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ARCIDIOCESI DI TRENTO VEGLIA DI PREGHIERA PER LE VITTIME DEI VIAGGI DELLA SPERANZA E PER I CREDENTI CHE SUBISCONO PERSECUZIONI CATTEDRALE DI TRENTO 23 SETTEMBRE 2016

ARCIDIOCESI DI TRENTO...O Signore fa’ di me uno strumento, fa’ di me uno strumento della tua pace, dov’è odio che io porti l’amore, dov’è offesa che io porti il perdono,

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ARCIDIOCESI DI TRENTO

VEGLIA DI PREGHIERA

PER LE VITTIME DEI VIAGGI DELLA SPERANZA

E PER I CREDENTI CHE SUBISCONO

PERSECUZIONI

CATTEDRALE DI TRENTO

23 SETTEMBRE 2016

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Canto d’inizio

O Signore fa’ di me uno strumento,

fa’ di me uno strumento della tua pace,

dov’è odio che io porti l’amore,

dov’è offesa che io porti il perdono,

dov’è dubbio che io porti la fede,

dov’è discordia che io porti l’unione,

dov’è errore che io porti verità,

a chi dispera che io porti la speranza.

Dov’è errore che io porti verità,

a chi dispera che io porti la speranza.

O Maestro dammi tu un cuore grande,

che sia goccia di rugiada per il mondo,

che sia voce di speranza,

che sia un buon mattino

per il giorno di ogni uomo.

E con gli ultimi del mondo sia il mio passo

lieto nella povertà, nella povertà.

O Signore fa’ di me il tuo canto,

fa’ di me il tuo canto di pace;

a chi è triste che io porti la gioia,

a chi è nel buio che io porti la luce.

È donando che si ama la vita,

è servendo che si vive con gioia,

perdonando che si trova il perdono,

è morendo che si vive in eterno.

Perdonando che si trova il perdono,

è morendo che si vive in eterno

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V. Nel nome del Padre…

La misericordia di Dio nostro Padre, la compassione di Gesù

Cristo e la consolazione dello Spirito Santo siano con quelli

che patiscono ingiustizia e con tutti voi.

T. E con il tuo spirito.

V. A Dio, fonte della vita e della pace, offeso per le ingiustizie e

le violenze subite da tanti suoi figli, chiediamo misericordia e

perdono: per noi e per il mondo intero.

L. Signore, che hai voluto ogni donna e ogni uomo a tua

immagine e somiglianza, perdona coloro che, per interesse,

sfruttano e provocano la morte di tanti loro fratelli.

Cantore: Kyrie eleison Kyrie eleison Kyrie eleison.

Coro e Assemblea: Kyrie eleison Kyrie eleison Kyrie eleison.

L. Cristo, Testimone fedele e Primogenito di tutti i martiri, perdona

coloro che in nome di Dio perseguitano e uccidono i credenti.

Cantore: Christe eleison Christe eleison Christe eleison

Coro e Assemblea: Christe eleison Christe eleison Christe

eleison

L. Signore, che ci vuoi solidali e responsabili gli uni degli altri,

perdona la nostra indifferenza per le vittime di tante ingiustizie e

tragedie del mondo d’oggi.

Cantore: Kyrie eleison Kyrie eleison Kyrie eleison.

Coro e Assemblea: Kyrie eleison Kyrie eleison Kyrie eleison

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V. PREGHIAMO

Dio della Pace e della Giustizia, che fai sorgere il sole sui giusti e

sugli ingiusti, guarda con misericordia i tuoi figli che lasciano le

loro terre per le guerre e le persecuzioni. Accogli nel tuo Regno

di Luce coloro che hanno perso la vita nel buio dell’odio e

dell’indifferenza e illumina col tuo Santo Spirito le coscienze di

tutta l’umanità, perché si faccia promotrice di fratellanza e

solidarietà per una civiltà fondata sull’amore e sulla Pace.

Per Cristo nostro Signore.

Amen

IN ASCOLTO

1. I profughi e le vittime dei viaggi della

speranza

Dal libro delle Lamentazioni (5,1ss; 3,22.26)

Ricòrdati, Signore, di quanto ci è accaduto, guarda e considera

la nostra umiliazione.

La nostra eredità è passata a stranieri, le nostre case a estranei.

Orfani siamo diventati, senza padre, le nostre madri sono come

vedove.

Con un giogo sul collo siamo perseguitati, siamo sfiniti, non c’è

per noi riposo.

Schiavi comandano su di noi, non c’è chi ci liberi dalle loro mani.

A rischio della nostra vita ci procuriamo il pane, minacciati dalla

spada del deserto.

La nostra pelle si è fatta bruciante come un forno a causa degli

ardori della fame.

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Hanno disonorato le donne, i capi sono stati impiccati dalle loro

mani,

i volti degli anziani non sono stati rispettati.

La gioia si è spenta nei nostri cuori, si è mutata in lutto la nostra

danza.

Per questo è diventato mesto il nostro cuore,

per tali cose si sono annebbiati i nostri occhi.

Ma tu, Signore, rimani per sempre, il tuo trono di generazione in

generazione.

Perché ci vuoi dimenticare, ci vuoi abbandonare per lunghi

giorni?

Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue

misericordie.

È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore.

Parola di Dio

***

Speranza (la chiameremo così per non rivelare il suo vero nome di rifugiata) è una giovane eritrea di 24 anni. Diceva di non voler più vedere il mare, dopo che la vecchia barca con la quale era partita dalla Libia è naufragata in prossimità di Lamepedusa il 3 ottobre 2013, causando 368 morti e solo 155 sopravvissuti. «Non volevo mai più vedere il mare. Poi ho realizzato quanto fosse importante per me essere lì per la commemorazione di quell’evento un anno dopo. Ringrazio Dio perché sopravvivere al 3 ottobre per me è stato come nascere una seconda volta». Speranza ha lasciato l’Eritrea nel 2012 per fuggire alla leva militare obbligatoria. Non ha potuto nemmeno dire addio alla sua famiglia. È partita insieme alla sua migliore amica Senait: speravano di raggiungere l’Europa e la salvezza. Hanno impiegato un anno e mezzo per raggiungere le coste della Libia. Sono passate per il Sudan, hanno attraversato il Sahara a bordo

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di pick-up affollati, vendute di trafficante in trafficante lungo il tragitto. Speranza ricorda che spesso venivano minacciate e colpite, molte donne sono state violentate. Alcuni dei loro compagni di viaggio sono morti per la sete e lo sfinimento. Dopo essere sopravvissute a tutto questo, una volta raggiunta la Libia hanno deciso che non potevano tornare indietro. «Sapevo che il mare era pericoloso. Avevo sentito molte storie terribili, ma non avevo altra scelta». Le due amiche eritree si sono imbarcate vicino Tripoli il 2 ottobre del 2013. Dopo 24 ore in mare, finalmente, alle 4 del mattino, hanno visto le luci di Lampedusa. A un certo punto qualcuno ha dato fuoco a una coperta per attirare l’attenzione delle barche vicine. Ma questo gesto ha sparso il panico a bordo e i profughi si sono ammucchiati su un lato della barca per sfuggire alle fiamme. Il barcone ha cominciato ad imbarcare acqua ed è affondato. Molti dei sopravvissuti si trovavano sul ponte, mentre molte donne e bambini erano sottocoperta e non hanno fatto in tempo a scappare. Speranza racconta di essersi aggrappata alla barca, per poi abbandonarsi alle onde. E’ felice di essere viva, ma devastata per coloro che sono morti in mare.

***

Thamer e Thayer, sono due fratelli provenienti dalla Siria. Là, prima della violenza e degli spargimenti di sangue, i fratelli vivevano in una piccola comunità; “serena”, come la descrivono loro. La vita era semplice e le strade sicure e pulite. Poi la guerra scoppiò, Thamer e Thayer furono tra i milioni di siriani a fuggire. «Molte persone hanno scelto di non uccidere e di non essere uccise, così hanno deciso di partire», raccontano. La loro prima tappa fu la Libia, dove sperarono di poter iniziare una nuova vita. Ma quando la situazione iniziò a deteriorarsi nel paese, il loro

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mondo crollò ancora una volta. Senza alternative, i fratelli presero una decisione disperata. Stavano rischiando tutto – comprese le loro vite – ma lontani da casa, con un futuro sempre più oscuro davanti a loro, non avevano nulla da perdere. La notte stava calando quando raggiunsero di nascosto la costa. Insieme ad altre centinaia di richiedenti asilo disperati, e dopo aver pagato 2mila dollari a testa, salirono a bordo di un’imbarcazione e partirono verso l’Italia, pregando per un tragitto sicuro. Nessuno aveva garantito loro che sarebbero arrivati in Europa vivi. Sapevano che la possibilità che la barca si capovolgesse era reale. Ma non si sarebbero mai aspettati delle pallottole. Da qualche parte nelle vicinanze, i miliziani aprirono il fuoco contro la barca… Thamer e Thayer si aggrapparono l’uno all’altro nella confusione. L’acqua iniziò a salire, la sentirono alle caviglie. Durante le dieci ore successive l’acqua continuò a riempire l’imbarcazione fino a farla ribaltare. I più vicini ai motori rimasero uccisi all’istante; gli altri furono scagliati tra le onde gelide. I due fratelli hanno visto molti dei compagni di viaggio morire. «C’era una donna incinta, con accanto un figlio, bambino», mormora Thayer. «Sono morti. Il cadavere del figlio galleggiava sull’acqua», racconta il giovane chiudendo gli occhi al ricordo. Quando alla fine i soccorsi arrivarono, fu troppo tardi per tanti. Thamer e Tahyer sono due dei fortunati sopravvissuti. «Vogliamo andare avanti», dice Tahyer. Lui e suo fratello pregano per avere l’occasione di ricominciare.

(da Le storie UNHCR)

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Dal discorso di Papa Francesco a Lampedusa (8 luglio 2013)

«Adamo dove sei?, Dov’è il tuo fratello?, sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: Chi di noi ha pianto per fatti come questi? Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulle barche? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere!»

Preghiera

Tutti

Signore Dio nostro,

che hai conosciuto l’amarezza dell’esilio e l’abbandono,

disponi sempre il nostro cuore all’accoglienza.

Tu, o Dio, Dio misericordioso, che ci apri le porte del tuo

cuore,

rendici aperti e generosi, pronti a mettere da parte gli

individualismi

in un mondo indifferente e arido.

Tu sei Padre di tutti e tutti hai come tuoi figli:

Padre del debole e del povero,

del dimenticato da tutti, del migrante e del rifugiato,

aiutaci a superare il vuoto di un benessere ricco di tante

cose,

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ma povero di amore.

Nelle tue mani affidiamo i nostri fratelli, profughi o immigrati,

vittime nelle acque fredde dei nostri mari.

Perdonaci se la nostra povertà e avidità ci rendono ciechi

e indifferenti,

se non riusciamo a scorgere il tuo volto nel loro.

Per loro ti preghiamo e per tutti i morti nei viaggi della

speranza,

protesi verso un mondo di pace e di benessere.

A tutti loro chiediamo perdono per la nostra indifferenza

e per il nostro perbenismo.

Aiutaci, Signore, a rendere questo nostro mondo

più umano e fraterno.

Amen.

Canto (nel frattempo si raccoglie la Colletta, corrispettivo del digiuno,

destinata alle popolazioni dei campi profughi del Medio Oriente)

Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenta il tuo custode. Non si addormenta, non prende sonno, il custode d’Israele. Rit. Il Signore ti protegge da ogni male, Egli protegge la tua vita. Il Signore veglia su di te, quando esci e quando entri …il Signore veglia su di te, da ora e per sempre.

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2. I perseguitati per la Fede e la giustizia

Disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che

prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo

amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo,

ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.

Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più

grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me,

perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola,

osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a

causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha

mandato. Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal

Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà

testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché

siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché

non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe;

anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere

culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il

Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando

verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

(Gv 15,18-21;16,1-4)

***

PAKISTAN. Era il 4 novembre 2014 quando Shehzad e Shama sono stati presi da una folla di almeno 400 musulmani, picchiati con bastoni, legati con una corda a un trattore, trascinati lungo una strada piena di pietre e sassi, cosparsi di benzina e gettati in una fornace

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per cuocere i mattoni, dove sono bruciati vivi. La coppia cristiana, che lavorava in una fabbrica di mattoni nel villaggio Chak 59, aveva quattro figli. Shama (che era incinta di quattro mesi) è stata accusata di blasfemia per aver bruciato una pagina del Corano. Per questo un gruppo di estremisti ha ordinato loro di pentirsi e convertirsi all’islam. Quando i due cristiani si sono rifiutati, tre imam dei villaggi vicini hanno radunato tutti i musulmani con gli altoparlanti posti sui minareti delle moschee incitandoli alla vendetta. Una folla inferocita «con gli occhi iniettati di sangue», secondo i testimoni, li ha presi e li ha bruciati vivi. Tre imam e 106 persone sono state denunciate per l’omicidio. Il capo del distretto di polizia di Kasùr ha dichiarato: «Shama non ha mai commesso blasfemia».

***

NIGERIA. La Domenica 23 novembre 2014 i terroristi islamici di Boko Haràm hanno attaccato per la seconda volta il villaggio cristiano di Attagàra, nel nord della Nigeria. Appena li ha visti arrivare, Hassàn, un bambino cristiano di appena tre anni, è scappato ma i miliziani l’hanno bloccato. Gli hanno ordinato di consegnare la Bibbia che teneva in mano, ma lui si è rifiutato. Allora gliel’hanno strappata di mano e l’hanno gettata in un rogo acceso lì vicino. Hassan è corso vicino al fuoco per recuperarla con un bastone e un membro di Boko Haràm, per impedirglielo, l’ha colpito alla testa con il calcio del kalàshnikov e l’ha spinto dentro il fuoco. Racconta un testimone: «Non soddisfatto, gli ha calpestato la testa con lo stivale per premerlo dentro le fiamme, mentre gli altri miliziani insultavano il bambino chiamandolo “infedele ostinato”». Hassàn ha riportato gravi ustioni al volto ma è sopravvissuto.

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IRAQ. «Sono nata cristiana e se per questo dovrò morire, preferisco morire cristiana». Così Khirìa Al-Kas, 54 anni, cristiana irachena di Qaraqòsh, fuggita dallo Stato islamico in Kurdistan, ha risposto agli islamisti che volevano costringerla ad abiurare. Quando lo Stato islamico è entrato in città, le hanno subito ordinato di convertirsi e quando lei si è rifiutata, l’hanno imprigionata per 10 giorni insieme ad altre 46 donne. Tutte venivano frustate «ma nessuna si è convertita all’Islàm». Lei affrontava così i terroristi: «Ho risposto loro che preferivo morire cristiana e poi ho citato il Vangelo di san Matteo, là dove Gesù dice: “Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”». Un giorno, frustandola, le hanno detto: «Convertiti o ti faremo ancora più male». E Khirìa: «Sono una donna vecchia e malata. Non ho figlie o figli che possano incrementare il numero dei musulmani o seguirvi; che vantaggio ne avrete se mi convertirò?». L’ultimo giorno prima di liberarla «un terrorista mi ha premuto la spada sul collo davanti a tutte le altre e mi ha detto: “Convertiti o sarai decapitata”. Io gli ho risposto: “Sarò felice di essere una martire”». Khirìa è stata allora derubata di tutto quello che aveva, compresi i soldi messi da parte per un’operazione al rene, e rilasciata. Il 4 settembre le è stato permesso di scappare e ha così potuto raggiungere gli altri sfollati cristiani ad Ankàwa, insieme al marito e due altre donne.

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Canto:

Chi ci separerà dal suo amore? La tribolazione, forse la spada? Né morte o vita ci separerà dall’amore in Cristo Signore Chi ci separerà dalla sua pace, la persecuzione, forse il dolore? Nessun potere ci separerà da Colui che è morto per noi. Chi ci separerà dalla sua gioia, chi potrà strapparci il suo perdono? Nessuno al mondo ci allontanerà dalla vita in Cristo Signore.

***

Riflessione del Vescovo

***

Vescovo

O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e

dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per

amore e dell’egoismo estremo per stoltezza, strumento di

morte e via di risurrezione, segno dell’obbedienza ed

emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e

vessillo della vittoria.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle

nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati

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e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio

vigliacco.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei volti dei

bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che

fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano

che la morte e tanti Pilati con le mani lavate.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei

fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche

religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per

giustificare le loro inaudite violenze.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei potenti e nei

venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre

con il sangue innocente dei fratelli e danno ai loro figli da

mangiare il pane insanguinato.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro

Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile

cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e

narcotizzata.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volontari che

soccorrono generosamente i bisognosi e i percossi.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei perseguitati

per la loro fede che nella sofferenza continuano a dare

testimonianza autentica a Gesù e al Vangelo.

In te Santa Croce vediamo Dio che ama fino alla fine, e

vediamo l’odio che spadroneggia e acceca i cuori e le

menti di coloro preferiscono le tenebre alla luce.

O Croce di Cristo, Arca di Noè che salvò l’umanità dal

diluvio del peccato, salvaci dal male e dal maligno! O

Trono di Davide e sigillo dell’Alleanza divina ed eterna,

svegliaci dalle seduzioni della vanità! O grido di amore,

suscita in noi il desiderio di Dio, del bene e della luce.

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O Croce di Cristo, insegnaci che l’alba del sole è più forte

dell’oscurità della notte.

O Croce di Cristo, insegnaci che l’apparente vittoria del

male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla

certezza della Risurrezione e dell’amore di Dio che nulla

può sconfiggere od oscurare o indebolire. (Papa Francesco –

Venerdì Santo 2016)

Tutti: Amen!

Vescovo

Eleviamo ora al Padre, per noi e per tutti, la preghiera che il

nostro Salvatore Gesù ci ha consegnato.

PADRE NOSTRO…

Benedizione

Dio, Padre di tutti, che ha a cuore la sorte dei diseredati e

degli oppressi, vi faccia crescere nella solidarietà operosa

e nella carità.

Amen

Cristo Gesù, Testimone fedele della compassione di Dio, vi

renda attenti e sensibili alle sofferenze di tutti i perseguitati.

Amen

Lo Spirito Paràclito, sostegno e vigore di quanti

testimoniano il Vangelo a caro prezzo, vi conceda di

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imparare dall’esempio dei martiri a vivere con coerenza la

vostra Fede.

Amen

E la benedizione di Dio onnipotente, Padre + e Figlio – e

Spirito Santo, scenda su voi e con voi rimanga sempre.

Amen

Preghiera a Maria

Tutti:

Aiutaci, o dolce Vergine Maria, a dire:

ci sia Pace per il nostro povero mondo.

Tu che fosti salutata dallo Spirito della Pace, ottieni Pace per noi.

Tu che accogliesti in te il Verbo della Pace, ottieni Pace per noi.

Tu che ci donasti Gesù, Principe della Pace, ottieni Pace per noi.

Tu che sei vicina a Colui che riconcilia

e dici sempre sì a Colui che perdona, ottieni a noi la Pace.

Colomba di dolcezza tra gli avvoltoi dei popoli, noi aspiriamo

alla Pace.

Ramoscello di ulivo, che germoglia nelle foreste bruciate dei

cuori umani,

noi abbiamo bisogno di Pace.

Perché siano finalmente liberati i prigionieri,

gli esiliati ritornino in patria, tutte le ferite siano risanate,

ottieni per noi la Pace.

Per l’angoscia degli uomini ti chiediamo la Pace.

Per i bambini che dormono nelle loro culle, ti chiediamo la Pace.

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Per i vecchi che vogliono morire nelle loro case, ti chiediamo la

Pace.

Madre dei derelitti, nemica dei cuori di pietra,

stella che risplendi nelle notti dell’assurdo, ti chiediamo la Pace.

Maria, Regina della Pace,

prega per noi.

Canto

Madre della speranza, veglia sul nostro cammino, guida i nostri passi verso il Figlio tuo, Maria! Regina della pace, proteggi il nostro mondo: prega per questa umanità, Maria, Madre della speranza Madre della speranza. Docile serva del Padre, piena di Spirito Santo umile Vergine Madre del Figlio di Dio! Tu sei la Piena di Grazia, scelta fra tutte le donne, Madre di misericordia, Porta del Cielo. Noi che crediamo alla vita, Noi che crediamo all’amore, Sotto il tuo sguardo mettiamo il nostro domani. Quando la strada è più dura, quando più buia è la notte, Stella del giorno, risplendi sul nostro sentiero!

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ARCIDIOCESI DI TRENTO

Ciclostilato uso interno

Stampato su carta ecologica