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A d Arezzo Daniele Bracciali è un nome ben noto. È uno di quegli sportivi che, dopo aver mosso i pri- mi passi nella nostra città, ha saputo sfrut- tare il suo talento per fare il grande salto e diventare tennista di fama mondiale. Il 2011 è stato per Bracciali un anno de- cisamente proficuo: ha permesso il ritorno della Nazionale italiana in Coppa Davis, ha scalato il ranking mondiale ATP di doppio assestandosi al 30° posto, ha riportato tre vittorie nei tornei ATP di Bucarest, Kitzbuhel ed Hertogenbosh, e appena una decina di giorni fa si è aggiudicato il tricolore con Castellazzo Tennis Club di Parma, laureatosi campione d’Italia. Nonostante i continui successi che sforna costantemente, il tennista aretino non ha dimenticato le sue origini. Infatti Bracciali continua a collaborare in qualità di consulente tecnico con il Circolo Tennis Giotto che, sportivamente parlando, gli ha dato i natali. Ripercorriamo rapidamente la sua carriera. «Ho cominciato a giocare a tennis quando avevo sei anni e a dieci ho iniziato a disputare i primi piccoli tornei in giro per la Toscana. Inizialmente giocavo anche a calcio, uno sport che mi piaceva molto, ma mio padre mi ha poi indirizzato verso il percorso da tennista. A 14 anni sono entrato full time in Federazione, e da lì è venuto tutto da sé. Il primo risultato importante è arri- vato nel 1998 a Wimbledon, poi è arrivato il top 100 nel 2005 e la vittoria del torneo ATP di Casablanca nel 2006. Adesso, in seguito a un infortunio, gioco solo il doppio, ma va bene così. Del resto andando avanti con l’età è difficile restare a livelli alti in singolo, mentre giocando il doppio ancora posso permettermelo». Che cos’è che fa la differenza quando si raggiungono certi risultati? «Giocare ad alti livelli è appagante. Dopo tanto tempo in campo mi sono abituato alla sensazione, e non vi presto nemmeno più una grande attenzione. Il percorso del tennista professionista prevede vari step da percorrere, e la mole di lavoro è ingente. L’importante è non esaltarsi mai troppo. L’aspetto tecnico e la preparazione atletica contano molto e vanno curati meticolosamente, ma ciò che fa la differenza in un atleta è anche la voglia che questi ha di soffrire. Sia dal punto di vista personale, perché lo sport ti costringe spesso a stare lontano da casa e vivere in hotel, sia in campo. Talvolta tennisti che giocano benissimo in allenamento non rendono in partita perché la tensione incide nel loro gioco; al contrario, atleti con potenzialità tecniche inferiori raggiungono buoni risultati perché capaci di gestire la propria soffe- renza in campo. Io, da giovane, avvertivo molto di più il peso della tensione, poi, accumulando esperienza, ho iniziato a vivere lo sport come un diverti- mento, ottenendo prestazioni migliori». In cosa consiste la tua collaborazione con il Tennis Giotto? «Sono consulente tecnico per i ragazzini del settore agonistico. Il lavoro che svolgo con loro è molto elementare. Chiaramente essendo ancora molto gio- vani, sebbene promettenti, cerco di proporre esercizi semplici che comunque permettano loro di migliorarsi. Ma la prima regola è far sì che si divertano, un fattore molto importante per la loro crescita. Inoltre il tennis, essendo uno sport individuale, ti fa crescere e maturare soprattutto da un punto di vista caratteriale. Oggi ci sono molti giovani che scelgono sport singoli piuttosto che di squadra. L’importante è che sia sempre una loro scelta, e non di genitori troppo pressanti». Ci sono dei momenti della tua carriera che ti sono rimasti nel cuore? «Professionalmente parlando, ricordo con estremo piacere quando nel 2005 ho giocato contro Andy Roddick nel campo centrale di Wimbledon. In quell’occasione ero davvero contento. Del resto non capita a tutti di disputa- re una partita proprio su quel campo. Ho poi un bel ricordo legato ad Arezzo: quando al Palasport “Le Caselle” ho vinto la finale di un cam- pionato italiano contro Federico Luzzi. Due aretini, en- trambi in finale, in un campionato italiano nella pro- pria città». Elettra Fiorini 'DQLHOH %UDFFLDOL un aretino per il mondo Il tennista aretino si racconta dopo un 2011 ricco di soddisfazioni e vittorie A.S.D. Rigutino Volley e BNL Gruppo BNP Paribas, con il patrocinio della Provincia e del Comune di Arezzo, organizzano il II Trofeo TeleThon “Città di Arezzo” di pallavolo femminile, riservato a società partecipanti ai campionati nazionali di Serie B1 e B2 /D PDQLIHVWD]LRQH FKH FRQLXJD LQ PDQLHUD HIタFDFH VSRUW H solidarietà (l’intero ricavato sarà devoluto a TeleThon per VRVWHQHUH OD ULFHUFD VFLHQWLタFD VXOOH PDODWWLH UDUH DYUj OXRJR MARTEDÌ 3 GENNAIO 2012 3DODVSRUW エ0 'キ$JDWDオ /H &DVHOOH con partite alle 11, alle 16 e alle 18

Arezzo Sport 87

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Torna in edicola, dopo una settimana di riposo, Ultimo numero, prima delle vacanze di Natale, di "Arezzo Sport": sfoglia on-line l'inserto sportivo de "Il Settimanale di Arezzo" n. 87, in edicola gratuitamente da Venerdì 23 Dicembre 2011

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Ad Arezzo Daniele Bracciali è un nome ben noto. È uno di quegli sportivi che, dopo aver mosso i pri-

mi passi nella nostra città, ha saputo sfrut-tare il suo talento per fare il grande salto e diventare tennista di fama mondiale.

Il 2011 è stato per Bracciali un anno de-cisamente proficuo: ha permesso il ritorno della Nazionale italiana in Coppa Davis,

ha scalato il ranking mondiale ATP di doppio assestandosi al 30° posto, ha riportato tre vittorie nei tornei ATP di Bucarest, Kitzbuhel ed Hertogenbosh, e appena una decina di giorni fa si è aggiudicato il tricolore con Castellazzo Tennis Club di Parma, laureatosi campione d’Italia.

Nonostante i continui successi che sforna costantemente, il tennista aretino non ha dimenticato le sue origini. Infatti Bracciali continua a collaborare in qualità di consulente tecnico con il Circolo Tennis Giotto che, sportivamente parlando, gli ha dato i natali.

Ripercorriamo rapidamente la sua carriera.«Ho cominciato a giocare a tennis quando avevo sei anni e a dieci ho iniziato

a disputare i primi piccoli tornei in giro per la Toscana. Inizialmente giocavo anche a calcio, uno sport che mi piaceva molto, ma mio padre mi ha poi indirizzato verso il percorso da tennista. A 14 anni sono entrato full time in Federazione, e da lì è venuto tutto da sé. Il primo risultato importante è arri-vato nel 1998 a Wimbledon, poi è arrivato il top 100 nel 2005 e la vittoria del torneo ATP di Casablanca nel 2006. Adesso, in seguito a un infortunio, gioco solo il doppio, ma va bene così.

Del resto andando avanti con l’età è difficile restare a livelli alti in singolo, mentre giocando il doppio ancora posso permettermelo».

Che cos’è che fa la differenza quando si raggiungono certi risultati?«Giocare ad alti livelli è appagante. Dopo tanto tempo in campo mi sono

abituato alla sensazione, e non vi presto nemmeno più una grande attenzione. Il percorso del tennista professionista prevede vari step da percorrere, e la mole di lavoro è ingente. L’importante è non esaltarsi mai troppo.

L’aspetto tecnico e la preparazione atletica contano molto e vanno curati meticolosamente, ma ciò che fa la differenza in un atleta è anche la voglia

che questi ha di soffrire. Sia dal punto di vista personale, perché lo sport ti costringe spesso a stare lontano da casa e vivere in hotel, sia in campo. Talvolta tennisti che giocano benissimo in allenamento non rendono in partita perché la tensione incide nel loro gioco; al contrario, atleti con potenzialità tecniche inferiori raggiungono buoni risultati perché capaci di gestire la propria soffe-renza in campo. Io, da giovane, avvertivo molto di più il peso della tensione, poi, accumulando esperienza, ho iniziato a vivere lo sport come un diverti-mento, ottenendo prestazioni migliori».

In cosa consiste la tua collaborazione con il Tennis Giotto?«Sono consulente tecnico per i ragazzini del settore agonistico. Il lavoro che

svolgo con loro è molto elementare. Chiaramente essendo ancora molto gio-vani, sebbene promettenti, cerco di proporre esercizi semplici che comunque permettano loro di migliorarsi. Ma la prima regola è far sì che si divertano, un fattore molto importante per la loro crescita. Inoltre il tennis, essendo uno sport individuale, ti fa crescere e maturare soprattutto da un punto di vista caratteriale. Oggi ci sono molti giovani che scelgono sport singoli piuttosto che di squadra. L’importante è che sia sempre una loro scelta, e non di genitori troppo pressanti».

Ci sono dei momenti della tua carriera che ti sono rimasti nel cuore?«Professionalmente parlando, ricordo con estremo piacere quando nel 2005

ho giocato contro Andy Roddick nel campo centrale di Wimbledon. In quell’occasione ero davvero contento. Del resto non capita a tutti di disputa-re una partita proprio su quel campo.

Ho poi un bel ricordo legato ad Arezzo: quando al Palasport “Le Caselle” ho vinto la finale di un cam-pionato italiano contro Federico Luzzi. Due aretini, en-trambi in finale, in un campionato italiano nella pro-pria città».

Elettra Fiorini

un aretino per il mondoIl tennista aretino si racconta dopo un 2011 ricco di soddisfazioni e vittorie

A.S.D. Rigutino Volley e BNL Gruppo BNP Paribas, con il patrocinio della

Provincia e del Comune di Arezzo, organizzano il II Trofeo TeleThon

“Città di Arezzo” di pallavolo femminile, riservato a società partecipanti ai

campionati nazionali di Serie B1 e B2

solidarietà (l’intero ricavato sarà devoluto a TeleThon per

MARTEDÌ 3 GENNAIO 2012

con partite alle 11, alle 16 e alle 18

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Più di 70 mila chilometri all’anno, un paio di scarpette nuove ogni 25 giorni e sete inesauribile di vittoria: altro che mamma volante! Per poter parlare del nuovo ta-lento del podismo aretino, dobbiamo rubare l’epiteto a un altro grande dello sport,

il ciclista belga Eddy Merckx detto il “cannibale”. Maria Chiara Parigi, classe 1968, è una di quelle atlete la cui voglia di primeggiare è marchiata irrimediabilmente nel dna. Le due recenti vittorie alla prestigiosa Corsa dell’Olio di Reggello così come alla Firenze-Fiesole-Firenze, sono solo le ultime di una lunga serie.

Una carriera podistica appena agli albori e un appe-tito agonistico che la nostra “mangiasfalto” purosan-gue sembra non aver mai domo.

Maria Chiara, quando hai iniziato col podismo? «La mia avventura è incominciata solo a marzo 2011 per poi passare, alla fine dello stesso

mese, alla G.S Amatori Podistica Arezzo, presieduta da Claudio Viti. Da allora sono costan-temente seguita da persone competenti che mi guidano e consigliano nel migliore dei modi. Mentalmente sono maturata, disciplinando quel “vizio” di dare il cento per cento anche durante le semplici esercitazioni. In pochi mesi ho corso più di 40 gare, molte delle quali veri e propri successi».

Cosa significa per lei lo sport?«Il mio spirito agonistico non è una compensazione per qualche mancanza. Lo faccio perché

mi sento bene, sono me stessa. La vittoria appaga la fatica spesa durante la settimana, e abbassare i tempi gara dopo gara accresce e fortifica la motivazione per migliorare ancora.

Quando gareggio voglio primeggiare. Senza invidia se poi qualcuno è più forte di me. Anzi, è un pungolo per superarmi. Inoltre amo gli sport estremi: se trovassi chi mi sponsorizza farei il giro del mondo a piedi!».

Le gare più sentite? «La Corsa degli Etruschi, dove sono riuscita a primeggiare tra le big del podismo; la corsa a

Sharm El Sheik, per la cornice paesaggistica mozzafiato; al primo posto la Scalata al Castello, la più emozionante e dura, col suo arrivo al fotofinish che mi ha visto vincitrice».

Cosa ti piace di più del nuovo ambiente? «Il clima sereno e gioioso che si è instaurato con tut-

ti i ragazzi. Siamo più di cento iscritti, e tutti amici. Inoltre questa disciplina riesce a coniugare l’attività fi-sica alla riscoperta delle bellezze del territorio, tematica molto sentita dal nostro presidente Viti.

Adesso c’è da pensare alle prossime gare, e spero nel futuro di riuscire ad approdare alle ultra-maratone a livello nazionale. Sempre mantenendo l’equilibrio tra mente e fisico».

Post scriptum: due ore di palestra, un’ora di nuoto, corsa allo Scopetone: questa è la ricetta “defaticante” il giorno dopo la vittoria nella dura gara di Reggello. Giusto per capire con chi abbiamo a che fare.

PALLAVOLO E SOLIDARIETÀ UNITE NEL “II TROFEO TELETHON”

Martedì 3 gennaio, sport e solidarietà si uniscono nel II Trofeo Telethon “Città di Arezzo”, una manifestazione di pallavolo femminile organizzata dal Rigutino Volley e da BNL Gruppo

BNP Paribas, con il patrocinio della Provincia di Arezzo e del Comune di Arezzo. Nel torneo, in programma al Palasport “Mario d’Agata” (Le Caselle), si sfideranno le squadre di B1 e B2 di San Casciano, Pesaro, Montelupo e Castelfiorentino (vincitrice della prima edizione e detentrice del titolo); l’intero ricavato della manifestazione sarà devoluto in beneficenza a Telethon, con lo scopo di sostenere la ricerca scientifica sulle malattie rare. Il programma del trofeo prevede due semifinali al meglio dei cinque set che si svolgeranno contemporaneamente, alle ore 11, alle Caselle e alla palestra della scuola media di Badia al Pino; il pomeriggio la finale per il terzo e quarto posto e la finalissima si giocheranno entrambe alle Caselle, con inizio rispettivamente alle 16 e alle 18. Al termine degli incontri, il Rigutino Volley premierà le migliori atlete e assegnerà il Trofeo Telethon. Marco Cavini

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di Giacomo Belli

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A come Andrea Fini: ai campionati del mondo di pesca, l’aretino ha conquistato un doppio titolo iridato.B come BSC Arezzo: annata storica per il BSC Arezzo, capace di conquistare due titoli italiani nella Serie A di baseball e nell’Under 21 di softball.C come Chimera Nuoto: dal Propaganda (con Elisa Fazzuoli campionessa d’Italia) ai Master (con Stefania Roncolini terza agli Italiani), passando per un florido settore agonistico, la Chimera Nuoto ha conquistato centinaia di medaglie.D come Daniele Bracciali: la Nazionale italiana è tornata in Coppa Davis dopo 11 anni, e tra i protago-nisti dell’impresa c’era anche l’aretino Bracciali (attualmente 30° al mondo nel ranking Atp di doppio).E come Elezioni Comunali: che hanno portato Marco Donati come nuovo assessore allo Sport.F come Francesco Bellacci: il nuotatore ha partecipato con la Nazionale ai Campionati Europei Juniores di Belgrado, e ha conquistato una medaglia d’oro nella staffetta 4x100 Stile libero.G come Giotto: tra i numerosi successi ottenuti dagli agonisti del C.T. Giotto, spicca la vittoria del campio-nato italiano di Pia Cup di Matilde Mariani.H come Hermann di Mauro: maestro dello Zen Shin Club, lui e la sua scuola sono stati scelti dal regista Latteo come protagonisti di un film sulle arti marziali.I come Ilaria Badalotti: l’atleta dell’Arezzo Karate ha vinto ben due titoli italiani, quello individuale e quel-lo a squadre.L come Letizia Marzenta: indossando i colori dell’Audacia Record di Roma, l’atleta si è laureata campionessa d’Italia e d’Europa nel salto con l’asta.M come Marignani: nel Judo Ok Arezzo è stato l’anno dei Marignani: ai Campionati Italiani, Sara ha vinto il bronzo negli Juniores (guadagnando la convoca-zione in Nazionale), mentre Marco l’argento negli Esordienti.N come Nicchi Adriano: storico bis del pugile areti-no, che ha sconfitto Annunziata e ha conquistato il secondo titolo italiano consecutivo.O come Orlando Fiordigiglio: dalla Boxe Calamati, sta emergendo questo pugile che è stato capace di chiudere imbattuto la propria stagione.P come Polisportiva Stella Azzurra: è nata la pri-ma scuola calcio femminile della provincia di Arezzo: a novembre le Esordienti hanno conquistato la pri-ma vittoria in campionato contro i coetanei maschili dell’Olmoponte.

: nel loro decimo campionato di Serie A, si è fermata ai quarti di finale la rincorsa alla scudetto dei Lions Hockey.

: Sofia Roselli è stata l’unica toscana a partecipare ai Campionati Italiani Junior di Ginnastica Ritmica: è la porta-colori di una società, la Falciai, che si sta mettendo in luce con numerose atlete.S come Scuola Basket Arezzo: oltre ai successi del settore giovanile (tra cui spiccano la vittoria al Trofeo Guidelli dell’Under 14 o l’attuale primato dell’Under 19 Elite), la prima squadra è stata promossa in Serie C.T come Triplo Salto di Benedetta Cuneo: con un salto di 12 metri, Cuneo, oltre a stracciare il primato toscano, è diventata campionessa d’Italia Cadette nel Salto triplo.

: ai Campionati Nazionali Uisp, la Volley 88 ha vinto due titoli italiani con le squadre Under 18 e Under 14.V come Visibelli Anna: ai Campionati Italiani Juniores, Visibelli ha centrato un bell’argento nel salto in lungo.Z come… “Zorro”: è stata una stagione di grandi risultati per il Circolo Schermistico Aretino. Il principa-le? Quello di Camilla Rossi, campionessa italiana di Fioretto nelle Bambine.

Un 2011 di titoli del Mondo,

d’Europa e d’Italia…Dalla A alla Z, l’alfabeto dell’ultimo anno

di sport aretino di Marco Cavini

Nella colonna qui sopra, dall’alto verso il basso:

Giotto

del campionato di Serie A

Aretino

Nella colonna qui sotto, dall’alto verso il basso:

Nuoto

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Vestiti, effetti personali e soprattutto un paio di scarpe da calcio e tante motivazioni. È facile

immaginare cosa c’era dentro la valigia di Matteo Fabbri, in viaggio in una torrida giornata di agosto da New York verso l’Italia, verso Arezzo, verso un sogno.

Tutto per un provino di calcio, per giocar-si le proprie carte, entrare a far parte della squadra juniores dell’Atletico Arezzo, e ini-ziare un avventura sportiva dal sapore particolare: quella del ritorno a casa. Perché l’arrivo ad Arezzo, per Matteo (nato a New York diciotto anni fa e di famiglia aretina) si è trattato prima di tutto di un ritorno alle origini, tra le braccia dei propri nonni che adesso lo ospitano e lo incitano nella propria avventura calcistica.

In questi primi mesi Matteo si è ambientato subito nella città che considera sua, perché orgoglioso delle sue origini: «Mi sono sentito subito a mio agio, sia nella squadra sia nella città che considero mia. Mi è sempre piaciuta la mia parte “italiana” e qui c’è la mia famiglia, a cui ten-go molto. Sono molto legato alle mie origini».

Un trasferimento in controtendenza il suo, dalla metropoli alla provincia, in un epoca dove tendenzialmente avviene il contrario, ma ciò non lo ha spaventato, anzi, gli ha permesso di assapo-

rare esperienze che forse noi italiani (e aretini) diamo troppo per scontate: «Qui ad Arezzo c’è un modo diverso di vivere. Mi piace molto l’idea di camminare, di uscire per il centro storico. In America ci limitiamo ad andare in grandi centri commerciali che noi chiamiamo Malls e abbiamo uno stile di vita votato a correre sempre».

Arezzo come città d’origine. Arezzo come punto di svolta per Matteo: «Voglio arrivare a giocare in prima squadra, per rendere orgoglioso mio padre e dimostrare di essere degno della ma-glia che indosso: la maglia della mia città».

Tra l’altro è entrato a far par-te di un gruppo vincente, che sta guidando il proprio campionato con cinque punti di vantaggio sul Derruta, secondo in classifica. Non poteva iniziare meglio questa av-ventura. Avventura che magari un giorno lo porterà a vestire la maglia del Milan: «Il Milan è il mio grande sogno. Sono cresciuto guardando le sue vittorie e ammirando le gesta di due campioni in particolare: Nesta, un grande esempio, e Gattuso, che ammiro per la sua devastante forza mentale».

Matteo sogna. Matteo corre, proprio come fa Gattuso ogni volta che entra in campo. Fa sa-crifici, lui che si faceva oltre duecento chilometri giornalieri (sì, avete letto bene) per giocare nei New York Cosmos. Perché per vincere e realizzare i propri sogni, non bisogna mai mollare nemmeno un centimetro e andare avanti a testa bassa: come diceva Jim Morrison, “a volte il vincitore è un sognatore che non ha mai mollato”.

Omero Ortaggi

Un americano... ad Arezzo

Propaganda e Agonistica sono i due settori in cui si divide l’attività sportiva della Chimera Nuoto: nel

primo i bambini e i ragazzi apprendono le tecniche del nuoto, nel secondo diventano veri e propri nuotatori orientati esclusivamente verso la gara.

L’attività del Propaganda, curata dagli allenatori Alberto Bertuccini, Angelo Solis Herrera e Lucia Moccia, mira all’apprendimento delle basi del nuoto sportivo: gli atleti vengono preparati a 360 gradi, insegnando loro non solo la semplice attività natatoria, ma anche tutte le fasi e le tecniche che po-tranno poi utilizzare in gara (partenze, virate, arrivi…). In questa categoria, rivolta a bambini e ragazzi dai 5 ai 17 anni, la frequenza e l’impegno diven-tano superiori rispetto alla scuola nuoto, variando da un minimo di 3 allena-menti settimanali fino a un massimo di cinque. «Non tutti gli atleti passano dal Propaganda all’Agonistica – spiega il direttore tecnico Marco Magara. – Questa distinzione permette di dividere il settore in due ulteriori segmenti, la

Preagonistica e il Propaganda vero e proprio, due attività indirizzate verso fini diversi: il primo orienta all’attività agonistica, il secondo alla pratica sportiva amatoriale. Esiste un campionato provinciale che la Chimera Nuoto sta vincendo consecutivamente da sette anni, con successi che arrivano

sia per la qualità delle nostre metodologie di insegnamento, che per-mettono di raggiungere risultati anche con bambini piccolissimi. Per il 2012, puntiamo ad ampliare ulteriormente il numero di atleti, arrivando fino a 100 elementi».

L’Agonistica è un altro settore in forte crescita, sia qualitativa che nume-rica: con i suoi 50 atleti, la Chimera Nuoto si sta mettendo in luce conqui-stando medaglie e ottimi piazzamenti nei principali meeting regionali e na-

zionali. Gli Agonisti, divisi tra Esordienti (allenati da Elisabetta Alessandrini e Lorenzo Batti) e Categoria (allenati da Marco Licastro e Marco Magara), si allenano tutti i giorni della settimana, e con impegno e costanza stanno lavoran-do per migliorare i loro tempi.

«L’obiettivo primario degli Agonisti è di far bene ai Campionati Toscani – conclude Magara. – In questa sta-

gione stiamo lavorando intensamente per abbassare i nostri tempi e per rientrare nei limiti per partecipare anche ai campio-nati italiani».

L’attività Propaganda e Agonistica si svolge presso il Centro Sport Chimera: per ulteriori informazioni, rivolgersi alla Segreteria del Palazzetto o chiamare o scrivere un sms a Marco Magara al 347/42.49.641.

GLI ATLETI DI PROPAGANDA E AGONISTICA

FANNO GRANDE LA CHIMERA NUOTO

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