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    AGOBARDO DI LIONE TRA IMPERO CRISTIANO E GENESI DELLE

    NATIONES: UN SONDAGGIO SUL LESSICO POLITICO CAROLINGIO

    Gli studi pi recenti sulla statualit altomedievale hanno visto emergere un approccio storico-antropologico che, lungi dallanalizzare i regni altomedievali e lImpero carolingio ed ottoniano in termini anacronistici, cerca di coglierne le caratteristiche peculiari nel quadro della trasformazione del mondo romano (per richiamare un importante ed innovativo progetto di ricerca internazionale) ed in

    rapporto al processo di costruzione e definizione di identit etniche e culturali1. Gi

    nei decenni scorsi alcuni studiosi avevano avvertito lesigenza di superare tanto i limiti di una tradizionale storiografia giuridica incentrata sullidea di una societ senza Stato e di una Herrschaft germanica contrapposta allo Stato moderno2, quanto quelli connessi ad un approccio in chiave di agostinismo politico3: in particolare Giovanni Tabacco aveva sottolineato a pi riprese lambiguit delle istituzioni dellEuropa carolingia e intravisto negli intellettuali carolingi lo sforzo di definirle, in una complessa fase di transizione segnata dalla compresenza di atteggiamenti

    contradditori (di cui costituiscono una spia le diverse divisioni del regno progettate da

    Carlo Magno e Ludovico il Pio)4; e Marta Cristiani aveva cercato di precisare in che

    misura lesperienza culturale dellet carolingia fornisce il linguaggio e i supporti ideologici necessari a unesperienza politica particolarmente complessa, sfuggente alle categorie moderne, osservando che Agobardo pi acutamente degli altri

    esponenti della cultura di questo periodo, cercher di definire i fondamenti ideologici

    della nozione di imperium5. Anche la serie di seminari da Roma alla terza Roma,

    organizzati annualmente, a partire dagli anni 80 del secolo scorso, per impulso di P. Catalano e P. Siniscalco, fornisce qualche suggestione utile per un ripensamento, in

    prospettiva ampiamente diacronica, dei concetti di imperium e respublica, ben

    distinti, in virt del loro orizzonte universalistico, da quello di Stato territoriale o

    etnico6.

    1 Cfr. i contributi raccolti nel volume Staat im frhen Mittelalter, hrsg. S. AIRLE-W. POHL-H. REIMITZ,

    Wien, 2006 (Forschungen zur Geschichte des Mittelalters, 11), cui si rinvia per lo status quaestionis (W.

    POHL, Staat und Herrschaft im Frhmittelater: berlegungen zum Forschungsstand, pp. 9-38, che sottolinea

    lemergere di un interesse storico-antropologico per la comunicazione rituale) e per lampia bibliografia. 2 Cfr. O. HINTZE, Stato e societ, a cura di P. SCHIERA, Bologna 1980; "C'era una volta un re..." : aspetti e

    momenti della regalit, a cura di G. ISABELLA, Bologna, 2005; H.W. GOETZ, Die Wahrnehmung von Staat und Herrschaft im frhen Mittelalter, in Staat im frhen Mittelalter cit., pp. 39-58. 3 H.-X. ARQUILLIERE, Laugustinisme politique : essai sur la formation des thories politiques du Moyen-

    Age, Paris, 1955. 4 G. TABACCO, Lambiguit delle istituzioni nellEuropa costruita dai Franchi, in Rivista storica italiana,

    LXXXVII (1975), pp. 401-438. 5 M. CRISTIANI, Dallunanimitas alluniversitas. Da Alcuino a Giovanni Eriugena. Lineamenti ideologici e

    terminologia politica della cultura del secolo IX, Roma, 1978, pp. 8 e 56; ed in generale pp. 50-62 sul

    fallimento dellidea di unitas imperii teorizzata dalla Ordinatio imperii dell817 e fortemente sostenuta da Agobardo. 6 Cfr. ad es. Roma Costantinopoli Mosca, Atti del I Seminario (21 aprile 1981), Napoli 1983; Popoli e

    spazio romano tra diritto e profezia, Atti del III Seminario (1983), Napoli 1986; Imperi universali e societ

    multietniche da Roma a Costantinopoli a Mosca, Atti del XV seminario (1995), Roma 2002. Cfr. anche

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    Avendo esaminato in altra sede i problemi dellecclesiologia carolingia (in particolare lemergere della nozione di ministerium regis) e le opere antigiudaiche di Agobardo di Lione ( 840)7, mi limiter in questa sede ad un sondaggio (nel quadro di una pi ampia ricerca in corso) sul lessico politico di questo autore, protagonista di

    primo piano tanto dei primi anni di regno di Ludovico il Pio, segnati da un progetto

    politico fortemente unitario (di cui costituisce una testimonianza forte lOrdinatio Imperii dell817)8, quanto del tempo della crisi e del fallimento di quellideale unitario, nel terzo e quarto decennio del secolo IX, quando il palazzo imperiale

    perde progressivamente il carattere di epicentro della vita intellettuale, ma anche la

    funzione di controllo sulla religione9. Agobardo appartiene ad una generazione di

    intellettuali militanti che, per quanto non organici in senso weberiano o gramsciano (come aveva opportunamente osservato Claudio Leonardi)

    10, appaiono alquanto

    sensibili al dibattito politico del loro tempo ed alle tensioni tra le diverse componenti

    politico-culturali dellImpero carolingio, assai pi di esponenti delle generazioni successive, nelle cui opere pi difficile cogliere uneco precisa della dialettica tra diversi orientamenti politici.

    Se a Pietro Costa va riconosciuto il merito di aver avviato un filone di studi di

    semantica storica11

    , e pi recentemente Alain Guerreau ha ribadito (in termini

    peraltro ideologicamente troppo rigidi) la necessit di una rigorosa storicizzazione dei

    J.M. SANSTERRE, propos des titres dempereur et de roi dans le haut moyen ge, in Le souverain Byzance et en Occident du VIII au X sicle (= Byzantion, LXI, 1991), pp. 15-43. 7 Mi permetto di rinviare a questi miei lavori: Giona di Orlans: una ecclesiologia carolingia, Bologna,

    1989; Limmagine dellebreo e dellebraismo in Agobardo di Lione e nella cultura carolingia, in Annali di storia dellesegesi, XVII (2000), pp. 417-461; La communitas christiana dans lecclsiologie carolingienne, in Hirarchie et stratification sociale dans lOccident mdival (400-1100), a cura di F. BOUGARD, D. IOGNA PRAT E R. LE JAN, Turnhout, 2009, pp. 83-104; Gli Specula carolingi, in Un ponte fra le culture: studi medievistici di e per I Deug-Su, a cura di C. LEONARDI, F. STELLA, P. STOPPACCI, Firenze, 2009, pp.

    23-48. 8 Per unanalisi puntuale dellOrdinatio imperii in rapporto alla Divisio regnorum dell806 cfr. E. BOSHOF,

    Einheitsidee und Teilungsprinzip in der Regierungszeit Ludwigs des Fromme,in Charlemagnes Heir: new perspectives on the reign of Louis the Pious (814-840), ed. P. GODMAN-R. COLLINS, Oxford, 1990, pp. 161-

    189. Tra gli ultimi studi dedicati a Ludovico il Pio cfr. ID., Ludwig der Fromme, Darmstadt, 1996; Ph.

    DEPREUX Prosopographie de l'enturage de Louis le Pieux (781-840), Sigmaringen, 1997; T. Kolzer, Kaiser

    Ludwig der Fromme (814 - 840) im Spiegel seiner Urkunden, Paderborn, 2005; D. EICHLER, Frnkische

    Reichsversammlungen unter Ludwig dem Frommen, Hannover, 2007. 9 G. DONOFRIO, La teologia carolingia, in Storia della teologia nel Medioevo, I. I principi, Casale

    Monferrato, 1996, pp. 107-196, a p. 138. Le epistole di Agobardo sono edite in M.G.H., Epistolae, V, a cura

    di E. DMMLER, Berolini, 1899, pp. 150-239; lopera omnia a cura di L. VAN ACKER, Agobardi episcopi opera omnia, in C.C.continuatio mediaevalis LII, Turhout, 1981 (da cui trarr dora in poi le citazioni). Per un inquadramento delle singole opere e della loro tradizione manoscritta cfr. Clavis scriptorum Latinorum

    medii aevi. Auctores Galliae 735-987, A-E, Turnhout, 1994, pp. 69-90; P. CHIESA, Agobardus Lugdunensis

    archiep., in La trasmissione dei testi latini del Medioevo (Te.TRA.), 3, a cura di P. CHIESA e L. GASTALDI,

    Firenze, 2008, pp. 14-18. Sulla vita ed il pensiero di Agobardo cfr. E. BOSHOF, Erzbischof Agobard von

    Lyon. Leben und Werk, Kln-Wien, 1969. 10

    C.LEONARDI, Lintellettuale nellAlto Medioevo, in Il comportamento dellintellettuale nella societ antica, Genova, 1980, pp. 119-39, ora in ID., Medioevo latino. La cultura dellEuropa cristiana, Firenze, 2004, pp. 3-21, in particolare 5-6. 11

    P. COSTA, Iurisdictio. Semantica del potere politico nella pubblicistica medievale (1100-1433), Milano,

    1969.

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    concetti utilizzati nel Medioevo, entro un orizzonte mentale assai diverso dal nostro12

    ,

    per quanto riguarda pi specificamente lAlto Medioevo unanalisi del lessico politico stata avviata (a parte gli studi sulla nomenclatura sociale di Gregorio

    Magno e Taione di Saragozza)13

    con riferimento al vocabolario politico e sociale di

    Alcuino ed a quello riscontrabile nellopera storiografica di Liutprando da Cremona e del cronista veneziano Giovanni Diacono

    14. Rispetto a questi lavori pionieristici, il

    mio sondaggio intende caratterizzarsi per una pi spiccata attenzione alle connessioni

    tra lessico politico e lessico teologico ed esegetico, nel quadro di unermeneutica che cerca di ridefinire la tradizione patristica assumendola come normativa: le

    controversie teologiche dellet carolingia, lungi dal ridursi a pure schermaglie verbali, sembrano infatti caricarsi di un preciso significato culturale in rapporto alle

    tensioni politico-ecclesiastiche dellepoca15. Questa analisi mirata del lessico politico-teologico degli intellettuali alti non intende misconoscere la fecondit di un pi ampio studio dei linguaggi politici, esteso alle culture basse ed ai generi che almeno per il tardo Medioevo consentono di cogliere anche la voce dei sudditi

    16: per let carolingia, caratterizzata dallegemonia quasi totale di una cultura ecclesiastica, la voce degli altri infatti percepibile non direttamente ma solo attraverso qualche traccia indiretta (penso ad

    esempio agli accenni di Nitardo al movimento della Stellinga)17

    . Daltra parte gli intellettuali carolingi non possono pi essere interpretati secondo categorie

    schematiche, come quelle riconducibili alla contrapposizione tra cultura monastica e

    pensiero scolastico, o al cosiddetto razionalismo carolingio18, n valutati secondo parametri anacronistici di originalit, ma vanno compresi in rapporto al loro

    contesto, alle loro ambizioni dichiarate ed allorizzonte di attesa dei lettori del loro tempo

    19. Sulla loro coscienza dautore in rapporto ai condizionamenti del potere

    12

    A. GUERREAU Lavenir dun pass incertain. Quelle histoire du Moyen Age au XXI sicle ?, Paris, 2001, in particolare pp. 191-237. 13

    J. BATANY, Tayon de Saragosse et la nomenclature sociale de Grgoire le Grand, in Archivum Latinitatis

    Medii aevi, XXXVII (1970), pp. 173-192; ID.,Le vocabulaire des fonctions sociale et ecclsiastiques chez

    Grgoire le Grand, in Grgoire le Grand, Actes du Colloque de Chantilly (1982), d. J. FONTAINE, Paris

    1986, pp. 171-180; ID., Approches langagires de la socit mdivale, Caen, 1992 14

    J. CHELINI, Le vocabulaire politique et social dans la correspondance d'Alcuin, Aix en Provence, 1959; G.

    GANDINO, Il vocabolario politico e sociale di Liutprando di Cremona, Roma, 1995; L. A. BERTO, Il

    vocabolario politico e sociale della Istoria Veneticorum di Giovanni Diacono, Padova, 2001. 15

    Cfr. ad es. M. CRISTIANI, Tempo rituale e tempo storico, comunione cristiana e sacrificio : le controversie

    eucaristiche nell'alto medioevo, Spoleto, 1997. 16

    Cfr. la sezione Linguaggi politici, a cura di E. ARTIFONI-M.L. PESANTE, in Quaderni storici 102, a.

    XXXIV (1999); A. GAMBERINI-G. PETRALIA, Introduzione, in Linguaggi politici nellItalia del Rinascimento, a cura di A. GAMBERINI e G. PETRALIA, Roma, 2007, pp. VII-XIII, in particolare IX-X per

    lattenzione privilegiata alle fonti pragmatiche; A. MAIREY, Les langages politiques au Moyen ge (XII-XV sicle),in Mdivales, LVII (2009), pp. 5-14. 17

    Qualche spunto in S. EPPERLEIN, Herrschaft und Volk im Karolingischen Imperium : studien uber soziale

    Konflikte und dogmatisch-politische Kontroversen im frankschen Reich, Berlin, 1969. 18

    Cfr. H. LIEBESCHTZ, Wesen und Grenzen der karolingischen Rationalismus, in Archiv fr

    Kulturgeschichte, XXXIII (1950), pp. 17-44. 19

    Per due tentativi in questa direzione cfr. S. CANTELLI, Angelomo e la scuola esegetica di Luxeuil, I-II,

    Spoleto, 1990; A. BISOGNO, Il metodo carolingio. Identit culturale e dibattito teologico nel secolo nono,

    Turnhout, 2008, in particolare pp. 238-255 per Agobardo.

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    carolingio ed ai dibattiti teologici stanno gettando nuova luce le ricerche di Alberto

    Ricciardi, dedicate ad Alcuino ed a Lupo di Ferrires20

    : come gi Alcuino, Agobardo

    riconosce allimperatore, in quanto difensore della fede ortodossa, il diritto di emendare i suoi scritti, depurandoli da eventuali errori

    21 Si tratta di autori spesso

    animati dal desiderio di contemplare lordine (per richiamare unespressione di Germana Gandino)

    22, ma talora capaci, anche al di l delle intenzioni, di attivare un

    processo che finir per mettere in crisi un ordine dato: potrebbe essere il caso

    dellinsistente richiamo di Agobardo (che pure combatte le superstizioni popolari in nome della razionalit oltre che della fede)

    23 allonnipotenza divina, che sembra

    preannunciare sotto certi aspetti Pascasio, anche se il suo rapporto con un pensiero magico fortemente diffuso24 non pu venire valutato secondo parametri teologici anacronistici ( questo il limite di due lavori di Pier Angelo Gramaglia, che anzich

    tentare una comprensione storica del pensiero di Agobardo lo considera come un

    esponente di una deriva irrazionalistica del pensiero cristiano da condannare con

    decisione)25

    .

    Se Beda aveva delineato, nella sua Historia ecclesiastica gentis Anglorum,

    limmagine di una nazione cristiana definita in qualche modo come Ecclesia26, Agobardo evita per lo pi di utilizzare il termine natio (applicandolo in senso

    generale, cos come quello di gens, alle popolazioni gi convertite, o a quelle ancora

    pagane, definite barbarae e destinate ad essere integrate nellImpero cristiano mediante iniziative politico-militari)

    27, sottolinea lunit del popolo cristiano in 20

    A. RICCIARDI, L' epistolario di Lupo di Ferrires: intellettuali, relazioni culturali e politica nell'eta di

    Carlo il Calvo, Spoleto, 2005; ID., Dal palatium di Aquisgrana al cenobio di Saint-Martin. Le nozioni di

    ordo e correctio in Alcuino di York tra lesperienza della renovatio carolingia e i primi anni del soggiorno a Tours, in Bullettino dellIstituto storico italiano per il Medio Evo, CX/I (2008), pp. 3-55, che sottolinea (p. 53) il recupero dellidea di correctio come prerogativa esercitata da Carlo nei confronti dellopera dautore. 21

    AGOBARDO, op. 5, Adversus dogma Felicis, in Agobardi episcopi opera omnia cit., p. 73): praefatum

    opusculum perlustrare non dedignemini, ut vestro acerrimo ingenio probetur aut improbetur. Quia si

    probatur, illis, quibus profuturum est, ad legendum commendatur; si autem improbatur, auctor eius per vos

    emendatur. 22

    G. GANDINO, Contemplare lordine. Intellettuali e potenti dellalto medioevo, Napoli, 2004. 23

    AGOBARDO, op. 15, De quorundam inlusione signorum (ad Bartholomeum), ed. VAN ACKER, pp. 137-143,

    in particolare 8, p. 240; 11, p. 242: il diavolo acquista potere soprattutto su coloro che sono exiguae fidei et

    vacui pondere rationis. 24

    Cfr. V. I. J. FLINT, The rise of magic in early medieval Europe, Oxford 1992 (su Agobardo, pp. 82, 110-

    115, 183-184, 286 nota 97). 25

    P. A. GRAMAGLIA, Il culto delle immagini in Agobardo di Lione e in Claudio di Torino, in Archivio

    teologico torinese, III/2 (1997), pp. 84-135; ID., Magia e demonismo in Agobardo di Lione, ibid., IV/1

    (1998), pp. 165-211. Daltra parte lanalisi di A. TAMPELLINI, Agobardo di Lione e le navi volanti dal paese di Magonia. Stregonerie meteorologiche, oggetti volanti non identificati e fenomeni celesti insoliti

    nellimmaginario pagano e cristiano, in Pagani e cristiani. Forme ed attestazioni di religiosit del mondo antico in Emilia, a cura di C. CORTI-D. NERI-P. PANCALDI, V, Bologna-San Giovanni in Persiceto, 2006, pp.

    53-106, condotta in una prospettiva comparativista di lunga durata, non appare sufficientemente rigorosa ed

    attenta allo specifico contesto carolingio. 26

    Cfr. G. TUGNE, Lide de nation chez Bde le Vnrable, Paris 2001; SAVIGNI, Israele, la Chiesa e le genti nei due commentari di Beda agli Atti degli Apostoli, in Studi di storia del Cristianesimo. Per Alba

    Maria Orselli, a cura di L. CANETTI, M. CAROLI, E. MORINI, R. SAVIGNI, Ravenna, 2008, pp. 153-180. 27

    Cfr. op. 7, De dispensatione ecclesiasticarum rerum, 4, p. 122; op. 20, Liber apologeticus I, 3, p. 310.

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    quanto gens sancta e non appare interessato alle microcristianit dei regni romano-germanici n al problema dellesistenza di un altro Impero cristiano, quello bizantino. La comune paternit divina, evocata nel Pater noster, e limmagine paolina del corpo di Cristo (Col 3, 9-11; Ef 2, 12-21) rappresentano per lui le fondamenta dellunit dellImpero, nel quale sono trascese tutte le distinzioni etniche e di condizione sociale e personale (con esclusione soltanto dei pagani e dei giudei, coi quali vietato

    condividere la mensa):

    omnes fratres effecti, unum Patrem Deum invocant, servus et dominus, pauper et

    dives, indoctus et eruditus, infirmus et fortis, humilis operator et sublimis

    imperator. Iam nemo alium dedignatur, nemo sub alio se despicit, nemo super

    alium extollitur, quoniam unus panis, unum corpus Christi, immo unus Christus

    secundum apostolum sumus, expoliantes nos veterem hominem cum actibus eius,

    et induentes novum eum, qui renovatur in agnitionem secundum imaginem eius,

    qui creauit eum; ubi non est gentilis et Iudeus, circumcisio et preputium, barbarus

    et Scitha, Aquitanus et Langobardus, Burgundio et Alamannus, servus et liber,

    sed omnia, et in omnibus Christus28

    .

    La diversitas legum riscontrabile nel territorio dellImpero (e riconducibile al principio germanico della personalit della legge) appare ad Agobardo (che non

    menziona lepisodio della torre di Babele e della confusione delle lingue, potenzialmente utile per legittimare lesistenza di una pluralit di culture e nazioni)29 in evidente contraddizione con ladesione alla medesima fede e con la conseguente accettazione della comune legge cristiana sul piano spirituale

    30. Egli ben

    consapevole dellesistenza di diversi gruppi etnici allinterno del territorio dellImpero (e non manca di richiamare il nomen Francorum, la gloria nazionale dei Franchi, minacciata dalla crisi dellImpero),31 ma presenta lutopia di una societ cristiana (riflesso della civitas Dei) governata da ununica legge sotto un unico imperatore; e, pi realisticamente, suggerisce unestensione della lex Francorum ai Burgundi e labrogazione della legge burgunda di Gundobado in quanto priva di utilitas per il ricorso irrazionale, da essa previsto, allordalia ed al duello giudiziario

    28

    Op. 2, Adversus legem Gundobadi (ad Ludovicum), in particolare 3, p. 20. 29

    Cfr. A. BORST, Der Turmbau von Babel : Geschichte der Meinungen uber Ursprung und Vielfalt der

    Sprachen und Volker, I-IV, Stuttgart, 1957-1963. 30

    Adverrsus legem Gundobadi, 4, p. 21: Si ergo Dominus propterea passus est, ut in sanguine suo faceret

    prope eos, qui longe erant, cupio per pietatem vestram nosse, si non huic tantae divinae operationis unitati aliquid obsistat tanta diversitas legum, quanta non solum in singulis regioni bus aut civitatibus, sed etiam in

    multis domibus habetur. 31

    Liber apologeticus I, 2, p. 309: concitati itaque sunt spiritus filiorum inperatoris rationabili zelo, videntes

    maculatum stratum paternum, sordidatum palatium, confusum regnum, et obscuratum nomen Francorum,

    quod hactenus clarum fuerat in toto orbe .Si tratta forse dellunica utilizzazione in chiave politica di una metafora luminosa riscontrabile nellopera di Agobardo (a parte lopposizione luce-tenebre applicata alla dialettica fideles-societas infidelium in op. 12, De iudaicis superstitionibus 11, p. 208): sulle valenze

    politiche di queste metafore cfr. G. BHRER-THIERRY, Lumire et pouvoir dans le Haut Moyen ge

    occidental. Clbration du pouvoir et metaphors lumineuses, in Mlanges de lcole franaise de rome. Moyen ge, CXVI (2004), pp. 521-556.

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    piuttosto che allesame delle testimonianze, con grave danno per lunit e la concorporatio dei fedeli cristiani e la concordia christiana

    32. Lunica divisione

    ammissibile e doverosa non per Agobardo quella fondata sullappartenenza etnica, ma quella che contrappone i membri delle due civitates agostiniane, la citt di Dio e

    la citt del diavolo33

    .

    La sua prospettiva si differenzia quindi da quella del coevo Eginardo, che pur

    ricordando lassunzione dellimperiale nomen da parte di Carlo (e la designazione, propter regni utilitatem, del figlio Ludovico come consortem sibi totius regni et

    imperialis nominis heredem) sembra riservare ai sovrani bizantini il titolo di Romani

    imperatores e sottolinea la promozione, da parte di Carlo, di una raccolta scritta degli

    iura di tutte le nationes sottoposte al suo dominio34

    ; mentre lannalistica franca attribuisce gi al regno merovingio (allepoca di Pipino di Hristal) una vocazione imperiale nel senso di un Francorum imperium

    35, e nel prologo di Walafrido

    Strabone alla Vita Karoli di Eginardo vengono ricordate le difficolt incontrate dalla

    Francorum res publica al tempo di Ludovico, con unespressione che sembra alludere a determinazioni in senso territoriale ed etnico della res publica, di per s

    tendenzialmente universale (ed in una prospettiva simile lAstronomo menziona il regno aquitanico di Ludovico come res publica Aquitanici regni)

    36.

    Per Agobardo il bene comune, il profectus publicus (speculare al profectus doctrine

    e religionis)37

    dipende dalosservanza dellordinamento politico-ecclesiastico stabilito da Dio attraverso lImpero cristiano unitario; ed in larga misura anche dal rispetto della Chiesa e dei suoi beni, destinati al sostentamento del clero e dei poveri. La res

    publica affidata al governo dellimperatore cristiano (definito fidelis praelatus), nei confronti del quale i subiecti devono osservare la fides, ma non sono confinati in un

    ruolo puramente passivo, in quanto hanno il dovere di informarlo dei pericoli anche

    spirituali che vedono incombere su di lui: per questo Agobardo si sente responsabile

    dellanima di Ludovico il Pio, rimproverandolo per non aver osservato il giuramento col quale aveva accompagnato la concessione del nomen imperatoris a Lotario (al

    fine di salvaguardare lunit dellImpero, ut unum regnum esset, non tria, mentre agli altri figli aveva concesso partes regni)

    38. Luso del termine regnum (in

    32

    Adversus legem Gundobadi, 5-7, pp. 22-23; 10, p. 25: Sed utilitas iudiciorum constat in discussione

    causarum et subtilitate investigationum; 14, p. 28: Atque utinam placeret omnipotenti Deo, ut sub uno

    piissimo rege una omnes regerentur lege, ea ipsa, ad quam et ipse vivit, et proximi eius respondent; valeret

    profecto multum ad concordiam civitatis Dei, et aequitatem populorum. Sed quia hoc grande est, et forsitan

    homini impossibile, saltem una haec, de qua sermo est, non solum ut inutilis, sed etiam ut noxia, de medio

    auferretur. Sulle critiche alla pratica dellordalia cfr. R. BARTLETT, Trial by Fire and water. The Medieval Judicial Ordeal, Oxford, 1986. 33

    Adversus legem Gundobadi, 6, p. 22. 34

    EGINARDO, Vita Karoli, 28-30, in M.G.H., Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, XXV,

    ed. G. WAITZ-O. HOLDER-EGGER, Hannoverae et Lipsiae, 1911, pp. 32-34. 35

    Annales Mettenses priores, ed. B. DE SIMSON, Hannoverae et Lipsiae, 1905, ad a.693, p. 16. 36

    Vita Karoli, cit. (nota 34), p. XXIX; ASTRONOMO, Vita Hludowici imperatoris, 5, ed. E. TREMP, in

    M.G.H., Scriptores rer. Germ. in usum schol., LXIV, Hannover, 1995, p. 296; cfr. 19, p. 340. 37

    De dispensatione ecclesiasticarum rerum, 2-3, pp. 121-122; 16, p. 131. 38

    AGOBARDO, op. 16, De divisione imperii (ad Ludovicum), ed. cit., pp. 247-250, in particolare 1-4, pp. 247-

    248.

  • 7

    alternanza con imperium e con lunica attestazione di res publica) non indebolisce questa coscienza unitaria, in quanto il termine imperator sopravanza nettamente

    quello di rex (riservato per lo pi ai re dIsraele o ai sovrani di singoli popoli, come i Burgundi); ed appare chiara la volont di ribadire la validit di un ordinamento

    (quello fissato nell817) che distingueva chiaramente lorizzonte universale dellImpero dai singoli ambiti territoriali affidati ai vari membri della famiglia imperiale (definiti regna o, come in questo caso, partes regni). La nuova divisione

    dellImpero disposta da Ludovico il Pio dopo il secondo matrimonio con Giuditta e la nascita di Carlo il Calvo ha provocato, per Agobardo, un notevole disagio in molti

    sudditi a causa dei giuramenti contraddittori ai quali si erano trovati vincolati39

    .

    Il potere imperiale sembra trovare un simbolo unificante ed una sorta di epitome nel

    palatium40

    , che da centro propulsivo pu trasformarsi in espressione emblematica del

    prevalere di spinte disgregatrici: per evidenziare la crisi dellistituzione imperiale, provocata a suo avviso dallo strapotere di Giuditta e di Bernardo di Settimania che

    avrebbero plagiato il sovrano, Agobardo utilizza il lessico dellimpurit e della contaminazione (nel quadro di una cultura esegetica particolarmente interessata al

    libro del Levitico ed alle norme di purit)41

    , presentando la rivolta dei figli di

    Ludovico il Pio come una reazione legittima e razionale per purificare il palazzo dalle

    sordes e dalle turpitudini che ne offuscavano limmagine. Limperatrice accusata di ludere, di giocare e scherzare pueriliter (con un richiamo allusivo allimmagine negativa del principe puer da tempo diffusa nella cultura ecclesiastica) e di non saper

    governare se stessa, per cui non pu certo avere cura del palazzo42

    . La crisi

    dellImpero implica lincapacit di adempiere al compito, assegnato da Dio al suo reggitore, di lottare contro le barbarae nationes per sottometterle alla retta fede e

    ampliare i confini del regnum fidelium (la universalis Ecclesia che appare pressoch

    coestensiva allImpero e, entro certi limiti, una sorta di nuovo Israele)43, nonch il

    39

    Ibid., 7, p. 250. Sullevoluzione del ruolo del giuramento in et carolingia cfr. P. PRODI, Il sacramento del potere. Il giuramento politico nella storia costituzionale dellOccidente, Bologna, 1992, pp. 92-104, il quale sottolinea il prevalere del carattere sacramentario del giuramento rispetto alla fedelt di tradizione

    germanica (p. 98). 40

    Cfr. op. 21, Liber apologeticus II, 2, p. 316: rimasto vedovo, Ludovico il Pio cerc unaltra sposa quae ei posset esse adiutrix in regimine et gubernatione palatii et regni. Cfr. M. DE JONG, Sacrum palatium et

    ecclesia: lautorit religieuse royale sous les Carolingiens (790-840), in Annales LVIII (2003), pp. 1243-1269. 41

    Cfr. SAVIGNI, Purit rituale e ridefinizione del sacro nella cultura carolingia: linterpretazione del libro del Levitico e dellepistola agli Ebrei, in Annali di storia dellesegesi, XIII (1996), pp. 229-255. Per una lettura degli eventi dell830-831 in chiave di Purity and Danger cfr. M. DE JONG, The Penitential State: authority and atonement in the age of Louis the Pious, 814-840, Cambridge, 2009, pp. 185-213. 42

    Liber apologeticus I, pp. 309-312, in particolare 1, p. 309: Concitati itaque sunt spiritus filiorum

    inperatoris rationabili zelo, videntes maculatum stratum paternum, sordidatum palatium, confusum regnum,

    et obscuratum nomen Francorum, quod hactenus clarum fuerat in toto orbe; 5, p. 311: i sacerdoti

    praedicare debuerant dominae ludenti: si qua regina semet ipsam regere non novit, quomodo de onestate

    palatii curam habebit, aut quomodo gubernacula regni diligenter exercet?. Sulla figura di Giuditta cfr. G.

    BHRER-THIERRY, La reine adultre, in Cahiers de civilisation mdivale, XXXV (1992), pp. 299-312; A.

    KOCH, Kaiserin Judith. Eine politiche Biographie, Husum, 2005. 43

    Liber apologeticus II, 3, pp. 316-317: Non ita placuit illi indormitabili oculo, qui custodit Israel suum,

    sed suscitavit spiritus filiorum regis, et convenerunt iterum ad succidendam recidivam malorum stirpem

  • 8

    rischio di una divisione del regnum tra diversi reggitori, definiti tyranni in quanto

    accusati di usurpare un ruolo non legittimo44

    . Lutopia, rapidamente evocata, di una societ umana capace di vivere nella concordia senza bisogno di rettori e principi

    terreni lascia subito il posto alla riaffermazione della necessit di lottare contro

    linsano furore di chi, ispirato dal demonio seminatore di zizzania, turba la pace e lunit45. Limmagine della dehonestatio, utilizzata (nella variante dehonoratio) da Giona di Orlans per stigmatizzare il mancato rispetto dei figli ribelli di Ludovico il

    Pio nei confronti del padre, viene evocata da Agobardo per rappresentare un palazzo

    disonorato dal comportamento della regina e dei suoi cortigiani46

    , ma anche per

    stigmatizzare la vita vile (e priva di quellhonor che dovrebbe connotare la vita di un ecclesiastico in virt della dignitas sacerdotii, che a partire dal sacerdozio comune di

    1 Pt 2, 9 si concretizza in modo peculiare nei ministri ordinati)47

    alla quale si

    sottopongono quei sacerdoti (definiti domestici sacerdotes) che, al servizio di laici

    potenti, accettano di svolgere funzioni secolari come il servizio a tavola e di officiare

    in cappelle private, mentre i loro padroni trascurano le celebrazioni pubbliche48

    .

    Nel quadro di una concezione fortemente unitaria della storia e del cosmo, la civitas

    Dei (identificata con la universitas omnium sanctorum) comprende angeli ed

    uomini, ed una parte di essa cammina ancora pellegrina nella storia49

    . La Chiesa

    universale tende quindi ad inglobare anche i santi dellAntico Testamento e lintera storia umana, per cui viene rifiutata lidea che vi sia stato un tempo senza Cristo, e riaffermata, contro Fredegiso, lantichit della christianorum religio e la qualit cristiana dei patriarchi e profeti ebrei e persino di alcuni gentili, unti con un olio

    invisibile50

    . Pur sottolineando la dimensione universale della Chiesa Agobardo

    (con rinvio a Ps 120, 4, seguito da una sorta di assimilazione tra Giuditta e Gezabele). Per M. DE JONG,

    Ecclesia and the early medieval polity, in Staat cit., pp. 133-162, a p. 115, As long as the undivided

    Carolingian empire existed, ecclesia might have been a useful way of conceptualizing the polity; cfr. EAD.,

    The Empire as Ecclesia: Hrabanus Maurus and biblical historia for rulers, in The Uses of the Past in the

    early Middle Ages, ed. Y. HEN-M. INNES, Cambridge, 2000, pp. 191-226. 44

    Ibid., 3, pp. 310: Cum enim, deberent exercitus mitti adversus exteras gentes, et ipse imperator adversus

    barbaras nationes dimicare, ut eas fidei subiugaret ad dilatandum terminum regni fidelium sic namque orat universalis Ecclesia in solemnibus illis oracionibus -, nunc e contrario omne regnum cum extremitatibus suis conglobatur in unum in medio sui; 4, p. 311; 6, p. 312: de Ecclesia huius regni. 45

    Liber apologeticus II, 1, p. 315: Si ergo illa veritas omnium hominum mentes possideret, etiam sine rectoribus et principibus res mundi concordi societate pacate manerent. 46

    Liber apologeticus I, 5, p. 311; II, 2, p. 316; cfr. JONAS DORLANS, Le mtier de roi, ed. A. DUBREUCQ, Paris, 1995 (Sources chrtiennes, 407), p. 160. 47

    Op. 4, De privilegio et iure sacerdotii, 2-3, pp. 53-54; sulla distinzione tra populares (i laici membri del

    popolo di Dio, distinti dagli alienigenae) e sacerdotes cfr. 7, p. 58. 48

    Ibid., 11, p. 62, che stigmatizza la consuetudo impia per cui quasi tutti i grandi laici pretendono che

    vengano ordinati presbiteros proprios chierici di umile condizione, loro dipendenti, e con questo pretesto

    ritengono quod maioris ordinis sacerdotes non eis sint necessarii, et derelinquunt frequenter publica officia

    et praedicamenta (ove si intravvede una contrapposizione tra proprius/domesticus e publicus); sulla dignitas

    sacerdotii cfr. 3, p. 54; 9, p. 60; 19, p. 68. 49

    Op. 17, De fidei veritate et totius boni institutione, 7, p. 259; 10-12, pp. 261-263. 50

    Op. 18, Contra obiectiones Fredegisi, 16-22, pp. 295-300, in particolare 22, p. 300: Ac per hoc non

    novella vel nuper exorta est christianorum religio, sed ab ipsa mundi origine descendens, eodem Christo

    doctore et institutore. Il lessico della novitas utilizzato, in et carolingia, con una valenza prevalentemente

  • 9

    difende peraltro il valore dei concili regionali e dei Gallicani canones da essi

    emanati, ossia la tradizione delle Gallicanae ecclesiae51

    ; e recupera, ai fini di una

    legittimazione della sacralit ed intangibilit del patrimonio ecclesiastico, le norme

    dellAntico Testamento, a suo avviso non interpretabili unicamente in chiave allegorica, in quanto ubicumque lex moralitatem docet esse vanno comprese ed

    applicate anche in senso letterale52

    . La difesa della sacralit delle res Ecclesiae

    (definite res divinae e in quanto tali distinte da quelle private e pubbliche), gestibili

    unicamente dal clero (il sacer ordo) e finalizzate al sostentamento dei poveri e della

    familia ecclesiastica, quindi non utilizzabili per fini privati53

    , evidenzia lemergere del patrimonio ecclesiastico come realt istituzionale particolaristica (qui definita res

    pauperum, e nellEpitaphium Arsenii di Pascasio Radberto quasi altera res publica) e quindi una volont di autoaffermazione dellistituzione ecclesiastica in quanto dispensatrice dei beni destinati ai poveri, che si tradurr in una progressiva

    clericalizzazione della ricchezza54

    .

    In alcuni passaggi di Agobardo, che dopo lattesa fiduciosa dei primi anni dichiara pi volte di vivere in pericolosa tempora e recupera il motivo della senectus mundi

    ed il tema biblico dei sette anni di carestia55

    , troviamo anche diversi accenni

    allapprossimarsi del tempo finale, quello della solutio Satanae e della seconda venuta, preannunciato da indizi come la crisi dellImpero e la mondanizzazione del clero e dallinterrogativo di Lc 18,8 (Filius hominis inveniet fidem super terram?)

    56. Egli sottolinea il rischio che il regnum possa cadere nelle mani dei

    barbari (contro i quali limperator avrebbe dovuto muovere iusta bella), venire diviso tra molti tyranni o divenire preda dellAnticristo57: se il tema dellultimo

    negativa (cfr. ad es. De iudaicis superstitionibus, 10, p. 206, in riferimento alla nova semper superstitione

    dei giudei). 51

    AGOBARDO, De dispensatione ecclesiasticarum rerum, 4 e 20, pp. 123 e 134-135; De iudaicis

    superstitionibus,1 e 3, pp. 199 e 201. Cfr. J. RUBELLIN, Le pape et lglise de Rome vus de Lyon dans la premire moiti du IXe sicle, in Cahiers dhistoire XXX (1985), pp. 211-230; ID., glise et socit chrtienne dAgobard Valds, Lyon, 2003. 52

    De dispensatione ecclesiasticarum rerum, 7, pp. 124-125. 53

    Ibid., 18-19, pp. 133-134; cfr. 23, p. 137; 26, p. 139; 28-31, pp. 140-142; op. 15, De quorundam inlusione

    signorum, 12, p. 243. 54

    Si possono applicare anche ad Agobardo le considerazioni di M.C. DE MATTEIS, Tematica della povert e

    problema delle Res ecclesiae: notazioni ed esemplificazione/campione su alcune collezioni canoniche del periodo della riforma ecclesiastica del sec. XI, in Bullettino dellIstituto storico per il Medio Evo ed Archivio muratoriano, XC (1982-1983), pp. 177-226, in particolare 210: La Chiesa, dunque, si pone nei riguardi del

    povero come fonte materiale della sua sussistenza, amministratrice e dispensiera di ogni sua potenziale

    risorsa. 55

    De privilegio et iure sacerdotii, 13, pp. 63-64; op. 13, De iniusticiis (ad Matfredum), p. 225. 56

    De privilegio et iure sacerdotii, 14, p. 65; op. 11, De insolentia Iudaeorum, p. 191; De iudaicis

    superstitionibus, 26, p. 221, ove Agobardo auspica che il sovrano faccia raccogliere omnia, quae a magistris

    Ecclesiarum in scripturis sanctis de Antichristo intellegenda vel exposita vel signata sunt; Op. 23, De modo

    regiminis ecclesiastici, 9, p. 331: il clero mondanizzato non est adiutor Dei sed est destructor operis Dei ac per hoc adiutor Antichristi. 57

    Liber apologeticus I, 4, p. 311: Multi tamen sunt, qui non ambigunt illos, de quibus dicitur ita incumbere

    regno, tanquam parieti inclinato et maceriae inpulsae. Unde constat, quia, nisi Deus subvenerit, aut exteris

    dabitur regnum, aut in multos tyrannos dispertietur, aut forsitan Antichristo, cui praeparabitur; quod in hoc

    assimilatur, quoniam imperator, qui adversus barbarorum reges bella iusta disponere debuerat, adversus

  • 10

    imperatore verr esplicitato pi tardi, gi Agobardo sembra intravvedere un nesso tra

    la stabilit e lunit dellImpero e il rinvio del tempo finale58. Laccenno di II Ts 2, 3-7 poneva infatti linterrogativo circa la persistenza o meno dellImpero romano: se intorno alla met del nono secolo lesegeta carolingio Aimone di Auxerre sembra considerare la discessio come gi avvenuta (e quindi lImpero romano come ormai tramontato in seguito alle invasioni dei nuovi popoli), e successivamente Notkero

    vede in Carlo liniziatore di una nuova statua, ossia di un nuovo impero, distinto rispetto allultimo dei quattro imperi della profezia di Daniele, un secolo pi tardi Adsone, nella celebre epistola a Gerberga De ortu et tempore Antichristi, considera

    invece lImpero romano come ancora pienamente sussistente59. In Agobardo lutopia di una cristianit unanime, di cui un Impero unitario dovrebbe rappresentare lespressione politica, si accompagna alla percezione della presenza di una attiva minoranza ebraica, capace di esercitare una certa forza di attrazione (e con

    la quale i cristiani devono evitare ogni rapporto), ed altres di una cristianizzazione

    incompiuta di popolazioni (non esclusivamente rurali) presso le quali sopravvivono

    credenze folkoriche (come quelle relative ai tempestarii) e pratiche superstiziose, per

    cui molti cristiani possono essere definiti semifideles60

    : alle loro credenze irrazionali

    larcivescovo di Lione (che intravvede una pericolosa concorrenzialit tra la corresponsione delle decime al clero e lofferta spontanea di una parte dei frutti, il cosiddetto canonicum, ai sedicenti maghi)

    61 contrappone un appello alla razionalit

    ma ancor pi allonnipotenza divina62. La pratica dellordalia e del duello giudiziario viene considerata come unusanza tipica dei Burgundiones, mentre molte altre gentes hanno trasformato le armi in attrezzi agricoli, secondo la profezia di Michea 4, 2-3

    63.

    Pur essendo un convinto sostenitore dellImpero unitario, Agobardo utilizza una sola volta la nozione di res publica

    64, ed impiega di volta in volta, come se fossero

    dilectores sui filios iniusta agere parat, che sembra rileggere il Ps 61, 3 alla luce dellallusione di AMBROGIO, Explanatio Psalmorum, In Ps. LXI, 20, 3 (ed. M. PETSCHENIG, C.S E.L. LXIV, Vindobonae,

    1919, p. 391) al crollo del murus imperii. 58

    De fidei veritate 14-17, pp. 265-270, cita 2 Ts 2, 1-12 e vari passi del libro di Daniele e dellApocalisse sullAnticristo e la bestia apocalittica. 59

    Per AIMONE DI AUXERRE, In Pauli epistolas expositio. In II Thess. 2, PL 117, coll. 779-780C, la regni

    humani defectio gi avvenuta. Cfr. NOTKERO, Gesta Karoli Magni, I 1, in M.G.H., Scriptores rerum

    Germanicarum, n.s. XII, ed. H. F. HAEFELE, Berlin, 1969, p. 1; ADSO DERVENSIS, De ortu et tempore

    Antichristi, ed. D. VERHELST, Turnhout, 1976 (C.C.C.M. XLV), pp. 20-30; M. RANGHERI, La Epistola ad

    Gerbergam reginam de ortu et tempore Antichristi di Adsone di Montier-en-Der e le sue fonti, in Studi

    medievali, III s., 14 (1973), pp. 677-732. 60

    AGOBARDO, op. 1, De grandine et tonitruis, pp. 3-15, in particolare 1, p. 3: pene omnes nomine, nobiles

    et ignobiles, urbani et rustici, senes et iuvenes, putant grandines et tonitrua hominum libitu posse fieri; 11,

    p. 11. Per unanalisi dellopera cfr. J. JOLIVET, Agobard de Lyon et les faiseurs de pluie, in La mthode critique au moyen ge, a cura di M. CHAZAN-G. DAHAN, Turnhout, 2006, pp. 15-25. 61

    De grandine et tonitruis, 15, p. 14. 62

    Ibid., 13, p. 12 (omnipotens Deus); 16, p. 15: Nec rationabiliter pensabant, unde fieri posset talis

    pulvis. 63

    Op. 3, Contra iudicium Dei, p. 48. Cfr. O. GUILLOT, Le duel judiciaire: du camp legal (sous Louis le

    Pieux) au champ de la pratique en France (11. s.) , in La giustizia nellAlto Medioevo (secoli IX-XI), Atti della XLIV Settimana di studi, II, Spoleto, 1997, pp. 715-785. 64

    De divisione imperii 1 p. 247: dubium non est, quod praecipue fideli praelato, cui res publica ad

    gubernandum commissa est, fides servanda sit.

  • 11

    sinonimi, i termini imperium e regnum, mentre evoca la figura imperiale servendosi

    per lo pi del termine imperator. Tuttavia egli manifesta una chiara consapevolezza

    della dimensione pubblica del potere, finalizzato al bene comune (il profectus

    publicus) e fondato sulla gestione di beni fiscali, quindi pubblici65

    ; appare

    preoccupato di salvaguardare e consolidare la commoditatem et soliditatem regni et

    regis66

    , e richiama (dichiarando di non voler esorbitare dal proprio officium) il conte

    Matfrido al suo ruolo di minister Dei e dellimperatore, riconoscendo inoltre che il conte Bertmondo governa bene il suo comitato

    67.

    La nozione di res publica si diffonder soprattutto dopo la morte, nell840, di Ludovico il Pio e di Agobardo

    68. NellEpitaphium Arsenii (il cui secondo libro stato

    redatto presumibilmente intorno all850-851, o comunque dopo l844, anno della morte di Bernardo) appare evidente la percezione di una crisi dellImpero e della res publica: a causa dellintroduzione di pratiche magiche a corte e delle macchinazioni di Bernardo di Settimania, definito ripetutamente tyrannus e brigante (publicus

    predo), limperium caduto dalla mano di Ludovico il Pio e, nonostante i tentativi di Wala di evitare ne respublica et status totius imperii conlapsus rursus per discordiam

    deperiret, ciascun membro della famiglia imperiale cerca il proprio interesse e non

    quae Dei sunt et utilia (con un richiamo a Fil 2,21 sviluppato gi da Nitardo), per

    cui indesinenter ad peius tendit respublica et conlabitur: la volont di difendere

    lImpero e la dignit regale, che forma un binomio con quella delle chiese, spinge Wala ad intervenire per evitare la divisione della monarchia; e nel momento in cui

    Pascasio scrive assai pi facile trovare qualcuno che pensa ai propri interessi

    piuttosto che a ci che resta della res publica69

    .

    Insieme a Wala ed a Ebbone di Reims Agobardo fu uno dei promotori della

    penitenza di Ludovico il Pio dell833, che (ben diversa da quella di Attigny dell822, che si era risolta in unesaltazione del ruolo dellimperatore) nella sua prospettiva implicava labbandono, senza possibilit di ritorno, della dignit regale per entrare nella condizione di penitente

    70. La De Jong ha sottolineato le tensioni presenti entro il

    65

    De dispensation ecclesiasticarum rerum, 3, p. 122; 18, p. 133, che richiama la distinzione agostiniana fra

    tre tipi di furti, de privatis videlicet, publicis, ac divinis rebus; 19, p. 134; cfr. De divisione imperii 4, p.

    248: in publicum vestrum. 66

    Op. 22, Cartula de Ludovici imperatoris poenitentia, p. 323. 67

    De iniusticiis (ad Matfredum), pp. 225-227. 68

    Cfr. lanalisi condotta da Y. SASSIER, Lutilisation dun concept romain aux temps carolingiens: la res publica aux IX et X sicles, in Mdivales, XV (1988), pp. 17-29; e Ph. DEPREUX, Nithard et la res publica:

    un renard critique sur le rgne de Louis le Pieux, ibid., XXII-XXIII (1992), pp. 149-161, il quale rileva

    come Nitardo eviti di utilizzare il termine res publica (preferendo imperium) per il periodo successivo alla

    crisi dell833, percepita come una cesura. 69

    Epitaphium Arsenii, II 8-10, pp. 68-74, in particolare 76: monarchiam tunc ire in partes non permisit;

    15, p. 83; 17-19, pp. 88-90; cfr. NITARDO, Historiae, I 3, ed. E. MLLER, in M.G.H., Script. rer. Germ.,

    XLIV, Hannoverae et Lipsiae 1907, pp. 3-4 e 4, p. 6. 70

    Liber apologeticus II, 6, p. 318; 7, p. 319: exaltatio temporalis vitae iam non congruit illi, qui, conturbata

    domo et mente, divina dispensatione et iudicio cessit alteri, et locum dedit carissimo filio; Cartula de Ludovici imperatoris poenitentia, pp. 323-324: ut, qui per multiplicatas neglegentias regnum terrenum

    ammiserat, per impensas supplices confessiones regnum coeleste adipisceretur, ove menzionata la

    presentazione a Ludovico di un libello in quo, velut in speculo, perspicue conspiceret feditatem actuum

  • 12

    sistema degli ordines, per cui the king was responsible to God for the salvation of

    his people, but if he became a sinner, his salvation was the responsibility of the

    bishops71: ci poteva portare ad iniziative come quella intrapresa nell833, e

    provocare quindi una tendenziale desacralizzazione del potere politico. Lattributo della sacralit viene infatti esplicitamente attribuito da Agobardo al ministero del

    clero72

    piuttosto che allImpero, per quanto limperatore venga definito ripetutamente christianissimus, piissimus, religiosissimus, clementissimus, serenissimus, e due volte

    anche sacer73

    . Se nel terzo decennio del secolo alcuni specula estendono la nozione

    di ministerium alla funzione imperiale e regale74

    , il Nostro, pur applicando i termini

    ministerium ed officium pressoch esclusivamente al clero (con una sola eccezione),

    valorizza la nozione di ordo75

    , distinguendo lordo militaris da quello ecclesiastico76, e pur recependo lidea del sacerdozio comune dei fedeli77 sottolinea lincompetenza dei laici nella gestione delle cose sacre, compresi i beni ecclesiastici, ben distinti dal

    fiscus78

    . La critica nei confronti dei potentes saeculi che cercano di privatizzare i beni

    della Chiesa (che sono res pauperum) e lattenzione alle dinamiche sociali che mettono in crisi lordine etico-politico difeso dallarcivescovo di Lione non si traducono peraltro nelladozione del binomio potentes-pauperes, riscontrabile in altri autori carolingi

    79.

    Il termine utilitas evidenzia la capacit del sovrano, del predicatore e di chiunque

    ricopre un ufficio di svolgerlo nel modo adeguato per il retto funzionamento del

    sistema80

    , per cui il sacerdote che quid doceat nescit giudicato del tutto inutilis

    suorum. Cfr. DE JONG, The penitential state cit., pp. 124-126, 245-249; C. M. BOOKER, Past convictions:

    the penance of Louis the Pious and the decline of the Carolingians, Philadelphia, 2009. 71

    DE JONG, Ecclesia and the early medieval polity cit., p. 132. 72

    De modo regiminis ecclesiastici, 11, pp. 331-332. 73

    Adversus legem Gundobadi 5, p. 21: benignissime et sacer imperator; De dispensatione

    ecclesiasticarum rerum, 2, p. 121: sacer et religiosus domnus noster imperator; cfr. op. 1, De grandine et

    tonitruis, 15, p. 14; op. 10, Contra praeceptum impium de baptismo Iudaicorum mancipiorum, pp. 185, 188;

    De insolentia Iudaeorum, p. 191-192: ex sacro nomine vestro (in riferimento al nomen dellimperatore); De iudaicis superstitionibus, 1, p. 199; 26, p. 221; Liber apologeticus II, 2, p. 316; 7, p. 319; Cartula pp.

    323-324. 74

    Cfr. CRISTIANI, Dallunanimitas cit. (nota 5), pp. 28-50; S. PATZOLD, Die Bischfe im karolingischen Staat, in Staat cit. (nota 1), pp. 133-162, in particolare 142-148 e 161-162. 75

    Adversus legem Gundobadi, 7, p. 23; De dispensatione ecclesiasticarum rerum, 15, p. 130. In De baptismo

    mancipiorum Iudaeorum si fa riferimento al ministerium del magister Iudaeorum oltre che a quello

    vescovile. La nozione di gerarchia si diffonder invece solo pi tardi, in connessione con la traduzione

    delle opere dello Pseudo Dionigi. 76

    Op. 19, De privilegio apostolicae sedis 1, p. 303. 77

    Cfr. De privilegio et iure sacerdotii, 2, p. 53; De fidei veritate 5, p. 256, che cita 1 Pt. 6, 9. 78

    De dispensatione ecclesiasticarum rerum 4-5, pp. 122-123; 19, p. 134 (il passo di Mt 17, 23-26 mostra che

    il Signore non volle rem pauperum in publicam exactionem mittere ma fisco reddere ci che non era

    della Chiesa e dei poveri, traendo dal mare il denaro per il tributo). 79

    Ibid., 7, p. 124. Cfr. K. BOSL, Potens e pauper, in La concezione della povert nel Medioevo, a cura di O. CAPITANI, Bologna, 1974, pp. 97-151 e, nello stesso volume, J. DEVISSE, pauperes e paupertas nella societ carolingia. Lopinione di Incmaro, pp. 37-67. 80

    Cfr. De iniusticiis, p. 225: Matfrido, scelto da Dio come ministrum imperatoris et imperii, dotato delle

    quattro virt cardinali, quibus secundum Scripturas nihil utilius est in vita hominis. Nelle Historiae di

    Nitardo emerger pi esplicitamente la nozione di publica utilitas (cfr. GOETZ, Die Wahrnehmung von

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    (mentre quello che vive in modo reprensibile ma bene docet pu svolgere

    correttamente la sua funzione se il popolo lo segue, in virt dellefficacia intrinseca del sacramento; e linfedelt del popolo pu ostacolare la utilitas ministerii)81, cos come, pi in generale, il cristiano che non traffica il talento ricevuto

    82. Nei primi

    scritti viene lodata la prudentia di Ludovico il Pio83

    , ma successivamente

    linadeguatezza sua e di altri (compresi gli altri figli di Ludovico il Pio, accusati di nimia remissio, ossia di eccessiva debolezza e condiscendenza nei confronti del

    padre) evidenziata dalluso di espressioni quali ignavia e neglegentia84. In definitiva Agobardo (che assegna ancora al termine christianitas, attestata quattro

    volte, un significato tradizionale, diverso da quello politico-ecclesiastico che

    emerger nei decenni successivi)85

    un testimone attivo della complessa transizione

    da unepoca segnata dallideale un po astratto della unanimitas e della concordia86 ad un quadro pi articolato nel quale conviveranno diversi orientamenti ideologici e

    culturali: dallutilizzazione, in Notkero, della nozione di imperator (non pi chiaramente distinta da quella di rex) in riferimento al dominio esercitato su una

    pluralit di nationes (piuttosto che alleredit romana)87, allelaborazione, in Incmaro ed ancor pi in Giovanni Scoto, di una nozione di respublica e di universitas capace

    di trascendere, dopo la divisione dell843, lormai trionfante pluralit di regni etnicamente e territorialmente caratterizzati

    88.

    Raffaele Savigni

    Staat und Herrschaft cit. (nota 2), pp. 50-51). Sul rex inutilis cfr. E.PETERS, The Shadow King: rex inutilis in medieval law and literature, 751-1327, New Haven, 1970. 81

    Op. 4, De privilegio et iure sacerdotii, 5, p. 56: plerumque autem bonos malis prodesse non posse, et ab

    utilitate ministeri prohiberi; 7, p. 58: ipsa vis ministerii; 18, p. 68. 82

    De fidei veritate, 17, p. 271. 83

    Adversus legem Gundobadi, 1, p. 19; De privilegio apostolicae sedis, 6, p. 305. 84

    Liber apologeticus I, 2, p. 310; 4, p. 311: O domine Deus caeli ac terrae, cur permisisti fidelissimum et

    christianissimum servum tuum, imperatorem nostrum, in tantam devenire neglegenciam, ut videre nolit,

    quibus malis circumdatus sit?; Cartula de Ludovici imperatoris poenitentia, p. 323: regnum, quia iam diu

    nutabat, et impellebatur ad ruinam per neglegentiam et, ut verius dicam, per ignaviam domni Luduvici

    venerandi quondam imperatoris; De modo regiminis ecclesiastici, 11, p. 332. 85

    Cfr. De baptismo mancipiorum Iudaeorum, p. 115: alcuni servi degli ebrei compunguntur ad amorem

    christianitatis; De divinis sententiis contra iudicium Dei, p. 46; De picturis et imaginibus 19, p. 168; De

    insolentia Iudaeorum, p. 194: de lesione christianitatis, que fit per fautores Judaeorum (unico caso in cui si

    pu forse scorgere un timido accenno ad un significato pi pregnante del termine). 86

    Il termine unanimitas compare una volta in Contra iudicium Dei, p. 41; pax ricorre nella citazione di Ef.

    2, 14 ed una volta nella formula pregnante pax et concordia (De privilegio apostolicae sedis 5, p. 305; cfr.

    7, p. 306: de sollecitudine et administratione pacis et unitatis Ecclesie). Cfr. CRISTIANI, Dallunanimitas cit. (nota 5), pp. 17-27. 87

    NOTKERO, Gesta Karoli Magni, I 26, ed. cit. (nota 59), p. 35; cfr. 10, p. 13; II 11 p. 67. 88

    Cfr. N. STAUBACH, Rex Christianus : Hofkultur und Herrschaftspropaganda im Reich Karls des Kahlen,

    II. Die Grundlegung der religion royale, Kln, 1993.