architetture neogotiche, neoromaniche,

neorinascimentali e neoclassiche. Talvolta elementi di epoche diverse furono mescolate in un

solo edificio, generando una commistione di stili chiamata “eclettismo”.

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Il Realismo

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Il Realismo

Honoré Daumier, Il vagone di terza classe,

1860-1863, olio su tela, cm 65x90,

National Gallery of Canada, Ottawa

Il Realismo

Dalla metà dell’Ottocento l’Europa fu caratterizzata da una continua crescita economica

grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie e dei metodi di produzione industriale.

Questo periodo di grande sviluppo, fondato sulla fiducia nel progresso e nel metodo

scientifico, vide una rilevante crescita della borghesia.

Si diffuse così l’illusione di poter controllare razionalmente ogni aspetto della realtà e di

poterla dominare attraverso i nuovi

strumenti messi a disposizione dallo

sviluppo scientifico e dalla capacità

imprenditoriale della classe borghese.

Contemporaneamente il proletariato,

esasperato dalle dure condizioni di

vita, si coalizzò contro il potere politico

ed economico e, più consapevole

del proprio ruolo, iniziò a rivendicare

i propri diritti, al punto che la

questione sociale divenne il problema

più urgente delle società europee.

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Il Realismo

Gustave Courbet,

Funerale a

Ornans, 1849,

olio su tela,

cm 314x663,

Musée d’Orsay,

Parigi

Il Realismo

Lo sviluppo della questione sociale portò all’ondata di insurrezioni che nel 1848 investì

l’Europa intera: le rivolte democratiche, però, furono presto represse, anche perché la

borghesia finì per appoggiare i poteri conservatori. Dalla metà dell’Ottocento il Positivismo

generò una letteratura ispirata alla realtà, definita in Francia dallo scrittore Emile Zola

“Naturalistica”, ed in Italia “Verista”. Il Naturalismo francese, nel cui ambito rientra anche la

pittura del Realismo, è caratterizzato dall’interesse per i problemi sociali e dall’idea che le arti

potessero ricoprire una funzione importante nel progresso delle classi meno agiate.

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Il Realismo

Théodore Rousseau,

Les chênes d'Apremont, 1852,

olio su tela, cm 63,5x99,5,

Musée d’Orsay, Parigi

Il Realismo

L’Ottocento fu un secolo rivoluzionario per l’arte europea: a più riprese, gruppi di artisti

rifiutarono di attenersi alle regole accademiche o di assecondare il gusto del pubblico,

generando una frattura netta tra produzioni ufficiali e antiaccademiche. Il centro di questa

rivoluzione fu Parigi, dove si susseguirono diversi gruppi di “ribelli”.

Negli anni 1840-1870 si impose la corrente del Realismo, costituita da pittori decisi a

rappresentare la realtà così

com’era, senza esagerazioni

né abbellimenti.

Dalla Francia questo tipo di

pittura obiettiva, che

rifiutava tanto le convenzioni

accademiche quanto il

sentimentalismo romantico,

si diffuse in tutta Europa.

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Il Realismo

François Millet, Le spigolatrici,

1857, olio su tela, cm 54x66,

Musée d’Orsay, Parigi

Il Realismo

In un’epoca in cui i quadri di grandi dimensioni erano riservati ai temi storici e la raffigurazione

di personaggi umili era poco considerata, i realisti dipinsero a grandezza naturale contadini,

operai ed eventi quotidiani. Senza idealizzare o drammatizzare, descrissero in modo chiaro e

semplice la realtà degli umili: il

loro intento, infatti, era

denunciare le ingiustizie sociali

del tempo attraverso la forza

della verità impressa nei quadri.

Fu Gustave Courbet (1819-1877)

a dare il nome a questo tipo di

pittura, esponendo i suoi dipinti

in quello che chiamò il

“Padiglione del Realismo”.

L’evento sancì la nascita ufficiale

del movimento (1855), senza

però definire regole precise: ogni

artista scelse liberamente temi e

modi di rappresentazione.

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Il Realismo

Giovanni Fattori, La rotonda dei bagni Palmieri, 1866, olio su tavola, cm 12x35, Galleria d’Arte Moderna, Firenze

I Macchiaioli

Sull’esempio dei Francesi, alcuni pittori italiani come Giovanni Fattori (1825-1908), Telemaco

Signorini (1835-1901) e Silvestro Lega (1826-1895) si dedicarono alla rappresentazione della

realtà naturale e sociale. Nei loro quadri il distacco dalla tradizione accademica fu totale:

infatti dipinsero paesaggi e scene di vita quotidiana senza ricorrere al disegno, ma

accostando sulla tela macchie di colore contrastanti. I Macchiaioli furono attivi

prevalentemente in Toscana tra il 1855 e il 1870, in parallelo agli eventi del Risorgimento.

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Il Realismo

Giovanni Fattori, Mandrie maremmane, 1893, olio su tela, cm 200x300, Museo Civico G. Fattori, Livorno

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L’Impressionismo

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L’Impressionismo

Claude Monet, La stazione Saint-Lazare,

1877, olio su tela, cm 82x100,

Fogg Art Museum, Cambridge USA

L’Impressionismo

Lo sviluppo industriale-tecnologico generò un clima di fiducia nella modernità.

Furono avviati grandiosi programmi di opere pubbliche (strade, ponti, ferrovie) e l’assetto delle

principali città europee fu ridisegnato in funzione del nuovo ruolo di popolose metropoli

industrializzate. La pianificazione

urbanistica neoconservatrice di Parigi

voluta da Napoleone III e guidata da

Haussmann, fu un modello per l’intera

Europa. I quartieri medievali furono

rasi al suolo e al loro posto furono

costruiti palazzi dai caratteri

monumentali e uniformi, allineati lungo

ampie strade rettilinee (boulevard),

pensate anche al fine di poter meglio

controllare il territorio in caso di rivolte.

La nuova città divenne uno dei soggetti

preferiti dagli artisti impressionisti per

la sua spiccata modernità.

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L’Impressionismo

Gare d’Orsay, Parigi

L’Impressionismo

I progressi della tecnologia determinarono un allontanamento dagli architetti della tradizione.

Le esigenze della vita moderna richiesero infatti l’elaborazione di nuove tipologie

architettoniche (stazioni ferroviarie, gallerie commerciali) che videro l’impiego dei moderni

materiali industriali: ferro, vetro e acciaio.

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L’Impressionismo

Claude Monet, Impressione, sole nascente,

1873, olio su tela, cm 48x63,

Musée Marmottan, Parigi

L’Impressionismo

Quando, negli anni compresi tra il 1865 e il 1886, a Parigi apparvero i dipinti degli

Impressionisti, fecero grande scalpore. Per i benpensanti i soggetti erano sconvenienti

perché tratti dalla realtà contemporanea; la linea di contorno degli oggetti, il chiaroscuro e la

prospettiva lineare erano scomparsi e l’intera immagine era resa con macchie di colore.

Il disprezzo per un uso tanto libero

del linguaggio pittorico fu all’origine

del termine “Impressionismo”.

La definizione sintetizzava l’intento

degli artisti (guidati da Monet, Renoir

e Degas) di trasportare sulla tela la

spontaneità dell’impressione visiva.

Gli impressionisti rivoluzionarono la

pittura; come i realisti si dedicarono

alla riproduzione del vero, ma per

un fine puramente artistico, lontano

dalla denuncia sociale o dalla

propaganda politica.

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L’Impressionismo

Eduard Manet, La colazione sull’erba, 1863,

olio su tela, cm 208x264,

Musée d’Orsay, Parigi

L’Impressionismo

La via fu aperta da Eduard Manet (1832-1883), che non aderì al movimento, ma ne fu il

precursore. Fin dai primi anni Sessanta dell’Ottocento Manet non si curò delle regole

accademiche: scelse soggetti contemporanei e li sviluppò con grande libertà. Senza

preoccuparsi dei volumi né della costruzione prospettica, usò colori puri e piatti per definire le

forme. L’esempio di Manet spinse gli

impressionisti a rifiutare i metodi

ufficiali anche nello studio: invece di

copiare le opere del passato, essi

studiarono le leggi dell’ottica.

Si accorsero così che l’occhio umano

non riceve dalla realtà un’immagine

dettagliata, ma un insieme di colori che

poi la mente rielabora in forme distinte.

Inoltre capirono che i colori sono

trasmessi alla retina dalla luce, e

quindi che l’aspetto delle cose cambia

al variare delle condizioni luminose

e climatiche.

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L’Impressionismo

Eduard Muybridge, Il cavallo in movimento, 1882, serie di lastre fotografiche

L’Impressionismo

La prima impressione visiva diventò fondamento e scopo della nuova pittura, fedele al dato

reale. Gli impressionisti utilizzarono la fotografia come strumento di studio della realtà e con

essa sostituirono studi preparatori e pittorici ripresi dal vero. Inoltre le fotografie scattate da

punti di vista insoliti erano in grado di fornire ai pittori nuovi spunti per possibili inquadrature.

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L’Impressionismo

Pierre-Auguste Renoir, La Grénouillière,

1868, olio su tela, cm 66x81,

The Metropolitan Museum of Art, New York

L’Impressionismo

Gli impressionisti dipinsero paesaggi e scene di vita cittadina colti dal vero e di getto. Grazie

ai tubetti di colore pronto prodotti industrialmente, poterono lasciare lo studio per lavorare

all’aperto. Ciò consentiva loro di osservare gli effetti della luce e dell’atmosfera sull’ambiente e

sui corpi e di riportare subito sulla tela la realtà visiva percepita.

La tecnica pittorica consisteva in rapide

pennellate di colore che, come

l’occhio umano, non fissavano i

dettagli, ma l’effetto cromatico-luminoso

dell’insieme; spettava poi allo

spettatore ricomporre mentalmente

l’immagine. Gli impressionisti usarono

colori puri e luminosi e abolirono il nero

per la rappresentazione delle ombre,

che nella realtà non sono nere ma

colorate. Nella scelta dei temi

prevalsero le situazioni in cui le

vibrazioni luminose erano più percepibili

perché accentuate dal movimento.

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Il Postimpressionismo

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Il Postimpressionismo

Vincent Van Gogh, La notte stellata,

1889, olio su tela, cm 73x92,

Museum of Modern Arte, New York

Il Postimpressionismo

La fine dell’Ottocento in Europa fu un’epoca di rapido sviluppo tecnologico. Ciò generò due

atteggiamenti opposti: da un lato la fiducia nei confronti della scienza e del progresso,

dall’altro il disagio di vivere in una società regolata dal profitto a scapito dei valori spirituali e

individuali. Negli anni compresi tra il 1880 e il 1900 molti artisti europei sperimentarono nuovi

linguaggi, riassunti nel termine

Postimpressionismo. La definizione,

coniata da un critico inglese nel 1910,

sintetizza ciò che accomuna tali artisti:

le origini impressioniste e, nello stesso

tempo, il superamento

dell’Impressionismo. Tutti infatti vollero

andare oltre la semplice impressione

visiva: non pensavano che il fine della

pittura fosse l’imitazione della realtà e

diedero nuovi significati all’arte,

ciascuno secondo la propria visione

artistica ed essenziale.

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Il Postimpressionismo

Georges Seurat, Una domenica

pomeriggio all’isola della

Grande Jatte, 1884-1886,

olio su tela, cm 207,5x308,1,

Art Institute of Chicago

Il Pointillisme

George Seurat (1859-1891) diede un fondamento scientifico all’Impressionismo: abbandonò

l’abitudine di lavorare di getto e dal vero, per eseguire in studio quadri di grandi dimensioni

basandosi su appunti raccolti in loco e utilizzando una nuova tecnica, il pointillisme

(puntinismo), sperimentato poi da diversi altri artisti, tra cui Paul Signac e i divisionisti italiani.

Questa tecnica consisteva

nell’accostare secondo

precisi calcoli scientifici

puntini di colori puri, per

generare superfici colorate

molto luminose.

L’applicazione scientifica

delle leggi della percezione

della luce e del colore generò

anche forme semplificate e

innaturali e composizioni

molto ordinate.

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Il Postimpressionismo

Paul Cézanne, Natura morta con cassetto aperto,

1877-1879, olio su tela, cm 33x41,

collezione privata

Paul Cézanne

Il pittore francese Paul Cézanne (1839-1906) superò la resa della prima impressione per

fissare nelle sue opere le forme essenziali della realtà. Egli riteneva di dover effettuare

un’analisi razionale del mondo circostante, osservando la realtà naturale per trasporne sulla

tela i caratteri fondamentali. Nei suoi dipinti rese quindi essenziali e sintetiche le forme

presenti in natura, rappresentandole in modo simile a solidi geometrici di base (cono, sfera,

cilindro) e costruendo i soggetti senza usare il disegno, con ampie e pastose pennellate di

colore. Così facendo rivendicò l’autonomia dell’artista: il dipinto comunicava infatti un’altra

realtà, diversa da quella naturale, perché scaturita dalla mente dell’autore e basata su forme

e colori indipendenti dal dato naturale. Inoltre,

cogliendo la struttura portante delle forme degli

oggetti, il pittore aveva la finalità di interpretarne

l’essenza immutabile, più che il particolare dettaglio

realistico. Secondo Cézanne il dipinto possiede

leggi proprie, alle quali la realtà si deve piegare: in

questo modo una stessa composizione può

contenere punti di vista diversi, contraddicendo

la visione prospettica che prevedeva un unico

punto di vista.

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Il Postimpressionismo

Vincent Van Gogh, Campo di grano con corvi, 1890, olio su tela, cm 50,5x103, Museo Van Gogh, Amsterdam

Vincent Van Gogh

Vincent Van Gogh (1853-1890) dipinse paesaggi e ritratti carichi di violenti contrasti di colore

puro e frenetiche pennellate pastose. Senza preoccuparsi di riprodurre fedelmente la realtà,

accentuò il segno ed il colore per far rivivere sulla tela l’energia sprigionata dal soggetto nel

suo animo tormentato.

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Il Postimpressionismo

Paul Gauguin, Cristo giallo, 1889, olio su tela,

cm 92,5x73, Knox Art Gallery, Buffalo

Paul Gauguin

Paul Gauguin (1848-1903) nei suoi dipinti riunì

l’ammirazione per l’Impressionismo e le stampe

giapponesi conosciute a Parigi, per le vetrate

medievali delle chiese bretoni e per l’arte delle

società arcaiche con cui entrò in contatto.

Dall’Impressionismo derivò l’uso di costruire

l’immagine con colori puri, ma non l’esigenza

di raffigurare con esattezza la realtà, poiché

sua principale fonte di ispirazione era la mente

(sogni, fantasie, ricordi).

Come nelle stampe giapponesi e nelle vetrate

bretoni, stese il colore in campiture piatte

delimitate da linee di contorno nette; dall’arte

primitiva riprese la libertà e la semplificazione

formale: nei suoi dipinti mescolò spesso

immagini reali e mentali, cultura esotica ed

occidentale.

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Il Postimpressionismo

Edvard Munch, L’urlo, 1893, olio, tempera, pastello su

cartone, cm 83,5x66, Galleria Nazionale, Oslo

Edvard Munch

Edvard Munch (1863-1944) può essere

considerato al tempo stesso postimpressionista

e anticipatore dell’Espressionismo. Il senso

tragico della vita radicato nella cultura

scandinava e l’alienazione della civiltà moderna

lo portarono a ricercare un linguaggio di grande

intensità espressiva. Munch riteneva il quadro

una superficie pulsante dove esprimere la

propria angoscia per penetrare nell’animo

dell’osservatore. A questo scopo iniziò a

deformare la realtà, creando immagini

esasperate dai colori innaturali e dalle forme

fluide e imprecise, con personaggi deformi e

spesso allucinati, che non rappresentano singoli

individui ma personificazioni dell’angoscia.

Ribaltò dunque l’Impressionismo, fissando sulla

tela non l’impressione della realtà esterna, ma

l’espressione di quella interiore.

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Il Modernismo

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Il Modernismo

Arnold Bcklin, L’isola dei morti,

1880, olio su tela, cm 111x115,

Kunstmuseum, Basilea

Il Modernismo

Con il termine Belle Epoque si fa riferimento ad un periodo di straordinario sviluppo

economico, tecnologico e culturale che ebbe luogo in Europa tra gli ultimi decenni

dell’Ottocento e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale . In quegli anni si celebrò il trionfo

della civiltà industriale promossa dalla borghesia imprenditrice europea. Una serie

impressionante di innovazioni

tecnologiche rivoluzionò non

solo le attività produttive, ma

anche la vita sociale e culturale

del tempo.

In quel periodo nacque

l’industria culturale, ovvero si

svilupparono la stampa e

l’editoria con giornali, quotidiani,

riviste, libri che cominciarono

ad avere una diffusione di

massa.

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Il Modernismo

Gustave Eiffel, Tour Eiffel, Esposizione Universale del

1889, Parigi

Il Modernismo

Parigi, più di altre capitali europee, fu la città

simbolo della Belle Epoque, grazie ad

alcune spettacolari realizzazioni come la

Tour Eiffel , costruita in occasione

dell’Esposizione Universale di Parigi del

1889 (una Fiera Mondiale organizzata per

celebrare il centenario della Rivoluzione

Francese), e ad alcuni fenomeni di costume

tipici del tempo come i caffè concerto, i

grandi magazzini, le gare sportive, il teatro

leggero, il cinema dei fratelli Lumière.

Questa eccezionale fase di sviluppo e di

prosperità terminò in modo traumatico con

lo scoppio della Prima Guerra Mondiale,

che fu il prodotto di profondi contrasti politici

ed economici, da decenni in atto, tra le

grandi potenze europee.

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Il Modernismo

Victor Horta, Casa Tassel a Bruxelles, 1982

Il Modernismo

Durante la Belle Epoque si diffuse in tutta

Europa il desiderio di un’arte moderna, libera

dagli schemi del passato. Si trattava di un

mutamento del gusto collettivo, promosso

dalla borghesia per motivi opposti a quelli dei

pittori-ribelli: i borghesi, ricchi e fieri

protagonisti della civiltà industriale, volevano

un’arte capace di dimostrare gli effetti positivi

del progresso. Artisti e architetti utilizzarono

quindi le tecnologie e i materiali industriali per

portare la bellezza nella vita quotidiana,

realizzando ambienti eleganti , in cui tutto si

rifacesse ad un unico stile, moderno e

decorativo. Questo nuovo stile assunse

denominazioni diverse nei vari paesi: Art

Nouveau in Francia, Modern Style in

Inghilterra e Stati Uniti, Liberty o Floreale in

Italia, Sezessionsstil in Austria, Jugendstil in

Germania, Stile Modernista in Spagna.

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Il Modernismo

Frans Hoosemans, Candelabro in argento e avorio, 1900,

Kunst und Gewerbw Museum, Amburgo

Il Modernismo

Il termine Modernismo indica il movimento artistico

nel suo complesso.

Gli artisti del modernismo respinsero ogni ricorso agli

stili del passato ed assunsero come fonti di

ispirazione la natura e le stampe giapponesi ed

elaborarono un linguaggio ricco di motivi vegetali e

animali, espressi con una linea dinamica, sinuosa e

libera dalle regole della simmetria.

Tutto era concepito a scopo decorativo: forme

vegetali stilizzate intrecciate o ripetute ornavano

facciate, arredi, carte da parati, gioielli, stoffe e

ceramiche.

In questo modo la secolare distinzione tra le arti

maggiori e le cosiddette arti minori giunse quasi ad

annullarsi nella ricerca di una progettazione globale,

in cui utile e bello coincidevano.

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Il Simbolismo

Antoni Gaudì, Casa Batlò, 1904-1906, Barcellona

Antoni Gaudì

Antoni Gaudì (1852-1926) fu un importante

esponente del Modernismo. Le sue opere

presentano un’efficace sintesi tra decorativismo

e ricerca di forme organiche, ma anche

fantastiche e visionarie. Le forme sinuose ed i

volumi convessi ricordano l’argilla modellata, le

linee curve e dinamiche danno l’impressione di un

movimento ondeggiante. La sinuosità scultorea di

alcuni particolari decorativi e la totale assenza di

spigoli rivelano l’ispirazione al mondo naturale ed

animale. Forme, volumi e decorazioni presentano

l’armonia e la varietà tipiche della natura: nessun

elemento è uguale a un altro, tutto nasce dalla

fantasia inesauribile dell’architetto.

La progettazione modernista, dedita alla creazione

di spazi e oggetti per la vita quotidiana che fossero

funzionali ed eleganti, pratici e fantasiosi, mostrò

sempre un’omogeneità stilistica in ogni

realizzazione, dall’edificio fino al particolare.

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Il Simbolismo

Hugo Simberg, L’angelo ferito, 1903,

olio su tela, cm 154x127,

Ayeneum Art Museum, Helsinki

Il Simbolismo

Sempre a cavallo tra XIX e XX secolo apparve anche una sensibilità artistica nuova, chiamata

Simbolismo, per certi versi opposta al Modernismo: vari artisti sentirono l’esigenza di portare

un tocco di spiritualità nell’arida civiltà del progresso attraverso opere che riproducessero un

mondo immaginario e di sogno.

Il Simbolismo apparve in Francia

verso il 1885, per poi diffondersi in

tutta Europa negli anni compresi tra

il 1890 ed il 1910. non si trattò di un

vero e proprio movimento, ma di

artisti autonomi che, rifiutando

l’idea di un’arte basata sulla

riproduzione della sola realtà

visibile, dipingevano sulla base

dell’immaginazione, esplorando le

dimensioni più profonde e

misteriose dell’esistenza.

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Il Simbolismo

Odilon Redon, Il ciclope, 1898-1900, olio su tela,

cm 64x51, Museo Kroller-Muller, Otterlo (Paesi Bassi)

Il Simbolismo

Caratteri fondamentali del Simbolismo furono:

l’idealismo (in quanto l’arte era intesa come

espressione di un’idea per mezzo di forme), il

sintetismo (ossia la semplificazione delle

forme ispirata alle civiltà artistiche arcaiche o

primitive), il decorativismo (ovvero il

carattere spiccatamente decorativo di molte

opere) e il soggettivismo. Ricorrendo al

simbolo o all’allegoria, trattarono soggetti

letterari, leggendari o derivati dalla mistica

orientale o dal sogno. Molto frequenti furono i

cicli di contenuto etico-religioso (le età della

vita, amore e morte, peccato e redenzione),

nei quali predominava la figura femminile.

Talvolta Modernismo e Simbolismo si fusero:

in Austria, per esempio, molti pittori diedero a

contenuti simbolisti le forme decorative del

Modernismo.

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Il Simbolismo

Gustav Klimt, Il bacio, 1907-1908,

olio e foglie d’oro e d’argento su tela,

cm 180x180, Osterreichische Galerie, Vienna

Gustav Klimt

Gustav Klimt (1862-1918), capofila della

Secessione Viennese, ricavò dal

Simbolismo l’uso dell’immagine per

riflettere sui grandi temi dell’esistenza e

dal Modernismo l’uso dell’ornamento

come elemento centrale del dipinto.

Le sue opere infatti furono caratterizzate

dalla presenza di figure realistiche ed

espressive che apparivano inserite nel

gioco di forme astratte e colorate dello

sfondo. Klimt interpretò quindi in modo

originale e personale il linguaggio

modernista raggiungendo livelli altissimi

attraverso la fusione di vari elementi

come l’espressività intensa delle figure,

l’elegante linearismo decorativo, il

preziosismo dei decori ed il contenuto

simbolico.

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Pablo Picasso, Guernica, 1937, olio su tela, cm 351x783, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Giacomo Balla,

Velocità astratta + rumore, 1913-1914,

olio su tavola, cm 54,5x76,5,

Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

Le avanguardie artistiche del Novecento

Il primo Novecento segnò una svolta epocale. In pochi decenni si diffusero la luce elettrica, il

telefono, la radio, il cinema, l’automobile e l’aereo, che trasformarono la vita pratica e la

mentalità collettiva. La concezione del tempo e dello spazio fu stravolta. Rivoluzionari studi

scientifici portarono all’assenza di certezze assolute: la teoria della relatività di Albert Einstein

dimostrò che spazio e tempo sono infiniti; la psicanalisi di Sigmund Freud rivelò che l’agire

umano non dipende solo da scelte

razionali, ma anche dalle forze

dell’inconscio. I movimenti artistici

più innovativi dei primi tre decenni

del secolo si autodefinirono

avanguardie perché

sperimentarono linguaggi e

tecniche espressive più avanzati

rispetto alla sensibilità corrente e

alle aspettative del pubblico.

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Pablo Picasso, Tavolo in un caffè, 1912, olio su tela,

cm 100x81, Ermitage, San Pietroburgo

L’arte delle avanguardie

Gli artisti delle avanguardie si percepivano come

una frangia avanzata rispetto alla sensibilità, al

gusto ed alla cultura correnti.

Ogni movimento di avanguardia comprendeva

generalmente uno o due artisti-guida, un teorico,

un gruppo di artisti affiliati e un mercante, in modo

da gestire l’intero processo artistico.

Sapendo di realizzare opere rivoluzionarie, di

difficile comprensione, i vari gruppi divulgarono il

loro programma di ricerca attraverso manifesti e

riviste. Le avanguardie, molto diverse tra loro,

ebbero un atteggiamento comune nei confronti

dell’immagine: rifiutarono infatti l’idea dell’opera

d’arte come riproduzione illusionistica della realtà

e, abbandonati i metodi tradizionali (prospettiva,

verosimiglianza), combinarono forme e colori

per comunicare idee soggettive sulla vita, il

mondo, l’arte.

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L’arte dal Settecento al Novecento Corso di Disegno e Storia dell’arte

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Henri Matisse, La Danza, 1909-1910,

olio su tela, cm 260x391, Ermitage,

San Pietroburgo

L’Espressionismo

Il termine Espressionismo comprende diversi movimenti d’avanguardia sorti nell’Europa del

primo Novecento in vari ambiti che condividevano l’idea dell’arte come espressione

dell’interiorità.

Gli Espressionisti, che consideravano le immagini come strumenti per comunicare ciò che

sentivano, non esitarono a deformare la realtà e a usare colori forti e innaturali per esternare

senza limiti di forma o di

contenuto la propria visione

della vita e del mondo.

Non ritenevano corretto utilizzare

i criteri di rappresentazione

rinascimentali, perché la vita e il

mondo reali non erano così

perfetti. Smisero di ricercare la

bellezza e la verosimiglianza e si

ispirarono a linguaggi estranei

alle convenzioni accademiche:

l’arte medievale, quella “primitiva”

e quella “sperimentale”.

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L’arte dal Settecento al Novecento Corso di Disegno e Storia dell’arte

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Pablo Picasso, Les Demoiselles d’Avignon, 1907,

olio su tela, cm 243,9x233,7,

The Museum of Modern Art, New York

Il Cubismo

Il Cubismo nacque a Parigi dalle ricerche di Pablo Picasso (1881-1973) e Georges Braque

(1882-1963) che in meno di dieci anni

(1907-1914) azzerarono cinque secoli di

tradizione pittorica occidentale. Essi ritenevano

che la pittura tradizionale non corrispondesse al

mondo in cui l’essere umano vede le cose,

poiché essa si basa sulla prospettiva lineare,

che prevede un solo punto di vista.

Il meccanismo della nostra visione, invece, si

basa su due occhi in movimento che esplorano

la realtà da punti di vista differenti; la mente

poi fonde e organizza le informazioni che riceve

attraverso gli occhi, costruendo un’immagine

mentale del soggetto osservato. Per questo i

Cubisti percepirono il quadro come una

“finestra sulla mente dell’artista”: sulla tela

cercarono infatti di fissare non l’imitazione del

soggetto, ma la sua immagine mentale.

Page 55: Arte Settecento - Novecento

L’arte dal Settecento al Novecento Corso di Disegno e Storia dell’arte

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Georges Braque, Natura morta con violino e una brocca,

1910, olio su tela, cm 117x73,5, Kunstmuseum, Basilea

Il Cubismo

Il Cubismo non fu un vero e proprio movimento: il gruppo nacque dal sodalizio dei due artisti

che, nella Parigi di inizio secolo, furono colpiti dalla

pittura di Cézanne, dalle forme geometriche della

scultura primitiva e dalle nuove concezioni del tempo

e dello spazio.

Ad una prima fase del cubismo originario, basata

su volumi molto semplificati, seguì la fase del

cubismo analitico (dopo il 1909), nella quale la

ricerca si concentrò su una riproduzione concettuale

del soggetto, analizzato nello spazio e nel tempo.

Nell’ultima fase, detta cubismo sintetico

(1912-1914), si tornò a composizioni più semplici,

a una maggiore definizione di figure e oggetti e

all’uso del colore.

In questi anni si mise a punto una nuova tecnica,

il collage, che prevedeva l’uso di “frammenti di

realtà” usati come forme o toni di colore.

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Pablo Picasso, Il vecchio chitarrista cieco, 1903,

olio su tela, cm 121x96, Art Institute of Chicago

Pablo Picasso

La rivoluzione cubista fu solo una fase del percorso

artistico di Pablo Picasso (1881-1973), segnato dalla

sperimentazione continua di diversi ambiti e

dall’impegno civile. Il suo esordi pittorico è noto

come periodo blu (1901-1904), per la tonalità cupa

e malinconica delle composizioni quasi monocrome,

raffiguranti mendicanti, donne e bambini affamati o

ammalati; a queste seguirono tele dedicate ad altri

emarginati eseguite con tonalità più calde nel

cosiddetto periodo rosa (1904-1906). In seguito

Picasso rivolse la sua attenzione ai problemi formali,

risolvendoli prima con una svolta radicale del

linguaggio nel periodo cubista (1907-1914), e poi

reinterpretando la figurazione classica. Nel 1937 unì

sperimentazione e contenuto impegnato dipingendo

Guernica, manifesto di denuncia degli orrori della

guerra. Negli anni seguenti continuò a rinnovare la

sua arte, attratto dalle infinite possibilità espressive.

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Luigi Russolo, Dinamismo di un’automobile,

1912-1913, olio su tela, cm 104x140,

Musée National d’Art Moderne Pompidou, Parigi

Il Futurismo

Il Futurismo (1909-1916) fu un movimento d’avanguardia italiano. I Futuristi erano un gruppo

di giovani intellettuali affascinati dal mito del progresso, che proponevano una vera e propria

rivoluzione nel modo di vivere e pensare. Essi si attribuirono il compito di rompere ogni

legame con il passato e di stimolare un rinnovamento generale attraverso opere ed azioni

provocatorie. Nel 1909 l’ideatore del movimento, il poeta Filippo Tommaso Marinetti, pubblicò

a Parigi il Manifesto del Futurismo, un

testo programmatico che esaltava il

progresso e la vitalità della civiltà urbana.

Nelle arti visive il protagonista teorico fu il

pittore e scultore Umberto Boccioni

(1882-1916): nel 1910, insieme a

Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini

e Luigi Russolo, scrisse il Manifesto

della pittura futurista e nel 1911 quello

della scultura futurista.

Nel 1914 l’architetto Antonio Sant’Elia

firmò il Manifesto dell’architettura futurista.

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Umberto Boccioni, Rissa in galleria, 1911, olio su tela,

cm 76x64, Pinacoteca di Brera, Milano

Il Futurismo

Secondo i Futuristi l’arte aveva il compito di scuotere la società dal legame con il passato: per

far questo era necessario creare immagini del

tutto nuove, provocatorie e aggressive, capaci

di comunicare l’essenza della vita moderna.

Scelsero quindi soggetti ispirati allo sviluppo

industriale, alle sommosse e alle risse delle folle

urbane e soprattutto al progresso tecnologico.

I Futuristi volevano fissare nell’immagine il

movimento che avvolge e deforma ogni cosa,

trasponendo sulla tela ogni movimento fisico

degli uomini. Per far questo presero spunto dalle

novità delle avanguardie europee fondendole in

un linguaggio autonomo ed originale. Il moto delle

figure veniva rappresentato con linee di forza che

ne indicavano la scia oppure attraverso

visioni simultanee

Page 59: Arte Settecento - Novecento

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Umberto Boccioni,

Forme uniche della continuità nello spazio, 1913,

bronzo, Museo del Novecento, Milano

Il Futurismo

Nelle scene urbane più complesse gli oggetti

e l’ambiente erano deformati e resi attraverso

la compenetrazione di piani, volumi e visioni.

Attraverso questa scomposizione dinamica

dei soggetti i Futuristi cercarono di portare lo

spettacolare al centro del quadro e di

renderlo partecipe emotivamente della vita

che in esso si svolge.

Anche nella scultura il dinamismo fu

rappresentato attraverso il principio della

compenetrazione dei piani e della

deformazione.

Nell’architettura emerse la personalità di

Antonio Sant’Elia, ideatore di edifici e città del

futuro dalle forme ardite ed innovative.

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Vasilij Kandinskij,

Primo acquarello astratto, 1910,

acquerello e china su carta,

cm 49,6x61,8, Musée National d’Art

Moderne G. Pompidou, Parigi

L’Astrattismo

Nel primo Novecento alcuni artisti si dissero convinti che fosse inutile rappresentare nell’opera

d’arte un soggetto riconoscibile; essi infatti ritenevano che ogni elemento pittorico avesse in

sé una propria forza espressiva, cioè potesse trasmettere sensazioni e concetti. L’arte

astratta nacque grazie a questi

artisti, che eliminarono dalle

opere ogni riferimento alla

realtà, per comunicare con lo

spettatore attraverso un

puro gioco di linee e colori.

Dopo la prima opera astratta,

dipinta da Vasilij Kandinskij

nel 1910 sorsero in Europa

vari movimenti, riferibili a due

correnti principali:

l’Astrattismo lirico e

l’Astrattismo geometrico.

Page 61: Arte Settecento - Novecento

L’arte dal Settecento al Novecento Corso di Disegno e Storia dell’arte

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Vasilij Kandinskij,

Prova di copertina per l’almanacco “Cavaliere azzurro”,

1911, xilografia a colori, cm 27,9x21,1,

Stadtische Galerie im Lenbachhaus

L’Astrattismo

La corrente dell’ Astrattismo lirico fu fondata dal

pittore e teorico russo Vasilij Kandinskij

(1866-1944).

I pittori appartenenti a tale corrente ritenevano che

l’artista avesse un ruolo di guida nella società e

che un’arte spontanea e ricca di valori spirituali

avrebbe aiutato l’uomo moderno a ritrovare il senso

profondo dell’esistenza, allontanandolo dalla pura

ricerca del profitto.

Nel 1911 questi artisti decisero di associarsi in un

movimento chiamato Der Blaue Reiter (Il cavaliere

azzurro) allo scopo di pubblicare un almanacco con

saggi sulla musica e la pittura contemporanee e

sulle forme d’arte più spontanee.

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L’arte dal Settecento al Novecento Corso di Disegno e Storia dell’arte

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Paul Klee, Strade principali e secondarie, 1929,

olio su tela, cm 83,7x67,5, Museo Ludwig, Colonia

L’Astrattismo

La visione di Kandinskij determinò

l’orientamento del movimento del Blaue

Reiter, senza però vincolare le

ricerche dei singoli.

Paul Klee (1879-1940) condivise lo studio

del valore psicologico delle forme e dei

colori e l’attenzione per gli stati d’animo, ma

non il totale rifiuto della rappresentazione

della realtà esteriore.

Creò così un linguaggio capace di

esprimere insieme il mondo interiore e

quello esteriore, come avviene nel sogno o

nell’immaginazione; produsse dunque

immagini riconoscibili ma non reali, filtrati

dalla sua immaginazione, trasformati in

combinazioni di segni e colori dettati dalla

mente e dalle emozioni.

Page 63: Arte Settecento - Novecento

L’arte dal Settecento al Novecento Corso di Disegno e Storia dell’arte

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Piet Mondrian, Composizione, 1929,

olio su tela, cm 59,5x59,5,

Gemeentemuseum, L’Aja

L’Astrattismo

L’Astrattismo geometrico si formò in Olanda nell’ambiente di De Stijl, rivista fondata nel

1917 da Theo Van Doesburg e

Piet Mondrian.

La rivista dava voce al movimento

del Neoplasticismo, formato da pittori,

scultori e architetti che si proponevano di

trovare un nuovo linguaggio comune a

tutte le arti e non soggettivo: attraverso

l’opera d’arte, cioè, essi non vollero

esprimere la propria interiorità, ma valori

positivi validi per tutti.

Per far questo cercarono di rappresentare

il dominio della mente sulle emozioni

attraverso l’equilibrio visivo ottenuto

usando forme geometriche pure ed

essenziali.

Page 64: Arte Settecento - Novecento

L’arte dal Settecento al Novecento Corso di Disegno e Storia dell’arte

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Marcel Duchamp, Ruota di bicicletta (copia), 1913,

Collezione Arturo Schwarz, Milano

Il Dadaismo

Il movimento d’avanguardia chiamato Dadaismo nacque a Zurigo nel 1916 tra gli intellettuali

rifugiati in Svizzera durante la Prima Guerra Mondiale e si sviluppò tra Berlino, Parigi,

Barcellona e New York tra il 1916 ed il 1923. Secondo i Dadaisti, accomunati dal disgusto per

la guerra, il conflitto aveva dimostrato la falsità dei valori e dei modelli tradizionali; proprio

per dissacrare tali modelli essi realizzarono opere basate sul

nonsenso, che scandalizzarono il pubblico borghese dell’epoca.

Proposero quindi un’anti-arte, passando dall’idea di opera come

rappresentazione a quello di opera come provocazione,

facendosi guidare dal caso e dando scarso rilievo alla ricerca

estetica. In molti casi la pittura e la scultura vennero sostituite

dall’assemblaggio polimaterico o dai readymade, oggetti

comuni tolti dal loro contesto e trasformati in opere d’arte per il

solo fatto di essere dichiarati tali dall’artista.

L’osservatore è portato a riflettere sull’idea di opera d’arte e a

considerarla come il frutto del talento e della creatività dell’artista.

Anche fotografia, collage, fotomontaggio e fotocollage furono

usati dagli artisti dada, perché consentivano di produrre

immagini unendo forme e soggetti in modo libero e casuale.

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Prof. Alessandro Merlo

Le avanguardie artistiche del Novecento

Herbert Bayer, La solitudine del cittadino, 1932,

gelatina d’argento, fotomontaggio, cm 34x26,9,

Museum Ludwig, Colonia

Il Surrealismo

Nel 1924 il poeta e critico francese André Breton

pubblicò il Manifesto del Surrealismo,

movimento d’avanguardia esteso a tutte le arti e

finalizzato ad indagare la realtà più profonda

dell’essere umano.

I Surrealisti, che non avevano più alcuna fiducia

nella ragione, ritenevano di poter conoscere

attraverso l’inconscio gli aspetti psicologici più

autentici dell’uomo.

Il Surrealismo puntava a sviluppare un’arte

capace di manifestare l’inconscio.

Al pari dei Dadaisti, i Surrealisti rifiutarono

qualsiasi convenzione morale e sociale e si

posero come obiettivo principale la totale libertà

creativa dell’artista rispetto a qualsiasi tradizione.

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Joan Mirò, Terra arata, 1924-1925,

olio su tela, cm 66x94,

Guggenheim Museum, New York

Il Surrealismo

Il sogno fu al centro di molte ricerche e opere surrealiste. Per ricrearne le atmosfere

misteriose ed irrazionali, i pittori fecero spesso ricorso al paradosso visivo, ossia

all’accostamento assurdo di elementi che nella realtà non hanno alcun legame logico.

Per rappresentare le immagini generate inconsciamente e spontaneamente dalla mente altri

artisti cercarono invece di raggiungere l’automatismo psichico, trasponendo il flusso dei loro

pensieri nelle composizioni senza

alcun filtro, sperimentando tecniche

più rapide ed immediate come la

scrittura automatica, il frottage,

il fotomontaggio, l’assemblaggio.

Alcuni artisti (René Magritte,

Salvador Dalì) costruirono le

immagini nell’apparente rispetto

della tradizione pittorica, ma diedero

loro contenuti paradossali.

Altri (Joan Mirò) si orientarono verso

l’astrazione per far emergere gli

strati più profondi della coscienza.

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Le avanguardie artistiche del Novecento

Giorgio De Chirico, L’incertezza del poeta, 1913,

olio su tela, cm 106x94, The Tate Gallery of Modern Art, Londra

La Metafisica

La Metafisica fu un movimento pittorico italiano che nacque come una sorta di via di fuga

dalla tragedia collettiva della Prima Guerra Mondiale. Ebbe inizio ufficialmente nel 1917

all’ospedale militare di Ferrara, dove si trovavano Giorgio De Chirico (1888-1978), Alberto

Savino, Carlo Carrà e Filippo De Pisis.

Questi pittori sentirono il bisogno di un ritorno all’ordine,

di rifugiarsi cioè in un’arte basata sulla riscoperta della

tradizione per andare oltre la realtà storica.

Elaborarono così paesaggi metafisici, immagini di

luoghi fuori dal tempo, immobili e silenziosi: vi

apparivano monumenti storici, elementi moderni,

reperti archeologici e oggetti quotidiani ricomposti in

una nuova realtà da cui l’uomo sembrava escluso.

La sua presenza, infatti, era solo evocata da manichini

in legno, figure mute e immobili. Anche i voluti errori

prospettici e la direzione non uniforme delle ombre

portate sono usate per indurre un sottile senso di

irrealtà. Da queste combinazioni di elementi scaturisce

un’atmosfera ovattata ed inquietante.

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L’arte contemporanea

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L’arte contemporanea

Alberto Burri, Cretto G2, 1975, acrilico su lavagna,

cm 80x100, Collezione Burri, Palazzo Albizzini,

Città di Castello

L’arte contemporanea

La seconda metà del Novecento è stata caratterizzata da contraddizioni profonde. La

democrazia si è diffusa nella maggior parte delle nazioni, eppure periodicamente sono emersi

efferati regimi totalitari in varie parti del mondo.

L’innovazione tecnologica ha permesso di

ampliare le conoscenze umane, ma ha portato

anche danni irreparabili all’ambiente.

Il Novecento è stato il secolo del progresso di

massa, con risvolti positivi e negativi che hanno

segnato la mentalità e lo stile di vita collettivo.

Gli artisti hanno sentito il bisogno di capire quale

senso potesse avere un atto privo di utilità pratica

come l’opera d’arte nella società contemporanea.

Ciò li ha portati a continue sperimentazioni di

materiali inconsueti e tecniche sempre nuove.

In generale pittura e scultura sono uscite dai

confini tradizionali, mescolandosi tra di loro e

con altre forme espressive.

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L’arte contemporanea

Jackson Pollock,

Convergenza: Numero 10,

1952, olio e smalto su tela,

cm 237,4x393,7,

Albright-Knox Art Gallery,

Buffalo

L’arte informale

L’informale è una tendenza artistica diffusasi tra il 1945 ed il 1960 in Europa, Stati Uniti e

Giappone e basata sul rifiuto della rappresentazione di forme figurative o astratte: le opere

informali non sono frutto di una progettazione, ma scaturiscono da materiali manipolati con

gesti non sempre controllati. L’idea di una pittura non formale è nata dal disinteresse per la

realtà e la tradizione: questi artisti provavano una profonda sfiducia verso la società del

dopoguerra, che ritenevano

priva di valori. Jackson

Pollock (1912-1956),

esponente di punta del

movimento americano

Action Painting, ha posto

al centro della propria

ricerca l’espressività

della materia.

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L’arte contemporanea

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L’arte contemporanea

La Pop Art

Negli anni Sessanta diversi artisti americani ed europei hanno smesso di considerare l’opera

d’arte come un mezzo per esprimere se stessi, scegliendo di rappresentare oggetti ed

immagini popolari tratti dalla vita quotidiana. Nella società contemporanea, infatti, l’individuo

aveva perso importanza, poiché era stato inglobato nella massa indifferenziata di

consumatori. I protagonisti del movimento della Pop Art (Popular Art) sono alimenti e prodotti

diffusi e pubblicizzati

a quell’epoca,

immagini legate al

mondo del cinema o

ai fumetti, tradotti

dall’arte in icone

della vita moderna.

Andy Warhol,

Campbell’s Soup Cans,

1962, olio e polimeri

sintetici su tela,

cm 183x25,

The Museum of Modern Art,

New York