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-
,
,_-
'.
MINISTERO D AGRICOLTURA, .INDUSTRIA
E
OMMERCIO
AMPELOGRAFIA ITALIANA
COMPILATA PER CURA
SL
COMITATO CENTRALE AMPELOGRAFICO
CON LA COOPER ZIONE
DI'JLL 'l
COMMISSIONI PROVINCIALI
-- _
TESTO
TOR NO
t
LITOGR FI
FR T E L L I D O Y E N
t.
.
'
1879
'- -_c._
'
7/23/2019 ampelografia italiana _fasc_01.pdf
4/12
Torino - VINCENZO BONA, Tipografo di S. M.
PREF ZIONE
LL MPELOGR FI
L Italia
si
trova intieramente nella regione intitolata della
Vite
la quale come
sappiamo
alligna e vegeta fra i 36 ai 50 gradi
di
latitudine.
L Italia con una superficie di 296.322 chilometri quadrati, e con una popola-
zione di
27.500.000 abit., conta circa 1.870.109 ettari
di
terreno coltivato a viti.
Questa frazione
che
qualche cosa pi
di un sedicesimo
della superficie totale
del paese, produce annualmente, in
media
27.136.574 ettolitri di
vino
che cal
colato
al
prezzo
medio
di
25 lire l ettolitro, rappresenterebbe una rendita annua
di
678.413.850 lire. Fra i paesi viticoli dell Europa l Italia trovasi collocata nel
trzo rango,
dopo
la Francia e la Spagna.
La configurazione geografica e la natura
del
suolo
cos
felicemente variati,
offrono dal settentrione al mezzodi clima e terreno conveniente a tutte le diverse
variet
di
viti, l posto che compete a ciascuna
di
esse.
Le varie a ltitudini concorrono mirabilmente a rendere pi svariate le posizioni
adatte alla vite e mentre nella parte settentrionale e sotto alpina i vigneti tro
vano esposizioni calde e riparate fin oltre gli ottocento cinquanta metri sopra
l
livello
del
mare, che
si
pu dire l estremo limite della loro coltivazione, nelle
parti meridionali gli alti gioghi dell Appennino
offrono
alla vigna nuovi
campi di
coltivazione che l agricoltore pu usufruire coi vitigni precoci del settentrione,
mentre quelli della regione
non
giungerebbero a
compire con
utilit
l corso
della
loro vegetazione.
Perci nella coltivazione della vite devesi tenere primieramente conto
di
queste
condizioni generali, sciegliendo le viti che pi vi si adattano, e per le varie re
gioni
Italiane pu essere
di
grande utilit
l
conoscere rispettivamente i vitigni
delle une e
delle
altre,
l modo di
coltivazione, la potatura
che
loro conviene
ed
i varii esperimenti che su di essi gi vennero fatti.
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La coltivazione della vite nna delle pi facili, delle pi semplici, ed al
tempo stesso delle pi rimuneratric i, poich incomincia a somministrare il pro-
dotto dopo il terzo o quarto anno della sua piantagione.
In Italia la coltivazione della vite in questi ultimi anni ha progredito assai,
per ben ungi dall'aver raggiunto quello sviluppo che a larga mano le
offrono
le sue condizioni naturali.
Noi
vediamo in Italia coltivato un numero quasi infinito di variet di vitigni
diversi fra loro per costituzione, per modo di vegetazione, l'uva dei quali matura
in momenti differenti. E vediamo la stessa varie t coltivata sotto varia ta nomen-
clatura, dandogli
nome
diverso, da Provincia a Provincia,. talvolta da
Comune
a
Comune, ma ci che
pi, vediamo associati, nella stessa coltivazione, vitigni, le
uve dei quali non raggiungono punto la stessa maturit all'epoca della vendemmia.
La qual
cosa
tanto pi deve deplorarsi, quanto pi necessario riconoscere che
la prima condizione a produr re nn buon vino, la maturazione simultanea
ed
eguale sopra tutte
le
variet dei vitigni che
abbiamo
posti in coltura.
ll
Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio preoccupandosi
dello
stato
in cui si trovava questo importante ramo dell'industria agricola e
ad
essa rivol-
gendo le sue cure, istitu presso di s un Comitato Ampelografico (') allo scopo
di
dirigere e coordinare i lavori per
lo
studio dei vitigni, preparando il mate-
riale per una Ampelografia Italiana; istituendo e promuovendo in tutto il Regno
Commissioni locali in ciascuna provincia.
Il Comitato dal canto suo procur con tutti i mezzi che il lavoro
di
ciascuna
Commissione parziale, diretto ad un fine comune, portasse nell'insieme dell'Am-
pelografia Italiana l'unit
di
concetto e di forma che deve presentare un'opera
di
s
grande importanza.
Questi lavori non
sono
nnovi in Italia ; furono gi tentati dal
De
Crescenzi,
dal
Villifranchi,
dal
Soderini, dal Trinci, d Acerbi, da Micheli,
dal
Gatta, dal
Milano, dal conte Gallesio e da altri, ed i loro tentativi divennero, almeno in
parte, preziosi materiali per la compilazione della nostra Ampelografia generale.
Il Comitato per non volle che gli studi ampelografici fossero limitati alla com
pilazione di un inventario o catalogo di tutte le variet delle nostre viti, e ad
un accurata descrizione
dei
caratteri che
possono
aiutarci a distingnere l'una
dall'altra,
ma
intese che, con l'aiuto della scienza, l'opera sua si volgesse all'in-
cremento dell'industria vinicola.
Provvedendosi al riordinamento necessario nei vigneti , e guidati i viticultori
con- migliori metodi
di
vinificazione, giungeremo a produrre vini
che possano
mantenere costantemente il loro carattere tipico.
La sinonimia delle numerose variet di viti in Italia presentava non poche
5
difficolt e richiedeva un'attenzione particolare. Era ben difficile di riconoscere
i veri caratteri
di
una specie che cambia, per
cos
dire, ad ogni
passo di nome,
e che coltivata in posizioni ed in terreni diversi modifica pure taivolta qualche
suo carattere, mutando anche in parte il suo aspetto.
debito di giustizia qui segnalare alla pubblica estimazione le
Commissioni
Ampelografiche Provinciali, che bene guidate dai
loro
colti Presidenti, corrispon-
dendo allo
scopo
della loro organizzazione, seppero,
con
rara operosit e con
co
stanza di proposito, superare ogni difficolt e portare a buon punto questi studi
in modo
di
offrire
mezzo
al Comitato Centrale
di
usufruirne oggi, e dare prin-
cipio alla pubblicazione
dei
lavori ampelografici, che tanta utilit
devono
appor-
tare alla nostra viticoltura.
L'opera che l Ministero d'Agricoltura, Industria e Commercio si propone di
pubblicare, affidata alla Direzione del Comitato Centrale, comprende la descrizione
di tutti i vitigni che si coltivano in Italia, incominciando a far conoscere quelli
che
sono
pi accreditati e pi
diffusi,
e che
meglio
si adattano alle varie zone,
il metodo
di
coltura che
ad essi
conviene, la potatura
che
preferiscono, l'analisi
del mosto dell'uva, e quella
degli
elementi che compongono il vino che se ne
ricava. Successivamente verranno pubblicate le altre variet di secondaria im
portanza.
Con
questa pubblicazione il Ministero di Agricoltura volle che, ad
esempio
delle
altre nazioni viticole, l'Italia fosSe dotata di un'opera ampelografica che tornasse
a sua utilit e decoro.
Non
potrebbe il Comitato chiudere questo proemio, senza rivolgere una parola
di compianto per la perdita dell'illustre scienziato comm. De Blasis,
al
quale fino
dal 1872 dovuta l'iniziativa di questi importantissimi lavori, e che prese tanta
parte attiva allo incremento della industria vinicola nazionale, come altres del
benemerito cav. Manfredo Bertona
di
Sambuy, il quale faceva par te egli pure del
Comitato Ampelografico, e che venne eziandio rapito da immatura morte a questi
studii ed all'enologia,
al
cui progresso Egli contribu
moltissimo massime
nell'Italia
Settentrionale.
*)
c l
Ministero di Agricoltura
Industria e
Commmercio Visto
l
parere emesso dal Consiglio i
Agricoltura nella seduta
dell
aprile 1872,
DECRETA:
{l ART. I
istituito
presso
il Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
un
Comitato Centrale
Ampelografico a
scopo
di dirigere e
coordinare lavori
ampelografici che si eseguiscono
dalle Commia-
"
sioni locali e
preparare
materiali per la
compilazione di una
Ampelografa Italiana.
ART II.
nComitato Ampelografco
sar
composto i cinque
membri
ed un segretario.
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l
r
t:
l
f
l
h
l
ART
m n fine di
ogni
anno il Presidente del Comitato
far
una relazione intorno ai lavori eseguiti,
la
quale sar presentata al
Consiglio di Agricoltura.
ll
presente
Decreto
sar
registrato alla
Corte de
Conti. Dato a
Roma 21
giugno 1874
Con
Decreto
dei -21 giugno 1872 furono chiamati a comporre l
Comitato Centrale
Ampelografico, i
signori:
1.
Comm. Francesco De Blasis, Presidente
2, Cav.
Ing
Prof.
Francesco
De
Boais.
3. Comm. Prof.
Giuseppe
Frojo.
4. Comm. Avv.
Nicola
Miraglia,
Direttore
Capo
della
Ja
Divisione
presso
il
Ministero di Agricol
tura, Industria
e Commercio.
5.
Prof.
Cav.
Clemente Jacobini.
Con
Decreto Ministeriale del 30 agosto 1874, ne fu affidata la Presidenza, in sostituzione del defunto
Comm. Francesco De Blasiis,
8 1
Cav. Francesco Lawley.
Con
Decreto del d 16
aprile
1875 fu chiamato a far parte
del Comitato
Centrale Ampelografico l
Cav.
Giuseppe Rovasenda di Rovasenda.
CANAIUOLO
NERO
OMUNE
Tav. I).
Sinonimi.
Cagnina nelle Marche. Canaiuola nel Lucchese.
Localit
uve
si
coltiva.
Questa
variet
coltivata in tutte
le
Provincie della Toscana.
una delle
principali variet che compongono
l vino
della Toscana, e specialmente
l
vino
Fiorentino e quello del Chianti, e
se ne
va estendendo l a coltivazione. Nella fab
bricazione del vino
si
associa al
S.
Gioveto ed
alla Malvasia, o al Trebbiano.
Nozioni
generali
sul vitigno e sua indole.
Preferisce
di
essere coltivata alta, affidata all albero. La sua produzione non
regolare n eguale tutti gli anni, anzi diventa assai scarsa se la pianta tenuta
a
ceppo basso
e potata a cornetto. - Ottima variet per vino da pasto, per
vuole essere associata con altre perch, da sola, produce un vino troppo austero,
troppo colorito, e che invecchiando pronunzia troppo l amaro. Ne l Fiorentino
quest uva
pure tenuta in grande conto per governare l vino,
ed
a questo
fine
si tiene qualche giorno ad appassire sulle stoie in stanze adatte.
Il Canaiuolo nero ha germogliamento normale, vegetazione
di
mediana robu
stezza, getti a cespuglio, resistente all oidium,
ma
richiede diligente zolfatura.
L esposizione che gli pi favorevole quella di
mezzogiorno
e di levante, pre
ferisce
l
terreno argillo-calcareo e pi specialmente i galestri.
Si
coltiva nei
filari a cultura mista,
od
anche a vigna esclusiva. Nella cultura mista si coltiva
a tutta altezza
affidato
agli alberi, se a vigna si coltiva basso sostenuto da palo,
canna, o fil i ferro e pali; nella coltura mista l albero che
lo
sostiene l acero
(acer campestre) e l olmo (ulmus campestre).
Se
si vuole ottenere produzione,
conviene lasciare l tralcio produttore piuttosto lungo, e
lo
sperone o cornetto ;
se si vuole mantenerlo robusto, conviene invece potarlo corto. La sua fioritura
tardiva, dalla prima alla seconda decade di giugno. Il grappolo prima di
sboc-
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7/12
fl
ciare ricoperto
di
molta peluria, irta , serica; nella sua forma non si riscontra
alcun carattere particolare, allega rado, ma l grappolo nel
suo
successivo svi-
luppo
viene a completarsi e prende la sua forma regolare.
Dopo
un annata
di
abbondante
r
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8/12
VERDICGHIO BI NCO
(Tav. II).
Sinonimi.
Provincia
di
Ancona.
Verdicchio bianco, Verdea, Trebbiano bianco.
Pesaro. Verdicchio bianco, Verdicchio.
Macerata.- Verdicchio bianco, Verdicchio
vero, peloso.
Ascoli Verdicchio
b i n c o ~
Verdicchio giallo.
localit
ove si coltiva
Per le Marche il migliore e il pi pregiato fra i vitigni ad uva bianca.
Non
manca in altre regio ni; si trovato finora negli Abruzzi, nell Umbria, in Ro-
magna e fino nel Friuli,
ma
in piccole proporzioni.
Non
si conosce quando fu in
trodotto , ma sembra antichissimo nelle provincie Marchigiane, dove viene coltivato
senza riguardi alla natura
del
terreno e ali esposizione.
Nozioni generali sul vitigno e sua indole
Di questo vitigno raramente si fanno coltivazioni separate.
Si
marita
spesso
al
loppo
(acer campestr )
volgarmente
oppio,
di rado agli olmi
(ulmus campestris)
volgarmente bidollo, e pi
spesso
si tiene a
basso
filare sostenuto da canne o da
pali, qualche volta a vigna, generalmente nei campi a coltura mista. Non pre
senta gran vigoria di vegetazione, ma non si pu classificare fra i deboli. In
primavera non sollecito, n tardivo a germogliare ; cos avviene nella fioritura
e nella maturazione dell uva.
facile ad allegare, dando pochi acinelli abortiti.
Per
la qualit
si
accorda la prefere nza ali uva dei filari, per la quantit a
quella
dell'oppio.
meno abbondante, ma pi saporita e zuccherina nelle terre
sciolte e nell esposizione
di
mezzogiorno; pi copiosa, meno squisita ma buona,
anche nelle terre argillose predominanti nelle Marche.
Poste simili le condizioni climatologiche, l vitigno non fornisce eguale copia
d uva
in
tutti gli anni. Si ritiene in media che si succedano alternati, e si dice
che la vite vuole riposo; per cui sebbene da tutti pregiato
l
vitigno non
dif
fuso
quanto dovrebbe.
l
Il grappolo resiste sufficientemente ali umidit, meglio alla siccit; gli acini sono
bene aderenti ai pedicelli, non si fendono, n sono facili ad essere attaccati dagli
insetti per la resistenza del fiocine. Pu c onservarsi a lungo sulla pianta, e di-
staccato si appende ordinariamente nelle case,
come
uva da tavola per l inverno.
Soffre la crittogama.
Il verdicchio preferibilmente uva da vino; gli acinelli nella loro maturazione
avendo sapore zuccherino assai marcato e gradevole, danno vini fini; ta lvolta
viene usato per fare dei vini spumanti.
T uva ricercata anche per il vin santo.
Si presta bene nei mosti fatti con le solite mescolanze,
come
correttivo delle uve
grasse ed acquose, dando loro zucchero e gradito sapore.
Il tipo predominante a grappolo conico allungato, alato, pi o meno serrato,
di colore verde giallastro.
DES RIZIONE
Parte legnosa
Tralci hanno colore nocciuola, sono ruvidi, rigati, a midollo sottile, di media gros
sezza. I nodi avvicinati discretamente, poco grossi.
Le
gemme non tomentose, alquanto
grosse,
poco
sporgenti.
Pa1te Erbacea
Germoglio cotonoso, unicolore, le foglioline a mezzo sviluppo sono
di un
colore verde
chiaro, glabre. Pochi i viticc-i.
Foglia di mezzana grandezza, piuttosto consistente, piana, quinquelobata,
col
lobo
di mezzo allungato cuoriforme, con lobi alla base appena ind ica ti, seni di media
p1ofondit, elissoidi, stretti chiusi i due superiori, aperti gli inferiori; il seno del pe
ziolo rotondo un poco aperto: Pagina superiore glabra, alquanto ruvida, di colore verde
scuro: Pagina inferiore coperta di sottile peluria maggiore presso le nervature, le quali
sono rilevate e rosseggianti al centro: l bordo a dentatura poco profonda tendente
all acuto. Picoiuolo cilindrico di colore verdas tro, con leggiere sfumature rosee, g n ~
ralmente pi lungo della nervatura
di
mezzo. Le foglie resistono lungamente sulla
pianta ed assumono prima di cadere
l
colore giallastro
tra
la fine
di
ottobre ed primi
di novembre.
GrapiJolo conico, allungato, alato, di colore giallo verdognolo. Pednncolo corto verde
giallastro. Acini di
~ e d i
grossezza, pressoch sferici subrotondi , a buccia coriacea,
pruinosa tanto da impartire loro dei riflessi opalini: la polpa un poco croccante c r ~
n osa, di sapore semplice e dolce: Vinncciuoli due e piccoli. Sono gli a cini sos tenuti da
pedicelli verdast ri meno lunghi del loro diametro longitudinal e in modo che formano
per
lo pi un grappolo serrato, dove la loro figura spesse alte rata conservando per
tutti un volume quasi uniforme.
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9/12
Il
l
i
l
l
l
l
lh
-li
2
Analisi del mosto
I risultati sul mosto del verdicchio derivano da N.
44
analisi eseguite in N.
10 sta-
zioni nelle 4 Provincie Marchigiane, ripetute in p r ~ c c h i e localit dal 1874 al 1878.
Non trovansi differenze rimarchevoli fra un anno e l'alt ro, n differenze molto val u
t ~ i l i fr a le viti sui oppi e quelle ten ute basse a palo o a canne. La buona esposi
zione dt mezzogwrno, come
la
qualit del
terreno
a predomi nio di calce e silice
sull'argilla, se hanno influito per i migliori risultati, ci non toglie che l verdicchio
non sia stato raccolto anche in altre esposizioni ed in
terreni
compatti dando risultati
tutt altro
che sfavorevoli. Dalle rive del mare, dalle valli dei fiumi fi o al vertice dei
nostri colli subappennini, l vitigno ha corrisposto sempre alla sua fama. Tolti alcuni
luoghi eccezionali per l loro clima speciale, si trova che la maturazione del verdicchio
comincia all'ultima decade di settembre, per toccare l massimo nella prima decade di
ottobre e proseguire anche nella seconda.
La media generale del glueosio di 20 circa sopra 100 in peso di mosto fra un
massimo di 26,70, avuto nelle colline di Castel fidardo, i13 ottobre 1876 ed un minimo
di
15,90 avuto in lesi
l 21
settembre 1873. '
La media dell'acidit totale di 0,886 per 100 in peso, tra un minimo di 0,398 ot
tenuto a Macerata, ed un massimo di 1,400 ottenuto a Fabbriano nel 1876.
La densit media
di
1,059 fra un massimo di 1,115 trov ato a Castelfidardo nel
1875, ed un minimo di 1,059 avutosi in Pesaro nel 1876.
Vino
Nella Raccolta Ampelografica Marchigiana-Abruzzese tenut a in Ancona nel 1872
furono esaminati 12 saggi
di
verdiccltlo distinguendoli in due gruppi.
n
maggiore numero dei vini spumeggiava.
Eccone i risultati:
1
VePdieehio detto da pasto
Densit
Alcool.
Glucosio residuo
Acidi .
0,9962
11,5, fra 12 e
1,6, fra 2,0
e
1,2
0,75, fra 0,83 e 0,72.
2 Verdieehio liquoroso aromatieo
Densit
Alcool.
Glucosio
Acidi .
1,00231
11,5
2,25
0,71.
Nel 1875 venivano eseguite varie analisi sul verdicchio nel laboratorio chimico della
Scuola d'Arti e Mestieri di Fabriano. I saggi erano stati inviati da Fabriano stesso e
da Arcevia, localit poste nella zona apen nina. L'alcoolicit da 0,98 si
spinta a
13,04, mentre l'acid it ha variato da 0,065 a 0,96. Alcuni di questi vini erano stati
3
fabbricati
con
quelle cure particolari, delle quali uso quando
si
vogliono chiamare
di lusso.
Rilevansi infine i lavori analitici fatti alla Stazione Agraria
di
Forl
nel1876 dopo
la raccolta ampelografica, alla quale furono spediti molti saggi
di
vino fabbricati nel
1874 e 1875, secondo le norme del Comitato Ampelografico Cen trale. Ne furono e sa
minati 6, dove l'alcool variava da 10 ,4 a 13,6. L'acidit da 0,4641 ascendeva a 0,8437,
. le sostanze estrattive dal 7,628 a 10.020.
Quest'ultimo giudizio ha confermato, che se l verdicchio unito ad altre uve pu dare
buoni vini spumanti,
per altro di preferenza destinato a fornire buoni vini, fini,
bianchi, da pasto, di un leggiero aroma con sapore amarognolo gradevole.
E quando i Marchigiani, pi che della quanti t si persuaderanno generalmente del
l'importanza della qualit delle uve, estentendo la coltivazione del verdicchio, massime
nei terreni alquanto argillosi di collina e fabbricandone vini di quest'ultima categoria,
ne potranno avere un interessante articolo di esportazione, che ora manca.
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10/12
B RBER
Tav.
III .
Sinonimi.
Questa vite fortunatamente non ha alcun sinonimo o doppio nome, epperci pi
facile, e
men
soggetta
ad
equivoci,
se
ne presenta la ricognizione ai viticoltori.
Localit ove
si
coltiva.
Non travasi menzionata negli scritti d'autori antichi della media Italia n del
mezzogiorno,
cosicch
devesi inferire che la sua coltivazione nei tempi trascorsi
fu ristretta al solo Piemonte, ove il
pi
antico cenno ne
fu
fatto dal Giovanni
Battista Croce, gioielliere
di S.
A.
R. il Duca
di
Savoia, nel
suo
trattato
sui
vini
della montagna
di
Torino del 1600.
La descrissero in seguito il professore Milano, il Gallesio che ne diede la figura
nella sua Pomona, il marchese Incisa ed altri.
La provincia d'Alessandria e pi specialmente i circondari d'Asti e di Casale,
sono
l'antica
sede di
coltivazione
di
questa vite, la quale forse la pi importante
dell'antico Monferrato. Essa si trova in quasi tut ti i vigneti del Monferrato ed
in molti ancora del Piemonte, ma coltivata in grande nei mandame 'ti
di
Portacomaro e
Moncalvo
e in tutte
le
belle colline che uniscono l \.stigiano
al
Casalasco
. Cos scriveva il
Gallesio
or sono 40 anni e cos ancora oggid.
Nozioni
generali sul
vitigno
e
sua indole.
I molti pregi che la distinguono nella vinificazione fecero s che la coltivazione
di
questa variet siasi sparsa
in
molte parti anche assai lontane.
In
Francia
essa
ha
riscosso
gli
elogi
del conte Odart, autore della celebre Ampelografia, e del
signor Pelicot, Presidente del Comizio Agrario di Telone, i quali trovarono utile
di moltiplicarla.
I suoi vantaggi consistono specialmente nella forte proporzione di sugo di cui
abbonda, in confronto dei raspi e materie residue, nella densa vinosit e ricco
sapore del suo mosto.
In conseguenza di queste sue qualit la coltivazione, che gi si estesa oltre
5
i confini della sua Provincia, divenuta una delle pi proficue in confronto di
quella di altri vitigni, nei terreni argilla-ferruginosi, atteso anche il
~ u o
e l e ~ a t o
prezzo al tempo della vendemmia, e tende ogni giorno ad estendersr maggwr
mente anche nei
suoi
luoghi d'origine.
In terreni calcarei,
massime
se sciolti, il prodotto della
Bat bet a
non pu egua
gliare quello della Ft esa, del GPignolino ed altre uve che in allora le
sono
,preferite. . . . ,
Questo vitigno, senza essere
di
una robustezza
dr
vegetazwne eccezwnale, e
tuttavia di una buona fertilit nei terreni forti e sostanziosi che gli sono appro
priati, ed allora, come tut ti i vitigni assai fertili, richiede aiuti dalla mano del
coltivatore per non decadere ed indebolirsi. .
Una particolarit del
mosto di Bat bepa
di
essere ordinariamente dotato
dr
una forte proporzione di acidit (il
I O I l
per
""/.,)
che consta per buona parte
di bitartrato di potassa, e siccome questo precipita nella fermentazione, cos il
vino
non ne ritiene oltremodo dopo l intiera sua trasformazione. In alcuni casi
speciali di vinificazione, questa sua qualit pu consigliare una pi breve fer
mentazione, o la separazione di una parte dei raspi.
Il
vino di
questo vitigno, dice il Ga lesio, vermiglio, generoso, e pieno
di
spirito, si perfeziona nell'invecchiare e prende il
secco dei
.vini da arrosto.
I distillatori ne cavano un
alcool
abbondante che prefento a quello delle
altre uve del Piemonte, e i negozianti di vino se ne servono con vantaggio
per migliorare
i
vini deboli e dar loro colore
. Ed il
marchese Incisa: que-
st'uva abbondante
di
sugo denso,
ed
utilissima nella vinificazione; da sola
produce vino generoso assai carico di materia colorante, di lunga conserva
zione ove sia ben depurato .
Nei circondari di
Asti
e di
Casale
s'incontrano esempi di varia coltivazione di
questa vite, dalla potatura pi corta a quella lunga,
meno
per la coltivazione
sugli alberi che non pare le sia appropriata.
Siccome
per essa, come in. g e ~ e r l ~
per la maggior parte delle altre viti, la potatura corta quella che d mrghorr
prodotti, cos
quella da consigliarsi,
salvo
che speciali circostanze consiglino un
diverso procedimento. ,
Non sono
da ammettersi parecchie variet
di
barbera, perch gli esperimenti fatti
fino ad oggi piantando in identiche condizioni di clima e. di te_rreno,. q u e ~ t e c o s ~
dette variet
ad
acino
piccolo
e ad acino
grosso,
a
p Cmuoh
verdr e
p Ccmoh
rossi, ecc., hanno dato una sola e medesima variet, ovvero vitigni differenti ai
quali era stato apposto erroneamente
il nome
di Barbera. Sono. per da prose
guirsi questi confronti di coltivazione, onde poter ottenere la prena certezza a
questo riguardo. Il
solo
confronto
di
tralci spediti
da
parti diverse con grappoli
e foglie, non sempre sufficiente per definire le identit e togliere ogni dubbio.
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DES RIZIONE
Parte Legnosa.
Ceppaia vigorosa, fertile, massime nei ter reni
di
collina argillosi,
ed
in
essi
poco
soggetta all oidium.
Tralci di colora nocciuola chiaro, piuttosto midollosi, colle gemme non molto distanti,
n
grosse,
ma
cotonose quasi rotondate.
Parte
Erbacea.
G e r m o ~ I i
non
p r ~ c o c e
verde, lanuginoso, alle volte leggerme nte roseo in punta,
colle f o ~ l i o l m e che
l
aprono a mezza grandezza
di
un
giallognolo
pallido quasi simile
a clorosi.
Foglie piuttosto grandi,
di un bel verde
chiaro;
alcune
tinte
di
amaranto al
con-
torno, nell'estate, altre, fra le pi basse, assai pe r tempo abbrunite o rosso-abbronzate
p ~ r intiero, ci
che
costituisce come
un
segno particolare
di
questa vite, glabre, supe
rwrmente, cotonose alla pagina inferiore,
cinque
abate a seni superiori
pi profondi
rotonda ti e pi larghi degli inferiori. Seno del picciuolo chiuso verso
l
margine od
nssa
stretto;
Lobi
superiori laterali divergenti, dentatura piuttosto larga e corta.
Grappolo ramoso, piramidale, talvolta quasi cilindrico, sciolto, Gambo Iung.P bruno,
raspo
verde, o bruno.
~ c ~ n . l o;ali allungati, pi che medii, di un bel nero violaceo pruinoso, dolci, di una
sap1d1ta
vmosa leggermente aspra,
poco
atti alla mensa maturi dal 15 al30 settembre,
poco soggetti a marcire, coi pedicelli rossi a maturit avanzata.
Analisi del
mosto.
Un'accurata analisi del mosto dell'uva effettuata alla Stazione Agraria di Torino
diede
~ i l : e
parti
.in
peso di grappoli, 978
di
acini e 22 di raspi; in 1000 parti
peso
d1
aCIDI 936 d1 mosto e 42 di buccia e vinacciuoli.
Densit 1 0882 a 20 ,5 centigradi, l litro
di
mosto dette acidit 12 75 materie
~ s t r a t t i v e
grammi 224,5, ceneri 3,00, glucosio 200,0.
La
provenienza
perb
dell uva analizzata, era favorevole alla
produzione
dell acidit
anzich
a quella
del
glucosio.
Vino
l vino di
b rber
ha riportato molte distinzioni
nei
concorsi enologici, e per
due
anni consecutivi ottenne l primo
premio
fra quelli esposti alle fiere di Torino.
M L
V SI
UNG
(T v. IV).
Sinonimi.
Malvasia verace
lunga.
del Chianti .
Zante bianca .
San Marsano
Barletta, Molfetta
Toscana.
Piemonte.
Localit
in cui si
coltiva.
Nessun uva in Italia
forse disseminata in cos diverse parti quanto questa
Mal
vasia, la quale diffusa nelle Provincie di Lecce, Basilicata , Foggia, Bari,
in Toscana, specialmente nel Chianti, e persino nell Italia Settentrionale
col
nome
di
Zante. Parrebbe che il nome
di
Malvasia debba accennare ad un uva profu
mata, cio a sapore moscato amarognolo, questa invece a sapor semplice. Sic
come in F ranc ia altre s, in Spagna ed in Allemagna parecchie uve a sa por sem
plice sono dette Malvasie, cos non
a spararsi che il nome di Malvasia possa
venir riservato alle uve profumate, ma sar giuocoforza l ammetterlo incondizio
natamente per le une e per le altre.
Nelle Puglie (Bari) ordinariamente te nuta senza sostegno a vigna bassa esclu
siva, e talvolta mista. Nella provincia di Basilicata essa coltivasi anche in regioni
elevate e fredde, nelle quali il suo frutto raggiunge difficilmente la per fetta ma-
tur it . Nella Prov incia di Lecce invece, in luoghi pi meridionali e meglio esposti
essa si arricchisce di una quantit di glucosio che si eleva spesso oltre il 28 per
cento. Nella Toscana la valle di Chianti forse la regione dove questa Malvasia
pi coltivata ; tuttavia anche conosciuta ed utilmente adoperata in tutte
le
altre regioni, e la sua coltivazione si va ogni d pi estendendo.
Impiegata nelle vendemmie per circa
2
/
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in miscela colle uve nere, essa serve
mirabilmente ad ingentilire i vini rossi, ed a dar loro la leggerezza, il colorito
un po pi chiaro ma sempre vivo, ed il gradevole aroma che dis tingue i vini
toscani. Difficilmente si potrebbe tro vare a ltra uva pi saporita all uso suindicato.
In qualche parte della Toscana travasi coltivata a vigna esclusiva e tenuta bassa.
Nella coltura mista
poi
per lo pi condotta a tutt a altezza sugli alberi (in
generale, aeer eampestris . ovvio il dedurne che
si
adatta a qualunque pota-
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tura. pel da consigliarsi quella corta
he
produce grappoli pi sviluppati e
pm facilmente maturi,
massime
ove
si
incontrano condizioni non troppo favorevoli.
L impiego generale
di
questa
Mal
vasia per la vinificazione
non
toglie che alle
volte sia pure conservata per la mensa.
Nell'Italia Settentrionale quest'uva
fu diffusa
da qualche stabilimento articolo
col nome di Zante bianca, ci che lascia luogo a credere ch'essa sia pure colti-
vata nelle isole del ' Arcipelago greco.
Nozioni generali sul vitigno e sua indole.
Nei terreni calcarei specialmente,
essa
si mostra
di
una robustezza di vegeta
zione e di una fe rtili t a tut ta prova sorpassando nelle dimensioni de' suoi tralci,
come in quelle de' suoi frutti, la maggior parte delle altr e uve cui pu trovarsi
associata. Essa raggiunge una buona maturazione nella terza decade di settembre
nelle
esposizioni
buone e convenientemente soleggiate. Anche nelle Provincie
Meridionali essa ripntata propria alle zone calde ed asciutte, ed assai produt-
tiva. Non per
lo
pi adoperata a dar vino da sola, essendoch vi
coltivata
frammista ad altre uve bianche.
Non soltanto l'abbondanza,
ma
altres la certezza della fruttificazione che
rende pregevole quest'uva, poich, bench sia pronto il suo germogliamento e
precoce la sua fioritura, difficilmente la sua allegagione compromessa dalle bri
nate e dai freddi tardivi. Pel contrario poi assai soggetta all'oidio e richiede
accurate solforazioni.
DESCRIZIONE
Parte Legnosa.
Tralci lisci poco ingrossati e poco duri al taglio, allo stato erbaceo tinti di color
violacoo rosaceo, e pi coloriti alla base ; allo s tato legnoso di un bel color nocciuola.
Nodi
poco ingrossati e poco rilevati, internodi lunghi, gemme lanuginose, sporgenti,
grosse,
poco
acuminate.
Parte Erbacea.
Germoglio lanuginoso, seri co, unicolore, di color verde molto chiaro e bianchiccio.
Viticci o cirri bifidi frequenti e talvolta trifidi.
Foglta completa, grande, di color verde metallico
nel1a
pagina superiore ed in au-
tunno tinta in giallo chiaro macchiata di rosaceo; consistente, liscia, raramente vesci-
co]osa
ondulata
con
una piega l ongitud inale convessa dal sello peziolare ad uno
dei
seni superiori, con peluria radissima alla pagina superiore. Pagin a inferiore, mor-
bida, tomentosa, a ragnatela serrat a, di color verde cinereo, quasi bianchiccio. Lobi
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cinque con seni bene indicati alla base e regolari , profondi, elittici , o ritondati
al
centro, chiusi al marg ine ; seno peziolare elittico semichiuso o chiuso con lembi sovrarn
messi. Dentatura mezzana seghettata acuminata od uncinata, poco profonda. Nervature
e costole rilevate. Piccinolo
medio
lungo quanto nervatura mediana, depresso nella
parte superiore e ricoperto leggermente di peluria rada tinto in parte di un bel colore
rosaceo. La caduta delle
foglie
precoce.
Grappolo alato piramirlale assai allungato per cui detta malvasia lunga, cilindrico
in punta pi compatto che sciolto. Raspo ramificato alla base di un bel colore rosaceo
allo stato erbaceo, verde giallo quando
allo stato di maturazione, leggermente rosso
alle ascelle delle ramificazioni. Pednncolo quasi debole, lungo, pedice li lunghi verdi.
Acini medii o piccoli, costantemente rotondi, buccia lucida, pochissimo pruinosa, co
riacea, spessa, giallognola, alle volte quasi dorata, poco resistente all'umidit.
Polpa durett a, leggermente aromatica non per moscata, dolce. Vinacclnoll genera i
mente due ma talvolta tre.
Analisi
del
mosto.
Glucosio
17,31, Acidit, 0,605, Toscana
26,66, .
0,48, 22 settembre, Prov. di Lecce.
Vino.
Non
stato fornito alle
Commissioni
Ampelografiche dalle Provincie in cui coltivasi
questa malvasia
alcutl
vino speciale composto unicamente
di
essa, tu ttavia dai saggi
fatti per esperimento
si
dovette dedurre
come
cosa certa che attissima a dar vini
ricchi di alcool, secondo la regione in cui sar cresciuta, secchi o liquorosi secondo
l
metodo
di
confezione, forniti
di
buon sapore, e
i tutti i
requis iti di un buon vino bianco.