Anche gli spiriti danzano

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Antichissima e piena di mistero, la terra d'Africa custodisce leggende suggestive che ci riportano a un mondo lontano, pieno di saggezza e profondamente legato ai ritmi della natura. A quel mondo si ispira questa raccolta di storie che, al suono della valiha e del balafon, antichi strumenti che ricordano il canto degli uccelli, ci fa assaporare il senso del magico ancora presente in quella terra, minacciosa e accogliente al tempo stesso.

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  • 5/26/2018 Anche gli spiriti danzano

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    EmanuelaNava

    Racconti dAfrica

    ANCHE GLI

    SPIRITI DANZANO

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    I magnifici

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    assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale diquesto libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.

    Editor:Patrizia CeccarelliRedazione:Emanuele Ramini

    Ufficio stampa:Salvatore Passaretta

    Team grafico:Letizia Favillo

    IaEdizione 2011

    Ristampa

    7 6 5 4 3 2 1 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012

    Tutti i diritti sono riservati

    2011

    Raffaello Libri SrlVia dellIndustria, 2160037 - Monte San Vito (AN)www.raffaelloeditrice.itwww.grupporaffaello.it

    e-mail: [email protected]

    http://www.ilmulinoavento.itPrinted in Italy

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    Emanuela Nava

    Anche gli spiriti danzanoRacconti dAfrica

    Illustrazioni di

    Monica Rab

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    Mi chiamo Maini, ho tredici anni e cerco ma-

    rito. Voglio un marito bello con in bocca parole

    ardenti come il sole di marzo, voglio un marito

    allegro con i denti lucenti come lune, voglio un

    marito ricco con dieci buoi grassi nella stalla, ho

    esclamato, poi sono andata nella capanna.

    una capanna grande con il tetto di paglia e imuri fatti con la terra, lo sputo e lo sterco di vacca.

    Mia mamma e le altre donne del villaggio lhan-

    no decorata allesterno con la terra rossa e lo zol-

    fo giallo. Sono disegni di fertilit e buon augurio:

    accanto alla porta c il dipinto di un coccodrillodalla coda lunga.

    qui che abito da due mesi.

    Quando sono entrata ero magra come lo spirito

    del vento. Ora assomiglio allo spirito del baobab,

    che grosso e potente. E nessuno pu abbatterlo.

    Maini cerca marito

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    S, adesso sono grassa e forte.

    una giornata calda oggi. Le cicale frinisco-

    no come matte e anchio batto forte sul tamburoil mio canto damore. Ho un lungo drappo che

    mi copre il viso e il corpo: lo indosso quando le

    donne della mia famiglia entrano a portarmi da

    mangiare e ridono come pazze, perch pensano

    che sia ancora magra come una nuvola della sta-

    gione secca.

    Invece adesso sono grassa, grassissima. Pi

    grassa divento, pi bella sar. Mangio tutti i gior-

    ni sadza*e pesce piccante. il peperoncino che

    scalda la pancia e il cuore. Con la pancia dovr

    fare molti bambini, con il cuore dovr battere iltamburo dellamore.

    TATAMTATAM, suono e aspetto. Fra un mese usci-

    r dalla capanna e conoscer i miei pretendenti.

    Saranno molti gli uomini che mi vorranno. Sen-

    tono come suono e in mio onore gi si spalmanosul corpo burro e ocra, gi indossano sul capo gli

    ornamenti rituali.

    - Io ho dieci capre - dir uno.

    - Io cinque mucche e due tori - dir un altro.

    * Per questa e le altre parole in corsivo, rimandiamo al glossario di pagina 130.

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    - Io una mandria intera - dir un terzo, e non

    pronuncer il numero delle bestie perch sapr di

    essere il migliore.Sar allora che si riunir il consiglio degli an-

    ziani per scegliermi il marito. Se lui sar ricco e

    saggio, la mia famiglia ricever una grossa dote.

    Ma se io manger molto e diventer la pi bella

    ragazza del paese, mio marito sar ricco, saggio

    e anche giovane. E io sar la sua prima moglie. E

    se un giorno lui vorr sposarsi di nuovo, non mi

    comporter come certe prime mogli che gridano

    come babbuini e trattano le altre come muli. Trat-

    ter bene la seconda moglie, sar gentile con lei,

    perch bello avere unamica con cui dividere i di-fetti del marito, che, lo sanno tutte le donne, sono

    sempre troppi.

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    Un uomo che aveva una sola figlia voleva co-

    struire una barca.

    Se avessi cinque figlie, avrei cinque generi

    pronti ad aiutarmi! pens. Cos and al mercato

    e ferm i cinque giovani pi robusti che vide.

    - Volete sposare le mie figlie? - chiese. - Sono

    belle e sanno cucinare. Se verrete domani mattinaa casa mia, non sarete delusi.

    Il giorno dopo tutto era pronto. Un grosso tron-

    co aspettava sulla spiaggia e luomo aveva gi ra-

    dunato gli attrezzi che occorrevano.

    Quando i cinque giovanotti si presentarono,luomo offr loro un piatto di riso.

    - Mangiate. Le mie figlie sono andate a prendere

    lacqua al fiume.

    Poi offr qualche pesce.

    - Saziatevi. Il fiume lontano.

    Luomo con una sola figlia

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    Appena i cinque scapoli furono ristorati, luomo

    disse:

    - Aiutatemi a costruire una barca. Le vostre mo-gli si sono recate oltre le colline: l che scorre il

    fiume.

    I giovani, che erano possenti e infaticabili, aiu-

    tarono luomo e, prima del tramonto, costruirono

    una piroga con il bilanciere e la vela quadrata, che

    avrebbe potuto affrontare anche il mare in tempe-

    sta.

    Allora luomo torn a casa.

    - Presto! - ordin alla sua unica figlia. Corri a

    prendere lasino, il maiale, il gallo e il bue.

    Quando la ragazza torn dal padre con gli ani-mali, luomo si sedette accanto al focolare e inizi

    a suonare il violino: muoveva piano larchetto e

    intanto invocava laiuto dei Vazimba, gli spiritelli

    che rubano i capelli:

    FATELAMAGIA, VAZIMBA,

    FATELAMAGIA,

    HOQUATTROANIMALI,

    MAMIOCCORRONOQUATTROFIGLIEFEMMINE.

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    Fu cos che, al suono lieve della musica, gli spi-

    ritelli tramutarono gli animali in quattro bellissi-

    me ragazze.Luomo allora condusse le cinque figlie ai cin-

    que pretendenti e le diede loro in moglie.

    Si narra che da quelle unioni nacquero molti

    figli. Ma una sola famiglia era composta da esse-

    ri umani, le altre quattro erano formate da esseri

    met umani, met bestie. E questo spiega perch

    ogni giorno ci siano cos tanti uomini che si com-

    portano come asini, maiali, galli o buoi.

    Ma luomo con una figlia sola non pens mai

    al danno che aveva fatto. Alla mattina andava apescare e alla sera si addormentava sotto le stelle.

    Allora arrivavano i Vazimba e gli sputavano un po

    di saliva sulla testa. E a ogni sputo, luomo perde-

    va qualche capello, che gli spiritelli raccoglievano

    e legavano alle loro chiome. questo quello che i Vazimba pretendono dagli

    uomini, quando esaudiscono un loro desiderio.

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    Caro Paolo,

    a Cape Maclear il lago trasparente e se ti spor-

    gi da una roccia puoi vedere i pesci colorati che

    nuotano vicino agli scogli.

    Sono cos tanti e cos variopinti che un bianco

    di nome Tom ha costruito delle grandi vasche a unchilometro dalla spiaggia e ora vende i pesci del

    lago Malawi ai bianchi di tutto il mondo. Mi han-

    no detto che in certe case, i ricchi hanno un ac-

    quario di vetro. un acquario grande con i pesci,

    le rocce e le alghe, ma non ci sono i coccodrilli,neanche quelli appena nati.

    Invece, di coccodrilli, qui nel lago Malawi ce ne

    sono cos tanti che se qualcuno fa il bagno dove

    crescono le canne alte rischia di essere divorato.

    Io, il bagno, lo faccio solo dove ci sono le rocce,

    Il sugo di moscerini

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    e lacqua trasparente fino al tramonto. scritto

    sul grande cartello del campeggio.

    VENITEACAPEMACLEAR,ILLAGOSEMBRAUNMARE, CONIPESCITROPICALIELE

    SPIAGGEDISABBIACHIARA.

    Ma non scritto che ci sono anche le scimmie,

    quelle piccole dal manto grigio, e i babbuini ladri,

    che, appena ti giri, ti rubano tutto, anche la ma-

    glietta o il pesce che hai messo ad essiccare.

    Io ho una maglietta verde con un bel veliero sul

    petto, con le vele gonfie e il timone a ruota. Me

    lha regalata una donna italiana che lanno scorso

    passeggiava sulla spiaggia del campeggio. Lho sa-

    lutata e le ho chiesto se voleva che la mia mammale lavasse i vestiti.

    - La mia mamma ha il ferro a carbonella per

    stirare - le ho detto.

    Ma lei stava per tornare in Italia.

    - Parto domani - mi ha risposto.E siccome aveva voglia di giocare, abbiamo

    costruito insieme un castello di sabbia sulla

    spiaggia.

    Quando stavo per andarmene, e avevo anche un

    po di fretta perch stava tramontando il sole ed

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    erano i giorni della luna scura, lei mi ha detto che

    se volevo mi poteva adottare.

    Cos la settimana dopo arrivato un prete gras-so che si chiama Kimu: gli manca un dente davan-

    ti, ma quando ride sembra il sole di mezzogiorno.

    Si sono messi daccordo, lui e la signora italia-

    na. Lei spedir 350 dollari ogni anno, a settem-

    bre, prima dellinizio della scuola, e con quei soldi

    il prete far studiare me, le mie sorelle e i miei

    fratelli. Per, anche se lui cattolico, io continue-

    r ad andare alla chiesa protestante, dove la mia

    mamma canta e balla durante la funzione, perch

    Dio uno solo, ha detto Kimu, e basta pregarlo,

    non importa come.Quando torno da scuola aiuto mio padre a puli-

    re il pesce. Sono pesci grigi, quelli che pesca, non

    colorati come quelli che piacciono al Signor Tom

    e ai turisti che si mettono la maschera e il bocca-

    glio e stanno a mollo tutto il giorno con il muso dacoccodrillo e il sedere da ippopotamo.

    Mio padre ogni mattina va con la barca in mezzo

    al lago e pesca con le reti. Ma deve stare attento: ci

    sono le aquile pescatrici, e certe volte i coccodrilli

    grandi che gli rubano il pesce.

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    La ricchezza come la coda del topo: quando

    la vedi gi scomparsa dice la mia mamma.

    Anche i miei fratelli e le mie sorelle aiutano: sia-mo sette, tre maschi e quattro femmine. Puliamo

    il pesce e poi lo posiamo a essiccare su grate fatte

    di canna intrecciata. E dopo ci tuffiamo tutti nel

    lago per fare il bagno.

    La mia casa proprio sulla spiaggia, davanti

    alla riva. Alla sera io e gli altri bambini giochia-

    mo a pallavolo. Abbiamo una rete lunga, che una

    volta serviva per pescare, per i ragazzi pi grandi

    non giocano a palla, ma vanno nella discoteca del

    campeggio. L molti fumano e bevono birra. Ma

    mio padre dice di stare attenti, perch lantilopepaurosa morta di vecchiaia, ma quella coraggio-

    sa non campata un anno.

    E anche i moscerini campano poco. Laltro gior-

    no ce nerano cos tanti che sembravano le nuvole

    della stagione della pioggia. Volavano attorno algrande baobab, quello dove dormono gli spiriti, e

    facevano un brusio cos assordante, che noi gio-

    cavamo ad imitarli. Soffiavamo e sibilavamo. Fa-

    cevamo un suono forte, che pareva un ronzio di

    insetti, ma pure un brontolio di acqua prigioniera.

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    Allora la mia mamma e tutte le altre donne del

    villaggio hanno afferrato i retini, quelli che servo-

    no per catturare i pesci degli scogli e sono andateallalbero.

    Li hanno acciuffati tutti, i moscerini grassi. Poi

    li hanno buttati in pentola e hanno fatto un sugo

    buono da leccarsi le dita.

    Caro Paolo, questa la mia storia, la volevi co-

    noscere e io te lho raccontata. Abbiamo mangiato

    il sugo di moscerini con la polenta bianca e mia

    sorella numero tre era cos contenta che rideva e

    rideva talmente tanto, che a un certo punto mi ha

    lanciato sulla maglietta uno schizzo di sugo. Hacentrato proprio il pennone della vela maestra, e

    su quel bianco la macchia sembrava un uccello

    che si voleva riposare.

    Caro Paolo, saluta la tua mamma. la signora

    italiana della storia, lo avevi capito?Dio li benedica dice sempre mio padre, pen-

    sando a voi. E ve lo auguro anchio. Padre delle

    cose, prego ogni domenica, anche se tu vivi in

    Africa e non li conosci, sappi che in Italia abita la

    famiglia di una signora che mi ha adottato.

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    Ora vado al campeggio a comprare il francobol-

    lo e a imbucare la lettera. In Italia ci sono i martin

    pescatori? Su un ramo dellalbero di mopanece nuno che si sta asciugando le ali.

    Ciao

    Stiva

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    Era una bella giornata destate.

    Gli uccelli nascosti nel fitto fogliame si lucida-

    vano con piccoli colpi di becco le corte ali brune.

    Le lucertole blu facevano capolino tra i sassi ar-

    roventati dal sole.

    Demba, seduto sul ramo di un albero, pizzicava

    le corde dellavaliha.- Alzati! - grid allimprovviso Makeni. - Non vedi

    che il ramo ha preso la forma del tuo sedere?!

    Demba si scosse smarrito.

    - Suoni tutto il giorno e non sai fare altro! - escla-

    m ancora lamico.Demba era il pi bravo suonatore di valiha del

    villaggio. Alla sera, al primo chiarore della luna,

    le ragazze che tornavano dal pozzo con i secchi

    colmi dacqua si sedevano quiete ad ascoltarlo. E

    niente, neppure il grido spettrale del gufo o il sibi-

    Il suonatore di valiha

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    lo del serpente, le avrebbe fatte fuggire, perch il

    suono della valiha le proteggeva dai rumori oscuri

    della notte.Demba scese dallalbero e si avvicin a Makeni.

    - Da domani suoner solo per Asela - disse.

    In cielo un bucerobatt forte le ali.

    Makeni tolse da una tasca del vestito il suo mi-

    nuto flauto da bovaro.

    - Vado a chiamare le capre! - esclam. E si allon-

    tan soffiando una lunga nota strozzata.

    Un lemure gli attravers la strada.

    Makeni diede un calcio a un sasso. Era furibon-

    do. Il sole splendeva alto e per un attimo gli accec

    gli occhi.Oh, come avrebbe voluto sposare lui Asela, la

    bella figlia del capo villaggio.

    Ma anche Asela ogni sera si incantava ad ascolta-

    re la musica dolce del suo amico Demba. E mentre

    nel focolare bruciava la manioca, lei lo guardavacon occhi di brace, e mentre udiva il vibrare delle

    note, pensieri damore le crescevano nel cuore.

    Asela e Demba si sarebbero sposati il giorno

    dopo. E da domani lui avrebbe suonato la valiha

    solo per lei.

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    - Chi suona la valiha - aveva detto il capo villag-

    gio - ha il potere di innalzare le maree dellanima

    come la luna fa con il mare.Makeni si gir e guard lamico con amarezza.

    Ma Demba non si accorse di nulla.

    Un airone vol alto nel cielo.

    Asela mi aspetta pens Demba. Salut Makeni

    con la mano e si incammin verso casa.

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    Il taxi che dallaeroporto del Sinai li portava a

    Nabq era tappezzato di moquette rosa confetto.

    Anche il soffitto era rosa. Sul retro della macchi-

    na, sui sedili, sopra il cruscotto, ovunque ci fosse

    una rientranza cerano pupazzetti, ciondoli e sca-

    tole di fazzoletti di carta.

    - Vai pi piano, altrimenti avremo un incidente! -protest Giuliana, parlando in inglese.

    - Chi pu dirlo!? Inshallah! Se non scritto...

    La strada asfaltata correva tra il mare e il deserto.

    Lautista guard i due ragazzi attraverso lo spec-

    chietto retrovisore e fece un cenno dintesa. Tremanine dottone pendevano come porta fortuna.

    Luomo sorrise e infil una cassetta di Umm Kul-

    thum nel registratore.

    La voce della cantante risuon forte dentro lau-

    tomobile.

    Una giornata nel deserto

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    - Oh no, ora viaggia a ritmo di musica - sussurr

    Corrado.

    Luomo fren.- Mi chiam Mohammed e quello che scritto

    scritto! - disse in preda a un improvviso furore.

    Scese dalla macchina e, agitando le braccia, url

    incomprensibili parole in arabo. Indossava una

    tunica azzurra, che mentre gridava, si gonfiava

    come una vela.

    Giuliana e Corrado si guardarono con aria

    smarrita. Davanti a loro una carovana di sei cam-

    melli avanzava tra le dune. Procedeva lenta, on-

    deggiando piano a ogni passo, come una flotta di

    barche sospinta dalla corrente.Mohammed sorrise e tacque.

    Luomo sul primo cammello teneva in mano il

    bastone del comando. Dietro di lui quattro bam-

    bini montavano con aria fiera gli altri animali. Se-

    guiva una donna completamente velata, con il visonascosto da un tulle nero.

    - Sono Bedu! Bedu del deserto - spieg Moham-

    med, sbracciandosi con forza. - Vivono nelloasi di

    Ain Hodra! - url ai ragazzi, in preda a nuova ec-

    citazione.

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    Finalmente luomo alz il bastone e fece un cen-

    no di saluto. Allora il taxista grid ancora qualco-

    sa e laltro gli rispose a voce alta, senza fermare lacarovana. Poi prosegu, con laria indomita di un

    antico condottiero. I bambini si girarono. Anche

    la donna osserv gli stranieri a lungo. Quindi spar

    insieme alla sua famiglia dietro a una duna.

    Mohammed aveva unespressione soddisfatta.

    Risal in macchina e lauto si avvi senza fret-

    ta. Umm Kalthum, lusignolo del delta, la cantante

    pi amata dagli egiziani, riprese a cantare.

    - S, s! Era scritto che lo avrei incontrato! - escla-

    m. - Il cielo sia lodato!

    Mohammed indic il finestrino. Uno stormo dicicogne stava passando sopra le montagne.

    - Ho una vecchia jeep che funziona meglio di

    una nuova. Oggi la vendo a Ibrahim!

    - A chi, al beduino!? - domand Corrado con

    aria incredula.- Certo! Anche i cammelli si ammalano e biso-

    gna sostituirli.

    Mohammed si deterse il sudore con un fazzolet-

    to di carta, poi continu:

    - scritto nel progetto del Cielo.

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    Quando il taxi si ferm davanti alla casa, una

    villetta a un piano arroccata su un promontorio

    che dominava il golfo, cera solo Farid ad aspet-tarli.

    - I tuoi genitori sono dovuti partire per Aquaba -

    disse luomo in italiano a Giuliana. Era egiziano e

    indossava una tunica bianca e unakefiahbianca e

    rossa, trattenuta da unegaldi corda che a Corrado

    fece leffetto di corona.

    - Sembra un re - mormor.

    - Ti presento mio cugino - sorrise Giuliana. -

    venuto a passare le vacanze da noi.

    - Allah ti benedica! - esclam allora Farid, inchi-

    nandosi. - Cosa posso fare per voi?Giuliana viveva in Egitto da due anni. I suoi ge-

    nitori, due chirurghi italiani, lavoravano per un

    ospedale locale.

    Giuliana guard Corrado. Corrado sorrise.

    - Se non sei troppo stanco, portaci nel deserto -disse la ragazza.

    Partirono con la Toyota dopo pranzo. Lasciaro-

    no la costa e si diressero verso linterno. Alte roccie

    color pastello si aprivano al loro passaggio. Viola

    manganese, rosso ferro, giallo zolfo, grigio lava.

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    Molti minerali si erano fusi in epoca preistorica

    per formare le montagne del Sinai.

    In lontananza, dietro al velo di sabbia sollevatodal vento, un uomo si avvicinava in groppa a un

    cammello.

    - Ibrahim - disse Farid.

    - Sembra lo stesso cammelliere di questa matti-

    na - esclam Corrado.

    Luomo li raggiunse e salut a voce alta, inchi-

    nandosi e declamando una lunga invocazione di

    complimenti e di frasi augurali.

    Farid scese dalla Toyota sorridendo e inchinan-

    dosi a sua volta.

    - Ibrahim ci invita alloasi di Ain Hodra! - an-nunci ai ragazzi.

    Giuliana si volse verso Corrado.

    - Forse cucineranno la gobba del cammello. Ed

    maledettamente maleducato lasciare le cose nel

    piatto!Il cammello di Ibrahim abbass il lungo collo.

    Corrado guard lanimale con tenerezza.

    - Speriamo di no - disse.

    Fortuna che il vento forte si era placato e ora

    soffiava una brezza lieve. Loasi non era lontana e

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    avrebbero potuto raggiungerla a piedi.

    Ibrahim stava smontando dal cammello quando

    Corrado si avvicin.- Vuoi salire? - chiese in arabo al ragazzo.

    - Cosa?

    - Chiede se vuoi salire - ripet Farid in italiano.

    Il cammello era imponente. Corrado esitava e

    Ibrahim rise forte. Ma poi fece una specie di sibi-

    lo. E lanimale pieg le ginocchia, sedendosi sulle

    quattro zampe.

    Corrado allora sal in groppa. Ibrahim fece di

    nuovo il sibilo e il cammello si alz. Prima solle-

    v le zampe posteriori e poi piegandosi in avanti,

    con un movimento che ricordava quello dei cavallia dondolo, drizz le zampe anteriori. A Corrado

    sembr di toccare il cielo.

    Lo grid con la stessa emozione che provava da

    piccolo davanti a un avvenimento felice e inaspet-

    tato.- I cieli sono sette! - rispose Farid.

    - Oh, allora io mi sento al settimo cielo! - rise

    lui.

    La strada si incuneava tra rocce minerarie e fal-

    de di arenaria. Ibrahim conosceva bene il deserto

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    perch la sua gente laveva percorso per generazio-

    ni. Al freddo, al sole cocente, durante le tempeste

    di sabbia: uno dietro laltro, le donne velate, i bam-bini scalzi, gli uomini con il bastone del comando.

    Una lunga fila silenziosa alla ricerca di unoasi o

    di un pozzo.

    - Amo il deserto! - mormor a un tratto Giuliana.

    - Il deserto appartiene a Dio - disse Farid. - Dio

    ha creato le foreste perch gli uomini vi trovino la

    vita, ma ha creato il deserto perch possano tro-

    varvi lanima.

    Una lucertola attravers la sabbia correndo.

    Loasi si annunciava con molti segni. A terra

    spuntavano pi rigogliosi i cespugli e laria eradensa di profumi.

    Aranci, mandarini, uva, Corrado era sceso dal

    cammello e un gruppo di bambini che giocava da-

    vanti a una tenda beduina lo salut con la mano.

    Accanto a loro due donne con il viso coperto da unvelo nero ravvivavano le braci di un fuoco.

    Anche la tenda era scura e risaltava contro loriz-

    zonte luminoso. Era formata da quattro grandi

    stoffe di lana di capra, ancorate a terra da lun-

    ghe corde vegetali. Il telo anteriore era sollevato.

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    Allinterno, un paio di teli pi leggeri dividevano lo

    spazio in piccole zone.

    - Allah grande, e i Beduini sanno adattarsi atutto, anche alla modernit! - esclam Farid allim-

    provviso.

    No, a Giuliana non sembrava affatto moderna

    quella jeep posteggiata vicino al pozzo, piuttosto

    un rudere del passato. Ma luomo che la additava

    a Ibrahim e a Corrado, gridando e sbracciandosi

    con cos tanto entusiasmo, pareva magnificarne le

    qualit piuttosto che i difetti.

    - Mohammed! - url lei. Aveva riconosciuto il ta-

    xista.

    Mohammed sorrise, salutando a voce alta, maIbrahim guardava e non parlava. Girava attorno

    alla jeep osservandola con molta attenzione.

    - Hai visto?! - disse Corrado. - Ibrahim lo stes-

    so Ibrahim di questa mattina e quel matto di Mo-

    hammed gli sta spiegando che la jeep sembra unrottame, ma ha un motore che un gioiello. Non

    conosco una parola di arabo, ma questo lho capi-

    to benissimo.

    Sotto una palma da datteri, alcuni uomini, forse

    parenti, forse amici di Ibrahim, chiacchieravano

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    seduti su tappeti colorati. Uno di loro ogni tanto

    pizzicava la corda di unrabab.

    Una bambina segu le donne che stavano entran-do nella tenda e usc e rientr pi volte portando

    agli ospiti frutta, zuppa di fave e pane sottile.

    - E la gobba del cammello? - chiese Corrado

    allimprovviso.

    Giuliana sorrise.

    - Non lhanno cucinata.

    - Meno male - sospir lui.

    Gli uomini mangiavano e parlavano forte, ge-

    sticolando con ampi movimenti del corpo e delle

    mani. Mohammed discuteva con Ibrahim. Di tan-

    to in tanto, la sua voce, come se incontrasse unadifficolt improvvisa, si faceva monotona e stroz-

    zata.

    Corrado seguiva ogni parola, cercando a fatica

    di comprendere la trattativa.

    - Si sono messi daccordo? - domand.- Non ancora. Mohamed ha chiesto una cifra

    molto alta, Ibrahim ha offerto una cifra molto bas-

    sa. Allora Mohammed ha fatto finta di indignarsi.

    Ma poi ha abbassato il prezzo iniziale. Alla fine si

    troveranno a met strada.

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    - E perch, quella cifra, non lhanno stabilita

    prima?!

    - Prima? Yallah!Farid alz le mani al cielo.

    Se lavessero fatto non avrebbero tratto nessuna

    gioia nella contrattazione!

    Giuliana era silenziosa, assaggiava ogni cosa,

    ringraziando con un cenno degli occhi e delle mani

    Ibrahim e la bambina che correva svelta, portando

    altra frutta e altro pane. Ma un pensiero le frullava

    nella testa e nel cuore. Piano, senza far rumore, si

    alz e si avvicin alla tenda. Da dentro si udivano

    le voci festose delle donne. Allora si fece coraggio.

    Spost il tramezzo di stoffa e entr. Tre donne sen-za il velo sul viso stavano mangiando, attorniate

    dai loro bambini.

    - As-salamu laykum! - disse Giuliana

    - laykum as-salamu - risposero loro.

    La pi giovane sorrise e vers il t dentro un bic-chierino di vetro con una piccola teiera di metallo.

    Lo fece con grande cura, tenendo la teiera molto

    sollevata, in modo che il liquido fluisse in un lun-

    go rivolo prima di scendere nel bicchiere. Poi lo

    rovesci di nuovo dentro la teiera. Ripet questi

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    gesti molte volte, e il t, tuffandosi da quella altez-

    za, ogni volta spumeggiava dentro il vetro.

    Bevvero lentamente, a piccoli sorsi, passando-si lo stesso bicchiere. Anche Giuliana bevve. Era

    intimidita ed emozionata. Ma cera qualcosa che

    voleva domandare da molto tempo.

    - Perch quando uscite vi coprite il volto? - chie-

    se, muovendo le mani sul viso, nel tentativo di far-

    si capire.

    Le donne risero, forse senza capire, ma una che

    sembrava aver inteso meglio delle altre, le rispose

    in arabo, sottolineando con i gesti ogni parola che

    diceva.

    - Il velo protegge dagli sguardi indiscreti. Il volto come lanima. Non si pu mostrare lanima o i

    propri sentimenti a tutti - disse. O forse disse una

    sola di queste cose. O forse nessuna addirittura.

    Ma a Giuliana parve di interpretare cos i suoi mo-

    vimenti e le sue parole soffiate.Usc perch la bambina era venuta a chiamar-

    la. Era una bambina con il volto scoperto, troppo

    piccola per temere gli sguardi degli sconosciuti.

    Nel mondo tutto cambia in fretta e forse quella

    bambina non si sarebbe mai coperta il viso, pens

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    Giuliana, mentre il giorno svaniva, e con lui la cer-

    tezza delle cose.

    Seduto sotto lalbero, il musicista continuavaa suonare, declamando alcuni versi in arabo con

    molta enfasi e passione. Ma quando vide Giuliana,

    Farid ripet le parole in italiano, affinch anche lei

    e Corrado potessero comprendere.

    - O cammello, fatto di terra e di aria, fatto di so-

    gni e fatica, guidami attraverso le onde di sabbia

    come prua di una nave battagliera!

    Dopo lunghi saluti, numerosi abbracci tra gli

    uomini, e promesse di rincontrarsi, Farid e i ra-

    gazzi si fecero accompagnare da Mohammed nel

    punto dove avevano lasciato la Toyota.- Allora, laffare come si concluso?! - si infor-

    m Corrado.

    - Benissimo! Era scritto. Quando Allah vuole si

    portano a compimento sempre ottimi affari - ri-

    spose Mohammed in inglese.- La jeep di Ibrahim, adesso?! - chiese Giuliana.

    - Naturalmente.

    - E il cammello?! - domand Corrado.

    - Servir quando lauto si rompe. scritto. Allah

    grande e nel cielo scritto tutto.

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    Arrivarono alla Toyota. Un pastore amico di

    Ibrahim, che era rimasto a guardia della macchi-

    na, li salut con grande calore.- As-salamu laykum! laykum as-salamu!

    - Cosa significa As-salamu laykum?! - doman-

    d Corrado, lungo la strada che li riportava a casa.

    Il sole era completamente tramontato e la cupola

    del cielo brillava come lui non aveva mai veduto

    prima.

    - Significa la pace sia con te! - rispose Giuliana.

    Farid si volt a guardarla e le sorrise.

    - Per la tradizione beduina le bevande o i cibi

    restano nel corpo di un uomo per tre giorni inte-

    ri - disse. - Cos lospite che beve o mangia in unaccampamento beduino ha diritto alla protezione

    della famiglia che lo ha accolto per tutto il tempo

    che si ferma e per i tre giorni successivi.

    - Allora per tre giorni nessuno ci far alcun

    male!? - domand Corrado.Un camion li incroci e accese a intermittenza i

    fari in segno di saluto.

    - Per molto pi tempo, credo! - rispose Farid.

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    Dal racconto Kamigal stato tratto uno spetta-

    colo teatrale che avvicina i bambini al mondo ma-

    gico dellAfrica, dei suoi miti, delle sue tradizioni.

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    Interpreti: Emanuela Nava Antonio Di Pietro Yak Dembel

    Kad Diar Kalif Diar

    Fotografie: Federico Pacini

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    Sadza: polenta di mais bianco.

    Mopane: albero caratteristico dellAfrica australe, con le

    foglie a forma di farfalla.

    Valiha: cetra tubolare del Madagascar, ricavata da duegrossi cilindri di bamb, che produce un suono metalli-co. Questo strumento, di evidente origine asiatica, sta-to probabilmente importato dalloriente.

    Bucero: uccello con un lungo becco giallo sormontatoda una sorta di casco rosso.

    Kefiah: copricapo tradizionale della cultura araba trat-tenuto sulle testa da un anello di stoffa detto egal.

    Egal: corda di cotone intrecciato con cui viene fissata,attorno alla fronte, la kefiah, copricapo tradizionale del-la cultura araba.

    Rabab: strumento a due corde, detto anche violino arabo,ottenuto da un unico pezzo di legno. Si suona con un arco.

    GLOSSARIO

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    Gri gri: amuleti su cui sono scritti versetti del Corano.

    Dalasi: moneta del Gambia.

    Marabout: guida spirituale musulmana. Venerato e ser-vito dai suoi discepoli, colui che indica la strada per lasalvezza.

    Butus: 1 centesimo di dalasi.

    Kora: strumento a corde pizzicate, a met tra unarpa eun liuto, originario del Senegal meridionale, ma diffusoanche in altri paesi dellAfrica occidentale. La cassa dirisonanza formata da una mezza zucca molto grande,ricoperta di pelle, su cui inserito un lungo manico di

    legno.

    Bush: pianura africana, savana.

    Kudu: animale appartenente alla specie delle antilopi.

    GLOSSARIO

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    Balafon: strumento musicale in uso nellAfrica occi-dentale e centrale. costituito da lamine di legno duro,sotto ciascuna delle quali posta una zucca vuota, che

    funge da cassa di risonanza. Viene suonato per mezzo diun bastoncino ricoperto da caucci.

    Okum: albero della foresta pluviale del Gabon, taglia-to dalle multinazionali del legname per realizzare cuci-ne per il mercato europeo. Il suo abbattimento provoca

    danni gravissimi allambiente.

    Djemb: tamburo a forma di calice. Si suona con le mani,tenendo la base stretta tra le gambe.

    Griot: cantastorie africano, che racconta storie e leggen-

    de, accompagnandosi con la kora e con altri strumentimusicali. il depositario di un sapere che viene traman-dato di generazione in generazione.

    Calebassa: ciotola ricavata dal guscio della zucca.Riempita dacqua pu essere suonata come una percus-sione musicale.

    GLOSSARIO

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    Tubab: termine scherzoso con cui viene chiamato inAfrica occidentale luomo bianco.

    Jola: lingua che comprende una variet di dialetti parla-ti in Senegal, Gambia e Guinea Bissau.

    Ju ju: portafortuna di cuoio, su cui sono applicate pic-cole conchiglie bianche, utilizzate una volta come mo-nete.

    Jaracanda: albero di grandi dimensioni che pu misu-rare in altezza anche 30 metri. I magnifici fiori con co-rolla a tubo variano dal blu al viola porpora.

    GLOSSARIO

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    Maini cerca marito

    Luomo con una sola fglia

    Il sugo di moscerini

    Il suonatore di valihaUna giornata nel deserto

    Il nodo alle nuvole

    Il cobra e il mal damore

    Samba il lottatore

    Il coccodrillo Charlie

    Le antilopi ballerine

    Gli alberi danzanti

    Il treno Bamako-Dakar

    La barca di carta

    Larcobaleno bianco

    La maschera del diavolo

    Kamigal

    GLOSSARIO

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    INDICE