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i Concerti del Cantelli Stagione 17/18 Auditorium F.lli Olivieri

19/10/17 Orchestra Carlo Coccia i Concerti - consno.itconsno.it/images/pdf/Cantelli_Libretto_2017_18.pdf · F. SChUbERT Quintetto in la magg. op. 114 D 667 “la Trota” ... (arr

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19/10/17Orchestra Carlo Coccia

Michele Brescia direttore

L. V. BeethoVen Titolo pezzo titoloJ. haydn Titolo pezzo del titoloL. V. BeethoVen Titolo pezzo titoloJ. haydn Titolo pezzo del titolo

1600 battute circa Qui ci va il testo sui pezzi ci stannoPis eugue dolorti smodolorpero con veraese tie conum vel ute dolorem il ut alisi.Magnibh et pration er iril digna accum elit vent ing euguero dolum zzril ex er at.Ugait, sequips ustrud dolor in ut augait luptat, consectet augait nulput adiat.Lenim iuscidunt lobore faccum in ex ex el in el doluptat lore exeraesse cor at niam delessim amet, quat, quam, velenit wisi blan veros non he-nibh et wis nulputem digniam quat adionsed dunt exero od magna faci et autem quip eugait, sectet, sectet laore eugiam ing eliquat aliquatie dolobortis duip eugait prat, commy nonsequ ipismolobor at praessed tat ullaor sequip et, conum dolorper sed molor sequat. Lor sumsandi-gna faccum quat eugiamcor sum veliquamet ut ero eugiat la ad essis amet adio enim ing euis nulput alit augiam et nos duis nummy nonulla consequi eugiam il ulla alit luptat, veliscipis doloreet, commolobore dit incilisit vullamet aliquipis do od do er in henibh et ero od euis er iusci blan ulput veriuscipit landit num zzrit dit nosto eum erci eui bla consent ad ero consed elissit num quisl eugait ad tie tin volorEsto odit wis nullam vel do odolesse velenim dunt praessed er at vent ipis dolent lum nostionummy nim dit, sit prate dolore conse feugait ad molorero el dolore consectem zzriusciduis niat. Ut ero odolortie min hent nulputp atuero odigna aliquamcommy nim veleniamet prate con utpatem vul-putem ad mincinc ipsumsan utet luptatue tat vel ipis nostrud te tet atio delenis augait, se tat augait lortin euis nostio odTo odip essim

i Concerti del Cantelli

Stagione 17/18 Auditorium F.lli Olivieri

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19/10/17i Concerti del Cantellistagione 2017/2018

Gentile pubblico,colgo l’occasione della presentazione della Stagione 2017/18 dei “Concerti del Cantelli” per porgervi il mio saluto a nome del nostro Conservatorio. La Stagione riparte con una nuova veste grafica e con contenuti che speriamo siano sempre all’altezza delle vostre aspettative. Anche per questa edizione i concerti tenuti dai nostri migliori allievi si alternano con alcuni eseguiti dai nostri docenti, nell’intento di offrire alla città di Novara un programma di musica da camera di grande qualità. La varietà della programmazione vuole, nelle nostre intenzioni, soddisfare voi, il nostro pubblico che fedelmente ci segue: Il successo delle passate edizioni ci spinge a continuare sulla strada intrapresa. La realizzazione della Stagione è stata curata da Alessandra Aina, cui va il mio personale ringraziamento per l’impegno e la dedizione che ha profuso generosamente.

Auguro a tutti buon ascolto.Il direttore

Roberto Politi

Stagione a cura di Alessandra Aina

testi di Attilio Piovano

Grafica e impagnazione Cristina Mascherpa

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04/11/17Concerto inaugurale

Anna Molinari violino Alessio Lisato viola Giulia Gillio Gianetta violoncello Giorgio Magistroni contrabbasso Riccardo Bisatti pianoforte

F. SChUbERT Quintetto in la magg. op. 114 D 667 “la Trota” Allegro vivace - Andante - Scherzo. Presto Tema. Andantino. Allegretto - Finale. Allegro giusto

18/11/17In-Audita Musica

Arianna Cartini viola Francesca Mercuriali, Federica Passoni, Danae Rikos soprano Sara Piola mezzosoprano Cecilia Apostolo, Greta Raciti, Angelica Seminara pianoforte

Down by the Salley Gardens (c. 1919) testo di William butler Yeats Danae e Angelica The Donkey (c. 1942) testo di Gilbert Keith Chesterton Sara e Cecilia Cradle Song (c. 1929) testo di William blake Federica e Greta The Aspidistra (c. 1929) testo di Claude Flight Francesca e CeciliaI’ll bid my heart be Still (arr. 1944) Old Scottish border Melody Arianna e Angelica Eight O’Clock (c. 1927) testo di Alfred Edward housman Francesca e Greta June Twilight (c. 1925) testo di John Masefield Danae e Angelica Chinese Puzzle (c. 1922) Arianna e Cecilia A Dream (c. 1926) testo di William butler Yeats Francesca e Greta Tiger, Tiger (c. 1929-33, rev 1972) testo di William blake Federica e Angelica Weep You No More, Sad Fountains (c. 1912) dal repertorio di John Dowland Danae e Cecilia God Made a Tree (c. 1954) testo di Katherine Kendall Sara e Angelica

Ave Maria (c. 1937?) per 3 voci femminili Francesca, Danae e Sara The Cloths of hevean (p. 1920) testo di William buttler Yeats Federica e Greta Greeting (c. 1928?) testo di Ella Young Francesca e Cecilia Shy One (c. 1912) testo di William butler Yeats Danae e Greta The Cherry-blossom Wand (c. 1927) testo di Anna Wickham Sara e Cecilia Come, Oh Come, My Life’s Delight (rev. 1926) Testo di Thomas Campion Danae e Angelica The Seal Man (c. 1921-22) testo di John Masefield Federica e Greta Infant Joy (p. 1924) testo di William blake Francesca e CeciliaThe Psalm of David, When he Was in the Wilderness of Judah (c. 1920) dal Salmo 63 Sara e Angelica Passacaglia (p. 1943) on an Old English Tune Arianna e Greta

Eleonora Caminada, Angelina Cancelliere voce Beatrice Caretti flauto Agnese Berzero clarinetto Matteo Del Soldà viola Francesca Maffei violoncello Elisa Torretta arpa Giorgio Pigni, Davide Broggini percussioni Roberto Politi direttore

L. bERIO “Folk Songs” - black is the color….(Stati Uniti) - Wonder as I wonder (Stati Uniti) - Loosin yelav (Armenia) - Rossignolet du bois (Francia) - A la femminisca (Sicilia) - La donna ideale (Italia) - ballo (Italia) - Motettu de tristura (Sardegna) - Malurous qu’o uno fenno (Auvergne) - La fiolaire (Auvergne) - Azerbaijan love song (Azerbaijan)

per Rebecca Clarke (Harrow-Londra 1886/New York 1979)

Fu grazie alla consorte, l’indimenticabile Cathy Berberian, cantante e performer dalle strepitose doti vocali, che Berio concepì questi suoi stupendi Folk Songs (1964): cucendovi ‘su misura’ una tramatura stru-mentale, intensa e rarefatta, atta ad evidenziare le policrome striature di testi attinti ora al folklore made in Usa, ora dall’universo francese, ita-liano, russo e armeno (terra d’origine della Berberian). Ne sortì un ca-polavoro per il quale occorrono doti attoriali e non comuni capacità di trascolorare entro dissimili registri espressivi. A propiziare il pomeriggio, un evergreen: lo schubertiano Quintetto D 667 detto ‘la Trota’ (1819).

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25/11/17Pianismo sinfonico e voce a 360 gradi

Andrea Pompili pianoforte Francesca Sicilia voce

Esordio quest’oggi nel segno del grande Schumann, coi virtuosisti-ci e complessi Studi Sinfonici del 1834 (2° versione, 1852), variazioni su un tema del padre di Ernestine von Fricken. In essi il musicista di Zwickau esperì con successo - lo annuncia programmaticamente il titolo - una dimensione timbrica allusiva all’orchestra. C’è tutto Schu-mann in queste pagine variegate e incandescenti: la brillantezza del suo pianismo profetico e visionario, cavalleresco e flamboyant, gli sbalzi di umore, l’abilità polifonica, l’arte sopraffina del variare e al-tro ancora. Poi ecco la voce protagonista. E allora, dopo un classico dell’intrattenimento (la canzone Il bacio del violinista, compositore e direttore d’orchestra Luigi Arditi, nato a Crescentino nel 1822, ma cit-tadino del mondo) una succulenta incursione nel ‘700: dapprima con le arguzie della Serpina pergolesiana che si ‘auto presenta’, civettuola e impertinente servetta con aspirazione a tentare la ‘scalata sociale’, questo e non altro è l’intermezzo La serva padrona, vero incunabolo di opera buffa (1733), poi tre sublimi pagine mozartian/dapontiane: dalle Nozze (1786) e Così fan tutte (1790), invariabilmente striate di in-sinuante erotismo (massimamente l’irresistibile Una donna a quindici anni). Infine la donizettiana e scaltra Norina, in grado di menare per il naso l’attempato e frastornato Don Pasquale. Impagabile.

02/12/17Seduzioni dal côté parigino e chitarra a gogo

Michele Pignolo flauto Gigliola Grassi pianoforte

G. FAURé Fantasia op. 79 per flauto e pianoforteJ. IbERT Pièce per flauto soloA. CASELLA Siciliana e Burlesca op. 23 per flauto e pianoforte

Per quanto scontato, raffinatezza ed eleganza sono un dato cromo-somico negli autori francesi. È il caso di Fauré dalla screziata produ-zione caratterizzata da sofisticate armonie, spesso inebrianti come quei profumi che stordiscono (così la conturbante e briosa Fantasia op. 79 del 1888 dedicata a Paul Taffanel). Poi ecco l’idioma di matri-ce più spiccatamente novecentesca del brano di Ibert impregnato di esotismo. Alla Francia si ricollega il torinese Casella che a Parigi compì la propria formazione. Esponente di quel neoclassicismo di primo ‘900 che ha nella chiarezza formale il punto di forza, con Si-ciliana e burlesca del 1914 seduce, dapprima per l’andamento ipno-tico e le acidule interpunzioni, poi con lo humour agrodolce di una ridda inesauribile di invenzioni. E dunque la chitarra. Per antipasto un’arcaica Fantasia del liutista tardo quattrocentesco Francesco Ca-nova (detto da Milano), le portate saporose di due Sonate cemba-listiche scarlattiane (e farà effetto sentirle trasposte), un’incursione nell’hortus paganiniano - il sommo violinista nella chitarra ebbe il suo strumento prediletto - un brano del sensibile e non vedente Ro-drigo (tutti ne ricordano il Concierto de Aranujez dal toccante Adagio); gradito dessert, una sfrenata Tarantella dello slovacco ottocentesco Johann Kaspar Mertz attivo a Vienna.

R. SChUMANN Studi Sinfonici op. 13 Tema – Andante, Studio I – Un poco più vivo, Studio II – Andante, Studio III – Vivace, Studio IV – Allegro marcato, Studio V – Viva- cissimo, Studio VI – Agitato, Studio VII – Allegro molto, Studio VIII – Andante, Studio IX – Presto possibile, Studio X – Allegro, Studio XI – Andante, Studio XII (Finale) – Allegro brillante

L. ARDITI “Il bacio”

G.b. PERGOLESI “Stizzoso mio stizzoso” da La serva padrona

W.A. MOzART “Venite inginocchiatevi” da Le Nozze di Figaro “Una donna a 15 anni” da Così fan tutte “In uomini, in soldati” da Così fan tutte

G. DONIzETTI “So’ anch’io la virtù magica” da Don Pasquale

Davide Depedro chitarra

F. DA MILANO Fantasia n. IIID. SCARLATTI Sonata K 11 - Sonata K 208N. PAGANINI Andantino Variato da Grande Sonata in la magg. M.S. 3J. RODRIGO En los Trigales (da Por los Campos de España)J.K. MERTz “An Malvina” – Tarantella (da bardenklange op. 13)

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domenica 03/12/17Il trionfo del Liberty

Berardino Di Domenico tenore Alberto Magagni pianoforte Alfonso Cipolla conduttore Quartetto d’archi della classe del prof. Alberto Rossignoli

F.P. TOSTI Ideale Sogno Malia Vorrei L’ultima canzone Non t’amo più ‘A vucchella Aprile Chitarrata abruzzese Chanson de l’adieu Segreto Tormento

Con l’abruzzese Francesco Paolo Tosti siamo al clou della storia del-la romanza da salotto. Stabilitosi a Roma, incoraggiato da Giovanni Sgambati, fu maestro di canto di Margherita di Savoia quindi dal 1880 alla corte inglese. Si stabilì a Londra nel 1875, godendo dell’amicizia della regina Vittoria e del principe di Galles. Divenne baronetto nel 1908, naturalizzato inglese già fin dal 1906, morì poi a Roma nel 1916. Le sue romanze di gusto raffinato sono l’espressione fedele di un mondo, di una società, di un’epoca intera. Tipico esponente dell’Ita-lia umbertina e dell’Inghilterra vittoriana, tra belle époque e pruderies, costantemente in bilico tra liberty e kitsch, seppe sollevarsi con buon intuito e felice linfa che attinse talora, precorrendo i tempi, al patri-monio folklorico del suo Abruzzo dove fu amico del conterraneo e nume tutelare D’Annunzio. Ecco quest’oggi una corposa silloge tra le più note delle oltre 500 romanze tostiane dove l’amore è per lo più protagonista: dalla sospirosa Ideale del 1882, su testo di Carmelo Errico, avvocato napoletano, giù giù sino a Tormento, passando per le non meno celebri Malia, L’ultima canzone dalla mestizia languida e decadente, composta a Folkestone nel 1905 su testo di Francesco Cimmino, Non t’amo più, Aprile e via elencando. Tra esse spicca la nota e amatissima ‘A vucchella.

16/12/17Spettri russi, charme francese e... stalattiti ungheresiMonica Cattarossi, Alberto Magagni pianoforti Matteo Moretti timpani Gianluca Centola xilofono e percussioni

D. ŠoStAkovič Concertino in la minore op. 94 Adagio - Allegretto - Allegro

J. FRANçAIX huit Danses exotiques per due pianoforti Pambiche – baiao – Nube gris – Merengue –Mambo – Samba lente – Malambeando – Rock’n Roll

b. bARTóK Sonata per due pianoforti e percussioni Assai lento – Allegro troppo – Lento ma non troppo – Allegro non troppo

Con Šostakovič siamo dinanzi a uno dei massimi autori del ‘900: lucido interprete delle drammatiche contraddizioni della Russia so-vietica, specie nell’imponente opera sinfonica dai toni ora celebra-tivi, ora beffardi, ma anche sulle scene (Il Naso dagli intenti satirici e la sconvolgente Lady Macbeth). Composto nel 1953, lo spettacolare Concertino op. 94 s’impone per certe sue atmosfere fantomatiche e spettrali, per i profili taglienti non meno che per il motorismo ritmi-co, perfino circense e l’inconfondibile colore russo. Così pure, i metri irregolari del folklore ungherese sono il dato di partenza dell’itine-rario bartokiano, qui rappresentato dalla superba Sonata per due pianoforti e percussioni dal graffiante fascino. Opera della piena ma-turità, al pari della Musica per archi percussione e celesta, notevole per l’esplorazione delle potenzialità ritmico/coloristiche delle per-cussioni in abbinamento al pianoforte, fu composta tra la Carinzia e Budapest nel 1937 (prima esecuzione: Basilea gennaio 1938, pianisti l’autore e la moglie Ditta Pásztory). Incuneata tra il Quinto e il Sesto Quartetto, è pagina dalle prodigiose immagini: arcane risonanze ini-ziali, certe fosforescenze, il colpo d’ala d’un trascinante fugato, ac-cordi ibridati da bagliori come stalattiti, «l’esaltante scatto melodico dello xilofono» nell’aitante Allegro non troppo su un frammento di scala magiara, corse a perdifiato e la suggestiva chiusa su diafani rintocchi. Ammirevoli il taglio tripartito, i riferimenti alla serie di Fibo-nacci e alla sezione aurea. A far da cuscinetto, l’esotismo seducente di Jean Françaix.

Francesco Paolo Tosti

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13/01/18Melodie Evergreen

ENSEMBLE CLASSICA TRIORomano Pucci flauto Fabio Spruzzola chitarra Ivano Brambilla clarinetto e mandolino

ENSEMBLE VOCALE DEL CONSERVATORIO G. CANTELLIGiulio Monaco direttore

S. JOPLIN Original RagsC. A. bIXIO Vivere 1937 D. ELLINGTON Satin doll 1953C. A. bIXIO, E.ERMENEGILDO, N. SALERNO La strada nel bosco 1943 D. FURNÒ, DE CURTIS Non ti scordar di me 1935N. ROTA Un bar anni 50 – Juke boxG. M. FERILLI, A.MAGGIO Un amore così grande 1976F. MIGLIACCI, D. MODUGNO Nel blu dipinto di blu 1958E. MORRICONE Suite da c’era una volta in America 1984 T. COTTRAU Santa Lucia 1849C. A. bIXIO, b. ChERUbINI Cantate con me 1940E. MORRICONE Nuovo Cinema Paradiso 1988G. CAPURRO, E. DI CAPUA O sole mio 1898R. CAROSONE, N. SALERNO O’ Sarracino 1958V. MONTI Czárdás 1904G. D’ANzI, T. MANLIO Voglio vivere così 1942

Arrangiamenti strumentali di FAbIO SPRUzzOLAArrangiamenti corali di MAURIzIO MARTINELLI

venerdi 12 e sabato 13 gennaio 2018

MOSTRA DI “SPARTITI D’EPOCA”a cura di Carlo Segoloni

20/01/18Tra corde, capotasti, archetto e... tasti

Angelica Rodriguez chitarra

A. bARRIOS Un sueño en la Floresta; Danza Paraguaya

M.M. PONCE Sonata III Allegro moderato - Andante - Allegro non troppo

G. REGONDI Rêverie, Notturno op. 19

L. bERKELEY Sonatina op. 52 Allegretto - Lento - Rondò - Allegro non troppo

ancora un rendez-vous con la chitarra. E allora in apertura aromi e spunti dalla cultura autoctona col paraguaiano Augustín Barrios, detto ‘Mangoré’ che fu chitarrista e compositore di talento nato nel 1885, particolarmente attento a coniugare post Romanticismo e sug-gestioni del folklore sudamericano. Poi la Sonata terza del presso-ché coetaneo messicano Manuel Ponce che fu allievo a Bologna di Bossi e del Torchi: da cui un solido senso della forma, alimentata da echi popolareschi e dell’humus indio; soggiorni a New York, a L’Ava-na e studi con Dukas ampliarono i suoi già vasti orizzonti culturali. E ancora un dittico del genovese Giulio Regondi (classe 1822, am-mirato da Sor), dagli espliciti intenti espressivi; quindi la scorrevole Sonatina op. 52 del novecentesco britannico Lennox Berkeley che, formatosi con Nadia Boulanger, subì l’influsso di Honegger, Stra-vinskij, Milhaud e Britten. Seconda parte consacrata alla terza delle violinistiche Sonate op. 12 (1797/98) che Beethoven dedicò a Salieri col quale condusse parte del proprio apprendistato. All’esuberanza dell’Allegro fa da contraltare un Adagio memore di Cherubini. Infine un Rondò che «col suo ingenuo tema ‘alla Mozart’ e il fresco, iride-scente dialogo tra i due strumenti - scrive il Ballola - fa gravitare su di sé il peso dell’intera opera» facendone «una vera Final-sonate».

Stefano Raccagni violino Giovanni Michelini pianoforte

L. van bEEThOVEN Sonata op. 12 n. 3 per violino e pianoforte Allegro con Spirito - Adagio con molta Espressione Rondò: Allegro molto

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27/01/18Il fascino del flauto, tra impressionismo e sperimentalismiFederico Altare, Ilaria Torricelli flauto Cecilia Apostolo pianoforte

E. SChULhOFF Sonata per flauto e pianoforte Allegro moderato - Scherzo. Allegro giocoso - Aria. Andante Rondo - Finale. Allegro molto gaio Ilaria e Cecilia

S. KARG-ELERT Sinfonische kanzone op. 114 per flauto e pianoforte Federico e Cecilia

P. GAUbERT Nocturne et Allegro scherzando, per flauto e pianoforte Ilaria e Cecilia

h. DUTILLEUX Sonatine per flauto e pianoforte

F. MARTIN Ballade per flauto e pianoforte Federico e Cecilia

F. bUSONI Duo per due flauti e pianoforte Federico, Ilaria e Cecilia

In prima posizione una pagina del praghese Ervín Schulhoff, formato-si nella città natale, poi a Vienna, Lipsia e Colonia. Ebreo, fu arrestato e deportato dai nazisti durante l’occupazione tedesca sicché la sua breve vita si concluse tragicamente nel campo di concentramento di Würzburg in Baviera. Aperto a dissimili influssi, si lasciò sedurre dalle teorie del moravo Alois Hába sui quarti di tono, dal jazz, dal Dadaismo e dal neoclassicismo imperante in Europa negli anni Venti del ‘900. Poi un brano di Sigfried Karg-Elert, organista di vaglia, autore dalla scrittura in bilico tra impressionismo e atonalità, uno del flautista francese Gaubert, autore di un pregevole Metodo, quindi l’emozio-nante Sonatine del raffinato Dutilleux che volentieri attinse alle po-liritmie di Messiaen, l’amabile ballade dell’elvetico Frank Martin dai toccanti arcaismi; infine il grande Ferruccio Busoni, empolese di sin-golare talento, pianista e clavicembalista, nonché operista e autore dal vasto catalogo strumentale che nel suo variegato iter artistico guardò in special modo ad orizzonti mitteleuropei.

03/02/18Tra Settecento e Novecento

Federica Bacchi flauto Davide Burani arpa

J.S. bACh Sonata in sol minore per flauto e cembalo Allegro - Adagio - Allegro

G.h. KOhLER Sonata op. 59 per flauto e arpa Allegro con spirito - Romanza, Andantino - Andante variazioni

N. ROTA Sonata per flauto e arpa Allegro molto moderato - Andante sostenuto - Allegro festoso

J.F. zbINDEN Introduction et Scherzo – valse, op. 52 per flauto e arpa

J. MOLNAR Phantasy on Themes of Japaneese Folk Songs, per flauto e arpa

Affascinante binomio timbrico di flauto e arpa. Della Sonata bachia-na basterà dire che si tratta, ovviamente, di trascrizione dall’originale per flauto e cembalo, cui l’arpa può egregiamente supplire, realiz-zando la parte del continuo sul quale si staglia il solista. Poi di Got-tlieb Heinrich Köhler flautista a Dresda, la Sonata op. 59 destinata a flauto e fortepiano (1806): in tal caso l’opzione arpistica, se costringe a qualche rinuncia rispetto alle più corpose sonorità tastieristiche, peraltro aggiunge un che di specifico sul piano coloristico. Incursio-ne poi entro l’universo novecentesco del milanese Nino Rota che per lunghi decenni diresse il Conservatorio ‘N. Piccinni’ di Bari dive-nendone il nume tutelare. Basta evocarne il nome e subito, per auto-matismo, la mente corre alle sue indimenticabili colonne sonore per le fortunate pellicole felliniane. Rota fu peraltro musicista dalla vasta produzione, distribuita su vari generi e contrassegnata da chiarezza, serena limpidità e bonaria ironia (memorabile l’operina Il cappello di paglia di Firenze). La festosa Sonata in questione è del 1937 (dedica a Clelia Gatti Aldrovandi) ed è talmente godibile che ogni commen-to rischierebbe di sgualcirne la fragranza. In chiusura Introduction et Scherzo dello svizzero contemporaneo Julien-François Zbinden (nato nel 1917) e una Fantasia ‘con gli occhi a mandorla’, tutta intes-suta su temi folklorici giapponesi. Al pubblico il piacere di decrittar-ne le coordinate stilistiche.

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10/02/18Eclettismo vocale, mélodies, lieder e melodrammaTiziana Ravetti voce

R. hAhN “A Chloris”, poésie de Théophile de Viau “L’Enamourée”, poésie de Théodore de banville “La barcheta”T. MATTEI “Ce n’est pas vrai!”, “L’Aube”V. bELLINI “Casta diva” dalla NormaG. VERDI “Pace, pace mio Dio” dalla Forza del destino

Dongae Lee voce

M. GRANCINI “Ave santissima Maria”G. bIzET “Je dis que rien ne m’epouvante” da Carmen G. PUCCINI “Mi chiamano Mimì” da bohème

Eriko Hashimoto voce

R. STRAUSS “Allerseelen”, “zueignung”J. MASSENET “Elegie”G. VERDI “Come in quest’ora bruna” da Simon boccanegraR. LEONCAVALLO “Qual fiamma avea nel guardo” da Pagliacci

Una smazzata di eterogenee pagine vocali, abilmente accostate con gusto eclettico. Così il ricco contenuto del concerto odierno entro il quale trovano posto Mélodies di Reynaldo Hahn e la liederistica straus-siana, immortali brani da celeberrime partiture teatrali (la donizettiana Norma testimoniata dal lirismo siderale di Casta diva tra i più toccanti esempi del binomio eros e thanatos di squisita matrice romantica, la sortita di Mimì in bohème, l’aria di Amelia dal verdiano Simon bocca-negra) con varie incursioni nell’universo francese, e allora ecco anche Massenet e una delle più emozionanti pagine dalla Carmen di Bizet, giù giù sino al Verismo incandescente e tragico di Pagliacci. Né mancano due garbate Romanze dell’ottocentesco Tito Mattei e una pagina sacra del seicentesco Michelangelo Grancini. Insomma, un bel viaggio nella vocalità, in un’ora o poco più, tutto da gustare e centellinare. Non male.

17/02/18Voce sola, e un maredi violoncelli

Manuela Bisceglie soprano Stefano Beltrami, Giulia Gillio Gianetta, Elena Lombardo, Gabriele Luzzani, Claudio Merlo, Gaetano Angelo Nasillo, Andrea Scacchi, Margherita Succio violoncelli

A. LOTTi Crucifixus

h. VILLA LObOS bachianas brasileiras n. 5 Aria (Cantilena) - Dança (Martelo)

K. PENDERECKI Agnus Dei

h. VILLA LObOS bachianas brasileiras n. 1 Introdução (Embolada) - Preludio (Modinha) Fuga (Conversa)

M. RAVEL Pavane (trascr. Roberto beltrami)

J.L. ELIzONDO Otoño in buenos Aires

esordio col Crucifixus, dalle arcane risonanze e dall’ammirevole ade-renza al testo, del veneziano Lotti (1666-1740). Poi via, una fuga ver-so il ‘900 di Villa-Lobos, eccentrica figura di compositore carioca, semi-autodidatta, insofferente a regole e accademismi. E allora due delle sue bachianas brasilerias nelle quali, abbinando la voce al tim-bro ambrato dei violoncelli, egli fuse tradizione europea e indigena, appresa nelle incursioni come violoncellista ‘ambulante’ tra le pro-vince interne del ‘suo’ Brasile, novello Fitzcarraldo. best seller negli USA del dopoguerra, la quinta consta di due soli movimenti, un’Aria dalla struggente sensualità (vocalizzo a bocca chiusa dal flessuo-so 5/4) e un’irrefrenabile Dança (Martelo). Composta nel 1930 per Pablo Casals, la prima è in tre movimenti dalle doppie intitolazioni, l’una ‘barocca’, l’altra allusiva al folklore. Fascinoso il primo tempo, incantatorio perpetuum mobile dalle assonanze popolaresche, trat-tato con libertà e rigore secondo moduli bachiani. Intercalato a Villa-Lobos l’Agnus del polacco Penderecki; per chiudere il languoroso spleen raveliano della Pavane pour une enfante défunte e un tocco di folklore argentino.

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24/02/18Full immersion pianistica

Tosca Ghiani pianoforte

F. ChOPIN Mazurka in do diesis minore op. 50 n. 3 Scherzo n. 3 in do diesis minore

Una full immersion nel giardino lussureggiante della letteratura piani-stica. E allora ecco subito Chopin e la Mazurka op. 50 n. 3 (1841/42), tra le più articolate: ha inizio in maniera quasi organistica per chiudersi in un clima salottiero. Poi lo Scherzo n. 3 in do diesis minore. Dei quattro non di minor impatto rispetto al popolarissimo Scherzo op. 31; compo-sto a Maiorca nel biennio 1838/39 e dedicato ad Adolphe Gutmann, è pagina dalle turbolente atmosfere, dal geniale impianto e dall’inaudito sviluppo, col bel tema di Corale nella parte centrale a contrastare le più concitate sezioni estreme: seduce per la possanza delle immagini, la libertà del ritmo e l’itinerario armonico, sfuggente, proteso sul futu-ro. Poi lo Schumann dell’umbratile e giovanile silloge dei Nachstücke op. 23 (1839), quattro pezzi: fantomatico il primo, fiammeggiante e lirico il successivo, virile il terzo, sognante l’ultimo; quindi la matura raccolta dei tardi Gesänge der Frühe op. 133 del 1853 dall’iniziale concentrato solipsismo foriero di virtuosistici sviluppi, sino al rarefatto epilogo: ope-re pur dissimili, analogamente emblematiche della scrittura pianistica schumanniana. Infine il ‘900 della Suite ‘en plein air’ che l’ungherese Bartók compose nel 1926: dove c’è spazio per tamburi e pifferi, per una suasiva barcarolla, per la rievocazione di arcaiche Musettes, quindi un’onirica Musica notturna (in assoluto una delle «parole chiave» per comprendere a fondo l’arte bartokiana e il suo straordinario amore per la Natura), infine le movenze festose di una rurale e bonaria Caccia.

03/03/18In salotto con Schubert e Brahms The progressive

Anna Molinari violino Riccardo Bisatti pianoforte

J. bRAhMS Sonata in sol maggioren. 1 op. 78 Vivace ma non troppo - Adagio - Allegro molto moderato

Opera notissima, la Sonata D 821 di Schubert (1824) è detta ‘Arpeg-gione’ dal nome del bizzarro strumento cui venne destinata, ibrido aggeggio altrimenti destinato all’oblio. Si apre con un ampio Allegro moderato striato di melanconia, interviene poi un Adagio di singolare spontaneità, già presago di Brahms, quasi un Lied dal soave lirismo, quindi un Rondò dai popolareschi accenti, pervaso di affabile sereni-tà. Di norma la si esegue col violoncello, ma anche con la viola e in tal caso si ammanta di particolari seduzioni timbriche. E ora Brahms, il ‘progressista’ - così Schönberg in un fondamentale saggio nel 100° della nascita - qui rappresentato dalla violinistica Sonata op. 78 e dalla seconda delle ‘gemelle’ Sonate op. 120 concepite per il timbro traslucido del clarinetto, ma ‘autorizzate’ anche in versione per viola. Composta tra primavera ed estate del 1879, l’op. 78 è detta Sonata della pioggia giacché il primo tempo riecheggia un frammento tratto dal terzo degli Acht Lieder und Gesänge op. 59 su testo del nordico Klaus Groth. Mirabile, nel Vivace d’esordio, l’equilibrio tra i due stru-menti, poi il lirismo espanso di un sublime Adagio, infine un Allegro in bilico tra rondò e forma sonata. Al 1894 risalgono le Sonate op. 120, dal carattere rassegnato e malinconico, propiziate dai buoni auspici di Richard Mühlfeld, interprete di singolari capacità che gli fece co-noscere la versatilità dello strumento. Tutta misura, equilibrio, sag-gezza e interiorità la n. 2 è un capolavoro.

Enrico Finotello pianoforte

R. SChUMANN Nachtstücke op. 23 Gesänge der frühe op. 133

Cecilia Apostolo pianoforte

b. bARTóK Suite “En plein air”

Lorenzo Lombardo viola Riccardo Bisatti pianoforte

F. SChUbERT Sonata ‘Arpeggione’ D 821 Allegro Moderato - Adagio - Allegretto

J. bRAhMS Sonata op. 120 n. 2 Allegro amabile - Allegro appassionato Andante con moto - Allegro

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10/03/18Aspetti del pianismo e cantate barocche

Giulia Mariani pianoforte

F. LISzT “bénediction de Dieu dans la solitude” (da “harmonies Poétiques et Religieuses”

C. DEbUSSY ballade

A. SCRIAbINE Tre Studi op. 65

In prima posizione la religiosità sensuale di un’assai frequentata pagina di Liszt, a suo modo un capolavoro, occorre ammetterlo, ovvero il ter-zo brano delle harmonies poétiques et religieuses composte negli anni 1845/52 e pubblicate con dedica alla principessa Jeanne Carolyne Sayn-Wittgenstein: pagina in cui alligna un esprit verosimilmente since-ro, sia pure condito dalla consueta e immancabile enfasi lisztiana che seduce e affascina - oggi assai meno di un tempo - a patto di prender-ne con oggettività le distanze sul piano emotivo. Quindi ecco una testi-monianza del Debussy giovanile: e si tratta della delicata e armoniosa - anche se un po’ anodina e ancor tutta ottocentesca - ballade scritta quando le superbe novità delle Estampes, delle Images e, soprattutto, dell’innovativa e modernista doppia serie dei Préludes erano ancora di là da venire. Esordisce pacata e quieta, per poi farsi animata nella zona mediana: pagina invero gradevolissima, ancorché lievemente dispersi-va, con un epilogo arcaicizzante dagli arabescanti arpeggi. Poi il piani-smo inebriante, visionario, decadente e morboso del russo Scriabine, oltremodo avanzato sul piano armonico. E si tratta dei fosforescenti Tre Studi op. 65 composti nel 1912, tre anni prima della morte, opere dun-que a tutti gli effetti della piena maturità. Infine, à rebours, un tuffo verso il passato per immergersi nell’universo delle Cantate dei barocchi Ha-endel, Vivaldi e Caldara affidate alla rapinosa e arcana bellezza di una voce di controtenore dalle incorporee ed eteree risonanze.

17/03/18Sorprese sul versante del violoncello

Gaetano Angelo Nasillo violoncello Mario Coppola pianoforte

J. bRAhMS Sonata in mi min. op. 38 Allegro non troppo - Allegretto quasi Menuetto - Allegro

F. CILEA Sonata in re magg. op.38 Allegro moderato - Alla romanza. Largo doloroso - Allegro animato

N. MIASKOWSKI Sonata in re magg. op. 12 n. 1 Adagio. Andante - Allegro passionato

La rarità di due brani su tre rende particolarmente appetibile il concerto. E dunque l’esuberante Sonata op. 38 dell’operista Cilea traboccante di cantabilità, precoce esempio (1888) di quella spon-taneità e quell’eleganza armonico-timbrica che del giovanissimo Cilea costituisce uno dei tratti peculiari. Se l’Allegro si fa ammirare per la sorgiva fragranza del lirismo, mostrando una mano già sicura nel trattare i temi e bilanciare le risorse, la Romanza ‘punta’ su un melos prossimo a certi slavi: l’incipit raggelato riecheggia la Dumka dal Quintetto op. 81 di Dvořák di un anno precedente che forse Cilea non conosceva, pagina autunnale dalla più animata zona centra-le, s’illumina poi di un colore teneramente affettuoso. Da ultimo un solare Allegro animato dalla cordiale comunicativa, un po’ eclettico con quelle sue armonie tra Chabrier e Debussy prima maniera, ma con una chiarezza tutta italiana. Ulteriore rarità la bella Sonata op. 12 n. 1 che il russo Miaskowskij compose nel 1911: destinato all’in-gegneria mineraria, ma dedicatosi alla musica grazie a Rimskij, Lia-dov e Glazunov. Due soli tempi, il primo dall’attacco solenne, sfocia poi nell’Appassionato dal colore tipicamente russo, in equilibrio tra Scriabine e certi francesi. Sicché della brahmsiana Sonata op. 38 ci limiteremo a segnalare che si tratta della prima composta per cel-lo e pianoforte, a Karlsruhe (fine 1865/inizio 1866). Di una stringata Sonata in soli tre tempi si tratta: un Allegro ripieno di tenerezza, un Allegretto dai toni arcaicizzanti e un Finale percorso da una pulsa-zione ritmica a tratti febbrile, dalla magistrale scrittura fugata a tre soggetti, il primo dei quali riecheggia il bachiano Contrapunctus XVIII nell’Arte della Fuga.

G.F. hAENDEL, A. VIVALDI, A. CALDARA “Cantate per contralto e basso continuo”

Toshiyuki Muramatzu controtenore Chikako Nishikawa clavicembalo Anna Sacharova violoncello barocco

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07/04/18...Stasera niente Trota!

Alberta Stefani violino Marco Toscani viola Enrico Contini violoncello Roberto Panetta contrabbasso Roberto Guglielmo pianoforte

J. LAbOR Quintetto in mi minore op. 3 Allegro - Scherzo - Andante - Allegro ma non troppo

R. VAUGhAN WILLIAMS Quintetto in do minore Allegro con fuoco - Andante - Fantasia quasi variazioni

...niente Trota, stasera: ovvero niente Quintetto schubertiano D 667 detto appunto ‘la Trota’ (lo si ascoltò invece in occasione del con-certo inaugurale, lo ricorda di certo il fedele pubblico che ci segue con passione). Già, perché quando in un quintetto c’è di mezzo il corpulento contrabbasso, di norma gli audiofili è esattamente quella pagina che legittimamente si attendono. E invece no. In sua vece due Quintetti con contrabbasso, ça va sans dire, entrambi di matrice segnatamente post brahmsiana, dovuti rispettivamente al boemo Josef Labor (1842-1924) acclamato pianista, organista e composito-re, cieco dall’età di tre anni, allievo di Bruckner (ebbe a sua volta tra gli allievi Alma Schindler futura consorte di Mahler, il pianista Paul Wittgenstein e addirittura Schönberg), e al britannico Ralph Vau-ghan Williams (1872-1958). Il primo scrisse questo suo Quintetto op. 3 nel 1912, in memoria del grande contrabbassista Frantisek Simandl, boemo anch’egli. Di ampia pagina si tratta, tagliata in ben quattro contrastanti movi-menti; laddove il bel Quintetto in do minore in tre soli tempi di Vau-ghan Williams - autore dalla copiosa produzione, sinfonica, vocale, cameristica e quant’altro, tra gli artefici della rinascita della musica inglese a cavallo tra i due secoli - è invece opera giovanile: venne composto infatti nel 1903 ed eseguito per la prima volta in pubblico solamente tre anni dopo. Vi si ravvisano certo vistosi influssi della cultura mitteleuropea, ma anche - ed è tra motivi del suo singolare appeal - suggestioni desunte dall’universo inglese, poi tipiche della sua matura produzione. L’Andante centrale, in particolare, riecheg-gia vistosamente il song Silent Noon di William Parry.

05/05/18Last but not the least

Ivan Rabaglia, Alberto Rossignoli violini Maria Ronchini, Antonio Leofreddi viole Gaetano Angelo Nasillo violoncello

J. bRAhMS Quintetto in fa maggiore n. 1 op. 88 Allegro non troppo ma con brio - Grave ed appassionato. Allegretto. Tempo primo. Presto. Tempo primo - Allegro energico. Presto

Dulcis in fundo, in chiusura di una stagione dai ricchi contenuti, il gran-de Johannes dall’inarrivabile vena creativa che alla musica da camera destinò una parte ingente delle proprie risorse: distillandovi una raffi-natissima ispirazione e riversandovi una profonda cultura storicistica, senza mai cadere nell’accademismo. Ben due Quintetti per archi, l’op. 88 composto a Ischl nel maggio del 1882, tutto impregnato di fre-schezze primaverili (da cui l’epiteto di Frühlingsquintett benché in quei giorni imperversassero tardive bufere di neve) e il maturo Quintetto op. 111 composto ancora ad Ischl nell’estate del 1890, dopo un viaggio in Italia. Del primo l’autore, solitamente iper critico con se stesso, era molto soddisfatto, come risulta dal carteggio con l’editore Simrock nonostante le critiche di due amici fidati quali il violinista Joachim e l’adorata Clara Schumann: inizialmente perplessi dinanzi al superbo Finale fugato. Di rilievo il secondo movimento, in cui convivono ap-paiati un tempo lento e uno Scherzo. Ancora più stupefacente l’op. 111 nella quale si assiste ad un vero e proprio «trionfo della melodia». A un vasto e ingegnoso Allegro fa seguito un Adagio di profonda bellez-za, vagamente slavo quindi un amabile Allegretto, quasi Intermezzo e da ultimo un sorridente Vivace equidistante tra maniere ungheresi e modi viennesi (e allora ecco il nomignolo di Prater Quintett).

Ivan Rabaglia, Leonardo Boero violini Maria Ronchini, Antonio Leofreddi viole Gaetano Angelo Nasillo violoncello

J. bRAhMS Quintetto in sol maggiore n. 2 op. 111 Allegro non troppo ma con brio - Adagio Un poco Allegretto - Vivace ma non troppo presto

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Alcuni protagonisti

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12/10/17Quartetto di Cremona

Cristiano Gualco violin Paolo Andreoli violinSimone Gramaglia viola Giovanni Scaglione cello

L. V. BeethoVen Titolo pezzo titoloJ. haydn Titolo pezzo del titoloL. V. BeethoVen Titolo pezzo titoloJ. haydn Titolo pezzo del titolo

1600 battute circa Qui ci va il testo sui pezzi ci stannoPis eugue dolorti smodolorpero con veraese tie conum vel ute dolorem il ut alisi.Magnibh et pration er iril digna accum elit vent ing euguero dolum zzril ex er at.Ugait, sequips ustrud dolor in ut augait luptat, consectet augait nulput adiat.Lenim iuscidunt lobore faccum in ex ex el in el doluptat lore exeraesse cor at niam delessim amet, quat, quam, velenit wisi blan veros non he-nibh et wis nulputem digniam quat adionsed dunt exero od magna faci et autem quip eugait, sectet, sectet laore eugiam ing eliquat aliquatie dolobortis duip eugait prat, commy nonsequ ipismolobor at praessed tat ullaor sequip et, conum dolorper sed molor sequat. Lor sumsandi-gna faccum quat eugiamcor sum veliquamet ut ero eugiat la ad essis amet adio enim ing euis nulput alit augiam et nos duis nummy nonulla consequi eugiam il ulla alit luptat, veliscipis doloreet, commolobore dit incilisit vullamet aliquipis do od do er in henibh et ero od euis er iusci blan ulput veriuscipit landit num zzrit dit nosto eum erci eui bla consent ad ero consed elissit num quisl eugait ad tie tin volorEsto odit wis nullam vel do odolesse velenim dunt praessed er at vent ipis dolent lum nostionummy nim dit, sit prate dolore conse feugait ad molorero el dolore consectem zzriusciduis niat. Ut ero odolortie min hent nulputp atuero odigna aliquamcommy nim veleniamet prate con utpatem vul-putem ad mincinc ipsumsan utet luptatue tat vel ipis nostrud te tet atio delenis augait, se tat augait lortin euis nostio odTo odip essim