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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 47 - COMPOSITI A MATRICE METALLICA: TIPOLOGIE E TECNOLOGIE
Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza
autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633.
G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 1 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano
CAPITOLO
47
47 COMPOSITI A MATRICE METALLICA: TIPOLOGIE E TECNOLOGIE
Sinossi
a comparsa delle fibre di boro e di allumina, negli
anni ’60 e ’70 ha reso possibile lo sviluppo di
metalli leggeri rinforzati ed in particolare di leghe di
alluminio. L’intensa attività di ricerca negli Stati Uniti
ha condotto all’impiego di compositi con fibre di boro
nello Space Shuttle e in applicazioni militari. La
reattività del boro nei confronti delle leghe di
alluminio a temperature superiori a 600 °C ha ristretto
le possibilità tecnologiche a processi di diffusion
bonding e plasma-spray di laminati di piccoli spessori.
Attività più recenti rivolte allo sviluppo di rivestimenti
protettivi per ridurre la degradazione all’interfaccia e
alla produzione di fibre inerti come quelle in carburo
di silicio (SiC) e in allumina (Al2O3) hanno reso
possibile l’impiego di processi di impregnazione in
fase liquida. Ciò nonostante, lo sviluppo dei compositi
a matrice metallica si può considerare in uno stadio
evolutivo, con ancora poche reali applicazioni
commerciali, diversamente dai compositi a matrice
polimerica ormai maturi e ben sviluppati.
I vantaggi dei compositi a matrice metallica (MMC)
rispetto ai corrispondenti metalli non rinforzati
risiedono soprattutto nella maggiore rigidezza
specifica, migliori proprietà ad alta temperatura,
minore dilatazione termica, maggiore resistenza ad
usura e, spesso, maggiore resistenza specifica. Grazie a
queste caratteristiche MMC sono presi in considerazione
per una serie di applicazioni aerospaziali, molte delle quali
citate in Tabella 47.1. Per contro, i MMC presentano
tenacità generalmente inferiore e costi sensibilmente
superiori ai metalli non rinforzati.
Rispetto ai compositi a matrice polimerica presentano
naturalmente più elevate quelle proprietà che dipendono
prevalentemente dalla matrice, e quindi, superiore
resistenza e rigidezza trasversale, resistenza a taglio e
compressione, resistenza alle alte temperature. Inoltre,
altri vantaggi significativi per numerose applicazioni
specifiche sono la resistenza al fuoco, la conducibilità
termica ed elettrica, l’assorbimento di umidità nullo, la
resistenza a radiazioni.
L
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Tabella 47.1 – Applicazioni reali o potenziali di compositi a matrice metallica in ambito aerospaziale
47.1 Le tecnologie di processo dei MMC
sistono molte diverse tecniche produttive dei
MMC, che possono, peraltro, essere raggruppate
in quattro categorie principali:
Allo stato solido
Allo stato liquido
Per deposizione
In situ
Impregnazione allo stato solido
La matrice metallica viene impiegata in forma di
polveri o fogli sottili in modo da avere una elevata
superficie, e quindi energia, di interfaccia solido-gas. Il
processo richiede un’ampia area di contatto tra metallo
e fibre di rinforzo; l’applicazione di pressione e
temperatura determina la deformazione della matrice,
l’aumento dell’area di contatto tra i componenti solidi
e consente il consolidamento della matrice a seguito
della riduzione dell’energia libera del sistema nel
passaggio da un’interfaccia solido-gas a solido-solido. Il
processo è possibile a seguito di diffusione in fase solida.
Quando sono utilizzati fogli sottili si parla di diffusion
bonding; quando sono utilizzate particelle fini si parla di
metallurgia delle polveri.
La prima fase di diffusion bonding è l’interposizione di
mat di fibre, solitamente legate da un binder, tra fogli di
metallo a formare una lamina. La sovrapposizione e il
consolidamento di più lamine porta alla formazione di un
laminato multistrato. A volte ciascuna lamina viene
consolidata individualmente. Le lamine vengono
ritagliate, sovrapposte e consolidate in pressa a caldo a
formare il componente finale (Figura 47.1). Nelle leghe
superplastiche, in particolare di titanio, la temperatura di
diffusion bonding può essere scelta in modo da consentire
estesa deformazione plastica delle lamine intorno alle
fibre ed ottenere un ottimo contatto. Il diffusion bonding è
un processo lento e costoso, generalmente limitato a
geometrie semplici, come piastre e tubi. Strutture più
complesse richiedono lavorazioni successive con ulteriore
aggravio di costi. Le temperature delle operazioni in fase
solida sono inferiori rispetto ai processi in fase liquida:
questo riduce la possibilità di reazioni di interfaccia,
generalmente indesiderate. MMC prodotti per diffusion
E
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 47 - COMPOSITI A MATRICE METALLICA: TIPOLOGIE E TECNOLOGIE
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bonding sono a base di titanio, nickel, rame e,
soprattutto, alluminio con fibre di boro.
Tecniche di metallurgia delle polveri sono adatte
particolarmente per la produzione di compositi con
fibre discontinue, whiskers, particelle dure. Gli
ingredienti del materiale vengono miscelati e
consolidati in pressione, solitamente a caldo. I fattori
maggiormente critici del processo sono le dimensioni
delle polveri/fibre e la dispersione delle diverse fasi
nello stadio di miscelazione. A causa della possibilità
di contaminazione e combustione, dovute alla
reattività delle polveri, questo stadio viene spesso
condotto in ambiente inerte e seguito da degasaggio,
prima del consolidamento.
Tra le diverse tecniche di consolidamento sono
impiegate la forgiatura, la laminazione a caldo,
l’estrusione a volte in combinazione.
Figura 47.1 – Produzione di un laminato MMC per
diffusion bonding
Mediante metallurgia delle polveri si possano
raggiungere contenuti di fibra fino a 50 %; tuttavia, al
fine di ridurre la frammentazione delle fibre e la
conseguente riduzione di tenacità del composito,
solitamente il contenuto effettivo è più limitato.
L’impiego di whiskers o fibre discontinue, soprattutto ad
alti contenuti, può comportare fenomeni di orientamento
durante la formatura che inducono anisotropia del
manufatto.
Impregnazione in fase liquida
Le tecniche di impregnazione in fase liquida prevedono la
miscelazione di fibre o particelle con metallo fuso o
l’infiltrazione di metallo liquido attraverso il sistema di
rinforzo (preforma) con l’applicazione di un gradiente di
pressione. I fattori più critici che limitano l’impiego di
queste tecniche sono la scarsa bagnabilità del rinforzo e le
reazioni di interfaccia che degradano le caratteristiche dei
costituenti. Le tecniche più appropriate per risolvere
questi problemi si basano sull’impiego di fibre rivestite
con protettivi e compatibilizzanti; così, ad esempio, fibre
in SiC con carbonio pirolitico depositato in superficie
presentano migliore bagnabilità da parte di metallo fuso.
In alternativa, possono essere introdotte modifiche nella
composizione della matrice; L’aggiunta di litio alla
matrice di alluminio sembra migliorare la bagnabilità di
fibre di allumina per la formazione di ossidi di Al e Li
all’interfaccia, senza apprezzabile degradazione. I
problemi di interfaccia, tuttavia, rappresentano il
principale fattore che limita o impedisce l’impiego di
matrici reattive, come ad esempio titanio, in processi in
fase liquida.
Il metodo di impregnazione più semplice consiste nella
miscelazione di fibre o particelle nel metallo fuso (melt
stirring o stir casting) (Figura 47.2); la miscela ottenuta
viene poi colata in stampo secondo i metodi
convenzionali, tenendo in considerazione la maggiore
viscosità della miscela rispetto al solo metallo fuso.
Figura 47.2 – Schema di stir casting
Anche in questo caso, tuttavia, la differenza di densità tra
fuso e rinforzo favorisce la separazione per gravità e rende
difficile l’ottenimento di una dispersione uniforme. La
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tecnica del rheocasting o compocasting prevede la
parziale solidificazione della lega fusa nell’intervallo
di temperatura compreso tra la curva del solidus e del
liquidus. La Figura 47.3 mostra ad esempio, nel
diagramma di fase Al-Si, la zona di temperatura di
lavoro in cui è possibile effettuare la dispersione di
SiC in una lega con Si 5%: l’agitazione in questo stato
di materiale semi-solido provoca la rottura della fase
solida dendritica e la generazione di una sospensione
viscosa in cui risulta più agevole disperdere particelle
o fibre. La possibilità di utilizzo del compocasting è
limitata a leghe con un ampio intervallo di
solidificazione e, generalmente per contenuti di fase
dispersa non superiori al 20 % vol.
A differenza del melt stirring e del compocasting, la
maggior parte degli altri metodi di produzione
comportano l’infiltrazione del fuso attraverso una
preforma di fibre. L’infiltrazione può avvenire,
lentamente, per semplice capillarità oppure, in modo
più efficiente, utilizzando pressioni superiori.
Figura 47.3 – Compocasting - Intervallo di temperatura
per la miscelazione una fase dispersa (ad es. SiC)
La pressione P di impregnazione deve vincere le forze
capillari dovute alla curvatura del menisco del fronte
liquido durante l’infiltrazione attraverso il materiale di
rinforzo:
P = /R1+1/R2)
Dove è la tensione interfacciale fuso-atmosfera, R1 e
R2 sono i raggi principali di curvatura del menisco.
Questa equazione resta valida per l’infiltrazione in
direzione parallela alle fibre. Si osserva che al
diminuire dei raggi di curvatura del menisco, cioè al
diminuire della distanza tra le fibre, la pressione
necessaria aumenta. Pressioni eccessive possono
danneggiare o modificare la disposizione delle fibre nella
preforma; in pratica, un’infiltrazione completa è possibile
per frazioni volumetriche di fibra solitamente inferiori al
30 % vol.
Nello squeeze casting, impiegato per la produzione di
piccoli componenti finiti, la pressione viene esercitata
meccanicamente. La Figura 47.4 riassume la procedura di
processo: una preforma è inserita nello stampo e viene
aggiunta l’esatta quantità di metallo fuso; il fuso filtra
attraverso la preforma per effetto della pressione (700-
1000 bar nel caso di leghe di alluminio) esercitata
mediante un punzone. La pressione viene mantenuta
durante la solidificazione per ridurre le porosità che si
originano a seguito del ritiro termico del metallo. Con
questa tecnica vengono ad esempio prodotti pistoni con
rinforzi in fibre di allumina (Figura 47.5).
Figura 47.4 – Fasi del processo di squeeze casting.
Figura 47.5 – Esempio di inserto in MMC nella corona del
cielo di un pistone di motore diesel.
Questa tecnica è limitata dalle dimensioni della pressa
necessaria per esercitare pressioni elevate. L’impiego di
pressurizzazione a gas rimuove questo limite, inoltre il
processo risulta più rapido, con minore possibilità di
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danneggiamento delle fibre e reazione con il fuso,
anche nel caso di fibre non rivestite. La Figura 47.6
mostra schematicamente il processo: la preforma viene
chiusa in stampo (a); il metallo fuso viene degassato
(b) e successivamente pressurizzato con gas inerte (c)
fino a completa infiltrazione e solidificazione del
manufatto.
Figura 47.6 – Infiltrazione della preforma mediante
pressurizzazione a gas.
Deposizione
Un processo di deposizione di notevole interesse è la
co-deposizione spray. In questo processo le particelle
di rinforzo vengono inglobate in un flusso di metallo
fuso atomizzato che viene depositato su un substrato.
Le gocce di fuso solidificano rapidamente, in tempi
dell’ordine dei millisecondi riducendo al minimo le
possibile reazioni di interfaccia e producendo una
matrice metallica con struttura estremamente fine. Le
Figura 47.7Figura 47.8 mostrano lo schema del
processo di co-deposizione di alluminio e SiC. Il
corretto settaggio delle dimensioni delle gocce e
dell’alimentazione delle polveri consente di
ottimizzare la distribuzione del rinforzo e la densità
finale del materiale.
Un diverso processo, la deposizione spray di metallo fuso
su substrato di fibre, consente di ottenere laminati con un
ottimo controllo della disposizione delle fibre. Questa
tecnica è tipicamente impiegata per ottenere lamine in
MMC da sottoporre a lavorazioni di consolidamento
successive.
Altre tecniche comportano deposizione chimica (CVD) o
fisica (PVD) da vapore, elettrodeposizione, sputtering
ionico, plasma spray. Queste tecniche, che solitamente
richiedono tempi piuttosto lunghi, consentono di
depositare la matrice in una preforma o su un letto di
fibre, minimizzando la degradazione dell’interfaccia fibra-
matrice. La facilità di infiltrazione di vapore permette di
ottenere contenuti di rinforzo superiori alle altre tecniche.
A volte la deposizione viene impiegata per ottenere un
semilavorato che viene successivamente formato e
consolidato in pressa a caldo.
Figura 47.7 – Schema di produzione di composito in lega di
alluminio con rinforzo in particelle di SiC mediante co-
deposizione spray.
Figura 47.8 – Inglobamento di particelle nelle gocce di
metallo fuso.
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In situ
La solidificazione direzionale di una lega eutettica
genera una microstruttura bifasica in cui una delle due
fasi assume forma di lamelle o fili continui orientati
lungo la direzione di solidificazione. La Figura 47.9
mostra la composizione eutettica ed il processo di
formazione di un composito in-situ. Solitamente la
solubilità del metallo nel materiale di rinforzo è quasi
nulla, cosi che le fibre/lamelle che si formano sono
costituite esclusivamente dal composto intermetallico o
carburo.
Figura 47.9 – Processo di formazione di MMC in situ a base Mo/Ni3Al.
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La solidificazione direzionale viene condotta
generalmente mediante riscaldamento a induzione,
muovendo verso l’alto a velocità controllata il circuito
di induzione rispetto al crogiuolo contenente la lega
eutettica. I parametri principali che controllano la
microstruttura sono il gradiente termico all’interfaccia
solido-liquido e la velocità di crescita R, cioè la
velocità di avanzamento dell’interfaccia. La velocità
deve essere tale da mantenere una solidificazione
planare e favorire l’accrescimento, piuttosto che la
nucleazione di nuovi cristalli. Il gradiente è
tipicamente dell’ordine di 1-10 °C/mm. La distanza
interlamellare o interfibrillare li è correlata alla
velocità di crescita secondo la relazione:
li = C/ R0.5
C è una costante che dipende dal sistema eutettico; li
risulta comunemente dell’ordine di 0.1-10 m. La
Figura 47.10 mostra compositi in situ Ni-TaC prodotti
a diverse velocità di crescita: si osserva come in alcuni
casi si ha la formazione di strutture sia fibrose che
lamellari.
Figura 47.10 – Compositi in-situ Ni-TaC ottenuti con
diverse velocità di crescita.
47.2 Le reazioni di interfaccia
a reazione tra matrice e materiale di rinforzo può
portare alla formazione di composti stabili
all’interfaccia. Questi strati interfacciali si possono
formare durante la vita utile del composito, ma nei MMC
si formano solitamente durante la produzione ad alta
temperatura. La Figura 47.11 mostra una micrografia al
microscopio elettronico TEM della zona di interfaccia tra
una matrice in lega di magnesio e una fibra di allumina in
un composito prodotto per infiltrazione del fuso. La
profondità x di diffusione aumenta nel tempo t secondo la
relazione (vedi Cap.2):
x ÷ (Dt)0.5
dove il coefficiente di diffusione D aumenta in modo
esponenziale con la temperatura. Ci si può quindi
attendere che lo spessore delle zone di reazione
all’interfaccia segua la stessa dipendenza. Si giustifica
inoltre il fatto che tecniche di infiltrazione in fase liquida
risultano più critiche rispetto a tecniche di produzione
condotte a temperature inferiori.
Figura 47.11 – Micrografia TEM di ossido di magnesio MgO
formatosi nella zona di interfaccia tra lega di magnesio e
fibra di allumina in un composito prodotto per infiltrazione
del fuso.
Le leghe di alluminio e, in misura ancora maggiore le
leghe di titanio, sono particolarmente reattive. Tuttavia, la
reattività dipende dalla composizione della matrice: la
reazione tra leghe di alluminio e fibre di allumina è
trascurabile, in assenza di Mg o Li in lega; d’altra parte, la
reazione in presenza di litio migliora la bagnabilità delle
fibre.
L
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Le reazioni di interfaccia possono avere diverse
conseguenze: la riduzione della sezione efficace delle
fibre, la formazione di composti intermetallici fragili,
la generazione di tensioni residue locali, ecc. Tutti
questi effetti comportano generalmente una riduzione
delle prestazioni del composito. La Figura 47.12
mostra l’effetto dello spessore di reazione sulle
proprietà di una lega di titanio rinforzata con
monofilamenti in SiC con rivestimento protettivo di
grafite e TiB2. La Figura 47.13 mostra una micrografia
del compositi Ti/SiC. Per l’ottimizzazione delle
prestazioni meccaniche del composito, quindi, le
reazioni tra matrice e rinforzo vanno evitate per quanto
possibile.
Figura 47.12 – Effetto dello spessore di interfaccia sulle
proprietà meccaniche di una lega Ti6Al4V con il 35% di
SiC in monofilamento.
Figura 47.13 – Micrografia di un composito Ti/SiC. Si
nota al centro delle fibre SiC il core in carbonio e lo
strato di interfaccia monofilamento/lega Ti
47.3 Le proprietà dei compositi a matrice metallica
impiego dei compositi a matrice metallica viene
favorito per specifiche applicazioni, rispetto ad altri
materiali, a seguito di alcune loro peculiari proprietà
fisiche o meccaniche che verranno di seguito discusse.
Proprietà fisiche
I metalli presentano coefficiente di dilatazione termica ()
generalmente elevato; di conseguenza questo può
comportare problemi in componenti con tolleranze
ristrette. L’aggiunta di rinforzi con fibre o particelle
ceramiche, come ad esempio SiC, il cui coefficiente è
circa un quinto rispetto al valore di alluminio o magnesio,
consente di ridurre notevolmente il coefficiente di
dilatazione. L’aggiunta di contenuti controllati di SiC in
alluminio consente di regolarne il coefficiente di
dilatazione fino a renderlo simile a quello di altri metalli
(Figura 47.14).
Anche la conducibilità termica ed elettrica è sensibilmente
inferiore nei compositi con rinforzi ceramici rispetto alle
sole matrici metalliche. In ogni caso, la conducibilità
termica ed elettrica dei MMC rimane a valori solitamente
molto superiori a quelli dei compositi polimerici (Tabella
47.2). Va peraltro considerato che, mentre nei primi la
conducibilità è caratteristica propria della matrice, nei
secondi, solo il rinforzo in fibre di carbonio risulta
conduttivo.
Figura 47.14 – Confronto tra la dilatazione termica di
compositi Al a diverso contenuto di SiC (particelle) e altre
leghe metalliche.
Per diverse applicazioni, le proprietà fisiche, insieme a
quelle meccaniche, determinano la scelta del materiale
idoneo; il rapporto tra conducibilità termica e coefficiente
L’
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G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 9 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano
di espansione termica, indicato come resistenza a
deformazione termica, viene impiegato nella
valutazione della stabilità dimensionale di componenti
sottoposti a forti e repentini cambiamenti di
temperatura, come ad esempio in applicazioni spaziali.
Come si è visto, le fibre di carbonio hanno coefficiente
di dilatazione longitudinale nullo o estremamente
basso; compositi a base di magnesio rinforzato con
fibre di carbonio presentano resistenza a deformazione
termica 60 volte superiore alla sola lega di Mg in un
ampio campo di temperatura.
Tabella 47.2 – Confronto tra le conducibilità termiche di
compositi metallici e polimerici
Conducibilità
termica
(W/m*K)
Alluminio 200
Al-SiC (15%) 140
Fenolica/vetro (50% fibra) 0,6
Epossidica/vetro (60% fibra) 0,3
Epossidica/carbonio fibra
(diversi contenuti)
5 - oltre 100
Proprietà meccaniche
Modulo elastico
L’incremento della rigidezza è spesso il motivo
principale che giustifica l’aggiunta del rinforzo nei
MMC. Mentre la resistenza dei metalli può essere
incrementata mediante diversi trattamenti termici o
meccanici di indurimento, come si è visto (Cap. 4),
salvo alcune eccezioni, gli stessi trattamenti non hanno
praticamente influenza sulla rigidezza del metallo.
L’incremento di modulo portato dal rinforzo è
particolarmente elevato per quei metalli che hanno
modulo relativamente basso, come alluminio e
magnesio (Figura 47.15).
Figura 47.15– Modulo elastico di compositi con diversi
sistemi di rinforzo.
Come per tutti i compositi, il modulo aumenta
all’aumentare del contenuto di rinforzo (Figura 47.16).
Nei MMC con fibre continue allineate il modulo
trasversale è naturalmente inferiore a quello longitudinale;
tuttavia, la differenza è sensibilmente più ridotta rispetto
ai PMC, grazie all’elevato valore di rigidezza della
matrice metallica (Figura 47.17).
Figura 47.16 – Modulo elastico di compositi a matrice Al
con diversi contenuti di rinforzo (fibra o particelle).
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G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 10 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano
Figura 47.17 – Modulo elastico longitudinale e
trasversale di compositi a matrice Al-Li con rinforzo in
fibre continue di allumina.
Resistenza, tenacità, fatica
Per ottenere un composito con elevate caratteristiche
di resistenza sono necessari un rinforzo resistente ed
una interfaccia fibra-matrice efficiente. Le reazioni di
interfaccia possono quindi costituire un fattore
limitante per la resistenza, la tenacità e la resistenza a
fatica del composito. La differenza tra i coefficienti di
dilatazione di matrice e rinforzo può giocare un ruolo
importante sulle proprietà meccaniche, in positivo o in
negativo. Le tensioni termiche possono essere rilevanti
e sufficienti per provocare deformazione plastica e
incrudimento della matrice. D’altra parte, variazioni
termiche cicliche possono indurre microcricche o vuoti
nella zona di interfaccia con conseguente degradazione
delle prestazioni.
In linea teorica, la resistenza del composito cresce
linearmente con il contenuto di rinforzo; tuttavia,
problemi di processo possono portare alla difficoltà
pratica di raggiungere i valori di resistenza attesi ad
alte concentrazioni di rinforzo (Figura 47.18).
Figura 47.18 – Resistenza di compositi a matrice in lega di
alluminio con rinforzo in fibre continue (c) o in particelle
(p); si osserva la riduzione della resistenza ad alti contenuti
di boro a causa di difetti di processo.
La resistenza in direzione ortogonale alle fibre è
marcatamente influenzata dalla resistenza della matrice e
dell’interfaccia e dipende, come le altre proprietà, dal
contenuto di rinforzo (Figura 47.19).
L’aggiunta di rinforzi porta in generale a riduzione della
duttilità e tenacità del metallo. La Tabella 47.3 riporta a
titolo di esempio i valori di duttilità di alcune leghe di
alluminio e dei relativi compositi con 20 % di fibre di
allumina discontinue o di whiskers di SiC. Anche per
quanto riguarda la tenacità, una riduzione del valore di K1c
di 3 o 4 volte a seguito di aggiunta di rinforzi in fibre
ceramiche è piuttosto comune. La ragione di tale riduzione
è legata principalmente alle reazioni di interfaccia e alla
inevitabile disomogenea dispersione delle cariche.
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G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 11 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano
Figura 47.19 – Confronto tra resistenza longitudinale e
trasversale di compositi a matrice in lega Al-Li con
rinforzo in fibre continue di allumina.
Tabella 47.3 – Duttilità di alcune leghe di alluminio e dei
relativi compositi con 20 % di fibre discontinue di
allumina o whisker di SiC
Rinforzo Deformazione
a rottura (%)
Al 1100 ricotta - 35-45
Al 1100 Al2O3 4
Al 5052 incrudita - 12-18
Al 5052 Al2O3 3,3
Al 6061 –T4 - 22-25
Al 6061 SiC 7
Al 7075 –T6 - 11
Al 7075 SiC 4,2
Al 2024 –T4 - 20
Al 2024 SiC 4
A condizione che non vengano attivate significative
reazioni tra rinforzo e matrice e non si instaurino
tensioni e microcricche, i miglioramenti di resistenza e
rigidezza si mantengono anche e spesso in modo più
marcato a temperature elevate, consentendo un più
ampio range di impiego del materiale (Figura 47.20
Figura 47.21).
Figura 47.20 – Confronto tra resistenza di una lega di Al e
corrispondenti in funzione della temperatura.
Figura 47.21 – Confronto tra modulo elastico di Mg e Mg +
25% (vol) di fibre di boro in funzione della temperatura.
Per quanto riguarda il comportamento a sollecitazione
continua (creep) e a fatica, la morfologia, lo stato
dell’interfaccia, la presenza di tensionamenti o micro
danneggiamenti possono variare il comportamento in
modo molto significativo da caso a caso e non è possibile
individuare un comportamento generalizzabile. La Figura
47.22 mostra ad esempio come il comportamento a fatica
di compositi con diverse matrici in lega di alluminio
risulti diverso pur con lo stesso tipo di rinforzo.
Molte delle matrici di MMC sono costituite da leghe di
alluminio trattabili termicamente (aging), le cui
prestazioni meccaniche sono controllate dalla
microstruttura che si forma durante il trattamento termico.
La presenza di rinforzi dispersi può interferire con il
processo di precipitazione (age hardening), modificando i
tempi di trattamento necessari. La Figura 47.23 mostra
come la presenza di particelle di SiC in diverse quantità
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 47 - COMPOSITI A MATRICE METALLICA: TIPOLOGIE E TECNOLOGIE
Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza
autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633.
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riduca i tempi di raggiungimento della resistenza di
picco nei trattamenti.
Figura 47.22 – Curve di fatica S-N di leghe di alluminio
e relativi compositi con 20 % (vol) di fibre di allumina
(2618A: lega Al-Cu per alte temperature, uso
aeronautico; LM0: Al 99.5 da fonderia)
Figura 47.23 – Curve di invecchiamento di una lega Al-
Cu al variare del contenuto di rinforzo di particelle in
SiC.
Figura 47.24 - Pannello aeronautico in Al-SiC prodotto
con formatura superplastica.
Come si già accennato, l’aggiunta di rinforzo riduce la
deformabilità della matrice metallica; tuttavia, in alcuni
casi, la microstruttura fine della matrice consente
l’impiego di tecniche di formatura superplastica, con
velocità di deformazione non eccessivamente ridotta,
anche nel caso di metalli rinforzati con particelle. La
Figura 47.24 mostra un pannello aeronautico in Al-SiC
prodotto con questa tecnica.
La necessità di mantenere un accurato controllo della
microstruttura rende non impiegabili le tecniche
convenzionali di saldatura. Pertanto le giunzioni di MMC
sono tipicamente di tipo meccanico. In alcuni casi
possono, peraltro, essere prese in considerazione tecniche
di saldatura in fase solida come il diffusion bonding.
47.4 Compositi a matrice metallica a matrice di alluminio e titanio
ompositi con matrice di alluminio e fibre continue
presentano elevate caratteristiche di resistenza e
rigidezza. Tuttavia, a causa dell’alto costo, la maggior
parte delle applicazioni è rimasta limitata al campo
aerospaziale. Il sistema boro/alluminio (B/Al) è stato uno
dei primi ad essere valutato. Tra le applicazioni di
maggior rilievo si possono citare la struttura tubolare della
sezione mediana della fusoliera dello Space Shuttle e
piastre fredde di supporto di microchip. Fibre di boro sono
state sviluppate a partire dagli anni ’60 e sono state
impiegate inizialmente come rinforzo per epossidiche nei
velivoli militari F-14 e F-15. Il boro viene prodotto per
deposizione chimica su monofilamento di tungsteno (vedi
Cap. 34). A causa degli elevati costi e della limitazione
sulla temperatura di impiego dell’alluminio, l’interesse
per i MMC si è spostato alle matrici in titanio, adeguando
le procedure di produzione già sviluppate per l’alluminio.
Le prime tecnologie impiegate per la produzione di B/Al
sono state prevalentemente di diffusion bonding; diversi
metodi possono essere utilizzati per produrre singole
lamine (monotape) (Figura 47.25). Il consolidamento del
laminato avveniva per diffusione in pressa a caldo sotto
vuoto. La Figura 47.26 mostra l’assemblaggio delle
lamine in sacco a vuoto in acciaio inossidabile per il
consolidamento. Un tipico ciclo di diffusion bonding
prevedeva il riscaldamento a 450-500 °C a 70-200 bar per
60 minuti. La reazione di interfaccia tra boro e alluminio
generava tuttavia degradazione delle proprietà trasversali
del composito.
Altri metodi prevedevano l’avvolgimento delle fibre su un
tamburo rivestito con un foglio di alluminio; un legante
organico (binder) veniva impiegato per favorire il
posizionamento e l’allineamento. I nastri ottenuti (green
tape) venivano sovrapposti e laminati in pressa a caldo
con bassa pressione, permettendo l’eliminazione del
binder prima del consolidamento completo. La tecnica
plasma spray è anche stata impiegata per la produzione di
monotape con il vantaggio di non impiegare binder
potenzialmente contaminante. La conduzione in atmosfera
C
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controllata dell’operazione di spray consentiva di
minimizzare l’ossidazione dell’alluminio.
L’impiego di fibre di boro rivestite con carburo di
silicio (Borsic) ha consentito di ridurre gli effetti di
degradazione dell’interfaccia e di utilizzare
temperature superiori con minori pressioni di processo
e costi inferiori.
Figura 47.25 – Produzione di lamine singole in B/Al
Figura 47.26 – Laminazione di strati in B/Al all’interno
del sacco a vuoto in acciaio inox per il diffusion bonding
in pressa a caldo
I compositi grafite/alluminio (Gr/Al) sono stati
sviluppati per il settore aerospaziale, grazie alle loro
caratteristiche di rigidezza, leggerezza e basso
coefficiente di dilatazione termica. Tubi in grafite/ lega
6061 presentano modulo elastico superiore all’acciaio
con densità pari a circa un terzo. Gr/Al è, inoltre, meno
costoso di B/Al. Tuttavia, Gr/Al è difficile da lavorare
per diversi problemi: le fibre di grafite sono reattive
nei confronti di Al e la formazione di carburo di
alluminio (Al4C3) degrada la resistenza delle fibre; Al
fuso presenta scarsa bagnabilità nei confronti delle
fibre; l’ossidazione delle stesse fibre durante il
processo può attivare corrosione galvanica.
MMC allumina/alluminio sono stati prodotti,
principalmente con tecniche di infiltrazione di metallo
liquido. Compositi a base di fibre di allumina Nextel 610
con 60% di fibra unidirezionali sono prodotti
commercialmente disponibili.
Compositi con fibre continue in matrice di titanio (TMC),
oltre ad alta resistenza, rigidezza e leggerezza, presentano
temperature di impiego che possono superare i 700 °C. Le
principali applicazioni di questa classe di materiali è nelle
strutture calde come ad esempio superfici aerodinamiche
ipersoniche, ed in sostituzione delle superleghe in alcuni
componenti motoristici. L’impiego di TMC viene limitato
dagli elevati costi di produzione ed assemblaggio.
Monofilamenti in carburo di silicio, con diametri di 100 -
150 m, prodotti per deposizione chimica di vapore su
substrato di carbonio o di tungsteno sono i rinforzi
maggiormente impiegati con Ti. Un rivestimento
arricchito in carbonio consente di rallentare le reazioni di
interfaccia con la matrice metallica.
Sebbene la comune lega aeronautica Ti-6Al-4V sia
stata tra le prime ad essere valutata, problemi di formatura
e di resistenza ad ossidazione hanno spinto l’interesse
verso leghe di tipo , quali Ti-15-3-3-3 (V-Cr-Sn-Al) e
Ti-15Mo-2.8Nb-3Al-0.2Si (lega Beta 21S).
Pur limitate dalle difficoltà di processo e dai costi
proibitivi, le matrici a base di alluminuri di titanio hanno
trovato applicazioni in situazioni particolarmente critiche
per la resistenza alle alte temperature.
Il metodo prevalentemente usato per produrre compositi
di titanio con monofilamenti in SiC consiste nel legare un
sistema di fibre parallele in SiC con filo o nastro metallico
(molibdeno o titanio o titanio-niobio). Il tessuto viene
interposto e consolidato per diffusion bonding tra fogli
molto sottili in titanio (Figura 47.27 - Figura 47.28). I
fogli vengono puliti da possibili contaminanti prima del
consolidamento. Una microstruttura del metallo a grani
fini favorisce la diffusione e facilita il creep e la
deformazione superplastica. Un aspetto critico di questa
tecnica è la distribuzione delle fibre che, venendosi a
toccare, possono attivare la formazione di microcricche
particolarmente dannose a fatica.
Tecniche di plasma spray sono state valutate per
compositi SiC/Ti, evidenziando alcuni problemi legati alla
reattività del titanio e all’infragilimento conseguente
all’assorbimento di ossigeno dall’ambiente di produzione.
Questa tecnica è stata valutata principalmente per i
compositi a base di matrici intermetalliche (alluminuri di
titanio), a causa della estrema difficoltà di ottenere fogli
sottili con queste matrici.
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Figura 47.27 – Laminazione di tessuto unidirezionale
SiC tra fogli di titanio.
Figura 47.28 – Consolidamento per diffusion bonding di
SiC/Ti.
Le principali tecniche di consolidamento di TMC a
fibra continua sono la pressatura a caldo sotto vuoto
(VHP) e la pressatura isostatica a caldo (HIP). La
saldatura per diffusione risulta particolarmente adatta
al titanio perché è in grado di solubilizzare i propri
ossidi a temperature superiori a 700 °C ed ha grande
deformabilità plastica alle temperature di diffusione.
TMC raggiungono tipicamente contenuti di fibra del
30/40 % in volume.
Nel VHP gli strati sovrapposti sono sigillati in un
sacco in acciaio inox e pressati tra piani caldi, sotto
vuoto. Dopo l’evacuazione dell’aria il laminato è
sottoposto ad una leggera pressione a 450/550 °C per
decomporre le sostanze organiche volatili; temperatura
e pressione vengono quindi incrementate per
consentire il flusso del metallo intorno alle fibre e la
saldatura per diffusione. Un tipico ciclo VHP è
condotto a 900/970 °C, 400/700 bar per 60/90 minuti.
HIP ha in gran parte sostituito VHP come tecnica di
consolidamento. Il principale vantaggio consiste nel
fatto che la pressione è applicata uniformemente e
quindi la tecnica è preferibile soprattutto nel caso di
componenti strutturali complessi. Il componente da
formare viene sigillato in sacco a vuoto in acciaio,
evacuato e quindi posto in camera HIP a 870/950 °C,
1000 bar per 2/4 ore. La pressione deforma il sacco e
consolida plasticamente il laminato; il tempo di
mantenimento deve assicurare la completa saldatura per
diffusione e il consolidamento. La selezione dei parametri
di processo è il risultato di una scelta di compromesso tra
la necessità di avere facile deformazione plastica e
diffusione, ridotto contenuto di vuoti, basso
danneggiamento delle fibre e della matrice da un lato e
limitare le reazioni di interfaccia e crescita dei grani nella
matrice dall’altro.
Un’ulteriore tecnica di produzione di TMC è la
deposizione fisica da vapore (PVD) del metallo, facendo
passare i monofilamenti di SiC direttamente attraverso un
ambiente ricco di vapori del metallo (Figura 47.29). Il
metallo è vaporizzato tramite uno o più fasci elettronici ad
alta potenza che portano a vaporizzazione gli elementi
delle lega. Con questa tecnica è possibile depositare una
lega a composizione graduata. Inoltre, vengono ottenuti
compositi con ottima distribuzione delle fibre e contenuti
fino a circa 80 % di fibra con tempi di processo inferiori
rispetto a diffusion bonding.
Figura 47.29 – Composito SiC/Ti ottenuto per PVD.
Figura 47.30 – Formatura di una trave in composito a
matrice di titanio per diffusion bonding di elementi
preconsolidati.
Il diffusion bonding viene impiegato anche per la
saldatura di parti preconsolidate per ottenere elementi
strutturali. La Figura 47.30 mostra ad esempio la
produzione di una trave a I in TMC. Come per le leghe di
titanio, la necessità di utilizzo di temperature di processo
elevate permette l’impiego di tecniche di formatura
superplastica e saldatura per diffusione contemporanee
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G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 15 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano
(SPF/DB) per ottenere forme con elevata efficienza
strutturale.
Bibliografia [1] Askeland, D.R.,
“The Science and Engineering of Materials” 3a ed.
Chapman and Hall, 1996
[2] Callister W.D.,
“Scienza e Ingegneria dei Materiali”, 2a ed.
EdiSES srl, Napoli, 2008
[3] Campbell, F.C.:
“Manufacturing Technology for Aerospace Structural
Materials”,
Elsevier, Amsterdam NL, 2006
[4] Matthews F. L., Rawlings R.D.:
“Composite Materials",
CRC Press, Boca Raton FL, 1999