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Guido Barroero ANARCHISMO E RESISTENZA IN LIGURIA Edizioni AltraStoria - Genova 2004

ANARCHISMO E RESISTENZA IN LIGURIA

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Ricerca sulla presenza degli anarchici durante il periodo della Resistenza in Liguria.

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Page 1: ANARCHISMO E RESISTENZA IN LIGURIA

Guido Barroero

ANARCHISMOERESISTENZAINLIGURIA

Edizioni AltraStoria - Genova 2004

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Avvertenza

Questo lavoro è stato scritto tra il 1996 e il 1998 e pubblicato in forma leggermente ridotta sulla «RivistaStorica dell�Anarchismo», n.10 del Luglio-Dicembre 1998 e, integralmente, a puntate sui primi sette numeri di«AltraStoria» (dal gennaio 1996 all�ottobre 2002). Si tratta dunque di una ricerca, per certi, versi datata, ma,direi, ancora sostanzialmente valida e alla quale, soprattutto, fino ad ora non è stato dato seguito.

Se oggi dovessi rimettere mano a questo lavoro, non avrei modifiche rilevanti da apportare, né integrazionisignificative da aggiungere. Potrei forse aggiungere qualche nome di antifascista e partigiano anarchico, retti-ficare qualche dettaglio, indicare qualche altra fonte, integrare leggermente la bibliografia. Tutte notizie che horicavato nelle ricerche che ho condotto per la recente stesura di circa 70 schede biografiche di anarchici liguriche appaiono nei due volumi del �Dizionario biografico degli anarchici italiani� (Ed. BFS, Pisa 2004) al qualerimando. Oppure, in chiave più generale, accentuare la rilevanza politica dell�esperienza antifascista eresistenziale dell�anarchismo ligure a fronte della sua ridotta rilevanza �militare�. Come dicevo, nulla di sostan-ziale. Pertanto, raccogliendo le sollecitazioni di alcuni (pochi) compagni, la ripubblico così come era. Sempre inattesa che qualcun�altro riprenda le fila del discorso e della ricerca, prima che le residue fonti si inaridiscanocompletamente.

Guido Barroero

Genova, 15 aprile 2004

Foto di copertina: Distaccamento Libertario Gaggero di Genova-Voltri

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Premessa

Poche parole per introdurre questa ricerca. Innanzitutto il suo ambito temporale si estende molto prima eun po� dopo il periodo della Resistenza. I motivi sono del tutto evidenti, si tratta di inquadrare storicamentequello che per gli anarchici è stato, tutto sommato, solo l�episodio resistenziale della lotta antifascista, e poi, lalotta antifascista stessa, nel contesto più generale della battaglia internazionalista, anticapitalistica e antistataleche è l�unico metro per valutare, non superficialmente e non riduttivamente, l�impegno specifico anarchico.

La metodologia di ricerca è stata ovviamente condizionata dalla disponibilità del materiale, come diremopiù oltre, e quindi si è trattato di un lavoro basato quasi unicamente su fonti scritte. La scelta è stata invecequella di far parlare ampiamente le testimonianze scritte dei protagonisti e i documenti che essi elaborarono inquella fase - contestualizzandoli e commentandoli criticamente, ove necessario - piuttosto che sostituirsi aquesti in un�opera di riscrittura storica di quegli avvenimenti.

In ultimo alcune cose che mancano a questo lavoro: dalla ricerca emerge un quadro troppo unitario edomogeneo rispetto a scelte politiche ed elaborazioni programmatiche importanti e che dunque - proprio per lecaratteristiche del movimento anarchico - avranno sicuramente provocato accese discussioni tra i compagnigenovesi e liguri. Discussioni delle quali non vi sono più le coordinate nella documentazione rimasta, ma dellequali si può cogliere evidente traccia nelle testimonianze e un riflesso nella complessità e in alcune inevitabiliincongruenze dell�elaborazione teorica e programmatica nonché nelle scelte tattiche compiute.

Inoltre tutto questo lavoro è fortemente squilibrato a favore degli avvenimenti del genovesato. Non mivoglio nascondere dietro l�ovvia centralità dal punto di vista storico e geo-politico della situazione genovese. Inrealtà le difficoltà di ricerca già molto forti per l�esperenza genovese per le ragioni che si diranno (e superatesolo in parte con l�ausilio di alcune fonti documentarie interne al movimento), si sono rivelate quasi insormontabiliper le riviere e i grossi centri industriali di Spezia e Savona dove il movimento anarchico, a differenza di Geno-va, in lacuna di continuità nel dopoguerra ha disperso ogni sorta di documentazione interna. Quello che comun-que pare emergere dalle scarne notizie raccolte è, per l�imperiese e il savonese, la frammentazione delleesperienze di lotta antifascista e resistenziale e la mancanza di un reticolo clandestino autonomo, per lo spez-zino e il sarzanese il sostanziale gravitare della cospirazione e della lotta sul carrarese e l�alta Toscana. Innessun caso è possibile dare un quadro unitario dell�antifascismo e della Resistenza anarchica ligure se non aprezzo di appiattire peculiarità e differenze che oltre del movimento, sono del tessuto economico e sociale dellaLiguria.

In allegato a questo lavoro: alcuni importanti documenti più volte citati nel testo, l�elenco dei partigianidelle brigate e dei distaccamenti anarchici, l�elenco delle azioni documentate della brigata Malatesta.

Null�altro da aggiungere se non ringraziare tutti quelli che hanno aiutato questo lavoro.

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1 - L�altra resistenza a GenovaNell�ambito della marginalizzazione di avvenimenti storici (movimenti, militanti, idee) un posto di tutto

rispetto, purtroppo, spetta alla ricostruzione delle vicende dell�antifascismo in generale e della Resistenza inparticolare che hanno avuto protagonisti militanti e organizzazioni - né allora, né oggi - inquadrabili nel cosid-detto fronte istituzionale. La lotta antifascista nelle sue varie fasi (l�opposizione al fascismo montante, la clande-stinità e l�esilio, la cospirazione, la lotta armata, la fase �insurrezionale�) è stata omologata come lotta democra-tica tout court, tesa alla difesa e poi al ripristino delle libertà civili e politiche, e in seguito alla riconquista - inqueste direttrici - dell�indipendenza, dell�unità nazionale e della pace. Tutte le deroghe che la storiografia disinistra si è concessa rispetto a questo canone interpretativo si sono sempre affievolite nello sviluppo tempora-le degli eventi oggetto d�indagine e si sono progressivamente smorzate negli anni dal dopoguerra ad oggi,confinate o all�ambito accademico o al pressoché inesistente dibattito tra i cultori della lotta di classe primomobile che oggi popolano, quasi esclusivamente, la sinistra non istituzionale. Quando poi oggi - pubblicamentee con una certa risonanza - si affrontano i temi del fascismo e dell�antifascismo è solo per discettare - in terminidi polemica politica attuale, dunque dicendo a Tizio perché Caio intenda - sull�affidabilità democratica delladestra odierna e i suoi legami con il fascismo storico o sulla necessaria rimozione collettiva di quegli eventiperché legati ad un contesto ormai definitivamente concluso. L�impressione è comunque che passato il cin-quantesimo della liberazione tutti tireranno un bel sospiro di sollievo e gli stessi celebratori riporranno, senzatroppi rimpianti, memorie e commemorazioni.

Prima che l�antifascismo e la Resistenza siano consegnati ai manuali di storia, alle tesi dei laureandi o alleepisodiche ma ricorrenti richiamate in servizio in funzione delle contingenze dello scontro politico (ricordiamo,ma per dimenticarlo in fretta, il 25 aprile anti-Berlusconi) mi sembra necessario ripristinare un minimo di obbiet-tività storica su parte di quegli eventi. Questo per rispetto verso noi stessi, verso le aspettative e gli intendimentidei loro protagonisti e verso la pluralità delle culture politiche che sono state compresse nella qualifica genericadi antifasciste.

Il saggio di Peregalli sull�altra Resistenza1 è, in primo luogo, la classica ma solitaria voce fuori dal coroche ingrigisce ancora di più la piattezza uniforme della storiografia �resistenziale� ufficiale. In secondo luogo èuna trattazione pressoché completa delle manifestazioni ed espressioni antifasciste e resistenziali al di fuoridello �spettro visibile� nazional-popolare. Non dedica tuttavia spazio - per una serie di comprensibili ragioni -alle manifestazioni della �dissidenza� (come lui la chiama) antifascista e partigiana in Liguria e a Genova. Lacomprensibilità delle sue ragioni (l�estrema penuria delle manifestazioni esteriori dell�altra resistenza in unpanorama come quello genovese universalmente riconosciuto come il più �unitario�, l�assenza pressoché totaledi documentazione e di testimonianze inerenti e in ultimo, forse, l�estraneità di Peregalli alla cultura politicaanarchica e libertaria che egemonizzò nel genovese queste manifestazioni di non uniformità) tuttavia non loavrebbe dovuto esimere dallo scavare un poco più a fondo. Sicuramente non esime chi, vivendo a Genova econdividendo in gran parte quella cultura politica, intenda contrastare la �marginalizzazione� di esperienzestoriche del proletariato.

Ci troveremo perciò a tentare di ricostruire un pezzo di memoria che è all�intersezione tra la storia �inter-na� del movimento anarchico genovese, il suo radicamento di classe, la sua crisi e la storia �esterna� della lottacospirativa e insurrezionale contro il nazi-fascismo e del ruolo che gli anarchici vi hanno giocato.

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2 - L�antifascismo degli anarchiciLe dimensioni quantitative della partecipazione anarchica alla lotta partigiana a Genova sono sicuramen-

te superiori a quelle che gli scarsi accenni degli storici della Resistenza ligure più accreditati (Gimelli, Miroglio,ecc.)2 fanno intendere. E sono probabilmente superiori a quelle ritenute plausibili immediatamente dopo la finedella guerra dagli anarchici stessi. Di per sé, tuttavia, questo non è un dato qualificante se non lo si collocaall�interno della peculiare concezione (rivoluzionaria ed internazionalista) che gli anarchici ebbero della lottaantifascista come di una fase contingente - certo importante, ma non centrale - all�interno di un progetto rivolu-zionario, anticapitalista e antistatalista. Questa purezza di ideali, sommata alle note remore ad assumere formeorganizzative centralizzate e fondate su vincoli disciplinari, condizionò certamente sia la possibilità di mantene-re un minimo di efficiente struttura clandestina durante il ventennio, che quella di mantenere comunque unrapporto organico con la massa dei lavoratori (come tentarono e in parte riuscirono a fare i comunisti conl�entrismo - osteggiato tuttavia da molti militanti di base - nelle organizzazioni di massa fasciste). Come si ricavadalle biografie di tanti anarchici attivi nel biennio rosso e poi di nuovo a partire dal �43 nella lotta partigiana, lascelta per molti fu tra l�esilio e il silenzio come unica difesa della propria dignitosa intransigenza. Non vogliamocerto far torto ai tanti compagni liguri e genovesi che pagarono con lunghe condanne detentive o con il confinola propria aperta opposizione al regime, né a tutti quelli che dall�esilio (o nella guerra di Spagna) continuarononei fatti a propagandare sia l�avversione al fascismo che la propria fede nella rivoluzione proletaria e internazio-nale (molti ne incontreremo fra i protagonisti della lotta partigiana), ma sentiamo la necessità di individuare tuttiquei motivi storici e politici che possano gettar luce sulla profonda discrepanza tra le migliaia di iscritti anarchici,libertari e sindacalisti rivoluzionari alle Camere del Lavoro del ponente industriale negli anni �20 (la sola C.d.L.di Sestri Ponente a maggioranza anarcosindacalista contava circa 14.000 aderenti) e la cinquantina di vecchimilitanti che a partire dal novembre del �43 riorganizzarono la presenza anarchica nelle manifatture e nei quar-tieri del ponente e dettero vita alle prime squadre d�azione comuniste libertarie. Certo questo fenomeno riguar-dò tutti i vecchi partiti e forze di opposizione al fascismo (con la parziale eccezione del partito comunista chemantenne pur tra molte difficoltà una struttura clandestina abbastanza efficiente) che tuttavia riguadagnaronorapidamente consensi ed adesioni in virtù in pari misura divisa della contingenza delle proprie parole d�ordine,delle capacità politiche e manovriere dei propri leader locali e nazionali, delle entrature di questi ultimi presso gliAlleati e infine di programmi politici democratico-borghesi che in larga misura predicavano il ritorno allo statusante e l�obbiettivo della pace sociale. Come e quanto tutto questo possa riguardare i partiti della sinistra (comu-nisti, socialisti e frange del Partito d�Azione) i cui militanti spesso si richiamavano a posizioni intransigenti erivoluzionarie, non è ovviamente materia immediata di questa ricerca come non lo è il giudizio sulla natura dellasvolta togliattiana di Salerno, le sue implicazioni e i suoi effetti, anche se su questo torneremo trattando dellapolitica del C.L.N. provinciale e sui rapporti che gli anarchici genovesi intrattennero con questo.

Quello che ci premeva far rilevare è che le peculiarità (sia in termini di valori che di limiti) di una tradizionepolitica come quella anarchica e libertaria rendono inadeguate le valutazioni del puro dato quantitativo comequelle di successo o insuccesso di un�ipotesi politica in base all�efficienza delle sue prestazioni nell�agone dipotere e rappresentativo democratico-borghese.

Tenteremo allora di misurare questo ipotetico peso alla luce dei seguenti fattori: a) la disarticolazionepressoché totale del vecchio movimento anarchico ante-fascismo; b) il residuo radicamento di classe del movi-mento nelle sue roccaforti; c) il cospicuo afflusso di giovani che poco o nulla potevano conoscere dell�anarchismonelle squadre d�azione e nei distaccamenti e le brigate libertarie; d) il peso relativo nell�apparato cospirativo einsurrezionale; e) l�incidenza sulla politica dei C.L.N.; f) l�influenza reale acquisita nella classe operaia genove-se.

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3 - Una storia che manca: perché?Mi sembra opportuno esporre preliminarmente le difficoltà che si incontrano nel tentare di ricostruire

quello che abbiamo definito un pezzo di memoria, l�intersezione di due storie: quella della lotta partigiana equella del movimento anarchico.

Incominciamo dalla prima. La storia della lotta di liberazione in Liguria è stata oggetto di una gran quantitàdi pubblicazioni che spaziano dalla memorialistica, ai saggi e agli articoli su aspetti specifici come quello note-vole di Gibelli, Genova operaia nella resistenza3 , alla pubblicazione di carteggi e archivi privati come il Brizzolari4per l�archivio Taviani, ad opere di carattere più generale e sistematico (da segnalare Miroglio, Venti anni controventi mesi5 e La Liberazione in Liguria6 e il classico Gimelli con Cronache militari della Resistenza in Liguria7 ).Purtuttavia in nessuna delle opere che ho potuto consultare ci sono notizie certe sulla consistenza della presen-za anarchica nella lotta partigiana (anzi spesso queste notizie non ci sono proprio), ma vi si ritrovano qua e làbrandelli di informazioni contraddittorie e a volte palesemente inesatte (come per la zona operativa della Briga-ta S.A.P. libertaria �E.Malatesta� di volta in volta localizzata a Cornigliano, Pegli o S.P.D�Arena). L�unico che siavventura sul terreno dei numeri è Gimelli che tuttavia attribuisce alla presenza anarchica nelle S.A.P. cittadineuna dimensione evidentemente inferiore a quella effettiva e una presenza nei vari C.L.N. (cospirativi, aziendali,legali) che (seppur diligentemente percentualizzata con decimali, operazione che come si sa tende adautocertificare l�esattezza di quanto si afferma) in primo luogo non risponde all�effettiva partecipazione deglianarchici ai C.L.N. e in secondo luogo - anche se rispondesse - sarebbe comunque frutto di operazionemetodologicamente sbagliata (come vedremo più avanti) e sicuramente fuorviante rispetto alla consistenza deinuclei aziendali e locali cospirativi ed insurrezionali anarchici.

Le cose tuttavia non vanno meglio per quanto riguarda la storiografia anarchica, sufficiente per quantoriguarda la Toscana, scarsa per quanto riguarda l�Emilia e la Lombardia essa è praticamente nulla per quantoriguarda la Liguria e Genova. Le uniche fonti del movimento anarchico che riguardino il ruolo degli anarchicinella lotta partigiana genovese mi risultano essere qualche articolo sparso sulle pubblicazioni del movimento oqualche accenno in saggi di argomento più generale che, sistematicamente, fanno riferimento all�elenco deicaduti anarchici (per molti versi lacunoso ed impreciso) pubblicato sull�Impulso8 organo dei Gruppi Anarchici diAzione Proletaria. La memorialistica anarchica è poi, nel caso genovese, inesistente in quanto a pubblicato ecomunque esile e sparpagliata in archivi privati e nazionali. Ma su questo torneremo più avanti.

Restano le fonti primarie ufficiali quali l�archivio dell�Istituto Storico della Resistenza, l�Archivio di Stato diGenova attuale gestore del Fondo C.L.N., l�Archivio di Stato di Roma, L�A.N.P.I. Prescindendo dal fatto chel�A.N.P.I. provinciale dichiara di non possedere non solo l�elenco dei partigiani riconosciuti o quello dei cadutima persino un elenco attendibile delle varie brigate partigiane e delle loro zone operative, resta da dire che peril resto del materiale esistono obbiettive difficoltà di consultazione e per la sua vastità e per i carenti criteri dicatalogazione.

Tutto questo, tuttavia, non giustifica l�assenza di una purché minima relazione sull�attività degli anarchicigenovesi nella lotta antinazifascista. O meglio se è comprensibile che questa non sia venuta dalla ricercastoriografica ufficiale o accademica lo è un po� di meno che nessun tentativo di ricostruzione sia avvenuto daparte degli anarchici stessi. A meno che non si voglia considerare il carattere di stretta necessità e di episodicitàche essi hanno attribuito alla loro partecipazione alla resistenza. Un episodio limitato all�interno di un percorsorivoluzionario. Un episodio comunque anche di fronte alla lotta degli anarchici contro il fascismo, iniziata neglianni �20 e combattuta in Spagna ancor prima che in Italia. Un episodio forse anche �imbarazzante� perchécaratterizzato in senso patriottico e non certo internazionalista, perché combattuto a fianco dei partiti borghesio di quel partito comunista allora organicamente stalinista e dunque corresponsabile dell�assassinio di CamilloBerneri in Spagna e complice dello sterminio di tanti comunisti e anarchici nei gulag siberiani. Un�insofferenzaverso questo stato di �necessità� nemmeno troppo mascherata mi sembra di ritrovare nelle parole di EmilioGrassini in un intervento dai lui fatto in un convegno clandestino degli anarchici a Sestri P. nel giugno del �42:�Essendo il fascismo il primo caposaldo da demolire e ogni colpo da chiunque tirato sarebbe sempre deside-rato, in questa azione ci troveremo sempre gomito a gomito con l�arma in pugno anche con quegli elementi lecui finalità sono in contrasto con le nostre o sono indefinite. Quali saranno in quel momento i nostri amici e qualii nostri nemici? Difficilmente ci sarà possibile distinguerli e tutti ci appariranno compagni di lotta. Ma caduto ilprimo caposaldo, cioè il fascismo, ogni corrente rivoluzionaria avanzerà le proprie rivendicazioni .... Perciònostro preciso compito crediamo sia questo: lavorare contro il fascismo, sì, con chiunque: ma esigere dachiunque il diritto all�affermazione dei nostri sacrosanti principi libertari�9 . Un episodio, uno stato di necessità,una costrizione della quale quando è terminata si parla mal volentieri.

Nei prossimi capitoli vedremo, tra l�altro, lo sviluppo di questa convivenza.

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4 - L�avvento del fascismo, la clandestinitàCi fa da filo conduttore la �Relazione del lavoro svolto durante il periodo fascista, insurrezionale e dopo la

liberazione�10 stesa da un compagno non identificato nell�immediato dopoguerra: �Dopo le battaglie sostenutecontro i fascisti, culminante nell�assalto alla Camera del Lavoro di Sestri Ponente nella quale i fascisti e leguardie regie ebbero la peggio, la situazione s�inasprì sempre più contro gli anarchici�.

Nel biennio rosso i militanti e i gruppi anarchici erano una forza ragguardevole, attiva e sempre presentenelle lotte sociali e politiche nel Genovesato. I punti di forza del movimento erano la Valpolcevera e i comunioperai del ponente cittadino (Sestri Ponente, Cornigliano, S.P.D�Arena, ecc.). Secondo la polizia alla fine del1919 il numero dei militanti di questi gruppi era di oltre duecento e vengono citati, tra i più attivi ed influenti, tragli altri, Gastone Cianchi, Emilio Grassini, Angelo Dettori. In campo sindacale la situazione era ancora piùfavorevole: consistenti nuclei libertari erano presenti nei vari stabilimenti del gruppo Ansaldo (Fonderia, Cantie-re, Proiettificio, Vagonificio) e in varie altre importanti aziende metallurgiche e metalmeccaniche (Ferriere diSestri P., Ferriera di Trasta, ecc.) dislocate nel ponente e nella Valpolcevera. Le lotte operaie di quegli anniculminate nell�occupazione delle fabbriche avvenuta l�uno e due settembre 1920 vedevano particolarmenteattivi anarchici, libertari e sindacalisti rivoluzionari organizzati nell�U.S.I. Tra questi Pietro Caviglia, Angelo Dettori,i fratelli Stanchi, Emilio e Natale Grassini, Cristoforo Piana, Antonio Negro, ecc.11 .

Nel ponente ligure i punti di forza erano Savona e Vado Ligure (la Camera del Lavoro di Vado come giàquella di Sestri era anarcosindacalista e fu diretta da Gino Bagni). Particolarmente importante la presenzaanarchica allo stabilimento Westinghouse e nelle ferrovie. Altre Camere del Lavoro a maggioranzaanarcosindacalista erano quella di Imperia (diretta dall�anarchico Formica) e quella di Finalmarina ove il nucleopiù consistente di associati è costituito dagli operai dei Cantieri Piaggio12 . Forte anche la presenza anarchicaspecifica con numerosi circoli e gruppi libertari. Del gruppo Pietro Gori di Savona faceva parte tra gli altriLorenzo Gamba e in seguito vi svolgerà militanza anche Umberto Marzocchi13 .

Nello spezzino e nel sarzanese sia sul terreno specifico politico, sia sul terreno sindacale la presenzadegli anarchici era cospicua e battagliera. La Camera del lavoro aderente all�U.S.I.14 raccoglieva forti nucleioperai della Vickers-Terni, della Cerpelli, dell�Ansaldo S.Giorgio e dell�Arsenale. Rilevante sul piano sindacaleera l�attività di Pasquale Binazzi, Vittorio Cantarelli, Attilio Faggioni e del giovanissimo Umberto Marzocchi acui venne affidata la segreteria del sindacato metallurgico. Nel sarzanese Enrico Ponzanelli e Mansueto Luccherinierano segretari rispettivamente della Lega Minatori e della Lega Muratori15 . Sul piano dell�agitazione politicarivoluzionaria era forte e incessante l�azione de Il Libertario diretto da Pasquale Binazzi. Si può nel complessovalutare la consistenza del movimento anarchico nello spezzino in quegli anni intorno ai 400-500 militanti orga-nizzati in oltre una trentina di gruppi16 .

Questo breve panorama dell�anarchismo ligure dell�inizio degli anni �20 presenta un quadro abbastanzaomogeneo - al di là delle specificità locali - di un movimento fortemente radicato nelle fabbriche e dunqueorientato su posizioni sindacaliste e classiste, propenso per ciò - si riterrebbe - a dotarsi di strutture organizzativeefficaci e funzionali. La stessa costituzione dell�Unione Anarchica Italiana, avvenuta nell�aprile del 1919, sem-bra dar conto di un processo - a livello nazionale e a livello locale - di stretta organizzativa. Nella realtà dei fattile cose non erano proprio così. In primo luogo il patto associativo dell�U.A.I. riportava i vincoli associativi all�au-tonomia del gruppo federato e, in secondo luogo, nel movimento anarchico settori non trascurabili continuava-no ad essere arroccati su posizioni antiorganizzative, se non individualiste. Citiamo ad esempio il gruppo rac-colto intorno alla redazione pegliese del giornale Gli Scamiciati17 e quello che, nel sarzanese, faceva riferimen-to a Abel Rizieri Ferrari.

In ogni caso quello che fosse l�orientamento degli anarchici liguri, il ciclo di lotte che sfociò nell�occupazio-ne delle fabbriche li vide in egual misura partecipi e attivi nel dare uno sbocco rivoluzionario alla situazione.

La storia racconta come si concluse l�occupazione delle fabbriche e come svanì l�ultima grande occasioneper un attacco rivoluzionario offerta alla classe operaia: le esitazioni della C.G.L., l�accettazione da parte delPartito socialista e della stessa C.G.L. del compromesso giolittiano, lo smantellamento del movimento. A SestriPonente la maggioranza degli operai organizzati nella locale Camera del Lavoro respinse quella che fu definita�la beffa atroce del controllo operaio�, ma ciò non servì a nulla come a nulla servì il tentativo dell�U.S.I. diestendere il movimento alle ferrovie, ai porti, alle navi nel convegno regionale convocato a S.P.D�Arena il 7

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settembre. La risoluzione di palazzo Marino cancellò tutto e lasciò i lavoratori disarmati di fronte alle reazionefascista18 .

La Camera del Lavoro di Sestri P. a forte maggioranza anarchica e sindacalista rivoluzionaria (vennediretta da sindacalisti e anarchici a partire dal 1905 e nel biennio rosso da Antonio Negro) e che contava quasiquattordicimila iscritti era tuttavia osso duro da rodere e ancora per qualche tempo mantenne intatte le suecapacità d�organizzazione e di lotta. Tuttavia �La sera del 4 luglio 1921 le squadre fasciste provenienti daGenova, dopo essersi abbandonate ad atti di violenza contro singoli lavoratori, mossero all�assalto della sededella Camera del Lavoro, mentre reparti di carabinieri e poliziotti assistevano senza intervenire. Nella CdL sitrovava un centinaio di operai ed ebbe inizio così una violenta battaglia che durò tutta la notte e nella qualecarabinieri e poliziotti si affiancarono ai fascisti, facendo uso di moschetti e di bombe a mano; all�alba i difensori,esaurita ogni possibilità di resistenza, riuscirono a lasciare l�edificio e a mettersi in salvo mentre la Camera delLavoro venne devastata dagli assalitori�19 . Uno sciopero dei lavoratori sestresi protrattosi dal 5 al 7 luglio nonriusciva ad impedire la chiusura e l�occupazione da parte dei carabinieri della sede della C.d.L. Solo il 31 luglioessa veniva restituita con l�imposizione di un �patto di pacificazione� siglato per gli organizzatori sindacali daAngelo Dettori e Angelo Faggi20 . L�accordo venne ben presto disatteso dai fascisti e la C.d.L. doveva esserechiusa definitivamente nel 1922.

Anche nello spezzino l�attacco fascista si faceva generalizzato. Già il 12 maggio erano state attaccate edevastate le due Camere del Lavoro (quella dell�U.S.I. e quella confederale). Il 18 luglio un gran numero difascisti preparò un�incursione su Sarzana. Alla difesa della città parteciparono lavoratori, sindacalisti e un grannumero di militanti anarchici (che avevano già iniziato, insieme ai militanti degli altri partiti di sinistra, ad organiz-zarsi nelle squadre armate degli Arditi del Popolo). Tra questi ricordiamo Ugo e Bruno Boccardi, Marino Anelli,Rino Milanesi, Silvio Casella, Emilio Ferrari, Dino Ferrarini, Emilio Ginesi e Renato Olivieri. Li ritroveremo nellalotta clandestina al fascismo e nella lotta partigiana. Nel ponente ligure era ugualmente duro l�attacco fascistae forte la resistenza operaia: per tutto il settembre del �21 devastazioni fasciste, conflitti e scioperi si sussegui-rono a Savona e in altre località21 .

L�attacco fascista divenuto generalizzato contribuì a scompaginare definitivamente le vecchie organizza-zioni sindacali e politiche - intransigenti o tentennanti che fossero - in tutta la Liguria, come nel Genovesato enel ponente cittadino. E� tuttavia degno di rilevanza il fatto che l�ultimo Congresso nazionale ufficiale dell�U.S.I.si tenesse a Genova il 28 e 29 giugno 1925 e che vi fosse una discreta rappresentanza di delegati22 per laLiguria e per Genova in particolare a dimostrazione di legami non del tutti scissi con il proletariato delle grandifabbriche23 . Uno dei delegati, il sestrese Attilio Caggero, infatti �porta il saluto del proletariato ligure. Dice che ilmorale delle maestranze operaie metallurgiche è quanto mai alto; alcune agitazioni come quelle delle mae-stranze delle Ferriere Bagnara si son chiuse con risultati soddisfacenti. Si nota un risveglio in tutta la Liguria.L�oratore porta a sostegno della sua affermazione dei dati precisi con risultati ottenuti dai sopralluoghi dellaSpezia, Novi Ligure, Savona, S.P.D�Arena...�24 .

Si chiudeva comunque - per gli anarchici come per gli altri - una fase della storia della lotta di classe e siapriva un nuovo capitolo contrassegnato da attività cospirative, lotte isolate, azioni anche individuali che inqualche modo avrebbero mantenuto una continuità tra il passato e la speranza di un futuro diverso.

I nomi dei compagni che abbiamo citato e di molti altri protagonisti di quelle lotte, li ritroveremo nella lottaclandestina, vittime di persecuzioni politiche, in esilio, militanti in terra di Spagna, al confino, e finalmente nellalotta armata contro il fascismo.

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5 - Clandestinità, esilio e repressione�Con l�accusa del fascismo al potere molti compagni dovettero riparare all�estero. Coloro che non vollero

varcare le frontiere furono quasi tutti bastonati, carcerati e inviati al confino�25 . In effetti sono molti i compagniche già dal 1921, in tutta la liguria subiscono duramente i colpi della reazione montante. Diversi sono uccisi inscontri con fascisti e carabinieri: Primo Palmini a Pegli, Cesare Rossi a Sestri Ponente, Pierino Pesce a Coro-nata26 , Uliviero (febbraio) a La Spezia, Dante Carnesecchi (marzo) ad Arcola, Fioravante Raspolini (luglio) aSarzana, Abel �Renzo� Ferrari a Teglia (novembre). Nel 1923 Pietro Cestari a La Spezia. Molti saranno anchei feriti dalle squadre fasciste.

Altri come Adelmo Sardini, Lorenzo Gamba, Pasquale Binazzi, Augusto Boccone, CostantinoSansebastiano, Francesco Rangone, Emilio Grassini - solo per citare alcuni nomi che ritroveremo nell�arco ditutta la lotta di opposizione al fascismo - sono arrestati, processati, condannati27 , ammoniti, iscritti nelle liste diproscrizione già a partire dai primi anni �20. Lo stesso Gamba, Pietro Caviglia, Umberto Raspi, Renato Goridebbono riparare in Francia insieme a molti altri28 . All�entrata in vigore delle leggi eccezionali e del tribunalespeciale altri militanti anarchici sono colpiti: Carlo Benati è arrestato nel �25, Paquale Binazzi e VincenzoToccafondo nel �26, Virgilio Mazzoni, Umberto Seidenari, Aladino Benetti, Raffaele Benvenuti, Pasquale eZelmira Binazzi inviati al confino nel �26, Guglielmo Foschi di La Spezia confinato nel �27, Gastone Cianchiammonito e sottoposto a stretta vigilanza, Armando Bugatti arrestato nel �2829 . Il movimento anarchico e sinda-calista genovese (così come nel resto della Liguria e d�Italia) è duramente colpito dalla repressione e forse piùd�altri, almeno agli inizi, patisce le proprie forme organizzative federative particolarmente vulnerabili alla perditadei contatti.

�Un minuscolo gruppo rimase nella Liguria ammonito o negletto, il quale, sia pure sotto la vigilante osser-vanza dei poliziotti e delle spie fasciste, riuscì a passare ventitre anni nella cloaca fascista senza rinunzie purpagando regolarmente regolari corsi di carcere preventivo, qual delizie del nuovo regime�30 . Gli anni bui delregime non intimidiscono più di tanto i compagni rimasti a Genova e scampati alla galera o al confino. Anzi èproprio a partire dagli anni �30 che si ristabiliscono i contatti, dapprima tra i militanti genovesi, a piccoli gruppi, epoi tra questi e quelli delle altre località (infaticabile è stata in questo senso l�opera di Pasquale Binazzi che neglianni non passati tra galera e confino tessé instancabile una rete di collegamenti clandestini), infine con i com-pagni in esilio in Francia. Si passa cioè dalla ribellione e dalla resistenza individuale o dalla cospirazione armatadi singoli o piccoli gruppi che progettano il �gesto esemplare� o il �tirannicidio� - come nel caso del gruppo diFaustino Sandi, Guido Marzocchi e Pietro Meloni condannati a 30 anni di carcere per aver in concorso tra loroe con altri costituito �associazione tendente a provocare strage e preparato attentato al duce� con sentenza delTribunale Speciale del 15/6/193231 - alla ricostruzione di una rete organizzativa di lotta antifascista e di propa-ganda anarchica.

�Si deve appunto a questo piccolo gruppo sparpagliato nei vari paesi del genovesato se la fiaccoladell�anarchismo continuò ad ardere luminosa in mezzo alle tenebre fasciste�32 . Chi fossero i compagni chehanno tenuta accesa la fiaccola in mezzo a mille difficoltà lo possiamo solamente supporre: sicuramente EmilioGrassini, testimone in seguito lucido e attento di quegli anni, certamente i fratelli Stanchi, probabilmenteToccafondo, Caviglia, Mazzoni, Sardini e gli altri rimasti, nei brevi periodi liberi tra arresti, carcere e confino.

�Dobbiamo aggiungere che a differenza di quanto avvenne in altri partiti, i superstiti dell�anarchismo ligurenon ebbero bisogno di coprirsi con l�orpello ributtante del �doppio gioco�, di indossare cioè i simboli contrariall�anarchia�33 . L�intransigenza e il rigore dei principi, la �fede� cocciutamente rivendicata, la �refrattarietà� alconformarsi sono certo sempre state caratteristiche precipue degli anarchici (a volte così caparbiamente esibi-te da rischiare più che l�estraneità, l�antagonismo nei confronti dei duttili tatticismi sacrificati alla politica �rivolu-zionaria� di classe), non c�é dunque motivo di dubitare che tra le fila dei nostri compagni le defezioni siano statepochissime.

Pochissime quelle dovute a calcoli di opportunità personale, alcune dovute ad una sorta di �grande son-no� che per molti finirà nel luglio del �43, sicuramente nessuna dovuta ad un doppio gioco programmato,all�entrismo cioè nelle organizzazioni di massa del fascismo - che ad esempio i quadri comunisti spesso attua-rono per mantenere comunque aperto un rapporto con le masse lavoratrici. Un limite o una coerenza totale?Probabilmente tutte due le cose insieme.

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Un approfondimento non privo di suggestioni può essere quello dei percorsi individuali di molti militanti inquegli anni. Nell�ostinata opposizione degli anarchici al fascismo - negli anni più bui della dittatura - si intreccia-no spesso diverse forme di resistenza. All�allacciarsi clandestino dei rapporti di cospirazione tra i vecchi militantioperai fa da contrappunto il fiorire di iniziative del tutto individuali. Queste spaziano dall�atteggiamento indivi-duale anticonformista e ribelle (il fiocco nero, i canti tradizionali anarchici, ecc.), all�opera di microproselitismo,al salvataggio - sempre individuale - della memoria e delle tradizioni del movimento tramite la diligente compi-lazione di vere e proprie antologie del pensiero anarchico e libertario, risultato di pazienti copiature manuali dibrani di libro e di articoli su quaderni destinati a circolare tra gruppi ristretti di compagni e simpatizzanti34 .Vincenzo Toccafondo - uno dei militanti più stimati del genovesato (prima, durante e dopo il fascismo), coltissi-mo autodidatta - per oltre dieci anni scrisse di suo pugno una sorta di rivista - L�Antistato - in singola copia suquaderni scolastici facendola circolare fra compagni e colleghi35 . Bozzetti sociali, ritratti storici, momenti distoria dell�anarchismo e della guerra di classe, lunghi articoli contro il fascismo e le guerre imperialiste, com-pongono questo singolare e straordinario �giornale� che è, a un tempo, testimonianza di un percorso dimaturazione ed impegno personale e di una concezione della militanza rivoluzionaria che trascende le contin-genze dei vincoli e dei rapporti d�organizzazione.

Ma seguiamo ancora la Relazione: �[gli anarchici] Pagarono di persona rimanendo coerenti ai nostriideali. Gli schedari polizieschi sono lì a confermare la nostra asserzione: �L�anarchico schedato (vi si legge)mantiene le sue idee, continua su di lui la sorveglianza�, oppure �seguendo gli ordini ecc. abbiamo arresta-to l�anarchico schedato X il giorno .... e lo abbiamo rilasciato il giorno .... Continua la sorveglianza�. Di questirapporti i dossier dei nostri compagni sono pieni e non ne troverete uno in cui vi sia una parola che faccia direallo sbirro: l�anarchico X si ricrede, si pente ecc.�36 .

Le schede della polizia che abbiamo potuto consultare37 recano la stampigliatura �Anarchico� soventeseguita da �pericoloso� e dalle azioni da intraprendere: vigilare, mantenere sotto stretta sorveglianza oppureper i fuoriusciti iscritti nella Rubrica di frontiera: segnalare, perquisire, arrestare. Più della metà del campione dischede che è stato possibile visionare si riferisce a militanti espatriati all�avvento del fascismo o negli anniimmediatamente successivi. In una prima approssimazione è anche possibile stabilire quali furono i paesi metadell�emigrazione: la Francia innanzitutto (almeno il 20% vi si stabilirono), poi la Spagna, gli USA e l�Argentina inmaniera consistente, e poi ancora il Belgio, Tunisi, Londra, ecc. Dalle stesse schede siamo poi in grado diindurre le condizioni professionali prevalenti: operai dell�industria in maggioranza, poi braccianti, muratori eartigiani; questo spaccato sostanzialmente coincide con quello che è possibile ricavare dalle schede del CasellarioPolitico Centrale e - come vedremo - dalle biografie dei compagni che abbiamo ricostruito: tanti lavoratori delbraccio (provenienti infatti in prevalenza dalle zone ad altra concentrazione operaia del genovesato), pochissi-mi intellettuali di professione ma moltissimi generosi ed entusiasti autodidatti.

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6 - Una prima ripresa�Mentre la polizia e fascismo sorvegliavano l�anarchismo per �salvare l�Italia� i nostri compagni superstiti

mantenevano i contatti di paese in paese e persino con l�estero. Fu appunto verso il 1930-32 che in un PrimoMaggio riuscirono ad avere dalla Francia una infinità di giornali e, in parte a diffonderli�38 . L�attività di diffusioneorganizzata di stampa e opuscoli clandestini deve essere iniziata in forma organizzata un po� prima di quantoricordasse l�estensore della Relazione. Questa è almeno l�impressione che si ha scorrendo gli elenchi e leimputazioni dei rinviati al Tribunale Speciale. I contatti con l�emigrazione anarchica all�estero dei compagnigenovesi sembrano risalire almeno al 1927. Infatti all�inizio di quell�anno viene arrestato a Genova Luigi Galleaniperché trovato in possesso di giornali anarchici stampati a New York. Possiamo dunque supporre che già dal�27 fosse in via ricostruzione una rete clandestina di distribuzione di stampa anarchica proveniente dall�estero(USA, Francia). La supposizione viene poi confermata dall�arresto e dall�invio al confino di altri militanti anarchi-ci genovesi accusati di aver diffuso stampa anarchica negli anni immediatamente successivi39 . L�episodio spe-cifico a cui si riferisce Grassini è probabilmente la diffusione clandestina di una gran quantità di giornali emanifesti, arrivati dalla Francia, nel maggio-giugno del �31 e in seguito al quale un gran numero di compagni -particolarmente a Sestri P. - furono indagati, arrestati, ammoniti o confinati. Nel giugno del 1931 un rapportodella capitaneria di Porto di Genova segnalava che nascosti nella nave �Teresa Schiaffino� erano stato rinvenutialmeno 500 manifesti anarchici. La polizia riteneva che fossero stati caricati a Marsiglia con la complicità diqualche scaricatore anarchico40 . Evidentemente non tutto il materiale fu individuato o altro ne giunse o prima odopo. Tra i compagni che furono colpiti qualche mese dopo41 ricordiamo Pietro Caviglia (arrestato e poi rila-sciato) e i fratelli Stanchi, Attilio e Carlo, inviati al confino e che probabilmente furono tra i principali organizza-tori dell�attività clandestina insieme allo stesso Grassini. Ce ne fornisce conferma Grassini stesso: � ...una granparte dei compagni hanno dovuto rifugiarsi all�estero ed i pochi che sono rimasti hanno dovuto lavorare piano econ cautela, dopo lunghi sforzi hanno ottenuto un collegamento con i compagni all�estero quando nel 1931 unaspia in seno al movimento aggrava la situazione in modo che dopo pochi giorni questa essendo a conoscenzache a casa di un compagno vi è della stampa, provoca dopo poche ore l�intervento della polizia nella sopraddet-ta casa, ma nulla riuscirono a trovare di ciò che cercavano causando perciò l�arresto dei fratelli Stanchi Carlo eAttilio, di conseguenza malgrado che la polizia non avesse avuto prove condannò i sopradetti fratelli a 5 anni diconfino. Perciò i compagni hanno dovuto lavorare ancora con più cautela per infiltrarsi nelle masse con qualchescritto.�42 . Nel novembre del 1932, probabilmente a repressione preventiva di una temuta ripresa anarchica, unrapporto della regia prefettura denunciava un�attività anarchica in Valpolcevera dove era nato un gruppo deno-minato �Alleanza anarchica� e per questo finivano incarcerati Silvio Battistini, i fratelli Giacomo e GiovanniGaggero, Giovanni Rolando e Attilia Pizzorno, quest�ultima sospettata in quanto �anarchica schedata� e �peri-colosa� di essere a capo del gruppo43 . Giovanni Rolando e Attilia Pizzorno erano stati negli anni �20 rispettiva-mente direttore e collaboratrice del già citato giornale anarchico �Gli Scamiciati�.

Ci siamo dilungati su questi episodi non tanto per la loro importanza specifica quanto perché in primoluogo, segnano la rinascita di una rete organizzativa ancora fragile ma abbastanza ramificata, con collegamentianche internazionali; in secondo luogo, perché l�epicentro di questa struttura è Sestri Ponente, ricca in passatodi tradizioni libertarie e di presenza anarchica e sindacalista preponderante; in terzo luogo, perché gli arrestatie gli inquisiti sono quasi tutti operai della grande industria genovese e ciò rimarca la natura di classedell�anarchismo genovese.

Riprendiamo la Relazione: �Purtroppo un lurida spia crediamo di oltre frontiera, informò la sbirraglia emolte case furono perquisite. Vi furono molti arrestati ma nulla cadde solo unghie poliziesche di modo che iltribunale speciale non lavorò. Lavorò invece per alcuni in confino e le nostre file si assottigliarono sempre più.La sorveglianza polifascista non dava tregua e bisognava [tenere] sempre più tutto il contrabbando delle nostreidee nel nostro cervello. Era sufficiente un indirizzo, un saluto, per provocare l�arresto o l�ammonizione, di modoche si può dire che fu una ben grande cosa se riuscirono a rimanere in collegamento in un ben ristretto numerodi compagni�44 .

La seconda metà degli anni �30 è il periodo del fascismo trionfante, dell�impero, dei successi coloniali edell�illusione del benessere per tutti. La classe operaia per la verità non beneficia granché di questo presuntostato di cose, sottoposta più che mai alla pressione padronale e all�immiserimento delle proprie condizioni di

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vita. Ma la �pubblica opinione�, come sempre accade, da voce prevalentemente a quegli strati sociali che sono,relativamente, privilegiati dal regime per naturale consustanzialità oppure a quelli irretiti dalla propaganda fasci-sta della �nazione proletaria�. Anche gli strati giovanili e studenteschi più vivaci intellettualmente, come benracconta Zangrandi45 sono sostanzialmente conquistati dal mito della �terza ondata�, della riscoperta delleradici rivoluzionarie e anticapitaliste del fascismo e a questo piegano l�entusiasmo per le imprese coloniali o perla prossima guerra di Spagna. Anche dal punto di vista culturale le �aperture� di alcuni dirigenti fascisti46 chefanno mostra di tiepida fronda all�establishment, attraggono intellettuali antifascisti e comunisti ad una sorta di�entrismo culturale� in cui non è chiaro chi fa il gioco di chi. Per la classe operaia e la masse lavoratrici tutto èmolto più chiaro, non c�è un solo aspetto del fascismo che non sia organicamente connesso al dominio di classedel grande capitale e ciò si palesa in esperienza diretta di licenziamenti, perdita di potere d�acquisto, aumentodei ritmi di lavoro e peggioramento delle condizioni in cui esso si svolge. La resistenza sindacale è ardua ormaiquasi come quella politica, neppure il tentativo di militanti comunisti di infiltrarsi nelle organizzazioni sindacalifasciste produce dal primo punto di vista effetti di sorta, forse è più pagante, alla lunga, sul secondo terreno inquanto prelude alla ricostituzione di una rete di quadri operai e di un reticolo di rapporti all�interno delle fabbri-che. Per gli anarchici questi problemi neppure si pongono, l�integrità rigida e la coerenza interna estrema delloro quadro teorico e strategico non permette derive sul piano tattico né oscillazioni sul piano delle alleanze: lalotta al fascismo è la lotta allo Stato e al Capitale e in questa lotta ci si accompagna a chi ne riconosce l�unitarietà.La prospettiva è dunque quella di serrare le fila sotto i colpi della repressione, contarsi, riprendere con cautelai contatti con altri compagni, cercare canali sicuri per la diffusione della propria stampa, fare propaganda ad untempo per l�idea e contro il regime imperante. Le prospettive sono buie, ma questo è ciò che c�è da fare. MentrePasquale Binazzi si prodiga in quest�opera di paziente tessitura a livello di Norditalia, a Genova chi fa da puntodi riferimento per i pochi compagni (concentrati a massima parte nel ponente cittadino ed in particolare a SestriPonente) è sicuramente Emilio Grassini, la sua officina di Cornigliano, nonostante la stretta sorveglianza a cuiegli è sottoposto, è un po� il centro ideale della rete che si va costituendo.

Lo stesso accade nel resto della regione. Nello spezzino una rete organizzativa si ricostituisce - sempreper opera di Binazzi - attorno a Del Carpio, Buzzolino, Milanesi, Faggioni, Perini e altri. Nel ponente ligure ciòavviene probabilmente attorno a vecchi militanti (Giacomo Cerato nell�imperiese, Giuseppe De Ceglie, IsidoroParodi, Mario Adriani nel savonese).

Eppure nonostante questi siano gli anni più bui è proprio nel �36 che si apre uno spiraglio che incrinal�immagine del fascismo trionfante ed imbattibile: la guerra civile e poi rivoluzione spagnola, l�accorrere di volon-tari da ogni parte del mondo, la difesa vittoriosa di Madrid, dimostrano che il fascismo e il nazismo non sonoinvincibili se i militanti rivoluzionari e le masse lavoratrici si riappropriano dell�internazionalismo e dell�iniziativadi classe. Gli anarchici affluiscono a Barcellona e Madrid da tutta Europa. Gli anarchici italiani sono in prima filae dalla Francia o espatriando clandestinamente dall�Italia accorrono in Spagna. Lo stesso vale per gli anarchiciliguri e genovesi: Umberto Marzocchi (Colonna Rosselli, Commissario politico), Nicola Turcinovich (ColonnaAscaso), Marcello Bianconi (Colonna Ascaso), Guglielmo Bertini (combattente), Renato Gori (combattente),sono solo alcuni47 di coloro che da Genova, dalla Liguria o dall�esilio accorrono in Spagna per difendere lalibertà del popolo spagnolo. Insieme a molti altri che da Genova e dall�Italia avevano organizzato il sostegnoalle brigate rivoluzionarie48 , quelli che tornano, dopo l�internamento in Francia e spesso il confino in Italia, sipreparano a combattere la stessa lotta contro gli stessi nemici.

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7 - Si rinserrano i ranghiSi avvicina la guerra: �Si giunge così alla vigilia della guerra e (naturalmente) a nuovi arresti e nuovi rinvii

al confino di polizia. Oramai i �salvatisi� alla furia fascista si contano sulle dita di una mano e data [l�]euforia,dovuta allo strombazzamento delle prime vittorie di guerra, la nostra propaganda non attecchiva granché.�49 .Dunque l�entrata dell�Italia in guerra accentua le difficoltà al lavoro clandestino degli anarchici genovesi: tra il1939 e il 1941 gli arresti e gli invii al confino di numerosi compagni, oltre a quelli dei reduci dalla Spagna cheprovenivano dai campi d�internamento della Francia di Vichy, assottigliano ulteriormente i ranghi delle già esi-gue fila del ricostituendo movimento anarchico genovese. Marcello Bianconi, Armando Bugatti, Gastone Cianchi,Lorenzo Gamba, Giuseppe Pasticcio, Rinaldo Ponte, Umberto Raspi, Ernesto Rocca, Umberto Seidenari,Carlo Stanchi, Vincenzo Toccafondo, Nicola Turcinovich, Renato Gori partono nuovamente per il confino eritorneranno a Genova solo alla fine del �43. E� il momento più difficile ma anche quello che prelude ad un�inver-sione di tendenza.

�Furono poi le prime disillusioni e la ristrettezza della vita civile che prepararono il lievito ad una nostraripresa più fortunosa. Sorse l�idea del �Fronte Unico� fra tutti i lavoratori senza distinzione politica o religiosa,ma di fede anti-fascista e contrari ad ogni forma di coalizione e di sfruttamento dell�uomo sull�uomo, che comin-ciò a farsi strada�50 . E� nel 1942, l�anno di massima espansione delle armate hitleriane in Europa, che il fasci-smo italiano comincia a scricchiolare, oltreché sul piano della conduzione della guerra, dopo le prime pesantisconfitte militari, anche e soprattutto sul piano del consenso dei suoi propri sostenitori e del sostegno di chi neaveva permesso l�ascesa. Le condizioni sempre più pesanti di sfruttamento intensivo delle masse lavoratrici edi immiserimento dei ceti popolari aprono spiragli, che ben presto diventeranno voragini, alla penetrazione dellapropaganda antifascista e anche di quella rivoluzionaria. E� in questo clima che i compagni rimasti decidono didare un deciso impulso a quell�opera di penetrazione nelle masse che avevano con cautela sempre perseguito,formulando nei riguardi di tutti i lavoratori di sentimenti antifascisti e di idee anticapitaliste la proposta di costitu-ire un fronte unitario di lotta. Seguiamo a questo proposito ancora Grassini: �Ed ecco sopraggiungere la guerratanto fratricida con i primi bombardamenti [e] provocare il processo della demoralizzazione delle masse e traquesto stato di cose si poté allargare la nostra propaganda e l�inizio della disgregazione delle forze fasciste,cominciando ad essere avvicinati da quei compagni che quasi ci scansavano per tema di compromettersi; nellafine del 1942 si creò il fronte unico dei lavoratori ed attraverso la nostra propaganda seria quanto mai si affacciòl�idea di affiancarsi al P.C.I. e con ciò scoprirsi nel possibile rischiando, per far vedere chi siamo e cosa vogliamoproseguendo questa lotta clandestina...con una riunione presente il defunto compagno Binazzi Pasquale siprende accordo con tutti gli antifascisti per l�abbattimento del fascismo ostacolo principale�51 . Effettivamentenei primi di giugno del �42 si tenne a Sestri Ponente una riunione clandestina a resoconto della quale non restache una relazione che vi tenne Emilio Grassini e dalla quale abbiamo estratto i brani che abbiamo citato all�ini-zio di questo documento. In questa riunione giunsero ad una prima sintesi gli sforzi per ricostruire i collegamentitra i nuclei anarchici dell�alta Italia e quelli per ricostruire l�organizzazione a Genova. Non sappiamo con certez-za chi partecipò a quell�incontro oltre a Grassini e Antonio Pittaluga. Probabilmente Pietro Pozzi, forse PietroCaviglia, Antonio Dettori, Adelmo Sardini, Wanda Lizzari, sicuramente qualcuno tra i restanti quadri operaianarchici del ponente. Probabilmente parteciparono anche compagni del Piemonte e della Toscana52 . E� peròdifficile pensare che già in quella riunione si tentasse un approccio con antifascisti di altra provenienza politica.E� più plausibile che essa sia stata dedicata alle modalità della costruzione della F.C.L. e che in essa si sianogettate le basi della proposta del Fronte Unico dei Lavoratori. I contatti con gli altri antifascisti saranno venuti inseguito, a proposta definita. Vale la pena di citare più estesamente l�intervento di Grassini53 . L�intervento, stesosotto forma di relazione con il titolo �Noi C.[omunisti] A.[narchici], i partiti autoritari e la massa amorfa�, èun�analisi di ampio respiro delle possibilità rivoluzionarie delle lotte che accompagneranno il prossimo crollo delfascismo, dei problemi connessi alla fase di ricostruzione in una strategia rivoluzionaria e del rapporto con lealtre forze antifasciste, e in modo specifico con i comunisti, in queste due fasi.

Vediamone alcuni passi: �Quando parliamo di azione rivoluzionaria pratica, cioè di piazza, ben pocodivide la nostra azione da quella di tutti gli altri rivoluzionari; e pur di arrivare ad abbattere il fascismo ci trovere-mo fianco a fianco, sebbene non cercate, anche quelle correnti rivoluzionarie che hanno per finalità la restau-razione democratica liberale tipo Italia Libera, e con tutti i partiti più o meno autoritari.

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Infatti se scoppia un moto rivoluzionario, anche se questo fosse provocato dalla nostra azione, e se ipartiti autoritari e le masse vi prendessero parte, nessuno di sognerebbe di domandar loro perché combattono,essendo il fascismo il primo caposaldo da demolire....Ma, caduto il primo caposaldo, cioè il fascismo, ognicorrente rivoluzionaria avanzerà le proprie rivendicazioni, ogni partito presenterà al popolo un proprio program-ma e sarà allora che la massa amorfa, la massa che si era gettata nella mischia senza ideali ben definiti - macon l�istintivo proposito di conquistare la libertà e l�uguaglianza - sarà sfruttata dagli autoritari più abili.

Caduto il fascismo può restare l�impalcatura capitalistica e, naturalmente, occorre non disarmare. Tutti imezzi di difesa e di offesa dovranno essere adottati...�54 . In questo sviluppo lineare si insinua tuttavia un ele-mento di consapevolezza della problematicità di adeguare il respiro strategico alla contingenza della lotta:�Perciò fin qui nessuno scrupolo dovremo avere e, forse, cadremo, nostro malgrado, in incoerenze non dovutealla nostra volontà ma al periodo d�incertezza, di febbre rivoluzionaria che non ammette indugi o disquisizioniteoriche...�55 . Ma poi: �Che cosa faranno le correnti antifasciste gelose di salvare il capitale e di prendere nelleloro mani le redini dello Stato? Trameranno nell�ombra per condurre le masse dalla loro parte e ci sarà molto dacombattere per demolire questo secondo caposaldo. Qui verranno a galla i nostri nemici e i nemici del proleta-riato. Occorrerà perseverare nella lotta, associati ad elementi più affini a noi.�56 . E nella fase successiva, ditransizione: �Ma, ammesso che la rivoluzione giunga a rovesciare, col fascismo, anche tutta l�impalcaturamonarchica-borghese-capitalistica-statale, è possibile arrivare di colpo all�Anarchia? Probabilmente no.

Oggi mancano le basi psicologiche in mezzo alle masse proletarie e forse anche in alcuni di noi, maqueste basi vanno cercate fin da oggi in mezzo ai lavoratori, se vogliamo scendano in campo fianco a noi.�57 .Occorrerà dunque: �...presentare ai lavoratori un disegno d�insieme per poi passare al disegno costruttivo. Ildisegno d�insieme consiste nello spiegare ai nostri ascoltatori in tutte le occasioni che ci si presentano qualisono le vere basi della libertà e dell�uguaglianza che necessita raggiungere fra gli uomini se vogliamo la pacefutura e duratura.

Il disegno costruttivo poi lo creiamo scendendo ai particolari occupandoci, volta per volta, di far capirequali capisaldi è d�uopo attaccare e demolire... Ma nella nostra propaganda non perdiamo mai di vista due coseimportanti: la chiarezza e la coerenze dei nostri scopi anche quando, come nel Fronte Unico, non adottiamo laparola Anarchia.�58 . Se poi le cose prendessero la piega indesiderata e avvenisse che: �... le masse si lascinoabbindolare dai partiti autoritari, come ci comporteremmo noi? Anzitutto dovremo esigere (...) che ci sia lasciatalibertà di stampa e di propaganda affinché le masse arrivino a capire il nostro ideale ed adottarlo.

Dove tutto ciò non si ottenesse non ci resterebbe altra via che riprendere la lotta contro i reazionari quantoil fascismo qualunque fosse la loro politica liberticida.�59 . Infine una questione �scottante�, i rapporti con i segua-ci del bolscevismo e la questione russa: �Vi sono dei compagni i quali guardando alla Russia e agli sforzi che faper non essere sopraffatta dai reazionari del capitalismo, dicono che all�infuori di essa non c�è altro e perconcludere, visto, secondo loro, l�impossibilità di superare il comunismo autoritario, dovremmo sottometterci ecollaborare con questo. Questo è un gravissimo errore.

Noi ammiriamo il popolo russo per lo sforzo che compie contro i suoi oppressori esterni e crediamo siacosa utile fin dove si può aiutarlo a vincere: Ma una volta schiacciato il nemico comune, il capitalismo, perchél�armonia si affermi tra tutte le nazioni è necessario che queste siano autonome, sorelle e non vassalle.

Qualche comunista, nega fin d�ora questa autonomia ipotecando l�avvenire a favore del suo partito e delladittatura che questo eserciterà, se ne avrà la possibilità, sul proletariato...Che la proprietà sia passata dallemani dei capitalisti alla cassa dello stato-padrone-assoluto non vorrebbe dire né uguaglianza, né giustizia,sarebbe solo il cambio di padrone senza speranza di poterlo mutare.

Perciò il nostro preciso compito crediamo sia questo: lavorare contro il fascismo sì, con chiunque; maesigere da chiunque il diritto all�affermazione dei nostri sacrosanti principi libertari.�60 .

Abbiamo riportato estesamente passi di questo documento perché ci sembra estremamente importante.Innazittutto è evidente che non si tratta di un generico proclama rispetto all�unità d�azione delle forze antifasciste.E� piuttosto quello che si potrebbe definire un programma di �fase�, una lucida analisi delle difficoltà e delleprospettive rivoluzionarie all�interno di una particolare contingenza storica. Vale la pena di ricordare che questodocumento risale al 1942 ad un�epoca cioé nella quale non era neanche possibile immaginare le caratteristicheche avrebbe avuto la lotta anti-nazifascista dopo la caduta del regime mussoliniano. Rimane tuttavia la capacità

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predittiva degli sviluppi e dei vicoli ciechi aperti da allora in poi ad una azione anarchica organizzata.Ritorniamo per ora a seguire lo sviluppo degli avvenimenti sul �fronte interno� genovese, come è testi-

moniato ancora dalla Relazione: �Un primo manifestino con programma in tal senso venne lanciato ad iniziativadegli anarchici superstiti e firma il Fronte Unico dei Lavoratori. Questo primo appello trovò molte adesioni inmolti strati di lavoratori e in alcuni uffici venne integralmente riprodotto, dattilografato, fatto circolare in mezzoagli impiegati e agli operai con esito favorevole per l�idea di libertà.�61 . Non disponiamo di questo primo volan-tino, ma in base a documenti successivi, che più avanti esamineremo e che probabilmente ne ricalcano le linee,possiamo indurre che il nucleo della proposta non fosse limitato al richiamo all�unità delle forze antifasciste macontenesse una forte proposizione anticapitalista e antistatalista a favore di liberi consigli di produttori, di lavo-ratori del braccio e della mente. Lo stesso Grassini nel primo di una serie di cinque articoli comparsi sul L�Amicodel Popolo nell�immediato dopoguerra e titolati: �Per la storia del nostro movimento in Liguria�, riporta il testo diun manifestino dattiloscritto che tuttavia per la sua impostazione, a carattere più �disfattista� e non programmatico,sembrerebbe risalire ad un periodo precedente, comunque più vicino all�entrata in guerra dell�Italia62 . Si pre-senterebbe a questo punto però il problema della data di costituzione del Fronte Unico che Grassini fa risalireinvece al 1942.

Prosegue la Relazione: �I compagni tentarono un primo approccio con alcuni nuclei di operai e con tuttele cautele che l�ora imponeva, si riunirono prima in 8 o 10 poi raddoppiarono o triplicarono il numero degliaderenti, spiegarono il loro punto di vista che più tardi culminò nel primo opuscoletto �Il F.U. dei Lavor.[atori]�.Gli anarchici in quelle riunioni eterogenee diffondevano l�idea di libertà contro ogni forma di autorità e pertantodiffondevano l�anarchia.�63 . Si estendeva, si intensificava il lavoro clandestino e si allargava la cerchia degliinterlocutori: non solo vecchi compagni o simpatizzanti ma elementi non politicizzati o di altre correnti di pensie-ro. E si allargava probabilmente a molte della fabbriche che erano state negli anni �20 roccaforti dell�U.S.I.Siamo in grado di ricostruire un elenco di una serie di stabilimenti e di aziende in cui gli anarchici avevanocertamente riconquistato, o l�avrebbero di lì a poco, una forte presenza: L�Ansaldo Fossati di Sestri P., la SIACdi Campi, i Cantieri Ansaldo di Sestri P., la S.Giorgio ancora a Sestri P., l�Ilva di Campi, l�Ansaldo AllestimentoNavi, l�Ansaldo S.Giorgio, la SIAC di Pontedecimo, La Bagnara SAM e la Piaggio di Sestri P., l�AnsaldoCarpenteria, l�Ilva di Voltri, l�Ilva di Sestri P., l�Ansaldo Cerusa di Voltri64 .

Si pone, in questa situazione il problema concreto del rapporto con i militanti o simpatizzanti delle altreforze politiche, particolarmente quelle di sinistra e in specifico il PCI che ugualmente si stavano organizzando erafforzando all�interno delle fabbriche: �Ma se fossero usciti dalle correnti a noi vicine [i lavoratori] e ci avesseroproposto di conciliare le n/s idee con le loro per intraprendere la lotta armata contro il fascismo anche a costodi qualche rinuncia, le avremmo accettate.�65 . Non c�era dunque chiusura in nome di una difesa intransigente diprincipi, ma la disponibilità a mediare, di fronte all�imminente precipitare degli eventi, sul terreno della lottaconcreta e in vista di un�azione comune, sempre e comunque salvaguardando le proprie prospettive strategi-che.

Ma: �Vennero è vero più tardi i comunisti a proporre l�unità ma richiesti quali erano le modalità dell�accordola risposta fu la seguente: �Noi comunisti dirigeremo la lotta, voi anarchici vi associerete a noi e tutto è fatto�.�66 .La chiusura intransigente dunque c�è, ma da parte del PCI e al solito in nome di una concezione dirigista emonopolista delle lotte.

La risposta allora non poteva che essere: �No cari amici, abbiamo un cervello anche noi, delle idee anchenoi da gettare in mezzo alle masse. Formiamo piuttosto un comitato del F.U.L. composto da comunisti, anarchi-ci, socialisti ed antifascisti che abbiano per metodo di lotta la rivoluzione e per finalità l�abbattimento del capita-lismo e su queste basi troveremo l�accordo, così agiremo con eguali doveri e eguali diritti per tutti gli aderenti eparità di condizioni senza intromissione di nessun partito, senza seguire gli ordini di nessun capo che sia al difuori del n/s movimento. Questa proposta fallì...�67 . Non rimaneva allora che: �...noi lavorammo da soli andandosettimanalmente sui monti o in case private a piccolo gruppi con gli operai che accettavano l�idea del F.U.L.Intanto si era costituita la Federazione C.[omunista]A.[narchica]L.[igure] forte appena di pochi gruppi [a]i qualiaderivano complessivamente poco più di 20 compagni. Venne inviata una circolare �riservatissima� ai vecchi sesapevamo rimasti in piedi ma completamente appartatisi. Questi nell�apprendere che era risorta la F.C.A. sirianimarono e vennero a noi...�68 . Si lavora dunque su doppio binario: da un lato per rafforzare l�organizzazione

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a livello cittadino, dall�altro per dar corpo alla proposta del F.U.L. a livello di massa. Il terzo livello, quello deirapporti con compagni di altre città, sarà recuperato di lì a poco. La circolare �riservatissima� di cui fa cennoGrassini è un forte richiamo ai compagni �dormienti� alle loro responsabilità di fronte al proprio passato militantee alle necessità che il momento impone: �Caro compagno....Ognuno che segua appena la cronaca dei fatti,vede facilmente che fascismo e capitalismo, legati da un patto di alleanza antisociale, gettano nella fornacedella guerra il fiore della gioventù, tutte le risorse della vita civile pur di salvare la propria pelle ed i propriprivilegi....Ma perché l�impalcatura del sistema capitalistico,..., sia travolta vantaggiosamente per gli sfruttati,occorre che ogni lavoratore cosciente dei propri diritti vi prenda parte attiva, sia con idee e finalità chiare, siaimpugnando le armi contro i suoi oppressori...Qual�è il nostro compito d�idealisti libertari in questo momento?Non certo quello di restare alla finestra ad aspettare passivi che gli eventi si maturino per fatalismo...Perciò tucaro compagno che un tempo ti ricordiamo fervente animatore del nostro ideale, svegliati dal letargo in cui tigettò la sfiducia e ritorna, in segreto, attivo assertore della giustizia sociale.

Ricordati: chi resta passivo mentre infuria la mischia si rende inconsapevolmente complice degli oppres-sori.

Gli avvenimenti precipitano, nessuno di noi sia impreparato�69 . E nessuno, alla prova dei fatti, lo fu.

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8 - La rete si allargaAlla fine dell�estate di quell�anno infatti l�azione degli anarchici genovesi trova sponda nell�azione di Pa-

squale Binazzi, infaticabile tessitore di contatti tra i gruppi anarchici delle varie città70 . Ne troviamo traccia nellaRelazione: �...intanto il caro compagno Pasquale Binazzi, ora defunto, venne a Genova e ci aiutò molto aricollegarci con le altre regioni.�71 . Oppure nei ricordi di Virgilio Mazzoni72 , oppure ancora in quelli di Grassini, inun�altra testimonianza: �...un compagno �spezzino� ci annuncia: �E� venuto a trovarmi Pasquale Binazzi!�. Oh!finalmente sappiamo che uno dei �buoni� è vivo. La notizia circola in un batter d�occhio in mezzo ai piccoli gruppidel Genovesato e in brevissimo tempo il nostro Pasquale è circondato da uno stuolo di compagni convenuti allaspicciolata in un �luogo sicuro�. Pasquale Binazzi, curvato dalle persecuzioni e dagli anni, si presenta tuttaviasorridente e pieno di fede. Egli è entusiasta del �folto gruppo� in cui ha trovato e abbracciato vecchie conoscen-ze che non avevano piegato. �Sono venuto a Genova� - egli dice - �con la speranza di ritrovare qualcuno e persapere cosa fate di buono...�. Un compagno gli spiega il lavoro svolto sin qui...Ognuno di noi è ansioso disapere cosa pensa della situazione questo nostro vecchio, battagliero e caro compagno, ed egli non si lasciapregare, ci espone subito un suo piano d�azione da iniziarsi subito. �Anzitutto� - egli dice - �occorre ricollegarsicon i compagni e gli uomini di buona volontà affinché ci possiamo contare, almeno in quelle località dove saràpossibile arrivare...�. I compagni del genovesato che a furia di privazioni avevano �ammucchiato� qualchemigliaio di lire lo mettono subito a disposizione del vecchio agitatore il quale, ..., inizia un intenso lavoro diricerche e d�indagini che darà i suoi frutti. Questo riallacciamento che va dalla Liguria al Piemonte, alla Lombar-dia al Veneto, alla Romagna, Toscana e Lazio, è faticoso, costa rischi, denaro e mesi di tempo.�73 . Lo stessoepisodio nella Relazione: �[Binazzi] Pubblicò un primo appello a nome del F.U.L. (un bel manifestino) chetrasportò (ultra settantenne) attraverso varie regioni settentrionali e centrali fino a Milano, Torino, Romagna,Toscana, Roma.�74 .

Nel dicembre del 1942 Binazzi riparte da Genova con documenti da lui redatti insieme ai compagnigenovesi e inizia il suo giro per l�Italia. Ci siamo soffermati a lungo su quest�episodio perché dimostra due cose:la prima è che, al di là dell�opera imporante ed insostituibile di Binazzi, i gruppi anarchici si stavano riorganiz-zando un po� in tutt�Italia e cercavano collegamenti; la seconda è che in quest�opera, così come nell�elaborazio-ne della linea e del programma di lotta, il gruppo genovese è all�avanguardia. Questa �centralità� è riconosciutaanche da un altro importante testimone ed attore della ripresa anarchica, Alfonso Failla: �Nell�Alta Italia, duran-te il periodo clandestino, la federazione più attiva fu quella del genovesato. Oltre l�organizzazione e la propa-ganda apertamente anarchiche, che da Genova si irradiavano nelle regioni settentrionali, quei compagni parte-ciparono alla lotta partigiana in montagna ed in città vincendo il settarismo di altri che ebbero sempre cura diostacolare al massimo il risorgere del nostro movimento che ora ha in quella zona una delle federazioni migliorid�Italia.�75 .

Il primo risultato dell�attività di Binazzi e delle capacità propositive della F.C.L. genovese è il convegnoclandestino del 16 maggio 1943 a Firenze: �Eravamo giunti verso l�aprile del 1943, si decise di tentare un primoconvegno interregionale a Firenze nel quale gettammo le basi della F.C.A.I. ...�76 . Quel convegno si tenne incasa di Augusto Boccone, genovese di Rossiglione trasferitosi in quella città fin dal 1931. Parteciparono aquell�incontro che sancì la costituzione della Federazione Comunista Anarchica Italiana: Emilio Grassini ePietro Pozzi per Genova; Giuseppe Sartini e Vindice Rabitti per Bologna; Atto Vannucci per Faenza; PasqualeBinazzi, Del Carpio e un altro compagno per La Spezia; Augusto Boccone, Ezio Puzzoli e altri due compagniper Firenze; due compagni romani; un compagno di Faenza (Silvio Corbari?)77 . Inoltre Bocconi e Binazzi cheavevano mantenuti rapporti con altri gruppi di Toscana (Carrara e Pistoia sicuramente, dove le figure più rap-presentative erano rispettivamente Ugo Mazzuchelli e Egisto Gori e Tito Eschini) erano delegati a presentare leloro istanze78 . Nel convegno ci si accordò per stabilire nuovi rapporti con gli elementi antifascisti più attivi (sullalinea dunque del programma genovese del Fronte Unico), si discusse dei problemi concreti di organizzazionedella lotta antifascista79 e fu sancita la costituzione della Federazione Comunista Anarchica Italiana. Un mani-festino80 a firma della F.C.A.I. fu steso in quell�occasione e successivamente diffuso nelle città rappresentate alconvegno e in altre ancora, probabilmente ancora ad opera di Pasquale Binazzi81 . Vediamo a questo propositoancora la Relazione: �...uscimmo con un manifestino diretto ai partiti politici nel quale sostenevamo che....[parte omessa nel testo originale]. Ma all�infuori dei soliti complimenti d�uso l�idea non approdò a nulla, si deli-

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neò una incomprensione veramente deplorevole. Pareva che un�idea partita dagli anarchici, seppure buona erealizzabile, onesta non fosse di gradimento ai politicanti. Nel loro pensiero allignava più che l�idea della liberaassociazione alla maniera della prima internazionale, l�idea della nostra sottomissione alle loro mire.�82 . Ancoradifficoltà e ripulse dunque, e questa volta su scala più vasta di quella genovese, alla proposta del Fronte Unico.

A completare il quadro della riorganizzazione del movimento anarchico in quegli anni, ricordiamo che giànel 1931 per iniziativa di Bruno Misefari, Alfonso Failla e altri compagni confinati a Ponza si era costituita laFederazione Anarchica Italiana83 sul modello organizzativo della vecchia U.A.I. e che pochi anni dopo, a Parigi,tra gli anarchici italiani in esilio ugualmente si era posto il problema dell�organizzazione, specialmente in relazio-ne alla necessità di dar vita ad una lotta armata contro il fascismo. Il dibattito all�interno del movimento eradunque ben vivo anche se frazionato per forza di cose in diversi filoni e implicante diversi giudizi sull�unità delleforze antifasciste e sul tipo di organizzazione da darsi nella fase contingente. Tuttavia un primo confronto suqueste questioni si apre già all�inizio della guerra quando molti compagni dall�esilio, attraverso l�esperienzaspagnola e l�internamento in Francia (tra questi Bianconi e Turcinovich), raggiungono al confino i compagni chegià vi erano. Un secondo momento di confronto si aprirà dopo l�8 settembre del �43 quando i circa 180 anarchiciinternati a Renicci e provenienti dalle isole riacquisteranno la libertà e potranno riunirsi ai compagni attivi inclandestinità nella lotta antifascista. Ma allora l�aggravarsi della situazione spingerà a comporre le differenzesul piano della prassi, cioè su quello della lotta armata e partigiana contro i nazifascisti.

Ritorniamo alla narrazione della Relazione: �Più tardi nell�estate 1943 gettammo le basi della nostraazione e dei rapporti con gli altri partiti. Convenimmo che era necessario distinguere la nostra azione e le nostrefinalità libertarie dal guazzabuglio delle idee autoritarie. Distinguerci per non sommergerci dagli altri partiti. Sigiunse così al 25 luglio 1943. La caduta del fascismo ci portò a fare una dichiarazione del F.U. per incitare allarivolta in nome del F.U. ci parve più opportuna che in nome dell�anarchia, perché col F.U. abbracciavamo larghiconsensi nel campo dei lavoratori. Mentre questi anche se si dicevano comunisti, venivano a noi cominciò unalarvata [campagna] di propaganda.... di boicottaggio da parte delle alte sfere. Gli ordini fioccavano perché lagioventù non venisse a noi...�84 .

Si tratta della problematica che precedette, accompagnò e seguì il secondo convegno clandestino dellaF.C.A.I. che si tenne a Firenze il 5 settembre 1943. A questo convegno parteciparono delegati di Roma (RiccardoSacconi), di Livorno (Atto Vannucci), di Piombino (Adriano Vanni), di Firenze (Augusto Boccone e Lato Latini),di Bologna (Giuseppe Sartini e Attilio Diolaiti), di Genova (Emilio Grassini e Antonio Dettori), di La Spezia(Pasquale Binazzi, Del Carpio e un altro compagno), di Pistoia (Tito Eschini e Silvano Fedi). Il convegnodiscuteva questa volta più in specifico dei problemi connessi all�imminente lotta armata e della proposta dicostituzione di una sorta di alleanza antifascista proletaria riassunta nel F.U.L., lasciando in subordine le que-stioni più specifiche del movimento85 .

Fu in quell�occasione che furono presi accordi per l�uscita di Umanità Nova il cui primo numero fiorentino,datato 10 settembre 1943, fu stampato grazie alla disponibilità del tipografo anarchico individualista Lato Latini.Quindici saranno i numeri dell�edizione fiorentina, l�ultimo del 20 maggio 194586 .

E� evidente, almeno con il senno di poi, come fosse impraticabile l�unità d�azione, a pari dignità e diritti,con le altre forze antifasciste che già allora intendevano la lotta antifascista come monopolio dell�esarchiapartitica che avrà massima espressione nel C.L.N. Concezione emendata ma non certo disattesa dai comunistiall�interno della strategia togliattiana del �doppio binario� e la logica sottesa della �doppia verità�. La proposta diuna vasta alleanza proletaria antifascista che veniva dagli anarchici non poteva certo trovare consensi neppurenelle forze di sinistra meno monolitiche del P.C.I. (G.L., Socialisti, Repubblicani), i cui militanti probabilmentecondividevano parte delle aspirazioni rinnovatrici della piattaforma del F.U.L. (e forse anche parte di quellerivoluzionarie) ma i cui vertici soggiacevano opportunisticamente a l�entente cordiale tra Partito Comunista eDemocrazia Cristiana che a Genova come a livello nazionale informava i rapporti nel C.L.N.

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9 - Il Fronte Unico dei Lavoratori�...l�epoca badogliana passò presto e l�8 settembre trovò i nostri compagni molto rafforzati e numerosi. Le

armi per una eventuale insurrezione si accumulavano. Si pubblicò il primo opuscoletto del F.U.L. e si seguitò afar propaganda in mezzo alle masse.�87 . Come già più volte accennato la strategia del Fronte Unico dei Lavo-ratori fu il tratto caratteristico - programmatico e concretamente propositivo nei confronti dei lavoratori e deimilitanti di base delle altre forze antifasciste - dell�attività degli anarchici genovesi. Strategia che s�imposeanche presso i ricostituendi gruppi anarchici di altre città, non sempre senza perplessità88 . Ma la storia delFronte Unico si intreccia profondamente con quella dei rapporti che gli anarchici genovesi cercarono di stabilirecon i lavoratori comunisti, il loro partito e in seguito gli aderenti alle varie organizzazioni antifasciste. E� solodunque per economia espositiva che tratteremo dapprima del F.U.L. e in seguito (nel prossimo capitolo) diquesti rapporti.

Un volantino a stampa rinvenuto affisso dai carabinieri a Cogoleto il 27 settembre 1943 è probabilmenteuna delle prime uscite del F.U.L. in cui vengono dichiarati esplicitamente i cardini del proprio programma89 : �IlF.U. è una associazione libera a cui possono iscriversi tutti i lavoratori del braccio, del pensiero e della scienza,che lottano per la libertà e vogliono emancipare il lavoro dal capitale... Il F.U. vuole rinnovare la società affinchéal produttore sia garantita un�esistenza equa e dignitosa, anche se impotente al lavoro, e basa le sue rivendicazionisu i principi di uguaglianza, di solidarietà e di mutuo appoggio, con uguali doveri e diritti per tutti. Estende questiprincipi ai lavoratori di tutti i Paesi di oltre frontiera, perché li considera fratelli e non nemici; e perciò reclama lafine della guerra;.....reclama l�immediato ritorno in libertà di tutti i confinati e carcerati politici, ed il ripristino dellalibertà di stampa, di parola, di associazione...Ove tutto ciò non si ottenga col diritto il F.U. lo otterrà con laforza...�. La chiusura poi annuncia la prossima uscita di un programma che illustrerà meglio questi principi. Diprimo acchito è curiosa l�associazione tra le decise enunciazioni anticapitalista e internazionalista e la richiestadi ripristino delle dignità e delle libertà civili e del diritto. Fa tuttavia da mediazione tra queste il richiamo aiprincipi solidaristici e di mutuo appoggio propri della tradizione libertaria e sindacalista. Non si tratta propria-mente del classico volantino d�agitazione antinazifascista, ma nemmeno di un testo di propaganda anarchica orivoluzionaria. L�imminente scontro di classe non è esplicitamente né invocato, né richiamato; c�é piuttosto iltentativo di definire - come dicevamo - un programma di fase, il riconoscimento implicito - non molto usualenella tradizione anarchica - che la rivoluzione si articolerà come processo piuttosto che come atto.

Non disponendo del programma preannunciato - probabilmente l�opuscoletto90 a cui fa riferimento Grassininella relazione - dobbiamo rifarci ad alcuni documenti posteriori per meglio definire le prospettive strategichedel F.U.L. Il primo, in ordine cronologico e diremmo anche come importanza, è un dattiloscritto91 di due paginetitolato �Concordato del maggio giugno 1944�92 a firma F.C.L. - F.U.L. - U.S.I., evidentemente concepito comeun appello ai partiti di sinistra dell�arco antifascista.

Una prima osservazione va fatta sui firmatari del patto: è quasi certo che l�U.S.I. fu ricostituita in quelperiodo in modo del tutto nominale93 ; i pochi militanti di fabbrica che si richiamavano al sindacalismo rivoluzio-nario94 avevano stretti e organici rapporti con la F.C.L. La compresenza come organizzazioni firmatarie diF.C.L. e F.U.L. è da vedere più come un tentativo di dare un respiro più ampio alla proposta di patto di solida-rietà che non di ipotecarne la paternità, anche perché nel FUL in pratica i militanti anarchici erano in nettamaggioranza. Per quanto riguarda i contenuti risalta la decisa enunciazione in senso anticapitalista e rivoluzio-nario che nel documento precedente era soltanto implicita, ma diversi sono i destinatari della proposta. L�aspet-to più interessante tuttavia risiede nello sforzo di articolare, sul terreno degli strumenti di lotta, una tripartizionedi livelli organizzativi: il livello della normale contrattazione e difesa sindacale, le commissioni interne; il livellodell�agitazione sindacale e antifascista, i comitati segreti d�agitazione; il livello politico anticapitalista e rivoluzio-nario, i consigli di fabbrica (Soviet liberi). Il respiro della proposta vuole essere ampio e sfuggire al pericolo dicomprimere, a causa delle difficoltà e delle necessità contingenti, la ripresa della lotta di classe in un clima diembrassons nous interclassista e, come diremmo oggi, nazional-popolare tipico dell�ambiente ciellennista.Tuttavia l�enunciazione più completa ed organica delle prospettive strategiche, del costrutto teorico e delledichiarazioni programmatiche del Fronte Unico la troviamo in un opuscolo, non databile in quanto a stampa mail cui contenuto fu sicuramente elaborato e diffuso in epoca cospirativa, titolato �I lavoratori nella pratica rivolu-zionaria - I consigli di fabbrica e la rivoluzione�95 . I due scritti, raccolti nell�opuscolo, sono l�uno il completamento

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dell�altro. Nel primo troviamo un�analisi della situazione che si creerà alla fine della guerra e che, già come nelprimo dopoguerra, produrrà le condizioni per una crisi rivoluzionaria. Il pericolo di un riassorbimento all�internodella ricostruzione capitalistica sarà attenuato dalla consapevolezza raggiunta dai lavoratori del carattere di-struttivo della riproduzione capitalistica e dello sviluppo delle oligarchie borghesi che essa presuppone. Inquesta maturata coscienza alla classe non si daranno mezze misure, ma solo il riconoscimento di un�azionediretta e rivoluzionaria intransigente. Lo stesso mito della democrazia borghese nulla potrà, nella coscienzadelle masse, contro l�evidenza della capacità da parte dei lavoratori di autogoverno che essi stanno già speri-mentando nelle fasi più dure della presente lotta. Lo stesso varrà per le teorie che delegano a pochi il compitodella ricostruzione rivoluzionaria, perché queste presuppongono una massa amorfa mentre i lavoratori hannol�esperienza che sul posto stesso del lavoro comune la coesione rivoluzionaria costituisce il fattore omogeneiz-zante della ricostruzione su basi comuniste. Nel secondo scritto il respiro è più ampio: le strutture assemblearidi base esprimono i Consigli che sono fondati sul libero accordo fra i produttori, fra i lavoratori del braccio e delpensiero e investono tutti i settori produttivi e sociali, determinando una struttura federativa il cui centro nevral-gico è nei Liberi Consigli di Fabbrica. Da lì può essere riorganizzata la produzione sulla base delle reali neces-sità sociali, da lì, di concerto con le altre branche dell�attività collettiva, può essere riorganizzato lo scambiosociale. Da lì promanerebbe l�unico potere politico accettabile perché fondato sulla libera associazione deilavoratori. L�espropriazione del capitale andrebbe allora di pari passo con lo svuotamento del potere coercitivodello Stato, le cui funzioni tecniche sarebbero assunte dalla federazione dei Consigli. Questo processo nelledifficoltà presenti e quelle del prossimo dopoguerra non sarebbe né facile, né lineare - contrastato dallariorganizzazione borghese capitalista e dalle mene del rinnovato connubio partitocratico -, ma il dato essenzia-le è che i lavoratori bastano a se stessi in quanto a volontà rivoluzionaria ed anche in quanto a capacitàgestionali-sociali, e dunque tecniche ed amministrative. Il ruolo, presente e futuro, dei Comunisti Libertari risie-de appunto nel riconoscimento conseguente di questa autonomia e di questa indipendenza; nella partecipazio-ne totale che essi danno al processo del loro sviluppo.

A conclusione di questa disamina della piattaforma del F.U.L. qualche osservazione a margine su alcunecritiche espresse a questa esperienza.

Alcuni giudizi sull�esperienza del F.U.L. espressi in sede di ricostruzione storica96 sembrano davverotroppo tranchant. Parlare di un�esperienza sostanzialmente frontista, filociellenista, abdicante ogni prospettivarivoluzionaria anarchica mi sembra non rendere affatto conto del tentativo - quantomeno degli anarchici geno-vesi - di coniugare originalmente (e non certo senza interne contraddizioni) l�adempimento delle necessità delmomento di realizzare la più vasta unità possibile tra i lavoratori rivoluzionari e una prospettiva insurrezionalecostruita sul potere consiliare. Non è certo una generica unità antifascista - priva di determinazioni di classe -che campeggia negli opuscoli e nelle elaborazioni del F.U.L. Siamo invece sul terreno di un�articolata prospet-tiva di massa, antistatalista e anticapitalista, che nel prefigurare momenti di contropotere consiliare tiene indebita considerazione la natura largamente spontanea dei primi C.L.N. di quartiere e di fabbrica. Le critiche diAlfonso Failla riportate da Cerrito: �I compagni sono ispirati da un rivoluzionarismo encomiabile ma non perfet-tamente conforme alla situazione. Sono generici, hanno pubblicato manifesti e proclami in cui propugnano unindefinibile �Fronte Unico Antifascista� e in cui non parlano chiaramente delle loro idee.�97 erano sicuramentefuori luogo se riferite all�esperienza del F.U.L. (ma che ci fosse questo riferimento è tutto da dimostrare) mentrepotevano essere accettabili se riferite ai proclami di fronti antifascisti che altri compagni, in altre regioni, nellostesso periodo propugnavano98 e infine comprensibili, ma non condividibili, se assimilavano l�esperienza delF.U.L. con queste ultime.

Anche la questione del sorgere di gruppi che abbandonavano l�aggettivo �anarchico� a favore di quelli,meno qualificanti, come �libertario� o �comunista libertario� in funzione �mimetica� e frontista, - sollevata nellostesso testo99 - sembra mal posta. C�è una confusione tra l�utilizzo del termine �libertario� che storicamente hacoperto esperienze sincretiche su aree socialisteggianti (di poco posteriore alla fine della guerra sarà il tentati-vo, così connotato, della Federazione Libertaria Italiana) e quello dei termini �comunista libertario� o �comunistaanarchico�100 che hanno spesso definito posizioni con una precisa caratterizzazione teorica e progettuale,antistatalista e collettivista-consiliarista, a distinguo nei confronti di concezioni anarco-individualiste o anarco-mutualiste. Così mi pare essere stato per la F.C.L. che si andava ricostituendo nell�accresciuto impegnoorganizzativo dettato dall�esigenza di elaborare una strategia coerente con la clandestinità, le lotte operaie el�approssimarsi della lotta armata. Ma questo fa parte di questioni che esulano l�ambito strettamente storiografico.

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10 - I rapporti con i lavoratori comunisti e con il P.C.I.La questione dei rapporti tra anarchici e comunisti è molto complessa e va divisa in diverse fasi. Nella

prima che grosso modo copre il periodo clandestino (va cioè dall�avvento del fascismo al luglio del �43) si trattadi rapporti che intercorrono - prevalentemente sui luoghi di lavoro - tra compagni che, in primo luogo sonooppositori al regime e comunque anche in quanto portatori di convinzioni politiche e teoriche differenti sonoaccumunati da un rivoluzionarismo d�insieme che attenua le divergenze. I rapporti dei militanti comunisti dibase con la direzione del partito sono per molti anni pressoché inesistenti (dopo la caduta del centro interno) equelli degli anarchici con l�emigrazione parigina, altrettanto tenui. Non può stupire quindi che per molti libertarila Russia continuasse ad essere la patria della rivoluzione o che, ancora nel �43, molti militanti comunisti acco-munassero i nomi di Bordiga e Trotski a quelli di Stalin e Togliatti o che molti anarchici attendessero l�ArmataRossa rivoluzionaria. L�oppressione fascista poneva problemi molto immediati e dunque una collaborazione traquadri operai e militanti politici e sindacali era del tutto naturale.

Raffaele Paoletti - dirigente comunista - testimonia di un riavvicinamento tra comunisti e sindacalisti anar-chici nelle grandi fabbriche del ponente genovese già a partire dalla prima metà degli anni �20 e di una serie diconvegni clandestini a partire dal �26 fra �comunisti, socialisti, massimalisti, riformisti e sindacalisti�101 . Il primodi questi convegni che fu chiamato �Conferenza d�officina� fu tenuto, nel 1926, nell�entroterra di Pra e vide lapartecipazione di oltre un centinaio di delegati degli stabilimenti e del porto. Altre indicazioni che manifestanoun clima di collaborazione si possono ricavare dalla testimonianza di Toccafondo sulla distribuzione congiuntadi un volantino antifascista per un Primo Maggio o sull�arresto e il processo ad Armando Bugatti collegato amilitanti comunisti nell�accusa di organizzazione sovversiva. E� anche probabile che questa entente cordialefosse favorita dalla presenza fra le fila comuniste di ex anarchici che avevano conservato un rapporto di stimae di fiducia nei confronti dei compagni d�un tempo.

Ritorniamo alla primavera del 1943. Un gruppo di lavoratori anarchici interpella i lavoratori comunisti: �Incaso di sommossa, avrebbero appoggiato in Fronte Unico ed in perfetta uguaglianza l�idea di spingere larivoluzione al massimo delle conseguenze (l�abolizione di ogni forma di privilegio e di Stato)?102 La risposta nonsi fa attendere103 e nella sostanza, pur accettando il punto di vista libertario sul rovesciamento rivoluzionario deldominio di classe capitalistico e sulla funzione dei consigli operai quale strumento di estinzione dello Stato e diinstaurazione della società comunista, pone una decisa pregiudiziale �antianarchica� in rapporto alla necessitàdella �dittatura del proletariato� in fase di transizione104 . La replica degli anarchici genovesi si snoda lungo lelinee del tradizionale e storico dibattito tra le due correnti del movimento operaio: saranno proprio i consigli deilavoratori che - nella transizione - in quanto produttori, garantiranno la ricostruzione sociale svuotando di fattoi presupposti economici del dominio capitalistico, e in quanto rivoluzionari, la vigilanza contro le mene reaziona-rie e revanchiste della borghesia105 . Riecheggiano gli echi del contrasto storico tra anarchismo e marxismo sulruolo e la natura della lotta �politica� e della sua direzione, amplificato dall�immediatezza un po� naif del tono deldibattito (ed anche dalle rozzezza delle enunciazioni dei lavoratori comunisti). Il rapporto è, in questa fase, fragruppi di lavoratori più che tra organizzazioni politiche; siamo infatti prima del luglio �43 ed i comunisti nonhanno ancora ristabilito i contatti con la direzione del partito. Si spiega in questo modo la sostanziale conver-genza su alcune posizioni decisamente classiste e rivoluzionarie. Tuttavia a onor del detto �mai così vicini, maicosì lontani� si bruciano presto le illusioni di una potenziale unità d�azione. Arriva il 25 luglio e sulla base dellaconfusione della situazione e di direttive orecchiate dalla direzione e meccanicamente interpretate, uno deinuclei clandestini comunisti esce con il famigerato volantino del 30 luglio106 . �Il partito comunista non agisce ....come potrebbe agire un partito di minoranza, cioè con rivolte, sedizioni, ecc. Il partito comunista è un partito digoverno e quindi un partito d�ordine. Il partito comunista è nella legge e non domanda che di poter rimanerenella legge.�. Sebbene caricaturalizzato107 questo sarà il taglio di fondo della politica comunista durante tutta lafase resistenziale e nei rapporti col governo di Roma, non c�è quindi da stupirsi che Grassini e gli altri anarchicigenovesi interpretassero questa presa di posizione come un ripulsa definitiva ai tentativi di dialogo e di costru-zione di un fronte comune108 . Si chiude qui dunque la prima fase del dialogo tra anarchici e comunisti109 . Laseconda si aprirà subito dopo ma riguarderà in modo specifico il rapporto tra organizzazioni politiche e nonriguarderà più specificamente il rapporto fra comunisti ed anarchici ma fra questi ultimi e l�insieme delle forzepolitiche di sinistra (Concordato del maggio giugno 1944, cit.) nell�ambito della proposta del F.U.L. Anche

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questa fase si chiuderà con un nulla di fatto, come si evince dal testo dell�appello indirizzato ai lavoratori pocodopo110 : �Questo nostro pensiero sulla necessità di un patto di �libero accordo fra tutti i produttori� fu a suotempo sottoposto all�esame dei vari partiti politici affinché esprimessero il loro pensiero e ci muovessero le loroosservazioni.

Ma pur apprezzando i nostri punti di vista, molti dei suddetti partiti non hanno ancora preso una posizio-ne netta per addivenire, come l�ora richiede, ad un accordo di massima ed iniziare senza altri indugi un lavorodi difesa collettiva.�. La terza ed ultima fase, come vedremo, si aprirà all�interno del confronto fra anarchici el�esarchia del C.L.N.

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11 - �...piacque così a molti giovani .... chiamarsi comunisti libertari�Fallito il tentativo di alleanza riprende il lavoro cospirativo e di propaganda: �Ma era necessario, come

abbiamo detto, distinguersi. Visto che le correnti autoritarie non volevano saperne di lavorare con eguali dirittie doveri con noi, bisognava dire ai nostri amici che accettavano le linee di libertà (fuori dai partiti) che mentre gliautoritari perseguivano la scalata al potere noi differenziavamo da loro perché volevamo che si abbattesse ognipotere. Così pur dicendoci anche noi comunisti eravamo però comunisti libertari. Allora la gioventù ci invitò inpiccoli convegni, per far loro sapere la differenza che passava tra il comunismo Autoritario e il comunismolibertario. In quel modo avevamo buon gioco per dimostrare la nostra superiorità, la nostra migliore organizza-zione sociale basata sui principi di uguaglianza economica e politica, dove vi è libertà .... vi è l�anarchia ....piacque così a molti giovani assetati di libertà chiamarsi comunisti libertari per distinguersi dai comunisti auto-ritari.�111 . Si riassume dunque piena libertà d�azione e di iniziativa e: �Intanto si cominciarono a svuotare le casedi pena ed i confini di polizia. Riabbracciammo i nostri vecchi compagni e spiegammo loro il lavoro svolto,anche in dettaglio. Durante la loro assenza. Lungo sarebbe qui elencare tutte le circolari, manifesti, letterepolemiche con avversari. I compagni ex confinati trovarono buono il lavoro svolto e si misero subito in attivitàingrossando le nostre file�112 .

Si costituisce dunque il nucleo attorno al quale si dipaneranno le vicende della lotta partigiana nel �44-�45,di quella insurrezionale e dell�immediato dopoguerra e che porteranno i gruppi genovesi della F.C.L.L. ad unadiscreta rilevanza quantitativa ed a un organico rapporto, fino almeno agli anni �50, con i problemi della classee delle sue battaglie. Nucleo che possiamo considerare costituito da tre componenti fondamentali: il gruppettodi compagni rimasti ad alimentare la memoria storica del movimento negli anni �bui� del fascismo, organica-mente collegati al rinascente movimento di classe ma necessariamente avulsi dal dibattito e dalle �politiche�della concentrazione antifascista; il gruppo di quelli ritornati dall�esilio e dal confino, magari dopo aver parteci-pato alla guerra di Spagna, magari estranei ancora alla reale situazione di classe ma più consapevoli degliintrecci e degli snodi del dibattito tra le forze antifasciste; ed infine il gruppo più numeroso, ovvero quello deigiovani che si avvicinano per la prima volta in questa fase al movimento, inconsapevoli del retroterra specificoe delle implicazioni generali ma conquistati dal progetto ambizioso di portare avanti di pari passo lotta antifasci-sta e lotta rivoluzionaria.

Dal punto di vista metodologico la ricostruzione di questa fase pone almeno un problema di fondo: raccor-dare il lento ricostituirsi del movimento durante gli anni della clandestinità con la sua relativa fioritura nella faseinsurrezionale e nell�immediato dopoguerra. Il grande affluire di nuove leve negli anni 1944 e 1945 può piùproficuamente essere letto all�indietro che in avanti e cioè le dimensioni e le caratteristiche politiche del movi-mento anarchico genovese del dopoguerra illuminano di più sulla portata dell�apporto anarchico all�ultima fasedella lotta antifascista di quanto non lo faccia la tradizionale ricostruzione affidata alle fonti documentarie tradi-zionali. Questo per almeno due motivi: la già citata reticenza delle fonti ufficiali resistenziali e le relativamentenuove caratteristiche del movimento (forte accentuazione classista e organizzativa del movimento specifico)rispetto a quelle del passato in cui questo era tradizionalmente monopolizzato dalle tendenze anarcosindacalistea fronte delle quali l�organizzazione specifica era debolmente strutturata e dedita alla propaganda dell�Idea.

Questa lettura all�indietro ci può dare, ad esempio, una maggiore visibilità del radicamento e dell�azione,in quegli anni, degli anarchici genovesi nelle fabbriche ed in generale nel mondo del lavoro utilizzando l�elencodei C.L.N. aziendali113 in cui c�era rappresentanza comunista libertaria e l�elenco delle aziende114 dove eranoattivi Comitati di Difesa Sindacale all�inizio del 1946. I due elenchi si sovrappongono parzialmente e si comple-tano nel disegnare un quadro di estesa presenza degli anarchici nel proletariato genovese già dagli anni dellalotta cospirativa. Una conferma del peso di questa presenza la ricaviamo anche da testimonianze non certointeressate e tantomeno benevole come ad esempio quella di Remo Scappini nelle sue memorie: �...non ave-vamo percepito che allo stabilimento Fossati lo stato di esasperazione aveva raggiunto un grado molto avanza-to, [Si parla dei grandi scioperi dell�inverno �44 iniziati appunto all�Ansaldo Fossati] per opera di alcuni compagniinfluenzati dall�anarco-sindacalismo...�115 e ancora, più avanti, nello sviluppo di un�autocritica sulla politica delP.C.I. in quella fase: �Lo scopo [dell�esame fatto dal Comitato Federale del P.C.I. dopo l�insuccesso dello scio-pero del 1/3/1944] non era di mettere �sotto accusa� la classe operaia, bensì sottolinerare l�influenza negativache, nel corso del processo formativo e di sviluppo del movimento operaio, avevano avuto e ancora in parte

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avevano il riformismo da un lato e l�anarco-sindacalismo dall�altro.�116 e infine: �L�influenza dell�anarcosindacalismosi fa ancora sentire�117 . Nel valutare i dati che confermano la presenza anarchica tra i lavoratori bisogna altresìconsiderare che, ad esempio, nella composizione dei C.L.N. aziendali (come d�altra parte di quelli rionali e diquartiere) vigeva - per gli anarchici e per ogni altra forza politica o sindacale non facente parte del C.L.N. per laLiguria - una sorta di criterio di �maggior rappresentatività� che legava la partecipazione ad una reale presenzaorganizzata nelle relative situazioni. Criterio che ovviamente non valeva per i partiti del C.L.N.L. e che anchecon un solo aderente all�interno di un�azienda avevano il diritto di essere rappresentati nel C.L.N. Questo fatto,risaputo e arcinoto, toglie ogni interpretabilità alle tabelle con cui Miroglio118 quantifica la presenza anarchicanei C.L.N. aziendali e in quelli esterni, rispettivamente al 2 e al 3,2%. Che poi, tra l�altro, questo �criterio�venisse, in diverse circostanze applicato con esasperato rigore nei confronti degli anarchici è dimostrato, oltrechèdalle vicende dei rapporti con il C.L.N. Provinciale che analizzeremo più avanti, dal caso di fabbriche comel�Ansaldo Meccanico dove stante la riconosciuta presenza di un consistente gruppo di operai anarchici119 rac-coltisi intorno a Vero Grassini e Lorenzo Parodi non fu riconosciuta ad essi rappresentanza alcuna all�internodel C.L.N. Oppure, caso ancor più clamoroso, quando fu respinta la richiesta anarchica di partecipare al C.L.N.del gruppo Ansaldo nonostante vi fosse rappresentanza anarchica nella maggior parte dei C.L.N. delle fabbri-che del gruppo stesso120 .

A chiudere la questione tuttavia un ultimo dato di fatto: uno dei pochi organismi resistenziali in cui contavadi più il rapporto reale con la classe operaia che l�autoproclamatoria pariteticità dell�esarchia partitica del C.L.N.- e cioè il Comitato d�Agitazione Sindacale clandestino - e che rispecchiava dunque una presumibilerappresentatività reale, era composto, fin dall�inverno �43, da un comunista, un democristiano e unanarcosindacalista, il compagno Giovanni Mariani121 . Questo stesso comitato, parzialmente pariteticizzato eintegrato nella struttura del C.L.N. provinciale, sarà composto all�inizio dell�aprile �45, alla vigilia della conferen-za operaia clandestina di S.P.D�Arena, da due comunisti, un democristiano, un socialista e ancora da Mariani inrappresentanza degli anarchici122 . Il resoconto di questa conferenza riportato nel giornale clandestino Il Cantie-re cita: �Sono rappresentate tutte le tendenze politiche: Comunisti, Socialisti, Sindacalisti [sta per sindacalisti-rivoluzionari cioè per anarchici e anarcosindacalisti nel �politichese� dell�epoca], Repubblicani e Demo-cristia-ni.�123 .

Contribuisce a disegnare il quadro della presenza anarchica in città in quegli anni la partecipazione diesponenti del Partito Comunista Libertario (come allora veniva definito ufficialmente e curiosamente il movi-mento anarchico che si stava organizzando nella F.C.L.) a C.L.N. territoriali (di comuni, di delegazione, di rionee quartiere). Anche questa presenza viene �disciplinata� dagli editti del C.L.N. per la Liguria sulla base di unarappresentatività da dimostrare e non presunta come avviene per i sei partiti �ufficiali�124 . Appare evidente,analizzando la lista dei C.L.N. con rappresentanti libertari125 , che il radicamento nelle zone proletarie ed indu-striali della città è molto più forte che nelle zone piccolo e medio borghesi e ciò è un�ulteriore conferma delle fortie rinnovate radici operaie del movimento anarchico genovese.

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12 - Rapporti con il C.L.N. provinciale e con le altre forze politicheDurante tutto il 1944 il fronte antifascista si �istituzionalizza� a tappe forzate. Finisce il periodo della rispo-

sta spontanea dei lavoratori all�occupazione nazi-fascista. Si costituisce il C.L.N. per la Liguria, si moltiplicanoi C.L.N. aziendali e territoriali che si modellano ad immagine e somiglianza del primo, si afferma la pariteticitàtra i sei partiti del fronte a fronte di ogni rappresentatività reale dei primi organismi spontanei di resistenza, nellefabbriche i comitati clandestini vengono sostituiti dai Comitati d�Agitazione sindacale diretti dal C.L.N., si prefigura- tramite la spartizione delle cariche fra i tre partiti principali - la futura Camera del Lavoro; i G.A.P. - Gruppid�Azione Partigiana, primi organismi di difesa militare a cui partecipano anche numerosi anarchici126 - vengonosostituiti dalle S.A.P., organizzate nella maggior parte dei casi su base di affinità ideologica e di partito e presto�militarizzate� sotto un comando unificato alle dipendenze del C.L.N.L.

I grandi scioperi dell�inverno �43/�44 segnano questa svolta, partiti, più o meno spontaneamente, comescioperi rivendicativi contro l�aggravamento delle condizioni di vita dei lavoratori sotto l�occupazione nazi-fasci-sta stentano a prendere la fisionomia di scioperi politici i cui obbiettivi magari sono il licenziamento dei dipen-denti delle industrie belliche a fronte di due-tre mensilità e una problematica riassunzione a fine guerra. Ledifficoltà di questo passaggio saranno drammaticamente espresse dal fallimento del già citato sciopero delprimo marzo �44 e del quale Scappini, come abbiamo visto, fa ricadere buona parte di responsabilità sull�in-fluenza degli anarco-sindacalisti nelle grandi fabbriche del ponente cittadino. Il problema, evidentemente, è unpo� più complesso di quanto mostrasse di ritenere l�esponente comunista che, con questa banalità, dimostra lastorica difficoltà della classe dirigente del P.C.I. in quegli anni a coniugare un postulato alto profilo di coscienzadi classe ad una strategia politica rinunciataria di ogni sbocco rivoluzionario in favore della ricomposizionedell�unità nazionale con le forze borghesi progressive.

Chi invece non rinuncia a tentare di collegare lotta antinazifascista con le lotte operaie rivendicative all�in-terno di una prospettiva rivoluzionaria che sul crescere delle seconde fonda il successo della prima e dellaconseguente e inevitabile fase rivoluzionaria che andrà ad aprirsi, sono proprio gli anarchici genovesi chedall�originale tradizione anarcosindacalista traggono, non senza difficoltà, elementi di rinforzo alla strategiarivoluzionaria cui si orienta l�anarchismo di classe nella forma del progetto comunista-libertario.

Che questo tentativo non fosse scevro di grandi difficoltà lo si era capito già con il virtuale fallimentodell�ipotesi del Fronte Unico dei Lavoratori che di fatto si era tradotto in un cospicuo ingrossamento delle fila delmovimento, ma sostanzialmente solo con elementi ideologicamente affini o comunque propensi a diventarlo.Gli operai degli altri partiti avevano ceduto agli ukaze delle rispettive e ricostituite (su scala nazionale) direzionipolitiche e serrato i ranghi, più o meno di buon grado, all�interno delle proprie organizzazioni, propensi magaria collaborare nello specifico con gli anarchici ma restii ad ingaggiare un confronto politico sulle necessità e leprospettive della fase. Ulteriori difficoltà vengono dallo stretto collegamento che si stabilisce fra il C.L.N.A.I. e icomandi militari alleati: rifornimenti, armi, finanziamenti passano il filtro del gradimento politico degli anglo-americani, del ceto imprenditoriale e della borghesia che sganciatisi dal fascismo tentavano di ricostituirsibenemerenze per il dopoguerra. Gli stessi partiti di sinistra e nella fattispecie i comunisti, non certo tra i maggio-ri beneficiari di questi meccanismi, godranno di aiuti finanziari cospicui da parte di vari industriali genovesi127 .

La drammaticità, per gli anarchici genovesi, di questa disparità di trattamento risultano evidenti per quan-to riguarda la possibilità di organizzare gruppi di combattenti in montagna. Seguiamo ancora la Relazione: �Allavigilia dell�insurrezione i nostri gruppi erano numerosi e forti. I paesini climatici dove prima vi erano ritrovi diparassiti piovuti d�oltremare e d�oltre frontiera, erano sorti gruppi di ribelli pronti ad impugnare le armi. Eranosorti i CLN a mezzo dei quali si inviavano i partigiani ai monti. Noi non avevamo mezzi per mantenere i nostricompagni e simpatizzanti sui monti.�128 . Questa impossibilità è solo drammatica difficoltà per quanto riguardal�organizzazione dei nuclei clandestini e delle S.A.P. cittadine, i pochi soldi raccolti faticosamente tra i militanti -quasi tutti operai - bastano appena per le spese di propaganda129 . Le uniche e poche armi a disposizione sonoquelle strappate ai tedeschi ed ai fascisti. In questa situazione il problema dell�ingresso nei C.L.N. è di pregnanteconcretezza.

Per quanto riguarda i C.L.N. aziendali e territoriali è per così dire risolto automaticamente (fatte salve levessatorie disposizioni che ne regolano l�accesso) perché questi organismi, nella maggioranza dei casi, vannoa sostituire nuclei clandestini preesistenti e sorti spontaneamente alla caduta del fascismo. Per quanto riguarda

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il C.L.N. per la Liguria il problema è più complesso: si tratta di un organismo �artificiale� ed istituzionale, unasorta di governo clandestino che ha tuttavia una sua ufficialità. Come entrarvi salvaguardando la propria auto-nomia e libertà d�azione?130 .

L�unica fonte - per una ricostruzione comunque a posteriori - di cui disponiamo in merito a questa �tratta-tiva� è la lettera al C.L.N. cittadino inviata l�11/6/1945 dal Comitato Direttivo della F.C.L.L. dove si dice testual-mente: �Mentre le pratiche da oltre un anno ad oggi ripetutamente esposte dalla Federazione Comunista Libertariaper abbinarsi con i sei partiti .... non fu mai presa in considerazione, rinnovano le loro richieste di entrare a farparte del C.L.N. della Liguria come fanno parte dei comitati periferici...�131 .

Retrocedendo nel tempo un altro elemento significativo lo ricaviamo dall�articolo �Ruit hora!� comparso inprima pagina sul numero clandestino di Umanità Nova stampato e diffuso a Genova il 22 aprile 1945: �Il ricono-scimento già reiteratamente da noi richiesto, forse, ipocrita e servile �fin de non recévoire� (finzione di non averricevuto) non ci è giunto e non ci giungerà neppure all�ultima ora, ma ciò non deve preoccuparci, né disarmar-ci�132 e più significativamente ancora dall�articolo �Ai partiti del Comitato di Liberazione Nazionale� dello stessonumero dove si dice: �Alla vigilia dei più grandi avvenimenti negli annali della storia per l�emancipazione deglioppressi dal giogo degli oppressori, la F.C.L. espone ai compagni di lotta dei partiti del C.L.N. il proprio pensierogià altre volte espresso a singoli esponenti dei vari partiti e da questi condiviso ed accettato senza per altroessere giunti, e non sappiamo perché, alla auspicata intesa.� e ancora più avanti: �Ora, perché anche il nostromovimento....possa assumersi la responsabilità che gli spetta, è necessario che sia affiancato ai partiti delC.L.N.; e pertanto chiede:

1) Di trattare da movimento a movimento la linea di condotta per la prossima azione comune con ugualidiritti e doveri agli altri movimenti.

2) Informa che essendo le forze aderenti alla corrente Libertaria circa quattrocento iscritti in squadred�azione, abbisogna di mezzi e di armi adeguate, eppertanto chiede al C.L.N. di provvedere, così come provve-dere per gli altri partiti.�133 .

Oppure nella Relazione : �Avevamo chiesto reiterate volte di far parte del C.L.N. per la Liguria per i mezziadeguati alle nostre forze, ma trovarono sempre delle miserabili scuse per lasciarci fuori; una delle più cretineci venne dal P.C. il quale dopo la presa di Roma ci fece sapere che avrebbe accettato la nostra adesione alC.L.N. regionale purché non si fosse toccata la questione monarchica....inutile dire il nostro disappun-to�134 .

L�unica risposta ufficiale alle �reiterate richieste� risulta essere la lettera di Secondo Pessi alla F.C.L.Liguredatata il 19/6/1945 con la quale si comunica che esaminata la richiesta di entrare a far parte del C.L.N. diGenova si ritiene tuttavia che il Partito Comunista Libertario non abbia seguito tale da giustificare l�inclusionenel C.L.N. stesso di un suo rappresentante135 . Non risulta dunque che la richiesta degli anarchici sia statadiscussa ufficialmente in qualche riunione del C.L.N.L. E� probabile dunque che essa sia stata insabbiata epresumibilmente da qualche forza politica della sinistra con la quale gli anarchici continuavano a mantenererapporti e collegamenti e ad esponenti della quale potrebbero aver dato mandato di presentare la richiesta, anzile richieste dato che esse furono �reiterate�.

Le questioni inerenti la partecipazione anarchica al C.L.N.L. si intrecciano - secondo alcuni in manieradeterminante - con il problema della partecipazione di un rappresentante anarchico al C.L.N.A.I. (Comitato diLiberazione Nazionale per l�Alta Italia)136 . Secondo Cerrito, Alfonso Failla rientrato dal confino e diventatol�elemento di collegamento tra i gruppi anarchici e le formazioni partigiane libertarie che si stavano costituendodella Toscana e dell�Alta Italia, sarebbe stato invitato da alti esponenti dei partiti di sinistra del C.L.N.A.I. adentrarvi, in qualità di rappresentante anarchico. L�inclusione degli anarchici avrebbe avuto un duplice scopo:controbilanciare il peso dei partiti di centro-destra (democristiani e liberali) ed esercitare una forma di controllosull�attività delle formazioni anarchiche, potenzialmente ingovernabili in una possibile situazione di scontrosociale con prospettive rivoluzionarie. Entrambi questi moventi sembrano tuttavia inapplicabili ai comunisti (edai socialisti, spesso a loro subordinati) per alcune semplici ragioni: innanzitutto il P.C. stava conducendo l�ope-razione politica di spostamento dell�equilibrio dei C.L.N. tramite il Fronte della Gioventù e i Gruppi di Difesadella Donna (che controllava con i propri militanti), che avrebbero dovuto entrarvi con i propri rappresentanti,quali organismi di massa �interpartito�137 . In secondo luogo per quanto riguarda il controllo delle formazioni

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�indisciplinate� il P.C. poteva mettere in campo ben altri strumenti di persuasione, come dimostrano i casi degli�eretici� di Bandiera Rossa e di Stella Rossa138 .

In ogni caso, quali che fossero i moventi (pressioni degli azionisti e dei repubblicani?) a Failla sarebbestato chiesto di partecipare al C.L.N.A.I. con la condizione che ciò avvenisse anche nei maggiori C.L.N. provin-ciali e regionali. Failla avrebbe a questo punto consultato gli anarchici genovesi e quelli milanesi (quali realtà piùavanzate ed organizzate) per il da farsi. I genovesi avrebbero accettato dopo un periodo di riflessione, i milane-si avrebbero rifiutato e la cosa sarebbe naufragata con i relativi riflessi sul piano genovese. Bianconi avanzauna tesi similare anche se propende in un ruolo più attivo di Failla nel respingere l�ingresso nel C.L.N.A.I.

In ogni caso tutto ciò chiama in causa il rapporto degli anarchici con i partiti politici rappresentati nel C.L.N.Per quanto riguarda il Partito Comunista già abbiamo detto. Per quanto riguarda invece gli altri partiti dellasinistra (certo non ci furono rapporti con liberali e democristiani) la parola ritorna ancora alla Relazione: �Unnostro compagno curò il collegamento con le squadre partigiane e quando avevamo elementi che volevanoandare sui monti li collegavamo a mezzo di elementi socialisti. Ci collegammo più tardi anche con il Partitod�Azione e nella lotta sindacale con gli amici repubblicani. Ma quando ci accorgemmo che il Partito d�Azionevoleva approffittare della nostra forza numerica per fare il suo gioco ci ritirammo e riprendemmo la nostra libertàd�azione.�139 . Per quanto riguarda il Partito d�Azione evidentemente i rapporti preferenziali stabiliti ai tempidell�esilio e della guerra di Spagna non ressero, almeno a Genova, alla prova dei fatti e dei concreti interessipolitici di partito.

I buoni rapporti con i socialisti invece potrebbero essere testimoniati anche dall�indicazione dalla presen-za di elementi anarchici nel M.U.P.140 (che confluirà poi nel P.S.I. dando origine al P.S.I.U.P.), presenza peraltronon riscontrata da fonti interne al movimento genovese. I rapporti con il P.R.I. furono senz�altro buoni e propriodai repubblicani gli anarchici si fecero rappresentare all�interno del Comando Unificato Regionale per le que-stioni di carattere militare.

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13 - La lotta armataFrancesco Ogno, Nicolò Turcinovich, Grassini Emilio, Pietro Pozzi, Giuseppe Verardo e altri compagni141

del ponente cittadino, subito dopo l�8 settembre organizzano quello che sarà il nucleo della futura Brigata SAPMalatesta. Vittorio Barazzoni, Adelmo Sardini e Antonio Pittaluga142 fanno lo stesso per il levante cittadino143 ,mentre in centro città Gastone Cianchi organizza il distaccamento libertario144 che prenderà il suo nome eVirgilio Mazzoni e Bruno Rigo gettano le basi di quella che sarà la futura Brigata mista Lattanzi145 ; in Valpolceverasono attivi Marcello e Enzo Bianconi, attorno a quest�ultimo si raccoglie un gruppo di giovani libertari146 ; UmbertoRaspi e Antonio Dettori organizzano i primi nuclei nell�estremo ponente (da Voltri fino a Cogoleto)147 ; di altricompagni148 attivi nei G.A.P. abbiamo già detto. Un ruolo estremamente importante nel coordinare questi varinuclei lo ebbe Vincenzo Toccafondo149 , che insieme ad Emilio Grassini rappresentò il trait d�union politico traesperienze che spesso crescevano l�una all�insaputa dell�altra.

Questi primi nuclei - particolarmente quelli del ponente - crescono in fretta per l�afflusso continuo di nuovielementi, quasi esclusivamente operai, reclutati dall�opera di proselitismo all�interno delle fabbriche da parte deivecchi compagni.

Nei primi mesi del �44 si costituisce la Brigata S.A.P. Malatesta il cui comandante è Turcinovich,vicecomandante Francesco Ogno e commissario politico Grassini. I suoi quattro distaccamenti agiscono nellazona tra Pegli e Cornigliano. Verso l�estate di quello stesso anno la Malatesta viene - per motivi logistici - divisain due brigate: la Malatesta (con zona d�operazione Pegli) e la Pisacane (con zona operativa Cornigliano).Turcinovich diventa comandante della Pisacane e Ogno della Malatesta150 . Il distaccamento �sestrese�151 dellaMalatesta, diventato distaccamento libertario �P.Gori�, opera in relativa autonomia e in coordinamento con lealtre brigate S.A.P. di Sestri Ponente, in particolare con la Brigata S.A.P. Longhi all�interno della quale agiscononumerosi anarchici152 . Un altro distaccamento autonomo libertario (Distaccamento Gaggero) si costituisce aVoltri, dove opera coordinato alla Brigata S.A.P. Piva153 .

A queste unità bisognerebbe aggiungere distaccamenti libertari che sicuramente operarono nell�estremoponente della provincia (Arenzano e Cogoleto) e a Prà della cui esistenza non è possibile dubitare visti gliaccenni ripetuti nelle fonti interne di movimento154 , ma delle quali non siamo in grado di definire con precisionel�organico155 .

Per quanto riguarda gli anarchici che agirono in forma non organizzata all�interno di brigate non libertarie(prevalentemente Garibaldi) già abbiamo detto delle brigate di Sestri P., ma è doveroso ricordare che molti altrive ne furono156 .

Per quanto riguarda le brigate di montagna il discorso - già ne abbiamo accennato - è più complicatodall�apparente �spoliticizzazione� di queste formazioni e - per quanto riguarda gli anarchici - dall�impossibilità diavviare alla montagna i militanti tramite la propria organizzazione clandestina. Tuttavia è testimoniabile, senzaombra di dubbio, una rilevante presenza anarchica all�interno della famosa e �indisciplinata� Brigata garibaldinaCoduri157 .

Le Brigate Malatesta e Pisacane sono dunque il cuore della resistenza anarchica genovese, male armate(per i motivi che già abbiamo visto), formatesi attorno ad alcuni vecchi militanti con l�afflusso di decine e decinedi giovani (e questo è un tratto comune a tutte le formazioni partigiane), costituite quasi completamente daoperai delle grandi fabbriche del ponente (tratto questo invece peculiare e caratteristico dell�antifascismo anar-chico genovese il cui tessuto di classe è molto più proletario di quello di ogni altro raggruppamento politico dellasinistra, comunisti compresi), sono comunque tra le prime a gettarsi nella lotta.

Il giornale della Brigata Malatesta158 riporta le azioni compiute in periodo pre-insurrezionale - autonoma-mente o in collaborazione con altre brigate S.A.P. della zona (Sordi, Longhi, Alprom) - a partire già dall�ottosettembre 1943. Vediamone alcune. Settembre �43: Sottrazione ed occultamento di armi all�ex-esercito e agruppi di militari tedeschi di stanza a Villa Rosa e Villa Igea (Pegli); neutralizzazione di spie fasciste. Aprile �44:interruzione comunicazioni telefoniche a Praglia. Giugno �44: Liberazione di operai rastrellati, interruzione fer-rovia per Ovada e di linee elettriche (Prà). Novembre �44: Occupazione militare di Sestri P. (Giornata delPartigiano) insieme alle Brigate Sordi e Longhi. Dicembre �44: Numerosi disarmi di brigatisti neri e di soldatitedeschi. Aprile �45: Interruzione della linea ferroviaria per il ponente ligure (a Pegli). Niente di più del �curriculum�di tante altre brigate S.A.P., ma solo un�evidente speditezza a mettersi in azione già dal giorno dell�armistizio.

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Il giornale della brigata Pisacane è più scarno, non fosse altro che per il fatto che essa si costituì a partiredal primo distaccamento della Malatesta e dunque una parte della sua storia è comune con questa. Attivitàpropagandistica e raccolta di armi sone le attività principali documentate per la Pisacane159 .

Non dissimile, anche se un po� più corposo, il resoconto160 dell�operato del distaccamento sestrese P.Gori:Disarmo di bersaglieri repubblichini, partecipazione ad uno scontro a fuoco contro le brigate nere, trasporto eoccultamento armi, attività propagandistica, neutralizzazione di spie fasciste, ecc.

Niente di specifico risulta invece per il distaccamento Gaggero, ma siccome esso operò all�interno dellabrigata S.A.P. Piva è da ritenere che la sua attività sia documentata dal giornale di quella brigata.

Questo è un po� il quadro delle operazioni pre-insurrezionali delle Brigate e dei distaccamenti libertari delponente. Purtroppo poco di specifico è stato possibile documentare per il distaccamento Cianchi e per quellodel Levante. Tuttavia dato che essi operarono in congiunzione rispettivamente con le brigate Matteotti Valbisagnoe Crosa, è alle loro attività - così come per la Lattanzi - che è necessario far riferimento.

Resta ancora da rilevare la stretta collaborazione tra i raggruppamenti partigiani libertari e le altre forma-zioni cittadine e di montagna. Nel giornale della Malatesta si parla di stretta collaborazione con la brigataLanfranconi della Val Fontanabuona e con l�ex-brigata Liguria dello spezzino, oltrechè di contatti con le forma-zioni che operavano nella zona di Torriglia161 .

Più difficile è ricostruire la consistenza e le modalità dell�azione partigiana libertaria nelle due riviere. NelPonente (savonese e imperiese) non risultano aver operato formazioni libertarie né di montagna (per le notedifficoltà) né a livello di S.A.P. cittadine. Gli anarchici militarono prevalentemente nelle brigate autonome dimontagna ed anche nelle S.A.P. Garibaldi cittadine162 .

Più complessa la situazione dell�estremo levante. Nello spezzino, nel sarzanese, in Val di Magra operaro-no distaccamenti libertari di una certa consistenza. Bianconi cita la brigata Schirru (peraltro in massima parteagente nel confinante carrarese) e la formazione �Elio� operanti nel sarzanese. Altre fonti citano distaccamentilibertari comandati da Del Carpio e da Perini o distaccamenti, come le formazioni guidate da Alfredo Contri o daTullio De Santo, costituiti in massima parte da anarchici163 . In generale tuttavia il quadro non è né chiaro, nédefinito e le stesse fonti interne al movimento sono contraddittorie in merito. Dello stesso Renato Olivieri - figuradivenuta simbolo della Resistenza anarchica spezzina - non si sa con precisione in che formazione abbiacombattuto164 . La ricostruzione più plausibile è che gli anarchici spezzini e sarzanesi operarono o in distacca-menti libertari o prevalentemente libertari nella I Divisione Liguria165 e in seguito, allo scioglimento di questa,nella divisione Garibaldi-Lunense oppure nelle brigate anarchiche del carrarese (Schirru, Macchiarini e Lucetti).Per quanto riguarda in specifico il sarzanese, il dato più rilevante sulla consistenza della partecipazione anar-chica è sicuramente la presenza di Ugo Boccardi nel C.L.N. cittadino166 . Ancora due elementi che possonofornire indizi sulla natura e la portata del contributo anarchico alla Resistenza spezzina sono l�elenco di partigia-ni anarchici che avrebbero combattuto nel battaglione Picelli della Brigata Lunense167 e l�opera di gruppi operai(di cui è noto solo il nome di Oreste Buzzolino) nell�organizzazione degli scioperi dell�inverno �44 nelle maggiorifabbriche della zona.

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14 - Ruit hora!E� realistica la valutazione di quattrocento uomini in armi, organizzati in brigate e squadre d�azione anar-

chiche, all�immediata vigilia dell�insurrezione così come è dichiarata nel numero clandestino168 di Umanità Novache fu diffuso il 22 aprile 1945?

La ricostruzione di un elenco di partigiani anarchici non può essere che incompleta e dunque quello cheabbiamo ricostruito sulle fonti già citate169 non può che essere approssimato per difetto. I 193 nomi - corredatiove possibile da dati anagrafici - che abbiamo raccolto identificano solo una parte dei combattenti libertari. Adessi tuttavia vanno aggiunti i nomi dei sette componenti identificati del distaccamento Cianchi, i venti nonidentificati del distaccamento del Levante e i circa 15/20 non identificati dello stesso distaccamento Cianchi perun totale intorno ai 240. Rimarrebbero i distaccamenti del ponente (Cogoleto, Arenzano, Pra) solo in parteidentificabili tramite l�eccedenza dell�elenco de Il Partigiano rispetto agli elenchi delle formazioni consultati (cir-ca 50 nomi). Presumendo un distaccamento formato da circa 25 elementi, il nostro totale generale si aggirereb-be sui 260-270 combattenti. Da questo conteggio rimangono fuori i compagni operanti nella zona di S.P.D�Arenae in tutta la Valpolcevera. Se consideriamo che, nell�immediato dopoguerra, a S.P.D�Arena, Teglia, Rivarolo,Bolzaneto e Pontedecimo si costituirono forti gruppi anarchici non è azzardato supporre che già nella clandesti-nità e nella fase preinsurrezionale vi operassero nuclei di compagni. Se accettiamo l�ipotesi che questi nuclei sicostituisserro, nei giorni immediatamente precedenti l�insurrezione in distaccamenti (le famose squadre d�azio-ne libertarie più volte citate dalle fonti interne al movimento) di combattenti non è improbabile allora che la cifradi 400 potesse essere raggiunta. Si tratta comunque di speculazioni che nulla aggiungono e nulla tolgono alcontributo - che abbiamo cercato di delineare - degli anarchici genovesi alla lotta anti-nazifascista.

Chiudiamo dunque l�aspetto aridamente aritmetico e analizziamo quale fu il contributo, anche in terminimilitari, nei giorni dal 23 al 27 aprile, giorno in cui furono virtualmente chiuse le azioni contro le ultime sacche diresistenza tedesche.

Il 22 aprile viene diffuso il numero speciale di Umanita Nova di cui abbiamo gà parlato, sulla cui primapagina campeggia Ruit hora! (l�ora precipita!). Circa 2000 copie di questo numero clandestino - faticosamentecomposto e stampato con mezzi di fortuna170 - verranno diffuse a chiamare la popolazione a regolare i conti coni nazi-fascisti. �I compagni dell�estrema falange Comunista Libertaria Ligure non ignorano il significato di questaparola d�ordine: Ruit Hora! L�ora dell�azione, che trae seco l�obbligo di prepararvisi, è imminente. Non più vaneparole: alle armi! Questo nostro grido, più che un ordine è un ammonimento per tutti i nostri, che aderiscono al�Fronte Unico dei Lavoratori�. L�impegno liberamente assunto di partecipare con tutte le forze e tutti i mezzi, deiquali potremo disporre, al movimento di liberazione del paese, ancora occupato dalle forze oscure del neurospastonazi-fascista, insieme congiurate in forza di turpe mercato, acquista ora la forza ed il significato di un imperativocategorico�171 recita l�articolo d�apertura. Ma per rendersi conto che non si tratta del solito appello resistenzialeall�unità delle forze nazionali basta scorrere gli altri articoli del giornale. Nell�articolo �Quello che vogliamo noi�c�é la sintetica ma piena enunciazione di un programma rivoluzionario che trascende la fase: �Noi vogliamo icomponenti della società umana eguali tutti nei diritti e nei doveri... vogliamo perciò l�abolizione del sistemacapitalistico, il quale è la fonte prima di tutte le ingiustizie umane e sociali...e della conseguente dominazionepolitica ... perché esercita la forza coercitiva necessaria per mantenere soggetti al capitalismo gli sfruttati...vogliamo in conseguenza l�abolizione dello Stato...che non esistano più classi... vogliamo in conseguenza cheogni essere umano valido... entri a far parte delle differenti e molteplici categorie di produttori, e che tutte inugual modo e ad assoluta parità di condizioni partecipino all�opera comune di produzione della ricchezza socia-le in misura dei bisogni della comunità umana... ma sempre tutti in piena parità di diritti in materia di consumoe privi di qualsiasi privilegio materiale...�172 . E ancora, guardando al domani della liberazione, nell�articolo �Ilpensiero della Federazione Comunista Anarchica Italiana� troviamo scritto: �Nel prossimo periodo di attivitàrivoluzionaria, che deve preparare la costruzione di una nuova vita sociale, che sorgerà faticosamente dallerovine nelle quali il fascismo e il militarismo lasceranno il paese, ed affinché sia estirpato ogni residuo di fasci-smo, e non ne sia possibile la riproduzione, si dovrà lottare: 1) Contro ogni mascheramento del fascismo checerchi si sopravvivere, ossia non si dovrà prestare nessuna fiducia od appoggio a nessun movimento di fasci-smo dissidente di destra o di sinistra; 2) Contro ogni forma sedicente transitoria di dittatura militare, che preludeall�instaurazione di nuove dittature liberticide, e quindi anche contro ogni compromesso colla feroce ed inetta

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monarchia... Si dovrà poi lottare contro la perpetuazione della proprietà privata, che essendo originata dallavoro di tutti, deve ritornare a tutti, e contro la perpetuazione di frontiere nazionali, che comportano i pericoli dinuove guerre.�173 .

Il taglio degli appelli è sempre alto nella preoccupazione di cedere sotto le necessità, vere o presunte, delmomento alla retorica patriottarda che comprime i problemi della classe alla cacciata dello straniero. Tuttaviasiccome è effettivamente l�ora di combattere ed i primi nemici visibili sono i tedeschi ed i repubblichini ci sidispone a fare la propria parte nei giorni a venire.

Ricostruiamo per quanto possibile gli episodi di quei giorni.La Brigata Pisacane partecipa il giorno 24 ai combattimenti intorno a Castello Raggio e all�occupazione

della Direzione Centrale Ansaldo; il 25 ai combattimenti a S.P.D�Arena in località Occhetti; il 26 è di presidio aBorzoli per circondare le truppe tedesche asserragliate a Monte Croce; il giorno 27 in unione alle BrigateRizzolio, Buranello e di Sestri occupa la postazione di Monte Croce174 .

Il Distaccamento P.Gori partecipa il giorno 24 all�occupazione e al disarmo della Batteria Timone e alrastrellamento a Borzoli; il 25 cattura elementi fascisti e instaura controlli e blocchi stradali; il giorno 26 collabo-ra alle operazioni di assedio e ai combattimenti intorno alla batteria di Monte Croce; il 27 occupa la posizioneassieme ad elementi di altri reparti175 .

Il distaccamento Gaggero partecipa a tutte le operazioni della Brigata Piva nella zona di Voltri.La Brigata Malatesta partecipa ai combattimenti contro il forte presidio tedesco di Villa Chiesa (Multedo)

e alla liberazione della delegazione con l�occupazione dell�attuale Casa del Popolo176 .Il Distaccamento Cianchi assalta la Casa del Fascio diventata caserma �Tellini� sede delle Brigate Nere

nella zona di Tommaseo e ne occupa i locali. Cade in questa azione Gastone Cianchi177 .Il Distaccamento Libertario del Levante partecipa nei giorni 24, 25 e 26, insieme alle brigate Sciolla e

Crosa al complesso di operazioni che porteranno alla liberazione di Nervi. Nell�assalto all�albergo Eden presi-diato dai tedeschi cade in combattimento Antonio Pittaluga. Sempre in questi giorni il distaccamento occupa edespropria il magazzino di rifornimenti della Monterosa e rifornisce di viveri e vestiario gli abitanti di Nervi, Quintoe Sant�Ilario178 . Successivamente partecipa all�assedio della temibile postazione di Monte Moro179 .

A Pontedecimo un gruppo di giovani libertari raccoltisi intorno a Renzo Bianconi ed a un giovane comuni-sta cattura numerosi tedeschi e occupa un loro presidio180 .

Queste scarne note, incomplete per cause di forza maggiore, rendono solo in parte conto dell�impegnodegli anarchici genovesi nei giorni dell�insurrezione. Impegno che non fu risparmiato al di là della quantità dioperazioni militari, come riconosce Ghibellini in una comunicazione ufficiale del C.L.N.L.181 . E impegno che,come abbiamo visto, fu di molti altri anarchici, all�interno dei C.L.N. aziendali e territoriali182 , delle squadred�azione di stabilimento, o singolarmente nelle brigate SAP non libertarie ed anche nelle brigate di montagna,in tutta la Liguria - nel ponente, come nello spezzino - che diedero il loro contributo alla lotta di liberazione nellacospitariva e in quella fase insurrezionale.

Ricordiamo, infine, a ulteriore testimonianza dell�impegno degli anarchici liguri nella lotta anti nazi-fascistai nomi dei 23 caduti genovesi accertati dal 8/9/1943 al 25/4/1945: Pietro Bigatti, Mario Bisio, Natalino Capecchi,Antonio Castello, Giacomo Catani, Emanuele Causa, Gastone Cianchi, Mario Colandro, Mario Daccomi,Domenico De Palo, Otello Gambelli, Attilio Parodi, Antonio Pittaluga, Rinaldo Ponte, Umberto Raspi, BrunoRaspino, Carlo Ravazzani, Ernesto Rocca, Emanuele Sciutto, Dario Stanchi, Walter Stanchi, Cipriano Turco,Rizzieri Vezzola. Nel ponente ligure ricordiamo Isidoro Parodi e Bixio Sorbi ucciso a Dachau. Nello spezzinoRenato Olivieri fucilato, Oreste Buzzolino deportato a Mauthausen e assassinato, Renato Perini e i suoi duefigli Emilio e Giocondo caduti in combattimento, ma anche Pasquale Binazzi e Vincenzo Capuana stroncatidalle fatiche della lotta e delle persecuzioni subite in tanti anni di militanza.

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15 - L�immediato dopoguerraL�immediato dopoguerra è, per gli anarchici genovesi, altrettanto irto di difficoltà, materiali e politiche,

della fase resistenziale appena conclusa. I C.L.N. territoriali che nei giorni immediatamente successivi al 25aprile (con tutti i loro limiti) avevano esercitato una importante funzione di riorganizzazione della vita civile(sanità, trasporti, alloggi, distribuzione di generi di sussistenza) vengono immediatamente esautorati di tutte lefunzioni politiche183 . La maggior parte dei partigiani vengono smobilitati quasi subito tranne per quei gruppi aiquali, ancora per qualche tempo, verranno assegnate funzioni di polizia �complementari� a quelle dei carabinie-ri e ovviamente subordinate a quelle dei militari alleati. I C.L.N. aziendali devono cedere subito il passo allaripresa produttiva e le loro mansioni vengono limitate alle commissioni per l�epurazione184 . I comitati di agitazio-ne sindacale cederanno presto il passo alle vecchie commissioni interne mentre i rimasugli del controllo opera-io realizzato nei giorni dell�insurrezione vengono fittiziamente trasferiti ai Consigli di Gestione185 .

Crolla insomma il simulacro di democrazia di base (diremmo con il linguaggio politico d�oggi) che bene omale si era realizzato negli organismi resistenziali immediatamente espressi dai lavoratori e dalla popolazione.

Gli anarchici più attrezzati politicamente di altri militanti operai di base davanti al camaleontismo dellaborghesia ed alle acrobazie delle dirigenze dei partiti di sinistra trarranno presto le conseguenze dello stato dicose a venire, denunciando la funzione dei C.L.N. e riprendendo il consueto lavoro politico di propaganda equello sindacale all�interno dei Comitati di Difesa Sindacale186 .

Le difficoltà materiali frapposte alla loro attività da parte delle autorità alleate e la sostanziale indifferenzanelle nuove autorità civili (impossibilità di utilizzare una delle tipografie requisite dai partiti del C.L.N.L., impos-sibilità di accedere a forniture di carta, mancata o difficoltosa assegnazione di locali per le sedi politiche dei varigruppi locali187 ) condizioneranno abbastanza fortemente le possibilità di una ripresa immediata ed efficace delmovimento. La stessa possibilità di accedere alle trasmissioni radiofoniche, che i partiti ciellenisti utilizzerannoin chiave propagandistica in larga misura, viene concessa con il contagocce e soprattutto non in proporzionealla effettiva consistenza del movimento188 .

Nonostante le difficoltà materiali e politiche189 il movimento anarchico genovese conoscerà negli anni 45-47 una buona espansione, la cifra di 2000 aderenti alla federazione a livello provinciale fatta da un compagnogenovese ad un esponente dell�Internazionale anarchica in una lettera privata190 non sembra molto lontanodalla realtà191 .

Il movimento anarchico genovese sarà, negli anni dell�immediato dopoguerra, unitario e fortemente strut-turato192 e la scelta stessa della denominazione (Federazione Comunista Libertaria) indicherà una decisa pro-pensione se non all�arscinovismo quantomeno all�anarchismo di classe, a base prevalentemente operaia indu-striale, ed alle forme organizzative più razionalmente coordinate che esso storicamente ha imposto al tradizio-nale federalismo libertario193 . Tutto ciò non durerà molto a lungo, il ritorno dall�esilio di anarchici (ArmandoBorghi in primis) tradizionalmente antiorganizzatori, la ricostituzione della F.A.I. (con la necessaria convivenzacon altre anime dell�anarchismo), le prime scissioni a partire da quella della Federazione Libertaria Italiana diAntonio Pietropaolo, Mario Perelli e Germinal Concordia194 avranno un�inevitabile ricaduta sul movimento ge-novese provocandone la rottura dell�unità d�intenti. Altre lacerazioni si consumeranno sul fronte sindacale coni compagni sindacalisti �puri� e in ultimo, all�inizio degli anni �50, il colpo di grazia della rottura con i gruppid�iniziativa �Per un movimento orientato e federato� (in seguito Gruppi di Azione Anarchica Proletaria) di Loren-zo Parodi, Cervetto e Masini ed infine la scissione dei Gruppi di Iniziativa Anarchica del 1965195 . Di qui il lentodeclino che porterà il movimento alla pura sopravvivenza fino alla rivitalizzazione contraddittoria del �68.

Prima di affrontare in termini di bilancio l�esperienza antifascista dell�anarchismo genovese facciamo unpiccolo passo indietro all�immediato dopo 25 aprile. Ci fu per alcuni mesi il tentativo di trasformare la strutturamilitare delle Brigate e dei Distaccamenti anarchici in struttura politica, attrezzata ad affrontare l�imminenza diesplosioni rivoluzionarie che si prevedevano ancora possibili196 , a similitudine di quanto stavano facendo glianarchici milanesi delle Brigate Malatesta e Bruzzi197 .

Questo progetto tuttavia si esaurì, con relativo decantarsi delle tensioni sociali e delle aspettative piùradicali, dopo che in una riunione �semiclandestina� tenuta a Sestri Ponente il 16 novembre 1945 dagli espo-nenti più in vista del movimento genovese ne era stata valutata con attenzione la fattibilità198 .

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16 - Un bilancioChe bilancio è possibile stendere della presenza attiva e del peso degli anarchici genovesi nella lotta

antifascista e nella Resistenza? Abbiamo misurato - ovviamente con una certa approssimazione - il peso deisei fattori che abbiamo dichiarato fondamentali all�inizio di questo lavoro. La disarticolazione del vecchio movi-mento anarchico ante-fascismo fu, dal punto di vista materiale, quasi totale. Sedi, giornali, strutture organizzativepolitiche e sindacali, militanti, tutto venne spazzato via dalla reazione fascista. Rimase un pugno di compagni,tutti operai, e una rete di relazioni tra loro assai fragile. Tuttavia proprio perchè di operai si trattava ed eredi diuna tradizione sindacale e politica profondamente radicata nel ponente genovese e nelle sue grandi fabbrichee poiché la maggior parte di loro non rinunciò al proprio ruolo di avanguardi politica e sindacale, il filo dellacontinuità non si interruppe ma si alimentò, negli anni, a poco a poco di nuovi compagni, giovani e giovanissimineofiti del movimento, e di vecchi che riprendevano fiducia. Si ricreò così nelle fabbriche e nei quartieri operaiuna rete di nuclei libertari che avrebbe costituito l�ossatura della resistenza anarchica. Rete che si sarebberafforzata dal punto di vista politico e organizzativo con il ritorno dei compagni dal confino, molti dei qualiavevano vissuto l�esperienza della guerra di Spagna. La natura prettamente operaia del ricostituendo movi-mento anarchico genovese (d�altra parte in perfetta coerenza con le sue tradizioni storiche cittadine) ne costituìsia un punto di forza che un punto di debolezza. La natura �forte� di questa caratteristica è del tutto evidente. Lasua debolezza un po� meno. L�assenza pressoché completa di quadri intellettuali non limitò tanto il movimentosul piano dell�elaborazione programmatica e della proposizione politica (che infatti risultarono dignitosamentecomposte nel progetto del Fronte Unico dei Lavoratori) quanto piuttosto nella capacità di proporsi come sogget-to politico a pari dignità con le altre forze antifasciste (anzi con una rappresentatività e un�incidenza ben supe-riore ad alcuni dei partiti del C.L.N.L.). Questa debolezza non risultò evidente quando trattare con i comunisti ei socialisti significava organizzare la difesa sindacale o la cospirazione o le prime azioni gappiste con i compa-gni di lavoro di quei partiti, ma fu decisiva nella fase di istituzionalizzazione degli organismi resistenziali, quando- reintruppati questi lavoratori nelle rispettive organizzazioni - divennero interlocutori esperti e disciplinati diri-genti d�apparato o, appunto, intellettuali avezzi ad ogni cavillo. In questa situazione reinterpretare la propostadel F.U.L. in un patto d�azione con gli altri partiti antifascisti non poteva che scontrarsi con il classico muro digomma dei ma, dei se e dei forse, a mascheramento della ripulsa da parte delle forze di sinistra ciellennistedella �impazienza rivoluzionaria� degli anarchici. Miglior sorte non poteva avere - e infatti non l�ebbe - la richie-sta di entrare nel C.L.N.L. conservando integralmente la propria autonomia politica e, sostanzialmente, quellaoperativa. Ciò in definitiva condizionò il peso relativo dell�anarchismo genovese nell�apparato cospirativo edinsurrezionale e rese praticamente nulla la sua capacità di incidere sulla politica del C.L.N.L. Le difficoltà mate-riali poi connesse a questo isolamento, come abbiamo visto, fecero il resto, impedendo anche un�attività milita-re adeguata al peso numerico dei combattenti libertari.

In definitiva - e non è ovviamente un giudizio di merito ma la valutazione obbiettiva di un dato di fatto - ilmovimento anarchico genovese era costituzionalmente inadatto (per motivi storici e per motivi contingenti) adun protagonismo resistenziale proiettato sul piano dei rapporti politici formali. L�abusata definizionedell�antifascismo anarchico come un antifascismo che viene da lontano è sostanzialmente corretta, ma incom-pleta. L�antifascismo anarchico non fu mai semplice antifascismo perché cogniugò in continuazione lotta antifa-scista a lotta antistatalista e anticapitalista, perché denunciò le responsabilità della borghesia capitalistica nel-l�avvento del fascismo sempre e testardamente, anche nel momento in cui gli altri partiti antifascisti di sinistrafacevano tatticamente la �corte� agli industriali ed alla grande borghesia cittadina. Il giudizio di merito andrebberiservato nella valutazione di un movimento o di un�organizzazione radicalmente anticapitalista ed antistatalista,come lo fu la F.C.L., all�influenza reale acquisita nella classe operaia, al successo delle parole d�ordine rivolu-zionarie, al depositato in termini di coscienza di classe tra i lavoratori che la seguivano ed infine allasedimentazione, anche in termini organizzativi, di tutto ciò. Da questo punto di vista il bilancio in chiaro-scuroche emerge dalla sintesi che abbiamo tentato, tende a schiarirsi. Come abbiamo visto in precedenza il pesoriconquistato dal movimento anarchico nelle roccaforti operaie cittadine era del tutto rispettabile, anche seestremamente ridotto rispetto agli anni �20. Molte cose erano cambiate, al riformismo e al verbalismo massimalistadel vecchio partito socialista, si era sostituita la forza d�apparato del P.C.I., la sua arroganza culturale, la suaspregiudicatezza nella politica delle cose reali, il suo monolitismo politico e, perché no, il fascino dei successi

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dell�Armata Rossa, le �conquiste� del socialismo reale, il prestigio dello Stato �operaio�. Nelle stesse fasi cospirativee resistenziale i comunisti sfruttarono abilmente il grande afflusso di giovani e di lavoratori spoliticizzati pertrasformare le brigate in corsi d�indottrinamento a tappe forzate e in centri di reclutamento al partito. Nessunopuò scandalizzarsi di questo, fa parte di quella cultura politica che subordina totalmente la presa di coscienzadel singolo, lo sviluppo della sua autonomia di giudizio all�epifenomeno del movimento delle grandi masse. Glianarchici genovesi non potevano certo scendere su questo terreno senza snaturare le caratteristiche �costitutive�del loro movimento. O meglio forse in parte lo avrebbero potuto fare se ci fosse stato il tempo e modo per unadiscussione critica sul ruolo dell�organizzazione anarchica come avanguardia di classe. Tempo e modo che -nelle ristrettezze della clandestinità - non ci furono, come, ovviamente, non ci fu il surrogato �partitico� di questadiscussione: ovvero le direttive di una direzione politica all�estero da interpretare.

Allora, per concludere, il movimento anarchico genovese non poté che scontare in termini di ridotta effi-cienza le pastoie della propria condizione oggettiva, l�essere cioè l�espressione reale, non mediata da alchimiedi sorta, delle difficoltà e delle crisi del movimento operaio come delle sue fiammate e delle sue spontaneeavanzate. Un po� più avanti per dare un esempio alla classe, un po� più indietro per non coartarne le forme diradicale antagonismo (diremmo oggi). Questa ubiquità, pensabile sempre, ma possibile solo in momenti dideflagrazione rivoluzionaria, paga pegno all�ideologizzarsi del dibattito e al cristallizzarsi della propaganda -anche e soprattutto per gli anarchici - nei momenti di stabilizzazione o di riflusso delle lotte. Ma probabilmenteè un prezzo che val la pena d�essere pagato. Fascismo e stalinismo sono ormai consegnati alla storia, i conte-nuti dell�anarchismo sono sempre presenti e rifioriscono ciclicamente nelle espressioni di antagonismo e diintransigente radicalità del movimento di classe.

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Allegato 1

Proclama steso al Convegno clandestino di Firenze del 5 settembre 1943

La Federazione C.A.I.Riconoscendo che la propaganda d�odio e di divisione tra i popoli ha origine nello spirito di dominio e di

sopraffazione aumentati dal recente sviluppo di autoritarismo e dai privilegi della classe capitalistica, e che perquesto la federazione si è sempre pronunciata contro ogni forma di Stati e di governi autoritari, con funzioniliberticide, accentratrici, burocratiche, dissanguatrici di prodotti e di uomini, come sempre anche oggi, dopotanta dolorosa esperienza di fatti, sostiene la universale associazione di libere federazioni di comuni autonomi,composte da liberi produttori.

Riconoscendo che la libertà di associazione, di stampa, di parola, di pensiero, è la condizione prima disviluppo della civiltà e di progresso individuale e collettivo e costituisce il più efficace freno, la più sicura garan-zia contro il sorgere di privilegi di classe e di governi dispotici, delibera di appoggiare in Italia ogni movimentotendente a liberarla dal fascismo e da qualunque sua altra ramificazione aperta o subdola per instaurare subitoin modo decisivo le libertà sopra ricordate; inoltre riconoscendo che la pace sociale è strettamente congiunta albenessere di ciascuno e di tutti, benessere che è sempre stato insidiato dalle classi dominanti per i loro esclu-sivi interessi e per le loro cupidigie, sfociano sempre in guerre che, dati gli sviluppi della scienza applicati alleguerre stesse, queste diventano sempre più terribili, disastrose e vere stragi di popoli confermando, come peril passato, che soltanto l�unione di tutti i lavoratori del mondo può impedire, riconosce necessaria la ricostituzionedell�Internazionale dei lavoratori, basata sull�uguaglianza e la solidarietà di tutti gli uomini e di tutti i popoli.

Nel prossimo periodo di attività rivoluzionaria che deve preparare la costruzione di una nuova vita sociale,che sorgerà faticosamente dalle rovine nelle quali il fascismo e il militarismo lasceranno il paese, ed affinché siaestirpato ogni residuo di fascismo, e non ne sia possibile la riproduzione, si dovrà lottare:

1) Contro ogni mascheramento del fascismo che cerchi di sopravvivere, ossia si dovrà non prestarealcuna fiducia od appoggio a nessun movimento di fascismo dissidente di destra o di sinistra;

2) contro ogni forma sedicente transitoria di dittatura militare che prelude invece a nuove dittature liberticide,e quindi anche contro ogni compromesso con la feroce e inetta monarchia;

la Federazione C.A.I. collaborerà con quei movimenti che abbiano questo minimo di programma rivolu-zionario attuale.

Si dovrà poi lottare contro la perpetuazione della proprietà privata, che essendo originata dal lavoro ditutti, deve ritornare a tutti, e contro la perpetuazione di frontiere nazionali che comportino il pericolo di nuoveguerre.

Per questo bisogna fare appello ai lavoratori degli altri paesi perché sventino ogni tentativo durante laguerra, durante le trattative di pace, e nel dopoguerra di alleanze nazionali ed internazionali capitalistiche emilitari, le quali tendono ad impedire la creazione di quelle condizioni di uguaglianza, di libertà e solidarietàinternazionale che solo permettono di giungere all�emancipazione politica economica e sociale di tutti gli uominie di tutti i popoli, per la quale hanno sempre combattuto tutti martiri della guerra sociale e tutti i veri rivoluzionaridi elevate tendenze politiche.

Bisogna pure mettere in guardia i lavoratori di tutto il mondo, affinché siano pronti a rispondere alleinsidie, alle lusinghe, alle mistificazioni, alle violenze della classe borghese, ricostituendo su basi solide edincrollabili l�unione di tutte le forze per il trionfo dell�Internazionale dei lavoratori e cioè per la completa emanci-pazione del lavoro dal capitale.

E� di grande vantaggio, per facilitare la soluzione del problema sociale, far risalire l�enorme forza che sipuò sviluppare dall�unione dei lavoratori del braccio, della tecnica, della scienza, del pensiero tutti spronati, inquesta impellente azione rigeneratrice, dalla grande forza morale della solidarietà che insegna ad odiare laguerra e a distruggerla per sempre.

Ed in questo campo non bisogna dimenticare di rivolgere i nostri pensieri affettuosi ai soldati ed ai marinaidi ogni grado, per esortarli per il bene e la liberazione di tutti, ad unirsi a noi nell�opera di pacificazione fra ipopoli e per far trionfare, al di sopra degli odi della guerra, il grande sentimento della solidarietà umana.

Concludendo: per vincere questa grande guerra del bene contro il male, della libertà contro la schiavitù,la Federazione C.A.I. è convinta che la vittoria non potrà mancare se tutti gli uomini di buona volontà saprannocon forza, audacia e fede compiere ad ogni costo e con ogni mezzo il loro dovere.

L�ora tragica incalza e non consente indugi.La Federazione C.A.I.

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Allegato 2

Concordato del Maggio Giugno 1944EGREGI AMICI DEL PARTITO.............Le organizzazioni sottoscritte di fronte al continuo aggravarsi della situazione Politica ed economica che

miete migliaia di vittime in tutti i campi dello scibile umano e in particolare in mezzo ai lavoratori privi di mezzi didifesa, dopo avvenuti scambi di idee con elementi di vari partiti allo scopo di coordinare un lavoro di difesacollettivo, hanno deciso di formulare un

PATTO DI SOLIDARIETA�Per raggiungere i fini sotto enunciati: i quali fini pongono tutti gli uomini che li accettano su un piano di

uguaglianza politica ed economica e avviano la classe dei produttori del braccio e del pensiero verso la tantoauspicata fratellanza che metterà fine alle tanto deprecate discordie.

Per raggiungere i primi capisaldi che ci condurranno alla completa comune vittoria, abbiamo inserito ilnostro

Programma di Lavoroche ben volentieri sottoponiamo al vostro obbiettivo esame.QUALORA non foste in qualche punto d�accordo con noi, gradiremo conoscere il vostro sincero pensiero.Le organizzazioni firmatarie confidano nella vostra gradita adesione e per tanto in attesa di una vostra

sollecita risposta, vi inviamo cordiali saluti.FEDERAZIONE COMUNISTA LIBERTARIA

FRONTE UNICO DEI LAVORATORIUNIONE SINDACALE ITALIANA

ECCO IL NOSTRO PROGRAMMAI Rappresentanti delle organizzazioni sottoscritte; considerando che l�emancipazione integrale dei lavora-

tori del braccio e della scienza dallo sfruttamento capitalista e dalla schiavitù statale - rappresentati da unaminoranza di parassiti prepotenti e brutali - non potrà avverarsi fino a che saremo divisi da lotte settarie dipartito; Considerando che la redenzione dei lavoratori potrà avvenire soltanto ad opera dei lavoratori stessi,uniti in un patto di solidarietà e di mutuo appoggio liberamente accettato: Convinti che la libertà di pensiero, distampa, di associazione per tutti i produttori della ricchezza sociale, è un diritto sancito dalla rivoluzione cheproclamò �I DIRITTI DELL�UOMO�

CONSIDERANDO: che soltanto chi compie un lavoro socialmente utile per l�umanità ha diritto di assidersial banchetto sociale in perfetta uguaglianza economica.

CONSIDERANDO che i privilegi economici e politici usurpati dalle anzidette minoranze parassite con-dussero i produttori alla fame, alla schiavitù e alle guerre fra i popoli:

DELIBERANODi costituire un PATTO DI SOLIDARIETA� RETTO DA LIBERO ACCORDO fra tutti i lavoratori che abbia-

no per bandiera la libertà reciproca e per fine l�abbattimento del sistema capitalistico e statale.Pongano alla base dell�accordo i seguenti capisaldi che non consentano dilazioni.1°) Affrettare la fine del mostruoso stato di guerra, ricorrendo a qualsiasi mezzo, anche il più violento

imponendo il �BASTA A QUESTO SCANDALOSO� modo di vivere.2°) Esigere assoluto rispetto per la PERSONALITA� UMANA e per conseguenza esigere il diritto alla vita

libera e dignitosa: non riconoscendo a nessun padrone né a nessun capo di stato la facoltà di emanare ORDINILEGGI E DECRETI in virtù dei quali l�uomo cessa di essere libero, per divenire uno schiavo.

3°) Riorganizzare la SOCIETA� NUOVA eliminando ogni forma di parassitismo passando ai lavoratorimanuali e tecnici la gestione diretta dei mezzi di produzione e di scambio della ricchezza sociale al di fuori diogni ingerenza di estranei alla produzione stessa.

4°) Avviare la vita sociale sempre verso più alte forme di uguaglianza economica e politica a cui tutti i

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produttori hanno sacrosanto diritto.

I NOSTRI METODI DI LOTTAOnde iniziare un lavoro proficuo per il raggiungimento dei postulati sopra accennati, le organizzazioni

firmatarie approvano i seguenti metodi di lotta:A - Costituire un�organizzazione sindacale rivoluzionaria unitaria liberamente accettata da tutti i produttori

proclamando la propria indipendenza più completa da ingerenze statali e da oligarchie politiche presenti efuture di qualsiasi specie.

B - Costituzioni di COMMISSIONI INTERNE paritetiche libere - non asservite a nessun governo né anessun partito - con l�incarico di risolvere i problemi più urgenti per la vita dei lavoratori.

C - Riorganizzare su vasta scala i COMITATI SEGRETI paritetici di fabbrica di Azienda, ecc, e di creareun ufficio di SEGRETERIA segreto con i quali i COMITATI di fabbrica si terranno in stretto collegamento al finedi respingere con tutti i mezzi le eventuali sopraffazioni reazionarie. La scelta dei membri della COMMISSIONEinterna per i comitati segreti dovrà farsi su elementi di provata capacità sindacale..

D - Nomina dei consigli di Fabbrica, di uffici di Azienda, ecc, (SOVIET LIBERI) scelti nel campo deilavoratori manuali ed intellettuali di provata capacità tecnica (indipendentemente dalla loro particolare idealitàpolitiche e religiose) perché abbiamo per bandiera la libertà per tutti i produttori, e per fine l�abbattimento delsistema capitalista. Scopo principale dei consigli è la preparazione spirituale per assumere nel dopo guerra lagestione diretta, da parte dei lavoratori della produzione e distribuzione della ricchezza sociale.

E - Ogni categoria di produttori manuali ed intellettuali, professionisti, ecc; deve essere rappresentata incomitato paritetico con uguali diritti e uguali doveri per tutti.

F - I deliberati presi dal COMITATO paritetico dovranno essere comunicati alle rispettive assemblee deiproduttori le quali sono e resteranno sovrane.

G - Dove un accordo di massima (che sarebbe sempre il più desiderato e il più armonico) non fossepossibile raggiungerlo all�unanimità, in via subordinata si giungerà al voto proporzionale, in ogni caso per nes-sun motivo potrà essere sottratto il diritto alle minoranze sempre, bene inteso, che queste accettino il patto diSolidarietà.

Poiché il lavoro non ha bandiere particolari al di fuori di quella della libertà e del benessere comune a tuttii lavoratori solidali nel principio di uguaglianza economica e politica, noi lo difenderemo contro tutti i soprusi daqualunque parte vengano. Per il raggiungimento degli scopi sopra annunciati le organizzazioni si impegnano adedicarvi ogni loro sforzo e invitano i lavoratori a portarvi il loro valido aiuto.

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Allegato 3

LIBERO ACCORDO FRA TUTTI I PRODUTTORI(AI LAVORATORI DEL BRACCIO E DELLA SCIENZA)Crediamo di compiere opera altamente utile portando a conoscenza dei lavoratori qual�è il pensiero delle

organizzazioni sottoscritte affinché ognuno prenda posizione nella lotta contro il comune nemico (Capitalismoe stato) e perché ognuno assuma la responsabilità del proprio operato.

Questo nostro pensiero sulla necessità di un patto di �libero accordo fra tutti i produttori� fu a suotempo sottoposto all�esame dei vari partiti politici affinché esprimessero il loro pensiero e ci muovessero le loroosservazioni.

Ma pur apprezzando i nostri punti di vista, molti dei suddetti partiti non hanno ancora preso una posizio-ne netta per addivenire, come l�ora richiede, ad un accordo di massima ed iniziare senza altri indugi un lavorodi difesa collettiva.

Siamo ad una svolta della storia; tutta l�impalcatura borghese, parassitaria e statale sta per crollare sottoi colpi di maglio della gioventù refrattaria alla disciplina militare e dal sabotaggio degli sfruttati che non voglionopiù saperne di lavorare per i loro padroni.

Sarebbe quindi un delitto se, a cagione di lotte intestine, si dovesse ritardare quella unità proletaria tantointeressante e tanto utile per affrettare il raggiungimento del benessere per tutti gli sfruttati. I lavoratori e gliintellettuali ai quali perviene questo nostro appello ci leggano e se il loro pensiero collima con il nostro ci aiutinoa rovesciare questo scandaloso modo di vivere ed a riorganizzare su leggi di uguaglianza la società nuova.

Dove non fossero d�accordo con noi ci esprimano lealmente il loro pensiero e, da buoni amici, discutiamo.ECCO IL NOSTRO APPELLO[Segue la parte che nel documento dell�allegato precedente va sotto il titolo �Ecco il nostro programma�]

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Allegato 4

Opuscolo del Fronte Unico dei Lavoratori:�I lavoratori nella pratica rivoluzionaria� - �I consigli di fabbrica e la rivoluzione�

Un compagno, carissimo e di fede, ci ha passato queste brevi e concise note, stillate durante il periododella cospirazione.

Abbiamo ritenuto utile pubblicarle e diffonderle fra gli operai dato gli argomenti di attualità che esse tratta-no - in questo momento, specialmente - in cui il proletariato sta serrando le file per continuare quella marciarivoluzionaria ascensionale già intrapresa, che lo porterà senza dubbio, evoluto ed emancipato nei diritti e neidoveri, alla grandiosa edificazione della Società del lavoro.

LAVORATRICI, LAVORATORI, COMPAGNI,E� con pensiero, sempre più rattristato, rivolto a tutte le vittime della esecrata guerra che ancora una volta,

come sempre, ci rivolgiamo a voi acciocché esaminando nel vostro intimo la tragica situazione che attraversal�umanità con animo sereno e con la consapevolezza delle vostre meditazioni, possiate trarne profitto moltipli-cando i vostri sforzi per cercare di por fine alla tormenta devastatrice che attrista e abbrutisce noi e le nostrefamiglie.

La guerra che da più anni devasta il prodotto delle nostre fatiche, che semina la morte, la miseria, il piantodelle nostre mamma, lo spavento dei bimbi, che ci rende la vita impossibile, causa la quasi completa mancanzadei generi di prima necessità, che priva la gioventù della spensieratezza utile all�elevazione fisica e morale delgenere umano, cha assassina nel nascere la prole innocente, che rende l�uomo malvagio, assassino suomalgrado, codesta piovra di tutti i mali la quale avvinghia con i tentacoli rapaci ogni residuo della civilizzazioneannietando l�umanità dolorante, deve por fine alle sue malefatte, per far posto alla pace feconda che affratellal�uomo rendendolo degno di sé stesso.

Siamo noi che dobbiamo innalzare la voce possente a pro della pace, siamo noi che in omaggio all�affettoche sentiamo per i figli nostri, le spose, i vecchi incapaci di difendersi contro le nefandezze in parte causatedalla nostra amorfa incapacità di uomini forti, dobbiamo insorgere in difesa della civilizzazione.

Non attendiamo pacificamente la nostra liberazione dai liberatori, da qualsiasi parte si proclamino essi. Ilcapitalismo tirannico, egoista, assassino è sparso in tutto il mondo e da questo non dobbiamo attendere che ciliberi dalla schiavitù impostaci dal capitalismo italiano.

Mentre le orde naziste si apprestano a rendere un cumulo di rovine le nostre città e predare la ricchezzanazionale accumulata con il sudore della nostra fronte, e prepararci così un dopo guerra privo di quella ricchez-za necessaria alla vita della nuova Società comunista, è dovere nostro insorgere in difesa del patrimonionazionale il quale la Grande Rivoluzione lo accomunerà ripartendolo a ciascuno dei propri bisogni.

I visi scarni dei bimbi, delle mamme, delle spose delle quali gran parte vestono a bruno, sfiduciate, addo-lorate, si trascinano stentatamente nella oscurità della notte verso le umide gallerie-ricovero, e là, ammucchiatecome merce trascurabile, avariata, tendendo l�udito al tuonar del cannone, allo scoppio delle bombe micidiali,maledicono in cuor loro i responsabili di tanta iniquità e attendono da noi lo scatto della disperazione che con lascure vendicatrice le liberi dall�incubo della morte

I lavoratori nella pratica rivoluzionaria

Se al termine della presente guerra la lotta tra capitale e lavoro dovesse limitarsi alla sola conquistagraduale dei miglioramenti economici, non tenendo in debito conto la sostanza pratica e ideologica delSindacalismo Rivoluzionario, i comunisti libertari, all�unanimità sentirebbero il bisogno imperioso di limitare laloro azione alla sola propaganda ideale, senza curarsi gran che delle controversie dottrinarie dei vati partiti iquali traggono la loro forza dalla scaltrezza diplomatica dei loro dirigenti, intenti ad incanalare l�acqua al loromulino, a scapito dei loro rispettivi avversari e, quel che più conta, a detrimento della rivoluzione sociale. Siamoperò lieti di constatare che i lavoratori, attraverso l�esperienza acquisita dalla secolare schiavitù, passando

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sopra agli intrighi di corridoio, si avviano fidenti verso la redenzione, consci dei loro diritti e doveri sanciti dallalegge naturale, la quale logicamente ammonisce: che, dopo le sofferenze fisiche e morali causate dalla presen-te guerra sterminatrice, il mondo in rovina deve ineluttabilmente avviarsi verso nuovi orizzonti, più consoniall�evoluzione regolare della civilizzazione.

nell�analisi degli avvenimenti storici, registrati dopo la fine di quasi tutte le guerre, queste, indipendente-mente dalla volontà degli accumulatori di vasti capitali, apportarono grandi sconvolgimenti politici ed economici,segnacoli di chiara ribellione della classe diseredata verso i tiranni della coalizione internazionale del parassitismocapitalista.

Mentre in Germania ed in Ungheria, dopo la tormenta dal 1914 al 1918, le tentate rivoluzioni furonosoffocate nel sangue, in Russia i lavoratori ebbero modo di consolidarsi nelle conquiste della rivoluzione, in-staurando sulle rovine del decrepito regime zarista la Società Socialista, oggi in pieno sviluppo, e capace difronteggiare vittoriosamente gli eserciti della reazione. E� per questo che non crediamo utile associarsi a coloroche favoreggiano un determinato gruppo belligerante con la speranza che da codesto loro atteggiamentopossa scaturire la rivoluzione sociale.

Sappiamo per esperienza che la psiche rivoluzionaria non può crearsi dall�assassinio collettivo, ma dafattori morali ed ideologici che dall�evoluzione dei fatti primeggiano sullo spirito della moltitudine e rendonopossibile lo slancio in avanti dell�ardimento individuale. Adunque: terminata anche la presente guerra: la piùatroce, la più devastatrice che la storia abbia registrato fino ai giorni nostri, quale sarà l�atteggiamento deilavoratori? Si lascieranno essi abbindolare ancora una volta dal capitalismo, oppure marceranno in massagraniticamente uniti verso la loro completa redenzione?

Noi opiniamo per questa ultima ipotesi. Guai se ciò non fosse. La futura guerra che indubbiamente ilregime capitalista ci procurerebbe, rappresenterebbe lo sterminio completo della civilizzazione; e l�umanitàdolorante, i superstiti, percorrerebbero stentatamente il cammino reso maggiormente spinoso dal progressoumano, nella delusione la più snervante, dopo aver atrocemente sofferto, delusi di aver lasciato sfuggire anco-ra una volta, il momento propizio di liberarsi completamente dalla schiavitù oligarchica del capitalismo interna-zionale. Il buon seme dà buoni frutti: i lavoratori del Belgio, due volte martiri, i francesi, i greci che ancora nonhanno dimenticato il policantismo autoritario, negazione rivoluzionaria del movimento evoluzionista stanno lot-tando con le armi della liberazione, con lo scopo preciso di liberarsi da tutte le tirannidi palesi o larvate che dalungo tempo li opprimono.

Consci del proprio diritto, con i nervi tesi dalle sofferenze causate dalla carneficina che dolorosamenteancora insanguina il mondo, i lavoratori marciano impavidi verso la meta comune. La rivoluzione è in marcia ei freni della cosidetta democrazia la quale teme l�avvento del comunismo libertario, non hanno presa sullavolontà ferrea e decisa dei lavoratori bramosi di un cambiamento radicale della struttura politica ed economicadella società.

I lavoratori sdegnano le mezze misure e aborrono le combine ministeriali. Sono convinti che solo l�azionediretta, intransigentemente rivoluzionaria, può condurli verso la libertà più completa. LIBERTA�: Questa fiacco-la luminosa che con la sua forza attraente rende l�uomo conscio del proprio diritto, spiritualmente forte a ag-guerrito di volontà indomita, è la meta indisgiungibile da tutte le conquiste rivoluzionarie dell�umanità. E� erratoil credere che la classe lavoratrice non sia all�altezza del compito che le attuali circostanze le affidano. E� sulposto stesso della comune fatica che la coesione rivoluzionaria crea l�ossatura omogenea della ricostruzionesu basi veramente comuniste. Allontanarsi da questa regola elementarissima ed affidare il compito della rico-struzione rivoluzionaria alla volontà, sia pure elevatissima di pochi, equivale a creare l�apatia amorfa dellagrande massa lavoratrice oggi in fermento e disposta a tutto osare pur di redimersi dal peso opprimente dellaschiavitù. La borghesia oligarchica internazionale capitalista tenta di soffocare nel sangue lo spirito combattivodei lavoratori che scatenatosi dalla dominazione militarista, marcia sicuro verso la società del lavoro. La logicaè una e indivisibile. Le vittime della presente guerra, le devastazioni su vasta scala causate dai bombardamenti,il timore spaventevole che causò la morte prematura di migliaia e migliaia di bimbi innocenti, lo spavento delledonne, la fame, la miseria, le fucilazioni in massa della gioventù ribelle; tutto ciò che rappresenta sadismosanguinario, opprimente insopportabile, rimane inesorabilmente impresso nella mente della moltitudine.

E gli affamati di oggi, gli schiavi di tutti i tiranni, a guerra finita domanderanno conto ai responsabili di tanto

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strazio del loro ignominoso operato e con la scure vendicatrice demoliranno tutte le Bastiglie della schiavitùriedificando sulle rovine del vecchio mondo la società del lavoro, nell�armonia fraterna del genere umano. Nonsi dica che codesto modo di giudicare i fatti rappresenta un errore di valutazione degli avvenimenti storici deiquali noi siamo i testimoni inerti nostro malgrado. Ciò avviene in Grecia e in qualche altro paese, è il preludiodell�istinto combattivo che anima i lavoratori di tutti i paesi. Credere e far credere, che tutto ciò è l�ordinamentometodico rivoluzionario di un dato partito tende a svalutare l�opera dei libertari; ma non corrisponde esattamen-te a la verità. La classe dei produttori consapevolmente agguerrita di volontà propria, sorpassa i metodi autori-tari e negativi, perciò combatte per la libertà e per il benessere della comunità del lavoro. Noi non siamo deisognatori. Non viviamo nell�astratto, inconcludente, negativo. Valutiamo i fatti dal lato positivo, realistico, senzaper questo aver la pretesa di dominare il torrente rivoluzionario per incanalarlo verso mete ottuse pur di rag-giungere un dato fine non del tutto consone agli intendimenti di chi lavora e soffre.

Perciò neghiamo il diritto a coloro che attraverso gli intrighi di corridoio si impossessano autoritariamentedel governo della cosa pubblica a detrimento delle regole elementarissime della libertà.

La rivoluzione è in marcia e i lavoratori sono maturi e perciò capaci di autogovernarsi come meglio credo-no. Non si tratta di guidarli con mezzi autoritari, coercitivi, verso il loro benessere; la logica dei fatti insegna chele rivoluzioni saranno sicuramente vittoriose se questi, nell�applicazione della loro volontà, saranno lasciatiliberi di agire e creare, con la forza della loro capacità ricostruttiva, quella struttura politica ed economica chemeglio confaccia alle loro aspirazioni morali. I lavoratori seguino il loro istinto. Tutti i suggerimenti disinteressatitendono a moltiplicare il loro dinamismo rivoluzionario. Che la loro volontà sia di norma a coloro che per laconquista intellettuale sono in grado di rendere servizio meritorio verso la rivoluzione.

I consigli di fabbrica e la rivoluzione

Allorquando la guerra avrà posto termine all�opera di distruzione del lavoro operoso che attraverso i secoliil genio della civilizzazione ha costruito con il sudore dei lavoratori, la ricostruzione della società su basi nuove,accettate da tutti e per il benessere della comunità del lavoro, s�impone ai superstiti che dalla tormenta dellaguerra avranno tratto l�esperienza dovuta per dirigere la loro opera di ricostruzione verso gli obbiettivi necessarialla infrangibilità armoniosa del genere umano. Perciò non più guerra causa di tanti lutti, di miseria, di fame, diodio, di distruzione.

Non più un lavoro snervante nelle officine e nei campi a tutto profitto di una masnada di incoscienti chescandalosamente sfruttano il lavoro altrui, vivendo nell�opulenza la più sfacciata tiranneggiando in modo inu-mano la classe dei produttori. Non più coercizione di una minoranza parassitaria che dalla posizione privilegiatane approfitta periodicamente per scagliare i lavoratori gli uni contro gli altri, abbassando il genere umano allivello di una forza cannibalesca, brutale, assassina, per una causa che contrasta con il progresso armoniosodella civilizzazione. Non più schiavi, non più sfruttati, non più servi, né padroni, non più tiranni, né tiranneggiati,non più odio di classe; ma l�avvento fraterno d�una società d�uguali nei diritti e nei doveri. L�eguaglianza, lafraternità, l�affetto reciproco, rappresentano i capisaldi della nuova società del lavoro contrapponendosi allaoligarchia capitalista in pieno fallimento politico ed economico. Ecco in breve, i postulati sanciti dalla primainternazionale dei lavoratori per i quali innumerevoli martiri diedero la loro vita, in olocausto all�ideale di libertàe di eguaglianza.

Il capitalismo internazionale instaurò sulle rovine del mondo assolutista, il regime della produzione specu-lativa perciò, il dislivello economico della produzione, l�instabilità degli scambi dei prodotti, causando guerre didistruzioni inenarrabili ha finito miseramente il suo ciclo ascendente e la presente guerra, fra tanti mali, rappre-senta il tracollo definitivo di un regime di corruzione terroristica, inumana...

Ricostruire su basi nuove accettate e vagliate da tutti nell�armonia della libera discussione, equivale adare alla Società un assetto stabile il quale si evolverà sempre più verso conquiste più vaste nell�interessedell�Umanità tutta.

La Rivoluzione è in marcia e guai a coloro che per vanità, per attaccamento e metodi blandi, per tornacon-to personale, per vanagloria del dominio, tentassero di ostacolare il passo con intrighi da corridoio. I lavoratoriormai stanchi e delusi dalle controversie dottrinarie si avviano a grandi passi verso la creazione delle cellule

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massime della rivoluzione. La comunità del lavoro crea sul posto della produzione i propri consigli i qualicontraporranno la loro volontà al volere autoritario dei partiti autodominatori al governo futuro della cosa pubbli-ca.

Composizione e compito dei Consigli liberi

Per il Sindacalismo Rivoluzionario i Consigli di Fabbrica rappresentano l�asse della rivoluzione, la piatta-forma rotativa della stabilizzazione progressiva del nuovo assetto politico ed economico della società.

L�organizzazione dei mezzi di produzione, dei trasporti, dello scambio dei prodotti verrebbe facilitata dallalibera intesa della varie branche dell�attività produttiva. Occorre valorizzare il lavoro nei suoi veri termini dicapacità costruttiva. I lavoratori di tutte le gradazioni sono maturi per autogovernarsi a modo loro senza l�inter-vento di mezzi coercitivi, dittatoriali, dannosi al buon funzionamento della società.

La libertà, la più completa, rappresenta il regolatore delle iniziative le più ardite, perché armonizza inmodo concreto le varie correnti politiche in senso uniforme, attingendo dalle svariate ideologie la sostanza sanaper renderla positiva nell�applicazione pratica. I consigli di tutte le branche della attività produttiva trovano lapropria forza di attuazione ricostruttiva, nell�adempimento integrale della proprie funzioni positive non ostacola-te da intromettenze dottrinarie delle varie correnti politiche che in definitiva si contendono il predominio dellacosa pubblica a detrimento della rivoluzione. Quindi, non conquista dei pubblici poteri con l�intendimento auto-ritario di governare ai fini e nell�interesse di un dato partito, non imposizione di un sistema di vita voluto da unostato, sia pure a tendenza proletaria. I Consigli liberi tendono a svuotare lo stato del proprio contenuto autorita-rio per dargli quella forma puramente tecnica amministrativa, capace di realizzare con l�appoggio del popolotutto, un regime comunista libertario che dia infine affidamento di evolversi verso le più alte vette della libertà, inarmonia fraterna con lo stato psicologico dell�individuo.

Il lavoro e null�altro che questo, conta nella vita politica amministrativa del domani, perciò i lavoratori tuttihanno il dovere, oltre il diritto, di interessarsi e prendere parte attivissima nella scelta dei loro rappresentanti inseno ai consigli di fabbrica, di rione, delle borgate, dei comuni, ecc.

Assembleee periodiche saranno convocate all�interno della fabbrica stessa per regolare il buon funziona-mento della produzione. E� logico che dalla discussione si trae l�alito benefico delle innovazioni le più perfezio-nate, aumentando così il rendimento della produzione con meno fatica e meno spreco di tempo causato appun-to dalla odierna burocrazia padronale. Dall�ingegnere ai direttori tecnici di reparto, al più umile operaio, tuttivolontariamente disciplinati elaboreranno un piano regolatore capace di intensificare la produzione a profittodella rivoluzione che modificando tecnicamente l�ordinamento produttivo attuale, sburocratizzandolo il più pos-sibile, avvantaggerà sicuramente la produzione.

Per rendere più efficace possibile l�interessamento continuo dei lavoratori al buon funzionamento deiConsigli di Fabbrica, il mandato rappresentativo dei Consiglieri dovrebbe essere di breve durata in modo che laconferma o la revoca della carica sia sanzionata dai lavoratori consci dei loro doveri e dei loro diritti sanciti dallasovranità delle assemblee.

Il Consiglio di fabbrica nomina il Direttore responsabile dello stabilimento e l�elemento tecnico dei diversireparti i quali saranno revocati se riconosciuti incapaci e sostituiti immediatamente con altri ritenuti più idoneinell�adempimento delle mansioni affidategli. E� chiaro che l�assemblea è sovrana e nessuno può arrogarsi ildiritto di fare a modo proprio senza la preventiva approvazione dei lavoratori. La Disciplina, la più rigida, perchéla più liberamente accettata, rappresenta il fattore massimo del buon funzionamento della produzione. Il princi-pio regolatore dello sviluppo delle iniziative collettive, per essere efficace ha estremamente bisogno di esserecontinuamente praticato da tutti gli interessati. Ne consegue che i lavoratori hanno il dovere di interessarsicontinuamente del funzionamento regolare dei Consigli di Fabbrica partecipando alle discussioni con la consa-pevolezza dovuta ai doveri che loro incombono. Disinteressarsi, lasciando ad altri il compito di regolarizzare lefunzioni della produzione, dello scambio dei prodotti, del funzionamento regolare dello Stabilimento, significafare opera contro-rivoluzionaria, a detrimento della rivoluzione. Non con la critica si risolvono i problemi inerentila società accomunata nei diritti e nei doveri, non con l�avversare sornionamente gli incaricati al buon funziona-mento della cosa pubblica: è con l�attiva partecipazione alle assemblee opportunamente convocate che si crea

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l�armonia necessaria alla risoluzione dei vasti problemi che indubbiamente sorgeranno specie nei primi tempidella rivoluzione.

La società comunista libertaria sarà un fatto compiuto solo quando i lavoratori comprenderanno la neces-sità di tutelare i loro interessi con le consapevolezze esatte del compito loro.

Così dicasi per tutta l�attività della vita pubblica, collettiva. I Consigli interni, di rione, delle borgate, deicomuni, delle provincie fino a raggiungere la vastità nazionale ed internazionale rappresentano il coronamentodell�affratellamento dei popoli, l�omogeneità infrangibile del mondo del lavoro.

I lavoratori da troppo tempo calcolati macchinario umano e sfruttati continuamente dal capitalismo, privatidella libertà di esprimere il loro parere, resi schiavi dalla insaziabile rapacità speculativa, domani, allorquando lasocietà del lavoro getterà le prime fondamenta delle cellule costruttive edificando sul mondo in rovina un nuovostato di cose e che da questo trarranno i benefici necessari ai loro bisogni, si sentiranno alleggeriti dal pesoopprimente della secolare schiavitù, le loro forze fisiche, morali ed intellettuali, raddoppieranno d�intensità au-mentando così il loro benessere e la felicità redenta dei popoli tutti.

Attraverso i Consigli di Fabbrica coadiuvati periodicamente dalle Assemblee dei Lavoratori, sul postostesso della produzione, si crea la Società Comunista Libertaria. Questi rappresenterebbero l�ossatura omoge-nea dell�ordinamento politico ed economico della Società.

I Consigli funzionanti con la libertà dovuta ai loro compiti non tendono minimamente a menomare lalibertà del singolo. Non hanno funzioni autoritarie né tantomeno coercitive. Snelliscono nel modo più concretol�ordinamento della Società dando all�individuo funzioni ed interessi armonizzati con i bisogni della comunità.

E� errato e dannoso alla rivoluzione creare uno stato psicologico tra i lavoratori il quale tenda a valorizzarela formula autoritaria del potere politico ed economico concentrato nelle mani dei produttori. Sussisterebbero leclassi avverse le quali si contrasterebbero il potere in disaccordo continuo ed evidente con la Società Comuni-sta Libertaria.

I Sindacalisti Rivoluzionari che dalla loro lotta quotidiana e dalle loro ideologie finalistiche cercano di trarrevantaggi a beneficio di tutti, sono maggiormente inclini a realizzare un ordine sociale il quale per la sua strutturapolitica ed economica si identifichi con i diritti e doveri che ciascuno deve sentire profondamente verso il propriosimile, creando così un�atmosfera fraterna che senta il valore pratico del nuovo stato di cose, che dalla suaattività quotidiana risalti maggiormente il senso della vita accomunata, senza intaccare la libertà del propriosimile.

Non tutto il potere ai lavoratori come massa integrante che funzioni con criteri inaccettabili sia pure da unaminoranza; ma tutta l�attività della vita collettiva concentrata nell�ordinamento dei Consigli di tutte la brancheproduttive e politiche le quali nel loro funzionamento intrinseco concentrino gli interessi individuali con la comu-nità del lavoro.

Non potere di una classe a scapito di un�altra, ma l�armonia fraterna del genere umano. Ad ognuno lapropria parte ben definita nella missione affidatagli dalle leggi naturali del proprio temperamento e delle proprieattitudini morali e materiali, in armonia con il proprio simile.

Lo scambio dei prodotti, delle materie prime, dei generi alimentari, del combustibile, verrebbero facilitatidai Consigli di Fabbrica strettamente collegati con i Consigli delle altre branche dell�attività collettiva. Ne conse-gue che il libero accordo, la libera iniziativa, la libertà di riunione, di parola, di organizzazione, tutto ciò che haattinenza con il regime comunista libertario, non si disgiunge dall�evoluzione continua dell�ordinamento politicoed economico della società del lavoro. I Consigli liberi non potrebbero sussistere ed evolversi ordinatamentesenza la libertà intesa nel senso più largo della parola. Perciò lo Stato che attraverso l�attività dei Consigliverrebbe così svuotato del contenuto coercitivo, perde la propria fisionomia ultra minoritaria per far posto alsistema puramente tecnico amministrativo nella sintesi ideologica e pratica dei Consigli.

Si rimprovera a torto ai Comunisti Libertari la mancanza di un coordinamento stabile nella loro concezio-ne sulle funzioni della Società da questi idealmente propugnata, creando con questo, in seno ai lavoratori, unaatmosfera interpretativa errata.

Non esistono Libertari che non diano al movimento Rivoluzionario, e con il più profondo disinteresse, laloro attività per la creazione immediata dei Consigli di Fabbrica Liberi i quali, a parer nostro, rappresentanol�ossatura omogenea dell�ordinamento libertario della Società avvenire. Non individualismo facilone, ma frater-

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na attività comunista con ampia e concreta attività individuale. I Comunisti Libertari sono dei convinti rivoluzio-nari. E� indubitato che come sempre saranno al fianco dei Lavoratori nella lotta rivoluzionaria. Sono fermamen-te convinti che la loro presenza in seno ai Consigli rappresenti un aiuto non trascurabile per la creazionepositiva ed in senso libertario dell�organizzazione stabile della Società del Lavoro. La Rivoluzione ha estrema-mente bisogno del contributo leale di tutte quelle forze che accettino per principio indispensabile la buonariuscita della Rivoluzione, la espropriazione di tutti i mezzi di produzione e cioè del capitale. Quali siano questeforze, poco conta. Sono le finalità da raggiungere che maggiormente dovranno interessare la creazione delblocco omogeneo della rivoluzione. Preparare dunque i Consigli Liberi, con criteri ben definiti, equivale a crearein anticipo quella forza attraente, persuasiva, che indubbiamente guiderà la grande massa lavoratrice verso lasua completa redenzione.

Noi crediamo fermamente che la rivoluzione sarà sempre più dinamica, positiva, quanto più si lascerannoliberi i lavoratori di instaurare sulle rovine del vecchio mondo borghese quella struttura politica ed economicache più si confaccia alle loro secolari aspirazioni.

Più i Consigli godranno di libertà e più dimostreranno la loro efficacia rivoluzionaria ed evolutiva. Laricostruzione non sarà certamente di facile attuazione, tenuto conto dello sfacelo politico ed economico, non-ché morale, causato dalla non mai tanto esecrata guerra. A superare i difficili e complessi problemi del dopo-guerra, la forza dinamica, la volontà ferrea dei lavoratori basta a se stessa. Frenare questo slancio unanime,travolgente, con intrighi da corridoio equivale a fare opera controrivoluzionaria, imperdonabile. Ovunque pulsail lavoro, i Consigli esplichino la loro attività con criteri sani, noncuranti delle diatribe dottrinarie. I lavoratori sipreparino solidamente alla gestione diretta delle fabbriche, delle miniere, della terra, dei servizi pubblici, ecc.ecc. La loro volontà rivoluzionaria non ammette tergiversazioni. Noi siamo fermamente convinti che questihanno raggiunto la capacità tecnica, amministrativa atta a far trionfare in senso positivo l�evolversi della granderivoluzione. Attraverso i Consigli liberi la struttura politica ed economica della Società troverà modo di consoli-darsi fino a sradicare completamente lo sfruttamento dell�uomo sull�uomo, creando con l�evolversi del tempo edelle cose, quella atmosfera veramente fraterna, la quale renderà l�uomo armoniosamente accomunato neidiritti e nei doveri.

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Allegato 5

Opuscolo del Fronte Unico dei Lavoratori

L�emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi

Chi siamo e cosa vogliamoSiamo lavoratori ai quali la fatica non fa paura.Non intendiamo sottrarci alle leggi del lavoro che la natura ha imposto all�uomo, ma vogliamo farla finita

una volta per sempre con l�obbligo di lavorare per arricchire un�accozzaglia di parassiti.Se il lavoro è una necessità assoluta per lo sviluppo del benessere nella vita sociale, ogni uomo valido

deve assumersi la sua parte di produttore, dare ad esso il proprio contributo secondo le proprie forze e da essoritrarre i mezzi per vivere secondo i propri bisogni. Ma nessun parassita deve più pretendere, come è sempreavvenuto e come avviene tutt�oggi, che altri lavorino per lui.

Già dalla nostra infanzia, il lavoro fu sovente sostituito alla scuola e fino alla matura ed anche decrepitaetà il nostro posto fu e resta ancora nelle officine, nei campi, nelle miniere e sui mari, ove con costante diuturnafatica produciamo la ricchezza sociale. Tutto ciò che costituisce l�alimento per lo stomaco e le soddisfazioni perlo spirito è prodotto dallo sforzo del lavoro manuale ed intellettuale associati, ma - ironia delle cose! - invece diprocacciare il benessere nostro e dei nostri figli, la quasi totalità di esso viene accaparrato dallo sciame ingordoe tiranno dei capitalisti: proprietari, azionisti, amministratori, banchieri, latifondisti ed altri vari e diversi altolocatigaudenti e vagabondi d�ogni risma.

A noi lavoratori rimangono come patrimonio ed eredità la miseria, l�ignoranza, l�analfabetismo, le malattiee l�umiliante sottomissione ai padroni, ai governanti ed ai loro mille satelliti e sostenitori.

Questa geldra di succhioni che vive e gode lautamente in alto della scala sociale su su pei suoi gradini finoallo Stato, fino al trono, che fu in particolare padrino e complice del fascismo e di tutte le sue brutture e ignomi-nie nonché dei suoi delitti orrendi, questa genìa di falsi patrioti che scatena impassibile guerre sterminatrici,imboscandosi e traendo da essa guerra benefici incalcolabili, che spadroneggia nella nazione con leggi inuma-ne e a colpi di decreti vessatori, che impone anni di schiavitù in grigioverde alla gioventù proletaria, che s�ingoz-za fino a scoppiare del nostro lavoro e del nostro sangue, deve andarsene dai posti di comando, deve, volenteo nolente, lasciare che la direzione della vita sociale sia assunta dalle classi lavoratrici.

Lo scandaloso sistema borghese di trattare i lavoratori a pedate, la mostruosa pretesa fascista che impo-ne agli operai di lavorare e tacere devono essere cancellati in eterno dalla faccia della terra: è questo proponi-mento che deve conquistare le nostre coscienze, perché noi, lavoratori manuali ed intellettuali, essendo la forzamotrice che anima la società, abbiamo il diritto, anzi il dovere incalzante di disporre noi in comune ed a vantag-gio universale di tutto quello che costituisce il patrimonio sociale.

Se noi infatti incrociassimo le braccia davanti alle macchine, al suolo fecondo e a tutti gli strumenti diproduzione, tutta la vita mondiale si arresterebbe, tutto il corpo sociale piomberebbe nel caos, gli esseri umanitutti perirebbero d�inanizione.

Vi provereste voi, parassiti inetti, che vi autonominate «classe eletta» che considerate noi «classe inferio-re», che vi arrogate il privilegio di promulgare leggi, di scatenare guerre, di regolare con il contagoccie la libertàdi coscienza e di negarla quando vi fa comodo, di disporre del nostro avvenire e perfino della nostra esistenza;vi provereste a mettere voi in movimento l�armamentario produttivo sociale quando noi vi negassimo il nostroconcorso?

E non vi giova neppure sostenere che il diritto alla dominazione ed allo sfruttamento ve lo dà la vostraforza; questo non è, anzitutto, un diritto: è una prepotenza, e il suo impiego è cosa antiumana; ma in ogni casola forza siamo noi; la forza sta nelle mani del proletariato, nelle mani dei produttori. Gli stessi ordigni - armi,mezzi meccanici, unità navali, munizioni, aerei, siamo noi a produrli e sono della nostra classe i soldati; e i vostrisbirri, i vostri carabinieri e i vostri carcerieri sono figli di proletari che per bestiale incoscienza, per fannullaggineo per fame si arruolano al vostro servizio. Si provino i ministri, i generali, i magistrati, i quali appartengono aivostri ceti, a sostituire la truppa e le sbirraglie quando queste disertassero la caserma e i servizi!

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E questa nostra forza ora appena latente a cagione del deplorevole assenteismo di una ancor troppogrande parte delle masse popolari ed anche in buona misura per colpa delle nostre divisioni dottrinarie esettarie, noi vogliamo renderla effettiva col raggiungimento di un�intesa generale da realizzare mediante lacostruzione di un FRONTE UNICO DEI LAVORATORI da opporre all�ignobile fronte borghese capitalistico; diun Fronte Unico i cui componenti forti, risoluti, dignitosi e sobrii, decisi a romperla coi loro oppressori e sfrutta-tori, irriducibili davanti ad ogni lusinga e ad ogni insidia facciano blocco contro codesti nemici che non si persua-dono ma si abbattono, e che proclamino in faccia ad essi che il tempo delle classi e delle sottoclassi è finalmen-te terminato: per sempre.

E� così che i lavoratori arriveranno a elevarsi a dignità di uomini, a formarsi un�educazione politica propriatale da rendersi consapevoli della grande missione che loro spetta nella vita sociale. Quando avranno acquista-to questa, che è in sostanza la coscienza di classe, non saranno più ciò che con sfrontato cinismo era chiamato«carne da cannone» e «materiale umano».

Una volta raggiunta questa fase della loro preparazione morale i lavoratori saranno in grado di rifiutarsiall�osservanza di leggi e decreti emanati senza il loro consenso da chiedere interpellandoli, a mo� d�esempio,con un plebiscito libero o con un altro analogo mezzo improntato alla più assoluta sincerità.

Che il grido di rivolta sia dunque in ogni lavoratore forte e deciso, questo che è in sintesi il programma delFRONTE UNICO PROLETARIO:

Non obbedire alle pretese dei padroni e dei tiranni;Non mollare davanti alle loro minaccie:«Primo diritto, vivere; primo dovere, lavorare».Sì, lavorare; è giusto. Ma lavorare per noi, per i nostri figli, per i nostri fratelli inabili, sempre! Ma pei

parassiti, per gli sfruttatori, pei tiranni, mai!

Rinnovare la SocietàDal giorno della caduta del fascismo tutti parlano di rinnovare la società. Ma in che modo? Nella stampa

asservita al governo voi troverete invano l�indicazione della via che renda l�uomo libero dallo sfruttamento edall�oppressione capitalistico-statale. Vi si parla di Giustizia Sociale, ma condizionata e mutilata in modo daammettere che i ricchi continuino a comandare ed i lavoratori ad obbedire agli ordini dei padroni, a lavorare nelsilenzio della sottomissione, altrimenti lo Stato, questo carabiniere del possesso privilegiato, come lo definivaun nostro Maestro, minaccerà fucilate.

Ecco la loro giustizia sociale!La stampa asservita al capitalismo provvede ad imbrogliare i lavoratori sul «plus-valore», sull�economia

politica di Carlo Marx e su cento altre fanfaluche. Ma bisogna che i lavoratori imparino a codesta accozzaglia diimbroglioni interessati con le stesse parole con cui William Morris rispose ad un pedante che lo interrogavaappunto sull�argomento:

«Per me è economia politica il sapere che la classe oziosa è ricca e la classe lavoratrice è povera e chei ricchi sono ricchi perché derubano i poveri. Io so questo perché lo vedo coi miei occhi e non ho bisogno dileggerlo sui libri per esserne convinto».

Noi siamo sicuri che anche i lavoratori sono convinti di questa verità e che sanno perciò che la società nonsi rinnova se non sarà cambiata nelle sue basi e se non si sopprimeranno due cose: il furto legale e il carabinie-re-Stato che ne è l�emanazione.

La società, il FRONTE UNICO intende rinnovarla, ma non a parole, coi fatti.Così nella società rinnovata davvero, saranno i lavoratori del braccio e della scienza a doverla dirigere; e

in essa l�elemento parassitario che fino ad ora ha vissuto ed ora pretende di continuare a vivere come unvampiro sul corpo sociale dovrà anch�esso mettersi al lavoro produttivo o perire.

I lavoratori manuali e intellettuali, sebbene esplichino le loro attività in campi differenti ma pur egualmenteutili per l�opera produttiva, saranno felici di lavorare a parità di condizioni in comune, poiché nessuna divergen-za sostanziale li separa.

Con il crollo del sistema capitalistico e conseguente trapasso dalla proprietà privata alla proprietà comu-ne, l�uomo respirerà in un�atmosfera di libertà integrale e la sue esistenza agiata e dignitosa sarà assicurata

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dalla sua libera adesione al contratto sociale qui accennato, scevra da qualsiasi umiliazione, qualunque sia ilsuo stato fisico-morale. Le vie dell�umano sapere saranno aperte alle attitudini e alle vocazioni di tutti, fuori cioèdi ogni preferenza privilegiata, cosa che avviene oggidì pei figli dei signori, anche se di tardo intelletto, mentrequelli dei lavoratori, molti dei quali potrebbero adire alle vie della scienza, devono poi restare sottomessi eobbidienti a chi senza attitudini e capacità è stato in grado di vanamente scaldare i banche delle scuole supe-riori e ingombrare le aule universitarie.

Gli scienziati, i tecnici, i professori saranno sempre validi insegnanti e consiglieri dei lavoratori del braccio,e gli artisti li faranno gioire dei guadii dell�intelletto a distrazione delle fatiche muscolari. Ma poiché il suolo e tuttele derivanti industrie possono e devono procurare ad ognuno le soddisfazioni dovute alla materia ed all�intellettoè ingiusto che l�uomo colto si valga dei doni comuni a tutti per pretenderne l�uso privilegiato col pretesto che, pernatura e per studio, egli ha da usufruire di maggiori beni e di soddisfazioni più grandi, vale a dire un più ampiodiritto al godimento accampando un più vasto uso di privilegi economici mediante l�accumulazione di ricchezzea danno della massa dei lavoratori meno colti e meno intelligenti. Ai dotti dovrà essere bastevole privilegiomorale la riconoscenza e l�ammirazione dei lavoratori di medio e comune intelletto, e nessuno dovrà avere ilpotere d�imporre a questi un tenore d�esistenza inferiore pel gusto di vivere una vita lussuosa e di accumularricchezze superflue e nocive sottratte all�intoccabile patrimonio comune.

D�altra parte questa corsa verso l�accumulazione della personale ricchezza a danno altrui sarà resa vanaquando la società umana, sbarazzata di tutti gli oziosi e di tutti i gaudenti si dedicherà unicamente alla produzio-ne di quanto è realmente utile al benessere generale, grazie a che ognuno avrà in qualunque caso e momentodella sua vita - anche se infermo od impotente - le sicurezza che nulla gli verrà a mancare, né a lui né ai suoicongiunti, e ciò vita natural durante. Sicurezza che non avrà alcuna neppur lontana analogia con le umiliantibeneficenza, elemosine, sussidi e anche pensioni varie e diverse oggi elargite come emollienti ed espedienti dicarità pelosa atta ad ammansire la fiera; sicurezza che spetterà di naturale diritto ad ogni persona che abbiadato a suo tempo alla società il contributo del proprio lavoro, o per sua disgrazia sortito da natura con qualcheinfermità che lo abbia reso per sempre impotente.

Una volta demolita la società capitalistica-statale, e ricostruita la società dei liberi e degli uguali, saràcompito dei lavoratori, attraverso i Consigli di fabbrica, di categoria e di professione, di designare i propridirigenti. Questi dovranno avere mansioni tecnico-amministrative e non già coercitive; pertanto nessun privile-gio economico sarà ad essi attribuito, qualunque sia il grado delle loro intelligenza e cultura. Se poi si renderan-no necessari provvedimenti a carico di eventuali parassiti e sfruttatori irriducibili - cioè elementi antisociali diriconosciuto e provato emendamento impossibile - spetterà alle assemblee degli operai o professionisti allequali il fedifrago appartiene, di decidere in merito, essendo codesti gli unici giudici veramente competenti inmateria.

D�altronde, eliminate le cause delle possibili controversie di questo genere, anche gli effetti non tarderan-no a scomparire; se in processo di tempo qualche caso tuttavia ancor si produrrà, l�autore di esso sarebbepiuttosto un soggetto atavico da psichiatri piuttosto che un colpevole volontario e conscio di azioni antisociali.Nondimeno i lavoratori affratellati nella grande famiglia umana finalmente redenta faranno bene a rimanere conl�arma al piede onde impedire un sempre possibile tentativo di ripresa del potere da parte dei loro antichioppressori. Giacché anche questo è necessario prevedere, dato che il trionfo di un nuovo sistema sociale è perlungo tempo esposto alle insidie degli spodestati della vigilia, smaniosi di riprendere il sopravvento.

Il FRONTE UNICO è dunque un�Associazione libera alla quale possono iscriversi i lavoratori di tutte lebranche produttive che abbiano per programma l�abolizione dello sfruttamento e della coercizione dell�uomosull�uomo. Ogni aderente al FRONTE UNICO ha pieno diritto di esprimere il proprio pensiero indipendente-mente dalle sue particolari idee politico-religiose; e poiché nessuno si può vantare di possedere il dono dell�in-fallibilità, nessuno potrà considerarsi superuomo e condottiero indispensabile di masse.

Il FRONTE UNICO ritorna alle gloriose e perennemente vitali fonti della Prima Internazionale dei Lavora-tori, i cui fondatori ed animatori lasciarono pagine meravigliose per chiarezza e per audacia, dalle quali i giovanie gli studiosi di oggi potranno attingere tesori di esperienze. Codesta pagine - veri fiori di libertà - saranno,appena possibile, ripubblicate e diffuse in mezzo ai lavoratori.

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La nostra azione rivoluzionariaPer arrivare ad abbattere la tirannide capitalistica ed instaurare la società emancipata dagli sfruttatori

occorre agire subito per la libertà e per l�uguaglianza.«L�emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi»; non si deve quindi attendere

che altri agiscano per conquistarci la nostra libertà, o che questa ci sia elargita parcamente dall�alto come unagrazia. Questo sarebbe un errore.

Abbiamo sentito dire spesso, anche da compagni operai d�indiscussa dirittura morale ma di scarso spiritod�iniziativa: «Bisogna che vengano dall�est a liberarci». No, compagni cari, non è così. Non possiamo pretende-re di giungere alla libertà VERA stando alla finestra ad aspettare che altri si sacrifichino per noi. Non nutritevid�illusioni; chiunque venisse a liberarci c�imporrebbe le sue proprie volontà, le sue proprie leggi. La libertà siconquista con la lotta aperta o clandestina contro gli oppressori e ci può costare sacrifici. Ma se un compagnocade vittima del proprio ardimento, altri compagni devono colmare il vuoto aperto dalla di lui scomparsa. Inoltre,se è comodo schivare lo sforzo della lotta, non è affatto dignitoso plaudire all�altrui sacrificio e goderne i frutticome fanno i signori del nostro lavoro. Ricordatevi piuttosto che nella guerra del 1914-18 furono i marinai diKronstadt ed i soldati delle prime linee che assestarono il colpo di grazia allo zarismo e determinarono la finedella guerra per la Russia. Essi, stanchi di battersi e di farsi massacrare per lo zar, si ammutinarono, soldati epopolo fraternizzarono e tutta l�impalcatura dell�impero russo crollò, aprendo il passo alla libertà.

Ora tocca a noi emulare e superare quei forti e quei bravi con la nostra azione rivoluzionaria.Il ricorso alle armi rivoluzionarie per conseguire pace, libertà e giustizia per tutti ci è imposto dalla capar-

bietà interessata dei tiranni, rimasti irriducibilmente insensibili alle nostre più umane richieste e che, piuttostoche cedere la minima parte di quello che ci hanno rubato, spingono la loro protervia fino all�estrema provocazio-ne.

Ha scritto a tale proposito William Morris in un manifesto diretto ai lavoratori d�Inghilterra:«In guardia, o lavoratori d�Inghilterra! Voi forse non conoscete l�odio amaro pel progresso e la libertà che

è nel cuore d�una quantità di uomini delle classi ricche del nostro paese. I loro giornali lo dissimulano con unaspecie di linguaggio educato, ma se li sentiste parlare fra di loro come li ho spesso sentiti parlare io, non so checosa la vincerebbe in voi, se il disprezzo o la collera, allo spettacolo della loro fobia e della loro insolenza.Codesti uomini non possono parlare della vostra libertà, del vostro ideale, dei vostri dirigenti senza sarcasmi edinsulti; e se ne avessero il potere essi vi schiaccerebbero, a costo della rovina dell�Inghilterra e distruggerebbe-ro le vostre aspirazioni, vi ridurrebbero al silenzio e vi darebbero manie piedi legati e per sempre, in balia delcapitalismo irresponsabile».

Quello che dice Morris dei ricchi inglesi si può bene applicare, senza tema di errare, a tutti i ricchi delmondo. Perciò all�implacabile odio dei ricchi, ove la voce del diritto non valga, risponda la rivolta proletaria.

Primi capisaldi da conquistareIn attesa dei prossimi eventi che non possono mancare e che ci chiameranno all�azione, i lavoratori si

affiatino; discutano con calma e serenità dei loro ideali per renderli consoni ai principii di eguaglianza per tutti enon trascurino di propagarli fra i soldati di tutte le armi, di tutti i gradi, affinché al momento della lotta rivoluzio-naria armata essi si possano risolvere a fare causa comune con il popolo.

Per questa preparazione ogni operaio, ogni sfruttato, ogni schiavo della tirannia borghese e militare siassoci al FRONTE UNICO con ferrea volontà di combattere senza debolezze e senza mai tradire la propriacausa. Dia ognuno il proprio colpo di piccone per scardinare questa società retta da criminali in veste di patriotied esiga da oggi, risolutamente che gli siano riconosciute le seguenti immediate rivendicazioni:

1. - Libertà incondizionata di pensiero, di parola, di stampa, di riunione e di associazione e ritorno all�eser-cizio di ogni diritto civico senza esclusioni né restrizioni dipendenti da differenze di nazionalità e di razza;

2. - Libertà di costituire Sezioni Internazionali di Lavoratori affinché queste si possano consultare edintendere intorno a tutte indistintamente le questioni concernenti i fatti politici, economici e ideali dell�interomondo lavoratore;

3. - Libertà di usufruire di apparecchi radio trasmittenti al fine di comunicare i proprii pensieri ai lavoratoridi oltre frontiera;

4. - Istituzioni di Commissioni di operai e professionisti internazionali con pieni poteri di controllo per laloro partecipazione alla trattative di pace al fine d�impedire intrighi diplomatici a danno dei lavoratori, sì delle

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nazioni vinte che di quelle vincitrici;

5. - Mutuo appoggio e solidarietà fra i lavoratori di tutti i paesi con piena libertà di accesso oltre frontierasenza che questo sia impastoiato da restrittive formalità poliziesche;

6. - Introduzione nelle scuole di una lingua internazionale (per esempio l�Esperanto) che contribuisca atraverso la reciproca comprensione all�affratellamento di tutti i popoli civili della terra.

Lavoratori!Questo in succinto è quanto avevamo da esporvi in questo momento; momento non propizio ad

un�ampliazione di frasi sonanti perché la retorica diventa cosa grottesca quando gli eventi realizzatori incalza-no. Come constaterete, noi che non siamo politicanti in cerca di cadreghini e di prebende non vi facciamoalcuna promessa; la vostra redenzione non dovete attenderla da noi - ma non dovete attenderla neppure daaltri. I tempi dei salvatori e dei messia son finiti da un pezzo; la vostra salvazione deve essere opera vostra. Noisaremo con voi, alla vostra testa se occorre, al posto dei rischi maggiori e più diretti, ma non sopra di voi. Quelloche vi abbiamo detto è l�esposizione di ciò che nel nostro intendimento ha da essere il nostro comune program-ma, diciamolo massimo nelle sue generiche linee pel prossimo futuro e minimo per le più urgenti e più praticherealizzazioni immediate.

E lavoreremo a tradurlo nei fatti insieme, senza separazioni in greggi e pastori; e se anche per ragionipratiche qualcuno di noi avesse da essere investito dell�incarico di guida codesto qualcuno non reclamerà altroprivilegio di quello d�essere lui, nella sua qualità di guida esperta e disinteressata, esposto quale bersaglio aiprimi e maggiori pericoli.

Noi, a premio della nostra iniziativa, attendiamo da voi un esame obiettivo e spassionato del presenteschema programmatico, una riflessione diligente dei suoi postulati, e solo dopo ciò la vostra decisione. Che sequesta sarà adesiva, noi saremo fieri di accogliere la vostra iscrizione nel FRONTE UNICO DEI LAVORATO-RI, il quale reclamando subito il riconoscimento dei diritti qui esposti e subito ponendosi ad agire per conseguir-lo diventerà il più valido baluardo eretto contro ogni forma di tirannia perché vi porterà gradualmente allarealizzazione della società egualitaria.

Non può essere che così, perché la sua finalità è semplice, chiara e positiva, oltre che umana per suofondo di vera giustizia che è:

La guerra senza quartiere ai parassiti, fino alla totale abolizione del salariato; l�impossibilità di accumularericchezze personali a danno altrui, essiccando così la fonte unica di tutte le millenarie infamie che hannosempre gravato sulle comunità umane; scaccierà dal consorzio degli uomini le cosidette classi agiate pullulantinell�attuale sistema capitalistico per rendere il benessere e l�agiatezza retaggio comune universale, distruggen-do finalmente la vera e principal causa di discordie, di guerre, di massacri, di odii e di miseria.

Compagni lavoratori del braccio e del pensiero, i tempi per la nostra riscossa finale sono ormai maturi, gliavvenimenti precipitano verso la soluzione: rendiamoli atti ad essere decisivi e definitivi, ingaggiando l�azionecomune in nome della libertà, contro ogni forma di oppressione.

Ricordiamo a questo proposito e a conclusione del nostro appello l�insegnamento lasciatoci da uno deinostri più lucidi teorici:

«Solo una rivoluzione che non si separi dalla libertà raggiungerà gli scopi che la rivoluzione sociale sipropone. La vostra sarà dunque quale voi la farete; la salute è in voi stessi, conquistatela col vostro migliora-mento spirituale, col vostro sacrificio e col vostro rischio. Se vorrete vincerete, noi non possiamo essere nellalotta che una parte di voi».

Viva il Fronte Unico dei Lavoratori

Viva l�Internazionale dei Lavoratori

IL COMITATO DEL FRONTE UNICO

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Allegato 6

Dall�articolo di E.Grassini: �Per la storia del nostro Movimento il Liguria (parte IV)� in L�Amico del Popolo,A.II, n.8, 2 ottobre 1947 - Risposta ai comunisti

Ai Compagni comunistiAbbiamo preso in esame il vostro punto di vista su la collaborazione tra A. e C. nel corso dell�odierna lotta

contro lo stato oppressore, sia per la propaganda di preparazione, di armamento della masse, sia per la rivolu-zione sociale.

Il primo e secondo vostro punto ci trovano totalmente consenzienti: «rovesciare per mezzo della rivoluzio-ne violenta qualunque forma di dominio capitalista e contro tutto il blocco conservatore, sopprimere lo sfrutta-mento dell�uomo sull�uomo attraverso l�abbattimento del dominio capitalista...instaurare i consigli dei lavoratori,socializzare i mezzi di produzione e di distribuzione, realizzare la società senza classi, attuare la libertà attra-verso la morte dello stato» sono affermazioni che non danno luogo a discrepanze tra voi e noi e le accettiamosenza riserve.

Nel 3° punto noi non comprendiamo e ci occorre una delucidazione. Voi dite che gli anarchici non accet-tando la dittatura del proletariato portano un ostacolo alla collaborazione fra due correnti. Fermiamoci un mo-mento qui.

Se voi e noi riusciremo con l�aiuto delle masse sfruttate a fare la rivoluzione sociale ed abbattere ilcapitalismo, è chiaro che sorgeranno fin d�allora i consigli degli operai, o meglio dei produttori, i quali nonsaranno più sfruttati dai capitalisti, perché questi saranno stati abbattuti dalla rivoluzione, e con essi lo statoborghese che li proteggeva sarà morto, ma inizieremo la costruzione della nuova vita sociale che necessaria-mente sarà basata sul principio d�uguaglianza per tutti. Questa l�unica forma di giustizia in cui ci si affratella.

Allora il pericolo del ritorno al potere delle piccole minoranze capitaliste e parassitarie non ci sarà più.Quindi la cosidetta dittatura (o dominio) del proletariato come voi dite su la borghesia non ha più ragioned�essere in quanto che la borghesia, con lo stato borghese, saranno stati annietati dalla rivoluzione. Altrimentila rivoluzione sarebbe fallita.

E se la rivoluzione sociale abolirà senz�altro la più grande fonte di corruzione che è la moneta, e instaure-rà un mezzo di scambio fra uomo e uomo che non permetta più di arricchirsi, ma che garantisca la ricchezza atutti in parti uguali, noi avremo creato le basi dell�uguaglianza e della fratellanza tra gli uomini.

Se poi vi saranno dei malcontenti che morderanno il freno, e questi non possono essere altro che degliex-capitalisti salvatisi nel crollo della rivoluzione, e che aspireranno a ritornare al proprio dominio, allora tutti glisfruttati di ieri, i lavoratori che hanno preso parte dell�abbattimento del capitalismo e dello stato, rimasti vigili conl�arma al piede, ritorneranno all�azione e faranno completa piazza pulita degli incorreggibili oppressori.

Ma questa non sarà la «dittatura del proletariato», che in pratica sarebbe la «dittatura di un partito sulproletariato» e su tutta la nazione, ma sarà la rivoluzione sociale che passerà al suo pieno sviluppo.

I Consigli di fabbrica poi, eletti dai lavoratori in un sistema Federativo, potranno dirigere la nuova società,nel campo della produzione e degli scambi, senza arie di dominatori.

Perciò si intenderanno con i loro compagni di lavoro, discuteranno sulla migliore attrezzatura, da dare allaproduzione, ma sempre in piena uguaglianza, e per tanto non vi potranno essere né dominati né dominatori,ma ognuno avrà il diritto ad esprimere i propri concetti, le proprie idee e anche (perché no?) il diritto a fareesperimenti pratici, esperimenti che saranno accettati dalla collettività se riconosciuti utili per la società nuova,e saranno scartati se considerati frivoli o dannosi.

Naturalmente quando l�uomo sarà libero, cioè non avrà più nessun carabiniere e nessun carceriere allecalcagna, dovrà agire nella nuova e grande famiglia umana con correttezza e coscienza.

Dovrà capire (e farà presto a capirlo) che, dal momento che il suo lavoro non è più sfruttato da nessunoegli ha il dovere di produrre quanto gli è necessario per vivere una vita felice e per concorrere al mantenimentodegli impotenti: vecchi, malati, bambini.

Giunti a questo punto non vediamo perché non ammettendo la dittatura noi potremmo commettere unerrore a vantaggio dei capitalisti. Se questi sono stati abbattuti nessun vantaggio potranno trovare per un

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eventuale rinascita dal momento che gli verranno a mancare i mezzi per risorgere. Infatti se la rivoluzione li avràespropriati ed i beni che loro avevano rubati ritorneranno di proprietà dei lavoratori; se il denaro con cui sicompravano gli uomini più incoscienti per farsi servire e difendere sarà abolito e distrutto, come risorgeranno?

Resteremo, come si è detto, vigili e pronti a riprendere la lotta armata contro chiunque volesse tornareallo stato primitivo. Non vi persuade?

provateci, cari amici Comunisti, a spogliarvi dell�abito mentale autoritario che vi mette in contraddizionecon voi stessi demolendo col 3° punto, le belle affermazioni contenute nel primo e nel secondo.

Provate a crearvi una mentalità puramente Libertaria; venite, con tutte le cautele che l�ora suggerisce, aduna franca e leale discussione con noi onde chiarire eventuali punti controversi che tutt�ora rimanessero in voi,ed una volta chiariti siamo certi sapremo, fianco a fianco, combattere per demolire questa vecchia corrottasocietà borghese per costruire una nuova vita sociale senza classi e attuare la libertà attraverso la morte dellostato.

Restiamo a vostra disposizione.Gli anarchici

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Allegato 7

Partigiani delle Brigate Malatesta (Ma) e Pisacane (Pi) e dei Distaccamenti Libertari �Gaggero� (Ga),�P.Gori� (Go), �Cianchi� (Ci), del Levante (Le) e di altri Distaccamenti non precisati (Da):

Albertini Agostino (Pi), Alloisio Elio (Ma), Amadei Auro (Ma), Ambrosio Carlo (Ci), Arecco Eugenio (Ma),Assirelli Francesco (Ma), Atzeni Nunzio (Go), Azzoni Renzo (Da), Baiardo Franco (Ga), Barabino Andrea(Ma), Barazzoni Vittorio (Le), Barchi Dino (Da), Baronti Fiorello (Da), Barzaghi Fedele (Pi), Bazzotti Luciano(Ma), Bellorio Mario (Ma), Benecchi Cino (Da), Berlingeri Armando (Go), Bertocchi Enzo (Da), Biscaldi Furio(Ma), Bixio Luigi (Ma), Boccone Giobatta (Ma), Boccone Pasquale (Ga), Boccone Pasquale (Ma), BonassiVincenzo (Ma), Bottaro Giuseppe (Ma), Bottino Giorgio (Da), Bracesco Edilio (Da), Brando Augusto (Da),Brignolo Carlo (Ma), Bruzzone Francesco (Pi), Bruzzone Francesco (Go), Bruzzone Giuseppe (Go), BruzzoneMichele (Pi), Camoirano Luigi (Ma), Campana Tullio (Pi), Canale Adriano (Pi), Canepa Giuseppe (Ma), CanepaLuigi (Da), Canepa Pietro (Da), Caneva Mario (Ga), Caresia Tomaso (Da), Carlevaro Davide (Da), Carli Vin-cenzo (Pi), Carlini Luigi (Ga), Carreri Attilio (Ma), Caruzzo Mario (Go), Cassino Domenico (Ma), Causa Giu-seppe (Ma), Cavaletti Mario (Ma), Cavallaro Alfredo (Ma), Cerutti Aldo (Ma), Cestino Domenico (Ga), CianchiGastone (Ci), Cianchi Rinaldo (Ci), Ciuni Fausto (Ma), Crovetto G.B. (Le), Dagnino Sebastiano (Da), DazianiErnesto (Ma), De Benedictis Alfredo (Go), De Benedictis Luciano(Go), Del Giudice Scipione (Da), Della NoceGiuliano (Ma), Donzelli Giuliano (Da), Eolo Vincenzo (Ma), Fabiano Luigi (Ga), Fava Primo (Da), FerrandoCostantino (Da), Ferrando Francesco (Ga), Ferrando Lorenzo (Ga), Ferrando Mario (Ga), Ferrando Nicolò(Ga), Ferrando Pietro (Da), Ferraris Franco (Da), Ferrero Luciano (Ma), Fioretto Elbano (Ma), Fontana Erasmo(Pi), Fracassa Vittorio (Ma), Fragomeni Alfredo (Ci), Fragomeni Francesco (Ci), Gaggero Lorenzo (Da), GaggeroNicolò (Da), Gambino Francesco (Ma), Gatto Francesco (Da), Ghigliotti Francesco (Ga), Giovannoni Giovanni(Le), Giulietti Giulio (Ma), Gnudi Giorgio (Ma), Grassini Emilio (Ma), Grillo Guido (Ma), Ivaldi Camillo (Go),Lagomarsino Bartolomeo (Le), Lastrico Filippo (Da), Lucentini Lino (Da), Luxardo Nicolò (Ga), Macciò Duilio(Da), Macciò Francesco (Ma), Macciò Renato (Ma), Magnetto Dino (Da), Mantero Giovanni (Ma), ManteroMario (Ma), Marcenaro Enrico (Ga), Marchelli Sergio (Go), Marino Sergio (Ma), Mascherino Pietro (Go),Meneghello Rodolfo (Pi), Merello Giacomo (Ma), Merlo Giovanni (Ma), Molinari Francesco (Ma), MontanoVirgilio (Da), Mori Sergio (Go), Negri Armando (Ci), Nozza Paolo (Go), Ogno Francesco (Ma), Ottaggio Ema-nuele (Ma), Ottonello Andrea (Go), Paganin Valentino (Pi), Parodi Alberto (Ma), Parodi Carlo (Ga), ParodiFrancesco (Ma), Parodi Francesco (Ga),Parodi Gerolamo (Ma), Parodi Lorenzo (Le), Parodi Luigi (Pi), ParodiSergio (Ma), Parodi Vincenzo (Go), Passeggi Erasmo (Ga), Peretti Sergio (Da), Perotta Guglielmo (Go), Pe-sce Giuseppe (Pi), Piana Carlo (Ma), Pietra Enrico (Pi), Pittaluga Antonio (Le), Pittaluga Giuseppe (Ma), PittalugaGiuseppe (Da), Pitzalis Adriano (Da), Pitzalis Raffaele (Da), Pizzorno Stefano (Ma), Poggio Pietro (Pi), PozziPietro (Pi), Prando Augusto (Ma), Prilio Angelo (Go), Profumo Emanuele (Ma), Puppo Giovanni (Ga), PuppoLorenzo (Ma), Quartini Renzo (Pi), Raffi Pietro (Ma), Rapallo Alberto (Ma), Rapallo Giovanni (Ma), RapalloMichele (Ma), Ravera Stefano (Go), Ravetti Pasquale (Le), Reggio Carlo (Da), Repetto Nicola (Da), RissottoAldo (Ma), Robbiano Angelo (Da), Robello Mario (Da), Roccia Alfredo (Pi), Rollero Tullio (Da), RomanettoMario, Roppetto Nicolò (Ga), Rossi Giuseppe (Da), Rossi Giuseppe (Ga), Rossini Angelo (Pi), Roveta Franco(Pi), Sacco Antonio (Ma), Sacco Giovanni Battista (Ma), Sacco Giovanni Battista (Ma), Sardini Adelmo (Le),Sartini Mario (Da), Scaccetti Franco (Pi), Scala Salvatore (Go), Seibessi Giordano (Da), Sessarego Agostino(Le), Starace Pietro (Ma), Tacchi Ermanno (Pi), Tacchi Roberto (Pi), Tassara Agostino (Ga), Testa GiovanniBattista (Ga), Tixi Michele (Da), Tocci Galloandro (Go), Torchio Pietro (Da), Tornato Edgardo (Ga), Torri Anto-nio (Ma), Traverso Angelo (Ma), Traverso Giuseppe (Ma), Traverso Luca (Ma), Turcinovich Nicolò (Pi), UbertiVirgilio (Le), Valle Raimondo(Ma),Vassallo Francesco (Ga), Vassallo Giuseppe (Ga), Ventuani Felice (Ma),Verardo Giuseppe (Da), Verdelli Sergio (Go), Vigo Luigi (Go), Vincenzi Eolo (Da), Viotti Franco (Ma), VitaliGiuseppe (Go), Zanella Emilio (Pi), Zunino Ennio (Go).

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Allegato 8

Comando Brigata S.A.P. Errico Malatesta - GenovaElenco azioni effettuate e documentate dalla suddetta Brigata

8/9/10 Settembre 1943. Da nostri elementi vennero asportate e nascoste numerose armi e distrutte quel-le impossibile asportare, in dotazione dell�ex esercito e milizia ed anche gruppi tedeschi, nelle ville Rosa e Igeaed altre nella località di Pegli già sedi di tali comandi.

Sempre nei stessi giorni vennero distrutte diverse postazioni di riflettori di Monte Penello, Monte Rotondo,Pani della Sardegna compreso le armi pesanti antiaeree di difesa alle suddette postazioni rendendole inservibili.

Settembre 43. Elementi della nostra Brigata ebbero l�incarico di sopprimere spie fasciste che danneggia-vano il movimento partigiano adempiendo fedelmente detto incarico.

10/4/1944. Ore 21. 5 elementi si portavano armati nei pressi dei Piani di Praglia e con cariche di esplosivosistemate alla base dei pali sostenitori dei fili telefonici ne interruppero le comunicazioni.

1/6/44. Nostri elementi eludendo la vigilanza di militari tedeschi armati fornivano materiale di scasso adoperai rastrellati e rinchiusi nei carri ferroviari per essere trasportati in Germania.

15/6/44. Ore 22. 4 elementi armati si portavano sulla ferrovia nell�alta Varenna con una carica di esplosivoponendola sotto un cambio e malgrado la stretta sorveglianza riuscivano a dileguarsi senza alcun incidentecausando l�interruzione.

27/6/44. Ore 21. Alcuni elementi malgrado la difficoltà del terreno e la poca visibilità e nonché la sorve-glianza nei dintorni di militari tedeschi si portano nei pressi dell�acqua solforica di Prà sistemando sotto adalcuni pali per la tensione elettrica della cariche di esplosivo facendole esplodere.

25/8/44. Nostri elementi armati asportano da un bunker dello stabilimento SIAC bombe a mano e muni-zioni per moschetto.

Settembre 44. Un intero distaccamento della brigata cooperò ad un sabotaggio alla batteria a MonteCroce tagliandone la linea telefonica.

Settembre 44. Sono stati forniti documenti di esonero ed abiti civili a bersaglieri repubblichini disertoriricevendone in cambio il loro armamento.

5/11/44. Ore 23. Elementi della nostra brigata parteciparono insieme ad elementi della Sordi al blocco ditutte le strade che conducevano a Panigaro onde agevolare elementi di un�altra brigata.

18/11/44. Ore 21.30. Nostri elementi disarmano un militare repubblichino in Via Della Chiesa a Cornigliano(Coronata) recuperandone un moschetto.

25/11/44. Due elementi disarmano un militare repubblichino (bersagliere) nei pressi di Varenna recuperandouna pistola cal.12.

30/11/44. Dalle ore 20 alle 23 numerosi elementi della nostra Brigata in collaborazione con altri dellaSordi e della Longhi presero parte all�azione svoltasi a Sestri - blocco delle vie principali - fermo e relativodisarmo di tutti i militari- arresti e perquisizioni nei locali pubblici - sui tram - auto e camion. Catturati e fucilatisette individui colpevoli di gravi reati contro il movimento partigiano. Infine in uno scontro con le B.N. sul Pontedi S.Nicola queste furono messe in fuga lasciando sul terreno un morto e due feriti.

14/12/44. Due elementi della Brigata disarmano in Genova centro due militari della X° MAS ricuperandodue rivoltelle Beretta cal. 6,5 e 9.

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16/12/44. Tre elementi disarmano quattro bersaglieri nella strada di Borzoli ricuperando tre moschetti eduna pistola cal.7,65.

20/12/44. Ore 21. Due elementi disarmano una guardia di finanza al Lido di Pegli ricuperando un mo-schetto e relative munizioni.

8/1/45. Ore 21.30. Vengono disarmati due bersaglieri repubblichini su di un tram nel tratto Calcinara -Castello Raggio ricuperando un moschetto e relative munizioni.

7/2/45. Ore 22. Nostri elementi armati di bombe a mano ed una carica di esplosivo mentre stanno collo-cando quest�ultima nel motore di un camion per il trasporto delle B.N. di Pegli vengono sorpresi dalle B.N.sopraggiunte nel momento riuscendo a dileguarsi appena in tempo.

22/2/45. Ore 22. Due elementi disarmano un militare tedesco nella via che da Cornigliano va a ForteErzelli ricuperando un fucile tedesco.

5/4/45. Ore 21. Un nostro elemento armato si portava alla postazione tedesca g.12 ed eludendo la sorve-glianza della sentinella sottraeva una mitragliatrice leggera.

9/4/45. Ore 21.30. Numerosi elementi in parte armati si portano in due punti della linea ferroviaria in Pegliprecisamente: un gruppo vicino allo scambio della stazione (Via Teodoro II di Monferrato) ponendo una fortecarica di esplosivo sotto i congegni di scambio. Un altro gruppo si porta sopra il ponte del Varenna collocandouna carica più potente sotto i binati in prossimità di un palo della tensione elettrica. Lo scoppio dei due ordigniè valso ad interrompere il traffico di tradotte militari per quasi due giorni.

15/4/45. Ore 4. Nostri elementi tutti armati dopo aver durante la notte lanciato manifestini, scritte murali,innalzata la bandiera inneggiante la libertà dalla statua di Garibaldi e murati numerosi cartelli a carattere antinazi-fascista, si portano di fronte alla sede della B.N. in Pegli con una forte carica di esplosivo, facendolaesplodere ottenendo ottimi risultati senza subire perdite malgrado il pronto intervento della difesa.

20/4/45. Nel tentativo di disarmare due repubblichini, due nostri elementi furono fatti segno a violentareazione facendo uso della armi, sganciandosi senza subire perdite.

N.B. La Brigata era a contatto con diverse formazioni di montagna tra le quali col comando BrigataLanfranconi e dell�ex Brigata Liguria. Inoltre la suddetta Brigata ha all�attivo numerosi trasporti di armi, alcuni inmontagna. Nel �44 al cimitero di S.Alberto di Sestri, il 13/2/45 da Sestri a Panigaro. Nel novembre del �44 nostrielementi data la scarsità di esplosivo estraevano le mine dalla loro ubicazione. Per tale ricupero altri elementidella Brigata occupati presso la ditta I.L.E.S. prelevavano materiale esplosivo, armi e munizioni. Organizzava-no gruppi di bersaglieri che in seguito passavano al nostro comando.

Altri uomini nel settembre del �43 indussero un gruppo di carabinieri a lasciare la caserma di S.Fruttuosoper essere portati tra i partigiani che operavano nella zona di Torriglia.

Nel giugno del �44 un nostro elemento con l�intesa di un questurino venne in possesso di cinque pistoleBeretta cal.9.

Un altro elemento nel dicembre del �44 venne in possesso, tramite un bersagliere che poi in seguito passòalle nostre file, di quattro pistole con relative munizioni.

Non poche sono le azioni di propaganda, sia per mezzo di lanci, affissioni, passaggi di manifestini edopuscoli.

La Brigata è intervenuta al completo durante la Liberazione.

Il Comando della Brigata

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Bibliografia e fonti

Libri, opuscoli:- AA.VV., Antifascismo e Resistenza alla Spezia (1922-1945), La Spezia- AA.VV., Campi e SIAC protagonisti della resistenza antifascista contro il nazismo invasore in difesa di

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tobre 1935, Ed. Archivio Famiglia Berneri, Pistoia 1980- AA.VV., L�antifascismo rivoluzionario, Ed. BFS, Pisa 1993- AA.VV., La Spagna nel cuore 1936-1939, Roma 1996- AA.VV. - La Resistenza nella toponomastica sampierdarenese, S.P.D�Arena 1980- AA.VV., La resistenza sconosciuta - Gli anarchici e la lotta contro il fascismo - I giornali clandestini 1943-

45, Ed. Z.I.C., Milano 1995- AA.VV., Quarantesimo anniversario della Repubblica, Genova 1986- AA.VV., Un trentennio di attività anarchica, Ed. L�Antistato, Cesena 1953- Andreucci-Detti, Il movimento operaio italiano, Editori Riuniti, Roma 1971- ANPPIA, Schede degli antifascisti nel Casellario Politico Centrale, in Quaderni ANPPIA, 19 vol., Roma- Berti-Tasso, Storia della divisione Garibaldina Coduri, Genova 1982- Bettini Leonardo, Bibliografia dell�anarchismo, Ed. C.P., Firenze 1972- Bianconi Pietro, Gli anarchici italiani nella lotta contro il fascismo, Ed.Archivio Famiglia Berneri, Pistoia

1988- Biga-Conti-Paoletti, I precursori della lotta per la libertà nella Liguria contemporanea - Dizionario biogra-

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Fiaccola, Ragusa- Gibelli Antonio, Genova operaia nella Resistenza, Genova 1968- Gibelli Antonio (a cura di), La Resistenza in Liguria. Profilo e guida bibliografica, Genova 1985- Gimelli Giorgio, Cronache militari della Resitenza in Liguria, 3 vol., Ed. CdR, Genova 1985- Gremmo Roberto, L�ultima Resistenza, ed.ELF, Biella 1995- Gruppo di Studio (Ricerca) per la �Raccolta generale di fonti e notizie e rappresentazione cartografica

della storia d�Italia dal �43 al �45", L�Italia dei 45 giorni, Milano 1969- Lalli O., Lotta partigiana intorno alle Alpi apuane e all�Appennino Ligure-tosco-emiliano, Massa Carrara

1984- Lampronti Maurizio, L�altra Resistenza, l�altra opposizione (comunisti dissidenti dal 1943 al 1951), Ed.Lalli,

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Page 56: ANARCHISMO E RESISTENZA IN LIGURIA

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Articoli su riviste e giornali, relazioni:- Antonioli Maurizio, articolo U.S.I. ultimo atto - Il Convegno Nazionale di Genova 1925, in Autogestione

n.6, Autunno-Inverno 1980, Milano- A Rivista Anarchica, N.20 dell�Aprile 1973- Barroero Guido, Il mito del controllo operaio, anarchici e sindacalisti rivoluzionari di fronte ai Consigli di

Gestione, in Sindacalismo di Base n.3 del 1997.- Bianco Gino, L�attività degli anarchici nel biennio rosso (1919-1920), Il movimento operaio e socialista in

Liguria, A.VII n.2 Aprile-Giugno 1961.- Bianco Gino, L�avvento del fascismo a Sestri P. (1921-1922), Il movimento operaio e socialista in Liguria,

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Movimento Operaio e Socialista in Liguria, n.5, 1960.- Bollettino Archivio Pinelli, tutti gli articoli del n.5, 1995.- Caviglia-Marzocchi, La Resistenza anarchica nella Grande Genova, N.16 del 26 Aprile 1964- Caviglia-Marzocchi, Espropriazione scopo sociale, Umanità Nova, N.16 del 26 Aprile 1964- Caviglia-Marzocchi, Iniziative e realizzazione, Umanità Nova, N.16 del 26 Aprile 1964- Failla Alfonso, articolo Il contributo degli anarchici alla resistenza, in Era Nuova, A.I n.5, Palermo luglio

1946- Failla Alfonso, articolo Dove erano gli anarchici?, Umanità Nova A.XXVI n.37, 15 settembre 1946- Fedeli Ugo, Articoli su giornali, riviste, periodici dal �14 al periodo clandestino, in Il movimento operaio,

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1946

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- Grassini Emilio, Per la storia del nostro movimento in Liguria, serie di cinque articoli pubblicati su L�Ami-co del Popolo, organo della FCLL, nn.4,5,6,8 e 12 del 1947

- Il Partigiano, quindicinale dell�ANPI, Elenchi generali dei partigiani a cura della Commissione Accerta-menti, Genova 1946-47

- L�Impulso, organo dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria, articolo Così caddero compagni nostri,A.VII n.4 del 15/4/55

- Molinari Augusta, Anarchici e Resistenza in Liguria: un contributo per una storia che non c�è, Relazioneal Convegno di Milano del 8/4/1995 sul contributo degli anarchici alla Resistenza organizzato dalla FondazioneAnna Kuliscioff.

- Rivista Storica dell�anarchismo, n.3, Ed.BFS, Pisa 1995- Rossi Italino, Le ragioni dell�opposizione anarchica al fascismo, in U.N., A.LXVII N.16, 1987.- Silingardi Claudio, Gli anarchici nella Resistenza, in Il Martello, A.VI N.2, Modena 1983.

Memorie, testimonianze:- Bertani Luigi, Ricordi, ISRL Genova.- Giovannini Ermete (Vincenzo Toccafondo), Bozzetti Sociali e Storico-Sociali, A.S.C.D., Genova-Pegli.- Mazzoni Virgilio, La riscossa del sestiere Lattanzi, ISRL, FB b.4.- Pasticcio Giuseppe, Memorie, 1981, Archivio Berneri.- Sofrà Luigi, Rimembranze di una vita errante, 1984 (ASCD in fotocopia).- Toccafondo Vincenzo, L�Antistato, Rivista manoscritta, Originali conservati all�Archivio Pinelli, Milano.

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Note:

1 Arturo Peregalli, L�altra Resistenza - Il PCI e le opposizioni di sinistra 1943-1945, Genova 1991. Un altro testoimportante è quello di Maurizio Lampronti (L�altra resistenza, l�altra opposizione - Comunisti dissidenti dal 1943 al1945, Poggibonsi 1984) che tratta con una certa profondità del movimento anarchico, ma soprattutto per gli anni dell�im-mediato dopoguerra e in rapporto alle vicende della F.L.I. e dei rapporti di Andreoni con Perelli, Pietropaolo e Concordia.2 Le valutazioni oscillano intorno ai 250 partigiani, inquadrati in due brigate libertarie.3 Antonio Gibelli, Genova operaia nella Resistenza, Genova 1968.4 Carlo Brizzolari, Un archivio della resistenza in Liguria, Genova 1974.5 Augusto Miroglio, Venti mesi contro venti anni, Genova 1968.6 Augusto Miroglio, La Liberazione in Liguria, Bologna 1970.7 Giorgio Gimelli, Cronache militari della Resistenza in Liguria, 3 vol., Genova 1985.8 L�Impulso organo dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria, art. Così caddero compagni nostri, A.VII n.4 del 15/4/559 Intervento di Emilio Grassini al convegno clandestino di Genova del giugno 1942 - Originale presso Archivio Berneri di

Pistoia; riportato integralmente in I.Rossi, La ripresa del Movimento Anarchico in Italia, Pistoia 1981.10 Relazione del lavoro svolto durante il periodo fascista, insurrezionale e dopo la liberazione (nel seguito semplice-

mente Relazione), dattiloscritto conservato in originale alla Biblioteca Ferrer di Piazza Embriaci (Genova). L�attribuzionepiù verosimile di questo scritto sembrerebbe quella a Pietro Caviglia perché la prima parte di questo scritto compare - conpiccole variazioni - all�interno dell�articolo titolato �La Resistenza anarchica nella grande Genova� apparso sul numero16 A.XLIV di Umanità Nova del 26 aprile 1964 a firma Caviglia - Marzocchi e dunque, escludendo Marzocchi per motivistilistici, l�ipotesi subordinata è che la relazione sia stata stesa proprio da Pietro Caviglia.11 Gino Bianco, L�attività degli anarchici nel biennio rosso (1919-1920), in Il movimento operaio e socialista in

Liguria A.VII n.2 Aprile-Giugno 1961.12 Ibidem.13 Del gruppo Pietro Gori facevano parte tra gli altri - oltre a Lorenzo Gamba - Dino Paini, Carlo Betti, Giuseppe De

Ceglie, Leonardo Zino, Silvio Casella, Arturo Poggioli, Gualtiero Mucci, Dino Manfredi, Ugo e Giuseppe Basso, LuigiGagliardi, Giovanni Battista Ferri e Giulio Gaggero - Ibidem.14 Tra gli altri militanti sindacali particolarmente attivi ricordiamo Mentore Giampaoli, Gino Mazzei, Umberto Cresci e

Alfredo Del Carpio - Ibidem.15 Ibidem.16 Ibidem.17 Gli Scamiciati che fu un po� la voce degli anarchici individualisti, fu pubblicato dapprima a Novi Ligure da Giovanni

Gavilli e poi a Multedo (Pegli). I gerenti furono dapprima Giovanni Rolando e in seguito Giovanni Zunino. I collaboratoripiù assidui Abel Ferrari (Renzo Novatore), F.Consoli, G.Feroci, E.Zoponetti e Attilia Pizzorno - Bettini L, Bibliografiadell�anarchismo, Firenze 1972.18 Gino Bianco, art.cit.19 G. Perillo, Il movimento operaio italiano, Roma 1977.20 ASG, Carte della Prefettura Gabinetto, pacco 21 - Il testo è riportato in G.Faina, Le lotte di classe in Liguria 1919-

1921, Genova 1965.21 Un trentennio di attività anarchica, Cesena 1953.22 Resoconto del Convegno Nazionale dell�Unione Sindacale Italiana, Genova 28 e 29 Giugno 1925. Conservato in

originale presso la Biblioteca Max Nettlau di Bergamo e riportato integralmente in Autogestione n.6, Autunno-Inverno1980 nell�articolo �U.S.I. ultimo atto - Il Convegno Nazionale di Genova 1925� di Maurizio Antonioli.23 Un�ulteriore testimonianza in merito è fornita dai delegati che parteciperanno il 5 e 6 settembre di quello stesso anno al

Convegno U.S.I. in esilio di Parigi. La maggioranza sono liguri: Rocco e C.Piana per la C.d.L. di Sestri P., Angelo Dettoriper i Sindacato Metallurgici di Bolzaneto, Vittorio Cantarelli per l�Esecutivo USI di La Spezia, Gino Bagni e Bixio Sorbiper la C.d.L. di Vado Ligure. In La tempra n.3 - settembre 1925.Tra i delegati di Genova sicuramente Antonio Negro e Attilio Caggero. Riportiamo alcune parti del resoconto: �Dopo ildecreto di morte governativo del 7 gennaio [si fa cenno al decreto di scioglimento dell�U.S.I. del pretore di Milano del 7gennaio 1925], i sindacalisti rivoluzionari d�Italia si sono riuniti nella capitale della Liguria ed hanno emanato undecreto di vita per la gloriosa ed eroica Unione Sindacale Italiana. Il Convegno tenutosi in secreto è riuscito imponen-te contrariamente ad ogni aspettativa. Erano rappresentate la Lombardia con 10 rappresentanti fra cui le città diMilano, Bergamo, ecc.; il Piemonte con 2 rappresentanti; la Liguria con 5 rappresentanti, fra cui principalmente lanostra Sestri Ponente, La Spezia, ecc..�.24 Un�ulteriore testimonianza in merito è fornita dai delegati che parteciperanno il 5 e 6 settembre di quello stesso anno al

Convegno U.S.I. in esilio di Parigi. La maggioranza sono liguri: Rocco e C.Piana per la C.d.L. di Sestri P., Angelo Dettoriper i Sindacato Metallurgici di Bolzaneto, Vittorio Cantarelli per l�Esecutivo USI di La Spezia, Gino Bagni e Bixio Sorbiper la C.d.L. di Vado Ligure. In La tempra n.3 - settembre 1925.25 Relazione citata.26 Dall�articolo di E.Grassini �Per la storia del nostro movimento in Liguria (parte I)� pubblicato su L�Amico del

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Popolo, A.II n.4 del 6/4/1947 traiamo la seguente testimonianza: �Negli scontri con le forze reazionarie monarchico-fasciste caddero: a Pegli il compagno Palmini Primo di La Spezia, a Sestri il sindacalista Rossi colpito a tradimentodai sicari della borghesia; e molti compagni feriti in azione più o meno gravemente, mentre a Coronata cadeva ilribelle Pierino Pesce, elemento insofferente di ogni disciplina e molto vicino a noi... �incamerato� poi, come il Palmini,fra i caduti del PCI allora appena nato.� Su Pierino Pesce anche: AA.VV., Campi e SIAC protagonisti della resistenzaantifascista contro il nazismo invasore in difesa di libertà e democrazia, Genova 1985.Al di là dell�appartenenza politica di Palmini e Pesce - peraltro per quanto riguarda Pierino Pesce timidamente confermatadal libro curato dall�A.N.P.I. di Cornigliano Quarantesimo anniversario della Repubblica, Genova 1986 - c�è da rilevareche l�oscuramento del ruolo degli anarchici nell�antifascismo e nella Resistenza (da parte principalmente dei comunisti) èdovuto ad almeno due fattori: il primo è la pura e semplice mistificazione storica per ragion di partito (come probabilmenteè in questi due casi); il secondo, ben più preoccupante, è la vera e propria rimozione collettiva che ad esempio porta alcunianziani membri dell�A.N.P.I. di Cornigliano ad affermare che nella delegazione non v�erano anarchici attivi durante lalotta di liberazione e cancellando così di colpo l�opera di compagni come Ogno e Quintili nel C.L.N. o quella di Grassininella cospirazione antifascista o dell�intera Brigata Pisacane e dei suoi membri. Che questa rimozione sia poi il risultato diprocessi orwelliani di riscrittura della storia proletaria in epoca stalinista o abbia altre cause poco importa: se la memoriaè così facile da cancellare abbiamo a temere soprattutto per il futuro.27 Tra i condannati a pesanti pene detentive ricordiamo gli spezzini e sarzanesi: Giuseppe De Luisi e Mentore Giampaoli

(20 anni), Umberto Cresci (18 anni), Marino Anelli (6 anni, tre mesi), Rino Milanesi (16 anni, 8 mesi), Renato Olivieri (21anni).28 Particolarmente pesante è la repressione in provincia di La Spezia. I fascisti vogliono far pagare lo scotto subito a

Sarzana. Moltissimi compagni sono costretti ad espatriare per sottrarsi alle persecuzioni, tra questi: Raffaele De Lucchi nel�22, Settimo Grassi e Godani Adelmo nel �23, Onorino e Siro Biso, Vincenzo Capuana nel �24, Marino Anelli e PietroMontaresi nel �25, Ugo Boccardi nel �27, Aldo Fiamberti nel �28, Vittorio Cantarelli e Spartaco Rolla in data imprecisata.29 Per un quadro più dettagliato vedere: Un trentennio di attività anarchica, cit.; Pensiero e Volontà, Rivista quindicina-

le diretta da E. Malatesta, Rubrica: Cronaca della quindicina, Annate 1924-25.30 Relazione citata.31 Da Biga-Conti-Paoletti, I precursori della lotta per la libertà nella Liguria contemporanea - Dizionario biografico,

Genova 1994.32 Relazione citata.33 Ibidem.34 Alcune di queste �antologie� sono conservate presso la Biblioteca Franco Serantini di Pisa e la Biblioteca Ferrer di

Genova.35 Archivio Pinelli, Milano.36 Relazione citata.37 ASG Fondo P.D.A., B.538,539 - Si tratta purtroppo solo di una parte limitata dello schedario che comunque rende bene

l�idea dell�entità e della tipologia delle segnalazioni.38 Relazione citata.39 Armando Bugatti incarcerato nel �28, Giovanni Battista Repetto inviato al confino nello stesso anno, Delfino Podestà

confinato nel �29, Romeo Gandino di Sestri L. diffidato e iscritto nell�elenco delle persone da arrestare a scopo preventivo.40 ACS, Sez.Prima busta 24, AA.GG. 1930/31 - citato in Pietro Bianconi, Gli anarchici italiani nella lotta contro il

fascismo, Pistoia 1988.41 Lorenzo Biselli (condannato al confino), Giovanni Cortese (ammonito), Antonio Grasso (arrestato e poi prosciolto),

Augusto Guarducci (condannato al confino), Gaetano Mosti (condannato al confino), Giuseppe Pastorino (condannato alconfino), Oreste Picco (condannato al confino), Beniamino Restori (condannato al confino), Giacomo Testani (condannatoal confino).42 Intervento di Emilio Grassini al Congresso regionale della F.C.L.L. del 30/12/1945 tenutosi a Sestri P. - Documento

originale dattiloscritto conservato nella Biblioteca Ferrer di Piazza Embriaci (Genova).43 ACS, Sez. Prima busta 25, Genova - in P.Bianconi, op. cit.44 Relazione citata.45 R. Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Milano 1962.46 Per questo aspetto vedere Bottai e la sua rivista Primato.47 I genovesi Adamo Agnoletto (Colonna Ascaso), Carlo Baccigalupo (varie missioni in Spagna nel �37), Antonio Casel-

la (Divisione Ascaso, colonna Rosselli), Enrico Crespi (Colonna Rosselli), Giuseppe Nardi (combattente), Giacomo Repetti(Brigata Garibaldi, più volte ferito), Mario Traverso (Colonna Rosselli, caduto in Estremadura). L�imperiese Natale Cicuta(colonna Rosselli). Gli spezzini Colombo Bertagna (battaglione Dimitrov, ferito gravemente), Virgilio Bertola (colonnaDurruti, Madrid, fronte aragonese, ferito a Huesca), Onorio e Sirio Biso (Colonna Italiana), Raffaele De Lucchi (battaglio-ne Dimitrov, più volte ferito), Aldo Fiamberti (Colonna Rosselli), Alvaro Ghiara (brigata Garibaldi), Adelmo Godani(combattente), Settimo Grassi (battaglione Garibaldi, ferito), Marina Mollo (combattente). I sarzanesi Silvio Casella (Co-lonna Italiana), Pietro Montaresi (colonna Durruti), Isopo Papirio (formazioni anarchiche aragonesi) - AICVAS, La Spa-gna nel cuore 1936-1939, Roma 1966.

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48 Ricordiamo tra gli altri Wanda Lizzari e Giuseppe Lapi condannati al confino per l�aiuto alle brigate �rosse� spagnole.49 Relazione citata.50 Ibidem.51 E. Grassini, intervento citato al Congresso regionale della F.C.L.L. del 30/12/1945.52 Vedi P.Bianconi, op. cit.53 Intervento di E.Grassini al convegno clandestino di Sestri Ponente del giugno 1942, titolato �Noi C.[omunisti]

A.[narchici], i partiti autoritari e la massa amorfa�. Totalmente riportato nel libro di I.Rossi �La ripresa del MovimentoAnarchico e la propaganda orale dal 1943 al 1950�, Pistoia 1981. L�originale è conservato presso l�archivio Berneri diPistoia.54 Ibidem.55 Ibidem.56 Ibidem.57 Ibidem.58 Ibidem.59 Ibidem.60 Ibidem.61 Relazione citata.62 Il testo del manifestino dattiloscritto riportato da E.Grassini nell�articolo �Per la storia del nostro movimento in

Liguria (parte I)� pubblicato su L�Amico del Popolo, A.II n.4 del 6/4/1947 è il seguente:�Il rinnegato Mussolini, dimenticando di aver fatto massacrare 700mila soldati nella guerra 1915-1918 scatenata perdistruggere il militarismo tedesco, rimangiandosi tutte le sue promesse si è ora schierato a fianco della Germania allaquale - insultando i combattenti della prima guerra europea e distruggendo i loro monumenti - dona i loro figli perchéla Germania trionfi e domini l�Europa.Lavoratori! Non ubbidite al boia di Predappio!Soldati! Disertate!Firmanto: Il Fronte Unico dei Lavoratori�La raccolta completa de L�Amico del Popolo è conservata alla Biblioteca Franco Serantini di Pisa63 Relazione citata.64 ASG, Fondo CLN , composizione CLN aziendali e schede membri, b.78,79,200-202.65 Relazione citata.66 Ibidem.67 Ibidem.68 Ibidem.69 Testo della circolare �riservata� inviata ai vecchi compagni e riportata nell�articolo di Grassini citato:

�Caro compagnoNon hai bisogno di dirti come e quando gli avvenimenti precipitano verso lo sfacelo della società borghese e capitalistica.Ognuno che segua appena la cronaca dei fatti, vede facilmente che fascismo e capitalismo, legati da un patto di alleanzaantisociale, gettano nella fornace della guerra il fiore della gioventù, tutte le risorse della vita civile pur di salvare la propriapelle ed i propri privilegi.Vent�anni di spoliazione dei diritti delle genti, a profitto dei gerarchi e dei capitalisti, hanno creato tanto malcontento, tantospirito di rivolta nell�animo degli sfruttati da far ritenere prossima la loro ribellione.Ognuno accoglie, con sempre più manifesto piacere, le sconfitte fasciste, perché in queste ravvisa la propria liberazionedalla schiavitù del servaggio.Ma perché l�impalcatura del sistema capitalistico, fonte di oppressione e di miseria, sia travolta vantaggiosamente per glisfruttati, occorre che ogni lavoratore cosciente dei propri diritti vi prenda parte attiva, sia con idee e finalità chiare, siaimpugnando le armi contro i suoi oppressori.Ma non tutti i lavoratori hanno idee ben chiare e definite e perciò sono facile preda dei loro sfruttatori e, talvolta incoscien-temente, ostacolano il progredire delle idee di libertà che vengono loro propagate dai militanti d�avanguardia.Qual�è il nostro compito d�idealisti libertari in questo momento? Non certo quello di restare alla finestra ad aspettarepassivi che gli eventi si maturino per fatalismo.Spetta soprattutto a noi C.A. il compito di indicare agli oppressi le vie dell�avvenire ed indirizzarli verso i campi dellalibertà in cui ognuno ha diritto di vivere in piena uguaglianza con gli altri lavoratori.Perciò tu caro compagno che un tempo ti ricordiamo fervente animatore del nostro ideale, svegliati dal letargo in cui ti gettòla sfiducia e ritorna, in segreto, attivo assertore della giustizia sociale.Ricordati: chi resta passivo mentre infuria la mischia si rende inconsapevolmente complice degli oppressori.Gli avvenimenti precipitano, nessuno di noi sia impreparato.�70 �... la di Lui incessante attività, spesa in periodo cospirativo, per far rivivere le nostre Federazioni, dalla Toscana

all�Emilia, dalla Liguria al Piemonte, alla Lombardia, al Veneto, ove recavasi apertamente, come agente di commer-cio librario, o clandestinamente, riuscendo a ricollegare il nostro movimento, i nostri gruppi d�azione .� - V.Mazzoni,Pasquale Binazzi nei ricordi, in Il Libertario, n.u. del 1946, La Spezia.

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71 Relazione citata.72 V. Mazzoni, art. cit.: �L�ultima volta che lo vidi fu in quel fortilizio di opera e di fede anarchica, che è Sestri Ponente e

tutta la zona dalla Valpolcevera al mare, ai Giovi e al Diamante...�.73 Articolo di E.Grassini: �Per la storia del nostro Movimento il Liguria (parte III)� in L�Amico del Popolo, A.II, n.6, 10

giugno 1947.74 Relazione citata.75 Alfonso Failla, articolo: Dove erano gli anarchici?, Umanità Nova A.XXVI n.37, 15 settembre 1946.76 Relazione citata.77 vedi P.Bianconi, op. cit.78 Ibidem.79 Ibidem.80 Il testo del manifestino (riportato integralmente tra gli allegati) fu riprodotto da E.Grassini nell�articolo citato �Per la

storia del nostro movimento ...�.81 vedi P.Bianconi, op. cit.82 Relazione citata.83 Per la verità la ricostituzione della FAI tra i confinati di Ponza (tesi sostenuta fra gli altri da Pietro Bianconi, Gino

Cerrito e Renzo Vanni) è stata discussa da altri (cfr. Luciano Farinelli su L�Internazionale n.3 del 1990 nel commentoredazionale all�articolo di Renzo Vanni, Gli anarchici nella Resistenza) che non la ritengono sufficientemente documen-tata.84 Relazione citata.85 vedi P. Bianconi, op. cit.86 Tutti riprodotti in �La resistenza sconosciuta - Gli anarchici e la lotta contro il fascismo - I giornali clandestini

1943-45�, Milano 1995.87 Relazione citata.88 I rapporti da intrattenere con gli altri partiti dell�arco antifascista furono oggetto di molte discussioni in ambito nazio-

nale come lo erano stati nell�ambito dell�emigrazione - cfr. Bianconi P., op. cit.89 ACS, Busta 55, Serie F1-rossa - Il testo integrale è riportato in M. Rossi, Avanti siam ribelli..., Pisa 1985.90 Gino Cerrito - in Avvento del fascismo, Resistenza e lotta di Liberazione in Val di Magra, Lunigiana 1975 - da notizia

di un opuscolo redatto da Domenico Zavattero nel settembre �43 (appena tornato dalla Francia) su incarico degli anarchicidi Genova e Firenze e pubblicato in Romagna dal titolo: �Fronte Unico dei Lavoratori. Preliminari del nostro program-ma� in suo possesso. Si potrebbe forse trattare dell�opuscolo citato da Grassini, anche perché le date coincidono, sebbenemal si collochi la figura di Zavattero in questa specifica fase. Purtroppo non è stato possibile visionarlo, così come altriimportanti documenti, per la reticenza di alcuni.91 Documento originale conservato presso la Biblioteca Ferrer di Piazza Embriaci (Genova).92 Questo documento esiste in realtà in due stesure che riportano identica la seconda parte, ma che differiscono per la parte

introduttiva. Riportiamo le due versioni rispettivamente negli allegati 2 e 3.Evidentemente la seconda versione (anche essa conservata in Piazza Embriaci) è posteriore alla prima e fu utilizzata per unappello diretto ai lavoratori dopo una prima ripulsa dei partiti destinatari del Patto di Solidarietà.93 �...e l�Unione Sindacale Italiana, che alcuni affezionati avevano ricostituito più per dare un indirizzo ed uno

scopo all�azione nelle fabbriche che per farne una organizzazione concorrente alle altre già in movimento nel mondooperaio italiano...� - Tratto da Caviglia-Marzocchi, art. cit.94 In effetti l�unico riferimento che abbiamo trovato è quello di Carlo Quintili, membro del CLN di Cornigliano fin dalla

sua fondazione in quanto rappresentante dei sindacalisti rivoluzionari. ASG, Fondo CLN, b.174.95 Documento riportato integralmente in appendice (Allegato 4) - Originale conservato presso l�A.S.C.D. di Pegli. Del-

l�elaborazione del F.U.L. ricordiamo ancora l�opuscolo L�emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratoristessi - non datato ma probabilmente coevo (Originale presso la B.F.S. di Pisa), riportato anche questo in appendice (Alle-gato 5). La produzione clandestina degli anarchici genovesi ebbe anche un carattere più specifico e teorico anarchico.Ricordiamo gli opuscoli della collana Fioritura libertaria editi in clandestinità come F.C.L.L.: Il fallimento delle religio-ni - Genova s.d.; Saggio sul comunismo libertario - s.l.s.d.; Il comunismo libertario nelle sue finalità - s.l. marzo 1945;Libertà e uguaglianza - febbraio 1945 (Tutti conservati in originale presso la B.F.S. di Pisa).96 Ad esempio G. Cerrito, op. cit., p.39.97 Ibidem.98 Vedere ad esempio: Fronte Unico della Liberazione, Palermo, 10/9/1943 e Palermo, s.d., La Diana del Fronte Unico

della Liberazione, Palermo, 25/11/1943, tutti firmati da: Repubblicani federalisti, Socialisti, Comunisti, Libertari. Ripro-dotti in AA.VV., La Resistenza sconosciuta..., op.cit.99 G. Cerrito, op.cit., p.40.100 Spesso i due termini sono usati come sinonimi. Così nella Relazione e negli articoli di Grassini spesso la F.C.L.

diventa F.C.A. (Federazione Comunista Anarchica).101 R. Paoletti, Resistenza antifascista, Genova s.d.102 Articolo di E. Grassini: �Per la storia del nostro Movimento il Liguria (parte IV)� in L�Amico del Popolo, A.II, n.8,

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2 ottobre 1947.103 Ibidem.104 Riportiamo integralmente il brano: �Punto di vista dei comunisti per un accordo con gli anarchici. A vostra do-

manda, circa un accordo fra comunisti e �anarchici� noi comunisti fissiamo questi seguenti 3 punti:1) Noi siamo d�accordo con gli Anarchici sulla necessità di rovesciare come voi dite, per mezzo della rivoluzione violentaqualunque forma di dominio capitalistico e contro tutto il blocco conservatore.2) Di sopprimere ogni forma di sfruttamento dell�uomo sull�uomo e, attraverso i consigli degli operai, realizzare la Societàe la libertà con la morte dello Stato.3) D�altra parte i Comunisti ritengono sia di ostacolo a tale collaborazione, nel periodo successivo al capitalismo, il fattoche gli anarchici non riconoscono la necessità della dittatura proletaria e dello Stato proletario per impedire un ritorno alpotere della borghesia per realizzare gli obbiettivi finali comuni. Per evitare equivoci i comunisti ricordano che per dittatu-ra del proletariato intendono il dominio della grande maggioranza dei lavoratori su la piccola minoranza dei capitalistiparassiti.�105 Ibidem, vedere per il testo integrale, l�allegato 5.106 Riportato in Gibelli, Genova operaia ..., cit. e parzialmente in Brizzolari, Un archivio della Resistenza, cit.107 Sarà giudicato dagli stessi dirigenti comunisti - più avezzi alle alchimie formali - un caso di deviazione in senso

legalitario.108 Il fatto che Grassini riporti nel suo articolo (Per la storia del nostro Movimento, cit.) il volantino comunista e gli

attribuisca il valore di una risposta negativa alle profferte anarchiche, dovrebbe smentire una volta per tutte l�ipotesi, fattada alcuni (per attenuare responsabilità politiche?), che esso non fosse mai stato distribuito.109 Qualche segnale che in questa nuova fase si guastassero in parte anche quegli stretti rapporti di collaborazione tra

anarchici e militanti comunisti di base che si erano stabiliti, lo si può recepire dalla testimonianza di un operaio comunista,Ottonello, della S.Giorgio: �Quando la situazione lo richiedeva si poteva mettere in moto un reparto nel più brevetempo possibile. Questo perché le maestranze seguivano le direttive del PCI. Gli altri partiti avevano poca influenza.In particolare il Partito Comunista Libertario ci procurava un sacco di fastidi perché non si trovava mai d�accordocon noi e non potendo far altro, data la sua esigua forza, non trovava di meglio che cercare di gettare discredito su dinoi in seno alle maestranze� (V.Ottonello, Testimonianza, memoria inedita, s.d., ISRL, Fondo Gimelli 2 b.4; citato da A..Molinari, Anarchici e Resistenza in Liguria: un contributo ad una storia che non c�è).Singolare è poi nella memorialistica post-resistenziale la costruzione dello stereotipo folcloristico dell�anarchico. Così inPaoletti (op.cit.) il fabbro �bercione� che canta inni anarchici e inventa marchingegni inutili per alleviare le fatiche dellavoro e complica la vita al suo apprendista. Così in M. Fantini (Due treni di storia) all�annuncio della caduta del fascismoalla SIAC alla composta risolutezza della maggioranza degli operai fa da contrappunto lo scalmanarsi dell�anarchicoPassatelli �l�esagitato� che �durammo fatica a calmare�. Al fenomeno della rimozione, a cui si faceva cenno, si accom-pagna quello della caricaturalizzazione. Vinta la battaglia politica contro l�intransigenza rivoluzionaria e stabilita l�orto-dossia staliniana, nella logica di questa vengono meno i presupposti per una battaglia politica o per uno scontro di idee.Vengono allora o le critiche acide di Ottonello o le stereotipizzazioni di Paoletti e Fantini. Persino quando la stima persona-le, come quella nei confronti di Pietro Caviglia dei succitati, non può essere celata, se ne sfuma l�appartenenza e la militan-za politica o si relega il personaggio nell�ambito dell�eccezionalità.110 Vedere nota 5 del capitolo 9.111 Relazione citata.112 Ibidem.113 Riportiamo per esteso l�elenco dei C.L.N. aziendali in cui vi era rappresentanza anarchica così come può essere

desunto dall�archivio del C.L.N. e, ove possibile, il nome dei compagni che vi fecero parte: SIAC Campi (Boccaccio S. -Moscardini A.); Ansaldo Fossati Sestri P. (Rangone F., Bugatti A., Serena G.); Cantieri Ansaldo Sestri P. (Martinengo S.);S.Giorgio Sestri P. (Ferioli P.); ILVA Campi (Moscardini A.); Società Italiana Gas (Paolini L.); Ansaldo Allestimento Navi(Rigo B.); Ansaldo S.Giorgio (Turcinovich N.); Ansaldo Apprendisti Sestri P. (Corradini V.); Ceramica Vaccari Borzoli(Toso A.); Ansaldo Gestioni Industriali (Alverino F.); SIAC Pontedecimo (Trucco M., Repetto G., Bianconi M.); BagnaraSAM Sestri P. (Concas A.); Piaggio Sestri P. (Sansebastiano C.); INA (Mazzoni V.); Costruzioni Meccaniche e Navali(Toccafondo V.); ILVA Sestri P. (Marcenaro G.); Ansaldo Carpenteria (Lodi M.); Manifattura Tabacchi Sestri P. (ParodiO.); ILVA Voltri (Campanella A.); Ansaldo Cerusa Voltri (?); Sime (?); Biasioli (De Agostini A.); Fonderie e AcciaierieLiguri (Conti M.), C.L.N. Edili (?). Non rappresentati nei C.L.N. aziendali ma tuttavia teatro d�azione di consistenti nucleilibertari aziendali l�Ansaldo Meccanico, l�Ansaldo Delta (G.Sorgoli) e l�Allestimento Navi (A.Vinazza). Altri nuclei ope-rarono nelle ferrovie, in porto e fra i tranvieri (testimonianza di L. Parodi).114 Dalla mozione conclusiva del Convegno dei Comitati di Difesa Sindacale tenutosi a Sestri P. il 27/1/1946 ricaviamo

la presenza di delegati delle seguenti aziende: Cantieri Navali Ansaldo, Ansaldo Fossati, Ansaldo S.Giorgio, Ligure Metal-lurgica, Bagnara, Scuola Apprendisti Ansaldo, ILVA Ferriere, ILVA Bolzaneto, Ferriere Bruzzo, Ansaldo Cerusa, ILVARossiglione, Ramo Industriale del Porto, Nuclei Artigiani, Nuclei Tranviari.115 Remo Scappini, Da Empoli a Genova (1945), Milano 1981, pag.114.116 Ibidem, pag.120.117 Remo Scappini, Rapporto sulla situazione generale, in P. Secchia, Il Partito Comunista Italiano e la Guerra di

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Liberazione, Milano 1975. Il brano così prosegue: �Ultimamente vi è stata una collusione tra sindacalisti veri e proprie gli anarchici, è sorto il Fronte Unico�.118 Augusto Miroglio, La Liberazione in Liguria, op. cit., p.126.119 Al Meccanico operarono costituendo nuclei di simpatizzanti anarchici, in vari reparti, Lorenzo Parodi, Albino Lovarino,

Vero Grassini e G. Sorgoli. Testimonianze di Vero Grassini e Lorenzo Parodi.120 Lettera di Ghibellini al C.L.N. Ansaldo in cui egli afferma non risultargli che il P.C.L. (Partito Comunista Libertario)

abbia un seguito sufficiente a permettere l�ingresso di un suo rappresentante nel C.L.N. aziendale - ASG, Fondo CLN,B.17.121 Augusto Miroglio, Venti mesi contro venti anni, op. cit.122 Remo Scappini, op. cit., p.202.123 Citato in C.Brizzolari, op. cit., p.928.124 Verbale seduta C.L.N. per la Liguria del 13 /9/1944: �Nei CLN di delegazione e di comune, può esservi il rappre-

sentante anche di partiti non rappresentati al CLN centrale (per esempio gli anarchici)�. Riportato in C.Brizzolari, op.cit., pag.491125 Riportiamo l�elenco completo dei C.L.N. territoriali in cui erano presenti anarchici così come è stato possibile desumerlo

da fonti diverse (Fondo CLN; Fondo A.P.; Verbali FCLL; N. Costanzi, I nostri 600 giorni, Genova-Sestri P.): S.P.D�Arena(Vincenzo Toccafondo), Ge-Centro (Adelmo Sardini), Sestri P. (Pietro Caviglia poi Giacomo Marcenaro), Cornigliano(Carlo Quintili per i Sindacalisti-rivoluzionari e Francesco Ogno), Pegli (Armando Porcelli), Marassi (Armando Crisci poiMarchisio), Rossiglione (Giuseppe Brunetti), Fegino (Raffaele Tegami), Voltri (Angelo Campanella, Damonte Gerolamoe poi Tornato Edgardo), Pontedecimo (Marcello Bianconi e poi Giovanni Repetto), Pra (Aldo Puppo). Per quanto riguardail C.L.N. di Sestri Levante esiste una lettera della F.C.L. a firma Turcino (Nicolò Turcinovich) - conservata in ASG, FondoCLN, B.199 - nella quale si chiede l�inclusione in detto C.L.N. di Giuseppe Pasticcio quale rappresentante anarchico. Laquestione viene demandata al C.L.N. Liguria con una comunicazione del C.L.N. di Sestri L. (ASG, Fondo CLN, B.158).Non è nota la risposta.

126 Ricordiamo tra questi Rinaldo Ponte, Bruno Raspino, Carlo Ravazzani, Emanuele Sciutto, Ernesto Rocca, SpartacoGraffioni e Carlo Stanchi, tutti, tranne gli ultimi due, caduti assassinati dai nazifascisti, a smentire ancora una volta ladiceria che i G.A.P. fossero costituiti da soli comunisti (Fonti: ANPI Sestri P., Verbali FCLL, L�Impulso).127 Confronta in vari punti i verbali CLN riportati in C.Brizzolari, op. cit.128 Relazione citata.129 Il bilancio della F.C.L. dal primo gennaio al primo maggio del 1945 riporta entrate per 4.945 lire. La rimanenza cassa

al 31 dicembre 1944 è di 7.007 lire. Solo ai primi di aprile del 1945 è possibile impiegare questi soldi per l�acquisto di unamacchina da scrivere nuova e di caratteri tipografici che saranno destinati alla stampa del numero clandestino di UmanitàNova diffuso all�inizio dell�insurrezione cittadina. Siamo ben lontani dalle centinaia e centinaia di migliaia lire maneggia-te mensilmente dal C.L.N.L. e dai partiti che vi aderivano (Documento originale conservato alla Biblioteca Ferrer diGenova).130 Per quanto riguarda l�ingresso degli anarchici nei C.L.N. di �alto profilo�, C.L.N. regionali e C.L.N.A.I. e le discus-

sioni che ciò provocò in campo anarchico nazionale vedere Bianconi P., op. cit., pp.169-181131 Documento conservato in copia presso l�AS.C.D. di Genova Pegli.132 Umanità Nova, n.393, Genova 22/4/1945 - Copia originale conservata presso la Biblioteca Ferrer (Piazza Embriaci)

- Riprodotto integralmente in Feri Paola, Il movimento anarchico in Italia, in Quaderni della FIAP, n.8, Roma 1978.133 Ibidem.134 Relazione citata.135 A.S.G., Fondo CLN, B.17.136 Per una trattazione più esauriente di questo problema vedere G. Cerrito, op. cit. e P. Bianconi, op. cit.137 La manovra riuscì parzialmente; la D.C. genovese, ad esempio, si oppose con forza rivendicando l�autonomia delle

proprie organizzazioni femminili e giovanili - Vedere C. Brizzolari, Un archivio della Resistenza..., op.cit.138 Vedere A. Peregalli, op.cit.139 Relazione citata.140 Gruppo di Studio (Ricerca) per la �Raccolta generale di fonti e notizie e rappresentazione cartografica della storia

d�Italia dal �43 al �45", L�Italia dei 45 giorni, Milano 1969.141 Tomaso Caresia, Pietro Mascarino, Andrea Ottonello, Giuseppe Vitali, Franco Ferraris, Michele Tixi, Pietro Torchio,

Paolo Nozza, Salvatore Scala, Mario Cavaletti, Francesco Bruzzone, Valentino Paganin, sono i nomi degli altri componen-ti di questo nucleo che si forma a partire dal 9 settembre �43 (Fonti: Libro della Brigata Malatesta, conservato da VeroGrassini).142 La figura di Antonio Pittaluga della quale spesso sono state solo enfatizzate le circostanze della morte andrebbe

rivalutata proprio per la sua opera attivissima di proselitismo e di raccordo tra i gruppi e le formazioni anarchiche dellevarie parti della città.143 Il Distaccamento autonomo Libertario del Levante potrebbe essere stato composto di una trentina di membri, tanti

erano infatti gli elementi messisi a disposizione del Comando Militare della Zona levante (Fonte: ISRL Fondo A.M. b4 f5).

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I nomi che risultano dagli elenchi parziali e incompleti pubblicati da Il Partigiano sono solo nove. A questi bisognaovviamente aggiungere quello di Antonio Pittaluga. Vittorio Barazzoni fu il comandante del distaccamento che operò neigiorni dell�insurrezione in collegamento con la brigata S.A.P. Crosa.144 Poche sono le notizie che è stato possibile raccogliere intorno a questo distaccamento libertario costituitosi intorno a

Cianchi e Fragomeni, nella cui bottega di calzolaio si riuniva un gruppo di anarchici durante la clandestinità, perché essooperò come distaccamento della Brigata SAP Matteotti Valbisagno. Dagli elenchi de Il Partigiano e da fonti interne almovimento ricostruiamo la seguente composizione (evidentemente parziale dato che il distaccamento doveva essere for-mato almeno da 20-25 partigiani): Carlo Ambrosio, Gastone Cianchi, Rinaldo Cianchi (figlio di Gastone), Alfredo eFrancesco Fragomeni (figli del calzolaio Fragomeni), Armando Negri, �Maurizio� e �Santo� (nomi di battaglia rispettiva-mente del comandante di distaccamento che sostituì Gastone Cianchi dopo la sua morte e di un altro partigiano, dei qualinon è stato possibile accertare l�identità).145 In L�Amico del Popolo, articolo Ricordando il 25 Aprile 1945, n.5 Anno I del 1° Maggio 1946. Oltre ai citati

Mazzoni e Rigo compaiono negli elenchi della brigata i nomi dei giovani libertari Andrea Gaggero e Carlo Borghesanifiglio del noto militante e antifascista Ettore.146 Ibidem.147 Umberto Raspi fu uno dei primi organizzatori della squadre d�azione libertarie del ponente, i primi nuclei organizza-

tivi delle future brigate e distaccamenti autonomi libertari.148 Vedere Cap.12 nota 1.149 Testimonianza di Lorenzo Parodi.150 La quantità e l�individuazione di Brigate S.A.P. libertarie è controversa nella storiografia ufficiale, oggetto di valuta-

zioni pressapochistiche, superficiali e, al solito, non verificate. Miroglio (La Liberazione in Liguria, op. cit.) parla generi-camente di S.A.P. autonome (libertari e anarchici) che organizzavano 247 combattenti su circa 4000. Gimelli (op.cit.)scrive di due brigate libertarie nell�estate del �44 su un totale di 36 (o 37) diventate poi quattro alla vigilia dell�insurrezio-ne. Brizzolari (op. cit.) parla, per l�autunno del 1944, prima di due Brigate Libertarie senza indicarne il nome, poi di unaBrigata Libertaria S.A.P. suddivisa in due distaccamenti: �Malatesta� e �Pittaluga�, la cui consistenza numerica non è datama che secondo la composizione standard delle S.A.P. avrebbero dovuto essere composte da circa 250 partigiani. Altrefonti citano due brigate S.A.P.: �Malatesta� e �Pisacane� entrambe a Cornigliano e di una brigata libertaria comandata daGastone Cianchi, mentre a Nervi i libertari avrebbero combattuto nella brigata �Pittaluga� (lo stesso Pittaluga, Gnecco,Barazzoni e Sardini). D�altra parte le cose non vanno meglio per le fonti stesse interne al movimento: un articolo di U.N.(da M.Rossi, Avanti siam ribelli...) parla di �quattro gruppi di combattimento anarchici e libertari: la brigata �Pisacane�,la formazione �Malatesta�, la SAP della FCL e le squadre d�azione anarchica�. Una lettera al CLN cittadino indirizzatadalla F.C.L.L. subito dopo la Liberazione si fa cenno alle brigate SAP libertarie in questo modo: Brigata �E.Malatesta� diPegli, Brigata �C.Pisacane� di Cornigliano, Distaccamento anarchico della Brigata �Piva� di Voltri, Distaccamento �GastoneCianchi� di Genova Centro.151 L�organico del distaccamento era di 24 elementi. Pietro Mascarino il comandante, Sergio Marchelli vicecomandante,

Andrea Ottonello commissario politico e Paolo Nozza vice commissario (Fonte: Libro della Brigata Malatesta, cit.).152 Alla brigata Longhi parteciparono numerosi anarchici. Ne citiamo solo alcuni: Luigi Chiappori, Giuseppe Perdomi,

Sergio Ponte, Elio Scotto, Emanuele Traverso, Armando Bugatti e i caduti Pietro Bigatti, Mario Bisio, Natalino Capecchi,Giacomo Catani, Otello Gambelli (Fonti: L�Impulso, art. cit., Il Partigiano).153 L�organico di questo distaccamento era costituito da 25 elementi. Francesco Ferrando era il comandante, Carlo Parodi

il commissario politico e Francesco Parodi il vice comandante (Fonti: Registro del Distaccamento, conservato da VeroGrassini).154 L�Amico del Popolo, articolo cit.; Verbali FCLL.155 Un�ulteriore riprova si ottiene confrontando l�elenco dei partigiani attribuiti alla Brigata Malatesta (unica riconosciu-

ta dal C.L.N.L. e alla quale i partigiani anarchici del ponente dovettero iscriversi per aver riconosciuta la qualifica) pubbli-cato su Il Partigiano con i Libri delle brigate Malatesta e Pisacane e i registri dei distaccamenti Gaggero e P.Gori. Ladifferenza (per la precisione 52 nominativi) a favore della lista A.N.P.I. può essere attribuita evidentemente solo ad altridistaccamenti libertari del ponente dei quali si è smarrita la documentazione specifica.156 E� documentabile, ad esempio, la presenza di nuclei anarchici nelle brigate S.A.P. Sciolla, Buranello e Guglielmetti

(Fonti: Il Partigiano) e nelle Squadre d�Azione di Stabilimento del Ponente (con rilevanza all�Allestimento Navi) (Fonti:Verbali FCLL). Di altri militanti anarchici sappiamo con certezza che operarono nelle varie S.A.P. cittadine, senza peròaver potuto accertare di che formazioni si trattasse. Ci sono poi casi importanti come quello di Mario Michelini che parte-cipa alla lotta antifascista come comandante di zona della III Brigata S.A.P. Liguria a S.P.D�Arena (Fonti: Verbali FCLL).157 La maggior parte dei militanti più attivi della sezione di Sestri Levante della F.C.L.L. nell�immediato dopoguerra

erano stati partigiani della Coduri: Pasticcio, Capineri, Vignali, Mora, ecc. (Fonti: Berti-Tasso, Storia della divisioneGaribaldina Coduri, Genova 1982; Verbali FCLL).158 Giornale della Brigata Malatesta conservato in originale da Vero Grassini. Riportato integralmente nell�allegato 8.159 Giornale della Brigata Pisacane conservato in originale da Vero Grassini.160 Giornale del Distaccamento P.Gori conservato in originale da Vero Grassini.161 Giornale della Brigata Malatesta, citato.

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162 Oltre a Isidoro Parodi e Arrigo Cervetto, solo qualche altro nome può essere faticosamente desunto da necrologi ericordi pubblicati sparsamente nella stampa anarchica del dopoguerra. Così è per i savonesi Luciano Longhi e RenzoValentini e per i sanremesi Renato Guglielmi, Archimede e Lina Gioffredi e Oreste Crippa.163 In uno di questi avrebbe combattuto una figura carismatica dell�anarchismo spezzino come il vecchio Ugo Boccardi

�Ramella�.164 Nel volantino commemorativo con cui la FCL spezzina il 2/12/45 commemorava la sua figura si parla di Brigata

Garibaldi, nel numero speciale del Libertario del �46 edito in memoria di Binazzi si parla della II Brigata Lunense dellaFAI, formazione su cui peraltro non ho reperito ulteriori notizie.165 Il gruppo anarchico della Val di Magra nell�immediato dopoguerra era costituito quasi interamente da partigiani di

questa divisione tra cui �Tullio� (Primo Battistini) che era stato il comandante della Brigata Vanni166 In G. Ricci, Avvento del fascismo, Resistenza e lotta di Liberazione in Val di Magra, Lunigiana 1975.167 L�elenco pubblicato dal citato numero de Il Libertario riporta i seguenti nomi (quasi tutti di caduti in azione) per i

quali tuttavia - ad eccezione di Renato Olivieri - non è stato possibile effettuare riscontri in merito alla loro militanzaanarchica: Pierino Ambrosiani, Cirio Azzarini, Giulio Bastelli, Aniello Fiondo, Luciano Gianello, Bruno Guagni, LeoMarafetti, Nello Olivieri, Renato Olivieri, Glicerio Pagani e Walter Tessieri.168 Umanità Nova, n.393, Genova 22/4/1945 , cit169 Il Partigiano, Elenco dei partigiani della Brigata Malatesta, cit. ed elenco dei partigiani del Distaccamento Libertario

del Levante, cit.; Rubrica della Brigata Malatesta, cit.; Registro della Brigata Pisacane, cit.; Registro del DistaccamentoP.Gori, cit.; Registro del Distaccamento Gaggero, cit.170 Vedere nota 4 del capitolo 12.171 Umanità Nova, n.393, Genova 22/4/1945 , cit.172 Ibidem.173 Ibidem.174 Giornale Brigata Pisacane, cit.175 Giornale Distaccamento P.Gori, cit.176 Giornale Brigata Malatesta, cit.177 L�Amico del Popolo, articolo Ricordando il 25 Aprile 1945, cit.178 Ibidem.179 Verbale riunione F.C.L. sez. Nervi del 6/1/1946 - conservato in P.zza Embriaci.180 L�Amico del Popolo, articolo Ricordando il 25 Aprile 1945, cit.181 Lettera di Ghibellini al Comando di Presidio del 10/11/1945 in cui si riconosce l�impegno delle �squadre insurrezio-

nali del movimento comunista libertario� (ASG, Fondo CLN, b.17).182 Per il ruolo di diversi compagni nei C.L.N. di delegazione anche nell�immediato post-liberazione (particolarmente

rilevante quello di Toccafondo a S.P.D�Arena e quello di Ogno e Quintili a Cornigliano) vedere ASG Fondo CLNbb.154,157,174,190,191,192.183 Basti ricordare che il C.L.N.L. ancora in fase cospirativa aveva proceduto alla spartizione, non solo delle cariche

istituzionali, ma anche di quelle sindacali e persino delle tipografie e delle risorse dei maggiori giornali cittadini (Fonti:C.Brizzolari, op. cit.).184 Le commissioni aziendali per l�epurazione (fortemente volute e ripetutamente richieste dal C.L.N.L.) si ridussero

nella maggior parte dei casi alla cacciata di lavoratori di basse mansioni - più o meno compromessi con il regime repubblichino- dal posto di lavoro ma non toccò, se non in minima parte, i quadri superiori e i dirigenti delle aziende, molti dei quali benpiù compromessi con il vecchio regime si erano comprati �indulgenze� a suon di finanziamenti al C.L.N.L. e ai suoi partiti.Questo capitolo poco noto del post-resistenza andrebbe analizzato e ricostruito, anche nelle sue miserie. I documenti cisono tutti. Basta aver voglia di consultarli (Fonti: ASG, Fondo CLN bb).185 Sui Consigli di Gestione si aprirà un grosso dibattito anche all�interno del movimento anarchico genovese che segnerà

una prima spaccatura al suo interno. Giovanni Mariani, ad esempio, sarà uno dei sostenitori della necessità di continuaread operarvi pur riconoscendone la natura mistificatoria. Vedere G. Barroero, Il mito del controllo operaio: Anarchici eSindacalisti Rivoluzionari di fronte ai Consigli di Gestione, in Sindacalismo di Base n.3 del 1997.186 Su questo terreno viene operata una scelta gravida di conseguenze sulla la futura capacità d�incidere del movimento

anarchico genovese sul terreno dell�organizzazione di massa. Viene sciolta l�U.S.I., ricostituita negli anni della cospirazio-ne in funzione accessoria e complementare al Fronte Unico dei Lavoratori, e nella discutibile prospettiva della salvaguar-dia dell�unità, a tutti i costi, del movimento sindacale, si accetta la logica correntizia della C.G.I.L. (Fonti: Manfredini R.,Difesa Sindacale: La componente anarchica della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (1944-1960), Bolo-gna 1987). Diversi compagni compagni assumono importanti incarichi a livello confederale, categoriale nazionale e pro-vinciale: Umberto Marzocchi entra nel direttivo nazionale confederale, Marcello Bianconi fa parte della Commissioneesecutiva della C.d.L. di Bolzaneto (insieme a Silvio Testa) e poi è dirigente del Sindacato Facchini del Porto di Genova,Pietro Caviglia (insieme a Folco Landi) fa parte della Commissione esecutiva della C.d.L. di Sestri P. e in seguito vieneeletto (insieme a Moscardini) nel Comitato direttivo provinciale F.I.O.M., Carlo Parodi fa parte della Commissione esecu-tiva della C.d.L. di Voltri, Carlo Quintili è vice segretario della Federazione provinciale metalmeccanici, Giuseppe Mannariniè nel comitato direttivo provinciale di quest�ultima, Paolo Nozza fa parte del direttivo F.I.O.M. di S.P.D�Arena, Cristoforo

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Piana è tra i dirigenti del sindacato portuali, Bindo Pace e Antonio Balletto fanno parte del Consiglio direttivo dellafederazione provinciale edili, Wanda Lizzari è dirigente dell�INCA di Genova, Aldo Vinazza è dirigente del sindacato edilidi Sestri P., Giuseppe Vignale del sindacato Tessili di Lavagna (Fonti: R. Manfredini, op. cit., p.114-115 e l�Unità, edizionegenovese, anno 1945).187 Verrà in pratica per breve tempo congelata la situazione di fatto: per la sede centrale della F.C.L.L. sono concessi

temporaneamente i locali disastrati di via XX Settembre, 10/1, comunque occupati militarmente il 25 aprile da elementidella Brigata Pisacane e del Distaccamento Cianchi (Fonti: Verbali FCLL). Vari problemi invece nascono subito per le sedidecentrate (ad esempio Cornigliano) di cui viene richiesta la pronta restituzione ai proprietari espropriati (Fonti: Letteredella FCLL alle autorità comunali, conservate in Piazza Embriaci).188 Si ha notizia di non più di tre o quattro radiotrasmissioni tenute da Mazzoni, Grassini e Susanna Cereseto che lesse un

testo di Wanda Lizzari (Fonti: Verbali FCLL, citati.)189 Solo il 3 marzo 1946 potrà vedere la luce l�organo di stampa della F.C.L.L., L�Amico del Popolo, a meno di un mese

dalla morte di Aladino Benetti che ne fu in pratica il fondatore. Il primo direttore sarà Virgilio Mazzoni che di lì a pocodovrà dimettersi per l�intensificarsi degli altri impegni politici (tenne moltissime conferenze). Gli subentrerà VincenzoToccafondo che dirigerà il giornale fino alla cessazione delle pubblicazioni con l�ultimo numero del 30 maggio 1950.190 Copia di lettera indirizzata al compagno Leonidas dal Servizio Relazioni Internazionali della FCL, non firmata e

datata 7/2/1946. Conservata in Piazza Embriaci.191 Nell�agosto 1945 erano formalmente costituiti (con rappresentanza nel Comitato Direttivo della Federazione Comu-

nista Libertaria Ligure i seguenti gruppi: Voltri, Prà, Pegli, Sestri Ponente, Cornigliano, S.P.D�Arena, Rivarolo, Bolzaneto,Pontedecimo, Ge-Centro S.Fruttuoso, Ge-Centro S.Teodoro, Nervi e Rossiglione. Ad essi si aggiungerà presto un altroGruppo a Genova Centro, i gruppi di Sestri Ponente passeranno da uno a due, verranno formati altri gruppi a Teglia,Sturla, Cogoleto, Lavagna e Sestri Levante; altri nuclei di compagni, non organizzati in gruppi, si raccoglieranno a Campi,Borzoli, Fegino, Marassi, Arenzano (Fonti: Verbali FCLL e L�Amico del Popolo). Considerando che uno dei gruppi delcentro dichiara circa 50 aderenti e che altri erano sicuramente più numerosi (Sestri P., Pegli, S.P.D�Arena) la cifra di 1500/2000 iscritti alla F.C.L.L. nella Grande Genova è assolutamente probabile. Conferma questo dato un censimento parzialedei sottoscrittori, abbonati e diffusori del L�Amico del Popolo, Umanità Nova e Il Libertario che raccoglie per ora circa1.400 nominativi.192 La F.C.L. in una primissima fase si dota di organismi di coordinamento politico e funzionale tra i gruppi (o sezioni

come vennero chiamati questi nei primi anni) a livello provinciale: Il Comitato Direttivo, la Segreteria politica e la Com-missione di Corrispondenza. Non appena i rapporti con gli altri gruppi liguri si intensificano si passa ad una organizzazionea due livelli, il primo quello delle federazioni di area geografica omogenea: Federazione del Ponente (Da Cogoleto aCornigliano, comprendente Rossiglione); Federazione della Valpolcevera (da Pontedecimo a S.P.D�Arena), Federazione diGenova Centro e Federazione del Levante (da Quarto fino a Sestri Levante) e per il resto della Liguria: Federazione di LaSpezia, della Val di Magra e Sarzana, di Savona e di Imperia. Il secondo è quello regionale che prevede un Consiglioformato da sette membri, ciascuno con un incarico preciso (segretario, cassiere, coordinazione, propaganda, difesa sindaca-le, vittime politiche, relazioni internazionali) (Fonti: Verbali FCLL).193 Sulle questioni attinenti l�arscinovismo (detto anche piattaformismo) e in generale il modo di porre il problema

dell�organizzazione anarchica vedere: Cerrito G., Il ruolo dell�organizzazione anarchica, ed. RL, Catania 1963.194 La F.L.I. costituitasi sulla base di un�alleanza con elementi comunisti dissidenti e fortemente possibilista sulla parte-

cipazione elettorale avrà breve vita e una parte dei suoi componenti ritornerà in seno al movimento anarchico. Non è notal�entità della dissidenza genovese che seguì Pietropaolo, Perelli e Concordia ma a giudicare dalla veemenza con cui laF.C.L.L. condannò questa esperienza è possibile che qualche anarchico genovese si imbarcasse sul carro della F.L.I. Aquesto proposito un articolo di forte condanna della F.L.I. dal titolo �Precisazioni degli anarchici circa una pretesa crisi�viene fatto pubblicare dalla F.C.L.L. sulla stampa cittadina genovese nel febbraio del �46 (Dattiloscritto conservato incopia alla Biblioteca Ferrer). Per alcuni aspetti dell�esperienza della F.L.I. vedere Gremmo R., L�ultima Resistenza, Biella;oppure M. Lamproni, op.cit.195 Vedere G. Cerrito G, op. cit.196 Il Distaccamento Cianchi ad esempio si convertì in blocco in gruppo anarchico. Vedere lettera intestata Sezione

Gastone Cianchi della F.C.L. con cui Armando Negri certifica che Carlo Ambrosio ha fatto parte del distaccamento (ASG,Fondo CLN, b.191).197 Lettera delle Brigate Comuniste Libertarie Errico Malatesta e P.Bruzzi alla FCLL, senza firma e datata 24 maggio

1945 - Conservata in originale in Piazza Embriaci.198 Resoconto della riunione del 16 novembre 1945. L�O.d.G. era 1) Gr.D. [Gruppi di Difesa]; 2) Preparazione per dare

la possibilità al n/mov. di poter funzionare nella cland. alla quale possiamo - forse - essere obbligati in breve; 3)Accordi per la prop. orale; 4) Situazione n/ stampa. Erano presenti: Marzocchi, Bianconi, Caviglia, Grassini, Muzzonigro,Panzieri, Turcinovich, Pozzi, Porcelli, Mazzoni, Testa, Nozza, Nannetti, Sorgoli, Rangone, Piana - Conservato in originalepresso l�A.S.C.D. di Genova Pegli.